Omelia apertura anno accademico 2013

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Apertura Anno Accademico 2013-2014 S. Salvatore - 5 ottobre 2013 Baruch 4, 5-12. 27-29; Lc 10, 17-24 Spunti 1. Gerusalemme La prima lettura ci parla della desolazione di Gerusalemme, a causa del comportamento dei suoi figli. E invita alla conversione. È una lettura molto attuale; potrebbe essere stata scritta ieri. Tendiamo ad “accusare” gli altri. Noi la vorremmo diversa, la nostra città, ma gli “altri” sono cattivi ed è a causa loro se la città è in desolazione, divisa e lacerata. E per “altri” mettiamo questi o quelli, a seconda delle opinioni politiche e religiose di ciascuno: israeliani o palestinesi, ebrei o musulmani, greci ortodossi o altri cristiani, gli stranieri o i locali, e così via. Noi ci consideriamo vittime di questa situazione. Se è vero che siamo pochi e piccoli, è anche vero che non possiamo tuttavia uscire così facilmente dalle nostre responsabilità. Ciascuno degli abitanti di questa città, universale e locale allo stesso tempo, quindi anche noi, ha la responsabilità di corrispondere alla vocazione di questa città, convertendosi e rivolgendosi al Signore. Ciascuno di noi è chiamato a costruire relazioni positive, a spezzare il pane ricevuto, a condividere con chiunque i propri talenti. “L’altro”, chiunque esso sia, è qui, come ciascuno di noi, per Provvidenza e non per casualità o per imposizione altrui. Molto spesso il pregiudizio e le paure sono all’origine delle nostre omissioni. Non sono gli altri a respingerci, ma siamo noi che per eccessiva timidezza non osiamo sfidarli nell’amore. Condividere non significa solo donare, ma anche sapere attingere. Gerusalemme, per la sua storia e per la ricchezza incredibile delle sue tradizioni ancora viventi, è un tesoro meraviglioso. Commetteremmo peccato di bestemmia se, restando qui per qualche anno o anche per tutta la vita, non sapessimo attingere a questo tesoro meraviglioso e non lo facessimo conoscere. La particolarità delle vostre istituzioni culturali non è dovuta solo alla preparazione dei vostri docenti, ma anche alla collocazione geografica, storica e culturale nelle quali queste si collocano. Sarebbe uno spreco non bere di quest’acqua. Mi auguro, perciò, che sappiate approfittare di quest’opportunità unica e arricchire il vostro studio, necessario e prioritario, con la conoscenza di questo patrimonio vivente. Chiudersi nel ghetto delle proprie tradizioni e della propria storia, senza sforzarsi di capire quella altrui, è la tentazione sempre incombente e la negazione dell’identità di questa città. Convertiamoci, dunque, alziamo lo sguardo verso il Creatore, e riconosceremo e ameremo l’altro come creatura. Solo così renderemo lode al Signore e renderemo giustizia alla Città Santa. 2. Il brano del Vangelo I discepoli tornano da Gesù dopo l’invio a predicare. Sono contenti, perché hanno visto il risultato della loro opera: Satana era in ritirata. Lo stesso Gesù vedeva Satana cadere dal cielo come una folgore. Ma subito dopo Gesù redarguisce i suoi: non vantatevi di questo, ma piuttosto che i vostri nomi siano scritti nel cielo. E continua poi con una lode al Signore, simile a quella che abbiamo ascoltato nel vangelo di ieri, nella solennità di San Francesco: Ti lodo Padre… perché hai rivelato queste cose ai piccoli. In questo anno vi dedicherete allo studio della Parola di Dio, delle scienze archeologiche e teologiche. Cercherete insomma di conoscere meglio la rivelazione di Dio, nella sua storia, nella geografia di questo Paese, nella riflessione della Chiesa lungo i secoli. Il brano del Vangelo vi/ci invita a rimanere piccoli, capaci di accogliere questa conoscenza, ci invita a non appropriarci di essa, ma di metterla a servizio

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Apertura Anno Accademico 2013-2014 S. Salvatore - 5 ottobre 2013

