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Organo Ufficiale Ordine degli Infermieri di Napoli Anno XXIV n°1 Sped. Abb. Post. art. 2 Comma 20/c legge 662/96 Filiale di Napoli Inserto di ricerca infermieristica All’interno, pgg. 17/32 SC N ursing Aggressioni in ospedale Si lavora nel terrore PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE Napolisana Campania nella rete mondiale Pino De Martino a pag. 31 FORMAZIONE L’Ordine degli infermieri incontra le Università Pino De Martino a pag. 14

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Organo Ufficiale Ordine degli Infermieri di Napoli Anno XXIV n°1 Sped. Abb. Post. art. 2 Comma 20/c legge 662/96 Filiale di Napoli Inserto di ricerca infermieristica

All’interno, pgg. 17/32

SCN

ursing

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PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHENapolisana Campania

nella rete mondialePino De Martino a pag. 31

FORMAZIONEL’Ordine degli infermieriincontra le Università

Pino De Martino a pag. 14

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3Marzo 2018

L’Editorialedi Ciro Carbone

“Sono 23 anni e poco più che nelle case degli in-fermieri diNapoli la professione si racconta. Lofacciamoperiodicamenteattraversoquestapub-

blicazione. In23anni abbiamoraccontato lanostra cre-scita e le difficoltà che gli infermieri hanno incontratolungo questo percorso. I successi, gli obiettivi e le bat-taglie della nostra professione. Abbiamo parlato di cul-tura edi attualità sanitaria.Abbiamocondotto inchieste,denunciato ritardi. Insomma abbiamo raccontato il no-stro lavoro, sul nostro territorio, cercando di informarei nostri iscritti con puntualità e rigore giornalistico. Daqualche anno la rivista ha puntato più in alto, seguendoil trend di crescita della nostra professione. Abbiamopensato chegli infermieri diNapoli fossero pronti ad unsalto di qualità. Cosi si è dato vita ad un inserto intera-mentededicatoalla ricerca infermieristica:NscNursing.Una scelta editoriale lungimirante, che ha ritenuto dipuntare sulla crescita professionale e culturale degli in-fermieri, offrendo agli iscritti la possibilità di confron-tarsi con pubblicazioni di assoluto valore scientifico, inmassima parte firmate da infermieri. Ora, a partire daquesto numero, Napolisana è la prima rivista del Cen-troSud, edita da un ordine professionale provinciale, adessere indicizzata. E’la seconda a livello nazionale. Untraguardo prestigioso. Perseguito con il solo scopo diportare nelle case degli infermieri di Napoli (ma nonsolo), gli approfondimenti scientifici necessari per unaprofessione che ha sete di sapere, altissima formazionee un orizzonte professionale in crescita esponenziale.Siamo un ordine professionale al pari di altre profes-sioni intellettuali. Puntiamo al riconoscimento di com-petenze avanzate. Allora dobbiamo nutrire il nostrosapere con aggiornamenti professionali adeguati, dalforte peso scientifico e culturale. Noisiamopronti, di-ciamo inunhashtagdi successo.Gli infermieri diNapolisono pronti per sfide sempre più alte. Ci crediamo tantoin questo processo di crescita che quest’anno abbiamovolutodedicargli l’evento internazionale dimaggiore ri-lievo: la giornata internazionale dell’infermiere. Cele-breremo cosi, degnamente, con alte personalitàaccademiche eprofessionali, questo importante ricono-scimento. Poniamoal centro degli interessi della nostracomunità professionale la crescita scientifica dei nostri

saperi e del nostro compito professionale. Del resto lostiamo dicendo da un po. E’tempo di profondi cambia-menti nella sanità italiana. E noi infermieri abbiamo ildiritto dovere di dire la nostra. Argomentando con co-gnizioni di causa e con rigore scientifico le nostre pro-poste per una sanità che tenga al centro gli interessi delcittadino. Siamo allarmati per come vanno le cose. C’èuna progressiva e strisciante privatizzazione dell’assi-stenza sanitaria in Italia. Un cambio di registro silen-zioso e pervicace che sta portando la sanità italianafuori daquel universalismodelle curepurpresente nellaCostituzione. Il Bel Paese corre veloce in questa dire-zione senza che nessuno, governo, partito, ministerol’abbia esplicitamente dichiarato. Quindi, in manieraancora più pericolosa e subdola e con il concorso si-lenzioso di tutti. Secondo i dati Istat il 6,5% della popo-lazione ritarda o non si cura più. Al Sud i numeri sonotre volte peggio. Nei fatti, siamo da tempo in un sistemamisto pubblico/privato, dove quest’ultimo cresce a ritmiesponenziali.Quasi alla stessa velocità del parallelo di-sinvestimentopubblico: circa70milaposti letto inmeno,175 ospedali tagliati, macchinari nell’83% dei casi ob-soleti. Nel 2018 il rapporto tra spesa sanitaria e ric-chezza prodotta dal Paese scenderà al 6,5%, soglialimite, al di sotto della quale non è più possibile garan-tire l’accesso alle cure. Nel 2019 calerà al 6,4%mentrenel 2020 al 6,3%. Senza contare l’esercito di professio-nisti persi negli ultimi anni. Solo di infermieri oggi nemancano all'appello almeno 50mila, tra i 20mila in piùche servirebberonegli ospedali e i 30milaaggiuntivi chesul territorio dovrebbero colmare i bisogni di assistenzadettati dalla cronicità e dall'invecchiamentodella popo-lazione. E se il trend non s'inverte, nel 2021 la profes-sione, tra blocchi del turnover, pensionamenti edeventuali, ulteriori, tagli alla spesa sanitaria, farà regi-strare una carenza di almeno 63mila unità, conside-rando un aumento del 3% di ammalati cronici e nonautosufficienti. La nostra posizione è netta. Più infer-mieri nella sanità italiana, più posti di lavoro per i gio-vani altamente formati nelle nostre università costrettiad emigrare.Contrastare questo processo di ritirata delpubblico, per continuare ad avere un Servizio sanitariodi qualità, universale e solidaristico”

Il salto di qualità

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Supplemento di NapolisanaRivista periodica di aggiornamenti professionali, attualità,cultura e ricerca infermieristicaOrgano dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Napoli

ANNO XXIV- N. 1 - MARZO 2018AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI NAPOLI N. 4681 DEL 27/9/1995Spedizione in abb. pos. /art. 2, comma 20/c, L. 662/96 Filiale di NapoliDati indicizzazione - ISSN 2611-2205 Napolisana Campania

Direttore editorialeCiro Carbone

Direttore responsabilePino De Martino

Coordinamento Comitato ScientificoTeresa Rea

Comitato ScientificoMargherita Ascione, Florinda Carcarino, Maria RosariaEsposito, Giampaolo Gargiulo, Assunta Guillari,Antonella Mottola, Nicola Serra, Silvio Simeone.

Segreteria scientificaFranca Sarracino

Hanno collaborato a questo numeroDario De Martino, Maria Rosaria Esposito,Assunta Guillari, Giovanni Matteo, Rosa Liccardo,Concetta Pane, Teresa Rea, Carmela Serio,Silvio Simeone, Filomena Stile, Pippo Trio.

Editore, direzione e redazione:Opi - NapoliVia santa Maria di Costantinopoli, n 27, Cap. 80138, Napoli,Tel. 081 440140, Fax 081 0107708e-mail: [email protected] - web: www.opinapoli.itpec: [email protected]

RESP. GRAFICA, IMPAGINAZIONE E STAMPA

QUORUM - GALLERIA UMBERTO I, 50 - 80132 NAPOLILa riproduzione e la ristampa anche parziali di articoli e immagini del giornalesono formalmente vietate senza la debita autorizzazione dell’editore.

In questo numero:

L’EditorialeIl salto di qualità

di Ciro Carbone

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Allarme SicurezzaE boom di aggressioni

agli ingermieri

di Pino De Martino

6

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In questo NUMERO

Speciale CongressoDa Napoli in 300 per il primoCongresso Fnopi

“Noi infermieri. La nostra impron-ta sul sistema salute”: un evento“celebrativo” per consacrare il

passaggio da Collegi a Ordiniprofessionali

di Dario De Martino

10

Allarme SicurezzaCarbone: “Si lavora nelterrore. Fermiamo le violenze”Il Presidente dell’Ordine di Napoliha incontrato il Prefetto CarmelaPagano

di Pino De Martino

9

Speciale Congresso“Nel 2021 manche-ranno 63mila infermieri”

di Pino De Martino

12

NSCNursingSupplemento

di ricerca infermieristicaall’interno, pagg. 17/32

17

Universitàe FormazioneIntervista al Rettore Man-fredi: “Tante opportunitàper i giovani con elevataprofessionalità”

di Pino De Martino

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Notizie dall’OrdineL'Assemblea degliiscritti approvail bilancio

PubblicazioniScientificheNapolisana Campanianella rete mondiale

di Pino De Martino

34

31

Dentro laprofessione

La donazionedi sangue. Un’indagineconoscitiva

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Infermieriin evidenza

Un ambulatoriopediatrico interamentegestito da infermieri

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Universitàe Formazione

Più infermieristica negliatenei napoletaniL’Ordine delle professioni infer-mieristiche di Napoli incontra iRettori Gaetano Manfredi e Giuseppe Paolisso

14 Incontro conil Papa

“Tante vite si salvanograzie a voi. La tenerezzamedicina preziosa"

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Ospedali e territorio40

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6 Marzo 2018

E’ boom di aggressioni

di Pino De Martino

Inumeri dicono che ogni anno si con-tano circa milleduecento atti di ag-gressione ai danni dei lavoratori della

sanità (dati Inail, confermati dal ministerodella Salute). Ovvero, il 30 per cento dei4mila casi totali di violenza registrati neiluoghi di lavoro. E riguardano, in ordine dicasi, infermieri, medici, farmacisti e altriprofessionisti del settore. Sette volte su diecile vittime delle aggressioni sono donne. Inmedia sono circa tre episodi di violenza algiorno, dalle percosse, agli insulti, fino aitentativi di stupro.Ma sono numeri che sot-tostimano il fenomeno. Sono falsati. Circal’84 per cento dei casi non viene denunciatoSpesso non si denuncia per pudore e per nonscoperchiare situazioni di inadeguatezzastrutturali. Ma anche per paura di ritorsionie di nuove e più gravi conseguenze, o sola-mente per evitare scocciature burocratiche.Insomma, a conti fatti, si stima che meno diun terzo delle aggressioni subite in corsia,pronto soccorso, 118 e via dicendo, vengonodenunciati e resi noti.

Il Ministero della Salute - Nella tradu-zione italiana della definizione del NIOSH(National Institute of Occupational SafetyandHealth), considera la violenza sul luogodi lavoro come: Ogni aggressione fisica,comportamentominaccioso o abuso verbaleche si verifica nel posto di lavoro” ed è ad-dirittura considerata un importante problemadi salute pubblica nelmondo (WHO, 2002).

Purtroppo, ed è questo un ulteriore allarme,il fenomeno registra negli ultimi tempi unacrescita esponenziale.Se in teoria tutti gli operatori della sanità

sono potenzialmente a rischio di tutti i tipidi violenza, nella maggior parte delle casi-stiche il personale sanitario più interessatoed esposto è quello infermieristico, proba-bilmente a causa della maggior vicinanza econtatto con i pazienti.Ma anche tra imedicii casi stanno aumentando. Tra le aree mag-giormente a rischio, l’area territoriale, con ipresidi di guardia medica, gli ambulatori, iservizi psichiatrici, quella ospedaliera, ed inparticolare il pronto soccorso, e il 118. Nelmerito della tipologia dei casi di violenza siindividuano: 1) violenza non fisica (psico-logica e verbale): insulti, minacce, intimida-zioni, stalking; 2) violenza fisica: schiaffi,morsi, bastonate, fino ad arrivare ai casi piùgravi di omicidio. L’aggressione provienenon solo dai pazienti ma anche dai parenti

od accompagnatori/visitatori.Il fenomeno dilaga - La maggior parte

delle aggressioni, dicono i dati, è scatenatada una prestazione negata, a cui il pazientepretende di avere diritto,ma che, per legge oanche per mancanza di risorse, non gli puòessere erogata. Inoltre il blocco del turnover,la carenza di personale, gli orarimassacranti,la carenza di fondi da destinare alla messain sicurezza delle sedi sono tutti fattori chemettono a rischio la sicurezza dei professio-nisti della sanità. In sintesi, buona parte deldilagare del fenomeno è da attribuire al pro-gressivo e visibile definanziamento del Ser-vizio Sanitario Nazionale.

Gli interventi - Siamo difronte, dunque,a una grave emergenza. Essa mette a graverischio l’incolumità fisica degli operatori sa-nitari nello svolgimento dell’attività profes-sionale, ma anche l’ordinario svolgimentodelle attività di cura e di assistenza sanitaria,a tutto svantaggio dei cittadini e dell’appli-

AllarmeSicurezza

Ogni anno circa 1200 attidi aggressione ai dannidei lavoratori della sanità.Ma l’84 per cento dei casinon viene denunciato:spesso non si denunciaper pudore o per paura.Fenomeno in preoccupan-te espansione.

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7Marzo 2018

agli infermieriAllarme

Sicurezza

cazione delle norme costituzionali sul dirittoalla salute. Non a caso, dopo aver inoltratoalle aziende sanitarie presenti sul territorionazionale, una “raccomandazione per pre-venire gli atti di violenza a danno degli ope-ratori sanitari” (raccomandazione per altroampiamente disattesa), il Ministero dellaSalute ha inteso promuovere l’istituzione diun “Osservatorio permanente per la garan-zia della sicurezza e per la prevenzione degliepisodi di violenza ai danni degli operatorisanitari”. Ma non è l’unica carta da giocareper contrastare il fenomeno. Si è parlato diistituire una Commissione parlamentaresulla violenza contro gli operatori sanitari,da cui scaturisca una proposta di Legge perequiparare il reato, in tutti i casi, a quello diviolenza a pubblico ufficiale, rendendolosempre perseguibile d'ufficio e non su que-rela di parte. Infine, una comunicazione ef-ficace verso la popolazione, tramite spotdella Pubblicità Progresso.

La Federazione: “Non siamobersagli, né capri espiatori”“L'infermiere non è un bersaglio, non è un capro espiatorio, non è un conte-

nitore inerme dove riversare rabbia, frustrazione ed inefficienze del sistema”.Lo scrive a chiare lettere la Federazione Nazionale Ordini delle Professioni In-fermieristiche (Fnopi), che sollecita il coinvolgimento delle Regione nell’argi-nare il fenomeno delle aggressioni nei confronti dei professionisti sanitari.“Tuttoil Servizio Sanitario Nazionale deve impegnarsi affinché l’alleanza infermierecittadino, che sta alla base della professione infermieristica, possa esprimersi almeglio, al fine di aumentare sicurezza e fiducia”, dice ancora la Federazione inuna nota nella quale esprime solidarietà a tutti i colleghi che sono stati vittima oche rischiano di esserlo durante l’espletamento delle proprie funzioni presso lestrutture sanitarie e giudica gli atti di violenza sui professionisti inaccettabili.

Non solo solidarietà -Ma non c’è solo solidarietà nel messaggio della Fede-razione nazionale. C’è un severo vero monito sul tema della violenza ai dannidei professionisti sanitari. “È un tema che deve diventare di assoluta priorità ditutte le organizzazioni – scrivono dalla Federazione - perché a pagare disservizie condizioni inadeguate per un'assistenza degna di questo nome non siano i pro-fessionisti di prima linea”.

Le strategie d'azione – La Federazione propone di disporre la chiusura se-rale dei reparti e la chiusura notturna degli accessi ai presidi ospedalieri, in com-binazione all'impiego massiccio di misure di tipo tecnologico, di

videosorveglianza, e alla sperimentazione di forme di potenziamento dei servizi di vi-gilanza. Secondo la Federazione, il tema della sicurezza va affrontato con una strategiasu larga scala. È necessaria una formazione continua degli operatori sugli aspetti dellacomunicazione e della relazione di aiuto nei confronti delle persone assistite ed è im-portante che sappiano comunicare con fermezza agli utenti, agli accompagnatori e al per-sonale che gli atti di violenza non sono permessi o tollerati. Ma occorre il contributo ditutti: Solo l’impegno comune di tutti (direzioni aziendali, dirigenza infermieristica emedica, coordinatori, professionisti e loro rappresentanti, organizzazioni sindacali, rap-presentanti dei cittadini, organi di informazione) puòmigliorare l’approccio al problemae assicurare un ambiente di lavoro sicuro. Proprio per questo sta lavorando l'Osserva-torio per la sicurezza e la prevenzione della violenza sugli operatori sanitari, istituito alministero della Salute e del quale la Federazione fa parte. Tale organismo è presiedutodal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e ha il compito di raccogliere dati, di fareproposte per la prevenzione, per nuove norme di legge, permisure amministrative e or-ganizzative. L’Osservatorio è composto dal comandante dei Carabinieri del Nas, dalcoordinatore degliAssessori alla sanità regionali, dalla Presidente della Federazione na-zionale degli infermieri (Fnopi) dal Presidente della FNOMCeO, dal Presidente della Fe-derazione nazionale ordini dei veterinari, dal Presidente della Federazione dei farmacisti,dal Direttore generale dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali e i Direttori generalidella Prevenzione, della Programmazione e delle Professioni sanitarie del Ministero.

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8 Marzo 2018

AllarmeSicurezza

L’idea è quella d’importare alivello regionale quanto già esi-stente (anche se da poco) a li-vello nazionale.Cioè l’istituzione a livello regionale (Campania) di unOsserva-

torio permanente per la garanzia della sicurezza e per la preven-zione degli episodi di violenza ai danni di tutti gli operatori sanitari,in analogia con quello istituito a livello nazionale. Il compito da as-segnare all’organismo, sarebbe quello di unmonitoraggio costantee preciso sul fenomeno delle aggressioni.Cioè raccogliere dati, fare proposte per la prevenzione, per

nuove norme di legge, permisure amministrative e organizzative,al fine di intraprendere azioni che impediscano il ripetersi di taliepisodi. Ma l’organismo dovrebbe poter svolgere anche una fun-zione operativa.

Come quella, ad esempio, disollecitare le aziende ospeda-liere e sanitarie operanti sul ter-ritorio ad una maggiore

osservanza alle raccomandazioni predisposte dal Ministero dellaSalute per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sa-nitari. Ma anche per intervenire sugli aspetti organizzativi dellesingole Asl e Regioni. Spesso, infatti, gli episodi di aggressionisono scatenati da tematiche legate a problemi anche organizzativi.Quindi, come per l’organismo nazionale, la promozione di

azioni coordinate e corali, mirate a ridare prestigio e dignità alleprofessioni sanitarie, proteggendo e valorizzando il loro quotidianolavoro, al servizio dei pazienti e di tutti i cittadini Dell'Osservato-rio fanno parte i rappresentanti delle forze dell’ordine, delle pro-fessioni sanitarie (infermieri, medici, veterinari, farmacisti).

Osservatorio regionalecontro le aggressioni

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9Marzo 2018

Carbone: “Si lavora nel terroreFermiamo le violenze”

di Pino De Martino

Per ora il documento è sul tavolo delPrefetto. Lo hanno lasciato il Pre-sidente Carbone e la Vicepresi-

denteTeresa Rea dopo l’incontro a palazzodella Foresteria. Successivamente passeràsu quello dellaRegione, ente competente perla sanità. Sua eccellenza il Prefetto, signoraCarmela Pagano, ne condivide lo spirito ela finalità. Ha dunque buone canches di rea-lizzazione la proposta avanzata dall’Ordinedegli infermieri diNapoli permettere fine, oquantomeno arginare, il dilagare delle ag-gressioni nei luoghi di cura.Afarne le spese,si sa, sono soprattutto gli infermieri, maanche medici, vigilanza, e volte anche pa-zienti. Un tema di grande attualità non soloa Napoli.L’intervento del Prefetto lo aveva solleci-

tato lo stesso presidente Carbone dopo l’en-nesima aggressione, questa volta ai danni diun’infermiera pediatrica. Un episodio parti-colarmente cruento, contro il quale l’Ordine

ha già annunciato la volontà di costituirsicome parte civile. “Nei nostri ospedali gravie deplorevoli episodi di aggressioni e di vio-lenze al personale sanitario, in primis aquello infermieristico, sono ormai all’or-dine del giorno”, aveva scritto Carbone alprefetto nella richiesta d’incontro pronta-mente accolta:“Siamo ormai all’emergenzaquotidiana. Fatti esecrabili, da reprimere eda condannare. La carenza di personale, distrutture emezzi sono senza dubbio una cri-ticità acclarata della sanità Campana e cit-tadina. Carenze per le quali abbiamo giàchiesto da tempo l’intervento del Governa-tore per accelerare le procedure concorsualie di reclutamento di adeguate risorse lavo-rative. Cionondimeno, tali carenze, che pureincidono sulla percezione negativa da partedei cittadini in merito alla qualità assisten-ziale ricevuta, non giustificano in alcunmodo comportamenti offensivi, violenti e le-sivi, contro i quali chiediamomisure repres-sive e di dissuasione”.

La denuncia - “I nostri colleghi infer-mieri, soprattutto quelli impegnati in servizisensibili e di prima assistenza, lavoranoormai accompagnati dal terrore”, ha denun-ciato Carbone . “Le forze dell’ordine equanti preposti alla sicurezza dei cittadini edei lavoratori, devono comprendere che nonpossiamo più considerare questi eventi solocome dei gravi, riprovevoli ma isolati epi-sodi. Il personale infermieristico e medicosono continuamente a rischio aggressione.

A scatenare la furia incivile e barbara delviolento di turno c’è anche la percezionenetta di una carenza di personale, di servizi.Per questo chiederemo anche al Commissa-rio regionale per la sanità e Presidente dellaGiunta, Vincenzo De Luca, di avviare concelerità le assunzioni promesse e di metteresubito mano alla mobilità regionale ed ex-traregionale, ai concorsi, alla stabilizzazionedei precari”.

