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Paola Issa IL VIAGGIO IN EGITTO DI MUḤIBB AL-DĪN AL-ḤAMAWĪ 978-981 Eg. / 1571-1574 d.C. Laurea Specialistica

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Paola Issa

IL VIAGGIO IN EGITTO DIMUḤIBB AL-DĪN AL-ḤAMAWĪ

978-981 Eg. / 1571-1574 d.C.

Laurea Specialistica

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39Il viaggio in Egitto di Muḥibb Al-Dīn Al-Ḥamawī

INDICE DELLA TESI

Introduzione

Primo Capitolo: La “letteratura di viaggio” nell’Islām1.1. Il viaggio come pellegrinaggio1.2. Gli itinerari delle carovane del ḥajj1.3. L’organizzazione del ḥajj1.4. Il viaggio negli akhbār e nelle risāla1.5. Una nuova disciplina: la jūghrāfiyya 1.6. La letteratura di viaggio: la riḥla1.7. La riḥla nel Medioevo islamico1.8. L’uomo e il viaggio nel mondo islamico1.9. Il viaggio nel mondo arabo-ottomano

Secondo Capitolo: Il contesto storico e l’organizzazione dell’impero ottomano tra il XVI e XVII secolo 2.1 Il contesto storico tra XVI e XVII secolo, in cui visse il nostro

viaggiatore 2.2. L’organizzazione dell’impero ottomano tra il XVI e XVII secolo 2.3. L’Amministrazione territoriale e giuridica ottomana durante il

XVI e XVII secolo 2.4. Il contesto storico e l’organizzazione della provincia di Damasco sotto gli

Ottomani durante il XVI e XVII secolo

Terzo Capitolo: Il manoscritto di Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī3.1. Introduzione alla ricerca del manoscritto 3.2. Presentazione del manoscritto di Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī3.3. Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī: cenni biografici e opere3.4. Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī: il viaggio

Quarto Capitolo: Trascrizione e traduzione di parti del manoscritto4.1. Una conversazione erudita4.2. un viaggio via mare

Conclusione

Bibliografia

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TRASLITTERAZIONE DALL’ARABO

L’alfabeto arabo prevede sei segni vocalici, tre brevi a, i, u) o lunghe (ā, ī, ū). Questi ultimi sono da leggersi come se fossero doppi (aa, ii, uu).

Nell’elenco che segue, per ogni carattere dell’alfabeto arabo vengono riportati sia esempi in lingua europea, laddove esistono similitudini, e la descrizione dei fonema corrispondente.

Per le norme di traslitterazione dei nomi arabi si è adottato il seguente sistema:

’ colpo di glottide, laringale occlusiva sonora‘ forte contrazione faringale, faringale fricativa sonorab come in italianod come in italianoḍ enfatica della d, alveodentale occlusiva sonora enfaticadh come th nell’inglese, that, interdentale fricativa sordaf come in italianog come in italianogh come r nel francese rire, uvulare fricativa sordah come h nell’inglese, house, laringale fricativa sordaḥ come una h molto aspirata, faringale fricativa sordaj come g nell’italiano gelato, palatale affricata sonorak come c nell’italiano di carroḳ come q nell’italiano kh come ch nel tedesco nicht, uvulare fricativa sordal come in italianom come in italianon come in italianor come in italianos come in italianoṣ enfatica della s, alveodentale fricativa sordash come sc nell’italiano scena, prepalatale fricativa sordat come in italianoṭ enfatica della t, alveodentale occlusiva sorda enfaticath come th nell’inglese, thank you, interdentale fricativa sordaw come u nell’italiano, uomoy come i nell’italiano, ieriz come s nell’italiano, svoltaẓ enfatica della z, alveodentale fricativa sonora enfaticaPer le parole turche si usa il turco moderno.

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41Il viaggio in Egitto di Muḥibb Al-Dīn Al-Ḥamawī

