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Orazio Giancola e Luca Salmieri

Bozza – Work in [email protected]

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Facoltà di Sociologia Dipartimento Innovazione e Società

SEMPER - Seminario permanente sulle politiche sociali e formative e l’empowerment del cittadino

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È possibile identificare tipologie cross-nazionali riguardanti modelli di conciliazione tra lavoro e cura dei figli?

Per comprendere i cambiamenti relativi alla divisione di genere del lavoro, ai sistemi di conciliazione e alle forme di sostegno pubblico alle famiglie con figli è stato proposto un numero significativo di modelli.

Ad esempio, Blossfeld e Drobnic (2001), Hakim (2003), Esping-Andersen (1990,1999), Lewis (1992, 2002a, 2002b), Pfau-Effinger (1998-2000) e Warren (2000) hanno elaborato tipologie che tentano di descrivere modelli che combinano le variabili relative al lavoro, al welfare e alla famiglia, tenendo al tempo stesso presente i ‘regimi’ di genere in cui tali modelli sono inscritti.

Secondo l’approccio femminista e in particolare i contributi di Sainsbury (1994) e Orloff (1993), la divisione di genere del lavoro retribuito e non retribuito devono costituire il perno della definizione dei modelli prevalenti di conciliazione.

Come risaputo, il contributo principale alla modellizzazione proviene dal lavoro di Esping-Andersen sui sistemi di welfare occidentali. A partire da questa base, si sono aggiunte via via diverse specifiche caratterizzanti ciascun Paese o gruppo di Paesi, in funzione del tipo di occupazione retribuita delle donne, del livello di intervento pubblico e quindi di decommodification nel lavoro di cura, del tipo di politiche intraprese a favore della partecipazione femminile al mercato del lavoro.

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Nella maggioranza dei casi, la definizione di una tipologia è avvenuta sulla scorta di preferenze per un approccio strutturalista oppure culturale e normativo.

Nel primo caso si attribuisce molta enfasi alle strutture istituzionali di un Paese che favoriscono o frenano l’occupazione femminile e si combinano tali aspetti con diversi sistemi di breadwinning (Lewis, 1992; Rubery e Fagan, 1999).

Nel secondo, invece, si preferisce seguire la pista delle attitudini e degli orientamenti degli individui. Pertanto l’approccio culturalistico privilegia le spiegazioni basate su i ‘contratti di genere’ e quindi sulle norme, sui valori e sulle preferenze che si agganciano a specifiche forme di divisione sessuale del lavoro (Duncan, 1998; Blossfeld e Hakim, 1997; Hakim, 1997, Pfau-Effinger, 1998).

Prendendo in considerazione una visione che tende ad essegnare uguale importanza al peso esercitato dalle politiche, dalle pratiche e dalle aspettative sulle forme di conciliazione tra lavoro e cura dei figli, è stata avanzata un’interessante sintesi tra l’approccio strutturalista e quello culturalista (Haas, 2005).

Questa visione, tuttavia, per quanto più aderente alla realtà, o meglio proprio perché più aderente alla realtà, non consente di stabilire per ciascun paese un modello di WLB di riferimento.

Vediamo qualis sono i motivi dell’impossibilità di definire modelli nazionali.

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1) Vi sono diverse politiche che possono influenzare direttamente o indirettamente l’uguaglianza di genere. Tuttavia, analizzare nel dettaglio le misure di tali politiche produce una serie di discrepanze. Ad esempio, una determinata politica fiscale potrebbese essere in contraddizione con gli sforzi tesi ad accrescere la partecipazione femminile al mercato del lavoro o ancora una politica di sostegno alla diffusione del part-femminile potrebbe rivelarsi inefficace perché utlizzata dalle aziende in prevalenza a favore delle giovani donne senza figli. Lewis ha sottolineato come non esista nessun tipo di politica capace di offrire da sola una soluzione coerente al problema della conciliazione tra lavoro retribuito e lavoro di cura.

