Papà al nido

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edizioni la meridiana p a r t e n z e Alessandra Giovannetti Come far giocare insieme papà e bambini PAPÀ AL NIDO

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“Padri non lo si è ma lo si diventa.” E il nuovo padre è sempre più chiamato a interpretare la “funzione ostetrica” di aiuto alla nascita del figlio, “tirare fuori” la sua vera natura e vocazione. Non più quella di “mettere dentro” al bambino valori, norme, regole e rappresentazioni precostituite di ciò che un figlio dovrebbe essere, in linea con i voleri degli adulti e della società. Ecco allora un manuale assolutamente inedito per nidi che vogliano accogliere papà desiderosi di mettersi in gioco nella scoperta del proprio figlio. Ecco un papà che prova a fare la pizza con la pasta di pane, un altro che suona la chitarra, un altro ancora che si dà al giardinaggio. Un papà che narra e anima una storia, un altro che propone la costruzione di un acquario con materiali di recupero. Non è tanto importante trovare un’idea di gioco straordinaria, ma mettersi in gioco il più possibile.

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9 788861 5 32038

edizioni la meridianap a r t e n z e

Euro 10,00 (I.i.)

In copertina disegno di Fabio Magnasciutti ISBN 978-88-6153-203-8

“Padri non lo si è ma lo si diventa.”E il nuovo padre è sempre più chiamato a interpretare il gesto maieutico, la“funzione ostetrica” di aiuto alla nascita del figlio, “tirare fuori” dal figlio la suavera natura e vocazione. Non più quella di “mettere dentro” al bambino valori,norme, regole e rappresentazioni già precostituite di ciò che un figlio dovrebbeessere e diventare, in linea con i voleri degli adulti e della società che lo hagenerato.Ecco, allora, un manuale completo e assolutamente inedito per nidi che voglianoaccogliere papà desiderosi di mettersi in gioco nella scoperta del proprio figlio.Ecco un papà che prova a fare la pizza con la pasta di pane, un altro che suonala chitarra, un altro ancora che si dà al giardinaggio. Un papà che narra e animauna storia, un altro che propone la costruzione di un acquario con materiali direcupero, con i pesci di cartoncino e le alghe di carta crespa o velina.Un altro padre conduce il gruppo alla costruzione della casa di legno degliscoiattoli, ma c’è anche chi allestisce un percorso motorio ad ostacoli. C’è chiricorda quanto gli piaceva cavalcare cavalli immaginari o realizzati con mezzidi fortuna e allora propone la costruzione di un destriero di cartone da indossaree dentro cui galoppare in giro per l’asilo… e il gioco poi continua… e alla fineper alcuni il cavallo è proprio papà!Non è tanto importante trovare un’idea di gioco straordinaria, ma mettersi ingioco il più possibile.

Alessandra Giovannetti, laureata in filosofia estetica ed esperta di sviluppo dellacreatività, è formatrice e progettista nell’ambito scolastico e dei servizi sociali. Hapartecipato a progetti sperimentali per l’infanzia e l’adolescenza del Provveditoratoagli Studi di Milano e di Comuni e Province della Regione Lombardia. Dal 1990 sioccupa in particolare di supervisione, formazione e progetti innovativi in Asili Nidoe Servizi per l’Infanzia pubblici e del privato sociale, collaborando con le maggioriagenzie formative accreditate.

Alessandra Giovannetti

Come far giocare insieme papà e bambini

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AlessandraGiovannetti

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Indice Parte PrimaESSERE PAPÀ DI BIMBI DA 0 A 3 ANNI

Nuovi padri: ricerche e riflessioninegli anni 2000 ..................................................... 11Gesti e codici del padre ....................................... 15

Parte SecondaESPERIENZE E ATTIVITÀ

Per soli padri ........................................................ 23Papà al Nido ........................................................ 33Giocare a casa con papà ...................................... 41

Bibliografia ........................................................... 45

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Gesti e codicidel padre

Padri che proteggono…avvicinandosi alle emozioniIl ruolo del padre è, da sempre, quello di garan-tire protezione alla madre e al bambino: perfare questo egli di solito mantiene una visionementale e razionale molto più vicina alle coor-dinate della realtà esterna piuttosto che aipropri vissuti emotivi e corporei.

