Paolo Rotta La Filosofia Del Linguaggio Nella Patristica e Nella Scolastica 1909

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    Dott paolo IRotta

    a filosofia bellinguaggio neua pntristica e nella Scolastica

    pera pi emiata Dalla IR BccaDemta DI sctense Iftoralte ipoUticbc Di IfapoH ^W

    cM;ifratelll :aaB BDitoci= tToctno 1900 =:

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    Francesco dovatinel suo Giubileo ^Universitariocon animo

    riconoscente efcevoto

    Novembre 190S

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    I N D I C E

    P R E F A Z I O N E pag. XIParte I. LA SPECULAZIONE DEL LINGUAGGIO

    N E L L A FILOSOFIA G R E C AC A P I T O L O I Lafilosofia del linguaggio preso

    craticae platonica . . . . pag. 3S O M M A R I O : La filosofia del linguaggio in Pitagora, negli Eleatici, in

    Democrito ed in Eraclito. Le ricerche sulla parola nel periodosofistico e loro significato. Il C r a t i l o di Platone in rapporto alsuo valore storico e filosofico. Latesi fo.damentale del C r a t i l oed argomenti diretti ed indiretti in appoggio ed a confutazionedi essa. Critica di tali argomenti.

    C A P I T O L O II Lafilosofia dei linguaggio nellaspeculazione dopo Platone pag.30

    S O M M A R I O : La speculazione del linguaggio nelle scuole socratiche minori ed in Aristotele. Punto di contrasto in proposito tra Platoneed Aristotele. La dottrina del linguaggio degli Stoici con riguardospeciale alla teoria del X s x ~ v . Le nuove vedute sull'origine dellinguaggio e degli elementi naturali della parola in Epicuro. Lafilosofia del linguaggio negli Scettici, gli Eclettici, i commentatoridi Aristotele, Filone ed i Neoplatonici.

    Parte / / / LA FILOSOFIA DELLINGUAGGIO N E L L APATRISTICA

    C A P I T O L O III Lafilosofia del linguaggio nellaPatristica pag. 67

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    Vili INDICES O M M A R I O : Motivi generali e particolari per cui una vera filosofia de1

    linguaggio non si svolta nella Patristica. Laquestione storicadella lingua primitiva quale fu posta dai Padri. L' opinione dellap r i o r i t della lingua ebraica ed argomenti pr e contro la medesima. Laquestionedell' origine divina ed umana del linguaggio. Soluzione platonica- stoica del problema sulla natura della parola. Come fu spiegato 1' intervento divino nella produzione del discorso umano. Contesa tra Eunomio e Gregorio di Nissa.

    C A P I T O L O IV L afilosofia del linguaggio inrapporto alla psicologia patristica pag. 95

    S O M M A R I O : Laquestione del linguaggio ne' suoi rapporti psicologici. 11 linguaggio dell' uomo e la manifestazione dei sentimenti neibruti. Elementi fisiologici nella produzione dei suoni. Elementi psicologici del linguaggio e loro rapporto colle f a c o l t dell'anima. 11 s e r m o i n t e r i o r secondo la Patristica. Rapporti tralinguaggio interno edesterno,e rapporti tra pensiero e parola. Laquestione del linguaggio ne' suoi rapporti morali.

    Parte I I I .LA F IL O S O F IA D E L L I N G U A G G I O N E L L AS C O L A S T I C A

    C A P I T O L O V La filosofia del linguaggio edi suoi rapporti colla logica ingenere e colla questione degli

    S O M M A R I O : Carattere specifico di differenza tra Patristica e Scolasticain riguardo al nostro argomento. Ilpostodella logica in rapportoai programmi di studionellescuolemedievali, ed alla conoscenza delleopere di Aristotele. Rapporti di dipendenza tra logica e filosofiadel linguaggio nella Patristica. Le speculazioni in proposito diFortunaziano, Marciano Capella, Giovanni Damasceno, Boezio, Al-cuino, Isidoro, Scoto Erigena. La questione degli universali e suorapporti colla logica in genere e col problema del linguaggio inispecie. La speculazione pi elevata di S. Anselmo, Abelardo,Giovannidi Salisbury, Gilberto della Porretta, Adelardo diBarth,Ugodi S. Vittore, S. Tommaso, Pietro Ispano.

    universali in ispecie p a g . 121

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    INDICE IXC A P I T O L O V I La filosofia del linguaggio in

    rapportoalla psicologia ed allametafisica scolastica . . pag. 183SOMMARIO : Il problema delle origini del linguaggio nelP uomo inrap

    porto alla scienza di Adamo. Rapporti tra pensiero e parola nellaScolastica in relazione alla teoria gnoseologica di S. Tommaso edell'Occam. Le speculazioni del linguaggio in Alberto Magno, Pietro Lombardo, S. Bonaventura, S. Tommaso, Dante Alighieri, DunsScoto, Occam, e Ruggero Bacone.

    C O N C L U S I O N E p a g . 245

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    P R E F A Z I O N E

    / / p r e s e n t e l a v o r o f u p r e s e n t a t o e p r e m i a t o alC o n c o r s o b a n d i t o n e l V a n n o 1906 per V a n n o 1907d a l l a Societ r e a l e d i S c i e n z e M o r a l i e P o l i t i c h ed iN a p o l i . E r a l a t e r z a v o l t a che i l t e m a : Lafilosofiad e l linguaggio nella Patristica e nella Scolastica ,v e n i v a p r o p o s t o d a l l a s u d d e t t a societ, l a q u a l e bend u e v o l t e a v e v a d o v u t o d i c h i a r a r e che n e s s u n a d e l lem e m o r i e p r e s e n t a t e m e r i t a v a p r e m i o . R i p r o p o s t o perV a n n o 1907 con a l t r i due t e m i , q u e s t a n o s t r a mem o r i a , che, a n o n i m a , era a l l o r a c o n t r a s s e g n a t a dalm o t t o del P e t r a r c a : Pulcra movent oculos, sed pro-sunt apta fruenti, f u d i c h i a r a t a m e r i t e v o l e del p r e m i o ,i l q u a l e per n e l l a sua entit m a t e r i a l e f u per meta t t r i b u i t o ad a l t r a m e m o r i a , i n c u i era t r a t t a t ouna l t r o dei t r e t e m i a c o n c o r s o .L a c o m m is s i o n e e s a m i n a t r i c e era f o r m a t a da F r a n cesco D ' O v i d i o , F i l i p p o M a s c i , ed I g i n i o P e t r o n er e l a t o r e , i l q u a l e , dopo a v e r esposto i m o t i v iper c u in o n p o t e v a n o p r e m i a r s i g l i a l t r i l a v o r i p r e s e n t a t i s u lm e d e s i m o t e m a da n o i t r a t t a t o , i n m e r i t o al n o s t r ocos si e s p r i m e *) ;

    1) Reale Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli, R e l a z i o n e d e l S o c i o I g i n i o P e t r o n e sui c o n c o r s i a p r e m i d e l 1 9 0 6 , Napoli1908, pag. 19 e sgg.

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    X I I P R E F A Z I O N EPi faustogiudiziola commissione pu esprime

    redella terza memoria anonimasulla f i losofia del l i n guaggio. segnata colle parole P u l c r a m o v e n to c u l o s , sed p r o s i m i a p t a f r u e n t i , ed un manoscrittoche numera 164 pagine di formato grande, in caratteri fitti e cos poco chiari, da sembrar quasi unaspensierata sfida alla pazienza dei lettori.

    Per fortuna Vaffanno d e l l ' averlo letto compensato nelP insieme dalla bont del contenuto. Comincia daltrattardi proposito della speculazione ellenica sul linguaggio, esorbitando dal temac u i poteva convenire solo un breve e lucido riassunto delle speculazioni classiche, il quale fissassebene il punto di partenza del lavorio medievale.

    Ma tratta molto bene il soggetto che non eratenuto a trattare, specie delle dottrine di Platonen e l C r a t i l o , e, sebbene i lavori del Bonghi e delGussani gli abbiano dato un aiuto efficacissimo adorientarsi, mostra una larga conoscenza di operestraniere.

    La disamina che fa di poi della fi losofia dellinguaggio nella Patristica e nella Scolasticaattestalarghissima informazione, acume sufficiente nelP interpretare e neh' argomentare soda dottrina.V autoreh a visto direttamente i l carattere storico espositivod e l tema ed ha serbato fede in complesso a l l ' assunto. Nei due capitoli che consacra allaPatristicatratta del problema storico delle o r i g i n i , come fuposto e dibattuto dai Padri, e discorre della psi-cologia patristica e tratta del s e r m o i n t e r n o e dei rapporti fra linguaggio interno ed esterno e tra pen-

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    P R E F A Z I O N E XIIIsiero e parola. E Vesposizione ed il discorso benfatto, ed raccolto e connesso secondo 1 ordinedella materia e secondo la successione del tempo.

    Nei due ampi capitoli che seguono e che formano una buona mezza parte del volume, Vautoretesse l'esposizione e la disamina della f i losofia dellinguaggio nella Scolastica, chiarendo assai bene ilperch ed il come i destini della f i losofia riguardante le parole sieno, nella tradizione della scuola,intrecciati e saldati con quelli della logica e delladialettica, e vedendo da vicino la connessione diquella f i losofia col problema degli universali.

    Indugia quindi n e l l ' analisi dei rapporti fra pensiero e parola specie in riferimento alla teoria gnoseologica di S. Tommaso, e d e l l ' Occam, ed esponei l processo delle speculazioni sul linguaggio in A l berto Magno, Pietro Lombardo, S. Bonaventura S.Tommaso, Duns Scoto, Occam e Ruggero Bacone.

    In tre pagine f inali accoglie in forma schematica brevi, ma plausibili conclusioni generali suggeritegli dal dibattito del tema....

    I n t e r c a l a t e ed a g g i u n t e n e l l a r e l a z i o n e si t r o v a v a n o a l c u n i a p p u n t i , dei q u a l i si t e n u t o c a l c o l o

    p r e z i o s o per r e n d e r e q u e s t o n o s t r o l a v o r o pi d e g n o ec o m p l e t o . S o p r a t u t t o si c o l m a t a l a l a c u n a , cosg i u s t a m e n t e n o t a t a n e l l a p r i m a r e d a z i o n e , per n o na v e r n o i f a t t o c e n n o d e l l a d o t t r i n a d i D a n t e s u l l i n -g u a g g i o , d o t t r i n a , come ha s c r i t t o i l D ' O v i d i o , n o nd a s e m p l i c e p o e t a n a f f i d a t a solo al d i v i n o p o e m a .

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    X I V P R E F A Z I O N E

    A b b i a m o perci c e r c a t o d i m e t t e r e i n e v i d e n z a q u a l es i a i l p e n s i e r o f o n d a m e n t a l e s v o l t o d a l l ' A l i g h i e r i i n alc u n e d e l l e sue opere m i n o r i , e s p e c i a l m e n t e nel Devulgari eloquio, a p p r o f i t t a n d o per t a l e i n t e n t o d e l l a

    l u c i d a e p e r s p i c a c e m e m o r i a s c r i t t a i n p r o p o s i t o dalD ' O v i d i o stesso.

