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1 n. 3 ‐ 2017 Organizzazione e governance per la gestione di uno spazio d'innovazione Lorenzo Mizzau, Matteo Rinaldini, Fabrizio Montanari, Stefano Rodighiero Sommario: 1. Introduzione ‐ 2. Background teorico ‐ 3. Metodologia di ricerca ‐ 4. Risultati ‐ 4.1 Contesto: il Laboratorio Urbano Aperto (LUA) di Reggio Emilia ‐ 4.2 Dimensioni critiche nel processo di costruzione dei luoghi d’innovazione: networking ‐ 4.3 Dimensioni critiche nel processo di costruzione dei luoghi d’innovazione: identità ‐ 5. Conclusioni ‐ Bibliografia. Abstract The locus of innovation is shifting from single actors to the ecosystem of which they are part. Thus, the hybridization and relational patterns that typify these ecosystems are gaining importance in both theory and practice. Linked to these phenomena is the notion of innovation hubs as intermediaries that support the combination of inputs in outputs of social and economic value for the whole ecosystem. Drawing on these assumptions, this paper uses a case study to deepen the understanding of the processes behind the development of a local innovation hub via a multistakeholder approach. The findings suggest two critical dimensions: one – networking – referred to the connections between the hub and the ecosystem and to the relational practices needed for effectiveness; the other – identity – regarding the traits of the hub and their impact on the identity of the actors involved. Key words: innovation ecosystem; innovation hubs; innovation models; Regional Innovation Systems; governance Lorenzo Mizzau, Ricercatore di Organizzazione Aziendale, Dipartimento di Scienze dell’Economia e della Gestione Aziendale, Università Cattolica del Sacro Cuore, via Necchi 7, 20123 Milano, [email protected]. Matteo Rinaldini, Ricercatore di Sociologia dei Processi Economici e del Lavoro, Dipartimento di Comunicazione ed Economia, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, viale Allegri 9, 42121 Reggio Emilia, [email protected]. Fabrizio Montanari, Professore associato di Organizzazione Aziendale, Dipartimento di Comunicazione ed Economia, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, viale Allegri 9, 42121 Reggio Emilia, [email protected]. Stefano Rodighiero, Esperto, Dipartimento di Comunicazione ed Economia, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, viale Allegri 9, 42121 Reggio Emilia, [email protected]

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n.3‐2017

Organizzazioneegovernanceperlagestionediunospaziod'innovazione

LorenzoMizzau,MatteoRinaldini,FabrizioMontanari,Stefano

Rodighiero

Sommario:1. Introduzione ‐ 2.Background teorico ‐3.Metodologiadi ricerca ‐4.Risultati ‐4.1Contesto: ilLaboratorioUrbanoAperto (LUA)diReggioEmilia ‐4.2Dimensionicritichenelprocessodicostruzionedeiluoghid’innovazione:networking‐ 4.3 Dimensioni critiche nel processo di costruzione dei luoghi d’innovazione:identità‐5.Conclusioni‐Bibliografia.AbstractThelocusofinnovationisshiftingfromsingleactorstotheecosystemofwhichtheyarepart.Thus, the hybridization and relational patterns that typify these ecosystems are gainingimportanceinboththeoryandpractice.Linkedtothesephenomenaisthenotionofinnovationhubs as intermediaries that support the combination of inputs in outputs of social andeconomicvalue for thewholeecosystem.Drawingontheseassumptions, thispaperusesacasestudytodeepentheunderstandingoftheprocessesbehindthedevelopmentofalocalinnovationhubviaamultistakeholderapproach.Thefindingssuggesttwocriticaldimensions:one–networking–referredtotheconnectionsbetweenthehubandtheecosystemandtotherelationalpracticesneededforeffectiveness;theother–identity–regardingthetraitsofthehubandtheirimpactontheidentityoftheactorsinvolved.Keywords:innovationecosystem;innovationhubs;innovationmodels;RegionalInnovationSystems;governance

                                                            LorenzoMizzau,RicercatorediOrganizzazioneAziendale,DipartimentodiScienzedell’Economiaedella Gestione Aziendale, Università Cattolica del Sacro Cuore, via Necchi 7, 20123 Milano,[email protected] Rinaldini, Ricercatore di Sociologia dei Processi Economici e del Lavoro, Dipartimento diComunicazioneedEconomia,UniversitàdegliStudidiModenaeReggioEmilia,vialeAllegri9,42121ReggioEmilia,[email protected],ProfessoreassociatodiOrganizzazioneAziendale,DipartimentodiComunicazioneedEconomia,UniversitàdegliStudidiModenaeReggioEmilia, vialeAllegri9,42121ReggioEmilia,[email protected],Esperto,DipartimentodiComunicazioneedEconomia,UniversitàdegliStudidiModenaeReggioEmilia,vialeAllegri9,42121ReggioEmilia,[email protected]

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1.Introduzione

L’innovazionerappresentaoggiunodeiprincipalidriverdisviluppononsoloperle imprese,maancheper leeconomieregionalienazionali (Andersonetal.,2014;CommissioneEuropea,2014).Talecentralitàèdaricondursiaisensibilimutamentioccorsinelledinamichediproduzioneeconsumodiprodottieservizi,oltrecheneiprocessiallabasedellacreazionedioutputinnovativichehannoportatoasemprepiùfrequenti momenti di feedback e al coinvolgimento di una pluralità di attori chetrascendonoiconfinidellasingolaimpresa(CannatellieSmith,2011;Volberdaetal.,2014).

Ipiùrecentimodellid’innovazione,partendodalpresuppostoche,acausadellamaggiore complessità del contesto economico, le conoscenze necessarie perrealizzare innovazioni di successo non possano risiedere solo all’interno di unasingolaimpresa,enfatizzanol’importanzadegliaspetticollaborativididiversanaturaedell’aperturadeiconfiniorganizzativiattraversolosviluppodirelazioni(formalieinformali)conidiversiattorichepopolanounecosistemadiinnovazione(fornitori,clienti, strutture di formazione e ricerca, cittadini, ecc.). Originariamente nato nelcampodellabiologia,ilconcettodiecosistemaèstatorecentementeutilizzatoneglistudimanagerialiperindicarecomplesseformeinter‐organizzativedicollaborazioneperrealizzareecommercializzareleinnovazioni(Jacobidesetal.,2016;Lichtenthaler,2011).Secondounaprospettivapiùampia,unecosistemadiinnovazionepuòessereinteso come l’insieme di tutte le risorse di sistema (infrastrutture hard e soft,meccanismidicoordinamento,ecc.)dedicateafavorirelacircolazionediconoscenzeecompetenzeinundatocontesto,einultimaistanzalanascitael’implementazionedinuoveidee(e.g.,ChesbrougheAppleyard,2007;vonKrogheGeilinger,2014).Inquesta prospettiva, l’idea di ecosistema comprende non solo gli aspetti piùstrettamente economico‐imprenditoriali, ma anche quelli di innovazione sociale,relativi cioè alle “nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che simultaneamenterispondonoabisognisociali(inmodopiùefficacerispettoadapproccialternativi)ecreanonuoverelazioniecollaborazioni”(CottinoeZandonai,2012:4;Mulganetal.,2007).

