P6 INTERVISTA Alain Finkielkraut: “Solo i libri salveranno ... · PDF fileLui ar- riva...

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  • Guido Vitale

    Ci sono ripari al dolore, scudiai pericoli, luci perenni nellanotte dell'odio e dell'intol-leranza. Esistono, e sono a portatadi mano. Sono polizze per la salvez-za che si trovano sui nostri scaffali,basta prenderle in mano, sfogliarle.Basta mettersi a leggere. Sulla co-pertina della sua ultima raccolta dipensieri, Alain Finkielkraut non havoluto niente di vistoso. Solo il suonome, quello del prestigioso editoreche non ha paura in una stagione diossequienza di tenerlo in catalogo(Stock-Flammarion a Parigi, Adelphia Milano) e l'enigma fiammeggiantein quelle tre parole che ne fanno iltitolo, Un cuore intelligente,l'espressione definitiva e la ricetta disaggezza incastonata dal re Shlomonel libro biblico dei Proverbi. Lui ar-riva con la luce dolce nella mezzastagione di una Mantova orgogliosadi essere luogo d'in-contro e capitale dicultura. Geniale, im-pertinente, quasi in-sopportabile, comechi lo apprezza haimparato a cono-scerlo, non sembraaccettare mezzemisure e non sem-bra praticare lagiustizia salomo-nica. Non quella, almeno, che co-munemente intende chi pratica i luo-ghi comuni. L'intervistatore si ad-dentra cos in un terreno certo affa-scinante, ma aspro e per nulla rilas-sante. Tanto che la prima domanda,capovolgendo i ruoli, la pone l'in-tervistato: Ma come possibile fareun'intervista senza un registratore?

    Strano, mi sono sempre chiesto il

    contrario: Ma come possibile in-

    tervistare qualcuno affidandosi a un

    registratore?

    L'intervista deve essere la fedelissimariproduzione di un messaggio. Nonci si pu permettere variazioni sultema.

    E con il cuore intelligente, come la

    mettiamo? Ai giornalisti non con-

    cesso?

    L'intervista una trascrizione mi-gliorata. Niente di pi. Perch senzaforma in definitiva il contenuto nonesiste.

    Ecco un terreno d'intesa possibile.

    Proviamoci senza mettere di mezzo

    l'elettronica. Questa primavera fio-

    riscono le novit in libreria e le ma-

    nifestazioni culturali. Pagine Ebrai-

    che, come di

    c o n s u e t o ,

    dedica al

    mondo del libro e alle novit pi si-

    gnificative per la cultura e la vita

    ebraica un grande dossier. Il suo Un

    cuore intelligente, ora accessibile an-

    che al lettore italiano, uno dei pi

    affascinanti richiami al mondo del

    libro e della lettura. E muove dalla

    radice del pi ancestrale ancoraggio

    ebraico al valore della cultura. Per-

    ch?

    Quando mi sono messo a scriverloavevo in mente le parole di un grandefilosofo, Paul Ricoeur: Ho davanti a

    me tutti i libri aperti. Che cosa in-tendeva dall'alto della sua immensacultura e della sua saggezza? Solo unvanto di quanto conosceva, o piutto-sto un richiamo al nostro bisogno diconoscere e di immaginare, alla do-vere di leggere e soprattutto di svi-luppare la nostra capacit di leggere?

    Cosa deve salvarci, la letteratura, o

    la filosofia?

    In questi termini rischia di essereun'enunciazione troppo sentimen-tale, quasi patetica. Diciamo che nonpossiamo fare a meno di una forzadi mediazione. E' la letteratura lagrande mediatrice. In quelle paginedobbiamo andare a cercare.

    Quali sono i libri che stanno sempre

    aperti davanti ai suoi occhi?

    Ho troppe lacune per potermi per-mettere di parlare come Ricoeur. Di-ciamo che tengo aperti sia testi filo-sofici che romanzi. Entrambi neces-sari per poter comprendere.

    La letteratura pu davvero essere

    una medicina, una salvezza?

    La letteratura non stata capace diimpedire alcun massacro fra quelliche hanno contrassegnato il Vente-simo secolo. Ma senza la letteraturanon saremmo pi in grado di com-prendere e di conseguenza resterem-mo senza difesa. Il pericolo dell'opa-cit della comprensione il rischiopi grave.

    Sta di fatto che il paziente collage,

    il percorso di lettura che viene trac-

    ciato in Un cuore intelligente, coglie

    di sorpresa il lettore. L dove ci sa-

    remmo attesi la pedanteria di un di-

    stillato di saggezza filosofica incon-

    triamo solo grandi romanzi. L dove

    ci aspettiamo una rilettura dei clas-

    sici ci confrontiamo con la lettera-

    tura moderna e contemporanea. Co-

    sa ha guidato le scelte che hanno

    consentito di tracciare questo itine-

    rario di lettura?

