P-Possibili effetti dei CEM sulla salute

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COMMISSIONE EUROPEA Direzione Generale per la Salute e la Protezione dei Consumatori Comitato Scientifico sui Rischi Sanitari Emergenti e di Nuova Identificazione SCENIHR POSSIBILI EFFETTI DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI SULLA SALUTE (Brani selezionati) I Comitati Scientifici Tre comitati scientifici indipendenti su tematiche diverse da quelle alimentari forniscono alla Commissione la consulenza scientifica di cui essa necessita nella preparazione di azioni e proposte relative alla sicurezza dei consumatori, alla salute pubblica e allambiente. I comitati richiamano inoltre lattenzione della Commissione su problemi nuovi o emergenti, che potrebbero costituire una minaccia reale o potenziale. Questi sono: il Comitato Scientifico sui Prodotti di Consumo (SCCP), il Comitato Scientifico sui Rischi Sanitari e Ambientali (SCHER) ed il Comitato Scientifico sui Rischi Sanitari Emergenti e di Nuova Identificazione (SCENIHR). I comitati sono composti da esperti esterni. Inoltre, la Commissione si avvale del lavoro dellAutorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), dellAgenzia Europea per la Valutazione dei Farmaci (EMEA), del Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (ECDC) e dellAgenzia Europea per i Prodotti Chimici (ECHA). SCENIHR Il Comitato tratta questioni che riguardano i rischi emergenti o di nuova identificazione e, in generale, argomenti complessi o multidisciplinari che richiedono una valutazione globale dei rischi per la sicurezza dei consumatori o per la salute pubblica, nonché temi correlati che non siano trattati da altri enti comunitari di valutazione del rischio. In particolare, il Comitato tratta questioni connesse a potenziali rischi associati allinterazione di fattori di rischio, a effetti sinergici, a effetti cumulativi, alla resistenza ai microbi, a nuove tecnologie come le nanotecnologie, alla strumentazione medica, allingegneria tessutale, ai prodotti ematologici, alla riduzione della fertilità, al cancro di organi endocrini, a rischi fisici come il rumore e i campi elettromagnetici e alle metodologie pern la valutazione di nuovi rischi. Membri del Comitato Scientifico Anders Ahlbom, James Bridges, Wim De Jong, Jana Hajslova, Philippe Hartemann, Thomas Jung, Mats- Olof Mattsson, Jean-Marie Pagès, Konrad Rydzynski, Dorothea Stahl, Mogens Thomsen, David Williams Contatto: European Commission Health & Consumer Protection DG Directorate C: Public Health and Risk Assessment Unit C7 – Risk Assessment Office: B232 B-1049 Brussels RINGRAZIAMENTI Si ringraziano i membri del gruppo di lavoro per il loro valido contributo a questo parere. I membri del gruppo di lavoro sono: Membri SCENIHR: Prof. Anders Ahlbom (Presidente e Relatore) Prof. James Bridges Prof. Mats-Olof Mattsson

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Campi Magnetici

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COMMISSIONE EUROPEA Direzione Generale per la Salute e la Protezione dei Consumatori

Comitato Scientifico sui Rischi Sanitari Emergenti e di Nuova Identificazione

SCENIHR

POSSIBILI EFFETTI DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI SULLA SALUTE (Brani selezionati)

I Comitati Scientifici

Tre comitati scientifici indipendenti su tematiche diverse da quelle alimentari forniscono alla Commissione la consulenza scientifica di cui essa necessita nella preparazione di azioni e proposte relative alla sicurezza dei consumatori, alla salute pubblica e all’ambiente. I comitati richiamano inoltre l’attenzione della Commissione su problemi nuovi o emergenti, che potrebbero costituire una minaccia reale o potenziale.

Questi sono: il Comitato Scientifico sui Prodotti di Consumo (SCCP), il Comitato Scientifico sui Rischi Sanitari e Ambientali (SCHER) ed il Comitato Scientifico sui Rischi Sanitari Emergenti e di Nuova Identificazione (SCENIHR). I comitati sono composti da esperti esterni.

Inoltre, la Commissione si avvale del lavoro dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), dell’Agenzia Europea per la Valutazione dei Farmaci (EMEA), del Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (ECDC) e dell’Agenzia Europea per i Prodotti Chimici (ECHA).

SCENIHR

Il Comitato tratta questioni che riguardano i rischi emergenti o di nuova identificazione e, in generale, argomenti complessi o multidisciplinari che richiedono una valutazione globale dei rischi per la sicurezza dei consumatori o per la salute pubblica, nonché temi correlati che non siano trattati da altri enti comunitari di valutazione del rischio.

In particolare, il Comitato tratta questioni connesse a potenziali rischi associati all’interazione di fattori di rischio, a effetti sinergici, a effetti cumulativi, alla resistenza ai microbi, a nuove tecnologie come le nanotecnologie, alla strumentazione medica, all’ingegneria tessutale, ai prodotti ematologici, alla riduzione della fertilità, al cancro di organi endocrini, a rischi fisici come il rumore e i campi elettromagnetici e alle metodologie pern la valutazione di nuovi rischi.

Membri del Comitato Scientifico Anders Ahlbom, James Bridges, Wim De Jong, Jana Hajslova, Philippe Hartemann, Thomas Jung, Mats-Olof Mattsson, Jean-Marie Pagès, Konrad Rydzynski, Dorothea Stahl, Mogens Thomsen, David Williams

Contatto: European Commission Health & Consumer Protection DG Directorate C: Public Health and Risk Assessment Unit C7 – Risk Assessment Office: B232 B-1049 Brussels

RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano i membri del gruppo di lavoro per il loro valido contributo a questo parere. I membri del gruppo di lavoro sono:

Membri SCENIHR: Prof. Anders Ahlbom (Presidente e Relatore) Prof. James Bridges Prof. Mats-Olof Mattsson

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Esperti esterni: Dr. René de Seze, INERIS (Istituto nazionale per l’ambiente e i rischi industriali), Francia Lena Hillert, MD, PhD, Dipartimento di scienze di sanità pubblica, Istituto Karolinska e Dipartimento di sanità

professionale e ambientale, Centro di sanità pubblica di Stoccolma, Svezia Prof. Jukka Juutilainen, Dipartimento di scienze ambientali, Università di Kuopio, Finlandia Dr. Georg Neubauer1, Unità per la sicurezza delle comunicazioni mobili, Centro austriaco di ricerca, Austria Dr. Joachim Schuz, Istituto di epidemiologia del cancro, Società danese per il cancro, Danimarca Dr. Myrtill Simko, Istituto di biologia cellulare e tecnica dei biosistemi, Università di Rostock, Germania

1 Conflitto di Interessi (vedere la minuta della riunione plenaria dello SCENIHR del 28-29 Settembre 2005: http://ec.europa.eu/health/ph_risk/committees/04_scenihr/docs/scenihr_mi_007.pdf).

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RIASSUNTO SINTETICO

Il Comitato Scientifico sui Rischi Sanitari Emergenti e di Nuova Identificazione (SCENIHR) ha aggiornato il precedente parere sui “Possibili effetti sulla salute dei campi elettromagnetici, dei campi a radiofrequenza e della radiazione a microonde”, formulato dal Comitato Scientifico su Tossicità, Ecotossicità e Ambiente (CSTEE) nel 2001, riguardo alla possibilità che l’esposizione a campi elettromagnetici sia causa di malattie o di altri effetti sanitari. Il parere si basa soprattutto su articoli scientifici, pubblicati in lingua inglese su giornali scientifici con vaglio critico (“peer-rewieved”). Nel parere vengono citati e commentati soltanto quegli studi che sono considerati funzionali allo scopo. Il parere è articolato secondo le bande di frequenza (f), cioè: radiofrequenze (RF) (100 kHz < f < < 300 GHz), frequenze intermedie (FI) (300 Hz < f < < 100 kHz), frequenze estremamente basse (ELF) (0 < f < < 300 Hz), e campi statici (0 Hz) (nel presente parere vengono considerati soltanto i campi magnetici statici). Per gli effetti ambientali vi è una sezione a parte.

