Origine e diffusione della viticultura in Italia

44
Pag. 0

description

eBook realizzato dai bambini della classe V B Primaria e della sezione B Infanzia del I Circolo (sede Capocasale) di Nocera Inferiore. Responsabili del Progetto Continuità: Maria Caliendo, Primaria, Elena Federcio, Infanzia. Progetto: "O cunto do vino" - Storia del vino attraverso poesie e aforismi, canti e musiche, letteratura e mitologia, tradizioni e ... assaggi.

Transcript of Origine e diffusione della viticultura in Italia

Page 1: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag. 0

Page 2: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag. 1

Nel 1996 una missione archeologica americana, ha

scoperto in un villaggio della parte settentrionale

dell’Iran, una giara di terracotta contenente una

sostanza secca proveniente da grappoli d’uva; i reperti

rinvenuti risalgono a 7000 anni fa. ( notizia tratta dal Corriere Scienza 2002)

Approfondendo il nostro studio sulla vite, abbiamo

scoperto che la sua coltivazione, risale almeno alla fine

dell’età del bronzo ed il vino era sicuramente

conosciuto molti anni prima di Cristo. Probabilmente di

origine asiatica, la Vitis Vinifera, cresceva

spontaneamente nel Turkestan occidentale e nei paesi

vicini; da questa regione la vite si è diffusa fino alla

Grecia (forse per opera dei Fenici) e dalla Grecia

all’Italia.

Page 3: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag. 2

In Italia la viticoltura probabilmente è giunta verso il

2000 a. C. .nella Sicilia coi colonizzatori Micenei, e di

lì si è diffusa soprattutto sulle coste meridionali della

nostra penisola; infatti Orazio e Plinio, i più illustri

esperti di questa bevanda, affermavano che i vini più

prestigiosi provenivano dalla Campania settentrionale,

dal Lazio meridionale e dalla Sicilia Le popolazioni

italiche, in ogni modo, coltivavano la vite e facevano il

vino già prima del 2000 a.C., sia pure in modo

rudimentale.

Per questo l’Italia era chiamata Enotria (paese dei pali

da vite). Grazie ai Romani l’espansione di questa

coltura ha raggiunto alcune province dell’impero, come

la Gallia, la Spagna, le terre bagnate dal Reno e dalla

Mosella e, infine, l’Inghilterra. Il vino che bevevano i

Romani era allungato con l’acqua, preferibilmente

Page 4: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag. 3

tiepida, meglio se di mare. Ai Romani piaceva anche

condire il vino con erbe aromatiche, sale e miele

(mulsum).

I nostri antenati non conservavano il vino in botti di

legno, ma in anfore e recipienti di terracotta.

I Romani bevevano in molte occasioni: di mattina, tra

le 8:00 e le 9:00; poco prima di mezzogiorno e a cena.

Il vino veniva servito durante l’antipasto e durante la

parte finale della cena, il dessert.

In Grecia il vino veniva degustato con

accompagnamento musicale.

In Grecia uomini ,donne e bambini assaggiavano questa

bevanda; gli uomini chiacchieravano per ore bevendo

vino e riuscivano a mantenere le loro menti chiare e

lucide ,perché il vino era annacquato( tre parti di

Page 5: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag. 4

acqua e una di vino). Raramente, e per motivi

particolari, gli antichi Greci bevevano vino puro.

Page 6: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag. 5

Page 7: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag. 6

Il vino nell’antichità era considerato d’origine divina,

cioè un dono dato agli uomini dalle divinità’. Gli Egizi

credevano che fosse Osiride a fare questo dono, i

Greci Dioniso, i Latini Bacco, gli Italici Saturno e

gli Ebrei Noè. Ogni popolo dell’antichità ha la propria

leggenda divina sul vino; una delle più antiche

racconta che il dio Bacco, mentre era in viaggio in

Arabia, per riposare un momento, siede vicino a una

giovane e rigogliosa vite; dopo decise di portare con

se’ quella pianta particolare e mai vista. Allora la

sradica e, per ripararla dal sole, la conserva in un osso

di uccello; essendo poi cresciuta durante il viaggio, la

ripone in un osso di leone e successivamente nel cranio

di un asino. Finalmente giunse a destinazione e mise il

tralcio nella terra; la piantina cominciò a crescere con

Page 8: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag. 7

produzione di grappoli d’uva meravigliosa dai quali

ottenne un vino dolce ed inebriante che offrì agli

uomini. Questi, dopo aver bevuto quel nettare,

diventavano molto loquaci e si sentivano forti come

leoni; ma bevendone in modo esagerato diventavano

simili agli asini. Da questa leggenda abbiamo capito che

gli adulti devono bere con moderazione questa

bevanda, perché i suoi effetti sono pericolosi.

