Omar-Nuovo, Aprile 2007 - Anno X

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periodico di cultura e di vita dell’insieme omarista (I.T.I. Omar, Associazione Omaristi, Fondazione Omar) seguito de “l’OMAR” fondato nel 1963 da Luigi Buscaglia OMAR nuovo 19 Aprile 2007 - Anno X Spedizione in abbonamento postale 70% - DC/DCI - Novara

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periodico di cultura e di vita dell’ insieme omarista(I.T.I. Omar, Associazione Omaristi, Fondazione Omar)seguito de “l’OMAR” fondato nel 1963 da Luigi Buscaglia

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Aprile 2007 - Anno X Spedizione in abbonamento postale 70% - DC/DCI - Novara

n. 19 • Aprile 2007 • Anno X

periodico di cultura e di vitadell’insieme omarista

(I.T.I. Omar,Associazione Omaristi,

Fondazione Omar)seguito de “l’OMAR”

fondato nel 1963da Luigi Buscaglia

“OMAR nuovo” n. 19Aprile 2007 - Anno X

Direttore responsabileDorino Tuniz

DirettoreMarco Parsini

Comitato di RedazioneStefano Accomazzi,

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Nuova Tipografia S. Gaudenzio S.r.l.Novara

OMAR 1nuovo

OMARS O M M A R I O

nuovoQuesto fascicolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3

Studi e informazioni culturaliB. CATANIA – I molti aspetti dell’informazione.

Parte II. Evoluzione della materia inanimata . . . . . . . . . » 5

L. PEZZOLLA PAGANIN – La medicina nell’antico Egitto . . . . . . . . . » 19

G. FREGO – Una ferrovia, due poli, una regione europea . . . . . » 22

E. FERRARI – 1906, si inaugura la ferrovia del Sempione . . . . . . . » 27

G. ROMANO – “La stazione” e “Raccontare il tempo” (poesie) » 31

Istituto Tecnico Industriale OmarBorse di studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 32

G. SASSI – La divina Omaredia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 33

Associazione OmaristiGenerosa donazione in memoria degli omaristi Italo,

Francesco e Bruno Pockaj . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 35

L’ing. Gianfredo Comazzi tra i “novaresi dell’anno” . . . . . . . . » 35

È morto l’ing. Giuseppe Ferrari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 35

Fondazione OmarAssegnato il “Premio Fondazione Omar” . . . . . . . . . . . . . . . . . » 36

EconomiaL. MANFREDINI E ALTRI – Le novità fiscali

della manovra finanziaria per il 2007 . . . . . . . . . . » 37

Notizie dall’IndustriaC. ARDIZZOIA (CALEFFI S.P.A.)

Autoflow: il bilanciamento automatico dei circuiti » 40

Fondazione TeraA. FILIBERTI – Note sull’ascolto analitico

di un paziente grave . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 44

“Nuvole Azzurre” un libro a cura della Fondazione Tera » 49

Fondazione CRTProgetto Diderot . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 50

Club DoneganiProgramma attività 2007 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 52

SpigolatureIl testamento del prof. Carrara ai giovani ingegneri . . . » 54

Giochi matematici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 56

Prezzi per la pubblicità: una pagina in bianco e nero € 260,00;mezza pagina in bianco e nero € 155,00; a colori: una pagina€ 390,00; mezza pagina € 285,00

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Continua il poderoso lavoro dell’ing. Basilio Catania su “I molti aspetti del-l’informazione”. Dopo la prima parte dedicata all’evoluzione della biosfera(vedere fascicolo n. 17), l’Autore qui affronta l’evoluzione della materia inani-mata. L’affascinante studio sarà concluso sul prossimo fascicolo con la terzaparte: “Fuori dallo spaziotempo”.

Nell’appuntamento con la storia dell’antico Egitto, la prof.a Laura PezzollaPaganin ci ragguaglia sul livello sorprendentemente avanzato della medici-na (e chirurgia) al tempo dei faraoni.

Dopo un certo periodo di latitanza, torna a collaborare con la nostra rivistal’ing. Giuseppe Frego. Con l’articolo “Una ferrovia, due poli, una regione eu-ropea”presenta un’indagine che ha avuto vasta eco sulla stampa e sta con-tinuando a suscitare interesse e controversie con la linea ad alta velocità.Nell’articolo vengono acutamente individuate opportunità, alleanze e colla-borazioni per sviluppi di comune interesse.

Cent’anni fa, nel 1906, veniva inaugurata la ferrovia del Sempione. Ricostrui-sce l’enfasi di quei momenti il dott. Edgardo Ferrari.

La rivista ospita la gradita collaborazione dell’ing.Claudio Ardizzoia della Ca-leffi S.p.A. che presenta una sintesi dei dispositivi “Autoflow” per il bilancia-mento automatico dei circuiti idraulici (vedere “Notizie dall’industria”).

Merita una particolare segnalazione “La Divina Omaredia”, parodia dante-sca dell’omarista Giuseppe Sassi. Sono tre “canti” molto divertenti: il primo inendecasillabi in rima baciata, qui pubblicato; i successivi due in terzine dan-tesche, rimandati al successivo fascicolo.Giuseppe Sassi (diplomato nel 1968)ricorda insegnanti e compagni di scuola: li manda tutti all’inferno,ma semprecon le dovute rime.

Il dott. Luca Manfredini, nella rubrica di economia della Fondazione Omar,espone sinteticamente le novità fiscali della manovra finanziaria per il 2007.

In occasione dell’”Omar Day” del 2.12.2006 è stato assegnato, per la primavolta, il “Premio Fondazione Omar”.

Nella rubrica della Fondazione Tera, il dott. Antonio Filiberti, medico e psico-terapeuta,analizza i comportamenti dei pazienti che si sentono vicini alla finedella vita e che subiscono profonde trasformazioni della loro psiche.

La Fondazione Tera è promotrice di una lodevole iniziativa per contribuire alfinanziamento della ricerca scientifica.

Nella nuova rubrica dedicata alla Fondazione CRT si illustra il “Progetto Dide-rot” che offre agli studenti del Piemonte e della Valle d’Aosta l’opportunità diavvicinarsi alla musica classica, all’arte, alle scienze ed alla cultura in genere.Si evidenzia l’impegno della Fondazione CRT per il mondo dell’istruzione edella formazione.

Nel quadro della collaborazione con il Club Donegani - Associazione di Ri-cercatori dell’Istituto Guido Donegani, si riporta il calendario delle attività peril 2007 di detto Club.

Questo fascicolo…

Studi e informazioni culturali �

I molti aspetti dell’informazioneParte II: evoluzione della materia inanimata

L’avvento dell’era dell’informazione, succedu-ta all’era dell’energia, ci propone antiche e nuoveriflessioni sui molti aspetti e significati di ciò chenoi chiamiamo «informazione». Le tre parti diquesto lavoro sono tratte da due conferenze te-nute all’autore presso l’Associazione Elettrotec-nica ed Elettronica Italiana (oggi AEIT), Sezionedi Milano, rispettivamente il 13 marzo e il 10 apri-le 1986. Nella prima parte è stata consideratal’informazione che si manifesta – legata o scam-biata – nella biosfera; in questa seconda parte cisi riferisce alla materia inanimata, ed in una suc-cessiva terza parte si tenterà di dare uno sguardoal limite e al di fuori dello spaziotempo, nell’inten-to di cogliere nell’informazione un significato co-mune ed essenziale.

Introduzione

Come ricordato nella prima parte di questo lavo-ro, l’obbiettivo che ci eravamo proposti è di “scova-re” l’informazione – questa entità immateriale chesembra ormai destinata a permeare gran parte del-

le attività degli esseri umani – ovunque sia “annida-ta”, cioè sia nei supporti materiali (viventi e non), siaal di fuori di essi, cioè in quegli stati astratti (o quasiastratti) nei quali essa appare libera, ossia non le-gata a materia di qualsiasi tipo. Ricordo anche (Fig.1) che abbiamo intrapreso un viaggio ideale nellospaziotempo, partendo dal nostro presente peresplorare regioni sempre più remote, suddividendoil viaggio in tre parti:

Parte I “Evoluzione della biosfera”, trattata nellaParte I di questo lavoro [1],

Parte II “Evoluzione della materia inanimata”, te-ma principale del presente articolo,

Parte III “Fuori dallo spaziotempo”, tema che saràtrattato in un prossimo articolo (ed anchecon un adatto equipaggiamento di viaggio).

