Onda d'urto maggio2009 Gaza una giovane pacifista ha perso la vita. Si chia-ma Rachel Corrie, aveva...

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Indice: La relazione siamo noi pag. 2 I migliori anni… pag. 3 Per la pace pag. 4 Il Pil e il Fil pag. 5 Omosessualità e morte pag. 6 L’individuo è deceduto? pag. 7 Gli amici del cuore pag. 8 4 spose per 4 compagni pag.9 Fuga dalla politica pag. 10 Artisti e campioni pag. 11 7 in condotta pag. 12 Splash pag. 13 Test di cultura pag. 14 Il doppio è servito! pag.15 Scambio Italia-Francia pag.16 Libri&libri pag.17 Incontro con Affinati pag.17 Intervista ai Black Horn pag.18 Musica & film pag.19 Risate in parrocchia pag.20 Lettere alla redazione pag.20 I Sentieri Tolkieniani pag.21 10 metodi infallibili pag.22 ONDA DURTO Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XI, n.4, Maggio 2009 www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. antonio denanni

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Indice: La relazione siamo noi pag. 2 I migliori anni… pag. 3 Per la pace pag. 4

Il Pil e il Fil pag. 5 Omosessualità e morte pag. 6 L’individuo è deceduto? pag. 7 Gli amici del cuore pag. 8 4 spose per 4 compagni pag.9

Fuga dalla politica pag. 10 Artisti e campioni pag. 11 7 in condotta pag. 12 Splash pag. 13 Test di cultura pag. 14

Il doppio è servito! pag.15 Scambio Italia-Francia pag.16 Libri&libri pag.17 Incontro con Affinati pag.17 Intervista ai Black Horn pag.18

Musica & film pag.19 Risate in parrocchia pag.20 Lettere alla redazione pag.20 I Sentieri Tolkieniani pag.21 10 metodi infallibili pag.22

ONDA D’URTO Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XI, n.4, Maggio 2009

www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. antonio denanni

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La relazione siamo noi Già i filosofi (soprattutto Heidegger) e poi gli psicologi ci hanno insegnato che ogni nostro progetto fin dalla nascita s’intreccia nella relazione con altre persone. Non si vive, se non con gli altri in un continuo scambio di gesti, di oggetti e di vissuti. Vivere con gli altri significa trasformarsi attraverso il rap-porto con le persone: ciò che diveniamo professionalmente e umanamente è il risultato momentaneo dei legami ai quali ab-biamo partecipato e ai quali ancora partecipiamo. Ecco per-ché la relazione siamo noi e noi siamo nella misura in cui ci relazioniamo. Soprattutto con le persone che ci gratificano, con le quali siamo legati da un affetto, da una grande passio-ne o ideale. Sono le relazioni che ci fanno sognare, progettare, rischia-re… Sono le relazioni che insomma ci fanno vivere, esistere. A tutti questi legami abbiamo dedicato il tema di apertura di questo numero di maggio di Onda d’urto. Buona lettura e… buone relazioni

La Redazione

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Cronaca della morte e rinascita di Onda d’urto Muore Onda d’urto! Dopo 11 anni di rubriche e di formule consolidate, di successi (ultima la mostra dei 10 anni) e di gradimenti (1250 copie stampate e apprezzamento anche all’esterno dell’istituto con un forte ritorno d’immagine) è giunto il momento di fare un restyling di tutta l’impostazione del giornale (alla luce anche di alcune critiche),

pensando a nuove rubriche, nuova grafica, nuove sinergie tra internet e carta stampata con l’apertura di un blog. Il tutto verrà preceduto da un sondaggio tra gli studenti per individuare i gusti, gli interessi, nuove collaborazio-ni e per vedere - diciamolo pure - se si vuole che Onda d’urto risorga più interessante di prima oppure che la sua storia si concluda con questo numero. Ci auguriamo naturalmente che prevalga la prima opzione. Ma perché ciò sia possibile è fondamentale il ruo-lo della Redazione, sia per la scrittura degli articoli, sia per il dialogo creativo. È fondamentale mettersi in gio-co. Nessun giornale nasce senza una redazione, possibilmente grintosa, libera e fantasiosa. Si aspettano quindi fin da ora nuovi redattori per integrare la redazione esistente. Buon fine anno scolastico. Antonio Denanni

La relazione siamo noi La relazione siamo noi negli occhi di chi pensa di chi vuole giudicare e di chi ancor non si accontenta

La relazione siamo noi se neanche lo sappiamo se nel rincorrerci tra i sogni qualche volta ci inciampiamo

La relazione siamo noi quando il cielo ce lo chiede quando legge i nostri occhi e di gran passo ci precede

La relazione siamo noi se cerchiamo di stupirci ogni giorno ed ogni nuova sempre lì ad aspettarci

La relazione siamo noi e che timore non ci tenti ma che mai sia sopravvivere tra sinceri pentimenti

La relazione siamo noi se diversi e colorati interrotti da sospiri non ancora riallacciati

La relazione siamo noi in un mare di altre facce che ci sfioran di lontano quasi fosser solo gocce

La relazione siamo noi che oramai abbiamo scelto di dividere qualcosa che tra noi chiamiamo molto FM, 2B Cl

"Se vuoi andare veloce, va' da solo. Se vuoi andare lontano, va' insieme agli altri". Proverbio africano

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“Notte prima degli esami”… una canzone che ha se-gnato epoche di studenti. E poi come non pensare alle sue bellissime parole? Ahia!!! Ora che ci penso quelle belle parole assumono un significato ben diverso. Dia-mine! Per me manca pochissimo a quella notte fatidi-ca!!! Eh si, sono all’ultimo anno. L’ultimo anno di fati-ca, di compiti, e di versioni, è vero, ma anche l’ultimo anno al Porpy! Ecco, ora cala la tristezza. Infatti questi cinque anni sono stati proprio belli…a dirla tut-ta mi sono divertita, anche vivendo in mezzo a compiti a casa, versioni, test e interrogazioni. Cinque anni di fatica e soddisfazioni, di divertimento sfrenato e pomeriggi passati su libri polverosi. Cinque anni in cui io ho dato tutta me stessa alla scuola e in cui la scuola mi ha dato molto di quello che sono ora. Infatti solo ora che mi giro indietro, mi rendo conto di quanto sono cambiata, di quanto sono cresciuta. Innanzi tutto la scuola mi ha dato una formazione, ma da buona adolescente non posso fare a meno che mettere al primo posto nel mio indice di gra-dimento tutte le attività non direttamente formative, o almeno non del tutto, che la scuola mi ha offerto. Innanzi tutto le mitiche gite di classe, in cui si posso-no scoprire tesori anche in quei compagni che prima si ritenevano antipatici, in cui ci si diverte senza preoccu-pazioni e in cui si fanno tante cavolate solo per il piace-re di divertirsi e stare insieme. Poi le varie giornate che la scuola organizza per pro-muovere la nostra fisicità e per impedire che la maggior parte di noi rimanga incollata in pianta stabile alla scri-vania o sul divano. Io devo confessare (professoressa Nevache, la prego di non leggere quello che segue) di aver odiato cordialmente sia la giornata di atletica sia la campestre, dato che sono nata con l’opzione zero-fatica incorporata, ma non posso negare che di cinque ore, cinque minuti sono spesi a compiere erculee fatiche, contro quattro ore di risate e relax. Ottimo impiego, quindi.

E come non parlare di tutte quelle attività che pur svolgendosi negli ambienti scolastici di scolastico han-no ben poco? Primo fra tutti il giornalino che avete tra le mani. Poi i vari e divertenti corsi pomeridiani, da quello di canto a quello di teatro, fino a quelli più seri di inglese e francese.

Da buona secchiona ammetto di aver frequentato moltissime attività promosse dall’istituto, anche quelle di educazione fisi-ca (ecco prof, ora può leggere con tutta tranquillità), ma non me la sento di formulare un giu-dizio su quella che ho preferito; ognuna mi ha dato qualcosa e mi ha fatto divertire. Pur non potendo parlare appieno di divertimento occorre anche citare l’abbonamento a teatro, un affarone, i laboratori di fisi-ca, la scienza questa volta, (ora professor Vaio mi rivolgo diret-tamente a lei!) e le conferenze con personaggi importanti per la

cultura. Insomma, direi di aver dato almeno quanto ho ricevuto. Ora la parte seria, altrimenti i professori si offendono; il liceo Porporato sta combattendo fieramente per entra-re tra i migliori istituti del Piemonte, e io credo che questa promozione se la meriti in tutto e per tutto. Infat-ti non mi posso lamentare per l’istruzione che ho rice-vuto che, al di là del nozionismo, mi ha insegnato a pensare, a essere una persona a tuttotondo, a vivere nel-la società senza esserne sopraffatta. E come potrei la-mentarmi? Sarei veramente un’ingrata. Da ultima, ma ultima non è certamente nei miei pen-sieri, nomino la festa dei maturandi, ultimo traguardo divertente prima del rush finale. Anche qui devo fare un’ammissione. Ho barato. Ho già partecipato a due feste dei maturandi, sempre in qualità di staff, beninteso, ma questo non mi ha impedito di divertirmi un mondo. Forse quest’anno, in cui sarò pro-tagonista insieme a tutti gli altri poveracci che come me finiranno a breve sulla graticola, sarà ancora più bello; forse cantando “notte prima degli esami” mi scorrerà un brivido lungo la schiena, forse “i migliori anni della nostra vita” mi farà commuovere. Non lo so, per questo sono ansiosa di arrivare anche a quel traguardo (anche se non di tirarmi a lucido e ve-stirmi elegante). Quindi giunge la fine di questa festa durata cinque anni. Spero solo che si concluda con i fuochi d’artificio.

Gaia De Marchi, 3B Cl

Le confessioni di una maturanda

I migliori anni della mia vita… al Porporato

Festa dei maturandi “Notte prima degli esami” e “I migliori anni della nostra vita” verranno suonate e cantate in onore di Gaia, Beatrice, Gabriella, Mauro… e di tutti i maturandi 2008/09 del Liceo Porpora-to, martedì 9 giugno presso l’Oasi Bellavista in occasione della Festa dei Maturandi. Una festa naturalmente indimenticabile!

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A Gaza una giovane pacifista ha perso la vita. Si chia-ma Rachel Corrie, aveva solo 23 anni. Era una studen-tessa dell’ università d’Olympie (Washington). Appar-teneva al Movimento per la Giustizia e la Pace. Con la sua associazione pacifista aveva organizzato delle iniziative per l’anniversario dell’11 settembre, al-la memoria delle vittime del disastro e della guerra in Afghanistan.

Quest’ anno Rachel aveva deciso di passare dalla teoria all’azione, andando in Israele, dove raggiunse il grup-po palestinese Movimento Internazionale di Solidarie-tà. Con questa associazione, partecipava a delle azioni per bloccare i bulldozer israeliani, che tentavano di abatte-re delle case in territorio palestinese.

Ai suoi amici, in diverse mails, aveva scritto: “Abbattono le case anche se c’è gente all’interno, non rispettano niente e nessuno”

Alla frontiera di Gaza, Rachel e i suoi amici tentavano d’opporsi alle demolizioni. “Era seduta sulla traiettoria del bulldozer, il conduttore la vide, continuò, e la schiacciò” ha dichiarato Joseph Smith, militante pacifista statunitense.

“Il bulldozer l’ha coperta d terra, prima di passarle so-pra”, ha aggiunto Nicolas Dure, un altro dei suoi amici. I suoi amici hanno tentato di fermare il bulldozer e soc-correrla. Ma fu tutto inutile.

