Pagine da alessio nella valigia dell'allenatore

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Nella valigia dell'allenatore Roberto Alessio http://www.calzetti-mariucci.it/shop/prodotti/nella-valigia-dellallenatore

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CaPitolo 1l’alleNatore: QUaNdo, dove, CoMe e PerCHè

1.1 dare UN SeNSo alla ProPria att ività

gli uomini moderni vivono sotto l’illusione di sapere quello che vogliono mentre, effettivamente, vogliono quello che suppongono di volere”. (erich Fromm)

➲ appendere le scarpette al chiodo: pronti? via!

Quando la stagione sportiva attiva è definitivamente tramontata molti calciatori, ancora innamorati e legati almondo del pallone e per nulla intenzionati ad abbandonarlo, si trovano spesso ad operare una scelta: allenareod assumere un incarico direttivo all’interno di una società sportiva. animati dalle più diverse intenzioni, chidalla convinzione di donare la propria esperienza ed il proprio entusiasmo ai più giovani, altri magari dallospirito di trasmettere i principi di de Coubertin sperimentati in “carriera” attraverso la disciplina sportiva odalcuni, infine, interessati ad arrotondare le proprie “entrate” strappando ancora qualche ingaggio sotto la di-versa veste di “allenatore”, potranno sentirsi ancora protagonisti all’interno o nelle vicinanze del rettangolo digioco. Coloro che optano per una di queste alternative e non si cimentano, ad esempio, in ruoli di commentatoreo giornalista sportivo o procuratore di calciatori, si troveranno ad essere proiettati in una realtà di cui, mentreerano impegnati a calcare i numerosi campi, avevano intravisto solamente alcune delle problematiche. Se ladecisione di smettere di giocare è stata meditata a lungo, altrettanto ponderate dovranno essere le reali mo-tivazioni che spingono ad intraprendere la “carriera” di allenatore, da qualunque livello o tipo di società si in-tenda partire ed a prescindere dal curriculum di calciatore posseduto. infatti, anche se saremo stati in carrieraatleti professionisti baciati dal successo oppure ottimi calciatori dilettanti, tali circostanze, seppur costituendoun importante biglietto da visita, non daranno alcuna garanzia di motivato approccio o di successo nel nuovoruolo ma, semmai, potrebbero rassicurarci, sotto il profilo tecnico e tattico, di riuscire ad essere efficaci “di-mostratori” ed eventualmente conoscitori delle diverse metodologie d'allenamento, in quanto direttamente vis-sute sulla propria persona. tuttavia, potremmo essere altrettanto preparati per gestire un gruppo, magari diadolescenti, di motivarli e trasmettere loro tutti gli insegnamenti appresi in “carriera”? Qualora la virtù ed il ta-lento calcistico non ci avessero sfiorato nell’età giovanile ed il nostro curriculum si esaurisse con l’aver militatoin una società dilettantistica modesta, non per questo dovremmo a priori sentirci esclusi o scoraggiati nella no-stra futura impresa. infatti, pur avendo il modesto talento tecnico e lo scarno curriculum insinuato legittimi in-terrogativi, oltre che in noi stessi anche in un sodalizio interessato alle nostre future prestazioni, potremmotuttavia essere stati in grado di aver sviluppato maggiormente ed efficacemente una serie di caratteristiche,non meno apprezzate e comunque indispensabili, concernenti gli aspetti educativi, motivazionali, gestionali eculturali della disciplina sportiva. Così, a meno che la società sportiva non intendesse avvalersi in ogni casoper i “ruoli tecnici” delle prestazioni di ex calciatori prestigiosi, ipotesi assai frequente, potremmo essere ingrado di “giocarci” le stesse possibilità nella scelta del ruolo da ricoprire. a questo punto quali sono le nostrecaratteristiche, come si possa trasmetterle ai calciatori, dovranno essere le prime risposte utili per comprendere

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CaPitolo 2vita di SoCietà

2.1 i l raPPorto CoN i CoMPoNeNti della SoCietà SPortiva

“la cosa più difficile a questo mondo? vivere. Molta gente esiste, ecco tutto”.(oscar Wilde)