Riprendiamo, dunque, il nostro viaggio, addentran-doci nel regno del “non vivente”. Tuttavia, prima di par-tire, è utile riassumere le principali conclusioni dellaParte I, aggiungendovi qualche utile considerazione.

Conclusioni e considerazioni aggiuntive sull’evoluzione della biosfera

Abbiamo evidenziato anzitutto l’unità della bio-sfera, osservando, più precisamente, che:

• ogni e qualsiasi struttura vivente è costituita daun aggregato di cellule;

• ogni e qualsiasi cellula contiene, in aggiunta a

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� Basilio Catania (*)

(*) Dr. Ing. Basilio Catania, già Direttore Generale del Labo-ratorio di ricerca di Telecom Italia (CSELT), Torino.

Fig. 1. Il viaggiodell’informazionenello spaziotempo:dalla materia inanimata alla biosfera

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semplici composti organici e inorganici, due tipidi macromolecole complesse: le proteine e ilDNA, la seconda delle quali, il DNA, serve afabbricare le prime.

Dunque, la chiave di volta di tutta la biosfera è ilDNA, una macromolecola caratteristica di ciascunessere, che, come un “marchio di fabbrica”, si ritro-va riportata identicamente in ogni singola celluladella sua struttura.

Abbiamo anche osservato (Fig. 2) che il DNA ècostituito da due lunghissime catene elicoidali con-troverse – e tra loro interconnesse – in cui figurano,una dopo l’altra, numerosissime, ma semplici basinucleotidiche, appartenenti, per così dire, a un alfa-beto di solo quattro lettere: adenina, citosina, guani-na e timina (ACGT). Pertanto, il messaggio che cia-scuna di esse porta equivale, per dirla alla Shan-non, a una quantità di informazione di 2 bit per ogni“grano” della collana, non importa se il messaggio sirenda a noi manifesto attraverso la visione stessadella catena nucleotidica (per esempio ai raggi X)oppure verbalmente o per iscritto (e in questo casomediante codici alfabetici, numerici – decimali o bi-nari – o geometrici), oppure ancora gestuali, olfatti-

vi o gustativi, o elettrici oppure infine mediante il co-dice (chimico) di struttura interna di ciascun granodella collana, come illustrato in Fig. 2 1.

Dunque, l’informazione trasportata dal DNA rap-presenta l’invariante astratto che è comune alle suevarie materializzazioni o espressioni. Essa, inoltre,contiene le istruzioni per un processo potenziale(oggi lo chiameremmo software) – quindi non anco-ra in atto nella realtà percepibile – ma che può at-tuarsi, quindi divenire realtà, ove si verifichino lecondizioni esterne favorevoli.

Visualizzando tale quantità d’informazione me-diante lettere dell’alfabeto (ACGT) abbiamo vistoche ci vuole una pagina intera per descrivere il DNAdel virus SV40 (Fig. 7 della Parte I), equivalente, incodice binario, ad una informazione di struttura dicirca 10,5 kbit. Ma già per un batterio come l’E-scherichia Coli, che ospitiamo nel nostro intestino,occorre una quantità di informazione maggiore dioltre 3 ordini di grandezza (30 Mbit), quindi di pagi-ne ce ne vorrebbero 3000, un bel trattato in tre vo-lumi di 1000 pagine l’uno! Per un mammifero tra ipiù semplici, il topo, occorrono circa tre ordini digrandezza in più (≈10 Gbit), dunque, ci vorrebberoben 1000 di quei volumi che, sistemati in una adat-ta libreria, occuperebbero una intera parete da 3x5m2. Infine, per l’uomo, più complesso del topo di so-lo una mezza decade (30 Gbit), ci vorrebbero tre diquelle pareti. È stato calcolato, infine, che la massi-ma differenza di contenuto informativo nel DNA diindividui di una stessa specie (uomini compresi) èmolto piccola (circa l’1‰), quindi, per l’uomo, inte-resserebbe soltanto (si fa per dire), 3 di quei 3000volumi di istruzioni. Ciò significa, ad esempio, chela descrizione del mio DNA comporta 2997 volumiidentici a quella di ciascuno di voi e ne differiscesoltanto per 3 volumi.

Abbiamo anche osservato nella Parte I chel’informazione di struttura o genetica non è tutta

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Fig. 2. Sequenza e alfabeto del DNA

1 Alcune curiosità:– ciascuno dei 4 nucleotidi che formano il DNA è formato da soli

quattro elementi: idrogeno, azoto, ossigeno e carbonio;– questi elementi sono tra i primissimi che si sono formati agli al-

bori dell’universo, come vedremo fra poco;– di essi, l’idrogeno è monovalente, l’ossigeno bivalente, l’azoto

trivalente, il carbonio tetravalente, mentre l’elio (anch’esso for-matosi agli albori dell’universo) è zerovalente (gas nobile) e,ovviamente, non compare come costituente dei 4 nucleotidi;

– i venti amminoacidi che costituiscono le proteine sono an-ch’essi formati da idrogeno, ossigeno, azoto e carbonio, salvodue (cisteinile e metionile), che contengono anche zolfo (esa-valente).

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l’informazione che si può incontrare nella biosfera.Infatti, se guardiamo l’essere vivente (Fig. 9 dellaParte I) sotto il doppio aspetto della sua struttura(largamente determinata dal patrimonio genetico) edella sua interazione con l’ambiente circostante,scopriamo che l’uomo non soltanto possiede il piùricco patrimonio genetico, ma che egli si colloca an-che al più alto livello di capacità di interazione infor-matica, anche se ciò è avvenuto, filogeneticamente(ossia durante l’evoluzione della specie umana), ascapito della sua capacità di interazione energetica(abbiamo perso in muscoli e guadagnato in mente),proprio in forza del fatto che la prima gli ha consen-tito di dominare le risorse energetiche dell’ambien-te. L’interazione con l’ambiente circostante è anchecausa dell’apprendimento e delle mutazioni geneti-che, per cui si può dire che l’interazione diventa unfattore altrettanto se non più importante della strut-tura o, se si vuole, dell’informazione genetica.

Infatti, nell’uomo, il numero di bit disponibili pertale interazione è persino più elevato di quello corri-spondente ai bit di struttura: basti pensare che eglipossiede: oltre 1 miliardo di sensori ottici binari, cia-scuno capace di inviare al cervello 50 bit/sec (un bitper ogni fotone di luce visibile), quindi complessiva-mente 100 Gbit/s; 1000 Gbit di memoria; 100 Tera-bit di elaborazione (corrispondenti al numero di si-napsi), a confronto della pur elevata complessità del

programma genetico, misurabile in soli 10 Gbit 2.L’uomo può dunque incamerare (apprendere) edelaborare enormi quantità di informazioni, nonchéideare e utilizzare memorie esterne di ogni tipo, po-tendo così disporre della “memoria della specie,”ossia di tutti i suoi simili, e tramandarla a sua volta;può ideare e costruire macchine 3, utilizzare l’am-biente circostante, compresi i regni animale e vege-tale, il tutto grazie alla sua struttura e capacità di in-terazione informatiche.

Questo modo di concepire un ente, cioè identifi-cato da una sua struttura energetico/informatica edalle sue interazioni energetico/informatiche conl’ambiente, è molto efficace anche quando si consi-derano altri esseri viventi, come anche oggetti ina-nimati e persino enti astratti (cioè non percepibili coinostri sensi), poiché, come sottolineato nella ParteI, l’ente è in quanto ha una struttura e in quanto in-teragisce con altri enti. Anzi, molto spesso, nei pro-cessi vitali dell’uomo, come di tutta la biosfera, l’in-terazione è più importante della struttura.

Consideriamo, a titolo di esempio, un albero, unbel cedro del Libano (Fig. 3) lungo tutto il processodi crescita a partire dal seme fino al suo massimo ri-goglio (tralasciando, al momento, la fase di degra-dazione, seguita dalla estinzione). Ebbene, si vedo-no chiaramente sia l’interazione energetica chequella informatica con l’ambiente. Infatti, l’informa-zione contenuta nel DNA del seme ha occupato tut-to l’albero e in più ha fabbricato semi per moltipli-carsi in n alberi (salvo mutazioni per l’effetto anta-gonista dell’ambiente) in modo che l’informazionesalvi quanto possibile il “ne varietur”, per dirla allaJacques Monod [2], ossia l’informazione invariantecontenuta nella stringa del DNA. La Fig. 3 mostraanche come l’informazione comandi l’assorbimentodi energia dall’ambiente (nutriente) e determini ipassi del programma (più veloci se l’ambiente colla-bora).

