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Martedì, 13 Dicembre 2016 www.corrieredelmezzogiorno.it Orizzonte Sud NAPOLI TRA FORMAZIONE, LAVORO E INNOVAZIONE I l progetto dell’architetto Michele Cennamo, cantato da Eduardo Bennato, per una rete di scale mobili che consentisse a Napoli, città obliqua per definizione, di collegare e avvici- nare le sue (infinite) parti, era molto di più di un sogno impossibile. Era un’ idea di città sosteni- bile. E allora vale la pena partire da qui. Un ag- gettivo impegnativo, sostenibile. Che viene usa- to per la prima volta in una città della Danimar- ca, Aalborg, dove nel 1994 viene approvata la Carta delle città europee “per uno sviluppo dure- vole e sostenibile”. Da dove bisogna cominciare? Dalla raccolta differenziata? Dalla mobilità pubblica? Dalle bi- ciclette? Dal risparmio di energia? Dalle occasio- ni di fare impresa? I lati della sostenibilità per una città (ora area metropolitana) possono esse- re infiniti. Una cosa è certa: secondo un recente studio di Lifegate gli italiani sono molto più col- piti dall’allarme smog e dall’aumento delle tem- perature del pianeta che dall’escalation del ter- rorismo. Su nove temi di preoccupazione, sette sono legati all’ambiente. Un segnale forte. Vuol dire che si sta facendo strada una consapevolez- za diversa, non solo per le generazioni future. Le persone cominciano a essere disponibili ad ac- quisti sostenibili. All’ecologismo di maniera del- la prima ora, si è sostituito una sorta di pragma- tismo verde: l’idea di adottare scelte, procedure amministrative, progetti in grado di assimilare la richiesta di minore consumo del suolo, mino- re uso delle risorse ambientali, miglioramento dei luoghi collettivi, la cosiddetta economia condivisa. E, fateci caso, l’economia è diventata “colorata”: green-verde, quando si parla di am- biente, white economy quando si parla di welfa- re, blue-economy quando si vuole dire di un si- stema che ottenga il risultato di emissioni zero di anidride carbonica. Persino il vocabolario cambia: riciclo, riuso, recupero. Eccola la nuova sostenibilità che vede in una città come Napoli, al di là dei luoghi comuni, un cantiere ideale. Perché il punto di partenza può essere arretrato ma le energie che si stanno mettendo in movi- mento, dalle Università alla nuova consapevolez- za dei cittadini, possono essere in grado di recu- perare la distanza. Certo, il tema delle connes- sioni, la cosiddetta smart city, è centrale. Ma la sostenibilità è il risultato di un mix di interventi che vanno dalle strutture urbane, ai comporta- menti, agli incentivi per modificare le scelte in- dividuali insostenibili. E da questo punto di vi- sta, mettere in rete la doppia anima di Napoli, la cultura umanistica e il suo essere centro di ec- cellenza tecnologica (non solo per l’arrivo di Ap- ple), può rivelarsi decisivo. In ogni caso, come scriveva Alberto Savinio, bisogna ascoltare il cuore della città. Che in futuro, o sarà sostenibile o non sarà. © RIPRODUZIONE RISERVATA Passato, presente e futuro La nuova sostenibilità vede nella città metropolitana, al di là dei luoghi comuni, un cantiere ideale che si avvale di cultura umanistica e tecnologia Policromia È green quando si parla di ambiente, white a proposito di welfare, blue se si fa riferimento alle emissioni zero di anidride carbonica L’ economia verde di Nicola Saldutti On line L’inserto OrizzonteSud dedicato a Napoli è disponibile su www.corrierede lmezzogiorno.it

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Martedì, 13 Dicembre 2016 www.corrieredelmezzogiorno.it

OrizzonteSudNAPOLI TRA FORMAZIONE, LAVORO E INNOVAZIONE

I l progetto dell’architetto Michele Cennamo,cantato da Eduardo Bennato, per una rete discale mobili che consentisse a Napoli, cittàobliqua per definizione, di collegare e avvici-

nare le sue (infinite) parti, era molto di più di unsogno impossibile. Era un’ idea di città sosteni-bile. E allora vale la pena partire da qui. Un ag-gettivo impegnativo, sostenibile. Che viene usa-to per la prima volta in una città della Danimar-ca, Aalborg, dove nel 1994 viene approvata la Carta delle città europee “per uno sviluppo dure-vole e sostenibile”.

Da dove bisogna cominciare? Dalla raccoltadifferenziata? Dalla mobilità pubblica? Dalle bi-ciclette? Dal risparmio di energia? Dalle occasio-ni di fare impresa? I lati della sostenibilità per una città (ora area metropolitana) possono esse-re infiniti. Una cosa è certa: secondo un recentestudio di Lifegate gli italiani sono molto più col-piti dall’allarme smog e dall’aumento delle tem-perature del pianeta che dall’escalation del ter-rorismo. Su nove temi di preoccupazione, settesono legati all’ambiente. Un segnale forte. Vuoldire che si sta facendo strada una consapevolez-

za diversa, non solo per le generazioni future. Lepersone cominciano a essere disponibili ad ac-quisti sostenibili. All’ecologismo di maniera del-la prima ora, si è sostituito una sorta di pragma-tismo verde: l’idea di adottare scelte, procedureamministrative, progetti in grado di assimilarela richiesta di minore consumo del suolo, mino-re uso delle risorse ambientali, miglioramentodei luoghi collettivi, la cosiddetta economia condivisa. E, fateci caso, l’economia è diventata“colorata”: green-verde, quando si parla di am-biente, white economy quando si parla di welfa-

re, blue-economy quando si vuole dire di un si-stema che ottenga il risultato di emissioni zerodi anidride carbonica. Persino il vocabolariocambia: riciclo, riuso, recupero. Eccola la nuovasostenibilità che vede in una città come Napoli,al di là dei luoghi comuni, un cantiere ideale.Perché il punto di partenza può essere arretratoma le energie che si stanno mettendo in movi-mento, dalle Università alla nuova consapevolez-za dei cittadini, possono essere in grado di recu-perare la distanza. Certo, il tema delle connes-sioni, la cosiddetta smart city, è centrale. Ma la

sostenibilità è il risultato di un mix di interventiche vanno dalle strutture urbane, ai comporta-menti, agli incentivi per modificare le scelte in-dividuali insostenibili. E da questo punto di vi-sta, mettere in rete la doppia anima di Napoli, lacultura umanistica e il suo essere centro di ec-cellenza tecnologica (non solo per l’arrivo di Ap-ple), può rivelarsi decisivo. In ogni caso, comescriveva Alberto Savinio, bisogna ascoltare il cuore della città. Che in futuro, o sarà sostenibileo non sarà.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Passato, presente e futuroLa nuova sostenibilità vede nella città metropolitana, al di là dei luoghi comuni, un cantiere ideale che si avvaledi cultura umanistica e tecnologia

Policromia È green quando si parla di ambiente, white a proposito di welfare,blue se si fa riferimentoalle emissioni zero di anidride carbonica

L’ economia verde

di Nicola Saldutti

On lineL’inserto OrizzonteSud dedicato a Napoliè disponibile su www.corrieredelmezzogiorno.it

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NA2 Martedì 13 Dicembre 2016 Corriere del Mezzogiorno

Entro il 2022Un pizzicodi Silicon Valleynell’ex Cirio

Dall’inizio di ottobre c’è un pizzico di Silicon Valley a San Giovanni a Teduccio. Nella zona dell’ex Cirio, luogo simbolo del quartiere hanno preso il via i corsi dell’Academy Apple-Federico II. Una sfida al degrado che vede come è protagonista il polo universitario di San Giovanni dell’ateneo napoletano. Una realtà non ancora completa ma che sarà terminata entro il 2022 mentre a gennaio partiranno i lavoro per i laboratori del Cnr che dovrebbero esser completati entro il 2020.

L’accordo di cooperazione tra Apple e Federico II intanto ha previsto da parte del colosso dell’informatica un investimento di 5milioni e mezzo di euro su base triennale. Risorse destinate a sostenere i costi dei corsi e alcune borse di studio per i ragazzi selezionati per i corsi di formazione come sviluppatori di applicazioni su base iOs. Un’opportunità per i ragazzi che possono spendereil nuovo titolo sul proprio cv ma ben diversa dai 600 posti di lavoro annunciati inizialmente.

Le due aree

A lcuni ragazzi ridacchiano e giocano acarte, altri studiano più diligentemen-te. Tutti sono rigorosamente armati dicomputer portatile. È questo il nuovo

volto di San Giovanni a Teduccio, quartiere di Napoli Est da sempre considerato “difficile” e “arischio”. Il volto dei giovani che frequentano ilnuovo polo universitario della Federico II, lostesso polo dove da ottobre sono iniziati i corsidell’Academy di Apple. E così, come per magia,la zona dell’ex Cirio simbolo di un degrado or-mai decennale inizia a rivivere. Si risveglia. Unlento risveglio, sia ben chiaro. Appena iniziatoma il fermento c’è. La speranza è tornata. Neinegozi, qui e là, appare una foto di Steve Jobs.una frase. Le insegne e i nomi dei nuovi esercizirimandano al colosso di Cupertino e all’univer-sità. C’è chi promette offerte speciali per stu-denti di Apple e Federico II e chi investe in nuo-vi ingressi al proprio storico esercizio, per ren-dere ancora più facile la vita a eventuali avven-tori, siano essi professori o ragazzi in cerca di caffè o quaderni.

«Abbiamo messo la foto di Steve Jobs perbuon auspicio molto prima di sapere dell’Aca-demy» racconta Nunzia, responsabile dell’Uni-versity, lounge bar che ha l’entrata proprio di fronte all’università. «Abbiamo aperto due annifa, quando il progetto era ancora agli albori. Eora con l’arrivo dell’Academy c’è un po’ di spe-ranza in più. Ma badate bene, a San Giovanni ilvero mito resta sempre Maradona, non c’è Aca-demy che tenga». Poco più in là c’è un piccolo

cantiere. Molto più piccolo di quello in corso al-l’ex Cirio. Lo striscione preannuncia l’aperturadi una nuova rosticceria e pizzetteria. Il nome?Ovviamente “iOs Food”. Accanto c’è la CopyCartUniversity di Rosario Abbruzzese che, con il col-lega Antonio ha messo in bella mostra anche lui una maxi foto di Steve Jobs. «Abbiamo speso200 euro, anzi diciamo investito, e speriamoche l’arrivo dell’Academy almeno ce li faccia tri-plicare. Al momento a dire il vero il movimentoè ancora ai minimi termini e quelli che vengono

più di tutti sono i ragazzi del primo anno di uni-versità. Niente Academy, però ci crediamo edera importante esserci». «Non è che ne abbia-mo visti di ragazzi dell’Academy». «No aspetta.Il ragazzo, quello straniero, studia lì». Così As-sunto e Alessia, studenti di Ingegneria al primoanno commentano l’arrivo di Apple. «Ma soloperché, essendo studenti fuori sede, viviamoalla residenza universitaria».

All’angolo, poco distante, dopo un centrocommerciale e un negozio di elettronica di una

Apple a San GiovanniOra il degrado è finito

I corsi dell’Academy come occasione di sviluppo per il quartiere di Napoli EstLa gente del rione: «I nostri giovani hanno diritto ad avere un’opportunità»

L’ottimismodella volontàAlcuni abitanti di San Giovanni a Teduccio e, alle loro spalle, la gigantografiadi Steve Jobs, vera e propria icona del rilancio di un rione per troppo tempo dimenticato

L’eventoCosì la cittàripartedalla greeneconomy

Investimenti e sviluppo,progetti e tecnologie par-tendo dalla formazione:l’economia napoletana po-

trebbe ripartire dalla greeneconomy, un’occasione per lacittà. Questa sera Orizzonte-Sud affronta il focus sull’eco-nomia verde, settore strategi-co per il futuro della città di Napoli. E il dibattito si svolge-rà alle ore 18, nella «Sala degliAngeli» dell’Università degliStudi Suor Orsola Benincasa. Èprevista la partecipazione diAngelo Bruscino, presidente giovani imprenditori Confapi;Fabio Filocamo, presidenteHarvard Alumni Italia; Massi-mo Lo Cicero, economista; So-nia Palmeri, assessore al Lavo-ro della Regione Campania ePasquale Ranieri, amministra-tore Ranieri Impiantistica.L’incontro sarà introdotto daldirettore del Corriere del Mez-zogiorno Enzo d’Errico e daLucio d’Alessandro, rettoredell’Università Suor Orsola Be-nincasa e moderato da Anto-nio Polito, vicedirettore delCorriere della Sera. Al dibatti-to si potrà partecipare anchesu twitter @corrmezzogiornocon l’hashtag #OrizzonteSud.

