Opzioni guerra e resistenza nelle valli ladine. Livinallongo (1939-1945)

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Museo Storico in Trento onlus - Union Ladins Fodom LUCIANA PALLA OPZIONI GUERRA E RESISTENZA NELLE VALLI LADINE Il diario di Fortunato Favai Livinallongo 1939-1945

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Il dramma della popolazione ladina di Livinallongo, compresa nell’accordo italo-tedesco del 1939 sulle opzioni del Reich, viene raccontato in prima persona da chi lo ha profondamente vissuto e sofferto. Il diario di Fortunato Favai è una voce interna a una comunità spezzata tra optanti e chi decide invece di rimanere, che narra la penetrazione dell’ideologia nazista e le dolorose conseguenze dell’occupazione, fino ai difficili tentativi di risoluzione dei conflitti nel dopoguerra. Anche altre comunità ladine furono costrette a scelte sofferte e contraddittorie: Luciana Palla ricostruisce nel suo saggio introduttivo anche le vicende delle popolazioni dei comuni di Colle S, Lucia e Ampezzo nel 1939-1945.

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Museo Storico in Trento onlus - Union Ladins Fodom

LUCIANA PALLA

OPZIONIGUERRA E RESISTENZANELLE VALLI LADINE

Il diario di Fortunato FavaiLivinallongo 1939-1945

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ARCHIVIO DELLA SCRITTURA POPOLARE

STUDI E DOCUMENTI

Collana a cura di QUINTO ANTONELLI

L’Archivio della scrittura popola-re che ha sede presso il Museo storicoin Trento è, innanzitutto, un luogo fi-sico di raccolta, catalogazione, conser-vazione e messa a disposizione per lostudio di testi autobiografici (e auto-grafi) di origine popolare. Diari, au-tobiografie, epistolari, ma anche can-zonieri, libri di famiglia, ricettari equaderni di scuola di scriventi nonprofessionisti trovano qui un riparodalla dispersione e, nel contempo, sitrasformano in documenti storici.L’Archivio, quindi, è anche luogo distudio, di dibattito, di confronto: coni suoi otto seminari ha tracciato unpercorso metodologico e di ricerca deltutto originale, che va dalla messa apunto delle definizioni di campo e de-gli strumenti di catalogazione all’ap-profondimento tematico.

Ora l’Archivio intende rendere vi-sibile questo duplice impegno dandovita, sotto il proprio nome ad una se-rie editoriale anch’essa divisa in duecollane. Scritture di guerra (incoedizione con il Museo della Guer-ra di Rovereto) riproduce, in una tra-scrizione fedele e leggibile, i testi au-tobiografici relativi all’esperienzadella Grande Guerra. Questi nostriStudi e Documenti, invece, intendo-no, da un lato, riportare direttamen-te le ricerche e le riflessioni (stori-che, antropologiche, linguistiche)condotte sui materiali dell’Archivioe, dall’altro, gettare un ponte, di vol-ta in volta, o verso ricerche laterali overso studi affini provenienti da varicentri europei.

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MUSEO STORICO IN TRENTO onlus - Union Ladins Fodom

Trento 2000

LUCIANA PALLA

OPZIONIGUERRA E RESISTENZANELLE VALLI LADINE

Il diario di Fortunato FavaiLivinallongo 1939-1945

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Presentazione

Il diario di Fortunato Favai, ilquale è contemporaneamenteprotagonista ed osservatoredella vita giorno per giornodella comunità di Livinallongonel periodo delle opzioni edell’occupazione tedesca (1939-1945), costituisce unostraordinario documento diquegli anni tormentati, in cuile popolazioni ladine furonoinglobate nei folli progetti delTerzo Reich, contro ogni normadi diritto internazionale.Grazie alla soffertatestimonianza qui raccontata,questo volume contribuisce afare chiarezza su quel periodocosì buio per le valli ladine, chedi fatto le vide compromessecon il nazismo di Hitler, accusaquesta gravida di conseguenzenel secondo dopoguerra.Con la pubblicazione di questamemoria si intende iniziareuno studio del passato, omeglio, di quel passato, che

Prejentazion

Fortunato Favai,cugnisciù come Nato Mone daOrnela, l’à scrit nte 28quaderni sua esperienzae sue imprescion su chëlche l’é suzedù dì per dì ntaFodom dal ’39 al ’45, cànchecontra ogni dërtdele nazion,i ladins ie stei touc ite ntel’acord dele opzion con dutchël che l’é vignù laprò.L’autor nstës l’à volù ne déchësta testimoniànza perciéche nos podombe ntënente ci dificolté che la jentl’è vivësta e podombe dé ndërt giudize del scur dechi agn.Chëst diario l’è un deidocumenc che, auna con autri,l ne dëida senzauter a liejenosta storia sourapregiudizi e senza se bragléados.

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Il direttore delMuseo Storico in Trento

VINCENZO CALÌ

non giustifichi né colpevolizzi,ma semplicemente contribuiscaa documentare dall’interno, inuna visione storiograficametodologicamente corretta,quanto effettivamente successe,dando voce alle popolazionistesse.L’edizione è stata sostenutacongiuntamente dal Museostorico in Trento, che già datempo si occupa dellavalorizzazione della storialocale e delle “storie popolari”, edall’associazione Union LadinsFodom, di Livinallongo, laquale, nel suo piccolo, già altrevolte si è impegnata in unarivisitazione coraggiosa delproprio passato, per sciogliereambiguità, vittimismi,pregiudizi che tuttora gravanosulla vita della comunità.

Per chëst l’Union Ladins daFodom l’à volù dasën ence lapublicazion del liber.L’à daidé pro l Museo Storicon Trënt, che da templ cura la valorizazion delastoria dele popolazion e encedela jent ladina.

President deL’Union Ladins FodomRAFFAELE IRSARA

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Introduzione

1. Nota biografica

Fortunato Favai (1899-1961), l’autore dei Quaderni chequi pubblichiamo, nacque e vissela gran parte della sua vita nelpaese di Ornella, frazione del co-mune di Livinallongo (Belluno),prima nella famiglia d’origine,poi con la moglie MaddalenaRoncat (1906-1999) e con i figliUgo (1933-1975) e Ave (nata nel1943).

