Organico assegnato e altri collaboratori alla ricerca ...5 2. Cremonini Maria Riccardo Titolo: “...

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1 DIPARTIMENTO: Dipartimento di Scienze Giuridiche Pubblicistiche Indirizzo: Colleparco Telefono: 0861/266624-6609-6610-6611 Fax: 0861/ 266608 E-mail: [email protected] Direttore: Prof. FRANCESCO RIMOLI Macro-Settore: ……………….. Organico assegnato e altri collaboratori alla ricerca afferenti alla struttura ORDINARI 1. Prof. Michele AINIS tel. 0861/266617 E.mail [email protected] 2. Prof. Francesco Saverio BERTOLINI tel. 0861/266614 E.mail [email protected] 3. Prof. Mauro CATENACCI tel. 0861/266603 E.mail [email protected] 4. Prof. Mario FIORILLOT tel. 0861/266615 E.mail [email protected] 5. Prof. Alessandra GIANELLI tel. 0861/266672 E.mail [email protected] O 6. Prof. Eduardo GIANFRANCESCO L NI tel.0861/266673 E.mail [email protected] 7. Prof. Stelio MANGIAMELI tel. 0861/266618 E.mail [email protected] 8. Prof. Guglielmo MARCONI tel. 0861/266613 E.mail [email protected] 9. Prof. Francesco RIMOLI tel. 0861/266676 E.mail [email protected] 10. Prof. Gino SCACCIA tel. 0861/266648 E.mail [email protected] 11. Prof. Massimo SICLARI tel. 0861/266674 E.mail [email protected] 12. Prof. Alberto ZITO tel. 0861/266620 E.mail [email protected] 14. Prof. Angela MUSUMECI tel. 0861/266629 E.mail [email protected] 15. Prof. Giuseppe MARAZZITA tel. 0861/266493 E.mail [email protected] ASSOCIATI 1. Prof. Pia ACCONCI tel. 0861/266495 E.mail [email protected] 2. Prof. Alessandra FABRI tel. 0861/266647 E.mail [email protected] 3. Prof. M. Cristina GIANNINI tel. 0861/266626 E.mail [email protected] 4. Prof. Antonio MARCHESI tel. 0861/266604 E.mail [email protected] 5. Prof. Sandro PELILLO tel. 0861/266675 E.mail [email protected] 6. RICERCATORI 1. Dott.ssa M. Ersilia CORRAO tel. 0861/266605 E.mail [email protected] 2. Dott.ssa Simona D’ANTONIO tel. 0861/266602 E.mail [email protected] 3. Dott. Diego DE CAROLIS tel. 0861/266645 E.mail [email protected] 4. Dott.ssa Rosita DEL COCO tel. 0861/266601 E.mail [email protected] 5. Dott.ssa Laura DI FILIPPO tel. 0861/266496 E.mail [email protected] 6. Dott. Enzo DI SALVATORE tel. 0861/266494 E.mail [email protected]

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DIPARTIMENTO: Dipartimento di Scienze Giuridiche Pubblicistiche Indirizzo: Colleparco Telefono: 0861/266624-6609-6610-6611 Fax: 0861/ 266608 E-mail: [email protected] Direttore: Prof. FRANCESCO RIMOLI Macro-Settore: ……………….. Organico assegnato e altri collaboratori alla ricerca afferenti alla struttura

ORDINARI

1. Prof. Michele AINIS tel. 0861/266617 E.mail [email protected] 2. Prof. Francesco Saverio BERTOLINI tel. 0861/266614 E.mail [email protected]

3. Prof. Mauro CATENACCI tel. 0861/266603 E.mail [email protected]

4. Prof. Mario FIORILLOT tel. 0861/266615 E.mail [email protected]

5. Prof. Alessandra GIANELLI tel. 0861/266672 E.mail [email protected] O

6. Prof. Eduardo GIANFRANCESCO L NI tel.0861/266673 E.mail [email protected]

7. Prof. Stelio MANGIAMELI tel. 0861/266618 E.mail [email protected]

8. Prof. Guglielmo MARCONI tel. 0861/266613 E.mail [email protected]

9. Prof. Francesco RIMOLI tel. 0861/266676 E.mail [email protected]

10. Prof. Gino SCACCIA tel. 0861/266648 E.mail [email protected]

11. Prof. Massimo SICLARI tel. 0861/266674 E.mail [email protected]

12. Prof. Alberto ZITO tel. 0861/266620 E.mail [email protected]

14. Prof. Angela MUSUMECI tel. 0861/266629 E.mail [email protected]

15. Prof. Giuseppe MARAZZITA tel. 0861/266493 E.mail [email protected]

ASSOCIATI

1. Prof. Pia ACCONCI tel. 0861/266495 E.mail [email protected]

2. Prof. Alessandra FABRI tel. 0861/266647 E.mail [email protected]

3. Prof. M. Cristina GIANNINI tel. 0861/266626 E.mail [email protected]

4. Prof. Antonio MARCHESI tel. 0861/266604 E.mail [email protected]

5. Prof. Sandro PELILLO tel. 0861/266675 E.mail [email protected]

6.

RICERCATORI

1. Dott.ssa M. Ersilia CORRAO tel. 0861/266605 E.mail [email protected]

2. Dott.ssa Simona D’ANTONIO tel. 0861/266602 E.mail [email protected]

3. Dott. Diego DE CAROLIS tel. 0861/266645 E.mail [email protected]

4. Dott.ssa Rosita DEL COCO tel. 0861/266601 E.mail [email protected] 5. Dott.ssa Laura DI FILIPPO tel. 0861/266496 E.mail [email protected]

6. Dott. Enzo DI SALVATORE tel. 0861/266494 E.mail [email protected]

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7. Dott.ssa Gabriella GALANTE tel. 0861/266612 E.mail [email protected]

8. Dott. Mercurio GALASSO tel. 0861/266606 E.mail [email protected]

9. Dott.ssa Alessandra GIUNTI tel. 0861/266490 E.mail [email protected]

10. Dott. Massimiliano MEZZANOTTE tel. 0861/266498 E.mail [email protected]

11. Dott. Giuseppe MONTANARA tel. 0861/266491 E.mail [email protected]

12. Dott.ssa Emanuela PISTOIA tel. 0861/266628 E.mail [email protected]

13. Dott. Michele QUARTA tel. 0861/266492 E.mail [email protected] 14. Dott. Franco ZUCCARO tel. 0861/266646 E.mail fzuccaro@unite

ASSEGNISTI

1. Dott. Salvatore DETTORI TUTOR Prof. Alberto Zito.

Collaborazione sul progetto ricerca “Le politiche pubbliche nei profili di rilevanza giuridica”.

2. Dott.ssa Isabella SALZA TUTOR Prof. Michele Ainis.

Collaborazione sul progetto ricerca “L’attuazione legislativa:la “nuova” funzione di controllo delle assemblee rappresentative.

3.Dott.ssa Michela MICHETTI TUTOR Prof. Michele Ainis- M. Pia Acconci- M. Catenacci- M. Siclari.

Collaborazione sul progetto ricerca” Dignità umana e tutela dei diritti fondamentali”.

4.Dott.ssa Annamaria RACITI TUTOR Prof.M,Fiorillo – A.Gianelli-M.Cristina Giannini-Stelio Mangiameli

Collaborazione sul progetto ricerca”Terrorismo:mezzi di contrasto e tutela delle vittime, nell’ordinamento internazionale, nell’ordinamento dell’Unione Europea e negli ordinamenti statali”

5.Dott.ssa Valeria SANTORI TUTOR Prof.ssa Alessandra Gianelli. Collaborazione sul progetto ricerca “L’attuazione delle decisioni vincolanti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottate nel quadro della lotta contro il terrorismo internazionale a livello degli ordinamenti interni”.

DOTTORANDI/BORSISTI

DOTTORATO IN “ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE”

1. Appicciafuoco Lara Titolo: “Sistema di condizionalità nella cooperazione internazionale per lo sviluppo” Tutor: Prof. Gargiulo

2. Citroni Gabriella Titolo: “The Role of International Organization

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At Universal and Regional level in the Prevention and Suppression of Enforced Disappearances.”

Tutor: Prof. Scorazzi.

DOTTORATO IN “TUTELA DEI DIRITTI FONDAMENTALI”

1. Pirozzoli Anna Titolo:” Il Valore costituzionale della dignità “ Tutor: Prof.MicheleAinis.

2. Braga Gianluca Titolo:” La circolazione transnazionale delle persone dinanzi alla sovranità territoriale dello Stato.

Tutor:Prof. Massimo Siclari

3. Lobello Tiziana Titolo:” I diritti civili e sociali nell’ordinamento

Regionale. Tutor:Prof.Massimo Siclari.

4. Di Giannatale Barbara Titolo:” Valore costituzionale dell’ambiente e garanzie della Persona”.

Tutor: Prof. Mario Fiorillo 5. Longo Erik Titolo: “L’effettività dei diritti: un’analisi della legislazione

Regionale”. Tutor: Prof.Michele Ainis

6. Ciafardoni Graziano Titolo: Il rapporto tra la riservatezza e il diritto di accesso ai

Documenti amministrativi. Tutor: Prof.ssa D’Orsogna

1. Silverio Silvia Titolo “La capacità <<di>>diritto pubblico Tutor:prof. Michele Ainis

2. Geslao Loretta Titolo “Tutela dei diritti della personalità”

Tutor:Prof. Mario Fiorillo

3. Di Sciascio Alessandro Titolo “ La tutela dei diritti fondamentali e l’intervento sostitutivo nell’esercizio dell’attività amministrativa”

Tutor:Prof. Marina D’Orsogna

4. Magro Corrado Titolo:”Stato sociale e principio di sussidiarietà”

Tutor:Prof.Giuseppe Marrazzita.

5. Muscio Rosa Anna Maria Titolo:” Alienazione del patrimonio culturale, proprietà Pubblica e “diritto”di fruizione dei cittadini” Tutor: Prof. Alberto Zito.

1. Ieva Raffaele Titolo:”La determinazione dei livelli essenziali Delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali Che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”.

Tutor: Prof. Massimo Siclari.

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2. Tramontana Felicita Titolo:” Tutela dei diritti sociali e ruolo dell’organizza

zione pubblica in Italia e in Tunisia alla luce dei processi di globalizzazione”.

Tutor: prof. Francesco Rimoli.

3. Falconio Antonella Titolo:”Il diritto di difesa dei soggetti deboli” Tutor: Prof. Massimiliano Mezzanotte.

4. Di Donatantonio Roberto Titolo “Diritto internazionale umanitario e diritto internazionale

dei diritti umani:un Rapporto problematico”

Tutor: Prof. Antonio Marchesi

1. Mascia Tiziana Titolo “La libertà di scelta in materia procreativa”

Tutor:Prof. Silvia Niccolai

2. Ratti Antonella Titolo “ La tutela Europea dei diritti delle minoranze religiose”

Tutor: 3. Sciarra Monica Titolo:” Profili Costituzionali Della Tutela Dell’ambiente”

Tutor: Prof. Massimo Siclari.

4. Felicetti Ivana Titolo: “Libertà dell’arte e intervento pubblico:il sistema di

Finanziamento nel settore cinematografico”. Tutor:Prof. Alberto Zito.

5. Serafini Giampiero Titolo: “Diritto di difesa e criteri giustizia nella tutela Giurisdizionale garantita dalla Costituzione Europea.”

Tutor: 6. Di Leo Generoso Titolo: “La tutela della proprietà e i limiti al potere di esproprio

L’art.43 del T.U. espropriazione: profili problematici e Condizioni di legittimità”

Tutor:Prof. M. D’Orsogna

DOTTORATO IN “DIRITTO COSTITUZIONALE E DIRITTO COSTITUZIONALE EUROPEO”

1. Piccioni Daniela Titolo: “La successione delle norme costituzionali e quella dei Trattati Europei".

2. Navarra Veronica Titolo: “L’influenza della normativa Europea sul riparto di Competenze Nazionale”.

Tutor:Prof. Stelio Mangiameli.

3. Scorrano Maria Grazia Titolo: “La libertà di impresa e, in particolare, la libertà di concorrenza nella Costituzione Europea”

Tutor. Prof. Enzo Di Salvatore.

1. D’Alberto Gianguido Titolo: “ Dal Regolamento Comunitario alla Legge Europea”

Tutor: Prof. Massimo Siclari.

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2. Cremonini Maria Riccardo Titolo: “Principio di solidarietà e doveri costituzionali”

1. Menè Chiara Titolo: “La tutela dei diritti fondamentali nel rapporto di

Cooperazione tra la Corte di Strasburgo, quella di Lussemburgo e le Corti Costituzionali Nazionali in particolare la Corte Costituzionale Tedesca, quella Italiana e Spagnola.

Tutor: Prof. Stelio Mangiameli Prof. Hermann Joseph- Blande.

2. Lombardi Cristiana Titolo: “Le materie trasversali” Tutor: Prof. Stelio Mangiameli.

3. Scarlatti Paolo Titolo:”Dimensione Democratica e Parlamentarismo

In Europa”.

4. Buccini Emma Titolo:”Le fonti del Diritto Europeo” Tutor: Prof. Eduardo Gianfrancesco.

5. Perfetti Stefano Titolo:” I vincoli dell’ordinamento Comunitario nell’art.117 della

Costituzione alla luce della teoria dell’ordinamento giuridico”. Tutor: Prof. Francesco Saverio Bertolini.

6. Bassi Vincenzo Titolo:” Autonomia finanziaria degli enti territoriali: principi

Costituzionali”. Tutor: Prof. Stelio Mangiameli.

1. Spinaci Silvia Titolo:”La libertà di circolazione dei lavoratori e la

Cittadinanza Europea” Tutor: Prof. Cesare Pinelli.

2. Di Ciommo Mario Titolo:” I diritti e le tradizioni costituzionali comuni ai

Paesi dell’Unione Europea”. Tutor: Prof. Stelio Mangiameli.

3. Pasotti Larissa Titolo:” Le garanzie dei diritti costituzionali dell’art.II-113 Del Trattato Costituzionale Europeo”.

Tutor: Prof.Massimo Siclari. 4. Casalena Gabriele: Titolo:” "Spazio giudiziario europeo e cooperazione in materia penale"

Tutor: Prof. Eduardo Gianfrancesco

5. Donnanno Elisabetta Titolo:” La dottrina dei controlimiti nella scienza giuridica nazionale Ed europea”.

Tutor: Prof. Antonio Cantaro.

6. Cursano Roberto Titolo:”Il diritto alla salute con particolare riferimento al riparto delle competenza tra Stato e Regioni ed ai livelli essenziali di

Assistenza”. Tutor: Prof. Edoardo Gianfrancesco.

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DOTTORATO IN “DIRITTO PENALE DELL’ECONOMIA E DELL’AMBIENTE”

1. Forte Cristina Titolo:” I criteri di imputazione della responsabilità amministrativa Dell’ente ai sensi del d.lgs. 08.06.2001 n°231

Tutor: Prof. Guglielmo Marconi. 2. Minniti Giovanna Titolo:” La rilevanza delle regole cautelari nel diritto penale

dell’ambiente”. Tutor: Prof. Mauro Catenacci.

3. Lazzari Chiara Titolo:”La successione della norma penale integratrice”. Tutor: Prof. Mauro Catenacci.

4. Colagreco Enrico Titolo:”Le soglie di punibilità nel diritto penale dell’impresa”. Tutor: Prof. Mauro Catenacci.

5. Lupini Benedetta Titolo:” La responsabilità penale del consulente per il consiglio tecnico”

Tutor:

6. Guerrieri Luigi Titolo: “La colpevolezza nel D.Lgs. 231/2001”

Tutor: Prof. MauroCatenacci.

7. Capezzera Domenica Titolo: “La repressione transfrontaliera del delitto di riciclaggio” Tutor: Prof. Pisani

8. Falcinelli Daniela Titolo:”L’attualità dell’offesa.Desistenza volontaria e genesi del disvalore penale”.

Tutor: Prof. Brunelli.

9. Gabriele Luisa Titolo: La disapplicazione dell’atto amministrativo da parte

del giudice penale.

Tutor: Prof. Michele Quarta.