Rachel Corrie a soli 23 anni ha perso la vita difenden-do, con il suo corpo e le sue idee, il diritto dei cittadini palestinesi ad avere un tetto e una terra…

Le autorità israeliane hanno dato delle versioni diffe-renti dei fatti, smentendo la documentazione fotografi-ca dei testimoni. La giovane è stata uccisa freddamente e barbaramente, mentre s’interponeva pacificamente. Rachel e i suoi amici affermano:- che ogni giorno deci-ne e decine di case sono distrutte alla frontiera di Ga-za!- che i bombardamenti hanno inquinato i pozzi nei campi dei rifugiati di Rafah, e non possono essere boni-

ficati senza che gli operai palestinesi siano esposti ai tiri d’artiglieria israeliani.

Numerose iniziative hanno avuto luogo a Olympie ( Washington ) e in tutti gli USA in ricordo di Rachel.

Questo messaggio vuole essere un testimonio per non dimenticare Rachel, giovane pacifista, che con il suo coraggio voleva fermare le ingiustizie che, ogni giorno, avvengono in Palestina..

Durante questi giorni e questi mesi si sviluppa contro la guerra, il più importante movimento pacifista che la storia abbia mai conosciuto; Rachel Corrie è sicura-mente il simbolo di questo movimento, è stata uccisa per la logica assurda e brutale della guerra, che noi pa-cifisti cerchiamo di fermare.

Vi chiediamo di trasmettere questo messaggio: per fare conoscere il caso di questa giovane martire, una parte della sua storia e della sua battaglia. Per non dimenticare che il conflitto continua tra Israe-liani e Palestinesi, con numerose vittime civili innocen-ti da ambo i lati e che bisogna continuare a mobilitarsi e a fare pressione per trovare una soluzione pacifica e duratura.

Questa mail è giunta al nostro sito scolastico chiedendoci di diffonderla il più possibile affin-chè, senza distinzione di religione, razza o na-zionalità, sia occasione di riflessione per la pace.

Il video al ns sito: http://www.liceoporporato.it/studenti/RACHEL_CORRIE.pps by Federica 3B L

Per la Pace, in ricordo di RACHEL CORRIE

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Il Bhutan è un paese molto piccolo e molto lontano, situato alle pendici della catena dell'Himalaia. Ma ha una storia importante da raccontare. Il suo re ha deciso che il benessere del suo popolo si misuri in un modo del tutto diverso da come si fa da noi e nel re-sto del mondo. Il re del Bhutan ha deciso che per stabilire se il suo popolo è ricco, ma "ricco" per davvero, occorre misurare la felici-tà. E come si fa a misurare la felicità? Ci sono ricchi infelici e po-veri felici. . . . Per sapere se cresciamo o no, se stiamo diventando più ricchi o più poveri, in tutto il mondo si misura il cosiddetto Pil, ovvero il "prodotto interno lordo". In parole semplici, misuriamo i beni pro-dotti: quante automobili o lavatrici o scarpe escono dalle fabbri-che, quanto grano producono i campi e quanta uva le vigne, anche quanti giornali vengono stampati e venduti: cose così. Se crescono siamo più ricchi. Se calano, più poveri. Il Pil deve crescere, ci di-cono, altrimenti vuol dire che il paese non funziona. Il re del Bhu-tan, e con lui alcuni importanti studiosi di economia, psicologia e sociologia, sono convinti che il Pil non misuri tutto quel che c'è da misurare. Per esempio, se un bambino va all'asilo nido, i genitori pagano il servizio delle maestre e la cosa viene registrata dal Pil, perché c'è del denaro che si muove; se quel bambino invece sta con il suo nonno, e ci sta bene, niente Pil. Se andate al cinema, il

Pil lo sa; se nelle stesse due ore fate una passeg-giata avventurosa in un bel bosco, niente Pil: ma voi siete contenti ugualmente, anzi forse di più. Se vi regalano un libro, che magari non vi piace e non lo leggete, il Pil si alza; se prendete un libro in biblioteca, gratis, e lo divorate perché vi appas-siona il Pil non se ne accorge. Se poi un incendio brucia il bosco e voi siete un po' infelici perché non potete più fare la passeggiata, e così andate al cinema, secondo il Pil voi siete strafelici: ma non è vero! Ecco perché il re del Bhutan ha detto: accanto al Pil mettiamo la Fil, felicità interna lorda. La Fil misura le vacanze, il tempo libero, se ci sono boschi e prati e bei laghetti: più boschi, prati e laghetti a disposizione dei cittadini, e la Fil cresce. Bello no? Nel 2004 circa trecento professori universitari e giornalisti si sono riuniti a Thimpu, la capitale del Bhutan, e hanno deciso di raccon-tare al mondo che il benessere della gente non dipende solo dalla quantità di merci che escono dalle fabbriche. Ad esempio, negli ultimi 60 anni il Pil degli U.SA è triplicato, ma gli americani si sentono un poco meno felici di allora. Se vi sembra una bella "invenzione", mandateci l'elenco delle cose con le quali, secondo voi, potremmo misurare in Italia la Fil.

Onda d’urto, febbraio 2005

Quanti abitanti ha il Bhutan? 650.000, di cui la maggior parte sono bhutanesi, più una minoran-za di indiani e nepalesi Quando è stato là? Nelle vacanze di Natale 2004 Com’è il Bhutan dal punto di vista sociale-politico-economico? Il Bhutan è un paese gioiello compreso tra l’India (circa 1 miliardo di persone), e la Cina (circa 1,5 miliardi di persone) Contrasta in modo evidente con i paesi confinanti: passare dall’India al Bhutan è come passare dall’inferno al non inferno! In India è presente molta miseria e so-vrappopolazione, mentre in Bhutan no. Questo è dovuto a un fatto storico: il Bhutan è sempre rimasto uno stato indi-pendente, in mezzo alle montagne, che non ha suscitato quindi appetiti da parte di altre nazioni (non sono presenti strade che portino in Cina, in modo che questa non potesse occuparlo). Non ci sono uni-versità, infatti per studiare si è costretti ad andare in India, e neanche ferrovie: ci sono solo strade, peraltro ben tenute. Inoltre è uno stato-bonsai: è abitato da una popolazione pari ai 2/3 di quella di Torino ed è esteso quanto la Svizzera, perciò è facilmente gestibile. La forma di governo è una monarchia assoluta, illuminata, in cui il re, intelli-gente e aperto, è aiutato da una serie di tecnici per promuovere uno sviluppo con-trollato e positivo, che affronti le temati-che sociali. I permessi di entrata per i turisti sono in numero limitato, perché essi non travol-

gano l’equilibrio stabilito: secondo il “Kuensel”, unico giornale, setti-manale, bhutanese, nel 2004 sono stati concessi solo 9259 permessi (già 2000 più dell’anno prima). Il Bhutan è un paese diviso tra una

tecnologia arretrata e una avanzatissima, gestite comunque in modo che non ci sia miseria. Fino a 5 anni fa non c’era nean-che la televisione, mentre adesso è stata introdotta anche la tv satellitare. Che cosa l’ha colpita di questo paese? Prima di tutto il paesaggio costituito inte-ramente da montagne, poi la tipologia di architettura, molto curata e ricca di deco-razioni. Si sono presi provvedimenti ur-banistici che dimostrano un’alta civiltà: ad esempio le stalle, che erano al piano terra delle case, sono state spostate in un luogo separato dalle case stesse. Un altro fatto da cui sono rimasto colpito sono le condizioni degli indiani, che vivo-no in tende ai margini delle strade e svol-gono i lavori più degradanti, in particola-re la riparazione delle strade, a cui contri-buiscono pure le donne che spaccano le pietre per ottenere la ghiaia. Vi è una particolare attenzione agli aspetti ecologici. Un esempio ne è la pulizia de-gli scarichi, attraverso sistemi che per-mettono di ricavare biogas e riciclare l’acqua. Un altro è una valle in cui le gru dal collo nero, che normalmente si trova-no in Tibet, vanno a svernare; qui non sono stati introdotti i tralicci dei fili elet-trici per non danneggiarle. La luce elettri-

ca però è sosti-tuita da un si-stema di pan-nelli solari che

fornisce energia a tutte le case. Non so se questo sia estendibile, ma è sicuramente bello e suggestivo. In Bhutan non ci sono mendicanti; per la dignità del popolo, caratteristica della cultura di montagna, sono persino presen-ti cartelli che invitano a non dare niente ai bambini, perché non imparino a mendica-re! Lei crede che si possa misurare la feli-cità di un popolo? No! Però si possono osservare alcuni in-dicatori di sviluppo. L’istruzione, in parti-colar modo, poiché insegna ai popoli a rendersi conto della propria situazione, e la sanità. In Bhutan l’istruzione è obbligatoria per 7 anni e, come la sanità, è gratuita. In que-sto paese non esistono alcune malattie presenti nel mondo occidentale, come la depressione. Non c’è neanche la fame. La Fil è un metodo di misurazione del benessere che si può esportare in altri Paesi? No, assolutamente! È una bella battuta, anche se non è riferita a quel paese, la cui realtà è assolutamente imparagonabile alla società moderna. Ad esempio, in ogni famiglia c’è almeno un monaco. Questi sono mantenuti dallo Stato. Una cosa si-mile succedeva in Italia 100 anni fa, quando almeno un membro della famiglia si mandava in seminario, anche per dargli una sistemazione economica. Francesca 4AL

Onda d’urto, febbraio 2005

Nel Bhutan il Pil è il Fil, la felicità interna lorda Noi ne avevamo già parlato / Le notizie storiche di Onda d’urto

Ma sarà tutto vero? Il preside Elio Salvai ci racconta il suo viaggio in Bhutan

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Due ragazzi sono stati impiccati perché si amavano Dove l’omosessualità significa ancora morte

Credo tutti sappiano che l'omosessualità è l'orienta-mento sessuale caratterizzato da un'attrazione sessuale e/o affettiva per individui del proprio sesso. Come credo tutti sappiano delle varie idee di Chiesa, governo e opinione pubblica: l’omosessualità è contro natura, di conseguenza due gay non possono sposarsi e/o adottare bam-bini. Basta chiedere alle persone di una certa età per avere un quadro molto poco carino di tutti coloro affetti dalla malattia dell’omosessualità. Giusto per precisare, l’omosessualità non si passa come il raffreddore e non è congenita…perché non è una malattia!! Ma anche se l’opinione pubblica può essere contraria , molto diversa è l’omofobia. Il termine omofobia indica generalmente un insieme di sentimenti, pensieri e comportamenti avversi all'omo-sessualità o alle persone omosessuali. L’omofobia comporta pregiudizi e ritorsioni nei con-fronti di gay e lesbiche e, nel peggiore dei casi, addirit-tura persecuzioni. Da ricordare purtroppo il caso di due giovani iraniani,

Mahmoud Asgari e Ayaz Marhoni , morti il 19 luglio 2005, quando avevano rispettivamente 16 e 18 anni. I due innamorati sono stati uccisi dal governo iraniano, accusati di uno stupro mai avvenuto. Secondo le leggi in vigore in quello stato difatti nei rapporti della polizia

deve comparire il nome della vitti-ma, presumibilmente un ragazzino di 13 anni…. Nei rapporti non com-pare alcun nome. Per giunta secondo la legge che vi-ge in Pakistan e nel resto del mon-do, i minorenni non possono essere condannati a morte, malgrado la condanna sia stata messa in pratica nel 2005, era già stata emanata dal tribunale due anni prima, quando il più vecchio dei due ragazzi aveva

solo 16 anni. I DUE RAGAZZI SONO STATI IMPICCATI PER-CHÉ SI AMAVANO. Per giunta negli ultimi anni il governo iraniano ha sot-toposto a punizioni simili o peggiori persone accusate ufficiosamente di omosessualità. L’amore è quindi diventato un crimine??