Da studi e ricerche svolte tra il 1980 e il 1990sui vissuti dei padri nelle prime ore di vita deiloro bambini si evidenzia chiaramente che

“il padre è in grado di instaurare un legame conil bambino ancor prima della nascita: sembra cheprenda consapevolezza della sua presenzasoprattutto nell’ultimo trimestre della gravi-danza, attraverso l’ascolto dei suoi movimentinella pancia della compagna; o, addirittura neiprimi mesi, facilitato da strumentazioni tecnichequali l’indagine ecografica”11.

Attraverso l’ecografia, negli ultimi anni semprepiù precisa e definita, il padre può vedere diret-tamente il feto, controllare com’è e cosa stafacendo: questa definitezza dell’immagine e lalettura di testi medici e psicologici sulla gravi-danza costituiscono vie di accesso mentali, razio-nalizzanti senza la mediazione dell’intuizionesensibile della madre, “due vie, entrambi collega-bili alle modalità del maschile-paterno”12.

Anche la sempre più frequente presenza delpadre al travaglio e al parto lo avvicina ai suoicompiti futuri, determinando anche emozioniforti, soprattutto legate all’accettazione di unasorta d’impotenza e passività nei confronti deldolore della partoriente e del suo essere alcentro dell’attività. Questa esperienza dell’at-tesa e della passività contrasta con le caratteri-stiche di “maschio” e di “padre” tradizional-mente incentrate sull’agire e aiuta a sintonizzareil neo-padre ai reali bisogni della madre e delbambino.

Tuttavia esistono nella storia dell’uomo veri epropri riti attraverso i quali il maschio partecipae, in un certo senso, si identifica con la gravi-danza e con il nascituro, addirittura a livellosomatico. Questi riti prendono il nome di cou-vade dal francese couver, cioè “covare” o “farnascere” e se ne trova traccia in molte popola-zioni diverse e fin dall’antichità. Si tratta, in sin-tesi, di specifiche e complesse prescrizioniseguite dal padre nel periodo circostante lanascita del figlio, che hanno lo scopo di avvici-nare l’uomo alle proprie emozioni e dunqueanche alla propria parte bambina e di sintoniz-zarlo così ai bisogni del nascituro e della madre,oltre che confermarlo nel nuovo ruolo socialepaterno.Si possono distinguere una couvade dietetica euna couvade pseudomaterna. Nella prima ai futuri padri è proibito mangiaredeterminati cibi, tagliare, uccidere o cacciare,fumare e sollevare oggetti pesanti o toccareutensili appuntiti in quanto si ritiene che ilpadre possa essere unito al bambino da unlegame di simpatia fisica così intimo e intensoche tutti i suoi atti possono influire sul nasci-turo.Nella couvade pseudomaterna, il maschio fingele doglie e si fa assistere, presentando anche sin-tomi psicosomatici, forse per sostenere la com-pagna nel travaglio e nel parto.

15PAPÀ AL NIDO

11. Cristiani, 2000, p. 126.12. Ivi, p. 121.

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Ma Claude Lévi-Strauss13 ritiene che, nei ritualidescritti nel suo libro, l’uomo non prenderebbeil posto della puerpera, bensì si identifiche-rebbe con il bambino, per poterlo poi proteg-gere al meglio.I riti della couvade mostrano come sia possibilegià dall’antichità che l’uomo viva la gravidanzae la nascita del proprio figlio “in un modoprofondo e partecipativo anche dal punto divista somatico, in linea con il nuovo profilodella paternità di oggi”14.Attualmente possiamo pensare che serva aquesto stesso scopo l’esperienza dei “gruppi diascolto e confronto dedicati ai papà in attesa”:gruppi di maschi, spesso con un professionistamaschio nel ruolo di facilitatore, che finalmentedisegnano uno spazio e si ritagliano un tempodedicati specificamente all’emergere delle emo-zioni, delle immaginazioni, delle fantasticherie edei più intimi vissuti maschili e paterni legati alperiodo dell’attesa del figlio.