Il direttore del Corriere delMezzogiorno, Enzo d’Errico,spiega: «La green economy èuna concreta occasione di svi-luppo per Napoli, città costan-temente alla ricerca di nuoveopportunità. Gli investimentinel settore delle produzionisostenibili rappresentano ilmodo per creare lavoro o ri-convertirlo, seguendo i criteridi una moderna gestione delleattività». Poi aggiunge: «Inquesto senso diventa strategi-co il ruolo della formazioneprofessionale che riesce a tra-durre le aspirazioni di chi in-veste nel futuro dell’area me-tropolitana. Nuove idee e nuo-vi percorsi aprono le porte aduna visione diversa del territo-rio, dal punto di vista culturalee imprenditoriale».

L’evento di questa sera è ac-compagnato da uno specialeOrizzonteSud, la testata chemira a raccontare il «Meridio-ne che ce la fa», con una seriedi inchieste e incontri sul terri-torio, rendendo protagonistigli attori positivi dei diversisettori produttivi, sociali e isti-tuzionali. OrizzonteSud è inedicola con il Corriere dellaSera in Sicilia, e con il Corrieredel Mezzogiorno in Campaniae Puglia. Lo speciale è dedica-to alla Green Economy, in tuttele sue declinazioni, produtti-ve, di ricerca, ambiente, for-mazione, lavoro. Dal primonumero, presentato a Palermonell’ottobre 2014, Orizzonte-Sud ha percorso molte tappe,sempre con numeri monogra-fici e incontri nel territorio:nel 2015 a Barletta, Catania, Napoli e Altamura; nel 2016ancora a Barletta, a Foggia e aNoto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Paola Cacace

di Salvatore Avitabile

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Corriere del Mezzogiorno Martedì 13 Dicembre 2016 NA3

RistrutturazioneManutenzionedell’Arenile Nord,al via il cantiere

In questi giorni a Bagnoli è in corso il primo cantiere, quello dei lavori per la manutenzione dell’Arenile Nord, che, se tutto va bene, dovrebbe concludersi a fine gennaio 2017 con il completamento degli interventi di ristrutturazione. Dopo avere effettuato la protezione del ripascimento e aver posizionato un telo semi-permeabile, si sta procedendo al ripristino dei volumi di sabbia. Peraltro, il rilancio della spiaggia e della balneabilità, come ha più volte ribadito il manager di Invitalia Domenico Arcuri, sono propedeutici alla

valorizzazione dell’arenile per uso turistico e ricreativo, centri sportivi e strutture di supporto, così come il recupero di una parte dell’antico borgo di Coroglio e due nuovi hotel prospicienti. La verità, soprattutto, per quanti napoletani non sono e conoscono queste vicende solo per averle lette sui giornali o viste di sfuggita in televisione, è che ormai da quarant’anni, il quartiere di Bagnoli, che era un modello di aggregazione sociale, e perché no, anche di militanza politica forte e sentita per intere generazioni di operai, ha

perduto un terzo della popolazione, dai calcoli più recenti circa 10 mila abitanti, solo un giovane su tre lavora, molti sono fuggiti lontano. Ma, ciò che più conta, è che la fine della fabbrica ha depauperato un valore culturale, quello del reddito che deriva dal lavoro. Non a caso, oggi, nel quartiere, sono comparse per la prima volta infiltrazioni malavitose, finora tenute alla larga proprio da un clima sociale coeso e solidale.

Ema. Impe.© RIPRODUZIONE RISERVATA

grande catena, c’è il negozio di Giuseppe Autie-ro che vende pesce e ortaggi. «Siamo qui da ge-nerazioni ma mi domando: l’arrivo di Apple da-rà un’opportunità di lavoro ai ragazzi della no-stra zona?» Nel suo negozio il dibattito su Ap-ple è acceso. Il signor Ciro Migliaccio citaGramsci e dice: «Rispetto al pessimismo dellaragione facciamo vincere l’ottimismo della vo-lontà. Nel progetto non sono previsti servizi in-terni, ristoranti e quant’altro, proprio perchél’idea è dare un po’ di respiro alla zona. Un’op-portunità ai nostri ragazzi». Autiero controbat-te: «Stiamo dicendo la stessa cosa, ma l’atten-zione deve essere alta perché i giovani di SanGiovanni hanno diritto a un’opportunità».

Arrivando su corso San Giovanni, si incrociala Caffetteria Universitaria che ha deciso di apri-re un’altra entrata su via Pietro Signorini. Allavetrina accanto l’ha fatto anche Gennaro Piro, della Cartoleria Panico la cui famiglia è qui sindal 1948. «È su questa strada che si gioca il futu-ro di San Giovanni - racconta - Qui c’era la diri-genza dell’azienda. Ed è questo forse il vero fan-tasma della Cirio, anche perché si tratta di unastruttura che va recuperata e non abbattuta. Eproprio in questo palazzo, l’ultimo che sarà concluso, saranno ospitate l’aula professori, gliuffici e la biblioteca, anche per questo abbiamodeciso di fare la doppia apertura, quella storicasul corso e questa».

Nel negozio c’è anche Enzo Morreale del Co-mitato Civico di San Giovanni a Teduccio che spiega: «La scelta industriale della Cirio è stataduratura. Ha dato aria a San Giovanni per oltreun secolo e ora la speranza è che la strutturauniversitaria e l’accordo con l’Academy Apple siano ancora più durature. Tutto è un’incognitama è vero che l’arrivo di un colosso ha messo inmoto qualcosa di importante, che può cambia-re il quartiere anche dal punto di vista sociale.Tra la centrale termo-elettrica e l’inquinamentoper la prima volta si è investito su San Giovanninell’ambito della conoscenza ed è importante che, come previsto, la struttura sia aperta al quartiere». Morreale poi incontra GiovanniSacchettino, geometra che lavora nel cantiere eche sebbene non possa dare anticipazioni tec-niche però, da uomo che lavora ormai in zonada tempo commenta: «Trattano la nostra nuovauniversità come una cattedrale nel deserto. C’èuna grande aspettativa che non va delusa in al-cun modo. C’era, da principio, chi si aspettavadi vedere la struttura coperta subito di graffiti esimili. Non c’è un punto di matita sui muri fatti.Forse anche perché si è deciso di far lavorarequi, in cantiere, molti ragazzi della zona. Si èfatto capire così ai cittadini che il cantiere è quianche per loro».

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Bagnoli, la scommessa persaIl deserto al posto del rilancioL’ex area siderurgica è l’emblema del fallimentoSulla bonifica c’è una vicenda giudiziaria in corso

dal Centro di Competenza suiRischi Ambientali, che acquisìun’area di circa 70 mila metriquadri per insediarvi un di-stretto produttivo integratooperante nel comparto dei ser-vizi ambientali? Nei fatti, uncentro di eccellenza per la ricer-ca, la produzione e l’erogazionedi servizi ad alto contenuto tec-nologico dove accogliere im-prese ed enti pubblici e privaticon queste caratteristiche.

Ma resterebbe pur sempreuna lucina in un deserto doveancora la fanno da padroni ilvecchio altoforno tutto da risi-stemare, e i nuovi insediamentidel Turtle Point, del Parco delloSport e della Porta della Parco,costati fior di miliardi di fondiUe e abbandonati così a lungoda essere vandalizzati e resi difatto inservibili, se non si met-terà di nuovo mano al portafo-glio per risistemarli.

È possibile definire oggi agrandi linee il cronoprogram-ma per il rilancio dell’ex area industriale di Napoli, ben sa-pendo che ha il valore che haperché tutti i precedenti sonomiseramente falliti e non sonostati mai centrati? Le fasi iden-tificate dal commissario SalvoNastasi nominato da Renzi edall’ad di Invitalia, DomenicoArcuri, sono tre: la bonifica dafinire entro il 2019, le infra-strutture da realizzare entro il2020, la rigenerazione urbana

per ultima, che non vuol direnuova edilizia residenziale. Nelwaterfront niente più porto-ca-nale, ma un porto turistico a Ni-sida, dove sorgeva l’antico ap-prodo romano, insieme alla de-finitiva eliminazione della col-mata a mare. Ma i l c l imapolitico attorno a Bagnoli oggiè ancor meno idilliaco di ieri: ilcommissariamento imposto

con la legge Sblocca Italia dalgoverno vede il sindaco De Ma-gistris in prima fila tra gli oppo-sitori, nonostante la recente fir-ma del Patto per Napoli. Tracarte bollate e ricorsi alla giusti-zia amministrativa si è persoanche recentemente altro tem-po prezioso. E altro si rischia difarne trascorrere inutilmenteancora.

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A vrebbe dovuto essere ilparadiso degli am-bientalisti, un polo exindustriale riconverti-

to in area ecologica a tutto ton-do. È finita come sappiamo.Una scommessa perduta.Un’occasione mancata. L’em-blema del fallimento dei pro-getti che a Napoli naufraganotra pastoie burocratiche, ritardigeneralizzati e incapacità deci-sionali. Bagnoli assume e sinte-tizza un po’ tutti questi slogan.Peraltro, non sempre giusta-mente. Perché non è vero chenell’area occidentale nulla siastato fatto fino ad oggi. Sullabonifica c’è una vicenda giudi-ziaria in corso ed è opportuno attendere che la magistratura metta la parola fine. Ma un fattoè incontestabile: ciò che è statorealizzato sui tre quarti dei 200ettari dell’ex area siderurgica èquello che era stabilito dallenorme del ministero dell’Am-biente. Poco, molto? Lo diran-no i tribunali, ma quest’assuntoè innegabile.

Così come è innegabile chequalche pur timido tentativo dirilancio avviato potrebbe addi-rittura concretizzarsi e decolla-re. Come il Polo Tecnologico dell’Ambiente? Chi non ricordala società consortile, costituitadalla Camera di Commercio e

Il passatoCiò che è stato fatto sui ¾ dei 200 ettariera stato stabilito da norme ministeriali

Il futuroBonifica da finire entro il 2019, infrastruttureda creare entro il 2020 e rigenerazione urbana

Il commissarioSalvo Nastasi, manager scelto per il rilancio di Bagnolidal premier Matteo Renzi e dall’ad di Invitalia Domenico Arcuri

Ciminierea confrontoUn simbolodi sviluppoe di speranza, nell’areadi San Giovannia Teduccio, scelta per l’insediamentodell’Apple, e un simbolo invece di degrado, nell’ex area siderurgica di Bagnoliche non è riuscita ancora, stretta tra pastoie burocratiche, ritardi generalizzati e incapacità decisionali, a trasformarsiin quell’area ecologica a tutto tondo voluta dagli ambientalisti

di Emanuele Imperiali

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NA4 Martedì 13 Dicembre 2016 Corriere del Mezzogiorno

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Corriere del Mezzogiorno Martedì 13 Dicembre 2016 NA5

Palmeri: «La Campaniaprima regione d’Italiain cui conviene investire»L’assessora al lavoro: «Programma da 400 milioniche coniuga competitività e inclusione sociale»

I serviziA Capodichinoaumento dei flussidell’8 per cento

Secondo l’aggiornamento congiunturale di Bankitalia, nei primi nove mesi del 2016 i segnali di ripresa per l’economia della Campania si sono attenuati, con una riduzione di fatturato e delle previsioni di investimenti e una stagnazione dell’export. Spicca un lieve aumento dell’occupazione, ma con un calo netto dei nuovi contratti a tempo indeterminato, che crollano del 60%. Ma in questo scenario positive le performance dei servizi, con un aumento nel

commercio (+15% della vendita di auto), del trasporto merci (+9,8% di traffici al porto di Napoli) e dei passeggeri (+8,2% per l’aeroporto di Capodichino). L’occupazione da gennaio agiugno è cresciuta del 3,4% (era +0,8% nel 2015), un dato molto più forte rispetto a quello italiano (+1,5%) e del Sud (+1,8%). Il tasso di disoccupazione è calato al 20,2% e si riducono gli«scoraggiati» il cui dato resta però altissimo, al 32,8%, rispetto alla media nazionale del 12,6%.

Le interviste

S onia Palmeri, 43 anni,nata ad Avola, in Sicilia,ma residente a Piedi-monte Matese (Caser-

ta), laureata in Giurisprudenzaalla Federico II di Napoli e ma-ster di specializzazione in“Personale e Organizzazione”presso Istud , l’Istituto Supe-riore per gli Studi Direzionalidi Stresa, è assessore regionaleal Lavoro, alle Risorse umane,al Demanio e al Patrimonio.

Assessore Palmeri, il pre-sidente della Regione Cam-pania, De Luca, ripete spessoche un Mezzogiorno con il52% di disoccupazione e cheperde 70mila giovani l’anno perché costretti ad emigrareper lavoro, difficilmente ce lapotrà fare. Con quali mezzi estrategie sta affrontando lacrisi produttiva in Campa-nia?

«Fin dal mio insediamentola situazione di grave crisi oc-

cupazionale in cui versava lanostra amata regione è appar-sa subito molto chiara: nonera presente alcuna misuraper i fuoriusciti dai processiproduttivi né erano presentiincentivi per attrarre impreseed agevolare le assunzioni. Fa-ceva capolino un tenue ripartodelle risorse su uno strumen-to principe di politiche attiveper i giovani: Garanzia Giova-ni. Ma tra le nove importantimisure per riattivare il circolovirtuoso dell’occupabilità tra igiovani che non studiano enon lavorano, nessuna previ-sione, per scelta regionale, diun incentivo all’assunzionedei giovani. Un’assenza delleistituzioni a cui occorreva por-re immediatamente rime-dio».

