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Palazzo Farnese Fasti farnesiani Al piano rialzato di Palazzo Farnese si trova l'appartamento stuccato, formato da quattro sale, ornate a stucco negli anni 1685-1688, per volere del duca Ranuccio II. Molto probabilmente la grande opera di decorazione venne realizzata da Paolo Frisoni, anche se non sono da escludere interventi di altri valenti artigiani che in quegli stessi anni lavoravano in palazzi e chiese della città. I progetti e i disegni degli stucchi sono da ricondurre ad Andrea Seghizzi (Bologna, 1613), scenografo di corte di Ranuccio II. Si ritiene possibile inoltre che i fratelli Ferdinando e Francesco Galli Bibbiena, già attivi nel 1682 nella decorazione delle sale del piano superiore, abbiano collaborato con il Sighizzi anche al piano rialzato. Nelle cornici a stucco il duca Ranuccio II fece collocare un ciclo di dipinti su tela raffigurante gli splendori del casato: i Fasti farnesiani. Tramite queste rappresentazioni, rifacendosi a un filone autocelebrativo già diffuso presso le maggiori dinastie italiane del Rinascimento, i duchi Farnese intesero ridare prestigio e potenza alla propria famiglia, soprattutto agli occhi degli altri sovrani e sudditi. I Fasti farnesiani voluti da Ranuccio II mostrano le gesta di Paolo III e Alessandro Farnese, il primo fondatore della dinastia e protagonista della storia europea del Cinquecento, il secondo, anch'egli figura di levatura internazionale, comandante militare e governatore nelle Fiandre per conto della Spagna. Le storie di Paolo III, si trovano nell'alcova, divisa in due piccole stanze, la camera da letto e lo studiolo e furono dipinte da Sebastiano Ricci (Belluno 1659 – Venezia 1734), pittore formatosi in ambito veneto. Tra queste appare decisamente importante per qualità pittorica, la tela raffigurante Paolo III nomina il figlio Pier Luigi duca di Piacenza e Parma, e, per l'originale soluzione iconografica, il dipinto con Paolo III ispirato dalla Fede a convocare il concilio di Trento. Per quanto riguarda le gesta di Alessandro Farnese nelle Fiandre, invece, si segnala ad esempio Alessandro Farnese riceve lo stocco pontificio di Giovanni Evangelista Draghi (Genova 1654 – Piacenza 1712). Insieme a Ricci e Draghi collaborarono al ciclo anche altri artisti come Domenico Piola . Dunque Palazzo Farnese era negli anni Ottanta del Seicento un grande cantiere in cui lavoravano diversi artisti; risulta perciò estremamente interessante osservare lo scambio reciproco avvenuto tra loro, non solo sul piano stilistico ma anche su quello iconografico. La serie dei Fasti del casato fu continuata da Ilario Spolverini (Parma 1657 – 1734). Lo Spolverini, pittore di corte, riprese il tema dei Fasti farnesiani e creò un nuovo genere, quello della rappresentazione delle cerimonie. Abitò tredici anni a Piacenza , dove dipinse quadri di grandi dimensioni, verosimilmente proprio nel Palazzo Farnese. In particolare a lui si devono i Fasti di Elisabetta Farnese (divenuta regina di Spagna nel 1714) cui appartengono la grande tela con il Congedo di Elisabetta dalla corte e la colossale tela composta in tre parti con l'Ingresso del cardinale Gozzadini in Parma, che sono esposti nelle sale della pinacoteca, ma che in futuro verranno portati nell'appartamento stuccato del piano rialzato. Pinacoteca Al primo piano del palazzo, in quello che anticamente era detto “appartamento dorato”, luogo delle feste e appartamento della duchessa, sono esposte le opere più significative della Pinacoteca, formata da opere dei secc. XIV – XIX provenienti dalle collezioni farnesiane, da chiese piacentine o da raccolte pubbliche e private di autori genovesi quali Domenico Fiasella, e Giovanni Battista Merano; lombardi quali Camillo Boccaccino, Giovanni Battista Trotti, detto il Malosso, Carlo Francesco e Giuseppe Nuvolone; emiliani, quali Girolamo Mazzola Bedoli, Giovanni Cristoforo Storer, Pietre Bout e Roberto de Longe. In una nuova sala è esposto il dipinto più importante Madonna adorante il bambino con san Giovannino di Sandro Botticelli, opera preziosa

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Palazzo Farnese

Fasti farnesiani

Al piano rialzato di Palazzo Farnese si trova l'appartamento stuccato, formato da quattro sale, ornate a stucco negli anni 1685-1688, per volere del duca Ranuccio II. Molto probabilmente la grande opera di decorazione venne realizzata da Paolo Frisoni, anche se non sono da escludere interventi di altri valenti artigiani che in quegli stessi anni lavoravano in palazzi e chiese della città. I progetti e i disegni degli stucchi sono da

ricondurre ad Andrea Seghizzi (Bologna, 1613), scenografo di corte di Ranuccio II. Si ritiene possibile inoltre che i fratelli Ferdinando e Francesco Galli Bibbiena, già attivi nel 1682 nella decorazione delle sale del piano superiore, abbiano collaborato con il Sighizzi anche al piano rialzato. Nelle cornici a stucco il duca Ranuccio II fece collocare un ciclo di dipinti su tela raffigurante gli splendori del casato: i Fasti farnesiani. Tramite queste rappresentazioni, rifacendosi a un filone autocelebrativo già diffuso presso le maggiori dinastie italiane del Rinascimento, i duchi Farnese intesero ridare prestigio e potenza alla propria famiglia, soprattutto agli occhi degli altri sovrani e sudditi. I Fasti farnesiani voluti da Ranuccio II mostrano le gesta di Paolo III e Alessandro Farnese, il primo fondatore della dinastia e protagonista della storia europea del Cinquecento, il secondo, anch'egli figura di levatura internazionale, comandante militare e governatore nelle Fiandre per conto della Spagna.

Le storie di Paolo III, si trovano nell'alcova, divisa in due piccole stanze, la camera da letto e lo studiolo e furono dipinte da Sebastiano Ricci (Belluno 1659 – Venezia 1734), pittore formatosi in ambito veneto. Tra queste appare decisamente importante per qualità pittorica, la tela raffigurante Paolo III nomina il figlio Pier Luigi duca di Piacenza e Parma, e, per l'originale soluzione iconografica, il dipinto con Paolo III ispirato dalla

Fede a convocare il concilio di Trento. Per quanto riguarda le gesta di Alessandro Farnese nelle Fiandre, invece, si segnala ad esempio Alessandro Farnese riceve lo stocco pontificio di Giovanni Evangelista Draghi (Genova 1654 – Piacenza 1712). Insieme a Ricci e Draghi collaborarono al ciclo anche altri artisti come Domenico Piola . Dunque Palazzo Farnese era negli anni Ottanta del Seicento un grande cantiere in cui lavoravano diversi artisti; risulta perciò estremamente interessante osservare lo scambio reciproco avvenuto tra loro, non solo sul piano stilistico ma anche su quello iconografico. La serie dei Fasti del casato fu continuata da Ilario Spolverini (Parma 1657 – 1734). Lo Spolverini, pittore di corte, riprese il tema dei Fasti farnesiani e creò un nuovo genere, quello della rappresentazione delle cerimonie. Abitò tredici anni a Piacenza , dove dipinse quadri di grandi dimensioni, verosimilmente proprio nel Palazzo Farnese. In particolare a lui si devono i Fasti di

Elisabetta Farnese (divenuta regina di Spagna nel 1714) cui appartengono la grande tela con il Congedo di Elisabetta dalla corte e la colossale tela composta in tre parti con l'Ingresso del cardinale Gozzadini in Parma, che sono esposti nelle sale della pinacoteca, ma che in futuro verranno portati nell'appartamento stuccato del piano rialzato.

