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BUON ANNOEccoci ad un nuovo anno e come sempre il Papa ci invita a ri‐fleere sull’importanza della Pace. Quest’anno ci fa la propo‐sta di fermarci a rifleere sulla Nonviolenza, partendo e scri ‐ven do questo augurio: “Auguro pace ad ogni uomo, donna, bambino e bambina e prego affinché l’immagine e la somiglian‐za di Dio in ogni persona ci consentano di riconoscerci a vicen‐da come doni sacri dota di una dignità immensa. Soprauo nelle situazioni di conflio, rispeamo questa dignità più pro‐fonda e facciamo della nonviolenza ava il nostro sle di vita”. Sempre Papa Francesco soolinea: “La nonviolenza per i crisa‐ni non è un mero comportamento taco, bensì un modo di es‐sere della persona, l’aeggiamento di chi è così convinto del l’a ‐mo re di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità. L’amore del ne‐mico costuisce il nucleo della rivoluzione crisana. Giustamen‐te il Vangelo dell’amate i vostri nemici viene considerato la ma ‐gna carta della nonviolenza crisana; esso non consiste nell’ar ‐ren dersi al male, ma nel rispondere al male con il bene, spezzando in tal modo la catena dell’ingiuszia”. Madre Tere‐sa di Calcua diceva: “Nella nostra famiglia non abbiamo biso‐gno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri e sapremo supe‐rare tuo il male che c’è nel mondo”. Bisogna tener presente che la violenza è una profanazione, dice sempre Papa France‐sco, del nome di Dio. Nessuna religione è terrorista. Non stan‐chiamoci mai di ripeterlo: “Mai il nome di Dio può giusficare la violenza. Solo la pace è santa, non la guerra”.Un forte richiamo che Papa Francesco ci fa è l’importanza del ruolo della famiglia. Rifleamo ancora su queste sue parole: “Se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomi‐ni, allora è fondamentale percorrere il senero della nonviolen‐za in primo luogo all’interno della famiglia. La famiglia è l’in di ‐spen sabile crogiolo araverso il quale coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle imparino a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteressato, e dove gli ari o addi‐riura i confli devono essere supera non con la forza, ma con il dialogo, il rispeo, la ricerca del bene dell’altro, la mise‐

ricordia e il perdono. Dall’interno della famiglia la gioia dell’a‐more si propaga nel mondo e si irradia in tua la società”.

LA FAMIGLIAPurtroppo ancora una volta devo soolineare una certa man‐canza di amore verso questo Dio‐Bambino che abbiamo da po‐co celebrato. Infa la mancanza di partecipazione di ragazzi, adolescen, giovani e anche genitori e adul si è vista durante la celebrazione religiosa. Eppure abbiamo festeggiato questo evento , abbiamo fao festa ma ancora una volta il festeggiato non è stato amato e messo al centro della festa. Pertanto mi sento ancora una volta spinto a soolineare l’importanza del‐l’educazione in famiglia su questa ricerca dei valori religiosi che sono anda scemando nel nostro cammino di diventare schia‐vi del benessere e dimencare di ringraziare chi ci offre dono della vita. Se vogliamo sconfiggere questa violenza nel mondo e creare una società dove tu si sentano accol e rispea, bi‐sogna parre dal piccolo e la famiglia è il luogo dove ci si edu‐ca all’amore e ai valori grandi della vita.Ecco l’importanza di sapersi chiedere, soprauo da parte dei genitori: Che cosa vogliamo veramente per i nostri figli? E’ la domanda a cui tu i genitori devono dare una risposta. Non è facile, soprauo quando si pensa a ciò che per i nostri figli “vuole” il mondo circostante, impegnato com’è in una corsa os‐sessionante verso l’egoismo e la solitudine. Prime vime di questa tendenza sono, come sempre, i più indifesi: i bambini. Lascia solo per gran parte del giorno, ipnozza dalla banali‐tà televisiva che ene loro compagnia per ore e ore; gonfia dai cibi‐pasccio che inghioono in piedi, a caso, perché non c’è nemmeno più tempo per un tranquillo pasto tu insieme alla stessa tavola. Tu insieme chi, poi, se il divorzio dilaga e le fa‐miglie sono sempre più irregolari? Il quadro è desolante. Si fa in frea a dire: “Vorremmo un mondo migliore per i nostri bam‐bini”. Come? Da dove cominciare?“Ricostruendo i valori della famiglia” è la ricea che tu e ‐sper e non, suggeriscono. Famiglia e valori, due parole‐chia‐ve, le uniche armi possibili per contrastare il mondo così com’è. Valori che siano radici ed ali. “Valori saldi a cui aggrapparsi, in

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Sito Web della Comunità Pastoralewww.inbinda.it

Casa Parrocchiale, Don PierluigiVia alla Chiesa N°5 ­ Turbigotel. 0331­899341 / Cell. 339­1685800

Don AndreaVia alla Chiesa N°5 ­ Turbigotel. 0331­871480 / Cell. 338­8041185

Casa Parrocchiale, Don LucianoRobecchettotel. 0331­875416

Casa Parrocchiale / Suore di Malvagliotel. 0331­875583

Centro Giovanile di Robecchettotel. 0331­875496

Parrocchia ­ San GuniforteNosateCell. 348­9250077

Sommario

Provvidenza 4Chiesa universale 5Verbale riunione del Consiglio Pastorale 6Icona dela Misericordia 8Scout ‐ Accoglienza 8Accendi la Vita 9Padre Daniele da Samarate 10Prendere il largo 10Afferrare il senso 11Spigolature d'archivio 13Gocce di memoria 14Consigli per la leura 15Nosate 16Turbigo 18Robeccheo 18Riceviamo & Pubblichiamo 19Anniversari defun Turbigo 24Archivio 24

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cui affondare le radici della vita, ed, ali, cioè forze spirituali.Però non basta gridare: “Valori, valori!”. L’educazione, secondo Don Bosco, di cui in questo mese celebriamo la sua arte educa‐va, è proposiva, operante, creava, concreta e soprauo prevenva. In questo nostro mondo si studia geologia il ma‐no dopo il terremoto e idrografia dopo le alluvioni. I genitori troppo occupa cominciano a buar via l’acqua quando la bar‐ca è quasi affondata. Sono necessarie alcune strategie.La famiglia deve ridiventare produrice di valori, non docile consumatrice di quello che il mondo propone. Il più delle volte questo significa opporsi decisamente, cricamente, con chia‐rezza. La società auale impone i suoi “valori” con astuzia, po‐tenza e una taca asfissiante ed avvolgente. Per opporsi ad un sistema forte, occorre un sistema ancora più forte. I genitori de‐vono possedere un sistema di valori gerarchico, solido e struu‐rato. Solo così possono dotare i figli di una vera armatura, di ‐fen siva e offensiva. I valori devono essere come le ciliegie: uno ra l’altro. Il valore fondamentale che una famiglia sceglie “‐ra” con sé inevitabilmente una serie di altri valori, fino a forma‐re una specie di grappolo o struura. Se per esempio si sceglie come valore fondamentale la dignità della persona umana, per‐ché immagine di Dio Creatore, insieme “verranno su” pace, vi‐ta e anche ecologia, che a loro volta reranno valori strumentali

necessari come: libertà, responsabilità, solidarietà, giuszia, creavità, interiorità che avranno come conseguenza naturale degli aeggiamen quodiani molto concre: amicizia, bontà, comprensione, cortesia, fortezza, fedeltà, fiducia, generosità, laboriosità, lealtà, obbedienza, ordine, omismo, pazienza, per‐severanza, preghiera, prudenza, riconoscenza, religiosità, ri‐speo, semplicità, sincerità, speranza, sobrietà, socievolezza, sacrificio, sport, studio…I valori devono avere un nome e un cognome, devono cioè es‐sere in qualche modo misurabili. I genitori devono esprimere chiaramente che cosa si aspeano dai figli nelle diverse circo‐stanze.Ques valori devono essere “insegna”. Il mondo insegna con molta chiarezza la filosofia del vincente, la filosofia del “tuo e subito”, il culto del corpo, il piacere come misura di tuo, la vio‐lenza, la compevità, il potere della seduzione fisica e della ricchezza…I valori nascono dal contao. Un bambino aggrappato al collo della mamma, con le lacrime agli occhi, davan alla porta del‐la scuola materna gridava: “Non mi portare, mamma, non mi portare. Io voglio restare con te”. Il bambino aveva ragione. Pur‐troppo il nostro il nostro modo di vivere allontana dai genitori i figli, proprio negli anni più importan per un normale appren‐dimento possibile per recuperare.

Fate e costruite cose insieme: dalla cucina al giardinag‐gio al passatempo. Mangiate insieme il più spesso possi‐bile. Trovate momen di scambio e di inmità. Ogni occasione è buona per conoscersi meglio. Guardate e commentate insieme qualche programma televisivo. Tro‐vate momen di pace, in cui televisione, musica, giochi rumorosi siano sospesi, per lasciare spazio alla leura e alla riflessione.I genitori devono fornire ai figli dei modelli. Dopo tuo Don Bosco aveva compreso chiaramente che i valori so‐no nozioni astrae, mentre i modelli concre, visibili so‐no affascinan e convincen. I primi modelli, nat u ral men ‐te, sono i genitori stessi. Non solo: le persone che i ge ni ‐to ri dimostrano di ammirare e smare diventano di solito dei modelli per i figli. Quanto bene fanno gli esempi nar‐ra dai genitori di qualche figura di adolescen e giova‐ni che hanno vissuto o vivono la loro vita al servizio dei più piccoli! Anche oggi ci sono tan esempi di persone che meono al servizio il loro tempo per accompagnare e stare con i piccoli.

CONCLUSIONECertamente tra i modelli da seguire sarà Don Bosco che ha speso tua la sua vita per i ragazzi difficili e sarebbe bello che i genitori alla luce dell’insegnamento di Don Bo‐sco insieme ai figli seguissero il cammino dell’educare, con il suo metodo prevenvo, e certamente questo aiu‐terebbe molto a fare della famiglia il primo e più impor‐tante luogo per imparare l’arte della nonviolenza così da essere veri costruori della pace. Questo aiuterebbe an‐che a fare della famiglia il luogo dove Gesù e la fede pos‐sano ancora essere al centro della vita quodiana e fare della fede il cammino che valorizza la nostra vita come ri‐sposta gioiosa al dono che Dio ci affida e che chiede di collaborare con Lui per sconfiggere l’odio e la violenza che serpeggia in modo forte nel mondo intero.L’augurarci un Buon Anno sia davvero un impegnarci a vi‐vere l’invito alla nonviolenza per offrire al mondo un cammino vero nella grazia del Signore che sempre è ric‐co d’amore e di perdono. Auguri anche a nome di tua la diaconia.