    I n q u a n t o poi a l l ' a v e r d a t o s v i l u p p o f o r s e pid i q u e l l o che si sarebbe a s p e t t a t o a l l a s p e c u l a z i o n ed e l l i n g u a g g i o , q u a l e si i n t e s s u t a n e l l a f i l o s o f i a ell e n i c a , s i a m o a n c o r a del p a r e r e che ci era necess a r i o , essendosi a p p u n t o d e t e r m i n a t o i n q u e l l a ed i l

    p r o b l e m a d e l l e o r i g i n i e d e l l a n a t u r a del l i n g u a g g i oe q u e l l e sue s o l u z i o n i , i n t o r n o a c u i n o n poco si

    a f f a t i c a t a l a r i f l e s s i o n e dei P a d r i e d e l l e s c u o l e .P e r ci t e n e n d o s o t V o c c h i o g l i u l t i m i l a v o r i del

    L e r s c h , d e l l o S t e i n t h a t , del S u s e m i h t , del B o n g h i , delG i u s s a n i y del P r a n t l ,del C h a i g n e t , d e l l o Z e l l e r e d i a l t r ia b b i a m o a n z i i n q u e s t o r i f a c i m e n t o del n o s t r o a l l a r g a t o d i u n po q u a n t o gi era c o n t e n u t o n e l l a mem o r i a m a n o s c r i t t a , c e r c a n d o a n c h e per q u e l l a p a r t e ,come per t u t t o i l r e s t o , ove ci s i a m o s t u d i a t i da un

    l a t o d i r e n d e r e pi r a c c o l t o e p r e c i s o i l d i s c o r s o , ed a l l ' a l t r o d i m e t t e r l o m a g g i o r m e n t e i n r a f f r o n t o conl e s p e c u l a z i o n i u l t e r i o r i , d i r a g g i u n g e r e queltermineideale di perfezione, a cui, per p a r e r e stesso d e l l aC o m m i s s i o n e , che ci ha g i u d i c a t o , la memoria nostra per i suoi notevoli pregi di tanto gi erav i c i n a .

    I n t a n t o a p p r o f i t t i a m o d i q u e s t a occasione perr i n g r a z i a r e u n ' a l t r a v o l t a a n c o r a g l i i l l u s t r i d e l l aC o m m i s s i o n e , che con t a n t a b e n e v o l e n z a ci h a n n o gi-

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    P R E F A Z I O N E X V

    d i c a t o , b en l i e t i d i c h i a r a n d o c i se a n c h e p er essa sisa r d i u n p o c h i a r i t o n e l l e su e r a g i o n i s t o r i c h eq u e l p r o b l e m a d e l l i n g u a g g i o ch e O r i g e n e f i n d a1 s u o it e m p i g i u d i c a v a p r o f o n d o ed i m p e n e t r a b i l e , e ch e i lD u - B o i s - R e y m o n d or sono p o c h i a n n i c h i a m a v a u n od e i s e t t e e n i g m i d e l g e n e r e u m a n o .

    D O T T . P A O L O R O T T AP r o f e s s o r e d i F i l o s o f i a n ei R R . L i c e i

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    PARTE I

    L a speculazione del linguaggior\ella filosofia greca

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    C A P I T O L O I.L a filosofia del linguaggio presocratica

    e platonicaS O M M A R I O : La filosofia del linguaggio in Pitagora, negli Eleatici, inDemocrito ed in Eraclito. Le ricerche sulla parola nel periodo

    sofistico e loro significato. 11 Cratilo di Platone in rapporto alsuo valore storico e filosofico. La tesi fondamentale del Cratiloed argomenti diretti ed indiretti in appoggio ed a confutazioned i essa. Critica di tali argomenti.

    L a questione d e l l ' origine e della natura dellinguaggio ben presto s'impose alla speculazionegreca, certo pi presto di quello che non creda i lCroce che la vorrebbe discussa per la primavolta in Grecia dai Sof i s t i . certo che n e l l 'anticoilozoismo ionico, come in genere in quasi tuttal a fi losofia presocratica, una discussione d' ordinecos psicologica, quale poteva essere quella riguardante illinguaggio,difficilmenteavrebbe per s potutotrovar luogo : quei filosofi infatti, preoccupati principalmente dal desiderio di conoscere quale fossel'origine, la causa, il principio e l'ultima realtdelle cose, che cosa cio rimanesse sempre immu-

    1 ) B. C R O C E , E s t e t i c a c o m e s c i e n z a d e l l ' e s p r e s s i o n e e l i n g u i s t i c ag e n e r a l e . Parte 11, Storia, Milano-Palermo-Napoli, 1904, pag. 173.

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    4 LA FILOSOFIA DEL L I N G U A G G I O

    tabile ed identico a se stesso nelle infinite vicended i nascimenti e di morti, non avrebbero trovatomodo di connettere alla loro speculazione, cospiena della fiducia che la realt fosse cos comeessa si presentava allo sguardo, alcunch che toccasse tanto davvicino le condizioni soggettive delsapere, come poteva appunto essere la questionedel linguaggio, ed iniziasse cos quella criticadellaconoscenza, che occup e preoccup poi tanto ilpensiero ellenico dai Sofisti e da Socrate in poi.

    Il periodo per psicologico - dialettico, affermatosi co l l a Sofistica come reazione spontanea delleforze della subbiettivit contro F abuso delle forzed e l l ' o g g e t t i v i t , non sorse ad un tratto, e come dauna parte verso F avvenire noi vediamo che di taleprofondo mutamento i Sofisti non hanno ancoracoscienza scientifica, d a l l ' altra verso il passato noisappiamo che i n d i z i idi ricerche psicologiche,fatteancorasenza uno scopo diretto, ma subordinate a specul a z i o n id' ordine cosmologico e cosmogonico, si sonointrecciate e nel cosmologismo pitagorico, e nelFontologismo eleatico, e nel dinamismo eracliteo, enel mecanismo democriteo ; naturale quindi cheaccenni a speculazioni s u l l ' origine e sulla naturadel linguaggio gi nei sistemi presocratici testecitati, oltre che nelle vaghe espressioni dei primipoeti si possano per quanto faticosamente ed inmodo ancora incerto rintracciare.

    1) Cfr. C r a t i l o , 391 D. E, 392 A, B e segg.

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    P RIM A DI P L A T O N E 5

    Pitagora, che per la storia della fi losofia hagrandissima importanza per aver egli preconizzatoi l principio platonico di stabilire Pessenza dellecose in qualche cosa di pensato, sicch al suo sistema i numeri stanno come al sistema platonicol e idee, davanti al fatto meraviglioso dellinguaggiog i deve aver provato quel senso profondo di meraviglia che per se stesso impulsoa soddisfarel a curiosit ed a creare la scienza. Pare che egliinclinasse all'opinione, sostenuta pei,come vedremod a Cratilo nel dialogo platonico, che da lui prendei l nome, che ivocabolihanno unsignificato naturalee necessario2), e che credesse opera singola diuomini sapientissimi Pimposizione dei nomi allecose 3), per quanto non mancano dati per credere

    1 ) Si tratta di quella meraviglia, di cui parlaper es. con tanto entusiasmo Galileo nel dialogo dei massimi sistemi, in cui si dice che il linguaggio il sigillo dituttele ammirande invenzioni umane ( C f r . A. D EM A R C H I , O r i g i n i e v i c e n d e d e l l ' a l f a b e t o , Milano 1908, pag. 4).

    2 ) Si detto p a r e , che le notizie riferentisi alle spiegazioni dated a Pitagora sul linguaggio si trovano nel neoplatonico Proclo, il quale,come dice il Bonghi, ha avuto cura di accompagnarle con spiegazioni,che sentono di un pitagorismo molto posteriore al filosofo di Samo( C f r . R. B O N G H I , D i a l o g h i d i P l a t o n e , Voi. V. Il Cratilo, Roma1885,Proemio, cap. V. pag. 1 3 G ) . anzi in base a ci che contrariamente

    a quanto afferma il Rothenbtiecher (A. R O T H E N B U E C H E R , D a s S y s t e md e r P y t l i a g o r e e r n a c h den A n g a b e n des A r i s i . Berlin 1 8 G 7 , 11. pag. 592)loZeller ( E . Z E L L E R , D i e p h i l o s o p h i e der G r i e c h e n 1, 4 5 0 ) nega che gliinizidelle ricerche linguistiche si debbano riferire a Pitagora. Anche 1 asserzione di Simplicio ( C a t e g . S c h o l . i n A r i s t . 43, b. 30) secondo cui iPitagorici avrebbero fatto nascere i nomi c p o ' . e non ftasi, nonriconoscendo per ogni cosa che un solo nome indicato dalla sua natura dallo Zeller dichiarata di nessun valore e da attribuirsi alle categoriefalsamente attribuite ad Archita ( E . Z E L L E R , op. cit. 1, 450, nota 2).

    3) Cfr. C I C E R O N E , Tusecnl. 1, 25, 62, E L I A N O , Var. hist. IV 17.

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    6 LA FILOSOFIA DEL L I N G U A G G I O

    che fra i Pitagorici stessi si pensasse che inventricedei vocaboli un'attivit spirituale diffusa in tutti,cio la oyfj concepita come un ricettacolo d'immag i n ie quindi di vocaboli, che sono appuntoimmagini,in contrapposto al voc, concepito come ricettacolo dit i p i e di cose 4).

    Evidenti allusioni a speculazioni degli Eleaticisulla genesi del linguaggio si trovano nel testcitato dialogo di Platone 2), mentre pi precise notizie abbiamo in proposito intorno al pensiero diDemocrito, che, contro la probabile sentenza diPitagora, e come vedremo anche di Eraclito,sosteneva essere il linguaggio invenzione artificiale dell ' uomo

    3

    ), invenzione, per non gi arbitraria ecausale 4), ma sibbene s razionale e necessaria 5)che la natura stessa ha costruito gli organi pi attia quello G).

    1) Cfr. B O N G H I , op. cit. pag. 137.2) B O N G H I , op. cit., pag. 134.3) B O N G H I op. cit. pag. 146, cfr. G. B . ZOPPI, La filosofia della

    g r a m m a t i c a , Verona 1891, pag. 324 ) Democrito cos si esprimeva " Av&pwrcoi v r / j i c , s 5coXov

    rcXaavxo Tcpcpaaiv lirtc , pouX(-/jc;. ( D E M , f r a g . . m o r . 17, ediz.Mullach. pag. 167, e 383.)

    5 ) cco le precise parole di Democrito ( F r a g . p h y s . 41); Oovpyjjia ;J,X7]V YiyvsTai, XX Tiavca su X i y o u TS y,c b n v d y -" ^ S- (Cfr. B O N G H I , op. cit. pag. 358 - 359).

    6 ) Cfr. E . Z E L L E R , op. cit. I. 807. Ha senza dubbio ragione lo Zeller di notare la contraddizione tra il disprezzo mostrato da Democritoper qualsiasi concetto teleologico, e tale corrispondenza da lui contanta compiacenza notata tra organi e funzioni. Tale contraddizioneper non ci pu far dubitare dei testi, da cui il teleologismo democriteo ci si rivela.