Si allontanò dal paese soloquando ne fu costretto per neces-sità, sempre con l’intenzione ditornarci al più presto. Il primoesodo, traumatico, fu causatodallo scoppio della guerra nel maggio 1915, quando insieme alla fami-glia andò profugo a Velturno in provincia di Bolzano; tornò nell’estate1918, dopo il ritirarsi del fronte delle Dolomiti al Piave e al Grappa,per cominciare l’opera di ricostruzione della propria casa. Sotto la pro-tezione del paese e nella saldezza degli affetti familiari egli coltivava lamassima aspirazione della sua vita che si realizzò solo a tratti: inse-gnare. Prese il diploma di maestro per corrispondenza ma non conse-guì mai l’abilitazione perché - racconta la moglie - non si presentò al-l’esame convinto che non l’avrebbe mai superato; grande amante dellostudio e della lettura, era di carattere schivo, timido e di grande mode-stia, tanto da sottovalutare le proprie capacità e potenzialità. Poté cosìfare delle supplenze anche lunghe, nel primo dopoguerra, nelle scuoleelementari di Corte, Ornella, Soraruaz, Larzonei (frazioni del comunedi Livinallongo), ma poi, con suo grande dolore, venne escluso dall’in-segnamento. I suoi alunni lo ricordano ancor oggi come un maestromolto bravo, che sapeva comunicare e farsi amare dai ragazzi.

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Sempre per necessità, trovandosi in difficoltà economiche, passòalcuni inverni sul Passo Sella a fare il precettore dei figli di un alber-gatore. Infine prese in affitto l’Albergo Italia, a Pieve di Livinallongo,perché i redditi della campagna di Ornella non erano sufficienti a vive-re. Proprio a Pieve scrisse il suo diario, nel tramestio della vita dellocale pubblico, ed ogni tanto nel silenzio della casa del paese natale,insieme alla famiglia.

Dopo la seconda guerra si trasferì definitivamente ad Ornella, alavorare la campagna, come aveva sempre desiderato, ma continuò apartecipare alla vita pubblica: sostenne apertamente l’affermarsi delmovimento ladino a Livinallongo nel 1945-1948, seguì passo passo, conapprensione, le trasformazioni del comune in cui negli anni ‘50 si av-vertivano già i segni dell’abbandono dell’economia agropastorale e del-lo spopolamento dei paesi di montagna.

2. Caratteristiche del diario

La memoria di Fortunato Favai si compone di 27 quaderni di for-mato cm 15 x 20 e di un quadernetto di cm 10 x 15, scritti a mano, conpenna blu e nera. Egli scrive in maniera molto ordinata, ben leggibile,perché intende lasciare ai posteri un documento sui fatti accaduti aLivinallongo dal momento dell’accordo italo-tedesco del 1939 riguar-dante l’opzione per il Reich e sugli avvenimenti della seconda guerrasui diversi fronti. Fortunato acclude ad integrazione delle sue notiziemolti articoli tratti da giornali dell’epoca. Il racconto inizia il 30 marzo1940 con un quadro complessivo sull’opzione a Livinallongo, proseguemese dopo mese narrando con ordine le notizie metereologiche, didemografia paesana, di economia locale, i fatti accaduti nel paese, e poiil quadro generale della situazione di guerra.

La narrazione è molto particolareggiata, spesso giornaliera, sinoall’autunno1943. Da quel momento Fortunato si concentra soprattuttosu alcuni temi, legati alla sua esperienza personale sotto l’occupazionetedesca, ed il racconto diventa più agile.

Dall’estate 1945 al novembre 1948 egli si sofferma solo su alcuni“fatti degni di nota” verificatisi nel comune, riguardanti soprattutto lavita contadina e problemi di amministrazione locale. Il 1o novembre1948 tratta per l’ultima volta la “questione optanti per la Germania”,soffermandosi sui problemi legati al rientro della popolazione emigra-ta nei territori del Reich.

Dopo un silenzio di 4 anni, Fortunato riprende la sua narrazionenel 1953 e la continua fino al 1958, riportando, come al solito, sebbene

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Fortunato Favai con i suoi alunni di Ornella. (Fonte: Ave Favai)

in sintesi, le secondo lui più rilevanti notizie metereologiche,demografiche, economiche e politiche locali. I momenti in cui sembrache la penna gli prenda la mano sono quelli in cui si sofferma a ripen-sare al buon tempo antico, fatto di una salda moralità, ed alle tradizio-ni ormai intaccate in ogni settore dalla modernità. I quaderni si chiu-dono con un senso di disagio e di impotenza verso le trasformazioni inatto nella comunità, il cui sfaldamento secondo Fortunato ebbe inizio

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in quel lontano 1939, quando la popolazione, optando per la Germania,venne meno alla salda moralità degli avi e si divise sotto il miraggio diuna vita migliore in terre lontane, ripudiando la propria storia e leproprie origini.

Nella trascrizione dei primi quaderni delle Memorie del Favai ab-biamo lasciato ampio spazio anche alle “note paesane” non strettamen-te legate ai temi dell’opzione, ed alle considerazioni più varie con cuil’autore via via commenta gli avvenimenti: questo per dar modo al let-tore di rendersi conto del modello di narrazione che Fortunato ha volu-to lasciare ai posteri. Col proseguire del racconto ci siamo invece limi-tati a riportare i fatti e i commenti più strettamente legati al climacreatosi a Livinallongo nel periodo 1940-1945, mettendo alla fine diogni quaderno una sintesi degli argomenti omessi.

Il testo è stato trascritto in modo del tutto conforme all’originale.Alcuni isolati interventi di normalizzazione ortografica sono stati se-gnalati in nota. In parentesi quadra abbiamo collocato i modesti re-stauri di qualche parola, ed abbiamo segnalato le omissioni operate.

3. Inquadramento storico

Si è creduto opportuno inquadrare il racconto del Favai nel conte-sto più ampio degli eventi nazionali ed europei del periodo 1939-45,facendolo precedere da un saggio storico introduttivo riguardante i temiin esso trattati (accordo italo-tedesco sulle opzioni, occupazione tede-sca del 1943-45, resistenza), in modo da dare al lettore una visione piùampia ed articolata delle problematiche che Fortunato affronta sullabase della sua esperienza personale e delle sue conoscenze dell’epoca.

A questo scopo, oltre che servirci della letteratura già esistente suquesti argomenti, abbiamo colto l’occasione per un approfondimentodella situazione dei tre comuni ladini ex asburgici di Livinallongo, Col-le S. Lucia e Cortina in quel difficile periodo raccogliendo la voce dialcuni protagonisti di allora ancora viventi, che nel saggio viene utiliz-zata insieme alle altre fonti edite ed inedite.