2) Le dinamiche di decentralizzazione dei sistemi di welfare rendono ancora più eterogenea la gamma di politiche che vengono elaborate a livello nazionale.

3) Se si prendono in considerazione le variabili culturali, ciascun Paese presenta un quadro frammentato circa le aspettative e le preferenze da parte delle famiglie.

4) Naturalmente le variabili demografiche, la stratificazione occupazionale, i livelli di istruzione, le differenze etniche, le diverse fasi del ciclo familiare, intersecandosi tra loro danno vita a diversi modelli di WLB all’interno di uno stesso Paese.

5) L’analisi basata sull’interdipendenza tra politiche, pratiche e orientamenti deve contemperare le differenze tra uomini e donne, non come tra due diversi aggregati della popolazione, ma in funzione della partnership all’interno della famiglia, rendendo così il quadro nazionale ancora più complicato.

6) Intrecciando politiche, pratiche e culture, ciascun Paese può risultare interno ad un modello di politiche assieme a determinati Paesi, mentre per le pratiche e le culture risulta associato ad altri Paesi ancora.

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Ne consegue che la sintesi tra approcci diversi è possibile soltanto sul piano dell’analisi. Da un punto di vista meramente astratto, l’incrocio delle 3 dimensioni produce 5 modelli di Work-Life Balance.

PRATICHE POLITICHE CULTURE

AUSTRIA traditional egalitarian

traditionalmodified

traditionalmodified

PAESI BASSI traditionalmodified

modifieduniversal

modifieduniversal

SVEZIA modified

egalitarian

modifiedegalitarianuniversal

modifiedegalitarianuniversal

Haas, B. (2005) The Work-Care Balance: Is it Possible to Identify Typologies for Cross-National Comparisons? Current Sociology. Vol.53, No.3, 487-508.

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Esping-Andersen, G. (1990) The three worlds of welfare capitalism. Princeton, N.J.: Princeton University Press.Lewis, J. (1992) Gender and the development of Welfare Regimes. Journal of European Social Policy Vol. 2, No. 3, 159-73 (2000) Gender and Welfare State Change, European Societies, Vol.4, No.4, 331-57Ferrera, M. (1996) The 'Southern Model' of Welfare in Social Europe. Journal of European Social Policy, Vol. 6, No. 1, 17-37 Pfau-Effinger, B. (1998) Gender Cultures and the Gender Arrangement. A Theoretical Framework for Cross-National Gender Research. Innovation, Vol.11, No.2, 147-166. (2000) Conclusion: gender cultures, gender arrangements and social change in the European context. Routledge research in gender and society. Vol.5, 262-276.Haas, B. (2005) The Work-Care Balance: Is it Possible to Identify Typologies for Cross-National Comparisons? Current Sociology. Vol.53, No.3, 487-508.Workcare project (2007-in progress) Social quality and the changing relationship between work, care and welfare in Europe, http://www.abdn.ac.uk/socsci/research/nec/workcare

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Premessa

Se non è possibile individuare modelli di WLB in cui inserire in modo univoco ciascun Paese dell’Unione Europea, riteniamo sia possibile invece eseguire un esperimento di comparazione per valutare l’esistenza di cluster di paesi: verificare, cioè, se da un punto di vista delle correlazioni tra le principali variabili di WLB emergono insiemi di paesi che si assomigliano per i dati che risultano.

In tal modo, anziché collocare un paese in un modello di WLB, potremo avvicinare un paese ad altri che nei fatti presentano dati e correlazioni simili, senza così privilegiare né l’ottica delle politiche, né quella delle sole pratiche, né tanto meno quella degli orientamenti.