Coerentemente con questamaggiore enfasi sugli aspetti sistemici e relazionali,numerosi studiosi si sono focalizzati sulle caratteristiche degli ecosistemi diinnovazionepiùefficaci,evidenziandoilruolodegliinnovationintermediaries,cioèdiquelle organizzazioni o enti che ricoprono “il ruolo di agente obroker nei diversiaspetti del processo di innovazione” all’interno di un ecosistema (Howells, 2006:720).Questacategoriacomprendeun’ampiavarietàdisoggettichepossonoandaredagli entipubblici ai soggettiprivatidi emanazionepubblica (comeadesempio leagenziedisviluppoterritoriale),finoalleimpreseprivatechefornisconoserviziadaltaintensitàdiconoscenza(e.g.Batterinketal.,2010;Hanssonetal.,2005).Ciòcheaccomunaquestisoggettiriguardaillororuolodiintermediari,cioèdifacilitatorideiprocessi di comunicazione e di scambio di conoscenza tra i diversi attori di unecosistema (e.g. Spender, 2010). In questo ruolo, essi possono svolgere diverseattivitàchespazianodallaraccoltasistematicaediffusionediimportantiinformazioniche, se condivise, possono accrescere la capacità cognitiva dell’ecosistema stesso,

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all’erogazione, diretta o indiretta, di servizi di formazione, di trasferimentotecnologicoodisupportoall’imprenditorialità.

Tragliintermediarid’innovazione,sonorecentementeemersiicosiddetti“luoghid’innovazione”, detti anche innovation hubs. Essi comprendono quegli spazi (es.parchi scientifici, spazidi co‐working, incubatori, acceleratori, ecc.) cheaspiranoadiventarenodicriticidiunecosistemaattraversolapromozionediinterazionifaccia‐a‐facciatraisuoimembri,loscambiodiconoscenzetacite,ilsostegnoalledinamichediinclusioneedipartecipazionecivicaeilrecuperodispaziindisuso(Auricchioetal.,2014;Fortezzaetal.,2016;MizzaueMontanari,2016).Datigliimportantibeneficiche questi luoghi possono generare, negli ultimi anni si è assistito a una loroproliferazionee leamministrazionipubblichehanno investitorilevanti risorseconl’obiettivodisostenerelosviluppoeconomicoel’inclusionesociale.Tuttavia,sedaunlatovièampiaconvergenzasull’utilitàdiquestispazi,dall’altromancaunariflessionesistematica sulle modalità più efficaci per organizzare i processi di governancefinalizzatiarealizzarespazidiquestotipo.Inaltritermini,spazicaratterizzatidaunavocazione aperta e sistemica implicano la necessità di gestire i loro processi diimplementazioneinmodopartecipatocoinvolgendoidiversiattoridiunecosistema,inprimislostessomondoimprenditoriale(IaioneeDeNictolis,2016;Murrayetal.,2010).Tuttavia,perpotersfruttarepienamenteilpotenzialedigenerazionedivalorericonducibile a questi processi collaborativi emulti‐stakeholderoccorre gestire inmodoefficaceiprocessidiimplementazione.

Pertanto, obiettivo del presente studio è quello di comprendere quali processiorganizzativiedigovernancepossonocontribuireagestireinmodoefficaceiprocessidi sviluppo di un innovation hub. In particolare, l’attenzione verrà posta sulleaspettative che un processo di questo tipo può generare nei diversi attori di unecosistemadiinnovazioneenellerelativedinamichedisensemakingesensegivingchesi possono sviluppare in relazione al futuro spaziod’innovazione.A tal fine, verràpresentato ilcasodelprocessodico‐progettazionedelLaboratorioUrbanoAperto(LUA)diReggioEmilia,unospaziodiinnovazionelocaledifuturacostituzionenellacittàemiliana.

L’articolo è strutturato come segue: nel prossimo paragrafo viene illustrato ilbackground teorico di riferimento; in quello successivo si descriveranno i datiqualitativi raccolti e l’approccio analitico adottato per l’emersione del modello digovernance dei processi multi‐stakeholder oggetto di studio; il quarto paragrafoillustra il contesto e l’ecosistema territoriale di riferimento del LUA e i risultatiottenuti dalle analisi svolte sui dati raccolti. Infine, nell’ultimo paragrafo sarannodiscussiirisultatidellostudio,ipotizzandoanchealcunipossibilipercorsidiricercafuturi.2.Backgroundteorico

Ildibattitosullemodalitàpiùefficacidiinnovazionesièrecentementeconcentratosulpassaggiodaimodelli“chiusi”ecaratterizzatidaunalogicapushamodelliopen(e.g. Lichtenthaler, 2011; Quaratino e Serio, 2009). Tra imodelli che assumono il

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punto di vista dell’impresa, quello dell’open innovation (Chesbrough, 2003;Chesbrough et al., 2006) ha enfatizzato l’importanza di aprire i propri confiniorganizzativi agli stimoli provenienti da attori esterni (e.g. Gulati et al., 2012), edunquedistabilirerelazioniconun’ampiavarietàdiattorioperantinelcontestodiriferimento.Questoimportantepassaggiohaimplicato,dalpuntodivistateorico,unamaggioreattenzionealladimensioneterritoriale.Unterritorio,infatti,puòsvolgereunruoloimportantenelsupportareiprocessiinnovativiattraversoilsuopatrimoniocognitivodisaperi,conoscenzeepratichechesisonoaccumulatinelcorsodeltempo(e.g. Bertacchini e Santagata, 2013; Ramella, 2013; Rullani, 2004). Un territorio,inoltre, può sostenere l’innovazione attraverso la sua dimensione sociale, cioè ledinamicherelazionalichesicreanotraidiversiattoriechepermettonodimettere“incircolo” isaperiodiattivareprocessidicontaminazione(CapelloeFaggian,2005;Montanari,2011).Coerentementeconquestaprospettiva,secondocuilemodalitàdisviluppoesfruttamentodell’innovazionepossonopotenzialmenteproveniredaunapiù ampia varietà di attori rispetto aimodelli tradizionali (e.g. Cannatelli e Smith,2011), diventa importante cercare di capire i meccanismi in grado di assicurareun’efficacegovernancediquesta“dimensionesocialeallargata”.

AncheilmodellodeiSistemidi InnovazioneRegionale(SIR)ècoerentecontaleespansionedelladimensione sociale, inquantoponemaggioreattenzioneai livelliregionalie/ourbaninelguardareaifattorieconomici,sociali,managerialiedipolicychefavorisconoodostacolanolaproduzionedioutputinnovativi(Geromettaetal.,2005;MoulaerteVicariHaddock,2009).Questoshiftèdovutoallasempremaggioredecentralizzazione nella guida e nel coordinamento delle politiche territoriali asostegnodell’innovazionerispettoallivellocorrispondentealgovernonazionale(e.g.Moulaert e Sekia, 2003). Oggigiorno, infatti, le istituzioni regionali e/o urbanericopronounruolocentralenellapromozionedell’innovazioneepiùingeneraleneiprocessi di cambiamento istituzionale e organizzativo (Czarniawska, 2002;Metaxiotis et al. 2010), fungendo da “cerniera” con istituzioni di livello sovra‐nazionalecomequelleeuropee.IlmodellodeiSIRdiCooke(1996),inparticolare,sifocalizzasullapredisposizionediprocessidiinnovazionemulti‐stakeholderalivelloregionale,fornendounsupportoallostudiodellagovernancediquestiprocessi.Talemodello, infatti, approfondisce le dinamiche e i tratti peculiari di sistemi diinnovazione orientati alla cooperazione tra una pluralità di attori e sostenuti daun’atmosferacomune,localmentedelimitata,edaunsetdiinfrastrutturefavorevoliatalecooperazione(e.g.,CookeeLeydesdorff,2006).