Riportiamo l’elenco delle testimonianze raccolte in occasione di que-sto studio, alcune delle quali per motivi di spazio non compaiono nelvolume. Accanto ai dati riguardanti i singoli testimoni, indichiamo fraparentesi il nome del “mediatore” che ci ha messo in contatto con essi.Le registrazioni sono quasi tutte in ladino, solo qualcuna è in italianoper espressa volontà dell’intervistato, cui è stata lasciata completa li-bertà nella scelta della lingua in cui esprimersi. Nel riportare parti ditestimonianza si è proceduto alla traduzione dei testi in italiano per

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una più facile comprensione, cercando di mantenerne intatti il senso el’espressione.

L’incontro si è svolto spesso alla presenza di familiari che hannodato anch’essi un contributo alla conversazione. I nastri registrati sonoal momento in mio possesso.

Introduzione

AGOSTINI VITO e FRENA GERMANA, natia Colle S. Lucia rispettivamenteil 25.11.1913 e il 9.11.1925, iviresidenti. Intervista del 4.3.1999(Maria Sief).

COLCUC LUIGI, nato a Rucavà (ColleS. Lucia) il 21.10.1926, ivi resi-dente. Intervista del 16.3.1999(Maria Sief).

CONSTANTINI ANGELO, nato a Cortina il30.11.1923, ivi residente. Intervi-sta del 16.6.1999.

COSTA FRANCESCA, nata a Livinallongoil 20.4.1920, ivi residente. Inter-vista del 30.11.1999.

CREPAZ CATERINA, nata a Livinallongoil 5.2.1923, ivi residente. Intervi-sta del 14.10.1999.

CREPAZ G. BATTISTA, nato a Colle S.Lucia il 25.9.1919, ivi residente.Intervista del 25.5.1999 (MariaSief).

DARIZ BRUNO, nato a Livinallongo il16.3.1927, ivi residente. Intervi-sta del 30.11.1999.

DARIZ GERMANO, nato a Colle S. Luciail 23.4.1924, ivi residente. Inter-vista del 23.2.1999 (Maria Sief).

DARIZ M. ELISABETTA, nata a Colle S.Lucia il 10.9.1930, ivi residente.Intervista del 15.2.1999 (MariaSief).

DE LUCA L INO, nato a Borca il10.9.1921, ivi residente. Intervi-

sta del 26.6.1999 (Ferruccio Ven-dramini).

DELUNARDO EUGENIO , nato aLivinallongo il 29.9.1919, ivi resi-dente. Intervista del 28.7.1999.

GASPARI EVALDO, nato a Cortina il15.6.1927, ivi residente. Intervistadel 16.4.1999 (M. Luisa Viel).

GIRARDI LEO , nato a Cortina il7.7.1926, ivi residente. Intervistadel 3.6.1999 (Silvio Menardi).

GRONES G. BATTISTA , nato a Livi-nallongo il 26.7.1900, deceduto il26.12.1989. Intervista del15.2.1983.

ILLING UGO, nato a Bolzano il5.5.1924, residente a Cortina. In-tervista del 22.4.1999 (M. LuisaViel).

LEZUO ALESSIO, nato a Colle S. Luciail 24.10.1924, residente a Pes-costa (Bolzano). Intervista del15.3.1999.

LEZUO M. PIERINA, nata a Livinallongoil 20.7.1920, ivi residente. Inter-vista dell’8.8.1999.

LORENZI LEO , nato a Cortina il21.9.1926, ivi residente. Intervi-sta del 20.5.1999 (Silvio Menardi).

MENARDI ANGELO, nato a Cortina il18.3.1913, ivi residente. Intervi-sta del 29.4.1999 (M. Luisa Viel).

MENARDI SILVIO , nato a Cortina il

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27.4.1927, ivi residente. Intervi-sta del 5.5.1999 (M. Luisa Viel).

NICOLAI OMERO, nato a Selva di Cadoreil 13.7.1921, ivi residente. Inter-vista del 24.11.1999 (Maria Sief).

PALLA VERONICA, nata a Livinallongoil 5.6.1924, ivi residente. Intervi-sta del 21.7.1999.

PALLABAZZER ALMA, nata a Colle S.Lucia il 30.3.1929, ivi residente.Intervista del 4.3.1999 (MariaSief).

PALLABAZZER ETTORE, nato a Colle S.Lucia il 2.5.1927, ivi residente. In-tervista del 2.2.1999 (Maria Sief).

PELLEGRINI BENIGNO, nato Livinallongoil 3.10.1927, ivi residente. Inter-vista del 21.3.1984.

PIAI A. MARIA, nata a Colle S. Luciail 22.2.1930, ivi residente. Inter-vista del 18.5.1999 (Maria Sief).

SIEF ALBINO, nato a Livinallongo il12.1.1913, ivi residente. Intervi-sta del 10.12.1999.

SIEF EMILIO, nato a Livinallongo il30.9.1914, ivi residente. Intervi-sta del 14.7.1999.

SIEF GIOVANNI, nato a Colle S. Lucial’1.8.1932, ivi residente. Intervi-sta dell’11.2.1999 (Maria Sief).

SIORPAES GIULIO, nato a Cortina il18.1.1929, ivi residente. Intervi-sta del 26.8.1999.

ZORZ VITTORIO, nato a Livinallongo il3.5.1925, ivi residente. Intervistadel 14.10.1999.

Introduzione12

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OPZIONIGUERRA E RESISTENZA

FRA LEPOPOLAZIONI LADINE

di

LUCIANA PALLA

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Visita a Cortina dell’imperatore Carlo I nel 1918 (Fonte: Evaldo Gasperi)

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PARTE PRIMA

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L’accordo italo-tedesco delle opzioni per il Reich

§ 1.Negli accordi italo-tedeschi sull’Alto Adige, discussi a Berlino il 23

giugno 1939 e conclusi a Roma il 21 ottobre dello stesso anno - secondo iquali “tutti i nativi e originari dell’Alto Adige dovranno, in modoinequivocabile e irrevocabile, decidere secondo libera coscienza se rima-nere italiani […] o divenire cittadini germanici per intimi radicati senti-menti ed emigrare conseguentemente in Germania, ove troveranno tut-ti insieme riuniti, pieno riconoscimento morale e degna e convenientesituazione economica”1 - , risultavano incluse pure le popolazioni ladinedella provincia di Bolzano (val Badia e Gardena) e della provincia diBelluno (Livinallongo, Colle S. Lucia e Ampezzo). Veniva esclusa invecela val di Fassa, in provincia di Trento, anche se circa 300 fassani riusci-ranno in seguito ad essere accettati come optanti per il Reich2.