Page 9: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag. 8

Page 10: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag. 9

Tanto tempo fa la vite era considerata solo una pianta

ornamentale, infatti non produceva chicchi ; gli ortolani

erano preoccupati perché i rami man mano che

crescevano coprivano le altre piante perciò decisero

di potarli. La pianta allora iniziò a piangere; durante

la notte un usignolo si posò su uno dei suoi rami e si

mise a cantare per consolarla; da questo canto la pianta

ebbe nuova linfa e le sue lacrime si trasformarono in

chicchi ovali e pieni di liquido. Il vento soffiò

delicatamente su questi chicchi facendoli unire in

grappoli e i grappoli ai rami. Il sole li fece maturare,

dando a questo nuovo frutto uno splendido colore

giallo oro e violaceo. fu così’ che nacque la vite e i suoi

deliziosi e succulenti grappoli d’uva.

Page 11: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

10

Page 12: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

11

Viveva sulla Terra Icario, semplice contadino e

particolarmente devoto al culto di Dioniso; il dio, per

ricompensarlo gli donò alcune piante di vite, e con esse

le istruzioni necessarie per produrre il vino. Un giorno

Icario si imbattè in alcuni pastori e offrì loro del vino;

costoro si ubriacarono e caddero in un sonno profondo.

Alcuni amici, pensando che fossero stati avvelenati,

uccisero il vecchio contadino e lo seppellirono sotto un

pino. Allora Maera, il fedele cane di Icario che aveva

visto tutto, corse guaendo verso casa. Erigone, figlia di

Icario, si fece condurre dal cane fino all'albero dove

suo padre era stato seppellito e, affranta dal dolore, si

impiccò sullo stesso albero; pure il fedele Maera si

accucciò sotto l’albero si lasciò morire di dolore.

Dinanzi a questa tragedia gli dei dell’olimpo si

Page 13: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

12

impietosirono e per ricordarli sempre trasformarono

Icario nella costellazione di Bootes, Erigone in quella

della Vergine e Maera nella stella Procione.

Page 14: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

13

Int’ ‘a reggia ‘e Tebe ce steva,’na vota na bella

principessa ca se chiammava Semele.

‘Nu , bellu juorno, Zeus, ca s’ ‘a steva già fittianna a

‘ngopp ‘o ciel, ‘a zumpaie annanze e s’ ‘a pigljaie ‘p

fidanzata.

Quanno furono passat nov mes, nascette nu bellu

ninnillo: Dioniso.

Dioniso fuie ‘nu guaglione assaje sveglio e teneva p’

maestro a Sileno. A Dioniso ‘e piacev ‘a pazziare e a

‘ffà ‘a lotta senza ‘accidere a niscjuno. Ppe chistu Sileno

nge dicette ‘c’a ce steva ‘na pianta ca faceva propiu ‘p

‘e isso; pecchè int’ ‘a frutto e chella pianta ce steva nu

zugo ca pareva sangue.

Page 15: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

14

Dioniso facette fa ‘na bella spremmuta ‘ uva e, pè

tramente l’assagiaje e fu accussì ca pruvaje ‘a

‘mbriacatura.

Allora Dioniso, pe’ ffà nu piacere all’intera umanità, se

chiammava ‘a Icario, nu giardiniere assaje fine e lè

dicette ‘e piantà l’uva pè tutte ‘e terre.

Fu accussì ca ogn’ ‘omme ‘po pruvà ‘a dulcezza ‘e stu

frutt.

.

Page 16: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

15

C’era una volta una volpe, furba e presuntuosa..….

Un giorno spinta dalla fame, gironzolando qua e là,

trovò una vigna dagli alti tralicci. Ecco, disse:

“Finalmente qualcosa di prelibato”. Tentò allora di

saltare spingendo sulle zampe con quanta forza aveva

in corpo….ma nulla.