Obiettivi e procedimento

Confrontare gli item diretti della conciliazione tra lavoro e cura dei figli nei principali paesi dell’Unione Europea

Individuare eventuali cluster, e non modelli, di Paesi che presentano convergenze e similitudini per la combinazione di item diretti di conciliazione delle attività di lavoro e cura dei figli

Valutare la portata delle correlazioni

Individuare altre variabili che influenzano i cluster di conciliazione, il tasso di occupazione femminile e il tasso di fertilità

Verificare se e come tali variabili alterano i cluster di paesi individuati.

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Item diretti: Copertura childcare 0-2 anni; Part femminile su occupazione femminile; Effettiva durata media dei congedi; Incidenza della spesa pubblica per le famiglie sul Pil.

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L’ ACM (Analisi delle Corrispondenze Multiple) è una delle tecniche di sintesi più potenti a disposizione dei ricercatori che usano dati statistici.

La tecnica tiene conto di tutte le variabili utilizzate in modo simultaneo al fine di “estrarre” delle dimensioni latenti e di individuare similarità tra gruppi di variabili e gruppi di casi (in questo caso le nazioni).

Inoltre l’ACM permette di distinguere tra varabili “attive” (che concorrono a creare le tipologie di casi, i cluster) e variabili “illustrative (che servono a interpretare e caratterizzare i cluster emersi).

Nel nostro esperimento nel grafico che segue i quadratini rossi rappresentano le variabili, i quadratini bianchi con bordo rosso rappresentano i casi.

Se due quadratini rossi sono vicini, le variabili-modalità sono statisticamente associate.

Se due (o più) quadratini bianchi sono vicini, significa che quei due casi sono simili e che quindi sono clusterizzabili (da un punto di vista statistico).

Analisi delle Corrispondenze Multiple

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1. Svezia e Danimarca: Lavoro e cura nella cittadinanza.2. Francia e Paesi Bassi, Finlandia: Sostegno alla conciliazione via ruolo

materno (Francia e Finlandia con congedi lunghi)3. Italia e Spagna: Hyperfamilialization4. Belgio, Germania e UK: Defamilialization via stato e/o mercato5. Portogallo e Grecia: Mixing late-comers 6. Polonia e Ungheria: Privatizzazione familiare della cura

Copertura childcare 0-2 anni; part-time femminile su occupazione femminile; effettiva durata media dei congedi; incidenza sul Pil della spesa pubblica per le famiglie

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Copertura childcare 0-2 anni; part-time femminile su occupazione femminile; effettiva durata media dei congedi; incidenza sul Pil della spesa pubblica per le famiglie + fertilità

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Copertura childcare 0-2 anni; part-time femminile su occupazione femminile; effettiva durata media dei congedi; incidenza sul Pil della spesa pubblica per le famiglie + gender gap occupazionale

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Copertura childcare 0-2 anni; part-time femminile su occupazione femminile; effettiva durata media dei congedi; incidenza sul Pil della spesa pubblica per le famiglie + tasso di fertilità + gender gap occupazionale

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Copertura childcare 0-2 anni; part-time femminile su occupazione femminile; effettiva durata media dei congedi; incidenza sul Pil della spesa pubblica per le famiglie + tasso di fertilità + gender gap occupazionale + tasso occupazione femminile

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Copertura childcare 0-2 anni; part-time femminile su occupazione femminile; effettiva durata media dei congedi; incidenza sul Pil della spesa pubblica per le famiglie + tasso di fertilità + gender gap occupazionale + tasso occupazione femminile

1. Svezia e Danimarca: Lavoro e cura nella cittadinanza2. Francia: Sostegno alla conciliazione via materna e elevata fertilità3. Paesi Bassi e Finlandia: Lavoro nella cittadinanza e cura dei figli

via part-femminile (NL) via congedo (FI)4. Austria: Congedi lunghi e part-time

5. Belgio, Germania e UK: Defamilialization via stato e/o mercato6. Portogallo : Mixing late-comer e alta occ. femminile• Italia, Spagna e Ungheria: Hyperfamilialization e bassa occ.

