Osservatore Romano (20.abr.2014)

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLIV n. 91 (46.633) Città del Vaticano domenica 20 aprile 2014 . y(7HA3J1*QSSKKM( +[!"!&!?!"! In occasione delle festività pasquali il nostro giornale non uscirà. La pubblicazione riprenderà con la data 22-23 aprile. I riti del venerdì santo presieduti da Papa Francesco Come l’alba di una notte lunga La croce da emblema della mostruosità dell’uomo a simbolo della misericordia di Dio Oltre cento vittime di un’epidemia In Vietnam i bambini muoiono ancora di morbillo Un piccolo paziente in un ospedale di Hanoi (Afp) Gli insorti filo-russi non intendono deporre le armi Già traballa l’accordo sull’Ucraina Al sepolcro La donna che non c’era Speranza, risurrezione, amore di Dio. Restano queste tre parole al termine della giornata in cui la Chiesa fa memoria della Passione di Gesù. È Papa Francesco a consegnarle al mondo intero, al termine della Via crucis presieduta al Colosseo nella sera del 18 aprile, venerdì santo. Dio ha messo sulla croce di Gesù il peso di tutte «le ingiustizie — ha detto il Pontefice — per- petrate da ogni Caino contro suo fratello, tutta l’amarezza del tradimento di Giuda e di Pietro, tutta la vanità dei prepotenti, tutta l’arroganza dei falsi amici». Proprio per questo «era una croce pesante, co- me la notte delle persone abbandonate, pesante come la morte delle persone care, pesante perché riassume tutta la bruttura del male». Tuttavia, è anche «una croce gloriosa come l’alba di una notte lunga — ha aggiunto il Santo Padre — per- ché raffigura in tutto l’amore di Dio che è più grande delle nostre iniquità e dei nostri tradi- menti». La croce, ha spiegato il vescovo di Roma, se- gno della «mostruosità dell’uomo, quando si la- scia guidare dal male», diventa dunque il simbo- lo dell’«immensità della misericordia di Dio», perché lui «non ci tratta secondo i nostri peccati, ma secondo la sua misericordia». E così di fronte a quella croce finiamo per sentirci «figli e non cose o oggetti» ha sottolineato Papa Francesco citando una preghiera di san Gregorio Nazian- zeno. L’ultimo pensiero della Via crucis il Santo Padre ha voluto dedicarlo ai malati e «a tutte le persone abbandonate sotto il peso della Croce, affinché — ha detto — trovino nella prova della croce la forza della speranza». Nel pomeriggio il Papa aveva presieduto la ce- lebrazione della Passione del Signore nella basili- ca vaticana. Alla vigilia della solennità di Pasqua, il presi- dente della Repubblica Italiana Giorgio Napoli- tano ha fatto pervenire al Pontefice un caloroso messaggio di augurio. PAGINA 8 HANOI, 19. Almeno 112 bambini so- no morti di morbillo in Vietnam. Lo riferisce un rapporto del ministero della Salute, secondo cui — dall’ini- zio dell’anno — nel Paese asiatico so- no stati registrati oltre 8.500 casi della malattia. Una patologia alta- mente infettiva che in Occidente non desta alcuna preoccupazione ma che, in un contesto di povertà, di malnutrizione e di carenze sanitarie, può essere letale. Nell’87 per cento dei casi, rilevano fonti sanitarie, i bambini vietnamiti morti — tutti al di sotto dei dieci anni — non erano stati infatti vaccinati. Questo perché, nonostante le iniziative promosse da alcune organizzazioni internazionali con l’obiettivo di sradicare la malat- tia entro il 2012, molti bambini viet- namiti non hanno avuto accesso alle profilassi, anche per i timori manife- stati dai loro genitori per possibili effetti collaterali. Nella capitale, Hanoi, e in molte altre città gli ospedali sono stati pre- si letteralmente d’assalto da famiglie in preda al panico. E questo, secon- do il rapporto ministeriale, avrebbe contribuito ulteriormente a diffonde- re la malattia. In molti casi, i bambi- ni sono morti per complicazioni as- sociate alla patologia, che indeboli- sce il sistema immunitario. In una nota, il rappresentante in Vietnam dell'Organizzazione mon- diale della Sanità ha dichiarato di essere molto preoccupato. «Questo virus è molto contagioso e difficile da controllare» ha detto all’agenzia Afp, sottolineando che il modo mi- gliore per limitare la diffusione è proprio quello di incoraggiare la vaccinazione. In Vietnam, l’ultima epidemia di morbillo risaliva al 2009 A livello globale, secondo le ulti- me statistiche dell’O rganizzazione mondiale della Sanità, oltre trenta milioni di bambini contraggono ogni anno il morbillo e di questi cir- ca mezzo milione muore. Il maggior numero di decessi si verifica — e for- se non sarebbe nemmeno necessario sottolinearlo — nei Paesi più poveri dell’Asia e dell’Africa. KIEV, 19. L’accordo di Ginevra fir- mato ieri da Mosca e Kiev — con la mediazione di Ue e Stati Uniti — per provare a disinnescare la crisi ucraina già traballa pericolosamente. Al momento di passare dalle parole ai fatti, gli ostacoli al piano interna- zionale per fare cessare le violenze si sono manifestati immediatamente. Gli insorti filo-russi dell’autoprocla- mata Repubblica di Donetsk, che occupano alcuni edifici amministrati- vi in una decina di città dell’est dell’Ucraina, non si sentono vincola- ti all’intesa, non intendono deporre le armi e sono già tornati a chiedere le dimissioni del nuovo Governo filo-occidentale di Kiev, per loro «il- legittimo». E un portavoce del Cremlino, ieri sera, ha ammesso che alcune unità militari russe si trovano vicino al confine ucraino. Ma anche a livello internazionale, Russia e Occidente hanno già dato vita a un nuovo braccio di ferro sull’attuazione di quanto concordato — solo sulla carta — a Ginevra. Da una parte ci sono lo scettici- smo del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nei confronti di Mo- sca e l’irritazione dell’Europa, che potrebbero presto portare a nuove sanzioni economiche contro la Rus- sia se questa non assumerà azioni «immediate e concrete» per disinne- scare la tensione nell’Ucraina orien- tale. Dall’altra parte c’è il Cremlino, che invece ritiene inaccettabili queste minacce, sottolineando una respon- sabilità collettiva, anche se sia Kiev che i suoi alleati occidentali accusa- no Mosca di appoggiare gli insorti. E da Kiev, il Governo ad interim salito al potere sull’onda della rivol- ta, ha fatto subito sapere che l’ope- razione militare contro i ribelli dell’est prosegue. Anche se in un di- scorso alla Nazione trasmesso in te- levisione, il presidente, Oleksandr Turcinov, e il premier, Arseniy Yatse- niuk, hanno promesso una riforma costituzionale che rafforzerà i poteri delle regioni. Lo stesso capo dello Stato ha dichiarato che, per assicura- re la pace e la mutua comprensione tra i cittadini ucraini, ai consigli re- gionali, municipali e distrettuali sarà dato il potere di decidere l’assegna- zione dello status di lingua ufficiale al russo o ad altre lingue parlate dal- la popolazione locale. Una mossa che mira evidentemente a venire in- contro alla popolazione russofona delle turbolente regioni dell’est, sen- titasi in parte minacciata quando — subito dopo la caduta del presidente Yanukovich — il Parlamento di Kiev ha deciso di abrogare una legge che prevedeva lo status di lingua ufficia- le regionale per gli idiomi parlati da almeno il 10 per cento della popola- zione locale (anche se poi Turcinov non ha firmato la controriforma). Ma al momento sembrano mosse parziali e prive di effetto, mentre la situazione in Ucraina continua a es- sere molto tesa. Ieri notte, secondo alcuni media locali, l’esercito ha at- taccato un posto di blocco degli in- sorti filo-russi nei pressi del villaggio di Serghiivka. Inoltre, uomini dei servizi segreti ucraini hanno ripreso il controllo della stazione di trasmissione televi- siva di Kramatorsk-Sloviansk, occu- pata da filo-russi armati che avevano bloccato i canali ucraini ripristinan- do la trasmissione nella zona delle tv russe oscurate. E nel timore di ulte- riori violenze, il ministro degli Esteri ucraino, Andriy Deshchytsia, ha an- nunciato azioni più concrete se non verranno sgomberati tutti gli edifici occupati, ma i ribelli insistono nel chiedere un referendum per definire lo status delle regioni di Donetsk e Lugansk, senza escludere l’annessio- ne alla Russia. Elio Toaff e il Centro Wiesenthal sulla canonizzazione dei due Pontefici I giusti Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II PAGINA 6 di GIULIA GALEOTTI È un’assenza assordante. Così enorme, che dapprincipio nemmeno si avverte. Ma quando viene percepita, si realizza che è un’assenza indice dell’amore travolgente che porta ad abbando- narsi in modo totale, assoluto. Gesù esala l’ultimo respiro. Tra i pochi in prossimità della croce, sua madre. Maria, rimasta in piedi sot- to quel legno di condanna, è con il figlio, accanto al suo corpo soffe- rente. Guardandolo negli occhi, la madre rinnova al figlio il suo amo- re, la sua fiducia. Maria guarda ne- gli occhi il figlio che muore: vede davvero la morte? Lei, la giovane di Nazaret, lei, fragile donna, può — insieme — impazzire di dolore ed esplodere di speranza, perché Ma- ria che guarda negli occhi il figlio che muore, è la stessa Maria che sa. Che crede. Per Maria — solo per Maria — la risurrezione è già verità. Lì e ora. Maria parla poco. Poco con le parole, moltissimo con i gesti. Ep- pure ha per noi un significato pro- fondo pensare che il suo gesto più forte è un non gesto. Perché Maria — la fanciullina che ebbe la forza di opporsi alla ragione, alla legge e alla rispettabilità; quella donna tal- mente forte da essere capace di confrontare tutte le cose nel suo cuore — al momento della risurre- zione parrebbe non esserci. È il primo giorno dopo il saba- to, molto presto al mattino. È an- cora buio. Maria Maddalena (se- condo il vangelo di Giovanni), le pie donne (come raccontano gli al- tri evangelisti), fremono. Sono im- pazienti, inquiete. Non possono aspettare, quasi corrono verso la tomba. Maria di Nazaret, però, non è con loro. E non perché la madre di Gesù sia annientata dalla dispera- zione, sopraffatta dal dolore. Non perché stia riposando o perché im- pegnata altrove. Maria, del resto, non arriva nemmeno poi, con Gio- vanni e Simon Pietro. Non comu- nica la notizia, e nemmeno la rice- ve. Non si stupisce. Maria di Nazaret non c’è. Riap- parirà solo dopo l’ascensione, quando Luca, all’inizio del libro degli Atti degli apostoli, scrive che Maria si trovava nel cenacolo di Gerusalemme, con gli apostoli, le altre donne che avevano seguito il Signore dalla Galilea e diversi suoi familiari. Al sepolcro Maria non c’è; ci piace pensare che abbia passato in veglia il tempo che era stato indi- cato, in attesa del momento in cui Gesù avrebbe adempiuto la sua promessa. Maria, la madre di Ge- sù, non va al sepolcro perché ha la certezza che lì non vi troverà suo figlio. Lui aveva detto che il terzo giorno sarebbe risuscitato, e lei gli ha creduto. La risurrezione è per chi nell’amore si perde. E dell’amo- re si fida. In una iscrizione del V secolo la commovente storia di un bimbo morto una settimana dopo aver ricevuto il battesimo La Pasqua di Severus CARLO CARLETTI ALLE PAGINE 4 E 5

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLIV n. 91 (46.633) Città del Vaticano domenica 20 aprile 2014

.

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+[!"!&!?

!"!

In occasione delle festività pasqualiil nostro giornale non uscirà.

La pubblicazione riprenderà con la data22-23 aprile.

I riti del venerdì santo presieduti da Papa Francesco

Come l’alba di una notte lungaLa croce da emblema della mostruosità dell’uomo a simbolo della misericordia di Dio

Oltre cento vittime di un’epidemia

In Vietnam i bambini muoiono ancora di morbillo

Un piccolo paziente in un ospedale di Hanoi (Afp)

Gli insorti filo-russi non intendono deporre le armi

Già traballa l’accordo sull’Ucraina

Al sepolcro

La donna che non c’era

Speranza, risurrezione, amore di Dio. Restanoqueste tre parole al termine della giornata in cuila Chiesa fa memoria della Passione di Gesù. ÈPapa Francesco a consegnarle al mondo intero, altermine della Via crucis presieduta al Colosseonella sera del 18 aprile, venerdì santo.

Dio ha messo sulla croce di Gesù il peso ditutte «le ingiustizie — ha detto il Pontefice — p er-petrate da ogni Caino contro suo fratello, tuttal’amarezza del tradimento di Giuda e di Pietro,tutta la vanità dei prepotenti, tutta l’a r ro g a n z adei falsi amici».

Proprio per questo «era una croce pesante, co-me la notte delle persone abbandonate, pesantecome la morte delle persone care, pesante perché

riassume tutta la bruttura del male». Tuttavia, èanche «una croce gloriosa come l’alba di unanotte lunga — ha aggiunto il Santo Padre — p er-ché raffigura in tutto l’amore di Dio che è piùgrande delle nostre iniquità e dei nostri tradi-menti».

La croce, ha spiegato il vescovo di Roma, se-gno della «mostruosità dell’uomo, quando si la-scia guidare dal male», diventa dunque il simbo-lo dell’«immensità della misericordia di Dio»,perché lui «non ci tratta secondo i nostri peccati,ma secondo la sua misericordia». E così di frontea quella croce finiamo per sentirci «figli e noncose o oggetti» ha sottolineato Papa Francescocitando una preghiera di san Gregorio Nazian-

zeno. L’ultimo pensiero della Via crucis il SantoPadre ha voluto dedicarlo ai malati e «a tutte lepersone abbandonate sotto il peso della Croce,affinché — ha detto — trovino nella prova dellacroce la forza della speranza».

Nel pomeriggio il Papa aveva presieduto la ce-lebrazione della Passione del Signore nella basili-ca vaticana.

Alla vigilia della solennità di Pasqua, il presi-dente della Repubblica Italiana Giorgio Napoli-tano ha fatto pervenire al Pontefice un calorosomessaggio di augurio.

PAGINA 8

HANOI, 19. Almeno 112 bambini so-no morti di morbillo in Vietnam. Loriferisce un rapporto del ministerodella Salute, secondo cui — dall’ini-zio dell’anno — nel Paese asiatico so-no stati registrati oltre 8.500 casidella malattia. Una patologia alta-mente infettiva che in Occidentenon desta alcuna preoccupazione ma

che, in un contesto di povertà, dimalnutrizione e di carenze sanitarie,può essere letale. Nell’87 per centodei casi, rilevano fonti sanitarie, ibambini vietnamiti morti — tutti aldi sotto dei dieci anni — non eranostati infatti vaccinati. Questo perché,nonostante le iniziative promosse daalcune organizzazioni internazionali

con l’obiettivo di sradicare la malat-tia entro il 2012, molti bambini viet-namiti non hanno avuto accesso alleprofilassi, anche per i timori manife-stati dai loro genitori per possibilieffetti collaterali.

Nella capitale, Hanoi, e in moltealtre città gli ospedali sono stati pre-si letteralmente d’assalto da famiglie

in preda al panico. E questo, secon-do il rapporto ministeriale, avrebbecontribuito ulteriormente a diffonde-re la malattia. In molti casi, i bambi-ni sono morti per complicazioni as-sociate alla patologia, che indeboli-sce il sistema immunitario.

In una nota, il rappresentante inVietnam dell'Organizzazione mon-diale della Sanità ha dichiarato diessere molto preoccupato. «Questovirus è molto contagioso e difficileda controllare» ha detto all’agenziaAfp, sottolineando che il modo mi-gliore per limitare la diffusione èproprio quello di incoraggiare lavaccinazione. In Vietnam, l’ultimaepidemia di morbillo risaliva al 2009

A livello globale, secondo le ulti-me statistiche dell’O rganizzazionemondiale della Sanità, oltre trentamilioni di bambini contraggonoogni anno il morbillo e di questi cir-ca mezzo milione muore. Il maggiornumero di decessi si verifica — e for-se non sarebbe nemmeno necessariosottolinearlo — nei Paesi più poveridell’Asia e dell’Africa.

KI E V, 19. L’accordo di Ginevra fir-mato ieri da Mosca e Kiev — con lamediazione di Ue e Stati Uniti —per provare a disinnescare la crisiucraina già traballa pericolosamente.Al momento di passare dalle paroleai fatti, gli ostacoli al piano interna-zionale per fare cessare le violenze sisono manifestati immediatamente.Gli insorti filo-russi dell’autopro cla-mata Repubblica di Donetsk, cheoccupano alcuni edifici amministrati-vi in una decina di città dell’estdell’Ucraina, non si sentono vincola-

ti all’intesa, non intendono deporrele armi e sono già tornati a chiederele dimissioni del nuovo Governofilo-occidentale di Kiev, per loro «il-legittimo». E un portavoce delCremlino, ieri sera, ha ammesso chealcune unità militari russe si trovanovicino al confine ucraino.