Lara 5B Ginn

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Siamo ormai a maggio e anche quest’anno sta volgen-do al termine…beh quasi, anche perché ci aspetta un mesetto niente male: bello pieno d’interrogazioni e veri-fiche varie! E molti di noi sono già con la testa alle va-canze estive, non è vero? Ognuno s’immagina il suo tipo di vacanza ideale: in paese esotico o artico , al mare o in montagna, in città o in campagna. Ma il punto è: cosa fare in questi tre mesi? Decidere di oziare allegramente e ri-trovarsi a settembre senza voglia di far niente o decidere di rendersi utile per qualcuno o per se stessi? Personalmente credo che questi mesi possano essere spesi in maniera di-versa dal solito, magari vivendo una nuo-va esperienza come la vacanza-lavoro. Attenzione però! Per vacanza-lavoro non s’intende lavorare tutta l’estate in gelate-ria o al ristorante! Tutt’altro! Sono delle esperienze di solidarietà. Ne esistono infatti di diversi tipi, in Italia e all’estero, come ad esempio: - campi di lavoro ambientale ed archeologico: consisto-no ovviamente nell’aiutare a salvaguardare l’ambiente o in attività per finanziare ricerche ecologiche; nel secon-

do caso è possibile partecipare al recupero di beni arche-ologici, a seminari o viaggi studio (insomma una vera pacchia per gli appassionati! Però non so dirvi il minimo di età richiesta..) - campi di lavoro umanitari: permettono di svolgere una prima breve esperienza nei paesi in via di sviluppo o fa-

re viaggi di conoscenza e di turismo responsabile (ma pen-so sia riservato ai maggioren-ni…peccato!)

- lavoro alla pari: in cambio di vitto e alloggio chi è interessato

dovrà fare il/la babysitter ai figli della famiglia ospitante ricevendo anche dei soldi come compenso

(questo si può rivelare un ottimo modo per imparare una lingua straniera!) Nel piccolo vi consiglio questo tipo di vacanza che vi formerà per la vita e, inoltre, se andrete all’estero

prenderete “due piccioni con una fava”! Convie-ne! …o no?

Sperando di avervi convinti a tentare o comunque di a-ver stimolato il vostro interesse qui di seguito vi lascio alcuni indirizzi da consultare nel caso vogliate informar-vi: W le vacanze! Sary 3BL

Un’estate di vacanze-lavoro

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L'individuo è deceduto? Oggi il modo di relazionarsi con il mondo è cambiato, oggi non conta la qualità degli amici ma la quanti-tà. I social network a cui ormai siamo abituati sono diventati il luogo di incontro ideale dove conoscere gen-te nuova, fare amicizia. Amicizia virtuale. Facebook, Messenger, Netlog e chi più ne ha più ne metta hanno tantissimi pregi (si è sempre in contatto, si incontrano amici che si credevano scomparsi ecc.), ma anche qualche piccolo difettuccio. Chi sta dietro lo schermo e non si conosce può essere chi vuole e celare la sua vera personalità. Alcuni dicono che è bello per questo, perché si sperimenta chi in realtà non si è, ma è vera-mente una fortuna? Distaccarsi da sé stessi e manipolare l'immagine che gli altri si fanno di noi è una buona cosa? Io non credo che lo sia. Ognuno è quello che è, la persona che attraverso gioie e sofferenze è diventa-ta e nasconderlo agli occhi degli altri non è altro che codardia. Dietro questo non essere noi stessi non c'è per caso la paura (la solita, stupida paura) di non essere accettati? Personalmente non sono assolutamente contro le chat e compagnia bella, sono contro le persone che ne diventano così dipendenti da giudicarsi im-portanti per il numero di persone che ne hanno accettato l'amicizia su Facebook. Sono contro chi si crede debole e allora si nasconde dietro uno schermo che a poco a poco gli succhia la vita. Quante volte abbiamo sentito di giovani intossicati da interne!, che perdevano il senso della realtà? Ore ed ore passate a scrivere inin-terrottamente a persone sco- nosciute e il cervello va in pappa, dimenticando che la persona che scrive è reale e lo è perché al di fuori della sua stanza tesse continua-mente delle relazioni che lo cambiano, volente o nolen-te. Che succederebbe se tut- ti un giorno o l'altro smet-tessimo di uscire di casa e comunicassimo solo trami-te computer, cellulare e quant'altro? Ve lo dico io: l'individuo morirebbe; in senso metaforico ovvia-mente. Non relazionarsi con gli altri sarebbe uno sba-glio assurdo e privo di sen- so. C'è veramente qualcu-no che all'uscire con gli a- mici preferisce chattare? Spero di no... Portiamo l'argomento su toni un po' più seri: ciò che siamo andiamo a crearlo giorno per gior-no grazie alle persone che ci stanno attorno, alle esperienze che facciamo in solitudine o in gruppo. Le altre persone, quelle vere che ti stanno davanti e di cui senti la voce, fanno la nostra vita e noi facciamo la loro. L'individuo muore quando non c'è nessuno che lo riconosce come tale ma solo come una foto in una cornice digitale che comunica con faccine (le emoticon, avete presente?) che dovrebbero esprimere quello che sente perché lui non lo può fare. Chi lo guarda veramente? E anche voi, amici naviganti, a parte i vostri fidatissi-mi amici che vedete a scuola o fuori, chi vi vede? Uno schermo luminescente che lancia messaggio dì sco-nosciuti che ritenete amici, che dicono di capirvi? Ribadisco ancora una volta: non sono contro i social network, sono contro chi li vive più intensamente del-la vita vera (e non ditemi che non ce ne sono, perché se tu che leggi ti senti offeso, allora la cosa ti riguarda, eccome) e si dimentica che fuori, oltre la finestra, c’è un mondo di persone che aspetta solo di essere vissu-to. Quindi, cosa preferite? La vita vera dove tutti sono ciò che sono o quella virtuale dove tutti sono ciò che vogliono? Meditate gente, meditate… Mauro Cerni, 5A Soc

La morte del Prossimo Nella relazione, argomento di questo numero di Onda d’urto, il rapporto con il prossimo è fondamen-tale. Senza il prossimo, gli altri, non c’è relazione. Mentre la globalizzazione, le tecnologie di comu-nicazione e informatiche favoriscono il contatto e la relazione con persone lontane, allo stesso tempo im-poveriscono il rapporto con quelle vicine. Il prossimo da sempre è quello vicino, quello che si incontra per la strada, quello con il quale si vivono i rapporti affettivi, quello richiamato per millenni dalla morale giudaico-cristiana (“Ama il tuo prossi-mo”).

Nel mondo pre-tecnologico la vicinanza era fonda-mentale. Ora pur stando vicini fisicamente, con la civiltà di massa domina la lontananza, il rapporto mediato e mediatico. Così il comandamento dell’amore si svuota perché non abbiamo nessuno da amare. La morale dell’amore non è più possibile per mancanza dell’oggetto. Su questo argomento lo psicanalista Luigi Zoja ha scritto un bel libro dal titolo Morte del prossimo, Einaudi 2009, pp.140, € 10. È un libro da leggere, anche se impegnativo. A.D.

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Già dalle elementari, o addirittura fin dall' asilo, è normale che gli alunni delle classi si dividano in “gruppetti”. Un primo grande gruppo accomuna tutti gli studenti della classe, i quali di consuetudine da bambini si dividono tra maschietti e femminucce. Crescendo e conoscendosi, invece, gli amici vengono scelti soprattutto in base alle affinità di carattere, e non tutti diventano realmente amici ol- tre che compagni di classe. A volte accade che l' intero gruppo clas-se, o in alcuni casi ragazzi provenienti da diverse scuole ma amici per altri motivi, quali vicinanza di abitazione o cono-scenza dei genitori, diventino talmente amici da creare un vero gruppo. Essi decidono cioè di non avere soltanto uno o due migliori amici, ma di considerare “amici del cuore” più persone. I componenti capiscono che è nato un gruppo quando si ritrovano a condividere ogni momento e soprattutto ogni emozione e quando si accorgono di non poter fare a meno dei propri amici; infatti l' aspetto princi-pale del gruppo è proprio la condivisione, sia di a-spetti materiali, come le feste e tutte le loro giornate, sia di gioie e difficoltà. Le differenze tra i normali amici e i ragazzi apparte-nenti ad un gruppo non sono nette, se non che gli ulti-mi spesso sono dominati da un forte sentimento, il quale potrebbe addirittura essere paragonato al nazio-

nalismo, cioè la consapevolezza e soprattutto la fie-rezza di far parte del loro gruppo. Il trascorrere tanto tempo insieme e condividere pra-ticamente ogni cosa fa in modo che il gruppo diventi come una famiglia che ti insegna a vivere e ti aiuta a crescere, e senza il quale non potresti resistere. Purtroppo, però, considerare il gruppo come una fa-miglia ha anche aspetti negativi.

Ad esempio, crescere all' interno di un gruppo è ne-gativo se i tuoi amici non sono esempi positivi da seguire e se ti portano sulla brutta strada, come

droga e violenza, perché si diventa come le per-sone che si frequentano. Inoltre, chi vive all' interno di un gruppo non è

sempre ben visto dagli altri ragazzi, i quali spesso ve-dono i gruppi come una sorta di setta chiusa, e questo può portare a generare invidie da parte di chi vorreb-be farne parte, o biasimo da chi invece è ostile alla vita di gruppo. Oltretutto un gruppo è spesso mal accettato dagli altri gruppi, tra i quali si crea come una rivalità, a volte data dal voler essere “i migliori”o i più popolari nella propria scuola o nella propria città. Nonostante tutti questi difetti, si può comunque affer-mare che la movimentata e divertente vita di gruppo ha i propri pregi,e far parte di un gruppo ti insegna i valori della condivisione, dell' amicizia e della fiducia verso gli amici. Chiara e Federica, 4C Ginn

Msn, Netlog, Facebook, Chat e tanti altri siti internet permettono a milioni di ra-gazzi e ragazze di conoscersi e fare amicizia. Ma a vol-te capita anche che nasca qualcosa che va oltre l’essere amici. Parlo dell’amore che nasce virtualmente tra per-sone che non si sono mai nemmeno viste, ma che no-nostante tutto si scambiano il numero di cellulare, si sentono continuamente e poi un giorno si dicono anche un “Ti Amo”. Sembra una bellissima cosa no? Sembra stupendo aver trovato finalmente la persona dei propri sogni conoscendola per caso su internet. Conosci pro-prio quella persona e sin dall’inizio noti un feeling par-ticolare, ti rendi conto che lui/lei ti sa capire come po-chi altri, ti sta accanto come nessuno, ti fa sentire sem-pre importante, ti riempie di attenzioni e di parole dol-ci. Insomma..appare tutto perfetto..Ma siamo sicuri che sia sempre così? Come si può avere la certezza che questi amori siano veri? Alcuni hanno la fortuna di potersi incontrare e di vede-re con i propri occhi che è tutto vero e a quel punto fila tutto liscio, ma purtroppo con questo tipo di amori spesso ci va di mezzo anche la distanza e non si può avere la certezza che tutto quello che si sta vivendo sia la realtà. Dietro ad un computer infatti si può trovare chiunque. Con questo non voglio dire che non esistano persone vere, ma semplicemente che non tutti sono quelli che appaiono. Trovo infatti che sia molto più semplice parlarsi attraverso un pc invece che guardarsi

direttamente negli occhi o an-che solo parlarsi al telefono. Attraverso una tastiera non ci

si emoziona nello stesso modo, non si ha paura di do-ver guardare nessuno negli occhi e nemmeno ci si deve preoccupare se la voce ci trema un po’ nel dire qualco-sa di importante, di cui forse un po’ anche ci si vergo-gna. Oltre a questi motivi bisogna anche sapere che scrivendo senza farsi vedere una persona può anche inventarsi una propria personalità, e quindi non essere la persona dei sogni, ma fingerlo. Per questo bisogne-rebbe fare attenzione a questi amori virtuali, viverli solo dopo aver avuto determinate certezze, perché al-trimenti potrebbero rivelarsi solo un’illusione, un so-gno fino a quando non si aprono gli occhi e ci si rende conto che era tutto un gioco. Non sono contraria a que-sti amori nati così, ma sono dell’idea che bisogna fare molta attenzione a ciò a cui si va incontro perché un amore virtuale non è mai semplice. Non si può avere accanto la persona amata quando la si vorrebbe, questo comporta molti sacrifici e sofferenze, e poi avendola lontana non si può sapere cosa fa durante la giornata, non si può sapere se nel suo cuore ci sei solo tu o an-che qualcun altro. E allora prima di innamorarsi di qualcuno conosciuto così fate attenzione, perché non sempre le cose sono quelle che sembrano..o forse chis-sà..sarà proprio così che conoscerete la persona della vostra vita..io ve lo auguro.