Un fronte comune - Un fronte comunecon tutte le professioni sanitarie per inizia-tive forti e congiunte a tutela del personalesanitario è quanto proposto dall’Ordine diNapoli ed è ora al vaglio delle istituzioni.L’idea è di mettere ad uno stesso tavolo leprofessioni sanitarie coinvolte (infermieri,medici, farmacisti) per valutare azioni con-cordate a tutela dei lavoratori e dei cittadini.

Nelle foto, in alto a sinistra il PresidenteOpi di Napoli Ciro Carbone. A destra,il Prefetto di Napoli Carmela Pagano

AllarmeSicurezza

Il Presidente dell’Ordinedi Napoli ha incontrato ilPrefetto Carmela Paganoper chiedere maggioricontrolli. Propostoun osservatorio

per la prevenzione.

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10 Marzo 2018

SpecialeCongresso

di Dario De Martino

Più che una folta delegazione, sa-rebbe meglio definirla una piccolacomunità. Un piccolo esercito di

circa trecento congressisti che da Napolihanno raggiunto la Capitale per prendereparte al primo Congresso Fnopi. Cinque ipullman messi a disposizione dall’Ordinedelle professioni infermieristiche di Napoli.Solita impeccabile organizzazione, con tantodi ospitalità in albergo e cena collettiva. Uncongresso storico. O per meglio dire “cele-brativo”, come lo ha definito la stessa Presi-dente Barbara Mangiacavalli. Il primoCongresso Fnopi, ha di fatto sancito la na-scita dell'Ordine delle Professioni Infermie-ristiche. Un passaggio, quello ordinistico, diportata enorme, forse ancora non del tutto as-sorbito e compreso appieno dalla profes-sione. Anche per questo, il congressoromano, ha fatto registrare un record di par-tecipanti e una massiccio coinvolgimento diinfermieri provenienti da tutt'Italia. I lavori sisono aperti, come di consueto, con la chia-mata, per la prima volta sul palco, di tutti i102 presidenti degli Ordini provinciali. Unoscenario da colossal americano. Un meravi-glioso colpo d’occhio e un significativo coin-volgimento dei territori. “Siamo infermieri

prima di tutto, e crediamo nella forza dellarelazione, dell'ascolto, dell'inclusione, dal-l'autorevolezza che vince sull'autorità. Cre-diamo in un gruppo allargato, partecipato,che lasci spazio ad autonomie di pensiero edi cultura perché il rispetto della personaparte anche da questo”. Sono le parole diBarbara Mangiacavalli che ha voluto aprirecosi, e non a caso, la sua relazione introdut-tiva ai circa tremila infermieri riuniti nel-l’Auditorium Parco della Musica di Roma.“Noi infermieri. La nostra impronta sul si-stema salute”. Questo il tema del Congresso.Con al centro la ferma volontà di difendere,affermare, consolidare e sviluppare il ruoloda protagonista di una professione, quella in-fermieristica, in seno al sistema salute.Un’impronta che punta ad un ripensamentocomplessivo del sistema, dell’organizza-zione, dei processi. “Deve finire l’atteggia-mento secondo cui l’infermiere rappresenta

il ‘cuscinetto’ tra i bisogni dei pazienti e leesigenze di un economia che, non per colpanostra, spesso non li vede e non li affrontaper quel che sono”, ha detto la PresidenteMangiacavalli. Tracciando le linee guida delprossimo triennio per la Federazione, Man-giacavalli ha ricordato che nel futuro dellasanità, a fronte dei bisogni di salute della po-polazione e in particolare della domanda dicura delle fasce più fragili, gli infermieri sonochiamati ad esercitare un ruolo sempre piùincisivo, basato sulla sinergica collabora-zione con i medici e gli altri professionisti sa-nitari, che riconosca le professionalitàacquisite e capaci di contribuire ad innalzarela qualità della risposta assistenziale. “La no-stra professione ha come scopo il rapportocoi pazienti”, ha detto ancora Barbara Man-giacavalli. “È per noi un elemento valorialeimportante sia professionalmente che per il‘patto col cittadino’ che da anni ci caratte-

Da Napoli in 300 per il primo“Noi infermieri. La nostra im-pronta sul sistema salute”:un evento “celebrativo” comeha detto la stessa presidenteMangiacavalli per consacrareil passaggio da Collegi a Ordiniprofessionali. Al Parco dellaMusica di Roma record di par-tecipanti. Folta la delegazionenapoletana che presenta duelavori nella sezione “Progetti,sperimentazioni e ricerche dibuone pratiche"

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11Marzo 2018

SpecialeCongresso

UUnnaa mmoozziioonnee ffiinnaallee ssccrriittttaa ddaall bbaassssooGli infermieri, riuniti a Roma dal 5 al 7

marzo 2018 per il primo Congresso dellaFederazione nazionale degli Ordini delleProfessioni infermieristiche (FNOPI), ap-provano la relazione della presidente Bar-bara Mangiacavalli e si impegnano a:• consolidare il loro contributo ai tavoli

istituzionali per ottenere sempre maggioririsultati per la professione e fare in modoche questa sia riconosciuta per il suo va-lore e il suo contributo all’interno del si-stema salute • sostenere le società scientifiche per lo sviluppo e il consolidamento delle buone pra-

tiche • consolidare le alleanze e le sinergie con le associazioni dei cittadini, creando nuove

strategie E danno mandato alla Federazione nazionale e agli Ordini provinciali di: • far riconoscere e valorizzare le nuove competenze e da queste delineare un percorso

di infungibilità del professionista; • attivare un percorso per la certificazione delle competenze • promuovere lo sviluppo di una nuova cultura politica all’interno della professione• sostenere lo sviluppo dell'esercizio libero professionale anche colmando le attuali ca-

renze normative e rendendo attuativo ii neo normato equo compenso • rinforzare il ruolo professionale agito identificando le “aree di fragilità” e contra-

stando l’abusivismo • creare sinergie con le rappresentanze sindacali perché sia mantenuta e difesa la di-

gnità dell’infermieristica e valorizzato il suo riconoscimento a tutti i livelli • attivare ogni forma di intervento utile a garantire la sicurezza degli operatori e lo svi-

luppo di programmi di sorveglianza sulla sicurezza • affrontare e risolvere la questione organizzativa per tutelare i cittadini e allineare le

rinnovate responsabilità degli infermieri, ridisegnando anche i modelli organizzativi • attivare modalità di definizione del fabbisogno di infermieri che superino la logica

del minutaggio • promuovere il confronto e percorsi di studio sugli esiti sensibili alle cure infermie-

ristiche • promuovere lo sviluppo di percorsi di presa in carico nell’ambito della cronicità nel

contesto territoriale • consolidare la sinergia tra gli ordini professionali e con le altre professioni per il per-

seguimento di obiettivi comuni • attivare tavoli di confronto con l’Università per rendere i percorsi di studio mag-

giormente aderenti ai bisogni di salute e incrementare il corpo docenti nel nostro settorescientifico disciplinare.

Da Napoli in 300 per il primo Congresso Fnopirizza. Per noi è essenziale avere una rela-zione privilegiata con loro, per comprenderecome ci vedono e come possiamo soddisfarenel modo migliore i loro bisogni di salute”.E questo sarà il filo conduttore della Fede-razione nei prossimi anni e il Congresso nestabilirà le necessità e azioni per ottenerle”.Durante le tre giornate congressuali si sonosucceduti sul palco quattro talk dedicati ai se-guenti temi: “Infermieri e cittadini: eserci-tare guardando al futuro”, “Mondo dellavoro: esercitare in sicurezza”, “Esercitarein partnership con le altre professioni”,“Esercitare al massimo delle potenzialità”.Temi dibattuti ai tavoli di lavoro che in con-temporanea hanno impegnato i presidentidegli Ordini provinciali, chiamati in questaedizione a costruire dal basso la mozioneconclusiva del Congresso (che pubblichiamoa parte in queste pagine), declamata al ter-mine dei lavori da Mangiacavalli, in una salaSanta Cecilia gremita, che poco prima avevavisto la presenza del ministro della Salute,Beatrice Lorenzin.Anche lo scrittore napoletano Maurizio

de Giovanni ha voluto essere presente. Loha fatto con un videomessaggio a cui ha af-fidato "un saluto molto, molto affettuoso agliamici infermieri". Il famoso "papà" dell'i-spettore Lojacono, leader dei "Bastardi diPizzofalcone", è stato tra i pochi ad alzareda Napoli (nella sua rubrica quotidiana sulCorriere del Mezzogiorno) la voce in favoredell'operato degli infermieri italiani vittimedelle situazioni violenze in corsia e neipronto soccorso. Altra novità di questo Con-gresso ha riguardato la sezione "Progetti,sperimentazioni e ricerche di buone prati-che". Il Comitato Centrale ha invitato i col-leghi a contribuire alla costruzione diun'apposita sessione congressuale, con i pro-pri lavori scientifici/progetti. Una impor-tante opportunità di scambiare opinioni edesperienze. A questa sessione l’Ordine diNapoli ha contribuito con due progetti pre-sentati da Concetta Pane e Silvio Simeone,sui quali ci soffermiamo nelle pagine suc-cessive.

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SpecialeCongresso

““NNeell 22002211 mmaanncchheerraannnnoo 6633mmiillaa infermieri”E’ l’allarme lanciato dalla Presidente Mangiacavalli nel corso del Congresso diRoma. Nei riquadri, i contributi al Congres-so di Silvio Simeone e Concetta Pane, ilprimo realizzato in collaborazione con

Gianpaolo Gargiulo, Assunta Guillari,Marco Perrone, Gianluca Pucciarelli, Teresa Rea. Il secondo nell’ambito delCoordinamento interregionale Campania,Basilicatae Molise.

ROMA (pdm) – “Infermierimerce rara”, titolavano alcunigiornali il giorno dopo l’aperturadel Congresso pubblicando i datidiffusi dalla Federazione. Dati cheraccontano di un esercito (oggi gliiscritti agli albi sono 447mila) insofferenza già da tempo. Oggi nemancano all'appello almeno50mila, tra i 20mila in più che ser-virebbero negli ospedali e i 30milaaggiuntivi che sul territorio do-vrebbero colmare i bisogni di assi-stenza dettati dalla cronicità edall'invecchiamento della popola-zione. E se il trend non s'inverte,nel 2021 la professione, tra blocchidel turnover, pensionamenti edeventuali, ulteriori, tagli alla spesasanitaria, farà registrare una ca-renza di almeno 63mila unità, con-siderando un aumento del 3% dicronici e non autosufficienti. Man-giacavalli ha ricordato che gli in-fermieri hanno subito quasi undecennio di riduzioni nel perso-nale del Servizio sanitario nazio-nale pubblico (- 4,3% dal 2009 al2016). “Anche gli infermieri po-trebbero unirsi al coro – ha detto -segnalando come negli ultimi setteanni, a fronte di un significativoaumento dei bisogni di assistenza,le aziende del Servizio sanitarionazionale, dall’ultimo contratto aoggi, che ha coinciso anche conl’era dei tagli legati ai piani dirientro, abbiano rinunciato a oltre12mila infermieri: il numero piùgrande di perdite di personale re-gistrato da qualunque categoriafaccia parte del servizio pubblico”.“Il Paese – ha aggiunta la Presi-dente – ha bisogno di infermieri edi infermieristica.

di Silvio Simeone

Le cardiopatie congenite sono patologie comuni nella popolazione pediatrica, con unelevato tasso di mortalità nel 1 anno di vita. Seppur con differenze geografiche, laloro incidenza è di circa 10/1000 nati vivi. I genitori spesso scoprono queste ma-

lattie dopo la nascita dei loro figli e apprendono che la chirurgia cardiaca in molti casi è l'u-nica soluzione. L’ospedalizzazione di un membro della propria famiglia, maggiormente di unbambino, ha un impatto negativo della QoL dell’intero nucleo familiare. Stress, ansia, rab-bia, paura ,depressione, sensazione di perdita di controllo, disperazione, separazione insor-gono e posso evolvere anche nei disturbi da stress acuto e disturbi post traumatici. Disturbidel sonno e di alimentazione insorgono nella diade genitoriale. La letteratura internazionaleha indagato l’esperienza inerente la transizione dall’ospedalizzazione di tali bambini al pro-prio domicilio, con attenzione anche al passaggio in una terapia intensiva post operatoria. Tut-tavia l’esperienza della diade genitoriale non è stata oggetto della dovuta attenzione; gli studipresenti si sono soffermati esclusivamente sul vissuto di uno solo dei genitori, la madre. Que-sto studio, attraverso la metodologia fenomenologica di Cohen ha descritto le esperienze vis-sute da madri e padri durante il confinamento dei loro figli nell'unità di terapia intensiva postoperatoria di cardiochirurgia pediatrica. Tale metodokogia combina tra loro caratteristichedella fenomenologia descrittiva (husserliana) e caratteristiche della fenomenologia interpre-tativa (gadameriana). La modalità di campionamento è stata di tipo propositivo. Questo stu-dio rispetta tutti i principi della dichiarazione di Helsinki. Prima di firmare il modulo di consenso informato, i genitori sono stati informati dello

TTeerraappiiaa iinntteennssiivvaa iinn CCaarrddiioocchhiirruurrggiiaa,, ll’’eessppeerriieennzzaa dei genitori di bambini ricoverati

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SpecialeCongresso

“Nel 2021 mancheranno 63milaa iinnffeerrmmiieerrii””di Concetta Pane

Il progetto presentato nel corso del Primo CongressoFnopi, nasce da un impegno della Presidente del Coor-dinamento interregionale Vita Spagnuolo, dei presi-

denti di Napoli, Salerno e Campobasso-Isernia, ha portato unasurvey sugli infermieri dei presidi ospedalieri delle provincedi Matera, Salerno, Campobasso e Napoli. Attraverso la som-ministrazione e l’analisi di un questionario anonimo, è statopossibile ricavare informazioni significative sul fenomeno inoggetto. Ma soprattutto è stato possibile analizzare l’applica-zione della normativa vigente in materia di strategie di pre-venzione. Il progetto è stato elaborato dal gruppo tecnico dilavoro, composto dai Presidenti degli Ordini delle provincedel Coordinamento Interregionale, nonché dalla collega Mar-gherita Ascione e da chi scrive.

Gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari costi-tuiscono eventi sentinella, che richiedono la messa a punto diopportune iniziative di protezione e prevenzione, tant’è chela preoccupazione di fronte all’aumento di questo fenomenoha fatto sì che nel 2007, il Ministero della Salute emanasse laraccomandazione n. 8 ” Prevenire gli atti di violenza nei con-fronti degli operatori sanitari delle strutture ospedaliere e ter-ritoriali”. L’obiettivo di questa indagine è stato quello diindagare sul fenomeno della violenza psicofisica sul luogo dellavoro a danno degli infermieri e verificare l’applicazionedella normativa vigente sulle strategie di prevenzione.

L’indagine condotta nel periodo dicembre 2017 gennaio2018 ha evidenziato potenziali cause che hanno generato epi-sodi di violenza fisica, verbale, mobbing e molestie sessuali,cause da ricondursi a: disorganizzazione nelle procedure la-vorative, carenza di personale, ambienti di lavoro non in si-curezza. Lo studio, ha confermato la scarsa aderenza alleraccomandazioni del Ministero della Salute circa la preven-zione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari eladdove implementate delle strategie di prevenzione, essesono risultate inefficaci. E’ da questi risultati che il Coordina-mento intende estendere l’ indagine su un campione piùampio, maggiormente rappresentativo di tutto il territorio re-gionale e avviare interventi di formazione mirati a migliorarel’Awareness degli infermieri circa l’applicazione delle Rac-comandazioni Ministeriali, ma soprattutto avviare Councur-rence con il managment delle strutture ospedaliere, al fine diprogettare strategie più efficaci nel contesto del territorio incui si opera. E’ chiara la consapevolezza, che questo fenomeno deve es-

sere affrontato in modo sistematico all’interno dei luoghi diesercizio professionale, coinvolgendo tutti i professionisti, im-prescindibili attori di un Sistema sanitario, e tutte le organiz-zazioni, le quali devono supportare il disagio e avviareinterventi di sostegno per gli operatori vittime di violenza.

LLaa pprreevveennzziioonnee ddeellllaa vviioolleennzzaa ssuull ppoossttoo ddii llaavvoorroo

scopo e della natura dello studio. È stato garantito il completo ano-nimato in tutte le fasi dello studio. A tutti i partecipanti è stata ga-rantita l'opportunità di ritirarsi dallo studio in qualsiasi momento. Il “bracketing” da parte di tutti i ricercatori è il primo step. Tale

riflessione critica mira ad escludere i preconcetti dei ricercatori sulfenomeno in esame. Questo approccio ridurrebbe la possibilità diinfluenzare la corretta estrapolazione dei temi. I partecipanti sonostati intervistati con una domanda aperta per consentire loro pienalibertà di espressione. L'intervistatore ha avuto un atteggiamentocordiale durante le interviste per facilitare le conversazioni. L'in-tervistatore ha trascritto le “note sul campo” nella diario dell'inve-stigatore. Ogni intervista è stata audio-registrata. Il passo successivo è stata la trascrizione accurata di ogni inter-

vista registrata. Alla saturazione dei dati segue l'estrapolazione deitemi da parte dei singoli ricercatori. Non ci sono state discordanzenel confronto delle essenze estrapolate dalle interviste. Chiedendoai partecipanti di confermare l'accuratezza degli estratti dell'inter-vista, è stata garantita la validità finale dei risultati. Dall’analisi deidati sono emersi tre temi principali : la paura della possibile per-dita dei loro figli, la sensazione di aver perso il ruolo di genitori, edil desiderio di ricevere maggiori informazioni per essere parte at-tiva del processo di trattamento .

Terapia intensiva in Cardiochirurgia, l’esperienza ddeeii ggeenniittoorrii ddii bbaammbbiinnii rriiccoovveerraattii

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Marzo 201814

Universitàe formazione

UUnniivveerrssiittàà,, ppiiùù iinnffeerrmmiieerriissttiiccaa nneeggllii aatenei napoletani

di Pino De Martino

C’è tanta domanda di Università trai giovani infermieri. Il percorsoformativo accademico avviato

circa 25 anni fa ha contribuito fortementealla crescita culturale, scientifica e socialedella professione. E di questo gli infermieri,soprattutto i più giovani, ne sono consape-voli. Ora si chiede di più, coerentemente conla crescita professionale declinata attraversole cosidette competenze avanzate; la tra-sformazione in Ordine e le aspettative dimaggiore coinvolgimento della professionenelle scelte strategiche del sistema salute Ita-lia. Da queste premesse parte l’azione av-viata dall’Ordine degli infermieri di Napoliper costruire un rapporto di maggiore siner-gia e di proficue relazioni con le università diNapoli. Un’azione partita con gli incontriche l’Ordine delle professioni infermieristi-che di Napoli ha tenuto con i rettori delleUniversità Federico Secondo e Luigi Vanvi-telli, rispettivamente i professori GaetanoManfredi e Giuseppe Paolisso. FEDERICO SECONDO – Nel comunicato

stampa redatto al termine della cordiale con-versazione, l’incontro è definito dalle parti“proficuo, costruttivo e interessante”. “Noicrediamo che un ulteriore sviluppo dellaprofessione debba camminare in maniera

parallela con una maggiore inte-grazione degli infermieri nella vitaaccademica”, aveva detto CiroCarbone, presidente degli infer-mieri di Napoli, varcando l’austeroufficio del professor Manfredi, alsecondo piano della sede centrale diCorso Umberto I, al civico 40. Conlui una delegazione ristretta: la sena-trice e Past President Annalisa Sil-vestro e la Vicepresidente TeresaRea. Come si dice ancora nella notadiffusa a termine dell’incontro, “c’èstata ampia sintonia sulla richiestadi un ampliamento dell’offerta for-mativa universitaria, sulla revisionedella programmazione dei docentiMed 45, sull’adeguamento e poten-ziamento dei percorsi formativi per igiovani della Campania, sempre piùinteressati alle scienze infermieristi-che”. E poi, come da premessa “va-lorizzazione della collaborazione tral’Ordine degli infermieri di Napoli eL’Università Federico Secondo”. Insomma, un costruttivo con-

fronto che è servito anche a mettere a puntole esigenze formative ed organizzative del-l’Ateneo da una parte, e la richiesta di mag-giore attenzione allo sviluppo e allapromozione della formazione infermieri-stica, dall’altra. Anche alla luce della cosid-detta Legge Lorenzin, che introduceimportanti elementi di modernità e di valo-rizzazione delle professioni sanitarie nel si-stema sanitario nazionale e locale.LUIGI VANVITELLI – Dall’incontro con il

professor Paolisso, rettore dell’UniversitàLuigi Vanvitelli, si è appreso che la presti-giosa Università napoletana ospiterà il primoCorso di Laurea in Nursing d’Italia. Lo haannunciato lo stesso Rettore dell’Ateneo,Giuseppe Paolisso. Il Magnifico ha preci-sato che l’inizio delle lezioni coinciderà conl’avvio dell’anno accademico 2018/19.L’importante annuncio è stato dato nel corsodell’incontro tra l’Università Luigi Vanvi-

telli con i rappresentanti dell’Ordine delleProfessioni Infermieristiche di Napoli. Conil Professor Paolisso, i rappresentanti del-l’Ordine degli infermieri hanno affrontatotematiche che riguardano la formazione deifuturi professionisti, lo sviluppo della disci-plina Infermieristica in ambito accademico,la programmazione dei docenti del SettoreScientifico Disciplinare Med/45. Un incon-tro utile per il miglioramento e il potenzia-mento dell’offerta formativa, anche alla lucedelle mutate esigenze del Sistema Sanitarionazionale e della maggiore e sempre più mi-rata domanda di salute proveniente dai cit-tadini. Anche per questo, Rettorato e Ordinedegli infermieri hanno convenuto l’esigenzadi dare in futuro maggiore rilievo e fre-quenza a questi appuntamenti, nell’interessereciproco ed esclusivo di un continuo ag-giornamento dell’attività di formazionedegli infermieri.