In che modo e soprattuttoseguendo quali strategie dicrescita?

«È nata su quest’esigenza

l’idea di realizzare un pro-gramma di sviluppo in gradodi coniugare competitività einclusione sociale. In un annoe mezzo la giunta regionale DeLuca ha puntato su oltre 400milioni di finanziamento per rilanciare l’occupazione, ed altempo stesso tamponarel’emorragia causata dalla man-canza di ammortizzatori, raf-forzando l’operatività dei cen-tri per l’impiego, uniti in retecon tutti gli altri operatori pri-vati, al fine di diffondere ederogare le misure ideate perciascun target di bisogno, at-tuando nel contempo una lot-ta serrata al lavoro nero e agliincidenti negli ambienti di la-voro».

Assessore Palmeri, comepensa che la Campania possaesercitare una capacità at-trattiva maggiore per gli in-vestimenti?

«La Campania, a partire dal

2016, è diventata la regioned’Italia in cui conviene mag-giormente investire: decontri-buzione per le assunzioni dicategorie svantaggiate al 100%;Garanzia Over (la Regione ver-sa 800 euro al mese, per 6 me-si, a sostegno del lavoratoreche ottiene la possibilità direinserirsi in azienda); Pro-gramma Ricollocami ( 7.000euro che vengono versati al-l’azienda nel casi proceda adassunzioni a tempo indeter-minato); formazione e riquali-ficazione professionale per chiesce dal mercato del lavoro;bonus occupazionale per i gio-vani neet (che ha già portatoad oltre 6 mila assunzioni); so-stegno all’autoimprenditoria-lità giovanile; Fondo per i di-pendenti di aziende in crisi.Insomma, siamo intervenutisu più fronti. Abbiamo poiampliato l’ambito dei fruitoridelle misure anche alla Pub-blica amministrazione, che così può attivare programmidi lavoro accessorio e di pub-blica utilità, impegnando di-soccupati senza alcun soste-gno al reddito in attività a be-neficio della collettività».

Ma gli ostacoli strutturali— la debolezza del tessutoproduttivo, l’insicurezza le-

gata all’illegalità diffusa, ilmercato nero — come pos-sono essere definitivamenterimossi?

«La Campania si presentaoggi come una terra di grandiopportunità, in particolare peri giovani che vogliono puntaresu se stessi, per chi è rimastosenza lavoro e senza più am-mortizzatori e per le aziendeche sono a caccia di investi-menti. Abbiamo deciso le areedi crisi non complesse e stia-mo lavorando a quelle com-plesse, per determinare unavera ripresa che dia orgoglio enuovo slancio ai nostri territo-ri. L’amministrazione De Lucaè pronta a riaprire i cantieri diopere pubbliche bloccate daanni e ad imprimere una nuo-va velocità alla crescita del-l’economia campana».

Angelo Agrippa© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lavoro accessorio«Ampliato alla Pubblica amministrazione l’ambito dei fruitori delle misure »

«Piccole e medie imprese e turismo, volano per il vero sviluppo»L’economista Lo Cicero: «Non punterei sulle nuove tecnologie, hanno bisogno di tempo per entrare a regime»

I l rilancio del Mezzogiorno d’Italia è sempreuna questione di stringente attualità. Se daun lato c’ è chi parla di crescita, dall’altra c’èchi invoca lo sviluppo del Sud e del suo si-

stema economico. Massimo Lo Cicero, econo-mista e docente universitario al Suor Orsola Be-nincasa di Napoli, suggerisce quelle che po-trebbero essere le leve per muovere, o smuove-re, la situazione che contraddistingue la partebassa dello Stivale. «Il Paese ha bisogno di usci-re dalla situazione di torpore in cui è stato co-stretto dalla crisi economica del 2008- spiega ilprofessore-. Come dopo ogni grande momentodi difficoltà, c’è bisogno di tempo per riparti-re». I campi su cui investire, risorse ed energie,sono individuati e potrebbero fungere da trai-no per ripartire. «Non punterei tutto sulle nuo-ve tecnologie- spiega Lo Cicero- che sono un ot-timo strumento, ma necessitano di tempo perentrare a pieno regime. Partirei da tutte quelleimprese medio piccole che esistono in Regio-

ne, che sono anche di eccellenza, ma devonoessere ripensate. In alcuni casi si potrebbe an-che pensare a delle fusioni, che renderebberola realtà anche più solida a livello economico».

Per rendere realizzabile questo piano, in al-cuni casi, ci sarebbe bisogno di un supportoeconomico, ma soprattutto di accesso al credi-to.«In questo le banche dovrebbero fare la loroparte- prosegue Lo Cicero-. A volte le piccole imprese sono troppo piccole per ricevere la fi-ducia necessaria dei gruppi bancari per diven-tare grandi. In questo le banche popolari po-trebbero pensare di fare sistema e creare unarete territoriale che possa incontrare le esigen-ze delle medio e piccole imprese». Sviluppo ebanche, ma non solo «la green economy restaun punto fermo per il processo di rilancio- ag-giunge l’economista-. Il concetto, rispetto glianni passati è diventato sempre più consapevo-le. Oggi è chiaro che l’energia è un bene prezio-so che non deve essere sprecato e deve essere

prodotto con tecniche sostenibili». La forma-zione e l’aggiornamento professionale restanocapisaldi dello sviluppo del meridione, che puòcontare anche su un’altra “arma”, il turismo.

«Le regioni del Sud sono ricche di storia epossiedono un patrimonio culturale importan-te- spiega Lo Cicero-. Dovremmo essere capacidi sfruttare il momento favorevole per metterein mostra le nostre bellezze. Bisogna ripensareil modo di presentarci ai turisti, essendo faro,come direbbero gli inglesi, e attrarre turisti equindi economia straniera». Uno sforzo con-giunto che dovrebbe dare la possibilità di usci-re dalla situazione di stallo in cui ci troviamo:«Se puntiamo su formazione, green economy,sviluppo e turismo, dialogando in maniera se-ria con le banche, nel 2022 potremmo anchepensare di essere usciti dalla crisi che ci ha col-pito una decina di anni fa».

Walter Medolla© RIPRODUZIONE RISERVATA

Chi è Massimo Lo Ciceroè economista e docente universitarioal Suor Orsola Benincasa di Napoli e presso l’Università degli studiLa Sapienzadi Roma

Contro la crisi Sono nove le misure adottate dalla Regione per riattivare il circolo virtuoso dell’occupabilitàtra i giovani e chi è in cerca di riqualificazione

Chi è

Sonia Palmeriè nata ad Avola (Siracusa). Ha 43 anni e vivea Piedimonte Matese (Caserta). Madre di Christiane Sofia,è un avvocato lavorista.Ha sempre operato nel campo delle risorse umane

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NA6 Martedì 13 Dicembre 2016 Corriere del Mezzogiorno

Napoli Est, i privati vanno alla riscossaPrezioso: «2,3 miliardi per riqualificare»Il presidente degli industriali: «Le istituzioni delocalizzino gli ex depositi petroliferi»

Chi è

Ambrogio Prezioso, laureatocon il massimo dei votiin Ingegneria Civile presso la Federico II di Napoli,è presidente dell’Unione Industriali di Napoli dal 2014

S i scrive Naplest e si leg-ge Comitato promotoreper la riqualificazionedella periferia orientale

del capoluogo campano.Un’idea nata nell’ottobre 2010da sedici imprenditori impe-gnati in piani di sviluppo im-mobiliare che, in seguito, han-no istituito un comitato per-manente, presieduto da Mari-lù Faraone Mennella, nel qualesi sono aggiunti altri soggetti,per un totale di 40, tra cui an-che realtà produttive già pre-senti nell’area. Aziende privateche hanno deciso di investireinsieme 2,3 miliardi di euro dirisorse proprie per valorizzare,attraverso una serie d’inter-venti mirati, la zona est di Na-poli, lasciando a carico delpubblico la realizzazione di in-frastrutture e opere di urba-nizzazione, per le quali l’Euro-pa ha stanziato 206,9 milionidi euro.

L’obiettivo è fare business,naturalmente, ma anche pro-durre crescita economica e so-ciale. Il comitato ha ricevutotra gli altri, il patrocinio del-l’Unione Industriali di Napoli,l’associazione presieduta daAmbrogio Prezioso, che è an-

che uno dei componenti delComitato stesso. «Naplest èdiventato uno stakeholder ter-ritoriale - spiega Prezioso - cheè riuscito ad agire ad integra-zione delle iniziative degli entilocali, dando vita ad un con-creto esempio di sussidiarietàorizzontale, accompagnandoe seguendo nella specifica ca-bina di regia, il programma diinterventi infrastrutturali ap-provati dall’Europa». Il comi-

costruzione del lotto Brin 69,la cui architettura interna –sottolinea Prezioso - ha ricevu-to vari riconoscimenti ed è sta-ta oggetto di ammirazione daparte di esperti e studiosi ve-nuti da Cambridge e dalla Sor-bona. Poi la ristrutturazionedella ex Manifattura Tabacchi,la nuova sede dell’UniversitàParthenope, dell’Orientale e infuturo della facoltà di Scienzemotorie. Certo, siamo ancoraal 20% del progetto, a causa divari stop and go». Per dare unavvio spedito, occorre scio-gliere il nodo politico della de-localizzazione degli ex deposi-ti petroliferi, fermo da 30 anni

«che presto speriamo si scio-glierà – auspica Prezioso - per-ché è previsto dal piano rego-latore e perché lo richiede ilbuon senso. Per ora l’Eni ha ri-mosso i vecchi serbatoi ed ècominciato il piano di bonificadella Kuwait. Ora tocca alleistituzioni». Tra l’altro i soldici sarebbero: sia nel Patto perNapoli che nel Patto per laCampania sono previsti fondia valere su fondi Ue di diversimilioni di euro.

Laura Cocozza© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’aggregazioneIn 40 nel comitato permanente presieduto da Marilù Faraone Mennella

Il futuro L’Associazione Naplest et Pompei è stata costituita nel luglio 2015, in continuità con il Comitato Naplest, per allargare le finalità iniziali allo sviluppo dell’intera area metropolitana orientale di Napoli"Città metropolitana (resa operativa dalla legge 56/2014). Il territorio di riferimento così individuato, che unisce i quartieri della periferia orientale della città di Napoli fino ai territori dei comuni di Pompei e

Castellammare di Stabia necessita, infatti, secondo gli attuali 40 promotori del comitato, di un’unica visione e strategia di area vasta per lo sviluppo economico e sociale dell’area orientale della città che si estende per circa 27 kmq e interessa circa 150mila abitanti. I progetti prevedono investimenti privati superiori ai 2 miliardi, oltre alle opere per la nuova tratta della metropolitana. La trasformazione investe

un’area di oltre 265 ettari, di cui 90 destinati a parco. Partendo dal protocollo sottoscritto nel marzo 2013 con Comune di Napoli e con la Regione Campania, l’associazione ha predisposto un masterplan allargato anche all’area di Pompei, che individua, nell’ambito di una visione di area vasta, una strategia territoriale di sviluppo urbano, sociale ed economico trasversale a tutte le sue componenti. (l. c.)

Il rilancioUn masterplanallargatoall’area di Pompei

tato ha costituito un’associa-zione anche con gli imprendi-tori interessati allo sviluppodell’area della Buffer zone diPompei, «in maniera – conti-nua - di promuovere insieme ilrilancio del territorio e svilup-pare, nelle due aree che dista-no pochi chilometri l’una dal-l’altra, una progettualità inte-grata in una vision strategicaunica». Alcuni risultati tangi-bili si sono già ottenuti. «La ri-

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Corriere del Mezzogiorno Martedì 13 Dicembre 2016 NA7

Infrastrutture

Porto, doppio hub per il riscatto S’insedia il presidente Spirito, parte la sfida del grande polo integrato con Salerno

L a creazione di un hub lo-gistico-commerciale e diun hub turistico e la pre-visione normativa di una

zona economica speciale per igrandi porti della Campania,primo tra tutti quello di Napoli.È la ricetta che imprenditori edistituzioni nei dibattiti degli ul-timi due anni consigliano per ilfuturo e il riscatto del porto diNapoli, dove troppe occasionisono state perdute e molte ri-sorse economiche che si sareb-bero potute intercettare non so-no state utilizzate. Dunque il ri-scatto parte da punti ben preci-s i : i n n a n z i t u t t o l ariqualificazione del molo SanVincenzo e la nascita del Museodel mare ma anche la nomina diun presidente qualificato – de-signato finalmente dopo quasi1400 giorni di commissaria-mento– che sappia program-mare a lungo e realizzare e por-tare a termine quelle opere (adesempio, dragaggi e darsena dilevante) fondamentali per losviluppo commerciale delloscalo.