    Si tratta di un itinerario del tutto per-

    / P6 INTERVISTA

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    n. 5 | maggio 2012 pagine ebraiche

    IL FILOSOFO CHE AMA HEIDEGGER, LEVINAS. E I MEDIANato a Parigi nel 1949, figlio di sopravvissuti ai campi di sterminio, Alain Finkielkraut stato allievodell'Ecole Normale Superieure. Nome di punta degli ambienti intellettuali francesi, spesso ospite, adispetto delle sue affermazioni scomode e irriverenti, delle emittenti televisive e radiofoniche per lasua capacit di spiegare e riflettere sulla contemporaneit, la laicit, i valori repubblicani, la scuola, la

    cultura e l'identit ebraica (molto seguita la sua rubrica fissa Rpliques trasmessa dal canale FranceCulture). Il pensiero di Hannah Arendt, Martin Heidegger, Emmanuel Lvinas e Vladimir Jankelevitch

    ha segnato la sua formazione. Le sue posizioni prendono di mira senza mezzitermini il relativismo e il pensiero debole, l'accento posto sulla necessit di su-perare le idee genericamente progressiste della sinistra quando queste non ri-sultano ancorate in una chiara difesa dei cardini delle societ democratiche.Spesso al centro di vivaci polemiche culturali, si fatto anche paladino di un mo-dello tradizionale di scuola, opponendosi a quelle riforme dell'insegnamento pub-blico francese che ne avrebbero a suo parere minacciato l'integrit.

    Alain Finkielkraut: Solo i libri salveranno un cuore intelligente

    Un intellettuale scomodo e aspro e la sua battaglia per rendere forza e dignit alla lettura

    Impossibile essere moderni, vale a dire, lasciarfare al tempo. La guerra infligge alla religionedel progresso unimpietosa sconfessione. Essamostra a Charles Pguy che tutto si muove senzache nulla cambi, che le scoperte si susseguono ele invenzioni si accumulano, ma la storia balbet-ta che allo sviluppo folgorante della tecnica fa dacontraltare il mantenimento opprimente dellor-rore. Bisogna dunque concludere che la barbarienon la preistoria dellumanit, ma lombra fe-dele che accompagna ciascuno dei suoi passi.Quando il nostro mondo, per il fatto stesso didirsi moderno, afferma che dopo sempre meglioche prima, generalizza il modello cumulativodelle scienze e delle tecniche estendendolo abusi-vamente a tutti i settori dellesistenza.

    Incorreggibile provocatore di professione, filosofopronto a sconfessare la ricerca razionalistica nelnome della finzione letteraria, figlio di sopravvis-suti alla Shoah in prima fila a denunciare i dan-ni di una distorta sacralizzazione della Memoria,ebreo impegnato pronto a ricordare che l'identitebraica contemporanea non pu reggersi sugliimpegni generici e sui richiami buonisti agliideali dell'antirazzismo, ma deve trovare unapropria strada, per quanto dolorosa, all'internodella realt del mondo. Ad Alain Finkielkraut leidee scomode vanno a pennello. Dopo aver ricor-dato che non si pu essere ebrei coltivando solocomode scontatezze di buon senso comune e nonsi pu essere antirazzisti senza dimostrare unpari impegno nella difesa degli ideali delle demo-

    crazie e nell'affermazione del diritto che le demo-crazie hanno di difendersi, il pensatore francesecontinua a evocare altre idee scomode.Ora la volta di Charles Peguy, il francese anti-dogmatico e antimodernista, infine cattolico e ul-traconservatore, una figura malvolentieri evoca-ta nei salotti buoni della cultura parigina, tornaa esplicare il suo richiamo forse malsano, eppureautentico, nell'ultimo libro di Finkielkraut (L'in-contemporaneo Pguy, lettore del mondo mo-derno, pubblicato ora in italiano da Lindau, che anche editore di altre due pietre miliari del pen-siero di Finkielkraut, Noi, i moderni e L'umanitperduta. Saggio sul XX secolo).Che i malumori di Pguy possano risultare digrande attualit risulta subito chiaro dalla de-

    Il coraggio dimenticato di Monsiueur Pguy Riscoperte

    Gior

    gio

    Albe

    rtini

  • sonale, di una scelta soggettiva. Cer-co di raccontare i libri che mi hannoaffascinato, trasformato. Sono paginedi Milan Kundera, Vassili Grossman,Sebastian Haffner, Albert Camus,Philip Roth, Joseph Conrad, FedorDostoievski, Henry James, Karen Bli-xen. E mi sono sforzato di metterenella mia lettura tutta la seriet, tuttal'attenzione che richiede il decifraregli enigmi del mondo.

    Il lettore viene quasi condotto per

    mano nella sua biblioteca e attra-

    verso questo itinerario viene portato

    nel suo modo di leggere e di vedere.

    Qual stata la chiave di lettura uti-

    lizzata?

    Ho cercato di rispondere alla veradomanda che credo si ponga, di ca-pire se c' ancora posto per la me-diazione che offre la lettura. Oggipossiamo contare su nuovi strumentidi conoscenza che si dimostrano as-sai ingannevoli. Internet invade e po-ne apparentemente tutto a portatadi mano senza offrire in cambio al-cuna comprensione. L'eccesso di di-sponibilit genera impazienza e can-cella tutte le possibili mediazioni.Ho cercato di rendere dignit e forzaalla lettura.

    Discostiamoci un attimo dall'ango-

    latura eminentemente letteraria. Lei

    da giovane ha rappresentato fra

    quelle dei nouveaux philosophes

    una voce assai provocatoria anche

    in campo ebraico. Il suo Ebreo im-

    maginario ha rotto per primo gli

    schemi di un'identit ebraica delle

    nuove generazioni di ebrei europei

    formalmente legati agli ideali della

    Memoria della Shoah e del Sionismo,

    ma in realt sradicati dalle radici

    identitarie profonde. Esiste ancora,

    l'ebreo immaginario?

    Esiste ancora. Cos come esiste il re-sistente i