Campi a radiofrequenza Successivamente all’adozione del parere del 2001 sono state condotte ampie ricerche sui possibili effetti sanitari dell’esposizione a campi a radiofrequenza di bassa intensità, comprese ricerche epidemiologiche, in vivo ed in vitro. In conclusione, non è stato dimostrato in modo coerente alcun effetto sanitario a livelli di esposizione al di sotto dei limiti fissati nel 1998 dall’ICNIRP (International Commission on Non Ionizing Radiation Protection). Tuttavia, la base di dati per la valutazione resta limitata, specialmente per quanto riguarda esposizioni di lungo periodo a bassi livelli di campo.

Campi a frequenza intermedia I dati sperimentali ed epidemiologici nell’intervallo delle frequenze intermedie sono molto scarsi. Pertanto, la valutazione dei rischi sanitari acuti in questo intervallo di frequenze si basa attualmente sui rischi che sono noti per le frequenze più basse e per quelle più alte. Un’adeguata valutazione dei possibili effetti sanitari di esposizioni di lungo periodo a campi a frequenze intermedie è importante, perché a causa delle nuove tecnologie emergenti l’esposizione a tali campi è in aumento.

Campi a frequenze estremamente basse (campi ELF) La precedente conclusione secondo cui i campi magnetici ELF sono possibilmente cancerogeni, basata principalmente sull’incidenza di leucemia infantile, è tuttora valida. Non vi è nessun meccanismo generalmente accettato che spieghi come l’esposizione a campi magnetici ELF possa provocare la leucemia. Le ricerche recenti indicano come non verosimile un’associazione con il tumore al seno o con patologie cardiovascolari, Per le malattie neurodegenerative ed i tumori cerebrali, il legame con i campi ELF resta incerto. Non è stata dimostrata alcuna relazione coerente tra campi ELF e sintomi spontaneamente riportati (talvolta indicati come ipersensibilità ai campi elettromagnetici).

Campi statici Non vi sono dati sufficienti per un’adeguata valutazione del rischio dei campi magnetici statici. Lo sviluppo di tecnologie che comportano campi magnetici statici, ad esempio sistemi RMI (Risonanza Magnetica per Immagini) richiede did effettuare valutazioni di rischio in relazione all’esposizione professionale.

Effetti ambientali Vi sono dati insufficienti per stabilire se una singola norma di esposizione sia adeguata per proteggere qualunque specie ambientale dai campi elettromagnetici. I dati sono anche inadeguati per giudicare se le norme ambientali debbano essere le stesse di quelle idonee a proteggere la salute dell’uomo, o significativamente diverse.

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RIASSUNTO GENERALE

Il Comitato Scientifico su Tossicità, Ecotossicità e Ambiente (CSTEE) ha presentato nel 2001 un parere sui “Possibili effetti sulla salute dei campi elettromagnetici, dei campi a radiofrequenza e della radiazione a microonde”. Allo SCHENIHR è stato chiesto di aggiornare questo parere, nonché di seguire costantemente le nuove informazioni che possano influenzare la valutazione dei rischi sanitari. In preparazione di questo aggiornamento, sono stati rivisti i dati scientifici pubblicati a partire dal precedente parere ed è stato valutato il loro impatto sulle conclusioni del parere stesso. Il presente parere è focalizzato soprattutto sulla possibilità che si verifichino effetti sanitari a livelli di esposizione inferiori a quelli associati a meccanismi biologici accertati, specialmente in relazione a esposizioni di lungo periodo a tali bassi livelli di campo. Questo parere è articolato secondo le bande di frequenza. In una sezione a parte vengono discussi gli effetti ambientali.

Campi a radiofrequenza

Dall’adozione del parere del 2001, sono state condotte ampie ricerche sui possibili effetti sanitari dell’esposizione a campi a radiofrequenza di bassa intensità, comprese ricerche epidemiologiche, in vivo ed in vitro. Il bilancio dei dati epidemiologici indica che l’utilizzo del telefono cellulare per meno di 10 anni non presenta alcun aumento del rischio di tumore cerebrale o di neurinoma acustico. Per un utilizzo di lungo periodo, i dati sono scarsi e le conclusioni che seguono sono pertanto incerte e tentative. Dai dati disponibili, emerge comunque che non vi è alcun aumento del rischio di tumori cerebrali negli utilizzatori di lungo periodo, con l’eccezione del neurinoma acustico per il quale esiste qualche evidenza di associazione. Per patologie diverse dal cancro, sono disponibili dati epidemiologici molto limitati.

Merita particolare considerazione l’utilizzo del telefono cellulare da parte dei bambini. Sebbene non esistano dati specifici, i bambini o gli adolescenti potrebbero essere più sensibili degli adulti all’esposizione ai campi a radiofrequenza. I bambini di oggi sperimenteranno inoltre un’esposizione cumulativa molto più alta rispetto alle generazioni precedenti. Al momento attuale, non sono disponibili studi epidemiologici sui bambini.

Non è stato dimostrato in modo convincente che l’esposizione a campi a radiofrequenza abbia un effetto sui sintomi spontaneamente riportati o sullo stato di benessere.

Studi sugli effetti neurologici e riproduttivi non hanno indicato alcun rischio per la salute a livelli di esposizione al di sotto dei limiti ICNIRP, fissati nel 1998.

Gli studi su animali non hanno fornito evidenze che i campi a radiofrequenza possano provocare il cancro, amplificare gli effetti di agenti cancerogeni noti o accelerare lo sviluppo di tumori trapiantati. L’adeguatezza dei modelli sperimentali utilizzati e la scarsità dei dati relativi ad alti livelli di esposizione restano questioni aperte.

Non vi sono, da parte della ricerca in vitro, indicazioni coerenti che i campi a radiofrequenza a livelli di esposizione non termici alterino le cellule.

Lo sviluppo tecnologico è molto veloce e le sorgenti di esposizione a campi a radiofrequenza diventano sempre più comuni. Mancano però informazioni sull’esposizione individuale a campi a radiofrequenza e sul contributo relativo delle varie sorgenti all’esposizione totale.

In conclusione, non è stato coerentemente dimostrato alcun effetto sulla salute a livelli di esposizione al di sotto dei limiti stabiliti dall’ICNIRP nel 1998. Tuttavia, la base di dati per questa valutazione è limitata, specialmente per esposizioni di lungo periodo a bassi livelli di campo.

Campi a frequenza intermedia

I dati sperimentali ed epidemiologici nell’intervallo delle frequenze intermedie sono molto scarsi. Pertanto, la valutazione dei rischi acuti per la salute in questo intervallo si basa attualmente sui rischi conosciuti a frequenze più basse e più alte. Un’appropriata valutazione dei possibili effetti sanitari derivanti da un’esposizione di lungo periodo a campi a frequenze intermedie è importante perché l’esposizione a tali campi è in aumento per effetto delle tecnologie nuove ed emergenti.