Ma anche a livello internazionale,Russia e Occidente hanno già datovita a un nuovo braccio di ferrosull’attuazione di quanto concordato— solo sulla carta — a Ginevra.

Da una parte ci sono lo scettici-smo del presidente degli Stati Uniti,Barack Obama, nei confronti di Mo-sca e l’irritazione dell’Europa, chepotrebbero presto portare a nuovesanzioni economiche contro la Rus-sia se questa non assumerà azioni«immediate e concrete» per disinne-scare la tensione nell’Ucraina orien-tale. Dall’altra parte c’è il Cremlino,che invece ritiene inaccettabili questeminacce, sottolineando una respon-sabilità collettiva, anche se sia Kievche i suoi alleati occidentali accusa-no Mosca di appoggiare gli insorti.

E da Kiev, il Governo ad interimsalito al potere sull’onda della rivol-ta, ha fatto subito sapere che l’op e-razione militare contro i ribellidell’est prosegue. Anche se in un di-scorso alla Nazione trasmesso in te-levisione, il presidente, O leksandrTurcinov, e il premier, Arseniy Yatse-niuk, hanno promesso una riformacostituzionale che rafforzerà i poteridelle regioni. Lo stesso capo delloStato ha dichiarato che, per assicura-re la pace e la mutua comprensionetra i cittadini ucraini, ai consigli re-gionali, municipali e distrettuali saràdato il potere di decidere l’assegna-zione dello status di lingua ufficialeal russo o ad altre lingue parlate dal-la popolazione locale. Una mossache mira evidentemente a venire in-contro alla popolazione russofonadelle turbolente regioni dell’est, sen-titasi in parte minacciata quando —subito dopo la caduta del presidenteYanukovich — il Parlamento di Kievha deciso di abrogare una legge cheprevedeva lo status di lingua ufficia-le regionale per gli idiomi parlati da

almeno il 10 per cento della popola-zione locale (anche se poi Turcinovnon ha firmato la controriforma).

Ma al momento sembrano mosseparziali e prive di effetto, mentre lasituazione in Ucraina continua a es-sere molto tesa. Ieri notte, secondoalcuni media locali, l’esercito ha at-taccato un posto di blocco degli in-sorti filo-russi nei pressi del villaggiodi Serghiivka.

Inoltre, uomini dei servizi segretiucraini hanno ripreso il controllodella stazione di trasmissione televi-siva di Kramatorsk-Sloviansk, occu-pata da filo-russi armati che avevanobloccato i canali ucraini ripristinan-do la trasmissione nella zona delle tvrusse oscurate. E nel timore di ulte-riori violenze, il ministro degli Esteriucraino, Andriy Deshchytsia, ha an-nunciato azioni più concrete se nonverranno sgomberati tutti gli edificioccupati, ma i ribelli insistono nelchiedere un referendum per definirelo status delle regioni di Donetsk eLugansk, senza escludere l’annessio-ne alla Russia.

Elio Toaff e il Centro Wiesenthalsulla canonizzazione dei due Pontefici

I giustiGiovanni XXIIIe Giovanni Paolo II

PAGINA 6

di GIULIA GALEOTTI

È un’assenza assordante. Cosìenorme, che dapprincipionemmeno si avverte. Ma

quando viene percepita, si realizzache è un’assenza indice dell’a m o retravolgente che porta ad abbando-narsi in modo totale, assoluto.

Gesù esala l’ultimo respiro. Tra ipochi in prossimità della croce, suamadre. Maria, rimasta in piedi sot-to quel legno di condanna, è con ilfiglio, accanto al suo corpo soffe-rente. Guardandolo negli occhi, lamadre rinnova al figlio il suo amo-re, la sua fiducia. Maria guarda ne-gli occhi il figlio che muore: vededavvero la morte? Lei, la giovanedi Nazaret, lei, fragile donna, può— insieme — impazzire di dolore edesplodere di speranza, perché Ma-ria che guarda negli occhi il figlioche muore, è la stessa Maria chesa. Che crede. Per Maria — soloper Maria — la risurrezione è giàverità. Lì e ora.

Maria parla poco. Poco con leparole, moltissimo con i gesti. Ep-pure ha per noi un significato pro-fondo pensare che il suo gesto piùforte è un non gesto. Perché Maria— la fanciullina che ebbe la forzadi opporsi alla ragione, alla legge ealla rispettabilità; quella donna tal-mente forte da essere capace diconfrontare tutte le cose nel suocuore — al momento della risurre-zione parrebbe non esserci.

È il primo giorno dopo il saba-to, molto presto al mattino. È an-cora buio. Maria Maddalena (se-condo il vangelo di Giovanni), lepie donne (come raccontano gli al-tri evangelisti), fremono. Sono im-

pazienti, inquiete. Non possonoaspettare, quasi corrono verso latomba.

Maria di Nazaret, però, non ècon loro. E non perché la madre diGesù sia annientata dalla dispera-zione, sopraffatta dal dolore. Nonperché stia riposando o perché im-pegnata altrove. Maria, del resto,non arriva nemmeno poi, con Gio-vanni e Simon Pietro. Non comu-nica la notizia, e nemmeno la rice-ve. Non si stupisce.

Maria di Nazaret non c’è. Riap-parirà solo dopo l’ascensione,quando Luca, all’inizio del librodegli Atti degli apostoli, scrive cheMaria si trovava nel cenacolo diGerusalemme, con gli apostoli, lealtre donne che avevano seguito ilSignore dalla Galilea e diversi suoifamiliari.

Al sepolcro Maria non c’è; cipiace pensare che abbia passato inveglia il tempo che era stato indi-cato, in attesa del momento in cuiGesù avrebbe adempiuto la suapromessa. Maria, la madre di Ge-sù, non va al sepolcro perché ha lacertezza che lì non vi troverà suofiglio. Lui aveva detto che il terzogiorno sarebbe risuscitato, e lei gliha creduto. La risurrezione è perchi nell’amore si perde. E dell’amo-re si fida.

In una iscrizione del V secolola commovente storia di un bimbomorto una settimanadopo aver ricevuto il battesimo

La Pasqua di Severus

CARLO CARLETTI ALLE PA G I N E 4 E 5

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 20 aprile 2014

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Il Consiglio di sicurezza condanna l’attacco a Bor

Crimine di guerrain Sud Sudan

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Lib ereq u a r a n t a q u a t t ro

studentesserapite in Nigeria

ABUJA, 19. Notizie parzialmenterassicuranti e persistenti inquietu-dini si alternano sulla vicendadelle studentesse nigeriane rapitenella notte tra lunedì e martedìnel dormitorio di una scuola aChibok, nello Stato nordorientaledel Borno. Ieri sera si è appresoche altre 14 ragazze sono riuscitea fuggire ai sequestratori, ritenutimiliziani di Boko Haram, ilgruppo fondamentalista islamicoresponsabile da quattro anni diattacchi e sistematici atti di terro-rismo che hanno provocato mi-gliaia di morti, in massima partecivili. Il ritrovamento delle 14 ra-gazze è stato annunciato dalcommissario all’Educazione delgovernatorato del Borno, MusaInuwa Kubo. Il funzionario haspiegato che sono state indivi-duate mentre vagavano nella sa-vana intorno a Chibok.

In precedenza era stato confer-mato il ritrovamento di trenta ra-gazze, 14 sempre nella boscagliae 16 in una scuola dove si eranorifugiate quando la loro è stataassalita. Sempre secondo le auto-rità locali, dunque, sulle 129 stu-dentesse presenti nel dormitorione sono tornate libere finora 44.

Nell’area continua la mobilita-zione delle forze di sicurezza, deimilitari e anche di gruppi civiliorganizzati per riuscire a liberarele 85 ragazze ancora nelle manidei sequestratori.

In particolare nella ricerca so-no impegnati i familiari delleragazze, che non nascondono ladelusione nei confronti delleautorità e in particolare dell’eser-cito, dopo che tre giorni fa il mi-nistero della Difesa aveva diffusola falsa notizia della liberazionedi quasi tutte le rapite. «Inten-dono setacciare la boscaglia», hadichiarato la direttrice dellascuola teatro del sequestro, AsabeKwambura, aggiungendo che levarie famiglie hanno deciso dimettersi insieme per acquistare ilcarburante per i veicoli con iquali parteciperanno alle ri-c e rc h e .

NEW YORK, 19. Una dichiarazioneapprovata ieri sera dal Consiglio disicurezza dell’Onu definisce un cri-mine di guerra l’attacco sferrato gio-vedì contro i rifugiati nella basedell’Unmiss, la missione dell’O nuin Sud Sudan, a Bor, la capitaledello Stato sudsudanese orientaledello Jonglei. Nell’attacco sonomorti, oltre a dieci aggressori, nonmeno di 48 civili, tra i quali alcunibambini, che avevano cercato prote-zione nella base dell’Onu, dove so-no ospitati circa cinquemila sfollati,

e sono rimasti feriti diversi caschiblu del contingente indiano del-l’Unmiss, che hanno invano tentatodi arginare gli aggressori. Secondoil capo delle operazioni umanitariedelle Nazioni Unite in Sud Sudan,Toby Lanzer, le conseguenze po-trebbero diventare ancora più dram-matiche perchè più di cento personesono rimaste ferite, alcune in modomolto grave.

Prima della riunione del Consi-glio di sicurezza una dura condannadell’accaduto era arrivata dal segre-tario generale dell’Onu. «L’attaccoin un luogo dove i civili sono pro-tetti dalle Nazioni Unite è una gra-ve escalation», aveva affermato BanKi-moon attraverso il suo portavo-ce, Stephane Dujarric, ricordandoanch’egli che ogni attacco ai caschiblu e ai civili sotto la loro protezio-ne «è inaccettabile e costituisce uncrimine di guerra».

Nella strage, secondo quanto con-fermato dall’Unicef, il fondodell’Onu per l’infanzia, sono statiuccisi anche numerosi bambini, ol-tre a diverse donne. «Bambini total-mente indifesi sono stati attaccati inun luogo in cui avrebbero dovutosentirsi al sicuro», ha dichiarato Jo-nathan Veitch, il rappresentantedell’Unicef in Sud Sudan, aggiun-gendo che quanto accaduto a Borallunga il tragico conteggio dei

bambini uccisi nella guerra civileesplosa da oltre quattro mesi in SudSudan tra le forze del Governo delpresidente Salva Kiir Mayardit e iribelli guidati dall’ex vicepresidenteRijek Machar.

Una nota dell’Unicef aggiungeche numerosi minori sono stati re-clutati da entrambe le parti findall’inizio del conflitto, a metà di-cembre scorso, e che gli operatoriumanitari hanno documentato unsignificativo aumento del loro im-piego in combattimento. Ancoraall’inizio di questa settimana, duran-te i combattimenti intorno a Bentiu,la capitale dello Stato petroliferosettentrionale di Unity, numerosi ra-gazzi sono stati visti trasportare ar-mi, in uniforme militare come sefossero in fase di addestramento.Centinaia di altri sono fuggiti allaricerca di protezione in una basedell’Unmiss. Dall’inizio del conflittosono già più di un milione i profu-ghi sudsudanesi, tra rifugiati oltreconfine e sfollati interni.

Su quanto accaduto a Bor è inter-venuto anche il dipartimento di Sta-to di Washington la cui portavoce,Marie Harf, ha ribadito «l’app elloal governo del Sud Sudan a porrefine alla violenza, fornendo pienosostegno alla missione Unmiss nellaprotezione dei civili».

Un miliziano della Seleka (Reuters)

Nuova offerta delle multinazionali ai lavoratori in sciopero

Possibile compromesso sulle miniere in Sud Africa

BANGUI, 19. Notizie di persistenti violenze giungonodalla Repubblica Centroafricana, soprattutto dalle re-gioni settentrionali dove si sono intensificati questa set-timana gli scontri tra le milizie degli ex ribelli della Se-leka e quelle loro contrapposte degli anti-balaka (balakain lingua locale sango significa machete, in riferimentoall’arma spesso usate nei massacri della Seleka). Nelleprime ore di oggi si è appreso anche dell’uccisione diun sacerdote cattolico, padre Labbé Christ FormaneWilibona, parroco di Paoua, nella diocesi di Bossangoa,

quella di cui è vescovo monsignor Nestor-Desiré Non-go-Aziagbia, sequestrato per alcune ore mercoledì assie-me a tre sacerdoti, che comunque non ha ancora potutofare ritorno nella sede vescovile. A uccidere il sacerdotesarebbero stati miliziani di etnia fulani vicini alla Sele-ka. La notizia è stata confermata dal vicario generaledella diocesi, padre Frederic Tonfio, secondo il quale ilsacerdote è stato ucciso mentre dal villaggio di Boguilastava rientrando nella sua parrocchia e purtroppo non èstato ancora possibile recuperarne la salma.

Pronto a insediarsiil Governo

del Madagascar

AN TA N A N A R I V O, 19. Il nuovo Go-verno del Madagascar, guidato dalprimo ministro Roger Kolo èpronto a insediarsi. La stampa lo-cale riferisce oggi che l’elencocompleto dei membri dell’Esecuti-vo, circa trenta, dovrebbe esserepubblicato nelle prossime ore. Se-condo il quotidiano «MadagascarTribune», potrebbero farne partedella compagine due esponentidell’uscente Governo di transizio-ne e molti volti nuovi, tra cui al-cuni tecnici. Roger Kolo, un me-dico tornato in patria nel 2013 do-po trent’anni all’estero, ha dettonei giorni scorsi che il suo sarà unGoverno di apertura e riconcilia-zione nazionale, costituito da«personalità che hanno dato pro-va di buona volontà». Nelle ulti-me ore, a sorpresa, 35 dei 49 de-putati del Mapar, la piattaformadell’ex presidente di transizioneAndry Rajoelina, hanno offertosostegno alle nuove autorità.

CITTÀ DEL CA P O, 19. Una nuovaproposta avanzata dalle multinazio-nali titolari dei diritti di sfruttamen-to delle miniere sudafricane potreb-be favorire un compromesso perporre fine a uno sciopero di minato-ri che si protrae da mesi.

Lo sciopero, incominciato a gen-naio, è l’ultima iniziativa di due annidi mobilitazione e tensione spessosfociate in violenze, culminate nellastrage davanti alla miniera di Mari-kana, gestita dalla compagnia britan-nica Lonmin, nell’agosto del 2012,quando 34 minatori furono uccisi inscontri con le forze di polizia. Se-condo il portale di informazioneNews24, l’Amplats e altre multina-zionali hanno espresso disponibilitàad aumenti progressivi delle retribu-zioni del 9 per cento l’anno. La trat-tativa con i sindacati sugli incremen-ti dovrebbe riprendere martedì pros-simo, dopo le festività per la Pasqua.In questi mesi, peraltro, diversi an-nunci di intese tra le aziende e i sin-dacati non si sono concretizzati.

Sono dodicimila i lavoratori dellasola Amplats che rifiutano di tornareal lavoro finché la loro paga non sa-rà alzata ben oltre la misura previstanell’accordo siglato alla fine di otto-bre fra la Camera delle miniere, l’as-sociazione degli imprenditori del set-tore, e il National Union of Mine-workers (Num), il sindacato nazio-nale dei minatori considerato vicinoalle posizioni dell’African NationalCongress, il partito al potere in SudAfrica fin dalla fine dell’apartheid.

All’accordo, che prevedeva aumentisalariali fortemente inferiori alle ri-chieste degli scioperanti, si era op-posta l'Association of Mineworkersand Construction Union (Amcu), ilsindacato emergente del settore, cheaccusa la Num di eccessiva acquie-scenza sulle posizione delle compa-gnie minerarie e, comunque, di ap-piattimento sulle posizioni del Go-verno, preoccupato per le perdite fi-nanziarie provocate dal blocco delleminiere. Lo scontro sta infatti aven-do pesanti ripercussioni anchesull’economia generale del Paese, ein parte significativa legata proprioalle esportazioni minerarie. Il Gover-no ha finora tenuto un atteggiamen-to drastico. Più volte, anche durantequest’ultimo sciopero, la polizia èintervenuta con idranti e proiettili digomma per disperdere i manifestan-ti. Durante il braccio di ferro di que-sti mesi con le multinazionali, co-munque, Num e Amcu si sono tro-vate più volte sulle stesse posizioni.

Il protrarsi di quest’ultimo sciope-ro non solo sta causando forti perdi-te alle multinazionali, ma sta met-tendo in difficoltà migliaia di fami-glie. Nel bacino minerario di Ru-stenburg, la cosiddetta cintura delplatino, epicentro della mobilitazio-ne dei lavoratori, migliaia di loronon possono infatti contare da mesisu un’entrata sicura e si sono indebi-tati, sottoscrivendo spesso prestiti atassi d’interesse esorbitanti. A loro siaggiungono le migliaia di minatorilicenziati negli ultimi mesi.