Ma l’idea vincente per recu-perare una fonte essenziale perl’economia parte da un puntoben preciso. Quello propostogià un anno fa dall’Unione degliIndustriali di Napoli: il porto diNapoli deve essere valorizzato

attraverso la creazione di unhub logistico-commerciale e diun hub turistico. Due azioni perle quali gli Industriali hanno ri-chiesto precisi interventi: tom-bamento della darsena di levan-te, dragaggio ed escavo dei fon-dali, realizzazione di opere stra-d a l i e f e r r o v i a r i e p e r i lpotenziamento dei collegamen-ti fra porto, interporti e retro-porti e semplificazione norma-tiva e burocratica sono le quat-tro condizioni imprescindibiliattraverso cui realizzare l’hublogistico-commerciale. Inoltreoccorre – secondo la governan-ce delle imprese del territorio -intervenire con una profonda ri-qualificazione della parte mo-numentale del porto che mettaa sistema le diverse zone: Beve-rello, piazzale Angioino con lasua naturale estensione versopiazza Municipio, Calata Pilie-ro, darsena Acton, molo SanVincenzo ed edificio dell’Imma-colatella.

A questo si aggiunga l’dea pa-ventata più volte dalla RegioneCampania, e in particolare dal-l’assessorato alle attività pro-duttive, e cioè che i due porti principali della Campania, diNapoli e Salerno, si trasforminoin un grande polo integrato diuna zona economica specialeche consenta di ravvivare grazie

rato ampia esperienza nel cam-po del trasporto merci ferrovia-rio con Trenitalia, e nei porti cu-rando la logistica al porto di Ge-nova.

Altro nodo, recentementeemerso, che il nuovo presidentesi troverà sulla scrivania è quel-lo sulle emissioni del porto chepare contribuiscano all’inqui-namento della città, sebbene sitratti di valori, eccetto la quanti-tà di benzene registrata in viaMarina, che non superano i li-miti di legge. Questo secondo irisultati di una doppia indaginecondotta quest’anno da Orion(Università Federico II) e IstitutoMotori del Cnr. «Su via Marinaed al varco Bausan – spiegavaOrion – per sei settimane nelperiodo invernale dal 20 genna-io all’8 marzo 2016, nel porto enelle zone limitrofe misurate inun raggio di 1,5 chilometri incinque direttrici dal porto, i li-velli di inquinamento atmosfe-rico da benzene No2 (diossidodi azoto) e So2 (anidride solfo-rosa) sono in generale al di sot-to dei limiti annuali».

In generale, i livelli di polveririscontrate nell’area portualenon sono «significativamentesuperiori» a quelli delle areedella città ad alta densità di traf-fico veicolare. La questione èquella della possibilità che sia ilporto a determinare i problemidi inquinamento cittadino. Ineffetti, le misurazioni effettuatea giugno di quest’anno «indica-no un aumento delle concentra-zioni di polveri associato a unelevato livello di traffico di navidi linea, crociere e cargo».

Paolo Picone© RIPRODUZIONE RISERVATA

alla free tax zone gli investimen-ti e di realizzare una grande in-terconnessione di scambio etrasporto con ferrovie, porti, in-terporti, aeroporti dell’interoSud. Un progetto articolato cheprevede quindi la previsionenormativa di una zona econo-mica speciale per i grandi portidella Campania che verrà di-scussa a breve con il governo Renzi nell’ambito del Patto per il Sud. Tutte questioni che do-vrà affrontare all’inizio del suomandato il nuovo presidentedell’Autorità di sistema portua-le del Medio Tirreno, Pietro Spi-

rito. E che la sfida per il rilanciodel porto di Napoli sia ormaiuna questione nazionale sicomprende dal fatto che Spiritoha dovuto rinunciare, ad altriincarichi precedenti ed in parti-colare alle varie consulenzecompresa quella che lo vedevain prima linea sul fronte Bagno-li vicino al commissario SalvoNastasi e all’ad di Invitalia Do-menico Arcuri. Top manager54enne, Spirito è reduce dal-l’esperienza di dirigente nel-l’azienda di trasporto pubblicodel Comune di Roma, l’Atac.Precedentemente aveva matu-

Il luogoDopo un lungo periodo in cui è stato privodi una guida, il portodi Napolisi appresta a vivere una nuova stagione di rilancio e di valorizzazione

Chi è

Top manager 54enne, il neo presidente del porto di Napoli Pietro Spirito è reduce dall’esperienza di dirigente nell’azienda di trasporto pubblico del Comune di Roma, l’Atac

Il Porto di Napoli, movimenta insieme al porto di Salerno il 54% del traffico delle autostrade del mare dell’Italia. Per autostrade del mare si intende il collegamento di medio raggio (Sicilia, Sardegna) per persone e merci. Nel 2011 si é attestato all’11esimo posto tra i porti più trafficati d’Europa per numero di passeggeri mentre i dati del 2014 lo collocano al 14° posto mondiale per le crociere turistiche. L’area complessiva si estende per oltre 20 chilometri in lunghezza ed è adibita ad uso multifunzionale per un totale di 14 moli (La Pietra, Molo

Angioino, Molo Beverello, Molosiglio, Calata di Porta di Massa, Mergellina, Darsena Acton, Duca degli Abruzzi, Calata Marinella, molo San Vincenzo, Darsena di Levante, molo Vittorio Emanuele e Pietrarsa). La gestione e il coordinamento delle attività con gli altri organi (comitato portuale, commissione consultiva e collegio dei revisori dei conti) sono svolte dall’authority portuale, che si occupa anche del porto di Castellammare di Stabia che, con i propri 1060 metri quadri ,rappresenta il principale settore cantieristico.

La classificaTraffico,all’11° postonel mondo

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NA8 Martedì 13 Dicembre 2016 Corriere del Mezzogiorno

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Corriere del Mezzogiorno Martedì 13 Dicembre 2016 NA9

Trend positivoBoom di iscrizioni,il 10% in piùrispetto al 2015

È un vero e proprio boom di iscrizioni quello che si registra quest’anno al Suor Orsola Benincasa: con leimmatricolazioni ancora aperte fino al 31 dicembre il dato attuale dei nuovi iscritti (ad oggi oltre 2550) registra già unaumento del 10% rispetto agli immatricolati dello scorso anno (2364) e del 15% rispetto alla media degli immatricolati dell’ultimo quinquennio

(2250). Un trend, dunque, in continuacrescita quest’anno grazie anche all’assoluta novità del primo corso di laurea italiano in Economia aziendale specificamente dedicato alla Green Economy. I dati sono stati resi noti nei giorni scorsi durante l’inaugurazione del 115esimo anno accademico con una lezione sul diritto del presidente della CorteCostituzionale Paolo Grossi .

La formazione

«È necessario mettere in un unico circuito:ricerca, produzione e formazione. Solo questatriade è in grado di arricchire un territorio». Non ha dubbi Lucio d’Alessandro, rettore delSuor Orsola Benincasa e vicepresidente della conferenza dei rettori delle università italiane,«l’università è un aspetto fondamentale del tes-suto sociale ed economico in cui è inserita».Questo è sicuramente fondamentale, ma non èabbastanza, perché aggiunge: «è importanteanche aprirsi al mondo».

Professore, in che modo si realizza il dialo-go tra università e territorio?

«Lo sviluppo di una zona e delle sue aziendesi lega molto alla qualità di conoscenze di cuidispone. Oggi si parla di economia della cono-scenza e di sviluppo sostenibile, nel senso che ilmaggior fattore di produzione, ciò che caratte-rizza un prodotto rispetto a un altro e fa in mo-do che questo abbia una sua capacità di imporsisul mercato è l’innovazione. Questo sviluppo èil frutto della ricerca. I paesi che hanno maggio-ri risorse sono quelli che investono sulla cono-scenza, come il Giappone, la Germania e gli Sta-ti Uniti. Ogni territorio è più o meno ricco infunzione del suo patrimonio di saperi, ma an-

che il territorio deve fare la sua parte e investirenelle università. Dunque, bisogna creare tra questi due attori una relazione sinergica».

Da quest’anno il Suor Orsola Benincasa hainaugurato il primo corso di laurea in Greeneconomy in tutt’Italia, è il segno di una rela-zione sempre più stretta tra l’accademia el’esigenza di uno sviluppo che non guardi so-lo al profitto, ma anche alla sostenibilità am-bientale?

«Oggi tutta l’economia va verso la direzionedel green. Le aziende iniziano a pensare in ter-mini di equilibrio tra modalità di produzione el’inquinamento prodotto dagli scarti delle lavo-razioni industriali. La green economy è, dun-que, il tema al centro dell’economia del XXI se-colo. Andando avanti, quella che ora è una spe-

«L’università è il maggiore fornitore di capi-tale umano, ma nello stesso tempo, per nonperdere il suo ruolo, deve investire su se stessa,sulla qualità delle sue risorse umane, dunque,ritengo che sia importante selezionare docentivalidi e dotarsi di tecnologie».

Qual è il legame di un’istituzione come ilSuor Orsola Benincasa con la comunità par-tenopea?

« In una città come Napoli l’accademia deveessere il luogo all’interno del quale si elaboranoi saperi, si valorizza il talento dei giovani e sicrea comunità di scambio intellettuale. Tuttoquesto ha una ricaduta sulla comunità, perchépermette di inserire nel tessuto della società ci-vile nuove conoscenze e professionalità semprepiù specializzate, che possono essere produtti-ve e portare ricchezza. Non vanno però trascu-rate le conoscenze teoriche, perché contribui-scono a creare una società più avanzata, dove laconvivenza è migliore. Non a caso le città piùimportanti del mondo hanno più di un’univer-sità, perché migliori sono i centri di ricerca, meglio si vive».

Alessandra Caligiuri© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lucio D’Alessandro, rettore del Suor Orsola Benincasa e vicepresidente della Crui:«Siamo stati i primi ad istituire un corso di laurea sostenibile, in 75 hanno risposto»

«Università, futuro green»

Studio con vistaIl panorama d’incanto che si apre sul golfodi Napolidalle terrazzedel SuorOrsola Benincasa,con il Vesuviosullo sfondo.A destra,alcuni studenti mentre seguonole lezioni in aula. Proprio nei giorni scorsiè stato annunciato il boom di iscrizioni

Il ruolo dell’ateneo«Siamo il maggiore fornitoredi capitale umano ma al contempodobbiamo investire su noi stessi,selezionando docenti e tecnologie»

Nella Sala degli angeli marmi decorati e quadri del SeicentoUna cappella dall’impianto rettangolare, priva di navate, come le aule antiche di predicazione

L a Sala degli angeli è unoscrigno di marmi deco-rati e quadri del Seicen-to napoletano, nascosto

tra gli ampi corridoi maiolica-ti, i chiostri e i giardini pensilidel Suor Orsola Benincasa diNapoli. Il complesso di edificiche oggi ospita l’università in-titolata alla mistica e religiosa,Orsola Benincasa, fondatricenel 1583 dell’ordine delle suo-re teatine, ha una storia archi-tettonica tutt’altro che lineare,in cui si sono incrociati stili di-versi, in tempi diversi.

Quella che una volta eraun’abbazia è formata, infatti,da due monasteri, costruiti ri-spettivamente nel XVI e nelXVII secolo. La Sala degli ange-

li è una cappella dall’impiantorettangolare priva di navate,come le aule antiche di predi-cazione. Finita di costruire nel1668, un tempo è stata il luogodi culto del monastero di clau-sura.Entrando nella chiesa epercorrendo l’unico corridoiocentrale si arriva all’altaremaggiore, una struttura inmarmo bardiglio decorato conincisioni di motivi naturalisti-ci. Sull’altare si può osservareuna nicchia e all’interno unastatua di legno della Vergine,databile intorno alla metà del‘700. Questa statua è simile aquella che si trova nella chiesasuperiore del Benincasa.

Ma non conviene accelerareil passo, per raggiungere in

fretta l’altare maggiore, perchési rischia di perdere la colle-zione di quadri del Seicentonapoletano che decora le pa-reti.Andrea Malinconico, Sal-vatore Mollo e Andrea Vaccaro,sono gli autori delle cinquegrandi tele che ornano le pare-ti. Le scene raffigurate rappre-sentano i soggetti religiosi, ti-pici dell’arte sacra del periodo.Nello specifico si possono am-mirare: San Giuseppe e il Bam-bino Gesù, la Trinità con San Filippo Neri, Sant’Anna, SanGioacchino e la Vergine bam-bina, l’angelo custode e l’Im-macolata.

Sulla chiesa si affaccia uncoro, ma della grata lignea cheun tempo lo separava dalla sa-

la, restano oggi solo la balau-stra e due grandi crocifissicentrali. Vale la pena anchespostare lo sguardo verso ilbasso, perché del coro è degnodi nota anche il pavimentomaiolicato, realizzato dall’arti-sta Ignazio Chianese nel 1764.Scrigno nello scrigno è la pic-cola cappella situata sul latodestro. All’interno si possonoosservare gli affreschi di Nico-la Russo, allievo di Luca Gior-dano, databili anch’essi, comel’intera sala, alla fine del ’600.Anche in questo caso non bi-sogna trascurare il pavimentodecorato dalle maioliche diLeonardo Chianese.