L’Ordine delle professioniinfermieristiche di Napoliincontra i Rettori GaetanoManfredi e Giuseppe Paolisso. In crescita la domanda di formazionetra i giovani infermieri.Rafforzate le già proficuerelazioni tra ordine professionale e rettorati.

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Marzo 2018 15

Universitàe formazione

Università, più infermieristica neglii aatteenneeii nnaappoolleettaanniiL’intervista

““TTaannttee ooppppoorrttuunniittàà ppeerr ii ggiioovvaannii ccoonn eelleevvaattaa pprrooffeessssiioonnaalliittàà”Parla il professor Gaetano Manfredi, Rettoredell’Università Federico Secondo di Napoli. Il Magnifico vede la professione infermieristica increscita: “Con una popolazione sempre più anziana la funzione degli infermieri nell’ambitodella libera professione indubbiamente cresce e questo crea delle nuove opportunità”.

di Pino De Martino

E’ il numero uno tra i rettori d’Italia e guida una delle Universitàpiù antiche al mondo. Il professor Gaetano Manfredi, Rettore dellaFederico Secondo e Presidente della Crui (l'associazione di tutte leuniversità italiane statali e non) parla degli studenti in infermieri-stica come destinatari di una formazione che contribuisce al for-marsi di “una professionalità elevata che poi riescono a spenderesul mercato del lavoro”. Una professione che giudica in crescita,soprattutto nella libera professione: “Con una popolazione che èsempre più anziana la funzione degli infermieri nell’ambito dellalibera professione indubbiamente cresce e questo crea delle nuoveopportunità”. Anche nel nostro arretrato Meridione: “Il Sud vieneda un periodo molto difficile. Il sistema universitario e formativoha recuperato questo gap con grande impegno. Oggi c’è una mag-giore possibilità anche di reclutamento e in questa fase è impor-tante tener conto, come già l’Ateneo sta facendo, anche dei settoriinfermieristici in modo da garantire una presenza soddisfacente nel-l’ambito dei percorsi formativi attivati”.Professor Manfredi, poco più di vent’anni fa prendevano il

via i corsi di laurea in infermieristica. Qual è il bilancio di que-sta esperienza?“Si. Credo che il bilancio sia estremamente positivo. Anche per-

ché oramai l’offerta delle professioni sanitarie è ben stabilizzata efornisce agli studenti una professionalità elevata che poi riesconoa spendere sul mercato del lavoro”.

Numeri in crescita: ogni anno si formano oltre 15.000 infermieri.Più di 190 Master attivati e 5 Scuole di dottorato….

“I numeri fotografano i fabbisogni nazionali. Ci sono ancora pro-blemi di disequilibrio fra le varie sedi tra offerta e domanda, maindubbiamente oggi si può ritenere che ci sia una piena stabilitàdell’offerta a livello nazionale”.Qualche problema c’è per i docenti, 35 in tutto quelli struttu-

rati e solo due professori ordinari. Non è poco?“È importante che nella formazione ci sia anche un coinvolgi-

mento, come già avviene, dei docenti di infermieristica e che traquesti ci siano anche degli infermieri docenti. Ovviamente modalitàe numeri dipendono da quella che è l’autonomia dei diversi ateneie dalle dinamiche concorsuali che sono previste dalle norme”.La libera professione e l’attività assistenziale extra ospeda-

liera sono le nuove frontiere occupazionali che si aprono ai gio-vani. Cosa fanno le università per rispondere a queste nuovedomande di formazione che provengono dal mercato?“Con una popolazione che è sempre più anziana la funzione degli

infermieri nell’ambito della libera professione indubbiamente cre-sce e questo crea delle nuove opportunità. Probabilmente è neces-sario nei profili formativi anche rafforzare l’aspetto dell’assistenzadomiciliare e dell’assistenza agli anziani che rappresentano sicu-ramente due nuove opportunità importanti”.

continua a pagina 16

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Importante riconoscimento per laprofessione infermieristica. Si ètenuta a Roma la cerimonia du-

rante la quale è stata nominataOrdina-rio all’Università di Tor Vergata laprofessoressa Rosaria Alvaro, iscrittaall’Ordine delle Professioni Infermieri-stiche di Roma. Alvaro, infermiera dal1987, ha lavorato all’Ospedale Sant’Eu-genio di Roma, sia presso la sala opera-toria e pronto soccorso che presso laScuola per Infermieri.E’ stata direttore dei corsi Ota/Oss a

Roma presso Ospedale Militare Celio,la Casa di Cura Villa Verde la Casa diCuraAurelia Hospital.Nel 1995 assume la qualifica di Ope-

ratore Professionale Coordinatorepresso la Divisione di Otorinolaringoia-tria dell’Azienda Sanitaria SanCamilloForlanini Spallanzani di Roma e dal1996 di Operatore Professionale Diri-gente - Capo Servizi Sanitari Ausiliaripresso il dipartimento di Igiene e Sanità

Pubblica per il Di-ploma Universita-rio di ScienzeInfermieristichedell’Università diRoma Tor Vergatae dal 2001 al 2005 ha un Incarico diCapo Servizi Sanitari per il supporto or-ganizzativo alle attività clinico assisten-ziali dell’Azienda OspedalieraPoliclinico Universitario “TorVergata”-Roma.Dal 2005 è ProfessoreAssociatodi Scienze Infermieristiche Med/45presso la Facoltà diMedicina e Chirur-gia dell’Università di Roma Tor Ver-gata. Nell’ambito accademico èPresidente del Corso di Laurea Trien-nale in Infermieristica e Magistrale inScienze Infermieristiche ed Ostetricheed è Coordinatore profili professionalilauree triennali area sanitaria Facoltà diMedicina e Chirurgia, Università diRoma “TorVergata”.Fa parte del collegio dei docenti del

Dottorato diRicerca in Infermieristica eSanità Pubblica dell’Università diRomaTorVergata. E’delegata del Pre-side della Facoltà diMedicina eChirur-gia dell’Università Tor Vergata perl’Orientamento studenti E’direttore delMaster in Management infermieristicoe per le professioni sanitarie, Infermie-ristica in area critica, Camera operato-ria Facoltà di Medicina e Chirurgia,Università di Roma Tor Vergata. Au-trice di numerose pubblicazioni su rivi-ste nazionali ed internazionali, è anchemembro dell’osservatorio delle profes-sioni sanitarie.Ad Alvaro le congratulazioni della

Fnopi e di tutta la comunità infermieri-stica.

16 Marzo 2018

RRoossaarriiaa AAllvvaarroo pprrooffeessssoorree oorrddiinnaarriioo aa TToorr VVeerrggaattaa

continua da pagina 15

L’offerta di Master universitari forse è adeguata come nu-mero, ma spesso si presenta frammentata e disomogenea..“Il tema dei master è un tema generale perché la formazione post

universitaria è necessaria, spesso però sono frammentati. I masterovviamente rientrano nell’autonomia universitaria, ma avere deimeccanismi di accreditamento dei master che ne garantiscano qua-lità e performance è sicuramente un passo da poter percorrere”.In Italia abbiamo competenze digitali insufficienti. Mentre

la sanità è sempre più computerizzata e digitale. Come si ri-solve questo gap?“Tutte le professioni si devono confrontare con la rivoluzione di-

gitale perché le competenze digitali rappresentano nel mondo dioggi quello che prima rappresentava la scrittura, quindi una com-petenza di base. È importante che anche nell’ambito dei corsi di in-fermieristica vengano inseriti degli insegnamenti e vengano fornitedelle competenze in questo ambito per integrare nella sanità digi-tale anche tutta la componente infermieristica”.Il Sud è in grave ritardo rispetto al resto del Paese, sia nel-

l’offerta formativa universitaria, sia nella programmazione deidocenti Med 45, e nei percorsi formativi. Come si può interve-nire per portare la Campania a livello delle esperienze piùavanzate?

“Il Sud viene da un periodo molto difficile. Il sistema universi-

tario e formativo ha recuperato questo gap con grande impegno.Oggi c’è una maggiore possibilità anche di reclutamento e in que-sta fase è importante tener conto, come già l’Ateneo sta facendo,anche dei settori infermieristici in modo da garantire una presenzasoddisfacente nell’ambito dei percorsi formativi attivati”.

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Supplemento di ricerca infermieristica

SCNursing

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18 Marzo 2018SCNursing

Valutazione degli atteggiamentidegli infermieri nelle cure dei pazientimorenti: survey in pronto soccorso

RIASSUNTOIntroduzioneGli atteggiamenti degli infermieri verso la morte e il morire,

possono influenzare la qualità delle cure erogate durante le fasicritiche o terminali della vita della persona assistita. In particolarenei Pronto Soccorso, il fine vita in cui gli interventi sono rivoltiprincipalmente a tutte le altre condizioni critiche dei pazienti inpericolo imminente di vita. Tuttavia l’assistenza in tali contestipresuppone che infermieri ma anche gli studenti infermieri, pos-seggano atteggiamenti positivi nei confronti dei pazienti morentie della sua famiglia. Diversi studi sono stati effettuati per valutaregli atteggiamenti degli infermieri e studenti del in infermieristicanell’ambito delle cure palliative o pazienti oncologici terminali.ObiettivoDescrivere gli atteggiamenti degli infermieri e degli studenti in-

fermieri nelle cure di fine vita in Pronto Soccorso.Materiale e metodoÈ stato condotto uno studio trasversale negli infermieri afferenti

ai Pronto Soccorso di due diverse Strutture ospedaliere e su uncampione di studenti afferenti al corso di laurea in infermieristica.La valutazione degli atteggiamenti ha previsto l’impiego dellascala FrommelAttitudes Toward Care of The Dying (FATCOD)volta ad indagare le diverse dimensioni che costituiscono gli at-teggiamenti.RisultatiHanno risposto al questionario n. 82 infermieri e studenti infer-

mieri, (50%maschi e 50% femmine). L’età è compresa tra i 19 e62 anni. I punteggi medi della scala FATCOD per infermieri(103.58) e studenti infermieri (102.42) non riportano sostanzialidifferenze nelle risposte tra i due gruppi.Discussione/conclusioniGli atteggiamenti positivi degli infermieri e studenti infermieri

possono essere migliorati soprattutto verso alcune dimensionidella FATCOD.

Parole chiave: atteggiamenti, fine vita, infermieri, studenti in-fermieri, Pronto Soccorso.

ABSTRACTIntroductionNurses' attitudes towards death and dying can influence the qua-

lity of care provided during the critical or terminal phases of thelife of the assisted person. In particular in the Emergency Room,the end of life inwhich the interventions are aimed primarily at allother critical conditions of patients in imminent danger of life.However, care in such settings presupposes that nurses but alsonursing students have positive attitudes towards dying patients andtheir family. Several studies have been carried out to assess nur-ses and nursing students’attitudes of in palliative care or terminalcancer patients.

AimDescribe nurses and nursing students’ attitudes on the end-of-

life care in the ER.

Material andmethodAcross-sectional study was conducted in the ER of two diffe-

rent hospital facilities and in a degree course in nursing, a sampleof nurses and nurses studentswas enrolled. The assessment of at-titudes involved the use of the FrommelAttitudesTowardCare ofthe Dying (FATCOD) scale aimed at investigating the differentdimensions that constitute attitudes.

ResultsA total of n. 82 questionnaires were collected, nurses and nur-

sing students, (50% males and 50% females). The age rangesbetween 19 and 62 years old. The average scores on the FATCODscale for nurses (103.58) and nursing students (102.42) do not re-port substantial differences in responses between the two groups.Discussion / conclusionsNurses' positive attitudes can be improved above all towards

some FATCOD dimensions.

Keywords :attitudes; nurse; end of life; nursing student;emergency room

SupplementoRicerca infermieristica

Giovanni Matteo*, Assunta Guillari **, Rosa Liccardo ***, Maria Rosaria Esposito ****

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19Marzo 2018 SCNursing

INTRODUZIONEL’Area dell’emergenza-urgenza è un luogo di cura nella quale i

pazienti sono essenzialmente sconosciuti e potenzialmente grave-mentemalati o feriti. L’infermiere di Pronto Soccorso (PS), può rap-presentare il driver di cura e di sostegno anche per le famiglie. Ilprocesso di fornire le cura di fine vita per i pazienti morenti e soste-gno alle loro famiglie, viene sottovalutato e c'è poca ricerca dispo-nibile a supporto del contributo e delle azioni dell'infermiere diemergenza nel fine vita1.D’altra parte lemorti improvvise e scioccanti, eventi acuti o gravi

incidenti, sono parte della realtà di tali setting assistenziali nei quali,la morte, non è molto lontana dalla quotidianità di un PS2-3. Inol-tre gli atteggiamenti degli infermieri verso la morte e il morire pos-sono influenzare la qualità delle cure erogate durante le fasi criticheo terminali della vita di una persona4. Sebbene la morte sia un fe-nomeno universale che riguarda tutti gli esseri umani, indipenden-temente dalle loro condizioni di vita, viene comunque percepitacome un evento temuto e pertanto si è poco propensi a parlarne4.Ognuno ha un atteggiamento soggettivo nei confronti dellamorte,

ha un propriomodo di affrontarla e di elaborarla.Gli operatori sani-tari, in particolarmodo infermieri e studenti infermieri, svolgono unimportante e fondamentale ruolo nella cura e nella presa in carico

di persone che stanno per morire e dei loro familiari5.I pazienti nel loro fine vita, sperimentano una varietà di bisogni

che comprendono non solo i bisogni fisici, che la condizione clinicarichiede ma anche bisogni spirituali e sostegno emotivo6.Prendersi cura di queste persone e dei propri cari diventa quindi

una grande sfida per la pratica infermieristica perché richiede abilitàemotive, professionali e quindi una buona formazione nell’approc-cio ai morenti. Ovviamente questo tipo di assistenza ha delle riper-cussioni di non poco conto sugli operatori sanitari coinvolti.Alcunistudi infatti hanno rivelato che l’assistenza al paziente morente su-scita, in coloro che erogano salute e benessere, emozioni negativecome sentimenti di impotenza, paura, angoscia e ansia.Queste emo-zioni poi si ripercuotono inevitabilmente sull’assistenza fornita conun impatto negativo6.In uno studio condotto in Iran su 155 infermieri, afferenti ai reparti

di oncologia e terapia intensiva di 3 ospedali, è emersa la correla-zione tra il grado di autonomia degli infermieri e le attitudini neiconfronti dei pazientimorenti7. Ilmaggior livello di autonomia degliinfermieri influenza positivamente le abilità del prendersi cura nelfine vita8.Altro fattore che condiziona gli atteggiamenti degli infermieri e,

di conseguenza l’assistenza ai pazienti morenti, è rappresentato dallivello di formazione. L’adeguata competenza professionale pre-suppone anche la formazione di atteggiamenti assistenziali positivinei confronti della morte, del paziente e della sua famiglia, già daicorsi universitari di primo livello9.Una buona formazione del professionista garantisce un buon ap-

proccio e un’adeguata gestione situazionale nelle scelte e nelle de-cisioni dei familiari del paziente e nell’elaborazione del lutto10. Èpossibile dedurre quanto una buona assistenza al paziente nel finevita sia legata ad una serie di fattori concatenati gli uni agli altri e

quanto siano indispensabili per i pazienti e i loro familiari.Tutto questo contesto si amplifica e si complica notevolmente nei

PS1 nei quali non lascia sempre, anzi quasi mai, spazio agli aspettirelazionali, comunicativi e al supporto emotivo ai pazienti. Il PS,erroneamente, è considerato un luogo in cui viene trattato il sintomoin emergenza e non il paziente, un posto che tralascia i vissuti dellepersone perché la priorità non è la stato psico-sociale ma esclusiva-mente quello fisio-patologico.Dalla letteratura emerge che gli atteggiamenti degli infermieri

verso la cura per i malati terminali possono avere un importante in-fluenza sull’assistenza erogata (Mastroianni,2015).Tali studi hanno esaminato le associazioni tra gli atteggiamenti

personali verso la morte e la cura dei pazienti morenti. La maggiorparte di questi studi si sono concentrati sulla figura dell'infermiere11o studenti infermieri nella cura dei pazienti oncologici terminali.A nostro conoscenza, non ci sono studi in Italia e pochi a livello

internazionale1 che hanno indagato gli atteggiamenti degli infermierie studenti infermieri nel fine vita nelle aree di emergenza-urgenza edin particolare in PS. Tali conoscenze potrebbero contribuire a pro-muovere l’adozione di atteggiamenti positivi negli infermieri e stu-denti infermieri, nelle cure di fine vita in PS.

2 OBIETTIVOL’obiettivo dello studio è quello di descrivere gli atteggiamenti

degli infermieri e degli studenti infermieri nelle cure di fine vita inPS.

3MATERIALI EMETODIÈ stato condotto uno studio trasversale, nel periodo tra Giugno e

Settembre 2017, con campionamento di convenienza di infermieriafferenti al PS del P.O. di “PinetaGrande” (n. 20) in provincia di Ca-serta ed al PS dell’A.O.R.N. “A. Cardarelli” di Napoli (n. 60). Ilcampione di studenti infermieri ha incluso tutti gli studenti che fre-quentavano il 3° anno (n. 40) del corso di laurea in Infermieristicadell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, sede di CastelVolturno. La scelta di includere il 3° anno di corso è stata fatta con-siderando che, il linea con le attività didattiche programmate, l’in-segnamento sull’infermieristica nelle cure di fine vita fosse statocompletato.

Strumento di indagineDalla revisione della letteratura, emerge che la scala FrommelAt-

titudes Toward Care of The Dying (FATCOD) è uno strumento ef-ficace per valutare l’atteggiamento degli infermieri e studentiinfermieri rispetto al fine vita. La scala è stata validata in diverselingue10, 12, ed è stata effettuato anche in Italia il processo di adatta-mento culturale e analisi delle proprietà psicometriche per la vali-dazione del FATCODAe B (Mastroianni, 2015)Lo strumento descrive le attitudini degli intervistati (infermieri e

studenti infermieri) nelle cure di fine vitamediante 30 affermazioni,di cui 15 dichiarazioni positive (items 1, 2, 4, 10, 12, 16, 18, 20, 21,22, 23, 24, 25, 27 e 30) e 15 dichiarazioni negative (items 3, 5, 6, 7,8, 9, 11, 13, 14, 15, 17, 19, 26, 28 e 29) con 5 possibilità di rispostaper ciascuna affermazione: sono fortemente contrario, sono contra-

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20 Marzo 2018SCNursing

rio, non so, sono d'accordo, sono decisamente d'accordo. Il punteg-gio per ogni affermazione spazia da 1 a 5. Nelle dichiarazioni posi-tive viene attribuito punteggio 1 (sono fortemente contrario) e 5(sono fortemente d'accordo), mentre per le dichiarazioni negative ipunteggi si invertono.Il possibile range del punteggio totale della scala va da 30 a 150.Un alto punteggio determinerà atteggiamenti positivi degli infer-mieri verso la cura dei pazienti morenti mentre un punteggio bassoindicherà il contrario. Dalla Scala FATCOD emergono sei dimen-sioni legate a:• paura/malessere (items 1, 3, 5, 7, 8, 13, 14, 15 e 26);�comunicazione (items 2, 6, 11, 27, 28 e 30);• relazione (items 9, 10, 17, 21 e 29);• famiglia come cura (items 12, 18 e 20);• cura della famiglia (items 4, 16 e 22);• cura attiva (items 19, 23, 24 e 25).La dimensione paura/malessere raggruppa 9 items. Consideraemozioni, quali la paura, il disagio, la speranza che gli infermieriavvertono e che quindi condizionano i loro atteggiamenti nei con-fronti dei pazienti in fine vita.Le dimensioni comunicazione e relazione invece sono concettiche vanno di pari passo nell’assistenza ad un malato terminale. In-staurare un rapporto basato sulla comunicazione e quindi sulla fi-ducia è uno dei concetti di base dell’infermieristica. Un pazienteinformato e rassicurato è un paziente più compliante al piano tera-peutico ed al percorso programmato dai professionisti della salute.Una buona relazione infatti promuove il benessere del paziente e lacrescita esistenziale di chi presta assistenza9.La capacità infatti di rispondere a domande complesse sulla vitae lamorte fa la differenza nell'abilità degli infermieri che affrontanomalati in fine vita.Le dimensioni famiglia come cura e cura della famiglia nono-stante sembrino etimologicamente riguardare lo stesso campo d’a-zione sono considerate secondo due differenti punti di vista.

La cura della famiglia infatti è uno degli obiettivi posti dall’in-fermiere nella gestione del lutto, nella sua elaborazione e nella fasepreparatoria al lutto stesso.

La famiglia come cura invece prevede il coinvolgimento dei pa-renti ed altre persone significative durante la cura al fine di gestiremeglio i loro bisogni fisici, clinici, spirituali, sociali e psicologici. Inuno studio condotto in Cina evidenzia l’importanza del coinvolgi-mento delle famiglie nel processo di morte del proprio caro per gliinfermieri poiché i parenti spesso fungono da intermediari tra i pa-zienti morenti e gli infermieri stessi13.La dimensione cura attiva infine raggruppa quattro items il cuiobiettivo è quello di indagare quanto gli infermieri siano a favore ocontrari a determinati processi assistenziali. L’obiettivo ultima dellacura attiva è quello dimantenere una buona salute relativa alla qua-lità della vita.Sono stati somministrati rispettivamente FATCOD-A agli infer-mieri e del FATCOD-B8 agli studenti infermieri del 3° anno delCorso di Laurea. La differenza delle due versioni è limitata alla eli-minazione delle parole "infermiera" o "cura" in nove elementi delmodulo FATCOD B rispetto alla versione originale (Mastroianni,2015).

