Paradiso e inferno nel cervello

1
Paradiso e inferno nel cervello (da un intervento di medicina) di Revay Martina Ho avuto modo di ascoltare questo intervento qualche tempo fa, durante un incontro nel corso del quale un mio maestro, un neurochirurgo, disse qualcosa sulla morte. La morte è l’evento terminale dell’esistenza di un uomo, che dura alcuni giorni. Ci sono alcune funzioni dell’organismo che cessano subito, ed altre che si evolvono e si spengono progressivamente. Le cellule tumorali sono più resistenti e sopravvivono alla mancanza di ossigeno, godono di una condizione di quasi immortalità. Prima era l’arresto cardiaco che determinava la cessazione della vita, ma successivamente codesto limite è stato portato al cervello, dove risiedono le funzioni del ricordo, della memoria della nostra esistenza, della nostra esperienza. Il cervello ha delle zone critiche, alcune sopravvivono meno bene alla mancanza di sangue, altre vivono di più, perché sede di una più fitta vascolarizzazione. La prima fase della sofferenza è caratterizzata da un’attività caotica. Poi c’è la paralisi, l’arresto delle funzioni. La sofferenza cerebrale premortale si può manifestare con un episodio semiconvulsivo in quelle regioni del cervello che sono la sede dei ricordi, in tutte le loro manifestazioni: visive, tattili ed emotive, nonché dagli eventi che hanno caratterizzato la nostra esistenza e consentono una rivisitazione filmica della nostra esperienza di vita. Poiché tutte le nostre emozioni sono dotate di cariche l’una diversa dall’altra, ecco che alcune scene della nostra vita, particolarmente significative ed importanti, hanno una maggior pregnanza nella rivisitazione filmica. Questo momento, nel quale il nostro lobo temporale scatena tutte le sue emozioni conservate nell’arco di una vita, diventa per noi l’eternità, ciò che possiamo definire come “la vita dopo la morte. E’ un istante, ma essendo l’ultima cosa che “viviamo”, per noi sarà tutto ciò che rimane, un istante infinito. E’ questo il nostro paradiso, o il nostro inferno. Ciò che avremo fatto durante la vita terrena, determinerà in questo modo la vita futura, ci riempirà di gioia concedendoci l’estasi, o ci tormenterà con i nostri stessi errori.

description

di Revay Martina

Transcript of Paradiso e inferno nel cervello

Page 1: Paradiso e inferno nel cervello

Paradiso e inferno nel cervello

(da un intervento di medicina)

di Revay Martina

Ho avuto modo di ascoltare questo intervento qualche tempo fa, durante un incontro nel corso del quale

un mio maestro, un neurochirurgo, disse qualcosa sulla morte.

La morte è l’evento terminale dell’esistenza di un uomo, che dura alcuni giorni. Ci sono alcune funzioni

dell’organismo che cessano subito, ed altre che si evolvono e si spengono progressivamente.

Le cellule tumorali sono più resistenti e sopravvivono alla mancanza di ossigeno, godono di una condizione

di quasi immortalità.

Prima era l’arresto cardiaco che determinava la cessazione della vita, ma successivamente codesto limite è

stato portato al cervello, dove risiedono le funzioni del ricordo, della memoria della nostra esistenza, della

nostra esperienza. Il cervello ha delle zone critiche, alcune sopravvivono meno bene alla mancanza di

sangue, altre vivono di più, perché sede di una più fitta vascolarizzazione.

La prima fase della sofferenza è caratterizzata da un’attività caotica.

Poi c’è la paralisi, l’arresto delle funzioni.

La sofferenza cerebrale premortale si può manifestare con un episodio semiconvulsivo in quelle regioni del

cervello che sono la sede dei ricordi, in tutte le loro manifestazioni: visive, tattili ed emotive, nonché dagli

eventi che hanno caratterizzato la nostra esistenza e consentono una rivisitazione filmica della nostra

esperienza di vita.

Poiché tutte le nostre emozioni sono dotate di cariche l’una diversa dall’altra, ecco che alcune scene della

nostra vita, particolarmente significative ed importanti, hanno una maggior pregnanza nella rivisitazione

filmica.

Questo momento, nel quale il nostro lobo temporale scatena tutte le sue emozioni conservate nell’arco di

una vita, diventa per noi l’eternità, ciò che possiamo definire come “la vita dopo la morte”.

E’ un istante, ma essendo l’ultima cosa che “viviamo”, per noi sarà tutto ciò che rimane, un istante infinito.

E’ questo il nostro paradiso, o il nostro inferno. Ciò che avremo fatto durante la vita terrena, determinerà

in questo modo la vita futura,

ci riempirà di gioia concedendoci l’estasi, o ci tormenterà con i nostri stessi errori.