Don PierLuigi

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Alla conclusione dell’anno santo e di un anno solare è sempre doveroso fare un a revisione di dove siamo arriva e come abbiamo ges‐to la vita che Dio ci ha donato. Tento di riflee‐re sull’anno trascorso alla luce della Prov vi ‐den za è questa parola che fa sempre sperare che Dio non si stanchi di amarci e nello stes‐so tempo come samo impegnarci per dare dignità alla nostra vita.Aspeo spiritualeTue le vicende hanno un significato e forse non possiamo scoprirlo immediatamente ca‐so per caso, ma possiamo accoglierle sapen‐do che hanno certamente questo senso: Dio mi ama e mi conduce. Riconoscere che Dio educa me, vuol dire riconciliarmi con me stes‐so e con la mia vita, con i doni che ho e con quelli che non ho, con quelli che vorrei avere, con ciò che ho perduto e con il poco cammi‐no, forse, che ho fao. Riconciliarmi con la mia vita perché in essa Dio mi guida, mi sta gui‐dando, Dio connuamente rimee a posto le situazioni sbagliate, piccole o grandi che sia‐no. Malgrado quindi le mie negligenze, la mia vita è portata avan da Dio e, nel suo piano di amore –dinamico e sempre rinnovato– tua la mia storia ha un senso. Dalla pace con noi stessi nasce la pace con la Chiesa così com’è, con le persone che mi sono vicine, con la so‐cietà, con la storia: tuo conduce al bene per coloro che amano Dio. La Scriura tesmonia questa verità; per gli Ebrei ha avuto senso il trionfo del regno di Davide e la decadenza di Salomone, ha avuto senso l’esilio e il vivere in mezzo ai pagani e ha avuto senso il ritorno dall’esilio. Per me ha senso questa vita con i

suoi contras e le sue lacerazioni, con le sue luci e con le sue oscurità. Sempre Dio mi con‐duce verso la purificazione del cuore, la ma‐turità della fede, la somiglianza con Cristo. (Cardinal Carlo Maria Marni).Aspeo socialeAnche le vicende della vita quodiana ha bi‐sogno di ricevere aiuto da Dio e dai fratelli. C’è anche nella nostra Comunità Pastorale per‐sone che si trovano bisognose di aiuto per po‐ter avere una vita dignitosa e non essere degli emargina e bisognosi, ma essere anche loro persone che hanno in sé stesse questa imma‐gine di Dio come l’abbiamo noi. Dio dona ad ogni uomo doni e benessere da amministra‐re e da condividere. Bisogna vincere la paura e l’egoismo che a volte ci rende incapaci di an‐dare incontro a chi ha bisogno di un incorag‐giamento o di un aiuto economico. Mi sembra che facciamo faca ad “amministrare” e non ad impossessarsi di ques doni che Dio ci offre. Non voglio giudicare ma si fa faca a privarci del nostro benessere, rinunciare a qualche confort per risollevare i nostri fratelli più bi‐sognosi. Che aiuto abbiamo dato in questo an‐no a chi è senza lavoro, a chi fa faca a man ‐gia re una volta al giorno, a chi ha dovuto af ‐fron tare la sua precarietà a causa di terremo, alluvioni? Come abbiamo partecipato alle va‐rie iniziave della Quaresima e dell’Avvento?Aspeo della comunitàQui mi riferisco alle spese per ristruurare le chiese o gli oratori. La chiesa, la parrocchia è la somma di famiglie e come ogni famiglia ha le sue spese per gas, energia elerica, acqua

e tasse. La Parrocchia e gli Oratori hanno bi‐sogno di opere di manutenzione e se appa‐rentemente le spese sembrano coperte, però ci sono anche i mutui che vanno restui al‐le banche. Pertanto se anche i lavori sembra‐no termina non sono termina i debi. Questo richiede l’aiuto di tu. Pertanto an‐che quest’anno sono qui a bussare alla vostra generosità e possibilità. Dal resoconto econo‐mico potete verificare le varie entrate e usci‐te. Visto che è difficile arrivare a dare € 15 al mese per famiglia, propongo ancora di mee‐re la mano sul vostro cuore e vedere se non sia possibile offrire qualcosa in più durante le offerte delle messe domenicali o per la cele‐brazione dei sacramen. Purtroppo ancora una volta soolineo che non si bada alle spe‐se per i vari rinfreschi perché si ha paura di fa‐re brua figura, mentre alla chiesa che vi dona con i sacramen la grazia sanficante, si dan‐no le briciole.Genitori, educhiamo anche i nostri figli a ri‐nunciare al superfluo e ad accontentarsi di ciò che si ha, senza pretendere di cambiare ogni due mesi il cellulare perché è uscito quello più potente e più completo. Scusate l’insistenza ma dobbiamo educarci tu ad accontentarci del normale senza pretendere il superfluo.Il Signore ci aiu in questo nuovo anno ad amare di più il desiderio di vivere la nostra fe‐de e saper amministrare bene quei doni e ric‐chezze che Dio ci affida per il bene di tu.Il Signore sia la nostra forza e la nostra conso‐lazione.

Don PierLuigi

PROVVIDENZA4

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CHIESA UNIVERSALE

Cari fratelli e sorelle, buon Natale!Oggi la Chiesa rivive lo stupore del‐la Vergine Maria, di san Giuseppe e dei pastori di Betlemme contem‐plando il Bambino che è nato e che giace in una mangiatoia: Gesù, il Salvatore.In questo giorno pieno di luce, ri‐suona l’annuncio profeco:

«Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.Sulle sue spalle è il poteree il suo nome sarà:Consigliere mirabile, Dio potente,Padre per sempre, Principe della pace» (Is 9,5).

Il potere di questo Bambino, Figlio di Dio e di Maria, non è il po‐tere di questo mondo, basato sulla forza e sulla ricchezza; è il potere dell’amore. E’ il potere che ha creato il cielo e la terra, che dà vita ad ogni creatura: ai minerali, alle piante, agli animali; è la forza che arae l’uomo e la donna e fa’ di loro una sola car‐ne, una sola esistenza; è il potere che rigenera la vita, che per‐dona le colpe, riconcilia i nemici, trasforma il male in bene. E’ il potere di Dio. Questo potere dell’amore ha portato Gesù Cristo a spogliarsi della sua gloria e a farsi uomo; e lo condurrà a dare la vita sulla croce e a risorgere dai mor. E’ il potere del servizio, che instaura nel mondo il regno di Dio, regno di giuszia e di pa‐ce. Per questo la nascita di Gesù è accompagnata dal canto degli angeli che annunciano:

«Gloria a Dio nel più alto dei cielie sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14).

Oggi questo annuncio percorre tua la terra e vuole raggiungere tu i popoli, specialmente quelli feri dalla guerra e da aspri confli e che sentono più forte il desiderio della pace.

Pace agli uomini e alle donne nella martoriata Siria, dove troppo sangue è stato sparso. Soprauo nella cià di Aleppo, teatro nelle ulme semane di una delle baaglie più atroci, è quanto mai urgente che, rispeando il dirio umanitario, si garansca‐no assistenza e conforto alla stremata popolazione civile, che si trova ancora in una situazione disperata e di grande sofferenza e miseria. È tempo che le armi tacciano definivamente e la co‐munità internazionale si adoperi avamente perché si raggiun‐ga una soluzione negoziale e si ristabilisca la convivenza civile nel Paese.

Pace alle donne e agli uomini dell’amata Terra Santa, scelta e predilea da Dio. Israeliani e Palesnesi abbiano il coraggio e la determinazione di scrivere una nuova pagina della storia, in cui odio e vendea cedano il posto alla volontà di costruire insieme un fu‐turo di reciproca comprensione e armonia. Possano ritrovare unità e concordia l’Iraq, la Libia, lo Yemen, dove le popolazioni pascono la guerra ed efferate azioni terroris‐che.

Pace agli uomini e alle donne in va‐rie regioni dell’Africa, parcolar‐

mente in Nigeria, dove il terrorismo fondamentalista sfrua anche i bambini per perpetrare orrore e morte. Pace nel Sud Sudan e nella Repubblica Democraca del Congo, perché si risanino le divisioni e tue le persone di buona volontà si adoperino per intraprendere un cammino di sviluppo e di condivi‐sione, preferendo la cultura del dia‐logo alla logica dello scontro.

Pace alle donne e agli uomini che tuora subiscono le conseguenze del conflio nell’Ucraina orientale,

dove è urgente una comune volontà nel recare sollievo alla po‐polazione e dare auazione agli impegni assun. Concordia invochiamo per il caro popolo colombiano, che ambi‐sce a compiere un nuovo e coraggioso cammino di dialogo e di riconciliazione. Tale coraggio animi anche l’amato Venezuela nel‐l’intraprendere i passi necessari per porre fine alle auali ten‐sioni ed edificare insieme un avvenire di speranza per tua la popolazione.

Pace a quan, in diverse zone, stanno affrontando sofferenze a causa di costan pericoli e persisten ingiuszie. Possa il Myan‐mar consolidare gli sforzi per favorire la pacifica convivenza e, con l’aiuto della comunità internazionale, prestare la necessaria protezione e assistenza umanitaria a quan ne hanno grave e urgente necessità. Possa la penisola coreana vedere superate le tensioni che l’araversano in un rinnovato spirito di collabora‐zione.

Pace a chi è stato ferito o ha perso una persona cara a causa di effera a di terrorismo, che hanno seminato paura e morte nel cuore di tan Paesi e cià. Pace – non a parole, ma fava e con‐creta – ai nostri fratelli e sorelle abbandona ed esclusi, a quelli che soffrono la fame e a coloro che sono vime di violenze. Pa‐ce ai profughi, ai migran e ai rifugia, a quan oggi sono og‐geo della traa delle persone. Pace ai popoli che soffrono per le ambizioni economiche di pochi e l’avida ingordigia del dio de‐naro che porta alla schiavitù. Pace a chi è segnato dal disagio so‐ciale ed economico e a chi pasce le conseguenze dei terremo o di altre catastrofi naturali.

E pace ai bambini, in questo giorno speciale in cui Dio si fa bam‐bino, soprauo a quelli priva delle gioie dell’infanzia a causa della fame, delle guerre e dell’egoismo degli adul.Pace sulla terra a tu gli uomini di buona volontà, che ogni gior‐no lavorano, con discrezione e pazienza, in famiglia e nella socie‐tà per costruire un mondo più umano e più giusto, sostenu

dalla convinzione che solo con la pace c’è la possibilità di un futuro più prospero per tu.

Cari fratelli e sorelle,«un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio»: è il «Principe della pace». Accogliamolo!

PAPA FRANCESCO

MESSAGGIO URBI ET ORBIDEL SANTO PADRE FRANCESCO

NATALE 2016

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Martedì 29 novembre 2016, alle ore 21, nell’aula verde pres‐so la Casa del Giovane di Turbigo, si è riunito il Consiglio Pa‐storale della Comunità Pastorale Santa Maria in Binda.

Presen: Azzimon Carlo, Azzolin Andrea, Baga Paolo, Bol‐doni Vincenzo, Bonalli Luciana, Bonza Giuseppe, Borroni Su‐sanna, Bossi Stefano, Danesi Francesca, Fassi Pierangelo, Lavelli Anna, Marcoli Maria Franca, Mira Paolo, Pagano Rita, Pallaro Maddalena, Don Pierluigi Albricci, Don Andrea Car‐tabia, Suor Franca, Don Giuseppe Mon, Diacono Mauro Co‐lombo.