A questa accresciuta rilevanza della dimensione territoriale, riflessaparticolarmente negli studi regionali (e.g. Bathelt et al., 2004; Capello e Faggian,2005),hannofattoeco,nellaletteraturaorganizzativaemanageriale,alcuniapproccichehannoindagatolemodalitàdicreazionediconoscenzaediproduzionedioutputcreativi e innovativi negli ecosistemi di organizzazioni co‐localizzate (Montanari,2011). Ad esempio, vonKrogh eGeilinger (2014), nel fornire una rassegnadi talistudi, sostengono che la dimensione del ruolo e funzionamento degli spazi fisici(dinamicheinlocoeface‐to‐face)siastatasottoindagatarispettoall’interesseperloscambiodi conoscenza “adistanza” attraverso i teamvirtuali.Gli autori passati inrassegnadavonKrogheGeilingersiinterroganodunquesuqualisianoglieffettidi

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diverse configurazioni fisiche negli spazi che mettono in comunicazione diverseorganizzazioniall’internodiunecosistema,come,appunto,glispazid’innovazione(oinnovationhubs).Alterminedellalororassegna,vonKrogheGeilingersottolineanocomenonsiaancorachiaroinchemodosisvolganoiprocessidicostruzionedeglistessi “nodi critici” che fanno parte della rete di un sistema locale d’innovazione.Questo è un aspetto di primaria importanza, in quanto ai fini della produzione dioutput innovatividiventanocritici imeccanismi, le azionie lepratichea supportodella produzione di conoscenza all’interno dell’ecosistema locale. In particolare,meritano attenzione i pattern più efficaci di avvio e gestione degli intermediarid’innovazione(specialmenteglispazifisici),neiqualiinteragisceunagrandevarietàdiattorieorganizzazioni.

Tuttavia, pochi studi hanno indagato il tema di come questi spazi venganocostruiti:mancanocioèanalisiaccuratesullagenesielagovernancedeimomenticheprecedono il funzionamento “a regime” dei nodi locali di un sistema multi‐stakeholder. Questo studio si propone precisamente di colmare tale lacunaanalizzandoilcasodelLUAdiReggioEmiliaunsoggettoistituzionale(ilComunediReggio Emilia) ha dato l’avvio alla creazione di uno spazio d’innovazione multi‐stakeholder. In questo processo viene generata un’innovazione nella formaorganizzativaenellelogicheistituzionaliconsolidate,precedentementebasatesuunanettadistinzionediruolotraidiversistakeholders,checomincianoaimmaginarsiinun’ottica collaborativaedi scambiopropriograziealla costruzionedello spaziodiinnovazione. Per questo motivo, ci si avvarrà della prospettiva dell’institutionalentrepreneurship,cheguardaalleazioniconcuialcunidegliattoridelcontestosociale,economicoeculturalediriferimentoriesconoaproporrecambiamentinellelogichee nelle pratiche condivise al suo interno (e.g., Battilana et al., 2009; Greenwood eSuddaby,2006)*.

Il presente articolo si propone dunque di indagare i processi di selezione,aggregazione, coinvolgimento e governance dei contributi di una pluralità dipartecipanti in vista dell’avvio e della gestione di uno spazio fisico d’innovazioneall’interno di un ecosistema territoriale. L’attenzione sarà dunque posta sulleaspettative che i partecipanti si formano riguardo alle modalità di gestione e aicontenuti attesi e desiderati dello spazio d’innovazione, con l’obiettivo dicomprendere sia le effettive pratiche di definizione delle modalità gestionali e di“riempimento”dicontenuti,sialedinamichedisensemakingesensegivingcheciascunattoresperimentanelrifletteresullapropriaidentitàfuturainrelazioneallospaziod’innovazione.

                                                            *Ilconcettodiinsitutionalentrepreneurshiphapermessodiintegrarel’attenzioneallerispostepassiveaicondizionamenti provenienti dal campo istituzionale (ad esempio, isomorfismo e omogeneità dellepratiche),cheerastatoilfocusdellaprospettivaneo‐istituzionalista,conilruoloattivo(i.e.diagency)degliattorinelplasmare,alorovolta,ilcampoistituzionaleentroilqualeessisimuovono,rispondendoalc.d.“paradossodell’embeddedagency”(e.g.Garudetal.,2007).

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3.Metodologiadiricerca

Il presente studio ha analizzato il caso del processo di progettazione delLaboratorio Urbano Aperto (d’ora in poi: LUA) di Reggio Emilia adottando lametodologiadelcasestudy(EisenhardteGraebner,2007;Yin,1994),unapprocciocoerente con la natura esplorativa dello studio (Eisenhardt, 1989) e che si èconcretizzato nella raccolta di dati di natura qualitativa attraverso l’utilizzo dimolteplicifonti(Tabellan.1).Lapartepiùconsistentedeidatièstataottenutatramiteinterviste semi‐strutturate con i principali stakeholder del progetto del LUA. Taliintervistesisonosvoltetrasettembreedicembre2016ehannocoinvolto41figureapicali di 29 organizzazioni e istituzioni del territorio reggiano. I soggetti daintervistare sono stati selezionati in base alla loro rappresentatività rispettoall’ecosistema d’innovazione di Reggio Emilia: pubblica amministrazione; terzosettoreeassociazionismo;mondoeconomico‐imprenditoriale(cooperative,impreseeassociazionidicategoria);mondodellaricerca(universitàecentridiricerca).Leinterviste hanno investigato i seguenti aspetti principali: aspettative riguardo allamissioncheilLUAdovrebbeporsi;spuntisuattività/serviziimplementabilinelLUA;specificibisogniirrisoltiacuiilprogettodovrebberispondere;aspettidigovernancepercepiti comecritici.Oltreaciò, sonostati raccolti inputgenerali sulbackgrounddegliintervistatiedell’entediappartenenza,oltrechesullerelazionigiàesistentitraterritorioeorganizzazionediriferimento.

Aintegrazionediquestidati,sonostatiintervistatiottoesperti(seiprofessionistinellagestionedeiluoghidell’innovazioneapertaedellaco‐progettazioneinambitosocialeeduestudiosidiinnovazionesociale).Ledomandeposteagliespertihannocercatodiinquadrareecontestualizzareitemistudiati,oltrecheleprincipalicriticitàriguardantiiprocessidiengagementegestionedeglistakeholder.Leintervisteagliesperti–cosìcomequelleaglistakeholder–sonostateregistrateesuccessivamentetrascritte.