Cristina Buttigliero, 2D soc

Gli Amori Virtuali

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Gli amici del cuore

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Da quanto tempo state insieme e da dov’è iniziata la vostra storia? Laura: Ci siamo conosciuti nel 2006 (allora non erava-mo in classe insieme), in modo abbastanza strano. Io dovevo uscire con un altro ragazzo e lui con un’altra ragazza, che ci hanno dato buca. Dopo quest’episodio, non ci siamo più frequentati per due mesi, poi ci siamo rivisti. Sara: Beh, essendo in classe insieme… Siamo diventa-ti migliori amici e lo siamo rimasti un anno, poi duran-te l’occupazione ci siamo messi insieme. Cosa vi ha colpito del/la vostro/a partner? Emanuele: Eravamo migliori amici, per cui ci siamo piaciuti in modo graduale… Sara: Diciamo che ci sopportiamo a vicenda, e siamo gli unici a sopportarci! Laura: Ci definiamo “esplementari”, nel senso che sia-mo proprio opposti, ma insieme stiamo benissimo. Come hanno reagito i professori a questa strana e-pidemia? Emanuele: Si sono stupiti. Sara: Ci hanno fatto qual-che raccomandazione pre-gita. Simone: Per parte nostra, quello che li ha stupiti di più è la durata della nostra storia. Il primo bacio è stato dietro ad un vocabolario di greco? Simone: No, di latino! Laura: Veramente su una pan-

china. Sara: Noi stavamo guardando Arancia Meccanica, durante l’occupazione… Il fatto di essere fidan-zati ha cambiato qualcosa nel rap-porto con i vostri com-pagni? Emanuele e Sara: No! Simone: No, anche perché io ho cambiato classe… La nostra ex sezione è stata smembrata per esiguità di nu-mero, e ovviamente il fatto di stare con Laura mi ha influenzato nella scelta della nuova classe. Com’è essere una coppia in una classe? Emanuele: C’è il fatto di poter essere vicini di banco, con tutti i pro e i contro. Simone: Lo vediamo come un inizio della futura quoti-dianità. Inoltre facciamo anche divertire i compagni, quando litighiamo! Qualcuno dei vostri compagni ci ha mai provato con una delle vostre ragazze? Emanuele: No, sapendo che siamo fidanzati… Laura: No… e anche se fosse, non te lo direi mai! Chi ha fatto la prima mossa? Sara: Ovviamente io, donna. Neanche a chiederlo! Simone: Essendo l’uomo, io.

Gloria Lizza 5 B Ginn

Gossip al Porporato

4 spose per 4 compagni Le relazioni sentimentali? Sì, anche a scuola, al Porporato si può. Nonostante ci siano solo 150 maschi (facciamo cifra tonda) contro 1250 femmine. La cosa strana però è che in una classe, la 2 B classico, a un certo punto c’erano 5 coppie poi diventate 4, cioè il 40 per cento degli studenti. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con tre di questi studenti per capire qual è stata la dinamica che li ha portati a mettersi insieme.

E’ possibile l’amicizia tra un + ed una — senza che diventi amore? Che cosa ne pensano gli studenti del Porporato? Ecco alcune risposte

Da dove cominciare… ecco: dalla domanda fatta ad alcuni di noi, una domanda chiara e semplice ma allo stesso tem-po impegnativa ed efficace. “E’ possibile l’amicizia tra un ragazzo ed una ragazza senza che diventi amo-re?”. Le risposte sono state molteplici, ma circa il 90 % degli studenti pensa che l’amicizia può trasformarsi in amore, ma è molto più probabile che resti tale. Alcuni pensano che l’amore possa essere in qualche modo più “banale” attorno ai 14-15 anni e che diventi veramente serio solo a partire dai 17 anni; notiamo però, sempre attendendoci al sondag-gio, che l’età non incide fortemente sul pen-siero comune: qualunque essa sia, amicizia e amore sono due sentimenti ben definiti che non devono per forza “mescolarsi”. Ma ecco alcune rispo-ste: G., 18 anni: “ Sì, se il rapporto è privo di interessi d’altro tipo… credo che alcune volte si riesca ad instaurare con i ragazzi un’amicizia che in fondo non è poi così distante

dal rapporto con le ragazze. Ho avuto la fortuna di incon-trare due ragazzi stupendi che sanno ascoltarmi e capirmi, e che ogni giorno mi regalano emozioni. Johnny&Johnny, grazie di esistere!” V., 17 anni: “ Ovvio che è possibile! Nonostante siano due sentimenti prettamente legati al cuore, si basano su

legami diversi. E poi l’amicizia tra un ragaz-zo e una ragazza può addirittura essere mi-gliore di quella tra due dello stesso sesso, perché vedi le cose da punti di vista diffe-renti”.

I., 16 anni: “ Penso che sì, l’amicizia tra un ragazzo e una ragazza possa esistere. Anche se molto rara da trova-re, quando c’è è vera e indistruttibile”

S., 16 anni: “ No, l’amicizia tra due sessi opposti è prati-camente quasi sempre destinata a finire in amore. Magari non l’amore eterno, quello vero, ma è molto facile che il rapporto tra una ragazza e un ragazzo si evolva in una sto-

ria più intensa.” Silvia Garis 4° A/l 9

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Alle falde del chi li mangiaro I giovani in fuga dalla politica

Pensare che non cambierà nulla è la vera sconfitta Giovani e politica. Un binomio che non sempre va a

braccetto. Una ricerca del Centro studi Minori e Media attesta che soltanto 6 ragazzi su 100 (dati che derivano da uno studio fatto su ragazzi tra i 14 e i 20 anni, mica chiac-chiere) si dichiarano molto at-tratti dalla politica, e il resto affermano di interessarsi poco o niente (io mi trovo in questa fascia!). Giuseppe De Rita, so-ciologo e presidente degli studi Censis, afferma che i giovani di oggi sono guidati dalle emo-zioni e che gli sembra difficile emozionarsi per le sorti di Pd o Pdl "... Fino a 15 anni fa la par-tita politica era ideologica, era passione, scontro magari anche fisico su visioni del mondo. Oggi mi sembra solo eser-cizio di potere". Una ricerca portata avanti da Mtv, fa-moso canale musicate televisivo, nota che il 92 dei 200 ragazzi intervistati fra i 15 e i 34 anni non si fida dei politici. Gli under 30 evitano partiti e istituzioni? La soluzione ce la dà sempre Mtv. Da qualche tempo il ca-nale chiede ai giovani di appoggiare una proposta di legge popolare, per far capire ai ragazzi che " si può in-

cidere sulla propria vita facendo sentire la propria vo-ce", come dice Antonio Campo Dall' Orto, fondatore di Mtv Italia. Tutto ha avuto inizio a novembre, sul sito

della rete. "Tocca a noi" chie-deva ai naviganti di scegliere un tema sul quale avrebbero voluto scrivere una nuova legge. In poche settimane, 30-0 mila hanno votato e Scuola e Università hanno vinto con il 37 dei voti. "I ragazzi pen-sano che non valga la pena agire. La vera ragione di que-sta iniziativa è la volontà di muovere i comportamenti e le persone. In passato abbiamo visto che poi la voce dei ra-gazzi non veniva rappresenta-

ta" dice ancora Campo Dall'Orto "Non esiste nella poli-tica una prospettiva di società per chi ha meno di 20 an-ni". Il succo del messaggio alla fine qual è? Che i gio-vani possono fare la politica, basta che escono dal loro stato di pigrizia mentale e si organizzino. A questo pun-to meditate gente, meditate… Mauro Cerni, 5A Soc

Attuali

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Con il tempo per lo sgretolarsi delle relazioni tradizionali e il formarsene di altre i nuclei famigliari sono cambiati. Si sono formate le cosiddette “famiglie allargate”, che possono essere semplicemente due persone appartenenti a due nuclei diversi con figli dell’una e dell’altra, che vanno a forma-re una nuova famiglia, o un nucleo in cui i figli hanno un genitore in comune e l’altro no. Un esempio assai noto per via dei media è la famiglia de “I Cesaroni”. Quando Lucia e Giulio si ritrovano dopo tanti anni, lei divorziata e lui vedovo, s’innamorano e si sposano. All’inizio la nuova famiglia fa un po’ fatica poi-

ché le figlie della donna e i figli dell’uomo non riescono ad andare d’accordo, perché non si conoscono, ma poi, grazie alle relazioni che si instaurano e alla convivenza, nasce una certa complicità. Nuove relazioni nascono anche nel secondo tipo di famiglia allargata, in cui si intrattengono rapporti tra figli, genitore “in comune” e genitore “diverso”. Comunque sia, questo per dire che ogni cosa

nuova - nel nostro caso le nuove relazioni familiari - non deve essere per forza malvagia. Alessia Martino, 2c s

Cronaca di un incontro È noto ormai che c’è stato un contrasto fra il corpo di rappresentanza degli studenti e quello della Redazione, ma si è riusciti ad arrivare ad un compromesso discutendo insieme. Dietro proposta dei rappresentanti si preparerà insie-me un questionario da sottoporre all’inizio del prossimo anno scolastico a tutti gli studenti dell’istituto per capire ciò che non va nel nostro giornalino e quali proposte potrebbero aiutarci a renderlo un prodotto migliore che soddi-sfi l’interesse dei lettori. Per facilitare il rapporto fra la Redazione e i lettori si vorrebbe aprire un blog in cui verran-no postati gli articoli e lasciati spazi liberi per i commenti. Infine chiunque volesse pubblicare un articolo su “Onda d’Urto” è invitato a scriverci; è garantito il mantenimento dell’anima del pezzo, senza censura, ovviamente nei li-miti dell’accettabile, dato che questo è il giornalino di un istituto pubblico ed è vincolato da leggi. Andrea D.

Le famiglie allargate

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Da cosa nasce questa tua passione per la poesia? Nasce principalmente da un bisogno comunicativo; ritengo infatti che la po-esia, oltre che un’espressione di senti-menti, sia la necessità di comunicare questi stessi sentimenti.