10. Di Bonifacio Iole Titolo: Responsabilità penale e concorso della vittima nell’infortunistica sul lavoro

Tutor: dott.ssa Giunti

11. Natalini Aldo Titolo “Fonti Nazionali e fonti comunitarie del diritto penale Dell’ambiente” Tutor:

12. Mucci Alessandro Titolo “La delega di funzioni nei reati tributari” Tutor:

PERSONALE TECNICO

Amministrativo contabile Di Matteo Carla tel. 0861/266624 E-mail [email protected] Monticelli Daniela tel.0861/266609 E-mail [email protected]

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Dottorandi attivi, nell’anno, presso la struttura …………N°52……………. Tel …0861/266624 1.3.1 Specializzandi N°---------- Borsisti N° 16 2. ORGANICO

2.1

A) Dati relativi al personale addetto alla ricerca afferente al Dipartimento

numero peso N 1 - Professori I e II fascia a tempo pieno 15 1.0 15

2 - Professori I e II fascia a tempo definito 4 0.75 3 3 - ricercatori universitari a tempo pieno 10 1.0 10 4 - ricercatori universitari a tempo definito 4 0.5 2

5 - borsisti di TMR della CEE e borsisti post-dottorato (mesi/anno) - 0.8 6 - dottorandi (mesi/anno) 49,07 0.7 34,35

7 - altri borsisti (mesi/anno) non dottori di ricerca 0.6

8 - tecnici ≥ VII livello (D e EP) 0.6 9 - altri collaboratori di ricerca con contratto di lavoro auton. e simil. (mesi/anno) 6 0.5 3

10 - personale amministrativo-contabile, tecnici e ausiliari di qualifica ≤ VI livello 2 0.2 0,4 TOTALE 67,75

2.2 dati relativi al contesto didattico in cui opera il Dipartimento

B) Dati relativi al contesto didattico in cui opera il Dipartimento

Mi

1- insegnamenti (annuali o ann. equiv.) tenuti dai docenti del Dipartimento 66

2 - totale esami (ann o ann. equiv.) relativi agli insegnamenti di cui sopra (1)

3 - tesi di laurea Magistrale discusse nell'anno con relatori del Dipartimento

4 - tesi di laurea discusse nell'anno con relatori del Dipartimento

5 - tesi di laurea S. Specializzazione discusse/anno con relatori del Dipartimento

6 - dottorati con sede amministrativa presso il Dipartimento 3

7 - dottori di ricerca/anno presso il Dipartimento e che hanno conseguito il titolo 52/4

TOTALE

(1) (numero degli esami registrati) x (numero eventuale dei moduli o discipline distinte afferenti all'insegnamento)

3. Dati economico finanziari (importi espressi in €)

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3.1 dati relativi alle attrezzature (+ bibl.) acquistati con fondi gestiti dal Dipartimento

C) Dati relativi alle attrezzature (+ bibliot) acquistati su fondi in bilancio del Dipartimento

Ai

1- spesa annuale attrezzature (esclusi mobili e arredi) inventariate 15.401,60

2 - spesa annuale materiale bibliotecario inventariato 103.417,91

3 - valore inventariale delle attrezzature (esclusi mobili e arredi) relativo ultimi 10 anni 348.471,60

4 - valore inventariale del patrimonio di materiale bibliotecario relativo ultimi 10 anni 1.450.971,44

TOTALE 1.918.262,55 Dati relativi a finanziamenti e spese per ricerca nel bilancio del Dipartimento

D1) Dati relativi ai finanziamenti e spese per ricerca gestiti nel bilancio del Dipartimento

Finanziamento complessivo Fi

1 - per progetti di ricerca da fondi di Ateneo 38.300,00

2 - da fondi MURST 52.224,00

3 - da contributi CNR --

4 - da altri organismi pubblici nazionali e da contratti CNR 9.000,00

5 - da altri organismi privati e imprese nazionali --

6 - da Commissione Europea --

7 - da altri organismi pubblici internazionali --

8 - da altri organismi privati e imprese internazionali --

TOTALE 99.524,00

spese annuali Si

1 - complessive del Dipartimento (basate su pagamenti effettuati nell'anno) 577.302,40

2 - del Dipartimento solo per ricerca (basate su pagamenti effettuati nell'anno) 353.830,26

TOTALE 931.132,66 Dati relativi a finanziamenti e spese per ricerca gravanti sul bilancio di altri enti e utilizzati dalla struttura

D2) Dati relativi ai finanziamenti e spese per ricerca non gestiti nel bilancio del Dipartimento

1 - finanziamento complessivo annuale F9 --

2 - spese complessive annuali S3 -- 3.4 Dati relativi a contratti e convenzioni

D3) Dati relativi al numero di contratti e convenzioni

1 - contratti di comodato d'uso -

2 - contratti e convenzioni da enti pubblici nazionali, CE e enti pubblici Internazionali 1

3 - contratti e convenzioni da enti privati e imprese, nazionali e internazionali -

TOTALE

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-------------------------------- 3.5 PRIN – tasso di successo K e fattore correttivo per Potenziale di Ricerca

disciplina n° PRINp presentati Pp

n° PRINa accettati Pa

n° PRINn nazionali Pn

Kate Pa/Pp

Knaz Pa/Pn

∆n Kat - Knaz

∆ate Kat-Katmedio

2 2 Kate medio

Attività di ricerca (divisa per tematica e gruppi di ricerca) - Tema della ricerca: Le libertà negate. - Responsabile: Prof. Michele Ainis. - Partecipanti: Prof. Mario Fiorillo – Prof. Giuseppe Marrazzita – Isabella Salza – Anna Pirozzoli –

Massimiliano Mezzanotte – Daniela Piccioni- Silvia Silverio – Loretta Geslao – Antonella Falconio – Felicita Tramontana.

-Tema della ricerca: Le funzioni fondamentali dello Stato: sviluppo storico, contenuto

materiale ed efficacia formale degli atti delle pubbliche amministrazioni. - Responsabile: Prof. Francesco Saverio Bertolini. - Partecipanti: Prof. Francesco Saverio Bertolini - Gino Scaccia – Riccardo Cremonini – Stefano Perfetti.

Tema della ricerca: I reati di pericoli tra diritto penale e processo. - Responsabile: Prof. Mauro Catenacci. - Partecipanti: Prof. Enrico Colagreco – Iole Di Bonifacio – Luisa Gabriele – Pisani- Tema della ricerca: Tendenze evolutive dei costituzionalismi multilivello. - Responsabile: Prof. Eduardo Gianfrancesco. - Partecipanti: Tema della ricerca: Costituzione e Stato negli ordinamenti decentrati: Regionalismo,

Federalismo e Integrazione Europea. Responsabile: Prof. Stelio Mangiameli.

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Partecipanti: Prof. Enzo Di Salvatore – Cristiana Lombardi – Gianluca Braga – Carla Di Lello – Chiara Menè – Riccardo Cremonini – Gianguido D’Alberto. Tema della ricerca: Metodiche processuali penali e accertamento del fatto. Responsabile: Prof. Luca Marafioti. Partecipanti: Rosita Del Coco –Roberto Madama- Sassi. Tema della ricerca: Rappresentanza Politica e responsabilità per omissione impropria. Responsabile: Prof. Guglielmo Marconi. Partecipanti: Tema della ricerca: La tutela dei diritti fondamentali nella società multiculturale. Responsabile: Prof. Francesco Rimoli. Partecipanti: Musumeci – Tramontana – Fontana – Vetrano – Galante. Tema della ricerca: Sovranità e Rappresentanza nell’esperienza Costituzionale Italiana. Responsabile: Prof. Massimo Siclari. Partecipanti: Erik Longo – Buratti – Tiziana Lobello – Michela Michetti – Raffaele Ieva Antonella Ratti – Paolo Scarlatti – Monica Sciarra. Tema della ricerca: I servizi Pubblici locali: l’evoluzione normativa e gli orientamenti Giurisprudenziali. Responsabile: Prof. Alberto Zito. Partecipanti: Marina D’Orsogna – Alessandra Fabri – Degni – Scricelli – Santucci – Salvatore Dettori – Simona D’Antonio. Tema della ricerca: La partecipazione della comunità europea all’organizzazione mondiale Del commercio: riflessi sul diritto comunitario materiale. Responsabile: Prof. Acconci Pia Partecipanti: Converti – Valeria Santori – Stefano Perfetti. Tema della ricerca: Tendenze attuali in tema di conseguenze di gravi illeciti internazionali. Responsabile: Prof. Alessandra Gianelli Partecipanti: Corrao – De Melis – Secone – Concolino Tema della ricerca: L’abuso psicologico sui minori nei conflitti genitoriali. Responsabile: Prof. Maria Cristina Giannini Partecipanti: Di Filippo – Raciti – Santarelli – Pomposo - Antone

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Tema della ricerca: Gli atti del privato nella fase di iniziativa del procedimento amministrativo. Il procedimento amministrativo telematico.

Responsabile: Dott. Diego De Carolis. Partecipanti: Tema della ricerca: Nuovi sviluppi in tema di protezione internazionale dei diritti umani. Responsabile: Dott. Antonio Marchesi. Partecipanti: Tema della ricerca: L’intervento penale in materia tributaria. Responsabile: Dott. Giuseppe Montanara. Partecipanti: Tema della ricerca: Modi dell’integrazione democratica nella società Multiculturale: problemi e prospettive. Responsabile: Prof. Francesco RImoli. Partecipanti: Tema della ricerca: le libertà negate:la crisi dei diritti e del diritto Nella società del terzo millennio. Responsabile: Prof. Ainis Michele. Partecipanti: Tema della ricerca: Costituzione e Stato nelle transizioni istituzionali; democrazia e rappresentanza:unità decentramento e integrazione europea Responsabile: Prof. Mangiameli Stelio . Partecipanti Tema della ricerca: la cooperazione giudiziaria nel mondo contemporaneo Tra livello internazionale,sovranazionale e nazionale Responsabile: Prof. Alessandra Gianelli Partecipanti: Tema della ricerca: l’attuazione del principio del buon andamento nella Nuova disciplina del procedimento amministrativo Responsabile: Prof.Alberto Zito. Partecipanti: Tema della ricerca: la responsabilità penale nell’ente economico Responsabile: Prof. Mauro Catenacci Partecipanti: 4.1 attività di ricerca svolta con finanziamento da enti esterni Ente commissionante:

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Tema della ricerca: Diritti, Sovranità, Globalizzazione Gruppo di ricerca coinvolto: Responsabile Prof. Michele Ainis Partecipanti Attrezzature Finanziamento ricevuto Ricaduta …………………… Ente commissionante: Tema della ricerca “La promozione di comportamenti societari etici a livello comunitario e

Internazionale"

Gruppo di ricerca coinvolto: Responsabile Prof. Pia Acconci Partecipanti Attrezzature Finanziamento ricevuto Ricaduta …………………… Ente commissionante: Tema della ricerca: Fonti del diritto penale e orizzonti della modernità Gruppo di ricerca coinvolto: Responsabile Prof. Mauro Catenacci Partecipanti Attrezzature Finanziamento ricevuto Ricaduta …………………… ………………………………………………………………………… 5. Elenco delle iniziative scientifiche organizzate e gestite dal Dipartimento (congressi, convegni, conferenze e/o seminari, worrkshop, mostre ecc.) Incontri E Seminari Scientifici Organizzati Dal Dottorato Di Ricerca In Diritto Costituzionale E

Diritto Costituzionale Europeo anno 2006.

- Seminario: sul volume di G.Azzariti “Critica della democrazia identitaria” Data: 12 Gennaio 2006 Luogo:Università di Teramo

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Relatori: prof. G.Azzariti; Prof.Cesare Pinelli; Prof. Stelio Mangiameli; prof. Massimo Siclari. - Convegno: su “Le regole del diritto parlamentare nella dialettica tra maggioranza ed opposizione,

in collaborazione con il centro studi sul Parlamento dell’Università LUISS – Guido Carli di Roma.

Data: 17 Marzo 2006. Luogo: Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma. - Conferenza: “Proprietà privata e tradizioni costituzionali comuni” Data: 14 Luglio 2006 Luogo: Università di Teramo Relatore: Prof.ssa Anna Moscarini - Seminario: Partecipazione alla Summer School European Public Law on “The Principle of equal

Opportunities and Non –Discrimination in European Law”. Data: Settembre 2006. Luogo: presso il Centro di studi italo-tedesco di Villa Vigoni di Loveno di Menaggio (Como), in

collaborazione con il suddetto Centro, che è fondazione finanziata dai Governi italiano e tedesco;

Tavola rotonda sul tema: il nuovo codice dei contratti pubblici di lavori ,servizi e forniture Data 5 Maggio 2006 Luogo Università di Teramo. Relatori Santo Balba, Arturo Cancrini – Giuseppe Carinci – Alfredo Contieri – Tommaso Capitanio – Fabio Mattei – Nino Paolantonio – Aristide Pollice – Farbrizio Urbani Neri – Alberto Zito – Pasquale De Lise – Diego De Carolis

Incontri e seminari scientifici organizzati dal Dottorato in Diritto penale dell’economia e dell’Ambiente periodo 2006

Seminario: “Principio di prevalenza delle fonti comunitarie e diritto penale economico” Data 24 febbraio 2006 Luogo Università di Teramo. Relatori: Prof. Stefano Fiore

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Seminario: “La responsabilità penale degli organi collegiali di controllo societario” Data 17 marzo 2006 Luogo Università di Teramo. Relatrice: Dott. Nicola Pisani. Seminario: “Dolo e governo penale dell'economia” Data Venerdì, 24 marzo Luogo Università di Teramo. Relatore: Prof. Stefano Canestrari

Prof. Giovanni Cerquetti Dott. Massimiliano Masucci

Seminario: “Teoria e prassi dei c.d. ‘modelli organizzativi' nel Dlg. 231/2001: le prime esperienze

applicative”

Data Venerdì, 31 marzo 2006 Luogo Università di Teramo. Relatore: Prof. Paolo Bastia

Dott. Giorgio Fidelbo Prof. Carlo Piergallini

Seminario: “La tutela dell'ambiente nel codice penale spagnolo” Data Venerdì, 28 aprile 2006 Luogo Università di Teramo. Relatore: Prof. Miguel Polaino Navarrete. Seminario: “La tutela penale dell'ambiente nel codice penale tedesco” Data Lunedì, 29 maggio 2006 Luogo Università di Teramo. Relatore: Prof. Manfred Maiwald. Seminario: “La responsabilità penale delle persone giuridiche nella Confederazione Svizzera Data Venerdì, 16 giugno 2006 Luogo Università di Teramo. Relatore: Prof. Günter Heine

Prof. Antonio Fiorella Prof. Sergio Vinciguerra

Seminario: “La bancarotta societaria” Data Venerdì, 22 settembre 2006 Luogo Università di Teramo. Relatore: Prof. Massimo Donini. Seminario: “Le fattispecie incriminatici a tutela della privacy nel Dlg. 196/2003” Data Venerdì 6 ottobre 2006 Luogo Università di Teramo. Relatore: Dott. Rocco Blaiotta. Seminario: “Il crimine economico: prospettive criminologiche e politico-criminali”

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Data Venerdì, 13 ottobre 2006 Luogo Università di Teramo. Relatore Prof. Gabrio Forti.

Incontri e seminari scientifici organizzati dal Dottorato in Discipline giuridiche

pubblicistiche sulla tutela dei diritti fondamentali

Seminario: “La tutela dei diritti nella giurisdizione amministrativa” Data mercoledì 5 Aprile 2006 Luogo Università di Teramo. Relatore Prof. Alberto de Roberto

Seminario: “Mediazione di conflitti e difesa civica” Data Giovedì 20 Aprile 2006 Luogo Università di Teramo. Relatore Prof. SALVATORE PRISCO Seminario: ““la tutela dei diritti nelle autorità indipendenti”

Data Giovedì 27 Aprile 2006 Luogo Università di Teramo. Relatore Prof.ssa SILVIA NICCOLAI Seminario: “ la tutela dei diritti nella giurisprudenza costituzionale” Data Venerdi 5 Maggio ore 2006 Luogo Università di Teramo. Relatore Prof. GAETANO SILVESTRI Seminario: “Violazione dei diritti umani e ruolo dei tribunali penali internazionali” Data Giovedì 19 Maggio 2006 Luogo Università di Teramo. Relatore FLAVIA LATTANZI

Incontri e seminari scientifici organizzati dal Dottorato di ricerca in Organizzazione Internazionale

Seminario: “Incontro di studio tra giovani cultori delle materie internazionalistiche IV Edizione Data 28-29-30 Settembre 2006 Luogo Università di Teramo. Relatore: Lorenzo Gradoni- Andrea Caligiuri – Gabriele Della Morte – Egeria Nalin –

David Donat-Cattin – Alessandra Annoni – Simona mariconda – Nicola Napoletano – Marco Pertile – Valeria Eboli – Valeria Santori – Mirco Sossai – Francesco Costamagna – Matteo Fornari – Antonio Converti – Chiara Favilli - Fabio Spitaleri – Alfredo Terrasi – Chiara Battistini – Vincenzo Randazzo – Emanuele Rebasti – Teresa Moschetta – Alessandro Perfetti.

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4.1 attività di ricerca svolta con finanziamento da enti esterni Ente commissionante: Tema della ricerca: Gruppo di ricerca coinvolto: Responsabile Partecipanti Attrezzature Finanziamento ricevuto Ricaduta ……………………………………………………………………………………………… 5. Elenco delle iniziative scientifiche organizzate e gestite dal Dipartimento (congressi, convegni, conferenze e/o seminari, worrkshop, mostre ecc.)

Incontri e seminari scientifici organizzati dal Dottorato di ricerca in Diritto costituzionale e Diritto costituzionale europeo nell’anno 2005

Seminario: Partecipazione del dottorato alla Summer school in Public Law su La Costituzione

economica e sociale europea, Data Settembre 2005 Luogo presso il Centro di studi italo-tedesco di Villa Vigoni di Loveno di Menaggio

(Como), in collaborazione con il suddetto Centro, che è fondazione finanziata dai Governi italiano e tedesco;

Seminario di studi dedicato alle “Fonti primarie statali”, Data 15 e 16 dicembre 2005 con la partecipazione di studiosi provenienti da diverse

Università italiane; Luogo Teramo Seminario: “Disgrazia e fortuna delle libertà culturali” Relatore Prof. Michele Ainis Seminario: “Il codice dei beni culturali” Relatore: Prof. Marco Cammelli Seminario: “Libertà d’insegnamento e di ricerca e autonomia universitaria” Relatori: Prof.ri Francesco Merloni e Stelio Mangiameli Seminario: “Beni culturali e valutazioni tecniche dell’amministrazione” Relatori: Prof.ri Enrico Follieri e Carlos Alfredo Botassi

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Atelier: “La libertà della scienza” Coordinato dai Prof.ri Massimo Siclari, Giuseppe Ma razzia e Massimiliano Mezzanotte Seminario: “La libertà della ricerca nel dibattito bioetica” Relatore Prof. Lorenzo Chieffi Atelier: “La libertà dell’arte” Coordinato Prof.ri Francecso Rimoli, Mario Fiorillo e Gabriella Galante Seminario: “Le infrastrutture della cultura” Relatore Prof. Alberto Zito Convegno: ”L’ambiente e l’attività amministrativa” Data: 29/30 Aprile 2005 Luogo Università di Teramo Relatori: Prof.ri Santo Balba – Luciano Russi – Michele Ainis – Adolfo Pepe – Rita Tranquilli

Leali – Alberto Zito – Erminio Ferrari - Mario Spasiano – Maurizio Cafagno – Paolo Dell’Anno – Rosario Ferrara – Pier Luigi Portaluri – Hans D. Jarass – Veerle Heyvaert - Carlos Alfredo Botassi – Chantal Cans – Fabrizio Fracchia – Antonio Catoni - Maria Alessandra Sandulli – Mauro Renna – Daria De Petris – Aristide Pollice - Giuseppe Morbidelli.

5.1 Centri di ricerca con sede nel Dipartimento, consorzi per la ricerca cui partecipa il Dipartimento -- Partecipazione dei componenti del Dipartimento ad organi di governo, coordinamento, gestione, ecc. della Facoltà e/o dell’Ateneo Prof. Mauro Catenacci: Vice Direttore Dipartimento – Membro del Consiglio di

amministrazione - Delegato del rettore fino al 31 marzo 2006 Prof. Stelio Mangiameli: Direttore Scuola Spec. Diritto Amministrativo Prof. Francesco Rimoli: Direttore del Dipartimento – Delegato del rettore per le attività

extracurriculari Prof. Maria Cristina Giannini: Delegata dal Rettore per le Relazioni Internazionali dal

28.11.2005. Delegata dal Rettore per i Programmi Comunitari

FSE – FERS (dal 1995) Coordinatore Istituzionale per i programmi Europei SOCRATES/ERASMUS e LEONARDO (dal 1995) Delegata dal Rettore per i progetti Campus Italiani e Stranieri (dal 1995) Referente d’Ateneo per i tirocini formativi CRUI/Univ.Teramo/Univ.ed Enti Italiani e Stranieri (dal 2002) Referente d’Ateneo presso la sede CRUI/Bruxelles (dal 2003).