Tale scelta, voluta dal regime nazista, si poteva facilmente giusti-ficare ricorrendo alla storia delle popolazioni ladine. Sino al 1918, mo-

1) G. Mastromattei - A. Bene, Le norme per il rimpatrio dei cittadini germanici e perl’emigrazione di allogeni tedeschi dell’Alto Adige in Germania, in “La Provincia di Bol-zano”, XIII, 254 (26 ottobre 1939). Fra la vasta bibliografia sugli accordi per l’Alto Adigedel 1939 si citano in primis i seguenti saggi: M. Toscano, Storia diplomatica della que-stione dell’Alto Adige, Bari 1967; R. De Felice, Il problema dell’Alto Adige nei rapportiitalo-tedeschi dall’Anschluss alla fine della seconda guerra mondiale, Bologna 1973; K.Stuhlpfarrer, Umsiedlung in Südtirol 1939-1940, Wien-München 1985; Die Option, acura di R. Messner, München-Zürich 1989; Die Option. Südtirol zwischen Faschismusund Nationalsozialismus, a cura di K. Eisterer - R. Steininger, Innsbruck 1989; OptionHeimat Opzioni, a cura del Tiroler Geschichtsverein Bozen, Bolzano 1989.

2) Come i cimbri e i mocheni compresi nella provincia di Trento, anche i fassani poteronooptare, ma non fu per essi prevista la liquidazione dei beni: da parte trentina e italiana findagli inizi del 900 si era sempre fatto di tutto per sottrarre la val di Fassa all’influenza delmondo tirolese-tedesco, negandone d’altra parte il carattere ladino in favore di una suapresunta italianità. Sull’opzione nelle valli ladine, in particolare nella val Gardena, cfr. L.Steurer, Historisches zur Ladinerfrage, in “Skolast”, 24/2-3, 1979, pp. 3-10.

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mento dell’annessione all’Italia, le cinque valli ladine dolomitiche ave-vano vissuto sotto l’amministrazione asburgica, in un legame socio-economico e politico molto stretto con i vicini sudtirolesi di lingua tede-sca. L’inserimento nel Regno d’Italia portò non solo alla rottura di que-sti rapporti ormai consolidatisi da secoli, ma anche alla divisione dellaLadinia nel gennaio 1923, quando i tre comuni di Livinallongo, Colle eCortina furono inclusi in provincia di Belluno. Questi passaggi, im-provvisi e non richiesti, di stato e di provincia furono male accolti dallepopolazioni ladine: venne contestata ogni volta che si presentò l’occa-sione la presunta imposta italianità sul piano storico, culturale, econo-mico, ed infine etnico. La gente di Livinallongo infatti, assieme a Collee Cortina, sin dal primo dopoguerra si era mostrata refrattaria all’esten-sione in toto ai suoi territori della legislazione italiana, aveva afferma-to di appartenere al gruppo ladino per lingua, storia, tradizioni, a pre-scindere da ogni disputa sulla scientificità o meno dell’esistenza di taleetnia, ed aveva opposto una passiva resistenza all’assimilazione tenta-ta dal regime fascista.

I legami fra Sudtirolo tedesco e valli ladine erano stati forti – an-che se naturalmente non privi di contrasti, trattandosi pur sempre digruppi linguisticamente diversi e di dispari potenzialità economichesoprattutto riguardo alla proprietà terriera – non solo sul piano ammi-nistrativo, ma anche del sentimento d’identità: solo dalla seconda metàdell’800 si delinea chiaramente l’esistenza di un’autocoscienza ladina,prima limitata a gruppi elitari, e poi di massa dopo la prima guerra,con l’annessione all’Italia. Il senso di appartenenza al mondo tirolese,la fratellanza con i vicini di lingua tedesca non viene mai del tuttomeno, si accompagna spesso al nascente sentimento ladino, il qualepoche volte, fino al 1948, si presenta del tutto autonomo e critico versola realtà tedesca oltre che verso quella italiana. Ciò è vero soprattuttoa partire dal 1918, quando l’inserimento in uno stato altro fa nascereun’alleanza fra i due gruppi per proteggere le proprie identità: al mo-mento dell’accordo italo-tedesco del 1939 tirolesi e ladini avevano piùvolte rivendicato una certa affinità storica, di usi e costumi, nella ne-cessità di mantenere un’alleanza per affrontare i problemi inerenti allasalvaguardia delle loro comunità minacciate dall ’opera diitalianizzazione.

Non sorprende quindi che il territorio degli accordi di Berlino com-prendesse anche i tre comuni della provincia di Belluno, perché la sor-te dei ladini sino a quel momento era stata legata, nel bene e nel male,alle scelte e vicende sudtirolesi, complice il complesso d’inferiorità deiladini, dovuto soprattutto alla propria scarsità numerica, ed il rifiutodi parte italiana di riconoscere l’esistenza di una specificità ladina.

O PZIONI, G UERRA E R ESISTENZA FRA LE POPOLAZIONI LADINE16

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IL DIARIODI

FORTUNATO FAVAI

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FASCICOLO I–––––––

1940Memorie

30 marzo 1940 XVIII - Ricordi della vita -

Questa è una rievocazione di memorie d’un importanza Storicaper il mio paese, è il riassunto degli importanti avvenimenti di 5 mesi,i quali hanno determinato questo Storico avvenimento: L’accordo ItaloGermanico per l’emigrazione degli Allogeni in Germania. In base atale accordo gli allogeni della Provincia di Bolzano e delle Valli Ladinedi Fassa - Livinallongo e Cortina d’Ampezzo acquistarono il diritto dioptare per la Germania e divenire cosi cittadini germanici, venire cositrasferiti in Germania1. Tale accordo ebbe delle ripercussioni funestein tutte le parti del territorio incluso nel patto suddetto. Non mi dilun-gherò a lungo a illustrare i fatti avvenuti in Alto Adige dove il 90%circa della popolazione decise di optare per la Germania pur rimpian-gendo di lasciare le ricche e stupende posizioni natali, con i suoi mera-vigliosi fruttetti, vignetti per dirigersi verso un avvenire ignoto, in luo-ghi che loro chiamano la loro Patria, ma per loro stranieri2.

Non mi dilungherò dico sugli avvenimenti di questi paesi, poichemi sono particolarmente prefisso di illustrare quello che successe nelmio paese natale: Livinallongo. Quando il decreto del Patto entrò invigore, s’inizio fra i componenti la valle un ammasso di due partiti:

1) In realtà nell’accordo sulle opzioni furono compresi tutti i ladini dolomitici con esclu-sione della val di Fassa. Nonostante ciò optarono anche 304 fassani, 179 dei qualipartirono infine per la Germania. Le domande di opzione dei fassani furono infattiquasi tutte accettate, ma senza la liquidazione dei beni (M. Scroccaro, De Faša ladina.La questione ladina in Val di Fassa dal 1918 al 1948, p. 87).