Un’altra importante osservazione riguarda il tem-po ∆t impiegato per completare il processo, chesarà più o meno breve a seconda che sia disponibi-le più o meno energia, potendosi dire, abbastanza

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Fig. 3. L’Ente è la proiezione

dell’informazione nello spaziotempo

2 Il prefisso giga (G) equivale a una potenza di 109, mentre ilprefisso tera (T) equivale a una potenza di 1012. Si noti la simili-tudine del linguaggio a quello di un elaboratore, costituito da or-gani di ingresso e uscita (I/O), unità centrale di elaborazione(CPU), unità di memoria M.

I � CPU � O�M

3 Le macchine o artefatti, per dirla alla Jacques Monod [2] so-no state finora costruite con materiali non biologici (infatti, in unamacchina fotografica non si trova il DNA in ogni sua parte). Franon molto, però, gli artefatti cominceranno ad usare anche mate-riali biologici (bionici) [3].

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in generale, che il prodotto energia x tempo, ∆E·∆t –che coincide con la grandezza fisica che si chiamaazione – è sostanzialmente una costante caratteri-stica del processo [4].

Un esempio di vita quotidiana chiarirà ulterior-mente questo concetto, e la particolare importanzadell’azione. Supponiamo di doverci spostare in au-tomobile da Milano a Torino, cioè di dover operareun cambiamento nello spaziotempo (né più né me-no che diventare un cedro del Libano adulto parten-do dal seme). Possiamo coprire l’intero percorso inmeno tempo, consumando più benzina, cioè ener-gia (come i nutrienti per il cedro), oppure in più tem-po, risparmiando energia, ma si può constatare cheil prodotto energia x tempo, ossia l’azione, è sostan-zialmente costante.

L’azione è, dunque, la grandezza fisica che pre-siede al cambiamento, non importa se il cambia-mento è intervenuto in un tempo più o meno breveo se ha richiesto più o meno energia 4.

Anche per un artefatto, come la casa che si intra-vede a sinistra dell’albero in Fig. 2, si può fare un ra-gionamento analogo. Infatti, essa è costruita a par-tire da un software, uscito dalla mente dei progetti-sti, ed usa materiali ed energia ambiente per esserecostruita e diventare realtà percepibile. Dunque, an-ch’essa rappresenta la proiezione dell’informazionenello spaziotempo.

Appare chiara, pertanto, l’importanza fondamen-tale dell’informazione, generalmente contenuta inuno spazio angusto (ogni nucleotide del DNA occu-pa uno spazio di soli 3,4 Å 5, come mostrato in Fig.2), ma capace di dare risultati grandiosi, come unuomo, un cedro del Libano, una casa.

D’altra parte, un buon dizionario della lingua ita-liana, come lo Zingarelli (Fig. 4), dà per l’informa-zione, come primo significato, “azione dell’informa-re” e, sotto la voce “informare”, sempre come primosignificato, “dare la forma, formare”. Dunque l’infor-mazione è l’atto di dare forma, e poiché la forma èuna caratteristica di tutto ciò che si può vedere etoccare, cioè percepire – secondo la concezioneche risale all’Antica Grecia, in particolare ad Aristo-tele – si deduce che la parola informazione etimolo-gicamente rappresenta l’agente mediatore tra ciòche non è e ciò che è, in perfetto accordo con quan-to abbiamo illustrato 6.

Storia dell’universo inanimato

Ma è tempo di iniziare l’esplorazione dell’univer-so inanimato. Questo universo, come ormai condivi-so dalla maggior parte degli studiosi, ha avuto uninizio (big bang), che si può collocare a circa 15 mi-liardi di anni fa 7. Se stabiliamo il nostro “campo ba-se” intorno a quella data, cioè se misuriamo il cosid-detto tempo cosmico t, che si identifica con l’età del-

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Fig. 4. Etimologia della parola informazione: “Azione del dare la forma”.

4 L’importanza dell’azione, quale grandezza fisica primaria, èstata sottolineata nel lavoro [4] dell’autore. Essa si può misurarein numero di quanti d’azione, prendendo come unità di misura lacostante di Planck, pari a h = 6.625 x 10–34 Js, che, come noto, hale dimensioni di un’azione (ovviamente, si otterranno numerienormi per le azioni più comuni). Assumendo l’azione (in Js) co-me grandezza primaria, l’energia (in J) sarebbe definita come“velocità di azione” e la potenza (in W, ossia J/s) come “accele-razione di azione”.

5 1 angstrom (Å) vale 1 decimilionesimo di millimetro, cioè10–8 cm.

6 Nel già citato lavoro [4] è stata mostrata una perfetta corri-spondenza tra l’azione A necessaria per indurre un cambiamen-to e l’informazione I che lo descrive, data dalla formula A = h I,dove h è la costante di Dirac (pari alla costante di Planck h divi-sa per 2π).

7 Come già raccomandato nella Parte I, si invita il lettore anon focalizzare l’attenzione sui valori esatti delle grandezze chesi incontrano esaminando l’evoluzione dell’universo. Molti valori,infatti, sono controversi ed altri noti con insufficiente precisione.È più interessante, infatti, focalizzare l’attenzione sulle varie tap-pe evolutive e sulla loro concatenazione logica, piuttosto che suivalori precisi delle grandezze che le descrivono, in particolarequelli delle transizioni tra una tappa e la successiva.

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l’Universo, a partire dal big bang, è chiaro che, inscala logaritmica, vedremo con molto dettaglio i pri-mi istanti dell’universo, mentre il nostro presente etutta l’evoluzione della biosfera svanisce all’orizzon-te, compressa in una frazione di decade (Fig. 5). Inrealtà, è proprio questo che vogliamo fare in questaParte II, in quanto la storia più vicina al presente èstata trattata nella Parte I, in cui fissammo il tempozero al presente. In Fig. 5 le ascisse rappresentanoil logaritmo (decimale) del tempo cosmico t, espres-so in secondi, salvo che per le ultime decadi per lequali è anche riportata una scala del logaritmo deltempo espresso in anni.

Nelle ordinate sono riportate, in scala logaritmica,le seguenti grandezze:– la temperatura assoluta T in gradi Kelvin (K) e l’e-

nergia cinetica media di una singola particella E,espressa in elettronvolt (eV) 8 (linea rossa). Sonoevidenziate, per comodità, le energie di 1 KeV, 1MeV, 1 GeV e 1 TeV, essendo 1 TeV (teraelet-tronvolt) pari a 1012 eV.

– il diametro D dell’universo, in cm (linea arancio-ne). Per comodità, sono evidenziati lungo la cur-va alcuni valori significativi, corrispondenti a undiametro di 10 cm, 1 km, 10.000 km, 1 anno luce(a.l.), 10 milioni di a.l., 30 miliardi di a.l. 9.

– la densità ∂ dell’universo, in g/cm3 (linea nera).Si può osservare, innanzitutto, che queste gran-

dezze coprono gamme di valori vastissime. Infatti, iltempo va da 10–43 secondi al valore attuale di oltre1017 secondi (equivalente a circa 15 miliardi di anni);la temperatura va da qualche grado Kelvin (K) fino a1032 K, la densità da 10–30 fino a 1094 g/cm3, il diame-tro da una frazione infinitesima di millimetro (comevedremo più avanti) a 30 miliardi di anni luce. Dun-que si va dall’infinitamente piccolo all’infinitamentegrande.

Un’altra osservazione immediata è che i tre an-

damenti, nella scala doppio-logaritmica adottata,sono sostanzialmente rettilinei, per una gran partedell’evoluzione. Più precisamente ([5], p. 339-340,[6]), la densità ∂ è decrescente col quadrato deltempo (quindi scende di due decadi per ogni deca-de di tempo), la temperatura T (o l’energia E) sonodecrescenti nel tempo con la radice di t (cioè, scen-dono di mezza decade per ogni decade del tempo),mentre il diametro è crescente con la radice deltempo (cioè cresce di mezza decade per ogni deca-de di tempo), salvo che per il tratto iniziale in cui,come vedremo avanti, si verificò una iperespansio-ne (inflazione) a ritmo esponenziale.