➲ Società spor tiva e motivazione

le cause che inducono le persone ad aggregarsi ed a vivere e condividere spontaneamente esperienze comunivanno individuate, verosimilmente, nella ricerca del soddisfacimento dei propri bisogni. il bisogno di carezze,affetto, riconoscimento, legami ed anche semplici riferimenti, come sostenuto anche da eric Berne (1910-1970,psicologo americano, padre fondatore dell’analisi transazionale) fungono da molla e sono la motivazione prin-cipale, l’unico reale potente combustibile che ci spinge a fare le cose. la motivazione è presente dentro ciascunindividuo, a volte a livello conscio, spesso in modo inconscio: spesso la difficoltà consiste nel capire quella ve-ramente importante per noi, soprattutto quando, come in una società dilettantistica o nel puro volontariato, icomponenti non possono avere altro tornaconto che la soddisfazione dei propri personali bisogni, essendo larispettiva prestazione quasi esclusivamente gratuita. Finché uno è cosciente dei propri bisogni, si trova a con-tatto con la propria motivazione, dovendo “semplicemente” cercare di fare emergere le motivazioni inconsceed allinearle con quelle già conosciute, per poter quindi “lavorare” su entrambe, qualora possano consentirglidi raggiungere ciò che cerca o, al contrario, eliminare o non assecondare quelle che non sono più in grado didare soddisfazione. Chiariamo subito che, nel volontariato o nel dilettantismo sportivo, non ci sono motivazionibuone o cattive, giuste od ingiuste e che le motivazioni possono cambiare nel corso di una vita o, più sempli-cemente, anche in un brevissimo periodo di vita. i volontari che si avvicinano ad una società sportiva, animatidalle più diverse intenzioni, spesso iniziano l’attività con entusiasmo proprio perché, grazie all’impegno assuntoe proprio in quel periodo della loro vita, riescono a trarre energie e motivi in grado di nutrire il loro bisognosalvo poi lasciare l’attività stessa, perché i propri bisogni sono mutati, le tappe della crescita dell’individuo sisono susseguite e trasformate, le amarezze e le problematiche hanno superato di gran lunga le gratificazionied i riconoscimenti ricercati. i l b isogno di sentirsi utili e di fare del bene agli altri, di sentirsi ancora giovanie magari importanti, di essere parte di qualcosa, di evasione dalla quotidianità, di prevalere sull’antagonista,di imitazione della personalità o dei successi altrui, sono solo alcuni dei motivi che spingono alcuni, già operantia diverso titolo nel mondo dello sport od anche semplicemente neofiti, a creare per la prima volta o ad entrarein un sodalizio sportivo già costituito. Nell’ambito dello stesso gruppo, pertanto, vengono a coesistere personecon differenti motivazioni e personalità, seppure accomunate dal perseguimento del medesimo fine sociale de-

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CaPitolo 3la MeNtalità v iNCeNte

3.1 i l Metodo e la MeNtal ità viNCeNte

la perfezione dell’uomo consiste proprio nello scoprire le proprie imperfezioni(agostino)

Quando ci confrontiamo con altri allenatori su come si possa creare e trasmettere una mentalità vincente aipropri giocatori, emergono frequentemente distonie su concetti e sistemi operativi, tanto a livello dilettantisticoche nel mondo dei professionisti. ancor prima dei propri calciatori, sono gli stessi allenatori a non essereconcordi in proposito aiutandosi con frasi predefinite, magari prese in prestito da colleghi “illustri” e da situazionisolo all’apparenza analoghe ed uguali per tutti ma che, alla fine, si rivelano difficilmente riproducibili od appro-priate per tutte le diverse realtà e nei singoli casi. Saper “coniare” e mettere in pratica nella quotidianità sportivaun metodo di lavoro pratico ed efficiente per riuscire a comunicare le proprie idee in modo personale o tra-smettere gli stessi concetti ma in modo diverso, programmare un percorso didattico/educativo che abbia comeobiettivo la prestazione sportiva ed al tempo stesso la maturazione del calciatore, attraverso un metodo d’al-lenamento veramente allenante e vincente, si rivelerà di basilare per la formazione personale del mister e perla gestione positiva del gruppo. al mister, in pratica, specie nel settore giovanile, non si richiederà di esserevincente ma, piuttosto, convincente: tanto sarà vincente il mister, in tal caso, quanto saranno convincenti le suelinee guida ed il modo di adottarle, trasmetterle e farle condividere. la stessa efficacia della seduta di allena-mento ed il raggiungimento d’obiettivi programmati, infatti, dipendono in buona misura dalla metodologia adot-tata dall’istruttore, legata alle proprie scelte filosofiche e psicologiche. il metodo può essere considerato unascelta operativa pratica per raggiungere gli obiettivi e trasmettere determinati principi e riguarda i seguentiaspetti:1) Il rapporto tra allenatore e giocatori, cioè la leadership che l’allenatore riesce ad instaurare nel gruppo, puòessere autoritaria, democratica o permissiva e, preferibilmente, “autorevole e funzionale”.2) Il rapporto tra gli stessi giocatori, cioè le relazioni sociali che s’instaurano nel gruppo - squadra.3) Il linguaggio, ossia il tipo di comunicazione utilizzata dall’allenatore verso la squadra.4) Il metodo, ovvero il modo di proporre l’attività e cioè a) deduttivo, quando l’allenatore prescrive ed assegnaun compito o fa eseguire un’esercitazione dando una soluzione chiara e prestabilita b) induttivo, quando l’al-lenatore pone gli allievi in una situazione di ricerca della soluzione e del raggiungimento di un obiettivo.5) La scelta dell’attività, cioè che cosa si vuole fare e quindi a) globali, quando si tratta di contenuti od attivitàdi carattere generale nelle quali sono presenti diversi aspetti e sono perseguiti più obiettivi (il gesto tecnicodiventa il mezzo per raggiungere l’obiettivo) b) analitiche, quando le attività analizzano appunto l’obiettivo (ilgesto tecnico da compiere e, in questo caso, la tecnica è spesso fine a se stessa).