Baruch 4, 5-12. 27-29; Lc 10, 17-24

Spunti 1. Gerusalemme La prima lettura ci parla della desolazione di Gerusalemme, a causa del comportamento dei suoi figli. E invita alla conversione. È una lettura molto attuale; potrebbe essere stata scritta ieri. Tendiamo ad “accusare” gli altri. Noi la vorremmo diversa, la nostra città, ma gli “altri” sono cattivi ed è a causa loro se la città è in desolazione, divisa e lacerata. E per “altri” mettiamo questi o quelli, a seconda delle opinioni politiche e religiose di ciascuno: israeliani o palestinesi, ebrei o musulmani, greci ortodossi o altri cristiani, gli stranieri o i locali, e così via. Noi ci consideriamo vittime di questa situazione. Se è vero che siamo pochi e piccoli, è anche vero che non possiamo tuttavia uscire così facilmente dalle nostre responsabilità. Ciascuno degli abitanti di questa città, universale e locale allo stesso tempo, quindi anche noi, ha la responsabilità di corrispondere alla vocazione di questa città, convertendosi e rivolgendosi al Signore. Ciascuno di noi è chiamato a costruire relazioni positive, a spezzare il pane ricevuto, a condividere con chiunque i propri talenti. “L’altro”, chiunque esso sia, è qui, come ciascuno di noi, per Provvidenza e non per casualità o per imposizione altrui. Molto spesso il pregiudizio e le paure sono all’origine delle nostre omissioni. Non sono gli altri a respingerci, ma siamo noi che per eccessiva timidezza non osiamo sfidarli nell’amore. Condividere non significa solo donare, ma anche sapere attingere. Gerusalemme, per la sua storia e per la ricchezza incredibile delle sue tradizioni ancora viventi, è un tesoro meraviglioso. Commetteremmo peccato di bestemmia se, restando qui per qualche anno o anche per tutta la vita, non sapessimo attingere a questo tesoro meraviglioso e non lo facessimo conoscere. La particolarità delle vostre istituzioni culturali non è dovuta solo alla preparazione dei vostri docenti, ma anche alla collocazione geografica, storica e culturale nelle quali queste si collocano. Sarebbe uno spreco non bere di quest’acqua. Mi auguro, perciò, che sappiate approfittare di quest’opportunità unica e arricchire il vostro studio, necessario e prioritario, con la conoscenza di questo patrimonio vivente. Chiudersi nel ghetto delle proprie tradizioni e della propria storia, senza sforzarsi di capire quella altrui, è la tentazione sempre incombente e la negazione dell’identità di questa città. Convertiamoci, dunque, alziamo lo sguardo verso il Creatore, e riconosceremo e ameremo l’altro come creatura. Solo così renderemo lode al Signore e renderemo giustizia alla Città Santa. 2. Il brano del Vangelo I discepoli tornano da Gesù dopo l’invio a predicare. Sono contenti, perché hanno visto il risultato della loro opera: Satana era in ritirata. Lo stesso Gesù vedeva Satana cadere dal cielo come una folgore. Ma subito dopo Gesù redarguisce i suoi: non vantatevi di questo, ma piuttosto che i vostri nomi siano scritti nel cielo. E continua poi con una lode al Signore, simile a quella che abbiamo ascoltato nel vangelo di ieri, nella solennità di San Francesco: Ti lodo Padre… perché hai rivelato queste cose ai piccoli. In questo anno vi dedicherete allo studio della Parola di Dio, delle scienze archeologiche e teologiche. Cercherete insomma di conoscere meglio la rivelazione di Dio, nella sua storia, nella geografia di questo Paese, nella riflessione della Chiesa lungo i secoli. Il brano del Vangelo vi/ci invita a rimanere piccoli, capaci di accogliere questa conoscenza, ci invita a non appropriarci di essa, ma di metterla a servizio

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della Chiesa e del mondo. Sapiente e dotto è colui che con la vita e con le opere non trattiene per sé il sapere, usandolo come potere personale ma, rimanendo piccolo, lo mette a servizio. È importante conoscere tutte le diverse sfumature dell’aoristo, gli usi innumerevoli dell’hitpael, la datazione della ceramica e la riflessione dei Padri della Chiesa. Tutto questo ci farà conoscere meglio e amare più consapevolmente la Parola di Dio, che però dovrete poi imparare a condividere con semplicità e letizia alla Chiesa. La conoscenza dell’uso degli strumenti per conoscere meglio il mondo biblico e teologico, non vi risparmi dalla fatica di fare, ciascuno, la propria sintesi personale. Al contrario, conoscendo meglio di altri questo mondo, vi sarà chiesto di più, non tanto e non solo sul piano culturale, ma quello personale. Un vero maestro è innanzitutto un testimone. La conoscenza di Gesù non è solo intellettuale, ma deve diventare anche esperienza. Il mio augurio per ciascuno di voi per quest’anno è che sappiate fare conoscenza ancora più approfondita di Gesù, anche attraverso lo studio faticoso e diligente. Buon anno accademico!