A. C.© RIPRODUZIONE RISERVATAL’antica abbazia La Sala degli angeli vista dall’alto

LocationNella Sala degli angeli del Suor Orsola Benincasa si svolge oggil’incontro-dibattito sul futuro sostenibile della cittàdi Napoli a cura del Corriere del Mezzogiorno

cializzazione diventerà l’ordinario. Per questo abbiamo pensato che un corso del genere sa-rebbe stato molto utile al nostro territorio, manello stesso tempo abbiamo riflettuto sul fattoche per essere efficace andava progettato insie-me alle aziende che si occupano di questo. Ilnuovo piano di studi ha avuto un’ottima rispo-sta, pensavamo di avere 50 studenti e ne abbia-mo 75, non tutti campani»

Lei ha detto che al centro dello sviluppo diun territorio c’è la conoscenza, dunque, il ca-pitale umano. Questa risorsa che ruolo deveavere in una metropoli come Napoli?

Chi èLucio D’Alessandroè il rettore del Suor Orsola Benincasae vicepresidente della Conferenza dei Rettori universitari

Page 10: Orizzonte Sud nella citt metropolitana, al di l dei luoghi comuni, un … · 2016. 12. 13. · Corriere del Mezzogiorno Marted 13 Dicembre 2016 NA 3 Ristrutturazione Manutenzione

NA10 Martedì 13 Dicembre 2016 Corriere del Mezzogiorno

Il manager

L a tradizione come puntadi diamante dell’innova-zione aziendale nel Me-ridione. Sembra azzar-

dato associare un bagaglio diconoscenze che ha radici nelpassato con l’utilizzo delle mo-derne tecnologie di produzio-ne e marketing. Eppure la ca-pacità di lanciare sul binariodella competitività digitale ilpatrimonio di qualità traman-dato di generazione in genera-zione, potrebbe essere la chia-ve di volta per lo sviluppo diuna realtà imprenditoriale sa-na ma frammentata e poco in-traprendente. «Al Sud dobbia-mo mettere a valore ciò cheesiste con idee originali. In Ca-labria, ad esempio, un giovaneha creato una start up agricolarilanciando la filiera dei graniantichi. Abbiamo bisogno diprogettualità di questo tipo e,soprattutto, di coraggio».

La ricetta per la crescita pro-posta da Fabio Filocamo – im-prenditore, manager e presi-dente dell’Harvard Club ofItaly – si fonda sull’ottimizza-zione di due risorse che nondobbiamo andare a cercare al-trove: la qualità e l’intelligen-za. Una ricchezza coltivata neiprogrammi di formazionecontinua organizzati dall’asso-ciazione che riunisce gli exstudenti italiani della celebreuniversità con sede a Cambri-dge, negli Usa. Con l’aggiuntadi un ingrediente in più: la ca-pacità di osare. «Una buonaidea sviluppata male, vale me-no di una cattiva idea portataavanti con convinzione e im-pegno», dice Filocamo, che èanche editorialista di CorriereInnovazione e Corriere Impre-se.

Le migliori scuole negli Sta-ti Uniti incoraggiano i giovani

a rischiare e realizzare progettioriginali.

«L’obiettivo – spiega Filoca-mo – è quello di estrarre dalpotenziale di ciascun indivi-duo le sue qualità migliori, ri-muovendo le barriere perso-nali, culturali e sociali che neimbrigliano le capacità».Spesso in America le iniziativeimprenditoriali sono avviateda zero, viceversa in Italia c’èun tessuto produttivo che ha alle spalle un lungo percorso.Ma non ci si può sedere sugliallori, aspettando che le op-portunità di mercato piovanodall’alto. L’innovazione è ilpunto di partenza per aprirenuovi scenari, tenendo pre-sente che la qualità del prodot-to deve essere valorizzata.

«Le imprese italiane devonoaggredire i mercati esteri ag-giornandosi costantemente –afferma il presidente dell’Har-vard Club –. Lo strumento di-gitale è fondamentale per au-mentale la produttività e an-che un design diverso e piùfunzionale rende i prodottimigliori. Questo vale in modoparticolare nel mondo dellameccanica, che copre il 60%dell’export italiano e vincequando propone soluzionipersonalizzate per macchine

utensili o da lavoro».In molti territori meridiona-

li è maturato inoltre negli anniun fertile know how che chie-de solo di essere messo a valo-re.

Secondo Filocamo al Sud,rispetto al resto della Penisola,prevale un’elasticità mentale,una rapidità di pensiero chepuò e deve essere un’arma vin-cente. A conti fatti, abbiamo lacreatività e la tradizione. Man-ca ancora un po’ di coraggio?«Le statistiche dicono che, inproporzione, i migranti crea-no più imprese rispetto ai cit-tadini italiani. Forse i primi,pure a fronte di maggiori disa-gi, mostrano oggi più voglia diemergere. Insegnare a metter-si in gioco ed a lanciarsi – con-clude Filocamo – è una grandesfida e lezione di vita».

Marco Molino© RIPRODUZIONE RISERVATA

In posaStudenti universitari prontiad affrontare le nuove sfide imposte dal mercato globale

Saper trasformare l’eccellenza delMade in Italy in un modello e un processo di business digitalefarebbe recuperare il 2% del Pil e 700.000 posti di lavoro. Per diventare un esperto parte a febbraio il primo Masterin Digital Transformation per il Made in Italy curato da Tag Innovation School, la scuola dell’innovazione di Talent Garden,Cisco Italia e Intesa Sanpaolo. Una full

immersion di 12 settimane nel campus d’innovazione più grande d’Europa a Milano e 6 settimane di consulenza presso aziende del Made in Italy distribuite sul territorio da Torino aPadova, da Firenze a Bologna, da Roma a Napoli. Il Master in Digital Transformation per il Made in Italy partirà lunedì 20 febbraio 2017, ma le selezioni sono già aperte.

Il masterEconomia digitale,le consulenzeanche a Napoli

Filocamo: «La strategia vincente?Valorizzare le risorse che abbiamo»La ricetta per la crescitadel presidente dell’Harvard Club:«Ottimizziamo sempre qualità e intelligenza»

Il know how«Per aggredire i mercati esteri bisogna aggiornarsi costantemente»

Chi è

Fabio Filocamo,manager e presidente dell’Harvard Club of Italy, che riunisce gli ex allievi dell’università di Cambridge

Dall’America al mondo, il club degli AlumniL’ateneo di Cambridge è presente anche in Italia: riunioni e convegni

L a Harvard Alumni Association èl’associazione ufficiale deglistudenti ed ex alunni dell’Uni-

versità di Harvard. Ha ramificazioniin tutto il mondo. Lo scopo del so-dalizio è quello di promuovere il be-nessere dell’ateneo statunitense estabilire un rapporto reciprocamen-te vantaggioso con tutti i suoi ex al-lievi. Il programma del club prevedeuna vasta gamma di attività di for-mazione continua, servizi on-line,ed eventi in tutto il mondo. Un clas-sico è la Global Networking Night,evento biennale che mette in con-nessione per una notte alunni giova-ni e vecchi riuniti in appositi locali.Un’opportunità di networking e di-vertimento.

Il primo Global, tenutosi il 30 di-cembre 2008 ha visto oltre 1.700 per-

sone in 15 sedi in tutto il mondo. Daallora l’evento si è ampliato a più di85 sedi che ospitano oltre 5.500 par-tecipanti ogni gennaio e giugno.

La sezione italiana, fondata nel2002, promuove numerosi meeting,giornate di studio e appuntamentidedicati alla cultura e all’arte. Nel lu-glio scorso, in collaborazione conl’Accademia delle Belle Arti di Ro-ma, il club ha organizzato la mostradi una collezione di disegni inediti prodotti tra la fine dell’Ottocento el’inizio del Novecento dai miglioriallievi della Facoltà di Architetturadell’Accademia di Roma, fondatanel 1634 e attiva come tale fino al1933. Alcuni di questi studenti, sonostati in seguito gli architetti chehanno progettato la moderna Capi-tale e molti edifici e monumenti in

Italia e nel mondo. Di carattere eco-nomico l’incontro tenuto invece aMilano sul settore turismo in colla-borazione con le associazioni di exallievi di Princeton, Mit e BerkeleyBusiness School. E negli eventi del-l’Harvard Club Italia l’attenzione èanche rivolta ai temi della politica,come nell’incontro dedicato al pro-cesso di riforma istituzionale, orga-nizzato con il Centro Studi America-ni. Una conferenza che ha visto la partecipazione, fra gli altri, di Giu-liano Amato, ex ministro del Consi-glio e ora giudice alla Corte costitu-zionale, Sabino Cassese, giudiceemerito della Corte Costituzionale eAntonio Catricalà, ex presidentedella Anti-Trust Authority.

M. M.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lo stemmaL’Harvard University di Cambridge è tra gli atenei più prestigiosi

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Lo stageAlcuni giovani impegnati in attività di formazione: determinante oggi la conoscenza delle nuove tecnologie

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Corriere del Mezzogiorno Martedì 13 Dicembre 2016 NA11

Lo sviluppo a metà

A ncora tanto lavoro dafare per Napoli per sulfronte raccolta diffe-renziata. A raccontar-

lo i dati della XII edizione delrapporto di LegambienteCampania sui “Comuni Rici-cloni”. Ebbene nell’edizione2016 dello studio si evidenziacome tra i vari capoluoghi del-la nostra regione Napoli siatristemente all’ultimo posto dopo Benevento, Salerno, Ca-serta e Avellino, con solo il 24,96% della raccolta differen-ziata effettuata nel corso del2015.

Lato positivo l’attenzionecomunque alla questione am-bientale da parte dei cittadini

visto che il rapporto di Legam-biente mostra che la maggio-ranza dei comuni campani haraggiunto un minimo del 65%di differenziata. La provinciadi Napoli però in effetti, non sipiazza benissimo. Unica ecce-zione nella top ten generalestilata considerando il valoredell’indice Ipac, ossia l’indicedi prestazione ambientale deiComuni che tiene conto di dif-ferenziata e buone pratiche,raggiunto nel corso del 2015 èBacoli, che si ritrova comun-que solo al quinto posto e unapercentuale di raccolta diffe-renziata dell’81,75% effettuatadai suoi oltre 27mila abitanti.

Stesso discorso per la classi-

Ambiente Spa con sede a San Vitaliano in provincia di Napoli fa parte di Greenenergy Holding Spa, un gruppo che ha un approccio integrato al trasporto, trattamento, bonifica e valorizzazione dei rifiuti sia di origine industriale che domestica. L’esperienza delle società del gruppo controllate, maturata in 30 anni circa di attività, ne costituisce un punto di riferimento in ambito nazionale. Ambiente Spa, B.Energy Spa e Planetaria Srl uniscono in effetti

competenze diverse. La prima opera nel campo della selezione e valorizzazione dei rifiuti, la seconda nel trattamento dei reflui industriali e nel campo delle bonifiche ambientali. La terza si occupa delle attività connesse al trasporto di rifiuti di ogni tipo. Un gruppo “green” a 360 gradi anche grazie alla forza dell’innovazione per un’industria sempre più ecosostenibile e competitiva, in Campania come nel resto d’Italia.

La missionL’holding che fadel ciclo dei rifiutiun circolo virtuoso

Raccolta differenziata,Napoli è ancora ultimama la provincia recuperaLa maggioranza dei comuni campani al 65%“Ricicloni” Vico Equense e Somma Vesuviana

Ambiente Spa, impianti all’avanguardiaCosì la spazzatura diventa una risorsaBruscino: «A fine mese avremo recuperato centomila tonnellate di materia prima seconda»

di Paola Cacace

«B isogna avere ilcoraggio di var-care i confinidell’immagina-

bile. Tra innovazione meccani-ca e chimica. Al di là dei procla-mi su green economy ed eco-nomia circolare, quando si in-nova con un po’ di brutalecoraggio è il territorio che neguadagna». Questa è la greeneconomy secondo Angelo Bru-scino, presidente Giovani Im-prenditori Confapi e socio diAmbiente Spa, azienda delgruppo GreenEnergy HoldingSpa, leader nel recupero di ma-teria prima derivante dai rifiu-ti. «Più si spinge sull’innova-zione tecnologica più si riesce arappresentare il meglio nel-l’ambito dell’economia verde.Considerate che secondo unrecente studio della Fondazio-ne Sviluppo Sostenibile, l’Italiaè tra le prime nazioni in Europaper capacità e qualità di azien-de che applicano sia come ser-vice che al loro interno strate-gie legate alla green economy.Questo grazie alle realtà chehanno deciso di innovare i lorosistemi produttivi con investi-menti mirati nell’ambito dellaricerca universitaria o indu-striale che sia. Magari anche al-le collaborazioni internaziona-li». E lo sanno bene all’Am-biente Spa. L’azienda nella suasede di San Vitaliano, in pro-vincia di Napoli, ad aprile scor-so ha inaugurato un impiantoad altissima tecnologia propriograzie alla partnership con re-altà francesi, polacche e tede-sche, realizzando un maxi smi-

statore automatico che con unaserie di sensori distingue ma-teriali, colori e composizionedei vari rifiuti derivati dal clas-sico saccone del multi-mate-riale.