Assen: Barozza Alessandro, Branca Paola, Dubini Maria Da‐niela, Ferrari Micaela, Don Luciano Bordini.

Ordine del giorno:

1) Eventuali indicazioni e soolineature sul programma del‐la semana mariana con la Madonna Pellegrina di Fama;2) Considerazioni e suggerimen riguardo alle giornate eu‐carische;3) Eventuali riflessioni su ciò che abbiamo discusso con il De‐cano sulla visita pastorale;4) Varie ed Eventuali.

1 – In assenza della segretaria il verbale di questa sessione viene compilato da Carlo Azzimon. Dopo leura e appro‐vazione del verbale della precedente riunione del Consiglio Pastorale, tenutasi in data 25 oobre 2016, don Pierluigi Al‐

bricci illustra il programma inerente alla semana mariana dedicata alla Madonna Pellegrina di Fama, evento propo‐sto all’intera Comunità Pastorale Santa Maria in Binda dal 12 al 19 marzo 2017. L’effigie della Madonna Pellegrina arrive‐rà in elicoero a Turbigo nel pomeriggio del 12 marzo, per poi essere sistemata nel presbiterio della chiesa parrocchia‐le. Stefano Bossi soolinea come la scelta dell’elicoero sia poco consona allo spirito di semplicità cui la Chiesa dovreb‐be uniformarsi. Don Pierluigi Albricci riferisce che i cos per un tale trasporto sono contenu, ed evidenzia come una scelta così insolita possa essere decisiva per risvegliare la cu‐riosità e ararre un maggior numero di fedeli. La Sacra Effi‐gie verrà poi trasportata nella chiesa parrocchiale di Robeccheo nella sola giornata di giovedì 16 marzo, per poi ritornare nuovamente a Turbigo. Tra il 12 e il 17 marzo tue le messe maune nelle quaro parrocchie della comunità verranno sospese, con lo scopo di incenvare la partecipa‐zione alle celebrazioni che si terranno tra Turbigo e Robec‐cheo, mentre tue le messe prefesve e fesve (di sabato e domenica) verranno mantenute. Si ricorda che per tua la semana la chiesa parrocchiale verrà aperta alle ore 6:15, con una celebrazione eucarisca alle ore 6:30, per consen‐re anche ai lavoratori di prendervi parte. Resta ancora da decidere l’orario (ore 10:00 vs ore 15:00) della Santa Messa con Unzione dei Mala di mercoledì 15 marzo. Venerdì 17 marzo, presso la chiesa parrocchiale, alle ore 21, viene fissa‐ta una meditazione sulla Passione con can e disegni. Don Andrea Cartabia ricorda che durante la semana del 12‐19 marzo, al sabato sera, vengono programmate due messe pre‐

fesve alle ore 18:00, una a Robeccheo e una a Malvaglio. Sempre don Andrea Cartabia propone che in tue le quaro parrocchie le abituali Mes‐se maune, soppresse durante la semana del 12‐19 marzo, vengano sostuite con un’altra cele‐brazione in un orario differente da quello consue‐to, con l’intento di mantenere un’abitudine tanto cara soprauo ai fedeli più anziani, molto spes‐so impossibilita a spostarsi autonomamente su lunghi tragi. La proposta non viene approvata, per soolineare l’importanza della partecipazione alle Messe delle 6:30 e 9:00 che si terranno quo‐dianamente nella semana del 12‐19 marzo. Si ri‐corda tuavia che la mana di giovedì 16 marzo viene garanto un servizio navea che da Malva‐glio trasporterà i fedeli alla chiesa parrocchiale di Robeccheo. Si propone comunque di istuire un servizio navea anche durante tu gli altri giorni della semana, per incenvare la par te ci pa zio ne alle celebrazioni che si svolgeranno nella chiesa parrocchiale di Turbigo. Il parroco don Pierluigi Al‐bricci e Anna Lavelli sollecitano inoltre a contaa‐re priva, Unitalsi e Croce Azzurra per ricercare volontari dispos a organizzare il trasporto dei ma‐la nella giornata di mercoledì 15 marzo. Sooli‐neano infine la necessità di reclutare volontari (da

SERVIZIO AFFIDIAMBITO TERRITORIALE

CASTANESE

CERCASI FAMIGLIA ACCOGLIENTE

Care famiglie,siamo le operatrici del Servizio Affidi del Castanese e abbiamo urgente bisogno di voi!Cerchiamo una famiglia disponibile ad accogliere nella propria casa Giorgio (nome di fantasia), un bambino di 10 anni, a tempo pieno. Giorgio frequenta regolarmente l’ulmo anno di scuola elementare ed un centro pomeridiano.A causa di alcune difficoltà dei genitori, Giorgio non può aualmente connuare a vivere con loro e con l’affido li incontrerà una volta a semana.Aspeamo fiduciose una vostra risposta!

Per avere maggiori informazioni contaatele Dr.sse Valeria Api e Valenna Satriano

al numero 3204317502o all’indirizzo [email protected]

COMUNITÀ PASTORALE S.MARIA IN BINDA

VERBALE RIUNIONE DEL CONSIGLIO PASTORALE DEL 29 novembre 2016

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tue e quaro le parrocchie) per il servizio d’ordine, che do‐vrà essere organizzato secondo dei turni precisi.

2 – Don Pierluigi Albricci sollecita consigli e suggerimen ine‐ren alle Giornate Eucarische svoltesi nel mese di novem‐bre sia a Turbigo che a Robeccheo. Suor Franca riferisce che a Robeccheo si è registrata la quasi totale mancanza di fa‐miglie e giovani, mentre si è riscontrata maggior partecipa‐zione da parte dei ragazzi del catechismo e della fascia più anziana della popolazione. Don Andrea Cartabia soolinea la necessità di una più aenta impostazione della Giornate Eucarische, al fine di oenere un maggior coinvolgimento. Anna Lavelli, riportando l’esperienza turbighese, suggerisce di esporre, anche fuori dalla chiesa di Robeccheo, una ta‐bella recante gli orari della semana, in modo che i fedeli possano organizzare in autonomia e in modo più funzionale i turni di adorazione. Don Giuseppe Mon consiglia di non sovrapporre cronologicamente le Giornate Eucarische di Turbigo e Robeccheo, riferendo l’esempio di Nosate, che organizza le Giornate Eucarische in un periodo dell’anno differente, riportando una migliore affluenza. Don Pierluigi Albricci soolinea come alla base della scarsa partecipazio‐ne dei giovani adul e adul vi sia una mancanza di interes‐se nel rimanere in adorazione di fronte a Gesù. Don Giuseppe Mon a tal proposito suggerisce un duraturo percorso di for‐mazione, per educare al silenzio e alla preghiera, configuran‐do l’Adorazione Eucarisca come il coronamento di un cammino di riflessione. Citando la Leera Apostolica “Mise‐ricordia et Misera” di Papa Francesco, don Giuseppe Mon invita infine a “dare spazio alla fantasia”, in modo da creare un percorso accavante per incrementare l’affluenza alle Giornate Eucarische. Rita Pagano rimarca come alla base della partecipazione vi sia sempre l’indispensabile presenza di una comunità crisana aperta e accogliente verso il pros‐simo. Stefano Bossi propone invece di proseguire l’esperien‐za dell’Icona della Misericordia, che in ambito domesco può fornire alle famiglie, sempre più a corto di tempo libero, un momento quodiano di riflessione e di preghiera inma e costante. 3 – Non vengono espresse opinioni su quanto discus‐so con il Decano durante la visita pastorale.

4 – Varie ed eventuali:Anna Lavelli, Stefano Bossi e Vincenzo Boldoni impo‐stano con il parroco don Pierluigi Albricci una prima animata discussione circa alcune divergenze e aspe‐rità emerse nel contesto dei gruppi Caritas e Banco Alimentare. Dopo l’intervento del moderatore Paolo Mira, si suggerisce di connuare tale dibato in una sede più appropriata, ed in parcolare durante la riu‐nione Caritas comunitaria del 13 gennaio 2017. Paolo Mira illustra brevemente quanto emerso nel‐l’ulma sessione del Consiglio Pastorale Diocesano, durante la quale si è posta parcolare aenzione alla

pluralità di associazioni, movimen, e gruppi, nata nei con‐tes parrocchiali della Diocesi di Milano. Pur evidenziano la straordinaria necessità di queste esperienze carismache pa‐rallele alla struura gerarchica ecclesiale, si sollecita una maggiore integrazione tra le varie associazioni, spesso poco a servizio delle parrocchie e troppo chiuse in loro stesse. Pao‐lo Mira ricorda anche che le prossime due sessioni del Con‐siglio Pastorale Diocesano si svolgeranno dal 25 al 26 febbraio 2017 (V sessione), e dal 22 al 23 aprile 2017 (VI sessione). Nella V sessione verrà traato il tema “Giovani/fede/discer‐nimento vocazionale”, e pertanto si chiede in parcolare a don Andrea Cartabia, alla Commissione Giovani della Comu‐nità, a tu i sacerdo e agli stessi giovani della Comunità Pa‐storale Santa Maria in Binda di elaborare alcune note che illustrino lo stato auale della realtà giovanile locale. Nella VI sessione si rifleerà invece sul lascito spirituale della visi‐ta pastorale che Papa Francesco compirà il 25 marzo 2017 nella Diocesi di Milano, evento straordinario che consenrà di definire gli obievi e le linee guida per l’organizzazione della Diocesi nei prossimi anni. Andrea Azzolin, a nome del Gruppo Storico don Pietro Bos‐si di Turbigo, chiede a don Pierluigi Albricci, e alla Commis‐sione Economica della Comunità Pastorale Santa Maria in Binda, l’autorizzazione per oenere (dal laboratorio San Gre‐gorio di Busto Arsizio) un primo prevenvo, finalizzato a co‐noscere l’entà della somma necessaria al restauro della tela oocentesca di San Vincenzo Ferreri di Baldassarre Verazzi, molto danneggiata e custodita presso la sacresa della chie‐sa parrocchiale di Turbigo. Proprio in virtù delle precarie con‐dizioni di conservazione del dipinto, tale parere specialisco risulta essenziale al fine di poter proseguire e concludere al più presto (si auspica durante la festa di San Vincenzo 2017) la raccolta fondi che a tal proposito il Gruppo Storico ha già iniziato da diversi anni. Il consiglio pastorale approva. Don Pierluigi Albricci rende noto che nella Comunità Pasto‐rale Santa Maria in Binda sono in corso due percorsi catecu‐menali che condurranno al baesimo di due adul della nostra Comunità. Invita quindi ad aiutare con la preghiera ques nostri fratelli.