2) Alla data del 30 marzo 1940 Fortunato Favai poteva conoscere solo il risultato del 90,7%di optanti che il VKS aveva comunicato a Himmler nel gennaio dello stesso anno: sitrattava di un risultato manipolato per eccesso, che esprimeva il desiderio che il Führeringlobasse nel Reich anche il territorio dell’Alto Adige come nel 1935 aveva fatto per laSaar, in cui aveva votato per l’annessione proprio il 90,7% degli abitanti.

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Quelli che parteggiavano per il Governo Germanico e quelli parteg-gianti per quello Italiano. Ad onta della proibizione di qualsiasi propa-ganda, la propaganda si verificò tenace da ambe le parti. I mesi dinovembre e dicembre 1939 furono un continuo succedersi di fatti pro-pagandistici, di discussioni aperte, di malumori, un mezzo movimentorivoluzionario. Ogni popolano voleva dire la sua, nelle osterie, sullestrade, nelle case non si parlava che di questi fatti. Qualche giovanottoparteggiante per la Germania non esitava ad ineggiare apertamenteper la Germania, oltraggiando l’Italia e quelli che per essa partecipa-vano. Le opzioni per la Germania si facevano massimamente a Brunico,dove si trovava insediata la Comissione Germanica. Tutti i giorni cor-riere3 di persone di paesani Livinallonghesi si recavano cola per optareper quel paese, entusiasti di farlo, senza il pensiero dell’avvenire.

Il 31 dicembre ultimo giorno delle opzioni ben 900 fodomi4 aveva-no optato per la Germania e fra i quali due mie sorelle con le respettivefamiglie. Gran parte degli optanti però si verificarono abitanti di Arabbae di Andraz. Dopo tale termine questi vennero posti sotto protezione esussidio di incaricati Germanici. Alla data del presente spunto gia qual-che giovanotto nullatenente venne trasferito in Germania ottenendoivi la cittadinanza contemplata negli accordi. I possessori di case e cam-pagne debbono però attendere la liquidazione dei propri averi e questoavrà luogo entro il termine dell’anno 1942. Inseguito alla proibita pro-paganda vennero incarcerati 4 giovanotti di Livine e 3 di Andraz eultimamente uno di Varda e uno di Andraz. Questi elementi verrannodalle carceri trasferiti dopo qualche tempo nella Germania loro nuovaPatria5. Ad onta che le opzioni siano state stabilite dal decreto e accor-do definitivamente chiuse con il 31 dicembre 1939, sembra però chetacitamente e fra i due rappresentanti dei governi Italo-Germanici siaconvenuto un periodo di proroga per il settore di Livinallongo fino il 31giugno, per domande di opzione di quegli elementi che causa propa-ganda non avessero optato entro il termine stabilito. Altre 12 o 15 per-sone fecero domanda di opzione ma alla presente data non si sa ancora

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3) Nel manoscritto (ms.): corrieri. 4) Questo dato pare eccessivo. Da un’indagine archivistica condotta sui dati raccolti nel-

l’archivio del comune di Livinallongo risulta che al 31.12.1939 aveva optato per la Ger-mania circa un terzo degli abitanti, e cioè 675 persone: si veda l’introduzione a p. 20.

5) Questa notizia trova conferma nella Relazione del questore di Belluno al Ministerodell’interno del 20 aprile 1940: vi si riferisce che a Livinallongo il 1o febbraio 1940“nove contadini optanti per la cittadinanza tedesca, insieme al non optante V. P., rive-latosi nell’occasione di sentimenti antiitaliani, emettono grida offensive verso l’Eser-cito Italiano, davanti alla caserma degli alpini”. I nove optanti risultano espulsi dal-l’Italia e per V. P. c’è il confino (Acs, Mi. Agr, b. 49.1941, f. Belluno).

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Diario pro Aprile 1941

[...]

5 Aprile 1941 sabato.

La pioggia cade a catinelle dal cielo d’un colore cinereo, la campa-gna è tutta coperta dalla nebbia. Un vero tempaccio. La fiera dell’Ulivo- tanto attesa dalla popolazione ricorre in quest’oggi. Quale differenzaperò dagli altri anni! Negli anni passati la piazza della fiera sin dal mat-tino rigulgitava di gente, di bestiame. Un via vai continuo, il vociareforte dei mercanti, confuso dal muggito dei bovini, e dal borbottio dellagente radunata. In piazza della chiesa, un’assortimento di merci svaria-te, nel mezzo delle quali imperava il simbolo della pace: L’ulivo. Ancheli, un formicolio continuo, un vociare confuso, un contrattare di merci edi bestiame. I locali pubblici erano affolatissimi, l’armonia degli uominicombaciava con le cose, con la primavera che stava apparendo nel suoprimo verde, come una dolce speranza dopo i duri mesi del lungo inver-no. Quale cambiamento, quale rimpianto dei bei tempi passati. Que-st’anno, non un capo di bestiame in sulla piazza della fiera, non un mer-cante di bestiame, qualche pecora, fra le vie, e poche capre. Il mercatodel bestiame è stato abolito dallo Stato, perche una parte di esso deveessere consegnata dai singoli allo Stato stesso. Vi era solo permesso lavendita, ossia il mercato di capre, pecore, maiali piccoli. I maiali piccoli,che prima si potevano avere per un importo di £ 80 alle 100, ora si ven-devano per Lire dalle 300 alle 360. Anche le capre e le pecore sono salitea prezzi molto alti. Una capra va ora dalla Lire 300 alle Lire 380 o anche400. Cosi le pecore. In piazza della chiesa vi si trovava bensi un’assorti-mento diverso di merci, d’ogni genere ma a prezzi elevatissimi: Le stoffesono anzitutto care. Non vi si possono più trovare stoffe di pura lana, mabensi un miscugli[o] di materia tessile diversa e imprecisata. [...]

[...]

14 aprile 1941 lunedì.