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    P RIM A DI P L A T O N E 7

    N e g l i sco l i i al C r a t i l o , attribuiti a Proclo, siriportano i quattro argomenti su cui Democrito avrebbe appoggiata la tesi di cui si discorso ; essisarebbero : cose diverse si denominano c o g l i stessivocaboli ; pi vocaboli si adattanoa significare unastessa ed unica cosa : i vocaboli si mutano ; non tutti

    vocaboli danno luogo a g l i stessi derivati. Il B o n ghi per con quel suo solito acume, che fa di luiuno dei pi esaurenti interpreti e dilucidatori delpensiero ellenico, che abbia relazione coi dialoghidi Platone, dimostra che tali argomenti non possono essere stati veramente di Democrito ; certoper che questi si occupato d e l l ' origine del significato dei vocaboli, ed ha ad esso assegnata unaragione non oggettiva espressa nella natura, comepur Pindirizzo del suo mecanismo potrebbe farsupporre, ma sibbene soggettiva, posta nelP arbitriod e l l ' uomo, tale sua tesi appoggiando sopra alcuneosservazioni concernenti le relazioni rispettive deivocaboli, considerati nel loro uso, se non cos esplicite come quelle indicate dallo scoliaste e da noipoco sopra ricordate, certo per non troppo daesse diverse.

    N o n meno importanti devono esserestate le speculazioni di Eraclito s u l l ' argomento, di cui si discorre. noto come il tenebroso pensatore di Efesoabbia forse per il primo in modo esplicitosaputoinnestare al problema cosmogonico, che, come si detto, era allora il fondamento per ogni scuola,oltre che P antropologico ed il morale, anche il problema gnoseologico, che egli risolveva nel senso

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    8 LA FILOSOFIA DEL L I N G U A G G I O

    che bisogna prescindere dai dati dei sensi, i qualic i danno le sole apparenze : ci che importa laconoscenza razionale d e l l 'universale, cio d e l l ' armonia dei contrasti, la Sbuj od il oiv

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    guace Cratilo nel dialogo platonico espone per ribattere F opposta sentenza di Ermogene, dovremmoconchiudere che gi Eraclito era abbastanza penetrato nel 'analisi dei vocaboli per dimostrare anchecon essa i punti fondamentalidelleproprie dottrine ;anche qui per dobbiamo convenire col Bonghi 4)che ben difficile, se non impossibile, discernerequanto di ci si debba attribuire al maestro e quanto allo scolaro ; comunque sulP appoggio di alcuniframmenti del poema della natura di Eraclito, e soprattutto in base ad un passo d e l l 'interessantissimocommento di Ploclo al P a r m e n i d e platonico, in cuisi afferma che comedella scuolaeleatica era proprioP insegnare mediante concetti, e della pitagorica ilcondurre alla cognizione degli enti mediante nozioni matematiche, cos era di Eraclito la via mediante

    nomi 2) , si pu conchiudere che la ricerca dellarealt mediante l'analisi etimologica delle parolegi da Eraclito stesso era stata iniziata e condottaa buon punto. Naturalmente nel sistema eracliteo,

    1) Cf. B O N G H I op. cit. pag. 140. Lo Zeller (op. cit. I. 659, note 2e 3) ci pare troppo radicale nel negare qualsiasi rapporto tra le dottrine sul linguaggio quali appaiono formulate da Cratilo nell'omonimodialogo di Platone, e quali a lui sono riferite oltre che da Proclo nelpasso citato pi avanti, anche da Ammonio ( D e I n t e r p r . 24 b ; 30 b),ed Eraclito stesso. Sar difficile distinguere quanto si deve al maestroe quanto agli scolari suoi, in ci conveniamo col Bonghi,, ma negare apriori qualsiasi rapporto ci pare eccessivo, perch nella deficienza ditesti precisi non lecito anteporre le negazioni nostre alle affermazioni degli antichi. perci che oltre che-col Bonghi noi andiamo d' accordo in proposito anche collo Schuster (P. S C H U S T E R , H e r a k l i t v o nE p h e s u s , Leipzig 1873, pag. 318 esgg).

    2) P R O C L I , C o m m . a d P a r m . Ediz. Stallbaum, pag. 479.

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    10 LA FILOSOFIA DEL L I N G U A G G I O

    come Cratilo stesso riconosce nel rispondere alleincalzanti domande di Socrate *), non era esclusaP idea di un qualcheduno, che ai vocaboli abbia datoorigine, di una specie cio di legislatore, il qualep e r , date la concezione panteistica del dinamismo fenomenista eracliteo, per cui il fuoco i l diostesso mutantesi ovunque in grazia di un' energiaintrinseca a lui stesso, energia che anche intelligenza, non poteva essere altro che Pessere umano, nelP anima del quale appunto tale fuoco divinosi conserva nella sua forma pi pura.

    L a questione della natura e delle forme del l i n guaggio divenne per cos dire d' a t t u a l i t , quandoessa della sfera serena delle speculazione astrattadiscese nelP ordine d e l l ' utilit pratica per opera deiSofis t i . noto quale sia stato il significato del movimento sofistico, e come in esso e per essodal relativismo logico, che suonava la pi grande sfiducianella soluzione del problema della conoscenza di sstesso, impostosi allora contutta la sua importanza,si sia ben tosto arrivati al relativismo morale, chetanto bene s'accordava colle condizioni di queitempi, nei quali in Atene, divenuto il cervello dellaGrecia, ribollivano sfrenatamente le ambizioni diraggiungere in qualunque modo iprimi posti, sicchsi vide tosto la critica pratica infrangere i sacri legami delle tradizione, e tutte o quasi le abitudinidi pensiero sciogliersi per lasciar posto al libero

    1) Cfr. C r a t i l o 431. D.

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    P RIM A DI P L A T O N E 11esame. La convenienza di studiare le parole ed illinguaggio allora s'impose come uno dei mezzi perraggiungere lo scopo pratico d e l l ' esistenza : di ciabbiamo testimonianze concordi in Senofonte inIsocrate 2) ed in Platone : :), il primo dei quali anzidichiara che tale studio era fatto tuttoa scapito dellevera ricerca degna di filosofi.

    In ordine al pensiero, quale fu Vindirizzo seguito dai Sofisti nelle loro speculazione sul l i n guaggio ? Anche qui per rispondere noi dobbiamosoprattutto interrogare Platone. Le due sentenze giconsiderate di Pitagora e di Eraclito da una parte,e di Democrito d a l l 'altra ormai tenevano il campo,e come in fondo intorno ad esse tutte la discussione di Socrate nel C r a t i l o platonico, cos intorno adesse deve essersi svoltaVinvestigazione dei Sofis t i ,in senso realistico, come vedremo, quella, in sensonominalistico questa. Gorgia poteva ben meravigliarsicome mai mediante suoni si potessero significarec o l o r i e cose non u d ib i l i 4), e molto probabilmenteIppia d' E l i d e , e non lui soltanto, approfondire lostudio delle due teoriche delle lettere e dei r i tmi ,quali saranno poi svolte anche nel C r a t i l o di Platone,e di cui Aristofane prender occasione per aggiungereun altro dileggio al Socrate, quale dipinto nelle

    1) S E N O F O N T E , De venatione, 13.2) I S O C R A T E , De permutatione, 48.3 ) P L A T O N E E u t h y d , 305 A. Cfr. in proposito: P R A N T L , G e s c h i c h t c

    d e r L o g i k , Leipzig 1855, Voi . 1, pag. 11.4 ) Gorgia in D e X e n o p h . M e i .e t G o r g . (in Arist. ed. Didot) cap. 56

    Cfr. : B. C R O C E , op. cit. pag. 173.

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    12 LAFILOSOFIA DELL I N G U A G G I O

    N u b i . Protagora eProdicositrovavano ancoraalle prese colproblema se illinguaggio fosse pernatura o per convenzione.D i Prodico Socrate nel C r a t i l o ricorda duescritture, in cui si discorreva del perch e delcomedel significato deivocaboli 2), ed inparecchi passidi Platone 3) viene sottilmente derisa Varte diProdico di distinguere quelli non gisecondo i lconcetto di una somiglianza reale tra ilsuono e lacosaespressa, sicch ogni vocabolo sia appropriato adesprimere un solo oggetto e nonaltro chequello,ma sebbene, secondo una felicissima induzionedelBonghi 4) pienamente conforme a i rindirizzo generaledella Sofistica tutta quanta, in relazione al sempliceuso delle singole parole, sicch lecito conchiudereche Prodico traesse appunto d e l l 'uso ilmotivo ela ragione ingenere delsignificato deivocaboli.

    Protagora invece, a proposito della questionedel linguaggio, segu edapprofond l'indirizzo stessodi Eraclito, del quale infondo si puritenere unseguace non solo in rapporto al l ' argomento, di cuistiamo trattando, maanche ingenerepertuttaquellasua concezione relativistica-scettica, che derivazione legittima della risposta data alproblema gnoseologico da Eraclito stesso 5) . V etimologizzare,

    0 A R I S T O F A N E , N u b i , verso 638.2) C r a t i l o , 384 B .3) P r o t a g . , 337 A. 340 C , 358 A., M e n o n . 75 E., C h a r o n . 163 D.

    E u t h i d . 277 E.4) B O N G H I , - o p . cit. pag. 151.5) Platone stesso ( T e e t e t o , 152} che parladirapporti traEraclitoe

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    P R IM A DI P L A T O N E 13

    per esempio, era comune nella speculazione prota-gorea e tale operazione, fatta anche per ottenere i lretto uso delle parole in essa si faceva in rapporto a quella dottrina che Platone attribuisce appunto a Protagora nel dialogo, che da lui prendei l nome e che si pu formulare cos : Vintellettoumano crea i vocaboli secondo l' impressione chericeve dalle cose, secondo cio Vopinione che sene forma, per il che essi sono diversi 2). e v i dente che con tale dottrina male si accordava ilconcetto fondamentale di Protagora : essere ognunacosa ci che a ciascuno pare, questo concetto benissimo si sarebbe accordato coir antica opinione diDemocrito, sostenuta nel C r a t i l o da Ermogene, checiascuna cosa abbia quel nome qualsiasi che le simette. C o l i ' antica opinione di Eraclito invece, condivisa pienamente da Protagora e da lui applicataanche in certe sue dottrine grammaticali sui generidei nomi e sulle varie specie di di scorsi3), si veniva in fondo ad ammettere che ad ogni cosa cor-

    Protagora, e senza dubbio tali rapporti sono molto pi verosimili diquelli che da Epicuro ( D I O G E N E L. IX, 53 ; X, 8) si credeva fosserointercorsi tra Protagora e Democrito (Cfr. F. U E B E R W E G S , G r u n d r i s sd e r G e s c h i c h t e der P h i l o s o p h i e , Siebente Aufgabe, Berlin 1886, voi. I.pag. 95-96.

    1) Cfr. P L A T O N E , Phadr. 267. C2) P r o t a g o r a , 332 A.3) Cfr. A R I S T O T E L E , R h e t . Ili, 5; P o e t . 21 ; E l e n c , S o p h i s t . I; A R I

    S T O F A N E , N u b i 666, 851, 1251; QUINTILIANO, Inst. III. 4: (Cfr. B O N G H I V , op. cit. 152, -e 359). Diogene Laerzio, per es., (IX. 53) dice cheProtagora per il primo distinse il discorso in quattro forme e modi ecio : s ^ t o X r ] , spomrjaic;, T i x p ia t c ; , vxoXirj .