Cordoglio di Papa Francesco per le vittime

Proseguono le indaginisul naufragio in Corea del Sud

SEOUL, 19. Proseguono le indaginisul tragico naufragio del traghettosudcoreano che ha causato 29 vitti-me accertate, mentre 273 persone ri-sultano ancora disperse. Papa Fran-cesco, attraverso un tweet, ha intan-to chiesto ai fedeli di unirsi a luinella preghiera per le vittime e per iloro familiari. Il comandante dellanave traghetto è stato arrestato. LeeJoon-Seok, 69 anni, è accusato dicinque capi di imputazione, tra cuinegligenza e violazioni del dirittodella navigazione. Al comando del

traghetto c’era il terzo ufficiale, unadonna di 26 anni e con soli due an-ni di esperienza. Anche per lei, co-me per il capitano Lee e per un al-tro ufficiale, è scattata la richiestad’arresto dalla Procura di Mokpo,cui è stata affidata l’indagine sul di-sastro. È stato accertato che Lee, almomento della tragedia, non si tro-vava nemmeno sul ponte di coman-do. Nel primo interrogatorio, il co-mandante ha ammesso di avere ri-tardato lo sgombero della nave peroltre quaranta minuti.

Malgrado il blocco della caccia ordinato dalla Corte internazionale di giustizia

Tokyo non rinuncia alle baleneTO KY O, 19. Il Giappone non rinun-cia alla caccia alle balene, malgradola Corte internazionale di giustiziadell’Aja abbia a marzo ordinato ilblocco immediato delle attività, ac-cogliendo un ricorso dell’Australia.

Entro il prossimo autunno, ha re-so noto ieri il ministro nipponicodella Pesca, Yoshimasa Hayashi, sa-rà infatti presentato un nuovo pianoall’International Whaling Commis-sion (Iwc) sulla caccia dei cetacei «afini scientifici», che proseguirà an-che quest’anno. «Siamo giunti alla

conclusione di volere continuare do-po aver esaminato attentamente lasentenza dell’Aja» ha spiegato il mi-nistro. La decisione «riflette ciò chela sentenza ha sottolineato e vor-remmo spiegare il tutto con sinceri-tà a ogni Paese coinvolto» ha ag-giunto Hayashi in una nota uffi-ciale.

Tokyo la chiama «caccia alle bale-ne per ricerca», finalizzata alla rac-colta di dati per dimostrare che lacattura di balene non intacca la so-stenibilità dei cetacei. Ma per Paesi

come l’Australia e la Nuova Zelandala caccia ha solo fini commerciali.

Hayashi ha anche comunicato cheil Governo di Tokyo rivedrà il «pro-getto di ricerca» sulle balene in An-tartide, modificando le quote per lacaccia baleniera scientifica nel Paci-fico (con 210 cetacei da catturare,invece dei 380 dello scorso anno),che inizierà entro pochi giorni, subi-to dopo la visita in Giappone delpresidente degli Stati Uniti, BarackObama, prevista per il 24 e 25 aprilep ro s s i m i .

Minatori nei pressi di Johannesburg (LaPresse/Ap)

Gli ex ribellidel Mozambico

trattano l’i n g re s s onell’e s e rc i t o

MA P U T O, 19. I combattenti dellaResistenza nazionale del Mozam-bico (Renamo) potrebbero essereintegrati nelle forze armate nazio-nali a tutti i livelli: lo prevede unaccordo di massima raggiunto aMaputo tra il Governo, da sempreespressione del Fronte di libera-zione del Mozambico (Frelimo) el’ex formazione ribelle. L’intesa,non ancora formalizzata, dovreb-be essere attuata con la supervi-sione di osservatori internazionali.Secondo il rappresentante del Go-verno Gabriel Muthisse, la dispo-nibilità espressa dalla Renamo èun enorme passo avanti nel dialo-go. In Mozambico la guerra civiletra Frelimo è Renamo si è conclu-sa nel 1992. Negli ultimi due anni,però, militari e combattenti dellaRenamo si sono scontrati più vol-te nella regione centrale di Sofala.

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 20 aprile 2014 pagina 3

Riunione a Riad

C o m p ro m e s s odifficile

tra monarchiedel Golfo persico

RIAD, 19. A due mesi dalla frattu-ra senza precedenti nei rapportidiplomatici tra i Paesi del Golfopersico, i leader della regionehanno concordato ieri un primo,decisivo passo verso la risoluzionedelle divergenze, stabilendo ilmeccanismo di attuazione dell’ac-cordo raggiunto nel novembrescorso. Al termine di una riunio-ne straordinaria a Riad, i ministridegli Esteri dei Paesi del Consi-glio di cooperazione del Golfopersico (Oman, Kuwait, ArabiaSaudita, Qatar, Bahrein ed Emi-rati Arabi Uniti) hanno infattipattuito che le politiche adottateda ciascuno Stato non devonoavere effetti su interessi, sicurezzae stabilità dei suoi membri, né unimpatto sulla sovranità.

Proprio questa, al contrario, erastata l’accusa rivolta il 5 marzoscorso da Arabia Saudita, Bahreined Emirati Arabi Uniti al Qatar, acui era seguito il ritiro dei rispet-tivi ambasciatori da Doha. Glianalisti politici internazionali con-cordano nel giudicare l’intesa unamossa senza precedenti nella tren-tennale storia delle relazioni tra iPaesi della regione.

Al Qatar veniva rimproverato ilsostegno ai Fratelli musulmani ela linea critica verso i Paesi vicinidell’emittente di Al Jazeera. Irappresentanti di Arabia Saudita,Bahrein ed Emirati Arabi Unitiaccusavano il Governo di Dohadi non avere rispettato la lineacomune di «non-interferenza, di-retta o indiretta, negli affari inter-ni degli Stati membri».

Ciò sembrava contraddirequanto deciso nel corso di un mi-ni vertice tenutosi a Riad il 23novembre scorso, quando i rap-presentanti di Riad, Manama eAbu Dhabi avevano concordatocon il Qatar — sostenitore deiFratelli musulmani, messi al ban-do nella maggior parte dell’area —di «non sostenere chiunque,gruppi o individui, metta a repen-taglio sicurezza e stabilità deiPaesi del Golfo persico».

Le altre monarchie dell’area te-mono, infatti, il pesante impattoche le politiche della fratellanzapotrebbero avere anche sui loroPaesi. Nel compromesso raggiun-to a Riad non si fa però menzio-ne del ritorno degli ambasciatoridei tre Paesi in Qatar, né è chiarose questo provocherà un cambia-mento nella politica di sostegnodell’Esecutivo di Doha al movi-mento islamista.

Nel mese scorso il Qatar avevainsistito sul fatto che la politicaestera dell’emirato non era nego-ziabile. Allo stesso tempo, dallacapitale dell’Arabia Saudita erastato sottolineato che Doha dove-va cambiare linea, se voleva ri-comporre la frattura. Tra i con-tendenti, il compito di mediare èstato assegnato al Kuwait, che halavorato alacremente per raggiun-gere il difficile compromesso, de-finito tuttavia da alcuni osservato-ri locali come «vago e non risolu-tivo, sebbene animato da spiritodi riconciliazione».

Oltre dieci morti in una moschea

Guerra e terrorismodevastano Homs

DA M A S C O, 19. La città siriana di Homs è sempre piùcampo di battaglia e alle violenze della guerra si aggiun-gono quelle del terrorismo. Non meno di dieci personesono morte ieri per l’esplosione di un’autobomba controuna moschea, in concomitanza con la preghiera islamicadel venerdì. La notizia, data dall’emittente televisiva li-banese Al Mayadeen, da molti considerata espressionedel movimento sciita Hezbollah, è stata confermata dafonti concordi.

Nelle stesse ore, l’esercito è avanzato nella città vec-chia di Homs, prendendo il controllo di diversi edificinella zona di Wadi Sayeh. Già in precedenza, si era avu-ta notizia che le forze governative si erano assestate nellastessa zona e nei quartieri limitrofi di Shiyah Hamadiyev

e Bad Hud. La città vecchia di Homs, considerata damolti il cuore dell’insurrezione contro il presidenteBahar Al Assad, da più di un anno era nelle manidell’Esercito libero siriano (Els), primo gruppo a ribel-larsi, al quale negli oltre tre anni del conflitto si sonoaggiunte diverse formazioni ribelli, spesso in lotta tra lo-ro. Diverse fonti segnalavano fin da lunedì scorso l’Elsin ritirata da Homs in concomitanza con l’avanzata go-vernativa. Ma il protrarsi dei combattimenti — e anchel’attentato di ieri — sembrano confermare che in città re-stano diversi gruppi di miliziani.

Dal Paese in conflitto giungono intanto nuove testi-monianze di efferate violenze contro i cristiani da partedi miliziani dei gruppi islamisti.

Confermato presidente dell’Algeria

La quarta voltadi Bouteflika

ALGERI, 19. Come era largamenteprevedibile, Abdelaziz Bouteflika èstato riconfermato per un quartomandato consecutivo di cinque an-ni nelle presidenziali svoltesi giove-dì. Il capo dello Stato ha ottenutopiù di otto milioni e trencentomilavoti, con una percentuale pariall’81,53 per cento. Non c’è statadunque partita per il suo sfidante,Al Benflis, che ha ottenuto il 12,18per cento delle preferenze e non hariconosciuto la vittoria di Boutefli-

ka parlando esplicitamente di bro-gli. Gli altri candidati hanno rag-giunto percentuali bassissime. An-che Moussa Touati, arrivato ultimocon lo 0,56 per cento, ha denuncia-to «brogli generalizzati in tutto ilPaese» e ha annunciato che farà ri-corso al Consiglio costituzionale.

Ad annunciare i risultati è statoil ministro dell’Interno, Tayeb Be-laiz, durante una conferenza stam-pa tenutasi ad Algeri. Belaiz hadetto che circa ventitré milioni dipersone si erano registrate al voto,ma i votanti effettivi sono stati po-co più di undici milioni: l’affluenzaè stata dunque pari al 51,7 per cen-to. Il ministro dell’Interno ha poitenuto a precisare che la campagnaelettorale si è svolta in un clima«normale e senza violenza».

I principali mezzi di informazio-ne del Paese, rileva l’agenzia Ansa,hanno sottolineato che gli algeriniabbiano atteso «nella calma e quasinell’indifferenza» l’esito del voto, eciò probabilmente perché il nomeche sarebbe uscito vincitore dalleurne era più o meno scontato. Tut-tavia non sono mancati episodi diviolenza, provocati da manifestanticontrari al voto che — alla vigiliadell’appuntamento elettorale —hanno ingaggiato scontri con leforze dell’ordine nella regione dellaCabilia. Il bilancio parla di più disettanta feriti.

Sul tavolo la ripresa dei negoziati tra israeliani e palestinesi

Colloqui separati in Vicino Oriente

John Kerry e Catherine Ashton (LaPresse/Ap)

Ancorad i s o rd i n iin Egitto

IL CA I R O, 19. Violenti scontri trasimpatizzanti e oppositori dei Fra-telli musulmani si sono verificati ie-ri in tutto l’Egitto dopo la preghie-ra del venerdì. Ad Alessandria, al-cuni sostenitori dell’ex presidenteMursi sono rimasti intossicati daigas lacrimogeni lanciati dalla poli-zia per disperdere le manifestazionidi protesta. Dieci manifestanti sonostati arrestati per possesso di bom-be incendiarie e armi contundenti.Lo hanno riferito fonti della sicu-rezza. Tensione anche a Mehala,nel governatorato di Ghabeya,dove i dimostranti hanno datofuoco a una vettura delle forzedell’ordine. Al Cairo, invece, unufficiale della polizia è stato uccisodall’esplosione di una bomba.Obiettivo dell’attacco una posta-zione della polizia stradale a piazzaLibano. Un altro agente è rimastoferito.Raid

contro Al Qaedanello Yemen

SAN’A, 19. Quindici milizianidi Al Qaeda e tre civili sonomorti, ieri, in seguito al raid diun drone (velivolo senza pilo-ta) nella provincia di Al Ba-yda, nello Yemen centrale: lohanno riferito fonti tribali lo-cali, e la notizia è tata poiconfermata dalle forze di sicu-rezza yemenite. Nell’attacco èstata bombardata una colonnadi veicoli, con a bordo i mili-ziani, che stavano transitandoni pressi del villaggio di Sa-wm’a. Il convoglio era direttoverso la provincia meridionaledi Shabwa. Il raid è avvenutoproprio mentre stava transitan-do una vettura con a bordo itre civili rimasti poi uccisi.

Come in Pakistan, anchenello Yemen il ricorso ai dronisuscita polemiche e dibattiti,perché tale strategia, pur diret-ta a colpire i miliziani estremi-sti e le loro postazioni, rischiadi mettere a repentaglio l’inco-lumità dei civili, dal momentoche i velivoli senza pilota nongarantiscono il cosiddetto«bombardamento scientifica-mente mirato». Nel marzoscorso, ricorda la France Pres-se, il presidente dello Yemen,Abd Rabbo Mansour Hadi,aveva difeso il ricorso ai droni,sottolineando che si è costrettiad adottare questa strategiaperché consente di limitarel’azione destabilizzante dei mi-liziani di Al Qaeda.

Varato in Italia il decretosui tagli alla spesa pubblica

ROMA, 19. Il Governo italiano havarato ieri il decreto legge sui taglialla spesa pubblica. Nelle previsionidell’Esecutivo saranno 15 i miliardirisparmiati. Tra le misure, un tagliodell’Irpef (Imposta sul reddito dellepersone fisiche) pari a circa 80 euroal mese, da maggio, per tutti i con-tribuenti con un reddito annuo com-preso tra gli 8.000 e i 24.000 euro.Alle imprese andranno 13 miliardigrazie allo sblocco dei rimborsi arre-trati della pubblica amministrazione.Previsto inoltre un taglio dell’Irap(Imposta regionale sulle attività pro-duttive) in favore delle imprese cherisparmieranno 700 milioni di euronel 2014.

Nel complesso, si tratta di unamanovra da 7,7 miliardi di euro. Peralimentarla, il Governo Renzi ha di-sposto tagli alle spese della difesaper 400 milioni di euro, degli entilocali e delle regioni per 700 milionie degli stipendi dei dirigenti pubbli-

ci e dei magistrati. Riorganizzazionee tagli previsti anche per la Rai, chedovrà ridurre le spese di circa 150milioni di euro: il decreto autorizzaviale Mazzini a vendere una quotadi Rai Way o a razionalizzare le sedire g i o n a l i .

Un altro aspetto cruciale del de-creto riguarda la Banca d’Italia: èprevisto un aumento della tassazionesulle quote dell’istituto centrale de-tenute dalle banche con un’aliquotache passa dal 12 al 26 per cento conun introito previsto di 1,8 miliardi dieuro. La misura è stata apertamentecontestata dall’Abi (Associazionebancaria italiana).

Soddisfazione è stata espressa dalpresidente del Consiglio. «Ci vuoleun po’ di coraggio per andare con-tro alcune abitudini e alcune scelteche non venivano messe in discus-sione da tempo» ha detto Renzipresentando il decreto in conferenzastampa.

Allerta tsunamiin Messico

dopo un terremoto

CITTÀ DEL ME S S I C O, 19. Le autoritàmessicane hanno lanciato un’allertatsunami, sia pure contenuta, per leprincipali zone costiere occidentalidel Paese, dopo il terremoto di setti-mo grado sulla scala Richter regi-strato ieri nello Stato sudoccidentaledi Guerrero. L’epicentro è stato lo-calizzato a trentasette chilometri anord di Técpan de Galeana. L’aller-ta è stata lanciata sulla base di pre-visioni formulate dagli esperti, se-condo i quali si potrebbero creareonde anomale sulla costa pacificadel Messico, con possibili danni acose e persone. Ricorda l’agenziaAnsa che già in passato, dopo che sierano registrate scosse del settimogrado sulla scala Richter, le costemessicane erano state investite dallaviolenza dello tsunami.

Il presidente venezuelano annunciauna nuova offensiva economica

La vetrina vuota di un negozio a Caracas (Afp)

TEL AV I V, 19. La delegazione israe-liana e quella palestinese hanno in-contrato separatamente, ieri, il me-diatore statunitense Martin Indyk.Nessuna fonte ha fornito dettaglisugli incontri, ma per la prossimasettimana sembrerebbe essere previ-sta una nuova serie di colloqui. Laportavoce del dipartimento di Stato,Jennifer Psaki, ha confermato cheentrambe le parti si stanno sforzan-do di definire un accordo quadroper prolungare i colloqui oltre lascadenza fissata al 29 aprile.