Il lunedì di Pasqua era per il popolo Livinallonghese una festa diallegria, una festa di società allegra, che si svolgeva a Pieve capoluogo

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della valle. I paesani vestiti nel loro costume più bello, affluivano afrotte36 sin da mattino. Le donne, anch’esse vestite del costume paesa-no più bello, con i variopinti grembiuli di seta e con il cappello piumato,con la tradizionale catenella lunga d’argento al collo, passavano acrocchi, orgogliosette della pompa modesta. Dal volto di tutti traspari-va un senso di letizia e di gioia. Alla messa la gente si affollava nellachiesa la gremiva, poiche in questo giorno vi era radunata puosi dire ilsettanta per cento della popolazione valleggiana. Solo i vecchi, le don-ne con bambini restavano a casa. Subito dopo la messa la follavalleggiana si radunava in sulla piazza e formava un scena incantevo-le. Gli uomini, in crocchi numerosi, parlavano dei propri affari, il lorotono era gaio più dell’ordinario allegro. I giovani, pur essi, distribuitiin gruppi diversi, battevano le tradizionali uova Pasquali, fra esclama-zioni e grida di gioia e contenti 37. Qualcuno furtivamente stavaaddocchiando le graziose ed eleganti donzelle, che dopo una sosta più omeno lunga sul sagrato davanti alla chiesa, si decidevano finalmente asalire in piazza. Gli uomini dopo aver sostato per qualche tempo insulla piazza, andavano a riempire i locali pubblici dove s’intratteneva-no gaiamente, inaffiando l’allegria con allegre bicchierate di buon vino.All’una del dopopranzo v’era il vespro e allora anche a quella funzionebisognava assistervi. La chiesa veniva un’altra volta affollata, questavolta un po’ meno forse, ma anche ora la gente vi partecipava ancoraabbondantemente.

Col vespro erano terminate le funzioni religiose del lunedì di Pa-squa. Le vie che conducevano ai vari villaggi, venivano nuovamenteripopolate delle genti che ritornavano alle case loro. Gruppi di donzelletalora accampagnate dai loro fidanzati, o gruppi di altri giovanotti chevi si riunivano, gaiamente discorrendo e scherzando fra rumorose ri-sate, percorrevano in fraterna armonia il tratto di strada che gli sepa-rava da casa loro. A Pieve rimanevano ancora quei gruppi di persone,le quali volevano ancora prolungare la gioia della festa. Questi si met-tevano a giocare a carte, oppure continuavano ad innaffiare le lororumorose conversazioni con dei boccali di buon vino. Alla sera alquan-

36) Ms.: flotte.37) Bate vuòf: “Usanza del periodo pasquale, durante il quale si tingono le uova e si batto-

no polo contro polo; perde chi esce dallo scontro con l’uovo rotto da entrambe le parti;secondo le vecchie consuetudini chi perde deve consegnare il suo uovo all’avversario.Si usava anche scagliare contro un uovo, che un giocatore teneva tra le mani, unamoneta; se questa colpiva l’uovo il possessore lo perdeva, altrimenti il tiratore perde-va la moneta” (V. Pallabazzer, Lingua e cultura ladina, Istituto Bellunese di RicercheSociali e Culturali, Serie dizionari n. 1, s.l. [Belluno] s.d., p. 671).

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to inebbriati si mettevano a cantare, e discutere sempre più, fino chel’oste dichiarava che era suonata l’ora, e che doveva chiudere l’osteria.Raramente si verificavano delle liti. La festa si chiudeva così in tonofamigliare e leale, in un’atmosfera amichevole, puramente paesana.Quando verso la mezzanotte le ultime note dei ritornanti alle case fa-cevano eco nel silenzio profondo della notte si sapeva che il Lunedì diPasqua era tramontato. Il giorno dopo la gente avrebbe rimesso i loroabiti da lavoro e sarebbe ugualmente con gioia [andata] ai loro campi.Quest’anno invece no[n] fu che una semplice mostra di quello che sisvolgeva negli anni trascorsi. La gente dopo le funzioni religiose delmattino ritornarono subito alle loro case. Pochi vi rimasero al pomerig-gio e alle otto della sera Pieve era completamente deserta. Si vede chelo spirito della popolazione martoriato da tante sofferenze, difficoltà,malumori, non è più quello d’una volta. L’onda della modernità lo vuo-le fiaccare, distruggere. Riporto ora un brevissimo sunto del discorsoaccennato nella giornata di ieri, della parola del Sommo Pontefice,radiodiffuso ieri da Roma. [...]

[...]

20 aprile 1941. domenica

Giornata come le altre torbida ma con temperatura più mite. Alcu-na novità rimarcabile in paese. Non ho potuto ascoltare i giornali dellaradio poiché v’era molta gente, ma da quello che ho potuto sapere non visono grandi e speciali novità neppure nel campo della guerra. Comun-que se mi giungerà il giornale, riporterò in fine un riassunto delle opera-zioni. Oggi gli optanti per la Germania hanno festeggiato l’onomasticodi Hitler38, il capo della Germania Nazionale Socialista. La sala delleAdunanze della Cassa Rurale di Livinallongo era stata precedentemen-te addobbata e istoriata degli emblemi del terzo Reich. BandiereGermaniche il ritratto del Führer39 e dei fondatori del terzo Reich.

Sin dal mattino si potevano osservare l’arrivo di gruppi di giovanottevestite molto bene o dirò vestite per una circostanza o sollennità specia-le; passavano slanciate, orgogliosette nel bel costume usato nelle Pro-vincie tedesche, calze bianche , scarpe basse, gonna alla Dirndl40. Eranoesse le giovani optanti per la Germania che si portavano in questo capo-

38) Ms.: Hihtler.39) Ms.: Fürer, come pure nelle pagine seguenti.40) Il costume tirolese femminile (Dirndl) era ed è spesso usato anche a Livinallongo.

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Cronaca paesanaCon il 13 ottobre 1942 XXo

13 ottobre 1942 XX martedì.

Abbiamo una giornata splendida. Il cielo d’un azzurro purissimonon è offuscato da alcuna nube. Il sole splende con magnificenza sullacampagna che lentamente si va assumendosi lo squallore autunnale.Le parti delle montagne meno esposte al sole, oggi per la prima volta,biancheggiano di brina. I contadini stanno per dare l’ultima mano allaconduttura del fieno dai monti. In queste limpide giornate, ciascunos’affretta a dar mano agli ultimi lavori autunnali, prima che la tem-peratura abbia a cambiarsi e che si inizi il rigido e lungo inverno. Visono due fatti dei quali voglio dar cenno in questa mia cronaca. Il giornodi domenica 11 scorso, ebbe luogo all’albergo Dolomiti una riunione ditutti gli optanti per la Germania. N’intendo di tutti gli optanti paesani.La riunione che s’iniziò alle ore 14.30 ebbe la durata di due ore e mezzo.Parlò, certo Kofler, capo Gruppo delle Sezioni degli allogeni optanti.