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Accoglienza: ricevere, ospita‐re... approvare Questa è la

definizione del vocabolario.Spesso pensiamo all'accoglienza

solo come un modo per ricevere le persone, un bel sorriso, una strea di mano, un simpa‐co aeggiamento per accavarsi il nuovo arri‐vato. Forse è troppo poco. L'accoglienza è un servizio che dobbiamo compiere che ci per‐mee, non solo di ricevere i nuovi arriva nel nostro gruppo o nella nostra vita, ma di allar‐gare e consolidare la comunità di cui facciamo parte. È un modo di aprire noi stessi agli altri. di confrontarci con loro abbandonando i pre‐giudizi. È un'opportunità di crescere in comuni‐tà con il nostro prossimo. Amare chi ci ama, dice il Vangelo, che impegno è? Accogliendo e sostenendo chi per noi è ancora un'incognita compiamo il nostro servi‐

zio. Fa bene a chi incontriamo ma fa bene anche a noi. Non apriamo solo le porte, apriamo soprauo i nostri cuori. Buon Anno a tu.

Accoglienza

Con la Solennità dell’Immacolata Concezione, sta giungendo a termine anche il Pellegrinag‐gio dell’icona della Misericordia che si conclu‐

derà la prima semana di gennaio 2017 e che ha coinvolto tante famiglie della nostra Comunità. Anche noi abbiamo accolto l’i‐cona nella nostra casa per una semana ed è stata un’esperien‐za davvero significava e per questo vorrei condividere con voi alcune riflessioni su questa iniziava. Se ripenso a quella se‐mana, mi vengono in mente 3 parole, streamente legate tra loro e al significato di Misericordia: CASA, ACCOGLIENZA e CO‐MUNITÀ.CASA, perché fisicamente le nostre case si sono aperte per ac‐cogliere l’icona. Casa, però, è il luogo inmo in cui vive ogni fa‐miglia: per una semana ciascuna famiglia si è riunita ogni giorno, nonostante qualche faca, nella preghiera, nella rifles‐sione e nella contemplazione. Abbiamo assaporato nel nostro quodiano, nella nostra normalità, la Misericordia, ne abbiamo fao esperienza tra noi, con le persone con cui condividiamo tanto ogni giorno. È importante riscoprire la bellezza di un mo‐mento di condivisione e di preghiera, di spegnere per un po’ i pensieri e le mille cose da fare in agenda e ritrovarci con i no‐stri cari nell’abbraccio benedicente del Padre! In questo, anche il tema stesso dell’icona (Il ritorno del figliol prodigo‐ Rembrandt) rimanda ai legami e alle relazioni famigliari, come a ricordarci che il primo luogo in cui siamo chiama ad essere vivi tesmo‐ni di Cristo e della Misericordia del Padre è la nostra casa.Per permeere al Signore di visitare le nostre case e essere par‐te vitale della nostra vita di famiglia occorre pracare l’ACCO‐GLIENZA: l’aver acceato la proposta di questa icona inerante e averla ricevuta nella propria casa, è solo un piccolo esempio di questa accoglienza. Un grande esempio lo hanno dato tue

quelle famiglie che hanno invitato altri a partecipare al momen‐to di raccoglimento e che hanno condiviso il bello di questo pel‐legrinaggio, creando occasioni di incontro e comunione, con ospitalità e semplicità. Accoglienza, però, è anche “ri‐accoglie‐re” ogni giorno le persone che il Signore ci ha messo accanto e che, talvolta, sono fonte di fache e preoccupazioni: mogli, ma‐ri, figli, genitori, fratelli e sorelle…ancora una volta l’icona, in quell’abbraccio carico di amore e perdono ci riporta a questo. Ci si accorge di come accogliere quodianamente il Signore nel‐le nostre famiglie, ci insegni a riconoscerlo in tu, sia in chi ci sta accanto, sia in chi conosciamo appena.E così, dalla casa, dall’inmità famigliare, si passa alla COMUNI‐TÀ, insieme di famiglie in cammino. L’icona è diventato questo bel tesmone che ogni famiglia passava all’altra, legandoci in una lunga catena di preghiera e meditazione, che ha coinvolto le 4 parrocchie. Se pensiamo alla nostra traballante e incerta comunione su tan aspe, che meraviglia vedere tante fami‐glie dire “Sì” a questa iniziava e legarsi spiritualmente le une alle altre. Tue unite con il cuore e lo sguardo immersi nella Mi‐sericordia del Padre, quanta bellezza in questo!Concludo con un’ulma riflessione: questa modalità ha permes‐so a tante famiglie di trovare uno spazio da dedicare al Signore nella frenesia della quodianità, senza imporre un orario e un impegno da segnare in agenda. Credo, ma questo è solo il mio parere, che la piccola chiesa domesca nella quodianità, sia da riscoprire e valorizzare, per poi riunirsi tu insieme, con più gioia e lucidità, nella casa del Padre per la Celebrazione Eucari‐sca.Un grazie di cuore a chi ha organizzato questa splendida inizia‐va!

Erica e Fabrizio

ICONA DELLA MISERICORDIATesmonianza di una giovane famiglia

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IL GRANO BUONO A NATALE

Se state leggendo questo arcolo, sicuramente le vacanze natalizie si sono appena concluse, ma io lo sto scrivendo prima che comincino ques gior‐ni festosi che ognuno trascorre con i propri cari, giocando e chiacchierando al caldo mentre fuori fa freddo, oppure passeggiando nella frizzante aria invernale che dona a mol luoghi un aspeo a dir poco affascinante. Anche la brina e la neb‐bia possono fornire l’ispirazione per lunghi ar‐coli, soprauo quando non riescono a fermare i bambini e i ragazzi decisi a “salire il colle” per partecipare alla Novena di Nata‐le e alla grande festa organizzata dagli animatori del nostro Oratorio domenica 18 dicembre. La serata è iniziata con la S. Messa a cui erano presen mol più bambini di quelli previs a causa della densa coltre nebbiosa che avvolgeva il paese, così fia da nascondere il campanile alla vista di chi saliva la scalinata delle Rimem‐branze. Successivamente nel salone si è tenuta l’apericena allietata da balli di gruppo e dalla banda La Ciadina, che al termine della serata si è esibita in con‐certo col suo ampio e vasto repertorio di canzoni. Prima però non si può dimen‐care l’originale sfilata di bambini, ragazzi e adul in costumi natalizi, alcuni davvero ben cura nei deagli. Il divermento dei presen è stato enorme, co‐sì come da parte degli organizzatori, una squadra di giovanissimi ragazzi molto uni, volenterosi e mova, che conosco molto bene perché qualche anno fa erano i bambini che trainavo nei tra più difficili delle camminate in monta‐gna e i ragazzi a cui facevo catechismo e che ho accompagnato a Roma e ad As‐sisi. Ora sono diventa una grande squadra che può connuare l’opera di noi veterani che da qualche anno non riusciamo più ad essere così tanto presen a causa degli impegni universitari. L’influenza mi ha impedito di essere presen‐te alla serata a cui tenevo molto partecipare per poter scrivere un bell’arco‐lo, ma l’ho scrio ugualmente e spero che i leori lo giudichino un bell’arcolo, perché ritengo sia mio dovere scrivere per raccontare gli even che hanno per protagonis i giovani e far sapere ai quaro paesi che ci sono tan ragazzi che hanno voglia di rimboccarsi le maniche e donare gratuitamente il proprio tem‐po in Oratorio e chi va in giro a dire il contrario dice un sacco di balle. Diffidate di chi è capace solo di parlare male, salite al colle e vedrete che c’è una nume‐rosa squadra di giovanissimi ben guida da chi è un pochino più esperto, cari‐chi, mova e determina! Se posso permeermi di adoperare una metafora biblica molto famosa, ques ragazzi che donano ciò che abbiamo di più prezio‐so, ovvero il loro tempo, sono il grano buono che cresce e porta fruo, ed è molto più abbondante della zizzania che si annida per diffondere discordia e malelingue. Di questa zizzania non parlerò, perché siamo prossimi al Natale (sto rileggendo l’arcolo il pomeriggio del 24 dicembre, prima di andare alla Mes‐sa Vigiliare), che è un tempo di gioia in cui ricordiamo il dono più grande che abbiamo ricevuto: il Re del Cielo è sceso sulla terra e ha assunto forma morta‐le, donando sé stesso a noi per poterci redimere e salvare. Vi rinnovo quindi gli auguri per un felice Natale (anche se questo numero usci‐rà a gennaio) e un buon nuovo anno pieno di gioie.

Andrea Colombo

GRANDE FESTA A NATALE!

Domenica 18 dicembre don Andrea e il grup‐po degli animatori, insieme alla banda di Tur‐bigo “La Ciadina”, hanno organizzato una festa di natale nel salone Abbà dell’oratorio. La serata è cominciata con un ricco buffet che comprendeva non solo salani e stuzzichini ma anche pia caldi come pasta, alee di pollo, verdure e mozzarelle frie e, dopo la cena un invitato speciale è venuto a farci visita: babbo natale! Per rendere l’evento più piacevole e divertente, abbiamo invitato i bambini a par‐tecipare ad una sfilata di moda a tema natali‐zio con tanto di premio finale per il costume migliore. Presenta a turno da Serena e Fran‐cesco, i partecipan hanno dovuto sfilare da‐van ad un gruppo di giudici molto aen formato da alcuni animatori, che hanno avuto il difficile compito di decidere il costume più natalizio ed originale. Alla fine ad aggiudicarsi il premio, un gioco in scatola, sono sta i tre fratelli Tanzini. Dopo una serie di balli di grup‐po dell’oratorio esvo, la serata si è conclusa con l’esibizione dalla banda, direa da Ales‐sandro Tanzini, che ha proposto al pubblico un repertorio di opere classiche e rivisitazioni di alcune colonne sonore di film molto famosi co‐me “Ritorno al futuro”, ”Forrest Gump”, “Po‐lar Express” e “Una noe al museo” ese guen ‐do anche un pezzo trao dall’opera di Puccini “Nessun dorma”. Come ulmo brano, la ban‐da ha augurato a tu un buone feste con la melodia “tan auguri”. Buone feste anche a tu voi leori che possiate vivere bene que‐s momen speciali!

Crisna Spreafico

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PADRE DANIELE DA SAMARATEMISSIONARIO E LEBBROSO PER AMORE (5a PARTE)

Un viaggio imprevisto in ItaliaUn amico di P. Daniele gli regalava, nel marzo 1908, un'agendina e que‐sta diventa il suo Diario.Connuerà di anno in anno, fino al 1922, ad annotare celebrazioni, fa, appun, vicende personali; per noi una documentazione stra or di na ria.È dal Diario del 1909 che sappiamo di strani malesseri di P. Daniele. Da febbraio stava curando il piede sinistro perché era come paralizzato, quan‐do la caduta di un legno pesante gli compromee anche il piede destro. All'ospedale i medici lo curano, ma per il piede sinistro ogni medicina è inefficace.All'inizio di luglio, dopo un'ulteriore vista mecolosa, i medici gli ordina‐no di andare subito in Europa.Il Superiore della Missione, P. Giampietro da Sesto San Giovanni, scrive al P. Provinciale preannunciando l'arrivo in Italia di P. Daniele, ammala‐to da più di un anno di artride che, per causa del clima, minaccia di con‐verrsi in morfea. I medici dicono che non c'è tempo da perdere. Il 5 agosto P. Daniele si imbarcherà e a fine mese sarà a Milano.Il Nostro aveva da poco compiuto 33 anni ed era un missionario molto smato. Si riteneva che la sua malaa fosse una conseguenza del suo zelo e delle fache e sacrifici da lui sostenu. Perfino il Governo era di‐sponibile a fare qualunque spesa per riaverlo presto sano e salvo.La gente del Prata, i ragazzi dei due istu organizzano una festa per il loro amato direore, per augurargli buon viaggio e un felice ritorno; e P. Daniele si commuove, piange.Qualche dubbio P. Daniele l'aveva sulla sua misteriosa malaa. Alcuni anni più tardi un missionario che lo assisteva, P. Eliodoro da Inzago, ricor‐dò a memoria le parole che un giorno P. Daniele gli aveva deo: Mi tro‐vavo alla Colonia do Prata in qualità di parroco e direore della stessa Colonia. Tan anni fa fui chiamato a confessare un'ammalata. Dopo un viaggio di 24 chilometri arrivai ad una capanna di paglia.Là stava l'ammalata. Era lebbrosa. Mi fermai qualche ora in quella casa per riposarmi. Può essere che qualche zanzara, mosca, inseo o ambien‐te infeo, mi abbiano comunicato il male. È questo il mio sospeo. Però non ne sono certo.