Sintesi della tesi

L’intento di questo lavoro è quello di esporre con l’aiuto di una trascrizione, un manoscritto di una riḥla di un viaggiatore ottomano del XVI secolo, il ḳāḍī Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī. Si tratta di un manoscritto conservato alla Bibliothèque Nationale de France, Fonds Arabes, N° 2293, di cui esiste anche una parziale trascrizione curata da Muḥammad ‘Adnān al-Bakhīt, − Professore e Direttore del Centro Archivi della University of Jordan − che mi è stata di grande utilità.Gli spunti che il binomio uomo/viaggio offre sono numerosissimi e chiariscono, con aspetti tra loro diversi, − religiosi, etici, sociali, giuridici, economici e politici − la varietà e l’eterogeneità del mondo islamico. Ritengo di dover limitare geograficamente l’analisi alla regione del Medio Oriente, più o meno coincidente con l’itinerario del viaggiatore.Il primo capitolo prende in considerazione gli autori più antichi che nel mondo islamico hanno raccontato un pellegrinaggio, un periplo, un viaggio. Dagli akhbār alle risāla, dalla jūghrāfiyya alla riḥla vera e propria (genere letterario nato nel XII secolo e sviluppatosi, anche nel mondo occidentale con i carnets de voyages), forniscono una panoramica sul tema del viaggio.Si passa quindi a considerare il periodo storico e l’organizzazione dell’impero ottomano in cui visse l’autore, il ḳāḍī Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī, 1542-1608, esaminando l’organizzazione dell’impero ottomano negli aspetti economici, sociali, giuridici e religiosi.La parte centrale, il terzo capitolo dell’elaborato, racconta il difficile reperimento del testo originale, analizza il manoscritto del viaggiatore Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawi, studia la biografia dell’autore: egli non è né un geografo, né un mercante, né un pellegrino ma un ḳāḍī, un giudice hanafita, che inizia il suo viaggio avendo ricevuto l’incarico di accompagnare il ḳāḍī al-ḳuḍāt Jāwī Zādah a dirimere un contrasto tra la Porta Ottomana e la comunità cristiana di Gerusalemme, sorto in seguito alla trasformazione di una moschea in chiesa cristiana. Un viaggio, svoltosi dal 1571 al 1574, che lo conduce attraverso i

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territori del Dār al-Islām, da Damasco a Gerusalemme al Cairo fino al rientro a Damasco.Infine, nel quarto capitolo, sono riportate la trascrizione e la traduzione di due parti del manoscritto, relative a momenti interessanti: una conversazione erudita con sottili disquisizioni linguistiche e la descrizione di un viaggio via mare per raggiungere i propri cari. Ognuno dei temi indagati merita ulteriori approfondimenti da condurre, attraverso la ricerca di nuovi documenti, ancora giacenti e non analizzati.

ANNO ACCADEMICO: 2007/2008RELATORE: Prof.ssa Maria Pia Pedani CORRELATORE: Prof. Eros Baldissera

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TERZO CAPITOLO: IL MANOSCRITTO DI MUḤIBB AL-DĪN AL-ḤAMAWĪ

3.1. Introduzione alla ricerca del manoscritto I racconti di viaggio sono oggi al centro di un interessante dibattito scientifico1, pur tuttavia pochi sono gli studiosi che si sono interessati, come già detto pre-cedentemente, alla letteratura su tale argomento prodotta in area arabofona in epoca ottomana. Poche sono dunque le opere di questo genere studiate o tradot-te e pure scarsi sono i repertori che ne danno notizia. In particolare, scorrendo il volume di Stephane Yerasimos2, intitolato “Les vo-yageurs dans l’Empire Ottoman, XIV°-XVI° siècles” ci si imbatte in alcuni viaggiatori arabi che descrissero la loro esperienza: ad esempio il damasceno Abū al-Barakāt Muḥammad Badr al-Dīn al-Ghazī3 (1499-1576), che, alla mor-te del padre, partì da Damasco per Costantinopoli nel 1530 per la riconferma del suo posto di ‘alīm, oppure come il turco Ḳutbuddīn Makki, Abū Tālib4 (1511-1583), scrittore arabo − che compose nell’anno 991/1583 un trattato su-gli Abissini da un trattato di al-Suyūṭī − che fu inviato, nel 1557 dallo shaykh della Mecca, come ambasciatore a Costantinopoli per lamentarsi delle azioni commesse dal comandante dei giannizzeri nella medesima città5, o ancora Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī che nel 1571 accompagnò il ḳāḍī al-ḳuḍāt di Dama-sco prima a Gerusalemme, poi al Cairo e infine proseguì per Costantinopoli. 1 Per esempio il Convegno “Tropics of travel”, tenuto nel dicembre 2007 all’Università Ca’ Fo-scari di Venezia, e organizzato dall’Università Ca’ Foscari con l’Institut National des langues et civilisations, Paris, Université de Liège, e dal Dipartimento di Studi Eurasiatici di Venezia. 2 Cfr. Stephane Yerasimos, Les voyageurs dans l’Empire Ottoman, cit., pagg. 9-96. 3 Abū al-Barakāt Muḥammad Badr al-Dīn al-Ghazī, Cfr. S. Yerasimos, Les voyageurs dans l’Empire Ottoman, cit., pag. 169. 4 Cfr. Al-Bukhārī, Muḥammad ibn‘Abd al-Bākī Abū‘l-Ma‘ālī ‘Alā’ al-Dīn al-Makkī (1511-1583), Cfr. C. Brockelmann, Al-Bukhārī, in E . I. 5 Ḳutbuddīn Makki, Cfr. S. Yerasimos, Les voyageurs dans l’Empire Ottoman, cit., pag. 248.