Da mesi l’Amministrazione ameri-cana sta cercando di rilanciare i ne-goziati in Vicino Oriente. Nono-stante l’impegno del segretario diStato, John Kerry, che si è recatonella regione undici volte, la situa-zione resta, agli occhi della maggiorparte degli osservatori, estremamen-te incerta e l’obiettivo di Washing-ton — raggiungere un’intesa su tuttii punti del negoziato entro la finedell’anno — appare ben lungidall’essere a portata di mano.

Sullo stato dei negoziati è interve-nuta ieri anche l’Unione europea.L’Alto rappresentante per la Politicaestera e di sicurezza comune, Cathe-rine Ashton, ha duramente condan-nato la recente uccisione di un israe-liano nei pressi di Hebron e l’an-nuncio di nuovi insediamenti da

parte di Israele. Questi episodi, hadetto, «non creano quel clima di fi-ducia e di collaborazione necessarioper un buon esito dei negoziati dipace».

La reazione israeliana alle paroledi Ashton non si è fatta attendere: ilministro degli Esteri, Avigdor Lie-berman, ha duramente contestatol’intervento dell’Alto rappresentante.«Mentre il mondo intero cerca di ri-solvere la crisi dell’Ucraina, mentrein Siria ogni giorno sono massacratiinnocenti — ha dichiarato, non sen-za una nota di sarcasmo, Lieberman— Ashton trova il vero pericolo allapace nel mondo e pubblica una no-ta in cui chiede a Israele di annulla-re alcuni provvedimenti adottati neiconfronti dei palestinesi».

Nel frattempo, resta alta la tensio-ne a Gerusalemme. Reparti dellapolizia israeliana hanno disperso iericon la forza gruppi di dimostrantipalestinesi nel rione di Ras ElAmud, a Gerusalemme est. Altri in-cidenti sono stati segnalati alla por-

ta di Damasco, uno degli accessi al-la Città Vecchia: non si ha notizia divittime. All’origine delle tensioni, lelimitazioni imposte ai fedeli islamiciche si recavano nella Spianata delleMoschee e la profanazione di unluogo di culto islamico nel nord diIsraele. Infatti, pochi giorni fa l’in-gresso di una moschea della popolo-sa città di Um El Fahem è stato in-cendiato da sconosciuti. Scritte ri-conducibili a fazioni dell’e s t re m adestra israeliana sono state rinvenutesui muri.

CARACAS, 19. Mentre procede, perora a piccoli passi, il dialogo fraGoverno e opposizione, il presiden-te del Venezuela, Nicolás Maduro,ha annunciato una nuova «offensi-va economica» mirata a «bilanciarel’intera economia». Tale offensiva,che dovrebbe essere lanciata marte-dì 22, riguarda la produzione, il ri-fornimento di beni di prima neces-sità, che in alcune parti del Paesecontinuano a scarseggiare, e il rie-quilibrio dei prezzi. Maduro hadetto che questa manovra sarà «su-

periore» a quella intrapresa alla finedell’anno scorso, quando il capodello Stato ordinò di abbassare iprezzi degli elettrodomestici e deiprodotti di largo consumo dopoaver accusato i commercianti dispeculare «gonfiandoli fino al milleper cento». Maduro, che ha ancheannunciato un’imminente riformafiscale, ha detto che occorre pro-durre di più, smettere di importaree costruire una nuova cultura del ri-sparmio sradicando «i vizi del con-sumismo».

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pagina 4 domenica 20 aprile 2014 L’OSSERVATORE ROMANO domenica 20 aprile 2014 pagina 5

Una miniatura dell’Evangeliario di Enrico III a Brema, adesempio, fa vedere le tre donne con l’angelo, mentre una di-dascalia precisa il momento scenico: Mulieribus angelus inquit(«L’angelo allora dice alle donne»). Ma le “donne” sono, ap-punto, donne; né qui né altrove troveremo raffigurazioni disacerdoti in piviali che impersonano donne.

Ancor prima che la tradizione scenica permettesse costumi,cioè, gli artisti avevano travestito gli “attori”, riportandol’evento al contesto narrativo biblico. Questo è dovuto in par-te a un’autonomia storica della tradizione iconografica: sindai primi secoli, pittori e scultori cristiani avevano rappresen-tato i personaggi dei racconti neotestamentari in questi abitigenericamente classici, e la novità medievale del dramma li-turgico tutt’al più sembra aver suggerito atteggiamenti e gestipiù espressivi.

Ma il dramma nasce dalla liturgia, abbiamo detto, e i testiliturgici tendono a una personalizzazione drammatica delcontenuto biblico. Nella Sequenza cantata prima di leggere ilvangelo del giorno di Pasqua, ad esempio (Victimae paschalilaudes) le prime strofe sono impersonali, di puro carattereteologico. Celebre è la seconda: Mors et vita duello, conflixeremirando. Dux vitae mortuus, regnat vivus. Ma a un tratto, nellaterza strofa il tenore del testo cambia, si umanizza, si perso-nalizza, e i cantori chiedono alla Maddalena che cosa ha vistoquella mattina: Dic nobis Maria, quid vidistis in via? Lei ri-sponde, sempre in tono teologico, ma con una commoventeaggiunta personale: Surrexit Christus spes mea: praecedet suosin Galileam. “Spes mea”: due piccole parole che cambiano tut-to: mia speranza.

La traduzione definitiva del contenuto biblico-liturgico inteatro avviene tra il Duecento e il Trecento sotto l’influsso so-prattutto dei nuovi ordini religiosi, in modo particolarequello francescano. Nell’arte del medesimo periodo —in Duccio, ma anche in Giotto — e soprattuttonell’arte del Quattrocento la drammaticità implicitadel testo sacro e dei riti liturgici si trasforma in elo-quente linguaggio figurativo. Là dove Duccio ripro-porrà uno schema bizantino, illustrando il testo diMatteo, Giotto inscena il personalissimo episodiogiovanneo in cui la Maddalena cerca di trattenereCristo risorto. Nell’ordinamento del ciclo d’a f f re s c h i

di cui questa scena fa parte, alla Cappella Scrovegni a Pa-dova, la scena immediatamente precedente, raffigurante ilCompianto sul Cristo morto, fa vedere Maria Maddalena con lealtre donne chine sul corpo orizzontale del Salvatore; qui in-vece sia la discepola sia il Maestro si sono alzati ed è come seguardassimo le sequenze di un film. Nell’affresco a sinistra,pure Gesù era supino, pianto dalle donne. Qui, sullo sfondodel sepolcro vuoto, lo vediamo in piedi che attira Mariamentre dormono i soldati: una composizione che sale dasinistra a destra — da chi dorme a chi si sveglia a chi si èrisvegliato definitivamente, un movimento “r i s u r re z i o n a l e ”completato nella scena seguente, a destra del Noli me tan-g e re , dove vediamo Cristo ascendere alla gloria del Padre.

ghilterra quadruplicò. E gli inglesi,in un circolo vizioso, per ripagarsiil tè a loro volta esportarono sem-pre maggiori quantità di oppio neiporti cinesi. Ci fu un vero boomnelle vendite e il prezzo, ora strac-ciato, creò un prodotto — primapensato per pochi — che diventavadi massa.

Contrariamente a quanto si cre-de, non furono gli inglesi a intro-durre la devastante droga in Cina— già gli arabi lo vendevano comefarmaco analgesico, e poi gli olan-desi presero a esportarlo dalla re-gione del Bengala, in India —ma furono certamente i respon-sabili nel rifornire con maggioreefficienza il mercato. Un altrofattore che portò all’epidemiavera e propria di oppio fu l’in-venzione in Cina di un nuovomodo di consumare il prodotto:se prima veniva ingoiato oral’oppio veniva fumato con l’ag-giunta di altri additivi (nicotinadal tabacco ad esempio) cosache produceva un aumentoesponenziale dell’intensità e unamaggiore assuefazione.

Allo scoppio della guerra dun-que Macao non era più un portosicuro, e Andrea dovette fuggire. Sirifugiò a Manila per ritornare dinuovo nell’enclave portoghese po-chi mesi dopo, quando la situazio-ne si andava tranquillizzando. Nel1842 Andrea decise di tornare nelPaese natale. Sulla via del ritornopassò per Nanchino dove nell’ago-sto di quell’anno fu testimone dellastorica firma del Trattato di Nan-chino, che rappresentò però solouna tregua delle ostilità tra l’imp e-ro britannico e la Cina. No-nostante infatti gli inglesiottenessero enormi risarci-menti di guerra e la cessio-ne di Honk Kong, nel trat-tato nessuna menzione veni-va fatta dell’oppio il cuicommercio e uso rimanevaillegale. Da Nanchino An-drea si spostò a Shangaidove nel 1944 venne or-dinato sacerdote. Tornatoin Corea si premurò di in-dividuare i percorsi di in-

per sette giorni dai neobattezzati,è spiegato da san Girolamo in unalettera inviata a Fabiola che gliaveva richiesto uno scritto sulsignificato delle vesti sacerdotali(Epistola, 64, 19, 3): «Quandoavremo deposto le vesti di pelle(tunicas pellicias) allora indossere-mo una veste di lino che non hain sé nessuna traccia di morte, maè tutta bianca, in modo che, ve-nendo fuori dal battesimo, possia-mo cingere i lombi nella verità».

Ancora in una circostanza deltutto eccezionale si colloca la vitabrevissima di una bambina di cin-que mesi e dodici giorni, origina-ria di Autun: «Eufronia, figlia diEufronio (...) morì in un naufra-gio (naufragio enecta). Nacque il31 ottobre, ricevette (p e rc e p i t ) ilbattesimo l’11 aprile, morì il 30aprile». La defunta fu battezzatain tenerissima età evidentementein previsione di una traversata

La Corea vista dal santuario dedicato ad Andrea Taegon

Se un buon vento forte trasportail più piccolo tra i semi

In una iscrizione del v secolo la commovente storia di un bimbo morto una settimana dopo aver ricevuto il battesimo

La Pasqua di Severus

Lo stupore degli apostoli di fronte a una tomba misteriosamente vuota

Corpo assentedi GIULIANO ZANCHI

Sarebbe del tutto vano losforzo di cercare nella te-stimonianza dei vangeli ilracconto della resurrezio-ne di Gesù. L’ip erb olica

— e apocrifa — messa in scenadell’arte religiosa che vede Cristoriemergere dalla tomba, stendardoin mano, con sprezzatura cavallere-sca, ha il suo senso, ma non corri-sponde all’attento pudore evan-gelico.

La Scrittura — che in questo for-nisce indirettamente gli elementimaggiori della sua attendibilità — siimpegna, proprio sul fatto chiavedella propria attestazione credente,a esprimersi semplicemente su quel-lo che è stato visto. Non una cosadi più. Non una cosa di meno. Conintrepido senso di onestà, la testi-monianza apostolica, sedimentatanel testo, accetta di fondare l’interacredibilità della propria professionedi fede essenzialmente sulle traccedi un’assenza: una tomba lasciatamisteriosamente vuota, bende fune-bri diligentemente piegate in un an-golo. Nessun cedimento alla tenta-zione di infondere enfasi e inventi-va a questo referto oggettivamentescarno. L’evidenza difatti — comesuggeriranno misteriose presenze al-la tomba — andrà cercata altrove ealtrimenti.

Intanto il testimone evangelicodepone nella sapienza del proprioracconto l’emozionata cronaca dellascoperta. Senza omettere l’imbaraz-zante dettaglio — per il suo tempocosì segnato dalle differenze di ge-nere — di un primato femminile delprimo annuncio. Solo l’invincibilefedeltà delle donne, capaci di tenerein piedi una relazione anche conniente, in grado di trattenere con identi l’intensità di un legame a co-sto di venire a patti con la morte,solo questa granitica resistenza fem-minile poteva farsi trovare presentenell’istante in cui una vicenda dataper morta torna nel vivo attraversol’imp onderabile.

Le donne erano lì. Gli uomini,future colonne dell’incarnazione ec-clesiale del Risorto, quelli no. Sem-plicemente reclusi nei loro senti-menti di sconfitta, di irreparabilità,persino di vergogna: per aver la-sciato casa, lavoro e affetti ed essereandati dietro alle favole di un rab-bino dalla parola facile. Toccheràloro di ricredersi. Sulla base di qua-si niente. Di un corpo assente. Lacui scomparsa, in prima battuta,rinnova semplicemente il doloredella perdita. Ma che lentamenteporta sulla strada della comprensio-ne.

L’evangelista — con l’efficacia diuno sceneggiatore di livello — im-prime al suo racconto l’ancora in-tensa vibrazione di un ricordo vivo,personale, indimenticabile: il fulmi-ne a ciel sereno di una notizia inde-cifrabile, il vortice dei pensieri, ilcuore in gola, la corsa forsennata,la trepidante curiosità da frenare difronte al rispetto per un fratellomaggiore, la sospesa e silente rico-gnizione del luogo, le bende, le do-

mande, una luce interiore che si ac-cende. In poche righe è dispiegatoai nostri occhi il processo della fedeche nasce senza premeditazione dalvisibile, che accende una volta pertutte il motore della memoria, che

culmina con il discorso messo inbocca a Pietro che, prendendo laparola (negli Atti degli apostoli), for-mula la più sintetica, originaria, ge-nuina professione di fede: avevanoragione le Scritture.

di CARLO CARLETTI

Il 28 aprile dell’anno 463,Severus — compiuti appe-na sei anni — muore e lesue spoglie vengono depo-ste nella catacomba di Ca-

stulo. I genitori — committentidell’iscrizione — consegnano allamemoria la circostanza e i tempiin cui si consuma il trapasso delfiglio: «Pascasio, nato col nomedi Severo nei giorni pasquali, gio-vedì 4 aprile, sotto il consolato diFlavio Costantino e Rufo uominichiarissimi (anno 457), visse 6 an-ni. Ricevette (scilicet la grazia / lafede) il 21 aprile e depose le sue(vesti) bianche nel sepolcro l’otta-va di Pasqua, il 28 aprile, nell’an-no del consolato di Flavio Basiliouomo chiarissimo (anno 463)».

Il giovanissimo defunto avevaassunto alla nascita il nome di Se-verus al quale poi, nel corso delrito battesimale, si aggiunse il so-prannome (supernomen) specifica-mente identitario di Pascasius.

Lo stesso fenomeno onomasticosi riconosce in altre iscrizioni ro-mane dove occorrono antroponi-mi come Redentus, Restitutus,Renata (Inscriptiones ChristianaeUrbis Romae, VII, 17472; I V, 9679;II, 6100) da considerare con ognievidenza veri e propri cognominaex baptismate.

Nel 457 la domenica di Pasquacadde nell’ultimo giorno di marzoe i giorni pasquali (dies pascales),nel corso dei quali si colloca lanascita di Severo, sono i quindicigiorni comprensivi della settimanaprecedente e successiva al giornodi Pasqua, nel corso dei quali —come anche previsto da una costi-tuzione del Codice Teodosianodel 392 (II, 8, 21, ed. TheodorMommsen, p. 88) — ogni attivitàamministrativa sia pubblica siaprivata veniva sospesa: actus om-nes publici seu privati diebus quin-decim paschalebus sequestrentur. Il28 aprile (octabas Pascae) — al ter-

scriptiones Christianae, VI 17005,17107).

Questo repertorio espressivo,evidentemente assorbito nell’am-bito delle comunità attraverso lacatechesi prebattesimale e l’omile-tica, esprimeva compiutamentel’essenza sacramentale, invece so-lo implicita nei termini greci bap-tìsma / baptìzein, che formalmentesottolineavano l’azione (il lavacro)e la materia (l’acqua) del sacra-mento dell’iniziazione.

Tra le moltissime iscrizioni diRoma che testimoniano l’uso del-le forme perifrastiche battesimali,particolarmente esemplificativa èquella posta al giovanissimoPostumius Euthenion dai genitoriFelicissimus e Euthenia congiun-tamente alla nonna Festa: «Po-stumio Eutenio, fedele, che rice-vette la grazia santa (qui gratiamsanctam consecutus) il giorno pri-ma (dell’anniversario) della sua

tecnicismi greci baptìsma, bapti-smus, ma quelle forme perifrasti-che che, nella loro laconica in-tensità, testimoniano la compren-sione acquisita del reale effettosacramentale dell’azione battesi-male.

Nella percezione collettiva laritualità del lavacro cede il passoal suo valore essenziale, l’illumi-nazione, che trova — soprattuttonelle aree di lingua e cultura elle-nistica — un eloquente corrispetti-vo concettuale nella designazionedei neobattezzati con la formaneophòtistos (“illuminato di recen-te”) derivato dal campo semanti-co di phòs (“luce”).

Nell’Occidente latino la mede-sima realtà è invece significata nelcalco greco neophytus (piantato direcente) che sottolinea la nuovavita del neobatezzato incorporatonella comunità ecclesiale.