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    14 LA FILOSOFIA DEL L I N G U A G G I O

    risponda un' essenza sua propria sempre costantee coerente a se stessa, s da rispecchiarsi sempre edegualmente nel vocabolo che F esprime. Platone nelC r a t i l o *) tale contraddizione ha notato, senza perinsistervi, o perch a lui bastava mettere un' altravolta in iscacco il famoso Sofista, o perch ancheegli nel C r a t i l o stesso in contraddizioni caduto,senza potersi da esse liberare in modo esauriente.

    V eco di tante discussioni sulla natura del l i n guaggio sino a noi arrivato per opera di Platone,che di esse, come dice ilCroce,ci ha lasciato il monumento eterno nel C r a t i l o , miracolo di luce e ditenebre, come chiamato dal Bonghi2), il quale diesso ha tentato di spiegare il significato profondo,dopo d' aver fedelmente riassunte le spiegazioni, ched e l medesimo hanno,tentato i diversi chiosatori edinterpreti nel corso dei tempi.

    F r a F ondeggiare delle diverse soluzioni chesulF origine e sulla natura dei nomi si avvicendanon e l C r a t i l o platonico, ci che risulta in modo e v i dente la connessione della questione, di cui vi sidiscute, con un' altra ben pi larga e di ordine pregiudizialeeciola questione gnoseologicadellaconoscenza, da Platone discussa, come noto, anche nelTeeteto, in cui appunto si tenta di dimostrare chel a cognizione non sta n nella sensazione, n nelF

    1) C r a t i l o , 385 E ; 386 D.2) B O N G H I , op. cit. pag. 31.

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    opinione, n nelP opinione giusta, n nelP opinionegiusta e provata, e si lascia indirettamente intendere che la vera cognizione sta nella visionedelle idee. E perci che di tutte le interpretazionidate del C r a t i l o la pi probabile pare a noi quelladel Giussani *), i l quale, allargando quanto in proposito il Susemihl 2) e lo Steinthal 3) gi avevano intuito, viene a dichiarare che il problema posto da Platonenel C r a t i l o questo : Quale il valore del linguaggiorispetto alla cognizione ? e ci per confutare quantoSof i s t i , e Cratilo, probabilmente perch seguacediEraclito, affermavano 4) che i nomi sono non soloi l migliore, ma il solo mezzo, che conduca alla conoscenza delle cose, giacch al contrario di cista il pensiero nucleo di tutto il dialogo : la cognizione viene dalle idee e non dalle parole ; in altritermine il realismo socratico in contrapposto alnominalismo sofistico5).

    Le due tesi, ormai tradizionali , come abbiamovisto, nel pensiero ellenico presocratico, vengononel C r a t i l o nuovamente esposte, Cratilo, da buoneracliteo, vi vuol sostenere che il linguaggio cet

    0 C G I U S S A N I , L a q u e s t i o n e d e l l i n g u a g g i o secondo P l a t o n e e sec o n d o E p i c u r o , (Memorie del R Istituto Lombardo di Scienzee di Lettere, Voi. XX, fascicolo II pag. 105 e sgg.).

    2) M. S U S E M I H L , E n t w i c k e l u n g der p l a t o n i s c h c n P h i l o s o p h i e , Leipzig 1860, II. voi. pag. 144 e sgg.

    3) H. S T E I N T H A L , G e s c h i c h t e der S p r a c h w i s s e n s c h a f t , Berlino 1890,pag. 76 e sgg.

    4) C r a t i l o , 436 A.5) Cfr. in proposito O . W I L L M A N N , G e s c h i c h t e des I d e a l i s m s ,Braunsweig 1894, voi. I pag. 347 e sgg.

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    Cratilo stesso nella discussione come un vago sospetto, su cui Socrate crede inutile insistere e nonv i insiste di fatto, anche perchnon quello il problema che interessa direttamente Platone, il qualei n tutto il dialogo mostra non gi di negare il problema primo d e l l ' origine del linguaggio, ma sibbened i averlo sorpassato, per convergere tutte le risorsedella sua dialettica a liberare il problema gnoseologico di un altro ostacolo, forse pi pericoloso dialtri discussi nel T e e t e i o , che alla soluzione diessos i opponeva, quello cio che derivava dalla presuntanaturalezza dei nomi, analizzando i quali si sarebbe,secondo alcuni, arrivati a conoscere Vintima naturadelle cose da essi significati.

    Quale la conclusione a cui arriva Socrate nellalunga discussione sostenuta per la maggior parted e l dialogo l) con Ermogene e poi col vero suoavversario Cratilo? Anche qui, come in altri dialoghi di Platone, la conclusione, se pur v' , dicarattere piuttosto negativo. Dapprima Socrate di scute la teoria di Ermogene e sulla base di moltissime etimologie contesta a lui diritto diammettereche i vocaboli siano una pura ed arbitraria invenzione dei primi uomini, e giustamente a nostro credere, perch se fosse vero che i pi sapienti degliuomini, i dialettici, come sono da Socrate stessochiamati 2), avessero creati ivocaboli, come era ipo-

    0 Di 44 capi, di cui risulta il C r a t i l o ben 37 sono impiegatinella discussione con Ermogene.

    2) C r a t i l o 390 C

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    18 LA FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO

    tesi pregiudiziale di Ermogene e di Socrate, unfatto che tale creazione essi avrebbero fatto dietrocerti criteri, e con alcune norme risultanti loro dall ' impressione fatta sulla mente loro dalle cose danominarsi ; ci adunque Socrate tenta coir etimologie di spiegare ad Ermogene, e lo fa tanto pivolontieri in quanto che ammettendo come ragionedel vocabolo il fatto psicologico d e l l ' impressionecomune fatta dalle cose da nominarsi sulla mentedegli uomini, veniva a battere un' altra volta in

    breccia il relativismo di Protagora, che ammettevaogni cosa avere un o a i a pienamente soggettiva,mancando di ogni base oggettiva, il che era negato d a l l ' impressione uguale fatta dalle cose pertutti, impressione che presupponeva un elementooggettivo sempre uguale e coerente a s stesso,mentre d'altra parte sfatava anche 1 opinione di Eu-tidemo, secondo cui ogni cosa pu in ogni momentoparere ed essere ad ognuno in ogni modo

    Senonch salva cos la controtesi di Socratein raffronto alla tesi di Ermogene, non resta persalvo per nulla il modo che Socrate adopera perdimostrare quella : nella primaparte infatti delle sueetimologie egli non fa altro che scindere ivocabolinei loro presunti componenti, nel che fare eglisposta il problema, facendolo, per cos dire, indietreggiare, senza punto risolverlo ; vero chepi avanti egli parla anche degli elementi p r imi ,

    1) C r a t i l o 368 B-E.

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    l e lettere, i singoli suoni, e le sillabe collo scopoesplicitamente affermato di dare ad ognuno di talielementi un valore specifico -), ma evidentemente nelfar ci Socrate tentava spiegare o b s c u r u m per ob-s c u r i u s , e non riesce a far sprigionare alcun sprazzod i luce ad illuminare le incognite formidabili delproblema, che egli aveva preso a discutere, incognite che egli i n t u , ma che non pot risolvereancheper le condizioni stesse della scienza d' allora.S i disputato se tutto il lavoro etimologico,quale si mostra nel C r a t i l o , non fosse in fondo infondo che un continuo gioco di ironia :3) ; alcunipassi del C r a t i l o stesso conforterebbero una taleopinione, specialmente quelli in cui Socrate col sorriso sulle labbra dice ad Ermogene che in quelgiorno egli veramente si sentiva in vena di etimologizzare, perch invasato di sapienza divina, i n fu -sagli quella mattina da Eutifrone 4), e gli altri numerosi in cui egli e di fianco, e di fronte, ed allespalle colpisce con sottilissima ironia i seguaci diEraclito a proposito specialmente della loro teoriad e l perpetuo divenire del tutto5) ; riflettendo perbene ci dobbiamo convincere che se Vironia so-

    0 C r a t i l o 426 C-427 D.2) Tra 1'altro Socrate sostiene che 1' / dalla lingua adoperato ad

    indicare ci che sottile, orbene un tale riflesso sull' esilit del suonoi rimase poi comune nella grammatica medioevale (Cfr. FR. D'O V I D I O ,D a n t e e l a f i l o s o f i a d e l l i n g u a g g i o , in Studi sulla D. C , Milano - Pa-termo 1901, pag. 502).

    3) Cfr. C. GIUSSANI, op. cit. pag. i l i4) C r a l i l o 396 D.5) Notiamo che la famosa formola eraclitea Tvxa ps si legge ap

    punto nel C r a t i l o (412 A), come anche nel T e e t e t o (181 A).

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    20 L AT F I L O S O F I A DEL L I N G U A G G I O

    cratica rivolta forse contro F abuso nelP etimologizzare, non lo affatto contro P uso tanto piche u n tale lavorio d i ricerche Socrate spargequa e l osservazioni seriissime e profondissimein istretto rapporto col problema nucleo di tuttoi l dialogo, proposto pi avanti da Cratilo stessosotto la forinola : i nomi si danno per ragioned'insegnamento, perch essi rispecchiano veramentela natura della cosa nominata 2).

    Se badiamo bene infatti tutta' la prima parte deldialogo colPocchio rivolto alla seconda, vediamoche tra le due vi un legame pi stretto di quelloche a prima vista non paia, appunto perch nellaseconda non sono che messe in luce da una partele conseguenze e d a l l 'altra i p r i nc i p i i di tutto quantoa mo' di esemplificazioni si andato nella primasvolgendo. Socrate nel rispondere al semplicismo diErmogene, che i vocaboli calcolava come, mere invenzioni art i f icial i ondeggianti a caso nel mare delleconoscenze umane, dimostra tutto illavorio riflesso,che sotto le parole s' asconde : essi sono i terminiche fissano e legano ed irrigidiscono tutte le notecostituenti i concetti, esse non nel loro suono materiale, ma sibbene nelle loro esigenze formali sonoP esponente necessario del pensiero umano, quellopu essere qualsiasi, come qualunque pu essere i l

    1) noto che anche oggi si ammette che il processo delle ricerchelinguistiche riposa in gran parte sulo studio delle etimologie e sullastoria individuale delle parole e dei loro elementi (Cfr. W. D. WH1T-N E Y . L a v i e du l a n g a g e , Paris 1875, pag. 257).

    2) C r a l i l o 425 E.

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    N E L C R A T I L O DI P L A T O N E 21

    colore di una medicina, non essendo il coloreparted e l l 'essenza di un farmaco, una volta perfissato, ilsuono strumento necessario nell'espressione del concetto, non gi per quello che esso , ma sibbeneper quello che esso esprime nelP accordo o per lomeno nelP abitudine di tutti *), tanto vero, aggiunge ripetutamente Socrate, che il quello che d e l nome pu variare e trasformarsi s da perderei l primitivo valore significativo : ci ben poco importa, p u r c h , rimanendo P accordo nelP intenderedate cose significate da date parole, tali paroleadempiano sempre il loro ufficio tra gli uomini2).

    Come si vede, tale ordine di considerazioni sesono importanti per n o iT non risolvono per nulla laquestione proposta da Ermogene, mentre sono implicitamente negazione della tesi di Cratilo ; per rispondere a quello, Socrate avrebbe dovuto, comedice benissimo il Giussani fare quello che hafatto poscia Aristotele, distinguere cio il doppioaspetto sotto cui si deve considerare Pessere dellaparola, il suo essere come prodotto storico ed ilsuo essere come prodotto di pensiero ; ci nonavendo fatto, per tutto la prima parte del dialogoSocrate continua a confondere Pesser suo comeprodotto storico, predicando di questo ci che inrealt non si doveva che predicare di quello.