Al fine di ottenere dati complementari e utili per il processo di triangolazione(Eisenhardt,1989), le interviste sonostateaffiancatedauna seriedioccasionidiosservazionepartecipante.Inparticolare,tuttigliautorihannopartecipatoadalmenouno dei sei incontri previsti nel percorso “Collaboratorio Reggio”†. Grazie alcoinvolgimentoattivonellediscussionisvoltedaipartecipanti,talioccasionihannopermessodimigliorare lacomprensionedei temi,degliobiettiviedelledinamicherelazionali del progetto. Infine, sono stati raccolti tutti i documenti ufficiali delComune di Reggio Emilia riguardanti il LUA e la programmazione regionale ecomunitariadacuiessotraeorigine.

                                                            †IlCollaboratorioReggioèstatounpercorsodico‐progettazioneconlacomunitàcoordinatodalComunediReggioEmiliachehaavutoluogodasettembre2016amarzo2017.Talepercorsohaavutoinizioconunaprimaesplorazionedicontenutietemidicaratteresocialepercepiticomecriticidallacomunità,perpoi concludersi con l’individuazione delle principali sfide per il LUA e di alcuni “prototipi” con cuiaffrontaretalisfide.

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Tabellan.1–Fontideidatieutilizzonelleanalisi

Fonte:nostraelaborazione

Idatiraccoltisonostatiquindianalizzatitramiteunapprocciodianalisiiterativochetraeispirazionedallagroundedtheory(CorbineStrauss,1990;GlasereStrauss,1967).Taleprocessosiècaratterizzatoperlosvolgimentoparalleloeincrociatodelleanalisiedellediscussioniriguardanti laletteraturadiriferimento, leintervisteagliespertidisettoreeaglistakeholderequantoraccoltodall’osservazionepartecipanteedallaletturadeidatisecondari(CorbineStrauss,1990).Idatiraccoltisonostatilettieanalizzatiindiversimomentidelprocessodiricerca,dapprimainviaautonomadaciascun autore, successivamente tramite confronti incrociati durante sessionicollettive dedicate. Dopo aver compreso i principali tratti dei processi multi‐stakeholderdelLUA,leanalisisonoproseguiteinvestigandoinprofonditàidatiallaricercadipossibiliconcettiricorrentiedelleloroconnessioni.4.Risultati4.1Contesto:ilLaboratorioUrbanoAperto(LUA)diReggioEmilia

Il progetto del LUA si inserisce nel più ampio quadrodi riferimentodel FondoEuropeodiSviluppoRegionale(FESR),tramiteilqualel’UnioneEuropeaperseguegliobiettividelineatidallastrategiaEuropa2020,conparticolareriferimentoamisuredi sostegno alla coesione socio‐economica, all’occupazione, all’inclusione e allosviluppo sostenibile. La Regione Emilia‐Romagna ha definito nel 2014 il Piano

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OperativoRegionale(POR)alfinediindividuarelestrategieegliinterventioperativiper l’utilizzo delle risorse assegnate dal FESR. Quanto delineato nel POR trovadeclinazione in sei specifici assi, i quali rappresentano altrettante priorità diintervento. L’iniziativa del LUA di Reggio Emilia si inserisce nell’Asse 6 “Cittàattrattiveepartecipate”, finalizzatoa supportare la centralitàdelleareeurbane intermini di innovazione, sostenibilità, attrattività e circolazione delle conoscenze.Coerentemente, le linee strategiche dell’Asse 6 individuano il contesto politico‐istituzionaleincuiilLUAdiReggioEmiliadovràoperarerispondendoalleseguentisfidechiave:

1. Posizionarsi come snodo centrale per l’implementazione della strategiaurbana;

2. Porsi come attore locale del cambiamento sviluppando processi diinnovazioneapertaedalbasso;

3. Attuare progetti caratterizzati da processi di condivisione di idee e diempowermentdeicittadini;

4. Sviluppare nuovi approcci integrati di rigenerazione urbana in cui farconviveredinamicheeconomiche, sociali edi valorizzazione funzionaledelbeneculturaledeiChiostridiSanPietro(ossia,delcomplessoarchitettonicoincuiavràsedeilLUA).

LaRegioneEmilia‐RomagnahaquindipredispostolanascitadidieciLaboratori

UrbaniApertipermanenti,assegnandolaprogettazionedeglioutputedeiprocessicon cui caratterizzare tali luoghi alle specifiche Autorità Urbane di riferimento. Aquesteèdelegatoancheilcompitodidefinireilsoggettogestore(dinaturagiuridicapubblica, privata o ibrida pubblico‐privata) di tali Laboratori, i quali dovrannoinserirsiinunareteregionaledicooperazione,all’internodellaqualeognunodiessisi focalizzerà su specifici ambiti tematici volti a valorizzare le principali vocazionilocali.

LacreazionedeiLUAsipresentadunquecomeuntentativodi innestodinuoveagenzie di innovazione all’interno di un’area, l’Emilia‐Romagna, storicamentecaratterizzatadaunasignificativaattitudineall’innovazione,daunafortepresenzadicapitale sociale e, soprattutto, da capacità generative diffuse di sviluppo socio‐economico (Bagnasco, 1977, 1988; Trigilia, 1986). Attitudini e capacità che taleregione,nonostanteilverificarsidiimportantitrasformazionichehannoattraversatoil tessuto economico e sociale del territorio, non sembra avere disperso. Diversiindicatoridiinnovazioneesviluppo,infatti,sostengonoquestacapacitàdellaregione.Adesempio,l’Emilia‐Romagna,primainItaliasecondoilDigitalEconomyandSocietyIndex (DESI) applicato a livello regionale da Telecom Italia (2015), risulta averel’incidenzadispesa(pubblicaeprivata)inricercaesviluppopiùaltanelPaesedopoilPiemonte(ISTAT,2014);ilnumerodiaddettiallaricercasumilleabitanti(6,8)piùaltoinItaliaesuperioreallamediaeuropea(5,5)(ISTAT,2014);ilnumerodistart‐upinnovative (865) sulla popolazione residente più alto dopo la Lombardia (fonte:Infocamere –Registro Imprese, novembre2017); tutto ciò integrato inun tessutoproduttivo composto, secondo il censimentodel2011,da circa425.000 impreseecaratterizzato da una significativa componente manifatturiera (secondo l’archivio

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ISTAT‐ASIA,al2015l’EmiliaRomagnacontavacirca35.000impresemanifatturiere).Inaltritermini,iLaboratoridovrebberocontribuireasvolgere,nelleintenzionidellegislatore,unafunzionedisupportoecoordinamentodiquellacheèstatadefinitadaun’ampia letteratura economica e sociologica la “capacità innovativadiffusa”dellacosiddettaTerzaItalia(Ramella,2013);e,alcontempo,stimolarelariproduzionedeiprocessi di innovazione sociale spontanea originata dallo specifico intreccio didinamichecompetitiveecooperativechehadasemprecaratterizzatolerelazionitraattoridelterritorio(DeVivo,2017).