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Campi a frequenza estremamente bassa (campi ELF)

E’ tuttora valida la precedente conclusione secondo cui i campi magnetici ELF sono possibilmente cancerogeni, basata principalmente sui risultati merlativi alla leucemia infantile. Non c’è nessun meccanismo generalmente accettato che possa spiegare come l’esposizione ai campi magnetici ELF possa causare la leucemia.

Per il cancro al seno e per le patologie cardiovascolari, la ricerca recente indica che verosimilmente non esiste un’associazione. Per le malattie neurodegenerative e i tumori cerebrali, il collegamento con i campi magnetici ELF resta incerto. Non è stata dimostrata una relazione tra campi ELF e sintomi spontaneamente riferiti (indicati talvolta come ipersensibilità ai campi elettromagnetici).

Campi statici

Dati adeguati per un’appropriata valutazione dei campi magnetici statici sono molto scarsi. Gli sviluppi delle tecnologie che comportano campi magnetici statici, come ad esempio i sistemi di risonanza magnetica per immagini, impongono di effettuare valutazioni di rischio in relazione all’esposizione del personale addetto.

Effetti ambientali

La persistente carenza di dati di buona qualità su specie significative fa sì che non vi siano elementi sufficienti per stabilire se una singola normativa di esposizione sia adeguata a proteggere tutte le specie ambientali dai campi elettromagnetici. Così pure, i dati non sono sufficienti per giudicare se le norme ambientali dovrebbero essere le stesse adatte a proteggere la salute dell’uomo, o essere significativamente diverse.

Raccomandazioni per la ricerca

Importanti esigenze di ricerca sono state identificate in tutte le bande di frequenza.

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1. PREMESSA

La Raccomandazione del Consiglio del 12 Luglio 19992 sulla limitazione dell’esposizione del pubblico generale ai campi elettromagnetici (da 0 Hz a 300 GHz) fissa restrizioni di base e livelli di riferimento per i campi elettromagnetici. Tali restrizioni e livelli di riferimento sono basati sulle linee guida pubblicate dall’International Commission on Non Ionizing Radiation Protection (ICNIRP)3. Le linee guida dell’ICNIRP sono state recepite dallo Scientific Steering Committee (SSC)4 nel suo parere del 25-26 Giugno 19985 sugli effetti sanitari dei campi elettromagnetici

Per i lavoratori, il Consiglio e il Parlamento hanno adottato la Direttiva 2004/40/EC del 29 Aprile 20046 sui requisiti minimi di salute e sicurezza riguardanti l’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici).

In un questionario spedito agli Stati Membri nel 2000, tutti hanno dichiarato alla Commissione di aver attuato le disposizioni della Raccomandazione del Consiglio sulla limitazione dell’esposizione del pubblico ai campi elettromagnetici. La posizione dei nuovi stati membri non è stata ancora accertata.

La Commissione ha annunciato che intende preparare un rapporto per il Consiglio sull’attuazione della Raccomandazione, tenendo conto di un precedente rapporto del 2002 sull’attuazione da parte degli stati membri del tempo7.

Al Comitato Scientifico sulla Tossicità, Ecotossicità e l’Ambiente (CSTEE), è stato richiesto di preparare un aggiornamento del parere dello Scientific Steering Committee. La richiesta derivava dall’aumento di esposizioni a campi elettromagnetici conseguente all’ulteriore crescita nell’utilizzo di elettricità, ai continui sviluppi dell’industria delle telecomunicazioni e a un rapido aumento nell’installazione di trasmittenti usate come stazioni radio base di telefonia mobile. Oltre alle apparecchiature domestiche, industriali e mediche, le linee aeree di trasmissione ad alta tensione (e in misura minore i cavi sotterranei) sono le principali sorgenti di esposizione a campi a frequenza estremamente bassa (ELF) nell’ambiente. Il parere del CSTEE “sui possibili effetti dei campi elettromagnetici, dei campi a radiofrequenza e delle radiazioni a microonde sulla salute umana”8 del 30 Ottobre 2001, ha concluso che le informazioni rese disponibili dopo il parere dell’SSC del Giugno 1999 non giustificavano una revisione dei limiti di esposizione raccomandati dal Consiglio9.

Dopo il parere del CSTEE del 2001, si è reso disponibile un numero considerevole di pubblicazioni scientifiche e di lavori di rassegna sui possibili effetti sanitari dei campi elettromagnetici (focalizzati soprattutto sui telefoni cellulari), come ad esempio il parere10 olandese del 2002, il rapporto11 AGNIR e, più recentemente, il rapporto del 2004 del National Radiological Protection Board (NRPB) della Gran Bretagna su “Telefoni cellulari e salute”12. Quest’ultimo fornisce una revisione dettagliata della letteratura recente e un utile contributo sull’esistenza o meno di effetti sanitari legati all’uso di telefoni cellulari. Il rapporto ha concluso che, al momento, non vi è una forte evidenza che la salute del pubblico sia influenzata negativamente dalle tecnologie di telefonia mobile, ma rimangono alcune incertezze e si raccomanda di mantenere un approccio cautelativo fino a quando la situazione non sia chiarita.

Sono attesi tra breve ulteriori risultati a seguito delle attività di ricerca e sviluppo finanziate dalla Comunità Europea, dei programmi nazionali e del lavoro svolto all’interno del Progetto Internazionale Campi Elettromagnetici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

2 http://europa.eu.int/eur-lex/lex/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:31999H0519;EN;HTML, OJ L 199/59, 30.7.1999 3 http://www.icnirp.de/ 4 http://ec.europa.eu/food/fs/sc/ssc/index_en.html 5 http://ec.europa.eu/food/fs/sc/ssc/out19_en.html 6 http://europa.eu.int/eur-lex/lex/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX=32004L0040R(01).en.html OJ L 184/1, 24.5.2004 7 http://ec.europa.eu/health/ph determinants/environment/EMF/implement_rep_en.pdf 8 http://ec.europa.eu/health/ph risk/committee/sct/documents/out128_en.pdf 9 Le principali frequenze nell’intervallo di frequenza ELF, sono di 50 Hz in Europa e di 60 Hz nel Nord America. I campi a radiofrequenza e le frequenze minori a microonde, sono di particolare interesse per le trasmissioni e la telefonia cellulare. La frequenza di 2.45 GHz è usata principalmente nei forni a microonde domestici ed industriali. 10 Telefoni cellulari – valutazione degli effetti sanitari, Rapporto del Consiglio Sanitario Olandese, 28.1.2002, http://www.gr.nl 11 AGNIR (2003). Effetti sanitari dei campi elettromagnetici a radiofrequenza. Rapporto dell’Advisory Group on Non-ionising Radiation. Doc NRPB. Disponibile su http://www.nrpb.org 12 IEGMP (2000) Telefoni Cellulari e Salute. Rapporto dell’Independent Export Group on Mobile Phones, Presidente: Sir William Stewart, Chilton, NRPB. Disponibile su: http://www.iegmp.org.uk

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Lo stanziamento di fondi per la Ricerca e lo Sviluppo da parte della Comunità Europea comprende un supporto diretto al Centro Comunitario di Ricerca e uno indiretto ai progetti in competizione all’interno del 5°13 e del 6° Programma Quadro14 di Ricerca e Sviluppo Tecnologico. Nell’ambito del 6° Programma Quadro, l’azione di Coordinamento EMF-NET15 riunisce i programmi europei e nazionali sui campi elettromagnetici. EMF-NET inizierà a pubblicare i suoi rapporti di interpretazione alla fine del 2005. Complessivamente, questo progetto sarà operativo per altri tre anni.