    1) I passi del C r a t i l o , da cui soprattutto crediamo si pu dedurrequanto sopra, sono: 386 E, 390 A, 393 D, 394 A, B ; 411 D.2) Anche qui le parole di Socrate sono esplicate, cfr. C r a t i l o ,

    435 B-D.3) GIUSSANI, op. cit. pag. i l i .

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    perci che Ermogene non ha una risposta definitivasulla propria tesi, appunto perch se ad una conclusione definitiva e sintetica Socrate avesse volutovenire, avrebbe nella medesima visto vaneggiarequella contraddizione stessa ch'egli aveva qua eiasparso per tutta la discussione pur tra le risorse piattraenti del suo spirito e la suggestione pi penetrante de' suoi sorrisi.

    E g l i che, come gi si detto, la vera questione non era gi quella esposta da Ermogene, masebbene quella sostenuta da Cratilo, che Socrateha sempre di mira anche quando s'indugia a r i spondere al primo. N e l l a discussione infatti sostenuta con Ermogene il protagonista in fondo nonfa altro che prepararsi la strada su cui poter camminare pi spedito, quando pi tardi direttamentes i trover di fronte i vero avversario ; dimostrandoi l tesoro di pensiero che sotto e dietro le parole siappiatta, egli solo in apparenza p ig l i a di fronte latesi di Ermogene, dalla portata della quale esorbitavai l problema della produzione logica dei concetti, ilpassaggio ciodalle immagini singolealla formazionedel concetto astratto ed universale, bastandosolo adessa una risposta negativa o positiva sulla somiglianza tra cosa e persona, cos leggermente negatada Ermogene ; tutto ci invece aveva rapporto strettissimo co l la tesi di Cratilo, ed perci che Socrate insiste nelP etimologizzare, cercando di ridurredapprima i nomi propri e particolari a nozioni comuni e pi generali, e queste poi a nozioni pi generaliancora su su fino a quei concetti universali, che

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    N E L C R A T I L O DI P L A T O N E 23Aristotele avrebbe chiamato categorie, e che Socrate,sempre c o l i ' occhio rivolto ad Eraclito e per esso aCratilo, riassume tutto ironicamente nel concetto dimoto. Come si vede adunque tutto un lavoriosulla sostanza delle parole e non sulla forma dellamedesima che fa Socrate, il quale, pur ammettendoanche una certa giustezza nel suono delle parole,g i ammessa del resto anche da Protagora il cheera perfettamente logico, g i a c c h , come gi si detto, dovendosi e volendosi in qualche modo spiegare F origine dei vocaboli, era naturale F ammettere che nella scelta di essi avesse pur presiedutou n criterio qualsiasi, quando sopra questa giustezzavuol ragionare, opponendosi con ci direttamente all'opinione di Ermogene, usa di due argomenti teoriciche proprio non hanno alcun valore. Uno checome le cose hanno un' essenza loro oggettiva indipendente dalla nostra cooperazione, e per le operazioni che si fanno sulle cose, per es. il bruciaree d il tagliare, sono determinate da codesta loro natura, cosi F opinione dei nominare ~), a propositod e i quale argomento, come osserva giustamente ilG i u s s a n i i l caso d' opporre : paragone non ragione, giacch col dare un nome ad una cosa nons i fa proprio nessuna operazione sulle cose.

    Anche F altro argomento non meno debole ;Socrate dice infatti : ogni proposizione vera o

    0 C r a t i l o , 391 C .3 ) C r a t i l o , 386 E e sgg.3) GIUSSANI, op. cit. pag. 109.

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    24 LA FILOSOFIA DEL L I N G U A G G I O

    falsa, dunque per esser vera bisogna che ogni suaparte sia vera, quindi una certa giustezza ci deveessere nei nomi, che sono appunto le parti dellaproposizione al che gi benissimo ha obbiettatoAristotele col dire che solo un giudizio pu esservero o falso, mentre un nome da solo non nvero, n falso, esso quello che , ed solo col -P aggiunta d e l l ' idea d e l l 'essere o non essere chepu derivare la verit o la falsit del rapporto stabilito tra due o pi nomi. Siamo adunque qui inpresenza di un vero sofisma, il quale per provaun'altra volta come a Socrate importava soprattuttotrascinare la discussione sul valore non materiale,ma bens formale dei vocaboli, in quanto sono termi n i espressivi di concetti, e tutto ci per esserpi pronto ad opporsi alla tesi di Cratilo sul valoremateriale dei vocaboli in quanto esclusivi elementi didattici sulla natura delle cose da essi espressa.

    Il ragionamento usato da Platone per combattere tale tesi cos si pu ridurre in forma schema-l i c a . I nomi sono espressioni di concetti, quindiessi sotto di s nascondono la vera natura dellecose, la quale appunto si trova riassunta n suoicaratteri essenziali e generici nel concetto ; tale rapporto intimo e necessario per tra nome e concettonon gi da riferirsi al nome come composto diquei dati suoni, ma sibbene al suo carattere formale

    1) C r a t i l o , 385 B, C

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    N E L C R A T I L O DI P L A T O N E 25d i essere quel nome diverso da altri; falsa quindi,o per lo meno enormemente eccessiva la tesi di coloro che, come Cratilo e gli Eraclitei in genere,d a l l ' analisi del nome vorrebbero arrivarealla naturadella cosa : perch essi partono da ci che nellamaggioranzadei casi puramente accidentale e relativoper arrivare a ci che eminentemente generale edassoluto ; per giungere a questo ci vuol ben altrocriterio estraneo e superiore al linguaggio, criterioche Socrate nel C r a t i l o non espone, ma che tosto cifa pensare alia teoria platonica delle idee.

    Esposto cos i l ragionamento opposto a Cratilo,si capisce subito quanto valore per esso abbia ladiscussione fatta precedentemente sui moltissiminomi, c o l l a quale Platone ha voluto mostrare entro -quante limitazioni vada inteso ilprincipio che i vocaboli sono fc js i a quante cause d' errore vadasoggetta la formazione cssi delle parole, a quantisvisamenti vadano soggette le originarie formazionif a s . ed a quante incertezze quindi vada incontroFindagine della nozione o valore predicativo o r i g i nariamente contenuto nei vocaboli.

    Ora se ci , e si noti che a tale risultato Socrate giunto pur partendo dall'idea di opporsiallasentenza di Ermogene, che negava appunto qualsiasi rapporto naturale tra cosa e vocabolo, e seanche c o l i ' analisi degli elementi primi delle parole,che pur dovrebbero rispecchiare in s maggiormentela natura delle cose, gi Socrate era venuto a vedere tutta F incertezza, anzi tutta lafalsit di accettare gli elementi od i vocaboli primi quali strumenti

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    26 LA FILOSOFIA DEL L I N G U A G G I O

    d i cognizione i) , in che modo si potevasostenere,come faceva Cratilo, che i nomi solo ci insegnano, perc h essi sol i sono non gi il migliore, ma 1' unicomezzo di arrivare alla cognizione degli oggetti ? 2)

    A tali argomenti d'indole, diremo c o s , praticaPlatone ne aggiunge ben altri d'indole piuttosto teorica, che senza dubbio rappresentano la parte piseria e pi profonda di tutto il dialogo, appuntoperch confutazione solenne di quella tesi, che, unavolta ammessa, avrebbe suonato opposizione fortissima alla teoria nucleo di tutto il sistema gnoseologico di Platone. A n z i tutto Socrate combatte il concetto di Cratilo, su cui evidentemente la sua tesi sifonda, della costante e piena ed essenziale giustezzad e i nomi, in apparenza riducendo i nomi a ritratti,i n realt riducendoli, mediante il confronto coi r i tratti, quasi a simboli dotati di una minima ed i n s i gnificante virt espressiva 3). Inoltre egli oppone aCratilo quest'altro argomento : chi mise i nomi, limise secondo il concetto che s' era fatto lui dellecose, ma se questo concetto era sbagliato ? e v i dente che noi corriamo gran rischio diessertutti ingannati, cercando gli oggetti dietro le scorte deinomi 4), Cratilo allora, che credeva tutto il linguagg i o formato sul concetto eracliteo del moto essen-

    1) Cfr. C r a t i l o 424 C ; si veda in proposito la sottile ironia di Socrate nelle parole: L e cose i n v e s t e d i s u o n i v o c a l i , che b e l l a f i g u r a(425 D).

    2) Sulla portata cos esclusivadellatesidi Cratilo cfr. C r a t i l o 436 A.3) C r a t i l o , 432 E, 435 C. Cfr. GIUSSANI,op. cit., pag. 121.4) C r a t i l o . 439 B.

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    N E L C R A T I L O DI P L A T O N E 27ziale delle cose, ed al quale tale credenza parevaconfermata da tutta la precedente indagine etimologica, risponde che il pericolo d'inganno nei priminomenclatori appare manifestamente escluso da quellacoerenza del linguaggio con un unico concetto fondamentale *) ; ma Socrate gli mostra in primo luogoche quella coerenza non gioverebbe, perch potrebbe esser tutto sbagliato coerentemente ad unprincipio sbagliato, poi gli fa vedere che la coerenza non esiste, e che alcuni nomi sono fondatin o n gi s u l l ' idea di moto, ma piuttosto distare 2), d'altra parte se c' bisogno dei nomi per conoscere lecose, con che nomi le avranno conosciute quelli cheprimamente crearono i nomi per le cose ? 3). Cratilose la sbriga dicendo che chi ha imposto i nomi sarstato un essere sovrumano, ed allora devono essiesser tutti giusti per forza ; ma Socrate di rimando :aliora la divinit si sarebbe contraddetta, perch c' contraddizione neinomi, supponendo gli uni un concetto delle cose, gli altri un concetto opposto, peri l che o gli uni o gli altri non sono giusti. Cratilo

    1) C r a t i l o , 436 C.2) C r a t i l o , 436 D-437 D. Per decidere la questione tra i nomi cheaccennano moto e gli altri che accennano stare, Socrate ironicamente

    propone il criterio della maggioranza, e cio dice: vediamo se quelliche indicano moto sono i pi, se si, quello sar il vero.NaturalmenteCratilo rifiuta di accettare un tale criterio ( C r a t i l o 437. D). Notiamo chequesto forse il primo caso in filosofia in cui si propone un tale criterio della maggioranza, criterio che, come noto, lo Stuart-Mill hapoi sostenuto, come qualche cosa di legittimo,nel campo morale per lastima, che si deve fare per certe azioni, le quali saranno buone se saranno come tali stimate ed attuate dalla maggioranza degli uomini.

    3) C r a t i l o , 438 C.