La rappresentazione artistica del mistero pasquale nei secoli

Quell’intreccio tra Scrittura, liturgia e spettacolo

marina, poi finita tragicamente(Corpus Inscriptionum Latinarum,XIII 2718)

L’azione battesimale nella suacomplessità, qui come in altrecentinaia di iscrizioni dei secoliIV e V, non è designata con il cal-co greco baptisma. Nella prassicorrente occidentale — di cui leiscrizioni si propongono comeautentico testimonio riflettente —è invece pressoché costante l’usodi forme perifrastiche come «ac-cogliere / ricevere la fede / lagrazia» nelle forme gratiam dei /fidem accipere / percipere / consequi(Inscriptiones Christianae, IV 11806;V 14808; X 26704, 26652); ovvero,di forme ellittiche con l’impiegoassoluto delle forme verbalip e rc e p i t , accepit, consecutus est(Inscriptiones Christianae, I 2724;III 7379; V 14093; VII 17540; IX24865, 25276, 25562) o dei sostan-tivi derivati acceptio, perceptio (In-

Aveva solo sei annie portava ancora la veste biancache aveva ricevuto durante la veglia pasqualeQuella notte ricevette il nome Pascasius

Ricostruzione grafica dell’epitaffio di Pascasius (V secolo)

Qui nacque il primo sacerdotemartirizzato a metà dell’OttocentoQui Papa Francescoverrà in agosto a risponderealle domande dei giovani asiatici

mine del ciclo deigiorni pasquali del 463— Severo muore quan-do ancora indossava laveste bianca, l’ultimosegno tangibile del-l’azione liturgica batte-simale, susseguente al-l’immersione nella va-sca battesimale e al-l’unzione crismale: unacircostanza eccezionaleefficacemente sottoli-neata nell’epitaffio conl’espressione et albassuas octabas Pascae adsepulcrum deposuit, cherichiama — per contra-sto solo apparente — laformula liturgica domi-nica in albis deponendisimpiegata per designa-re la domenica succes-siva alla Pasqua nellaquale appunto i neo-battezzati deponevanola veste bianca. Il va-lore assunto dalla ve-ste bianca, indossata

nascita, la sera stessarestituì il debito dellasua vita. Visse 6 anni,fu sepolto l’11 luglio,di giovedì, giorno incui era nato. La suaanima in pace con isanti» (InscriptionesChristianae, VI 15634).

La teoria elaboratada alcuni studiosi —anche di gran nome —che le più antichecomunità di lingua la-tina avessero adottatoper designare il batte-simo pressoché esclu-sivamente le formegreche baptìsma, bapti-smus non trova, comerisulta evidente, alcu-na corrispondenzanella prassi epigrafica.I tanti singoli e dun-que collettivamente lacomunità — come di-rettamente veicolatodalle scritture ultime— scelgono non già i

da SolmoeCRISTIAN MARTINI GRIMALDI

«S e c’è vento si-gnifica che siavrà un buonraccolto!». Aparlare è don

Paolo Lee, il custode del santuariodi Solmoe, luogo di nascita di An-drea Taegon, il primo sacerdote co-reano. È qui che Papa Francescoverrà a parlare ad agosto con i gio-vani asiatici, i quali avranno ilgrande privilegio di fargli delle do-mande e soprattutto di ascoltaredalla sua voce le risposte. Solmoe èal centro di una zona con una con-centrazione di risaie pari solo alnumero di cattolici (sono il 40 percento della popolazione, cioè benquattro volte la media nazionale).Il riso viene seminato ad aprile eraccolto a ottobre, e tra ottobre eaprile si coltiva frutta e verdura inserra.

Andrea Taegon è nato qui inquesta remota provincia a centinaiadi chilometri a sud di Seoul. Ra-gazzo dall’animo inquieto non siaccontentò della vita di villaggio.Giovanissimo viaggiò per cinque-mila chilometri all’interno della Ci-

na, per giungere infine a Macaonel 1837. Qui imparò il latino, ilfrancese, il catechismo, studiò teo-logia e filosofia. I professori eranoper lo più missionari di passaggio(le mete finali erano il Giappone,la Cina, le Filippine), soprattuttofrancesi, come padre Legrégeois,padre Maistre, padre Berneux.

Intanto nel Paese natale avevainizio la seconda ondata di perse-cuzioni contro i cristiani (dettaKihae persecution) ma la stessa Ma-cao non era più un luogo sicuro:nel 1839 scoppiava infatti la primadelle due guerre dell’oppio. Conl’invenzione del motore a vapore, ela meccanizzazione della produzio-ne dei tessuti di cotone in Inghil-terra, si realizzò una tale sovrap-produzione di prodotti che solo unnuovo e grande mercato avrebbepotuto assorbire: la risposta vennedall’India. Gli indiani presero acomprare cotone in grandi quantitàe per ripagarsi del costo comincia-rono a coltivare e vendere più op-pio. Poi nel 1833 un evento segnòper sempre la rapidissima diffusio-ne della droga in Cina. Il parla-mento inglese abolì il monopoliodi commercio della East IndiaCompany, e in un solo anno l’im-portazione di tè dalla Cina all’In-

dello di donna verrebbe categorica-mente rifiutato da una ventottenne.

Se pure non c’è un allarme di di-soccupazione femminile, le statisti-che parlano pur sempre di stipendibassi per le donne a parità di im-piego e soprattutto di costante pre-carietà: le donne sono state le pri-me a essere licenziate in massa du-rante le crisi economiche del 1997,e del 2008.

so il fiume Han vicino a Seoul.Passeggiamo per il santuario

punti da questo vento fastidiosissi-mo. «Non c’è mai nessuno in que-sto periodo, fa troppo freddo!», midice il parroco. E invece oggi qual-cuno c’è, oltre me e Samuele (Sa-muele è il prete della cattedrale diDaejeon che ha vissuto a Grottafer-rata per diversi anni, e che mi fada traduttore e da guida). Lei sichiama Stella, e questo luogo, sinoa tre giorni fa, non sapeva neppureche esistesse. «Cosa è successo tregiorni fa?» domando, ma è retoricapura. Lo sanno anche i sassi ormai

Ora don Paolo invita me e Sa-muele a salire nel suo appartamen-to per un caffè. Anche lui ha stu-diato in Italia e, come tutti i parro-ci che ho incontrato che parlanoitaliano, beve rigorosamente espres-so. È una piccola e modesta stanzapiena di libri, una grande scrivaniae un computer. Padre Paolo mi faomaggio di una statua della Ma-donna. Questa però non ha la clas-sica veste azzurra con il velo a co-prire i capelli, ma veste l’hanbok —l’abito tradizionale delle donne co-reane, usato nelle occasioni specialicome matrimoni o battesimi — e ha

gresso nel Paeseper i missionari cheavrebbero dovutoeludere le pattugliedi confine. Mentresvolgeva questo suocompito fu arresta-to, torturato e infi-ne decapitato pres-

Il logo per il viaggio del Papa

Due fiamme intrecciate — unadi colore blu e l’altra rossa —alla base delle quali ci sono dueonde rappresentate a mo’ dibarca: è questo il logo scelto peril viaggio di Papa Francesco inCorea, in programmanell’agosto prossimo inoccasione dell’i n c o n t rocontinentale dei giovani asiatici.Ispirato al motto della visitapapale, «Alzati, rivestiti di luce,la gloria del Signore brilla sopradi te», il logo è stato realizzatoutilizzando i colori delle dueCoree e l’intreccio tra le fiammevuole sottolineare l’auspicio diuna riunificazione dei due Paesi.Le onde che formano la barcasono a forma di lame di coltello,segno del sacrifico dei martiridella Chiesa coreana, mentre ilblu sta a significare lamisericordia di Dio, sconfinatacome l’o ceano.

sposarlo che lei si è convinta a bat-tezzarsi. Stella fa la casalinga e nonha figli. Non è la prima giovanedonna che mi è capitato di incon-trare che decida di restare a casapiuttosto che trovare un impiego, enon certo per carenza di occupa-zione.

La storia turbolenta del recentepassato coreano — basta considera-re che dal 1945 al 1992 ogni Gover-no è caduto o per proteste di mas-sa o per colpi di Stato: il più insta-bile sistema politico al mondo perquasi cinquant’anni — ha generatouna forte divisione generazionale:se non è raro incontrare casalingheanche a trent’anni, la cosa diventararissima invece per la generazionenata solo pochi anni prima. Se an-cora pochi anni fa una divertentesit-com di successo, Queen ofHousewives, raccontava la storia diuna quarantenne casalinga tuttadedita al successo lavorativo delproprio marito, già oggi quel mo-

i capelli raccolti in uno chignonproprio come si usava una volta.

Non è solo un segno di incultu-razione, c’è anche un pizzico di or-goglio nazionale: in fondo sonopassati solo 16 anni da quando tremilioni e mezzo di coreani donaro-no al proprio Governo qualcosacome 227 tonnellate di oro per ar-restare la svalutazione della monetanazionale durante la grande crisiasiatica. Quale altra nazione almondo, in un periodo di relativobenessere e di pace, sarebbe capacedi tanta abnegazione nei confrontidel proprio Paese? Che è relativa-mente piccolo, ma dalla fibra du-rissima. E viene da pensare che so-lo fino al 1880 i cattolici qui eranodiecimila, mentre ora sono il 10 percento della popolazione: un granel-lino di senapa è il più piccolo tratutti i semi, ma se ben nutrito di-viene un arbusto dai grandi rami.Sarà un caso, ma fuori spira ancoraun vento molto forte: sembra sia ilsegno di un ottimo raccolto.

che c’è stato l’annuncioufficiale dell’arrivo delPapa in Corea, anzi pro-prio qui il Pontefice ver-rà a rendere omaggio algrande martire dellaChiesa coreana.

Stella è di Seoul, hatrentatré anni, è cattolicada due, ed è sposata conun pilota militare, cattoli-co anche lui, anzi è per

di TIMOTHY VERD ON

Tra le arti di cui la Chiesa si è servita per comunicare il mi-stero pasquale un posto di particolare importanza spetta allospettacolo o al dramma sacro, coltivato nei monasteri d’E u ro -pa già prima del mille. Nato dalla liturgia come drammatiz-zazione della Scrittura, ha vissuto un duplice rapporto con learti figurative, a volte plasmandole, a volte lasciandosi pla-smare da esse.

Il dramma sacro medievale nasce dalla Scrittura ma anche,in un certo senso, nella Scrittura, come suggerisce il raccontodella Risurrezione in Ma rc o , 16, 1-8. Di fortissima improntadrammatica, questo testo è anche carico d’elementi “teatrali”.Ha un elenco dettagliato dei personaggi, specifica il luogo eil tempo precisi, è fornito di movente, dialogo, sviluppodell’azione. Culmina nell’annuncio inatteso che il Gesù cerca-to dalle donne «è risorto, non è qui», e si apre poi alla scenaseguente, con l’ordine di andare a dire agli altri che Gesù liprecede in Galilea. Il testo in un’atmosfera di sacro terrore: ledonne tacciono, tremano, fuggono. Rimane solo il silenzio ela scena deserta, illuminata dal sole ormai alto del nuovo«giorno dopo il sabato».

A questa più antica e semplice testimonianza della visita alsepolcro gli altri vangeli sinottici aggiungono dettagli spetta-colari. In Matteo la terra è scossa, e il “giovane” diventa unangelo sceso dal cielo, seduto sulla pietra che celava la tom-ba. «Il suo aspetto era come la folgore — si legge — e il suovestito bianco come la neve» (28, 1-10). Nel vangelo di Luca,le donne sono due, non tre, ma vedono «due uomini, in vestisfolgoranti» (24, 1-12). In san Giovanni invece, è una scenaintensamente personale: al sepolcro va solo la Maddalena e,dapprima almeno, sta lì a piangere senza vedere nessuno, sol-tanto la pietra ribaltata (20, 1).

In tutte e quattro le versioni, però, questa scena è cruciale.Dopo il lento, quasi rituale, racconto della passione, morte esepoltura — quando già il lettore o uditore è ipnotizzato, rive-stito di dolore come chi porta il lutto — a un tratto la vestescura viene strappata, la storia di morte viene interrotta e allevar del sole sfolgora un annuncio incomprensibile, impossi-bile. La tomba, da triste reliquia di una fine, diventa segno diqualcosa che inizia, di una morte subita ma sconfitta, e dellavita, impercettibile come l’alba che avanza.

L’intera esperienza di fede del cristiano giunge all’apice inquesto evento, e non è un caso che il dramma sacro in Occi-dente nasca come tentativo di visualizzarlo come il NuovoTestamento lo narra. Nei monasteri del X secolo, al termine

della terza lezione del mattino del giorno di Pasqua, mentrenella luce ancor debole i cantori eseguivano il responsorioCum transisset sabbathum, alcuni sacerdoti parati del pivialecominciavano la breve ma serrata scena drammatica, imperso-nando le pie donne davanti al sepolcro. Quid revolvet nobis la-pidem ad hostio monumenti? chiedevano («Chi ci rotolerà via ilmasso dall’ingresso del monumento?»). E un diacono che fa-ceva la parte dell’angelo, stando dietro all’altare, domandavaalle “donne”: Quem quaeritis in sepulchro, Christicolae? Esse ri-spondevano: Jesum Nazarenum crucifixum, o Coelicola. Poi ilmomento da tutti atteso, l’annuncio: Non est hic!

Le “donne” allora, tornate sacerdoti, incensavano l’a l t a re -sepolcro, mentre l’angelo comandava: Ite, nuntiate quia surre-

xit de sepulchro! Obbedendo, i sacerdoti si rivolgevano ai mo-naci nel coro sotto l’altare, intonando trionfalmente l’antifo-na, Surrexit Dominus de sepulchro, qui pro nobis pependit in li-gno. Alleluja! Infine l’abate veniva davanti all’altare per canta-re il Te Deum mentre le campane squillavano a festa. Si cele-brava allora solennemente la liturgia eucaristica.

Questo straordinario rito suggerisce l’intreccio storico traScrittura, liturgia e spettacolo. La rappresentazione pittoricadell’evento, nella tavola della Ma e s t à di Duccio, segnala l’esi-stenza di un’analoga tradizione iconografica. Non è facile de-finire il rapporto tra queste diverse realtà, che del resto cam-bia di caso in caso, evolvendosi nel tempo. Ancor prima cheesista una cultura teatrale vera e propria, si trovano elementiscenici nella pittura medievale che poi influiranno sullo svi-luppo della scenografia. Questa poi esercita un forte influssosulla pittura.

È meglio non insistere su separate linee di sviluppo mapensare invece a un’unica storia dell’immagine scenica scatu-rita dalla parola biblica vissuta liturgicamente. Plausibile èl’idea di un’immaginazione o indole scenica che, in un secon-do tempo, con naturalezza, si traduce in espressioni scenichevere e proprie, le quali a loro volta trasformano la pittura oc-cidentale dai tempi di Giotto in poi. È uno sviluppo a spiralein cui l’esperienza teatrale sembra essersi definita tra questidue poli: la parola, all’origine dell’impulso creativo, e l’imma-gine dipinta o scolpita.

Possiamo illustrare la complessità degli influssi reciprocipartendo appunto dalla Visitatio sepulchri. Ricostruito nellasua forma tipica circa settant’anni fa, questo rito è documenta-to a partire dal X secolo, quando viene descritto in una perga-mena del monastero di San Gallo (ms. 484). Ebbe una diffu-sione eccezionale, restando in uso fino al XV secolo: si cono-scono più di 220 uffici pasquali che ne contengono versioni.

Nel medesimo arco di secoli troviamo lo stesso evento — lavisita delle pie donne al sepolcro — illustrato in scultura e pit-tura, dove però sembrano dominare elementi testuali, nonscenici: elementi cioè derivanti dalla lettura diretta del testo,la paura delle donne, ad esempio, e la veste “più bianca dellaneve” dell’angelo. Tende a nascondersi, invece, il retroterra li-turgico, e persino in raffigurazioni coeve ai primi testi del ritol’evento viene trasformato in spettacolo, viene drammatizzato.

Mikhail Nestervov, «La tomba vuota» (1889)

Scena di battesimo in un epitaffio per un defunto (IV secolo, Aquileia, Museo paleocristiano)

Giotto, «Noli me tangere»Giotto, «Il Compianto sul Cristo morto»(1303-1305, Padova, Cappella Scrovegni)

La statua di Andrea Taegon a Solmoe

Page 5: Osservatore Romano (20.abr.2014)

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 20 aprile 2014

Davanti al sepolcro vuoto

Non è quiÈ risorto

Il patriarca Sako auspica la fine delle violenze nel Paese

Per la risurrezione dell’Iraq

Jean Guitton, «Gesù appare alla Maddalena» (1970)

Elio Toaff e il Centro Simon Wiesenthal sulla canonizzazione dei due pontefici

I giustiGiovanni XXIII e Giovanni Paolo II

di INOS BIFFI

L’attrattiva dapprima è ancora il se-polcro di Gesù, ormai vivo soltantonel ricordo e nell’affetto; così inse-gna l’esperienza, che non permettedi pensare a una vittoria sulla mor-te. E infatti, ancora avvolta nelbuio, «sotto la spinta dell’affettoche arde in lei» (Tommaso d’Aqui-no), illuminata dalle luci della cari-tà, Maria di Magdala si reca a tene-re compagnia al corpo del Signore.La pietra ribaltata e l’assenza dellaspoglia desiderata non sa suscitarealtra convinzione se non quella che«hanno portato via il corpo del Si-gnore» (Giovanni, 20, 13), in un po-sto che non si conosce, ma pursempre in un luogo della terra.