Come parte della sua missione di protezione della salute ed in risposta alla preoccupazione del pubblico per gli effetti sanitari dell’esposizione ai campi elettromagnetici, l’OMS ha avviato nel 1996 il Progetto Internazionale Campi Elettromagnetici16 per valutare l’evidenza scientifica di possibili effetti sanitari dei campi elettromagnetici nell’intervallo di frequenza da 0 a 300 GHz. Il Progetto Campi Elettromagnetici incoraggia ricerche mirate a colmare lacune significative nella conoscenza e a facilitare lo sviluppo di norme accettate a livello internazionale per limitare l’esposizione a campi elettromagnetici.

Considerando il numero dei dati scientifici resi disponibili dopo la pubblicazione del Rapporto CSTEE del 30 Ottobre 2001, l’intenzione della Commissione di preparare un rapporto per il Consiglio e la frequenza di nuove pubblicazioni sugli effetti sanitari dei campi elettromagnetici che richiedono una rapida valutazione, è stato chiesto allo SCENIHR sia di aggiornare il precedente parere del CSTEE, sia di seguire costantemente le nuove informazioni che possano influenzare la valutazione dei rischi sanitari in tale area.

2. MANDATO

Al Comitato è richiesto di: (1) aggiornare entro l’estate del 2006 il parere CSTEE del 30 Ottobre 2001, alla luce delle informazioni di

nuova acquisizione; (2) seguire la letteratura scientifica sugli effetti sanitari dei campi elettromagnetici; (3) attirare l’attenzione della Commissione su nuovi risultati scientifici di rilievo; (4) fornire alla Commissione una revisione annuale del parere, alla luce di nuove evidenze significative; (5) trarre il massimo profitto dalle revisioni periodiche condotte sotto l’egida di EMF-NET.

Nella revisione e nella valutazione degli studi sui potenziali effetti dei campi elettromagnetici, al Comitato si chiedeva di prestare particolare attenzione a: • la natura dei diversi studi sui campi elettromagnetici, ad esempio epidemiologia, ricerca biologica di

laboratorio (in vitro e in vivo), esami clinici (funzionalità cardiaca, elettrofisiologia del sonno, sistema immunitario, chimica ematica, ormoni come la melatonina, ecc), e studi teorici;

• la metodologia degli studi sui campi elettromagnetici, in particolare per quanto riguarda l’epidemiologia (ad esempio, condizioni di salute di base, ”odds ratio”, il problema dell’ubiquità delle tecnologie), le misure (puntuali, come medie temporali, con monitoraggio personale, mediante calcoli storici dei campi, in laboratorio, ecc) e le esposizioni combinate (da parte di diverse sorgenti di campi elettromagnetici o come esposizioni simultanee a campi elettromagnetici e ad altri fattori quali agenti chimici, rumore, stress, ecc);

• la caratterizzazione del rischio, con particolare riguardo alla natura e all’entità del danno, alla possibilità di verificarsi dell’evento (espressa preferibilmente in termini di frequenze naturali piuttosto che di probabilità), all’incertezza, alla distribuzione geografica, alla persistenza nel tempo, alla reversibilità, a effetti ritardati, a possibile mancanza di equità, alla possibilità di una mobilitazione del pubblico;

• l’individuazione e la caratterizzazione fisica delle sorgenti di esposizione ai campi elettromagnetici esistenti e prevedibili; ad esempio il ruolo dei campi elettromagnetici rispetto a quelli magnetici in impianti come quelli di risonanza magnetica per immagini, quello della corrente continua rispetto all’alternata, quello di nuovi intervalli di frequenza, quello di maggiori potenze di trasmissione, ecc.

13 http://ec.europa.eu/research/fp5.html and http://cordis.europa.eu/fp5/home.html 14 http://ec.europa.eu/research/fp6/index en.cfm and http://cordis.europa.eu/fp6/dc/index.cfm?fuseaction=UserSite.FP6HomePage 15 http://www.jrc.ec.europa.eu/eis-emf/emfnet.cfm 16 http://www.who.int/peh-emf/project/en/

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3. ARGOMENTAZIONI SCIENTIFICHE

3.1 Introduzione

Scopo di questo parere è aggiornare il parere CSTEE del 2001 sul fatto che l’esposizione a campi elettromagnetici sia o meno causa di patologie o di altri effetti sanitari e non quello di fornire una rassegna generale della problematica su campi elettromagnetici e salute. Raccomandazioni in merito alle linee guida di esposizione o ad altri strumenti di gestione del rischio, tra cui l’applicazione del principio di precauzione, esulano dall’ambito del parere. Di seguito, vengono spiegati i metodi che sono stati utilizzati per la preparazione del parere.

L’obiettivo di questa sezione è definire le basi scientifiche necessarie per fornire un parere in risposta alla richiesta della Commissione ed in particolare per aggiornare il parere CSTEE del 30 Ottobre 2001. Questa sezione riassume quindi ciò che era noto al momento del parere del 2001, esamina i dati scientifici che sono stati pubblicati dopo il 2001 e valuta fino a che punto questi nuovi dati abbiano effetto sulle precedenti conclusioni. In accordo ai principi generali del Comitato, sono stati considerati solo gli studi pubblicati su giornali con vaglio critico (“peer review”). La sezione si divide in quattro sotto-sezioni, secondo l’intervallo di frequenza (f): radiofrequenze (100 kHz < f < 300 GHz), frequenze intermedie (300 Hz < f < 100 kHz), frequenze estremamente basse (ELF) (0< f < 300 Hz), e campi statici (0 Hz) (nel presente parere, sono considerati solo i campi magnetici statici). Questi intervalli di frequenza sono discussi in ordine di frequenza decrescente, cioè campi a radiofrequenza, a frequenza intermedia, a frequenza estremamente bassa e statici. Per ogni intervallo di frequenza, la revisione inizia con una descrizione delle sorgenti e dell’esposizione della popolazione. A ciò segue, per ogni intervallo di frequenza, una discussione articolata in base agli effetti. Per ogni effetto sono trattati i dati significativi prodotti da studi sull’uomo, in vivo e in vitro.

E’ largamente accettato che esistano meccanismi biofisici accertati, che possono portare ad effetti sanitari, a seguito di esposizioni a campi sufficientemente intensi. Per frequenze fino a circa 100 kHz il meccanismo è la stimolazione delle cellule nervose e muscolari dovuta alle correnti indotte, mentre per le frequenze più alte il meccanismo principale è il riscaldamento dei tessuti. Tali meccanismi portano a effetti acuti. Le attuali linee guida di esposizione, come quelle prodotte dall’ICNIRP, proteggono da questi effetti. Il problema attuale consiste nell’eventualità che, a livelli di esposizione al di sotto di quelli nei quali i meccanismi accertati giocano un ruolo, si verifichino effetti sanitari, in particolare per effetto di esposizioni di lungo termine a bassi livelli di campo. Gli effetti termici non vengono ulteriormente considerati.

La sottostante Tabella 1 illustra alcune tipiche sorgenti artificiali di campi elettromagnetici, con le rispettive frequenze e intensità. Non sono incluse le sorgenti naturali, come il campo magnetico terrestre. Da notare, comunque, che esistono grandi variazioni. Per la spiegazione di alcuni termini usati si rinvia al capitolo successivo.