Alla groa di LourdesArriva a Lisbona, P. Daniele e fra Damaso, il frate compagno di viaggio, grazie ad una benefarice prendono il treno per Lourdes. Un'esperien‐za straordinaria: la Santa Messa celebrata all'altare della flagellazione nella Basilica del Rosario, il bagno nell'acqua sgorgata presso la groa... Ecco il racconto del Nostro: Mi trovavo a Lourdes, il 20‐21 agosto del 1909; era l'occasione di un triduo a Santa Giovanna d'Arco. Ho pregato con fede la Madonna; ho preso il bagno alla piscina miracolosa,e quando seppi l'ora della Processione Eucarisca, allora io mi sono schie‐rato in ordine cogli infermi per essere parcolarmen‐te benedeo. Nel momento solenne, quando il Vescovo funzio‐nante, passò davan a me, e vide in ginocchio, non riscontrando in me, esteriormente, sintomi di ma‐laa, si fermò e mi domandò: “Infirmus es?”. “Uque” risposi.Alzo l'Ostensorio e mentre tracciava il segno di croce per benedirmi, i miei occhi si spalancano più che mai, fissando l'Osa santa; e ricordandomi del lebbroso del Vangelo, le mie labbra si aprirono isnvamente: “Do‐mine, si vis, potes me mundare...”. Una voce interiore, misteriosa e ben sensibile al mio cuore, risponde: “Non voglio... va' in pace, riceverai altra grazia... La tua malaa sarà ad maiorem Dei gloriam, e per ilmaggior tuo bene spirituale”. Da quel momento mi sono trovato comple‐tamente trasformato: un senso di indicibile conformità, accompagnato da una infermità giocondità e allegria, invase la mia mente, il mio cuore, tuo il mio essere... E da quel momento non ho più perso un solo minu‐to di serenità, e d'allora in poi non ho più fao una preghiera per la mia guarigione.P. Daniele racconterà tante volte questo meraviglioso incontro di Lour‐des e mol, come P. Eliodoro, tramanderanno l'avvenimento raccolto dal‐la viva voce del frate.

Maurizio Antonello

PRENDERE IL LARGO!

NOI

Mol studi sociologici sono concordi nell’affermare che la storia dell’umanità può essere caraerizzata come l’espandersi della parola “noi”. Cercando di spiegare meglio potremmo dire che, negli ulmi anni, la globalizzazione e l’interdipendenza reci‐proca stanno ormai abbaendo certe cosiddee barriere socio – culturali fino a rendere inulizza‐bile il pronome “loro” cioè gli altri, quelli diversi da noi. In effe oggi tuo è di tu e tuo ha un’inci‐denza su tuo; non è forse anche questo che chia‐miamo “globalizzazione” ?La riflessione fino a qui non fa una grinza ma il problema, perché di problema si traa, è semmai dove questa incidenza, condivisa o subita, si collo‐ca a livello di pensiero; manca infa una vera co‐scienza cosmopolita. Una coscienza che possa sviluppare una cultura del dialogo, che riesca a su‐perare questa economia liquida, di cui si fa largo uso e che non consente un accesso comune ai be‐ni della terra e del lavoro. Infine si deve innescare una strategia educava capillare, di grande porta‐ta, che por ad una vera rivoluzione culturale. Deo così sembra che si debbano fare passi dav‐vero giganteschi, ma cerchiamo di sviscerare la quesone.Quando si parla del “noi” che si va definendo in modo sempre più globale, intendiamo ancora un “noi impersonale”, quasi teorico e come tale sog‐geo a manipolazione. Infa il potere esercitato sui processi di globalizzazione da parte dei gruppi egemonici di po prevalentemente economico è tuora molto evidente. Banalizzando basterebbe rendersi conto di quanto la gente comune, ciascu‐no di noi, veda la propria coscienza civile sprofon‐data in un grande malessere, in un sensibile di sa ‐gio, in una evidente impotenza sociale quando, ad esempio, capisce che può cambiare i polici, ma non la polica !La vera rivoluzione di cultura e di pensiero sta per‐ciò in un ulteriore passo, quello che porta a co‐struire un altro “noi” quello personale. Perché si possa parlare di “noi personale” i rappor devono stabilirsi tra persone e non solo tra individui. In questo modo si conserva la soggevità, ma la si concepisce come essenzialmente relazionale: il nostro “io”, cioè, non si concepisce nel ripiega‐mento individuale, ma a parre dalla centralità del l’altro, operazione fondamentale e impegnava che solo l’Amore con la A maiuscola può compiere.La differenza di pensiero che inevitabilmente si pone nel momento in cui ci si confronta non deve quindi essere un problema ma deve diventare una ricchezza. La diversità è infa il volto della nuova società di oggi. Il rispeo di tu i pi di diversità (culturale, ideologica, di percorso, di comprensio‐ne della vita e delle cose) è la chiave per aprire la porta del “noi personale”. Aprire questa porta non è solo possibile, ma è necessario e urgente. Il bi‐lancio generale che samo vivendo è inserito in un processo lungo di cui non vediamo la fine presto, ma la sfida dell’uomo comune è cercare di impara‐re a capire il mondo.

(a cura di Giorgio Mira)

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“Dammi il senso dell’umorismo, conce‐dimi la grazia di comprendere uno scherzo, affinché conosca nella vita un po’ di gioia e possa farne parte anche ad altri”.

L’autore di questa breve preghiera è Tommaso Moro (1478‐1535), il Santo marre inglese che scelse di morire pur di non rinnegare il papato, co‐me gli chiedeva re Enrico VIII; essa mi ha ricordato un fao accaduto lo scorso mese.Mi stavo recando in auto al lavoro quando per radio apprendevo della morte di Anas al Basha, un giovane operatore sociale dell’associazione umanitaria “Space of hope”, avve‐nuta ad Aleppo, in Siria, ucciso per strada durante un raid aereo. Lo co‐noscevano in mol come il clown degli orfani, dal naso rosso, dalla parrucca color carota e scarponi lunghi. Hanas aveva venquaro anni ed era sposato da soli due me‐si; d’accordo con la moglie, anche lei molto giovane, avevano deciso di ri‐manere in quella cià martoriata dalla guerra, accanto ai centomila bambini, per portare loro un sostegno psicologi‐co, ma soprauo speranza. Altri volon‐tari clown, come Hanas, sono sta capaci di ges straordinari: i bambini di Gaza, in territorio palesnese, hanno conosciuto Marco Rodari, alias “il Pim‐pa”, un giovane di Leggiuno, un paese in provincia di Varese.Talvolta è sufficiente un piccolo numero di magia, una smorfia, per offrire un po’ di serenità e per il “Pimpa” ogni bambi‐no è come un grande fuoco: “le macerie della guerra non riusciranno mai a soffocare la brace”. Negli anni novanta, Miloud Oukili era un giovane clown di strada di origine franco‐algerina, che dalla Francia si era trasferito in Romania. Esibendosi nelle strade di Bucarest, Miloud non poté non im‐baersi nella realtà drammaca, tuora presente, dei bambini di strada. Egli non era un educatore né un sociologo; ciò nonostante, iniziò a insegnare loro l’arte circen‐se, salvando araverso lo speaco‐lo migliaia di bambini.

Guardiamo per un momento al pas‐sato; già nel 1600 il sacerdote car‐

melitano italiano Angelo Poli, beaficato nel 2010, si travesva da buffone e si truccava per far sorridere i mala; duecento anni dopo, don Gio‐vanni Bosco coinvolgeva e affascinava ragazzi e giovani con giochi di presgio.E’ sorprendente constatare come la ca‐pacità di sorridere e far sorridere possa

alleviare per un amo la paura delle persone più indifese e fragili in situazio‐ni di pericolo e sofferenza. Da anni in medicina esiste una terapia medica che trae spunto proprio dal mondo circense: il “clowning” (in italiano la clown tera‐pia o terapia del sorriso). Uno degli ideatori è il clown Hunt Adams, noto co‐me Patch Adams, medico americano, reso celebre dal film che porta il suo no‐me, con protagonista l’aore Robin Wil‐liams. Il sorriso di Adams nacque dal dolore: un tentato suicidio e alcuni rico‐veri durante l’adolescenza in un reparto psichiatrico, lo rendono consapevole che l’affeo dei suoi famigliari e amici sono sta la terapia più vera ed efficace che l’ha aiutato ad uscire da quel repar‐

to, a riprendere gli studi e diventare medico.

Oggi questa terapia è conosciuta e ap‐plicata in diverse struure come ospe‐dali, centri di accoglienza, ricoveri, dove medici, paramedici e volontari la uliz‐zano come andoto contro la depres‐

sione, la paura, la solitudine, tra i mali più diffusi della società odier‐na.La capacità di sorridere è una delle do che solo l’uomo ha; lo psichia‐tra Viorino Andreoli fa suo il pen‐siero di alcuni studiosi, secondo il quale esisterebbero due pi di sor‐riso:

“uno forzato e parziale che coinvol‐ge solo alcuni muscoli del mento e delle guance; e uno spontaneo, aperto, che coinvolge anche i mu‐scoli che si trovano intorno agli oc‐chi, che, così, sembrano ridere. Il primo, è fruo della recitazione che, a volte, la vita ci impone; il

sorriso spontaneo, invece, è seducente e conquista, ed è quello generato dall’e‐movità e dai nostri comportamen quodiani”.