Considerazioni etichePrima di procedere alla somministrazione dei questionari è statachiesta e ottenuta l’autorizzazione dal Direttore Sanitario del P.O.“PinetaGrande” (CE) e dal Dirigente del Servizio delle ProfessioniSanitarie dell’AORNdel “A.Cardarelli” (Na). Il questionario è statoauto-somministrato e tutti hanno partecipato su base volontaria. Èstata specificato e garantito l’anonimato ed il rispetto della privacy.Ogni questionario inoltre è stato codificato con un numero di pro-tocollo e riportato nel database per l’analisi dei dati.

Raccolta e analisi dei datiI questionari sono stati consegnati ai Coordinatori Infermieristicidi ciascun PS e successivamente distribuiti agli infermieri, che subase volontaria e in orario di servizio, li hanno compilati. A tutti èstata chiarita la natura dell’indagine e lo scopo dello studio, nonchéil tempo richiesto per la compilazione, circa 10 minuti.Una volta compilati, i questionari sono stati posti in una cartellinadedicata allo studio, denominata “FATCOD Infermieri” presentenella stanza del Coordinatore Infermieristico.Per gli studenti infermieri è stato consegnato il questionario a finelezione nell’aula didattica del P.O di Castel Volturno; i questionarisono stati consegnati il giorno successivo e posti in una cartellina de-dicata, conservata nella segreteria della sede del corso di laurea.Terminata l’indagine i questionari sono stati organizzati con il nu-mero di protocollo e inseriti nel database. Ogni voce di ogni ses-sione è stata codificata al fine di agevolare l’immissione dei dati nelfile Excel e poi trasportata nel software statistico SPSS versione 22per l’analisi dei dati.Di ogni singolo questionario è stato calcolato:• il punteggio totale attribuendo ad ogni risposta i valori da 1 a 5a seconda delladichiarazione espressa in relazione al singolo items(negativa o positiva);• il punteggio di ognuna delle sei dimensioni che compongono ilFATCOD.La modalità adottata ha consentito di misurare:• il punteggio totale medio di tutti i questionari;• il punteggio totale medio di entrambi gruppi presi in esame;I dati sono stati organizzati per effettuare l’analisi descrittiva, l’o-biettivo dell’analisi descrittiva è quello di sintetizzare in forma ta-bellare tutte le informazioni.

RISULTATIDei 100 questionari distribuiti agli infermieri e studenti presi inesame, sono stati restituiti n. 82. In particolare hanno risposto: n. 35(42.7%) degli studenti del corso di laurea che rappresenta l’88%delnostro campione; n. 47 (53.7%) su 60 questionari distribuiti agli in-fermieri. Difatti non si è riusciti a distribuire a tutti gli infermieri af-ferenti all’AORNCardarelli (n.60), dei 40 consegnati ne sono statirestituiti n. 34 (85%) mentre dei 20 consegnati presso il P.O di Pi-neta Grande, sono stati restituiti solo n.13 (65%).

Nella Tabella 1 sono riportate le caratteristiche generali delcampione.Relativamente al sesso il campione è distribuito equamente, 50%(n.41) maschi e 50% (n.41) femmine. La fascia di età in cui rientrail campione è ampia, dai 19 ai 62 anni, con una media di 3 7 . 7anni. Solo nel FATCOD-A(per gli infermieri) era possibile indicare

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21Marzo 2018 SCNursing

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gli anni di servizio in PS, i risultati evidenziato un periodo piuttostoampio, 1 a 41 anni lavorativi.

Nella Tabella 2 sono riportate, per ogni item, le percentuali di ri-sposta di tutti i partecipanti per ogni opzione di risposta: FC (forte-mente contrario), C (contrario), NS (non so), D (d’accordo), FD(fortemente d’accordo). La suddivisione delle 6 dimensioni,Tabella3 a pagina 22 (Punteggi medi della scala FATCOD e delle singoledimensioni con relativa percentuale), ha permesso di rilevare lemedie per singolo gruppo, infermieri 103.58 mentre gli studenti102.42 con una media del campione totale di 104.35. Anche nellesingole dimensioni della FATCOD, non vi sono sostanziali diffe-renze nelle risposte tra i due gruppi.

Nel grafico 1 a pagina 22, sono rappresentate le dimensioni inpercentuale delle risposte di tutto il campione. In particolare: il 30%per paura emalessere; il 20%per comunicazione; il 15% relazione;il 13% su cura attiva e l’11%per cura della famiglia e famiglia comecura.

DiscussioneL’indagine effettuata ha voluto indagare gli atteggiamenti degli

infermieri e studenti infermieri inmerito al fine vita in PS attraversola scala FATCOD. I nostri risultati mostrano che non ci sono so-stanziali differenze tra i due gruppi, come riportato da altri studi chehanno comparato il gruppo di infermieri con gli studenti6,7.In base al punteggiomedio del campione emerge che, l’atteggia-

mento degli intervistati verso la cura e lamorte dei pazienti in PS siatendenzialmente positivo, 104.35 su un punteggiomassimo di 150.Secondo quanto presente in letteratura infatti, quanto maggiore è ilpunteggio medio del FATCOD tanto più positivo sarà l’atteggia-

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22 Marzo 2018SCNursing

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mento deiprofessionisti verso la curae la morte dei malati terminali (Ma-stroianni, 2015; Wolf,2015;Braun,2010) . Questi risultatiperò vanno interpretati con cautela,non essendoci un chiaro cut-off divalutazione delle risposte positive onegative ma una valutazione dellemedie in base ai punteggi ottenuti.L’analisi, pertanto dei risultati otte-nuti, va effettuata con la letteraturadi riferimento.Sebbene la media delle risposte

sia alta, la comparazione con studianaloghimostrano risultati più bassirispetto allo studio svedese su un campione di 100 studenti (mediatra i 125-126) e gli infermieri (media 129-130) che lavorano nelleunità oncologiche, cure palliative o reparti chirurgici (Henoch,2014).Risultati leggermente più bassi sempre in un altro studio svedese, suun campione di studenti afferenti ai tre anni del corso di studio,mo-strano comunque livelli più alti di atteggiamenti positivi rispetto ainostri risultati10.L’indagine condotta da Hagelin conferma l’ipotesi dello studio

secondo il quale i livelli di atteggiamenti positivi più alti si sono ri-

levati negli studenti del terzo anno rispetto a quelli del primo poichéil percorso di studio e l’esperienza di tirocinio verso i pazienti mo-renti, aumentano la consapevolezza del caring e riducono la pauradi affrontare il fine vita e sostenere i familiari nella perdita del pro-prio caro.Altro studio effettuato solo sulla popolazione di studenti infer-

mieri al quarto anno in Palestina14, (si assume che sia comparabileal nostro terzo anno), e quello effettuato in Turchia15, mostrano in-vece dei risultati più bassi, (media 96.96Abu-El-Noor;media 95.22Arslan) rispetto al nostro campione (Tabella 4).Gli autori di questi studi suggeriscono che tale similitudine di ri-

sultati sia dovuta alla condivisione dei paesi arabi di alcuni valori re-ligiosi e culturali che possono influenzare gli atteggiamenti verso i

pazientimorenti.Atteggiamenti po-sitivi nei dipartimenti di emergenzasono emersi dallo studio condottosu un campione di 1879 infermierimembri del EmergencyNursesAs-sociation (ENA) negli Stati Uniti1.L’alto livello (media 131±10) degliatteggiamenti verso le cure del finevita riportati in questo studio, mo-strano un livello di consapevolezzae abilità degli infermieri dettato siadalla formazione che dall’espe-rienza in questi ambiti.Gli infermieri dell’emergenza

sono consapevoli, infatti, che leproprie opinioni culturali e le credenze sociali possono influire nelfine vita.Ma emerge anche altro, lamancanza di tempo, spazio e risorse in-

cide anche sull’assistenza ai pazienti morenti e supporto ai fami-liari. Tali aspetti rappresentano una sfida per il care in tali ambiti peril carico emotivo emancate risorse adeguate. Lo studio è stato con-dotto utilizzando il metodo misto, attraverso le interviste sonoemerse le difficoltà degli infermieri che non erano relative alle abi-lità, consapevolezza o atteggiamenti ma piuttosto all’idea che il PSsia il “luogo meno adatto per morire” per il caos, il rumore e perl’imprevedibilità delle attività nell’emergenza.Il livello degli atteggiamenti del nostro campione, comparato con

lo studio di Wolf, è moderatamente inferiore e riportano atteggia-menti meno positivi.In particolare le dimensioni della cura della famiglia e famiglia

come cura, riflettono lamancata consapevolezza del supporto ai fa-miliari e nell’elaborazione del lutto. Paura, angoscia, e l'ansia sonodescritte come le barriere più frequenti agli atteggiamenti appro-priati verso la morte e il morire.La paura che gli studenti spesso affrontano quando si prende cura

di un paziente terminale, possono essere collegati alla paura di per-dere il sé, la paura dell'ignoto e paura del dolore e della sofferenza(Braun et al., 2010).La scelta del campione degli studenti del 3° anno ha confermato

tale grado di formazione, gli studenti hanno atteggiamenti positiviin questa dimensione, probabilmente perché hanno già affrontato lamorte durante le ore di tirocinio e completato il percorso formativo.L’età giovane e lamancata esperienza degli studenti verso lamorte,infatti influenzano gli atteggiamenti16 come riportato nello studiodiHugelin negli studenti infermieri del primo anno del corso di lau-rea rispetto agli altri.La Scala FATCOD è un valido strumento per poter meglio com-

prendere gli atteggiamenti degli infermieri e studenti infermieri maè necessario correlare tali dati con altre variabili, come le condizionisocio-demografiche e le convinzioni religiose che possano influen-zare gli atteggiamenti verso la morte.Altro limite è rappresentato dalla ridotta dimensione del campione

e dal mancato confronto con le due Strutture ospedaliere prese inesame, troppo diverse per essere correlate tra loro.

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Ricerca infermieristica

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CONCLUSIONI

L’assistenza infermieristica ai pazienti in fine vita ha un enormepeso sul personale infermieristico. L’infermiere è chiamato a met-tere in campo abilità professionali, una buona capacità comunicativae relazionale e al contempo a gestire le proprie emozioni per potergarantire una buona assistenza al paziente in fine vita.Lavorare quotidianamente a contatto con la morte porta a conse-

guenze inevitabili per il vissuto del personale. Tali situazioni pos-sono essere fonti di sentimenti importanti: senso di angoscia, paura,timore di non essere in grado di affrontare determinate situazioni,impotenza, senso di responsabilità.Gli atteggiamenti degli infermieri possono essere migliorati so-

prattutto verso alcune dimensioni della FATCOD come “Famigliacome cura”, “Cura della famiglia” e “Cura attiva” in merito alle at-titudini verso la gestione del lutto, il coinvolgimento dei parenti edaltre persone significative durante la cura al fine di gestire meglio iloro bisogni fisici, clinici, spirituali, sociali e psicologici.

* Infermiere** Dottorando di ricerca in Scienze infermieristiche Università degliStudi di Roma "Tor Vergata", Infermiere A.O.U. Federico II-Napoli

*** Infermiere**** Dottorando di ricerca in Scienze infermieristiche Università

degli Studi di Roma "Tor Vergata", Infermiere Coordinatore, IstitutoNazionale Tumori “Fondazione G. Pascale”-Napoli

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24 Marzo 2018SCNursing

RIASSUNTO

IntroduzioneIl problemadell’obesità e del sovrappeso

in età infantile ha assunto particolare rile-vanza in Sanità Pubblica. In Italia circa 1milione di bambini è in eccesso ponde-rale.Nella società contemporanea, moltesono le famiglie nelle quali entrambi i ge-nitori lavorano e spesso i nonni si prendonocura dei nipoti, occupandosi anche dellaloro alimentazione. L’obiettivo di questostudio è stato quello di comprendere il ruolopercepito delle nonne sulle abitudini ali-mentari dei bambini in età prescolare attra-verso la percezione delle mamme.Materiali eMetodiIndagine qualitativa, condotta conmeto-

dologia fenomenologica secondo Cohen,incentrata sull’intervista di dieci donne conalmeno un figlio/figlia in età prescolare (4-6 anni) che hanno dichiarano l’aiuto daparte delle nonne. Il campionamento di con-venienza è stato effettuato presso dell’As-sociazione di Promozione Sociale“Neomamme” nella città di Monopoli(BA), dal Settembre 2017 all’Ottobre 2017.RisultatiDall’analisi fenomenologica sono emersi

i seguenti temi:- Il tempo con i nonni, all’interno del

quale è emerso il sottotema relativo alla di-sciplina alimentare adottata omenodalle fi-gure di accudimento;- Il cibo ed il senso di colpa;- La percezione dell’aspetto del bambino,

all’interno del quale è emerso il sottotemarelativo alle strategie per evitare il sovrap-peso.

DiscussioneL’analisi fenomenologica ha evidenziato

l’importanza del supporto dei nonni (in par-ticolare della nonna materna) nell’educa-zione alimentare. I nonni paterni appaionoindulgenti (spesso in relazione al tempo li-mitato che trascorrono con i nipoti) e ten-dono ad utilizzare il cibo come veicolo diemozioni positive. L’analisi ha evidenziatoinoltre l’inclinazione della maggior partedellemadri ad utilizzare il gioco o la letturapiuttosto che il cibo come strumento percompensare la proprialontananza durante lagiornata.Dall’analisi è,inoltre,emerso che lemadri hanno una percezione nella normadella corporeità dei loro bambini e che ciòè il risultato della combinazione di atten-zione alla dieta e attività sportiva.

Parole chiave: obesità e sovrappeso in-fantile, alimentazione,percezione dellemamme,nonni; caregiving informale; stiligenitoriali,ricerca qualitativafenomenolo-gica.

ABSTRACTBackgroundObesity and overweight during the

childhood are a very relevant public healthproblem. In Italy, about 1 million childrenare in overweight. The contemporary so-ciety has plenty of dual income families andusually the grandparents are the ones whouse to take care of grandchildren and theirdiet. The goal of this research is to under-stand mothers’perception about the role ofthe grandmothers in their sons’diet.MethodsQualitative research, carried out accor-

ding to the Cohen’s phenomenologicalmethodology, focused onto the interviewof10 women with at least one pre-school age(4-6 years old) son/daughter. The conve-nience sampling hasbeen carried out at theSocial Promoting Association “Neo-mamme” inMonopoli city (BA)from Sep-tember 2017 through October 2017.Results:The following themes have been

extrapolated from the study:- The time spent with the grandparents,

in which the sub-theme relating to the ea-ting discipline adopted or not by the caregi-vers emerged.- Food and guilt- The perception of the child's appea-

rance, inwhich the sub-theme relating to thestrategies to avoid overweight emergedConclusionThe phenomenological analysis has un-

derlined the importance of the support ofthe grandparents (especially the maternalgrandmothers) in food education of thegrandchildren. The paternal grandparentsappear to be indulgent (often in relation tothe limited time they spend with theirgrandchildren) and appear to use food as avehicle for positive emotions. The analysisalso highlighted the tendency of mostmothers to use playing or reading ratherthan food as a tool to compensate for di-stance during the day.The analysis showedthat mothers have a normal perception oftheir children's body shape and this is theresult of combining attention to diet andsports.

Keywords: child hoof; obesity; overweight; nutrition; qualitative; grandpa-rents; caregiving.

L’influenza delle nonnesull’alimentazione dei bambini in etàprescolare: il vissuto esperienzialedelle mamme Carmela Serio *, Filomena Stile**, Teresa Rea***, Assunta Guillari****

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SupplementoRicerca infermieristica

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INTRODUZIONEL’obesità è una condizione patologica caratterizzata da un

eccessivo accumulo di grasso corporeo, causata nella mag-gior parte dei casi da errati stili di vita quali: alimentazionescorretta, dieta ipercalorica e inattività fisica1. L’obesità èquindi una condizione ampiamente prevenibile, che pur-troppo interessa tutte le face d’età in tutto il mondo1.Il problema dell’obesità e del sovrappeso, soprattutto nel-

l’età infantile, ha assunto particolare rilevanza in Sanità Pub-blica, sia per le implicazioni dirette sulla salute fisica,psicologica e sociale del bambino, sia perché tali condizionirappresentano un fattore di rischio per l’insorgenza di gravipatologie nell’età adulta (diabete mellito tipo II, ipertensionearteriosa, malattie cardio- e cerebro-vascolari, dismetaboli-smi, cancro della mammella e del colon-retto, ecc.)2.In Italia, 1 bambino su 3 è in condizione di

sovrappeso/obesità, i dati evidenziano che circa 1 milionedi bambini è in eccesso ponderale ed esistono notevoli dif-ferenze tra le Regioni 2 (Figura 1).

Figura 1. Grafico tratto dal documento “OKkio alla SA-LUTE: sistema di sorveglianza su alimentazione e attività fi-

sica nei bambini della scuola primaria. Risultati 2008. ISS”.Percentuale di sovrappeso e obesità nei bambini di 8-9 annidi età, per Regione.I fattori chiamati in causa come determinanti dell’aumento

di obesità, sono molteplici2. In primo luogo viene indicato ilmiglioramento delle condizioni socio-economiche, associato

allo stile di vita sedentario e al diffondersi di comportamentialimentari rivolti al consumo di alimenti già precotti ad altocontenuto calorico2.La letteratura suggerisce che gli interventi di prevenzione

dell’obesità infantile, per essere efficaci, devono prevedere ilcoinvolgimento della scuola per il suo ruolo educativo, masoprattutto, della famiglia attraverso programmi integrati alfine di promuovere l’adozione di stili di vita più sani 2.In tutte le culture, la famiglia costituisce un’istituzione so-

ciale e un supporto fondamentale per le donne e i bambini2.Negli ultimi anni, la letteratura internazionale ha evidenziatoil ruolo di altri “caretakers”3: figure di accudimento in ag-giunta alle madri. Tra questefigure una maggiore attenzioneviene data al ruolo delle nonne3.A tale proposito, l'antropologo Van Esterik (1995) sostiene

che l’acquisizione di atteggiamenti di accudimento accettaticulturalmente e le pratiche delle giovani madri dipendono ingran parte dall’educazione che esse ricevono da parte didonne più esperte, in particolare dalle nonne3.Nella società contemporanea, molte sono le famiglie nelle

quali entrambi i genitori lavorano e, laddove si rendono di-sponibili, sono i nonni a rappresentare le figure di accudi-

mento maggiormente desiderabili4. Da uno studio europeodel 2011 (SHARE: The Survey of Health, Ageing and Reti-rement in Europe-2011), si evince che l’Italia è il paese doveil 33% dei nonni si prende cura quotidianamente dei nipoti,contro l’1,6% della Danimarca o il 2,9% della Svezia4.Pertanto, è sembrato interessante indagare il pensiero delle

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donne lavoratrici, madri di bambini in età prescolare, rispettoal grado d’influenza diretta delle nonne, sull’alimentazionedel bambino.

OBIETTIVO DELLA RICERCAIndagareil contributo delle nonne sulle abitudini alimen-

tari dei bambini in età prescolare attraverso il pensierodellemamme.MATERIALI E METODIDisegno dello studioIndagine qualitativa, condotta con metodologia fenome-

nologica secondo Cohen.Il metodo CohenIl metodo fenomenologico secondo Cohen5 è stato scelto

per condurre questo studio perchè permette una compren-sione profonda dell'esperienza vissuta dalle persone coin-volte5.Il metodo Cohen prevede una serie di steps susseguenti. Il

primo step consiste nel "bracketing"5 definito come "Tecnicadi Riflessione Critica". Trattasi della descrizione per iscritto,da parte dei ricercatori, del proprio punto di vista e perce-zione circa il fenomeno oggetto di indagine, in modo da ri-durre la possibilità che i temi estratti dall'analisi riflettano ipregiudizi dei ricercatori anziché l'esperienza dei pazienti.Questa procedura consente di accantonare ogni pregiudizioaffinché non influenzi la pura essenza dei temi estrapolati.Il secondo step consiste nella conduzione delle interviste

nell'ambiente naturale dei partecipanti, mantenendo un at-teggiamento di accoglienza da parte degli intervistatori, inmodo da facilitare la descrizione della loro esperienza.Le interviste sono condotte con domande aperte per dare

completa libertà ai partecipanti di descrivere cos'è più im-portante per loro. Il luogo dell’intervista è stato scelto daisoggetti partecipanti allo studio, proprio per poter metteremaggiormente gli stessi a proprio agio.Tutte le interviste sono audio-registrate. Durante e subito

dopo le interviste, i ricercatori trascrivono note sull'ambientein cui è avvenuta l'intervista, il linguaggio non verbale e leproprie riflessioni5.Il reclutamento dei soggetti partecipanti allo studio termina

con il raggiungimento "della saturazione dei dati".Il termine saturazione dei dati si riferisce alla ridondanza

dei temi estrapolati6. Dopo aver effettuato le interviste, i ri-cercatori si occupano dell’ascolto e trascrizione delle stesse,arricchendole delle note raccolte sul campo per l'estrapola-zione dei temi dalle varie esperienze.Le interviste vengono trascritte meticolosamente,parola

per parola e analizzate dai ricercatori prima singolarmente epoi in gruppo, per favorire il confronto e la discussione cri-tica.Nell’estrapolazione dei temi non ci sono state discrepanze

di pensiero, tra i vari ricercatori.Al termine , per confermare l'attendibilità dei temi, que-

st'ultimi sono stati ripresentati ai soggetti dello studio che

hanno tutti confermato quanto estrapolato dalle interviste.Popolazione di riferimentoDonne con almeno un figlio/figlia in età prescolare (4-6

anni) che dichiarano l’aiuto da parte delle nonne.