Tabella 1. Sorgenti tipiche di campi elettromagnetici

Intervallo di frequenza Frequenze Alcuni esempi di sorgenti di esposizione

Campi statici 0 Hz VDT (videoterminali); RMI ed altra strumentazione per diagnostica o ricerca; elettrolisi industriale; apparati di saldatura

Frequenze estremamente basse 0-300 Hz Linee elettriche; linee di distribuzione domestica, elettrodomestici; motori elettrici di macchinari, treni e tram; apparati di saldatura

Frequenze intermedie 300 Hz – 100 kHz VDT; dispositivi anti-taccheggio di negozi, sistemi per il controllo degli accessi a distanza, lettori di schede e metal detector; RMI; apparati di saldatura

Radiofrequenze 100 kHz – 300 GHz Telefonia mobile; emittenti radio-televisive; forni a microonde; radar; ricetrasmittenti portatili e fisse; radiomobili personali; RMI

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Il Comitato è stato informato dell’utilizzo militare di alcuni apparecchi a radiofrequenza. Ulteriori considerazioni in merito esulano dal presente parere.

3.2 Metodi

Come norma generale, vengono considerati soprattutto rapporti scientifici pubblicati in giornali “peer-rewieved” di lingua inglese. Ciò non implica che tutti gli articoli pubblicati siano considerati ugualmente validi e importanti per una valutazione del rischio sanitario. Al contrario, il compito principale è di valutare gli articoli e il peso scientifico che deve essere assegnato a ciascuno di loro. Nel parere sono commentati soltanto gli studi considerati importanti ai fini dell’analisi. Sono stati presi in considerazione molti più rapporti di quelli citati in bibliografia. Sono però citati e commentati solo gli articoli che contribuiscono significativamente all’aggiornamento del parere. In alcune aree dove la letteratura è particolarmente scarsa, si è ritenuto importante spiegare perché i risultati di alcuni studi non aggiungono informazioni utili alla base di dati esistente. L’analisi è focalizzata sugli articoli presentati dopo l’anno 2000.

Le ricerche significative per una valutazione dei rischi sanitari dei campi elettromagnetici possono essere divise in grandi categorie come studi epidemiologici, studi sperimentali sull’uomo e studi su colture cellulari. Sono considerati anche studi sui meccanismi biofisici, di dosimetria e di valutazione dell’esposizione. In un rapporto di questa natura, non è possibile considerare gli effetti sperimentati da singoli soggetti. Queste informazioni forniscono però spesso lo spunto per studi scientifici.

In una valutazione del rischio sanitario si esaminano le evidenze scientifiche all’interno di ognuno dei suddetti settori e successivamente, ai fini di una valutazione combinata, si pesano insieme le evidenze dei diversi settori. Questa valutazione combinata dovrebbe rispondere alla domanda sull’esistenza o meno di un rischio, cioè se esista una relazione causale tra l’esposizione e alcuni effetti nocivi per la salute. La risposta a questa domanda non è necessariamente un sì o no definitivo, ma può esprimere quale sia il peso delle evidenze a favore dell’esistenza di un rischio. Se si giudica che questo rischio esista, la valutazione del rischio dovrebbe riguardare anche le dimensioni dell’effetto e l’andamento della funzione dose-risposta, cioè quale sia l’entità del rischio per diversi livelli di esposizione e per diverse modalità di esposizione. Una valutazione completa del rischio include anche la caratterizzazione dell’esposizione nella popolazione e la stima di quanto l’esposizione incida sul carico sanitario di una data patologia.

Nel processo di valutazione, gli studi epidemiologici e quelli sperimentali sono trattati in modo simile. E’ di uguale importanza la valutazione degli studi positivi e di quelli negativi, cioè degli studi che indicano che i campi elettromagnetici producono effetti e di quelli che non indicano l’esistenza di tali effetti. Nel caso di studi positivi, la valutazione si concentra sulle diverse cause che potrebbero, in alternativa, spiegare il risultato: con quale grado di certezza si possa escludere la possibilità che il risultato positivo osservato sia un prodotto delle distorsioni, ad esempio distorsioni di confondimento o di selezione, oppure del caso. Nel caso di studi negativi, si valuta con quale grado di certezza si possa escludere che la mancanza di effetti osservati sia il risultato di distorsioni (che mascherano l’effetto), ad esempio a causa di contrasti troppo piccoli nell’esposizione o di misure troppo grossolane dell’esposizione; si deve inoltre valutare la possibilità che la mancanza di effetti osservati sia un risultato casuale, eventualità che costituisce un particolare problema in studi piccoli con bassa potenza statistica. Ovviamente, la presenza o l’assenza di significatività statistica è solo un fattore di questa valutazione. Nella valutazione si prendono invece in considerazione diverse caratteristiche dello studio. Alcune sono piuttosto generali, come la dimensione dello studio, la valutazione del tasso di partecipazione, il livello di esposizione e la qualità della stima dell’esposizione. Aspetti particolarmente importanti sono la forza dell’associazione osservata e la coerenza interna dei risultati, compresi aspetti come la relazione dose-risposta. Altre caratteristiche sono specifiche dello studio in questione e possono riguardare la dosimetria, i metodi per la valutazione degli endpoint biologici o sanitari, l’appropriatezza del modello biologico sperimentale usato, ecc. Riguardo agli studi sperimentali, ulteriori caratteristiche importanti prese in considerazione sono i tipi di controlli utilizzati ed in quale misura siano stati effettuati degli studi di replicazione. Per ulteriori discussioni degli aspetti di qualità degli studi si rimanda, ad esempio, al Preambolo alle serie di Monografie della IARC (IARC 2006). E’ opportuno notare che risultato di questo processo non è il giudizio che uno specifico studio sia inequivocabilmente negativo o positivo o se lo studio sia accettato o rifiutato. La valutazione si traduce piuttosto nel peso dato ai risultati di uno studio.

Il passo che segue la valutazione dei singoli studi nell’ambito di un dato settore di ricerca consiste in una valutazione delle evidenze complessive che questo settore fornisce, rispetto ad un determinato effetto. Ciò significa integrare in una valutazione globale i risultati di tutti i singoli studi significativi. Il processo si basa sulle valutazioni dei singoli studi tenendo conto, per ognuno, sia della dimensione dell’effetto osservato che

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della qualità dello studio. Da notare ancora che, affinché questo processo sia valido, tutti gli studi devono essere considerati alla stessa stregua indipendentemente dal loro risultato.

Nella fase di valutazione complessiva finale, si mettono assieme le evidenze disponibili nei vari settori di ricerca. Questa fase prevede l’aggregazione dei dati significativi, su un particolare endpoint, forniti dagli studi sull’uomo, dai modelli animali, dagli studi in vitro e da altre rilevanti aree di ricerca. L’aggregazione delle diverse linee di dati deve avvenire come passo ultimo e globale della valutazione, dopo un giudizio critico di tutti gli studi (rilevanti) disponibili sui singoli endpoint. Nella prima fase, si dovrebbero valutare criticamente gli studi epidemiologici in base alla loro qualità, prescindendo dai presunti meccanismi biologici d’azione di una determinata esposizione. Nella fase di valutazione integrata finale, però, la plausibilità dei meccanismi di azione osservati o ipotetici, nonché le prove di tali meccanismi, sono fattori da prendere in considerazione. Il risultato finale della fase di valutazione integrata, in cui si combinano le evidenze che provengono dagli studi epidemiologici, da quelli su animali, da quelli in vitro e da altri dati, dipende dal peso assegnato ai dati forniti da ciascuna delle categorie.