Pinacoteca

Al primo piano del palazzo, in quello che anticamente era detto “appartamento dorato”, luogo delle feste e appartamento della duchessa, sono esposte le opere più significative della Pinacoteca, formata da opere dei secc. XIV – XIX provenienti dalle collezioni farnesiane, da chiese piacentine o da raccolte pubbliche e private di autori genovesi quali Domenico Fiasella, e Giovanni Battista Merano; lombardi quali Camillo Boccaccino, Giovanni Battista Trotti, detto il Malosso, Carlo Francesco e Giuseppe Nuvolone; emiliani, quali Girolamo Mazzola Bedoli, Giovanni Cristoforo Storer, Pietre Bout e Roberto de Longe. In una nuova sala è esposto il dipinto più importante Madonna adorante il bambino con san Giovannino di Sandro Botticelli, opera preziosa

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sia per le caratteristiche estetico-formali sia per il contenuto. Databile intorno alla metà degli anni Ottanta del ‘400, costituisce un singolare esempio del raffinato stile pittorico del celebre artista toscano. Si noti, infatti, come egli conferisca spontaneità al gesto del Bambino, per altro carico di significato e colto rimando al costume ebraico della circoncisione. La stessa capacità di coniugare la ricerca naturalistica e la profonda concentrazione religiosa si ritrova, nella Vergine, per la grazia e la purezza dei lineamenti del viso e, soprattutto, per l'espressione della figura che, colta nell'atto di piegare leggermente il capo verso la spalla, lascia trasparire sia un sentimento di venerazione sia

un più immediato moto di commozione. Nella saletta attigua sono da poco esposte opere dei secc. XIV-XVI provenienti dalla splendida collezione Rizzi Vaccari, recentemente donata ai Musei Civici. I dipinti su tavola attestano la ricca fioritura delle botteghe toscane tra il XIV ed il XVI secolo. Nella Sala del Trono appaiono alcune importanti opere farnesiane, del Brescianino, del Tempesta e due capolavori di tema biblico di Ilario SpolverinA quest'ultimo sono dedicate le altre tre sale, dove sono esposti i Fasti di Elisabetta Farnese e alcuni dipinti di battaglie. Due salette costituiscono il percorso finale della Pinacoteca dedicato al passaggio dal Settecento all'Ottocento: spicca Gaspare Landi, personaggio chiave nell'arte italiana e anche in quella piacentina, perché diffonde le forme e il sentire del neoclassicismo e gradualmente lo supera attraverso il ritratto, che diventa per lui un campo di indagine psicologica, in cui si colgono il tempo, la società, l'ansia dei tempi nuovi. Due opere del suo allievo prediletto, C. M. Viganoni e del suo allievo mancato L. Toncini concludono il percorso.

Risorgimento

Il Museo del Risorgimento, sorto grazie alla convenzione tra Comune di Piacenza e Istituto per la Storia del Risorgimento italiano (Comitato di Piacenza), offre al visitatore la possibilità di conoscere attraverso i documenti dell'epoca i momenti salienti della storia di Piacenza durante il Risorgimento. Un felice connubio fra documenti eterogenei (la carta stampata, i quadri, le litografie, le monete, i giornali, la pubblicistica, le divise, le armi, i ritratti) offre, in modo articolato e organico, un profilo dettagliato dei movimenti risorgimentali piacentini e degli ideali che li animarono. Allo stesso tempo tale allestimento permette di ricreare il clima di

un'epoca e di capire come singoli eventi storici furono vissuti dai contemporanei. Il percorso inizia quindi dalla fine del dominio napoleonico, stabilitosi sui Ducati nel 1796 e cessato nel 1814, e prosegue poi con l'avvento di Maria Luigia d'Asburgo, che assume direttamente il governo del Ducato nel 1816. Seguendo l'ordine cronologico degli avvenimenti si giunge alla rivolta del 1831 e a quella del '48. Il '48 è anche la data in cui Piacenza vota l’annessione al Piemonte che la farà definire "Primogenita"; la decisione diviene ufficiale attraverso un Atto di consegna del Ducato al Re di Sardegna datato 1 giugno 1848, di cui naturalmente viene esposto il manoscritto originale. Particolarmente ricca è la sezione

dedicata agli eventi del '48; il 3 luglio dello stesso anno si festeggia anche la visita di Garibaldi a Piacenza. Il grande entusiasmo suscitato dal suo discorso rappresenta la testimonianza del fatto che in questi anni l'idea nazionale è popolare e il popolo diventa anch'esso protagonista degli eventi storici. Dopo il 1848, all'aristocrazia intellettuale, diplomatica e militare che aveva assunto la direzione del movimento risorgimentale, si affiancano così anche i ceti popolari. Un altro momento importante per la storia del Risorgimento piacentino è il periodo compreso tra il 1859 e il 1861. Infatti nel 1859 gli Austriaci, messi in scacco dai franco-piemontesi, abbandonano Piacenza e il Ducato si annette al Piemonte. Particolare importanza riveste in questa fase Giuseppe Manfredi che assume in nome del popolo la carica di governatore delle province parmensi ed è l'uomo politico di maggior spicco nel decennio della preparazione, e poi, nell'Italia unita. Altri ingegni di dimensione europea sono, ad esempio, Melchiorre Gioia e Macedonio Melloni, che, vissuti prima di Manfredi, si trovano ad operare negli anni del silenzio politico. Volantini, opuscoli, foto ricostruiscono altre due figure che ebbero un ruolo trascinante nel percorso di unificazione nazionale: Garibaldi e Mazzini. Anche Piacenza più volte segue la loro guida; nel 1860, infatti, tra i componenti della spedizione dei Mille si contano alcuni piacentini. Vari documenti e cimeli, quali appunto armi e divise, raccontano poi dell'adesione di alcuni piacentini ai garibaldini e della loro partecipazione nel 1866 alla terza guerra di indipendenza contro l'Austria.

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Ancora pubblicazioni e periodici vari permettono di ricostruire gli avvenimenti della storia piacentina tra il 1860 e il 1870. Dal 1996, grazie alla donazione degli eredi di Giuseppe Borghini, il Museo del Risorgimento si avvale di un considerevole supporto iconografico costituito da più di duecento stampe di argomento risorgimentale.