Calma, si disse: ” Io così furba non posso arrendermi, ma

devo escogitare qualcosa per raggiungere quell’uva”.

Dopo un breve riposo riprese a saltare ma, dopo alcuni

balzi, non riuscì neppure toccarla; allora dovette

rinunciare al suo pasto prelibato e, mentre mestamente

si allontanava, disse: “ Pazienza, non è ancora matura,

non mi va di spendere troppe energie per un frutto

ancora acerbo”.

Page 17: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

16

Questa favola ci fa capire che……

sminuire ciò che non si è in grado di fare, è un

atteggiamento tipico delle persone presuntuose.

Page 18: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

17

Un giorno una volpe si trovò a passare pe parte e

Taurasi provincia di Avellino addò se fa 'o vino buono.

Naturalmente era in cerca 'e qualche gallina poiché s'è

sempe ditte " 'a volpe sogna le galline e 'o lupo 'e

pecore. Gira che ti rigira , si accorse che 'e parzunare

le tenevano ben chiuse e protette da mastini napoletani

uno dei quali di nome Masaniello che l'aveva già

avvistata , si era già leccato i baffi pronto per sbranarla.

La volpe, furba come una volpe ,pensò bene e sa

squaglia' . Ma po' pensò : "Volpe che dorme, vive sempre

magra" si fermò in uno dei vigneti e vide alcuni

bellissimi grappoli d'uva che pendevano da un

pergolato, pensò …”meglio di niente, in fondo in fondo

st'uva me pare sapurita e po' isse a mise 'a Masaniello a

guardia d'e galline ma je 'o danno glie lo faccio 'o stesso

Page 19: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

18

cu l'uva e accumminciaie a zumpà pe cerca' d'afferra'.

Ma niente da fare, era troppo alta , zompa che ti

rizompa , non ci fu niente da fare, tanto che dovette

rinunciare e allontanandosi pensò' bene e se spara' 'na

posa:" st'uva fa schifo è troppo acerba, è meglio che me

ne vache!"

Page 20: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

19

Un ragno, dopo essere stato per molti giorni ad

osservare il movimento degli insetti, si accorse che le

mosche accorrevano specialmente verso un grappolo

d’uva dagli acini grossi e dolcissimi .Ho capito disse fra

sé. Si arrampicò dunque, in cima alla vite e di lassù con

un filo sottile, si calò fino al grappolo installandosi in

una celletta nascosta fra gli acini. Da quel nascondiglio

incominciò ad assaltare, come un ladrone, le povere

mosche che cercavano il cibo; e ne uccise molte,

perché nessuna di loro sospettava la sua presenza. Ma

intanto venne il tempo della vendemmia. Il contadino

arrivò nel campo colse anche quel grappolo, e lo buttò

nella bigoncia, dove fu subito pigiato insieme agli altri

grappoli. L’uva, così, fu il fatale tranello per il ragno

ingannatore, che morì insieme alle mosche ingannate.

Page 21: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

20

Questa storia ci fa capire …

Questa storia ci fa capire che c’ è sempre chi crede di

essere più furbo degli altri proprio come il ragno, che

cade nel suo stesso tranello. Perciò: chi la fa’ l’aspetti.

Page 22: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

21

Ulisse e i suoi amici erano appena scappati dall’isola di

Litofagi, quando Zeus fece scatenare una tempesta,

perciò’ furono costretti a fermarsi sulla prima isola che

riuscirono ad intravedere. Ulisse con pochi amici

andarono ad esplorare il nuovo posto, portando degli

orci colmi di vino, come dono per gli abitanti dell’ isola.