3.3 Campi a radiofrequenza

3.3.8. Conclusioni sui campi a radiofrequenza

Dall’adozione del parere del 2001 sono state condotte ampie ricerche sui possibili effetti sanitari avversi dell’esposizione a campi a radiofrequenza di bassa intensità. Tali ricerche hanno indagato una varietà di possibili effetti e comprendono studi epidemiologici, in vivo, e in vitro. I dati epidemiologici nel loro complesso suggeriscono che l’utilizzo del telefono cellulare per meno di 10 anni non provochi alcun aumento del rischio di tumore cerebrale o di neurinoma acustico. Nel caso di utilizzo più prolungato, i dati sono scarsi perché soltanto alcuni studi recenti hanno un numero ragionevolmente ampio di utilizzatori di lungo periodo. Pertanto, qualsiasi conclusione è incerta e tentativa. Dai dati disponibili, appare tuttavia che non vi sia un aumento del rischio di tumore cerebrale negli utilizzatori di lungo periodo, con l’eccezione del neurinoma acustico per il quale vi è una limitata evidenza di una debole associazione. I risultati del cosiddetto studio Interphone daranno maggiori lumi, ma non si può escludere che alcune questioni rimarranno aperte.

Gli studi scientifici non hanno fornito supporto a una relazione tra esposizione a campi a radiofrequenza al di sotto dei livelli di riferimento delle attuali linee guida dell’ICNIRP e sintomi spontaneamente riportati (talvolta indicati come ipersensibilità ai campi elettromagnetici). Gli studi disponibili suggeriscono che i sintomi spontaneamente riportati non siano correlati ad un’esposizione acuta ai campi a radiofrequenza, ma il numero limitato di studi non consente una conclusione definitiva.

Gli studi attualmente disponibili su effetti neurologici e sulla riproduzione non hanno indicato alcun rischio sanitario a livelli di esposizione al di sotto delle linee guida.

Studi sul cancro negli animali non hanno fornito indicazioni che le radiazioni a radiofrequenza possano indurre il cancro, amplificare gli effetti di cancerogeni noti o accelerare lo sviluppo di tumori trapiantati. Tra i problemi aperti vi sono l’adeguatezza dei modelli sperimentali utilizzati e la scarsità di dati ad alti livelli di esposizione. Su questi problemi si concentrano gli studi sugli effetti cancerogeni in corso o programmati.

Non vi sono indicazioni affidabili, da parte degli studi in vitro, che i campi a radiofrequenza influenzino le cellule a livelli di esposizione non termici. Devono però essere meglio compresi alcuni recenti risultati che suggeriscono effetti genotossici.

Non è stato quindi coerentemente dimostrato alcun effetto sanitario a livelli di esposizione al di sotto delle attuali linee guida di esposizione per il pubblico generale. I dati su esposizioni di lungo periodo e tumori intracranici sono però ancora scarsi e, per il neurinoma acustico in particolare, alcuni dati indicano che è possibile un’associazione con i campi a radiofrequenza della telefonia mobile. Per patologie diverse dal cancro sono disponibili pochissimi dati epidemiologici. Merita particolare considerazione l’uso del telefono cellulare da parte dei bambini. Sebbene non esistano dati specifici, vi è una generale preoccupazione che i bambini o gli adolescenti possano essere più sensibili, rispetto agli adulti, all’esposizione a campi a radiofrequenza. I bambini, da adulti, avranno probabilmente accumulato un’esposizione più alta rispetto agli adulti di oggi. Non sono attualmente disponibili studi epidemiologici sui bambini.

Lo sviluppo tecnologico è molto veloce e le sorgenti di esposizione a radiofrequenza diventano sempre più comuni. Eppure, vi è una profonda mancanza di comprensione, in termini dei meccanismi di azione, degli effetti al di sotto delle linee guida e mancano informazioni sull’esposizione individuale a campi a radiofrequenza e sul contributo relativo delle diverse sorgenti all’esposizione complessiva.

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3.4 Campi a frequenza intermedia

3.4.3 Conclusioni sui campi a frequenza intermedia

Si ritiene che i meccanismi accertati per effetti nocivi nell’intervallo delle frequenze intermedie siano associati ad un numero limitato di fenomeni e valgano per esposizioni acute. Una loro estensione a effetti a lungo termine è però basata su presupposti deboli e su assunzioni forse ingiustificate circa la dipendenza degli effetti dalla frequenza (Litvak et al. 2002). Oltre ai meccanismi accertati, una valutazione globale di rischio dovrebbe considerare anche altre informazioni, come studi epidemiologici e di laboratorio ben condotti. Studi su possibili effetti associati a un’esposizione cronica a bassi livelli di esposizione (al di sotto dei limiti) sono particolarmente importanti per valutare i rischi sanitari e per confermare l’adeguatezza degli attuali limiti di esposizione.

Un’appropriata valutazione e definizione dei possibili effetti sanitari dell’esposizione a campi a frequenza intermedia è importante perché l’esposizione umana a tali campi è in aumento a causa delle tecnologie nuove ed emergenti.

3.5 Campi a frequenze estremamente basse (campi ELF)

3.5.5 Conclusioni sui campi a frequenze estremamente basse

Il parere precedente era giunto a conclusioni simili a quelle della IARC per quanto riguarda la cancerogenicità dei campi ELF, cioè che i campi magnetici ELF sono possibilmente cancerogeni. Questa conclusione si basava soprattutto su risultati epidemiologici che indicavano che l’esposizione a campi ELF potrebbe essere una causa di leucemia infantile. Tale valutazione è ancora valida. Il fatto che i risultati epidemiologici per la leucemia infantile trovino poco sostegno da parte di meccanismi noti o degli studi sperimentali costituisce un interrogativo aperto; conciliare questi dati rappresenta un’alta priorità per la ricerca.

Per qualche altra patologia, specialmente per il cancro al seno e per le patologie cardiovascolari, le ultime ricerche indicano che un’associazione non è verosimile. Per qualche altra patologia ancora, come malattie neurodegenerative e tumori cerebrali, il problema di un’associazione con i campi ELF resta aperto e occorrono ulteriori ricerche. Non è stata dimostrata una relazione tra campi ELF e sintomi.

E’ interessante al momento raggiungere una migliore comprensione dei risultati di studi sulla genotossicità recentemente pubblicati, tra cui quelli dello studio REFLEX.

3.6 Campi statici.

3.6.3 Conclusioni sui campi statici

Mancano quasi del tutto dati adeguati per una valutazione appropriata dei rischi dei campi magnetici statici. L’avvento di nuove tecnologie, ed in particolare di apparati di risonanza magnetica per immagini, fa di questo settore una priorità per la ricerca.

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4. PARERE DEL COMITATO

Campi a radiofrequenza

Nel suo parere del 2001 il CSTEE, riguardo ai campi elettromagnetici a radiofrequenza, concludeva che:

“Le ulteriori informazioni che si sono rese disponibili negli ultimi anni sulla cancerogenicità e su altri effetti non termici dei campi a radiofrequenza e delle radiazioni a microonde non giustificano una revisione dei limiti di esposizione stabiliti dalla Commissione sulla base delle conclusioni del parere espresso dal SSC nel 1998. Per l’uomo, in particolare, nessuna evidenza di cancerogenicità nei bambini o negli adulti è emersa dagli studi epidemiologici (le dimensioni di alcuni dei quali erano molto grandi, anche se il periodo di osservazione non era abbastanza lungo per una conclusione definitiva). Una serie relativamente vasta di studi di laboratorio non ha fornito evidenze di genotossicità.

Esistono forse sintomi soggettivi che interessano alcuni individui, ma non vi sono sufficienti informazioni per quanto riguarda i livelli di esposizione che produrrebbero tali effetti, le caratteristiche alla base della sensibilità individuale, i possibili meccanismi biologici, o la prevalenza di individui sensibili nelle varie popolazioni. Quindi, la conoscenza attuale non è sufficiente per adottare misure volte a individuare e proteggere un sottogruppo altamente sensibile della popolazione”.