Armi

In una delle stanze di Palazzo Farnese è esposta la collezione di armi antiche, circa quattrocento pezzi riuniti a metà dell'Ottocento dal conte piacentino Antonio Parma, di proprietà dell'Istituto Gazzola e lasciata in deposito ai Musei di Palazzo Farnese. La collezione piacentina presenta sia armi difensive che offensive, originali o frutto di rifacimenti ottocenteschi, ma l’esposizione privilegia solo il nucleo storicamente più significativo. Tra le armi difensive, si possono ammirare armature complete o parti di esse in perfetto stato di conservazione, copricapi ed elementi da cavallo risalenti soprattutto al XVI secolo. Tra le difese del capo risultano interessanti per le forme particolari il Morione a tre fili delle Guardie farnesiane databile intorno al 1545 circa ed una Borgognotta di recente acquisizione (deposito di un

privato). Spiccano inoltre alcune splendide opere di Pompeo della Cesa, uno dei più ricercati e abili armaioli del XVI secolo tra cui un’armatura quasi completa e in perfetto stato di conservazione, databile 1580-85. Fanno parte della sezione dedicata all'offesa alcune preziose armi in asta (alabarde, picche, eccetera), da taglio (soprattutto spade) e da fuoco, originarie dei secoli XVI, XVII e XVIII. Tra le armi in asta figura un pregevole Falcione recante lo stemma di Alessandro Farnese e databile intorno al 1586-1590. Tra le armi da taglio si possono ammirare due Schiavone venete della prima metà del secolo XVII; tali spade erano in dotazione alle truppe "schiavone" della Dalmazia al servizio della Serenissima Repubblica di Venezia. Interessanti infine alcuni esemplari di provenienza orientale, come due meravigliosi Kris della Malesia e due Pugnali (Jambiya) di probabile provenienza Persiana.

Carrozze

Nei locali sotterranei di Palazzo Farnese è riunita ed esposta al pubblico la prestigiosa collezione delle carrozze, formata dal conte Dionigi Barattieri nei primi tre decenni del XX secolo e donata al Comune di Piacenza nel 1948 dall'erede Silvestro Brondelli di Brondello, a cui si sono poi aggiunti altri importanti esemplari donati o depositati da privati e da Enti. Il Museo delle Carrozze, recentemente rinnovato per ciò che riguarda il percorso e tutto l’apparato didascalico, presenta modelli in ottimo stato di conservazione che, nel corso degli anni, non hanno subito integrazioni, se non con pezzi originali. Della collezione Barattieri, ora al

Museo, fanno tra l’altro parte due Berline di gala del XVIII secolo, e quattro Berline da viaggio del XIX secolo. La berlina è il modello di carrozza che ebbe maggior diffusione e successo lungo tutto il Settecento. Originariamente a quattro ruote, con la cassa sospesa a cinghie di cuoio, a quattro portiere, con tappezzeria interna in seta o velluto, nel Seicento fu riservata ai reali e all'alta nobiltà di corte, mentre nel Settecento divenne la carrozza più diffusa fra la nobiltà, sia per i lunghi viaggi, sia per le più brevi passeggiate in campagna e in città. La Berlina di Gala dorata e argentata (deposito temporaneo della Presidenza della Repubblica,

realizzata nel 1879 dal carrozziere Cesare Sala di Milano per il re d'Italia), ha la cassa fastosamente decorata e con lo stemma dei Savoia dipinto sulle portiere e fuso in bronzo sulle maniglie. Grande diffusione nell'Ottocento, non solo presso l'aristocrazia ma anche presso l'alta borghesia, ebbe il Landau, anch'esso presente a Palazzo Farnese in due esemplari, rispettivamente marchiati Ferretti-Roma (1880-90) e Cesare Sala-Milano (1890). Principale caratteristica di questa carrozza è la possibilità di venire facilmente decappottata; la cassa infatti nella parte superiore ha pareti di cuoio a forma di mantici, con ossatura lignea, agevolmente reclinabili. L'esposizione prosegue con altri modelli di carrozze (tra cui diversi Stages, un raro esemplare di Hansom-Cab, un raffinato Calèche-Barouche, una carrozzina Spydere altre), portantine, carri funebri, un carro da pompiere, un carretto siciliano, senza trascurare le carrozzelle per neonati, di cui si espongono alcuni

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esemplari databili tra il XVIII e il XIX secolo, che mostrano di utilizzare gli stessi espedienti tecnici delle carrozze, di cui, in certa misura, seguono l'evoluzione. Lo stesso fenomeno di adattamento delle tecniche in uso nella costruzione delle carrozze a modelli d'uso domestico è costituito dai carrozzini, vere e proprie carrozze in scala ridotta, destinate al gioco dei bambini. Di recente acquisizione sono una rara slitta dell’inizio del Novecento (deposito di un privato) e abiti ottocenteschi (donazione di privati)

medioevo

Nella sala, la più vasta di tutto il piano rialzato, originariamente adibita ad anticamera per le udienze o a salone da ballo, sono esposti pregevoli affreschi tardo-medievali, quasi tutti provenienti dalla chiesa piacentina sconsacrata di San Lorenzo e, in maggior parte, dalla cappella dedicata a Santa Caterina di Alessandria. Realizzati alla fine del Trecento, rappresentano le Storie di Santa Caterinae alcune scene tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento. L’intero ciclo è pervaso da connotazioni di aristocratica ricercatezza. Evidente nei tratti fisionomici, nelle raffinate cromie e nel panneggio delle vesti. E’ attribuito a un pittore, genericamente chiamato “Maestro di Santa Caterina” attivo negli ultimi decenni del Trecento presso la corte milanese

dei Visconti, molto vicino stilisticamente agli autori del Libro d’ore di Gian Galeazzo Visconti ora conservato alla Biblioteca Nazionale di Firenze.

Scultura ed epigrafi

In questa sezione sono conservate epigrafi, di notevole importanza storica, che provengono in larga parte dalla collezione Bissi, canonico della Cattedrale (deposito della Curia vescovile). Particolarmente interessante, anche per l'associazione di testo scritto ed immagine, è il rilievo con iscrizione, cosiddetto del Benvegnù. Il rilievo, proveniente dal castello di Montechiaro, nella parte superiore riporta un cartiglio recante una lunga didascalia

in volgare con chiare inflessioni dialettali: "Segnori vu sie tuti gi benvegnu e zascaun chi che vera sera ben vegnu e ben recevu". Nella parte inferiore della lastra si rappresenta la buona accoglienza fatta dai castellani, marito e moglie alla destra della scena, e cinque personaggi che si trovano invece alla sinistra. Evidentemente sia la didascalia che l'immagine vogliono esaltare l'ospitalità dei proprietari del castello. L'iscrizione rappresenta inoltre un esempio molto raro per quest'epoca (prima metà XIV secolo) di testo volgare applicato come didascalia a un rilievo figurato. Si può citare anche l'iscrizione ricordante la costruzione e dotazione di una cappella da parte delle Corporazioni dei carpentieri e dei

muratori, proveniente dalla chiesa di S. Maria del Carmine e databile al XV secolo. Nella metà superiore della lastra sono rappresentati gli strumenti di lavoro delle corporazioni: martellina, filo a piombo, cazzuola, ascia da carpentiere. Nella metà inferiore è posta l'iscrizione in grandi lettere capitali. Nella sezione della scultura rinascimentale si trovano i tondi raffiguranti cinque apostoli, provenienti dal "chiostrino delle terrecotte" della chiesa di S. Sepolcro e databili al terzo quarto del XV secolo. Il "chiostrino delle terrecotte" si rifà ai modelli protorinascimentali toscani (l'Ospedale degli Innocenti di Firenze) e lombardi (l'Ospedale maggiore di Milano). Per quanto riguarda la scultura lignea risulta interessante la porta databile al 1570 circa e proveniente dal refettorio del convento di S. Agostino. La suggestione che comunica allo spettatore deriva dall'impianto rigorosamente architettonico ingentilito da una ricca e capricciosa decorazione. Ad ignoto scultore del XVIII secolo deve essere assegnata la statua lignea di S. Agostino, anch'essa proveniente, probabilmente, dalla chiesa o dal convento di S. Agostino. Degna di nota è la perizia tecnica dimostrata da questo artista nella resa del panneggio, ottenuto dalla sovrapposizione di più strati e dalla compresenza di diversi tipi di panneggio. Un buon livello qualitativo traspare anche dal volto del Santo, dove lo scultore utilizza sapientemente la luce, simbolo dell'ispirazione divina, per conferire all'espressione forte intensità drammatica.