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Fig. 5. Storia

dell’Universo inanimato.

8 Come noto, la temperatura assoluta T è proporzionale all’e-nergia cinetica media E di una molecola di un gas perfetto (mo-noatomico) in equilibrio termico col sistema considerato, secon-do la nota relazione E = (3/2) kT, dove k è la costante di Boltz-mann, pari a 1,38·10–23 J/K. Essendo le due grandezze propor-zionali, si potrebbe usare indifferentemente l’una o l’altra per in-dicare lo stato di agitazione molecolare esistente in un datoistante dell’evoluzione dell’universo. L’unità elettronvolt (eV), pa-ri a 1,6·10–12 joule, è molto usata in fisica nucleare (ad esempioper indicare le energie impresse dagli acceleratori di particelle) ecorrisponde all’energia acquisita da un elettrone che si muovetra due punti di un campo elettrico aventi la differenza di poten-ziale di 1 V.

9 1 anno luce è la distanza percorsa dalla luce in un anno,pari a 9.45·1012 km, ossia circa 10.000 miliardi di km. L’anno lucesi usa per indicare distanze molto grandi, specie in astronomia. Ilvalore di 30 miliardi di a. l. (30 Gal) risulta semplicemente dalraddoppio dell’età dell’universo (ca. 15 Ga, cioè 15 miliardi di an-ni), in quanto la luce si è irradiata in tutte le direzioni, ed ha per-corso una distanza di 15 Gal, cioè 15 miliardi di anni luce in ognidirezione e 15 Gal in direzione opposta, da qui il diametro di 30Gal. Si tratta, tuttavia, del diametro dell’universo osservabile (danon confondersi con quello dell’universo materiale, del quale par-leremo più avanti).

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Pertanto appare dalla Fig. 5 che il nostro univer-so si presentava al suo inizio come tanti minuscolipunti (diametro piccolissimo), roventi (temperaturaelevatissima) e con elevatissima densità. Da allora,densità e temperature sono progressivamente dimi-nuite, mentre il diametro è progressivamente au-mentato, mantenendosi ancora oggi in fase diespansione.

L’universo osservabile oggi

Prima di esplorare le varie fasi che hanno prece-duto il momento attuale, conviene fare una fotogra-fia della struttura odierna dell’universo, quale appa-re, da un lato, agli astronomi che, con l’aiuto di tele-scopi e radiotelescopi, scrutano le immensità delcielo, dall’altro, ai fisici e ai chimici che, con l’aiutodel microscopio (curiosamente inventato anch’essonel periodo rinascimentale insieme al telescopio) edel microscopio elettronico scrutano il microcosmo,scoprendo talvolta spettacoli non molto dissimili daquelli che si snodano nel macrocosmo (Fig. 6).

Ed ecco quanto possiamo osservare, per sommicapi:

1. L’universo è grandissimo, ma non infinito; ha undiametro di circa 30 Gal (30 giga anni luce, os-sia 30 miliardi di anni luce) o, se si vuole, di cir-ca 2,8x1028 cm 10.

2. L’universo non è statico ma è in espansione, co-me un pallone che si gonfia. La velocità diespansione varia linearmente con la distanzadei corpi osservati (legge di Hubble), raggiun-gendo, alle massime distanze, valori prossimialla velocità della luce.

3. L’energia totale dell’universo (materia + radia-zioni) è costante e finita, ed è equivalente allamassa di circa 1080 protoni (numero di Edding-ton) più circa 1089 fotoni, con un rapporto fra fo-toni e protoni uguale a circa 10 9 11.

4. In particolare, la materia presente nell’universoha una massa valutabile fra 3·1056 e 5,6·1056 g,l’incertezza essendo dovuta al fatto che non tut-ta la materia è visibile, dato che esistono corpinon luminosi, come i pianeti, i cosiddetti buchineri, ecc.

5. Questa materia è distribuita su circa 100 miliar-di di galassie, ciascuna delle quali può contene-re da 100 a 1.000 miliardi di stelle, anche piùgrandi del nostro sole, a loro volta contornate darelativi pianeti e satelliti.

6. La densità media della materia nell’universo ri-sulta equivalente a circa 1 atomo di idrogenoper metro cubo, più precisamente compresa fra10–30 e 14·10–30 g/cm3, l’incertezza essendo lega-ta alla imprecisione con cui sono noti la massa eil volume totale. Come vedremo, non siamomolto lontani dal valore critico di 2÷5·10–30 g/cm3,al di sopra del quale dovrebbe accadere in futu-ro che l’universo rallenti e successivamentecessi la sua espansione per contrarsi di nuovo

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Fig. 6. L’universo osservabile oggi

10 Il diametro dell’universo materiale è circa 5 volte maggiore,essendo valutato oggi intorno ai 156 Gal [7]).

11 Moltiplicando il numero di Eddington per la massa del pro-tone si ottiene il valore della massa totale dell’universo, come ri-portata in Fig. 6. Il fatto che l’energia dell’universo sia rimastacostante in tutto il tempo cosmico, dal big bang ad oggi – in ac-cordo col principio di conservazione dell’energia – è oggetto didibattito, specie per quanto riguarda l’energia perduta durantel’espansione che può ritrovarsi in forme inusuali (neutrini).

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ed eventualmente collassare (teoria del cosid-detto “universo chiuso,” [5], p. 97).

7. La materia esistente nell’universo consiste es-senzialmente per il 75% di idrogeno e per il 24%di elio, che sono i più semplici e i più leggeri ele-menti esistenti ed anche i più vecchi, essendosiformati nei primi minuti dopo il big bang. Il rima-nente 1% consiste di elementi più pesanti (for-matisi più tardi, all’interno delle stelle) e dei lorocomposti organici e inorganici, presenti allo sta-to solido, liquido o gassoso a seconda dellatemperatura locale. Questi elementi, in numerodi 103, ordinati nel noto “sistema periodico deglielementi” di Mendelejeff, costituiscono i mattonicoi quali è costruito l’edificio chimico dell’univer-so ed in particolare le molecole, che vanno dal-le più semplici (gas monoatomici) alle più com-plesse, costituite da milioni di atomi, come lemacromolecole organiche delle proteine conte-nute negli esseri viventi. Queste ultime sono an-cora più rare nell’universo e si può valutare chela loro incidenza sia inferiore a 10–18, pratica-mente tutta concentrata, per quanto ne sappia-mo oggi, sul pianeta terra (cosa veramente sin-golare). Gli stessi 103 elementi sono utilizzatiper realizzare gli artefatti, cioè gli oggetti e lemacchine ideati dall’uomo.

8. Gli atomi contenuti in ognuno dei 103 elementisono costituiti da un nucleo, formato da un certonumero di protoni e di neutroni, intorno al qualeruotano un certo numero di elettroni. Ad esempiol’atomo più semplice, quello dell’idrogeno, è fattoda un solo protone e da un solo elettrone che gligira intorno; uno dei più complessi, l’uranio, pos-siede un nucleo formato da 92 protoni e 143 neu-troni, ed è attorniato da 92 elettroni, che ruotanointorno ad esso, distribuiti in 8 orbite. Gli atomisono dunque simili a sistemi planetari in miniatu-ra, dove si riflette, come per magia, lo spettacoloosservato dagli astronomi nel cielo stellato.

9. Protoni e neutroni sono, a loro volta, formati dal-la combinazione di tre quark, mentre i leptoni(come l’elettrone e il neutrino) sembrano esse-re, insieme ai quark, gli ultimi costituenti dellamateria. Il punto interrogativo al centro della ci-polla della materia (Fig. 6), come viene scherzo-samente chiamata, rappresenta il dilemma deifisici sul fatto che la ricerca del più piccolo po-trebbe continuare indefinitamente oppure fer-marsi con la scoperta del nucleo ultimo della ci-polla, il rishone, menzionato nella Parte I, cheinterverrebbe come primo costituente sia deiquark che dei leptoni [1].

10. Il suddetto cast di personaggi che compaionooggi sulla scena dell’universo – corpi inanimati(solidi, liquidi o gassosi), esseri viventi, artefatti ecorpi celesti – nuota in un oceano di radiazioni,ossia di onde gravitazionali e di onde elettroma-gnetiche. Queste onde hanno raggio di azione evita teoricamente infinite e, pertanto, permeanotutto l’universo, come mostrato schematicamen-te in Fig. 6. La densità di tali onde o radiazioni 12

è oggi trascurabile (inferiore di 4 ordini di gran-dezza) rispetto a quella della materia ([6] p. 348).In passato, tuttavia, la situazione era diametral-mente opposta, come mostrato qui di seguito.