Criteri di inclusione- Donne/madri di almeno un bambino in età prescolare, la

cui nonna materna e/o paterna sia vivente;- Donne italiane;- Donne lavoratrici;- Accudimento del bambino da parte di almeno una delle

nonne;- Perfetta comprensione della lingua italiana;- Firma del consenso informato.

Criteri di esclusione- Donne che non abbiano un bambino in età presco-

lare;- Famiglie con nessuna delle due nonne viventi;- Assenza di accudimento da parte delle nonne;- Donne con problemi cognitivi;- Donne straniere;- Volontà a non voler partecipare allo studio.

CampionamentoIl campionamento è di convenienza. L’autorizzazione alla

conduzione dell’indagine è stata inoltrata alla Presidente del-l’Associazione di Promozione Sociale di Monopoli (BA).L’indagine ha visto la collaborazione dell’ostetrica referentedell’APS “Neomamme”.È stato raccolto il consenso informato e, alle donne che

hanno deciso di partecipare all’indagine, è stato spiegato loscopo dell’indagine. Successivamente, previo appuntamentotelefonico, le donne sono state contattate dalle ricercatrici ele interviste sono state condottepresso le loro abitazioni. Lostudio rispetta i principi della convenzione di Helsinki.

StrumentoPer le interviste sono state utilizzate tre domande a rispo-

sta aperta. La scelta ha trovato giustificazione nel fatto chequesta tipologia di domanda permette ampia possibilità, daparte del soggetto intervistato, consente di descrivere real-mente le proprie esperienze7. È stato, inoltre, impiegato undiario finalizzato alla raccolta delle note sul campo (relativea riflessioni personali, al setting e al linguaggio non verbaleusato da ogni singola donna intervistata).Le interviste, audio registrate, hanno avuto durata media di

circa 10 minuti. La saturazione dei dati è stata raggiuntadopo 11 interviste.

RISULTATIPer garantire l'anonimato e il rispetto della privacy è stata

predisposta una codifica composta da un codice numerico edue iniziali fittizie assegnate ad ogni partecipante, a cui cor-

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rispondevano caratteristiche socio-demografiche, come ri-portato nella Tabella 1.

L'età media delle partecipanti è 31,6 anni (range 29-35).Il livello d'istruzione è medio-alto, 6 partecipanti risulta-

vano aver conseguito il diploma di laurea e le restanti il di-ploma di scuola media inferiore.La maggior parte delle partecipanti hanno dichiarato di

avere due figli (Media 1,8) tranne una che ha dichiarato diaverne tre.Infine, tutte hanno dichiarato di essere occupate.I temi ed i relativi sottotemi emersi dall'analisi fenomeno-

logica hanno mostrato come sia importante la collaborazionedei nonni nell’educazione alimentare dei bambini.I temi ed i rispettivi sottotemi emersi sono:“il tempo con i

nonni”, con il sottotema “vizi vs virtù”; altri temi dominan-tisono “il cibo ed il senso di colpa”, e la “percezione dell’a-spetto del bambino”. Sottotema derivante da ques’ultimotema principale sono le “strategie per evitare il sovrapeso”.

1. Il tempo con i nonniIl primo tema emerso, è stato il tempo cospicuo che i bam-

bini trascorrono con i nonni durante l’arco della giornata.Tutte le madri intervistate hanno riferito che i loro geni-

tori sono le figure di accudimento di supporto, cosi’ comedi seguito evidenziato (08GQ): << Eh ...sì!...Loro sono tuttii giorni con i miei genitori...perché per via dellavoro...(OMISSIS)... sono molto aiutata dai miei geni-tori>>.I nonni paterni, pur essendo figure di accadimento, tra-

scorrono un tempo molto limitato con i nipoti.Durante il tempo che i bambini trascorrono con i nonni

materni, vengono consumati dei pasti e, come riferito da granparte delle intervistate, spesso si tratta di un pasto principale.Dalle interviste, di seguito anche riportata una a mo di esem-

pio, è emerso che questa è un’abitudineconsolidata(01AZ):<< Allora sì … capita purtroppo spessoche … che … lo lascia a mia madre e … (con tono rasse-gnato) … soprattutto durante l’ora di pranzo!>>. Questaprassi diventa occasionale, solo perché i bambini pranzano ascuola (asilo).

1.1 Vizi vs VirtùAltro elemento di notevole importanza, è la qualità del-

l’alimentazione dei bambini, in particolare l’esistenza omeno di una “disciplina della corretta alimentazione”. Daquesta analisi sono risultati due comportamenti contrastantida parte delle nonne:- Disciplina alimentare, le nonne (esclusivamente materne)

pongono attenzione sulla qualità dell’alimentazione dei loronipoti, limitando gli eccessi e collaborando con le madri nelseguire una linea di condotta sana e condivisa, come ripor-tato dalla partecipante:(09 HP): << … mia madre è molto attenta alla dieta del

bambino [...] segue anche molto le mie direttive>>.- Tendenza ad un’eccessiva “indulgenza alimentare”, è

questo il caso della totalità delle nonne paterne segnalatedalle intervistate, le quali cercano attraverso delle conces-sioni appetibili, di conquistare l’affetto dei nipoti. In tutti icasi, questa condotta non viene quasi mai ostacolata dallemadri, poiché è associata ad un tempo molto esiguo che ibambini trascorrono con loro, come espresso dall’intervi-stata: (03 CU) <<Quelle rare volte che resta con la nonna pa-terna...la si accontenta su tutto... e tipo anche se io non sonod’accordo...ma più di dirlo...alla fine che fai? [...] La vedepoco la bambina ... perché ci sta meno e ... quindi quandoandiamo... mi scoccia bacchettarla>>.Questo atteggiamento indulgente delle nonne paterne è

adottato anche da alcune nonne materne, le quali tendono aproporre ai loro nipoti delle alternative alimentari meno

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sane, ma più inclini ai loro gusti per assecondarli e cocco-larli, come si evince dalle parole della seguente partecipante(01 AZ): << … se mangia con me...mangia quello che c’è atavola...se invece mangia a casa di mia madre...mangiaquello che vuole lui...pur di non farlo piangere lo vizia>>,oppure utilizzano la ghiottoneria come premio per aver man-giato il cibo sano ma meno gradito (07 FR): << … mia madre[...] cerca di tenersela buona, cercando di dirle che se stabuona e mangia quello che non le piace...dopo avrà un pa-nino con -omissis->>In questa categoria spicca anche il caso di una parteci-

pante, la quale sottolinea che a non essere esattamente vir-tuosi non siano tanto le nonne, quanto piuttosto i nonni (06ES): <<quando c’è mio suocero e ... mio padre... i nonni ma-schi ... vedo che, se lui fa una richiesta... che, anche un ge-lato fuori orario ... ad esempio... capito? ... loro non diconodi no!>>.

2. Il cibo ed il senso di colpaDall’analisi delle interviste è stata individuata una scarsa

tendenza a questo fenomeno, come pure una preferenza, daparte delle madri, a sopperire la mancanza del gioco o altreattività (10 IO): <<no...comunque non uso il cibo per accon-tentare...no... e nemmeno per non sentire il senso di colpa,anche perché non amano molto mangiare e.... quindi ... no!... A volte preferisco il gioco oppure uscire a fare una pas-seggiata...oppure a volte mi chiedono di leggere delle fa-vole!>>.Tuttavia una partecipante, ha affermato di utilizzare il cibo

come palliativo al senso di colpa, dovuto all’allontanamentoper motivi di lavoro.

3. La percezione dell’aspetto del bambinoUn tema ricorrente nelle interviste consiste nella perce-

zione, da parte delle madri, della fisicità dei loro bambini,percepita in tutti i casi come normale. In altri termini, lemadri non considerano i loro figli in sovrappeso.

3.1 Le strategie per evitare il sovrappesoIn tutte le interviste è emerso come i bambini non siano

soggetti a vita sedentaria, sia per la loro effettiva vivacità(4DU): << si muove sempre...non sta mai fermo! ... forsequesto lo agevola un po’...con lo smaltimento>>, sia perchépraticano attività fisica (07 FR) :<< la bambina fa [...] duegiorni di danza e due di atletica>>.A ciò si aggiunge il fatto che molte mamme tendono a non

tenere in casa cibo spazzatura (10 IO) :<<…cerco a casa dinon avere schifezze... anche le bevande...non ho né aran-ciate...ho solo acqua...oppure le merendine le mangiano solola mattina insieme al latte...magari...però per il resto...nonho cioccolate...non ho, a casa, di queste cose>>, ed i bam-bini non ne manifestano una particolare inclinazione (05DT):<< non mangia molte cose dolci...a volte sì...ne ha de-siderio, ma, per fortuna, non va dietro alle schifezze>>.

DISCUSSIONEScopo dello studio è stato comprendere la percezione delle

mamme, rispetto al ruolo delle nonne sull’alimentazione deifigli.I temi ed i relativi sottotemi emersi dall'analisi fenomeno-

logica, hanno mostrato come sia importante la collaborazionedei nonni, nel dare supporto sia nell’accudimento che nell’e-ducazione alimentare dei propri nipoti.Come confermato dalla letteratura3, la figura prevalenteè la

nonna materna. La nonna materna è abbastanza sensibile eattenta alla “disciplina alimentare”, ma allo stesso tempo nonrinuncia ad “assecondare” i gusti del bambino.La nonna materna assume, per una delle nostre intervistate,

un peso talmente rilevante sull’educazione del proprio bam-bino da ritrovarsi, in alcune situazioni, a non avere la stessaautorità della madre. I nonni paterni appaiono oltremodo in-dulgenti, soprattutto a causa del limitato tempo che trascor-rono con i nipoti.Tempo che viene percepito limitato in quanto alcuni attimi

della giornata sembrano essere scanditi da orari rigidi e re-gole genitoriali ferree.Il sottotema correlato al tempo,trovafondamento in letteratura, dove si riscontra la tendenza, daparte dei nonni, ad utilizzare il cibo come veicolo di emo-zioni positive8,9, spesso aggirando la disapprovazione dellemadri9. Questo atteggiamento è stato percepito dalle mamme,nei confronti delle, le quali appaiono più indulgenti al fine diaccattivarsi l’amore dei nipoti con l’ausilio di cibi preferiti epoco sani. Nel primo tema principale il ruolo della scuola èstato percepito come fattore protettivo circa l’alimentazionedei bambini. I bambini che pranzano a scuola evitano l’as-sunzione di calorie in eccesso, rispetto a quanto avverrebbein presenza dei nonni. Dalla ricerca in letteratura, è stata ri-scontrata una tendenza da parte dei genitori all’utilizzo im-proprio del cibo come ricompensa10 o in generale, come dettoin precedenza, si associa l’uso del cibo a sentimenti posi-tivi8,9. Nelle interviste è stata indagata se e in che misura, lemadri tendono ad utilizzare il cibo (in particolare “cibo spaz-zatura”) come strumento per compensare la lontananza du-rante la giornata. L’analisi ha mostrato una scarsapropensione delle madri ad usare il cibo come strumento dicompenso per l’assenza temporale.Le donne riferiscono di preferire il gioco o la lettura, anche

se una percentuale, non trascurabile, delle nostre intervistateè ancorata a questa “cattiva” abitudine.Il tema ricorrente è la percezione che le madri hanno circa

la corporeità dei loro figli, da tutte percepita nella norma.Da tutto ciò emerge che l’educazione alimentare non è

scontata ed è influenzata molto da dinamiche familiari.Il ruolo della famiglia è fondamentale, richiede un ap-

proccio sinergico, come riscontrato in letteratura3,11,13, per fa-vorire un’adeguata attenzione alla dieta dei bambini.Una strategia vincente risulta esserel’eliminazione quoti-

diana di cibi ricchi di grassi e bevande zuccherate ela pra-

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tica costante di un’ attività sportiva.In questa fase delicatadella vita della vita del bambino, le famiglie compresi inonni, dovrebbero essere affiancati e sostenuti dal Pediatra edall’ InfermierePediatrico di famiglia14, per essere coinvoltiin programmi educativi sulla correttezza dell’alimentazionee sulla promozione di corretti stili di vita.

LIMITIUnlimite dello studio è rappresentato dall’esiguità del cam-

pione, che ne determina una mancanza di variabilità e15l’im-possibilità nella generalizzazione dei risultati. Questelimitazioni sono tipiche dgli studi di tipo fenomenologico16che, tuttavia, forniscono informazioni essenziali sia per una

visone olistica sia per una partenza corretta di studi maggiori.Un ulteriore limite è dato dal fatto che il nostro studio indagala percezione delle mamme circa il comportamento alimen-tare dei propri figli durante il tempo passato insieme ai nonni,e dunque, non fornisce un quadro reale di ciò che possa real-mente accadere tra nonni e nipoti e delle possibili e differentidinamiche relazionali rispetto a tale fenomeno.

*Ostetrica Libero Professionista**Ostetrica P.O. Valle d'Itria

***PhD, Infermiera A.O.U Federico II**** PhDStudente in Infermieristica e Sanità Pubblica,

Infermiera A.O.U Federico II

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di Pino De MartinoDaventitrè anni nelle case degli infermieri di Napoli e della

Campania; oltre cento pubblicazioni; una tiraturamedia di oltre25mila copie. Sono solo alcuni dei numeri importanti di Napo-lisana, la rivista di aggiornamenti professionali, cultura e attua-lità sanitaria edita dall’Ordine degli infermieri di Napoli e direttada chi scrive. Per un lungo periodo, Napolisana è diventato l’or-gano d’informazione anche degli ordini professionali di Salerno,Avellino, Benevento e Caserta. Raggiungendo a quella data unadiffusione media di oltre 35 mila copie: tra i periodici più diffusidella Campania e del Sud. Fu questo il motivo della sua trasforma-zione, dieci anni fa, inNapolisanaCampania, testata rimasta invariataanche ora che s’appresta a raccogliere un prestigioso traguardo. Daoltre tre anni, la rivista ha dato vita ad un inserto interamente dedi-cato alla ricerca infermieristica: NscNursing. Una scelta editorialelungimirante, che ha ritenuto di puntare sulla crescita professionalee culturale della professione, offrendo agli iscritti la possibilità diconfrontarsi con pubblicazioni di assoluto valore scientifico inmas-sima parte firmate da infermieri. Ciò è stato reso possibile grazie adun generoso e competenteComitato scientifico e un agguerrito teamrewiew, costituito ad hoc. Ad essi va il mio più sentito ringrazia-mento e convinto apprezzamento. Si tratta di un gruppo di giovanie brillanti menti, raffinati professionisti, senza i quali non ce l’a-vremmo mai fatta. Si è trattato di un lavoro impegnativo, a voltegravoso, affrontato con spirito di servizio e di amore per la profes-sione, per il quale non basterà mai elencarne i meriti. Grazie a que-sti tre anni eroici di pubblicazioni altamente qualificate e di assolutorigore scientifico, oggi Napolisana è la prima rivistadel CentroSud edita da un ordine professionale pro-vinciale ad essere indicizzata. “L’infermiere” a parte(organo ufficiale della Federazione) con l’Italian Jour-nal of Nursing“, (la rivista edita dall’Ordine degli in-fermieri di Milano, Lodi, Monza e Brianza, da pochimesi in rete) Napolisana è la seconda a livello nazio-nale. Un traguardo prestigioso. Una meta che premiaanni d’impegno profuso da un gruppo di lavoro tenacee preparato. Un riconoscimento conquistato anche gra-zie ad un editore, l’Ordine delle professioni infermieri-stiche di Napoli, che ha investito e creduto in unprogetto editoriale che finanzia e sostiene ininterrotta-mente dal 1995. Con il solo scopo di portare nelle casedegli infermieri di Napoli (ma non solo), aggiornamentiprofessionali, scientifici e non, cultura infermieristica eattualità sanitaria nazionale e regionale. Sono gli alimentiessenziale per nutrire il corpo di una professione solo dapoco riconosciuta come ordine professionale al pari conaltre attività intellettuali. Sono i motivi per i quali, questo gruppodirigente ha ricevuto il pubblico plauso da parte della PresidenteNa-zionaleBarbaraMangiacavalli (in un riquadro nella pagina accanto,ndr). Ma

che significa un giornaleindicizzato? Significa cheNapolisanaCampania è inseritanell’indice mondiale delle pubblica-

30 Marzo 2018SCNursing

SupplementoRicerca infermieristica

Napolisana nella rete mondiale delle

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31Marzo 2018 SCNursing

SupplementoRicerca infermieristica

“Importante traguardoper la professioneUn plauso al gruppodirigente di Napoli”Barbara Mangiacavalli commenta l’impor-tante traguardo raggiunto dalla rivista

Pubblichiamo di se-guito la dichiarazionedella PresidenteBarbaraMangiacavalli resa aimicrofoni di Radio Vo-mero news, in occasionedel Congresso Nazionalecelebrato a Roma, pressol’Auditorium del Parcodella Musica a Roma. LaPresidente Barbara Man-giacavalli rivolge al gruppo dirigente di Napoli importanti pa-role d'apprezzamento. In particolare, si sofferma sull’importantee prestigiosa indicizzazione dell'organo di stampa ufficiale del-l'Ordine degli infermieri di Napoli, NapolisanaCampania.

"La rivista dell'Ordine degli infermieri diNapoli - diceBar-bara Mangiacavalli - ha raggiunto un risultato enorme dalpunto di vista scientifico. Con l'indicizzazione, gli articoli pub-blicati saranno inseriti in un elenco internazionale e chiunquesi metta a fare una ricerca scientifica sull'argomento troveràquegli articoli. Si tratta quindi di un grande sviluppo scienti-fico della rivista e ovviamente di sviluppo scientifico della pro-fessione, soprattutto dei colleghi di Napoli. Quello che èulteriormente importante sottolineare - dice infine Mangiaca-valli - è che si tratta della seconda o terza rivista indicizzata inItalia,ma la prima del Sud.Unplauso dunque alConsiglio di-rettivo dell'Ordine di Napoli che ha voluto perseguire questoimportante risultato".

Alla presidente Mangiacavalli va il nostro ringraziamento perl'importante attestato di stima nei confronti del gruppo dirigentee di tutti gli infermieri di Napoli, e per le lusinghiere e generoseparole.

zioni scientifiche e che pubblicare un articolo sudi essa ha un indice di rilevanza (impact factor)proporzionale a quello della rivista. In altre pa-role, ogni pubblicazione scientifica su Napolisanasarà potenzialmente visibile a livello mondialegrazie alla rete capillare e universale delle ban-che dati che ospiteranno il nostro giornale.Il contratto sottoscritto nei giorni scorsi dal Pre-sidente dell’Ordine degli infermieri di Napoli,Ciro Carbone, impegna NapolisanaCampaniacon Ebsco Publishing, Inc, importante società consede a Ipswich (Massachusetts, Usa), titolare diuna delle principali banche dati internazionali perpubblicazioni a carattere scientifico sanitario.

Ma NapolisanaCampania ègià pronta a moltiplicare lapropria visibilità. Stiamoinfatti già al lavoro perstringere nell’immediatofuturo rapporti con altreimportanti società tito-lari di banche dati al-trettanto importanti.

Prima di chiudere,voglio ringraziareancora una voltapubb l i camen tequanti hanno resopossibile questocammino.

Al generoso einfaticabile Co-

mitato scientifico, aicolleghi responsabili della partegrafica e dell’impaginazione, ungrazie di cuore. E, last but notleast, l’editore di riferimento.Grazie al gruppo dirigente del-l’Ordine degli infermieri diNapoli, per quest’ennesimagrande soddisfazione profes-sionale.

Grazie per la fiducia datanti anni accordatami.

Grazie per la totale libertàcon la quale ho potuto svolgere il mio incarico in

tutto questo cammino.Ma soprattutto grazie ai lettori, non solo infermieri, ma soprat-

tutto infermieri, senza i quali tutto questo non sarebbe mai avve-nuto.

pubblicazioni scientifiche

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NORME EDITORIALI“Napolisana Campania” nella sezione NSC Nursing,

dedicata alla ricerca infermieristica, pubblica articoliinediti di interesse infermieristico, previa appro-

vazione del Comitato Scientifico.L’articolo è sotto la responsabilità dell’au-tore o degli autori che, nel rispetto dellevigenti leggi sulla privacy, devono di-chiarare: nome, cognome, qualificaprofessionale, ente di appartenenza,mail dell’autore per corrispondenza.Gli articoli devono essere inviati inWORD e strutturati secondo il se-guente schema: 1) Riassunto; 2)Parole chiave (max 5); 3) Introdu-zione; 4) Obiettivi; 5) Materiali eMetodi; 6) Risultati; 7) Discus-sione; 8) Conclusioni; 9) Bibliogra-fia. La lunghezza dell’articolo nondeve superare i 15.000 caratteri,spazi inclusi. Gli articoli vanno ac-compagnati da unRiassunto signi-ficativo in italiano (max 250 parole)strutturato in: Introduzione, Obiet-tivo/Scopo, Metodo, Risultati e Di-scussione/Conclusioni. Non devepresentare abbreviazioni.Le parole chiave (keywords) devonoessere presenti nel testo e scelte, sepossibile, dal Medical Subject Index List(database MesH).L’introduzione deve chiarire il contesto el’obiettivo del lavoro. Materiali e Metodi:descrivere la metodologia utilizzata perla selezione dei partecipanti, lo/gli stru-mento/i utilizzati, i criteri di inclusionee/o di esclusione, l’analisi statistica ef-fettuata. Risultati: devono rappresen-tare gli esiti dello studio, senza leconsiderazioni personali. Discussione:considerazioni critiche sui risultati ottenuti,

se possibile confrontandoli con quelli di altristudi. Conclusioni: correlate direttamente all’at-tività infermieristica e le loro implicazioni even-

tuali nell’attività assistenziale.Specificare presenza/assenza conflitto

di interesse. Specificare eventuali fi-nanziamenti ottenuti.