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Componente Collegio Docenti del Dottorato Internazionale di ricerca in criminologia (Teramo Sede Consorziata) Coordinatore del Master “International Cooperation against Trasnational Financial Organised Crime” approvato dal MIUR nell’ambito dell’internazionalizzazione degli atenei Novembre 2005. Componente del Consiglio di Amministrazione dell’ADSU

Prof. Michele Quarta: Componente del Consiglio di Amministrazione. ATTENZIONE: i dati vanno inseriti solo nelle celle in bianco, le altre sono fisse o derivanti da calcolo. Utilizzare le tabelle del foglio excel riportandole qui con copia – incolla. E) Risultati dell'attività di ricerca Np

f

P=Npxf

GIURISPRUDENZA - SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE

trattato e libro di ricerca con ISBN I 1 4.0 4

E 6.0

altri libri e testi di alta divulgazione con ISBN I 2 2.0 4

E 3.0

altri libri e testi di divulgazione senza ISBN 1 0.5 0.5

cura di libri, edizione di testi con introduzione e traduzioni I 7 1.0 7

E 2 1.5 3

articoli e studi originali in riviste e volumi I 80 1.5 120

E 9 2.0 18

relazioni in atti e congressi I 21 0.8 16.80

E 7 1.0 7

rassegne, recensioni critiche e interventi in atti e congressi I 24 0.4 9.6

E 1 0.6 0.6

pubblicazioni interne e rapporti di ricerca 1 0.1 0.1

Prodotti multimediali 4 1.0 4

TOTALE P = 194,6

Nid

NpNit

=∑ dove Nid = numero autori del singolo lavoro afferenti al dipartimento e Nit =

numero totale degli autori del singolo lavoro I: pubblicato in lingua Italiana E: pubblicato in lingua straniera (1): f = 2 se IF > 2,5; f = 1 se 1< IF ≤ 2; f = 0,75 se IF =1 F) DESCRITTORI di COLLABORAZIONI

Qp

f

Q=Qpxf

INSERIRE SOLO PRODOTTI PER I QUALI ALMENO UN AUTORE NON APPARTIENE AL DIPARTIMENTO

GIURISPRUDENZA - SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE

trattato e libro di ricerca con ISBN I

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19

E

altri libri e testi di alta divulgazione con ISBN I

E

altri libri e testi di divulgazione senza ISBN

cura di libri, edizione di testi con introduzione e traduzioni I

E

articoli e studi originali in riviste e volumi I

E

relazioni in atti e congressi I

E

rassegne, recensioni critiche e interventi in atti e congressi I

E

pubblicazioni interne e rapporti di ricerca

prodotti multimediali

TOTALE Q =

∑=

it

idp Q

QQ dove Qid = numero autori del singolo lavoro afferenti al dipartimento e Qit =

numero totale degli autori del singolo lavoro I: pubblicato in lingua Italiana E: pubblicato in lingua straniera (1): f = 2 se IF > 2,5; f = 1 se 1< IF ≤ 2; f = 0,75 se IF =1 7. mobilità dei ricercatori 7.1 Ricercatori del Dipartimento operanti all’estero rapportati all’anno N° ---------- 7.2 Ricercatori esteri rapportati all’anno, operanti presso il Dipartimento N° -------- 8. formazione 8.2 Dottori di Ricerca nell’anno n° 65

BREVE RIASSUNTO TESI DI LAUREA

• Silvia Silverio LA CAPACITÀ « DI » DIRITTO PUBBLICO TUTOR Chiar.mo Prof. Michele Ainis

PROVVISORIO:

I CAPITOLO PER UNA STORIA DEL CONCETTO DI CAPACITÀ

1. L’esperienza romana

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2. Il diritto intermedio 3. Dall’Illuminismo alle codificazioni ottocentesche 4. Gli orientamenti più recenti nell’esperienza italiana 5. Gli status oggi

II CAPITOLO SUL CONCETTO DI CAPACITÀ « NEL» DIRITTO PUBBLICO

1. Considerazioni preliminari 2. I principali orientamenti 3. Capacità-soggettività-personalità 4. Capacità giuridica 5. Capacità di agire 6. Conclusioni

III CAPITOLO VERSO UNA NOZIONE DI CAPACITÀ «DI» DIRITTO PUBBLICO. IPOTESI APPLICATIVE

1. Fatti incidenti sulla capacità (N.B. Cittadinanza, età, ecc., sono: a) meri requisiti soggettivi (PANUNZIO, LAVAGNA); b) cause modificatrici della capacità (BARILE); c) condizioni di capacità giuridica per l’esercizio dei diritti di libertà (ROMANO, Principi di diritto cost. generale, p. 103).

2. Minore 3. Straniero 4. Malato (infermo di mente o disabili) ? 5. Conclusioni (La capacità di diritto pubblico come titolarità di diritti e doveri costituzionali)

IV CAPITOLO LA CAPACITÀ POLITICA

1. Molti Autori (Brunialti, Gallo, Prosperetti, Pepe, Offidani, Lavagna) identificano la capacità di diritto pubblico con la capacità politica

2. Requisiti positivi e negativi (cittadinanza, maggiore età, incapacità civile, indegnità, fallimento)

3. Capacità politica e principio di sovranità 4. Capacità politica e art. 2 Cost. 5. I casi di indegnità morale nella giurisprudenza costituzionale 6. Una forma particolare di capacità di diritto pubblico: l’autarchia (Santi Romano, Carlo

Lavagna).

• Scorrano Maria Grazia

LA LIBERTÀ DI IMPRESA E, IN PARTICOLARE, LA LIBERTÀ DI CONCORRENZA NELLA COSTITUZIONE EUROPEA

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INTRODUZIONE: LE LIBERTA' ECONOMICHE NELL'ORDINAMENTO COMUNITARIO

LA COSTITUZIONALIZZAZIONE DELLA LIBERTA' DI IMPRESA E DELLA LIBERTA' DI CONCORRENZA

LA DISCIPLINA DELLA LIBERTÀ DI IMPRESA E DELLA LIBERTÀ DI CONCORRENZA NEL TRATTATO

La collocazione della libertà di impresa e della libertà di concorrenza tra i principi fondamentali

I principi e le norme in materia di libertà di impresa I principi e le norme in materia di libertà di concorrenza

LE NORME DELLA COSTITUZIONE EUROPEA IN MATERIA DI LIBERTA' D IIMPRESA E DI LIBERTA' DI CONCORRENZA

Le libertà economiche e, in particolare, la libertà di impresa e la libertà di concorrenza, nella Costituzione Europea

Le norme che disciplinano la libertà di impresa Le norme che disciplinano la libertà di concorrenza

LA PECULIARITA' DI UNA DISCIPLINA TRASVERSALE La disciplina risultante dalle norme della Costituzione Europea e dalle norme del Trattato

La disciplina materiale Dalla disciplina pubblicistica alla creazione del diritto privato europeo

CONCLUSIONI: LA PROSPETTIVA EVOLUTIVA DELLE LIBERTA' ECONOMICHE

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Dott.ssa Giovanna Minniti “La rilevanza delle regole cautelari nel

Diritto penale dell’ambiente”.

RELAZIONE DOTTORATO

L’oggetto della mia tesi riguarderà in particolar modo il ruolo che

svolge la regola tecnica nell’ambito dell’ordinamento penalistico. Più

precisamente, si tenterà di analizzare come la regola tecnica interagisce

nelle modalità di accertamento della condotta colposa.

Per fare questo, dovremo innanzitutto delineare cosa si intende per

regola tecnica.

E’ infatti a volte difficile, distinguere tra regole tecniche in senso

stretto e altri tipi di regole cautelari quali quelle normative o ‘sociali-morali’.

Vedremo come in realtà spesso queste distinzioni sono più

dogmatiche che pratiche, dal momento che capita spesso di avere regole

normative che trovano il loro fondamento in regole tecniche. Ma di questo ci

occuperemo meglio nel proseguo dell’indagine.

Il significato delle regole tecniche è compreso meglio e più a fondo se

rapportato al sistema delle regole cautelari in generale.

Solitamente si suole distinguere le regole cautelari in: regole

giuridiche (cioè normativizzate) per cui la loro fonte è contenuta in una

norma di legge, regolamento, ordine o disciplina; regole sociali, intese come

norme extra-giuridiche che trovano fondamento negli usi sociali consolidati, e

le c.d. leges artis ovvero quelle regole tecniche che trovano fondamento nelle

prescrizioni scientifiche circa la migliore condotta da tenere in un determinato

settore.

Si noti come la violazione delle regole tecniche da vita ad una forma

di colpa per imperizia, che rientra tra i tipi di colpa c.d. generica; si dice,

infatti, che chi è imperito si mostra inabile nell’esercizio di un’attività,

trascurando una o più regole tecniche che scienza e pratica dettano.

Ora, come avremo modo di approfondire nel corso dell’analisi,

l’accertamento della colpa generica avviene seguendo il metodo

dell’accertamento in concreto, si tratta cioè di un accertamento

individualizzato e concretizzato, che tiene conto di tutte le circostanze del

caso e di tutte le caratteristiche personali del singolo agente. Un accertamento

di questo tipo consente il massimo grado di garanzia per l’imputato, in quanto

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fa sì che la prevedibilità e l’evitabilità dell’evento dannoso vengano sempre

accertate, senza false ricostruzioni o pericolose presunzioni che rischiano

invece di creare forme di responsabilità oggettiva occulta, da bandire

nell’ordinamento penale dati gli ormai consolidati sviluppi (anche

Costituzionali) del principio di personalità della responsabilità penale.

Tale tipo di accertamento in concreto, non è invece richiesto da una

parte della dottrina quando si tratta di accertare la violazione di una legge,

regolamento, ordine o disciplina, che danno vita alla c.d. colpa per

inosservanza o colpa specifica. In questi casi, infatti, alcuni hanno affermato

che è sufficiente la mera violazione della regola cautelare normativa per

addossare all’agente le conseguenze dannose che dalla sua condotta derivano.

Si viene, però, in tal modo a creare una discrasia tra l’accertamento della

colpa specifica e quello della colpa generica che, a sommesso avviso di chi

scrive, non può essere giustificabile. Infatti, a prescindere dai noti problemi

che hanno accompagnato negli anni il dibattito sulla compatibilità di un

accertamento presunto della prevedibilità col principio personalistico della

responsabilità penale, se, come cercheremo di dimostrare, le regole normative

sono costituite da regole tecniche semplicemente positivizzate, non si capisce

perché quando la violazione di una regola tecnica non sia contenuta in una

norma l’accertamento della prevedibilità vada fatto nel concreto e quando

invece la violazione consista in una violazione di regola tecnica contenuta in

una regola normativa, basti invece l’accertamento presunto della prevedibilità

dell’evento. Solo perché la regola tecnica è contenuta in una norma giuridica?

Se così fosse sembrerebbe che in realtà ciò che il legislatore si prefigge

effettivamente di punire è tout cour la condotta riprovevole del soggetto che

si è ribellato all’ordinamento. Ma è giusto punire quel soggetto per tutte le

conseguenze dannose che derivino da questa condotta “ribelle”? È giusto,

cioè, punire ad es. a titolo di omicidio colposo un soggetto per un evento che

egli non aveva previsto, né in concreto poteva prevedere, per il solo fatto di

aver violato una norma antinfortunistica? Se la risposta dovesse tener conto

dei principi personalistici della responsabilità penale non potrebbe che essere

negativa! Altrimenti vi sarebbe il duplice rischio di trasformare i reati di

danno in reati di mera condotta e di far rispondere il soggetto in base

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all’anacronistico principio del ‘qui in re illicita versatur, tenetur etiam pro

casu’.

Si vedrà, poi, come alcuni richiedono, quantomeno, che l’evento che

si realizza sia dello stesso tenore dell’evento che la norma violata era volto ad

evitare, e che la condotta rispettosa della norma sarebbe stata in grado, nel

concreto, di evitare. Si richiede cioè che da una verifica della condotta

controfattuale risulti che la condotta avrebbe avuto un’efficacia preventiva. In

questo senso si finisce comunque per accertare il comportamento concreto

che il soggetto ha tenuto, in quanto solo dall’analisi dello specifico caso si

può giungere ad escludere che la condotta rispettosa della norma, nel caso di

specie, si sarebbe comunque rivelata inesatta. È importante, dunque, l’analisi

della condotta controfattuale, perché è attraverso quest’analisi che si

ricostruisce in termini di concretezza l’accadimento specifico. In tali casi,

dunque, si potrebbe pensare che il rischio di addossare l’evento per

responsabilità oggettiva sia inferiore, in quanto almeno è richiesta un’analisi

del caso concreto per verificare qual’era la condotta da tenere, ma si badi

bene, in questi casi in realtà quello che viene garantito è il solo nesso causale,

in quanto l’accertamento dell’incidenza della condotta omissiva nella

realizzazione dell’evento ha comunque a che fare con la verifica oggettiva

della realizzazione del reato, ma ancora nulla ci dice in ordine all’effettiva

prevedibilità dell’accadimento di quell’evento da parte del soggetto.

Ancora meno garantista, poi, è quella parte della dottrina che non

richiede nemmeno la perfetta aderenza dell’evento verificatosi con l’evento

previsto astrattamente dal legislatore nella norma. Per questa dottrina,

infatti, sarebbe sufficiente che l’evento verificatosi sia della stessa specie di

quello che la norma era volto a prevenire. Ma sul contenuto da dare alla

definizione di ‘stessa specie’ fortissimi sono stati i dubbi, infatti si rischia di

allargare davvero troppo le maglie della punibilità, finendo per mettere a

rischio persino l’accertamento dello stesso nesso eziologico. In questo

campo entrano prepotentemente in scena le regole tecniche che, come

avremo modo di vedere, incidono fortemente anche sulla stessa descrizione

del fatto tipico. Vedremo, infatti, come le regole tecniche contenute nelle

norme giuridiche finiscano per delimitare la fattispecie anche dal punto di

vista oggettivo della descrizione del fatto di reato.

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Una volta chiarito qual è la fonte della regola tecnica, come questa

interagisce con gli altri tipi di regole cautelari (normative e sociali) e il ruolo

che essa ha nell’accertamento sia della colpa che del nesso causale,

passiamo ad analizzare meglio alcune vicende ad essa strettamente

collegate.

Vi sono attività che l’ordinamento consente solamente quando il

rischio di avveramento di un evento dannoso è pari a zero, e che, invece,

vieta nel caso in cui le medesime possano rappresentare una qualche fonte

di pericolo.

Altre attività, per contro, poiché ritenute socialmente utili, vengono

consentite nonostante la possibilità che dalla loro realizzazione scaturiscano

eventi dannosi: si tratta dei c.d. casi di Rischio consentito.

Tra queste attività rientrano sicuramente quelle oggetto della nostra

ricerca, e cioè l’attività medica e l’attività produttiva farmaceutica, ma ve ne

sono moltissime altre (si pensi all’attività sportiva, alla circolazione stradale,

aviaria, ferroviaria) che si rivelano fondamentali e per le quali, dunque, non

vige un obbligo di astensione se pure fonti oggettive di pericolo.

In tali casi, come intuibile, applicare i criteri di accertamento della

responsabilità colposa (cioè quelli della prevedibilità e della evitabilità)

senza rapportarli all’area del rischio consentito significherebbe considerare

lo stesso ordinamento contraddittorio: infatti, se esso autorizza (anzi a volte

impone!) l’attività rischiosa, non può attribuire senz’altro l’esito infausto e

quasi sempre prevedibile (in ragione del carattere, appunto, rischioso

dell’attività) al soggetto che l’ha realizzata, senza valutare se quest’ultimo

abbia ragionevolmente ritenuto di rispettare i limiti di liceità del rischio.

La tutela dei beni viene garantita sottoponendo tali attività a regole

cautelari volte a minimizzare il rischio.

La colpa diviene configurabile solo là dove l’agente non abbia

rispettato tali norme comportamentali; potremmo allora dire che è proprio

grazie alle coordinate di prevedibilità ed evitabilità desumibili dalla regola

cautelare che si può valutare la tipicità dell’evento colposo; infatti

potremmo dire che quel che caratterizza il reato colposo è il contrasto tra la

condotta (attiva od omissiva) realizzata dall’agente e un sistema di regole

giuridiche o semplicemente sociali, distinte dalla norma incriminatrice e da

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quest’ultima richiamate. In pratica l’interprete, per valutare se una condotta

è colposa o meno, dovrebbe integrare il contenuto del precetto penale della

singola fattispecie incriminatrice con le regole cautelari che presidiano il

singolo settore. La ricerca sarà, dunque, orientata proprio alla verifica

dell’impatto che hanno le regole cautelari nell’ambito dell’accertamento

della responsabilità penale.

Per fare questo, come prima cosa si è ritenuto opportuno individuare

quali potrebbero essere i criteri di identificazione delle regole tecniche. In

particolare, tenuto conto della fondamentale suddivisione tra regole cautelari

normative (extra giuridiche e giuridiche) e regole tecniche, si cercherà di

approfondire la struttura di queste ultime, tenendo presente alcune

distinzioni elaborate dalla dottrina e che potranno tornare utili nel corso

dell’indagine (per capire appieno l’ambito di operatività di tali regole): una

prima distinzione individuabile è tra regole tecniche elastiche e rigide (a

seconda che la prescrizione in esse contenuta sia categorica o lasci un

margine di interpretazione in capo al destinatario della norma stessa).

Altra distinzione (forse ancora più interessante ai fini della nostra

analisi) è quella tra regole cautelari c.d. proprie e improprie; intendendosi

per regole cautelari proprie quelle regole che assicurano la massima

efficacia nello scongiurare l’evento dannoso temuto, ovvero quelle regole

basate su un giudizio di prevedibilità dell’evento e di sicura evitabilità del

medesimo mediante un comportamento lecito, mentre per regole cautelari

improprie quelle regole cautelari la cui individuazione è frutto di sforzi

scientifici non ancora pienamente riusciti e la cui efficacia (nel senso di

capacità di scongiurare il rischio preveduto e temuto) non è stata ancora

pienamente provata, per le quali quindi, resta un margine (di incertezza e) di

miglioramento, si tratta di quelle ipotesi in cui la regola comincia a formarsi

e tuttavia non è già consolidata, è un embrione in corso di studio che

comincia ad essere conoscibile ma che non ha ancora raggiunto un livello

di certezza e di efficacia tale da poter assurgere a regola cautelare vera e

propria. Questi due tipi di regole (proprie e improprie) manterrebbero un

punto d’incontro comune nella prevedibilità dell’evento dannoso

(caratteristica presente in entrambi i tipi di regole), ma differirebbero nella

evitabilità (che sarebbe certa per le regole proprie e incerta per quelle

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improprie). Tale distinzione, che si è ritenuto interessante approfondire, a

mio sommesso avviso non ha una mera valenza dogmatica, ma appare

necessaria per tracciare con una certa nettezza la rimproverabilità in capo al

soggetto destinatario di tali regole. Posto infatti che nemo ultra posse

tenetur, una efficace regola cautelare cui attenersi diventa il discrimine per

addossare o meno all’agente la responsabilità dell’evento dannoso causato.