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Un altro viaggiatore, Abū Ḥasan Alī bin Moḥammad al-Tamghrūti6, marocchi-no di Tamghrūt, (morì a Marrākesh nel 1594/95), occupò senza dubbio una funzione ufficiale alla corte del sovrano Abū al-Abbas Aḥmad al-Manṣūr al -

Dhahabi (1578-1602)7. Fu incaricato dallo stesso re di portare un’ambasciata al sultano di Costantinopoli, Murad III, e in questa occasione scrisse una relazio-ne di viaggio che intitolò al-nafaḥāt al miskiya fi’l-sifāra al turkiyya, un viag-gio che durò dal 1589 al 1591, e in cui si trovano interessanti informazioni sul-la corte marocchina8. Tra questi autori, il più interessante mi è apparso Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī, soprattutto per l’itinerario del suo viaggio che copre l’area della Siria, dell’Egitto e della Turchia. Poiché il manoscritto non è mai stato tradotto in altra lingua ma soltanto in par-te trascritto, la ricerca è stata laboriosa, percorrendo tutti gli indici islamici, Fonds Arabes della Bibliothèque Nationale de France. Dal ritrovamento delle coordinate del manoscritto al recupero del fac-simile sono passati alcuni mesi. Le stesse difficoltà sono state riscontrate per reperire il volume contenente la trascrizione di parte dell’opera, eseguita da Muḥammad ‘Adnān al-Bakhīt9, (Professore alla University of Jordan di Amman, direttore del Centro Archivi della University of Jordan, e Presidente di al-Bayt University di Mafraq, in Giordania) ricevuta, dopo molte traversie burocratiche dall’Indiana University Library. Nel momento in cui si sono ricevuti i due testi, si è iniziato ad esaminarli, e con gran sorpresa, le fotocopie del manoscritto sono risultate completamente in di-sordine, senza una corretta impaginazione. Dopo una lunga e corretta re-impaginazione che non si sarebbe fatta facilmente senza l’aiuto della trascri-zione, si è potuto, finalmente, iniziare ad analizzare il testo. 6 Cfr. Abū Ḥasan Alī bin Moḥammad al-Tamghrūti, vedi Yerasimos, Les voyageurs dans l’Empire Ottoman, cit., pag. 399. 7 Abū al-Abbas Aḥmad al-Manṣūr al Dhahabi, fu sesto sovrano della dinastia marocchina dei Sa‘didi. Cfr. E.Levy Pronvençal, al-Tamghrūti, in E.I. 8 Cfr. E. Lévi –Provençal, al-Tamghrūti, in E.I. 9 Cfr. Muḥammad ‘Adnān al-Bakhīt, ḥādī al-aẓ ‘ān al-nağdiyya ilā al-diyār al-miṣriyya, dirāsa wa taḥqīq, Manṣūrāt Ğami’at Mu’ta, Amman, 1413eg./1993d.C, (Giordania). Un esemplare si conserva anche presso la British Library, a Londra, cit., pag. 19. D’ora in avanti, al-Bakhīt, Manṣūrāt.

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3.2. Presentazione del manoscritto di Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī10 Il manoscritto preso in esame si trova presso la Bibliothèque Nationale de Fran-ce (Parigi) e fa parte dei “manuscrits orientaux fonds arabes” sotto il numero 2293. Nel frontespizio si legge11:

الشحنه الشيخ بن الدين محب القاضي االديب الڪامل موالنا الفاضل رحلة ھذه Questo è il viaggio del rispettato nostro signore, esemplare letterato e giudice Muḥibb al-Dīn bin al-shiḥna12

Frontespizio

10 Cfr. Bibliothèque Nationale de France, Manuscrits Orientaux, Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī, N° 2293, Paris. D’ora in avanti da ms. Muḥibb. 11 Cfr. ms. Muḥibb, cit., frontespizio. 12 Il termine al-shiḥna, appartiene al titolo dell’amministrazione militare del mondo islamico o-rientale medievale. A partire dal IX secolo il termine, nel senso più generale, designò un corpo di uomini armati che assicuravano la guardia e il controllo di una città. Comunque il shiḥna era considerato il governatore militare della città, oppure del distretto in cui era stato eletto. La sua funzione era quella di assicurare l’ordine pubblico, la sicurezza delle strade. Presiedeva il dīwān, era responsabile al pagamento delle tasse, e certe volte poteva applicare le ordinanze del ḳāḍī. Cfr. Ann K.S. Lambton, shiḥna, in E.I.