Egli parlò sul tema: La situazione politico-economica dell’Europae del conflitto in genere. Illustrò la situazione del fronte economico,osservando che le Potenze dell’Asse, con l’occupazione de territori Rus-si in particolar modo fertili, non hanno da temere la fame. Ostentò unacertezza di vittoria non discutibile. Data però la lunga durata del di-scorso, e l’incomprensione degli ascoltatori, molti dei quali, dirò la buo-na parte di essi, difettano in lingua tedesca, non si è saputo gran che diquesto discorso. Osservando la situazione reale, questi discorsi, chepossono essere un riassunto di quello recente di Hitler; secondo me esecondo l’opinione di molti, sono destinati a rialzare e mantenere sem-pre ad un dato livello, il morale; senza dei quali il morale stessoanderebbe in regresso. “Una puntura” mi diceva un tale, per prolunga-re la vita. E come no? La guerra continua ad infuriare più accanita chemai, mentre un nuovo inverno, pieno di dolorose conseguenze ci sta

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alle porte. Il popolo comincia a dare seri segni di stanchezza, stanchisono pure i militari. Bisogna quindi provvedere affinche questi incon-venienti non abbiano ad aggravarsi, ed a nuocere un giorno, sia nelfronte interno come in quello militare. [...]

20 ottobre 1942. XX martedì

Cielo annuvolato, con temperatura media. Niente di speciale daannotarsi in paese. Ovunque procede regolare ritmo di vita. Lo scorsosabato ebbe luogo la fiera cosidetta di S. Luca61. Molto bestiame vennevenduto. La concorrenza fra i vari mercanti è stata abbastanza forte evantaggiosa. Comunque i prezzi si mantengono ancora abbastanza bas-si, in confronto a quelli dell’anno scorso. I contadini però causa laristrettezza del fieno, sono costretti ad addattarsi, e non se ne lamen-tano troppo, anche perchè i prezzi non sono eccessivamente bassi. Spe-cialmente le vacche lattifere, da vitello, hanno ancora conservato prez-zi soddisfacenti. Questo ribasso, come ebbi ad accennare nei miei suntiprecedenti, è esclusivamente dovuto alla scarsezza del foraggiamentodi quest’anno.

Ieri, conversando con un’optante per la Germania, mi disse che al-cune famiglie degli optanti paesani (famiglie numerose) avrebbero l’in-tenzione di andare a stabilirvisi in Stiria ove riceverebbero una campa-gna da lavorare. Sono terre lasciate in libertà da popolazioni slave, lequali hanno dovuto andare via. Le campagne in oggetto sono abbastan-za grandi, e questi mi disse che le più piccole hanno una superficie dicirca 40 ettari. Il Governo Germanico vorrebbe rimpiazzare le genti sla-ve con cittadini di razza tedesca, e come tali sono considerati gli allogenioptanti. In paese ci sarebbero sette di queste famiglie che avrebberol’intenzione di andarvici. Un incaricato si porterà prossimamente a Pieveper illustrarne le condizioni. Se avessero poi l’intenzione di recarvisi,essi potranno avere un passaporto e portarsi sul luogo a vedere le cam-pagne stesse. Nessun altra novità relativa alla situazione degli Allogenistessi. Relativamente al conflitto, alcuna speciale modificazione nel campodella situazione stessa. La città di Stalingrado resiste sempre ora da 82giorni. I combattimenti ivi si susseguono con sempre crescente ferocia.In 10 giorni i Brittanici annunciano d’aver abbattuto su Malta ben 119apparecchi dell’Asse. Il bombardamento deve essere stato ferocissimo.

[...]

61) Ms.: St. Michele.

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27 novembre 1945Cronaca paesana

27 novembre 1945 - martedì

Giorno di fiera a Pieve. Non c’era troppo bestiame; i prezzi hannosubito un ribasso del 30,35%. La causa viene attribuita alla scarsitàdel fieno in molte regioni d’Italia. Vi si poterono riscontrare in piazza iprimi venditori ambulanti, dopo la guerra. Lentamente si portano merci,sul mercato che prima scarseggiavano. V’èrano parecchi venditori distoffe e telerie e venditori di chincaglierie minute. I prezzi però esage-ratamente alti. 1 m di tela da camicie £ 350 e tutto di questo passo.Vennero effettuate assai poche vendite. La gente deve oggi limitarsi alpuro necessario. Mancavano ancora i venditori di cuoiami e di ferra-menta, merci tutt’ora assai scarse. In questi ultimi giorni si è provve-duto in via definitiva alla raccolta delle firme per gli aderenti allariamissione alla provincia di Bolzano. Sembra che più di metà dellapopolazione vi abbia aderito. Questa raccolta di firme ha lo scopo divenir inoltrata ai comandi alleati, per ottenere di poter tornare sotto laProvincia di Bolzano anzicchè di Belluno, come infatti sarebbe il desi-derio della buona parte della popolazione fodoma. Questo interessa-mento per le firme è stato promosso da elementi della Volkspartei loca-li, i quali giustamente hanno considerato che le nostre popolazioni,sono più affini, sia dal lato morale come anche da molteplici altri aspettidi vista, alle popolazioni AltoAtesine, e per conseguenza da ammetteread esse. Io credo che anche dal lato materiale l’annessione di questoComune e Cortina a Bolzano sia conveniente, essendo la Prov. di Bol-zano abbastanza ricca, mentre quella di Belluno viene considerata frale più povere d’Italia. La procedura a mezzo delle firme è tuttavia dub-bia, non è però escluso che non possa raggiungere il suo fine. È quelloche inseguito vedremo.