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    allora col solito ritornello risponde :quelli che sembrano i nomi falsi non sono nomi. Q u a l i ?, incalzaSocrate, gli uni o gli altri, quelli che indicano motoo quiete ? Non sapendo Cratilo che dire, Socrate siaffretta a venire alla conclusione di tutto quanto ildialogo ; dunque, egli dice, poich c' guerra fra inomi, per decidere fra essi e quindi anche per decidere sulla natura degli enti, necessario un benaltro criterio che non sia i l nome stesso, criterio superiore, discutere sul quale per cosa ben maggiore che da te e da me, per ora c' da contentarsi per lo meno di questo che gli enti non gi dainomi, ma molto da essi stessi si devono e ricercareed apprendere*).

    questo un velato accenno alla teoria delleidee ? Gi abbiamo risposto in modo affermativo,neh' opinione che ben poco significato avrebbe ilC r a t i l o di Platone, se non avesse alcun rapporto colproblema gnoseologico, risolto da Platone appuntoc o l l a teoria delle idee in genere, e co l l a dottrinadella reminiscenza in ispecie, n pi n meno diquello che sarebbe del T e e t e t o se tale rapporto nonesistesse anche in lui e per lui. E c o s , date le duenote tesi tradizionali sulla natura del linguaggio esposte da Ermogene e da Cratilo, Socrate non haaccettato n l'-una, n 1 altra, egli ha combattuto laprima per poter meglio far giustizia della seconda ;i l problema a poco a poco sotto Vassillo della sua

    1) C r a t i l o , 439. B.

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    N E L C R A T I L O DI P L A T O N E 29dialettica si spostato ed ingrandito, da psicologicoesso si fatto metafisico.

    Ermogene e Cratilo da Socrate dopo la disputadi quel giorno se ne saranno dipartiti non tropposoddisfatti : anche noi dopo la lettura del C r a t i l o ,pur ammirando Parte squisita d e l l ' autore, non cisentiamo per nulla persuasi dellasoluzione negativadata al problema, sembrandoci piuttosto che si sarebbe dovuto cominciare l dove il dialogo invecefinisce ; per riflettendoci pi bene, tosto ci accorgiamo che F agnosticismo di Socrate era forse ilmeglio che ci si poteva in proposito offrire, perchqualunque soluzione poteva infattiesserimpedimentoad arrivare l donde solo ha potuto o potr derivare a noi di tale problema una soluzione adeguata.

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    C A P I T O L O IILa filosofia del linguaggio

    nella speculazione greca dopo PlatoneS O M M A R I O : La speculazione del linguaggio nelle scuole socratiche mi

    nori ed in Aristotele. Punto di contrasto inproposito traPlatoneedAristotele. La dottrina del linguaggio degliStoici con riguardospeciale alla teoria dei S X T V . Le nuove vedute sull'origine dellinguaggio e degli elementi naturali della parola in Epicuro. Lafilosofia del linguaggio negli Scettici, gli Eclettici, i commentori diAristotele, Filone ed i Neoplatonici.

    L ' i n d i r i z z o cos alto e diremo quasi generososeguito da Platone nella discussione sulla naturadei nomi, la ricerca sui quali entr cos per luidefinitivamente nel campo sereno della f i losofia,dove, come avremo occasione di vedere in seguito,essa rimase poi a lungo sempre con dignit e decoro, era senza dubbio frutto diretto d e l l ' insegnamento di Socrate, i l grande paladino appunto dellapersonalit pedagogica della parola, per usare un'espressione del Prantl 1). Che ci sia, lo si puanche dedurre da quanto sulla natura dei vocabolisi disput nelle altre scuole, germinate d a l l ' inesau-

    1) P R A N T L , G e s c h i c h t e der L o g i k , Leipzig 1855, Voi. 1, pag. 29.

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    I L LINGUAGGIO NEI SOCRATICI MINORI 31

    ribile tronco socratico come altrettanti rami minorid i fianco al ramo principale della scuola di Platone.

    Considerassimo per i C i n i c i Antistene e tosto,come ci dice Aristotele *), vedremmo ben chiara ladistinzione tra conoscenza per concetto ed astrazione mentale, e ben riconosciuta V incompatibilitd i questa ad esprimere la complessit di qnella ;considerassimo invece per i Megarici Diodoro, etosto vedremmo che da lui si accentua quel sistemanoto nella storia della filosofia co l l a denominazioned i Nominalismo, che gi accennato nei Sof i s t i , gig i attraverso gli S t o i c i ebbe poitanta importanzaanche nello svolgimento della filosofia cristiana medievale

    2

    ). Ammetteva tra Valtro Diodoro che ginella parola come tale sta in modo pienamentedefinito il momento significativo del concetto, tantoche impossibile che vi sia parola ambigua edincerta, e quando nella parola e nel sentire pareche non ci sia accordo, egli perch si tratta diespressione oscura, non gi per ambigua, a m b i g u ie n i m v e r b i n a t u r a i l l a esse d e b u i t , u t q u i i d d i c e r e t ,d u o vel p l u r a d i c e r e t , n e m o a u t e m d u o vel p l u r a d i c i t ,q u i se s e n s i t u n u m d i c e r e 3 ) .

    per soprattutto in Aristotele che noi troviamoancor magnificamente affermata la nobilt che allaquestione dei nomi gi Socrate e dopo di lui Pla-

    1) A R I S T O T E L E , Metaph . V. 29, Vili . 3 ; Cfr. anche D I O G E N E L A E R Z I O .V I , 3.

    2) Cfr. P R A N T L op. cit. pg. 36, 373) G E L L I O , XI, 12.

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    32 LA F I L O S O F I A DEL L I N G U A G C I O

    tone avevano accordata, e come quegli per ci cheriguarda la logica ha pienamente compresa e svoltae sistematizzata la grande intuizione socratica delconcetto in contrapposto all ' antico particolarismosofistico L), cosi per ci che riguarda i vocaboli,egli appronfond maggiormente la loro vera natura,quale solo era stata appena adombrata da PlatonenelP ultima parte del C r a t i l o , stabilendo appuntoquella differenza a .loro riguardo tra contenuto storico, ed il loroesserecome instrumento di comunicazione, di pensiero che fu poscia feconda di tantirisultati i nd i s c u t i b i l i .

    L a dottrina aristotelica sulla natura del linguaggio si pu cos riassumere : sono suoni vocali tuttiquelli in cui la voce o sola od accompagnata strumento ~) ; sono quelli simbolio note, per usare laparola di Cicerone3), delleaffezioni, ^ a O r ^ a i a , de l l 'animo, come i caratteri sono note dei suonivocali;ora leaffezioni d e l l 'animo sono in tutti le medesime,come medesimi sono gli atti, rapatala, che ad essicorrispondono : diversi invece sono per i diversiuomini i suoni vocali che li ^possono esprimere,come diversi sono i caratteri : quelli adunque, ciogli atti, sono vere immagini delleaffezioni ed hanno,

    1) Cfr. P R A N T L , op cit. Voi. 1 pag. 95,2 ) A R I S T O T E L E , D eI n t e r p r e t a t i o n e 2. 16 e sgg. Avremo occasione

    pi avanti di conoscere l'importanza di questo passo dello Stagiritain rapporto alla Patristica ed alla Scolastica.

    3) C I C E R O N E , T o p .8. 35, dove si legge: I t a q u e hoc i d e m A r i s t o t e l e sOUJJL[3OXOV a p p e l l a i , q u o d l a t i n e est n o t a .

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    IN A R I S T O T E L E 3 3

    p e r dir c o s , carattere al tutto oggettivo, questiinvece, cio i suoni, non ne sono che isegni puramente arbitrari e soggettivi 1) .D a ci derivava per Aristotele Faltra dottrinaimportantissima, gi anche questa accennata da P l a tone, che d e l l 'uso e d e l l ' abitudine fa parecchievolte accenno, senza per dare alla loro portatau n a base sicura di stima; se le parole sono segniarbitrarli, evidente, diceva Aristotele, che il lorovalore, come strumento di pensiero, non sar fruttoc h e di unaccordodiquelliche le usano :2) ; nessunovocabolo in altri termini ha significazione per natura 3) ; ci certo per Aristotele, il quale pern o n ha voluto spiegarci poi perch essi sieno quelc h e sono, se cio essi sieno s o s i o fl-ost, per natura o per P opera di alcuni uomini, come pure era

    1) Giustamente il Bonghi (op. cit. pag. 178) mette a confronto contali dottrine aristoteliche le contrarie dottrine accennate da Platone,che i vocaboli furono trovati non per imitare gli altri suoni, maper imitare il concetto delle cose che indicano ( C r a t i l o 423 B.), e chei l nominare un atto come ogni altro atto (386 D. e sgg.) ; ci pare perche a confortare la propriatesiche Aristotele abbia veramente conosciutoi l C r a t i l o , il Bonghi avrebbe potuto ricordare quella parte di questoi n cui si parla degli atti, con cui 1' uomo pu manifestare le sue affezioni ( C r a t i l o 422 E-423 B.), che molto probabilmente lo spunto primodella dottrina aristotelica dei Tipayfiaxa |jxjjnrjjj,axa in contrappostoa i vocaboli semplicemente cnr] |it ,a.

    2) Vale la pena che anche qui noi richiamiamo le parolestessedi A r i stotele: sax-. X^oc, aTtas fiv ovjjiavx'.xs o$x SpYayov Ss, XV waTtsp sEpyjxa'. x a x auvfrVjX'yjv. ( D e I n t e r p . IV. 4).

    3) Aristotele nel passo citato del D e I n t e r p r e t . dice : tf'Jasi xwvvoj ixow oSsv san.

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    34 LA F I L O S O F I A DEL L I N G U A G G I O

    ammesso da Platone ; il contenuto storico dei sing o l i vocaboli, pur essendo distinto dal loro esserecome strumento di pensiero, non curato dallaStagirita che nega perci.alcun valore alla decomposizione del vocabolo per la ricerca del suo significato l) , come nega, e giustamente, come gisi detto a proposito d e l l ' opposta dottrina accennata da Platone, che vi possano essere nomi verio fals i .Sbarazzato cos il campo di tutti gli impacciche derivavano dalle considerazioni riguardanti leparole in quanto suoni, Aristotele in un passo famoso del D e a n i m a 2) stabilisce la differenza tra laparola d e l l ' uomo, ed i suoni emessi dagli altri animal i , differenza che sta appunto nel significato impresso a quelladellaimmaginazione(saviaoia).Tantoquella per come questi hanno comuni certe cond i z i o n i fisiche, tra cui la pi importante la presenzad e l l ' aria, e certe condizioni fisiologiche, sullequaliritorna spesso Aristotele, segnando in proposito alcuni insegnamenti, che poi restarono come punti fissidella scienza ulteriore 3).

    L a parte per pi importante delle dottrine di

    1) Cfr. BONGHI op. cit. pag. 180, e GIUSSANI op. cit. 110. Notiamoper che tale affermazione di Aristotele, la quale pure ebbe fortunanell' et di mezzo, fu in certo qual modoinfirmata delloStagiritastessoladdove egli ha formato parole nuove per dare colle etimologieragionedi un dato concetto, pensiamo per es. al 5ixacxyjg ed al gtyatos SxiS'^a saxi ( E t h . N i c ,V. 4. 9).

    2) A R I S T O T E L E , De anima II, 8.3 ) A R I S T O T E L E , D e h i s t . a n i m . II, 17 ; D e p a r t . a n i m . II, 17 e sgg. ;

    D e p h y s i o g n o m , 2 ; P r o b l e m . X X X I I I , 4.