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CaPitolo 4la MotivaZioNe e la CoMUNiCaZioNe

4.1 i l raPPorto CoN i gioCatori: aSColtare, CoMUNiCare

Ho visto più lontano degli altri perché stavo sulle spalle dei giganti. (isaac asimov)

➲ la comunicazione nel calcio

ogni allenatore, nell’arco della propria carriera, potrà incontrare diversi momenti di difficoltà nella gestione delproprio gruppo, sin dal momento in cui effettua il primo approccio con l’obiettivo di creare immediatamenteuna certa sintonia e coesione fino a quando, una volta raggiunte, continua a adoperarsi quotidianamente nellacostante ricerca di mantenerle “vive” per l’intera stagione sportiva. instaurare un rapporto efficace, fondatosulla condivisione degli obiettivi e degli strumenti necessari per realizzarli, sul rispetto reciproco dei ruoli, sulpiacere di lavorare insieme, si riveleranno strumenti ed al tempo stesso mete prioritarie rispetto agli insegna-menti tattici, tecnici e regolamentari di qualsiasi disciplina sportiva. la condivisione delle buone intenzioni nonè da sola, infatti, sufficiente ad instaurare una vera e duratura armonia tra l’allenatore ed i suoi ragazzi qualoral’istruttore non si interroghi realmente se e come gli altri riescono a recepire e interpretare il suo messaggio,ciò che vuole fare e, di fatto, compie. Così, un buon rapporto dipende, oltre che da numerosi fattori quali com-petenza, serietà ed integrità morale, anche da una buona forma di comunicazione. Spesso, se gli atleti od ingenerale gli altri non ci capiscono, dipende proprio dalla nostra incapacità di comunicare le nostre intenzioni,cioè di non riuscire a farci capire. Comunicare significa sapersi relazionare in modo adeguato con i propri gio-catori, in relazione alla loro età, alle caratteristiche peculiari, agli stati d’animo, ai differenti momenti che attra-versa la squadra intera. la comunicazione si r ivelerà, dunque, elemento fondamentale proprioperché la gran par te della seduta di allenamento e della vita in gruppo si traducono semprenell’ infor mare, formare, cor reggere, incoraggiare, assistere, interagire sempre con gli atletie, naturalmente, con il resto dello staff e le altre componenti che ruotano intorno alla squadra.l’allenatore - lo riportano tutti i manuali e lo riferiscono anche numerose testimonianze fornite dai grandi alle-natori di successo- deve essere un ottimo “comunicatore”: qualche volta, è una qualità innata, ma, più spesso,è una capacità da migliorare con estrema fatica nel corso del tempo, riferendosi a) al gruppo b) al singolo ec) ai mass media, senza dimenticare il fondamentale problema del feedback, cioè della capacità di saper ascol-tare e di valutare la comunicazione di ritorno. Così, il miglior risultato si ottiene quando, infatti, il collettivo parlalo stesso linguaggio, cioè, quando c'è una condivisione di valori umani -rispetto, onestà, altruismo, spirito disacrificio, collaborazione- e la condivisione piena degli obiettivi. ricordiamo, infine, che la condizione primariaper poter comunicare è quella di essere "veri", cioè essere se stessi nella totalità della propria vita,essere autentic i in modo che la nostra espressione non sia falsata all'origine ed il nostro ma-