Vetri e ceramiche

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Al piano rialzato si trova anche la collezione di ceramiche, proveniente in parte da raccolte private e in parte da ritrovamenti durante lavori di scavo. Il nucleo più pregevole della raccolta, che comprende vari pezzi databili

tra il XVI e il XVIII secolo, proviene dalla donazione Agnelli e Anguissola. Tra le ceramiche si possono ammirare una lampada traforata, ad uso liturgico del XVIII secolo, che rappresenta la tipologia dei bianchi di Faenza del XVII secolo, e una zuppiera ovale del XVIII secolo modellata a cartigli e volute con decorazioni floreali policrome e grosso pomolo a pera. A tale sezione appartengono anche alcuni sofisticati esemplari di porcellane orientali dalle tonalità cangianti (rosa, verdi, blu), in larga parte assegnabili al XVIII secolo. All'interno dello stesso arco temporale (XVI-XVIII sec.) si colloca anche la raccolta di vetri, quasi totalmente proveniente dalla raccolta di Pietro Agnelli, tra cui spiccano

per l'eccezionale bellezza un bicchiere dell'inizio del XVII secolo in vetro azzurro e bordatura in vetro lattimo, montato su stelo modellato con torsione a spirale, una bottiglia di vetro opalino "girasol" della fine del XVII secolo, di forma sferica con lungo collo e corpo centrale a nodo buccellato, una rara bacinella di vetro a reticello e una raffinata alzata di vetro a penne.

Splendors Farnese

On the mezzanine floor of the Palazzo Farnese is the apartment plastered, made up of four rooms, decorated with stucco in the years 1685-1688, by Duke Ranuccio II. Most likely the great work of decoration was made by Paul Frisoni, although can not be excluded interventions of other craftsmen who in those years worked in palaces and churches. The projects and designs of the stucco can be attributed to Andrea Seghizzi (Bologna, 1613), court scenographer Ranuccio II. It also considers it possible that the brothers Ferdinando and Francesco Galli Bibbiena, already active in 1682 in the decoration of the rooms on the upper floor, have collaborated with the Sighizzi also on the first floor. In stucco frames the Duke Ranuccio II had placed a series of paintings on canvas depicting the splendor of the house: the Fasti Farnese. Through these representations, referring to a self-celebratory vein already spread at the major dynasties of the Italian Renaissance, the Dukes Farnese understood restore power and prestige to his family, especially in the eyes of the other sovereigns and subjects. The Fasti Farnese took Ranuccio II show the deeds of Paul III, Alessandro Farnese, the first founder of the dynasty and the protagonist of the European history of the sixteenth century, the second, also a figure of international standing, military commander and governor in Flanders on behalf of Spain. The stories of Paul III, are located in the alcove, divided into two small rooms, the bedroom and the study and were painted by Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venice 1734), painter formed to Veneto. Among them is of considerable importance for pictorial quality, the painting of Paul III appointed his son Pier Luigi, Duke of Parma and Piacenza, and, for the original iconographic solution, the painting inspired by Faith Paul III to convene the Council of Trent. As for the deeds of Alexander Farnese in Flanders, however, it should be noted, for example, Alessandro Farnese receives the rapier papal Giovanni Evangelista Draghi (Genoa 1654 - Piacenza 1712). Along with Ricci and Dragons they collaborated cycle also other artists such as Domenico Piola. So Palazzo Farnese was in the eighties of the seventeenth century a large construction site where they worked several artists; It is therefore very interesting to watch the exchange that took place between them, not only stylistically but also on the iconographic. The series of Splendour of the house was continued by Ilario Spolverini (Parma 1657-1734). The Dusters, court painter, took up the theme of the Fasti Farnese and created a new genre, that of representation of the ceremonies. He lived thirteen years in Piacenza, where he painted large paintings, probably right in the Palazzo Farnese. In particular we owe him the Splendour of Elizabeth Farnese (now the Queen of Spain in 1714) they belong to the large canvas with the leave of the court of Elizabeth and colossal canvas composed of three parts with the input of Cardinal Gozzadini in Parma, They are on display in the art gallery, but in the future will be taken in the apartment plastered the mezzanine.

Picture gallery

On the first floor of the building, in what was once called "apartment golden" place of festivals and apartment of the Duchess, we exhibit the most significant works of the Art Gallery, consists of works of the buckets. XIV - XIX from the Farnese collections, churches from Piacenza or from public and private collections of authors

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such as Domenico Genoese Fiasella, and Giovanni Battista Merano; Lombard which Camillo Boccaccino, Giovanni Battista Trotti, said Malosso, Carlo Francesco and Giuseppe Nuvolone; Emilia, which Girolamo Mazzola Bedoli, John Christopher Storer, Stones Bout and Roberto de Longe. In a new display is the most important painting Madonna Adoring the Child with St. John by Sandro Botticelli, precious work for both aesthetic and formal because of its content. Dating back to the mid-eighties of the '400, it is a rare example of the refined style of painting of the famous Tuscan artist. Note, in fact, as he gives spontaneous gesture of the Child, for another load of meaning and cultured reference to the Jewish custom of circumcision. The same ability to combine natural science and the deep religious concentration is found in the Virgin, by the grace and purity of facial features and, above all, for the expression of the figure, caught in the act of bending his head slightly towards the shoulder, reveals both a feeling of reverence is a more immediate motion of emotion. In the adjoining room are recently exhibited works of the buckets. XIV-XVI from the wonderful collection Rizzi Vaccari, recently donated to the Civic Museum. The panel paintings attest to the rich flowering of shops in Tuscany between the fourteenth and sixteenth centuries. In the Throne Room they appear some important Farnese works, Brescianino, the Storm and two masterpieces by biblical theme of Ilario Spolverina latter are dedicated the other three rooms, which displays the Splendour of Elizabeth Farnese and paintings of battles. Two rooms are the final leg of the Art Gallery dedicated to the passage from the eighteenth to the nineteenth century: stands Gaspare Landi, a key figure in Italian and also in the Piacenza, because the forms and spreads the feeling of neoclassicism and gradually surpasses him through the portrait, for him to become a field of psychological research, which captures the time, the company, the anxiety of the new times. Two works by his favorite pupil, CM Viganoni and his pupil L. failure Toncini conclude the path.