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    IN A R I S T O T E L E 35

    Aristotele riguarda le parole in quanto instrumentidel processo intellettuale. Memore della d i m i n u t i oc a p i t i s inflitta al vocabolo da Antistene, e contrarioal l ' ottimismo manifestato in proposito da PlatoneAristotele confessa che il linguaggio purtroppo unespediente difettoso ed incerto per la ragione dell'uomo 2) ; oh se si potesse, dice lo Stagirita, nelragionare presentarci gl i uni e gli altri le cosestesse, senza passare attraverso i simboli di essi :le parole 3) Ci per impossibile, le parole adunque sono da stimarsi come utile a l l ' acquisto dellascienza 4), anzi esse stesse devono essere oggettodi studio, da qui, per esempio, la distinzione primamente affermata da Aristotele tra voci con senso(scovai orj[j.avTi7tat) e voci prive di senso (cptovaiaarrxaib), tra nome e verbo, tra 'vo a cio e pr^a 6).

    Quello che vale soprattutto per per Aristotele 1 agitarsi del pensiero, la formulazione cio delgiudizio come rapporto negativo e positivo di concetti e 1 attuazione del ragionamento come rapporto

    1) C r a t i l o 384 B .2) A R I S T O T E L E , El. Sopliist . 164 A. B .3) Anche questo un riflesso che dur poi, come vedremo, poi pertutta 1*et di mezzo fino al Cusano (Cfr. N I C O L C U S A N O , D e d o c t a

    i g n o r a n t i a , Lib. 1, cap. II).4) A R I S T O T E L E , D e sensu e t s e n s i b i l i , cap. I. Notiamo che la necessit del linguaggio per 'uomo fu poi sostenuta, come vedremo, an

    che dalla Scolastica, la quale per pot corroborare 1'argomento aristotelico con un altro, la non necessit della parola negli angeli; su talequestione si pu leggere quanto ha scritto Dante, anche in ci fedeleinterprete degli insegnamenti delle scuole, { D e v u l g a r i e l o q u i o I, 3).5) Cfr. G. B . Z O P P I op. cit. pag. 84 : con sensosonop. es. i nomi ;senza senso sono le particelle e 1' articolo.6) Cfr. BONGHI op. cit. pag. 179.

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    tra g i u d i z i i , da qui F insistenza di lui ad approfondire la differenza tra dialettica, retorica ed apodittica, tutte e tre unite nel fatto puramente estrinseco del linguaggio, ma divise profondamente perF uso, F attrito, e la relazione dei concetti e deig i u d i z i i , di cui ogni discorso risulta ed ogni veritdiscorsiva emana, tanto che mentre la prima non cip u dare che verosimiglianza e F incertezza de l l 'indistinto, e la seconda non per Aristotele, comedice il Boutroux *), che F applicazione della dialettica ai fini della politica, cio a certi fini pratici,l a terza ci d invece la verit e la certezza universale e necessaria della scienza 2). Anche in Platones i possono trovare tracce di tutto ci, ma solo A r i stotele, come vero creatore d e l l ' analitica dello spi-rito, ha saputo di tali cognizioni fare un sistemacompleto e sicuro, in cui i vocaboli entrano comeelementi secondarii in rapporto ai diversi suoni, dic u i risultano, e come elementi essenziali in quantoespressioni abitudinarie e concordate di tutte quelleoperazioni fondamentali dello spirito, per cui F uomoacquista la scienza e garantisce a se stesso diessere arrivato al possesso della medesima.

    E cos con Aristotele e per Aristotele le sortid e l linguaggio, considerato come materia di discus-

    1 ) B O U T R O U X , tudes d hstoire de p h i l o s o p h i e , Paris 1901, pag. 184*2) Su queste differenze stabilite da Aristotele tra dialettica ed apo.

    dottica e sui rapporti delle medesime colla retorica, laqualecollealtredue ha pure comune il linguaggio (STuaxVjjiYj r c a a a J JLST Xyoo s-c x , diceAristoteleinA n a l . p o s t . II, 19), cfr. P R A N T L , op. cit. pag. 76 e sgg.

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    N E L L E D O T T R I N E S T O I C H E 37sione filosofica, furono sempre pi unite alla sortedella logica, per quanto non manchino anche in lui,come ben nota il C roce 1), alcuni passi, in cui loStagirita pare accenni ad isolare la funzione l i n g u i stica della funzione propriamente logica, ed a porlainsieme co l la funzione poetica ed estetica ; essi sonoquello 2), in cui Fautore dichiara che oltre le proposizioni enunciative che dicono il vero ed il falsologico, ve ne sono altre che non dicono n il veron il falso, come le espressioni delle aspirazioni edei desiderii (S/KJ), e F altro 3), in cui Aristotelecritica un certo Busone, il ^uale aveva affermatoche una cosa turpe resta turpe con qualunque parolala si designi, ribattendo che lecoseturpi si possonoesprimere e con parole che le mettono sott'occhioin tutta la loro crudezza, o con parole che levelano.

    Dopo Aristotele la f i losofia del linguaggio ebbeancora nella tradizione filosofica ellenica cultoriinsigni, tra cui principalissimi gli S t o i c i ed Epicuro,pi l ig i quelli all ' indirizzo logico formale cosrigidamente affermato da Aristotele, tanto da r i u scire i veri concettualisti d e l l ' a n t i c h i t , pi libero egeniale questo nelle sue intuizioni profonde.

    Riattaccarono infatti gli S t o i c i il linguaggioalla mente (Savoia), e diedero origine a quella com-

    1) C R O C E op. cit. pag. 174.2) A R I S T O T E L E De Interpret. cap. IV.3) A R I S T O T E L E Rhet. ili. 2.

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    38 LAFILOSOFIA DEL L I N G U A G G I O

    plessa ed ancora oscura teoria del XS^TV, colquale ben difficile credere che essi volesserodistinguere la rappresentazione linguistica dalconcetto astratto, come pare accenni i lCroce eprimadel Croce lo Steinthal Partivano gl i S to i c i daun nominalismo tanto assoluto quanto in contrapposto al realismo di Platone. Zenone nega infattirisolutamente che le idee possano esistere in sestesse e per se stesse, esse sono v T u a p x t o L , ciosenza r ea l t , senza o b b i e t t i v i t , noiper possiamoacquistare le nozioni di qualit accidentali, di cuiqueste idee sono suscettibili, e per conseguenzadar loro deipredicati, rcpoorjYopias 2) .

    D a tale premessa e dalla teoria sensistica gnoseologica per cui si affermava'dagli S t o i c i la sensazione essere i l principio di ogni conoscenza,dalla sensazione nascere ilricordo, dairicordi mult ip l i Fesperienza, dairagionamenti sulF esperienzae dalla combinazione finalmente dei concetti lascienza, rampolla lateoria del Xewuv. D ifronte allatrattazione delle forme delle parole come ta l i , ciocomesemplicisuoni, la quale formava una delle partidella dialettica, ponevano gliS to i c ila dottrina del o r ^ a i -v jxsv ov , che entrava nel dominio della logica,deirapporti ciotra le paroleele cose ( z a T u p Y ^ a x a ) , chegli S to i c icredevano verirapporti di natura, datiiqualine derivava peressi laconcezione di qualche cosa

    0 H . S T E I N T H A L , G e s c h i c h t e der S p r a c h w i s s e n s c h a f t beid e a G r i e -c h e n und R m e r n , Berlin 1890-1 Voi. I, pag. 289-90, 293, 296,

    2) S T O B E O , Ecl. 1, 12.

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    NELLE DOTTRINE STOICHE 39di intermedio tra il pensiero e le cose, in cui leesigenze di entrambi venissero come ad associarsie diventare elementi di conoscenza l), mediante appunto il carattere della d i c ib i l i t . Inaltritermini Xsterano per gli S to i c i le cose espresse o suscettibilidi essere espresse, di essere cio trasportate nelmondo esterno per quel sistema di segni, che sichiama appunto linguaggio ; tali Xs7.i non eranole rappresentazioni o le immagini delle cose, comesi potrebbe credere a prima vista, perch le immag in i sono lo spirito stesso in questo od in queiraltro stato ; essi sono ancor meno le cose oggettiveche il linguaggio cercherebbe di elevare a l l 'esserecio di ipostasiare in qualche modo, perch le coseesistono per se stesse e dalla sfera del loro esserenon possano uscire ; no, XS%TV, come gi si disse,era un qualche di intermedio tra soggetto, ed oggetto,incorporeo p e r , vuoto diogni contenuto come i ltempo e lo spazio2) ; mentre la voce ed il suonodellavocee 1 oggetto sono dei corpi, i Xs*/.r non hanno esistenza che per la rappresentazione della ragione,e rappresentazione della ragione tale per cui 1 oggetto presentato presente alla ragione stessa, suscettibile di essere accettato, e di prendere unaforma razionale in base appunto all ' oggettivazione

    0 Ammonio ( A d A r i s t . D e i n t e r p r e t . f. 15 b.) chiama appunto ilX s x x v degli stoici piaov tra voVj.aaxa e u p y i i a x a (Cfr. C. P R A N T L ,op. cit. pag. 416).

    2) S E X T . EMP. Adv. Mathematicos, Vil i . II (Cfr. C P R A N T L . op. cit.pag. 416).

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    N E L L E D O T T R I N E S T O I C H E 41

    rale : in altri termini paragonando il linguaggio aduna superfice curva, il X f o g s u/ J j i r / o s ne rappresentala parte concava interna, ed il linguaggio espressivolaparte convessa esterna, mentre i l X s x x v di quellacurva sarebbe come la generatrice.

    A l l a teoria dei X s x i gli S t o i c i connettevano leloro dottrine logiche e le loro dottrine grammaticali,i l che era perfettamente naturale, perch dato che leidee ed il linguaggio non sono che le due facce delmedesimo fenomeno psicologico, il che ammettevano anche gli S t o i c i , ne derivava per essi la conseguenza che i X s x t d erano per le parole ci che ilgiudizio interno ( X 0 7 0 ? vO-L^sxo?) era per la proposizione che la formula ( X 0 7 0 C rcpocfopiy.?).Noinon insisteremo troppo su tali rapporti, solo ricordando la distinzione fra i XsTvu completi e che bastano a s stessi ( a t o x s X f j ) , e gli altri a cui manchiqualche cosa (XXircYj), fra quelli si ponevano le proposizioni categoriche (iw;j .aia),le interrogazioni, lequestioni *) e secondo Filone anche le imprecazionied i giuramenti 2), fra i secondi invece simettevano

    predicati (xarr^opT^aTa ), da distinguersi in accidentali od indiretti, ed in essenziali 0diretti. Comesi vede, qui siamo arrivati in piena grammatica,contrariamente a quanto era avvenuto in Aristotele,che dalla grammatica invece molto probabilmenteera partito per arrivare alla teoria delle categorie lo-

    0 Cfr. su ci SEX. EMP., P y r r h . H y p . ,I, 14. 65. e A. E D . C H A I GNET,op. cit. Voi. 11 pag. 107.2) PHILONIS, D e A g r i c u l t . , 161.