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الجزري حلمي لحسين تضمين Componimento di Ḥusayn Ḥilmī al-Jazarī13

جفنه صافح حين عيني دمع تبڪي Scendono le lacrime dei miei occhi quando le sue sopracciglia

مجردا غضبا منه واشڪو حبفني toccano delicatamente le mie e mi rattristo per esse di una mera arrabbiatura

بالعلى السيف موضع في الندي ووضع Il mettere le tenerezze al posto delle spade in alto

مضر ڪوضع الندي موضع في السيف è nocivo come mettere la spada in un luogo delicato

تعالي هللا حفظه القاظي افندي محمد Muḥammad Efendī il giudice, che Dio altissimo lo protegga

شعرالمرء نسخة العمر أحدق ٠٠ فيه في وااليام الڪتاب La poesia dell’Uomo rappresenta una copia della sua età e dei suoi giorni in es-sa [..] i scrittori preferiti (pupille)

منه ألم فاذ نسخته ما يبضته شيب من التراب Se in essa contiene ciò che hai scritto che lo renda puro dall’impurità della terra Nell’antiporta del manoscritto si trova quanto segue14: Arabe N° 2293 Hoc manuscriptum arabicum in 41 complectitur folia, quae absque numero ar-timetico, vocabulis tantum ad finem paginarum appositis, designantur, estque pessime scriptum, et aluta flava ligatum, ac continet historiam in modum diarii factam, qua narratur iter, quod quidam Judex nomine Mohjiddinis ebn schuhna suscepit, cum in suam patriam Aleppum peracto Damasci sui muneris seu di-gnitatis tempore rediturus discessit anno egyrae 978/I.C.1570, absoluta fuit huius libri scriptura anno egyrae 1017/I.C. 1608.

Joseph Ascari 1736

13 Due volte gran visir nell’impero ottomano, Ḥusayn Ḥilmī Pasha, nacque a Mitilene - capoluo-go di Lesbo, isola greca del mar Egeo - nel 1855. Di origine modesta era il figlio di un semplice commerciante. Dopo aver ricevuto un’istruzione tradizionale, imparò il fiḳh e il francese con ma-estri privati ed entrò nella burocrazia locale nel 1874. Visse a Mitilene per nove anni, poi nel 1883 prese servizio a Aydīn (Siria) e a Baghdad dove divenne wālī, governatore dello Yemen nel 1898. Nel 1903 fu nominato ispettore generale della Macedonia in qualità di funzionario incari-cato a realizzare il piano di riforma di questa provincia. Dopo la rivoluzione costituzionale del 1908 divenne ministro dell’interno ma dovette dimettersi poi venne rieletto una seconda volta nel 1909, ma dovette dimissionare nuovamente. Rimase sempre nell’ambiente politico, diventando prima ministro della giustizia e poi ambasciatore a Vienna, dove morì nel 1912. Cfr. F. Ahmad, Ḥusayn Ḥilmī Pasha, in E.I. 14 Cfr. ms. Muḥibb, cit., antiporta.

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Antiporta del manoscritto Arabo N° 2293 Come dice Joseph Ascari, questo manoscritto arabico comprende 41 fogli, che sono designati invece che con un numero aritmetico, soltanto da vocaboli posti alla fine delle pagine, ed è stato scritto in forma pessima, e rilegato con una pelle sottile di colore dorato, e contiene la storia resa in forma di diario nella quale è narrato il viaggio che intraprese un tale giudice di nome Muḥibb al-Dīn ibn Shuhna quando, essendo sul punto di ritornare nella sua patria Alep-po, terminato ormai a Damasco il tempo della sua carica, partì nell’anno dell’egira 978/I.C.1570. La scrittura di questo libro fu completata nell’anno dell’egira 1017/ I.C. 1608.