femminile• Grecia: Mixing late-comer e bassa occ. femminile• Polonia : Privatizzazione familiare della cura e bassa occ.

femminile regolare

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Gli indicatori generali di soddisfazione per la qualità della vita e per il livello di felicità sono estrapolati dall’indagine “Quality of Life in Europe” 2003 e in particolare à. “All things considered, how satisfied would you say you are with your life these days? Please tell me on a scale of 1 to 10, where 1 means very dissatisfied and 10 means very satisfied". "Taking all things together on a scale of 1 to 10, how happy would you say you are? Here 1 means you are very unhappy and 10 means you are very happy"

Per le preferenze circa il lavoro, l’orario di lavoro e le conseguenti retribuzioni abbiamo utilizzato l’indagine sulle opinioni a cura di Eurobarometro ad in particolare il sondaggio 60.3 del 2003 condotto negli Stati membri della Comunità Europea e il sondaggio del 2003 condotto negli Stati allora candidati. In particolare abbiamo selezionato le risposte relative alle domande: “The work I do is an important part of my life”, ”I would like to reduce the time spent working, but I need the money that I earn”, “I would like to work more hours if it earned me more money”, I would like to reduce the time spent working, even if I earn less money”.

Per le opinioni sul part-time e i congedi abbiamo utilizzato sempre il sondaggio Eurobarometro ed in particolare le risposte fornite alle domande “Working part-time (or taking frequent leave) usually means that you have to do more in less time?”, ”Working part-time (or taking frequent leave) means that you get less interesting tasks to do”, “Working part-time (or taking frequent leave) is possible in my present job”

Per la fertilità, abbiamo adoperato il tasso di fertilità totale calcolato dall’Eurostat per il 2005. Esso misura il numero medio di figli che nascerebbero a una donna durante il suo ciclo di vita conformemente ai tassi di fertilità medi che si registrano ogni anno per le donne di ciascuna età. Questo indicatore è quindi la sintesi della fertilità completa di un’ipotetica generazione, calcolato aggiungendo i tassi di fertilità secondo l’età delle donne in un preciso anno. 2.1. è il tasso di fertilità totale ritenuto sufficiente a garantire il minimo di ricambio.

Per la copertura di asili nido e strutture pubbliche per i bambini fino ai 2 anni di età, abbiamo fatto riferimento ai dati disponibili dell’OECD, family database, PF11, extraction 2007.

La spesa per le famiglie su PIL è calcolata dall’OECD. I dati a cui faciamo riferimento si rifersicono al 2004.

Per il tasso di occupazione della popolazione tra i 15 e i 64 anni, per il gender gap tra occupazione maschile e femminile, per il tasso di occupazione maschile part-time sul totale dell’occupazione maschile e per il tasso di occupazione femminile part-time sul totale dell’occupazione femminile e per il gender gap relativo, abbiamo utilizzato la rilevazione Eurostat, European Union Labour Force Survey (EU LFS) su media annuale del 2007.

Sempre lo stesso database è stato utilizzato per il tasso di occupazione temporanea sul totale dell’occupazione. Eurostat definisce l’occupazione temporanea considerando coloro che dichiarano di avere un lavoro o un contratot di lavoro con una data di scadenza.

L’effettiva durata dei congedi parentali rappresenta la media delle settimane di congedo usufruito in ciascun paese. La fonte si riferisce agli anni 2002-2003 ed è sempre a cura dell’Eurostat, European Union Labour Force Survey.

Infine, sempre a partire dai dati dell’ European Union Labour Force Survey, per l’anno 2007, abbiamo utilizzato gli indicatori relativi al part-time involontario e al part-time per motivi familiari. Il primo riguarda le persone che dichiarano di lavorare a tempo parziale perché non hanno trovato un lavoro full-time, mentre il secondo concerne chi dichiara di dover prestare cura a familiari, siano essi bambini o adulti non autosufficienti.