Il principale scopo del processo di progettazione del LUA svoltosi nell’area diReggioEmiliaèstatonellospecificoquellodisupportarelaconvergenzatraistanzedel territorio e progettualità, metodologie e servizi che emergeranno dal LUA.L’analisideirisultatisecondounmodellogroundedhaportatoall’individuazionediduefondamentalidimensionicritichesullequaliènecessarioporrel’attenzionenelgestireilprocessodicostruzionediunluogod’innovazione:networkingeidentità.Laprimasiriferiscealleconnessioniattivatedalluogod’innovazione–nelcasoinesame,ilLUA–congliattoridell’ecosistema,eallepraticherelazionaliincuigliattori(inclusii promotori dell’iniziativa) devono impegnarsi affinché un simile progetto risultiefficace.LasecondariguardainvecequaletipodiidentitàilLUAdebbaassumereintermini di attività realizzate,ma anche in termini di “ricezione” o “traduzione” divocazionidell’ecosistemaedelterritorio.Iltemaèdunquemulti‐livello:“inchecosaconsisterà il LUA” necessariamente si intreccia con “quali voci e vocazionidell’ecosistema”verrannoascoltateeselezionatedachigestiràlospazio,eallostessotempo su come l’implementazione di quello che si pone come hub per l’interoecosistema impatteràsulle identitàorganizzativedegliattori incampoe, inultimaanalisi,dell’ecosistematerritorialediriferimento.Questodipende,comeillustreremo,dalruolopercepitoedalsignificatochegliattoriincampoattribuisconoaséstessiealterritoriodacuiprovengono,edacomeglistessiattorianticipanoleconseguenzesutaleruolocheilluogod’innovazionepotrebbeimplicare–sitrattaquidiprocessidisensemakingesensegivinginnescatigiànellafasediprogettazionedellospazio,incuigliattoriproiettanolapropriaimmaginediséalterminedelpercorso.4.2 Dimensioni critiche nel processo di costruzione dei luoghid’innovazione:networking

Unprimorisultatoemersodalleintervisteriguardal’opportunitàcheilprocessodi costruzione del LUA inneschi nell’ecosistema lo sviluppo di nuove logiche dipartnership. L’occasione che si prefigura è quella che un luogo come il LUArappresenti un luogo “terzo” (un ibrido pubblico‐privato, o una “terza formaorganizzativa”chenonèascrivibileanessunadelleduecategorie),incuisipossanosperimentare nuove logiche organizzative e nuove modalità di governance. Peresempio,unintervistatoprovenientedallapubblicaamministrazionedichiara:

Intervistato9(Pubblicaamministrazione):“L’ideaèchequestoluogopossadarecontinuità alla possibilità di costruire modelli di amministrazione diversi da

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quellinormalmentepraticati.Quindinonpiùunmodellorelazionaletradizionaletrapubblicoeprivato. [...] Ilmodellorisultantedovrebbeesserepiù flessibile,poiché oggi la PA fa fatica con i suoi apparati a gestire processi disperimentazione.”

SedunquedaunlatoilLUAvienepropostodallastessaamministrazionecomunale

come il luogo privilegiato dove far transitare le iniziative che normalmente nontrovano risposta nelle istituzioni pubbliche o private o nelle associazioni, gliintervistati da questo puntodi vista condividono l’idea che essopossa fungere dacatalizzatore di bisogni e soluzioni che altrimenti rimarrebbero inespressi. Il LUAdovràinfatticaratterizzarsicomeinfrastrutturacapacediinnescarenuovimodellidicollaborazione che coinvolgano in modo sempre più attivo i diversi stakeholderterritorialinellaricercadisoluzionidall’elevatoimpattosociale. Intalsenso,potràrisultare importante mobilitare, convogliandole e “governandole”, le iniziative diresponsabilità sociale (d’ora in poi, CSR) delle imprese del territorio in unaprospettivadipartnershippubblico‐privatoedifortecoinvolgimentodellacomunitàlocale.

D’altraparte, ilcomeimplementaretalinuovelogichedipartnershiprimaneunpunto dove si evidenziano posizioni diverse e in alcuni casi contrapposte. Dalleinterviste emerge una diffusa percezione secondo cui la genesi istituzionaledell’iniziativa–cherimanepubblica,datocheil“meta‐organizzatore”delprocessoèl’amministrazionecomunale–possaportareconsé il rischiodiun irrigidimentoeun’eccessiva burocratizzazione dei processi e delle dinamiche relazionali delLaboratorio.Secondoalcuniintervistati,talerischiopotràesseresuperatoattraversoadeguatemodalitàdisintesitralibertàd’azionedeisingoliattorieunamodalitàdicoordinamento soft da parte del soggetto gestore del LUA, che dovrà fungere da“timone”versoladirezionestrategicaimpressadaComuneeRegione,mantenendosiallostessotemponeutrorispettoalleposizionideisingoliattori.Dapartedimoltidegliintervistatiappartenentialleistituzionipubblicheeall’Università,losviluppodiun sensodi condivisionedellamissiondel LUApotrà rivelarsi inquesto sensounimportantestrumentoperlatraduzionedeiprocessicollaboratividelLUAinveraepropriarisorsageneratricedisvilupposocio‐economico.Tuttavia,suquestopuntonontuttigliintervistati–nemmenoall’internodelComunestesso–convergonoedemergeunpuntodivistacriticodapartedichitemecheilprocessodicostruzionedelLUAportiaunmaggioreaccentramentodecisionaleecontrollo(“mascherato”dietrola logica della partecipazione). Significativo in tal senso è quanto affermato da unattoreimprenditoriale:

Intervistato31(Mondoeconomico‐imprenditoriale):“Ilrischioèdiscambiareilcoordinamentoperirrigidimentodelcontrollo.Ilcoordinamentopuòessere[un]beneficiopertutti,peròdeveesserecondivisodallerealtàchedovrebberoesserecoordinate.Soprattuttobisognachiedersi:perchésivuoleilcoordinamento?Perdareunapossibilitàoperaumentareilcontrollo?”

Suun altro fronte sipongono coloro che ritengono cheuna totale condivisione

dellamissionedellemodalitàdi azionedelLUA,nellapratica,nonsiapossibile, a

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causadell’estremavarietàdegliattoriedegliinteressiincampo.Secondoquest’ultimavisione, ilComune,epersuo tramite il soggettogestore,dovrebbemantenereunamodalitàdicontrollohardalfinedigarantirelamassimaefficaciad’azione.Ilprocessopotrebbepoi“aprirsi”amomentipartecipativisoloinalcuniperiodi,comequellodico‐progettazioneiniziale.