Secondo una ricerca di Cristiani e Bozzi15 effet-tuata nel 1989, il legame con il figlio già nei mesidella gravidanza vale soprattutto per i padri alsecondo figlio. Per tutti i padri, però, vale l’in-staurarsi di un senso di appartenenza con il pro-prio bambino, in particolare subito dopo il parto,al momento del primo contatto corporeo.Già Greenberg e Morris16 in un loro saggio del1974, parlano, in riferimento ai neopadri nelleprime ore di vita del bambino, di engrossmentcioè di ingrandimento, dilatazione, potenzia-mento del sé, aumento dell’orgoglio e dell’auto-stima grazie al compito cui si sentono chiamati.Questo atteggiamento conferma la innata pro-pensione anche dei padri ad occuparsi del neo-nato, ad esempio attraverso il desiderio di pren-derlo in braccio e lo svilupparsi di sensazioni divicinanza con il bambino stesso.

I gesti del padreSeguiamo il racconto che Zoja17 fa del “gesto diEttore” narrato nell’Iliade:

“Ettore rovescia ancora una volta il suo cam-mino. Senza prendere respiro, ripercorre lestrade del centro della città fino alle sue porte.Qui incontra la famiglia. Guarda il figlio e insilenzio sorride […] Ettore tende le braccia alfiglio. Ma il bambino si rifugia contro il pettodella balia con un grido, spaventato dall’arma-tura e dall’elmo sovrastato da una impressio-nante chioma […] A questo punto madre epadre sorridono. Ettore si sfila l’elmo e lo pone aterra e può abbracciare il figlio […] Formulandoun augurio per il futuro, leva il figlio in alto conle braccia e con il pensiero. Questo gesto sarà pertutti i tempi il marchio del padre”.

Il gesto dell’elevazione del figlio al cielo è ungesto tipico e familiare di ogni padre con il pro-prio bambino: a tutti i papà piace sollevare ilproprio figlio piccolo anche più in alto di sé eguardarlo negli occhi, forse ripetendo inconsa-pevolmente la preghiera di Ettore che chiede aZeus di rendere, un giorno, il piccolo Astianattepiù forte di suo padre.Ma Ettore non può prendere in braccio suofiglio senza sintonizzarsi prima sui bisogni emo-tivi del piccolo: non riesce ad abbracciarlo senon rendendosi conto di quanto la sua imma-gine di uomo forte e guerriero sia spaventosaper il bambino.Egli deve prima deporre l’elmo a terra e, cosìfacendo, spogliarsi degli abiti della guerra edella sua identità sociale, ritrovare il sorrisocomplice con la madre e rendersi più debole edunque riconoscibile e accessibile al figlio.Questo è il compito dei padri di oggi quando,prima di andare al lavoro a ricoprire i diversiruoli o tornando a casa la sera, devono rendersiaccessibili al piccolo, lasciando le loro mascheresociali e sollevandolo in aria oppure quandoaccompagnano in giro il figlio, magari portan-

16 Alessandra Giovannetti

13. Lévi-Strauss, 1979.14. Castaldi, 2010.15. Bozzi, Cristiani, 1996, pp. 197-223.16. Greenberg, Morris in Cristiani, op.cit., p. 124. 17. Zoja, op. cit., pp. 88-91.

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Laboratori ludici per papà ebambino

Il sabato si gioca con papà

I bambini sotto i tre anni che non frequentanol’asilo nido hanno solitamente poche occasionidi socializzare con i pari. Anche per i loro geni-tori può risultare complesso conoscere e fre-quentare, nel giro delle proprie amicizie, altrigenitori di bimbi piccoli con cui condividere lapropria esperienza.Spesso per i neo genitori può essere difficilecomprendere come giocare con il proprio bam-bino e può risultare parecchio stressante gestirel’incontro tra più bambini così piccoli.Per queste ragioni negli ultimi vent’anni sononati alcuni servizi e progetti educativi variegaticome il Tempo per le famiglie, lo Spazio gioco ola Ludoteca dei piccoli ma, anche dove questiprogetti sono attivi, difficilmente la partecipa-zione dei papà è quantitativamente significativa,a causa degli orari incompatibili con il lavoro odella composizione del gruppo di adulti chespesso è totalmente femminile. In attesa che i mutamenti sociali relativi allafamiglia e la flessibilità degli orari di lavoro ren-dano sempre più partecipi anche i padri, puòessere interessante e funzionale, per daresostegno specifico ai nuovi papà, realizzareun’esperienza continuativa di gioco e socializza-zione dedicata alla coppia papà-bambino,magari in un momento fruibile come il sabato.