Attraversarono un sentiero ripido senza incontrare

alcuna persona, poi arrivarono in una caverna dove

c’erano delle pecore grasse e belle. Allora Ulisse

comandò ai suoi uomini di catturarne qualcuna mentre

aspettavano il pastore. All’improvviso si sentì un ruggito

spaventoso ed Ulisse e i suoi amici si accorsero che

era Polifemo, uno spaventoso gigante, così si nascosero

però Polifemo, mentre accendeva il fuoco, si accorse

degli intrusi; così cominciò ad urlare ed iniziò a

Page 23: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

22

mangiarne due in un sol boccone. Poi se ne andò a

dormire. Il mattino successivo Polifemo prese le pecore

ed uscì dalla caverna richiudendola con una pietra

gigante. Ulisse cominciò a pensare come poter

scappare; poi vide un bastone e chiamò i suoi uomini

per farsi aiutare ad appuntirlo. In quel momento venne

Polifemo che subito mangiò altri due uomini e si mise a

dormire; a questo punto Ulisse gli chiese se voleva del

buon vino e il gigante accettò. Il vino era davvero

buono e Polifemo si ubriacò, poi si riaddormentò.

Ulisse, senza perdere tempo, chiamò i suoi uomini e

tutti insieme accecarono Polifemo con il bastone. Nella

caverna si sentì una puzza di bruciato e il ciclope

iniziò ad urlare dal dolore . Poi si accasciò a terra e

cominciò a toccare il pavimento e le pareti della

caverna nell’intento di catturare gli uomini; allora

Page 24: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

23

Ulisse ordinò ai suoi uomini di coprirsi con le pellicce

delle pecore e camminare carponi, così Polifemo non li

avrebbe trovati; infatti Polifemo qualsiasi cosa toccasse

toccava sempre e solo pellicce. Fu così che Ulisse ed i

suoi uomini riuscirono a fuggire dal terribile ciclope

ed a raggiungere le navi senza dimenticarsi di

quell’avventura.

Page 25: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

24

Page 26: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

25

Giove, re di tutti gli dei, viveva sull’Olimpo. Un giorno,

decise di andare sulla Terra a vivere come un essere

umano, perché era stanco della vita che conduceva.

Durante uno dei suoi viaggi, incontrò una fanciulla di

nome Semele e se ne innamorò. Ella era sempre

sorridente, esattamente l’opposto della moglie Giunone,

la quale era gelosa e possessiva nei confronti del marito.

Dall’amore di Giove e Semele nacque un figlio di nome

Bacco. Quando il piccolo raggiunse l’età dell’istruzione,

Giove lo portò con sé sull’Olimpo. Bacco fu allevato

dal maestro Sileno, che si prese cura di lui. Man mano

che cresceva, Bacco diventò un grande guerriero,

però non voleva diventare un guerriero che uccideva,

ma essere qualcuno che in battaglia vinceva le sue

guerre con bastoni e tamburi, facendo un enorme

Page 27: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

26

fracasso; così formò il suo esercito, composto soprattutto

di donne, perché pensava che queste ultime facessero

più confusione degli uomini. La strana compagnia

cominciò a conquistare facilmente le terre che

attraversava. Le popolazioni pensavano che Bacco

fosse un re perché aveva una corona di foglie sulla

testa e lo lodavano perché non causava morti né feriti

e non c’era spargimento di sangue. Un giorno però,

Bacco cominciò a pensare che la guerra così senza

morti fosse noiosa, e chiese aiuto al suo maestro Sileno

il quale gli spiegò che esisteva una pianta che dava

frutti buffi, i quali una volta spremuti, producevano un

liquido rosso come il sangue che infondeva la stessa

energia del sangue, era come se donasse una nuova

vita. A questa pianta Sileno diede il nome di “ Vite”.

Finalmente Bacco nelle sue guerre vide il sangue e

Page 28: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

27

cominciò a conquistare molte terre, tra le quali le

Indie e l’Egitto; in ogni territorio che conquistava,

piantò delle viti obbligando i sudditi a cibarsene.

Grazie a Bacco e al suo fragoroso esercito, la vite si

diffuse in tutto il mondo.

Page 29: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

28

Quando il giovane dio Bacco approdò in Puglia, con il

suo corteo di fauni e baccanti, navigando dalle coste

della Magna Grecia, vi trovò dei campi sassosi dove

cresceva una vegetazione scarsa e stentata. “Che terra!”

esclamò seccatissimo. E con il calzare dorato fece

saltare lontano i sassi aridi e la terra arsa e bruciata

dal sole.

«Ma guarda un po'» esclamò poi meravigliato «Qui c' è

un ramoscello ancora verde! Deve essere resistente se

non è seccato in questa terra inospitale». Lo raccolse e

decise di salvarlo; poi, scavata una buchetta nel

terreno, ve lo piantò. Dopo andò a cercare un po'

d'acqua per innaffiarlo e per ammorbidire il terreno

intorno alla pianta.