UnaltrorisultatoemersoriguardoallepratichedinetworkingmesseincamponelprocessodicostruzionedelLUAèunasostanzialeconvergenzadegliintervistatisullanecessitàdiadottareunaprospettivamulti‐territorialeperunagestioneefficacedelLaboratorio. In tal senso, il LUA dovrebbe porsi come hub tra le reti cittadine(costituite da soggetti pubblici territoriali, in primis soggetti come il Comune e laCameradiCommercio)einetworkesterniallacittà.Atalfine,vienesuggeritaunaduplicemodalitàdiinterfacciaconl’esterno:daunlato,un’estensioneterritorialealivello “meso”, orientata al coinvolgimento delle imprese esterne ai confini delComune di Reggio Emilia dislocate sul territorio provinciale; dall’altro, unaprospettiva di livello “macro”, volta all’inserimento del LUA all’interno della reteregionaledi LaboratoriUrbanipredisposta nel quadrodel progetto europeoPOR‐FESR, ma soprattutto alla sua collocazione in reti collaborative nazionali einternazionali(adesempio,altreesperienzediluoghid’innovazione,comeinnovationhubs, Living Labs, ecc.) e alla governance dei processi collaborativi sottostanti. Inquesto senso, la scelta di un soggetto gestore esperto e già inserito in retiinternazionali appare critica. L’istituzione di un sistema di relazioni capace diassumereunaconnotazioneinternazionaleènonacasopercepitadagliintervistaticomecrucialeperilmantenimentodellamassacriticaedellasostenibilitàeconomicaeprogettualeutiliadalimentareiprocessidelLUA.IlLaboratoriodovràesserequindiingradodiattivarepratichedinetworkingdialtoprofilobasatesullapartecipazionea progetti internazionali e sulla creazione di connessioni tra differenti ecosistemilocali.

Infine,sempreconriferimentoallepratichedinetworkingdamettereincampopergestire con efficacia il processo di costruzione del LUA, dalle interviste emergeun’ulterioreconfermadell’importanzadisviluppareunacomplessivaprospettivadiecosistema con cui caratterizzare i contributi dei singoli stakeholder del LUA.Coerentemente con la sua natura di innovation intermediary, il LUA dovrà infattiriuscireaporsicomeattivatorediconnessionitralediverseeccellenzeterritoriali.Inaltri termini, gli intervistati evidenziano l’importanza di integrare i processi e glioutput del LUA con ciò che è già radicato nel territorio, al fine di svilupparemeccanismi virtuosi di creazione e diffusione del valore. Questo è coerente conquantotrovatorelativamenteallasopracitatadimensionedella“Prospettivamulti‐territoriale”.Ancoraunavolta(v.sopra,dimensione“Nuovelogichedipartnership”),ciòpotrebberappresentareun’opportunitàpersvilupparenuoveformeorganizzativee di governance fondate su innovative modalità di relazione tra organizzazioni eterritorio.Unesponentedelmondoimprenditoriale,adesempio,haaffermato:

Intervistato18(Mondoeconomico‐imprenditoriale):“LeimpreseattraversoleazionidiCSRpossonodareungrandecontributo.IlLUApuòessereun’occasionepersfruttare,stimolareemettereasistemalediverseazionidiCSR,cosìdanon

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disperderle.[...]Permolteimpreseilproblemaèimplementarelarelazioneconilterritorio.IlLUApuòessereun’occasionepertrovarenuovilivellieformedicollaborazione. L’idea è quella di passare da forme classiche (comesponsorizzazioniocontributiadhoc)aformepiùinnovative.”

Tuttavia,anchequisievidenziaunatensioneriguardantelariconosciutanecessità

e opportunità di sviluppare una prospettiva di ecosistema, e la gestione delledinamichecompetitive–ovverodellapossibilemodificazionedegliequilibritraattoriin competizione tradi loroper l’acquisizionedi risorse e/o sugli stessimercatidisbocco, e anche dello stesso LUA con alcuni di essi. In particolare, alcuni attoriesprimonoincertezzaepreoccupazioneriguardoalleconseguenzechel’abbandonodilogicheeformeorganizzative(edigovernance)tradizionalipotràdeterminare.TalidinamichesonoricondotteprincipalmentealleinterazionitrailLUAeglialtrispazi,organizzazionie/oprogettigiàattivialivelloterritorialenell’ambitodell’innovazionee dell’imprenditorialità sociale. L’interazione con tali realtà viene vista da un latocomeun’opportunitàpermettereasistema,crearesinergieerazionalizzarelerisorsepresentisulterritorio–equindidiridurreilrischiodisovrapposizioniprogettualiemetodologiche; dall’altro, viene problematizzata la dimensione della possibileconflittualità che potrebbe emergere dall’istituire un luogo “sovraordinato” o “incompetizione”conisoggettiesistenti.Adesempio,unintervistatoresponsabilediunprogettodicollaborazionetraterzosettoreepubblicaamministrazione‡dichiara:

Intervistato 32 (Pubblica Amministrazione): “Sul territorio esistono progetti,azioni e strutture su questi temi [innovazione sociale, welfare generativo eserviziallapersona],madevonoesseremessiinsiemeecoordinati.”

Unsoggettodelterzosettorefaecoaunasimilevisionenelseguentemodo:

Intervistato28 (Terzo settore): “Se si vuole uscire daunperimetropubblico,necessariamentecisaràunadinamicacompetitiva,sennònonsiparlerebbediimprenditoriasociale.Questosaràunproblemadaaffrontare.”

4.3 Dimensioni critiche nel processo di costruzione dei luoghid’innovazione:identità

UnrisultatodiparticolareinteresseemersodalleintervisteriguardaleaspettativesulpotenzialeruolodelLUAdicollantedell’interoecosistemalocale.Appareinfattiimportante la capacità che il LUA mostrerà di porsi come infrastruttura diaccelerazionedeiprocessidiincontroematchingtralediversecompetenzepresentisulterritorio,oltrechecomeluogoapertoincuiattrarre,renderevisibilietrattenere                                                            ‡ Vi sono alcuni soggetti o progetti riconosciuti come “ibridi”, per esempio responsabili di progettipropostiinizialmente(otuttoragestiti)inautonomiadaorganizzazionidelterzosettore,machesonostati “istituzionalizzati” attraverso collaborazioni ripetute nel tempo e convenzioni con la pubblicaamministrazione.

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italenticreativi.Sitrattadiunelementopercepitocomecriticosiadagliattoriprivatiinterpellatisiadall’amministrazionecomunale.Dalleintervisteemergeinfatticomel’operatodelsoggettogestoredovràesserevalutatoancheinbaseallasuacapacitàdigarantireunorientamentocontinuativoalla“socialità”dellaboratorio,daintendersiinunadupliceaccezione:dimantenimentodiunavocazionesocialedeglioutput,daun lato, e del vero e proprio ruolo di intermediario d’innovazione “neutrale” chepermetta una cross‐fertilization tra le singole conoscenze, esperienze e praticheinseritenelnetworkdelLUA,dall’altro.Ciòconsentirebbedievitareilrischiodiauto‐referenzialità, come evidenziato dalla seguente affermazione di un esponentedell’amministrazionecomunale:

Intervistato12(Pubblicaamministrazione):“Ilrischiospessoècheprogettidiinnovazionediquestotipofiniscanoperessereavantaggiodiinteressiprivati.IlLUAdeve invecesaperesprimereuneffettivopartenariatopubblico‐privatoecivico.IlLUAdeveessereunluogopubblicoepertutti,unlaboratoriourbano,civicoedipartecipazionesociale.[...]Ilrischioèchediventiunluogoorientatoadellecomunitàenonatuttalacomunità.”