Ciò comporterebbe che in difetto di una regola cautelare propria dovrebbe

scattare l’obbligo di astensione da parte dell’agente, tuttavia, come

accennato, si è avuto modo di riscontrare che le esigenze promananti

dall’assetto sociale ed economico hanno spesso imposto un

contemperamento degli interessi a vantaggio dell’espletamento di attività

pericolose, permettendone la realizzazione anche in difetto di regole

cautelari proprie e dunque abbattendo la valenza dell’obbligo di astensione.

Una volta tentato di stabilire i criteri di individuazione delle regole

cautelari non codificate, parte del mio lavoro sarà dedicata

all’inquadramento del contesto temporale in cui calare tali regole. In altre

parole si tenterà di immaginare quale dev’essere il comportamento che si

attende dal destinatario della regola in caso di evoluzione di quest’ultima.

Posto, infatti, che tutte le regole cautelari hanno una valenza scientifica (nel

senso che la loro validità è continuamente soggetta al riscontro della

permanenza della loro efficacia di scongiurare l’evento dannoso preveduto e

temuto) proprio la componente scientifica che le caratterizza le sottopone

anche al rischio di vetustà ed obsolescenza. Si tratterà allora di valutare se il

progresso scientifico permetta o meno di sostituire tali regole cautelari e, là

dove questo sia possibile, si tratterà di stabilire se la nuova regola che

sostituisce la precedente possa essere presa in considerazione ai fini

dell’individuazione del comportamento atteso dal soggetto agente. Sarà cioè

da vedere se la nuova regola cautelare può avere un’efficacia retroattiva e

applicarsi come parametro comportamentale anche ai casi precedenti alla

sua individuazione.

Salvo approfondimenti, si può già propendere per l’esclusione di una

tale efficacia retroattiva, posto che, proprio per garantire il rispetto di un

accertamento il più personalizzato possibile, pare doveroso scartare

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l’applicazione di una regola che al momento in cui il soggetto ha agito non

era conoscibile dall’agente.

Andrà dunque affrontato il problema dell’efficacia della regola

cautelare. Si è detto che per essere cogente una regola tecnica dev’essere

volta a prevenire l’evento dannoso che si è verificato, quid iuris, allora, nel

caso in cui una regola tecnica sia ‘superata’ da altra regola tecnica

successiva dichiarata più efficace? Come si dovrà comportare in questi casi

il giudice al momento dell’accertamento della responsabilità? È la spinosa

questione della fallibilità in astratto o in concreto delle regole cautelari, in

generale, e delle regole tecniche più nello specifico.

Infatti, la regola tecnica è quella che forse più di tutte risente

dell’evoluzione nel tempo, posto che, essendo basata su cognizioni

scientifiche, è quella più a rischio di obsolescenza. Si vedrà dunque come

l’evoluzione scientifica della regola tecnica nel tempo incida sulla sua

validità ed efficacia, si analizzerà se possibile stendere un parallelo tra la

successione delle leggi penali nel tempo e quella delle regole tecniche. Circa

l’efficacia della regola tecnica si dovrà valutare se la nuova regola è pacifica

o meno, quanto sia consolidata e in che misura statisticamente migliora la

qualità della prevenzione, dal punto di vista della validità vi sarà da

chiedersi se la regola tecnica contenuta in una regola normativa non ancora

abrogata o non sostituita da nuova regola aggiornata, mantenga la sua

efficacia o non sia piuttosto da sostituire applicando la nuova regola tecnica

più idonea. Ci sarà da chiedersi, cioè, se la regola tecnica può sostituire una

regola normativa. Posto che la regola normativa altro non è che la regola

tecnica positivizzata. Certo verranno in rilievo problematiche attinenti anche

alla efficacia abrogativa delle leggi, è chiaro, infatti che una regola non

contenuta in una norma legale non potrebbe abrogare una disposizione di

legge. Ciò anche perché comporterebbe problemi inerenti al principio di

legalità del diritto penale. Eppure sarebbe paradossale immaginare di poter

punire un soggetto che si sia discostato dalla normativa in vigore per

adottarne un’altra ritenuta più efficace dall’ordinamento scientifico.

Se, infatti, l’intento del legislatore è quello di preservare il più

possibile l’incolumità del bene protetto dalla norma, e non quello di

pretendere la mera obbedienza, la risposta esatta dovrebbe essere la seconda.

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Anche perché altrimenti si incorrerebbe nel rischio di trasformare il reato di

pericolo in reato di mera condotta.

Si dovrebbe dunque concludere che ‘il rispetto della regola

normativa’ passa per l’efficacia della regola tecnica in essa contenuta.

Si analizzerà, poi, come vi siano forti problemi circa la conoscenza

dell’ultimo ritrovato scientifico che garantisca maggiormente un

determinato settore. Questo problema caratterizzerà sia l’analisi delle regole

tecniche che di quelle normative. Infatti è proprio su questo punto che si

appigliano quei giuristi che affermano la necessità di integrare sempre le

cautele previste dalle norme con quelle che si possono comunque reperire

sul mercato. Questo problema verrà particolarmente in luce quando

affronteremo il carattere più o meno permissivo delle regole tecniche e il

modo in cui queste debbano interagire con le norme cautelari ad efficacia

permissiva.

Invero, per questi tipi di norme, vi è chi ha affermato che esse

avrebbero un’efficacia scriminante, rientrando quasi tra le scriminanti non

codificate, perché in caso di rischio permesso, il loro rispetto dovrebbe

preservare l’agente da ogni altro tipo di rimprovero, posto che l’evento che

eventualmente si va a verificare era certamente prevedibile e previsto dallo

stesso legislatore nel momento in cui è andato a disciplinare un’attività che

egli sapeva essere rischiosa, ma ciò nondimeno ne ha autorizzato lo

svolgersi perché ritenuta socialmente utile.

A dire il vero lo stesso legislatore spesso richiama egli stesso, con

norme di formulazione generica e amplissima, a tutte le cautele che

comunque devono caratterizzare la fattispecie, e quindi, sono veramente

pochi i casi di norme a carattere totalmente permissivo; tra l’altro, anche in

questi casi, non va dimenticato che comunque il soggetto è tenuto a

rispettare le norme di comune diligenza e prudenza, anche se non richiamate

dal legislatore. Sarebbe impensabile, infatti che un soggetto andasse esente

da colpa nei casi in cui utilizzando accorgimenti facili avrebbe potuto

prevedere l’evento. Quindi la portata del problema va affrontata tenendo

presente che la diligenza va sempre richiesta, il punto focale sta

nell’individuare la misura di questa diligenza, quale sia, cioè, la portata

della diligenza richiesta da un soggetto operante in un settore a rischio e

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quanto questo soggetto si dovrà attivare per reperire le regole tecniche più

idonee quando già alcune di esse sono individuate nella normativa di

settore.

Tutti questi problemi verranno affrontati nella parte in cui si farà

riferimento alla efficacia permissiva della norma, ad eventuale compatibilità

tra imputazione per colpa specifica e generica nei settori rigidamente

regolati da normativa di settore e alla portata effettiva di alcuni articoli a

carattere di rinvio generico (quali l’art. 2087 c.c., etc…).

A tale proposito si sono trovati spunti interessanti dall’esame di noti

casi giudiziari (di cui si renderà brevemente conto nel corso della ricerca –

Ledersprayfall, Lipobayfall) che hanno evidenziato come sempre più spesso

l’attribuzione di una responsabilità soggettiva dolosa si traduce

nell’accertamento della volontà di accettare il rischio di verificazione

dell’evento da parte dell’agente.

Altro interessante aspetto da approfondire riguarda l’analisi di alcuni

settori dell’ordinamento in cui è maggiormente sentito il problema della

responsabilizzazione penale di atteggiamenti posti in essere

nell’espletamento di determinate attività. In particolare si è ipotizzato di

approfondire il settore di responsabilità professionale, e di responsabilità

penale in caso di infortuni sul lavoro e di malattie professionali. Potrebbe

infatti risultare particolarmente interessante collegare quanto detto sulle

regole cautelari con l’istituto della colpa per imperizia, tipo di colpa che –

applicando i criteri contenuti nell’art. 2236c.c.- permetterebbe, in caso di

speciale difficoltà tecnica (individuabile proprio in base alla presenza o

meno di regole cautelari) di perseguire penalmente il soggetto solo in ipotesi

di colpa grave.

Si valuterà se è il caso di aggiungere qualche considerazione sul

problema dell’impresa intesa come fonte di produzione e di inquinamento.

In tal caso sarà da approfondire il concetto di ‘ambiente’ inteso come bene

giuridico protetto dalla norma (concetto per la verità molto controverso), per

valutare poi qual è il danno ambientale risarcibile e quale potrebbe essere la

struttura dei reati ambientali.

Attraverso la trattazione empirica dei temi suesposti immaginerei,

inoltre, di evidenziare se vi sono eventuali incongruenze da parte della

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giurisprudenza e, soprattutto, di verificare la sensibilità della magistratura e

il livello di garanzia del rispetto del principio personalistico della

responsabilità penale (principio cardine del nostro ordinamento, nonostante

le recenti moderate aperture di cui si renderà brevemente conto).

Dott. Enrico Colagreco LE SOGLIE DI PUNIBILITA’ NEL DIRITTO PENALE DELL’IMPRESA.

TUTOR: Prof. Mauro Catenacci.

SETTORE DISCIPLINARE : Scienze giuridiche - Diritto Penale ( Jus 17)

PROGETTO DI RICERCA: “ Le soglie di punibilità nel diritto penale dell’impresa”

*** Premessa

L’esigenza di far fronte alle più gravi forme di criminalità economica è ormai comunemente

avvertita non solo dagli studiosi delle discipline giuridiche penalistiche e criminologiche ma anche

dagli stessi operatori economici e finanziari. Sollecitazioni ed interventi legislativi, purtroppo legati

a note vicende giudiziarie, emergono costanti in questo settore dell’ordinamento penale tanto da

innescare ormai quasi irreversibilmente quel processo di “labeling” legato a comportamenti

riconducibili alla sfera economica ed inteso come processo di progressiva percezione di

quell’allarme sociale che caratterizza sovente forme convenzionate di criminalità.

Se, quindi, l’accertamento dei reati economici è oggi indubbiamente favorito dall’accresciuta

sensibilità sociale verso tali fatti criminosi, occorre considerare ed analizzare quale sia lo stato

della legislazione vigente in materia, principalmente di carattere complementare, atteso l’inevitabile

settorialità degli interventi normativi connessi a specifici campi d’intervento quale il versante penal-

tributario, societario, mobiliare ecc. Ulteriore profilo d’indagine – che caratterizza il presente

progetto di ricerca - attiene alle tecniche di costruzione dei tipi penali afferenti ai paradigmi penal-

economici tipizzati mediante tecniche selettive legate alla penalizzazione di fatti che assumono

rilevanza penale soltanto con il superamento di una determinata soglia quantitativa. La tecnica

normativa dell’inserimento di soglie di punibilità, avente lo scopo di limitare l’intervento punitivo

ai soli fatti di una certa consistenza rappresenta peraltro una ormai consolidata costante nella

recente legislazione penal-economica tanto che la tematica oggetto dell’indagine e caratterizzata da

assoluta trasversalità poiché investe settori nevralgici spesso eterogenei quali il diritto penale

tributario e societario.

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2. La nuova opzione di politica criminale: L’utilizzazione di soglie di punibilità come esigenze

di deflazione e di recupero del carattere sussidiario del diritto penale.

Come emerso dalla premessa, il recente legislatore penale ha optato per l’inserimento nelle

fattispecie incriminatici, novellate o di nuovo conio, di un limite quantitativo di irrilevanza del fatto,

determinato sulla specifica individuazione di un valore economico. Tale novità, da cui la presente

ricerca prenderà le mosse, merita una attenta considerazione per le molteplici implicazioni che il

tema in esame riveste in relazione alle scelte di politica criminale che caratterizzano l’attuale

legislazione penale. Essa nasce, in prima istanza, come risposta all’ipertrofia del diritto penale, già

denunciata dalla dottrina, non solo italiana, da diversi decenni: accanto all’eccesso di “

penalizzazione” con la proliferazione di disposizioni penali, derivante dall’estensione del catalogo

dei beni giuridici o interessi meritevoli di tutela, si è assistito ad un progressivo processo di

decodificazione. Ne è derivato, in primis, un sovraccarico dgli uffici giudiziari che ha impedito la

selezione dei fatti realmente e seriamente lesivi cagionando un marcato divario tra la curva della

criminalità reale e quella della repressione giudiziale. A questo preoccupante fenomeno, comune ai

principali ordinamenti dell’Europa continentale si sono cercate diverse possibili risposte come la

depenalizzazione; soluzioni di carattere processuale; soluzioni penalistiche dommatiche e

interpretative ( concezione realistica del retao, adeguatezza sociale, ecc.); sono state infine

prospettate soluzioni penalistiche legislative di intervento sulla parte speciale. Particolare rilievo

assume in questa ultima prospettiva la concezione gradualistica dell’illecito nel cui ambito si

collocano clausole di esiguità - come la soglia di punibilità - che escludono il reato. Ed in questo

senso, l’obbiettivo di recuperare il carattere di estrema ratio del diritto penale appare comunque

meglio raggiungibile intervenendo sulle singole incriminazioni in modo da ancorare ogni previsione

di reato ad una concreta dannosità sociale e al principio di sussudiarietà. La scelta operata dai più

recenti interventi normativi è stata, come visto, nell’inserimento di clausole di esiguità come limiti

alla fattispecie di parte speciale.

Lo stato attuale del dibattito sulla natura giuridica e collocazione sistematica delle soglie di

punibilità.

Il successivo campo d’indagine si sposterà sul dibattito, mai sopito, relativo alla natura giuridica

delle soglie di punibilità che si può riassumere, tradizionalmente, tra coloro i quali ritengono si tratti

di elementi costituitivi del fatto: evento, e coloro che le interpretano come condizioni obiettive di

punibilità. Tale querelle non è una mera esercitazione accademica ma presenta notevoli risvolti

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pratici in relazione alle ormai consolidate acquisizioni in tema di colpevolezza e responsabilità

oggettiva introdotte dalla sentenza della Corte Costituzionale 364/1988. Nel primo caso l’oggetto

del dolo dovrà necessariamente investire la stessa soglia con evidenti conseguenze in tema di

accertamento giudiziale. La seconda opzione, collocando per converso la soglia al di fuori

dell’offesa tipica, presuppone che il reato si sia già perfezionato in tutti i sui elementi e

subordinando la punibilità al sua mero superamento. In questo senso la soglia non dovrà essere

oggetto di rappresentazione e volizione da parte del soggetto attivo e dunque rimarrà al di fuori dal

giudizio d’accertamento del dolo. Ovviamente l’indagine approfondirà i vari risvolti dommatici

relativi alla collocazione delle soglie anche in riferimento alle diverse posizioni giurisprudenziali in

materia.

Le soglie di punibilità nella legislazione complementare: D.lgs. n. 74/2000; Dlgs. N. 61/2000

La terza fase della ricerca abbraccerà l’analisi delle singole norme incriminatici che contemplano la

presenza della soglia di punibilità onde enuclearne le connotazioni dommatiche rispetto

all’impianto complessivo della norma. Pur nella consapevolezza dell’esistenza di soglie di

punibilità anche all’interno del codice penale come l’ipotesi delinata dall’art. 316 ter c.p. –

indebita percezione di erogazioni in danno dello stato – lo studio si orienterà essenzialmente sui

campi d’indagine privilegiati rispetto all’argomento in esame ovvero il diritto penale tributario (

D.lgs. 74/2000) e societario D-lgs. 61/2000 con particolare riferimento al tematica di grande

attualità sul cd. falso in bilancio.

Le soglie di punibilità in una prospettiva di diritto penale comparato: le esperienze di altri

ordinamenti.

L’ultima fase dell’indagine riguarderà l’analisi delle soglie di punibilità in una prospettiva di diritto

comparato specie in riferimento al modello tedesco, spagnolo e portoghese e francese.

Enrico Colagreco

• Corrado Magro

“Tutela dei diritti fondamentali”

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Il secondo anno di Corso del Dottorato di ricerca in “Tutela dei diritti fondamentali” è stato dedicato alla redazione di articoli giuridici, all’attività di ricerca, alla partecipazione dei seminari ed atelier e allo studio finalizzato alla redazione della tesi, il cui titolo è stato definito insieme al Prof. Giuseppe Marazzita in qualità di Tutor in : “Stato sociale e principio di sussidiarietà”.