L’era della materia o “evoluzione chimica”

Contrariamente a quanto constatiamo oggi, intutto il periodo compreso fra il big bang e il tempocosmico tD ≈100.000 anni, la radiazione era di granlunga predominante rispetto alla materia, quest’ulti-ma essendo prevalentemente costituita da un pla-sma incandescente di idrogeno ed elio ionizzati([15] p. 211). Il passaggio fra le due ere – l’era dellaradiazione e l’era della materia – viene denominatoepoca del disaccoppiamento (decoupling epoch),ed è stimato, per l’appunto, intorno a tD ≈100.000anni. Successivamente al disaccoppiamento fra ra-diazione e materia, iniziò la formazione degli ele-menti, dai più leggeri, come l’idrogeno, fino a quellipiù pesanti, che furono creati all’interno di quellegrandi fucine di materia che sono le stelle, e, nel gi-ro di circa 1 milione di anni, la chimica dell’universofu completamente definita. Inoltre, il disaccoppia-mento fra radiazione e materia rese l’universo tra-sparente alla radiazione, quasi come lo è oggi, siaper effetto del raffreddamento (cioè della perdita dienergia) della radiazione, sia perché gli elettroni li-beri si ricombinarono con i protoni per formare idro-geno 13 e pertanto smisero di opporre una barrieraalla radiazione, come avveniva quando si trovavanoallo stato libero.

È stata una grande conquista della scienza l’indi-viduazione della struttura di ciascuno dei 103 ele-menti esistenti oggi nell’universo. Ma, anteriormen-te all’era della materia, il nostro universo aveva unacomposizione del tutto diversa ed un assortimentodi componenti enormemente più semplice rispettoall’universo attuale. La ragione principale di talesemplicità primordiale sta nel fatto che, allontanan-dosi dal presente e avvicinandosi sempre più al bigbang, le temperature (così come le energie) diven-gono sempre più elevate, impedendo ai componen-ti più complessi di esistere. Queste temperature(cioè energie) elevate frantumano, per così dire, gliedifici atomici più complessi, consentendo, a un da-to istante, soltanto l’esistenza di agglomerati di par-ticelle più semplici e con energia più elevata, co-munque non inferiore a quella dell’ambiente circo-stante. In particolare si trova che gran parte degliatomi e delle molecole (banda rosa della Fig. 5),con la sola eccezione dell’idrogeno e dell’elio, nonpoteva esistere a temperature superiori a 100.000K, quindi, prima di un’età dell’universo pari a diversemigliaia di anni, come già accennato.

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12 Secondo la meccanica quantistica, ogni onda può conside-rarsi come un corpuscolo, avente massa m ottenibile dall’equa-zione hv=mc2, dove h è la costante di Planck, v la frequenza, e cla velocità della luce. Pertanto, la densità della radiazione si puòcalcolare come rapporto fra la massa relativistica m dei fotoni e ilvolume occupato, che può assumersi eguale a quello di una sfe-ra di raggio λ/2, essendo λ=c/v la lunghezza d’onda del fotone.Per converso, ogni particella o corpuscolo di massa m si puòconsiderare come un’onda avente lunghezza d’onda λ=mc/h,chiamata lunghezza d’onda di Compton.

13 Ci riferiamo qui all’idrogeno molecolare, in quanto, ad e-sempio, la comparsa nel cosmo di idrogeno ionizzato (ossia delsemplice protone) avvenne molto prima, intorno a t=10–6 secondi.

12 OMARnuovo

Andando ulteriormente a ritroso nel tempo, si puònotare che nella banda azzurra della Fig. 5, deno-minata “Energia/Radiazione/Particelle”, suddivisa asua volta in sottobande denominate rispettivamenteQuark, Protoni, Elettroni, Raggi γ, Atomi e molecole(quest’ultima rientrante nell’era della materia, giàcommentata), sono indicate, rispettivamente, leepoche in cui l’esistenza di tali particelle elementa-ri 14 era consentita dall’ambiente circostante e, di fat-to, avvenuta.

Allo scopo di dare un’idea di come si può calco-lare l’epoca in cui una data particella poteva esiste-re, faremo due esempi: quello del protone e quellodel fotone γ. Un protone ha una massa a riposom=1,67·10–24 g, quindi possiede una energia a ripo-so 15 E = mc2 pari a circa 1 GeV. Vediamo, dal grafi-co di Fig. 5, che tale energia è raggiunta dall’univer-so a t ≈10–6 sec, proprio nell’istante in cui è indicatol’inizio dell’era del protone o era adronica. A un tem-po inferiore il protone non avrebbe potuto esistereallo stato libero, in quanto si sarebbe trovato immer-so in un ambiente a energia (temperatura) maggio-re, quindi si sarebbe dovuto rompere in qualcosa dipiù piccolo (quark) con conseguente liberazionedell’energia di legame. Si noti anche, in Fig. 5, chel’inizio dell’era del protone coincide con la nascitadell’idrogeno (ionizzato) 16.

Per quanto riguarda il fotone γ, la cui lunghezzad’onda (minima) vale λ ≈ 10–10 cm, la sua energiavale E = hv = hc/λ, pari a circa 1 MeV. Vediamo, dal

grafico di Fig. 5, che tale energia è raggiunta dall’u-niverso a t ≈ 1 sec, proprio nell’istante in cui è indi-cato l’inizio dell’era dei raggi gamma, più in genera-le, dell’era della radiazione (photon era o radiationera), in quanto la radiazione con lunghezza d’ondamaggiore (raggi γ lunghi, raggi X e luce visibile) sa-rebbe caratterizzata da una energia minore, quindipoteva esistere solo in istanti successivi a t = 1 sec.

Si deve notare, tuttavia, che non a tutte le parti-celle può applicarsi il criterio di determinare l’epocadella loro formazione in dipendenza della loro ener-gia a confronto dell’energia dell’ambiente circostan-te. Ad esempio, l’inizio dell’era dell’elettrone, meglionota come era leptonica (lepton era) è valutata a t ≈10–4 secondi, quando l’universo aveva un’energia al-quanto superiore a quella dell’elettrone isolato. Laspiegazione di tale fatto sta nella continua creazio-ne e annichilazione di coppie di elettroni-positroni([6], p. 352).

È, infine, importante osservare che solo gli ele-menti più semplici furono formati dal big bang (bigbang nucleosynthesis), mentre quelli più pesanti,come già detto, furono sintetizzati più tardi, all’inter-no delle stelle (stellar nucleosynthesis). Per i primi,si veda, ad esempio, il grafico di Fig. 7, tratto dal la-voro [8], dal quale risulta, in particolare, che al tem-po cosmico t = 100 s, era già apprezzabile la pre-senza dell’elio (peso atomico 2), poi cresciuta e sta-bilizzatasi a partire da t ≈ 300 s. Anche il litio (pesoatomico 3) e il berillio (peso atomico 4) comparvero,sia pure in proporzione piccolissima (<10–9) entroqualche centinaio di secondi dal big bang. Gli altrielementi con peso atomico maggiore sarebbero sta-ti formati successivamente, come già detto, all’inter-no delle stelle a partire dal tempo cosmico t ≈100.000 anni (banda rosa di Fig. 5).

Formazione delle galassie

La formazione delle galassie è stata ed è tuttoramolto dibattuta. Secondo le teorie più moderne [9],essa si fa risalire alle protogalassie, già presenti al-l’epoca della formazione dell’idrogeno e dell’elioatomici, ossia a partire da t ≈ 600 milioni di anni, mala cui origine è da ricercarsi ancora più lontana neltempo, precisamente all’epoca del big bang. Piùprecisamente si ipotizza che piccole disuniformità di

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Fig. 7. Formazione di elementi “leggeri”nell’intervallo di tempo cosmico da 1 a 104 secondi.

14 Sebbene la già menzionata dualità onda-corpuscolo (wa-ve-particle duality), sia maggiormente usata per la luce – consi-derata, a seconda dei casi, come una successione di fotoni (cor-puscoli) o come un’onda elettromagnetica – essa vale per qual-siasi particella o radiazione, esprimendo la sua energia a riposo(rest energy) come quella di un fotone con frequenza v o a quel-la di una particella di massa m, in base alla già citata relazione hv= mc2. Questa dualità (materia-onda) fu suggerita per primo dalfrancese Louis de Broglie.