IlLUA,inoltre,dalpuntodivistadell’impattosulleidentitàdeisingoliattoriche

compongonol’ecosistema,dovràandarsiadaffermarecomeluogoibridoneipubblicie nei target. Riprendendo quanto affermato da un intervistato appartenente aun’organizzazionechesvolgeattivitàdiricerca,ilLaboratorionondovràappiattirsisuuninsiemeristrettodiattori,maesserealcontrario“unluogoapertoincuiidiversisoggetti possono incontrarsi, confrontarsi e monitorare i processi sociali che siverificanoincittà.Dovrannoessercicondivisionedelleinformazioniepartecipazionesiaallaprogettazionecheallaoperativizzazionedeiprogetti”(Intervistato1–Mondodella ricerca). Un altro intervistato, espressione del mondo economico‐imprenditoriale,alriguardosiesprimecosì:

Intervistato 17 (Mondo economico‐imprenditoriale): “Bisogna far passare ilmessaggiochel’innovazionepossaesseregeneratadaunnetworkequindipossaessereilfruttodicollaborazionitrapiùattori.”

Inoltre,èinteressanterilevarecomeilLUAvengainvestito,dagliintervistati,diun

importanteruolodicapacitybuildingpergliattoridell’ecosistema.Questorisultatosideclina inalcunedimensioni.Anzitutto, lamissione lastrategiadelLUAdovrannoconcretizzarsi in output tangibili (prodotti e servizi connessi ai macro‐ambitidell’innovazionesocialeedellaprototipazionediappoaltresoluzionitecnologiche,secondoleindicazionidellaRegione),inmododarendernemenoambiguoilfocus,dissiparepossibiliconflittitraleaspettativeevisioniespressedaisingolisoggettieconsolidareirapportitrastakeholderesoggettogestore.Interessanteintalsensoèquantoosservatodaunintervistatoprovenientedalmondodellaricerca:

Intervistato 1 (Mondo della ricerca): “Non deve essere solo un tavolo diconfrontosenzaunadimensioneoperativaeunafunzioneproduttiva.”

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Appareinoltreutileevidenziareleseguentiriflessioniriportatedaunattoredelterzosettore:

Intervistato 14 (Terzo settore): “[...] Ciò che riteniamo importante [vengarealizzato all’interno del LUA] è la costruzione di unametodologia – chepuòesserepensataattraversolaprogettazionepartecipataelaricerca‐azione–cheproducaprogettitangibili.”

Secondolamaggiorpartedegliintervistati,dunque,ilLUAdovràconnotarsinon

tantocomeunluogodidiscussioneeconfronto,masoprattuttocomelaboratoriodiprogettazione,prototipazioneeproduzionediprodottieservizidall’impattosocialeed economico tangibile. Si trattadel lato concretodell’aspettodi ibridazionedellelogichesottolineatonelparagrafoprecedente:latraduzioneinoutputdistintividelleattività del LUA renderebbe visibile la sintesi tra obiettivi sociali delle istituzionipubbliche,modalitàpartecipativedelleorganizzazionidelterzosettoreelagestionedistart‐upconfinicommerciali,informeinnovativecomeleimpresesocialioaltresimili.

Gli intenti strategici di Regione e Comune, i processi collaborativi e i networkattivatidovrannoquinditrovareunatraduzioneoperativaconcreta,garantendononsololarigenerazioneurbanisticaearchitettonicadellospazio,maanche,dopoiprimitre anni di sostegno pubblico, la sostenibilità economica dell’iniziativa in modo(quasi) del tutto autonomo. Tale concretizzazione potrà essere favoritapredisponendospecificheprioritàd’azione.Secondogliintervistati,laconfigurazionediprecisi“paletti”tematicipotràinoltrestemperareilrischiodiazionidiimposizionedeipropriinteressisull’interonetworkdapartedialcuniattori“privilegiati”rispettoad altri. A tal fine, secondo diversi intervistati, il LUA dovrà definire unamissionprecisaedistintiva,cheevitiilrischiodiambiguitàdelleattivitàportateavantisottol’egidadelLUAstesso.

Daquestaosservazionesinotacomealcunideitemisfidantisopraanalizzati,comeilrischiodisovrapposizione,ridondanzaocompetizioneconrealtàgiàesistenti,oilrischiochesiverifichino“logicheselettive”,potrebberoessereridimensionatidalladefinizione chiara dellamission e degli obiettivi strategici e operativi di un luogocomeilLUA.

Tabellan.2:Riassuntodeirisultatiemersidalleintervistesecondoilmodellogrounded

Fonte:nostraelaborazione

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5.Conclusioni

La presente ricerca ha permesso di mettere in luce un primo concetto chiave(networking) relativo all’importanza di delineare il contesto relazionale diriferimento(interminidiattoricoinvolti)edel“lavororelazionale”dicuisidovrebbefarcaricoilsoggettogestoredelLaboratorioUrbanoApertoperpotervalorizzareilcoinvolgimento dei singoli stakeholder. Ciò viene interpretato fondamentalmentecome un’opportunità per le imprese coinvolte e per il territorio in generale,nonostantequalchecriticitàrelativaalpossibilecambiamento, innescatodall’avviodel LUA, degli assetti competitivi tra le realtà esistenti. Nello specifico, il LUAfornirebbe all’ecosistema locale una prospettiva di trasversalità sia settoriale cheterritoriale.

Lostudiohainoltrepermessodiindividuareunsecondoconcettochiaverelativoall’identitàcheilLaboratoriodovràassumere.Questasecondadimensioneevidenzial’importanza di definire una precisa identità del LUA per la governance el’indirizzamento dei processi multi‐stakeholder. La configurazione del LUA comeluogodibridging(o“collante”)tracompetenzedovrà,secondogliintervistati,essereaffiancatadaun focussullacomponenteoperativaeproduttivadelLaboratorio. Inaltritermini,l’analisidelleintervistefaemergerelanecessitàcheilLUAsipongacomespazio di effettiva creazione di output a elevato impatto economico e sociale. Lacorretta definizione dell’identità del LUA potrà ricoprire un importante ruolonell’aggregare e nel riunire attorno a un progetto comune le diverse categorie distakeholderterritoriali,oltrechenelbilanciaregliinteressideisingolisoggetti.

Lapresentericercaoffrealcunispuntidiriflessionechecontribuisconoaldibattitoin corso sui nuovimodelli organizzativi di innovazione (e.g. Felin e Zenger, 2014;Lichtenthaler,2011).Innanzitutto,lostudiofornisceunprimoriscontrosubstantivesui processi di costruzione di uno spazio – e di un intermediario – d’innovazione(Howells,2006).Insecondoluogo,individuaalcuniaspetticriticidaconsiderarenelmomento incuiavviene la traduzionedei “discorsi”sullosviluppo locale invereepropriepolicyeazionidimanagement(e.g.Czarniawska,2002).Intalsenso,laricercahafattoemergereveriepropritrade‐offchedevonoessereopportunamentegestiti.Adesempio,latensionetral’approcciopartecipativoeladefinizionestrategicadellamission del luogo, che discende in modo maggiormente top‐down dalle prioritàeuropeeeregionaliedicuiilmeta‐organizzatorelocale(ossiailComune)devetenereconto; oppure tra l’entusiasmo di alcuni degli attori coinvolti nel processopartecipativo e la resistenza di altri che possono sentire il nuovo spazio comeunpotenziale“acceleratoredicompetizione”tradiverserealtàesistenti,primacollocateindeterminati“spaziistituzionalidisopravvivenza”(e.g.TolberteZucker,1999).