Chi potrebbe immaginare che es-so sia risorto e glorioso alla destradel Padre? Nel posto che unica-mente compete al corpo del Figliodi Dio? L’esperienza offriva dun-que queste evidenze e creava questecertezze; quanto alle Scritture resta-vano chiuse e incomprese. La fedenella risurrezione è laboriosa a na-scere e a radicarsi. Simon Pietro ve-de i segni dell’assenza: le bende perterra e il sudario, il simbolo dellamorte, piegato a parte, ma non pro-cede oltre: forse è assalito dalla do-manda, è inquieto e perplesso, manon è detto che abbia oltrepassato idati e abbia creduto. Riesce a farloinvece l’altro discepolo — «quelloche Gesù amava» (Giovanni, 19, 26)— il quale «vide e credette» (Gio-vanni, 20, 8). Egli interpreta e con-nette il senso di quelle bende perterra e di quel sudario a lato:dall’assenza perviene alla presenza.Il corpo di Gesù non è stato porta-to via: è risorto e vivente.

Con le apparizioni e la conversa-zione prolungata la fede nel Risortosi diffonderà e costituirà «i testimo-ni prescelti da Dio», che la annun-zieranno al mondo, non quale sug-gestione e soddisfazione di un biso-gno o di un desiderio, ma quale ve-rità assoluta, da cui deriva e dipen-de tutto.

La Chiesa è nata come testimo-nianza che Gesù, l’appeso a unacroce, «è il giudice dei vivi e deimorti», e che ogni uomo e ogni ge-nerazione lo ritrova, non nella me-moria che tenta di riscattare il tem-po e di rievocare chi è passato esoltanto continua nelle sue tracce,ma nella realtà di chi è il «Signoredella vita», vittorioso nel «prodi-gioso duello» contro la morte (Se-quenza Victimae paschali). La risur-rezione del Signore è avvenimentoper l’umanità: è vocazione e impe-gno per ognuno. Chi ha ricevuto lagrazia di credervi, è chiamato a la-sciarsene trasformare l’esistenza.Pietro presenta questa trasformazio-ne come remissione dei peccati, equindi liberazione e amicizia conDio. «Cristo innocente ha riconci-liato col Padre i peccatori» (ibidem):la risurrezione è assoluzione. Maoccorre aderire e affidarsi; occorrelasciarsi perdonare. Il sacro triduoha svolto la storia di Dio —nell’umiliazione e nell’amore —«per noi uomini e per la nostra sal-vezza». La conclusione di questastoria è la presenza del Risorto che,proprio perché alla destra del Pa-dre, è ora nella prossimità più inti-ma e nella compagnia più vicinaper ogni uomo che riconosce: «Cri-sto, mia speranza, è risorto» (ibi-dem).

Un cristiano ha già fatto il pas-saggio essenziale alla vita, è già unrinato, nel quale la mortalità è stata

superata. Una valutazione che sifermi alle apparenze non trovanell’universo dei segni immediatidella gloria di Gesù: tutto in super-ficie sembra scorrere come prima.Anche la nostra vita prosegue le sueconnivenze terrene, le sue solidarie-tà quotidiane, dalle cui pieghe nonfiltra la gloria. E tuttavia l’a p p a re n -za, se non ingannevole, è parziale:lo sa chi ha veramente fede; e puòaccorgersene chi è disposto a racco-gliere gli indizi della vita rinnovatache si trovano negli autentici cre-denti. Ma questi chi sono? SecondoPaolo sono quelli la cui vita vera «ènascosta con Cristo in Dio» (Colos-sesi, 3, 3). Il contenuto dell’identitàcristiana rimane celato per ora ainostri stessi occhi, eppure sa anima-re tutto; sa unificare le intenzioni,determinare le scelte, suggerire leiniziative, dare sostanza alle aspira-zioni, fissare i termini della ricerca.Un «risorto con Cristo» — cosìPaolo definisce il cristiano — c e rc a«le cose di lassù, dove si trovaCristo», pensa «alle cose di lassù,non a quelle della terra» (Colossesi,3, 1-2).

Dunque un cristiano vive comein uno stato di “alienazione”: nonabbandona certo la terra, non la di-sprezza, non la abita con disgusto edisanimazione, e d’altra parte stagià al di là — anche se non local-mente né cronologicamente. Il luo-go e il tempo non sono degli asso-luti; valgono se in essi il cristianovive la risurrezione e matura la sualibertà in comunione con Gesù glo-rificato. Egli è preso dalla passionedi “o l t re p a s s a re ”. Se in qualche mi-sura noi siamo definiti e connotatidal nostro desiderio, ebbene: «Ilnostro desiderio dev’essere teso aCristo» (Tommaso d’Aquino, SuperAd Colossenses reportatio): nell’esi-stenza quaggiù troviamo “il vuoto”impresso dalla risurrezione di Gesùe dalla nostra conresurrezione, cheincessantemente aspiriamo a colma-re. Nessun incidente sarà ormai ditale gravità, per chi ha fede (ma lafede è analoga alla passione delCrocifisso il venerdì santo) da com-promettere l’essenziale garantito dallegame ultraterreno di Chi sta alladestra del Padre, là dove non siamosemplicemente assenti, pur non es-sendo ancora perfettamente presen-ti. Pensa «le cose di lassù», ne ha ilsapore — scrive il Dottore Angelico,commentando queste parole di Pao-lo — chi imposta la sua vita a parti-re dalle ragioni della risurrezione etutto valuta e giudica secondo lasapienza del Risorto. La Chiesa hatrascorso lungo tempo in questigiorni nella celebrazione, al cui ver-tice sta l’intensa e impegnativa ve-glia pasquale. Paolo ammoniva anon celebrare la festa ancora nellacorruzione vecchia del peccato, del-la malizia e della perversità: vorreb-be dire che Cristo è risorto comesolo per sé, ma non in noi. La festava celebrata nella sincerità e nellaverità (1 Corinzi, 5, 8): allora il ritodiventa realtà, passando dal “giuo-co” all’applicazione, e la Pasqua damanducazione puramente sacra-mentale diviene assunzione dellostile e del comportamento nuovo.La Chiesa — dice la preghiera aconclusione dell’assemblea di Pa-squa — è «rinnovata dai sacramentipasquali» e raggiunta dall’«inesau-ribile forza dell’amore del Padre»;quindi può arrivare «alla gloria del-la risurrezione», ma con le azioniconcrete quotidiane che a essa l’av-vicinano.

ROMA, 19. «Il giusto delle nazioniKarol Wojtyła è certamente un uo-mo destinato da Dio ad assomigliaremaggiormente alla sua immagine.Che il ricordo dei giusti sia di bene-dizione per tutti noi»: in un’intervi-sta all’Adnkronos, il rabbino capoemerito di Roma, Elio Toaff, parladella canonizzazione dell’amico Gio-vanni Paolo II, che si celebrerà, as-sieme a quella di Giovanni XXIII,domenica 27 aprile in piazza SanPietro. «Nella Pasqua ebraica del1987 — ricorda Toaff — Papa Wojtyłami scriveva perché mi facessi porta-voce presso la mia comunità deisuoi voti, volti a proseguire insieme,ebrei e cristiani, nel cammino dellalibertà e della fede nella speranza,

con la gioia che è nei cuori durantela grande solennità pasquale. “Ri-cordiamoci in ogni momento dellanostra vita — sottolineava Papa Gio-vanni Paolo II — che l’uomo è fattoa immagine di Dio”».

Nel Talmud «è scritto che ognigenerazione conosce l’avvicendarsidi 36 uomini giusti, dalla cui con-dotta dipendono i destini dell’uomo.Sono questi i giusti delle nazioni,che portano in sé più degli altri —spiega il rabbino — la shekhinah, lapresenza di Dio. Sono i giusti che ciindicano la via del bene, avendo de-dicato la loro vita al servizio delprossimo e alla gloria dell’Eterno.Nell’ebraismo, come è noto, non cisono santi, ma soltanto giusti, e la

canonizzazione di un santo è un fat-to interno della Chiesa cristiana. Manoi ebrei in questo momento voglia-mo sottolineare che niente si attagliameglio alla figura di Giovanni PaoloII della qualifica di giusto». Per gliebrei, ha sottolineato Toaff nell’in-tervista, le visite simboliche di PapaWo j t y ła alla Sinagoga di Roma, alcampo di sterminio di Auschwitz eal Muro occidentale del Tempio aGerusalemme «hanno segnato comepietre miliari il percorso che egli concoraggio e fermezza ha inteso com-piere come atto di sincero affetto ecomprensione nei confronti del po-polo di Israele e di riparazione perle sofferenze e i torti inflittigli nelcorso della storia e culminati nella

tragedia della Shoah». E GiovanniPaolo II, nel suo testamento, non hapotuto «non ricordare il rabbino diRoma e così numerosi rappresentan-ti delle religioni non cristiane».

Alle canonizzazioni del 27 aprilededica un articolo anche il «SimonWiesenthal Center» (una delle piùgrandi organizzazioni internazionaliebraiche per i diritti umani) che siunisce ai cattolici di tutto il mondonel riconoscere il notevole contribu-to dato alla storia da Papa Roncallie da Papa Wojtyła. «Gli ebrei ricor-deranno sempre Giovanni XXIII co-me la forza animatrice del concilioVaticano II, che ha cambiato il mo-do con cui i cattolici hanno guarda-to le altre fedi, specialmente l’ebrai-smo. Il documento Nostra Aetate chene seguì — osserva il rabbino Yit-zchok Adlerstein, direttore degli Af-fari interreligiosi del Centro Wiesen-thal — ha “staccato la spina” su se-coli di antisemitismo teologico e po-sto i rapporti tra cristiani ed ebrei suun piano di reciproco rispetto». Dalcanto suo Giovanni Paolo II, com-menta il rabbino Abraham Cooper,decano associato del Centro, «è di-ventato il primo Papa a visitare unacasa di culto ebraico, abbracciandoil rabbino capo di Roma Elio Toaffe chiamando gli ebrei “fratelli mag-giori” dei cristiani». Cooper ricordapoi altri due fatti per i quali PapaWo j t y ła ha «un posto speciale nelcuore del popolo ebraico»: la suadecisione di stabilire piene relazionidiplomatiche con lo Stato di Israelee, durante la visita a Gerusalemme,il biglietto inserito nel Muro occi-dentale nel quale riconosceva il san-gue ebraico di generazioni versato innome del cristianesimo, pregandoper il perdono. Un gesto che «nonsarà mai dimenticato».Il rabbino capo Elio Toaff con Giovanni Paolo II in visita alla Sinagoga di Roma (13 aprile 1986)

Il presidente della Federazione luterana e la Pasqua in Terra santa

Non facciamocome san Tommaso

GERUSALEMME, 19. La speranza el’auspicio che, un giorno, israelianie palestinesi possano vivere insiemepacificamente sono stati espressi inun messaggio, diffuso in occasionedella Pasqua di Risurrezione, dalpresidente della Federazione mon-diale luterana e vescovo della Evan-gelical Lutheran Church in Giorda-nia e Terra Santa, Munib Younan.Nel documento, si evidenzia come«ognuno di noi fondi la propria vi-ta sul dubbio e sul sospetto, pro-prio come san Tommaso. La storiadi Tommaso — spiega Younan —continua a essere la nostra storia, ilnostro contesto. Si tratta di unastoria in cui le persone stanno du-bitando della Risurrezione di Gesù,perché il fatto che ci sia così tantodi sbagliato nel mondo sembra sug-gerire il contrario».

Oggi nel Vicino Oriente, si leggenel messaggio, le persone sono pre-se dal dubbio: «Il processo di pacegiungerà a buon fine? Quandocammino per le strade della cittàvecchia di Gerusalemme e ascoltola gente — racconta il presidentedella Federazione mondiale lutera-na — sento tanti dubbi e sospetti.Abbiamo giustamente ereditato lospirito di san Tommaso. A voltesembra che non accada nulla senon violenza, occupazione, oppres-sione, odio, disumanizzazione edestremismo. Vogliamo un segnotangibile che ciò non è vero. Vo-gliamo sapere che Dio è vivo. Avolte ci chiediamo nel nostro dub-bio: Dio mio, Dio mio, perché mihai abbandonato? Perché dovrem-mo continuare a vivere in un talemondo di ingiustizia?».

Secondo il vescovo, «lo spirito disan Tommaso tiene il mondo nelsuo pugno cinico. Gli argomenti diTommaso sono ancora validi. In unmondo razionale, la gente vuole laprova, non retorica o vuote promes-se. Colui che ha dubbi guarda lepotenze e i principati di questo

mondo e si sente privo di speranza.Come si può superare la potenzadelle economie ingiuste, il potere diautorità, il potere della forza? Cosasuccede alla nostra fede nel Signorerisorto di fronte a queste cose nega-tive? Dobbiamo sempre ricordarciche il Signore risorto ha insegnatoa Tommaso che, anche se le cosesembrano senza speranza, la risurre-zione è più potente del nostro dub-bio, dei governanti, della violenza,dell’ingiustizia e dell’e s t re m i s m o .Gesù — conclude Younan — puòcambiare il corso della storia in unmodo che non ci aspettiamo, per-ché il Dio uno e trino promette direndere nuove tutte le cose».

BAGHDAD, 19. Con l’auspicio che la Pasqua possa porrefine alle violenze in Iraq, il patriarca di Babilonia deiCaldei, sua beatitudine Louis Raphaël I Sako, nel mes-saggio per la solennità ha invitato tutti a far tesoro del-la Settimana santa e del tempo pasquale, augurandoche «le celebrazioni della santa Pasqua, Pasqua di ri-surrezione e di vita nuova, mettano fine alla sofferenzadel nostro popolo. Nonostante la preoccupante situa-zione in cui viviamo in Iraq — ha sottolineato il pa-triarca caldeo — le celebrazioni della Settimana santarendono viva la nostra memoria cristiana e ci donanouna speranza viva. Gesù è il cuore di questi avveni-menti, il suo corpo distrutto e poi risorto è la forza checi spinge verso la vita nuova. Anche nei momenti bui,la sua risurrezione sorge come il sole su di noi esull’umanità».

Sako esorta tutti, in questo particolare momento, aesaminare la propria vita e a «scoprire ciò che ci chiedeil festeggiato, che è Cristo, a incontrarci nelle nostrechiese e case per festeggiare, pregare, ringraziare, gioireinsieme, aiutandoci reciprocamente», e a essere per tut-ti, in ogni situazione, «esempio vivente nella vita co-

munitaria attraverso il nostro comportamento, la lealtà,la nostra rinuncia e il nostro amore per rafforzare — hamesso in evidenza il patriarca di Babilonia dei Caldei— l’appartenenza alla patria eliminando la discordia eseminando la speranza. Con questo spirito non si rima-ne nella condizione di sentirsi minacciati, nonostante ilnostro numero».

Il messaggio di Pasqua offre a sua beatitudine Sakoanche l’occasione per sottolineare l’importanza delprossimo appuntamento elettorale al quale è chiamatoil Paese, ancora dilaniato dalle violenze settarie: «Dob-biamo partecipare numerosi alle prossime votazioni conspirito di responsabilità», scrive il patriarca, suggeren-do di orientare il consenso elettorale verso «personequalificate e leali, che si impegnano per il bene dellapatria e per il suo progresso, puntando sui veri valoridella libertà, della dignità e della giustizia sociale». Leelezioni nazionali, in programma il prossimo 30 aprile,dovranno selezionare i trecentoventicinque membri delParlamento (con cinque seggi riservati ai cristiani) chia-mati a loro volta a eleggere il presidente e il primo mi-n i s t ro .

Messaggio del primate della Chiesa ortodossa copta

Quella dal peccatoè la vera libertà dell’uomoALESSANDRIA D’EG I T T O, 19. «La ve-ra libertà è quella che viene dall’in-timo dell’uomo, la libertà dal pec-cato che è l’unico disastro di questomondo, come dice san GiovanniCrisostomo. La vera libertà è dun-que quella dell’uomo dal peccato.Perciò la croce è diventata liberatri-ce e riconciliatrice dell’uomo e l’uo-mo si è riconciliato con Dio e, conla risurrezione di Cristo, è entratoin una nuova alleanza con il Signo-re». Lo scrive in un messaggio, inoccasione della Pasqua, il primatedella Chiesa ortodossa copta e pa-triarca di Alessandria, Teodoro II, ilquale sottolinea quanto sia impor-tante questa solennità per i cristiani

di tutto il mondo: «La festa di Ri-surrezione è la colonna principaledel nostro cristianesimo, della no-stra Chiesa, della nostra predicazio-ne e della nostra vita quotidiana.La Risurrezione di Cristo Signorerappresenta per noi tutto e la suaCroce costituisce per noi la vitanuova che possiamo vivere».