«Un impianto - spiega Bru-scino - più che all’avanguardiache sta superando le nostreaspettative. Considerate che adicembre avremo recuperato100mila tonnellate di materiaprima seconda. Ossia quellache deriva dalla raccolta diffe-renziata. L’impianto è il nume-ro uno di Europa grazie ai suoiben 20 lettori ottici. Sensoriche in base alla penetrazione eal riflesso della luce sui mate-riali ne riconoscono prima ditutto la qualità merceologica,ossia cosa sono: carta, ferra,plastica. Addirittura il tipo di

plastica distinguendone bendodici tipi. Persino i colori».

Oggi i problemi di molti im-pianti standard è proprio laqualità in uscita della nuovamateria prima, quella appuntoderivata dai rifiuti, che è sca-dente. Un esempio semplice.Altri impianti, a differenza diquello di San Vitaliano, nonriescono a distinguere il tetra-pak dal polistirolo creando unamateria prima seconda “mista”e quindi di scarsa qualità. «Er-

roneamente si pensa che lagreen economy sia sinonimodi decrescita. Non è così. Il se-greto è la crescita sostenibile. Ilrecupero di materie prime se-conde e la scelta di non usarematerie vergini. La scelta dinon depauperare il territorio.Non è un caso se con il nostrogruppo siamo all’avanguardiaanche nel settore della depura-zione delle acque industriali.Grazie alla B.Energy, societàsempre della GreenEnergy

La sede Ambiente Spa, l’azienda del gruppo GreenEnergy Holding Spa si trova a San Vitaliano in provincia di Napoli

Holding, solo quest’anno ab-biamo depurato 60milioni dilitri di acque industriali. Sia-mo, inoltre, impegnati anchenel campo bio-remediation deiterreni inquinati grazie all’ap-plicazione di particolari tecno-logie organiche e inorganiche.Quindi anche con la coltivazio-ne di alcuni batteri speciali cheiniettati nel suolo con una par-ticolare tecnica, divorano gliidrocarburi presenti pulendo ilsuolo naturalmente in tempimedio accettabile. Quello chela natura farebbe in 50 annigrazie al lavoro di questi batteriavviene in 2 anni. Massimo cin-que, a seconda ovviamente del-la natura dell’inquinante pre-sente nel terreno. Ecco, ognivolta che si è parlato della Terradei Fuochi si è parlato anche diqueste tecniche come fosserofantascientifiche ma in realtà ilnostro gruppo le mette in pra-tica in molti posti. Devo diresoprattutto al Nord e al NordEst da più di 30 anni con ottimirisultati».

Un’economia che quindifunziona e che può far bene an-che al territorio e all’ambiente trasformando la materia primaderivata dal riciclo dei rifiutinei piatti, nelle bottiglie, ma-glioni, panchine e tanto altro.«Questa deve essere la sfidache dovrebbe affrontare la Re-gione Campania. Le istituzioni,cosa che accade di rado, devo-no incoraggiare gli investimen-ti che si pongono come obietti-vo principale quello di prende-re la materia prima recuperatae ritrasformarla in un oggettoper reimmetterla all’internodel ciclo del consumo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

l’80,60% e il 65,98% di raccoltadifferenziata.

Podio tutto napoletano in-vece per la classifica dei comu-ni ricicloni che hanno tra i20mila e i 50mila abitanti. Ba-coli, Vico Equense e SommaVesuviana si fanno valere. Laprima in classifica, Bacoli, èper l’appunto anche nella topten generale. Vico Equense lasegue a ruota con un Indice diprestazione ambientale di76,59 e una raccolta differen-ziata del 66,56. Terza appuntoSomma Vesuviana con un Ipacdi 72,96 e una Rd di65,66.

A chiudere la classifica dei10 più ricicloni altri tre comuninapoletani ossia Quarto (Ipac72,58 - Rd 62,68%), Sant’Anti-mo (Ipac 70,49 - Rd 63,56%) einfine Poggiomarino (Ipac64,15 - Rd 54,49%) Infine tra iComuni con 50mila e 10milaabitanti al primo posto si piaz-za sempre la partenopea Poz-zuoli con il 78,85% di raccoltadifferenziata, seguita da Acer-ra, con il 70,25%. Nella classifi-ca si piazzano anche Portici al5° posto, Casalnuovo di Napoli(6°), Casoria (7°), Castellama-re di Stabia (9°) e Torre delGreco chiude la classifica aldecimo posto.

Pa. Ca.© RIPRODUZIONE RISERVATA

pea in classifica. Fortunata-mente la provincia si fa piùpresente nella tabella che ri-guarda i Comuni che hannotra i 10mila e i 20mila abitanti.Al quinto posto dei Comunipiù ricicloni di questa fasciac’è infatti Massa Lubrense conil 69,18% di raccolta differen-ziata e un Ipac che ha raggiun-to un punteggio di 76.

Al settimo posto Monte diProcida seguita da Procida al-l’ottavo con rispettivamente

fica che prende in considera-zione, per lo stesso periodo ditempo ossia il 2015, i comunitra i 500 e i 10mila abitanti. Nella top tre, dopo la salernita-na Sassano e la beneventanaGuardia Sanframondi c’è Age-rola proprio in provincia diNapoli con un indice di presta-zione ambientale dell’80,08 euna raccolta differenziata (Rd)che ha raggiunto il 74,40%. An-che in questo caso c’è solo unacittà della provincia parteno-

Disinquinamento«Con batteri speciali puliamo il suolo in due anni, la Natura ne impiegherebbe 50»

Depurazione«Soltanto nel 2016 abbiamo trattato 60 milioni di litri di acque non industriali»

Civismo e civiltàI cassonetti per la differenziata a Napoli, esempio di civiltà che deve far dimenticare per sempre l’emergenza rifiuti

Chi è

Angelo Bruscino, presidente Giovani Imprenditori Confapi e socio di Ambiente Spa, del gruppo GreenEnergy Holding Spa, leader nel recupero di materia prima dai rifiuti

20I lettori ottici in base al riflesso della luce sui materiali ne riconoscono la qualità merceologica, ossia cosa sono: carta, ferra, plastica.

81,7È la percentuale di raccolta differenziata effettuata dai 27 mila abitanti di Bacoli, il comune più virtuoso in tutto il Napoletano

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NA12 Martedì 13 Dicembre 2016 Corriere del Mezzogiorno

Il confronto

«B isogna porre alla basel’economia della bel-lezza. Far sì che la stra-ordinaria offerta cultu-

rale della città diventi la piattaforma da cui rilanciare i servizi». Per MicheleBuonomo, presidente di LegambienteCampania, può partire da qui la rina-scita di Napoli per l’ambiente e la so-stenibilità.

Presidente Buonomo, che mo-mento vive la città in relazione aquesti temi?

«Secondo l’ultima nostra indagineche mette a confronto i capoluoghiitaliani e un recente studio dell’Uni-versità di Roma, la città non eccelle dalpunto di vista della sostenibilità: dallamobilità alla raccolta differenziata,dalla qualità dell’aria ai consumi idri-ci. Per cui, in sintesi, Napoli è una cittàstraordinariamente bella per esserevissuta qualche giorno come fanno ituristi e meno ospitale invece con ipropri cittadini».

Quali i problemi maggiori?«Prima di tutto la mobilità, ancora

troppo affidata a quella individuale, equindi alle auto, benché Napoli abbiafatto notevoli passi in avanti grazie allametropolitana. Ma restano tante zoneancora da collegare. Poi c’è la qualitàdell’aria, cattiva oltre i limiti in alcunimesi dell’anno, nonostante il mare.Infine, la raccolta differenziata, anco-ra in ritardo».

Le notizie positive?

«Per quelle sul fronte ambientaleservono anni. Posso dire che sono sta-ti innalzati alcuni parametri a tuteladell’ambiente, è migliorata la balnea-bilità dell’acqua in alcune zone. Per ilresto la città ha bisogno di grandi in-vestimenti. L’entusiasmo del sindacode Magistris su questi temi va corro-borato da azioni di sistema non facilida attuare ma che comunque ci siaspetta da un’amministrazione al se-condo mandato. Servono ovviamenteanche risorse nazionali».

Cosa dovrebbe fare la politica nel-lo specifico?

«Concentrarsi sui temi ambientalicon convinzione, perché da questo di-pende il rilancio, anche economicodella città. Si migliora la vivibilità. Cisono metropoli come Milano che so-no avanti a Napoli nella classifica dellaqualità della vita. E Milano ha avutouna trasformazione in positivo»

Cosa è cambiato lì?«Soprattutto la qualità della mobi-

lità. Hanno lavorato bene, non solo suquella pubblica. Il car sharing è moltodiffuso. Girano meno auto con conse-guenze positive naturalmente anche

per l’ambiente. In tal senso Napoli do-vrebbe impegnarsi di più».

Cosa devono fare i cittadini?«Pretendere servizi migliori, sfor-

zarsi di utilizzare i trasporti pubblici,non usare l’auto in modo indiscrimi-nato e fare la differenziata che è il pri-mo tassello dell’economia circolare ediventa anche elemento di produzio-ne di ricchezza».

Quali le sue idee per Napoli? «Mi concentrerei su due cose: mo-

bilità e raccolta differenziata. Non so-no parametri solo ambientali ma an-che di qualità della vita e legati all’eco-nomia».

Quali i progetti di Legambienteper la città?

«Ne abbiamo tantissimi, stiamoprovando a mettere in rete le espe-rienze di green economy e da qualchetempo nella chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli abbiamo creato un labo-ratorio di cittadinanza. Partiamo dallabellezza e mettiamo insieme cultura,educazione ambientale e nuove ideedi sviluppo».

M. B.© RIPRODUZIONE RISERVATA

E’ stato diffuso nei giorni scorsi da Legambiente l’annuale rapporto sulla qualità della vita nelle città italiane. I risultati emersi, per quanto riguarda la città di Napoli, sono estremamente negativi. Nella classifica 2016 dell’ecosistema urbano, Napoli si ritrova all’82esimo posto, su 104 città prese in esame. Dal rapporto si legge «Napoli, nonostante sia stata fino al 2011 in piena emergenza rifiuti, non ha colto l’occasione di questa crisi per un deciso cambio di passo: la raccolta differenziata è

cresciuta, ma un ritmo abbondantemente inferiore all’1,5% annuo ed è ancora distante dal rispetto degli standard fissati dalla normativa». Negativi anche i dati relativi alla rete idrica: «Nel capoluogo partenopeo salgono a dismisura anche le perdite di rete, dal 24% del 2011 al 42% del 2015. Napoli è al 72esimo posto. Inoltre il capoluogo campano mostra perdite della rete idrica che superano il 40% e infrastrutture dedicate alle biciclette praticamente quasi inesistenti».

Il rapporto 2016Nella rete idrica42% di perdite Niente piste ciclabili

Da sinistra

«Mobilità sostenibile e car sharingNapoli prenda esempio da Milano»

Michele Buonomo (Legambiente):«Qualità dell’aria, qui c’è ancora molto da fareIn Lombardia una trasformazione in positivo»

BuonomoPresidente di Legambiente Campania dal 2005 e membro della segreteria nazionale, è originario di Pontecagnano (Salerno). È laureato in Scienze politiche

Che cosa è

Legambiente, che ha appena festeggiato i primi trent’anni di attività, rappresenta il costante impegno a favore della sostenibilità, del volontariato e delle buone pratiche politicamente schierato a sinistra

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Corriere del Mezzogiorno Martedì 13 Dicembre 2016 NA13

Tra i luoghi della cultura gratuiti più visitati nel 2016 in Italia primeggia il Pantheon, che è stato raggiunto da un milione di persone in più rispetto allo scorso anno, seguito dal parco di Capodimonte e quello del Castello di Miramare a Trieste. Sono alcuni dati dell’annuale rapporto sui beni culturali redatto da FareAmbiente e presentato nei giorni scorsi. Dal dossier emerge che sono stati circa 43 milioni in totale i visitatori dei luoghi di cultura statali generando incassi per

circa 155milioni euro con una crescita, nel solo settore pubblico, del 6% corrispondente a circa 2,5milioni di visitatori. Gli introiti sono saliti del 14% pari a circa 20milioni di euro, in aumento anche gli ingressi gratuiti, 900mila (il 4%). Le regioni con maggiori risultati positivi sono state il Lazio con 62.838.837 di euro, seguito da Campania (35.415022), Toscana (29.890.419), Piemonte (10.829.653), Lombardia (5.656.677) e Friuli Venezia Giulia con 1.151.233 euro.

Dopo il PantheonCapodimonte,il parco è al toptra i posti più visitati

A ccantonare il fondamentali-smo ideologico che blocca losviluppo sostenibile. Migliora-re la gestione dei rifiuti e pun-

tare sulla mobilità sostenibile. SecondoVincenzo Pepe, presidente del movi-mento ecologista “FareAmbiente”, lacrescita di Napoli sotto il profilo del-l’ambiente si gioca su questi temi.

Presidente Pepe, qual è l’attuale si-tuazione della città in fatto di ambien-te e sostenibilità?