Precisamente: al termine del primo anno di dottorato, dopo aver esaminato diverse sentenze della Corte costituzionale sul riparto delle competenze normative tra Stato e Regioni, mi è stato assegnato il compito di approfondire l'argomento: “Lo Stato sociale ed il principio di sussidiarietà”. In primis, è stata recuperata la bibliografia che in questa sede si allega; in un secondo momento, ho effettuato una serie di letture per individuare la definizione di Stato sociale, studiare la sua evoluzione fino ai nostri giorni e comprendere il nesso che lega questo al principio di sussidiarietà. Infine, è stata redatta una bozza di indice sottoposta al Professore Marazzita. Per quanto riguarda il tema oggetto di ricerca, è possibile dire che il significato di Stato sociale è mutato profondamente dopo la riforma del titolo V della Costituzione, ciò anche per l'introduzione del principio di sussidiarietà che ha reso diverso il rapporto esistente tra Stato e società. In realtà, la figura dello Stato sociale ha tardato ad affermarsi negli ordinamenti dei singoli Stati europei, tanto che, quando nacque lo Stato moderno o liberale, l’espressione diritti sociali non solo era poco conosciuta, ma appariva come qualcosa di incomprensibile per le categorie giuridiche di allora. Solo più tardi, con l’avvento della democrazia pluralistica, lo Stato diventa sociale e la distribuzione delle risorse viene posta sotto riserva pubblica, affinché sia conformata alla finalità di giustizia sociale. L'evoluzione dello Stato sociale, pertanto, ha subito nell'ultima metà del secolo scorso cambiamenti rilevanti ed oggi, dopo la riforma costituzionale operata dalla legge cost. n. 3 del 2001, muta il tradizionale modo di concepire i diritti sociali, che si trovano ad affrontare una nuova sfida, quella di una forte valorizzazione del ruolo e dell'autogoverno delle collettività più vicine ai cittadini. L'idea di una nuova statualità, fondata sul riconoscimento di una pluralità di istituzioni territoriali autonome, non ordinati in modo gerarchico, pur se ricompresi nell'ambito di un sistema unitario e indivisibile, incontra la difficoltà di armonizzare unità ed autonomia, autonomia ed uguaglianza dei diritti sociali. In questo quadro entra in gioco il principio di sussidiarietà che disloca l’amministrazione ad un livello territoriale più prossimo agli interessi degli amministrati, mentre l'imputazione dell'amministrazione e l'esercizio a livelli di governo superiore si verifica allorché a livello inferiore non sussiste o non si incontra concretamente una capacità di governo sufficiente, ovvero laddove il livello e l'ambito degli interessi oggetto di amministrazione sono di dimensione superiore. L’interesse per il tema della sussidiarietà è nato solo recentemente in Italia. Infatti, in Assemblea Costituente, l’ordine del giorno presentato da Dossetti conteneva un riferimento esplicito al principio di sussidiarietà e l’idea di un pluralismo ordinato, dalla famiglia allo Stato, in base al criterio che le formazioni sociali di più ampie dimensioni debbano intervenire solo per lo svolgimento dei compiti, ai quali i gruppi sociali minori non siano in grado di provvedere. Tale principio doveva costituire la cornice della complessiva impalcatura costituzionale dei diritti e delle autonomie, ma così non fu per varie ragioni ed il compromesso storico, raggiunto sulla forma di Stato tra forze politiche profondamente diverse, tagliò fuori dal testo definitivo dell’articolo 2 della Costituzione il riferimento al principio di sussidiarietà. Bisognerà attendere cinquant’anni perché il tema della sussidiarietà ritorni ad occupare un posto di rilievo nelle agende delle riforme costituzionali.

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Le ragioni di questa riscoperta sono molteplici e, a tal proposito, si possono ricordare quelle iniziative associative in svariati campi, legate all’esperienza del volontariato; l’insofferenza crescente nei confronti della crescita degli apparati dello Stato sociale; la pressante richiesta di spazi in favore dei privati in ambiti occupati da soggetti ed apparati pubblici. Sullo sfondo va ricordata la crescente concorrenzialità di un privato sociale più capace di autoorganizzarsi e di occupare spazi di rappresentanza di domande sociali che la crescente occupazione delle istituzioni da parte dei partiti aveva lasciato liberi. Infine, anche il quadro istituzionale emerso dalle riforme comunitarie ha influito in modo sensibile alla “creazione di un’unione sempre più stretta fra i popoli dell’Europa, in cui le decisioni siano prese nel modo più trasparente ed il più vicino ai cittadini” (art. 1 TUE). Come è stato accennato il tema della sussidiarietà occupa un ruolo centrale nello Stato sociale, poiché esso tocca da vicino il profilo del rapporto tra pluralità sociale e unità statale, che percorre sin dalle origini lo sviluppo storico dello Stato moderno. Ed è proprio tale dualismo tra Stato e società o, ancora, tra unità e pluralità sociale oppure tra uguaglianza e autonomia che cercherò di esaminare nella mia ricerca, cercando di delimitare il campo di indagine e affrontando unicamente quelle tematiche in cui il tema “Stato sociale” si sovrappone e si influenza con il “principio di sussidiarietà”. Per quanto riguarda il metodo di ricerca mi sono posto alcune domande che, pur non essendo esaustive dell’intera ricerca, rappresentano l'obiettivo ultimo della mia tesi, a cui cercherò di fornire una risposta: Esistono diritti sociali solo statali oppure le Regioni hanno una competenza nella materia sociale? Dopo la riforma costituzionale, il sociale è solo statale oppure anche regionale?; Fino a che punto la regolamentazione della tutela dei diritti sociali è divisa tra Stato e Regioni? Quali sono i limiti del potere statale di fronte all'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati? La sussidiarietà è uno strumento di funzionalizzazione delle libertà all’esercizio di funzioni pubbliche o rete di contenimento dei poteri pubblici?

Seminari e conferenze

Incontri di studio tenuti presso l'Università di Teramo, Facoltà di Giurisprudenza :

Disgrazie e fortune delle libertà culturali, giovedì 17 marzo del 2005, ore 11, con la

partecipazione di Michele Ainis;

Il codice dei beni culturali, giovedì 31 marzo del 2005, ore 16, con la partecipazione di Marco

Cammelli;

Libertà d'insegnamento di ricerca e autonomia universitaria, giovedì 21 aprile del 2005, ore

15:30, con la partecipazione di Francesco Merloni e Stelio Mangiameli;

La libertà della ricerca nel dibattito bioetico, mercoledì 26 ottobre 2005, ore 16, con la

partecipazione di Lorenzo Chieffi;

La libertà dell'arte, mercoledì 9 novembre 2005, ore 10.30 - I atelier -;

La libertà della scienza, venerdì 21 ottobre 2005, ore 10 – II atelier -;

Profili evolutivi dell’obbligo di corretta interpretazione ed applicazione del diritto comunitario

da parte dei giudici nazionali e delle pubbliche amministrazioni, Scuola superiore della

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pubblica amministrazione, 25 febbraio 2005 - ore 9,30 (sala Vanvitelli Avvocatura Generale

dello Stato Via dei Portoghesi 12 - Roma ).

Lavori effettuati.

Tesina redatta nell'ambito del primo atelier sul tema "La libertà della scienza": La ricerca

scientifica ed il principio di uguaglianza;

articolo su "Gli appalti pubblici nel mutato clima di riforma costituzionale", seguito dal Dott.

Giuseppe Colavitti, in corso di pubblicazione sul sito www.associazionedeicostituzionalisti.it,

nella rubrica dibattiti sul titolo quinto della Costituzione;

indice della tesi;

bibliografia sul titolo di ricerca "Lo Stato sociale ed il principio di sussidiarietà".

Dott. Corrado Magro

• DOTT. RAFFAELE IEVA

TESI DOTTORATO

TITOLO PROVV.: LA DETERMINAZIONE DEI LIVELLI ESSENZIALI DELLE

PRESTAZIONI CONCERNENTI I DIRITTI CIVILI E SOCIALI CHE DEVONO ESSER

GARANTITI SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE

La tesi, partendo da un esame introduttivo dell’ampliamento delle funzioni regionali a seguito della

legge cost. 3/2001, si propone di analizzare la delicata tematica dei livelli essenziali delle

prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che debbono esser garantiti in maniera uniforme

sull’intero territorio nazionale.

Viene affrontato il problema circa il significato dei termini “livelli essenziali” e le ragioni

dell’utilizzo di tale espressione, il dibattito dottrinale in merito, nonché, in particolare, il ruolo degli

stessi quale “materia trasversale”. I principali punti trattati saranno: la "tutela" dei medesimi livelli

come presupposto dell'esercizio dei poteri sostitutivi del Governo ex art.120, comma 2; la valenza

quale garanzia di esigenze unitarie; i problemi interpretativi circa l’espressione "diritti civili e

sociali", e l’individuazione delle relative "prestazioni"; la nozione di “contenuto essenziale”; le

differenze con il concetto di livelli minimi; le modalità di realizzazione e il condizionamento in

base alle disponibilità finanziarie.

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Si intende, quindi, proseguire l’indagine attraverso l’esame dei riferimenti circa la determinazione

dei livelli essenziali delle prestazioni nella legislazione ordinaria, nell’ambito dell’esperienza del

Servizio Sanitario Nazionale, confrontando quanto avvenuto nel contesto pre e post riforma

costituzionale, nonché evidenziando i punti di continuità e/o di discontinuità.

Si procederà quindi a passare in rassegna la giurisprudenza della Corte Cost. in materia partendo

dalla sent. n. 282/02 fino ad arrivare ai più recenti orientamenti.

Infine, dopo aver analizzato il dibattito sulle eventuali conseguenze, per l’argomento in esame,

dell’approvazione della legge di riforma costituzionale sulla devolution, saranno rassegnate le

conclusioni.

• Daniela Falcinelli L’ATTUALITA’ DELL’OFFESA. Desistenza volontaria e genesi del

disvalore penale.

Relazione conclusiva del primo anno del Corso di dottorato di ricerca in Diritto penale

dell’economia e dell’ambiente – Università degli Studi di Teramo, Anno Accademico

2004/2005.

La riflessione che si intende sviluppare lungo l’ampio percorso creato dal combinarsi degli istituti della parte generale del codice con le soluzioni tecniche adottate di volta in volta dall’ordinamento in ragione della specificità del sottosistema di riferimento (c.d. diritto penale complementare) è diretta a tracciare una descrizione, per quanto possibile nitida, del momento genetico e quindi dell’evoluzione morfologica dell’offesa penalmente rilevante. L’analisi procede infatti dal tempo in cui detto disvalore si appalesa come esistente (attualità dell’offesa) al momento in cui acquista una “carica” realmente punibile (realtà dell’offesa), concentrandosi precipuamente sulla (prima in ordine cronologico) soglia di punibilità individuata per il delitto doloso. Ciò apre all’esegesi della desistenza: dalla regola della non punibilità dettata in materia dall’art. 56, comma 3, c.p. un vaglio intrasistematico consente di estrarre il principio generale dell’attualità offensiva del reato.

Preso atto della non conclusività delle impostazioni tradizionalmente assunte per chiarire la natura della figura in disamina – causa di nullità o annullamento della volontà delittuosa, condizione risolutiva del delitto tentato, causa di estinzione della punibilità, causa sopravvenuta di esclusione della pena, elemento negativo della tipicità dolosa ex art. 56, comma 1, c.p., esiguità dell’offesa – diventa agevole cogliere il disagio emergente dal costante panorama dogmatico e giurisprudenziale nel proporre e nell’applicare criteri non sufficientemente (pre)determinati per discriminare la desistenza rispetto all’ipotesi, punibile, del recesso attivo. E si comprende altresì la ragione di una prospettiva de lege ferenda più che favorevole alla “confusione” degli effetti giuridici consequenziali alle due distinte tipologie fattuali, in armonia con la soluzione prescelta dalla quasi totalità dei sistemi europei che entrambe riconosce produttive di una negazione della risposta penale.

Senza tuttavia poterla condividere. Diametralmente opposta è invero l’essenza, nonché l’ “apparenza” degli istituti richiamati. L’uno, la desistenza, non punibile perché spia di una carente attualità dell’offesa, l’altro, il recesso, punibile al pari delle altre forme di manifestazione delittuosa se ed in quanto il disvalore, in esso affermatosi e non cancellato, oltre ad essere attuale si riveli anche reale ex art. 49, comma 2.)

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Dall’osservazione dello status quo in argomento, opportunamente sviscerato attraverso una comparazione sinottica della non punibilità discendente dalla desistenza con le altre ragioni di assenza della pena e della misura di sicurezza che l’ordinamento prevede, si diramano considerazioni ulteriori.

Per un verso tese a fornire della desistenza stessa un’immagine unitaria, identicamente valevole nell’ipotesi monosoggettiva come in quella concorsuale, capace di segnare la distanza dalla divergente figura del recesso.

Per un altro rivolte al di là dello stretto dato letterale dell’art. 56, comma 3, c.p., calate cioè nella ricerca e nell’approfondimento delle proiezioni funzionali dell’individuato principio di attualità offensiva. In particolare, oggetto di attenzione in questa sede diviene sia l’attualità del pericolo in funzione di elemento costitutivo di legittima difesa e stato di necessità sia la disponibilità dell’attualità offensiva, in breve le opzioni di mobilizzazione dei confini dell’attualità dell’offesa nei microsistemi di settore (reati in materia ambientale, reati societari, tributari, urbanistici).

Bibliografia (fino ad ora individuata ed analizzata con riferimento alla tesi di dottorato):

ALCACER GUIRAO, La tentativa inidonea. Fondamento de puniciòn y configuratiòn del injusto,

Granata, 2000.

ALEO, Il danno e il pericolo nel reato, Catania, 1983.

ALIMENA, I limiti e i modificatori dell’imputabilità, Torino, 1896.

ALLFELD, Der Rücktritt vom Versuch, in Festgabe fur Reinhard von Frank, II, Tübingen, 1930.

ANGIONI, Contenuto e funzioni del concetto di bene giuridico, Milano, 1983.

ANGIONI, Condizioni di punibilità e principio di colpevolezza, in Riv. it. dir. proc. pen., 1989,

1440 ss.

ANGIONI, Il pericolo concreto come elemento della fattispecie penale, Milano, 1994.

ANGIONI, Un modello di tentativo per il codice penale, in Riv. it. dir. proc. pen., 2001, 1097 ss.

ANTOLISEI, La “capacità a delinquere”, in Riv. it. dir. pen., 1934, 168 ss.

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I lavori scientifici pubblicati nel corso del primo anno di dottorato sono i seguenti:

• L’insostenibile leggerezza della preterintenzione, in Rassegna giuridica Umbra, 2004, 670 ss. • Preparazione di un delitto: quando la volontà diventa fatto, in Rassegna giuridica Umbra, 2005 (in corso di stampa). • Punibilità (soglie di), in Dig. disc. pen., Agg., 2005 (in corso di stampa).

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• Terrorismo (profili sostanziali), in Dig. disc. pen., Agg., 2005 (in corso di stampa). • Ipse dixit: si stampi!, in Giur. it., 2005 (in corso di pubblicazione). • Torsioni e contaminazioni della causalità penale nell’era della precauzione. “A causa dell’attività lavorativa svolta”: anatomia di un enunciato, in AA.VV., “La tutela penale del lavoratore nell’ambito della sicurezza sul lavoro con particolare riferimento all’Umbria”, 2005(in corso di pubblicazione). • R. MUSCIO "Alienazione del patrimonio culturale, proprietà pubblica e "diritto" di fruizione dei cittadini". Riassunto: La ricerca trae spunto dalla emanazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio (d. l.vo 22 gennaio 2004, n.41), che abroga la precedente fonte legislativa costituita dal D. L.vo 29 ottobre 1999, n.490, "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali". Lo studio ricostruisce brevemente l'evoluzione normativa della circolazione dei beni appartenenti al patrimonio storico artistico dal XVIII secolo ad oggi per evidenziare le ragioni che hanno condotto alla previsione delle norme dettate in materia dal Codice. Si passa quindi a commentare la l. 15 giugno 2002, n.112, art.7, con cui è stata istituita una società per azioni, la Patrimonio s.p.a., avente come fine la valorizzazione, gestione e alienazione del patrimonio disponibile e indisponibile dello Stato. Fin dalla sua emanazione, la l. 112/2002 ha suddiviso l'opinione pubblica tra coloro che erano a favore e coloro che erano contrari alla alienazione del patrimonio culturale dello Stato alla s.p.a. Il lavoro spiega, attraverso lo studio della dottrina sviluppatasi sull'argomento, come le preoccupazioni di chi teme il depauperamento del patrimonio dello Stato a seguito dell'emanazione della l.112/2002, art.7, siano in realtà immotivate. Si prosegue poi con 'analisi della normativa attuale in materia di circolazione dei beni culturali soffermandosi in particolare sulle alienazioni nelle quali l'acquirente/proprietrio e' un privato per riflettere sui limiti posti dall'art.42 Cost. alla proprietà privata nel caso in cui i beni abbiano valore culturale. Si arriva quindi a delineare la funzione sociale attualmente rivestita dai beni culturali di proprietà privata e ad illustrare le attività volte a valorizzarli soprattutto nel caso in cui il propritario riceva finanziamenti pubblici. In ultimo, prima delle conclusioni, si commenta un caso concreto di richiesta di fruizione di un bene immobile avente valore culturale appartenente a privati da parte della collettività: il caso del complesso abbaziale di S. Maria di Calena, situato in provincia di Foggia, nel Comune di Peschici. Conclusioni. • Scarlatti Paolo DIMENSIONE DEMOCRATICA E PARLAMENTARISMO IN EUROPA

La tesi di dottorato affronta il tema della dimensione democratica nell’ordinamento costituzionale comunitario. La tradizione storica del parlamentarismo democratico e nazionale

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costituisce il contributo privilegiato nell’approfondimento dell’esperienza costituzionale comunitaria, in quanto permette di porre al centro della riflessione costituzionalistica il profilo della democraticità degli assetti istituzionali dell’Unione europea come quello della legittimazione della sua azione politica. Il contributo storico del costituzionalismo democratico e liberale e le diverse tradizioni parlamentari europee consentono di individuare profili problematici centrali nel livello di governo sovranazionale, aspetti che coinvolgono l’idea di rappresentanza come il contenuto della responsabilità politica, oltre che ad interessare la delicata questione delle garanzie di partecipazione, pubblicità e trasparenza che proprio con riferimento al sistema comunitario assume una rilevanza fondamentale.

Il complesso rapporto tra Unione europea e stati membri, e più in particolare tra il sistema istituzionale e politico sovranazionale e le tradizioni costituzionali nazionali, tra le quali la forma di democrazia rappresentativa costituisce il modello di governo dominante, interessa dunque aspetti e problemi che vanno ben oltre il processo di parlamentarizzazione della forma di governo europea ed il generale rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo; il tema della dimensione democratica sovranazionale è affrontato attraverso una prospettiva dinamica che non può non tener conto sia del processo di allargamento quale elemento decisivo e caratterizzante l’intero processo d’integrazione europea, sia delle inevitabili trasformazioni politiche e costituzionali future, tra cui rientra l’oscuro destino del Trattato che adotta una costituzione per l’europa.