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    giche. Notiamo per che in fondo la teoria dei XsxrarkoisX-jj pu sotto un certo aspetto ricongiungersianche alla dottrina delle TupoXr^sic, o nozioni p r i mitive ammesse dagli S t o i c i , come qualche cosa diinnato, essendo ormai indubitabile che essi erano,in rapporto appunto allarcpoXKJ'J>si

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    N E L L E D O T T R I N E S T O I C H E 43composti. Ci vero, dobbiamo per aggiungereche nel C r a t i l o stesso si pu trovare il primo spuntodella dottrina stoica per una certa somiglianza o r i ginaria della parola c o l i ' oggetto da essa espresso.Non aveva forse detto Socrate che, per esempio,T r a cagione della sua mobilit serve benissimoper esprimere il moto, che il suono / invece opportuno per rendere tutto ci che e fine e sottile,che le sibilanti rappresentano benissimo il concettodi tutto ci che fa fiato e cos via l) ? Ora non siammetteva implicitamente con ci una somiglianzatra suono e cosa, pressoch simile a quanto era poiaffermato oagli S t o i c i 2) ? Del resto abbiamo in proposito un passo di S. Agostino3) sulia dottrina stoicad e l l ' imitazione che non ci lascia nessun dubbio

    1) C r a t i l o , 426 C-427 D.2) Cfr. A. G IE S S W E IN , D i e H a u p t r o b l e m e der S p r a c h w i s s e n s c h a f t ,

    Freiburg 1893, pag. 168.3) Ecco il passo di S. Agostino ( D e D i a l e c t i c a 6). S t o i c i a u i u m a n tn u l l u m esse v e r b ' u m , c u i u s n o n c e r t a r a t i o e x p l i c a r i p o s s i t . E t q u i ah o c m o d o s u g g e r e r e f a c i l e f u i t , si d i c e r e s hoc i n f i n i t u m esse q u i b u sv e r b i s a l t e r i u s v e r b i o r i g i n a t i i n t e r p r e t a r i s , e o r u m r u r s u s a t e o r i g i -n e m q u a e r e n d a m esse, d o n e c p e r v e n i a t u r co, u t res c u m s o n o v e r b ia l i q u a s i m i l i t u d i n e c o n c i n n a t , u t c u m d i c i m u s , a e r i s t i n t i n n i t u m , e q u o r u m h i n n i t u m , o v i a m b a l a t u m , t u b a r u m c l a n g o r e m , s t r i d o r e m c a t e n a -r u m ; p e r s p i c i s e n i m h a e c v e r b a i t a s o n a r e , u t i p s a e res, q u a e h i s v e r b i ss i g n i f i c a n t u r . Sed q u i a s u n t res, q u a e n o n s o n a n t , i n h i s s i m i l i t u d i n e mt a c t u s v a l e r e , ut si l e n i t e r v e l a s p e r e s e n s u m t a n g u n t , I c n i t a s v e l a s p e -r i t a s l i t e r a r u m u t t a n g i t a u d i t u m sic eis n o m i n a p e p e r i t : u t i p s u mlene, c u m d i c i m u s l e n i t e r s o n a t , q u i s i t e m e tasperitatem n o n e t i p s o

    n o m i n e a s p e r a m i u d i c c t ? l e n e est a u r i b u s , c u m d i c i m u s voluptas,a -s p e r u r n , c u m d i c i m u s crux. I t ares i p s a e a f f i c i u n t , u t v e r b a s e n t i u n -t u r . . . H a e c q u a s i c u n a b i i l a v e r b o r u m esse c r e d i d e r u n t , u b i sensus r e r u m c u m s o n o r u m sensu c o n c o r d a r e n t .

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    sulla portata di questa 4) e sulla somiglianza suac o n quanto gi era stato sostenuto da Platone 2).

    P e r trovare per una dottrina s u l l ' origine dellinguaggio ben pi precisa, che nei nostri tempiebbe un' influenza ben maggiore di tutte quante lealtre formulate d a l l ' antica speculazione ellenica,dobbiamo venire ad Epicuro. Il Bonghi ammirando1' altezza del concetto platonico sul linguaggio, inc u i egli vede il predominio di un elemento intellettuale, in quanto vi si afferma un' intima relazioned e l vocabolo e dei suoni articolati colle affezionid e l l ' animo e coi concetti della mente, giudica menono b i l i le posteriori teorie stoica ed epicurea, perchi n esse quella relazione sciolta e cos 1 elementointellettuale sopraffatto dal suo elemento naturale 3). Abbiamo gi visto come ci non sia perfettamente vero per ci che riguarda la dottrina stoica,consideriamo ora la dottrina epicurea e tosto ciconvinceremo, come gi ha dimostrato il G i u s -sani 4) che non lo nemmeno per essa.

    1) Dubbi invece ci sarebbero ancora se noi in proposito non avessimo che il passo di Diogene Laerzio (VII 83), in cui di tale imitazionesi trova pure un accenno.

    2) Da quanto sopra si dettoci paredipoterdedurreche non ripercussione di dottrina platonicasi'devevedere nelleparoledi Giovanni Sa-lisburiense citate dal D' Ovidio (op. cit. pag. 436), comeappuntoquestivorrebbe: I p s a q u o q u e n o m i n u m i m p o s t i l o a l i a r u m q u e d i c t i o n u m , e t s ia r b i t r i o h u m a n o processer, n a t u r a e quodamuoo o b n o x i a est, q u a mp r m o d u l o p r o b a b i l i t e r imtatur ; in tali parolenoipiuttosto sentiamo1' eco della dottrina stoica dell' imitazione, la quale nell' et di mezzodoveva essere conosciuta se non altro per il tramite di S. Agostino,autore tanto letto in tale et.

    3) B O N C H l , op. cit. pag. 182.4) C GIUSSANI, op. cit. pag. 129.

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    N E L S I S T E M A E P I C U R E O 45

    Anzitutto dobbiamo dire che il problema chePlatone ed Epicuro risolvono non lo stesso. PerPlatone, come si visto, era un naturale sottintesoche il linguaggio fosse tesasi, tutta la questione eradi vedere se la d-vu ; dei vocaboli fosse asi oaovfhjwfl, se cio nel porre i vocaboli i legislatoriavessero rifranta la natura delle cose da nominarsi,o li avessero invece posti per un accordo tra gliuomini stessi ; abbiamo poi visto come per Platonetale questione tradizionale nella f i losofia ellenicaabbia servito come occasione a trattarne un' altraben pi importante per lui,quella cio che si rifer i va alla conoscenzadella natura delle cose mediante

    i l linguaggio. Ora ad Epicuro tuttoci non interessache in linea diremo cos subordinata : la questionevera, fondamentale per lui quella che si riferivaveramente all ' origine del linguaggio, era cio quelladi vedere se tale origine si fosse iniziata per natura,come un fatto fisiologico e non piuttosto comeun' operazione pensata e voluta dagli uomini, ea risposta a tale questione, risposta che noi troviamo recisamente formulata nella lettera diEpicuroad Eudoto, che 1' embrione del linguaggio statacpcsei ; ossia i primi suoni espressivi furono emessiper fisiologica n e c e s s i t , tale embrione pergli uomi n i al l ' intento di farsi un utile strumento di comunicazione hanno sviluppato a vero linguaggioponendo (osasi) dei nomi alle cose, ma nel porrequesti nomi essi non hanno proceduto ad arbitrio,

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    ma ragionando (Xoviqup) e dietro certe analogie1 ).

    inutile che noi cerchiamo quidiindagarequanto anche in rapporto all' origine della linguas i a stato divinatore Epicuro, e come infondoinfondo egli non si discosti molto nella seconda partedella suateoria daPlatone;piinteressante sar invece per noivedere sopra quali appoggi diprin-cipi i e diesperienze unatale teoria poteva, secondol a mentediEpicuro, posarsi.

    Anzitutto spiegava egli i suoni della voce l i marla in relazione alla suadottrina fondamentaledegli atomi2), tali suoni cio sonoinrapporto arealiemissioni diatomi, chiamati daLucrezio p r i m o r d i o , et p r i n c i p i a v o c a m , iqualiemanano dai tessutidegli organi aventi diretta comunicazione c o l i ' ariaesteriore 3). Quello1 elemento naturale del linguagg i o , a cuiben tostosene aggiunge un altro, che Lucrezioancora chiama u t i l i t a s 4 ) , il quale posto di fiancoa l primo, come impulso alla suaattuazione, spiegaabbastanza bene perEpicuro ed i suoi ilsorgereprima del linguaggioepoi l'intervento della ragionenello sviluppodiquello.

    Come sispiega Vutilit dicuifacenno Lucrez i o ? Essa sispiega come unvero bisogno psico-

    0 C. GIUSSANI, op. cit. pag. 120.Sopra il linguaggio in Epicurocfr. anche E. Z E L L E R , op. cit. Ili, 416, e A.ED.C H A I G N E T , op. cit.Voi. II pag. 363e sgg.

    2) L U C R E Z I O , De rerum natura IV, 535.3) D I O G E N E L A E R Z I O , X. 53.4) L U C R E Z I O , op. cit. V, 1026.

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    NEL SISTEMA EPICUREO 47logico integrato dalle suaccennate condizioni f i s io logiche . Gli uomini, in altri termini, subisconoaffezioni (rc}?)) e ricevono impressioni mentali(

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    Deriva da ci laconseguenza che ogni parola contiene in s un significato che gli intimamenteper natura associato e che evidente per se stessoa tut t i1 ). Nessuna meraviglia adunque che E p i curo, come ci dice Cicerone2),tantoinsistesse sullaconsiderazione dei significati delle parole; ammettendosi infatti che 1'imposizioned' un nomead unacosa suppone la conoscenza immediata della medesima, conoscenza che, come sidisse, offerta dallanatura stessa, implicitamente si veniva a direche leparole infondo sono i segni dinozioni generali3):la conoscenza adunque possibile anche c o l i 'analisidi esse, senza cio lerisorse della logica, concepitacome arte di ragionare, appunto perch condizionelogicamente anteriore allinguaggio un'idea primaprodotta per le cose e concepita per un riguardodiretto, senza laquale Vuomo sitroverebbe perdutoin unamoltitudine infinita di impressioni e di sensazioni i n d i v i d u a l i , istantanee ed isolate, eparlandonon potrebbe pronunciare chesuonivuoti disenso 4) .anche in Empedocle ed Anassagora. D'altra parte in certo qual sensoanche Aristotele aveva opinato che non si pu pensare senza immagini(Cfr. A. ED. C H A I G N E T , op. cit. Voi. II pag. 373), orbene Epicuro atale opinione diede un fondamento pi esplicito, per conchiudere chenon vi pu essere pensiero non rivestito d'immagine, e che una rappresentazione vi tanto per gli intellegibili, come per i sensibili(Cfr. P L U T A R C O , Plact. P h i l . IV, 8. 9).

    1) Cfr. D I O G E N E L A E R Z I O , X 33, dove si dice: Ttavx ouv vjiaxtx i p & x o c , uTCOxexayuivov vapyg axi.

    2 ) C I C E R O N E , D e F i n i b i l i ir. 2.3) D I O O E N E L A E R Z I O , X . 35.4) D I O G E N E L A E R Z I O , X . 31 (Cfr. anche A. ED. C H A I G N E T , op. cit.

    pag. 350).

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    NEL SISTEMA E P I C U R E O 49Come si vede Epicuro viene per una via ben

    diversa e molto meno arbitraria ad ammettere latesi sostenuta da Cratilo, ed oppugnata da Platonenel dialogo che da quello prende nome, che cio leparole sono il migliore anzi Vunico modo che noiabbiamo per arrivare alla conoscenza della naturadelle cose

    A l l a seconda obiezione riguardante la diversitdi linguaggio per i popoli diversi, Epicuro rispondeva che tale diversit era in funzione delle 'diversit fisiologiche che distinguono nazione da nazione,per cuidiversi erano leaffez