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11 dicembre 1945 - martedì

Il tempo si mantiene costantemente bello, la temperatura è tut-tavia fredda. Dalle parti soleggiate il terreno è sempre ancora scoper-to, mentre dalle parti meno esposte al sole, come Ornella, un legge-rissimo nevischio copre la campagna. La popolazione contadina godeora di un relativo riposo. Legna e fieno non si possono condurre causala scarsità di neve, ed il lavoro viene perciò limitato fra i fienili e lestalle. In complesso la situazione è calma. Un piccolo incidente si èverificato il giorno di sabato 8 dicembre scorso nel locale d’osteria diDander Giacomo a Pieve. Alcuni giovanotti, parte parteggianti per itedeschi, e parte per gli Italiani, alquanto alterati dal vino bevuto,vennero ad azzuffarsi per ragioni politiche. Dalle parole passarono aifatti e finirono col somministrarsi alquanti pugni, la gente che si tro-vava nel locale intervenne e pose fine alla lotta intestina. I carabinie-ri locali estesero rapporto, che inseguito ne apprenderemo i risultati.Questa lotta politica fra tedeschi ed italiani o dirò fra parteggiantidell’una e dell’altra parte, si manifesta dunque anche pubblicamenteo dirò apertamente, solo che questo avviene fra la gioventù dell’una edell’altra parte. Gli anziani con maggiore prudenza si astendono dapubbliche manifestazioni del genere, discutono separatamente e se-gretamente più che è possibile, covando come si suol dire il bracieresotto la cenere. Queste due parti sanno che le aperte manifestazionihanno più del dannoso che dell’utile, e daltronde sanno anche che laquestione dipende dagli Alleati, della Vittoria, tuttavia non disde-gnano d’occuparvisi convinti di dare una spinta alla loro idea e allasua soluzione favorevole.

23 dicembre 1945. domenica

La questione di riammissione alla prov. di Bolzano è sempre infermento. Le firme in numero di millequattro sono state inviate alleautorità competenti. Colle St. Lucia e Cortina d’Ampezzo hanno fattoaltrettanto e in queste due località sembra che il numero degli aspi-ranti alla Prov. di Bolzano sia ancor più numeroso. Anche cui aLivinallongo gli aspiranti, quegli cioè che hanno firmato per Bolzanosuperano la metà della popolazione locale. Vivo interessamento dellaquestione si è preso anche il Rev. dott. Antonio Crepaz, oriundo diquesto Comune, e presentemente professore nel Vicentino diBressanone. Egli in data 12 dicembre inviava una lettera al Comitatodi Liberazione Nazionale di Livinallongo, della quale trascrivo il testointegrale:

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Indice

Presentazione di VINCENZO CALÌ e RAFFAELE IRSARA pag. 5Introduzione » 7

Opzioni, guerra e resistenza fra le popolazioni ladinedi LUCIANA PALLA pag. 13Parte Ia - L’accordo italo-tedesco delle opzioni per il Reich » 15Parte IIa - 1943-1945: sotto l’occupazione nazista » 53

Il diario di Fortunato Favai pag. 85Fascicolo Io - 1940 Memorie » 87Fascicolo IIo - Memorie della vita » 109Fascicolo IIIo - Memorie della vita » 121Fascicolo IVo - Memorie della vita 1941 » 129Fascicolo Vo - Febbraio 1941 XIX. Memorie della vita » 135Fascicolo VIo - Marzo 1941 XIX. Memorie della vita » 139Diario pro Aprile 1941 » 143Diario pro mese di maggio 1941 XIX » 151Diario pro giugno 1941 XIX » 155Diario pro luglio 1941 XIX » 159Diario mese di ottobre XIX » 167Diario Novembre 1941. XIX » 173Dicembre 1941. Diario » 175Diario Gennaio 1942 » 179Diario Febbraio 1942 » 183Diario Maggio 1942. XX » 191Cronaca paesana. Con il 13 ottobre 1942 XX » 2031943 » 211Dal Io maggio 1943 XX. Cronaca degli avvenimenti » 229Quaderno di 1 Novembre 1943. Cronaca paesana » 249Dicembre 1943.= » 255Quaderno con giugno 1944. Cronaca paesana » 277[Quadernetto senza titolo] » 281[1944-1945] » 30727 novembre 1945. Cronaca paesana » 353

AppendiceColle S. Lucia - Opzioni 1939, di VITO PALLABAZZER pag. 361

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L. 35.000

IVA INCLUSA

Scrive Fortunato Favai nel suo diario, nella sera del 1o gennaio1941: “Lo scorso anno, alla medesima data, e non lo scorderò più,regnava un movimento insolito. Tutto Livinallongo era in subbuglio. […]Quelli che avevano votato per la Germania erano entusiasti, addiritturainebbriati da una forza ignota, prima del tutto sconosciuta. In questasera il popolo Livinallonghese si vide separato da due correnti diverse.L’amico più non riconosceva l’amico, ne il parente il parente e in qualchecaso, il fratello il fratello. Gli optanti acclamavano la loro nuova patria,disprezzando ad un certo modo quelli che erano decisi a rimanere,considerandoli come estranei. Gli ultimi tacevano e più delle volte se lasvignivano. Nella loro anima regnava un pensiero di tristezza, dimalinconia sorda, celata, chiusa in ciascuno dei singoli che rimanevano.Infatti chi avrebbe avuto la meglio? Quegli che stavano per partire oquelli che restavano?”

Per la prima volta, in questo diario finora inedito, si narra dall’in-terno, con molta sofferenza e coinvolgimento personale, quello che signi-ficò per la popolazione ladina di Livinallongo essere compresa neiterritori dell’accordo italo-tedesco del 1939 sulle opzioni per il Reich, cuifecero seguito la divisione della comunità e il difficile sanarsi dei conflittiinterni nel dopoguerra, il coinvolgimento con il nazismo, l’occupazionetedesca nel 1943-45.

Sono ferite che si aggiungono ad altre subite nel corso del Novecentodalle valli ladine, che da un lato rivendicano la loro specificità diminoranza e la loro equidistanza dai due mondi italiano e tedesco che lecircondano e le circuiscono, dall’altro non sono ancora in grado didifendersi dai nazionalismi, dalle mitologie, dalle propagande, per co-struirsi al proprio interno un futuro rispettoso della propria specificità.

Il lungo saggio introduttivo di Luciana Palla inserisce le straordina-rie annotazioni del protagonista-scrittore Fortunato Favai, nel comples-so storico-politico dell’epoca, e tenta per la prima volta di ricostruire lescelte contraddittorie e sofferte, contornate da tanti inganni e delusioni,delle popolazioni ladine dei tre comuni di Livinallongo, Colle S. Luciae Ampezzo nel 1939-1945.

* * *

Luciana Palla ha pubblicato sulla storia delle comunità ladine e sullaprima guerra in area alpina vari saggi, fra i quali I ladini fra tedeschie italiani, Marsilio 1986, con cui ha vinto il “Premio della cultura 1986”della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Fra realtà e mito. La GrandeGuerra nelle valli ladine, Angeli 1991, opera finalista al “Premio AcquiStoria 1992”; Il Trentino orientale e la Grande Guerra, Museo delRisorgimento e della Lotta per la libertà di Trento 1994. In questacollana è già stato edito il volume da lei curato Mein Kampf um dieKunst. Autobiografia di Francesco Ferdinando Rizzi , Trento 1998.