L’analisi delle diverse prospettive teoriche riguardanti l’esperienza contemporanea del diritto costituzionale europeo e la considerazione del ricco panorama dottrinario sul tema della questione democratica comunitaria e sulla natura della sua legittimazione, insieme al contributo importante della giurisprudenza della Corte di Giustizia e delle più importanti decisioni delle corti e tribunali costituzionali nazionali, completa la ricerca e permette in primo luogo l’individuazione di un quadro generale idoneo ad una valutazione coerente dell’ordinamento costituzionale comunitario e della sua reciproca influenza sia con la tradizione storica del costituzionalismo europeo che con i principi e le garanzie fondamentali dei sistemi di governo degli stati nazionali. In secondo luogo, la ricerca tende alla predisposizione di adeguati strumenti interpretativi in grado di affrontare con creatività la complessità di un’esperienza, quale quella dell’integrazione europea, inedita ed in continuo divenire, consentendo infine di fornire una lettura della stessa concreta e tendenzialmente sistematica. • Aldo Natalini "Fonti nazionali e fonti comunitarie del diritto penale dell'ambiente" Oggetto dell'elaborato sarà l'analisi dell'incidenza del diritto comunitario (regolamenti UE, direttive UE, sentenze della Corte di giustizia europea, decisioni-quadro) nelle incriminazioni interne poste a protezione del bene ambiente. In particolare, muovendo dal principio della riserva di legge penale (statale), saranno analizzati gli effetti sia in bonam partem che in malam partem sul diritto penale interno e le conseguenze dell'affermazione del principio del primato del diritto comunitario sul diritto nazionale. • Roberto Cursano “il diritto alla salute, con particolare

riferimento al riparto delle competenze tra stato e regioni ed ai livelli essenziali di assistenza".

• Alessandro Mucci "La delega di funzioni nei reati tributari” La tesi mira ad approfondire uno dei temi tradizionali del diritto penale dell'impresa, vale a dire quello dell'individuazione dei soggetti penalmente responsabili nelle organizzazioni lavorative complesse, con particolare riferimento al settore del diritto penale tributario, così come riformato dal D. Lgs 74/2000 ed alla problematica della responsabilità dei collaboratori dell'imprenditore,

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siano essi dipendenti o professionisti esterni, nell'adempimento degli obblighi tributari penalmente sanzionati. • Felicita Tramontana “TUTELA DEI DIRITTI SOCIALI E RUOLO DELL’ORGANIZZAZIONE

PUBBLICA IN ITALIA E IN TUNISIA ALLA LUCE DEI PROCESSI DI GLOBALIZZAZIONE.

Lo scopo del lavoro è quello di verificare l’incidenza della globalizzazione sulla tutela dei diritti sociali in Tunisia e in Italia cercando di evidenziare le differenze e i punti di convergenza. Nel primo capitolo, di carattere introduttivo, ho analizzato, anzitutto, il rapporto tra diritti sociali e diritti civili e il ruolo che i diritti sociali svolgono ai fini della stabilità delle istituzioni democratiche. In seguito ho analizzato gli effetti della globalizzazione sulla tutela dei diritti sociali. In linea generale la globalizzazione, o quantomeno il modo in cui il processo è stato finora gestito, sembra spingere verso un’armonizzazione al ribasso degli standard di tutela dei diritti sociali, verso una riduzione delle politiche sociali e verso una crescente privatizzazione dei servizi. Il secondo capitolo ha per oggetto gli effetti della globalizzazione sulle forme di tutela dei diritti sociali nei Paesi in via di sviluppo. In primo luogo ho delineato le evoluzioni che il problema della tutela dei diritti sociali e il ruolo delle politiche sociali statali hanno conosciuto nei decenni scorsi, mettendo in evidenza l’influenza che su queste evoluzioni hanno avuto le teorie economiche sullo sviluppo e le Istituzioni finanziarie internazionali (IFI). Infine, ho descritto il tipo di approccio al problema delle politiche sociali che ha adottato da alcuni anni la Banca Mondiale, approccio che influenza il modo in cui le politiche sociali si stanno evolvendo nei Paesi in via di sviluppo. Dopo aver descritto in generale le linee evolutive delle politiche sociali nei Paesi in via di sviluppo concentrerò la mia attenzione sulla Tunisia. L'obiettivo del terzo capitolo è, appunto, quello di analizzare il modo in cui il sistema di protezione sociale tunisino si sta modificando per adattarsi alle nuove esigenze sociali che sono emerse in seguito ai processi di globalizzazione. L’analisi è stata condotta attraverso un esame delle riforme legislative che hanno accompagnato la ristrutturazione economica degli ultimi anni e che mostrano l’evoluzione delle forme di tutela dei diritti sociali, come queste si stanno modificando, quali sono le tendenze in atto e le prospettive per il futuro. Nel quarto capitolo descriverò le recenti evoluzioni nelle forme di tutela dei diritti sociali in Italia analizzando le linee di tendenza che sono emerse negli ultimi anni. In primo luogo, cercherò di delineare le nuove esigenze che si sono manifestate in seguito ai processi di integrazione economica e in linea generale in seguito ai mutamenti che ci sono stati negli ultimi anni. Verranno, inoltre, analizzati gli effetti della riforma del titolo V sulla tutela dei diritti sociali. L’ultimo capitolo, infine, sarà dedicato alle conclusioni. • BENEDETTA LUPINI “La responsabilità penale del consulente per il consiglio

tecnico (titolo provvisorio).”

Oggetto principale del corso di Dottorato di ricerca è un’indagine, per quanto possibile analitica, sul tema della responsabilità penale del consulente per il consiglio tecnico. Si tratta di una particolare forma di compartecipazione criminosa consistente nel consiglio tecnico fornito da un soggetto qualificato dalla dovuta perizia, da utilizzare ai fini della perpetrazione di un reato da parte di altri, ossia di una forma di contributo concorsuale che conosce nella realtà attuale una frequente verificazione soprattutto nei reati economici.

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In questa tipologia di illeciti, la forma di organizzazione delle imprese ed il ricorso che, nella loro complessa attività, queste fanno ad esperti collaboratori divengono tali da mettere in crisi i consueti capisaldi del diritto penale classico. Il compito del consulente, generalmente, sia esso commercialista o legale, non si estrinseca in un diretto espletamento di mansioni, ma consiste nel fornire il know how necessario in alcune attività che verranno compiute da altri: l’intervento del soggetto esterno sarà in tal modo soltanto indiretto. Interessante, sul punto, risulta essere l’opinione della giurisprudenza. Quest’ultima, oscillante dinanzi alla corretta qualificazione di questi fenomeni giuridici di recente emersione, ai fini di una corretta sussunzione delle prefate fattispecie concrete talvolta richiede anche un’attività materiale, quale l’assistenza alla stipulazione di negozi giuridici. L’attività del professionista, in estrema sintesi, può integrare svariate forme di responsabilità penale, a seconda del suo concreto atteggiarsi, consentendo all’interprete di individuare sottili distinzioni e corrispondenti qualificazioni giuridiche nelle condotte poste in essere dal consulente.

• Spinaci Silvia

LA LIBERTA’ DI CIRCOLAZIONE DEI LAVORATORI E LA CITTADINANZA EUROPEA

La tesi si prefigge l’obiettivo di ricostruire l’evoluzione che la libertà di circolazione dei lavoratori ha avuto nella giurisprudenza della Corte di Giustizia, ricollegando questi sviluppi al più ampio tema della cittadinanza europea.

La prima parte della tesi sarà dedicata, appunto, all’evoluzione giurisprudenziale della libertà di circolazione da diritto economico a diritto di cittadinanza e della personalità. Nell’originaria formulazione del Trattato, infatti, l’art.48 riconosce ai lavoratori comunitari una libertà di circolazione concepita in termini squisitamente economici e pensata come funzionale all’obiettivo del mercato unico. La Corte di Giustizia, però, nella sua giurisprudenza, si allontana ben presto da questa originaria connotazione economica del diritto in esame, per offrirne un’interpretazione ben più ampia e articolata. Nella sua giurisprudenza, infatti, il giudice comunitario ha interpretato l’ex art. 48 in modo da estenderne sia la dimensione soggettiva che la portata oggettiva. Sotto il primo profilo, la Corte di Lussemburgo ha sempre sostenuto un’interpretazione estensiva del termine “lavoratore” come soggetto titolare della libertà di circolazione, comprendendovi anche individui economicamente non attivi. Ma è soprattutto dallo studio della giurisprudenza che estende la dimensione oggettiva della libertà di circolazione che si può avere la misura dell’evoluzione condotta dalla Corte. Il giudice comunitario, infatti, ha costantemente allargato lo spettro delle fattispecie di diritti riconducibili all’art.48, legando alla libertà di circolazione diritti di natura non solo economica, ma anche afferenti alla tutela della persona - come il diritto al ricongiungimento familiare o il diritto di voto nell’elezione dei propri rappresentanti sindacali -. La giurisprudenza su questo punto è decisamente ampia e da essa si rivela ictu oculi come la Corte abbia progressivamnte abbandonato l’originaria connotazione meramente economica della libertà di circolazione per prendere sempre più in considerazione la carica umana e sociale dei problemi aperti dalla circolazione dei lavoratori. Estendendo il catalogo di diritti riconducibili all’ex art. 48, la Corte ha

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così raggiunto soprattutto il risultato di far crescere una nuova concezione del lavoratore, che progressivamnte perde la veste di mero fattore di produzione migrante, di homo oeconomicus ed acquista quella del cittadino, di un individuo “a tutto tondo”, portatore di istanze, esigenze e diritti ulteriori rispetto a quelli squisitamente economici.

La seconda parte della tesi si prefigge l’obiettivo di analizzare la nozione di cittadino europeo che emerge da questa giurisprudenza della Corte e di interpretarla criticamente, attraverso le diverse voci della dottrina che animano il dibattito sulla cittadinanza europea. Si cercherà, pertanto, di comprendere quale accezione di cittadino europeo è stata adottata dal giudice comunitario e di analizzarne gli aspetti problematici mediante l’ampia letteratura sulla cittadinanza europea .

• Antonella Falconio IL DIRITTO DI DIFESA DEI SOGGETTI DEBOLI. Riassunto: Il lavoro si propone dapprima di stabilire quanto vasta e ramificata sia la categoria antropologica dei cd. soggetti deboli: differenti rispetto ad un precostituito parametro di normalità sociale, questi individui non sono tanto e solo morfologicamente diversi dagli altri, quanto piuttosto si presentano come portatori verso la collettività di una domanda di tutela emancipante, di uguaglianza nel godimento dei diritti a tutti formalmente riconosciuti. Lo studio prosegue, poi, individuando e approfondendo il fondamento costituzionale del "loro" diritto di difesa (artt. 24, 111 Cost. in combinato disposto con l'art. 3 Cost.) e la tutela ad esso accordata nelle carte internazionali. Nel prosieguo della trattazione, si verficherà il rapporto tra diritto di difesa e povertà, prestando particolare attenzione alla normativa relativa predisposta a tutela dei non abbienti (dal gratuito patrocinio al patrocinio a spese dello Stato dopo la riforma del 2005); il rapporto tra diritto di difesa e immigrazione, approfondendo lo studio della normativa sull'immigrazione clandestina (dalla "legge Martelli" alla "Bossi -Fini") e sui diritti dell'alloglotto (diritto all'interprete e alla traduzione degli atti); il raporto tra diritto di difesa e minore età, dedicando attenzione alla difesa del minore imputato nel cd. "giusto processo" tra ritualità penale e prgetto educativo.; il rapporto tra difesa e vita segregativa. Conclusioni. • Lara Appicciafuoco “SISTEMI DI CONDIZIONALITÀ NELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

PER LO SVILUPPO”.

Abstract (provisional)

Nel quadro della cooperazione internazionale, sia multilaterale sia bilaterale, per lo sviluppo, la condizionalità, ossia la subordinazione della concessione (o dell’effettiva erogazione) di aiuti internazionali al rispetto di determinate condizioni da parte degli Stati beneficiari, rappresenta attualmente una prassi consolidata.

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L’applicazione della condizionalità nella cooperazione internazionale per lo sviluppo ha subito una significativa evoluzione. Nel panorama complessivo della cooperazione per lo sviluppo, è in particolare cambiata la natura delle clausole di condizionalità: le clausole di condizionalità non riguardano più esclusivamente il rispetto di certi standard in materia di politica economica e finanziaria, ma incidono sempre più sull’organizzazione politica e istituzionale dello Stato riguardando aspetti quali la tutela dei diritti umani, la promozione di sistemi di governo democratici (in particolare, attraverso, la promozione della good governance, il rafforzamento dello stato di diritto, la lotta contro la corruzione), la tutela ambientale. È proprio quest’ultimo aspetto ad alimentare forti critiche nei confronti dello strumento della condizionalità la cui applicazione da più parti si ritiene rappresenti una violazione di alcuni principi di struttura del diritto internazionale e, in particolare, del principio della non ingerenza e del principio dell’eguaglianza sovrana degli Stati. Il tema si inquadra, più in generale, in un contesto politico-internazionale che ha visto progressivamente affermarsi la democrazia, i diritti umani e lo sviluppo quali elementi essenziali del panorama etico internazionale, fortemente connessi tra loro e interdipendenti. Attualmente la promozione della democrazia, il rafforzamento dello stato di diritto (rule of law) e della good governance, nella prospettiva del rafforzamento della tutela dei diritti umani e dello sviluppo, rappresentano degli obiettivi centrali dell’attività delle Organizzazioni intergovernative universali e regionali. In tale contesto, si è assistito a una progressiva erosione dei concetti di sovranità e dominio riservato degli Stati. Lo studio della condizionalità nella cooperazione internazionale per lo sviluppo è condotto prendendo in considerazione diversi contesti istituzionali: sul piano della cooperazione multilaterale sono esaminati i sistemi di condizionalità sviluppati dalle principali Istituzioni finanziarie internazionali universali e regionali, nonché dall’Unione Europea; sul piano della cooperazione bilaterale sono esaminati i sistemi di condizionalità sviluppati dagli Stati, con particolare riguardo ad alcuni Paesi industrializzati che risultano avere una prassi più consolidata in tema di applicazione della condizionalità politica nella cooperazione allo sviluppo. I sistemi di condizionalità studiati non solo si fondano su presupposti, finalità e modalità operative differenti, ma riflettono inevitabilmente gli obiettivi, le funzioni, le competenze dell’istituzione che li pone in essere. L’approccio seguito nell’indagine è finalizzato a perseguire un duplice obiettivo: da un lato, quello di analizzare singolarmente i diversi sistemi di condizionalità nell’ambito della cooperazione internazionale (multilaterale e bilaterale) per lo sviluppo, esaminandone gli aspetti normativi e operativi peculiari (i diversi sistemi di condizionalità sviluppati si ricostruiscono a partire dall’inquadramento giuridico – individuazione della ratio e degli obiettivi, analisi del fondamento giuridico e della disciplina giuridica che ne regola l’applicazione – dello strumento della condizionalità nei singoli ordinamenti dei contesti istituzionali studiati) e, dall’altro quello di esaminare, in una prospettiva complessiva, i profili problematici che, alla luce del diritto internazionale, l’applicazione della condizionalità nella cooperazione internazionale per lo sviluppo comporta, soprattutto con riferimento ai rapporti tra condizionalità e principi generali del diritto internazionale. Storicamente, la condizionalità ha trovato ampia applicazione nel quadro degli interventi di sostegno finanziario per lo sviluppo realizzati dalle Istituzioni finanziarie internazionali. In particolare, le organizzazioni finanziarie di carattere universale (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale) hanno sviluppato sistemi assai complessi, che sono stati poi sostanzialmente riproposti anche dalle organizzazioni finanziarie di carattere regionale (Banche Regionali di Sviluppo, e in particolare: Inter-American Development Bank, Asian Development Bank, African Development Bank, European Bank for Reconstruction and Development). Le modalità di ricorso allo strumento della condizionalità, e soprattutto le misure oggetto delle clausole di condizionalità, sono stati oggetto di una significativa evoluzione che permette di individuare pertanto due possibili dimensioni della condizionalità nella cooperazione per lo

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sviluppo realizzata dalle Istituzioni finanziarie internazionali: una dimensione economica, relativa alla subordinazione della concessione di aiuti all’adozione da parte dello Stato beneficiario di misure di carattere essenzialmente economico, e una dimensione “politica”, riscontrabile nella prassi più recente, relativa alla subordinazione della concessione di aiuti all’adozione da parte dello Stato beneficiario di misure di carattere non economico (relative, ad esempio, alla good governance, ai diritti umani, all’ambiente). Il sistema di condizionalità sviluppato nel contesto delle relazioni esterne della Comunità e dell’Unione Europea e della politica comunitaria della cooperazione allo sviluppo, è invece prevalentemente caratterizzato dalla dimensione “politica” della condizionalità. In linea generale, tutti gli strumenti della cooperazione comunitaria allo sviluppo implicano l’applicazione di un maggiore o minore grado di condizionalità, per lo più di carattere politico, mediante il ricorso a clausole relative alla tutela e alla promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nonché dei principi democratici e dello stato di diritto. Nella stipulazione di accordi internazionali con Stati terzi (sia accordi relativi all’adesione di nuovi membri, sia accordi di cooperazione e partenariato, e tra questi in particolare gli accordi di partenariato con i Paesi ACP – Convenzioni di Lomé, Convenzione di Cotonou –) la Comunità è in grado di esercitare una notevole influenza subordinandone la conclusione al rispetto da parte dello Stato o degli Stati contraenti di determinati standard economici, politici o sociali, inserendo clausole di condizionalità politica, relative alla tutela dei diritti umani e delle istituzioni democratiche. In una visione di insieme dei vari contesti istituzionali studiati, il tema della condizionalità richiama immediatamente l’attenzione sul principio di non ingerenza negli affari interni e sul principio dell’eguaglianza sovrana degli Stati. La critica generalmente mossa all’applicazione della condizionalità nella cooperazione internazionale per lo sviluppo è che essa rappresenti uno strumento per una indebita ingerenza nella sfera domestica degli Stati da parte di Organizzazioni internazionali o altri Stati: la condizionalità infatti si caratterizza per una notevole capacità di incidere sull’organizzazione politica, economica, istituzionale degli Stati che necessitano di aiuti e che, proprio per questa necessità possiedono nella fase della “negoziazione” degli aiuti una “forza contrattuale” minima se non addirittura nulla.

Un’altra critica generalmente mossa alla condizionalità è che essa operi in violazione del principio dell’eguaglianza sovrana degli Stati: è evidente che tanto nella sua dimensione economica quanto nella sua dimensione politica tale strumento sia suscettibile di essere applicato solo nei confronti degli Stati svantaggiati che richiedono aiuti per lo sviluppo.

• Ivana Felicetti "Libertà dell'arte e intervento pubblico: il sistema del finanziamento nel settore cinematografico".

Dalle letture svolte nel corso del dottorato è maturato un interesse verso le problematiche connesse alla disciplina giuridica delle opere artistiche, con particolare riferimento al prodotto cinematografico, anche dal punto di vista del sostegno offerto dalle istituzioni pubbliche alla promozione di tali iniziative culturali.