Per organizzare i momenti di gioco occorreindividuare uno spazio accogliente, sicuro e,per usare le parole di Maria Montessori, che sia“a misura di bambino”: per questo può essereopportuno usare gli spazi di un asilo nido,approfittando del fatto che questi servizi, nellamaggioranza dei casi, il sabato sono chiusi.

Gli incontri possono essere pensati per brevicicli ripetuti durante l’anno o continuativa-mente per un periodo più lungo.Prendendo spunto dalla metodologia di serviziconsolidati come il Tempo per le famiglie, ogniincontro può essere articolato in due parti. La prima parte, in un clima accogliente e nondirettivo, è dedicata al gioco creativo comunetra papà e bambini, grazie agli stimoli propostida un educatore o educatrice, mentre la se -conda parte prevede che i bambini restino agiocare con l’educatore e i papà si spostino inun’altra stanza vicina, dapprima per una pausacaffè e via via sempre più a lungo, per unmomento di dialogo accompagnato dalla pre-senza di uno psicologo facilitatore.Durante questa seconda parte i bambini che lodesiderano possono raggiungere il propriogenitore nella stanza dove si trova il gruppo deipapà, senza allontanamenti imposti e rigideseparazioni.La durata totale di ciascun incontro varia tra ledue ore e le due ore e mezza.

Come si gioca nei laboratori ludiciper papà e bambino

In questi laboratori possono essere propostivari modi di giocare e vari stili relazionali deipapà con i propri figli.Proviamo a dare degli esempi che possanocostituire dei modelli proponibili.

1. Nella modalità più consueta l’educatore pre-senta uno stimolo di gioco creativo e ognipapà affianca il proprio bambino nell’esplo-razione dei materiali a disposizione, nell’e-sperienza creativa ed espressiva che ne con-segue e nell’eventuale realizzazione di unprodotto finale.Qui l’attenzione è tutta nella coppia papà-figlio e nell’istaurare una modalità di gioco

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che sia rispettosa dei tempi, degli interessi edelle capacità del bambino.Spesso, infatti, l’adulto accelera i tempi digioco, cercando di insegnare al bambino unmodo univoco che risponde alla sua idea dicome si fa: un’idea di solito convergente versoun risultato funzionale o esteticamenteaccettabile, che è proprio dell’adulto contutto il suo bagaglio di saperi e condiziona-menti culturali, spesso molto spostati suvalenze razionali e pratiche e su giudizi este-tici convenzionali o legati alla verosimi-glianza.Questa idea del “come si fa” è molto distan -te da quella del bambino esploratore chetrova piacere a sperimentare materiali eoggetti secondo tutte le possibilità sensorialied espressive che offrono e si diverte a fare edisfare secondo ipotesi e soluzioni originali,a volte bizzarre o molto poco simili a mo -delli.Il bambino mette in bocca e assaggia i mate-riali disponibili, li annusa, li manipola in tantimodi possibili, li stropiccia nelle manine, lirovescia, si sporca con essi, li mischia… Possiamo dire, con buona approssimazione,che il risultato occupa e preoccupa da subitol’adulto, mentre il bambino è più concen-trato nel processo che lo condurrà ad unrisultato non preordinato, che spesso coin-cide con il semplice lasciar traccia del suolavoro.Quello che i papà e più in generale gli adultipossono sperimentare nei laboratori ludici ecreativi con i propri figli è proprio l’assenzadi modi giusti e modi sbagliati, la sospen-sione di una logica prestazionale e dunquedel giudizio, questa apertura, che i tecnicichiamano divergenza e che precede la fase diqualsiasi produzione creativa, anche nei per-corsi artistici degli adulti.Non tutti i genitori riescono ad assecondarequesto lavoro creativo del bambino, a soste-