Che cos’è per te la poesia? È qualcosa che è frutto solamente di un naturale sentimento del poeta o può essere anche raggiunta tramite la tecnica? È sicuramente un sentimento, un istinto, un bisogno comunicativo, come dicevamo. L’espressione di questo sentimento deve però attenersi a delle regole tecniche, innanzitutto per rendere il mes-saggio che si vuole comunicare comprensibile: deve esistere quindi un qualche aspetto tecnico. Ti fai chiamare “The Deceased poet” (Il poeta de-funto) … come mai? Semplicemente io amo molto un film, che è “L’attimo fuggente”, in cui si parlava della setta dei poeti estinti. Lì in realtà il termine usato era, letteralmente, dead, cioè morto. Io però ho preferito deceased che era un po’ più arcaico e così l’ho anche reso più mio. Sappiamo che sei anche cantautore … nasce da qualche esigenza particolare il desiderio di mettere

in musica i tuoi testi? Sostanzialmente nasce dal tentativo di emulare alcuni miei paladini, ma anche dalla considerazione che la musica e la canzone oggigiorno hanno una diffusione maggiore e più facile di quanto possa avere una poesia, anche se la canzone si è arresa a leggi di consumo che mettono in evidenza più un prodotto commerciale che un’opera d’arte. Quali sono gli artisti che più ti hanno ispirato? A livello poetico, per quanto riguarda la metrica, Dan-te e Petrarca, mentre a livello contenutistico ho una grande ammirazione per i poeti francesi dell’Ottocento, su tutti Baudelaire e Rimbaud. A livello musicale, invece, senza dubbio De André e Guccini senza i quali penso che non solo non scriverei ciò che scrivo, ma semplicemente non vivrei come vi-vo. Nella composizione delle tue canzoni nascono pri-ma le parole o la musica? Io principalmente scrivo, quindi quando nasce una canzone succede che mi viene in mente un giro di ac-cordi o una melodia che vado poi ad applicare a un te-sto. È quindi una cosa “fortuita” che diventi canzone un testo che era stato concepito fine a se stesso.

Giacomo, 2B Cl

Carlo Guassone, 2B Cl, il “poeta defunto”

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Artisti e campioni tra noi

La classica “prima domanda”: quan-do e come ti sei avvicinata al nuoto? Ho iniziato a nuotare all’età di due anni e mezzo continuando una “tradizione familiare”: mio fratello infatti già prati-cava questo sport Perché hai scelto il nuoto come sport?

L’esempio di mio fratello è stato determinante in que-sta scelta, inoltre mi è sempre piaciuta la competizione e questo è uno sport che a mio parere avvicina molto all’agonismo. Richiede un grande impegno, quindi ho già pensato qualche volta di smettere, ma poi ho sem-pre continuato. A proposito della tua carriera agonistica: sappiamo che hai partecipato a diverse gare, a che età hai co-minciato? Ho iniziato a gareggiare all’età di 9-10 anni e ho par-tecipato a molte competizioni giovanili a livello nazio-nale, durante le quali naturalmente ho vinto e perso. C’è qualche competizione che ricordi in modo par-ticolare? Sicuramente il trofeo Settecolli a Roma l’anno scorso, durante il quale ho incontrato i grandi del nuoto italia-

no e dei bravi velocisti francesi. Com’è andata? Bene, sono arrivata prima nella mia batteria. Quante volte alla settimana ti alleni e dove? E’ diffi-cile conciliare scuola e allenamenti? Mi alleno quattro volte alla settimana a Torino per due ore e mezza, e altre due per quattro ore. E’ molto diffi-cile conciliare scuola e allenamenti, in questo periodo capita anche che mi alzi alle cinque della mattina per riuscire a studiare. Oltre al nuoto pratichi altri sport o hai degli hob-bies? No, come impegni il nuoto basta e avanza. Hai dei modelli a cui ti ispiri come nuotatrice? Tra le nuotatrici mi piace molto Alessia Filippi, l’ho conosciuta di persona e l’ho trovata una ragazza molto spontanea e naturalmente molto brava a nuotare. Pensi che il nuoto potrebbe diventare una professio-ne nel tuo futuro? Qualche volta ci ho pensato, ma prima di decidere pre-ferisco vedere come si svilupperà la mia carriera.

Lorenzo, 4 A Ginn

Sara Bruno Franco, 5C Ginn, “il nuoto che passione”

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7 in condotta La rubrica che raccoglie le imprese scolastiche degli studenti e le “note” dei professori che le hanno descritte. Pubblichiamo solo le migliori!!! Sono riprese dal blog http://www.notadisciplinare.it. - Ridere con moderazione!!!! -

L'alunno G. F. durante la spiegazione di italiano mi formula una domanda impercettibile e alla mia risposta di ripetere perché non avevo capito lui esclama: "ciupaa". L'Alunno G. F. chiude il compagno di classe C. R. nell'armadietto di classe, passandogli dei sol-di dalla fessura, lo incita a cantare. Chiedo seri provvedimenti.

L'alunna Z. è venuta a scuola dimenticando di togliersi il pigiama perché ieri sera è andata ad una festa dalla quale è tornata, e questo lo confermo, del tutto stordita! Il punto è, però, che ora tutto l'istituto ci deride. Ri-chiedo provvedimenti! L'alunno C. molla puzze rumorose durante la lezione. Richiedo provvedimenti e un aeratore in classe. L'alunno M. banchetta nell'ora di matematica con tanto di bicchiere rosso.

L'alunno M. C. durante la verifica si organizza con le ragazze per la serata. L'alunno G. M. ulula durante la lettura di narrativa. M. si taglia le vene. P. fa pulizie in classe. La classe si sventola. K. minaccia l'insegnante. L'alunna R. durante una tromba d'aria chiede di andare in bagno e io dopo a-verla schiaffeggiata richiedo provvedimenti disciplinari. L'alunno H. A. cammina in giro per la classe con i pantaloni abbassati si giusti-

fica dicendo che glieli aveva tirati giù l'alunna C. S. pertanto esigo che la preside prenda prov-vedimenti. L'alunno B. E. porta in aula un sacchetto pieno di neve e lancia palle di neve ai compagni. E' richiesto colloquio urgente con i genitori. L'Alunno V. Jacopo disegna simboli di "Pene Umano" sui banchi. L'alunno O. si getta tra i banchi in scivolata imitando Materazzi.

L'alunno P.P. alla richiesta dei libri scolastici ha risposto ''li ho venduti per mangia-re''. Chiedo un colloquio con i genitori. Gli alunni F. G. e L. B. vengono sorpresi a giocare con il gioco playstation durante la lezione. Sequestro il gioco, il cd "PES8" e una mini-tv. Chiedo intervento del preside e colloquio urgente con i genitori.

Giacomo 2B Cl

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Bilancio di un anno scolastico dalla A alla V Le battute riportate di seguito sono comprensibili soprattutto nel contesto delle classi dove gli studenti e gli insegnanti hanno interagito in quest’anno che volge al termine… Naturalmente sono solo battute per farsi due risate. La scelta dei nomi è puramente casuale, legata all’alfabeto.

Albarello…. Forza… gli esami non finiscono mai Andresen…. Tutte pazze per Christoffer Gerner Betteto…. In difesa della castità Boasso…. L’Ecoprof Cardonatti… Secondo una interpretazione pascoliana… qui si vede chiaramente il Foscolo Cinnirella…. La donna della savana, quella dove vive Mowgli Caffaro…. Giustifycate Woman Carlino…. Wie viele Candelem! Del Core…. Un beneventino alla conquista del Nord….e di Catania Denanni…. Denanni, Denannino e Denannuccio: l’epidemia Denanni Fumero…. Nietzsche era figlio di un pastore di pecore bipedi Filippucci…. Grrr… Pippucci for president Guillot…. W la France….tanto vi abbiamo battuti (9 luglio 2006) Gabbio…. Finchè la barca vaaa... lasciala andareee... Long…. Il fumo uccide…la tosse è solo il principio Lautiero…. Facciamo un passo a due? Massel…. Adottaci!!!! Melis…. Alla centesima lezione di fisica… tutti disinvolti! Moriondo & Messi…. I sandali rubacuori Nevache…. Dopo i 200 gli addominali non pesano più… Orbecchi…. Ho saggi consigli per fare la discesa libera Priotti…. Suvvia… Chiedo venia Pozzi…. Drim… Drimmm!! Priolo…. Conservati così, caro il nostro cinghialotto Revello…. I teli (dello spettacolo) ce li siamo mangiati Scordo & Toscano…. Quando i vostri capelli saranno bianchi, ricordatevi che il vostro amore è nato tra i banchi Turri…. Scusi se ho rotto suo figlio a judo (Lara De Marchi) Turvani…. Prof, lei come passerebbe un giorno da formica? Usseglio…. Il sssole e il sssodio Villiot & Ferrero…. Claudio, quante insufficienze ti dà la Paola? (A noi a scuola tante!) Vaio…. Un rabbi alla conquista del Cern (… dacci il 6!)

"Quand'ero piccolo i miei genitori hanno cambiato casa una decina di volte. Ma io sono sempre riuscito a trovarli." (W. Allen) "Sapete perché la vendetta è così buona? Perché è dolce e non fa ingrassare!" (A. Hitchcock) "Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le perso-ne." (J. Steinbeck)

"L'alcool e' un liquido prezioso: conserva tutto... tranne i segre-ti." (C. Grant) "Solo l'uomo cammina ai confini di ciò che non ha confini, sa vede-re il mistero, ascoltare il silenzio, esperire l'infinito." (F. Tomatis) "Quando colui che ascolta non capisce colui che parla e colui che parla non sa cosa stia dicendo: questa è filosofia." (Voltaire)

Giulia, 4A/S

Frasi celebri

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!?L’enigma?! Test di cultura generale

1. Quale fu la prima coppia mostrata a letto insieme in TV?

a) Fred e Wilma Flintstone b) Marge e Homer Simpson c) Madeleine Lebau e

Humphrey Bogart 2. Di che colore era originariamente la Coca Cola?

a) Nera b) Verde c) Gialla

3. Se io ho 9 mele, ne metto 4 da parte e mangio tutte le altre tranne 2, quante mele mi rimangono?

a) 7 b) 6 c) 2

4. “Aia” sta a 191 come “ceffo” sta a:

a) 357715 b) 33615 c) 356615

5. Se ho 12 palline, ne perdo la metà e ne trovo due terzi: quante palline mi rimangono?

a) 9 b) 8 c) 10

6. A contiene un litro di acqua. Versi il suo contenuto in B che contiene tre quinti di A, poi versi il contenuto di B in C che contiene un mezzo di A.: quanta acqua rimane in B?

a) 0,5 b) 0,1 c) 0,8

7. Gianni è più alto di Giacomo, Gior-gio è più alto di Gianni che è più alto di Giacomo e più basso di Giorgio. Chi è il più basso dei tre?

a) Giacomo b) Gianni c) Giorgio

8. Se la somma di età di A B C è di 60 anni, e A ha la metà degli anni di C, mentre B ha la stessa età di C meno quella di A. Qual è rispettivamente l’età d A B C?

a) 10, 30, 20 b) 10, 10, 40 c) 15, 15, 30

9. Se IO + TU + LORO = 4, allora LORO – TU – IO?

a) 2 b) 0 c) –3

10. Concludi una gara al 9 posto. In seguito il 3 concorrente viene retro-cesso al 9 posto, dopodiché il 12 viene spostato all’8 posto. Qual è la tua po-sizione finale?

a) 9 posto b) 8 posto c) 7 posto

11. Se si possiedono tre monete come si possono mostrare quattro facce? 12. Se un treno elettrico viaggia su un binario tutto dritto fatto di legno e me-tallo a 100 Km/h verso sud e un vento caldo (27 gradi celsius) soffia a 20 Km/h verso est da che parte andrà il fumo? 13. Che cosa significa OK?

soluzioni: 1) a; 2) b; 3) b; 4) c; 5) c; 6) b; 7) a; 8)

c; 9) b; 10) a; 11: Una la metti a testa in su, una a

faccia in su e l’ultima in equilibrio sul bordo

12: Il treno non fa fumo perché è elet-trico

13: Durante la guerra di secessione, quando le truppe tornavano agli ac-

campamenti dopo una battaglia, veni-va scritto su una lavagna il numero

dei soldati caduti; se non c'erano state perdite, si scriveva "0 killed", da cui

l'espressione OK nel senso di "tutto bene"

To a Beauteous Town

Earthquake- 6th April 2009

This beauteous town of ancient times,

L’Aquila, The Eagle stands Amongst hills and mountains of

Abruzzo. Its ninety-nine churches Its ninety-nine piazzas

Its ninety-nine fountains Its history.