«È una città senza vie di mezzo, doveconvivono bellezze supreme e il massi-mo del degrado, e che deve riconquista-re una qualità ambientale normale, sot-to il profilo dei rifiuti, dell’aria e dello stile di vita. Deve pure ritrovare la vivaci-tà culturale, anche se a dire il vero qual-che passo in avanti è stato fatto, perchél’ambiente è legato anche alla qualitàdella vita, alla cultura e allo star bene».

I problemi maggiori? «La mobilità sostenibile e il ciclo in-

tegrato dei rifiuti. La normalità va trova-ta anche lì, ci sono ancora zone in cuinon si fa la differenziata. Normalità vuoldire non cercare numeri eccezionali intal senso, ma accettabili».

Le notizie positive? «Il flusso turistico. L’ambiente non è

solo l’aria, ma anche cura dei beni cultu-rali, e se una città è fortemente degrada-ta non è attrattiva, ed è anche identità,cosa che a Napoli è molto forte. Ora bi-sogna migliorare dove il degrado è mas-simo».

Secondo lei cosa non ha funzionatonegli ultimi tempi?

«Il ciclo integrato dei rifiuti è stato undisastro, senza gli impianti di compo-staggio il problema non si risolverà mai.Oggi i rifiuti vanno a Padova, con costieccessivi di trasporto. Per me è un’inci-viltà. Il fondamentalismo ideologiconega lo sviluppo sostenibile, che com-porta sì un rischio perché quello esistesempre, ma è un rischio accettabile».

Cosa dovrebbe fare la politica?«Superare questo fondamentalismo

e andare verso un modello di città mo-derna, come Barcellona o Amsterdam.Ripeto, io leggo come un atto di incivil-tà il fatto che gran parte dei rifiuti ven-gono mandati lontano dalla città e congrandi spese. Il sindaco de Magistris de-ve avere il coraggio di dire che ragionareda fondamentalisti in tema di rifiuti èsolo romanticismo ideologico. Bello, ma non risolve il problema».

Cosa devono fare i cittadini?«Recuperare il senso del rispetto non

solo dentro casa, perché anche fuori ècasa nostra. E ancora recuperare un ruo-lo forte di cittadinanza attiva, organiz-

zare la vita e gli spostamenti pensandoall’ambiente. C’è molto da lavorare, madevo riconoscere che ci sono stati mi-glioramenti negli ultimi tempi».

Le sue idee per la città di Napoli? «Innanzitutto perfezionare il ciclo in-

tegrato dei rifiuti. Poi lavorare per avereuna migliore mobilità sostenibile, in-trodurre pian piano quella elettrica sul-la falsariga di ciò che hanno fatto aMontpellier in Francia. Tutto questo vorrebbe dire avere meno inquinamen-to atmosferico e quindi meno rischi. So-no fattori molto importanti».

Quali sono i progetti di “FareAm-biente” per la città?

«Aumenteremo il numero delle no-stre guardie ambientali in città. Già orasono oltre cento. Saranno molto impe-gnate nella prevenzione e nell’educazio-ne all’ambiente. L’obiettivo è sensibiliz-zare i cittadini sul tema, provando inol-tre a convincerli a fare loro stessi educa-z i o n e a m b i e n t a l e . C h e n o ndimentichiamo è un vero e proprio stiledi vita».

Mario Basile© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da destra

«Basta fondamentalismi ideologiciAmsterdam sia il nostro modello»

Vincenzo Pepe (FareAmbiente):«Ciclo dei rifiuti, servono impianti di compostaggioe portare la cultura dove il degrado è massimo»

PepeFondatore di FareAmbiente, è docente di Diritto costituzionale comparato e Diritto dell’ambiente italiano e comparato presso la Sun di Napoli

Che cosa è

FareAmbiente è movimento ecologista europeo nato dall’iniziativa di alcuni docenti universitari che hanno deciso diunirsi per contrastare metodologie anacronistiche per la tutela dell’ambiente. Politicamente schierato a destra

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NA14 Martedì 13 Dicembre 2016 Corriere del Mezzogiorno

La tecnologia

L a storia dell’illuminazio-ne pubblica nella zonavesuviana passa ancheda qui, dalla Ranieri im-

piantistica, azienda che dallafine del XIX secolo inizia a cu-rare l’illuminazione pubblicadel comune di Ottaviano e l’in-stallazione di luminarie per fe-ste patronali. Nei primi anni’60, l’azienda si specializza an-che in altri campi, soprattuttoin impianti di riscaldamento,di trattamento aria, di depura-zione acqua e di riconversionecentrali termiche, da gasolio autilizzo di altri comburenti.«Mio padre Michele fu il pri-mo a portare nella zona vesu-viana il riscaldamento, eranogli anni ‘60», racconta Pasqua-le Ranieri, ora alla guida del-l’azienda di famiglia, che è laterza generazione di impren-ditori che opera nel settoreimpiantistica.

Come è cambiato in questianni il modo di fare impian-ti?

«La nostra società da oltretrent’anni è presente sul mer-cato, anche se è dall’inizio delsecolo scorso che si occupa diimpianti, e la parole d’ordine èsempre stata specializzazione.Ranieri Impiantistica, oggi,progetta, costruisce e gestisceimpianti soprattutto di clima-tizzazione, seguendo tre capi-saldi, la competenza tecnicadei nostri operai, la sostenibi-lità ambientale e la formazio-ne costante».

Capisaldi che vi hannoportato a essere una delle re-altà campane più solide e ap-prezzate anche fuori regio-ne.

«Nel corso degli anni abbia-mo lavorato quasi in tutta Ita-lia: Lazio, Piemonte, Toscana,Emilia Romagna, ma alla fineabbiamo deciso di concentrar-ci nella nostra terra e sul no-stro territorio. Le province diNapoli, Caserta e Avellino sonooggi le zone dove si concentramaggiormente la nostra attivi-tà».

Quanti dipendenti conta laRanieri Impiantistica?

«Oggi siamo in venti. Lo

scorso anno, grazie al costantelavoro di formazione e specia-lizzazione dei nostri dipen-denti, siamo riusciti a raddop-piare il fatturato. La formazio-ne del personale è stato unodegli strumenti più importan-ti per la nostra crescita perchéottimizza i servizi e rende i di-pendenti parte integrante delnostro progetto. Il dipendentecostantemente aggiornato especializzato è il miglior bi-glietto da visita che si possaesibire».

Crescita, sviluppo e forma-zione camminano di paripasso con una particolaresensibilità per l’ambiente.

«Indubbiamente quandorealizziamo un impianto dedi-chiamo una particolare atten-zione all’ambiente, acquistan-do un atteggiamento respon-sabile e consapevole in tutte lefasi del processo lavorativo».

Parlando con lei viene in

mente che devo chiamare iltecnico per il controllo an-nuale della caldaia di casa.

«Lo faccia al più presto (sor-ride,ndr). La manutenzionedella caldaia per un impiantodomestico è una operazioneimportantissima. Qualche uc-cello potrebbe aver nidificatonella canna fumaria o qualchecomponente potrebbe esserecompromesso. Quei 30 o 50euro all’anno che si spendonoper la manutenzione sono po-ca cosa rispetto alla sicurezza eal buon funzionamento del-l’impianto domestico».

È un appello alla sicurez-za?

«Assolutamente si. La ma-nutenzione è fondamentale, soprattutto nel campo dell’im-piantistica».

A parte gli spot, graditissi-mi, per la sicurezza domesti-ca, ci dice qual è il segretoper rendere un’azienda soli-da e competitiva?

«Un’azienda va avanti e si faapprezzare dalla sua clientelaquando la sua squadra è ope-rativa e competente. Per que-sto continueremo a investiresempre nella migliore forma-zione per tutti i nostri dipen-denti».

Il forte legame con le pro-prie origini ha consentito allaRanieri Impiantistica di matu-rare una particolare attenzio-ne e cura per i bisogni del ter-ritorio. In una fase storica incui i fondi pubblici non sem-brano essere mai abbastanzasufficienti l’azienda ha contri-buito a progetti di salvaguar-dia dell’arte, come il restaurodegli strumenti musicali diGaetano Donizetti a PollenaTrocchia e il recupero di pa-stori del Settecento e di nume-rosi quadri della Scuola Napo-letana nella chiesa di San Mi-chele Arcangelo di Ottaviano,ma anche a progetti di solida-rietà e supporto come quelliforniti alla Croce Rossa pom-peiana e al Centro Superabilidi Pagani, in provincia di Sa-lerno.

Walter Medolla© RIPRODUZIONE RISERVATA

Luminarie e pannelli fotovoltaici Tra gli impianti messi in opera dalla ditta Ranieri giunta alla terza generazione di imprenditori

E’ attiva sul lungomare (tutta l’area da via Partenope al Castel dell’Ovo, dalla villa comunale a tutto il lungomare), a piazza Garibaldi (piazzale stazione centrale) e al Pan il Palazzo delle Arti di Napoli di via dei Mille, la rete wi-fi pubblica e gratuita del progetto Napoli cloud city. Ogni utente ha a disposizione due ore giornaliere di connessione (anche non continuative) e 200 Mbyte di download. Per poterne usufruire l’utente deve recarsi in prossimità di una delle antenne

attualmente attive e con il proprio dispositivo deve agganciarsi alla rete wi-fi “Napoli Cloud City”. Si aprirà una pagina del Comune. Finché navigherà all’interno dei siti presenti in questa pagina non dovrà autenticarsi. Se desidera navigare all’esterno deve andare su “Wi-fi gratuito”. Qui troverà una mappa con indicate l’ubicazione di tutte le antenne attive. Digitando “naviga ora” passerà alla pagina di autenticazione. Per autenticarsi deve avere username e password.

La connessioneWi-fi gratuitosul lungomareEcco come fare

Ranieri Tra impianti e impegno socialeLa ditta che portò l’illuminazione pubblica nell’area vesuviana si occupa anche dei bisogni del territorioDal restauro di strumenti musicali di Donizetti al recupero di pastori del ‘700 e tele di Scuola napoletana

I tre capisaldi«Competenza degli operai, sostenibilità ambientale e formazione costante»

La manutenzione«Nell’impiantistica è fondamentale,non trascuratelaper le caldaie di casa»

Economia digitale: «A Napoli miniera di talenti e voglia di fare» Il manager di Indra, multinazionale spagnola: «Abbiamo investito qui, in un anno crescita del 25%»

«A Napoli c’è unaminiera di ta-lenti e grandevoglia di fare».

Parola di Pedro Garcia, presi-dente, amministratore delega-to e ceo di Indra, la multina-zionale spagnola leader nellenuove tecnologie, secondogruppo industriale europeodel settore per capitalizzazio-ne in borsa nonché secondaimpresa spagnola per investi-menti in ricerca e sviluppo con37 mila dipendenti impiegatinel mondo. Da quando nel2013 il manager madrileno èsbarcato a Roma con una pre-cisa mission, quella di imple-mentare le attività della suasocietà anche in Italia, il fattu-

rato, e non solo quello, è in co-stante ascesa.

«In cinque anni - ha spiega-to di recente Garcia al Corrieredella Sera - abbiamo raddop-piato il personale in Italia arri-vando a oltre seicento profes-sionisti, stiamo continuandoad assumere e abbiamo anco-ra circa 50 posizioni aperte».

Ma è soprattutto la “piazza”napoletana a dare le maggiorisoddisfazioni: la scorsa estateIndra ha aperto un “hub” a Ma-tera, collegato al centro di Na-poli dove oltre cento personelavorano nell’elaborare solu-zioni e piattaforme software,tasselli che vanno a comporreil mosaico del network inter-nazionale di software lab di In-

dra costituita da 22 centri intutto il mondo. Non è un casoche nella città partenopea ilgruppo spagnolo abbia decisodi organizzare la convention ditutte le Software factory chegestisce nel mondo. «Qui -spiega Garcia - ho trovatograndi talenti, un livello di preparazione eccellente, mol-ta voglia di fare e una culturasimile alla nostra».

Napoli ha risposto moltobene anche in termini di cre-scita che l’anno scorso si è at-testata sul 25%. «E non è finita- riprende il manager madrile-no - a Matera assumeremo al-tri giovani e stiamo per avviarel’attività a Torino». Insomma,il momento è particolarmente

favorevole per un settore incontinua evoluzione: proprioin Italia Indra ha appena lan-ciato Minsait, una nuova strut-tura in cui sono state raggrup-pate le soluzioni tecnologichee di consulenza nel businessdigitale. Un momento impor-tante per le aziende, che va pe-rò colto al volo. «Il mercato ita-liano è un mercato maturo -conclude Garcia - ha un gran-de potenziale di crescita nel-l’industria 4.0. Ma le aziendedevono essere rapide a cam-biare pelle e cultura, perchénell’economia digitale non è ilpesce grosso a mangiare quel-lo piccolo ma il più veloce amangiare il più lento».