Partendo da quest’affermazione, mi so‐no interrogato su quale sia il po di sor‐riso prevalente nella nostra comunità religiosa, laica e polica. Lascio la rispo‐sta al leore con la certezza che esista sempre una speranza più forte della rassegnazione, e che, con un semplice sorriso, la vita può essere più bella no‐nostante tuo.Buon Anno

Renato Cardani

PS: in occasione della Festa della Famiglia, invito i quaro paesi della Comunità ad assistere allo spea‐colo sulla vita, l’opera e il carisma di S. Giovanni Bosco sabato 28 gennaio 2017 ore 21:00 Salone Abbà oratorio Turbigo (vedi locan‐dina Agorà e bacheca chiese)

Miloud Oukili trucca uno dei sui ragazzi

Hunt Adams durante una visita in un ospedale

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Come per il tardo Cinquecento uno dei più importan archite e inge‐gneri milanesi era stato Pellegrino Ti‐baldi, uomo di fiducia di San Carlo Borromeo, e per tuo il primo Seicen‐to, al servizio del cugino arcivescovo Federico, lo fu Francesco Maria Ric‐chini, così è stata certamente quella di Carlo Federico Pietrasanta una delle figure più significave del panorama ar‐sco nei decenni a cavallo tra XVII e XVIII secolo.

Nato ad Abbiategrasso nel 1656 e morto a Milano nel 1729, autore di importan realizzazioni, fra cui la celebre chiesa mi‐lanese di Santa Maria della Sanità in via Durini, Pietrasanta fu uomo di fiducia del‐le famiglie di spicco della nobiltà dell’epo‐ca e ricevee anche dalla parrocchia e dai religiosi agosniani di Turbigo alcune im‐portan commissioni. Come già abbiamo avuto modo di far cenno alla sua figura traando, il mese scorso, di altri due pro‐fessionis – Giacomo Francesco Borromeo e Giovanni Maria Gola – il Pietrasanta la‐vorò in paese per la prima volta nel 1714, quando gli fu affidata la costruzione del‐la nuova sacresa della chiesa parrocchia‐le. Il disegno conservato nell’Archivio Par ‐ro cchiale porta la data 7 luglio 1714. Tale realizzazione, come risulta anche dal re‐gistro dei Con di cassa, venne ulmata nel 1716. La chiesa della Beata Vergine As‐sunta era in parte ancora quella duecen‐tesca, rimaneggiata nella seconda metà del Cinquecento dal parroco Co lom ba no Baroffio, ma qualche anno più tardi (a par‐re dal 1728), sarebbe stata aerrata qua‐si completamente, ecceo il presbiterio, l’abside e, naturalmente, la sacresa ap‐pena ulmata. Di questa nuova chiesa, che sarà portata a termine con grandi difficoltà e sacrifici solamente nel 1762, possiamo ritenere non del tuo estraneo il Pietrasanta, almeno per una consulen‐za, nella fase iniziale del progeo.

Nello stesso anno della costruzione della sacresa l’architeo milanese lavorò an‐che al convento agosniano turbighese, voluto per volontà testamentaria dal car‐dinale turbighese Flaminio Pia (1550‐1613). I religiosi avevano potuto aprire la loro casa in paese già nella prima metà del Seicento mentre, come abbiamo più volte avuto modo di ricordare, i lavori per l’auale chiesa dei San Cosma e Damia‐no, sarebbero inizia con la posa della pri‐ma pietra solo nel 1669, per concludersi con le rifiniture interne nei primi decenni del secolo successivo. Per una traazione più approfondita circa l’origine tardo sei‐centesca dell’edificio non possiamo che rimandare, per brevità, a quanto abbia‐mo già scrio e, in parcolare, al volume

PAOLO MIRA ‐ PATRIZIA MORBIDELLI, “De Cardi‐nalis dignitate”. Omaggio a Flaminio Pia, nel quarto centenario della morte, e alla sua famiglia, pubblicato nel 2013, dove riportavamo per intero un interessante te‐sto, rinvenuto alcuni anni prima, trao dall’opera di GIOVANNI BARTOLOMEO DA SANTA

CLAUDIA, Lustri storiali de Scalzi Agosnia‐ni Eremi della congregazione d’Italia e Germania, Milano, Francesco e fratelli Vi‐goni, 1700, p. 314‐315, dove vengono nar‐ra con minuzia di parcolari i fe steg gia ‐men per la posa della prima pietra del nuovo edificio, che andava ad affiancarsi temporaneamente alla vecchia chiesa di San Damiano, già ricordata alla fine del Duecento da Goffredo da Bussero e rin‐novata all’inizio del Cinquecento dai fra‐telli Ludovico e Marno Pia. Un’anca famiglia, quella dei Pia – come ormai ben noto – il cui ceppo originario risiede‐va a Milano nell’omonima contrada dei Pia presso la parrocchia di San Giorgio al Palazzo. Anche Carlo Federico Pietra‐santa abitava soo la stessa parrocchia; nella medesima zona sorgeva anche il Pa‐lazzo di Casa Archinto (ora sede l’IPAB, ex ECA) e dove la contessa Giulia Archinto aveva acquistato, negli stessi anni, un’al‐tra “casa da nobile” già di proprietà della famiglia D’Adda, il cui rilievo architeoni‐co e la sma erano sta affida proprio al Pietrasanta. Ecco, quindi, alcune possibi‐li giusficazioni per la presenza a Turbigo dell’architeo milanese al servizio della parrocchia, degli agosniani e delle fami‐glie Pia e D’Adda.

In un disegno del 6 agosto 1714 il Pietra‐santa realizzò per il convento agosniano un vero e proprio mini progeo urbanis‐co, procedendo alla sistemazione di un viale che conducesse al Naviglio grande, al fine di permeere la visuale prospe‐ca e scenografica della chiesa ai navigan‐. Nel disegno, conservato presso l’A r chi ‐vio di Stato di Milano, sono calcolate tue le pendenze con le altezze relave agli sterramen da effeuare; nella parte ini‐ziale e finale del viale viene ipozzata una chiusura a colonnine, riproponendo le due soluzioni formali della balaustra dell’alta‐re maggiore realizzata dallo stesso archi‐teo nella chiesa di Santa Maria presso San Saro di Milano. Il progeo turbighe‐se, che prevedeva lungo il viale una serie di colonnine e un doppio filare di alberi,

non sembra, però, essere mai stato portato a totale compimento.

Il 22 agosto 1719 il Pietrasanta rea‐lizzò un nuovo disegno “per la Fab‐brica del nuovo Convento dei San Cosma e Damiano dei Padri Scalzi Agosniani di Turbigo, Pieve di Dai‐rago”. Sopra lo schizzo, che riprodu‐

ce la porta del nuovo ingresso del convento, si legge: “1719, 22 agosto in Turbigo si diede principio all’escavazione de Fondamen e principiò li fondamen il giorno 25 soo il Priorato del Padre Ilde‐fonso di S. Maria dove si trovava in luogo il M.to Rev. P. Marno Principale di de Religiosi”. Questo ci permee di capire che, se il convento già esistente non fu ri‐costruito integralmente, esso venne am‐piamente rinnovato, soprauo nella parte prospiciente la strada e in quella di collegamento con la facciata della nuova chiesa. Quest’ulma presenta, infa, una muratura dall’andamento concavo, quasi volesse essere di completamento alla cur‐vatura prevista per l’ingresso, non realiz‐zato, del viale di comunicazione con il Naviglio.

Le ulme due volte che compare il nome del Pietrasanta a Turbigo risalgono all’a‐gosto del 1726 e riguardano la misurazio‐ne e la sma di alcuni terreni del convento pos nella zona dell’Arbusta e la sistema‐zione di uno sllicidio di un muro del con‐vento con una vigna. Quest’ulmo do cu ‐men to redao il 6 agosto 1726, parla di una visita in luogo compiuta dall’ingegne‐re milanese il 19 maggio pre ce den te, ri‐chiesta dal Priore del convento padre Pietro Maria di San Leonardo a causa di un muro verso levante della clausura, il “coperto” del quale piove verso la vigna del conte Ludovico Pia livellata a Stefa‐no Cavaiani, al fine di potere stabilire se lo sllicidio del muro è “in servitù o in do‐minio” del convento.

PAOLO MIRA

Bibliografia:

PAOLO MIRA ‐ PATRIZIA MORBIDELLI, “De Cardi‐nalis dignitate”. Omaggio a Flaminio Pia, nel quarto centenario della morte, e alla sua famiglia, Turbigo, Parrocchia Beata Vergine Assunta, 2013.

PAOLO MIRA, Turbigo: Le opere dell’archi‐teo Carlo Federico Pietrasanta, in “Luce” del 20‐5‐2001.

PAOLO MIRA, Carlo Federico Pietrasanta, in‐gegnere e architeo (1656‐1729), in “Bol‐leno Storico per la Provincia di Novara”, anno LXXXIX ‐ 1998, n. 2.

SPIGOLATURE D’ARCHIVIO

TURBIGO:L’ARCHITETTO CARLO FEDERICO PIETRASANTA

A SERVIZIO DELLA PARROCCHIA E DEGLI AGOSTINIANI

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GOCCE DI MEMORIA … cronaca di un restauro(puntata ventreesima)

IL “TRIONFO” DELLA CONTROFACCIATA (Parte terza)

Il REGISTRO INFERIORE del dipinto della crontrofacciata si apre ai la della gran‐de “piramide a gradoni”, ed è costuito da un totale di oo nicchie dipinte (quaro a destra e quaro a sinistra), che presentano uno sfondo blu delimitato da una cornice con centro rosso e bordi bianchi, all’in‐terno della quale Mario Al‐bertella appose, con tempera arancione, i nomi di nove San. Ciascuna figura religiosa (tranne una) è inquadrata all’inter‐no della rispeva nicchia, e ac com pa gnata dalla rela‐va iscrizione. Partendo dal l’e stremo angolo sinistro noamo in successione: “S. VITTORE”, cioè SAN VITTO‐RE il MORO MARTIRE (me‐moria liturgica l’8 maggio), giovane soldato marre con armatura e palma del marrio; “S. ANNA”, una donna velata in età avanza‐ta dal volto contrito, iden‐ficabile con SANT’ANNA MADRE DELLA BEATA VER‐GINE MARIA (memoria li‐turgica il 26 luglio); “S. GIOVANNI”, cioè SAN GIO‐VANNI BATTISTA (memoria liturgica il 24 giugno e il 29 agosto), come indicato dal‐la Croce asle posta nella mano sinistra, e dal vesto di peli di cammello; e “S. TERESA DEL B. G.”, cioè SANTA TERESA del BAMBI‐NO GESÙ (di Lisieux), VER‐GINE E DOTTORE DELLA CHIESA (memoria liturgica il primo oobre), avvolta in abi monacali pici dell’Or‐dine Carmelitano (veste marrone, cappa bianca, soggolo, e velo nero). San‐ta Teresa si trova inginoc‐chiata di fronte alla Vergine, ed è collocata sul quarto gradone della “pira‐mide”. Procedendo sul lato opposto, specularmente a Santa Teresa, sempre sul quarto gradone, troviamo “S. TARCISIO”, cioè SAN TARCISIO (o Tarsicio) di ROMA MARTI‐RE (memoria liturgica il 15 agosto), qui ritrao di fronte alla Vergine, inginoc‐

chiato con le mani stree al peo, dalle quali si irradia una tenue luce (simbolo dell’Eucarisa); “S. AGNESE”, cioè SAN‐T’AGNESE VERGINE e MARTIRE (memo‐

ria liturgica il 21 gennaio), accompa‐gnata dai pici ari‐bu iconografici, come i gigli (simbolo di purezza) e l’agnello (emblema dell’inno‐cenza e della mansue‐tudine); “S. GAETANO”, probabil‐mente idenficabile con SAN GAETANO THIENE (memoria li‐turgica il 7 agosto), fondatore dell’Ordine dei Teani, che qui appare in abi sacer‐dotali (abito talare, coa e stola), inginoc‐chiato di fronte alla Vergine, non inqua‐drato in una nicchia, ma bensì posto ante‐riormente al successi‐vo Sant’Ermenegildo; un presunto SAN‐T’ERMENEGILDO RE dei VISIGOTI e MAR‐TIRE (memoria liturgi‐ca il 13 aprile), dotato di corona e scero (simboli di regalità), e riconoscibile grazie a quello che rimane di un’iscrizione molto deteriorata (gli unici caraeri emersi dal restauro sono infa “S. ER”, interpretabili come “Sant’Ermene‐gildo”); “S. ANTO‐NIO”, cioè SANT’ANTONIO ABA‐TE (memoria liturgica il 17 gennaio), come suggerito dalla pica iconografia, che pre‐vede una lunga barba bianca, il bastone pa‐storale a forma di “croce a T” con la consueta campanella, e il libro (sempre po‐sto tra le mani dei