15 Tale energia si ricava dall’equazione della relatività genera-le, ponendovi eguale a zero la velocità (o la quantità di moto),quindi l’energia cinetica.

16 La parola nascita, vuol dire che a quel momento poteva os-servarsi una frazione apprezzabile (diciamo qualche percento) diquel 75% di idrogeno che troviamo oggi nell’universo, come mo-strato dalla Fig. 7.

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pressione prodottesi nei primissimi istanti del bigbang avrebbero prodotto, molto più tardi, quei grumi(cioè piccole regioni a più alta concentrazione diidrogeno ed elio atomici) intorno ai quali si sono poicondensate le galassie più antiche secondo un pro-cesso che i matematici hanno potuto individuare espiegare. In altre parole, sembra certo che la mag-gior parte delle galassie sia quasi vecchia quantol’universo. Ci si potrebbe chiedere come mai l’e-spansione dell’universo non si sia verificata in modoassolutamente uniforme, cioè senza grumi. Se cosìfosse stato, non si sarebbero formate le galassie,quindi le stelle, poi gli atomi pesanti e poi la vita: l’u-niverso sarebbe oggi solo un grande pallone pienodi elio, idrogeno e onde ed io non sarei qui a scri-vervi, né voi ad leggermi 17.

Espansione dell’universo e radiazione di fondo

Nel secolo scorso furono fatte due importantiscoperte, che illuminarono la conoscenza del nostrouniverso e che confermarono la teoria del big bang.Una di esse si deve all’astronomo statunitenseEdwin P. Hubble, l’altra a due ricercatori dei Labo-ratori Bell, Arno Penzias e Robert Wilson.

La prima, alla quale abbiamo già accennato so-pra, risale al 1929, quando Hubble scoperse chetutti gli oggetti celesti facenti parte di una galassiaposta ad una distanza media d dalla nostra galas-sia, si allontanano da noi con una velocità v (velo-cità di recessione) proporzionale alla distanza d, se-condo la relazione, nota come legge di Hubble:

v = H·d (1).

La costante H, denominata costante di Hubble,secondo le ultime rilevazioni del Hubble Space Te-lescope [11], vale circa 70 km/s per Megaparsec 18

±10%, ovvero, in unità Giorgi (Sistema Internazio-nale SI o MKS), H=2,274·10–18 s–1. Si noti che, senella (1) si pone v eguale alla velocità della luce(≈300.000 km/s), si ottiene una distanza d*=14 Gal±10%, da considerarsi perciò come la massimapossibile. Questo valore è compatibile con quello dicirca 15 Gal che abbiamo ipotizzato per l’età dell’u-niverso, in quanto esso risiede entro l’intervallo ditolleranza di questa misura (12,6÷15,4 Gal). Ciò si-gnifica che non possono esistere galassie ad unadistanza maggiore di d* e che quelle a distanza dipoco inferiore a d* si allontanano da noi con velocitàprossime a quelle della luce.

La coincidenza della distanza massima d* conl’età dell’universo non è casuale. Occorre, infatti, te-ner presente che, quando osserviamo oggetti moltolontani coi nostri telescopi o radiotelescopi, guardia-mo nel nostro passato, per il semplice motivo che laluce (come una qualsiasi altra onda elettromagneti-ca) viaggia ad una velocità elevatissima ma finita,pari a circa 300.000 km/sec, quindi impiega un tem-po finito per arrivare fino a noi. Così, vediamo An-dromeda, la galassia più vicina alla nostra, comeera 2 milioni di anni fa (infatti dista da noi 2 milioni dianni-luce), vediamo le stelle più lontane della nostragalassia come erano 50 mila anni fa, il sole come

era 8 minuti fa, la luna come era 1 secondo fa e, sefossi nella stessa stanza con voi, mi vedreste comeero circa 30 nanosecondi (cioè 30 miliardesimi disecondo) fa, quindi quasi ma non contemporanea-mente. Come sono ora tutti gli oggetti che abbiamocitato non possiamo saperlo, possiamo solo imma-ginarlo, ma è certo che possiamo apprendere co-m’era l’universo moltissimi anni fa, osservando glioggetti celesti più distanti da noi. Dunque, poiché lamisura della distanza in anni luce coincide con lamisura del tempo impiegato dai fotoni per giungerefino a noi, ne deriva che puntando i nostri telescopialla distanza di 15 miliardi di anni luce, potremmovedere che cosa è successo in quei punti 15 miliar-di di anni fa, cioè a ridosso del big bang, in quantoriceveremmo i fotoni che partirono da essi 15 miliar-di di anni fa. Purtroppo, a quell’epoca, la temperatu-ra e la densità erano così elevate da formare unmuro al passaggio della radiazione, come già ac-cennato sopra. Tuttavia, possiamo ricevere la radia-zione partita dopo l’epoca in cui l’universo divennetrasparente alla radiazione cioè, come detto sopra,quando aveva l’età di circa 100.000 anni (epoca deldisaccoppiamento), ossia circa 14,9999 miliardi dianni fa, dunque, abbastanza a ridosso del big bang.In quel momento, i fotoni iniziarono il loro camminoverso di noi, viaggiando alla velocità della luce sen-za perdere più energia, mentre ovviamente ne ave-vano già persa prima, e molta, durante la loro fasedi espansione durata 100.000 anni o più.

In conclusione, se la legge di Hubble ci dice cheuna galassia distante circa 15 Gal si allontana danoi con una velocità prossima a quella della luce,ciò vuol dire che tale fenomeno succedeva in quelpunto 15 miliardi di anni fa – ed è questo il motivoper cui la legge di Hubble costituì una suggestivaconferma della teoria del big bang.

Ma l’importanza della scoperta di Hubble non siferma qui. È, infatti, da considerare che, se un og-getto celeste si allontana da noi con una certa velo-cità v, a causa dell’effetto Doppler la lunghezzad’onda λe della radiazione emessa nel lontano pas-sato da quell’oggetto viene da noi ricevuta oggi conuna lunghezza d’onda λo più elevata rispetto a quel-la emessa, cioè, con uno spostamento verso il ros-so (Doppler shift). Lo spostamento verso il rosso Z,definito come la variazione relativa subita dalla lun-ghezza d’onda, è calcolabile, nel caso più generale,mediante la formula, che tiene conto della relativitàgenerale ([5], p. 330):

(2)

dove λo rappresenta la lunghezza d’onda osservatae λe la lunghezza d’onda emessa. La formula si

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17 Per dare una risposta a questo quesito si stanno cercandodi utilizzare speciali strumenti matematici in un’area di ricercache va sotto il nome di “Caos deterministico”. Un’ottima presen-tazione delle problematiche relative è stata fatta recentementeda Tito Arecchi in un libro che raccomandiamo al lettore esigen-te [10].

18 Per misurare grandi distanze astronomiche si usa spessol’unità Megaparsec, pari a 3,258 milioni di anni luce.

λo– λe 1+v/cZ=———— = ———— –1

λe √(1–v2/c2)

14 OMARnuovo

semplifica per velocità molto piccole rispetto a quel-la della luce, in

Z ≈ v/c [v/c << 1]. (2’)

Dalla combinazione della (1) con la (2) consegueche, misurando lo spostamento verso il rosso Z del-la radiazione ricevuta da una stella lontana, è possi-bile calcolare con precisione la sua distanza d dalnostro punto di osservazione (altra conseguenzapreziosa della legge di Hubble).

Si noti, a questo proposito, che i tipi di spettri del-le radiazioni emesse dalle stelle sono in numero li-mitato (nove) 19 e pertanto un numero stragrande distelle presenta lo stesso spettro, caratterizzato an-che dalla presenza delle tipiche righe di assorbi-mento o di emissione di idrogeno, ferro, cromo e al-tri elementi in esse contenuti. Se, pertanto – comeavviene in pratica – viene osservato uno dei nove ti-pi di spettro sopramenzionati, ma spostato sull’assedelle lunghezze d’onda (o, il che è lo stesso, dellefrequenze), si deduce che si tratta di una stella lacui distanza d è deducibile direttamente dallo spo-stamento Z osservato, applicando le relazioni (1) e(2). Si noti, in particolare, che per v=c, ossia perd=d*, risulta Z=∞, e cioè oggetti molto distanti da

noi e prossimi al big bang hanno uno spostamentoverso il rosso Z elevatissimo.