Teodoro II ricorda che la Pasquasi celebra quest’anno nello stessogiorno per tutti i cristiani del mon-do: «Aneliamo a unirci nel celebra-re tutte le feste negli stessi giorni,iniziando con la festa della Risurre-zione in modo che abbia una soladata in tutto il mondo. Noi pre-ghiamo e operiamo per questo».

Page 6: Osservatore Romano (20.abr.2014)

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 20 aprile 2014 pagina 7

Per monsignor Piat

Passi avantidella democrazia

a Mauritius

In Madagascar i cattolici puntano sull’i s t ru z i o n e

A scuola per uscire dalla crisi

Nell’enclave spagnola in Marocco la Caritas di Melilla aiuta migliaia di famiglie di irregolari

A fianco degli ultimiMELILLA, 19. Con settanta volontarie quattro impiegati, la Caritas inter-parrocchiale di Melilla (assieme aCeuta enclave spagnola in territoriomarocchino) aiuta migliaia di perso-ne, tra immigrati irregolari, poveri edonne sole con figli, che cercano dientrare nella città per mettere piedein territorio europeo e poi passareeffettivamente dall’Africa al vecchiocontinente.

Nella parrocchia del Sacro Cuore,dove la Caritas ha la sua sede, c’è

una sala con una decina di compu-ter con la connessione a internet.Ogni giorno — riferisce il Sir — gliimmigrati del Centro di permanenzatemporanea si recano lì per comuni-care con le rispettive famiglie. «Èsempre pieno — racconta Pilar Illáz-quez Berrocal, direttrice della Cari-tas — perché vengono al nostro cen-tro di mattina e di sera. Si imparamolto e si soffre molto». Con la suaéquipe di volontari coordina l’op eradella Caritas nelle sei parrocchie

della città autonoma. Il lavoro inquesta “prima linea” delle migrazio-ni tra Africa ed Europa è eteroge-neo, complesso e difficile. «Il nostroimpegno — spiega Pilar IllázquezBerrocal — è complementare agliaiuti sociali provenienti dall’autoritàpubblica. La città autonoma, attra-verso il servizio di benessere sociale,aiuta molto, ma c’è tanta gente cheha bisogno».

L’istituzione si prende cura dimoltissimi individui, tra i quali siincontrano anche spagnoli e gentesenza documenti, famiglie mononu-cleari e famiglie numerose, giovani eanziani. Ma è il sostegno alle perso-ne di origine africana che non han-no documenti a costituire una partefondamentale dell’opera della Cari-tas, che ha stretto un accordo con lacittà autonoma di Melilla per prov-vedere all’affitto di alloggi a coloroche si trovano in una situazione digrave indigenza. «Questo accordo —prosegue la responsabile — è rivoltosoprattutto alle donne senza docu-menti, con figli a carico anch’essiprivi di documenti, spesso in talestato perché i mariti le hanno ab-bandonate oppure non possonoprendersi cura di loro. Attraverso laCaritas possiamo aiutarle».

L’ente caritativo dedica una partespecifica del suo lavoro a una dellecategorie più indifese: i bambini. Inquesto campo, patrocina lezioni disostegno allo studio per i figli dellefamiglie alle quali offre ospitalità.Tale supporto viene offerto nelleparrocchie del Sacro Cuore, di SanFrancesco Saverio e di Sant’Ago-stino.

PORT-LOUIS, 19. La riforma dellaCostituzione deve rendere alle isoledi Mauritius «la loro dignità demo-cratica»: lo scrive monsignor Mauri-ce Piat, vescovo di Port-Louis, inuna nota — ripresa da Radio Vatica-na — diffusa in occasione della pre-sentazione, da parte del Governo, diun progetto di riforma della Cartafondamentale. In primo luogo, ilpresule esprime apprezzamento peril fatto che la bozza presentata con-tenga la cancellazione dell’indicazio-ne delle comunità di provenienzaper i candidati alle elezioni. «Unpasso avanti notevole — sottolineaPiat — per sradicare il comunitari-smo nazionale, anche se resta anco-ra tanto da fare perché molti cittadi-ni sono convinti di non poter essererappresentati in Parlamento da per-sone con un’origine culturale ed et-nica diversa dalla loro. Ma una so-cietà in cui non c’è un minimo di fi-ducia — continua il vescovo — nonpuò progredire, poiché la paura fre-na l’avanzamento democratico delPaese». Nella nota il presule richia-ma la necessità che il sistema eletto-rale sia improntato sulla responsabi-lità e sulla trasparenza, così da sra-dicare «la corruzione che deturpa lademocrazia. Per far avanzare il siste-ma democratico e dare prova di pa-triottismo, i politici devono andarealle origini del male, ovvero del fi-nanziamento occulto dei partiti, ac-cettando di perdere un po’ del loropotere a vantaggio di quello del po-p olo».

Appello del South Sudan Council of Churches

Con la guerranon c’è futuro

Per la Chiesa la popolazione locale deve poter usufruire delle risorse naturali del territorio

In Katangabasterebbe poco per vivere

KINSHASA, 19. Un appello alla co-munità internazionale affinché fac-cia pressione sulle compagnie mine-rarie che operano nella RepubblicaDemocratica del Congo, in modoche anche le popolazioni della pro-vincia di Katanga possano benefi-ciare delle proprie risorse, è statolanciato nei giorni scorsi dai vescovicongolesi. «Il Katanga — scrivono —è ricco di risorse, ma la gente è po-vera: molti giovani si dedicanoall’estrazione artigianale di mineralie molti altri sono disoccupati, noncircola quasi denaro e la maggiorparte della gente è realmente in mi-seria». La denuncia delle condizionidi vita nella provincia meridionaledella Repubblica Democratica delCongo arriva da don Marcel Nguej,responsabile locale della Commis-sione giustizia e pace, e riprende itemi della lettera pastorale diffusa afine febbraio dai vescovi.

Il documento — riferisce il Sir —da settimane viene letto e discussoin tutte le parrocchie del Paese, per-ché affronta questioni pressanti: lasicurezza e la gestione delle ricchez-ze naturali dell’area come rame, co-balto, uranio e diamanti. Come inaltre province della Repubblica De-mocratica del Congo, essi rappre-sentano una fonte di ricchezza po-tenziale non solo per il Governo lo-cale, ma anche per altri soggetti,che spesso danno vita a gruppi ar-mati. «Un miraggio, quello dellaricchezza facile, che si fa strada an-che tra la popolazione. Persino chipotrebbe svolgere altri mestieri —spiega don Nguej — va a mettersi infila per essere assunto nel settoreminerario, ma gli impieghi sono giàlimitati e chi non riesce a trovare unlavoro neanche nell’economia infor-male resta disoccupato, se non cedeaddirittura alla tentazione di aggre-garsi ai ribelli».

La Chiesa cattolica nella Repub-blica Democratica del Congo cercadi sensibilizzare i fedeli, attraversoincontri nelle parrocchie e nei vil-laggi, sulle difficoltà che la scelta diabbandonare le proprie case portacon sé ma, dice il responsabile dellaCommissione giustizia e pace, «è unlavoro di lungo respiro e non ci sipossono attendere risultati immedia-ti. Alla gente — sottolinea donNguej — chiediamo di impegnarsi

nell’agricoltura e nell’allevamento,ma chi lavora nelle miniere spera diguadagnare rapidamente quel po’ didenaro che serve a sopravvivere,mentre coltivando i campi bisognaaspettare mesi per avere qualche en-trata. Molti preferiscono andare incittà e racimolare un po’ di soldi; inmolti villaggi sono rimasti solo an-ziani e donne».

Secondo padre Thomas Malal,consigliere generale della congrega-zione dei salvatoriani, «se i giovanipotessero avere un lavoro si potreb-be evitare il loro arruolamento neigruppi armati. La Chiesa — sottoli-nea il sacerdote — è da sempre im-pegnata in questo senso creandoscuole e altre strutture per preparare

i giovani, ma anche il Governo devecollaborare o l’azione ecclesiale nonpotrà bastare».

La Chiesa cerca di portare avantiuno spirito di condivisione, che pos-sa aiutare i congolesi a beneficiaredelle risorse del territorio. «Le im-prese — conclude il responsabiledella Commissione giustizia e paceintervistato dal Sir — cercano il loroguadagno perché questo è il capita-lismo, ma c’è una popolazione cheha bisogno di vivere e a cui baste-rebbe poco. A livello internazionalesi dovrebbe insistere perché venga-no costruite infrastrutture, strade edeseguiti lavori di manutenzione.Nell’area, infatti, mancano moltiservizi, compresa l’acqua potabile».

Monito dell’arcivescovo di Monrovia

Se la corruzionedivora la società liberiana

JUBA, 19. Le violenze in Sud Su-dan non accennano a placarsi. Lapopolazione è allo stremo e gliscontri tra le forze governative delpresidente, Salva Kiir Mayardit, ei ribelli dell’ex vicepresidente,Rijek Machar, rischiano di avereconseguenze peggiori. Il SouthSudan Council of Churches, l’or-ganismo che riunisce i leader delleprincipali confessioni cristiane delPaese (compresa la Chiesa cattoli-ca), ha lanciato l’ennesimo appelloaffinché si ponga fine ai massacri:«L’attuale situazione non potràmai essere risolta con mezzi milita-ri; al contrario la guerra prolungae aggrava questa indesiderabilecondizione. Le parti in conflittodevono quindi porre gli interessidel popolo al di sopra delle loroambizioni personali».

I leader religiosi hanno invitatoi contendenti a rispettare l’a c c o rd o

di cessate il fuoco firmato ad Ad-dis Abeba. «È un cessate il fuocomolto fragile — spiega il documen-to — e la comunità internazionaledeve dimostrare un forte impegnoaffinché le due parti lo rispettino».

I combattimenti hanno provoca-to una grave crisi umanitaria, perquesto i rappresentanti cristianichiedono non solo la fine delleostilità ma anche aiuti internazio-nali. «Questo — conclude il mes-saggio — non è il futuro. Il popoloha votato per vivere in pace e incomunione di amore con tutti, co-me fratelli e sorelle del popolo diDio». Venerdì santo, la comunitàcattolica ha organizzato regolar-mente la Via crucis: «Un percorsodoloroso — ha spiegato padre Da-niele Moschetti, provinciale deicomboniani in Sud Sudan — chequest’anno ha valore altamentesimb olico».

Pasqua per il popolo dei migranti

Speranza di un approdo

AMBANJA, 19. «Il Madagascar è incrisi. Una crisi non soltanto politicaed economica, ma anche e soprat-tutto di valori. E se vogliamo rie-mergere dalle difficoltà, l’unica stra-da da percorrere è quella dell’educa-zione». Ne è convinto monsignorRosario Saro Vella, vescovo di Am-banja, dal 2007 a fianco dei poveri edei sofferenti dell’isola, dove oltreun terzo dei bambini non riceve al-cuna istruzione. In Madagascar iltasso di analfabetismo è del 31 percento e molti ragazzi non proseguo-no gli studi dopo la scuola dell’ob-bligo. Gli istituti statali riflettono lacaotica situazione del Paese: gli in-segnanti non sono competenti enessuno vigila sul loro lavoro. Alcontrario, le scuole cattoliche si con-traddistinguono per una maggiorepreparazione e disciplina del corpodocente. Inoltre, sono molto ap-prezzate per gli importanti valoritrasmessi agli studenti. Al riguardo,Papa Francesco, in occasione dellavisita ad limina dei vescovi del Ma-dagascar del 28 marzo scorso, hasottolineato il grande impegno deipresuli: «Conosco tutto il bene chela scuola cattolica fa ai giovani e al-le loro famiglie, attraverso la suaazione evangelizzatrice. L’app ortointellettuale, culturale e morale chel’intera società malgascia ne riceve èc o n s i d e re v o l e » .

Nel nord dell’isola la percentualedei cattolici è ridotta, ma tutta lapopolazione beneficia delle strutturecattoliche come scuole e ospedali.«Le nostre porte — afferma il presu-le salesiano — sono aperte a tutti».

Non appena è stato nominato ve-scovo di Ambanja, monsignor Vellasi è reso conto della necessità di in-vestire nell’istruzione: «Da allora —spiega ad Aiuto alla Chiesa che Sof-fre — nella diocesi sono state apertecinquanta scuole elementari, ottoscuole medie e cinque licei. Poimolti giovani hanno espresso il desi-derio di continuare a ricevereun’educazione cattolica e abbiamopensato a un’università. Vi sono set-tanta iscritti alla facoltà di diritto etrentacinque a quella di agronomia.Il prossimo anno vorremmo avviarei corsi della facoltà di economia ecommercio e di quella di ecologia eturismo, perché questa è una zona

turistica che offre molte possibilitànella protezione ambientale». Lascelta delle discipline risponde allapossibilità di sbocchi lavorativi: «Ilcorso di diritto è necessario perchéin Madagascar non c’è giustizia: ipoveri sono discriminati e i dirittidei deboli calpestati».

La Chiesa si prende cura dei gio-vani che devono allontanarsi da casaper proseguire gli studi. La diocesidi Ambanja ha creato dei “villaggi”in cui gli studenti sono affidati allecure di una famiglia, oppure di reli-giose o sacerdoti. Un sostegno pre-zioso soprattutto per le ragazze, cosìposte al riparo dal turismo sessualee altre insidie.

MONROVIA, 19. «La corruzione hadivorato la società liberiana, dovealcuni hanno privato i loro concit-tadini dei mezzi di sussistenza edove altri vizi hanno preso il con-trollo del Paese»: è quanto ha di-chiarato l’arcivescovo di Monrovia,monsignor Lewis J. Zeigler, duran-te la messa celebrata in occasionedella recente Giornata di digiuno edi preghiera in Liberia. «Migliaiadi liberiani — ha sottolineato ilpresule — sono costretti a digiuna-re perché non hanno cibo da man-giare, come conseguenza dell’avi-dità di alcuni che si approprianodi tutto ciò che è destinato per ilbene comune».

L’arcivescovo si è detto dispia-ciuto per ciò che accade nel Paese:«Oggi io e voi stiamo digiunando,stiamo pregando, ma cosa faremodomani? Che cosa abbiamo inten-zione di fare nei luoghi di lavoro?Nelle piazze, nelle strade, o do-vunque ci troviamo? Torniamo a

fare le solite cose? Se è così — hapuntualizzato — allora non c’è di-giuno. Sì, stiamo digiunando perun solo giorno, ma questo non èsufficiente. E ai nostri fratelli e so-relle costretti a digiunare perchénon hanno nulla, cosa diciamo?».

Monsignor Zeigler ha inoltresottolineato che i liberiani dannomolte cose per scontate, provocan-do danni al Paese. «Ci sono moltiabusi ai quali non badiamo nem-meno. Una nazione che ha Diocome Padre sta discutendo in que-sti giorni di matrimonio tra perso-ne dello stesso sesso. Dove stiamoandando come nazione? La ricercadi tentazioni e la corruzione sonoil nostro pane quotidiano. La cor-ruzione è a tutti i livelli: parte dal-la famiglia fino a raggiungere ivertici. Essa è radicata in ogni set-tore della società. È giunto il mo-mento — ha concluso — di pensareai più deboli per garantire un fu-turo al nostro Paese».

ROMA, 19. «Anche il cammino, la fuga, l’approdo di centinaia di mi-granti ci aiutano, quest’anno, a vivere la contemporaneità della Pasqua»:è quanto scrive monsignor Giancarlo Perego, direttore generale dellaFondazione Migrantes, organismo della Conferenza episcopale italianaper la cura pastorale di immigrati e rifugiati, in una nota diffusa in occa-sione delle festività pasquali. «Purtroppo l’arrivo nelle nostre città deimigranti più che alla festa degli “osanna” della domenica delle palme so-miglia alle grida di “cro cifiggilo” della Via crucis», sostiene il sacerdote,stigmatizzando il clima di chiusura e ostilità egoistica con cui spessovengono accolti quanti fuggono da situazioni estreme di miseria e di bi-sogno. In tal senso, «i cartelli, le proteste, i rifiuti sono numerosi quantole porte aperte di famiglie e comunità». E «ancora una volta “morte evita” si affrontano come in un duello nell’opinione pubblica, talvolta vi-ziata da letture ideologiche e strumentali del fenomeno migratorio». PerPerego, la Settimana santa «è stata quest’anno anche la settimana in cuiabbiamo incontrato o incrociato i volti di chi, sbarcando sulle coste dellaSicilia, ha terminato il suo cammino di passione, tra sofferenze e violen-ze, per ritrovare la speranza di un approdo».