Risorgimento

The Risorgimento Museum, built thanks to the agreement between the City of Piacenza and Institute for the History of the Italian Risorgimento (Committee of Piacenza), offers visitors the opportunity to learn through the documents of the highlights of the history of Piacenza during the Risorgimento . A successful combination of heterogeneous documents (print, paintings, lithographs, coins, newspapers, publications, uniforms, weapons, portraits) provides, in an articulate and organic, a detailed profile of the movements of the Risorgimento Piacenza and ideals that inhabited them. At the same time, this exhibition allows you to recreate the atmosphere of an era and to understand how individual historical events were experienced by contemporaries. The route begins then by the end of the Napoleonic rule, he settled on the Ducati in 1796 and ceased in 1814, and continues with the arrival of Marie Louise of Austria, who takes directly the government of the Duchy in 1816. Following the chronological order of events leads to the uprising of 1831 and that of '48. The '48 is also the date when Piacenza vote for annexation to Piedmont that will define "Firstborn"; the decision becomes official through an Act of delivery of the Duchy to the King of Sardinia dated June 1, 1848, which of course is exposed the original manuscript. Particularly rich is the section dedicated to the events of '48; July 3 of that year, celebrates the visit of Garibaldi in Piacenza. The enthusiasm aroused by his speech is testimony to the fact that in recent years the national idea is popular and the people also becomes the protagonist of historical events. After 1848, the intellectual aristocracy, diplomatic and military who had taken over the Risorgimento movement, alongside so also the working classes. Another important moment in the history of the Risorgimento Piacenza is the period between 1859 and 1861. In fact in 1859 the Austrians, put in check by the Franco-Piedmont, leaving Piacenza and the Duchy was annexed to Piedmont. Of particular importance at this stage that Giuseppe Manfredi takes on behalf of the people in the office of governor of the province of Parma and is the most prominent politician in the decade of preparation, and then, into united. Other geniuses of European dimension are, for example, Melchiorre Gioia and Macedonio Melloni, who lived before Manfredi, they operate in the years of political silence. Leaflets, brochures, photo reconstruct two other figures who played a compelling role in the path of national unification: Garibaldi and Mazzini. Piacenza also often follows their guidance; in 1860, in fact, among the members of the expedition of the Thousand there are some Piacenza. Various documents and memorabilia, such as precisely weapons and uniforms, then tell the accession of some Piacenza the partisans and their participation in 1866 to the third war of independence against Austria. Still various publications and periodicals allow us to reconstruct the events of history Piacenza between 1860 and 1870. Since 1996, thanks to the donation of the heirs of Joseph Borghini, the Risorgimento Museum employs a considerable iconographic support consists of more than two hundred prints Risorgimento topic.

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Weapons

In one of the rooms of Palazzo Farnese to a collection of ancient weapons, about four hundred pieces gathered in mid-nineteenth century by Count Antonio Piacenza Parma, owned by the Institute Gazzola and left in storage at the Museum of Palazzo Farnese. The collection Piacenza has both defensive and offensive weapons, original or the result of nineteenth-century remakes, but exposure favors only the core most historically significant. Among the defensive weapons, you can be seen suits of armor or parts of them in perfect condition, hats and items to horse especially from the sixteenth century. Among the defenses of the head are of interest to the particular forms the Morion three wire Guards Farnese dated around 1545 and about a Borgognotta recently acquired (deposit of an individual). Stand out also some splendid works of Pompeo della Cesa, one of the most sought after and skilled gunsmiths of the sixteenth century including armor almost complete and in perfect condition, dating from 1580-85. Part of the section devoted to the offense some valuable pole arms (halberds, pikes, etc.), cutting (especially swords) and firearms, originating in the sixteenth, seventeenth and eighteenth centuries. Among polearms figure a valuable Falcione bearing the emblem of Alessandro Farnese and dated around 1586-1590. Among the cutting weapon you can see two Venetian Schiavone in the first half of the seventeenth century; these swords were supplied to the troops "Slavonian" Dalmatian at the service of the Most Serene Republic of Venice. Finally some interesting specimens from the East, as two wonderful Kris Malaysia and two Daggers (Jambiya) of probable Persian origin.

Carriages

In the underground rooms of Palazzo Farnese is collected and displayed to the public the prestigious collection of coaches, formed by Count Dionysius Barattieri in the first three decades of the twentieth century and donated to the city of Piacenza in 1948 by the heir Silvestro Brondelli Brondello, to which you are then added other important specimens donated or deposited by individuals and institutions. The Carriage Museum, recently refurbished as regards the path and the whole apparatus didactic, presents models in excellent condition that, over the years, have not been supplemented, if not with original pieces. Barattieri collection, now in the Museum, are among other things the two Sedans gala of the eighteenth century, and four Berline travel of the nineteenth century. The sedan is the model of car that was most widespread and successful throughout the eighteenth century. Originally four wheels, with the case adjourned to leather straps, with four doors, with interior upholstery in silk or velvet, in the seventeenth century was reserved for royalty and high nobility of the court, while in the eighteenth century became the most widespread of the carriage nobility, both for long trips, both for shorter walks in the countryside and in cities. The Saloon Gala golden and silver (temporary storage of the Presidency of the Republic, created in 1879 by coachbuilder Cesare Sala of Milan for the king of Italy), has the cash and sumptuously decorated with the Savoy crest painted on the doors and cast in bronze on the handles. Widespread in the nineteenth century, not only among the aristocracy but also among the upper middle class, he had the Landau, also present at the Palazzo Farnese in duplicate, respectively marked Ferretti-Rome (1880-90) and Cesare Sala-Milan (1890). Main feature of this car is that you can easily come decappottata; case in fact at the top has walls shaped leather bellows, with wooden framework, easy reclining. The exhibition continues with other models of cars (including different Stages, a rare example of Hansom-Cab, a refined Calèche-Barouche, a wheelchair Spydere other), sedans, hearses, a wagon fireman, a Sicilian cart, without neglecting the baby carriages, of which we expose some specimens dating from the eighteenth and nineteenth centuries, showing use the same technical tricks of the carriages, of which, to some extent, follow the evolution. The same phenomenon of adaptation of the techniques used in the construction of models of cars in household is made up of the cars, real cars on a small scale, designed for children to play. Recent acquisitions are a rare slide beginning of the twentieth century (filing a private) and nineteenth-century clothes (private donation)

Middle Ages

In the room, the largest of the entire first floor, originally used as an antechamber to the hearings or the ballroom, they are exposed late medieval frescoes, almost all from Piacenza deconsecrated church of San Lorenzo and, mostly, from the chapel dedicated to St. Catherine of Alexandria. Made at the end of the fourteenth century, representing the stories of Santa Caterinae some scenes from the Old and New Testaments.

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The entire cycle is filled with connotations of aristocratic refinement. Evident in the facial features, in the refined tones and drapery of the garments. E 'it attributed to a painter, generically called "Master of St. Catherine" active in the last decades of the fourteenth century at the court of the Visconti of Milan, very close stylistically to the authors of the Book of Hours of Gian Galeazzo Visconti, now preserved at the National Library of Florence.