San che hanno svolto avità narrava o esegeca). Un deaglio curioso è col‐locato nel registro intermedio, nell’e‐

stremo angolo di destra, alle spalle del gruppo con i rami di ulivo: si traa di un uomo che indossa abi da lavoro, e che, a differenza di tu gli altri personaggi, rivolge lo sguardo verso l’alto, e non verso la Vergine Maria. Tale soggeo potrebbe essere idenficabile con il piore Mario Albertella, che in un pun‐to defilato scelse di realizzare il proprio autoritrao, raffigurandosi come super‐visore finale del lavoro svolto.Entrando nella Chiesa Parrocchiale di Turbigo, immediatamente al di sopra dell’ingresso di sinistra, è possibile no‐tare una riquadro dal fondo neutro, cir‐condato da una cornice arancione. All’interno di questo spazio reangolare si possono riscontrare una serie di iscri‐zioni di colore rosso, che elencano i be‐nefaori che contribuirono al completamento del ciclo piorico della parrocchiale: “POPOLAZIONI ED OPE‐RAI DI TURBIGO BAGA LUIGI MARIO / BONOMI CRESPI GIOVANNI BAGA TA‐PELLA CARIMATI / SERATONI ROBUSTO E CARDANI PIERA GARAVAGLIA LUIGI / BONZA CARLO DI + PIETRO DITTA LAN‐GÉ E MONTI / ANNA TERESA VERMON‐DO PEROTTA TAPELLA RENATO / COLOMBO CRISTOFORO LANGÉ FELICE PICCO LUIGI / EMILIA ED ENRICO RIBO‐NI SILVANO GREJ DECRISTOFORIS / CARNEVALI ERMENEGILDO CARIMATI MARIO / BRAGA BIAGIO ARRIGO BOT‐TINI VED. RANZANI TERESA / PURICELLI MARIO VISMARA MARIO MARIA E PIE‐RO LANGÉ / GIULIANA CEDRATI PARINI FRANCESCA E CEDRATI / ELIGIO / OBLATORI” L’analisi genealogica condoa sulla base

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dei registri anagrafici dell’archivio parrocchiale di Turbigo, ci ha consento di dare un nome e un volto a (quasi) tu i benefaori qui cita, di cui traeremo più deagliatamente nella prossima puntata.

CARLO AZZIMONTI

BIBLIOGRAFIA:

GIUSEPPE LEONI – PAOLO MIRA – PATRIZIA MORBIDELLI, La parrocchia e i suoi parroci. Quinto centenario di fondazione parrocchia Beata Vergine Assunta, Turbigo, 1995.

PAOLO MIRA (a cura di), La chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta di Turbigo (1936‐2016), Turbigo 2016.

COMUNE DI TURBIGO

Pronto Intervento Polizia Locale:

347 5230050dal lunedi al sabato 7.45/19.30

domenica e fesvi 9.30/12.30 – 14.30/17.30

Al Banco libri in chiesa parrocchiale a Turbigoè possibile prenotare:

Carlo Maria Marni, Crisani coraggiosi. Laici tesmoni nel mondo di oggi,Editrice In Dialogo 2016, € 15,90La presenza e il compito dei laici nella Chiesa so‐no i temi che uniscono questa nuova raccolta di tes del cardinale Carlo Maria Marni – in gran parte inedi – arricchi da un contributo di papa Francesco e dall’introduzione del vescovo di No‐vara, monsignor Franco Giulio Brambilla. «La so‐cietà auale – sono parole del cardinale Marni

– ha bisogno di uomini di pace e di dialogo; occor‐re che i valori vengano vissu, difesi, colva araverso un serio impegno morale, una ricerca del vero bene dell’uomo, una rinun‐cia a ogni forma di egoismo e di strumentalizzazione degli altri. E occorre che ques valori, na nella coscienza e nella vita eca per‐sonale, divenno mentalità comune, costume sociale, legge civi‐le».

Anselmo Palini, Più for delle armi. Dietrich Bonhoeffer, Edith Stein, Jerzy Popieluszko,Editrice Ave 2016, € 15“Nella noe delle diature e dei totalitarismi, delle guerre e dei genocidi, diffuse furono le complicità e grande l’indifferenza, assordan i silenzi e imbarazzan gli applausi”. Vi sono sta‐te però anche persone che si sono opposte ai sistemi diatoriali e che si sono alzate in piedi in nome della fedeltà ai valori della libertà, del‐la giuszia, della pace. Il riferimento è a quei

protagonis che loarono “a mani nude” contro il male e il lavoro di Anselmo Palini ricostruisce proprio la vicenda biografica e le scelte storiche di tre di ques “resisten nonviolen”: Dietrich Bo‐nhoeffer e di Edith Stein, uccisi dal nazismo, e Jerzy Popieluszko, marrizzato dal regime comunista.

CONSIGLI PER LA LETTURAa cura di Paolo Mira

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Nosate

La benedizione natalizia delle famiglie è la forma più anca e più semplice per avvicinarsi alle persone e incontrarle nella loro quodianità.E’ la seconda volta che suono a tue le case di Nosate e so‐no poche le famiglie che non si lasciano trovare: una pre‐ghiera e un saluto non lo si rifiuta a nessuno. A Nosate aorno alla grande piazza si incontrano soprauo anziani; in queste case oltre alle foto di papi, di padre Pio e quadri della Madonna, si respira ansia per i figli e paura per tuo quello che succede nel mondo. Nella parte nuova, do‐ve si trovano famiglie più giovani , si incontrano preoccupa‐zioni per la crisi economica che non apre prospeve la vo ra ‐ ve per i figli e... una religiosità più fragile. Anche nei nostri paesi dobbiamo cominciare a fare i con con la progressiva perdita del senso della fede. Mentre nelle case dove vivono persone anziane non si perde un rosario trasmesso da radio e televisione, nelle altre case non si prega più insieme, non si trova tempo per rifleere e rielaborare i fa della vita, più facile parlare di una situazione ecclesiale che si è dete‐riorata rispeo al passato fino a pregiudicare la stessa espe‐rienza religiosa. E’ evidente che le forme tradizionali per trasmeere la fede anche se accolte nella giovinezza non sono sufficien a so‐stenere una vita crisana adulta. Viviamo in un mondo dove i valori fondamentali riguardo alla vita, alla famiglia sono scredita prima ancora di essere valuta, dove chi gode di notorietà mediaca spesso diffonde forme di trasgressioni morali impensabili solo qualche decennio fa . Durante la “benedizione” parlando con tan “non pracan‐” mi è sembrato di vedere non una roura con l’esperienza religiosa, ma piuosto una specie di “sospensione” che ine‐vitabilmente porta a sminuire e soovalutare la grazia del baesimo. Questa “sospensione” ben visibile può essere su‐

Tombolata natalizia

Come ogni anno tante persone si sono ritrovate nella “palestra comunale” sabato 17 dicembre per la tombolata. Preziosa la col la bo razione dell’Associazione “fuori di testo”, numerosi e generosi gli sponsor, dolci e gustose le torte. Un grazie a tu per la serata di gioia e un grazie parcolare a:

A & B RAPPRESENTANZE Olgiate OlonaAUTONOSATEBINDA BICI BAR Nosate CAFFE’ ITALIA Turbigo CAVAIANI SNC NosateCENTO PER CENTO PHONE Castano PrimoDIANA SERVICE IMPRESA DI PULIZIE NosateFIACCOLATA NOSATESEFUORI DI TESTO NosateFONDERIA FERRARI TurbigoGIUSY e MIRIAM Acconciature NosateLA BOTTEGA DEL PANE DI BOVE FABIO TurbigoLAVASECCO ECOLOGICO TurbigoLIMUNAT TurbigoLINEA ROBY NosateLIFE CAFE’ NosateNUOVA DONNA DI LAURA TORRETTA TurbigoMACELLERIA TONELLA NosateMARILENA ACCONCIATURE NosateOLIMAR LEGNO NosateOSTERIA LA BRICIOLA NosatePANIFICIO LORENZINI TurbigoPASTICCERIA BATTAINI TurbigoRISTORANTE DA ROMANO NosateROSTIPIZZA TurbigoSICERP S.P.A. Castano PrimoSUNSET BRIDGE Lonate PozzoloTRATTORIA LA BELL’ARIA TurbigoTUTTO PER LA CASA Castano PrimoVANONI SRL Turbigo

Nosate:Grazie don!

Ieri, ulmo giorno dell’anno, con il canto del Te Deum abbia‐mo ringraziato Dio per quello che ci ha dato in questo 2016. Nosate, ha un movo in più per ringraziare Dio: averci man‐dato don Giuseppe.È poco più di un anno che è tra noi, ma ha fao molssimo!Grazie perché in ogni occasione ci fa rifleere e ci interroga sulla nostra fede e su come tesmoniamo la Parola del Van‐gelo, grazie per averci aiutato a rendere più funzionale la no‐stra sacresa, per averci spronato ad abbellire la nostra chiesa, (confessionale nuovo, portaombrelli, candele, ceppo dell’Avvento, ostensorio, pisside…) e grazie per trasmeerci costantemente la gioia durante le diverse funzioni.In questo mese di gennaio ricorre il suo compleanno: auguri sinceri e grazie ancora!

La comunità parrocchiale di Nosate

perata solo dall’incontro con crisani coeren e co‐raggiosi che silenziosamente offrono esempi di ge‐nerosità e sacrificio.Anche a Nosate si trovano di ques laici coraggiosi, vanno riconosciu con uno sguardo colmo di gra‐tudine: la loro presenza suscita domande, porta inevitabilmente a verificare come noi viviamo la fede ricevuta nel Baesimo e anche a riscoprire che solo l’incontro con il Signore da senso e verità al nostro impegno per la comunità

Don Giuseppe

Un compito per tu

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Il perdono è il grande segreto del crisanesimo; può

essere frainteso: un perdono prevenvo e

incondizionato può essere confuso con una

debolezza ingenua che spinge l'altro ad

approfiarsene. Ma l'amore non teme una simile

evenienza.