nerlo con il proprio sguardo costante e congesti che favoriscano ma non si sostituiscano.La presenza dell’educatrice o dell’educatoredovrebbe permettere proprio questo cam-biamento di atteggiamento nell’adulto chegioca con un bambino, in particolare se ilpiccolo ha meno di 3 anni.Gli stimoli adeguati s’ispirano a tutte lesituazioni di gioco che vengono proposteanche negli asili nido: travasi di sabbia efarina con attrezzi e contenitori più o menograndi, colori naturali e artificiali da usarecon le dita o con spugne, rulli, pennelli suogni tipo di carta, timbri con le verdurecome ci insegna Bruno Munari, pasta mor-bida da manipolare e modellare, collage conogni tipo di materiali – purché non perico-losi – sia naturali (foglie, legnetti, granaglie,pigne, petali di fiori, lana, conchiglie, erbearomatiche e spezie) che artificiali o artefatti(cannucce, spugnette da cucina, carte estoffe di ogni fattura, pezzi di varie pla-stiche). Le azioni, oltre a quelle già dette e legate allapura esplorazione sensoriale, riguardano iltravasare, il lasciare tracce colorate e il dipin-gere, il mescolare, l’assemblare, lo spezzet-tare, il grattugiare, l’intrecciare, l’incollare,l’infilare, il costruire… secondo l’età e le abi-lità dei bambini.Esplorazione e uso dei materiali possonoessere più o meno finalizzati alla produzionedi elaborati e oggetti, anche inseriti in ununico orizzonte tematico o in un’unicaambientazione, purché il prodotto finale nonprevalga sulla libera espressione dei bimbi.

2. Un altro modello per condurre un labora-torio ludico papà-bambino è quello di pro-porre ai padri la costruzione di oggetti oambienti che i bambini prima osservano e acui poi collaborano direttamente.Qui i papà non giocano prevalentemente con

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il proprio figlio ma si organizzano in gruppo esono a disposizione di tutti i bambini presenti.In questi laboratori di costruzione i papàcollaborano dalla fase di progettazione eideazione fino al completo allestimento deltema scelto. I temi sono, per così dire, preva-lentemente “maschili”: città, accampamentiindiani, castelli, torri e tutti i mezzi di tra-sporto sono le costruzioni più ricorrenti.Per esempio, per quanto riguarda la città, nelprimo incontro i papà costruiscono casetteed edifici partendo da grandi scatoloni di car-tone e poi giocano con i bambini a entrare euscire dalle porte e ad abitare nelle case.In un altro incontro si possono dipingere edecorare le case, in un terzo incontro si pos-sono tracciare strade e giocare con passeg-gini, tricicli e altri mezzi di locomozione cheattraversano la città. Un quarto incontro puòessere dedicato ai travestimenti e alla vita deicittadini nella città costruita; un ulterioreincontro può essere dedicato a riprodurresuoni e rumori della città e alla creazione diuna sorta di colonna sonora insieme aibimbi.La differenza con la modalità descritta pre-cedentemente sta proprio nella maggior con-fidenza che si crea tra gli adulti e nell’affer-marsi come “gruppo di padri” piuttosto cheseguire passo dopo passo il proprio figlio;simmetricamente anche i bambini, pur risul-tando meno coinvolti all’inizio, soprattuttonella fase progettuale, socializzano facil-mente e si rivolgono a più papà e non solo alproprio, a seconda dell’interesse per il giocoe l’attività in essere.

3. Un modello ancora differente è quello dicondurre il laboratorio con una metodologiamutuata dalla psicomotricità. Gli educatoripresenti devono avere competenze in talsenso e strutturare setting adeguati alle tappeevolutive dei bambini presenti.