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CaPitolo 5la geStioNe della SedUta di alleNaMeNto

5.1 la PrograMMaZioNe e le FaSi della SedUta di alleNaMeNto

Pensare è il lavoro più difficile che esiste ed è per questo forse che sono in pochi a farlo. (H. Ford)

➲ la programmazione didattica

la programmazione e la progressione "didattica” sono indispensabili strumenti che consentono all’allenatoredi coordinare ed ottimizzare il complesso dei fattori che hanno rilevanza formativa nella crescita del calciatore.organizzare l'attività dei calciatori, giovani od adulti, è un compito determinante per l'istruttore orientato aperseguire obiettivi senza affidarsi al “caso” o alla “pratica” dell’improvvisazione. diventa importante organiz-zare con il giusto anticipo il lavoro, tenendo conto di tutte le situazioni contingenti come l’età, la categoria, ilnumero di sedute, la disponibilità del tempo e dello spazio per effettuarle, il numero degli allievi presenti ed, inogni caso, il conteso socio-culturale in cui si opera. Questo ultimo aspetto, in particolare, non andrà trascurato:l’allenatore potrà essere innovativo unicamente, quando alle spalle ci sia un sodalizio spor tivoche glielo consenta e lo suppor ti in tal senso, poiché, diversamente, si renderà necessario unadattamento dei programmi e del modo di appor tarsi in relazione alla realtà in cui si opera. laprogrammazione accurata della singola seduta inoltre, inserita naturalmente in un contesto a breve/medio/lungotermine, faciliterà l’intervento formativo e educativo, specifico per ogni fascia d'età, in quanto gli obiettivisaranno inevitabilmente differenti secondo le diverse categorie. il metodo, nel suo significato etimologico di“via che conduce”, dovrà essere tuttavia lo stesso, cercando di suggerire agli atleti un percorso efficace daseguire, attraverso una spiegazione teorica ed una semplificazione pratica e, quindi, una progressione “in cre-scendo” dell’attività sul campo. la programmazione, infine, non dovrà essere assolutamente rigida, ma dovràconsentire ampio spazio alla modificazione e all’aggiustamento in seguito alle numerose variabili occorse nellosvolgimento del progetto, senza naturalmente limitare fantasia, creatività ed improvvisazione che, comunque,sono tali ed utili solo alla presenza di un lavoro organizzato: prestiamo attenzione, tuttavia, a non esserne vin-colati ed a non attribuirvi un potere “curativo”, come se tutte le complessità dell'insegnamento calcistico po-tessero risolversi unicamente grazie all’ausilio di questo strumento didattico. Per programmare, quindi, sirivelerà necessario:

• Avere padronanza della disciplina insegnata.• Avere chiarezza del progetto e del percorso formativo da seguire.• Avere consapevolezza dell’importanza formativa della disciplina e della propria opera.• Avere la capacità di organizzare gli strumenti educativi come quelli tecnici, tattici ed atletici.

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CaPitolo 6l’alleNatore reSPoNSaBile

6.1 la reSPoNSaBilità dell’alleNatore di CalC io

l'ignoranza è la madre della felicità e della beatitudine sensuale. (giordano Bruno)