Joseph Ascari 1736 Secondo quanto riportato nei cataloghi della Bibliothèque Nationale de France, il manoscritto venne redatto il giovedì 7 Dhū‘l-ḳa‘da 1017 eg15./giovedì 12

15 Il calendario islamico comprende 354 giorni ripartiti in 12 mesi lunari di 29 e 30 giorni. L’inizio, stabilito dal secondo califfo ‘Umar (634-644), corrisponde al venerdì 16 luglio 622 (ve-nerdì 1 muḥarram), ovvero il primo giorno dell’anno lunare in cui avvenne l’ègira (l’anno della

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febbraio 1609 d.C., quindi un anno dopo la morte dell’autore. Esso fu acquista-to agli inizi del XVIII secolo a Costantinopoli e fu preso in esame da Joseph Ascari, padre maronita della prima metà del Settecento, attaché alla Bibliothè-que Nationale de France come interprete per le lingue araba e siriaca. Nell’ambito del suo lavoro Ascari redasse un certo numero di cenni storici rela-tivi ai manoscritti di lingua araba e siriaca, giunti nella Biblioteca Reale di Pa-rigi dopo il 1682. Numerosi manoscritti arabi della Biblioteca recano quindi annotazioni di Ascari relative all’autore e al contenuto16. Questa copia del manoscritto, che contiene i due viaggi del ḳāḍī Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī, è composta da 42 fogli, con una base di circa 10 cm. e un’altezza di 16 cm, e ogni pagina contiene tra le 29 e le 34 righe. La prima parte del manoscritto non ha un titolo iniziale, ma già nelle prime ri-ghe l’autore dice quanto segue:“ḳaṣadtu an uthbita fi hādhihi al’awrāḳ riḥlati ilā al-diyār al-miṣriyya” ( المصرية الديار الى رحلتى وراقألا ذهت في ھدت أن أثبقص ), “io mi prefiggo di fissare in questi fogli il mio viaggio in Egitto”17. Questa parte è composta da 21 fogli, con una lunghezza per ogni pagina di circa 31 righe. All’esame paleografico la calligrafia risulta essere il talık ottomano, che fu am-piamente utilizzato in testi religiosi, che ben si adatta con la professione eserci-tata da Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī, e, sotto Ahmed III (1703-1730) venne adot-tata anche come scrittura epigrafica.

Talık ottomano

migrazione, ḥijra, di Maometto dalla Mecca a Medina, avvenuta il 20 settembre 622). Cfr. R.S. Humphreys, Ta’rīkh, in E. I. 16 Si possono trovare cenni biografici e storici scritti dallo stesso Joseph Ascari all’inizio del Ca-talogo dei manoscritti arabi 590-1120, che si possono consultare sul web BNF al seguente indi-rizzo, Cfr. http://www.bnf.fr/pages/zNavigat/frame/catalog.htm?ancre=catalogues_num.htm, 12/10/2008. 17 Cfr. ms. Muḥibb, cit., c. 1r .

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Inoltre vi sono inclusi dei versetti del Corano o versi di celebri poeti, come si usava in quel tempo. Non vi sono quasi mai glosse a margine, se non raramen-te, e ogni pagina viene numerata con la parola con cui termina la pagina prece-dente, come si usava all’epoca. Questa prima parte del manoscritto che riporta il viaggio da Damasco a Gerusa-lemme fino al Cairo inizia nell’anno 978 eg./1571 d.C. e si conclude quando Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī viene destituito dal suo posto di ḳāḍī a Ḳaḍmūs (Ṭarṭūs), nell’anno 981 eg./1573 d.C. La seconda parte del manoscritto comincia con le parole: bawādī al-dumū’al-‘andamīyya bi-wādī al-dīyār al-rūmīyya, ( بوادي الرومية الديار بوادي العندمية الدموع )18, “le vallate di lacrime rosso cupo in terra di Rūm”19. Anche qui non vi è un tito-lo ma appare come continuum della narrazione. È composto da 21 fogli, con 27 a 32 righe per ogni pagina. Vi sono alcune glosse a margine e correzioni, lo stesso tipo di indicazione delle pagine, e la calligrafia è sempre la medesima. Questa seconda parte del manoscritto riporta il viaggio da Aleppo nell’anno 981 eg./1574 d.C. fino a Costantinopoli dove l’autore assiste all’incoronazione del Sultano Murad III (1574). La riḥla si conclude in questa città nell’anno 983 eg./1575 d.C. Come detto precedentemente, solo una parte del manoscritto è stato trascritta da Muḥammad ‘Adnān al-Bakhīt, e precisamente la prima parte del viaggio, da Damasco a Gerusalemme, fino al Cairo, mentre la seconda parte, quella in cui Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī visita Costantinopoli e assiste all’incoronazione del sultano Murad III, non è stata presa in considerazione da questo autore e risulta essere ancora inedita. ‘Adnān al-Bakhīt è riuscito a rintracciare ben cinque co-pie del manoscritto20. La prima copia si trova presso l’Università di Cambridge sotto il numero QQ129, codice K 21. Contiene entrambi i viaggi sotto i titoli:

المصرية الديار إلى النجدية األظعان حادي22 , mentre il secondo

.23بوادي الدموع الرومية ديارال بوادي العندمية 18 Cfr. ms. Muḥibb, cit., c. 21r. بوادي 19 الرومية الديار بوادي العندمية الدموع Bawādī al-dumū’ al-‘andamīyya bi-wādī al-dīyār al-rūmīyya - Bawādī (pl. di بادية Badīat pag.171 del Lane=deserti, vallate); al-dumū’ (pl. di دمع, lacrima) al-‘andamīyya (عندمي العندمية , pag 984 v.v. rosso cupo ). Rum è il nome delle antiche terre bizantine. Si considera la parte europea dell’Impero Ottomano. “le vallate di lacrime rosso cupo in terra di Rūm”. 20 Cfr. al-Bakhīt, Manṣūrāt, cit., pag. 19. 21 Cfr. al-Bakhīt, Manṣūrāt, cit., pag. 19. 22 “Il viaggiatore dal Najd fino in Egitto”.

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È la più completa delle copie prese in considerazione da Adnān al-Bakhīt, e at-testa che è stata riprodotta da un manoscritto antecedente. La prima parte del viaggio è composta da 37 fogli, con una lunghezza per ogni pagina di 21 righe, una base di 9 cm e un’altezza di 16 cm. Scritta con una calligrafia chiara, vi so-no delle glosse a margine con molte citazioni, scritte dallo stesso copiatore, che richiamano versetti del Corano o rime di poesie che lo stesso al-Ḥamawī aveva scritto. La seconda copia si trova presso la Biblioteca ‘Atef Efendī di Istanbul, sotto il numero 203024, si intitola È composta da .25 الرومية الديار بوادي العندمية الدموع بوادي38 fogli, con una lunghezza per ogni pagina di 19 righe, una base di 6 cm e un’altezza di 13 cm. La calligrafia del copiatore è elegante e ai margini, molte citazioni sul testo e sugli autori dei versi trattati. Inoltre, vicino al testo vi sono delle glosse, con una scrittura diversa dall’originale, che iniziano sempre con la parola “forse” a cui si aggiunge un commento. La terza copia si trova presso la Biblioteca Nazionale al-Ẓāhirīyya di Damasco, sotto il numero 6985, codice Z26, racchiude entrambi i viaggi, ed ha il seguente titolo:

.27ھذه رحلة موالنامحب القاضي الدين الحموي السماة بحادي األظعان النجدية آمين تعالى هللا رحمه ،المصرية الديار إلى

Ogni pagina ha una lunghezza di 21 righe, una base di 9 cm e un’altezza di 16 cm. Scritta con una calligrafia chiara e leggibile, non contiene ai margini delle glosse ma i commenti sono inseriti all’interno del testo. Anche la quarta copia si trova presso la Biblioteca Nazionale al-Ẓāhirīyya di Damasco, sotto il numero 8387 codice R28 e reca il seguente titolo

المصرية الديار الى زاده جوي مع الدين محب لقاظي .29ھذه رحلة Ogni pagina ha una lunghezza di 19 righe, ha una calligrafia ordinaria, poco precisa e vi sono alcune glosse, ma mancano parti del viaggio.

23 “le vallate di lacrime rosso cupo in terra di Rūm”. 24 Cfr. al-Bakhīt, Manṣūrāt, cit., pag. 20. 25 “le vallate di lacrime rosso cupo in terra di Rūm”. 26 Cfr. al-Bakhīt, Manṣūrāt, cit., pag. 20. 27 “Questo è il viaggio di nostra eccellenza il giudice Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī, detto il viaggia-tore dal Najd fino in Egitto”. 28 Cfr. al-Bakhīt, Manṣūrāt, cit., pag. 21. 29 “Questo è il viaggio del giudice Muḥibb al-Dīn assieme a Jāwī Zādah fino in Egitto”.

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La quinta copia si trova presso il Bil di al-Ẓāhirīyya, sotto il numero 81, codice L30. È composta da 90 fogli, ed ogni pagina ha una lunghezza di 21 righe. Ha una calligrafia comune, non vi sono delle note e contiene entrambi i viaggi.