Atalproposito,emergechiaramente ilruolodi institutionalentrepreneursvoltodal Comune di Reggio Emilia. In base alle nostre evidenze, infatti, il Comune stacercandodiassumereilruolodicollantedell’interoecosistemamettendoasintesilecapacità e le visionidegli altri attori.Allo stesso tempo, tuttavia, il soggettometa‐organizzatore deve essere anche promotore di una nuova visione riguardante lestesserelazionitragliattoriappartenentiall’ecosistema,caratterizzatialmomentodaun’ampiavarietàdi formeorganizzativeedi istanze. Inparticolare,èproprio il

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passaggiodaunalogica“chiusa”,cioèfocalizzatasulpresidiodeipropriconfini,aduna”aperta”acostituireunpassaggiodifficile,soprattuttoperalcuniattorinondotatidelle sufficienti risorse cognitive e materiali (quali conoscenza, ma anchelegittimazione e centralità all’interno del network dell’ecosistema) per essere ingrado di intravedere le opportunità e implementare i necessari cambiamenti neimodelli mentali, nelle logiche d’azione e nelle norme condivise nella nuovaconfigurazione(aperta)dell’ecosistema.

Da questo punto di vista, il presente studio suggerisce che, in un contestopluralisticoecaratterizzatodavarietàistituzionale(noncisiriferiscequiagliattoridiununicosettoreocomunitàdipratichecomeinstudiprecedentisull’institutionalentrepreneurship),gliattoricapaciditaleruolosonoquelligiàaffermatinelcontestoecheusanoilproprioruoloistituzionalepersostenereilpassaggiodallavecchiaallanuovalogica.Mentreilcontrollo“aregime”dellospaziod’innovazioneavverràperiltramite di un ulteriore intermediario (il gestore dello spazio, che risponderà alle“regoled’ingaggio”definitedalbandopubblico),secondounamodalitàloose,l’avviodelprocessoel’ascoltodelterritoriosonostatimomentiutilinonsoltantonelrendere“partecipato”ilprocesso,masoprattuttonellacostruzionediunframingcondiviso,chepossafacilitarel’accettazionedel(eilcommitmentsul)cambiamentonellelogicheistituzionali.Intalsenso,ilprocessopuòesserelettocomel’avviodiundiscorsochepuò suscitare anche resistenza, ma che nondimeno funge da piattaforma per ladiscussioneeilsensemakingesensegivingdell’identitàfuturaanchedeglistessiattoricoinvolti–nonsolodellospaziod’innovazione.Ilruolocrucialeèquellodistimolaredunque una riflessione sulle aspettative che ciascun attore ha sulla propriacollocazione non solo e non tanto all’interno della governance o delle attività delsingolospaziod’innovazione,quantoall’internodellostessoecosistematerritoriale.

Inoltre,siritienecheunulteriorecontributodellostudioconsistanell’emersionedellaCorporateSocialResponsibilitycomepotenzialepernorelazionaletraimpreseeterritorio.Quellosucuilamaggiorpartedegliintervistatisembraconvergereèinfattil’ideacheun luogod’innovazionecome ilLUAdebbametterea sistemaeconomia,societàeterritorio,utilizzandol’approccioallaCSRdelleimpreselocalicomechiavepersviluppareunapprocciosistemicoeallargato,promuovendounafertilizzazionetraambitidiversi(territorialiesettoriali).QuestielementidicontaminazionesonocoerenticonipiùrecentistudichecolleganoiprocessidiscambiodiconoscenzaalleiniziativediCSR,comequellodiCannatelliecolleghi(2014).Infatti,quantoemersonellapresentericercaapropositodellenuovelogichedipartnershipedelruolodelLUAcomesnodocentralediunaprospettivadiecosistema,bensisposacon“loscopoprincipale dell’imprenditorialità sociale, che corrisponde allamassimizzazione delvalore creato per la società piuttosto che all’appropriazione dello stesso da partedell’organizzazione”(Cannatellietal.,2014:33).Inoltre,apropositodelconcettodiidentità,irisultatiemersinelpresentestudiosonocoerenticonquantotrovatodagliautori appena citati sul manifestarsi di fenomeni di role extension nei processicollaboratividelledue istituzionieducativeda lorostudiate:“l’assunzionedinuoviruoli all'interno del processo di creazione di conoscenza, congiuntamente a unaccresciuto impegno dei partecipanti, e la generazione di una identità condivisa

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possono favorire un maggiore allineamento verso l'obiettivo di accrescere ilpatrimonioconoscitivodiunacomunità”(Cannatellietal.,2014:34).

Appare inoltre utile evidenziare alcuni possibili percorsi di ricerca futuri. PuòessereinfattiinteressanteconfrontareilmodelloemersodalcasodelLUAdiReggioEmiliaconaltriluoghid’innovazione.Dalpuntodivistaconcettuale,sarebberilevanteconnettereiprocessiosservatinelpresentestudioeanalizzatisecondoiframeworkdeiSistemidiInnovazioneRegionale(SIR)edell’institutionalentrepreneurship,conilfilonedellasocialentrepreneurship (e.g.Dacinetal.,2011).Postocheledefinizionifornite non sono univoche in letteratura, risulterebbe interessante studiare inun’ottica imprenditoriale la spinta che l’avvio di luoghi come il LUApuò fornire alivellodelleorganizzazionipubblicheenon‐profit,elemotivazionideglistessiattorilegateall’adozioneditalistrumenti,oltrecheglieffettidell’ibridazionedelleformeorganizzative(atalproposito,nelcontestoitaliano,èparticolarmenteinteressantelaformagiuridicadi“impresasociale”[Bertoni,etal.,2016])sullemodalitàdiazioneegliimpattisocialiedeconomicisuisingoliattoriesull’ecosistema§.Unsecondofocusdiricercapuòprevederel’osservazionelongitudinaledeglistessiprocessi,seguendo– nel caso del LUA – le fasi successive all’insediamento del soggetto gestore: ciòpermetterebbedicomprenderel’evoluzionedeiprocessimulti‐stakeholdereilloroimpatto,adesempio,sulleattivitàeleidentitàdeisingoliattorineltempo.Unultimoaspettodiinteressedaapprofondireinfuturoèrappresentatodalpossibileutilizzodellametodologiaquantitativadellasocialnetworkanalysisalfinediapprofondireledinamicherelazionalidinetworkchepotrannosvilupparsiall’internodelLUA.Bibliografia

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                                                            §LacontinuaattenzioneaquestitemiètestimoniatadalrecentearticolodiWryeYorksuAcademyofManagementReview (2017),cheintegra idiversiapproccicitatisviluppandounmodellobasatosulleteoriedell’identità,inbasealqualeèpossibilespiegare:inchemodolelogichecommercialiedisocialwelfaresonorilevantiperl’imprenditorialità;comediversitipidiimprenditoripercepisconolatensionetra tali logiche; e quali implicazioni ciò determina per le modalità con le quali gli imprenditoririconosconoesviluppanoleopportunitàdiimpresasociale.

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