Sulla base dei dati scientifici sopra presentati, lo SCENIHR ha aggiornato il parere del CSTEE e conclude quanto segue riguardo agli effetti non termici:

Il bilancio dei dati epidemiologici indica che l’utilizzo del telefono cellulare per meno di 10 anni non crea alcun aumento del rischio di tumore cerebrale o di neurinoma acustico. Per un utilizzo più prolungato, i dati sono scarsi e qualsiasi conclusione è pertanto incerta. Dai dati disponibili sembra però che non vi sia alcun aumento del rischio di tumore cerebrale negli utilizzatori di lungo periodo, con l’eccezione del neurinoma acustico per il quale vi sono alcune indicazioni di un’associazione.

Per patologie diverse dal cancro, sono disponibili pochissimi dati epidemiologici.

Merita particolare considerazione l’uso del telefono cellulare da parte dei bambini. Anche se non esistono dati specifici, i bambini o gli adolescenti possono essere più sensibili degli adulti all’esposizione a campi a radiofrequenza, essendo il loro sviluppo in atto. I bambini di oggi possono inoltre sperimentare un’esposizione cumulativa molto più alta rispetto alle generazioni precedenti. Attualmente, non sono disponibili studi epidemiologici sui bambini.

Non è stato coerentemente dimostrato che l’esposizione a radiofrequenza abbia effetto sui sintomi spontaneamente riportati (ad esempio mal di testa, affaticamento, vertigini e difficoltà di concentrazione) o sullo stato di benessere.

Studi sugli effetti neurologici e riproduttivi non hanno indicato alcun rischio per la salute a livelli di esposizione al di sotto dei limiti ICNIRP stabiliti nel 1998.

Gli studi su animali non hanno fornito evidenze che i campi a radiofrequenza possano provocare il cancro, amplificare gli effetti di cancerogeni noti o accelerare lo sviluppo di tumori trapiantati. Tra i problemi aperti vi sono l’adeguatezza dei modelli sperimentali utilizzati e la scarsità di dati ad alti livelli di esposizione.

Non vi è alcuna indicazione coerente da parte della ricerca in vitro che i campi a radiofrequenza alterino le cellule a livelli non termici di esposizione.

In conclusione, non è stato coerentemente dimostrato alcun effetto sanitario a livelli di esposizione al di sotto dei limiti ICNIRP stabiliti nel 1998. La base di dati per questa valutazione è però limitata, specialmente per esposizioni di lungo periodo a bassi livelli di campo.

Campi a frequenza intermedia

Nel suo parere del 2001, il CSTEE non ha commentato in maniera specifica le frequenze intermedie.

Sulla base degli elementi scientifici sopra presentati, lo SCENIHR aggiorna tuttavia il parere del 2001 con il seguente giudizio per quanto riguarda le frequenze intermedie:

I dati sperimentali ed epidemiologici relativi all’intervallo delle frequenze intermedie sono molto scarsi. Pertanto, la valutazione dei rischi sanitari acuti nell’intervallo delle frequenze intermedie è attualmente

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basata sui rischi conosciuti alle frequenze più basse e a quelle più alte. Un’appropriata valutazione e definizione dei possibili effetti sanitari dell’esposizione a campi a frequenze intermedie è importante perché l’esposizione umana a tali campi è in aumento a causa delle tecnologie nuove ed emergenti.

Campi a frequenza estremamente bassa (campi ELF)

Nel suo parere del 2001, il CSTEE ha raggiunto le seguenti conclusioni riguardo ai campi a frequenza estremamente bassa (ELF):

• “Le analisi combinate degli studi epidemiologici sull’associazione tra esposizione a campi ELF e leucemia infantile hanno rafforzato l’evidenza di un’associazione. Date però alcune incoerenze nelle misure di esposizione e l’assenza di altri criteri comunemente utilizzati nelle valutazioni di causalità (in particolare una spiegazione plausibile dei meccanismi biologici sottostanti), l’associazione non risponde a criteri adeguati per essere considerata come causale. Pertanto, l’evidenza complessiva dei campi magnetici a 50/60 Hz come causa di leucemia infantile deve considerarsi limitata.

• L’effetto, se esiste, sembra essere limitato a esposizioni al di sopra di 0.4 µT. Nelle nazioni europee, la percentuale di bambini esposti a tali livelli è inferiore all’1%. Assumendo che il rischio raddoppi tra gli esposti, ciò corrisponderebbe approssimativamente a un eccesso di incidenza della leucemia infantile nella popolazione generale inferiore all’1%. Per porre questo dato in prospettiva, nei paesi europei l’incidenza della leucemia infantile è intorno a 45 casi all’anno per milione di bambini (età 0-14).

• Se, su questa base, si debbano raccomandare cambiamenti dei limiti di esposizione ai campi magnetici a 50/60 Hz, è problema che riguarda i gestori del rischio ed esula dai compiti del CSTEE.

• Non vi è alcuna indicazione convincente di qualsiasi altro effetto cancerogeno dei campi ELF sia sui bambini che sugli adulti. Le attuali informazioni al riguardo non forniscono indizi per riconsiderare i limiti di esposizione.

• Le segnalazioni relative ad individui possibilmente ipersensibili richiedono conferma e non forniscono una base per proporre cambiamenti ai limiti di esposizione”.

Sulla base dei dati scientifici sopra presentati, lo SCENIHR aggiorna il parere precedente e conclude quanto segue:

La precedente conclusione che i campi magnetici ELF siano un possibile agente cancerogeno, basata soprattutto sui risultati relativi alla leucemia infantile, è tuttora valida. Non vi è alcun meccanismo generalmente accettato che spieghi come l’esposizione ai campi magnetici ELF possa causare la leucemia. Studi sugli animali non hanno fornito evidenze adeguate di una relazione causale.

Non è stata dimostrata alcuna relazione coerente tra campi ELF e sintomi spontaneamente riportati (talvolta indicati come ipersensibilità ai campi elettromagnetici).

Inoltre, per quanto riguarda cancro al seno e patologie cardiovascolari, le ricerche recenti hanno indicato che l’associazione non è verosimile. Per le patologie neurodegenerative ed i tumori cerebrali, il collegamento con i campi ELF resta incerto.

Campi statici

Nel suo parere del 2001, il CSTEE non ha commentato in maniera specifica i campi magnetici statici.

Sulla base dei dati scientifici sopra presentati, lo SCENIHR aggiorna comunque il parere del 2001 con il seguente giudizio sui campi magnetici statici:

Dati adeguati per un’appropriata valutazione del rischio dei campi magnetici statici sono molto scarsi. Lo sviluppo di tecnologie che comportano campi magnetici statici, ad esempio sistemi di risonanza magnetica per immagini, richiede che si effettuino valutazioni di rischio in relazione all’esposizione del personale addetto.

Effetti ambientali

Il CSTEE non ha considerato gli effetti ambientali nel suo parere del 2001.

La persistente mancanza di studi di buona qualità su specie pertinenti fa sì che i dati siano insufficienti per stabilire se una singola normativa di esposizione sia adeguata per proteggere tutte le specie ambientali dai

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campi elettromagnetici. Così pure, i dati non sono adeguati per giudicare se le norme ambientali debbano essere le stesse che sono idonee per la protezione della salute, o essere significativamente diverse.

Conclusione globale

Il Comitato è consapevole che il suo incarico richiedeva di prestare particolare attenzione ad una grande varietà di temi. Nella maggior parte dei casi, però, i dati disponibili sono molto limitati. Alcuni di questi problemi saranno affrontati in ulteriori pareri, quando saranno disponibili ulteriori dati.