Nella storia e nella cultura del mondo arabo prima, e del mondo islamico dopo, il viaggio è stato una realtà predominante. La mobilità era già consolidata nel VIII secolo e non riguardava solo il nomadismo delle tribù arabe oppure l’attività commerciale: il pellegrinaggio, in quanto uno dei cinque pilastri fon-damentali del Corano, era un movente del viaggio per ogni “buon musulmano”, che almeno una volta nella vita doveva recarsi alla Mecca. Di pari passo al ḥajj, sotto i diversi regni, abbaside, fatimide, ayyubide, mame-lucco e infine sotto l’impero ottomano, il viaggio incominciò ad evolversi in viaggio alla ricerca della conoscenza. L’uomo musulmano, dal IX secolo in poi, percorse il mondo islamico in lungo e in largo, narrando ciò che vedeva e raccontando le esperienze vissute, ma quasi sempre restando dentro i confini del Dār al-Islām, che costituiva l’insieme dei territori sottomessi all’autorità islamica, dalla Spagna all’Africa del Nord, dall’Iran, all’Asia Centrale, dall’India, alle Maldive fino all’Africa subsahariana. L’uomo pellegrino-viaggiatore raramente era uscito da questo confine territo-riale, poiché si era sempre sentito protetto in questa umma che gli somigliava, in questo spazio “accomunato da un vivere insieme voluto da Dio, e a lui già noto”, in questo mondo in cui la lingua araba era la lingua di comunicazione tra le diverse popolazioni. Era rassicurato da questa immagine unitaria, da que-sto spazio pensato come “proprio”, anche se questo territorio era formato da culture e mondi diverse, esotici e ignoti, ma allo stesso tempo anche simili. Al pellegrinaggio religioso si affiancava una mobilità dei dotti musulmani, i quali con i loro viaggi alla ricerca della conoscenza, svolgevano anche un ruolo fondamentale di diffusione di una cultura omogenea. Nel mondo islamico at-traverso le conquiste si realizzava un’unità territoriale a cui non corrispondeva però un’unità normativa, che gradualmente si affermava in varie forme, grazie anche a questa forte mobilità interna31. Il viaggio, dal XII secolo in poi, diventava una necessità intellettuale per colui che voleva ricevere l’insegnamento di un maestro al fine di poter trasmettere a

30 Cfr. al-Bakhīt, Manṣūrāt, cit., pag. 21. 31 Cfr. G. Calasso, Esperienze e scritture di viaggio, cit. pag. 406.

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sua volta legittimamente, il sapere, ma era anche una missione affidata ai saggi per realizzare un mondo con una propria identità, che si estendeva in tutto il Dār al-Islām32. L’autore è un intellettuale musulmano-ottomano che rispecchia l’epoca in cui vive: è un esperto di esegesi coranica e di diritto, nonché di filosofia, conosce il turco e il persiano. Il suo diario di viaggio riflette tutti questi interessi, e allo scopo del viaggio egli unisce, in maniera incalzante, il talab ‘l-‘ilm, la ricerca dei dotti locali con i quali poter scambiare opinioni e notizie: è questa la moti-vazione di essere una riḥla fī ṭalab al ‘ilm. Questa ricerca di uomini colti, di letterati nelle diverse città dove giunge, è il filo conduttore dell’intero manoscritto. Dopo aver ricordato le tappe del viag-gio, che sembrano essere quasi irrilevanti, la sua attenzione si concentra sull’incontro con questo o quel dotto, con questo o quel letterato, riportando le conversazioni erudite, intrise di citazioni poetiche e versetti coranici. Muḥibb al-Dīn visita eminenti dotti del suo tempo, i cosiddetti ‘ulamā’, dai quali riceve scienza e virtù. A Gerusalemme, ad Al-Khalil (Hebron), al Cairo e in altre città del Vicino Oriente musulmano visita anche le tombe dei santi, per attingerne la bāraḳa, le influenze spirituali, e cerca – come farà per tutta la vita – il contatto con gli uomini straordinari del suo tempo. Queste descrizioni sono intervallate da altre dove emerge l’emotività dell’uomo: racconta delle sue indecisioni, delle sue paure, ma anche delle lette-re di cittadini che elogiano il suo operato, o di momenti di sfiducia legati ad uno smarrimento, a una “depressione”, come quando viene sostituito negli in-carichi. Ma egli saprà sfruttare bene le occasioni che si presenteranno man ma-no, grazie all’amicizia e alla devozione nei confronti del ḳāḍī al-ḳuḍāt Jāwī Zā-dah’, che ogni volta sarà il suo “salvatore”. Da questo primo viaggio nasce nell’autore l’esigenza non tanto di tornare a ca-sa quanto quella di intraprendere un nuovo viaggio. Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawi esprime questo suo desiderio solo alla fine della riḥla, quando racconta il suo disorientamento al ritorno a Damasco: “Sono rimasto a Damasco un periodo e mi sono sentito emarginato, e nella mia mente ho pensato di andare a Istanbūl, ed ero nell’incertezza se farlo o meno [..].