Si tratta di una tematica che innanzi tutto intercetta precise disposizioni della Carta costituzionale, con riferimento sia alle diverse modalità di manifestazione libera del pensiero (art. 21 Cost.), sia all'efficacia della norma programmatica contenuta nell'art. 9, che attribuisce direttamente allo Stato il compito di promuovere lo sviluppo della cultura.

Nell'ottica del diritto amministrativo, poi, il tema delle politiche di intervento pubblico con riguardo alla produzione culturale interseca di certo la più ampia tematica delle prestazioni amministrative e, quindi, dell'erogazione dei servizi pubblici. In tal senso la verifica del possibile inquadramento dei

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servizi culturali tra i servizi pubblici costituisce il presupposto necessario al fine di collocare le diverse problematiche in argomento all'interno di un quadro sistematico ed omogeneo.

Allo stesso tempo l'idea di intervento pubblico presuppone in sè l'individuazione di criteri funzionali alla distribuzione delle risorse. Il che implica il ricorso ad una discrezionalità amministrativa i cui caratteri sono fortemente condizionati dalla peculiarità della materia culturale.

In tale contesto si collocano le tematiche più propriamente connesse alla disciplina positiva sul cinema, con particolare riferimento, quindi, al finanziamento pubblico delle opere cinematografiche. In particolare, la ricerca si orienta da una parte verso una verifica della obbligatorietà e della necessità di un sostegno pubblico alle iniziative cinematografiche, sulla base del dettato costituzionale; dall'altra si ipotizza, anche in una prospettiva d'indagine comparata con altre realtà europee, un'analisi dei sistemi di valutazione utilizzati dalle amministrazioni eroganti nella distribuzione delle risorse.

• Daniela Piccioni "La successione delle norme costituzionali e quella dei Trattati Europei.

L'obiettivo della tesi è verificare i rapporti e le interdipendenze tra i due fenomeni successori, analizzando preliminarmente le relative discipline nei due specifici ambiti, e successivamente andando a comparare i due ambiti di applicazione, approfondendo le due distinte ipotesi di successione delle norme costituzionali dovuta alla successione delle norme dei Trattati costituzionali dell'Unione Europea e la successione delle norme costituzionali dovuta alla successione delle norme di diritto derivato. • Antonella Ratti “LA TUTELA EUROPEA DEI DIRITTI DELLE MINORANZE

RELIGIOSE” Dottorato in “Discipline giuridiche pubblicistiche sulla tutela dei diritti fondamentali”.

Premessa una ricostruzione del concetto di minoranza - alla luce dei principali contributi dottrinali

sul punto – ed una valutazione delle sue molteplici connessioni con la storia dell’idea di tolleranza e

del diritto di libertà religiosa in Europa, il lavoro mira ad analizzare, anzitutto, le profonde

trasformazioni subite dagli Stati liberal-democratici occidentali, a partire dagli anni ’70 del secolo

appena trascorso, in senso multiculturale e multireligioso, sulla spinta di imponenti fenomeni

immigratori. La disomogeneità religiosa che ne è conseguita, e le pressanti domande per il

riconoscimento alla diversità rivolte agli apparati istituzionali dai nuovi soggetti abitanti lo spazio

pubblico europeo, hanno finito per rendere inadeguata la tradizionale impostazione speculativa in

materia di rapporti tra entità statuali e gruppi confessionali, che faceva del continente europeo una

realtà tripartita fra Stati caratterizzati da un modello di relazioni concordatarie con i gruppi religiosi

(Italia, Spagna e Germania), Stati contraddistinti dalla presenza di una Chiesa nazionale (area

anglosassone e del Nord Europa), e Stati orientati ad un regime di rigida separazione fra pubbliche

potestà e associazionismo spiritualmente orientato (Francia, Irlanda, Paesi Bassi e Belgio). Difatti,

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ben oltre tale classica tripartizione, è possibile rilevare quest’oggi un vero e proprio sistema europeo

unitario di relazioni fra le entità statuali e le organizzazioni confessionali, in cui il pieno

riconoscimento del diritto individuale e collettivo alla libertà religiosa assurge al rango di

fondamentale criterio ispiratore. Stante il ruolo guida svolto in tal senso dalla Convenzione europea

dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, che costituirà oggetto di una specifica trattazione,

soprattutto per quel che riguarda la giurisprudenza della Corte di Strasburgo in merito all’art. 9 della

Convenzione, il quale tutela la libertà di pensiero, di coscienza e di religione, lo studio si andrà

incentrando sulle caratteristiche odierne di questa comune piattaforma giuridica ai Paesi

dell’Occidente europeo, poggiante sul riconoscimento della generale operatività del principio di

uguaglianza degli individui e sul divieto di discriminazioni indotte dall’appartenenza religiosa o dai

convincimenti di natura ideologico-spirituale, sul conferimento della qualità di diritto pubblico

soggettivo alla libertà di religione e di credenza nelle sue esplicazioni a livello individuale e

associativo, sulla libertà individuale e collettiva di adesione, di mutazione o di abbandono delle

opzioni religiose socialmente rilevabili, nonché sull’attribuzione della massima latitudine alla

libertà di professione e di manifestazione della sensibilità religiosa, con il solo limite del rispetto

della complessiva legalità costituzionale. Poiché, tuttavia, residua ancor oggi in capo a molti Paesi,

e alle relative giurisdizioni, una costante tensione nel garantire il proprio sostegno in favore dei

gruppi confessionali maggiormente radicati nelle diverse realtà interne, così originando

regolamentazioni giuridiche irragionevolmente differenziate, ed ingiustificati casi di deminutio

nell’effettivo godimento della libertà religiosa proprio a danno delle minoranze, specie di quelle c.d.

labili, secondo la definizione datane dal Colaianni in un omonimo scritto, l’analisi si concentrerà

sulle virtualità dinamiche dei meccanismi di tutela sopranazionale dei diritti fondamentali della

persona umana, utile strumento per proteggere l’identità dei gruppi religiosi minoritari di recente

comparsa sullo scenario pubblico europeo, i quali non godono ancora di forza “contrattuale”

sufficiente nei confronti dei responsabili nazionali. Particolare attenzione sarà, peraltro, prestata a

quella che può considerarsi come la nuova frontiera della tolleranza, vale a dire l’inclusione delle

differenze nella sfera pubblica, di cui esempio paradigmatico è costituito dalla questione dei simboli

religiosi e dal suo complesso rapporto con il principio di laicità dello Stato, il cui carattere

inderogabile, considerata l’evoluzione storico-giuridica degli Stati europei, pone oggi ogni giudice

innanzi ad una difficile, quanto mai necessaria opera di bilanciamento fra la tutela del diritto del

singolo - specie se appartenente ad un raggruppamento minoritario - ad indossare i segni

identificativi del credo professato in un luogo pubblico, e la tutela della neutralità di quest’ultimo.

• Riccardo Maria Cremonini “Principio di solidarietà e doveri costituzionali”

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Breve abstract della tesi: Lo studio del principio di solidarietà e dei doveri costituzionali verrà affrontato attraverso

una duplice linea di analisi. Un excursus sulle origini e l’evoluzione giuridica costituiranno la base di analisi delle norme costituzionali di rilievo, indispensabili per delineare i contorni degli oggetti di indagine e precisarne i caratteri, avvalendosi di un riferimento costante alla giurisprudenza della Corte costituzionale.

Nell’ottica di un costituzionalismo multilivello non potrà prescindersi, naturalmente, dall’esame della rilevanza del principio solidaristico nell’ordinamento europeo. Risulterà interessante rilevare, in primo luogo, l’esistenza di un principio generale che tende a configurarsi in maniera alquanto singolare nelle diverse politiche dell’Unione; in secondo luogo, verrà considerata la tematica dei doveri comunitari, valutandone la compatibilità con la Costituzione italiana nonché individuando i soggetti passivi di tale obbligo.

• Chiara Lazzari “Successione della norma penale integratrice”. Riassunto della tesi di dottorato in diritto penale dell’economia e dell’ambiente in tema di

La tesi, allo stato, si compone di cinque capitoli che si articolano nel seguente modo: un capitolo

introduttivo e di ricostruzione storica dell’argomento della successione di leggi penali nel tempo; un

capitolo secondo in cui viene proposto il tema della successione della norma penale integratrice, e

indicate le varie questioni interpretative che questa problematica propone; un capitolo terzo nel

quale vengono analizzate le questioni, attualmente pendenti dinnanzi alle sezioni unite della Corte

di cassazione in subiecta materia; un capitolo quarto - di diritto comparato - in cui viene intentata

una analisi comparatistica in ordine alla successione della norma penale integratrice in altri

ordinamenti stranieri; un capitolo quinto in cui vengono illustrate le conclusioni.

• Generoso Di Leo “La tutela della proprietà e i limiti al potere di esproprio. L’art. 43 del T.U. espropriazione: profili problematici e condizioni di legittimità”.

Schema di tesi dottorale:

La ricerca dovrebbe mirare a delineare l’evoluzione dei margini di tutela che la “titolarità”

del diritto di proprietà ha ricevuto e riceve nel nostro ordinamento nei confronti dell’esercizio del

pubblico potere, per arrivare ad esprimere un giudizio sull’attuale livello di garanzia per i cittadini

in riferimento all’istituto del provvedimento di acquisizione in sanatoria di cui all’art. 43 del T.U.

sulle espropriazioni.

Il percorso di tale ricerca dovrebbe comprendere:

1) un generale esame delle fonti principali (Costituzione e Convenzione europea dei diritti) e dei

fondamenti dottrinali in materia di espropriazione per pubblica utilità; il punto di partenza quindi

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non potrà non essere una rapida sintesi del contenuto dell’art. 42 Cost. e dell’evoluzione della

disciplina dell’espropriazione per p.u.;

2) una ricostruzione critica dell’istituto dell’accessione invertita come delineato nel tempo dalla

giurisprudenza.

Sarà dato particolare spazio alle problematiche ancora aperte e di “attualità”, come le questioni di

giurisdizione sulle occupazioni illegittime.

Tale indagine sarà inoltre occasione per approfondire i fondamenti della tutela della proprietà nella

giurisprudenza della CEDU;

3) Dopo aver accennato alle linee guida del testo unico sull’espropriazione, si approfondirà in senso

critico il contenuto e il significato sistematico dell’art. 43 T.U. espropriazione, le sue possibili

interpretazioni e soprattutto la diagnosi dei casi di sua legittima applicabilità in concreto.

In relazione a tale norma si dovranno affrontare e “risolvere”:

a) problemi di legalità dei presupposti: alla base dell’istituto vi sarebbe comunque un

comportamento illecito e sembrerebbe quindi permanere l’impostazione scorretta della “sanatoria”,

indice primario di scarsa tutela sostanziale per il privato;

b) problemi di quantificazione del danno: la possibilità che il risarcimento integrale sia

escluso nei casi previsti dalla legge, ove esercitata in modo indiscriminato, si porrebbe in contrasto

con il minimo di tutela richiesto dall’ordinamento;

c) problemi di definizione della nozione di interesse pubblico: una sua accezione più estesa,

rispetto alla pubblica utilità, darebbe alla P.A. margini di manovra assai ampi;

d) problemi di reale applicazione posti dalla giurisprudenza più recente.

In particolare sarà necessario ricostruire con precisione e in concreto la nozione di “eccezionalità di

utilizzo” che la giurisprudenza del Consiglio di Stato (su tutte A.P. 2 del 2005) ha affermato

(genericamente) costituire il limite alla legittima applicabilità della fattispecie di cui all’art. 43;

e) in tale quadro bisognerà verificare i poteri del giudice nelle valutazioni di cui al

quarto comma dell’art. 43 circa l’esclusione della restituzione del bene, evidenziando i

problemi legati alla totale discrezionalità dell’organo giudicante (la norma non da alcuna

indicazione in merito, neanche in via generale);

f) un esame della rilevanza primaria da dare all’elemento temporale (tempestività del

provvedimento di acquisizione) come condizione di legittimità e prova della straordinarietà delle

esigenze (rectius: interesse pubblico);

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4) le conclusioni dovrebbero riguardare proprio il globale giudizio sui problematici limiti di

compatibilità dell’art. 43 con le tutele richieste nel nostro ordinamento dalla normativa

fondamentale (in riferimento anche al primo protocollo addizionale alla CEDU) per un legittimo

esercizio del potere di esproprio.

Il percorso così delineato sicuramente insiste su un campo di azione assai vasto: sarà necessario

allora evitare la trattazione estesa di taluni profili istituzionali (come le espropriazioni sostanziali, le

questioni più strettamente procedurali e le storiche vicende della quantificazione del danno), ma

avere sempre come angolo di visuale quello dei limiti dell’esercizio del potere espropriativo della

P.A.

• Luisa Gabriele “La disapplicazione dell’atto amministrativo da parte del giudice penale”

TUTOR : Prof. Pier Michele Quarta. In prima battuta si provvederà ad analizzare le diverse tecniche normative attraverso le quali il diritto amministrativo afferisce al diritto penale. L’ambito d’indagine sarà ristretto alle fattispecie penali riguardanti l’ambiente e l’urbanistica e, relativamente alle stesse, maggiore attenzione sarà rivolta all’analisi di quelle in cui le sanzioni penali sono comminate in caso di attività edilizia intrapresa senza previa autorizzazione della pubblica amministrazione. Relativamente a quest’ultima tipologia di fattispecie penali, sarà ricostruito il dibattito dottrinale e giurisprudenziale al fine di individuare gli approdi raggiunti riguardo ai poteri del giudice penale in sede di cognizione delle fattispecie concrete riconducibili a quelle da ultimo indicate. In questa fase del lavoro, particolare considerazione sarà rivolta alle tre sentenze a Sezioni Unite – 1987 sentenza Giordano; 1989 sentenza Bisceglie; 1993 sentenza Borgia – con cui la Cassazione ha espresso la propria posizione sull’interpretazione degli artt. 4 e 5 della legge sull’abolizione del contenzioso amministrativo, riguardanti il potere del giudice ordinario di disapplicare il provvedimento amministrativo illegittimo, con riguardo ai reati di cui all’art. 20 L. 47/1985. Non si mancherà, inoltre, di esaminare le diverse posizioni assunte in merito dalla dottrina penalistica. L’ultima parte del lavoro sarà, invece, dedicata alla comparazione tra l’esperienza italiana e quella di alcuni Paesi dell’area europea.

• Paludi Mario :”Il sistema di brevetti nel Trips” "L’oggetto dello studio riguarda il sistema delle proprietà intellettuali così come regolamentato dall’Accordo TRIPs intervenuto in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio. In particolare ci si sofferma sulla disciplina del diritto di brevetto, analizzando i casi in cui è emersa l’esigenza di un’applicazione più flessibile della normativa internazionale di tutela dei diritti esclusivi, come riscontrato di campo farmaceutico a seguito di emergenze sanitarie, specie in paesi c.d. in via di sviluppo."

• Tiziana Mascia Libertà di scelta in materia procreativa La vita, la nascita, la possibilità di procreare, l’autonomia dell’individuo sono questioni che richiedono il raggiungimento di un difficile quanto indispensabile compromesso tra le diverse anime che costituiscono l’opinione pubblica e la morale collettiva. La tesi di dottorato recante il

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titolo “Libertà di scelta in materia procreativa” si propone di verificare, partendo dall’analisi della legislazione e della giurisprudenza italiana in tema di aborto e procreazione assistita e procedendo con l’analisi della legislazione e della giurisprudenza di alcuni Paesi dell’Unione Europea, fra cui, in particolare Spagna e Francia, nonché delle sentenze della Corte di Lussemburgo e di Strasburgo in materia, in che modo in Europa si stia cercando di raggiungere tale importantissimo compromesso. In altre parole, questo lavoro si prefigge di mostrare come a livello interno e internazionale si stia provando a contemperare il diritto alla vita del nascituro con quello all’autoderminazione della coppia e, in particolare, della donna. Il fine ultimo della trattazione è quello di accertare se sia presente una sorta di communis opinio, derivante principalmente dall’incontro-scontro e dal “bilanciamento” del principio della sacralità della vita con quello della volontà e del consenso, e di evidenziare quali problemi lasci aperti. • LOBELLO TIZIANA “I DIRITTI CIVILI E SOCIALI E L’ORDINAMENTO

REGIONALE”

I molteplici fattori che hanno portato alla crisi dello stato nazionale, quali l’amministrativizzazione della legge, la perdita di sovranità economica, la crisi del centralismo istituzionale, la nascita di nuovi centri di potere, hanno comportato un ripensamento sulla capacità dello Stato a far fronte ai bisogni dei cittadini. Lo Stato non è più centro propulsore del progresso economico ma “stato regolatore”, e all’interno di ciascuno stato nazionale si verifica un processo di frammentazione dei centri di sovranità, per cui la materia dei diritti non è più riservata alle costituzioni nazionali, ma ad un numero di “costituzioni locali” destinate a coordinarsi con la prima. Il potenziamento dell’autonomia regionale costituisce, oggi, un presupposto necessario per offrire una risposta più adeguata al soddisfacimento dei bisogni dei cittadini. Proprio il caso italiano mostra come la richiesta di autonomia degli enti territoriali sia un fenomeno dilagante, e le riforme costituzionali intervenute negli ultimi anni nel nostro ordinamento, sono la risposta lampante a questa richiesta.

La tensione tra uniformità e differenziazione trova il suo snodo centrale nella risposta a “quale sia il

livello di disuguaglianza accettabile”. Nel rispondere a tale domanda, abbiamo tenuto in debito

conto che l’attuazione del federalismo in Italia deve tener conto di un triste dato che da anni divide

il nostro Paese: l’esistenza di regioni economiche svantaggiate rende necessario un intervento

perequativo da parte del potere centrale a favore di questa parte di territorio. Ciò esclude la

possibilità di pensare ad un federalismo di tipo competitivo o concorrenziale per il nostro Paese,

mentre un modello cooperativo di Stato federale potrebbe rappresentare un punto di incontro tra le

esigenze del decentramento e l’esigenza di adeguate garanzie dei diritti.

Inoltre nel corso del presente lavoro è stato considerato un ulteriore profilo: l’insufficienza del

settore pubblico ha portato alla privatizzazione della quasi totalità dei servizi pubblici. L’arretrarsi

dello Stato lascia il posto ad un sistema complesso in cui il pubblico si intreccia con il privato, e,

l’autonomia dei privati ha comportato la creazione di una sorta di ordinamento non statale per la

risoluzione di determinate controversie. Sotto questo profilo si è cercato di mettere in luce come la

corretta attuazione delle riforme costituzionali in Italia potrebbe rappresentare un modo “per

ridefinire i rapporti tra Stato società e mercato”, riservando un ruolo di primo piano agli attori

sociali, privilegiando il principio di sussidiarietà ai rapporti gerarchici tra enti, e con maggiore

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possibilità di rapportarsi in maniera più efficace alle esigenze dei cittadini, naturalmente

differenziate sul territorio.