Its folks and its people Its long long-lived traditions

Its righteous, determined, proud people They sleep...silence...you hear the silent steps

It’s 3.20 in the morn; A Monday morning, a day for the worker

In the Holy week of Easter. Suddenly a loud thud,

A sudden burst from Hell Houses collapsing like crumbs of bread

Like folding paper Not houses of lead which could save the dead!

The sound of breaking glass Of broken windows, Of slamming doors,

Like leaves of grass in the wind Chandeliers swing, they sway

From side to side, swaying more and more Higher and higher, never ending

The door, once more opening and closing, And then...the screams!

Screams of fear, of death, no breath! Of men and women, children,

Running, shouting, calling Children crying

Looking for their dear ones. Some run out naked – naked

No time to dress, to look around To grasp a useful thing,

No time to think, No time, no time for many; For many, no time to live.

Time, precious time! Too precious! Help- help comes for some too late,

The candles have burnt out, But still, they dig, dig, dig... Some sounds, some cries

With their chipped nails Bleeding bare hands they dig,

Moving stones, bricks, Dogs sniffing, crying, barking, listening

For human sounds; For human life, for a sign.

Broken furniture and books Yes, books – those students!

Their will to learn To build a better life To build a future

For some, their hopes have crumbled Beneath the stones to dust;

“Dust thou art and dust thou shall re-turn”

How true! – these young ones Who have perished and hope is lost! Now those candles have burnt out And we can only dig for the dead.

What next? Who knows, Only years can tell, many years to come,

And what is lost, is lost forever!

By Ausilia Pozzi

Federica 3B L

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Il doppio: e lo spettacolo è servito !! Il 19 e il 20 febbraio è stato presentato al Teatro Incontro di Pinerolo lo spettacolo realizzato e portato in scena dalle classi 2^ dell'indirizzo linguistico. Detto così sembra una cosa piuttosto semplice e a qualcuno poteva es-sere sembrata un'ottima scusa per saltare un paio d'ore di lezione; ma non v'illudete: NON È STATO COSÌ !? Mesi di duro lavoro hanno preceduto queste due fatidiche date. Dopo che gli insegnanti di lingua ci avevano rivelato il tema sul quale doveva essere costruita la rappresentazione, ogni classe si è ritrovata a dover scegliere le storie più adatte da cui "recuperare letteralmente" le battute da portare in scena. Questo è stato solo l'inizio: da qui si sono poi delineate altre innumerevoli necessità. Alcuni di noi si sono concentrati sulla ricerca delle musiche più adatte alle scene, altri hanno rivelato un insospettabile talento come stilisti, per non parlare di chi si è trasformato in esperto informatico per preparare i fondali con il power point. Ognuno di noi ha contribuito come meglio poteva nella ricerca di costumi e oggetti che avrebbero arricchito la scena ed altri ancora si sono impegnati a creare coreografìe per i balli, intermezzi musicali e canori. Quello che gli spettatori non hanno po-tuto vedere è stato ciò che accadeva dietro le quinte. Antichi latini vestiti con preziose lenzuola rubate dai cas-setti delle nonne si mescolavano a moderne rock star; un angelo e un demone facevano concorrenza ad un grup-po di scatenate suore; una misteriosa Bestia si aggirava con la sua Bella tra una Cenerentola del 2000, la strana tata di una famiglia americana e le povere mogli del perfido Barbablù; e in mezzo a tutto ciò uno Zorro con tan-to di servo piemontese si muoveva a cavallo della sua intrepida scopa. Come per gli attori più esperti, anche in questa particolare compagnia teatrale c'era un'effìcientissima troupe che, a turno, aiutava a spostare gli oggetti durante i cambi di scena e soprattutto nei cambi di costume. Il tutto è stato accompagnato da una buona dose di ansia da palcoscenico e dall'improvviso smarrimento di qualche oggetto proprio nel momento meno opportuno. La prima rappresentazione è stata offerta alle nostre famiglie che hanno sinceramente apprezzato lo spettacolo, non solo spinte dall'amore per i loro figlioli. La prova più dura è stata forse quella di presentarsi davanti alle classi del nostro istituto, ma per fortuna anche la seconda volta sembra essere stata apprezzata, con notevole soddisfazione da parte di tutti noi. Ringraziando nuovamente gli insegnanti che ci hanno accompagnato in que-st'avventura e tutte le ragazze ed i ragazzi che hanno messo in scena lo spettacolo, dando fondo a tutte le loro risorse, concludo augurando buona fortuna a tutte le future classi 1^ che un altro anno si troveranno al nostro posto. Non disperate: è dura, ma ce la farete!!

Francy, 2°A/1

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Durante la seconda settimana di marzo, la nostra classe, la 2CL, ha partecipato ad uno scambio culturale con il liceo Saint-Exupéry de Bellegarde, un paese vicino a Lione. Non sapevamo cosa ci attendesse, di certo avremmo avuto un letto ed un corrispondente con abitudini, età ed un ritmo di vita diverso dal nostro. Toccava proprio alla sezione C partecipare allo scambio.....un’avventura a dir poco indimenticabile Siamo partiti da piazza Garibaldi il 9 marzo alle otto e venti. Quattro ore di viaggio con un po’ di neve all’uscita dalla galleria del Monte Bianco. Arrivati a Bellegarde, ecco che incontriamo i nostri tanto temuti quanto desiderati corrispondenti : un gruppo di ragazzi che ci aspettava sul marciapiede del parcheggio. Abbiamo subito conosciuto la loro professoressa di italiano Alexandra che ci ha presentato i nostri corrispondenti in un’aula allestita con un buffet per una piccola festicciola. All’inizio la timidezza ha creato una sorta di disagio tra italiani e francesi, come succede spesso nelle due tra-dizioni, ma sono bastate poche parole per rompere il ghiaccio... E voilà le presentazioni: ogni italiano in coppia con il “cuginetto” d’oltralpe e tra scambi culturali (musica, scuola, cibo..!) e linguistici (vi lasciamo immaginare!) è iniziata la nostra settimana tra la pioggia di Ginevra ed il sole caldo di Lione. Il programma della nostra settimana era densa d’impegni. Nelle varie mattinate abbiamo seguito insieme ai no-stri corrispondenti lezioni di francese, matematica e altre materie, fatto delle ricerche sulla città di Lione nel laboratorio d’informatica, visto un film francese, intitolato «Tanguy» (una commedia ispirata a un fatto di cro-naca italiano, la storia di un professore universitario che a 30 anni non ha ancora lasciato il tetto paterno). Parliamo ora di un pomeriggio a Ginevra dove abbiamo visitato il centro storico e abbiamo ammirato la splendida acqua grigia del lago e quella altrettanto grigia e umida del cielo. A Lione è stata una bellissima giornata, la mattina visita guidata e il pomeriggio finalmente un po’ di tempo libero a girovagare nel centro della città. Il soggiorno in Francia è stato entusiasmante poiché siamo entrati in contatto con un'altra cultura. I primi giorni ci siamo trovati un po’ a disagio essendo in un nuovo ambiente con persone che non capivano quello che noi dicevamo . Una volta ambientati abbiamo dovuto partire, ma nonostante tutto siamo riusciti a migliorare le nostre capacità linguistiche. 23 marzo, ecco che arrivano, tra saluti ed abbracci, i nostro amati cugini d’oltralpe vengono accolti nelle nostre case. Quanta agitazione e imbarazzo anche perché, per dirlo con un eufemismo, loro non parlavano un italiano perfetto. Per loro abbiamo rinunciato a piccoli e grandi impegni, abbiamo offerto pranzi e serate ai pub e ab-biamo anche cucinato pur di far loro vivere la «vita italiana» tra caccia al tesoro, fatica e divertimento, abbia-mo praticato la lingua e abbiamo condiviso questa stupenda esperienza di scambio-culturale. La tristezza dell’addio è stata tanta ma per fortuna siamo ancora in contatto con i nostri «cugini» francesi ! 2C L

Scambio culturale Italia-Francia: 1-1 Un’esperienza ormai consolidata:quest’anno è toccato alla 2 C L

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Libri & Libri Rubrica per gli amanti della lettura, del racconto, della poesia, dei fumetti...

E SE COVANO I LUPI È il seguito di “Che animale sei”, il romanzo-favola dove i protagonisti sono animali, di Paola Mastrocola. Nel primo libro troviamo la nostra anatra alla ricerca delle sue origini, tra mamme-pantofole e circoli di tennisti snob, troverà poi la sua strada con il lupo che ama, in una grotta in riva al mare. In questo seguito, che può essere letto anche da chi non ha letto il primo, si può dire che il protagonista sia il lupo, anche se il personaggio principale è l’Attesa. Quando l’anatra depone tre uova, il lupo suo marito decide che è ora di cambiare: per essere un buon padre non bisogna essere filosofi, pensatori o scrittori; bisogna essere concreti. Da solo con le sue uova, mentre la moglie è in giro per il mondo, si reca alla Postazione. E cova. Il lupo cova le uova per diventare più concreto e meno astratto. Ma proprio non ce la fa a non scrivere, quando i pensieri ven-gono, vengono, e bisogna scriverli. Così la sera scrive l’Attesa. “L’attesa è questo: il labile confine tra ignoto e noto, immaginabile e tangibile” “Ogni nascita è la fine di un’attesa. È sospensione che cade: quel che stava per aria sospeso, irrimediabilmen-te precipita. E precipitando, inizia. Inizia ad avere un tempo.” In un mondo dove basta accendere il computer e tutti sanno che sei in linea o dove basta mandare un SMS per comunicare, questo libro fa riflettere. Fa riflettere sull’attesa, sulla bellezza dell’attesa. Quando l’attesa finisce, quando si mette la parola fine a qualcosa, tutto si dissolve e si ricomincia da capo. Per questo alla fine del libro tutti si innamorano della storia del lupo e l’attesa diventa di moda: hanno riscoper-to qualcosa che avevano dimenticato. “Anche con le idee succede, non solo con le uova. Anche un’idea si cova. Anzi. Avere idee è puro covare, una specie di cova assoluta ed eterna. […] Inesorabilmente un’idea attuata finisce. Nascere è finire. Non nascere sarebbe non finire:in-finire” Elisa Garis

A Febbraio gli studenti del Liceo “G.F.Porporato” han-no avuto l’opportunità di incontrare l’autore del fortu-nato libro “La Città dei Ragazzi”, l’ultimo romanzo del professore Eraldo Affinati. La Città dei Ragazzi è come un piccolo stato all’interno della Capitale, dove vi si trova di tutto: bazar, una scuo-la, una moschea, una chiesa proprio come in una vera cittadina, e come in ogni normale città circola una mo-neta locale: lo scudo. Oggi la struttura accoglie per lo più ragazzi immigrati (mentre alla sua nascita si limitava agli orfani di guer-ra), li ospita e fornisce loro un’educazione. Ecco alcune domande che noi studenti abbiamo posto allo scrittore: Lei che è in costante contatto con ragazzi provenien-ti da ogni parte del mondo, che sensazione ha prova-to a essere considerato straniero in terra magrebi-na? “Per quanto riguarda la famiglia dei miei allievi, essi mi hanno subito integrato; tuttavia mi sono sentito stranie-ro quando dei loro compaesani hanno denunciato la mia presenza alle autorità locali e ho dovuto giustificarmi. Lo straniero infatti non è mai legittimato, in quanto de-ve sempre spiegare la propria esistenza. Lei insegna in una comunità di stranieri, come ha conquistato la loro fiducia? “Innanzitutto è fondamentale la credibilità nei loro con-fronti, ricordo che sono ragazzi che arrivano nel nostro paese senza punti di riferimento, ma quando riesco ad ottenere la loro fiducia nasce un sentimento di amicizia.