L’altra scoperta di grande rilievo fu fatta per casonel 1965 da Penzias e Wilson, mentre stavano cali-brando uno dei primi radiotelescopi da montare abordo dei satelliti. A questo scopo, essi lo puntaronoverso punti del cielo dove presumibilmente non esi-stevano corpi celesti (cielo nero).

Con loro sorpresa, notarono che, dovunque pun-tassero il loro radiotelescopio, la radiazione ricevutanon era mai nulla. Inoltre, lo spettro della radiazionericevuta non corrispondeva a nessuno dei novespettri tipici delle stelle, ma si presentava come inFig. 8, con una intensità massima intorno alla fre-quenza di circa 150 GHz, corrispondente a una lun-ghezza d’onda di circa 2 mm [13]. Fu subito eviden-te che tale spettro era perfettamente sovrapponibilea quello emesso da un corpo nero alla temperaturadi 2,9 K, secondo la nota legge di Planck della ra-diazione di corpo nero 20. La stessa radiazione, conlo stesso spettro di Fig. 8, era rilevabile identica-mente in qualsiasi direzione essi puntassero il ra-diotelescopio, purché libera da specifici corpi celestiinterposti.

Dunque, il cosiddetto cielo nero non era affattonero o vuoto, ma era popolato, senza soluzione dicontinuità, da un immenso mare di microscopichesorgenti di radiazione, equivalenti ad un corpo nerocon l’apparente temperatura di 2,9 K. L’aggettivo ap-parente è da mettersi in relazione al fatto che la ve-ra temperatura di quelle sorgenti dipendeva dalla lo-ro distanza dal punto di osservazione, sia a causadell’effetto Doppler che della legge di Hubble. Erachiaro che se quella distanza fosse stata prossima ai15 Gal, ossia al big bang, lo spettro della radiazioneemessa avrebbe dovuto essere centrato su frequen-ze alquanto più elevate di quella misurata, corri-spondenti perciò a energie, quindi a temperature,enormemente più elevate di quella osservata (2,9K).

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Fig. 8. Misura della radiazione fossile

19 Nel lavoro [12] si indica la classificazione in nove tipi, con-traddistinti dalle lettere dell’alfabeto O, B, A, F, G, K, M, L, T, apartire dal tipo O (più calde, con temperature comprese tra31.000 e 49.000 K) fino al tipo T (con temperature ≤1200 K), ca-dendo il nostro sole nel tipo G.

20 Esiste una corrispondenza univoca tra la frequenza o la lun-ghezza d’onda di picco (colore) dello spettro di radiazione delcorpo nero, e la temperatura T del corpo stesso, così come tra lapotenza irradiata per unità di area e la sua temperatura T ([5], p.130).

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Ebbene, effettuando i calcoli relativi, Penzias eWilson ottennero valori della temperatura e della di-stribuzione spettrale della radiazione emessa, per-fettamente compatibili con l’ipotesi che le sorgentidi quella misteriosa radiazione fossero collocate adistanze molto prossime ai 15 Gal del big bang. Pertali motivi Penzias e Wilson diedero alla radiazionesuddetta il nome di radiazione fossile o di fondo(background radiation), con chiara allusione al fattoche essa fu originata dal big bang e giunge oggi anoi quale testimonianza del big bang.

Dopo questa scoperta, il nostro cielo stellato ciappare, dunque, come un immenso cuscino di ra-diazione fossile – assolutamente uniforme e identi-ca a se stessa, in qualsiasi direzione la si osservi –sul quale si adagiano i vari corpi celesti, le galassiee gli ammassi di galassie.

Ma la scoperta di Penzias e Wilson fece ancheemergere uno sconcertante interrogativo. Se, infat-ti, osservando due punti A e B in direzioni diame-tralmente opposte, ciascuno distante da noi 15 mi-liardi di anni luce, e si vede esattamente la stessaradiazione, ciò vuol dire che, all’istante del bigbang, succedevano esattamente le stesse cose inpunti distanti fra loro di 30 Gal non comunicanti l’u-no con l’altro. Infatti, il punto B non poteva sapereche cosa era successo in A, dato che il messagge-ro più veloce esistente, il fotone, partito da A 15 mi-liardi di anni fa, raggiunge noi ora, ma raggiungeràB fra altri 15 miliardi di anni, dunque non ha ancoraportato a B nessun messaggio sullo stato di A, epertanto non può averlo influenzato né ora né, tan-to meno, 15 miliardi di anni fa. È lecito chiedersi, al-lora, come si sia creata questa uniformità, senzauna comunicazione, quindi senza interazione frapunti così lontani. Eppure è certo che tutti quei pun-ti sono esplosi dappertutto nello stesso identicomodo, senza saper l’uno dell’altro. La scienza hacercato di dare una spiegazione plausibile di tale

fatto, con la teoria inflazionaria, della quale parlere-mo nella Parte III. Alternativamente, si potrebbepensare all’intervento di messaggeri superluminali,come i tachioni, finora sfuggiti alla osservazione deifisici [16], oppure, ancora una volta, all’interventodi una volontà creatrice esterna al nostro universoche orchestrò le modalità della sua nascita (qua-dratino arancione “0” di Fig. 5).

Energia di legame e forze

Le nostre conoscenze fisiche sulla costituzionedella materia ci hanno consentito di ricostruire age-volmente quanto è successo nell’intervallo di tempoda t = 10–6 sec a oggi (quasi la metà di destra delnostro diagramma di Fig. 5), ossia durante la faseche abbiamo denominato Evoluzione chimica. Alloscopo di meglio capire le fasi evolutive precedenti,da noi compendiate nella Evoluzione dal nulla, oc-corre avere una comprensione più approfondita diquella forma di energia che viene denominata ener-gia di legame.

È noto che la massa di un composto chimico, co-me anche quella di un semplice atomo, è inferiorealla somma delle masse dei singoli costituenti allostato libero e che la differenza fra le due è chiama-ta difetto di massa. Tale differenza corrisponde al-l’energia 21 che bisogna spendere per scindere ilcomposto nei suoi costituenti, energia che viene de-nominata energia di legame.

Ora, come è noto, il legame fra i costituenti di unaggregato è esercitato da forze, delle quali sono no-

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Fig. 9.Il rapporto fra energia

di legame ed energia di massa in funzione della dimensione

dei vari aggregati

21 Si fa sempre riferimento all’equivalenza tra massa ed ener-gia secondo la relazione E = mc2 .

16 OMARnuovo

ti oggi quattro tipi: la ben nota forza gravitazionale,che tiene insieme le masse, la forza elettromagneti-ca, che tiene uniti atomi e molecole, mantenendo glielettroni nelle orbite loro assegnate, la forza forte onucleare, che mantiene insieme i protoni e i neutro-ni (ossia gli adroni) costituenti il nucleo atomico, co-me anche i quark di cui essi sono formati, ed infinela forza elettrodebole, che interviene nei decadi-menti radioattivi.

Il grafico di Fig. 9 riporta, in scala doppiologarit-mica, il rapporto fra energia di legame e energia dimassa dei vari aggregati (molecole, atomi, nuclei,adroni, quark, ecc.), in funzione della loro dimensio-ne in centimetri. Si può notare che, negli aggregatipiù grandi (molecole), l’energia di legame è solodell’ordine di 10–10 volte dell’energia di massa, dun-que trascurabile rispetto ad essa.

Negli atomi il rapporto sale a 10–8, quindi la situa-zione non cambia molto. Nei nuclei atomici l’energiadi legame vale circa 1 centesimo (10–2) di quella dimassa, quindi comincia ad essere apprezzabile,mentre in un protone (adrone), l’energia di legamefinisce per essere dello stesso ordine dell’energia dimassa. Al contrario, nei quark, l’energia di legamesupera di un milione di volte (10 6) l’energia di mas-sa. Possiamo, dunque, constatare che, man manoche ci si addentra nel più piccolo (passando dalla

zona rossa alla zona blu di Fig. 9, cioè dalla zonadella materia alla zona dell’immateriale), l’energia dilegame prevale di gran lunga sull’energia di massa,e pertanto, nel profondo microcosmo, la massa di-venta trascurabile e predomina la forza.