Page 7: Osservatore Romano (20.abr.2014)

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 domenica 20 aprile 2014

Via crucis presieduta dal Pontefice al Colosseo

L’albadi una notte lunga

Il venerdì santo di Francesco

Affidate dal Santo Padre per il 2015

Intenzioni dell’Apostolato della preghieraA colloquio con il gesuita Claudio Barriga Domínguez

Una rete per il Papa

Il vescovo Vérgez al Circolo San Pietro

Parola e fede«Sopportare l’oltraggio, lo scherno a motivo della fede: ecco un segnodistintivo dei credenti da millenni». Per questo i cristiani sono chiamatia «frequentare assiduamente la parola di Dio» che «aiuta a fortificare lafede». Lo ha detto il vescovo Fernando Vérgez Alzaga, segretario gene-rale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, ai soci delCircolo San Pietro, durante la Via crucis all’interno del Colosseo orga-nizzata dall’antico sodalizio romano. Guidati dal presidente LeopoldoTorlonia, in tanti si sono uniti alla celebrazione di venerdì scorso, 11aprile. Dopo aver ripercorso, nell’anfiteatro Flavio, le tradizionali stazio-ni in cui viene rivissuta la passione di Cristo, i presenti hanno partecipa-to alla messa nella cappella di Santa Maria della Pietà. «Non passa gior-no senza che il nome di Dio sia esposto al dubbio o alla bestemmia», hadetto il vescovo all’omelia, commentando il brano del vangelo di Gio-vanni (10, 31-42) e sottolineando il subdolo e diffuso scetticismo da cuideve mettersi al riparo ogni cristiano. Da qui l’invito a donarsi totalmen-te all’amore di Cristo, attingendo alla sacra Scrittura, «che ha nel NuovoTestamento il suo compimento e la sua pienezza».

Pubblichiamo il testo italiano delle intenzioni— universale e per l’evangelizzazione — che,come di consueto, il Papa ha affidato all’Ap o s t o l a t odella preghiera per il 2015.

GENNAIO

Universale: Perché gli appartenenti alle diversetradizioni religiose e tutti gli uomini di buonavolontà collaborino nella promozione dellapace.

Per l’evangelizzazione: Perché in questo annodedicato alla Vita consacrata i religiosi e le reli-giose ritrovino la gioia della sequela di Cristo esi adoperino con zelo al servizio dei poveri.

FEBBRAIO

Universale: Perché i carcerati, in particolare igiovani, abbiano la possibilità di ricostruire unavita dignitosa.

Per l’evangelizzazione: Perché i coniugi che sisono separati trovino accoglienza e sostegnonella comunità cristiana.

MARZO

Universale: Perché quanti sono impegnatinella ricerca scientifica si pongano a servizio delbene integrale della persona umana.

Per l’evangelizzazione: Perché sia sempre piùriconosciuto il contributo proprio della donnaalla vita della Chiesa.

APRILE

Universale: Perché gli uomini imparino a ri-spettare il creato e a custodirlo quale dono diD io.

Per l’evangelizzazione: Perché i cristiani per-seguitati sentano la presenza confortante del Si-gnore Risorto e la solidarietà di tutta la Chiesa.

MAGGIO

Universale: Perché, rifiutando la culturadell’indifferenza, possiamo prenderci cura dellesofferenze del prossimo, particolarmente deimalati e dei poveri.

Per l’evangelizzazione: Perché l’i n t e rc e s s i o n edi Maria aiuti i cristiani che vivono in contestisecolarizzati a rendersi disponibili per annuncia-re Gesù.

GIUGNO

Universale: Perché i migranti e i rifugiati tro-vino accoglienza e siano trattati con rispetto neiPaesi nei quali giungono.

Per l’evangelizzazione: Perché l’incontro per-sonale con Gesù susciti in molti giovani il desi-derio di offrirgli la propria esistenza nel sacer-dozio o nella vita consacrata.

LUGLIO

Universale: Perché la responsabilità politicasia vissuta a tutti i livelli come forma alta di ca-rità.

Per l’evangelizzazione: Perché i cristiani inAmerica Latina, di fronte alle disuguaglianzesociali, possano dare testimonianza di amoreper i poveri e contribuire ad una società più fra-terna.

AGOSTO

Universale: Perché quanti operano nel campodel volontariato si impegnino con generosità alservizio dei bisognosi.

Per l’evangelizzazione: Perché uscendo da noistessi sappiamo farci prossimo di quanti si tro-vano nelle periferie delle relazioni umane e so-ciali.

SETTEMBRE

Universale: Perché crescano le opportunità diformazione e di lavoro per tutti i giovani.

Per l’evangelizzazione: Perché i catechisti sia-no nella propria vita testimoni coerenti della fe-de che annunciano.

OTTOBRE

Universale: Perché sia sradicata la tratta dellepersone, forma moderna di schiavitù.

Per l’evangelizzazione: Perché, con spiritomissionario, le comunità cristiane del continenteasiatico annuncino il Vangelo a coloro che an-cora lo attendono.

NOVEMBRE

Universale: Perché sappiamo aprirci all’incon-tro personale e al dialogo con tutti, anche conchi ha convinzioni diverse dalle nostre.

Per l’evangelizzazione: Perché i pastori dellaChiesa, amando profondamente il proprio greg-ge, possano accompagnarne il cammino e tenereviva la speranza.

DICEMBRE

Universale: Perché tutti possiamo fare l’esp e-rienza della misericordia di Dio, che non sistanca mai di perdonare.

Per l’evangelizzazione: Perché le famiglie, inmodo particolare quelle che soffrono, trovinonella nascita di Gesù un segno di sicura spe-ranza.

Dal Vaticano, 3 gennaio 2014

di NICOLA GORI

Una “re t e ” di preghiera al servizio delPapa e del suo magistero. Così il ge-suita Claudio Barriga Domínguez —che proprio in questi giorni ha con-cluso il suo mandato di direttore ge-nerale delegato dell’Apostolato di pre-ghiera e del Movimento eucaristicogiovanile — definisce la realtà spiritua-le nata e diffusa grazie all’op eradell’associazione. In questa intervistaal nostro giornale il religioso presentale intenzioni affidate dal Pontefice peril 2015.

Qual è il filo conduttore delle intenzionidi preghiera per l’evangelizzazione?

Le intenzioni esprimono il deside-rio del Papa che la buona novella delVangelo sia al centro del nostro mes-saggio, e che la Chiesa sia sempre piùuno strumento adatto per compierequesta missione, in modo speciale trai poveri.

La tratta delle persone, che sta molto acuore al Papa, ha trovato posto inun’intenzione universale. Come pensate disensibilizzare l’opinione pubblica su que-sto fenomeno?

È molto importante parlare di que-sto dramma per prendere coscienzadella sua gravità. In molti ambienti,purtroppo, non se ne parla, si sottova-luta il fenomeno e questo silenzio è loscenario migliore per i trafficanti. Cre-do che la voce del Papa, diffusa anchedall’Apostolato, aiuterà a sensibilizza-re le persone e solleciterà i Governi amigliorare le leggi per la protezionedelle vittime.

L’Apostolato della preghiera può contri-buire a passare da una cultura dell’in-differenza a una cultura dell’accoglienza?

Considerando che l’Apostolato pro-pone una preghiera ampia, generosa,per le differenti situazioni mondiali,che vanno oltre le piccole preoccupa-zioni personali, esso non consente di

rimanere nell’indifferenza riguardo al-le grandi sfide. Quando si prega si èspinti anche a impegnarci per cambia-re le cose. Ognuno viene coinvolto,perché l’Apostolato è per tutti. Pensoagli anziani, ai malati, ai bambini.Penso anche alle persone che vivonouna situazione matrimoniale “i r re g o l a -re ”. Tutti possono vivere l’Ap ostolatoed essere collaboratori della missionedella Chiesa, con la loro preghiera econ l’offerta della vita quotidiana.

Con la sua diffusione capillare l’associa-zione è in grado di farsi eco del magiste-ro di Papa Francesco?

Siamo la rete ufficiale di preghieradel Papa, al servizio delle sue preoc-cupazioni e della diffusione del suomessaggio. Nei commenti che offria-mo ogni mese per spiegare e appro-fondire il senso delle intenzioni, pro-poniamo abitualmente testi del riccomagistero di Papa Francesco.

Storicamente l’associazione fa parte dellaCompagnia di Gesù. In che modo trovaispirazione nel carisma ignaziano?

È vero che l’Apostolato è nato inun ambiente gesuita, ma pochi annidopo la sua nascita il Papa lo ha as-sunto come opera direttamente legataal suo ministero. Quindi, l’asso ciazio-ne appartiene alla Chiesa e al SantoPadre. Chiarito questo, diciamo che laproposta spirituale dell’Ap ostolatopuò definirsi come “un cammino didisponibilità apostolica”. Questo vuoldire che l’associazione è una scuola dipreghiera e di spiritualità in grado direndere la vita più disponibile allamissione di Cristo. Si propone come“un cammino del cuore”, che partedal cuore di Dio, per andare incontroalla persona e mettersi al suo servizio.Noi gesuiti riconosciamo queste intui-zioni, centrali dell’Apostolato, comeuscite dal nucleo dell’esperienza degliEsercizi spirituali di sant’Ignazio, chehanno come obiettivo ordinare gli af-fetti per seguire Gesù e collaborare al-la sua missione.

La croce «mostruosità dell’uomo» eppure «gloriosa come l’alba di una nottelunga»: è l’immagine proposta da Papa Francesco al termine della Via crucispresieduta la sera del 18 aprile, venerdì santo, al Colosseo.

care, pesante perché riassume tuttala bruttura del male. Tuttavia, è an-che una Croce gloriosa come l’albadi una notte lunga, perché raffigurain tutto l’amore di Dio che è piùgrande delle nostre iniquità e deinostri tradimenti. Nella Croce ve-diamo la mostruosità dell’uomo,quando si lascia guidare dal male;ma vediamo anche l’immensità dellamisericordia di Dio che non ci trattasecondo i nostri peccati, ma secon-do la sua misericordia.

Di fronte alla Croce di Gesù, ve-diamo quasi fino a toccare con lemani quanto siamo amati eterna-mente; di fronte alla Croce ci sentia-mo “figli” e non “cose” o “oggetti”,come affermava San Gregorio Na-zianzeno rivolgendosi a Cristo conquesta preghiera: «Se non fossi Tu,o mio Cristo, mi sentirei creatura fi-nita. Sono nato e mi sento dissolve-re. Mangio, dormo, riposo e cammi-no, mi ammalo e guarisco. Mi assal-gono senza numero brame e tor-menti, godo del sole e di quanto laterra fruttifica. Poi, io muoio e lacarne diventa polvere come quelladegli animali, che non hanno pecca-ti. Ma io, cosa ho di più di loro?Nulla, se non Dio. Se non fossi Tu,o Cristo mio, mi sentirei creatura fi-nita. O nostro Gesù, guidaci dallaCroce alla resurrezione e insegnaciche il male non avrà l’ultima parola,ma l’amore, la misericordia e il per-dono. O Cristo, aiutaci a esclamarenuovamente: “Ieri ero crocifisso conCristo; oggi sono glorificato conLui. Ieri ero morto con Lui, oggisono vivo con Lui. Ieri ero sepoltocon Lui, oggi sono risuscitato conLui”».

Infine, tutti insieme, ricordiamo imalati, ricordiamo tutte le personeabbandonate sotto il peso della Cro-ce, affinché trovino nella prova dellaCroce la forza della speranza, dellasperanza della resurrezione edell’amore di Dio.

Speranza, risurrezione, amore diDio. Restano queste tre parole altermine della giornata in cui laChiesa fa memoria della passione diGesù. È Papa Francesco a conse-gnarle al mondo intero, a quelli chevorranno accoglierle e a quelli chenon riescono ancora a comprender-le. E a testimone chiama la croce, lavera protagonista del venerdì santoche si conclude sul colle Palatino altermine della Via crucis romana.

Con Papa Francesco ci sono oltrequarantamila persone. Sono giunteda diversi Paesi, alcuni annunciatida bandiere issate sulla folla distesadinnanzi al Colosseo. E per la mag-gior parte si tratta di nazioni lati-noamericane. Pregano tutte insieme,mentre la croce percorre la sua stra-da, sfila davanti a tutte le vicendequotidiane che coinvolgono l’uomo,e, a ogni stazione, raccoglie i tantinuovi crocifissi. C’è spazio, su quel-la strada, per tutti i drammi dell’uo-mo contemporaneo, frutto di quelleche monsignor Giancarlo MariaBregantini — l’arcivescovo di Cam-pobasso-Boiano autore delle medita-zioni proposte — non esita a definire«sozzure». Li elencano, a uno auno, l’attrice Virna Lisi e il decanotra gli speaker di questa celebrazio-ne, Orazio Coclite. Così, grazieall’eurovisione, nelle case di qualchemiliardo di persone nel mondo en-trano in rapida successione razzi-smo, cultura dello scarto, calunniedistruttive, crisi economica, denaroche domina, suicidi di chi non cel’ha fatta, corruzione, usura, immi-grati, bambini-soldato, torture, so-vraffollamento delle carceri, trattadegli esseri umani schiavizzati, im-

mobilismo, violenze sui minori esulle donne, malattia e solitudine,avidità, egoismo... Cioè tutto ciòper cui Cristo è salito su quella cro-ce e che Papa Francesco ha definitocome il peso di «tutte le ingiustizieperpetrate da ogni Caino contro suofratello».

Le meditazioni rivelano le tantesimilitudini tra le vicende narratedal Vangelo e quelle che si snodanonella vita di ogni giorno. Ed è ciòche fa toccare con mano il drammadi quella croce che continua a cam-minare nella storia. Anzi in quellacroce «vediamo la mostruositàdell’uomo — dice il Pontefice nonappena la vede ormai giunta accan-to a sé sul colle Palatino — quandosi lascia guidare dal male». Tuttaviain essa «vediamo anche l’immensitàdella misericordia di Dio che non citratta secondo i nostri peccati, masecondo la sua misericordia».

Parole che restituiscono il sensovero allo sfilare di quella crocedall’anfiteatro Flavio al Palatino,sorretta a turno dal cardinale vicarioVallini, da un operaio e da un im-prenditore, due immigrati, due ospi-ti di una comunità di recupero pertossicodipendenti, due clochard,una famiglia romana, due detenuti,due donne, due malati, due bambi-ni, due anziani, due frati della Cu-stodia di Terra santa, e infine duereligiose che l’hanno poi riconse-gnata nelle mani del cardinale vica-rio accanto al Pontefice.

Presenti, tra gli altri, i cardinaliPell, prefetto della Segreteria perl’economia, e Castrillón Hoyos, e ilvescovo Sánchez Sorondo. Con ilcardinale Vallini erano l’a rc i v e s c o v o

vicegerente Iannone e tutti i vescoviausiliari della diocesi di Roma.Hanno accompagnato il Santo Pa-dre gli arcivescovi Becciu, sostitutodella Segreteria di Stato, con l’asses-sore monsignor Wells, e Gänswein,prefetto della Casa Pontificia, con ilreggente monsignor Sapienza. Trale autorità civili, il sindaco di Roma,Ignazio Marino.

Nel pomeriggio si era svolta lacelebrazione della Passione del Si-gnore, presieduta da Papa France-sco. Il racconto della Passione se-condo Giovanni è stato cantato inlatino da tre diaconi, accompagnatidal coro della Cappella Sistina di-retta dal maestro Palombella. Dopol’omelia di padre Cantalamessa, pre-dicatore della Casa pontificia, ilPontefice ha introdotto la preghierauniversale, seguita dall’adorazionedella croce. Dal fondo della basilica,il diacono ministrante e due accoliticon i candelieri hanno portato lacroce facendo tre soste. Alla terza,nel silenzio più assoluto, il Papa, in-dossando solo il camice bianco e lastola rossa, si è inchinato per com-piere l’adorazione. La croce è statapoi portata all’altare della Confes-sione, dove è stata baciata da 38cardinali — tra i quali Parolin, segre-tario di Stato, e Sodano, decano delCollegio cardinalizio — e dagli altriecclesiastici presenti, come pure dairappresentanti del corpo diplomati-co accreditato presso la Santa Sede,con i quali erano l’a rc i v e s c o v oMamberti, segretario per i Rapporticon gli Stati, i monsignori Camille-ri, sotto-segretario per i Rapporticon gli Stati, e Bettencourt, capodel Protocollo.

Dio ha messo sulla Croce di Gesùtutto il peso dei nostri peccati, tuttele ingiustizie perpetrate da ogniCaino contro suo fratello, tuttal’amarezza del tradimento di Giuda

e di Pietro, tutta la vanità dei pre-potenti, tutta l’arroganza dei falsiamici. Era una Croce pesante, comela notte delle persone abbandonate,pesante come la morte delle persone