➲ l'allenatore e la programmazione dell'attività spor tiva

Chi decide di cimentarsi nel ruolo dell'allenatore di calcio, a prescindere dal rapporto di natura professionisticao dilettantistica o di volontariato puro che lo legherà al sodalizio sportivo, ignora a volte di cimentarsi in un'at-tività piuttosto complessa che cela, spesso, molte incognite. infatti, oltre alle consuete problematiche contrattualie gestionali od inerenti alle relazioni con le diverse componenti sportive calcistiche, sovente nella quotidianitàsi presentano delle situazioni difficili e poco piacevoli che potrebbero produrre degli eventi pregiudizievoli perl'incolumità degli atleti stessi e/o di terzi estranei. Quando l'evento dannoso si concretizza si tratterà di verificarese sia in qualche modo riferibile alla condotta attiva od omissiva dell'allenatore, al fine di individuarne l'eventualeresponsabilità sotto il profilo civile, penale o semplicemente sportivo ed etico. inserito direttamente in uncontesto societario sportivo, da solo od avvalendosi dell'ausilio di altri collaboratori, l'allenatore promuove,insegna e sviluppa le tematiche di una specifica disciplina sportiva, favorendo l'incontro e la crescita sportivae sociale, fisica e morale, di uno o più atleti che gli sono affidati, con lo scopo di raggiungere un risultato nelladisciplina stessa. anche se le figure dell'istruttore in senso proprio e del maestro si distinguono da quelladell'allenatore - i primi si occupano di soggetti poco o per nulla esperti con funzioni prettamente di insegnamentomentre l’allenatore ha come obiettivo il conseguimento della migliore forma fisica e psichica per ottenere il mi-gliore risultato agonistico (in Manuale associazione Sportive, pag. 132) - , pur essendo diverse le attenzioniche si devono prestare ad un allievo alle prime armi rispetto ad uno esperto, per la funzione didattica esercitata,l'allenatore è al tempo stesso un insegnante e un educatore sotto molteplici aspetti. Sarà proprio dal confrontocon il mondo della scuola, in particolare con l'insegnamento dell'educazione fisica, che si potranno trarre utilispunti per comprendere alcuni casi di responsabilità in cui sovente l'allenatore potrebbe incorrere: nella nostraanalisi, inoltre, faremo riferimento a numerose sentenze in ambito civile e penale che hanno interessato istruttoridi diverse discipline sportive e che potranno, per analogia, essere utili nel raffronto con la figura dell'allenatoredi calcio.

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CaPitolo 7il CaMP d i CalC io

7.1 i l CaMP: eSerCitaZioNi Prat iCHe

“dobbiamo usare il tempo come uno strumento, non come una poltrona (J. F. Kennedy)

➲ Motivazione e comprensione

Con l’avvicinarsi della primavera e, in particolare, durante la stagione estiva, numerosi ragazzi sono soliti iscri-versi ai camp estivi, sia a quelli che nell’arco della settimana presentano la formula “night and day”, comprensivacioè del pernottamento, sia a quelli che ne circoscrivono l’attività sportiva solamente alle ore diurne, con l’ef-fettivo rientro alle proprie abitazioni nelle ore del primo pomeriggio. Nascono e si perfezionano, a tale proposito,centri estivi e scuole calcio o di basket, si organizzano settimane sportive nelle località montane o marittimeidonee a catalizzare l’attenzione di centinaia di giovani calciatori o sportivi in generale, sia sotto i colori dei piùblasonati club professionistici sia grazie all’attività di reclutamento delle società dilettantistiche locali. Spesso,l’attività sportiva è abbinata a corsi “base” o di perfezionamento delle lingue straniere o dell’informatica, aformare un pacchetto “non solo sport”. allenatori, giovani calciatori con le loro famiglie ed organizzatori rap-presentano i vertici di un triangolo che spesso ha come obiettivi il business per la vendita di un marchio o laraccolta fondi e nuove iscrizioni o, fortunatamente in molti casi, per la fornitura di un servizio ricreativo che ri-sponda adeguatamente alla richiesta di attiv ità spor tiva, anche in estate e non solo circoscritte all’ambitocalcistico. le motivazioni che spingono queste componenti a cimentarsi in una “nuova sfida estiva” sono diverseed è proprio sulla diversità degli aspetti motivazionali che si dovrà tenere conto nella reciproca scelta, spessodifficile, soprattutto in considerazione della varietà dell’offer ta spor tiva che si può reperire dai depliant illu-strativi oppure sul “web”. Per tutti, in ogni caso, dovrà essere ben chiaro che in soli 5 o 10 giorni di camp nonsi potrà insegnare od imparare il gioco del calcio o del basket poiché, come del resto per ogni disciplina sportiva,ciò richiede tempo e pazienza, una certa continuità e la naturale commissione di errori con l’applicazione deirelativi correttivi. l’obiettivo da perseguire, dunque, dovrà necessariamente consistere nel cercare di trasmettere“cultura sportiva”, di far “vivere” in modo “diverso“ ad esempio il mondo del calcio dentro e fuori del campo,cioè sotto l’aspetto esclusivamente ludico, spensierato ma al tempo stesso professionalmente qualificato, al-lontanando false aspettative e senza ostinarsi, da entrambe le parti, nel trasformare il poco tempo a disposizionein un “bignami” calcistico goffo ed inefficace: un gioco da vivere sempre al massimo con il sorriso sulle labbraper poter continuare a conoscere, conoscersi e crescere insieme con altri coetanei.

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