Sculpture and inscriptions

Here are preserved inscriptions, of great historical importance, which come largely from the collection Bissi, canon of the Cathedral (deposit of the Curia). Particularly interesting, also for the combination of written text and image, it is the relief with inscription, called the Benvegnù. The relief, which comes from the castle of Lichtenberg, at the top shows a scroll bearing a long caption in the vernacular with clear dialect: "Signors vu you are all welcome and those who zascaun real evening well vegnu recevu and well." At the bottom of the slab is the good reception made by Castellani, the husband and wife to the right of the scene, and five characters who are to the left instead. Evidently both the caption that the image they want to enhance the hospitality of the owners of the castle. The inscription is also a very rare example for this period (first half of the fourteenth century) text vulgar applied as a caption to a figured relief. You can also mention the inscription reminding the construction and equipment of a chapel by the guilds of carpenters and masons from the church of Santa Maria del Carmine, dating from the fifteenth century. In the top half of the sheet they are shown the working tools of the corporations: hammer, plumb, trowel, carpenter's ax. In the bottom half is the inscription in large capital letters. In the section of Renaissance sculpture depicting five rounds are apostles, from the "cloister crockery" of the Church of the Holy Sepulchre and dated to the third quarter of the fifteenth century. The "cloister crockery" refers to models protorinascimentali Tuscan (Ospedale degli Innocenti) and Lombardy (Ospedale Maggiore in Milan). As for the wooden sculpture is interesting port dating back to 1570 and coming from the refectory of the convent of St. Augustine. The suggestion that communicates to the viewer comes from the plant strictly architectural refined by a rich and whimsical decoration. For unknown sculptor of the eighteenth century it must be assigned a wooden statue of St. Augustine, also coming probably from the church and the convent of St. Augustine. Of note is the technical expertise demonstrated by this artist in the rendering of the drapery, obtained by the superposition of several layers and the presence of different types of drapery. A good level of quality is also reflected by the face of the Saint, where the sculptor uses cleverly light, symbol of divine inspiration, to give expression strong dramatic intensity.

Glass and ceramics

On the ground floor there is also the collection of ceramics, coming partly from private collections and partly from findings during excavation work. The nucleus of the most valuable collection, which includes pieces dating from the sixteenth and the eighteenth century, were donated by the Agnelli and Anguissola. Among the pottery you can see a lamp perforated, for liturgical use of the eighteenth century, that is the type of white Faenza of the seventeenth century, and a tureen oval eighteenth century molded scrolls and swirls with floral polychrome big knob pear . To this section belong also some sophisticated specimens of oriental porcelain from the iridescent shades (pink, green, blue), in large part assigned to the eighteenth century. Within the same time period (XVI-XVIII sec.) Also it places the collection of glass, almost entirely from the collection of Peter Agnelli, among which stand out for their exceptional beauty a glass of the early seventeenth century blue glass and edged in milk glass, mounted on rod shaped with spiral twist, a bottle of milk glass "girasol" the end of the seventeenth century, spherical body with a long neck and a central node buccellato, a rare glass bowl and reticello a fine show of glass pens.

Splendeurs Farnese

Sur la mezzanine du Palais Farnèse est l'appartement plâtré, composée de quatre chambres, décorées de stuc dans les années 1685-1688, par le duc Ranuccio II. Très probablement la grande œuvre de la décoration a été faite par Paul Frisoni, mais ne peut être exclu des interventions d'autres artisans qui dans ces années ont travaillé dans les palais et les églises. Les projets et les conceptions de stuc peuvent être attribués à Andrea Seghizzi (Bologne, 1613), scénographe de la cour Ranuccio II. Il estime également qu'il est possible que les

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frères Ferdinando et Francesco Galli Bibbiena, déjà actif en 1682 dans la décoration des chambres à l'étage supérieur, ont collaboré avec le Sighizzi également au premier étage. Dans cadres en stuc duc Ranuccio II l'avait placé une série de peintures sur toile représentant la splendeur de la maison: les Fastes Farnese. Grâce à ces représentations, se référant à une veine de l'auto-célébration déjà propagé aux dynasties majeures de la Renaissance italienne, les ducs Farnese compris rétablir le courant et le prestige de sa famille, en particulier dans les yeux des autres souverains et sujets. Le Fastes Farnese a Ranuccio II montrent les oeuvres de Paul III, Alessandro Farnese, le premier fondateur de la dynastie et le protagoniste de l'histoire de l'Europe du XVIe siècle, la seconde, aussi une figure de renommée internationale, commandant militaire et gouverneur en Flandre, au nom de Espagne. Les histoires de Paul III, sont situés dans l'alcôve, divisé en deux petites chambres, la chambre et l'étude et ont été peintes par Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venise 1,734), peintre formé à Veneto. Parmi eux est d'une importance considérable pour la qualité picturale, la peinture de Paul III a nommé son fils Pier Luigi, duc de Parme et de Plaisance, et, pour la solution iconographique originale, la peinture inspirée par la foi Paul III de convoquer le Concile de Trente. Quant aux actes de Alexandre Farnèse en Flandre, toutefois, il convient de noter, par exemple, Alessandro Farnese reçoit la rapière papale Giovanni Evangelista Draghi (Gênes 1654 - Piacenza 1712). Avec Ricci et Dragons ils ont collaboré le cycle également d'autres artistes tels que Domenico Piola. Donc Palazzo Farnese était dans les années quatre du XVIIe siècle, un grand chantier de construction où ils ont travaillé plusieurs artistes; Il est donc très intéressant de voir l'échange qui a eu lieu entre eux, non seulement stylistique mais aussi sur le iconographique. La série de la Splendeur de la maison a été poursuivi par Ilario Spolverini (Parme 1657-1734). Les plumeaux, peintre de la cour, a pris le thème de la Fasti Farnese et créé un nouveau genre, celui de la représentation des cérémonies. Il a vécu treize ans à Piacenza, où il a peint de grandes toiles, probablement raison dans le Palais Farnèse. En particulier, nous lui le Splendour of Elisabeth Farnèse (maintenant la reine d'Espagne en 1714), ils appartiennent à la grande toile avec l'autorisation de la cour d'Elisabeth et de toile colossale composé de trois parties à l'entrée du cardinal Gozzadini à Parme devons, Ils sont exposés dans la galerie d'art, mais à l'avenir sera prise dans l'appartement plâtrés la mezzanine.