© RIPRODUZIONE RISERVATANel mondo Oltre 37 mila dipendenti Indra, 100 a Napoli

L’azienda

Le origini della Ranieri Impiantistica si collocano tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo con Michele Ranieri che da impiantista cura l’illuminazione pubblica di Ottaviano e l’installazione di luminarie per feste patronali. Il fondatore è affiancato dal figlio Pasquale, che si dedica anche alla costruzione di distillatori.Tra il 1950 ed il 1960 entra in scena la terza generazione. L’ingegno di Michele Ranieri varca i confini locali e ottiene grande visibilità con la realizzazione di impianti in tutta Italia come specialista della società Aster di Roma. L’espansione continua

Che cos’èÈ la multinazionale spagnola leader nelle nuove tecnologie, secondo gruppo industriale europeo del settore per capitalizzazione in borsa

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Corriere del Mezzogiorno Martedì 13 Dicembre 2016 NA15

Il progetto Nell’economia verde della Campania c’è anche un nuovo fenomeno: l’agricoltura. Si tratta di un suggestivo connubio tra l’azienda agricola di produzione biologica e biodinamica «La Colombaia Amico Bio» di Capua ed uno dei gioielli del patrimonio culturale italiano, l’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere, il secondo anfiteatro al mondo per dimensioni dopo il Colosseo. Lì tre anni orsono è nata «Arena Spartacus Amico Bio», il primo ristorante biologico

al mondo in un sito archeologico, che proprio stasera organizza al Suor Orsola per «OrizzonteSud» una vetrina degustativa delle migliori eccellenze campane di produzione biologica e biodinamica. La superficie aziendale è di 100 ettari di cui 30 a frutteto (albicocco, pesco, susino e melo), e 70 ad ortive, di cui 25 ettari in ambiente protetto; tutti coltivati secondo i principi dell’agricoltura biologica disciplinati dal Registro Ue e l’agricoltura biodinamica a marchio Demeter.

L’aziendaCon «Amico Bio»tra agricolturae produttività

Meridione esempio di best practiceOrizzonteSud, le idee in cammino

O rizzonteSud, il viaggioattraverso le eccellen-ze del Mezzogiornotorna a Napoli. Partito

il 10 ottobre 2014 a Palermo, ilprogetto del Corriere del Mez-zogiorno che racconta le bestpractice di un’area geograficatroppo spesso bistrattata, inquesta tappa punta i riflettorisu ambiente, sostenibilità egreen economy.

«Innovazione non è solo tec-nologia, è anche testa – ha det-to Antonio Polito, vicedirettoredel Corriere della Sera e ideato-re del format OrizzonteSud, loscorso giugno a Napoli affron-tando il tema smart city - Capa-cità di fare le cose in un modomai fatto prima». E in questo i napoletani hannoforse una marcia in più. Quel che non manca è infatti propriola creatività e la voglia di rein-ventare e reinventarsi. Orizzon-teSud non si è fermato ai solicapoluoghi di regione, ma que-st’anno ha raggiunto anche No-to, gioiello barocco in provinciadi Siracusa. Il direttore del Corriere del Mez-zogiorno Enzo d’Errico ha sotto-lineato durante il dibattito al te-atro Tina Di Lorenzo, nel cuoredel centro storico netino comesia importante per un giornale

uscire dalla redazione e rag-giungere i territori per ascolta-re le voci dei suoi lettori. «È così– ha detto d’Errico - che si gene-ra massa critica capace d’inci-dere su una politica che spessonon marcia alla stessa velocitàdell’imprenditoria». Ed è pro-prio quanto emerso a Noto,l’esistenza di un’imprenditoria“ruggente” ostacolata però dalmacigno burocrazia e da unapolitica che non ne sostienesufficientemente le spinte. In-

sieme ovviamente, e soprattut-to per la Sicilia, ad un gap infra-strutturale da spina nel fianco.E ancora abbiamo raccontato laPuglia, con “La disfida delleidee” a Barletta. Qui si è parlatodella necessità di un nuovo me-ridionalismo. Pasquale Cascellasindaco di Barletta si è dettostanco di discutere del divarioNord-Sud. «Qui c’è un territorioconsapevole dei problemi – haspiegato - Dobbiamo capovol-gere gli schemi: basta rivendi-

L inea ferroviaria Bari-Roma, una sera difine gennaio. Vorrei lavorare ma il miodirimpettaio non sta nella pelle: «Noncredete ai tanti menagramo che si tro-vano in giro: per il Mezzogiorno si pro-spettano anni da favola. Sì, avete inteso bene:da fa-vo-la. Cisco? Apple? Ma no, ma di che par-late! I 30 milioni all’anno per tre anni di investi-menti di Cisco sono – con rispetto parlando –bazzecole: solo in Puglia la Regione ne spreca30 all’anno strapagando le carrozzine motoriz-zate! Parliamo di cose serie: le belle notizie so-no altre. Tanto per cominciare, si può final-mente tornare a fare politica come una volta. Sipuò tornare ad investire in progetti di medioperiodo: le elezioni costano e non si possonorischiare a vuoto risorse ed energie. Infatti nonsi corre più il rischio di stare all’opposizione: almassimo si fa qualche giorno di purgatorio epoi nell’interesse della governabilità, con di-screzione, si passa in maggioranza. Questo si-gnifica sapere sempre chi comanda da noi e aRoma e regolarsi di conseguenza. E non si ri-

mane mai a piedi: i partiti non sono taxi (comediceva uno che non ricordo). No, i partiti meri-dionali si sono uberizzati. Anche part time, maun giro te lo fanno fare tutti. Ma proprio tutti. Eun “giro” ti può cambiare la vita. E poi, e poi …è proprio cambiata l’aria. Come lo chiamatevoi? Ecco: il clima culturale. Certo, abbiamo passato un brutto quarto d’ora con la storia del-la spending o come si chiama. Ma alla fine, èandata molto bene. Del resto, come dice lapubblicità? No spesa pubblica, no party (chepoi vorrebbe dire, no elezioni). E poi ha senti-to? Vogliono rifare i patti. Si dice che non sa-ranno più territoriali ma istituzionali, che nonsaranno più 100 o 200 ma 15, ma va bene lostesso. Solo il nome mette il buonumore. Co-me diciamo noi che li conosciamo bene, dovec’è un patto c’è un tavolo. E a tavola, si sa, nons’invecchia. Ma ci sono cose ancora più grosse:ancora uno sforzo e il Mezzogiorno potrebbe

Il Meridione Chi vuole farne una regione d’Europa ha una difficoltà in più: èlontana la prospettiva mediterranea

tornare ad avere il suo acciaio di Stato: è comeper lo scudetto a Napoli, uno pensa che certecose nella sua vita le vede solo una volta. E se-condo me è solo l’inizio: dice che lo Stato hacomprato pure gli alberghi. Era ora! E non met-tiamo limiti alla Provvidenza: alla radio ho sen-tito che potremmo finalmente tornare ad averele banche di Stato. E, a proposito di banche, seha ragione il cugino di mio cognato (che ha unparente a Roma al ministero), avrebbero trova-to anche una maniera per mettere una bellapezza anche ai buchi della Cassa rurale del pae-se. Pare che a pagare – giustamente - sarannoquei manici di scopa della Cassa rurale del co-mune vicino che ogni volta che gli chiedi unprestito pare sempre che i soldi sono loro. In-somma, c’è ancora molto da fare, ma oggi si ve-dono opportunità che fino a qualche anno fanon potevamo nemmeno immaginare. Del re-sto, da Roma in su non parlano più di secessio-

ne: forse non è un caso. Quel che non capisco èperché i giovani se ne vanno: ma dove lo trova-no un posto così? Dopo di che, chiamatelo co-me volete: rinnovamento, Francesco, Giusep-pe: per me va tutto bene. E, per favore, mo’ noncominciate a farmi una testa tanto con i nume-ri, con le percentuali, con la distanza fra il norde il sud … Se qualcuno avesse mai preso sul se-rio i numeri il Sud non sarebbe il Sud. Mi sba-glio?».Sbaglia? Non so. Certo, è difficile negare chese le classi dirigenti avessero voluto leggere inumeri del Mezzogiorno da vent’anni a questaparte non saremmo dove siamo. Ma non è que-sto il punto. Il punto è che il compito di chi vuole fare del Mezzogiorno una regione d’Eu-ropa a tutti gli effetti è oggi molto più difficiledi quanto non fosse qualche tempo fa. Si è al-lontanata la prospettiva mediterranea.

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di Nicola Rossi

Se le classi dirigenti avessero voluto leggere i numeri del Mezzogiorno da vent’anni a questa parte non saremmo dove siamo

OrizzonteSudGiovedì 11 Febbraio 2016

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Sul webLo speciale Orizzonte Sud è consultabile anche sul web all’indirizzo www.corrieredelmezzogiorno.it

TERRITORIO, SVILUPPO E INNOVAZIONE

Sud, la (di)sfida è solitaria

cazioni, è il momento di affer-mare la logica della program-mazione e dello sviluppo. Biso-gna riconvertire l’apparatoproduttivo con uno sguardo alfuturo: abbiamo a Monopoli, apochi passi dal binario unico,una delle maggiori aziende ita-liane del settore ferroviario».Un nuovo meridionalismo,dunque, capace di superarequesti paradossi.

Valeria Catalano© RIPRODUZIONE RISERVATA

Giovedì, 17 Novembre 2016

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to. In quei momenti vengono in mentele parole di Vincenzo Consolo ne Le pie-tre di Pantalica in cui lo scrittore spiegala smania, a ogni suo ritorno in Sicilia,di esplorare posti e incontrare personecome una sorta di addio all’isola, «un volerla vedere e toccare prima che unodei due sparisca». Credo che sia il sentimento non solodi molti siciliani emigrati ma anche deinumerosi forestieri stregati dalla bel-lezza di questa finis terrae dell’Europa.Da loro scelta come rifugio delle vacan-ze o come scenario di un cambio di vita:la consapevolezza di una fragilità diret-tamente proporzionale al suo splendo-re. Una tensione drammatica piena-mente espressa dallo stile barocco dellesue chiese e dei suoi monasteri, dalle fi-gure misteriose dei balconi di Palazzo Nicolaci. Eppure Noto ha imparato a vi-vere senza cullarsi nel fatalismo.

Questo gioiello incastonato nel trian-golo sud orientale dell’isola è il frutto diuno dei terremoti più catastrofici dellastoria d’Italia, avvenuto nel 1693. Unanew town fondata altrove rispetto allacittà distrutta dal sisma e concepita da-gli architetti Rosario Gagliardi, Vincen-zo Sinatra e Paolo Labisi con accorgi-menti toponomastici e strutturali che ledessero la massima drammatizzazione.Una sfida ambiziosa al destino, che oggicon le ferite aperte nel Centro Italia, puòessere di conforto ricordare. Ma appena26 anni fa, Noto fu piegata da un altrosisma, per fortuna più lieve, che la misenuovamente in ginocchio. Anni diffici-li, i Novanta, che videro il crollo dellacupola della cattedrale. Ma anni in cui ècresciuta la consapevolezza, grazie an-che agli stimoli culturali e imprendito-riali di chi viene da fuori, che questa ter-ra dovesse esprimere le sue grandi po-

tenzialità. La Noto odierna è diventataun caso turistico italiano, nei palazzi re-staurati si sono aperti alberghi di char-me e suggestivi b&b, si è affinata la cul-tura culinaria, d’estate chiese, cortili,gallerie d’arte sono aperte fino a mezza-notte, l’estetica del luogo unita all’indo-le dei siciliani l’hanno fatta eleggere co-me una delle mete predilette dei viag-giatori gay. Attorno alla città c’è un ter-ritorio tutto da esplorare con ottochilometri di costa incontaminata e uninterno carsico ricco di fiumi e di unastraordinaria biodiversità. Un luogo co-sì deve assolutamente diventare il ba-luardo e l’esempio di uno sviluppo so-stenibile, anche a costo di rinunciare afacili tentazioni. L’avidità, l’abusivismo,la scarsa cura del territorio sono semprein agguato, qui come altrove nell’isola.E possono essere peggiori di un sisma.© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Alessandro Cannavò

OrizzonteSudTRADIZIONI E INNOVAZIONE NELLA VAL DI NOTO

C’ è una visione di Noto che perme conserva un piccolo mira-colo. È quella che si ha d’esta-te al tramonto lasciando laspiaggia di Marianeli e seguendo il sen-tiero su una delle colline rocciose che sialternano agli intermezzi sabbiosi dellariserva naturale di Vendicari. In quelpunto il paesaggio è un concerto di ve-getazione spontanea mediterranea,campi sapientemente coltivati, ruderi di antiche masserie. In lontananza, lacittadina appare come in un quadro delSettecento, placidamente adagiata sul declivio del colle delle Meti, con la suafamosa pietra dorata dagli estremi rag-gi del sole. Nulla disturba, non unabruttura architettonica né l’incuria delterritorio che spesso spezzano l’incan-

A valle della bellezza

On lineL’inserto spe-ciale Orizzon-te Sud Val di Noto può es-sere consulta-to anche su www.corrieredel-mezzogiorno.it

Il tour

Il viaggio attraverso le eccellenze del Mezzogiorno si chiama OrizzonteSud, il progetto del Corriere del Mezzogiorno

Racconta le best practice del Sud, è partito il 10 ottobre 2014 da Palermo

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