Si tratta di allestire spazi il più possibileliberi da sedie, tavoli, armadi e pensati peressere abitati dall’espressione motoria deibambini: materassi, cuscinoni, piani incli-nati, tunnel, dislivelli per offrire varie possi-bilità di movimento come poter salire, scen-dere, arrampicarsi, saltare, passare sotto, sca-valcare, scivolare, strisciare.Successivamente, si possono presentaremateriali non strutturati che lasciano moltepossibilità di gioco: classici oggetti a valenzapsicomotoria come grandi teli, corde, palle epalline, scatoloni e scatole di varia gran-dezza, carte di tutte le qualità e dimensioni,esplorati uno per volta oppure combinati acoppie, per scoprire altre possibilità e il pia-cere senso-motorio che ne deriva o per arri-vare a compiere costruzioni e investimentisimbolici, secondo l’età e le capacità deibambini.I papà all’inizio fungono da osservatori, pre-stando attenzione alle naturali competenzemotorie dei propri figli e godendo del loropiacere e dei loro successi, contenendone leeventuali frustrazioni e trovando un modoper stare accanto a loro, integrando e rilan-ciando le loro esplorazioni psicomotorie.È importante anche la funzione del padre nelfar rispettare le poche e molto ripetuteregole dell’attività psicomotoria: l’attenzionea non farsi male e a non fare male, ad aspet-tare il proprio turno, a rispettare lo spazio el’attività dell’altro.Nelle attività che implicano movimento econtatto fisico i padri, proprio in quantomaschi, hanno spesso un atteggiamentodiverso dalle mamme e anche dalle educa-trici: molto meno protettivi, solitamentesanno godere delle conquiste e dell’entu-siasmo dei figli senza essere troppo appren-sivi o interventisti, tollerando meglio qualcheinevitabile rischio.

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Attività proposte ai bambini daipapà

Aprire il Nido ai papà

L’esperienza che proponiamo è quella di invi-tare i papà dei bambini frequentanti a venireuna mattina all’asilo nido: la proposta è interes-sante e, quel che più conta, è già stata speri-mentata con successo. Infatti non si tratta diorganizzare semplicemente una giornata apertaper la visita del Nido, ma di lasciare gestire aduno o più papà della sezione medi o grandi iltempo mattutino dell’attività, cioè dalle 10 alle11.30 circa.I papà che si iscrivono all’iniziativa prendonoun appuntamento con le educatrici per condivi-dere la proposta di gioco da offrire al propriofiglio e agli altri bambini del gruppo e, conte-stualmente, scelgono il giorno in cui verranno alNido a giocare e a realizzare quanto hanno pro-posto e progettato.Le proposte di gioco possono trarre ispirazionedal mestiere o dalla professione che fanno ipapà oppure dai loro interessi extra-lavorativi,da una competenza posseduta o semplicementeda un ricordo di quando erano bambini: l’im-portante è che siano pensate per i più piccoli eche siano divertenti per tutti, prima di tutto perlo stesso papà.Alle ore 10 del giorno stabilito, il papà entra insala accolto prima dal proprio bambino e daun’educatrice e poi dal resto del gruppo.

Subito dopo i saluti e le presentazioni, il papà oi papà propongono l’attività scelta, cercando dicoinvolgere tutti i bambini con l’aiuto costantedelle educatrici. I principali strumenti e mate-riali necessari all’attività vengono portati dalpapà stesso o presi dal Nido.Al termine dell’attività proposta c’è un momen -to dedicato ai saluti, articolato come momentorituale: una canzone da cantare tutti insiemecome “sigla di chiusura”, il trenino di bambiniche accompagna il papà fuori dalla stanza e larichiesta di scrivere le proprie impressioni sultempo trascorso insieme.

Le attività proposte ai bambini dai papà sonoun’esperienza dell’Asilo Nido Comunale“Libertà” di Monza, nata nell’ambito delle inizia-tive per la festa del papà. La sezione Tamburelli (bimbi dai 18 ai 24 mesi)ha progettato di dedicare un mese intero ai papàdei bambini frequentanti e li ha invitati a gestirel’attività di gioco durante le mattine.

Per informazioni:Antonia Ferrari, responsabile Servizi EducativiPrima Infanzia e Interventi per la famiglia delcomune di Monza, Assessorato Famiglia e Poli-tiche Sociali: [email protected] Pioggiarella, coordinatrice: [email protected].