32 Cfr. H. Touati, Islam et voyage, cit., pag. 301.

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Ho pensato che il viaggio a Istanbūl era una cosa necessaria, e in quel momen-to mi hanno chiesto di fare un viaggio in terra di Rūm, e che scriva in questo viaggio gli avvenimenti giornalieri, perché sia la coda di questo viaggio [..] ed ho pensato di intitolarla con un nome adeguato che conviene alla situazione e alla posizione e dargli l’onore che essa merita e l’ho chiamata “le vallate di lacrime rosso cupo in terra di Rūm”33. Dunque un nuovo viaggio, una nuova tappa della vita e una nuova riḥla che verrà scritta dal ḳāḍī Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī. Scriverà anche del suo secon-do viaggio verso Costantinopoli in cui assisterà all’intronizzazione del sultano Murad III, avvenuta nel 1574. Ma il viaggiatore modello, come rileva lo scrittore maghrebino Touati, è colui che, superando la sua frontiera culturale, va “altrove” per confrontarsi con se stesso, mentre nell’Islām, coloro che vengono considerati “grandi viaggiatori” non sono quasi mai usciti dallo spazio geografico del loro credo religioso. Essi non si spostano per scoprire, alla maniera occidentale, la loro identità nello specchio dell’Altro. Anziché andare “altrove”, gli uomini dell’Islām, viaggiano nel proprio spazio, nel Dār al-Islām. Il loro pensiero, prima di essere psicologi-co, estetico o filosofico è di ordine dogmatico34. Il fatto di muoversi quasi sempre in spazi pensati come “propri” ha prodotto, come effetto collaterale, una sorta di restringimento mentale degli spazi che sembra aver attutito nei viaggiatori musulmani la percezione “dell’alterità”, conducendo a tacerla o a pensarla soltanto in termini di “differenza”35. La cultura araba-ottomana è tuttora prigioniera nelle proprie biblioteche. Ci so-no centinaia e centinaia di libri molto preziosi che non si conoscono, c’è una grande necessità di tradurre nelle altre lingue quelli che sono i libri fondamen-tali in tutti i campi della conoscenza. Spero che in questo lavoro si colga il desiderio di comunicare a quanti sono in-teressati, l’entusiasmo della ricerca di testi meno noti ma certamente molto utili per la conoscenza di un mondo ancora da interpretare nelle sue sfaccettature più recondite. 33 Cfr. ms. Muḥibb, cit., c. 21r. – al-Bakhīt, Manṣūrāt, cit. pag. 96. 34 H. Touati, Islam et voyage, cit., pag. 301. 35 G. Calasso, Esperienze e scritture di viaggio, cit., pag. 406.

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FONTI

- Muḥibb al-Dīn al-Ḥamawī, Bibliothèque Nationale de France, Manuscrits Orientaux, Muḥibb al- Dīn al-Ḥamawī, N° 2293, Paris. D’ora in avanti da ms. Muḥibb. - al-Bakhīt M.A., Ḥādī al-aẓ ‘ān al-nağdiyya ilā al-diyār al-miṣriyya, dirāsa wa taḥqīq, Manṣūrāt Ğami’at Mu’ta, Amman, 1413eg./1993d.C, (Giordania). D’ora in avanti, al-Bakhīt, Manṣūrāt.

BIBLIOGRAFIA - Encyclopaedia of Islam, CDRom Edition, Brill Academic Publishers, 2000, d’ora in avanti E. I. - Yerasimos S., Les voyageurs dans l’Empire Ottoman, (XIV-XVI siècles), Bi-bliographie, itineraires et inventaire des lieux habités, Imprimerie de la société turque d’histoire, Ankara, 1991, pagg. 9-96. - Brockelmann C., Al-Bukhārī, in E . I. - Humphreys R.S., Ta’rīkh, in E. I. - Lévi E. –Provençal, al-Tamghrūti, in E.I. - Lambton Ann K.S., shiḥna, in E.I. - Ahmad F., Ḥusayn Ḥilmī Pasha, in E.I. - Calasso G., Esperienze e scritture di viaggio nell’Islam Medievale, in Lo spa-zio letterario del Medioevo,Vol.II: La cultura arabo islamica, a cura di B.M. Scarcia Amoretti, Salerno Editrice, Roma, 2003, pag. 406. - Touati H., Islam et voyage, Editions du Seuil, Paris, 2000, pag. 301.

INTERNET http://www.bnf.fr/pages/zNavigat/frame/catalog.htm?ancre=catalogues_num.htm, 12/10/2008.