Luigi Galli

La Pro Loco

La Pro Loco Nosate è una realtà na‐ta ad aprile nell'anno 2009 e ha l'obievo di mantenere in vita le tra‐dizioni del paese, consolidandole. L'intento, ogni anno, è quello di ar‐ricchire le varie feste con nuovi ap‐puntamen e iniziave sor pren den.Dal 2009 ad oggi, all'interno del pae‐se si sono molplica i giorni di fe‐sta per le principali patronali quali "San Guniforte", celebrata nella pri‐ma semana del mese di Luglio con la tradizionale "Pizza soo le stelle" e "Santa Maria in Binda", manifesta‐zione super apprezzata dai ciadini

nosatesi e dei paesi limitrofi. Ha la durata di circa quaro giorni con musiche pop, dance, liscio unite a diverse pietanze, cibi ada ai te‐mi delle serate.L'aesissimo, magnifico e colorato speacolo pirotecnico permee, sempre, di chiudere in bellezza. Abbiamo voluto connuare e consolidare l'evento "Castagnata", do‐ve a fine Oobre ed inizio Novembre viene proposto cibo d'asporto, dolci per i bambini e buonissime castagne, ingrediente principale di questa breve ma “grande” iniziava.Negli ulmi anni, vista la partecipazione super ava di adul, giova‐ni e bambini, abbiamo voluto dare uno spazio anche ai più piccolini con la costruzione di un albero moderno, di ferro, giocosamente chia‐mato "Spiralalbero".L'8 Dicembre è un giornata di festa che dà luce e gioia al periodo fe‐svo. Tra can natalizi, cioccolata calda, paneone e pandoro, i bam‐bini hanno potuto imbucare nella cassea della posta, la loro leerina per Babbo Natale. A fine giornata, dopo la benedizione di Don Giu‐seppe, è parto un piccolo count down dando all’albero forma, luce esoprauo magia al nostro paesello.Due semane dopo, lo "Spiralalbero" è stato di nuovo un elemen‐to fondamentale insieme al falò di mezzanoe per permeere alla gente finita la tradizionale S. Messa di Natale di scaldarsi, mangiare, bere, scambiare gli auguri e regalini.

La Pro Loco Nosate intende connuare nel suo intento, cercando di migliorare questa realtà con nuovi proge e collaborazioni future per rendere ancor più fiere le persone nosatesi del loro bellissimo paese.Nell'augurarvi un Felice e Sereno Anno Nuovo speriamo che i vostri e i nostri desideri possano avversarsi.

BUON 2017!

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RINGRAZIAMO: Mese di DICEMBRE 2016

Offerte durante le SS. MESSE €. 6.781,00

Offerte CELEBRAZIONI FUNEBRI €. 530,00

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Baesimi €. 40,00

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Ricevuto offerte e contributo mensile €. 1.690,00

Pagato restauratrici €. 6.000,00

Buste Natalizie €. 16.890,00

Ricavato vendita ferro €. 910,00

Turbigo

RINGRAZIAMO: Mese di NOVEMBRE 2016

Offerte durante le SS. Messe €. 3.739,00

Offerte celebrazione Funerali €. 300,00

Offerte Amministrazione Sacramen

Matrimoni €. -

Baesimi €. 210,00

Offerte €. 624,00

Offerte intenzioni SS. Messe €. 170,00

Robeccheo ‐ Santa Maria delle Grazie

Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì

all'incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle oslità; sì al rispeo dei pa e no alle provocazioni; sì alla

sincerità e no alla doppiezza. Per tuo questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo.

Papa Francesco

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L’economia odierna si è spesso specializzata nel godimento del benessere individuale, ma praca largamente lo sfruamen‐

to dei legami famigliari. E’ una contraddizione grave, questa! L’immenso lavoro della famiglia non è quotato nei bilanci, na‐

turalmente! Infa l’economia e la polica sono avare di riconoscimen a tale riguardo. Eppure, la formazione interiore della

persona e la circolazione sociale degli affe hanno proprio lì il loro pilastro. Se lo togli, viene giù tuo.

Papa Francesco

Carissimi, chi cerca Maria trova Gesù, Maria sorride quando una crea‐tura le dice dammi Gesù che io lo ami fa trascolorare i cieli in un più vivo splendore di lezia, tanto è felice, dolce cosa senre che in noi nulla è di contrario a Dio, senre che Egli guarda con compiacenza l’animo del figlio fedele e lo benedice; da questo senre viene au‐mento di fede e fiducia speranza, fortezza e pazienza, se ora c’è tem‐pesta passerà! Poiché Dio mi ama e sa che lo amo e non mancherà di aiutarci ancora, sempre! E gli occhi dell’anima che sanno leggere nelle cose la parola non scria da mano umana, ma incisa nel pen‐siero di Dio e dona inesauste dovizie nel cuore di chi ama Dio sopra ogni cosa. La Vergine prega presso la culla del figlio, nell’anima ha splendori che superano gli splendori del cielo.Se sapessimo quale amico perfeo è lo S. Santo! Quale guida, qua‐le Maestro, se lo invocassimo questo amore della Sanssima Trinità, questa luce della luce, questa intelligenza e sapienza. In vo chia mo la misericordia di Dio e il Suo perdono che è aiuto e be ne di zio ne ad es‐sere arcobaleno su questa terra che si immerge in un diluvio di san‐gue voluto dagli uomini. Preghiamo Maria Sanssima con il S. Rosario.

Margherita

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Sono sempre così occupato, impegnato a correre a destra e a sinistra, pensando a quello che succederà dopo, che può capitare

che non veda il volto di chi mi sta di fronte, la sua bellezza e le sue ferite, la sua gioia e le sue sofferenze.

Timothy Radcliffe

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Conoscila Mutua Volontaria

Ospedaliera di Turbigo?

È un’associazione esistente da parecchi decenni, aperta a tutti i cittadini di Turbigo e di Nosate, che a fronte di un modesto contributo annuo si prefigge di alleviare economicamente i disagi che le famiglie sopportano per le degenze ospedaliere dei propri componenti.

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PER I RITIRI CHIAMARE IL SEGUENTENR. DI TELEFONO 335 5902649

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Dio e l’uomo non sono i due estremi di una

opposizione: essi si cercano da sempre, perché Dio

riconosce nell’uomo la propria immagine e l’uomo

si riconosce solo guardando Dio. Questa è la vera

sapienza.

Papa Francesco

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SU RADIO T.R.M.

la radiodel Castanese

tutti i giorni alle ore 20:30e tutte le domeniche alle ore 9:30

viene trasmessa la S.Messa

RADIO T.R.M. ­ Trasmissioni Radio Malvagliop.zza s. Bernardo 2 ­ Malvaglio

telef./fax 0331 875383

fm.88.00 MHz per Malvaglio e Robecchettofm.95.90 MHz per Turbigofm.99.50 MHz per Nosate

internet : www.radiotrm.commail :[email protected]

La Bibbia è il grande racconto che narra le

meraviglie della misericordia di Dio. Ogni pagina

è intrisa dell'amore del Padre che fin dalla

creazione ha voluto imprimere nell'universo i segni

del suo amore.

Papa Francesco

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In ogni casa ci dovrebbe essere un luogo per il silenzio; in questo luogo dove l'inmità di ciascuno dovrebbe essere difesa e

rigenerata, possono fiorire le parole vere, che sanno consegnare all'altro il proprio mondo interiore.

Luigi Galli

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Anniversario defunti TurbigoMese di Febbraio

Mercoledì 1 febbraio

Morti dal giorno 30 gennaio al giorno 5 febbraio2008: Scursoni Giulio 2010: Ramponi Antonietta, Pastori Ambrogio 2011: Marchesi Anna, Noè Luigia2012: Sommaruga Secondo, Stefanon Maria2014: Cappelletti Teresio, Berra Paolo 2015: Trafugato Anna, Sardo Senatorina, Lassini Luigi

Mercoledì 8 febbraio

Morti dal giorno 6 al giorno 12 febbraio2007: Gaiera Carlo, Torno Giuseppe 2008: Vergani Camillo, Cavaiani Francesca, Arenni Franca 2009: Baga Angela; 2011: Lambranzi Giuseppe2012: Pagliarin Luigina, Cortella Rosetta 2013: Barozza Giovanna; 2014: Cantoni Cesarina2015: Gallucci Mina; 2016: Langè Giulia

Mercoledì 15 febbraio

Morti dal giorno 13 al giorno 19 febbraio2007: Morelli Francesco, Bianchini Teresina, Garavaglia Adele2008: Vavassori Arturo2009: Dell’Acqua Angelo, Scarano Francesco2010: Colombo Ostella; 2011: Bonavera Mario Giulio2012: Cusano Filomena, Rodolfi Maria, Zanzottera Silvio2013: Buzzini Rosa2014: Cattolico Felicita, Bottini Luciano, Casati Angelo2015: Garegnani Antonio, Ragozzino Gennaro2016: Rudoni Gaetano, Fioratti Carlo

Mercoledì 22 febbraio

Morti dal giorno 20 al giorno 26 febbraio2008: Oppici Adele, Manini Teresa; 2010: Garegnani Ernestina2011: Crespi Blandina; 2012: Zangani Teresa2013: Gualdoni Ernesta, De Marchi Esterina, Mainini Giancarlo, Facheris Caterina2014: Barbieri Mario, Marzorati Giuseppina2015: Cova Angela, Borsani Lorenzo

ARCHIVIO

MALVAGLIO Novembre ­ Dicembre

Battesimi:10) Carnaghi Lorenzo; 11) Bianchi Francesco;12) Recanati Cloe Mari; 13) Clerici Kevin Guido;14) Zardoni Carolina.

Matrimoni:4) Restuccia Frank – Vitali Valeria.

Morti:19) Santambrogio Antonia Rosa, anni 101;20) Cavaleri Sergio, anni 75;21) Disabella Pierina, anni 77;22) Almasio Carla, anni 88.

NOSATE ­ Dicembre

Morti:12) Fiorenzo Merlo, anni 9213) Gianfranco Munzio Compagnoni, anni 6814) Sante Olindo Pasquale, anni 88

ROBECCHETTO CON INDUNO

Novembre ­ Dicembre

Battesimi:21) Segalina Pietro; 22) Bossi Kevin.

Morti:17) Vitali Ida, anni 62;18) Marchetti Rina, anni 93;19) Feudo Antonietta, anni 75;20) Pagani Gianmario, anni 84;

21) Bossi Gian Franco, anni 63;22) Bossi Vittorio, anni 70.

TURBIGO ­ Dicembre

Battesimi:34) Leoni Davide35) Tanchis Melissa36) Fusha Marko

Matrimoni:11) Bellotti Giovanni e Pizzera Ania12) Menciotti Fabio e Menaspà Elena

Morti:64) Tazzer Ilma anni 8765) Carminati Giuseppe anni 7566) Morelli Luciano anni 7267) D’Attilo Domenico anni 5868) Marcoli Silvano Omobono anni 5169) Cavaiani Margherita anni 9470) Rucchetta Enrico anni 94