Galerie de photos

Au premier étage de l'immeuble, dans ce qu'on appelait autrefois «appartement d'or" lieu de festivals et appartement de la duchesse, nous exposons les œuvres les plus significatives de la Galerie d'art, se compose d'œuvres des seaux. XIV - XIX des collections Farnèse, églises de Piacenza ou provenant de collections publiques et privées d'auteurs tels que Domenico génoise Fiasella, et Giovanni Battista Merano; Lombard qui Camillo Boccaccino, Giovanni Battista Trotti, dit Malosso, Carlo Francesco et Giuseppe Nuvolone; Emilie, qui Girolamo Mazzola Bedoli, John Christopher Storer, Pierres Bout et Roberto de Longe. Dans un nouvel affichage est la peinture la plus importante Vierge adorant l'Enfant avec saint Jean de Sandro Botticelli, précieux travail à la fois esthétique et formelle en raison de son contenu. Datant des années quatre-vingt milieu de la '400, il est un exemple rare de le style raffiné de la peinture du célèbre artiste toscan. Remarque, en fait, comme il donne geste spontané de l'enfant, pour une autre charge de sens et de référence cultivés à la coutume juive de la circoncision. La même capacité de combiner les sciences naturelles et la concentration religieuse profonde se trouve dans la Vierge, par la grâce et la pureté des traits du visage et, surtout, pour l'expression de la figure, pris en flagrant délit de plier légèrement la tête vers l'épaule, révèle à la fois un sentiment de révérence est un mouvement plus immédiate de l'émotion. Dans la pièce voisine sont récemment exposé les œuvres des seaux. XIV-XVI de la magnifique collection Rizzi Vaccari, a récemment fait don au Musée Civique. Les peintures sur bois témoignent de la riche floraison de magasins en Toscane entre le XIVe et XVIe siècles. Dans la Salle du Trône, ils semblent un peu importante Farnese fonctionne, Brescianino, la tempête et deux chefs-d'œuvre par thème biblique de Ilario Spolverina-ci sont dédiés les trois autres chambres, qui affiche le Splendour of Elisabeth Farnèse et des peintures de batailles. Deux chambres sont la dernière étape de la Galerie d'art consacré au passage du XVIIIe au XIXe siècle: se Gaspare Landi, une figure clé en italien et aussi dans le Piacenza, parce que les formes et se répand le sentiment du néoclassicisme et le dépasse à travers le portrait progressivement, pour lui de devenir un champ de recherche psychologique, qui saisit le temps, la société, l'angoisse des temps nouveaux. Deux œuvres de son élève favori, CM Viganoni et son élève L. échec Toncini concluent le chemin.

Risorgimento

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Le Musée du Risorgimento, construit grâce à l'accord entre la ville de Piacenza et de l'Institut pour l'histoire du Risorgimento italien (Comité de Plaisance), offre aux visiteurs l'occasion d'apprendre à travers les documents des faits saillants de l'histoire de Plaisance du Risorgimento . Une combinaison réussie de documents hétérogènes (papier, peintures, lithographies, pièces de monnaie, des journaux, des publications, des uniformes, des armes, portraits) fournit, dans un articulée et organique, un profil détaillé des mouvements du Risorgimento Piacenza et les idéaux qui les habitaient. Dans le même temps, cette exposition vous permet de recréer l'atmosphère d'une époque et à comprendre comment les événements historiques individuelles ont été vécue par les contemporains. L'itinéraire commence alors par la fin de la domination napoléonienne, il se fixe sur la Ducati en 1796 et a pris fin en 1814, et se poursuit avec l'arrivée de Marie-Louise d'Autriche, qui prend directement le gouvernement du duché en 1816. Suivant l'ordre chronologique de des événements conduit à l'insurrection de 1831 et celle de '48. Le '48 est également la date à laquelle Piacenza vote pour l'annexion au Piémont qui va définir "premier-né"; la décision devient officielle par une loi de la livraison du duché au roi de Sardaigne en date du 1er Juin 1848, ce qui bien sûr est exposé le manuscrit original. Particulièrement riche est la section dédiée aux événements de '48; Le 3 juillet cette année, célèbre la visite de Garibaldi à Piacenza. L'enthousiasme suscité par son discours est un témoignage sur le fait que ces dernières années l'idée nationale est populaire et le peuple devient aussi le protagoniste des événements historiques. Après 1848, l'aristocratie intellectuelle, diplomatique et militaire qui avait pris sur le mouvement du Risorgimento, aux côtés de tant aussi les classes laborieuses. Un autre moment important dans l'histoire du Risorgimento Piacenza est la période entre 1859 et 1861. En fait, en 1859, les Autrichiens, mis en échec par le Franco-Piémont, laissant Piacenza et le duché a été annexée au Piémont. D'une importance particulière à ce stade que Giuseppe Manfredi prend au nom du peuple dans le bureau du gouverneur de la province de Parme et est le politicien le plus important dans la décennie de préparation, et ensuite, en uni. Autres génies de dimension européenne sont, par exemple, Melchiorre Gioia et Macedonio Melloni, qui ont vécu avant Manfredi, elles opèrent dans les années de silence politique. Dépliants, brochures, photos reconstruire deux autres personnalités qui ont joué un rôle convaincant dans la voie de l'unification nationale: Garibaldi et Mazzini. Piacenza suit également souvent leur orientation; en 1860, en fait, parmi les membres de l'expédition des Mille il ya quelques Piacenza. Divers documents et souvenirs, comme précisément armes et des uniformes, puis racontent l'adhésion de certains Piacenza les partisans et leur participation en 1866 à la troisième guerre d'indépendance contre l'Autriche. Encore diverses publications et périodiques nous permettent de reconstruire les événements de l'histoire Piacenza entre 1860 et 1870. Depuis 1996, grâce à la donation des héritiers de Joseph Borghini, le Musée du Risorgimento emploie un support iconographique considérable se compose de plus de deux cents gravures sujet Risorgimento.

Armes

Dans l'une des chambres du Palazzo Farnese à une collection d'armes anciennes, environ quatre cents pièces sont réunis à la mi-XIXe siècle par le comte Antonio Plaisance Parme, détenue par l'Institut Gazzola et à gauche dans le stockage au Musée du Palais Farnèse. La collection Piacenza a deux armes défensives et offensives, d'origine ou le résultat de remakes du XIXe siècle, mais l'exposition ne favorise que le centre le plus historiquement significatif. Parmi les armes défensives, vous pouvez être vu des armures ou des parties d'entre eux en parfait état, chapeaux et articles à cheval en particulier à partir du XVIe siècle. Parmi les défenses de la tête sont d'intérêt pour les formes particulières du Morion trois fils gardes Farnese datée autour de 1545 et sur une borgognotta récemment acquis (dépôt d'un individu). Démarquez-vous aussi quelques splendides œuvres de Pompeo della Cesa, l'un des plus recherchés et les armuriers qualifiés du XVIe siècle, dont armures presque complet et en parfait état, datant de 1580 à 85. Une partie de la section consacrée à l'infraction des armes pôles de valeur (hallebardes, piques, etc.), la coupe (en particulier les épées) et des armes à feu, originaires des XVIe, XVIIe et XVIIIe siècles. Parmi les armes d'hast comprendre une précieuse Falcione portant l'emblème de Alessandro Farnese et datée autour de 1586 au 1590. Parmi l'arme de coupe vous pouvez voir deux vénitienne Schiavone dans la première moitié du XVIIe siècle; ces épées ont été fournis à l'troupes dalmate "slave" au service de la Sérénissime République de Venise. Enfin, quelques spécimens intéressants de l'Est, que deux merveilleux Kris Malaisie et deux dagues (jambiya) d'origine persane probable.