FIGURE, TABELLEE IMMAGINI

Le figure e le tabelle, informato digitale JPG

o TIFF a risolu-zione alta, de-

vono esserescelte se-

condocr i -

teri di chiarezza e semplicità; saranno numerate progressivamentein cifre arabe e saranno accompagnante da brevi ma esaurienti di-dascalie. Nel testo deve essere chiaramente indicata la posizioned’inserimento. Diagrammi e illustrazioni dovranno essere sottopostialla redazione in veste grafica accurata, tale da permetterne la ri-produzione senza modificazioni.Per le immagini che ritraggono pazienti o persone, gli autori devonopresentare un’autorizzazione firmata dagli stessi che ne autorizzi lapubblicazione, oppure le immagini devono essere modificate perevitare il riconoscimento delle persone ritratte.

CITAZIONI BIBLIOGRAFICHELe citazioni bibliografiche devono essere strettamente pertinenti e ri-ferirsi solo gli autori citati nel testo. Tutti gli articoli devono esseresupportati da aggiornate referenze bibliografiche. L’accuratezzadelle citazioni bibliografiche e della bibliografia sono requisiti indi-spensabili ai fini della pubblicazione. Nel corpo del testo stesso i ri-ferimenti bibliografici sono numerati secondo ordine di citazione;nella bibliografia al termine dell’articolo ad ogni numero corrispondela citazione completa del lavoro al quale ci si riferisce. La bibliogra-fia dovrà essere redatta secondo le norme riportate nel VancouverStyle: la lista delle voce bibliografiche deve essere presentata nel-l’ordine in cui le singole voci vengono citate nel testo, con numera-zione araba senza parentesi. I rimandi alla bibliografia sono affidatia numeri posti ad esponente: in questo modo2; se si devono citaredue o più fonti, riportare i numeri consecutivi seguiti dalla virgola3,4,più di due rimandi alla bibliografia, riportare il primo e l’ultimo nu-mero delle citazioni corrispondenti5-8. Per motivi editoriali, la reda-zione si riserva di pubblicare le prime 10 voci bibliografiche di unarevisione della letteratura.Le voci bibliografiche saranno citate in questa maniera:Articolo da una rivistaAnnasGJ. Reefermadness-the federal response to California’sme-dical-marjunana laW. N Engl J Med 1997;337:545-53.• dopo il cognome inserire l’iniziale/le iniziali del nome dell’au-tore/degli autori;• titolo dell’articolo;• abbreviazioni delle testate delle riviste, quando devono essereabbreviate, senza punto;• anno seguito dal punto e virgola, volume seguito dai due punti,numero di pagina/e;• non utilizzare mai il corsivo.In caso di un numero superiore a 6 autori, dopo il sesto può essereinserita la dicitura et al.Libro o testo, di un capitolo- Saccheri T. L’equivoco terapeutico. Promozione della salute e ne-goziazione sociale. FrancoAngeli. Milano, 2007.- Pagel JF, Pegram GV. The role for the primary care physician insleep medicine. In: Pagel JF, Pandi-Perumal SR, editors. Primarycare sleep medicine. 2nd ed. New York: Springer; 2014.

Una monografia/libro scaricato da internetCartabellotta A. La formazione residenziale degli operatori sanitari(Internet). In: Pressato L, Cartabellotta A, Bernini G et al. L’educa-zione continua in medicina. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore,2003. (pubblicatoMarzo 2003; consultato: Marzo 2017). Disponibileall’indirizzo: http://www.pensiero.it/catalogo/pdf/ecm/capitolo2.pdf

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PUBBLICAZIONE DI ARTICOLI A CARATTERE SCIENTIFICO

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NAPOLI - Si chiamaAIPAV (AmbulatorioInfermieristico Pedia-trico degli Accessi Va-scolari) ed è il primo eunico in Italia nel suogenere. Totalmente ge-stito da infermieri spe-cializzati è dedicato aibambini oncologici e non, portatori di cateteri venosi centrali amedio e lungo termine. Ciro Carbone, per anni alla guida degli in-fermieri negli ospedali Santobono/Pausilipon, non ha voluto man-care alla cerimonia inaugurale con questo indirizzo di saluto:“Cogliamo al meglio questa occasione e facciamoci trovare pronti.Con il varo di questo ambulatorio abbiamo realizzato una gran bellacosa. Una struttura che ha molti padrini. La mia firma l’ho appostacon convinzione due giorni prima di andare in pensione. Io ci credoe sono qui a testimoniarlo, anche in rappresentanza dell’Ordine degliinfermieri di Napoli che ho l’onore di guidare. Abbiamo fatto uninvestimento sulle persone, sul gruppo.Ora dobbiamodimostrare diesserne all’altezza. Come infermieri abbiamo tanti occhi puntati ad-dosso e non possiamo permetterci errori. Oggi comincia un lavoroduro e faticoso. Dove e quando ci sarà la possibilità, credo sia op-portuno allargare questo gruppo di partenza con altre competenze.Farlo crescere, senza paure e senza rintanarsi. Soprattutto dobbiamopuntare a lavorare uniti. Da soli non si va da nessuna parte. Solo la-vorando in equipe con le altre professioni sanitarie, soprattutto conl’area medica, possiamo raggiungere quegli obiettivi che stanno acuore a tutti quelli che come noi prestano la loro opera e i loro sa-peri per il benessere altrui. In questo caso la cura dei bambini e ilsupporto ai familiari. In bocca al lupo a voi tutti”.L’assistenza del paziente pediatrico oncologico è da sempre con-

siderata uno dei processi assistenziali più complessi nel panoramadella medicina pediatrica. L’AORN Santobono – Pausilipon, cen-tro nazionale pediatrico d’eccellenza e di riferimento, ha sempre de-dicato particolare attenzione alle esigenze dei piccoli pazienti e suiniziativa di un gruppo di infermieri specializzati in impianto e ge-stione degliAccessiVascolari amedio e lungo termine, ha dato il viaad un progetto che garantisse l’appropriatezza delle prestazioni as-sistenziali erogate e valorizzasse le specialità professionali. Partitoin via sperimentale nel 2014 AIPAVè oggi una realtà di riferimentonon solo aziendale; attivo cinque giorni a settimana offre servizi diimpianto e gestione routinaria di cateteri venosi centrali (CVC-PICC –PORT), gestione delle complicanze, consulenze speciali-stiche, corsi di formazione per il personale infermieristico emedico,corsi di orientamento e gestione per i familiari.

33Marzo 2018

Inevidenza

Sotto procedimento disciplinare:FlashMobdi solidarietà perRossanaEra presente anche Ciro Carbone, presidente dell’Ordine

degli infermieri di Napoli, al FlashMob di solidarietà con Ros-sana Bianchi, l’infermiera che, all'Ospedale Santa Maria delleGrazie di Pozzuoli, contestò il governatore De Luca per le con-dizioni lavorative al limite del sopportabile.AlGovernatore im-pegnato in pompa magna nell’ennesima inaugurazione di unreparto ospedaliero, la coraggiosa infermiera disse tutto quelloche pensava della sanità campana, fatta per lo più di nastri ta-gliati, annunci e tanti, tanti record negativi: dai Lea, alle listed’attesa, dal record per l’emigrazione sanitaria a quello delleaspettative di vita. “Siamo senza infermieri, senza personale. Cifacciamo in quattro, non abbiamo materiali, non abbiamo piùnulla. Siamo ridotti all’osso”. Furono queste le parole crude,ma vere, pronunciate pubblicamente da Rossana e per le qualila dipendente dell’Asl Napoli2Nord è in attesa di sapere cosa leaccadrà a livello disciplinare. Sulla vicenda, il Presidente Car-bone commento cosi: “Quanto denunciato dalla collega Ros-sana Bianchi corrisponde al vero, è cosa nota a tutti ed è undisagio che l'Ordine degli infermieri di Napoli ha più volte de-nunciato nelle opportune sedi istituzionali. Stupisce quindi ladecisione di provvedimenti disciplinari nei confronti di chi nonha fatto altro che dire quanto è vero ed è a conoscenza di tutti”,ha detto Ciro Carbone a nome dell’Ordine degli infermieri diNapoli.

Un ambulatorio pediatricointeramente gestito da infermieri

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34 Marzo 2018

Con le relazioni del PresidenteCiro Car-bone, del tesoriere Gennaro Sanges e delpresidente dei Revisori dei Conti,VincenzoSaraiello, si é tenetu a Casrtellammare diStabia l'annuale appuntamento con l'As-semblea degli iscritti.All'ordine del giorno l'approva-

zione dei bilanci consuntivo 2017 edi previsione 2018. Con un lungoapplauso, l'Assemblea ha accoltola relazione introduttiva del Presi-dente Carbone. Dopo la letturadelle relazioni consuntivo 2017 edi previsione 2018 da parte del te-soriere Gennaro Sanges e del Pre-sidente dei Revisori dei ContiVincenzo Saraiello, si è passati allevotazioni.L'Assemblea ha approvato il bi-

lancio consuntivo 2017 e di previ-sione 2018.

LL''AAsssseemmbblleeaa ddeeggllii iissccrriittttii aapppprroovvaa iill bbiillaanncciioo

Notizie dall’Ordine

Dopo sette lunghi anni ha ripreso l’attività ilPronto soccorso del Cto a Napoli. Centotrenta postiletto per iniziare, e l'ambizione di dare una mano neldecongestionare il Cardarelli. La struttura fu chiusanel 2011 nell'ambito della riorganizzazione degliospedali rientrati nell'Azienda dei Colli (Monaldi,Cotugno e Cto). L'ex direttore generale del Cto, Giu-seppe Longo, ha sottolineato con soddisfazione l'o-biettivo raggiunto di un rafforzamento della retedell'emergenza, mentre l'attuale commissario Giu-seppe Matarazzo ha evidenziato: "Diamo una rispo-sta al sovraffollamento del Cardarelli con un prontosoccorso medico chirurgico di impronta moderna do-tato di triage e tac di ultima generazione, che serve unbacino di 300 mila persone ma che naturalmente èaperto alla città intera. Una bella sfida che siamo si-curi di vincere". Oltre centodieci le nuove assunzionitra gli infermieri, ventidue tra i medici.

RRiiaapprree iill PPrroonnttoo SSooccccoorrssoo ddeell CCttoo

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35Marzo 2018

Incontrocon il Papa

ROMA - “Sono lieto di incontrarvi e,prima di tutto, vorrei esprimervi la mia ri-conoscenza e la mia stima per il lavoro cosìprezioso che svolgete verso tante persone eper il bene di tutta la società. Grazie, grazietante!”. Sono state queste le prime paroledel discorso di Papa Francesco pronunciatonell’Aula Paolo V in udienza privata con6.500 infermieri. A guidare la folta rappre-sentanza dell’Ordine il Comitato centraledella Federazione Nazionale degli Ordini.La Presidente Barbara Mangiacavalli haofferto al Santo Padre come dono simbolico:

la prima edizione della vita del patrono degliinfermieri, San Camillo De Lellis. Un’an-tica stampa del secolo X Ottavo.

Professione insostituibile - “È davveroinsostituibile – ha detto Papa Francesco - ilruolo degli infermieri nell’assistenza al ma-lato. Al pari di nessun altro, l’infermiere hauna relazione diretta e continua con i pa-zienti, se ne prende cura quotidianamente,ascolta le loro necessità ed entra in contattocon il loro stesso corpo, che accudisce. È pe-culiare l’approccio alla cura che realizzatecon la vostra azione, facendovi carico inte-

gralmente dei bisogni delle persone, conquella tipica premura che i pazienti vi rico-noscono, e che rappresenta una parte fonda-mentale nel processo di cura e diguarigione”.

Infermieri esperti in umanità - Il Papa siè rivolto agli infermieri sottolineando che“prendendovi cura di donne e di uomini, dibambini e anziani, in ogni fase della lorovita, dalla nascita alla morte, siete impegnatiin un continuo ascolto, teso a comprenderequali siano le esigenze di quel malato, nellafase che sta attraversando. Davanti alla sin-

““TTaannttee vviittee ssii ssaallvvaannoo ggrraazziiee aa vvooiiLLaa tteenneerreezzzzaa mmeeddiicciinnaa pprreezziioossaa""

Il Santo Padre ha ricevuto in udienza privatauna delegazione di 6.500 infermieri provenientida tutt’Italia. Nutrita rappresentanza dell’Ordi-ne degli infermieri di Napoli.

Discorso commovente e ricco di significato:“La vostra professione è una vera e propriamissione che fa di voi degli esperti in uma-nità”.

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golarità di ogni situazione, infatti – ha con-tinuato -, non è mai abbastanza seguire unprotocollo,ma si richiede un continuo – e fa-ticoso! – sforzo di discernimento e di atten-zione alla singola persona. Tutto questo fadella vostra professione una vera e propriamissione, e di voi degli “esperti in umanità”,chiamati ad assolvere un compito insostitui-bile di umanizzazione in una società di-stratta, che troppo spesso lascia aimargini lepersone più deboli, interessandosi solo di chi‘vale’, o risponde a criteri di efficienza o diguadagno”.

La chiave della tenerezza - “Stando coni malati ed esercitando la vostra professione– ha aggiunto il Papa - , voi toccate i malatie, più di ogni altro, vi prendete cura del lorocorpo. Quando lo fate, ricordate come Gesùtoccò il lebbroso: in maniera non distratta,indifferente o infastidita, ma attenta e amo-revole, che lo fece sentire rispettato e accu-dito. Facendo così, il contatto che sistabilisce con i pazienti porta loro come unriverbero della vicinanza di Dio Padre, dellasua tenerezza per ognuno dei suoi figli. Pro-prio la tenerezza: la tenerezza è la “chiave”per capire l’ammalato. Con la durezza nonsi capisce l’ammalato. La tenerezza è lachiave per capirlo, ed è anche una medicinapreziosa per la sua guarigione. E la tene-rezza passa dal cuore alle mani, passa at-traverso un ‘toccare’ le ferite pieno dirispetto e di amore”.

Un lavoro usurante - Ma il Papa non hadimenticato i problemi che tutti i giorni af-frontano gli infermieri nella loro professione,dando anche una tirata di orecchi a chi ge-stisce e programma la sanità. “Non stanca-tevi mai di stare vicini alle persone conquesto stile umano e fraterno, trovando sem-pre la motivazione e la spinta per svolgere ilvostro compito. Siate anche attenti, però - haaffermato con forza -, a non spendervi finoquasi a consumarvi, come accade se si ècoinvolti nel rapporto coi pazienti al puntoda farsi assorbire, vivendo in prima personatutto ciò che accade loro. Quello che svol-gete è un lavoro usurante, oltre che espostoa rischi, e un eccessivo coinvolgimento,unito alla durezza delle mansioni e dei turni,potrebbero farvi perdere la freschezza e laserenità che vi sono necessarie. State attenti!Un altro elemento che rende gravoso e ta-lora insostenibile lo svolgimento della vo-stra professione è la carenza di personale,

che non può giovare a migliorare i serviziofferti, e che un’amministrazione saggia nonpuò intendere in alcun modo come una fontedi risparmio”. Papa Francesco davanti ai6.500 infermieri ha anche avuto un mo-mento di commozione personale ricordandoun episodio della sua vita: “Vorrei rendereomaggio – ha detto il papa agli infermieri -a un’infermiera che mi ha salvato la vita.Era un’infermiera suora: una suora ita-liana, domenicana, che è stata inviata inGrecia come professoressa, molto colta...

Ma sempre come infermiera poi è arrivata inArgentina. E quando io, a vent’anni, ero inpunto di morte, è stata lei a dire ai dottori,anche discutendo con loro: “No, questo nonva, bisogna dare di più”. E grazie a quellecose, io sono sopravvissuto. La ringraziotanto! E vorrei nominarla qui, davanti a voi:suor Cornelia Caraglio. Una brava donna,anche coraggiosa, al punto da discutere coni medici. Umile, ma sicura di quello che fa-ceva. E tante vite, tante vite si salvano gra-zie a voi. Grazie di tutto questo!”.

IIll ssaalluuttoo ddeellllaa PPrreessiiddeennttee MMaannggiiaaccaavvaalllliiSanto Padre,è con immensa gioia e gratitudine che siamo qui, innanzi aLei. Rappresentiamo tutti gli Infermieri d’Italia. Siamo per-sone che si prendono cura di altre persone, nel naturale cam-mino umano durante il tempo della sofferenza , dellamalattia e del morire e della morte. Siamo persone, chehanno scelto di dedicare la propria vita personale e profes-

sionale, posando lo sguardo sull’altro, andando verso l’altro, verso il più fragile con at-tenzione e cura e quella tenerezza di cui più volte ,Lei ha trattato. Scelta professionale , nelsenso più nobile del termine. L’infermiera che ha aperto l’era moderna della nostra pro-fessione , Florence Nigthingale, scriveva che l'assistenza infermieristica è un'arte. Un la-voro artigianale, per rifarci a un'espressione che lei, Santo Padre, usa spesso. Un’arte cheperò non ha a che fare con la tela o con la pietra, ma con un corpo “tempio dello spiritodi Dio”. L’essere Infermiere, non è semplicemente una tecnica, ma un processo che coin-volge anima, mente ed immaginazione . Si deve possedere un’immaginazione creativa,una sensibilità di spirito, un intuito originale che precede i bisogni delle persone che ci siaffidano. Dunque si debbono possedere qualità me-tafisiche, ma anche competenze clinico assistenzialimoderne e rinnovate. Difatti, i nostri percorsi dilaurea conducono ai massimi livelli accademici,sino ai dottorati di ricerca , che hanno quale fine ilmiglioramento delle nostre competenze scientificoumane. Siamo professionisti che non eseguono det-tagli meccanici. Tutti i riti e le cerimonie che il cultomoderno dell’efficienza possono escogitare, tutte le nostre apparecchiature scientifiche,potrebbero non salvarci, se non custodiamo gli elementi intellettuali e spirituali della no-stra arte e se mai vedessimo i mezzi più importanti dei nostri fini. L’assistenza infermieri-stica, gli infermieri tutti, hanno l’alto valore di servizio alla vita, vogliamo vivere la fedeltàall’uomo, del cui valore la norma è garante. L’attenzione a questo, costituisce per l’infer-miere, una fonte di principi e norme che illuminano la coscienza e la orientano, special-mente nella complessità delle odierne possibilità, a scelte sempre più rispettose della vitae della sua dignità. È questo il vero esame di ammissione all’arte Infermieristica, la pie-tra angolare, che sorregge l’edificio e lo costruisce sulla roccia. Gli infermieri, si assumonoPadre Santo, il patrimonio culturale della propria umanità. Grazie Padre Santo ed è congratitudine che La invitiamo al nostro Congresso nazionale della Federazione degli Or-dini degli Infermieri che si apre lunedì 5 marzo, dopodomani, a Roma e se mai questo nonle fosse possibile, ci assicuri la Sua preghiera anche i nostri cari infermi, perché possiamosempre assolvere al nostro mandato di bene e di servizio, con tenerezza e gioia. Grazie.

continuad da pagina 35

Marzo 2018

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Dentro laProfessione

continua a pagina 38

BACKGROUND

Ladonazionedisangueconsistenelprelievodiundeterminatovolumedisanguedaunsog-getto sano, chiamato donatore, al fine di tra-sfonderlo in un soggetto che ha bisogno disangueodiunodeisuoicomponenti, chiamatoricevente. Le attività sanitarie italiane necessi-tanosemprepiùfrequentemente l’apportodellamedicina trasfusionale. Tuttavia la donazionedi sangue è ancora oggi un punto critico dellacominità assistenziale. Esistono dei limiti im-portanti alladonazionedel sangue, anagrafici enon. I dati demografici e strutturali della popo-lazione italiana delineano in modo estrema-mente chiaro il quadro di un Paese cheinvecchia . Esistono inoltre anche limiti defi-nibili sanitari,percuioltreallemalattie infettivetrasmissibili, costituiscono una pregiudizialedelladonazioneanchecondizioniclinicheassaipiù comuni, quali ipertensione arteriosa, pre-senza di malattie croniche, assunzione di anti-biotici o trattamenti medici e diagnostici(estrazioni dentarie, endoscopie) nel periodoimmediatamenteprecedente ilprelievo .Lalet-teratura indica generalmente che sia i donatorisia i non donatori hanno un'immagine non po-sitivasulladonazionedisangue anchesepoche

persone sono ben informati sulla reale neces-sità di sangue . La letteratura internazionale harecentemente iniziato a rivolgere la sua atten-zione a tali aspetti.8 , con però scarsissime evi-denze derivanti dalla realtà italiana.Per questocomprendere il significatocheicittadini italianiattribuisconoalladonazione,glieventualidubbie preoccupazioni ad essa collegati e lemotiva-zioni che possono spingere i cittadini italiani adonare il proprio sangue assumeparticolare ri-levanza.ObiettivoScopodell’indagineèquellodicomprendere

il livello di conoscenza edisponibilità riguardoladonazionedi sangueperpoter in futuro indi-viduare strategieidonee per aumentare il nu-mero di donatori.Materiali emetodiLo strumento utilizzato a tale scopo è stato

un questionario10, composto da 24 domande arispostamultipla stato sottoposto un campionediconvenienzadi50cittadinidietàsuperioreai18anni. (Allegato1pag.38)L’indagineè statasvoltanellacittàdiNapoli,daMarzoaMaggio2016.Incalcealquestionarioèpresente l’Infor-mativa apartecipare allo studio, laquale speci-fica la garanzia dell’anonimato e lo scopo delquestionario. Lo studio rispetta i principi della

dichiarazionediHelsinki.Nessunodegliautoriha conflitti di interesse od ha ricevuto un qual-siasi tipo di compenso per la consuzione dellostudio.Al fine di avere unamaggiore dimesti-chezza con lo strumento e per comprendernel’effettiva ricezione da parte della popolazioneinstudio lostessoèstato testatosuungruppodistudentidel terzoannodelcorsodiLaureatrien-nale in InfermieristicapediatricadellaSecondaUniversitàdegliStudidiNapoli.Adogni som-ministrazione sono state chiarite le finalità del-l’indagine a voce. Prima di procedere allasomministrazionedeiquestionariperognipar-tecipanteèstato richiestounconsensoscrittoaltrattamentodeidatipersonali. Lacompilazioneera del tutto facoltativa ed assolutamente ano-nima. L’analisi dei dati è stata effettuata in duefasi. Inprimoluogosonostate letteedanalizzatele risposte per ogni singola domanda del que-stionario; insecondoluogosonostaticlassificateattraverso il foglio di calcolo elettronicoExcel,elaborando successivamente grafici e tabelleper i principali risultatiRisultatiI partecipanti allo studio hanno un età supe-

riore ai 18 anni, lamaggioranza è di sessoma-schile.. Il20%haunetà tra i18-25anni, il47%tra i 25-35anni, il 24%tra i 35-45anni e solo il9%haun’età superiore ai 45 anni (Tabella 1 apag.36 ). Lo studio ha messo in evidenza cheun’alta percentuale di persone non donano(78%) e che adonare sono in prevalenza ima-schi rispetto alle femmine. I risultatimostranoche solo il 2% del campione ha particolari pa-tologieche impedisconolorodidonare,mentreil98%potrebbedonare. Il62%nonèconsape-vole che non può donare per 4mesi dopo averfattoun tatuaggio. Il7%affermadiaver sentitoparlare di donazione di sangue durante una vi-sita medica, il 35% in televisione, il 39% par-lando con parenti e amici, il 18%da depliant ecartelloni pubblicitari (Tabella 2).Il 52%nonèaconoscenzadi cosa si intende

per donazione di emoderivati., il 90%dei sog-getti a cui è stato somministrato il questionarioafferma di non donare per paura di contrarreunamalattia . Il55%delcampioneaffermache