Ma quando tornò, il vento impetuoso in questa zona

Page 30: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

29

senz'alberi aveva già sradicato il ramoscello e lo stava

trascinando via. «Per Giove» gridò sdegnato «qui

bisogna correre ai ripari!»

Cercò un sostegno; ma non vi erano che sassi; non un

bastoncino, non una canna ... Qua e là tra le pietre,

biancheggiavano solo ossa di animali divorati dai lupi.

Ne scelse tre e ne fece sostegno alla piantina. Erano un

osso di leone, uno di scimmia e uno di maiale. Poi

Bacco riprese il viaggio per il mondo. Il ramoscello

crebbe e diede bellissimi grappoli. Ma la pianta aveva

assorbito le caratteristiche dei tre ossi che l'avevano

sostenuta.

Gli uomini se ne accorsero quando spremettero l' uva e

assaggiarono l' ottimo vino che ottennero.

La prima coppa li rendeva coraggiosi come il leone, la

Page 31: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

30

seconda gai e divertenti come le scimmie, ma la terza,

ahimè, li faceva terribilmente somigliare al maiale.

Page 32: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

31

Il vino, il divino succo dell'uva, fu versato un giorno in

una magnifica coppa d'oro sulla tavola di

Maometto.” Oh che onore!” pensò il vino. “Che gloria

per me trovarmi sulla tavola di Maometto!” Ma subito

fu assalito da un pensiero contrario e disse a se

stesso: ” Ma che onore e che gloria! Di che cosa mi

rallegro! Sto per morire.” “Ecco, sto per lasciare questa

magnifica coppa d'oro per entrare, dalla bocca, nello

stomaco di quest’uomo. E quando sarò laggiù, il mio

succo soave e profumato si trasformerà in brutta e

fetida orina! Oh cielo,” gridò allora disperato,” Chiedo

giustizia! Non è giusto che continui questo spregio alla

mia natura!”

Page 33: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

32

“Giove, padre Giove!” supplicò,” Se questa terra

produce le uve più belle e più buone del mondo, fa’ che

non siano più trasformate in vino!” Giove lo udì e decise

di esaudire la sua preghiera. Infatti, quando Maometto

ebbe bevuto dalla coppa d'oro, Giove gli fece andare

alla testa tutti i vapori del vino, ubriacandolo. In preda

all'ebbrezza Maometto si comportò da pazzo,

commettendo un errore dopo l'altro; e quando

finalmente ritornò in sé fece una legge che vietava a

tutti i suoi sudditi di bere il vino. Da allora la vite coi

suoi dolci frutti visse felice e tranquilla.

Page 34: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

33

Viveva nelle parti di Benevento, un prete di

campagna che non aveva grandi risorse per vivere, per

questo si accontentava della carità dei suoi

parrocchiani. La sua necessità era di avere ogni

giorno il vino per dire messa, così si affidava al buon

cuore dei suoi compaesani, che un bel giorno, stanchi di

fornire gratuitamente il prezioso nettare, lasciarono il

povero prete senza vino. Il parroco pensò tutta la notte

,poi il mattino successivo si svegliò di buon’ora tutto

contento perché aveva trovato la soluzione al suo

problema. Egli infatti sapeva che i contadini avevano

l’usanza di vendemmiare l'uva e versarla nei tini, per

poi trasportarli, su grandi carri, alla fattoria e

lasciati lì per la fermentazione del mosto. Così una

sera, il parroco si mise sotto un carro e con un piccolo

Page 35: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

34

ferro riuscì a perforare un tino facendo un piccolo foro

e a riempire un piccolo recipiente con il liquido che ne

usciva. Quel vino, rimasto troppo poco a contatto delle

bucce d'uva che non aveva iniziato la fermentazione,

prese solo un leggero colore rosato. Fu così che si

inventò la vinificazione in bianco con la quale si fanno i

chiaretti e i rosati.

Page 36: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

35

Leggero e frizzantello er Cannellino,

accompagna li sogni ar vespertino.

Coll’amichi ce vole er Fraschetano

che t’aiuta a tirà l’orecchie a Marco, mano a mano.