Chariots

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Dans les chambres souterraines de Palazzo Farnese est collecté et exposé au public la prestigieuse collection d'entraîneurs, formé par le comte Denys Barattieri dans les trois premières décennies du XXe siècle et a fait don à la ville de Piacenza en 1948 par l'héritier Silvestro Brondelli Brondello, à laquelle vous êtes ensuite ajouté d'autres spécimens importants donnés ou déposés par les particuliers et les institutions. Le musée des Carrosses, récemment rénové, en ce qui concerne le chemin et tout l'appareil didactique, présente des modèles en excellent état qui, au fil des années, n'a pas été complété, sinon avec des pièces originales. Collection Barattieri, maintenant dans le musée, sont entre autres le gala deux berlines du XVIIIe siècle, et quatre Voyage Berline du XIXe siècle. La berline est le modèle de voiture qui était plus répandue et fructueuse tout au long du XVIIIe siècle. Origine quatre roues, avec le cas ajourné à lanières de cuir, avec quatre portes, avec sellerie intérieure en soie ou en velours, au XVIIe siècle, a été réservé à la royauté et la haute noblesse de la cour, tandis que dans le dix-huitième siècle est devenu le plus répandu de la voiture la noblesse, à la fois pour les longs voyages, à la fois pour des promenades plus courtes dans les campagnes et dans les villes. Le Saloon Gala d'or et d'argent (stockage temporaire de la présidence de la République, créé en 1879 par le carrossier Cesare Sala de Milan pour le roi de l'Italie), a l'argent et somptueusement décoré avec la crête Savoy peints sur les portes et coulée dans le bronze sur les poignées. Répandue au XIXe siècle, non seulement parmi l'aristocratie mais aussi parmi la classe moyenne supérieure, il avait le Landau, également présent au Palazzo Farnese, en double exemplaire, respectivement marqué Ferretti-Rome (1880-1890) et Cesare Sala-Milan (1890). La caractéristique principale de cette voiture est que vous pouvez facilement venir decappottata; cas, en fait, au sommet a des murs en forme de soufflet en cuir, avec cadre en bois, inclinable facile. L'exposition se poursuit avec d'autres modèles de voitures (y compris les différentes étapes, un rare exemple de Hansom-Cab, un cadre raffiné Calèche-Calèche, un fauteuil roulant Spydere autre), des berlines, des corbillards, un pompier de wagon, une charrette sicilienne, sans négliger les landaus, dont nous exposons quelques spécimens datant des XVIIIe et XIXe siècles, montrant utilisent les mêmes astuces techniques des voitures, dont, dans une certaine mesure, suivent l'évolution. Le même phénomène de l'adaptation des techniques utilisées dans la construction de modèles de voitures dans le ménage est composé des voitures, voitures réelles sur une petite échelle, conçu pour les enfants à jouer. Les récentes acquisitions sont une diapositive rares début du XXe siècle (le dépôt d'un privé) et les vêtements du XIXe siècle (dons privés)

Moyen Âge

Dans la salle, le plus grand de tout le premier étage, utilisé à l'origine comme une antichambre aux audiences ou la salle de bal, ils sont exposés fin des fresques médiévales, la quasi-totalité de Piacenza désaffectée église de San Lorenzo et, surtout, de la chapelle dédiée à Sainte Catherine d'Alexandrie. Fabriqué à la fin du XIVe siècle, représentant les histoires de Santa Caterinae quelques scènes de l'Ancien et du Nouveau Testament. Le cycle entier est rempli avec des connotations de raffinement aristocratique. Évident dans les traits du visage, dans les tons raffinés et des drapés des vêtements. E 'il attribué à un peintre, génériquement appelé "Maître de Sainte-Catherine" actif dans les dernières décennies du XIVe siècle à la cour des Visconti de Milan, très proche stylistiquement aux auteurs du Livre d'Heures de Gian Galeazzo Visconti, aujourd'hui conservé à la Bibliothèque nationale de Florence.

Sculpture et inscriptions

Ici sont conservés inscriptions, de grande importance historique, qui proviennent en grande partie de la collection Bissi, chanoine de la cathédrale (dépôt de la Curie). Particulièrement intéressant, également pour la combinaison de texte et de l'image, il le relief avec l'inscription, appelé le Benvegnù. Le relief, qui vient du château de Lichtenberg, en haut montre une banderole portant une longue légende dans la langue vernaculaire avec dialecte clair: «Seigneurs VU vous êtes tous les bienvenus et ceux qui zascaun vraie soirée bien vegnu recevu et bien." Au bas de la dalle est la bonne réception faite par Castellani, le mari et la femme à la droite de la scène, et de cinq caractères qui sont à gauche à la place. Evidemment la fois la légende que l'image qu'ils veulent améliorer l'hospitalité des propriétaires du château. L'inscription est également un exemple très rare pour cette période (première moitié du XIVe siècle) texte vulgaire appliqué comme une légende à un relief figuré. Vous pouvez aussi mentionner l'inscription rappelant la construction et l'équipement d'une chapelle par les corporations de charpentiers et des maçons de l'église de Santa Maria del Carmine, datant du XVe siècle. Dans la moitié supérieure de la feuille, ils sont présentés les outils de travail des sociétés: marteau, d'aplomb, à

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la truelle, la hache de charpentier. Dans la moitié inférieure est l'inscription en grandes lettres majuscules. Dans la section de sculpture de la Renaissance représentant cinq tours sont apôtres, de la "vaisselle cloître" de l'Eglise du Saint-Sépulcre et datée au troisième quart du XVe siècle. Le «vaisselle du cloître" se réfère à des modèles protorinascimentali toscane (Ospedale degli Innocenti) et la Lombardie (Ospedale Maggiore de Milan). Quant à la sculpture en bois est le port intéressant datant de 1570 et provenant du réfectoire du couvent de Saint-Augustin. La suggestion qui communique au spectateur provient de la plante strictement architectural raffiné par une décoration riche et fantaisiste. Pour sculpteur inconnu de la dix-huitième siècle, il doit être assigné une statue en bois de Saint-Augustin, également venue probablement de l'église et le couvent de Saint-Augustin. Il est à noter l'expertise technique démontrée par cet artiste dans le rendu de la draperie, obtenu par la superposition de plusieurs couches et la présence de différents types de draperie. Un bon niveau de qualité se traduit également par la face du Saint, où le sculpteur utilise intelligemment la lumière, symbole de l'inspiration divine, pour donner une expression forte intensité dramatique.

Verre et céramique

Au rez de chaussée il ya aussi la collection de céramiques, provenant en partie de collections privées et en partie à partir des résultats au cours des travaux d'excavation. Le noyau de la collection la plus précieuse, qui comprend des pièces datant du XVIe et le XVIIIe siècle, ont été donnés par le Agnelli et Anguissola. Parmi les poteries vous pouvez voir une lampe perforé, pour l'usage liturgique du XVIIIe siècle, qui est le type de blanc Faenza du XVIIe siècle, et une soupière ovale XVIIIe siècle moulé rouleaux et les remous polychrome floral grosse poire de bouton . Pour cette section appartiennent aussi quelques spécimens sophistiquées de porcelaine orientale des nuances irisées (rose, vert, bleu), en grande partie affectés à la dix-huitième siècle. Dans le même laps de temps (XVI-XVIII sec.) En outre, il place la collecte du verre, presque entièrement à partir de la collection de Peter Agnelli, parmi lesquels se distinguent par leur beauté exceptionnelle un verre de verre bleu début du XVIIe siècle et tranchant dans un verre de lait, monté sur forme avec vrille en spirale, une bouteille de verre de lait "de Girasol" la fin du XVIIe siècle, de corps sphérique avec un long cou et un buccellato de nœud central, un bol en verre rares et reticello tige un beau spectacle de stylos de verre.