La donazione di sangueUn’indagine conoscitiva

ABSTRACTLa donazione di sangue è alla base della medicina trasfusionale, branca sempre più

integrata con tutte le principali pratiche assistenziali. La cronica carenza di donatorimette in crisi ciclicamente gran parte delle attività assistenziali. Questa survey vuole in-dagare quali possano essere le motivazioni che frenano i cittadini nella donazione..Materiali emetodi: l’indagine conoscitiva si è svolta somministrando un questiona-

rio costituito da 24 domande a risposta multipla ad un campione di convenienza.Risultati: I partecipanti allo studio hanno un età superiore ai 18 anni, inmaggioranza

di sesso maschile. Il 78% del campione ha dichiarato di non essere donatore; ma sol-tanto il 2%non è idoneo alla donazione. Le scarse conoscenze riguardo le tecniche delladonazione di sangue messe in evidenza dalla studio svolto, insieme ad alcune storichepaure sembrano essere il principale ostacolo alla donazione volontaria.Conclusioni:Le informazioni ottenute circa la non corretta consapevolezza inerente

il corretto iter di donazione ematica possono essere da spunto per la creazione di inter-venti mirati utili ad implementare l’adesione degli individui alla donazione.Parole chiave: donazione, sangue, campagne informative, medicina trasfusionale

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38 Marzo 2018

BACKGROUNDLa donazione di sangue consiste nel pre-

lievo di un determinato volume di sangue daun soggetto sano, chiamato donatore, al finedi trasfonderlo in un soggetto che ha biso-gno di sangue o di uno dei suoi componenti,chiamato ricevente.Le attività sanitarie italiane necessitano

sempre più frequentemente l’apporto dellamedicina trasfusionale. Tuttavia la dona-zione di sangue è ancora oggi un punto cri-tico della cominità assistenziale. Esistonodei limiti importanti alla donazione del san-gue, anagrafici e non. I dati demografici estrutturali della popolazione italiana deli-neano in modo estremamente chiaro il qua-dro di un Paese che invecchia .Esistono inoltre anche limiti definibili sa-

nitari, per cui oltre allemalattie infettive tra-smissibili, costituiscono una pregiudizialedella donazione anche condizioni clinicheassai più comuni, quali ipertensione arte-riosa, presenza di malattie croniche, assun-zione di antibiotici o trattamenti medici ediagnostici (estrazioni dentarie, endoscopie)nel periodo immediatamente precedente ilprelievo . La letteratura indica generalmenteche sia i donatori sia i non donatori hannoun'immagine non positiva sulla donazionedi sangue anche se poche persone sono beninformati sulla reale necessità di sangue . Laletteratura internazionale ha recentementeiniziato a rivolgere la sua attenzione a taliaspetti.8 , con però scarsissime evidenze de-rivanti dalla realtà italiana.Per questo com-prendere il significato che i cittadini italianiattribuiscono alla donazione, gli eventuali

dubbi e preoccupazioniad essa collegati e lemotivazioni che pos-sono spingere i citta-dini italiani a donare ilproprio sangue assumeparticolare rilevanza.ObiettivoScopo dell’indagine

è quello di comprendere il livello di cono-scenza e disponibilità riguardo la donazionedi sangue per poter in futuro individuarestrategieidonee per aumentare il numero didonatori.Materiali e metodiLo strumento utilizzato a tale scopo è stato

un questionario10, composto da 24 domandea risposta multipla stato sottoposto un cam-pione di convenienza di 50 cittadini di etàsuperiore ai 18 anni. (Allegato1 pag. 38)L’indagine è stata svolta nella città di Na-poli, da Marzo a Maggio 2016. In calce alquestionario è presente l’Informativa a par-tecipare allo studio, la quale specifica la ga-ranzia dell’anonimato e lo scopo delquestionario. Lo studio rispetta i principidella dichiarazione di Helsinki. Nessunodegli autori ha conflitti di interesse od ha ri-cevuto un qualsiasi tipo di compenso per laconsuzione dello studio.Al fine di avere unamaggiore dimestichezza con lo strumento eper comprenderne l’effettiva ricezione daparte della popolazione in studio lo stesso èstato testato su un gruppo di studenti delterzo anno del corso di Laurea triennale inInfermieristica pediatrica della SecondaUniversità degli Studi di Napoli.Ad ogni somministrazione sono state

chiarite le finalità dell’inda-gine a voce. Prima di proce-dere alla somministrazionedei questionari per ogni par-tecipante è stato richiesto unconsenso scritto al tratta-mento dei dati personali. Lacompilazione era del tuttofacoltativa ed assolutamenteanonima. L’analisi dei dati èstata effettuata in due fasi. Inprimo luogo sono state letteed analizzate le risposte perogni singola domanda delquestionario; in secondoluogo sono stati classificateattraverso il foglio di calcolo

elettronico Excel, elaborando successiva-mente grafici e tabelle per i principali risul-tatiRisultatiI partecipanti allo studio hanno un età su-

periore ai 18 anni, lamaggioranza è di sessomaschile.. Il 20% ha un età tra i 18-25 anni,il 47% tra i 25-35 anni, il 24% tra i 35-45anni e solo il 9% ha un’età superiore ai 45anni (Tabella 1 a pag.36 ). Lo studio hamesso in evidenza che un’alta percentualedi persone non donano (78%) e che a donaresono in prevalenza i maschi rispetto allefemmine. I risultatimostrano che solo il 2%del campione ha particolari patologie cheimpediscono loro di donare, mentre il 98%potrebbe donare. Il 62% non è consapevoleche non può donare per 4 mesi dopo averfatto un tatuaggio. Il 7%afferma di aver sen-tito parlare di donazione di sangue duranteuna visita medica, il 35% in televisione, il39%parlando con parenti e amici, il 18%dadepliant e cartelloni pubblicitari (Tabella 2).Il 52% non è a conoscenza di cosa si in-

tende per donazione di emoderivati., il 90%dei soggetti a cui è stato somministrato ilquestionario afferma di non donare perpaura di contrarre una malattia . Il 55% delcampione afferma che donerebbe in situa-zioni di emergenza per una persona a cuitiene, il 28% se avesse informazioni sul pro-cedimento tecnico, il 14% se ottenesse van-taggi concreti (analisi di sangue gratis,giornata di permesso da lavoro) . Il 47% delcampione ritiene che la migliore strategiaper una campagna informativa è rappresen-tata dalla partecipazione ad incontri con unesperto, il 18% sostiene invece che la mi-gliore strategia è la distribuzione di depliantcon informazioni tecniche sulle procedureed il 23% predilige incontri con qualcunoche ha già donato.DiscussioneDall’analisi dei nostri dati si evidenzia

come gli uomini tra i 25- 35 anni sono risul-tati essere i soggettimaggiormente propensi

continua da pagina 37

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39Marzo 2018

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a donare; tale dato conferma il trend dellaletteratura internazionale . Lamaggior partedel campione donerebbe per motivi umani-tari e altruistici in quanto solo il 14% si re-cherebbe negli appositi centri di donazioneper donare al fine di ottenere vantaggi eco-nomici. La donazione di sangue a paga-mento è proibita dall'etica comune e dallanormativa vigente;la Dir. 2002/98 si ponecome obiettivo il miglioramento della tuteladella salute dei donatori di sangue e dei sog-getti riceventi stabilendo principi inscindibilicui le donazioni devono rispondere, […]quali la donazione volontaria e non remune-rata. Le nozioni circa la donazione di sanguedichiarate dal nostro campione sono state daloro reperite attraverso mass media (televi-sione, internet). Proprio come dichiaratodalla letteratura internazionale . Per quantoconcerne i quesiti riguardanti le conoscenzesulla donazione di sangue abbiamo riscon-trato che le tecniche e i vincoli imposti dallaprocedura sono sconosciuti a gran parte diessi (il 52%non è a conoscenza di cosa si in-tende per donazione di emoderivati). Dallanostra analisi si evidenzia la scarsa comuni-cazione e informazione sull’argomento, eproprio la letteratura presente evidenzia taliaspetti come ostacoli ad una corretta dona-

zione ematica . Un recente studio interna-zionale annovera la paura dell’ago e lapaura di contrarre malattie tra i principalimotivi che influenzano in senso negativo lascelta della donazione ematica. Gli stessimotivi sono emersi dall’analisi dei nostridati. La nostra survey rileva che la migliorstrategia che invoglierebbe la popolazione adonare sarebbe la partecipazione a incontricon esperti in grado di dare informazioniadeguate che rassicurino il donatore nellacompleta mancanza di rischi. L’infermieredovrebbe essere in grado di attuare l’azioneeducativa in qualunque realtà si trovasse adoperare e in qualsiasi momento della sua at-tività assistenziale.

Come si riscontra dal Codice Deontolo-gico, art. 40: L'infermiere favorisce l'infor-mazione e l'educazione sulla donazione disangue, tessuti ed organi quale atto di soli-darietà e sostiene le persone coinvolte neldonare e nel ricevere , l'infermiere gioca unruolo fondamentale nell'educare e diffonderequella che viene chiamata "la cultura del do-nare".

Proprio per l'empatia con cui svolge lapropria professione, l'infermiere è la personache meglio può comprendere stati d'animo,angosce e soprattutto paure delle persone,

ma nello stesso tempo ha la conoscenza e lacapacità di rassicurare ed incoraggiare lepersone sfatando falsi miti, dando spiega-zioni, educando le persone al fine di farle ri-flettere e sensibilizzarle.

Lo studio presenta alcuni limiti relativiallo strumento e almetodo utilizzato: il que-stionario utilizzato non è stato validato psi-crometricamente; inoltre il campionamentodi convenienza utilizzato potrebbe non es-sere correttamente rappresentativo dell’in-tera popolazione. I risultati ottenuti possonocomunque essere un punto di partenza perstudi futuri aventi lo scopo di indagare le co-noscenze della popolazione sulla donazionedi sangue per poter poi creare interventi edu-cativi mirati.ConclusioniIl sangue umano è stato da sempre consi-

derato nella cultura dell’uomo come fonteinesauribile di energia vitale .

L'impossibilità di ottenerlo tramite proce-dimenti chimici e il suo larghissimo impiegoterapeutico rendono il sangue sempre insuf-ficiente. Le scarse conoscenze della popola-zione generale inmateria di donazione sonoda forte limite per tale pratica. L’ideazionedi interventi mirati potrebbe aiutare al supe-ramento di tale barriera.

Dentro laProfessione

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40 Marzo 2018

IIll SSaannttoobboonnoo iinnttiittoollaa PPaallaabbiimmbbooaa ccaavviiaa ddeeii nnaazziissttii

NAPOLI - II napoletano Sergio De Simonefu l'unico italiano di un gruppo di 20 bambiniebrei sottoposto a sperimentazioni da partedei medici nazisti. Con questa motivazionel’Ospedale Santobono ha deciso di intitolareil Palabimbo, la tensostruttura per conferenzedell'ospedale pediatrico più grande del SudItalia, alla memoria della cavia dei nazisti.

Alla cerimonia d’inaugu-razione era presente ancheil fratello di Sergio De Si-mone, Mario, nato dopo laguerra. «Da diversi anniporto la storia di mio fra-tello nelle scuole perché ènecessario che i ragazzi, uo-mini di domani, abbianoben impresso nella loro testaquanto è accaduto, le atrocità che sono statecommesse su persone e bambini inermi la cuiunica colpa è stata di essere di religioneebraica». Di padre napoletano e mammaistriana, dopo la deportazione in Lager vennescelto quale cavia sperimentale e trasferito inuna struttura di Amburgo. Al piccolo Sergio eai suoi sfortunati compagni, vennero inocu-lati dei bacilli tubercolari per verificare delleteorie sperimentali prive di alcun fondamentoscientifico. Successivamente tutti i bambinivennero barbaramente trucidati a pochi giornidalla liberazione. L'intitolazione del Pala-bimbo cade nel periodo di celebrazioni in me-moria delle vittime della shoah e si proponecome un'affermazione forte dei valori eticifondamentali cui la scienza e la medicina de-vono attenersi. Estremamente significativa in

questo senso èstata la pre-senza dei Diret-tori Generali ditutti gli Ospedali pe-diatrici italiani riuniti inAssociazione. Il momentocommemorativo, introdotto dalDirettore Generale dell'AziendaSantobono Pausilipon Anna Maria Mini-cucci, ha visto la presenza, oltre che del fra-tello di Sergio De Simone e del CardinaleCrescenzio Sepe, anche di Enrico Coscioni,consigliere per la sanità del presidente dellaRegione, di Paolo Petralia, presidente dell'as-sociazione ospedali pediatrici Italiani, delRabbino della comunità ebraica di Napolidottor Ariel Finzi.

Ospedalieterritorio

NAPOLI - L’Istituto dei tumori Pascale ha ospitato il presidentedel più grande consorzio europeo di ricerca traslazionale, Eatris ela più importante Società scientifica di oncologia al mondo, Esmo.Durante l’incontro sono state gettate le basi per una nuova alleanzaper sconfiggere il cancro. Oltre la rete oncologica campana. Oltrela rete del Mediterraneo. Questa volta si va ben oltre i confini na-zionali. Dopo la firma dell’accordo con il console del Benin per av-viare una rete oncologica in Africa con Puglia e Basilicata percostituire l’Area vasta oncologica inter-regionale con un unico co-mitato etico e procedure peculiari di valutazione delle prestazionisanitarie erogate ai pazienti, ora si va oltre. E’ Nata al Pascale unanuova alleanza europea per sconfiggere il cancro. I partners que-sta volta sono il consorzio europeo di infrastrutture di ricerca tra-slazionale (80 Istituti - tra cui il Pascale in 12 Paesi) Eatris e la piùvasta società scientifica di oncologia al mondo, Esmo. Quasi a

voler tacitare le polemiche nate con la dichiarazione chock del-l’oncologo Marfella, arriva la sigla del nuovo accordo. “Questoincontro è un’ulteriore tappa verso quell’apertura alla coopera-zione e all’integrazione del Pascale – spiega il manager AttilioBianchi - con altre istituzioni scientifiche nazionali ed internazio-nali, che rappresenta uno dei miei obiettivi strategici per garantirele migliori cure contro ai tumori ai pazienti campani e non solo”.

LL’’IIssttiittuuttoo PPaassccaallee aall cceennttrroo ddeellllaa rriicceerrccaa iinntteerrnnaazziioonnaallee

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41Marzo 2018

NAPOLI - «Il tumore pediatrico del cervel-letto, il medulloblastoma-gruppo 3, si potràsconfiggere». L’annuncio è diMassimoZollo,docente di Genetica presso l’Università Fede-rico II di Napoli e Principal Investigator delCeinge che ha coordinato l'equipe di ricerca-tori. Dopoannidi lavoroannunciano l'interes-santescoperta. I ricercatorihannosvelatocomenascono e proliferano le metastasi ed hannosperimentato in vivo un nuovo farmaco ingrado non solo di fermarne la crescita, ma diinvertire ilprocessodamalignoinbenigno.Perilmomentolamolecolaèstata testatasui topidalaboratorio ed è risultata pienamente efficace esenza controindicazioni. Ora dovrà ora esseresottopostaagli studidi tossicitàe farmacodina-mica nell’uomo, perché possa essere utilizzataascopo terapeuticoneibambini. Un traguardoimportanteper ladiagnosie lacuradiuntipoditumore pediatrico per il quale fino adoggi nonesistevaalcuna terapiaefficace.Nascecosìunanuova speranza per la diagnosi e la cura di unmale che affligge i bambini. Il successo dellostudio è stato consacrato con la pubblicazionesulla prestigiosa rivista scientifica internazio-naleBrain(Oxford,JournalofNeurology). I ri-cercatori hanno identificato il meccanismo diazione del processo metastatico che parte da

medullosfere, lecellulestaminali tumorali,pre-sentinelcervellettoegenerametastasinellaco-lonna spinale del bambino affetto. Questaazione è stata replicata in modelli murini, chehanno subito xenotrapianto delle cellule digruppo 3 ed è stato dimostrato che è possibileinibire il processo di proliferazione e dimigra-zione di queste cellule che non sono più ingrado di attivare il processometastatico grazieall’uso del nuovo farmaco messo a punto dalgruppodi ricerca. Unaltrodatopresentenel la-voro dimostra che la combinazione tra le ra-

diazioniallecellulemetastatichediMBgruppo3 e la presenza del farmaco raggiunge un ef-fetto superiore rispetto al singolo utilizzo delleduecomponenti terapeuticheecheèquindiap-plicabile nell’ambito di protocolli di terapiaconvenzionale per i tumori definiti «ad alto ri-schio» nel bambino.Inoltre, grazie agli studi diNext-Generation-Sequencing svolti nella faci-lity del Ceinge e coordinati da Francesco Sal-vatore e da Valeria d’Argenio, sono stateidentificate le mutazioni occorrenti durante laprogressione tumorale con il sequenziamentodell’intero genoma delle cellule metastatichedel bambino affetto da medulloblastoma delgruppo3. Alla ricercahapartecipato il teamdineurochirurgia dell’Ospedale Santobono, conGiuseppe Cinalli, Lucia Quaglietta eAntonioVerrico. Vittoria Donofrio, medico del Santo-bono, ha curato l’aspetto patologico e clinicoinsieme a Felice Giangaspero dell’UniversitàlaSapienzadiRomaeAngelaMastronuzzidel-l’Ospedale Bambin Gesù di Roma. Gli studimolecolari legati alla sintesi e alla definizioneattraverso studi dinamici di interazionedel far-maco con la proteina Prune-1 sono stati con-dotti da Aldo Galeone del dipartimento diFarmacia della Federico II diNapoli, e daRo-bertoFattorussodell'UniversitàL.VanvitellidiNapoli.

TTuummoorree ppeeddiiaattrriiccoo ddeell cceerrvveelllleettttoo SSccooppeerrttaa aall CCeeiinnggee mmoolleeccoollaa kkiilllleerr

Ospedali e territorio

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42 Marzo 2018

Ospedalie territorio

Ricerca PascaleLLaa mmeellaa AAnnnnuurrccaa bbllooccccaa ccaadduuttaa ccaappeellllii iinn cchheemmiioo NAPOLI - La mela

Annurca potrebbe ridurrela perdita dei capelli negliammalati oncologici sot-toposti a chemioterapia.E’ quanto sostiene unostudio condotto dal Pa-scale e dal Dipartimentodi Farmacia dell'Univer-sita' di Napoli "FedericoII". Si tratta ancora di unafase sperimentale, ini-ziata sulle pazienti affetteda tumore al seno. Nel corso della ricerca, avviata dueanni fa e che ora è arrivata alla fase pre-clinica, par-tendo da alcuni componenti della mela annurca rivela-tisi benefici sulla caduta dei capelli nei soggetti sani,gli scienziati hanno osservato che somministrando unagrossa dose di questo integratore nei soggetti affetti datumore un mese prima della chemioterapia e conti-nuando a somministrarlo durante tutto il ciclo, i capelliin alcuni pazienti non sono caduti. "In base ai nostristudi preliminari - afferma Ettore Novellino direttoredel dipartimento di Farmacia dell'Ateneo Federico II -l'utilizzo per alcune settimane dell'estratto procianidi-nico di mela Annurca nei malati di cancro, preventiva-mente all'avvio dei cicli di chemio e durante iltrattamento, sembrerebbe ridurre o bloccare la cadutadei capelli. Riscontro questo che è stato casualmente osservato in

pazienti che già assumevano l'integratore per abbassareil colesterolo e che una volta ammalati di cancro si sonodovuti sottoporre ad un ciclo di chemioterapia. Abbiamo notato che in questi soggetti i capelli o non

cadevano affatto o venivano persi in misura considere-volmente inferiore. Adesso verificheremo con metodoscientifico quest'osservazione che incrocia la ricercaclinica e valorizza un prodotto che sta suscitando inte-resse scientifico in tutto il mondo e in particolare nel-l'ambito delle malattie metaboliche e della tricologia"."Lo studio si basa su un solido razionale biologico, -dice Michelino De Laurentiis, direttore della UOC diOncologia Medica Senologica del Pascale. Partendo daquesti dati, abbiamo deciso di procedere alla fase spe-rimentale clinica.