Le proposte di gioco dei papà

I papà cuochi, pizzaioli o barman possono pro-porre di preparare una semplice ricetta o pro-vare a fare la pizza con la pasta di pane oppureinventano un aperitivo creativo e colorato dapreparare e servire da professionisti.I papà che sanno suonare per mestiere o perdiletto portano la chitarra o altri strumenti eorganizzano un piccolo concerto o una cantatatutti insieme; quelli che amano il giardinaggioportano vaschette, vasi, terra, semi e piantine dapiantare e innaffiare con gli attrezzi adeguati.E i papà che fanno gli ingegneri, gli imprendi-tori, gli operai, i giornalisti, gli impiegati, i pro-

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fessori, gli architetti, i commercianti, gli idrau-lici… I papà che non hanno neanche particolaripassioni o abilità... che cosa possono fare conbambini così piccoli?Possono ricordare quando anche loro eranopiccolini e mettersi nei panni dei bimbi delNido e immaginare che cosa può divertirli.Ecco allora un papà che narra e anima unastoria, un altro che propone la costruzione di unacquario con materiali di recupero, con i pesci dicartoncino e le alghe di carta crespa o velina.Un altro padre conduce il gruppo alla costru-zione della casa di legno degli scoiattoli, ma c’èanche chi allestisce un percorso motorio adostacoli. C’è chi ricorda quanto gli piaceva cavalcarecavalli immaginari o realizzati con mezzi di for-tuna e allora propone la costruzione di undestriero di cartone da indossare e dentro cuigaloppare in giro per l’asilo… e il gioco poicontinua… e alla fine per alcuni il cavallo è pro-prio papà!

Non è tanto importante trovare un’idea digioco straordinaria, ma mettersi in gioco il piùpossibile.

Il gioco con i papà diventa spesso molto “cor-poreo”, i bambini hanno bisogno di conoscere efar proprio il corpo del papà, come da semprenaturalmente hanno fatto con quello dellamamma, ma sembrano provare piacere anche amisurarsi con il padre per grandezza, forza, resi-stenza. Ecco allora che un papà può semplicementesdraiarsi a terra sopra dei grandi fogli di carta dapacco e invitare bambini ed educatrici a seguirecon i pennarelli i propri contorni e poi, alzatosi,aiutare i bambini a colorare e decorare la propriasagoma che alla fine apparirà grandissima!

Perché è importante invitare i papàal Nido

Invitare i papà all’asilo nido a giocare con ibambini permette di regalare ai padri l’espe-rienza della quotidianità del Nido, ma anche unmomento privilegiato per vedere i propri figliinseriti nella dimensione di gioco con il gruppodei pari. Inoltre questa esperienza offre a ciascun papà lapossibilità di andare al di là del rapporto dicoppia con il proprio figlio e di porsi contem-poraneamente in relazione con gli altri bambiniche a lui si rivolgono, sperimentando, in unluogo ancora marcatamente femminile, il pro-prio ruolo sociale di maschio e di padre. Si passa allora dall’entrare al Nido solo perchési è “il papà di” a vivere il Nido sperimentandodirettamente l’“essere papà” e basta.Infatti, via via che la presenza dei diversi papàsi consolida durante più giorni, i bambini cheinizialmente possono mostrarsi molto sorpresi oaddirittura ritrarsi interiorizzano l’esperienza e,se da una parte presentano con orgoglio il pro-prio papà ai compagni e via via imparano a con-dividere il proprio genitore con tutti gli altri,superando più facilmente nervosismi e gelosie,dall’altra si avvicinano ai papà altrui, con moda-lità sempre più confidenziali e con espliciterichieste.Molti aspetti emergenti dalla relazione padre-figlio vissuta durante questa esperienza e dallastessa presenza di un maschio adulto al Nidopossono poi essere ripresi e approfonditi neicolloqui individuali e nelle riunioni assembleari,come spunti di riflessione sia per i genitori cheper le educatrici.Una simile iniziativa sicuramente contribuisce asintonizzare i padri con il proprio “bambinointerno”, a renderli maggiormente empatici coni figli piccoli e a consolidare la fiducia reciprocatra educatrici e papà.

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Alessandra Giovannetti, laureata in filosofia estetica ed esperta di sviluppo dellacreatività, è formatrice e progettista nell’ambito scolastico e dei servizi sociali. Hapartecipato a progetti sperimentali per l’infanzia e l’adolescenza del Provveditoratoagli Studi di Milano e di Comuni e Province della Regione Lombardia. Dal 1990 sioccupa in particolare di supervisione, formazione e progetti innovativi in Asili Nidoe Servizi per l’Infanzia pubblici e del privato sociale, collaborando con le maggioriagenzie formative accreditate.

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