Tutto ciò non ci permette però di sostenere il “tramonto degli stati nazionali”. Questi

continuano a svolgere un ruolo centrale sia nel controllo delle dinamiche internazionali sia

all’interno del proprio territorio, come garante dell’unità in un sistema pur ampiamente

differenziato.

• MONICA SCIARRA “PROFILI COSTITUZIONALI DELLA TUTELA DELL’AMBIENTE”. Sintesi della tesi: Partendo dall’analisi della relazione che esiste tra: ambiente e paesaggio si inizierà, come prima cosa, con la ricostruzione di una nozione giuridicamente rilevante di questi con una puntuale analisi dottrinale e giurisprudenziale, interna e comunitaria, di queste definizioni giuridiche. Tale discorso potrebbe essere ampliato ad una esame comparato con riferimento ad alcuni Paesi che presentano espressamente nelle loro Carte Costituzionali tali nozioni. Successivamente verrà analizzata la tutela dell’ambiente e del paesaggio in ambito costituzionale con riferimento all’artt. 9 e 117 , 2° comma lett. s), Cost., nonché il problema delle materie trasversali, del modello della sussidiarità e dell’integrazione, tale analisi comporterà uno studio della più rilevante giurisprudenza costituzionale in materia. Inoltre sarà oggetto di particolare attenzione lo studio delle situazioni giuridiche soggettive (ad es. diritto alla salute, libertà di iniziativa economica con riferimento anche alla produzione di OGM, diritto di proprietà, libertà di circolazione delle merci) su cui incidono la tutela dell’ambiente del paesaggio nonchè il ruolo delle associazioni e se possa ritenersi esistente o meno un diritto del singolo all’ambiente. Degno di attenzione sarà anche l’evoluzione della politica ambientale comunitaria dalle sue origini fino ai nostri giorni. Infine l’ultimo capitolo riguarderà un breve studio della legislazione interna in materia di ambiente e paesaggio con particolare attenzioni alle leggi istitutive del Ministero dell’Ambiente e successive riforme, nonché dell’evoluzione legislative in tale settore. • Cristina Forte “I criteri di imputazione della responsabilità amministrativa dell’ente ai sensi del D.Lgs. 8.06.2001 n. 231”

Il forte significato innovativo della disciplina della responsabilità “amministrativa” delle persone

giuridiche e delle associazioni introdotta con il D.Lgs. 231/2001, testimoniato anche dal grande

interesse per il tema mostrato dagli studiosi del diritto, impone, nel capitolo introduttivo

dell’elaborato, la trattazione del tema della reale natura giuridica della responsabilità c.d. da reato

degli enti collettivi nonché la legittimazione sul piano costituzionale del microsistema punitivo

rivolto alle persone giuridiche.

Delineato anche il quadro relativo all’ambito di applicazione soggettivo del decreto de quo, sul

quale si è registrata la prima pronuncia della Cassazione, il tema centrale della tesi è dedicato

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all’esame della disciplina dei criteri obiettivi e soggettivi di imputazione del reato all’ente, la cui

analisi impegnerà i capitoli centrali della tesi.

In tale prospettiva, verranno quindi analizzate approfonditamente le diverse ipotesi disciplinate

dall’art. 5 del decreto, che subordina la responsabilità dell’ente all’accertamento dei reati commessi

nel suo interesse o a suo vantaggio, distinguendo l’ipotesi in cui il reato è commesso da un soggetto

in posizione apicale dall’ipotesi in cui il reato è commesso da un sottoposto, ovvero a seconda del

rapporto organico che lega l’ente alla persona fisica autrice del reato.

La definizione dell’ambito applicativo della responsabilità all’ente si perfeziona attraverso l’esame

del paradigma della colpevolezza dell’ente, della disciplina dei meccanismi esimenti ovvero dei cd

modelli di organizzazione, il cui studio permette di circoscrivere i limiti entro cui il rischio

collegato all’attività di impresa risulta consentito escludendo la possibilità di muovere addebiti

all’ente.

Da ultimo, e non per importanza, la tesi si propone di offrire anche un contributo in tema di

ricostruzione “teologicamente orientata” del complesso quadro sanzionatorio introdotto dal

legislatore del 2001, nonchè sul procedimento di accertamento e di applicazione delle sanzioni.

L’intera trattazione è corredata da un approfondimento delle pronunce giurisprudenziali più

significative sul tema e da una compiuta analisi delle impostazioni dottrinarie nonché dall’esame

comparato delle scelte del nostro legislatore con le esperienze maturate sia nei Paesi che da tempo

conoscono la responsabilità della persona giuridica sia con riferimento alle esperienze di quei Paesi

che, come l’Italia, solo di recente, hanno introdotto tale necessaria ma avversata forma di

responsabilità.

• Gianluca Braga La circolazione transnazionale delle persone dinanzi alla sovranità territoriale dello Stato.

L’immigrazione è uno dei fenomeni che, nelle società occidentali, stanno segnando maggiormente la presente epoca. Attualmente, le politiche degli Stati che sono meta dei flussi migratori si fondano sulla presunzione di supremazia della sovranità statale rispetto ad un’ipotetica libertà di circolazione transnazionale delle persone. Cosicché in nessun ordinamento statale, né in quello internazionale, è riconosciuto un diritto soggettivo dello straniero di fare ingresso nel territorio nazionale e la decisione al riguardo è rimessa interamente alla discrezionalità dei legislatori. Lo studio si propone di indagare le ragioni che hanno condotto alla definitiva affermazione di tale primato degli Stati nazionali e le possibili forme di controllo sulle decisioni statali, in modo da valorizzare – pur in mancanza del riconoscimento di una posizione di diritto soggettivo – l’istanza dello straniero che intende entrare e stabilirsi in un Paese diverso dal proprio. Non manca, inoltre, una sintetica disamina della normativa dell’Unione europea in materia. • DI SCIASCIO ALESSANDRO “La tutela dei diritti fondamentali e l’intervento sostitutivo nell’esercizio dell’attività amministrativa”

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Innanzitutto l’attività di ricerca è stata volta all’approfondimento delle problematiche emerse dalla tesi di dottorato dedicata al potere sostituivo, sia con letture specifiche sia con l’analisi della giurisprudenza. In particolare, si è analizzata la giurisprudenza costituzionale e amministrativa per delimitare l’ambito di applicazione di tale potere, inteso come strumento di tutela dei diritti fondamentali, in relazione con i principi del buon andamento e dell’imparzialità amministrativa. Dall’analisi è emerso che la sostituzione, in particolare quella amministrativa, oggi non può non essere concepita senza tener presente i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni nel nostro ordinamento. In particolare, con la creazione di un ordinamento sovraordinato, quello comunitario, e con la crisi del modello tradizionale di amministrazione ci si è resi conto che la sostituzione amministrativa assume interesse non più (solo) come strumento a disposizione di un soggetto posto in una situazione di supremazia, quanto piuttosto come strumento per la tutela di interessi rilevanti nella sfera pubblica che, essendo variamente connessi con altri interessi, possono trovare soddisfazione solo in modo congiunto con questi ultimi, e rischiano quindi di subire un pregiudizio a causa dell’inerzia dei loro titolari. Alla luce di queste considerazioni emerge un altro aspetto rilevante della sostituzione amministrativa, quello della responsabilità del sostituito per il perseguimento dei risultati, finali o intermedi, che l’ordinamento gli affida e nella quale si evidenzia concretamente il proprio dovere di amministrare. Si tratta di una responsabilità non rivolta tanto verso la dimensione astratta della persona giuridica della pubblica amministrazione, bensì verso la figura concreta degli altri titolari di interessi che sono coinvolti nella dinamica del perseguimento dell’interesse generale. I sostituti, attraverso il rimedio della sostituzione, possono fare valere tale responsabilità in modo immediato e nell’ambito stesso della procedura in corso, avendo di mira non tanto l’adozione di una sanzione nei confronti di chi rimane inerte, quanto piuttosto il raggiungimento di un risultato concreto. Con esso dunque si mira al conseguimento del bene della vita in cui quel risultato si traduce e che deve sempre costituire l’obiettivo primario dell’attività amministrativa. Si sono svolti, inoltre, studi comparati con l’intenzione di trovare punti di contatto tra il nostro istituto e quelli extra italiani. • Guerrieri Luigi La colpevolezza nel D.Lgs. 231/2001”

La tesi di dottorato svilupperà gli aspetti problematici relativi all’inquadramento dogmatico della

colpevolezza nella disciplina della responsabilità amministrativo – penale degli enti di cui al dlgv

231/2001.

In particolare si analizzerà il sistema della “colpa di organizzazione” mediante la definizione dei

c.d.”compliance programs”, mutuati dall’esperienza anglosassone.

Si evidenzierà la difficoltà teorica nell’elaborazione di un nuovo concetto della colpevolezza che

includa la responsabilità di entità collettive, dalla nostra tradizione giuridica da sempre non passibili

di sanzione penale (societas delinquere non potest).

Si vaglierà infine l’esito e la funzionalità della nuova normativa alla luce delle prime pronunce

giurisprudenziali, con particolare riguardo alla modalità di iscrizione soggettiva dei reati in capo

agli enti, nelle due diverse modalità della responsabilità dei vertici apicali e della responsabilità dei

sottoposti.

Graziano Ciafardoni

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Il rapporto tra la riservatezza e il diritto di accesso ai documenti amministrativi.

L’oggetto della presente tesi di dottorato riguarda la disamina del rapporto

intercorrente tra il diritto di accesso ai documenti amministrativi e la tutela della

riservatezza.

Nell’affrontare un simile compito, ci si è resi subito reso conto della

molteplicità delle tesi elaborate sul rapporto tra la riservatezza ed il diritto di

acceso, molteplicità che deriva direttamente dalla dibattuta natura dell’una e

dell’altra situazione, nonché dalla diversa origine delle medesime.

Si è cercato, pertanto, di determinare, in primo luogo, l’origine, la natura

nonché il fondamento normativo-costituzionale sia del diritto di accesso, sia del

diritto alla riservatezza.

Dall’analisi svolta si è desunto che l’esigenza di una tutela del diritto alla

riservatezza ha carattere sopranazionale: la sua origine è di natura oltreocanica. I

padri possono essere considerati Warren, e Brandeis che nel 1890 pubblicano

l’articolo oggi ritenuto il fondamento del right of privacy.

Nel nostro ordinamento fin da subito si è posto il problema

dell’inquadramento del diritto alla personalità: c’è, infatti, chi ha ritenuto che

nessuna norma di diritto positivo riconoscesse espressamente l’asserito diritto alla

riservatezza, né che alcuna norma costituzionale potesse essere estesa per

analogia alla riservatezza (Pugliese). Altri, al contrario, sostengono che la persona

umana è un valore unitario; esiste un unico diritto della personalità al di là delle

specifiche e molteplici esplicazioni particolari (Giampiccolo).

I primi casi di emersione del diritto alla riservatezza si collocano negli

anni Cinquanta. La corte di Cassazione, peraltro, arriva nel 1975 a dichiarare

senza remore e definitivamente l’esistenza del diritto alla riservatezza

nell’ordinamento italiano (Cass. 27/05/75, n. 2129), affermando che “tale diritto

non solo trova esplicito fondamento nel sistema, ma trova una serie di espliciti

riferimenti nelle norme costituzionali e ordinarie e in molteplici deliberazioni di

carattere internazionale”. Il diritto alla riservatezza viene considerato uno dei

fondamentali diritti della personalità.

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In un simile contesto, si è poi inserita la L. 675/96 la quale ha avuto una

duplice importanza: ha positivizzato due figure di creazione pretoria, quali il

diritto alla riservatezza e l’identità personale; inoltre, ha segnato il punto di arrivo

degli sforzi di dottrina e giurisprudenza tesi, fino a quel momento, a dare tutela

alla riservatezza e all’identità personale.

Il diritto di accesso ai documenti amministrativi, previsto dalla legge n.

241/90, è il termine di confronto della tesi che si intende svolgere, rilevante nello

scontro con il diritto alla riservatezza, oggi previsto e disciplinato dal D.Lgs.

196/03.

Il diritto di accesso è informato ai criteri di economicità, efficienza e

pubblicità dell’azione amministrativa. Quale espressione del diritto

all’informazione si inserisce nell’ampio panorama dei nuovi diritti fondamentali

della Costituzione ed in particolare tra quelli esercitabili dal privato nei confronti

dei pubblici poteri.

Massima espressione del principio della circolazione delle informazioni è

il diritto di accesso ai documenti (art. 22, L. 241/90), il quale si esplica nelle due

componenti della semplice visione degli atti del procedimento oppure nella forma

più penetrante dell’estrazione di copie degli stessi, ed è attribuito al soggetto

titolare di una situazione giuridica rilevante.

Il diritto di accesso ai documenti amministrativi rinviene il proprio

fondamento sul piano costituzionale, per quanto non mancano orientamenti

dubitativi, in considerazione dell’assenza di una espressa previsione

costituzionale.

E’ chiaro che la protezione della riservatezza si tradurrebbe nella naturale

erosione dell’area applicativa della norma sul diritto di accesso tutte le volte che

l’accesso ai documenti in possesso della P.A. si oggettivizzi su documenti capaci

di rivelare aspetti inerenti alla sfera intima della persona.

Viceversa, il primato del diritto di accesso ai documenti amministrativi,

annoverato tra i diritti fondamentali, comporterebbe la irrimediabile sconfitta del

diritto alla riservatezza. L’intervento legislativo sulla tutela del trattamento dei

dati personali realizza oggi un sistema di tutela rafforzato della privacy, la quale

guadagna una posizione di privilegio a quella da assegnare ad altri valori, anche

fondamentali, che con essa vengano a configgere.

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L’aspetto di maggiore difficoltà è rappresentato dalla ricerca di un punto di

equilibrio e di composizione del conflitto fra gli individuati opposti valori.

Peraltro, nei primi mesi del 2005, per la precisione il 21 febbraio, è stata

pubblicata la n. 15/2005 contenente modifiche ed integrazioni alla legge

241/1990, concernenti norme generali sull’azione amministrativa.

Il disposto normativo in argomento ha introdotto modifiche sostanziali e

rilevanti della disciplina del diritto di accesso, ribadendo, innanzitutto, il criterio

della trasparenza, come elemento essenziale dell’attività amministrativa e ha

introdotto, all’art. 1 della legge 241/1990, il riferimento ai principi

dell’ordinamento comunitario quale base aggiuntiva su cui la medesima attività

amministrativa deve essere esercitata.

L a legge n. 15/2005 ha inteso in sostanza perseguire il fine di potenziare il

diritto di accesso ai documenti amministrativi e di rinforzare, conseguentemente,

gli strumenti idonei a rendere effettivo l’esercizio concreto del diritto stesso

Le modifiche introdotte dalla legge 15 del 2005 intendono adattare,

inoltre, la normativa sul procedimento amministrativo, e sul diritto di accesso in

particolare, alle disposizioni intervenute successivamente al 1990, quali codice

sulla privacy, diritto comunitario e riforma del titolo V della Costituzione

Dal lato della tutela della riservatezza, si ricordi che dopo sette anni, la

legge 31 dicembre 1996, n. 675, e con essa dieci decreti legislativi integrativi e

modificativi nonché diverse norme di rango regolamentare, è stata abrogata,

lasciando il posto al D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196, denominato “Codice sulla

protezione dei dati personali”.

In termini generali, si può affermare che il codice è un testo ibrido, in

quanto se da un lato ha l’indubbio pregio di aver comunque tentato un’opera di

sistemazione della materia, dall’altro, ha peccato nell’ambizione di accorpare tutte

le norme che a vario titolo tutelano la riservatezza della persona, le quali, in molti

casi, costituiscono un unicum con quelle che regolamentano un determinato

settore. Si può, pertanto, affermare che il D.Lgs. 196/03 presenta luci ed ombre.

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Alla luce dei nuovi riferimenti normativi si è cercato, pertanto, di

affrontare nuovamente il punto centrale della questione dibattuta: vale a dire, la

ricerca di un punto di equilibrio tra il diritto di accesso e la riservatezza, il quale

deriva direttamente dall’individuazione della natura giuridica dell’una e dell’altra

situazione.

La questione sulla natura giuridica sia del diritto di accesso che della

riservatezza era tutt’altro che pacifica già precedentemente all’introduzione delle

modifiche normative sopraccitate. È evidente che il dibattito si è ulteriormente

infittito in seguito all’adozione del codice sulla privacy e, da ultimo, della legge

15 del 2005.

Peraltro, in tale contesto, la giurisprudenza riveste un ruolo determinante.

Precedentemente, l’unica possibilità ricostruttiva sembrava essere quella

tesa ad affermare il primato del diritto di accesso sul diritto alla riservatezza, tesi

fatta propria anche dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato.

E’ chiaro, pertanto, che l’analisi fino ad ora svolta non può non fare i conti

con i nuovi orientamenti giurisprudenziali che si stanno affermando a commento

ed a seguito delle modifiche normative.

8.3 9. Risultati della ricerca (per la compilazione di questa parte vedere schema allegato) 9.1 esperienze maturate e risultati a)breve paragrafo descrittivo per illustrare la natura dei risultati più significativi e caratteristici b)elenco dettagliato - - - 9.2 attrezzature di particolare rilievo a) Paragrafo descrittivo delle attrezzature significative disponibili e campo di applicazione b) tra le grandi attrezzature si segnalano - - - 9.3 ricaduta applicativa della ricerca a) paragrafo generale descrittivo b) in particolare hanno le seguenti possibilità applicative -

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- - 9.4 pubblicazioni (indicare IF) Pubblicazioni su riviste internazionali con refereee Elenco con scheda (allegato 1) per ciascun lavoro Pubblicazioni su riviste nazionali con referee Elenco con scheda (allegato 1)per ciascun lavoro Pubblicazioni su riviste Elenco con scheda (allegato 1) per ciascun lavoro Partecipazioni a congressi internazionali (abstracts) Elenco Partecipazione a congressi nazionali Elenco Convegni Elenco Libri Elenco Capitoli di libri Elenco Organizzazioni di congressi e convegni Elenco Iniziative con interazioni con settore produttivo Elenco Iniziative culturali di interazione con l’esterno Elenco 10. VALUTAZIONE CONCLUSIVA DEL DIRETTORE

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La valutazione del Direttore è pienamente positiva per tutti gli aspetti individuati in ordine all’attività del Dipartimento. Francesco Rimoli