Deve comunque esserci uno scambio di esposizioni reciproche. Non può essere un semplice rappor-to professore-allievo, bensì qualcosa di più profondo.” Qual è lo scopo del libro? “Principalmente favorire l’integrazione degli stranieri in Italia, verso i quali la diffidenza è ancora forte, e far capire che non è necessario cambiare le nostre abitudini per integrare gli stranieri. Nella Città dei Ragazzi vivo-no infatti tranquillamente ragazzi con culture diverse tra loro; come riescono questi sedicenni possiamo riuscirci anche noi grandi!” Pensa che il messaggio del libro possa arrivare an-che alla classe politica italiana? “Non mi illudo che il mio messaggio possa giungere ai piani alti del nostro Paese, ma diciamo che nel mio pic-colo mi gioco le carte che ho a disposizione! Penso co-munque che lo Stato dovrebbe investire molto su strut-ture come la Città dei Ragazzi, in quanto eliminerebbe molta micro-criminalità, in più questi ragazzi avranno l’occasione di diventare cittadini italiani più giusti e an-che noi ci arricchiremmo introducendo nuovi elementi culturali di cui la nostra società ha bisogno”.

Cristina Fiandaca, 4B\Ling

DUE CHIACCHERE CON…… Eraldo Affinati.

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Gruppi emergenti del Pinerolese Intervista ai Black Horn

La band che abbiamo intervistato in questo numero suona un genere musicale che è completamente oppo-sto a quello del gruppo precedente dei RaginKiz. Loro sono: Filippo «Slaughterpig» (voce), Andrea «Brusztsk»

(basso), Andrea «ChV1» (chitarra) e Riccardo «Rik» (batteria). Quasi tutti di Pinerolo, i Black Horn hanno interamen-te autoprodotto due demo, Mini e ½ Human, e iniziano ad essere conosciuti in tutto il pinerolese.

Come e quando vi siete formati? Ci siamo formati sui banchi di scuola nell’anno scolasti-co 2005/2006 grazie a un’idea di Filippo e Brusztsk, che con un compagno di allora, decisero di formare un grup-po; inizialmente questa era soltanto un’idea, in quanto nessuno di noi sapeva suonare uno strumento. In seguito abbiamo completato la nostra formazione con molta difficoltà: dopo aver cambiato un paio di chitarri-sti, abbiamo trovato in ChV1, compagno di basket di Fi-lippo, la perso-na giusta. Ini-zialmente poi avevamo anche un altro batte-rista; possiamo dunque dire che la fase di gestazione del gruppo è stata lunga ed è arri-vata al termine verso l’aprile del 2007 con l’entrata nel gruppo di Rik. Da cosa nasce il vostro nome Black Horn? Inizialmente non sapevamo neanche che genere di musica avremmo suonato, perciò volevamo solo un nome che fosse d’impatto ma che non fosse esagerato e alla fine la cosa migliore che ci è venuta era Black Horn che se non altro ha un buon suono ed è facile da memorizzare. Ed ecco la domanda più difficile di tutte…come defi-nite il vostro genere musicale? Metal. Magari “trash”, ma molto travirgolette perché le influenze sono molte, a partire dal death al trash. Quello che suoniamo alla fine è il minimo comun denominatore della musica che ascoltiamo. Quali sono i gruppi che maggiormente vi hanno ispi-rato? Sicuramente Beyonce, Hilary Duff, e già che ci siamo, citiamo anche i Blink 182. Seriamente, ognuno di noi ascolta generi molto diversi: Filippo è cresciuto ascoltan-do punk e il rock più classico, come i Led Zeppelin e i Deep Purple, ChV1 ascoltava power a manetta, Rik inve-ce solo progressive, infine Brusztsk è passato dall’ascoltare gli Ska-P al metallo pesante e recentemen-

te si è messo a suonare il violoncello. C’è qualcuno in particolare di voi che scrive i testi e la parte musicale? I testi li scrive Filippo mentre la musica viene da idee dei due Andrea e Riccardo mette la fantasia dei suoi passag-gi di batteria. I vostri testi sono tutti in inglese. Come mai questa scelta? Questa scelta viene per due motivi: primo perché

l’inglese è più fa-cile da cantare su una musica veloce e secondo perché l’inglese essendo molto duro a li-vello di suono si adatta meglio al cantato metal. Avete autopro-dotto da poco il vostro secondo demo. Quanto è stato difficile re-alizzarlo? In realtà non è sta-to molto difficile realizzarlo. La difficoltà è stata entrare nell’idea

di dover fare un demo: eravamo indecisi fino all’ultimo se farlo o meno e alla fine, una sera al pub, presi dall’entusiasmo abbiamo deciso di farlo, con tutti le con-seguenze che comporta questa scelta: abbiamo registrato tutte le canzoni in tre giorni, di corsa, nelle nostre varie camere e garage, mettendoci il 100%. Quanto siete cresciuti dalla vostra prima formazione? Enormemente…non c’è paragone. A livello di gruppo siamo cresciuti soprattutto nei rapporti personali perché abbiamo ognuno delle personalità forti, diverse, che spesso sono entrate in collisione, perciò crediamo che sia il più grande risultato l’essere riusciti a creare un equili-brio stabile. Musicalmente non c’è paragone: ognuno di noi ha capito che cosa fa l’altro e ora siamo ben amalga-mati. Per chi volesse ascoltare la musica dei Black Horn può visitare il loro MySpace (www.myspace.com/blackhornmusic) oppure chiedere di Filippo e Andrea Brusztsk in II B\Cl.

Giacomo D. II B\Cl 18

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Musica Ciau people!!! Tutto ok?? Che ne dite se, al posto dei miei soliti saluti, vi dico che i Me-tallica vengono in Italia, il 22/06 a Milano e il 24/06 a Roma?? Lo so, mi amate alla follia!! Parlando sempre di live, il 27/06 a Lignano Sabbiadoro ci sa-ranno i Metro Station…parlando di loro possiamo solo dire che il terrificante essere tatuato è il fratello maggiore di Han-nah Montana…da non credere!! Cosa che non fregherà a nessuno ma che io scrivo lo stesso perché si parla della mia band preferita, i My Chemical Ro-mance, sta per uscire un live Venganza, raccolta di 9 video di un loro concerto. Giusto per dire, questi non possono essere accusati, come ormai fanno in molti, di essere EMO, chiedo scusa a tutti, visto che lo stesso Gerard (il cantante, di origini italiane tra l’altro) ha ammesso di detestarli, quindi… Le mie news musicali si fermano qui…un bacio a tutti, belli e brutti!!

Lara 5B Ginn

Cinema Ciao ragazzi…vi sono mancata??? Sicuramente sì…in fondo sono la vostra giornalista preferita!!! Avete visto ultimamente qualche bel film?? Erano in programmazione ad esempio gli

adrenalinici Polverine e l’ultimo dei Fast & Furious e tanti altri film carini… Ma cominciamo con le news… per la gioia di tutti gli amanti dei cartoons (specie mia sister) è in arrivo il sequel del leggendario “Chi ha incastrato Roger Rabbit” e sono passati 20 anni da quando è uscito il primo!! Per tutte le girls che leggono…il nostro Zac preferito torna al cinema, col film 17 Again - Ritorno a Liceo, che ha l’aria di essere molto divertente, tanto per incuriosirvi vi dico solo che in questo film un padre frequenterà il liceo insieme ai propri figli (senza che loro lo sappiano, logicamente..). Altra news…sta per uscire “Angeli e Demoni”, il sequel de “Il codice da Vinci”, nel cast compaiono addirittura Ewan McGregor, Pierfrancesco Favi-no e Stellan Skarsgård. Vi dico l’ultima, per tutte le persone intellettuali, colte, auliche e mature…esce il due di Una notte al museo!!! I cattivi saranno un museo nuovo e un crudele faraone.. io ho già paura… e se mi fanno male alla testona dell’Isola di Pasqua che fa Scemoscemo?? Un saluto dalla vostra maturissima giornalista…

Lara 5B Ginn

I Green Day Il 12 novembre per la prima volta a Torino

In base a nostre informazioni, sembra che dal Por-porato si siano già prenotate decine e decine di persone. Occhio, i biglietti vanno velocemente e-saurendo: sono ancora rintracciabili da Rogirò e da Saturn

Musica & film

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Quante volte vi manca l’ispirazione e non sapete co-me continuare nella costru-zione di un sito web? A me personalmente capita spessissimo e quando succe-de vado sempre a farmi un giro per questi siti web che propongono gallerie di tem-plate già realizzati, libera-mente scaricabili, insomma l’ideale per quando si deve completare un lavoro e man-ca l’ispirazione o si ha poco tempo a di-sposizione.. Ecco a voi ;) TemplatesBox Forse il migliore della ca-tegoria, propone una galleria di template, raccolti per categoria, per siti web diretta-mente scaricabili dal sito. Ideale per creare un sito web quando si ha poco tempo a disposizio-ne? Free CSS Templates I Tem-plate sono scaricabili in for-mato Zip. Attualmente ce ne sono ben 237. Template Monster offre gra-tuitamente template Flash, intro realizzate in Flash , temi per PHP-Nuke e una vasta galleria di loghi. Art for the web qui si trova qualsiasi cosa inerente al web design, dai template in css a quelli per wordpress, passan-do per vari articoli che con-tengono consigli e informa-zioni utili alla costruzione di un sito web. Free Layouts offre template gratuiti, indicato per gli utenti alle prime armi. Free Templates Online offre