Pe’ chiacchierà un po’ de Olevano romano,

ricorda er colore der rubino

annisconne le grane der destino.

Ogni cantone de sta terra n’cantata,

che da Latina, a Viterbo, a Frosinone,

sorvolanno le terre der Guardino,

passano a Rieti e sino ar mare,

e aritornanno verso er Cupolone,

dove non ce so’ fratte pe’ l’amore

Page 37: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

36

ce sta un fracco de vigneti,

cantine e tavernone.

Boccale de sto nettare divino,

metteno tutti d’accordo ar tavolino,

un pezzo de porchetta,

na scorza de pecorino,

na fetta de Genoano e na fojetta

se po vive mejo co’ pazienza,

godendo mejo tutto… e senza fretta.

Ce vo’ er bicchiere suo per il bon vino

er calice dev’esse un po’ abbombato

er gambo lungo lungo e affusolato

si voi gustà Barolo o Montarcino.

Lo devi addondolà giusto ‘n pochino

Page 38: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

37

perché er suo gusto venga spriggionato

e er naso senta prima der palato

quer maggico sapore sopraffino.

E doppo carni rosse e de maiale,

sugo de lepre p’accondì li gnocchi

e li salumi: da sentisse male.

Brindo alla Luna, che ce sta a guardà,

la stessa che riflette drento l’occhi

de chi nun tiene er pane da magna.

(Nolvio)

“Quanto è bella l’allegria!

Con il vino se la dia!

Chi, vuol essere, lieto sia

che dell’oggi è la dolcezza”

Page 39: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

38

Con un secchio ed un cestello,

con le forbici o il coltello,

donne ed uomini, da ieri,

tutti allegri e faccendieri

colgon l’uva zuccherina

e la portano in cantina.

La vendemmia è un gran lavoro!

Nella vigna era un tesoro

di bei grappoli dorati.

Or li han colti e li han pigiati;

ed il mosto, in un gran tino,

già fermenta e si fa vino. (F. Socciarelli)

Page 40: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

39

Diceva un pesco altero

all’uva: “Oh, sciagurata,

tu finirai calcata!”

Gli fu risposto: “E’ vero;

ma, all’uom che mi calpesta,

fò poi girar la testa. (Luigi Carrer)

audato si’, mi’ Signore,

per frate Vino, che alimenta, disseta et conforta;

animo lieto dona et core forte, apporta.

L

Page 41: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

40

Chi zappa se veve l’acqua

chi fila se veve ‘o vino

С'o vino pure 'o saputo addiventa animale.

Col vino anche una persona colta diventa un animale.

a 'mperettà’ 'o vino

Mettere nei fiaschi

O barbiere te fa bello,’ o vino te fa guappo, ‘a

femmena te fa fesso

Il barbiere ti rende bello, il vino coraggioso e la

donna ti rende stupido

Vino a una recchia:

Gli effetti un un buon vino fanno inclinare la testa da

un lato, mostrando solo un orecchio.

'O vino sta bbuono dint' 'a mezavotta

Il vino sta bene nei tini

Page 42: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

41

Quann' uno s' addà 'mbriancà, è mmeglio ca 'o ffà

c' 'o vino bbuono

Se qualcuno deve ubriacarsi è meglio che lo faccia

col vino buono

Vino e maccarune songo 'a cura p' 'e purmone.

Curare le malattie bevendo e mangiando

Vo' tenè 'a votte chiena e 'a mugliera 'mbriaca

Vuole avere la botte piena e la moglie ubriaca

Fa chiu’ miracule ‘na votte’ e vin ‘ca na chiesa ‘e

santi

‘O vino fa sanco e ssalute

Il vino ristora gli uomini e ravviva le forze

Ll’acqua fa male e ‘o vino fa cantà.

L’acqua porta danni, mentre il vino mette allegria

Vino viecchio e cantenera ggiovane

Vino vecchio ed ostessa giovane.

Page 43: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

42

forse non dovrei

assaggiarle tutte

non l’ho bevuto

tutto….ma Bonaparte

Page 44: Origine e diffusione della viticultura in Italia

Pag.

43

Scusi , mi aiuta a

reggere il lampione che

continua a girare!

Sono piuttosto

ricercato nel periodo

della vendemmia