Raccomandazioni per la ricerca

In considerazione delle importanti lacune di conoscenza individuate, vengono fornite le seguenti raccomandazioni per la ricerca.

Campi a radiofrequenza

• Uno studio di coorte prospettico a lungo termine. Tale studio supererebbe i problemi che hanno creato discussioni sugli studi epidemiologici esistenti, compreso lo studio Interphone. Questi problemi comprendono la distorsione di ricordo e altri aspetti della valutazione dell’esposizione, la distorsione di selezione dovuta alle alte percentuali di non-rispondenti, il periodo troppo breve di induzione, la limitazione degli studi ai tumori intracraniali.

• Effetti dell’esposizione a campi a radiofrequenza sulla salute dei bambini. Al momento non esiste nessuno studio sui bambini. Questo argomento può essere affrontato anche mediante studi su animali prematuri. In queste ricerche si deve tener conto che la dosimetria nei bambini può differire da quella negli adulti.

• Distribuzione dell’esposizione nella popolazione. L’avvento di dosimetri personali ha reso possibile descrivere l’esposizione individuale nella popolazione e valutare il contributo relativo delle diverse sorgenti all’esposizione totale. Un simile progetto richiederebbe la selezione di gruppi di persone con caratteristiche differenti e che queste persone indossino i dosimetri per un determinato periodo di tempo.

• Vi sono diversi studi sperimentali che devono essere replicati. Tra gli esempi figurano studi di genotossicità e sulle capacità cognitive che interessano parametri legati alla qualità del sonno. Per quanto riguarda gli studi su biomarcatori, è essenziale che venga considerato il relativo impatto sanitario. Una valida stima dell’esposizione, che includa tutte le sorgenti rilevanti, è fondamentale. Come commento generale, tutti gli studi devono utilizzare una dosimetria di alta qualità.

Campi a frequenza intermedia

• I dati sugli effetti sanitari dei campi a frequenza intermedia sono scarsi. La problematica dovrebbe essere affrontata mediante studi sia epidemiologici, sia sperimentali.

Campi a frequenza estremamente bassa

• I risultati degli studi epidemiologici indicano un aumento del rischio di leucemia nei bambini esposti ad alti livelli di campi magnetici ELF, ma ciò non trova sostegno nei dati su animali. I meccanismi responsabili della leucemia infantile e le ragioni di questa discrepanza sono sconosciuti e richiedono maggiore comprensione e chiarimento.

Campi statici

• Serve uno studio di coorte sul personale addetto ad apparecchiature che generino campi magnetici intensi. Il primo passo dovrebbe essere un accurato studio di fattibilità.

• Si dovrebbero condurre anche appropriate ricerche sperimentali, come studi sulla cancerogenicità, sulla genotossicità e su effetti sullo sviluppo e sul comportamento.

Ulteriori considerazioni

• Si dovrebbero prendere in considerazione studi che prevedano l’esposizione a una combinazione di frequenze diverse nonché alla combinazioe di campi elettromagnetici con altri agenti.

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5. COMMENTI RICEVUTI DURANTE LA CONSULTAZIONE PUBBLICA

Autorità nazionali, organizzazioni internazionali ed altri soggetti interessati sono stati ampiamente informati della consultazione pubblica. Si sono ricevute molte risposte ponderate e dettagliate sul parere. Tuttavia molti suggerimenti, anche se interessanti, trattavano aspetti che esulavano dal compito affidato allo SCENIHR.

Nel valutare le risposte della consultazione, si è preso in considerazione per la revisione del parere soltanto il materiale inviato che: 1) si riferisce direttamente al contenuto del rapporto ed è relativo a temi che il rapporto tratta, 2) contiene commenti e suggerimenti specifici sulle basi scientifiche del parere, 3) è direttamente rilevante per l’aggiornamento del parere CSTEE del 2001, 4) si riferisce a letteratura “peer-reviewed” pubblicata dal 2000 in poi e in lingua inglese, preventivamente

scelta come lingua di lavoro dello SCENIHR e del gruppo di lavoro, 5) può aggiungere elementi al precedente parere dello SCENIHR.

Non sono state prese in considerazione informazioni su casi individuali o altro materiale non incluso in rapporti pubblicati.

Ogni suggerimento che rispondesse a questi criteri è stato attentamente considerato dal gruppo di lavoro. Il parere è stato rivisto sulla base di questi commenti.

Nessuno dei commenti ricevuti durante il processo di consultazione pubblica ha portato a modifiche nelle conclusioni complessive o nel parere vero e proprio.

Molti dei commenti ricevuti si basavano su un equivoco circa lo scopo del parere e sull’assunto che il parere stesso fosse di fatto un articolo di rassegna globale. In base a questo assunto, si pensava che dovesse essere citato ogni singolo articolo scientifico di potenziale rilevanza per l’area in esame. Altri commenti si aspettavano che il parere fornisse commenti sulle linee guida di esposizione o sulle strategie di gestione del rischio, come il principio di precauzione. Ciò esulava però dall’ambito del parere. Il compito affidato allo SCENIHR e l’ambito del parere sono ora chiariti in modo più esplicito nell’Introduzione. Molti altri commenti si basavano su errate concezioni circa il metodo scientifico che usato per la ricerca nel contesto della valutazione del rischio. Per aiutare i lettori a superare questo ostacolo, si è aggiunta una sezione sui metodi.

Poiché il processo di consultazione scientifica è durato circa mezzo anno, la bibliografia è stata aggiornata con le pubblicazioni rilevanti fino alla fine del 2006 e ciò non ha portato a modifiche nelle conclusioni del parere.

La versione diffusa per la consultazione pubblica comprendeva una tabella che intendeva descrivere sorgenti e livelli di esposizione a diversi tipi di campi. Questa tabella ha ricevuto numerosi commenti ed è stata rivista perché si è ritenuto che potesse essere mal interpretata e non rappresentasse in ugual modo gli scenari di esposizione in differenti paesi europei. Ciò mostra però che informazioni esaurienti e sistematiche sull’esposizione sono ancora scarse.

Molti commenti dissentivano dalle conclusioni circa il fatto che l’esposizione a campi elettromagnetici sia o meno una causa di sintomi spontaneamente riportati. Il Comitato non ha dubbi sull’esistenza di questi sintomi. La loro associazione con l’esposizione a campi elettromagnetici è stata però approfonditamente discussa dal gruppo di lavoro e non sono stati apportati cambiamenti alle conclusioni al riguardo.

Inoltre, i commenti hanno mostrato che alcune frasi o paragrafi potevano essere mal interpretati e che alcune espressioni non riflettevano adeguatamente il punto di vista del gruppo di lavoro dello SCENIHR. In questi casi, il testo è stato opportunamente revisionato.

(Traduzione italiana di Valeria Lorenzini e Paolo Vecchia)

Questo documento, pubblicato a cura del progetto “Salute e campi elettromagnetici” del Ministero della Salute – Centro Controllo Malattie (www.ccm-network.it), costituisce la traduzione italiana di sezioni selezionate del documento originale in inglese “Possible Effects of Electromagnetic Fields (EMF) on Human Health”, pubblicato dalla Commissione Europea, Direzione Generale per la Salute e la Protezione dei Consumatori.

La responsabilità del testo italiano è interamente dei traduttori. In caso di difformità rispetto all’originale, fa fede il testo inglese.

Il testo originale in inglese dell’intero documento è scaricabile all’indirizzo:

http://ec.europa.eu/health/ph_risk/committees/04_scenihr/docs/scenihr_o_007.pdf (ultimo accesso31.07.2009).