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Lettere alla redazione

COMICO MA VERO

Risate in parrocchia Rieccoci con l’ultimo numero del giornalino, e quindi anche con le ultime risate, sperando di avervi fatto ride-re, e se non è stato così proverò ora a riscattarmi. Sta volta si tratta di una mail ricevuta da una collega di mia madre, che dopo averla letta ci ha fatto tutti scop-piare dalle risate e io sono subito corsa a fotocopiarla. Si tratta di cose scritte, diciamo non molto correttamen-te, nelle bacheche di alcune parrocchie... Spero che an-che i più religiosi non si offendano, perché siamo solo qui per ridere. Vi metto le più belle! “Giovedì alle 5 del pomeriggio ci sarà un raduno del Gruppo mamme. Tutte coloro che vogliono entrare a far parte delle mamme sono pregate di rivolgersi al parroco nel suo ufficio.” “Il gruppo di recupero della fiducia in se stessi si riu-nisce Giovedì sera alle 7. Per cortesia usate la porta sul retro.” “Venerdì sera alle 7 i bambini dell’oratorio presente-ranno l’Amleto di Shakespeare nel salone della chiesa. La comunità è invitata a prendere parte a questa trage-dia.” “Care signore non dimenticate la vendita di beneficen-za! E’ un buon modo per liberarvi di quelle cose inutili che vi ingombrano la casa. Portate i vostri mariti.” “Tema della catechesi di oggi “Gesù cammina sulle acque”. Catechesi di domani: “In cerca di Gesù”.” “Il costo per la partecipazione al convegno “preghiera e digiuno” è comprensivo dei pasti.” “Per favore mettete le vostre offerte nella busta, assie-me ai defunti che volete far ricordare.” “Il parroco accenderà la sua candela da quella dell’altare. Il diacono accenderà la sua candela da quella del parroco, e voltandosi accenderà uno a uno tutti i fe-deli della prima fila.” “Martedì sera, cena a base di fagioli nel salone parroc-chiale. Seguirà concerto”

… e se qualcuno frequenta la parrocchia, sarà bene che impari il lessico parrocchiale!!! Alessia Martino,IIcs

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Lettere alla redazione Come cancellarsi dal web Quando si ha voglia di eliminare la propria utenza dal web non sempre si riesce a farlo in modo sempli-ce. Far perdere le proprie tracce su internet è ancora più complicato. Ecco come eliminare i propri account da alcuni servizi di massa senza penare trop-po alla ricerca del giusto link. Facebook Non è necessario cancellare il proprio account: su Facebook si può disattivare. Ma per i più drastici, è prevista anche l'eliminazione. Quando si disattiva il profilo, i propri contatti e preferenze rimangono sal-vate e sono riattivabili. Se si sceglie di cancellarsi, i dati vengono distrutti. Per disattivare l'account: * In alto a sinistra, sulla schermata di FB, cliccare "Impostazioni". * Clic su “Disattiva Account” in fondo alla pagina Per cancellare l'account * Navigare verso questo indirizzo * Seguire la procedura di cancellazione. MySpace Eliminare il proprio Spazio su Myspace è piuttosto semplice. * In alto a sinistra, sulla schermata di MS, cliccare "Mio profilo". * Clic su "Account" nella linea orizzontale. * Clic su “Cancella Account” in fondo alla pagi-na, dopo aver specificato perché si desidera cancel-larsi, cliccare nuovamente "Cancella". Twitter Cancellarsi è semplice, ma bisogna tener presente che se ci sono problemi con la propria utenza su Twitter, questioni aperte con l'azienda e in generale sullo status dell'account, l'opzione per eliminarlo sarà disabilitata. Se è tutto a posto, questa è la proce-dura. * Cliccare su “Settings” in alto a sinistra sulla pa-gina di Twitter * Cliccare su “Delete My Account” in fondo alla pagina * Confermare l'intenzione di recedere dal servizio MSN Msn mette in status "inattivo" gli account inutilizzati per 30 giorni, e dopo 90 cancella il "passport", l'ac-count generale per i servizi online di Microsoft. Per eliminare l'account Msn senza aspettare occorre: * Cliccare sulla piccola freccia vicino al proprio nome nell'angolo in alto a sinistra di ogni pagina di Hotmail * Cliccare sull'opzione "Il tuo account". * Cliccare su "Chiudi account" in fondo alla pagi-na. * Immettere la propria password e cliccare sul pulsante "Sì" a fondo pagina. Yahoo Yahoo cancella automaticamente gli account inattivi dopo quattro mesi. Se per un motivo qualunque si desidera cancellarsi prima della scadenza, è suffi-ciente: * Entrare su Yahoo con il proprio userid/password * Cliccare qui per accedere alla pagina di elimina-zione account

(Marzo 31, 2009)

A Osasco i Sentieri Tolkieniani Il 23 e il 24 maggio, nella suggestiva cornice del Castello di Osasco, si terrà la manifestazione “Sentieri Tolkieniani” or-ganizzata dall’omonima associazione. In queste due giorna-te si tenterà di approfondire il pensiero e l’opera di Tolkien, autore de “Il Signore degli Anelli”, passeggiando nella Ter-ra di Mezzo ricostruita nel parco del castello. Quest’anno sono quattro gli “assi nella manica” degli organizzatori: Pa-olo Gulisano, medico, maggior commentatore italiano di Tolkien e autore di libri come “Il mito e la grazia”; Davide Perino, doppiatore, attore e voce italiana di Frodo; Luisa Vassallo, scrittrice e au-trice di “A tavola con gli hobbit” e “L’erbario di Tolkien”; infine i Linga-lad gruppo musicale molto legato alla figura e agli scritti di Tolkien. Oltre alla conferenza, tenuta appunto da Guli-sano e da Perino, e al concerto dei Lingalad durante la manifestazio-ne si potranno ammirare all’opera falconieri, spa-daccini, musici, arcieri, un fabbro e molto altro ancora.

Manuel Marras

Il Porporato per l’ambiente

Lo sviluppo sostenibile Lo sviluppo sostenibile è una forma di sviluppo (che comprende lo sviluppo economico, delle città, delle comu-nità eccetera) che non compromette la pos-sibilità delle future generazioni di per-durare nello svi- luppo preservan-do la qualità e la quantità del patri-monio e delle riserve naturali (che sono esauri- bili, mentre le ri-sorse sono con- siderabili come inesaur ib i l i ) . L'obiettivo è di man-tenere uno svi- luppo economico compa-tibile con l'e- quità sociale e gli ecosiste-mi, operante quindi in regime di equilibrio ambientale. La prima definizione risale al 1987 in ambito ONU: « lo Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle ge-nerazioni future di soddisfare i propri bisogni » È la cosiddetta regola dell' equilibrio delle tre "E": ecolo-gia, equità, economia.

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Vogliamo aiutarvi ad evitare che ci siano possibilità di torna-re... sui banchi. Per questo con un po’ di buonumore vi di-spensiamo i consigli di Smemoranda. Naturalmente, la Redazione declina ogni responsabilità in caso di risultati inferiori alle aspettative e lascia a totale discrezione dello studente la scelta se proseguire nella lettura o, piuttosto, ripassare per la 750esima volta la poetica dell'"Infinito" di Un-garetti (1 verso, 13.909 note a pié di pagina)...

Premessa. L’ars amatoria conta, ma non serve a molto. Saper copiare, invece…

Uno. Svegliarsi la mattina abbastanza presto. E poi prendere l’autobus che porta fortuna. Evitare il tram, che che porta sfiga agli studenti (da qui l’antica espressione «attaccati al tram!...»).

Due. La scelta dei banchi è fondamentale. Mai accomodarsi in fon-do. I posti centrali sono i migliori. Visto, però, che i furbi veri sono tanti, vi consigliamo di svegliarvi molto presto la mattina dell'esame. La battaglia per la conquista del posto sarà quella più difficile. Anzi fate così: portatevi il banco da casa: vi con-sigliamo Foppa Perdetti ripiegabile con cartuccera incorpora-ta: 99,90 euro al Brico Center. Evitare Ikea, troppo difficile da montare.

Tre. Passare inosservati. Vestirsi, quindi, o di bianco o di nero. E-vitate colori accesi e piercing e tatuaggi e pancia in bella vista e capelli a porcospino e trucco intenso. Però procuratevi un paio di occhiali da sole con un certificato medico dichiarante una congiuntivite fulminante e contagiosa che vi obbliga ad indossarli. Questo vi permetterà di muovere gli occhi senza essere notati oppure di dormire prima del "copiaggio".

Quattro. Assicurarsi una copertura. Piazzarsi dietro un compagno di banco giocatore di rugby o nel caso dietro una compagna di classe con moltissimi capelli. Se capitate dietro ad un compa-gno magro offritegli un ghiacciolo al limone che gli procurerà un attacco di freddo che lo costringerà ad indossare uno o più giubbotti.

Cinque. Attivate un depistaggio intelligente. Dicesi «depistaggio intel-ligente» tutto quello che si fa per spostare l’attenzione altrove. Ci spieghiamo meglio: se avete intenzione di cominciare a guardare i vostri bigliettini lanciate una penna esplosiva in fondo all'aula. Scatteranno gli allarmi antincendio e in quel momento potrete copiare quasi indisturbati per trenta secondi prima che scatti la pioggia artificiale che però nelle maggior parte delle scuole italiane è disattivata causa finanziamenti. Sono esclusi quelli del Trentino Alto Adige, purtroppo e quelli della comunità montana del Gran Sasso… Ci spiace!

Sei. Fingere un'allergia improvvisa con credibili convulsioni tanto da stramazzare al suolo per potere chiedere un fazzoletto di carta all'interno del quale, eventualmente, si potrebbe trovare il compito del compagno. Attenzione: il fazzoletto di carta po-trebbero averlo tutti, compresi i prof, per cui è necessario chie-dere quello anallergico alla propoli che casualmente avrà chi dovrà passarvi il compito. Se non è chiaro vomitate.

Sette. Munirsi di dieci euro per corrompere bidello che dovrà chia-mare tutti i prof fingendo che siano arrivati parenti lontani per tutti che poi misteriosamente sono spariti. Attenzione: il perio-do di assenza dei prof ha una durata tecnica che varia tra i ses-santa secondi e i tre minuti. Analizziamo il periodo di sessanta secondi. Primi dieci: mantenere silenzio assoluto per non de-stare sospetti durante l’allontanamento. Quaranta secondi suc-cessivi: copiare il più possibile. Negli ultimi dieci secondi atti-vare silenzio immediato e canticchiare Ufo Robot.

Otto. Vi consigliamo di cantare tutto l’ultimo album di Gigi D’Alessio. Due sono le cose: o canteranno tutti insieme a voi o scapperanno tutti. Per evitare il successivo richiamo discipli-nare dichiarare insieme alla prof di religione di essere stati momentaneamente posseduti dal demonio.

Nove. Collegare al proprio iPod casse ad alta fedeltà, e successiva-mente inserire volume al massimo delle potenzialità e manda-re in onda la seguente traccia: "Cari Prof, mi sentite? Sono Dio... Ho scelto voi come mio popolo eletto seguitemi fuori dalla scuola...". Attenzione: è possibile che qualche prof non credente e ateo praticante resti immobile, per cui attivare la seconda traccia: "Hey, tu… Sì ssììì, sto parlando con te... Miscredente... Poi non ti lamentare, io ti ho chiamato (rimanere nel vago: funzio-na quasi sempre)". Eventualmente, se non dovesse funzionare, attivare la traccia tre: "Hey voi... Sono Romano (specificare Prodi perché a qualche laziale potrebbe irritare)... Se uscirete immediatamente dall’Istituto scolastico sarete esentati paga-mento del modello unico e quindi niente più tasse". Questo sarà un momento particolarmente pericoloso per voi studenti perché potreste essere travolti da un centinaio di persone in fuga che giunte fuori dall’Istituto sentiranno la conclusione della traccia: "…Tutto questo dal 2074...!".

Dieci. Se non siete riuscite a fare niente di tutto questo, chiamate l'a-genzia di Fabrizio Corona, qualche foto compromettente dei vostri prof sarà presente di sicuro nel suo archivio segreto in Svizzera, a Bellinzona... o comunque male che vada avrete una foto ricordo del vostro esame di maturità su Eva Tremila.

http://www.smemoranda.it/news/opinioni/2007/10_metodi_infallibili_per_copiare_agli_esami

I 10 metodi infallibili di Smemoranda per copiare agli esami