NAPOLI. L'ospedale Monaldi è primo in Italia per interventi chirurgici suipazienti affetti da tumore al polmone con tecniche mini-invasive in videoto-racoscopia o Vats (Video-assistedthoracoscopicsurgery). Un primato per lasanità campana e un riconoscimento che arriva per il quarto anno consecutivocon 160 interventi nel solo 2017. Della nuova tecnologia innovatrice per la chi-rurgia toracica ne hanno beneficiato oltre 560 pazienti. Si tratta di interventichirurgici molto più sicuri e meno traumatici. La novità infatti è che non saràpiù necessario ricorrere all'apertura della cassa toracica e alla divaricazionedelle costole per permettere al chirurgo di operare manualmente. Sono inter-venti effettuati in toraco-scopia, con tre fori all'interno dei quali sono inseritimicro strumenti di ultima generazione. Grazie alla nuova tecnologia si riducedi molto il dolore post-operatorio, ma anche il rischio di emorragie, così comei giorni di degenza ospedaliera. Nel 2011 la degenza media era scesa da 12 ad8 giorni, fino ad arrivare agli attuali 4 . Considerando che un solo giorno di de-genza costa circa 900 euro, si può affermare che dal 2011 si sono risparmiatioltre 2 milioni di euro: «Potremmo fare ancora di più -spiega Carlo Curcio, di-rettore Uoc Chinirgia Torácica Ospedale dei Colli - Se potenziassimo le no-stre risorse potremmo ridurre l'esodo di pazienti residenti nel meridione, anchenella stessa città di Napoli, che emigrano al Nord per essere curati ed operatiper tale patologia, per il solo motivo di essere curati prima e non per sfiducianelle nostre strutture o nei nostri operatori. In questo modo potremmo ridurrela lista di attesa, con ulteriore risparmio economico per la nostra regione, cheè costretta a "rimborsare" i costi per la cura di questi pazienti alle regioni delnord». Secondo l'associazione italiana di Oncologia Torácica (Aiot) ogni annoin Italia si registrano circa 38 mila nuovi casi di tumore al polmone. Il 15% deiquali in Campania. Il Registro Tumori Campano evidenzia maggiori tassi diincidenza del tumore al polmone rispetto alla media nazionale. Fenomeno do-vuto forse al fatto che la Campania è la regione con la più alta percentuale difumatori negli ultimi venti anni. «Sono tantissimi i device che hanno rivolu-zionato gli interventi chirurgici - continua Curcio - tra questi, i bisturi con ra-diofrequenza e le suturatrici meccaniche, che mettono al riparo dalle eventualiemorragie post-intervento. Da quando sono state introdotte abbiamo avutouna notevole riduzione di emorragie intra e postoperatorie e mi preme sotto-lineare che oggi con questi strumenti di ultima generazione sono molto più si-curi».

NNeeooppllaassiiee aaii ppoollmmoonniiMMoonnaallddii lleeaaddeerr iinn IIttaalliiaa

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43Marzo 2018

Ospedalie territorio

FFrraattttuurree aall ffeemmoorree,, ««MMoossccaattii»» ffrraa ii mmiigglliioorrii

AVERSA - Non solo disagi e problemi per l'ospedale«San Giuseppe Moscati» di Aversa. I dati ufficiali perl'anno 2016 del Piano Nazionale Esiti - sviluppato dall'A-genas che fornisce valutazioni di efficacia e qualità dellecure - confermano, infatti, il primato del nosocomio nor-manno sia in Campania che a livello interregionale(Abruzzo, Basilicata, Calabria e Molise) nel trattamentodelle fratture del collo del femore nei pazienti over 65 annientro le 48 ore dall'accesso in pronto soccorso. L'ospedaleaversano si attesta intorno al 67% (125 su 186), superiorerispetto alla media nazionale (58%) e alla media Regio-nale (24%). Non si tratta di una pagella, tengono a preci-sare i redattori bensì di «uno strumento per ilmiglioramento delle performance». Soddisfatti i verticidell'Asl Caserta, ovvero il direttore generale Mario DeBiasio, il direttore sanitario Arcangelo Correrà e il diret-tore amministrativo Amedeo Blasotti. «A seguito degli in-dirizzi approvati dalla Regione Campania per ladefinizione del percorso assistenziale nelle fratture di fe-more nel paziente anziano, individuando quale pratica cli-nica prioritaria l'intervento entro le 48 ore dall'accesso inpronto soccorso del paziente anziano con diagnosi di frat-tura del collo del femore- afferma il direttore del repartodi Orto-Traumatologia del Moscati, Achille Pellegrino -di concerto con la Direzione Sanitaria e con i reparti diAnestesia e Rianimazione, di Cardiologia e del ServizioTrasfusionale, abbiamo stilato e approvato un documentoper il Fast-Track delle fratture del femore prossimale, neipazienti over 65, riservando loro una sorta di corsia pre-ferenziale già in pronto soccorso con l'attribuzione altriage di un codice giallo e attivando un protocollo dia-gnostico-terapéutico con criteri di inclusione e esclusioneall'intervento chirurgico nelle 48 ore». L'introduzione delFast-Trackha determinato una diminuzione sia della de-genza media pre-operatoria che post-operatoria con unamarcata riduzione delle complicanze da allettamento opiaghe da decubito.

SSaannttaa MMaarriiaa ddeellllee GGrraazziieeNNuuoovvoo rreeppaarrttoo ddii uurroollooggiiaaPOZZUOLI - E’ stato ufficialmente aperto il reparto di Urologia

dell'ospedale Santa Maria delle Grazie. Una struttura di eccellenza chel'ospedale attendeva da 10 anni e che permetterà di evitare a tanti cit-tadini campani di andare fuori regione per curarsi. Il taglio del nastroalla presenza del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, il di-rettore dell'Asl Na 2, Antonio D'Amore, il sindaco Vincenzo Figliolia.Il nuovo reparto di Urologia è stato realizzato in otto mesi di lavoro. Iquindici posti letto, in 450 metri quadrati, permettono di superare lacarenza che il reparto di Urologia del Santa Maria delle Grazie ha sem-pre lamentato. Finora in molti casi, per ovviare a tale carenza, i pa-zienti dell'Urologia venivano "appoggiati" in altri reparti dell'ospedale.La nuova struttura rappresenta un ulteriore passo avanti anche sul pianotecnologico. Il nuovo reparto potrà contare infatti su una sala operato-ria per il Day Surgery internae uno "stone center" (Centroper la calcolosi) basato sultrattamento con la metodolo-gia cosi detta del “bombarda-mento dei calcoli”. A breve ilreparto potrà contare anche suun sistema chirurgico robotiz-zato. Una rete wifi dedicataservirà per la consultazione ela gestione delle cartelle clini-che dei pazienti in modalitàelettronica. Grazie ai tablet indotazione al personale sanita-rio, oltre alla consultazionedelle cartelle cliniche infor-matizzate sarà possibile aller-tare in tempo reale i sanitaricirca problemi emergenti,grazie ai sistemi informativi integrati con la diagnostica. Questo si-stema permette anche una maggiore velocità nella ricezione degliesami e quindi nella messa a punto della terapia. L'accesso telematicoa tali cartelle è esteso ai medici di famiglia, così da permettere un pas-saggio di informazioni tra l'ospedale e il territorio. Il reparto è dotatodi un sistema di somministrazione informatizzata dei farmaci basatosull'utilizzo di uno speciale carrello capace di identificare digitalmenteil paziente mediante un braccialetto e di azzerare gli errori nella ge-stione della terapia. Nella realizzazione del nuovo reparto è stato pre-stato particolare riguardo al comfort dei pazienti. Ogni posto letto èdotato di un televisore ascoltabile solo mediante l'uso degli auricolari.Inoltre, una tisaneria è a disposizione dei pazienti, così da poter pre-parare bevande calde. Il reparto di Urologia del Santa Maria delle Gra-zie realizza ogni anno circa 700 interventi di cui circa il 70% perpatologie oncologiche. Presso la struttura è possibile essere sottopostia interventi chirurgici con tecnologia laser e con tecnologia microper.

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44 Marzo 2018

Ospedalie territorio

CASERTA - Il "futuro è oggi" a PinetaGrande, la struttura sanitaria di Castel Vol-turno (Ce)che ha avviato la realizzazione diun programma di espansione del valore di80 milioni di euro e che lo renderà entro il2020 uno degli ospedali privati più grandidelMezzogiorno. Stando al progetto, PinetaGrande passerà dagli attuali 150 posti letto acirca 400. La strategia aziendale punta a ga-rantire ancora più qualità nell'assistenza especializzazione delle cure, con l'obiettivodi aumentare ulteriormente l'attrattività dellastruttura soprattutto per chi viene da fuoriRegione. L'ampliamento dell'ospedale Pi-neta Grande prevede la realizzazione di al-cuni nuovi edifici per complessivi 45.000mq, tra cui un edificio di sei piani che si af-fiancherà alla struttura già esistente. Cinquenuovi piani saranno destinati alla degenzapermettendo un aumento di 250 posti letto,mentre un ulteriore piano sarà dedicato al la-boratorio per la ricerca Scientifica. Il pro-getto prevede l'introduzione di nuovespecialità mediche e chirurgiche, l'amplia-mento dell'attuale struttura di Pronto Soc-corso, una galleria commerciale el'ampliamento del punto ristoro. La nuovastruttura ospiterà dieci nuove sale operato-rie che si affiancheranno alle dieci sale già inattività. Il valore complessivo dell'investi-

mento del I° lotto è di 50 milioni di euro, dicui circa 33,4 milioni provenienti dal Con-tratto di Sviluppo siglato con il Ministerodello Sviluppo Economico nel 2014. An-cora, 4.8 milioni di euro provenienti dallapartnership con lamultinazionale del settoremedicale Medtronic-NGC; 15 milioni dieuro derivanti dall'aumento di capitale so-ciale sottoscritto dagli azionisti e 1.8milionidi euro di mutuo bancario.I posti letto accreditati con il sistema Sa-

nitario Regionale saranno 314 e sono la ri-

sultante della concentrazione di posti lettogià accreditati presso altre case di cura rien-tranti nella disponibilità del gruppo proprie-tario di Pineta Grande (80 posti letto dellaCasa di Cura Padre Pio di Mondragone, 54posti letto della Casa di CuraVilla Bianca diNapoli, 49 posti letto della casa di curaVillaEster di Avellino). La necessità di concen-trare tali posti letto in un'unica struttura de-riva dall'obbligo di dare seguito al Decreto"Balduzzi" e dall'opportunità di ottenere in-teressanti economie di scala.

BOSCOTRECASE - Per l’Ospe-dale S.Anna di Boscotrecase la Re-gione ha messo a disposizione 5milioni e mezzo di euro. Un cospi-cuo finanziamento che servirà a dareil via a interventi di ristrutturazione eadeguamento della struttura. Una riqualificazione che porterà al-l'aumento di posti letto e all'adeguamento dei reparti, con l'aperturadell'Osservazione breve intensiva (Obi) e l'attivazione di due am-bulatori per attività vascolari dedicati alla prevenzione dell'aneu-risma dell'aorta addominale.Fiore all'occhiello dell'ospedale, in questo campo già da anni

eccellenza a livello nazionale, sarà il potenziamento del «progettofemore», per migliorare ancora gli standard e trattare chirurgica-mente le fratture del collo del femore entro le 48 ore dal trauma.Il collaudo permetterà a breve la consegna di sei nuovi posti lettoper la degenza inOrtopedia eChinirgia, già dotati di 16 e 14 posti,con altri tre destinati alla terapia sub-intensiva in adiacenza del

blocco operatorio. Sarannoampliati gli spazi per la Pe-diatria (10 posti) con il cen-tro che diventerà punto diriferimento per la cura dellemalattie croniche e il dia-bete infantile.Dismessa la sala parto, i

16 posti letto serviranno apotenziare Otorinolarin-goiatria e Oculistica. Ortopedia avrà 12 posti letto, 6 l'Utic (tera-pia intensiva coronarica), Medicina 14.

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45Marzo 2018

Ospedalie territorio

BENEVENTO -Nasce l'Azienda ospedaliera San Pio. Nel corsodella visita a Pietrelcina, terra di Padre Pio, Papa Francesco ha be-nedetto la targa che suggella il nuovo corso degli ospedali«Rummo» di Benevento e «Sant'Alfonso» di Sant'Agata dei Goti.Due realtà che conserveranno il loro nome e la loro identità, spiegail manager Renato Pizzuti: «I due ospedali impegnati sia nell'ur-genza che nella lotta ai tumori, seppuremantenendo la propria iden-tità, risponderanno a un'unica strategia aziendale. Ci tengo aprecisare che i due presidi non cambieranno nome, ognunomanterràil suo, ma li rivaluteremo riunendoli sotto il nuovo nome.Abbiamoritenuto opportuno chiamarla come San Pio, nel giorno emblema-tico della visita del Papa a Pietrelcina. Non a caso il logo dellanuova azienda è costituito da un esagono, un ramoscello e un pun-tino rosso. L'esagono che, secondo Pitagora, rappresenta il simbolodella creazione, descritto come due triangoli che si uniscono, raffi-gura i due ospedali che si sono fusi, contestualmente, rievoca laforma dell'ambulacro centrale della chiesa di Santa Sofia, monu-mento sannita dichiarato patrimonio dell'Unesco. Il ramoscello, cheprende origine dall'esagono, rappresenta la vita, la rinascita e ricordasia l'olmo presso il quale San Pio ricevette le stimmate, che il noce,l'albero leggendario sotto il quale si riunivano le streghe di Bene-vento. Il puntino rosso al centro dell'esagono, che evoca le stimmatedel santo di Pietrelcina e il sangue, è inteso anche come simbolodella sofferenza deimalati. Lasua posizione sta proprio a in-dicare la centralità della co-munità rispetto all'azionedell'azienda sanitaria, inun'ottica di sviluppo sociale,economico e culturale, chedelinea il concetto di inclu-sione, accoglienza e accessi-bilità a tutti Il logo appunto,costituito da un esagono, unramoscello e impuntinorosso. L'esagono che, se-condoPitagora, rappresenta ilsimbolo della creazione, de-scritto come due triangoli chesi uniscono, raffigura i dueospedali che si sono fusi, ma,contestualmente, rievoca laforma dell'ambulacro centraledella chiesa di Santa Sofia,monumento sannita dichia-rato patrimonio dell'Unesco;

il ramoscello, che prende origine dall'esagono, rappresenta la vita,la rinascita e ricorda sia l'olmo presso il quale San Pio ricevette lestimmate, che il noce, l'albero leggendario sotto il quale si riuni-vano le streghe di Benevento; il puntino rosso al centro dell'esa-gono, che evoca le stimmate del santo di Pietrelcina e il sangue, èinteso anche come simbolo della sofferenza dei malati. La sua po-sizione sta proprio a indicare la centralità della comunità rispetto al-l'azione dell'azienda sanitaria, in un'ottica di sviluppo sociale,

economico e culturale, chedelinea il concetto di inclu-sione, accoglienza e accessi-bilità a tutti».Già da alcunimesi, i presidi

ospedalieri, intitolati a Gae-tanoRummoe aSant'AlfonsoMaria dei Liguori, sono statiunificati in un'unica aziendaospedaliera nell'ambito dellaquale il «Rummo», che at-tualmente ha più di 400 postiletto, continuerà a rappresen-tare uno snodo significativonella rete dell'emergenza,mentre l'ospedale di Sant'A-gata dei Goti sarà sede di unpolo oncologico che forniràprestazioni di alta specialità,nell'ambito della neurochirur-gia, della chirurgia onco-ad-dominale e dell'oncologiamedica.

RRuummmmoo ee SSaanntt’’AAllffoonnssoo iinnssiieemmeeVViiaa aallll’’AAzziieennddaa oossppeeddaalliieerraa SSaann PPiioo

DDiirreettttoorrii ggeenneerraallii,, eeccccoo ii ccaammppaanniiROMA – Nell’elenco pubblicato dal Ministero della Salute dei nuovi

direttori generali delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedalieree degli altri enti del servizio sanitari,. mancano i dirigenti: Attilio Bian-chi ex dg del Ruggi di Salerno e attuale numero uno dell'Istituto Pascaledi Napoli; Antonietta Costantini a capo dell'Asl Napoli 3 Sud e Frank-lin Picker, alla guida dell'Asl di Benevento. C'è, invece, un altro ex dgdell'Azienda ospedaliera salernitana, Nicola Cantone, rimosso dal suoincarico in seguito a indagini di organi regionali di controllo. Una notapubblicata in fondo a ogni pagina dell’elenco, puntualizza che «sulledichiarazioni sostitutive rese dai candidati sono in corso i controlli».Dunque, eventuali errori o possibili ricorsi potrebbero comportare l'ag-giornamento dell'elenco. Tra gli altri figurano: Mario Forlenza, che èa capo dell'AsI Napoli l tra le più grandi d'Italia, e che al Ruggì hasvolto diversi incarichi; Oreste Florenzano, attuale direttore ammini-strativo del Ruggì; l'ex dg Ruggi Vincenzo Viggiani; l'ex direttore am-ministrativo Salvatore Guetta; Maria Virginia Scafarlo che dal Ruggiè passata all'AsI Napoli 2Nord; Antonio Giordano, che a capo dell'AsIdi Salerno.

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46 Marzo 2018

Ospedalie territorio

““MMoossccaattii ee RRuummmmoonnoonn ssaarraannnnoo ddeeccllaassssaattii””

AVELLINO - II delegato alla sanità En-rico Coscioni scongiura l'ipotesi di unacompetizione tra i presidi di Irpinia e San-nio. «Niente tagli per Moscati», dice netto.«L'ospedale del capoluogo non sarà de-classato». Dalla Regione fanno sapere checi sarà una difesa ad oltranza dei due ospe-dali principali nelle aree interne. Sia perquanto riguarda il Moscati di Avellino,che il Rummo di Benevento. «Rimar-ranno entrambi punti di secondo livellocon tutte le specialità di questa identifica-zione. Saranno fondamentali e centrali perle reti dell'emergenza, perché la grandepartita è qui». Cosi Enrico Coscioni, con-sigliere del governatore Vincenzo DeLuca sulla sanità, per fugare preoccupa-zioni e allarmismi sul futuro delle strut-ture sanitarie. Coscioni parla da BagnoliIrpino, a margine del convegno sulla sa-nità di prevenzione promosso dall'Istitutozooprofilattico del Mezzogiorno. Annun-cia i prossimi passi: «Ad aprile il decretofinale per la rete emergenza-urgenza, retedell'infarto. Attiva su tutta la regione. Oltread individuare gli hub e gli spoke per lacomplessa rete dell'infarto, che rappre-senta la questione maggiormente legata altempo, metteremo in rete flussi del 118,tablet delle ambulanze per esempio, infoda dove verranno dimessi i pazienti trat-tati. Insomma - osserva - si tratta di qual-cosa di innovativo».

SALERNO - Il nuovo Ruggi di Salerno,sorgerà nell'area ex Finmatica e si integreràil San Leonardo. Per realizzarlo, si sta pre-disponendo un bando internazionale di pro-gettazione che dovrebbe essere pronto entroil mese di aprile. Sarà finanziato dalla Re-gione Campania (soggetto attuatore) con400 milioni: 327 dal Patto per lo sviluppo e

altri 75 milioni di fondi che arrivano dalPiano straordinario per la ristrutturazioneedilizia e l'ammodernamento tecnologicodel patrimonio sanitario pubblico. Stazionecommittente è la Soresa. In prospettiva, lefunzioni del nuovo ospedale salernitano do-vranno essere integrate con quelle dell'at-tuale. Tra le ipotesi in campo quella di farneun polo d'eccellenza per la ricerca. «Sarà ilpiù moderno della Campania e - chiarisce ilpresidente - quando saremo quasi pronti par-tiremo con le gare per i nuovi macchinari ele nuove attrezzature. In attesa che il nuovoRuggi sia costruito, all'attuale ospedale cit-tadino sono in arrivo anche 10 milioni per ilmiglioramento dei flussi d'accesso al plessoe per lavori di ristrutturazione e messa anorma; 9,8 milioni per l'efficientamentoenergetico e 500mila euro di fondi del Cipeper l'antincendio. Salvo anche l'ospedale DaProcida che era fatalmente destinato allachiusura e che, invece, avrà un totale di 131posti letto e diventerà il più importante polopubblico di riabilitazione con l'inserimentoanche dell'unità spinale, unico caso in Cam-pania. Occorreranno cinque anni per realiz-zare il nuovo complesso ospedaliero.

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EBOLI - L'ospedale "Maria Santissima Addolorata" diventa Dea di primo livello. Èquanto emerso dai vertici regionali in merito alla distribuzione dei nuovi dipartimenti. L'o-spedale ebolitano si affiancherà dunque a quello di Battipaglia e di Roccadaspide. Una pro-mozione per il lavoro svolto sul territorio anche da parte di dirigenti, medici e personaleinfermieristico. I posti letto sono 330, di cui 166 ad Eboli. La sede del dipartimento sarà il"Santa Maria della Speranza" di Battipaglia, il direttore sanitario è quello attuale, il dottoreMario Minervini. Il direttore sanitario avrà tre sostituti nei tre ospedali. 1166 posti letto peril "Maria Santissima Addolorata" sono fondamentali per rilanciare la struttura, sempre par-lando però su base di dipartimento. Il presidente del Consiglio comunale, l'avvocato Fau-sto Vecchio, chiarisce: «Sempre più ospedale qualificato e come dipartimento promosso aDea di primo livello. Cardiologia ci sarà anche a Battipaglia, più piccola, come filtro perportare i casi importanti ad Eboli. E dieci posti sono previsti come riabilitazione anche aRoccadaspide. Avere reparti qualificati con attrezzature e tecnologia all'avanguardia è ilnostro obiettivo e ci stiamo riuscendo insieme con i vertici della Asl».

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