È stato chiarito recentemente che le forze siesplicano attraverso mediatori, costituiti da particel-le virtuali 22, e precisamente:• da fotoni virtuali per quanto riguarda la forza elet-

tromagnetica,• da gluoni virtuali per quanto riguarda la forza nu-

cleare,• da gravitoni virtuali (gravitini per distanze inferiori

a 200 m) per quanto riguarda la forza gravitazio-nale,

• da bosoni vettoriali intermedi virtuali per quanto ri-guarda la forza elettrodebole.

È, inoltre, da rilevare che, in base al principio diindeterminazione di Heisenberg, l’energia messa ingioco risulta tanto più elevata quanto più piccolo è iltempo di vita della particella, quindi a tempi di vita edimensioni minime corrispondono energie incredi-bilmente elevate. In altre parole, laddove spazio etempo si dissolvono, nel regno dell’invisibile e del-l’intangibile, lì troviamo le più potenti forze della na-tura, celate dietro una cortina di particelle virtuali.

La fisica teorica ha sviluppato la cosiddetta Teo-ria della Grande Unificazione (Grand UnificationTheory, o GUT) con lo scopo di combinare la forzaelettromagnetica con le forze elettrodebole e nu-cleare forte (unione che si ritiene avvenuta intornoal tempo t=10–35 secondi, denominato perciò istanteGUT), nonché le cosiddette Teorie di Supersimme-tria o di Supergravità, con lo scopo di riconciliaretutte e quattro le forze fondamentali della natura,dunque inclusa anche la gravitazione, in un’unicaforza progenitrice di tutte le forze (superforza). InFig. 10 è mostrato come, secondo tali teorie, lequattro forze sopra menzionate si siano separate

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Fig. 10. Nascitadelle quattroforze fondamentalidella natura a partire dall’unica superforza,comparsa all’istante del big bang([14], p. 98)

22 Una particella virtuale, al contrario di una particella reale,esiste per un tempo così piccolo da non essere rilevabile diretta-mente con alcuno strumento di misura, in forza del principio di in-determinazione di Heisenberg. L’azione continua di una forza siesercita, dunque, mediante l’avvicendarsi di particelle appenanate che prendono il posto di particelle appena estinte, senzache noi possiamo materialmente registrare né le nascite, né lemorti: la nostra conoscenza dell’esistenza delle particelle cosid-dette virtuali è indiretta, cioè ci deriva dalla misurazione dei loroeffetti sulla realtà visibile, piuttosto che dalla visibilità diretta ditali entità.

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dall’unica superforza esistente al momento del bigbang e come si sono successivamente scisse nellequattro forze oggi note [13, 14, 15].

Queste scoperte rivoluzionano il nostro modo diconcepire la realtà fisica del nostro universo, che,per quanto detto, ci appare come nato dal nulla, seper nulla intendiamo ogni cosa che non sia diretta-mente percepibile dai nostri sensi o dai nostri stru-menti di misura, cioè, che non sia considerato rea-le, secondo l’accezione più comune del termine.Per questo motivo, in Fig. 5 abbiamo suddiviso l’in-tera Storia dell’Universo inanimato in Evoluzionechimica e Evoluzione dal nulla. Parrebbe anche as-surdo parlare ancora di energia di legame quandoci si riferisca a situazioni in cui praticamente lamassa non esiste più, ma esistono solo particellevirtuali la cui funzione non può più essere quella ditenere insieme la materia, bensì quella di esisterecome oggetti immateriali indipendenti, che hannole stesse caratteristiche di quelli che abbiamo defi-nito forze.

Oramai i fisici, nello studio dei costituenti ultimidella materia non fanno altro che trovare gruppi disimmetria, che non sono altro che strutture mate-matiche, ricavate dalla teoria dei gruppi, nelle qualisi ottengono i vari componenti dello stesso gruppomediante opportune trasformazioni, mentre quellisuccessivi sarebbero originati dalla rottura sponta-nea della simmetria del gruppo.

D’altra parte, gli strumenti che ci consentono diindagare sperimentalmente quella parte dell’evolu-zione dell’universo che precede la cosiddetta epocadel disaccoppiamento, sono gli acceleratori di parti-celle (particle colliders), che, tuttavia, al momentoattuale, sono capaci di conferire energie massimedell’ordine di qualche centinaio di GeV 23. Ma, comemostra la Fig. 5, con questi livelli di energia possia-mo solo simulare le condizioni che esistevano incorrispondenza di un tempo cosmico superiore a10–11÷10–12 secondi, ma non al di sotto di esso.

Il tempo di Planck

Anche nel caso che, ipoteticamente, potessimodisporre di energie comunque elevate, esiste un li-mite invalicabile alla nostra capacità di acquisire co-noscenza mediante misurazioni, stabilito dal princi-pio di indeterminazione di Heisenberg.

Secondo questo principio, non possono esseremisurate energie E e/o tempi t per i quali il prodottoE·t sia inferiore ad h/2, dove h – detta anche co-stante di Dirac – è uguale alla costante di Planck hdivisa per 2π 24. In Fig. 11 abbiamo riportato in coor-dinate logaritmiche di tempo t ed energia E (o ditemperatura T), sia la curva E(t) di Fig. 5 (linea ros-sa), dove E è inversamente proporzionale alla radi-ce quadrata di t, sia la relazione di indeterminazione

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23 Si prevede che in futuro saranno disponibili acceleratori conenergie anche superiori a 10 TeV. Tra essi, il Large Hadron Col-lider (LHC) del CERN di Ginevra, previsto per il 2007, capace dicreare collisioni a 14 TeV, e l’International Linear Collider (ILC)da completarsi entro la decade del 2010 in una sede ancora dastabilirsi. Un altro potentissimo acceleratore, il SuperconductingSuper Collider (SSC), che doveva costruirsi in Texas con unapotenzialità di 20 TeV, è stato cancellato dal Congresso USA nel1993, a causa dei costi troppo elevati.

24 La costante h ha le dimensioni di un’azione e vale 6.625x10–34 joule sec. Si noti che la formulazione originale del principiodi indeterminazione fu fatta con riferimento alla quantità di motop e alla posizione s di una particella, e che fu successivamenteestesa al campo duale E, t.

25 Basta eliminare E dalle due equazioni E·t = h/2 ed E =2,07066·10–13 ·t–0,5. Si ritiene che questo modo di calcolare il tem-po di Planck sia originale di questo autore. Nella letteratura cor-rente sono indicati altri metodi, che tuttavia portano a risultati nonmolto diversi dal nostro. Uno di essi, indicato al fondo di Fig. 11,fornisce tP = 0,539·10–43 s ([6] p. 333); altri forniscono per tP valo-ri di 0,5·10–43 s o di 1,351·10–43 s o semplicemente di 10–43 s. An-cora una volta, invitiamo il lettore a non formalizzarsi sui valoriesatti delle grandezze ma sul significato degli eventi.

Fig. 11. Determinazione

del tempo di Planck

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E·t ≤ h/2 (linea blu), in cui la parte barrata sottostan-te, è preclusa alle nostre misure. Si può facilmenteverificare che le due rette si incrociano a t = tP =0,648·10–43 secondi, dove si è indicato con tP il tem-po di Planck o istante di Planck 25.

Al tempo di Planck, corrisponderebbe una ener-gia di circa 1028 eV, una temperatura di circa 1032 Ke una densità di circa 0,5·1094 g/cm3, come eviden-ziato in Fig. 5. Quanto al (piccolissimo) diametroche aveva allora l’universo, riprenderemo il discorsoa proposito dell’inflazione, che tratteremo più diffu-samente nella Parte III.

Al di sotto del tempo di Planck, la relazione diHeisenberg vieta che si possa acquisire conoscen-za, anche se disponessimo di un ipotetico strumen-to con precisione e sensibilità illimitate. In altre pa-role, tutto ciò che si svolge entro tempi inferiori a tP– quindi anche entro spazi inferiori a c·tP =1.944·10–33 cm = lP (lunghezza di Planck) – non è enon potrà mai essere osservabile dagli esseri uma-ni. Per questo motivo, in Fig. 5, la scala dei tempi èinterrotta a sinistra del tempo di Planck medianteuna fascia nera verticale irregolare, proprio per indi-care l’impossibilità di fornire dati quantitativi dellegrandezze riportate in ordinate.

Riusciremo, tuttavia, a gettare uno sguardo an-che su ciò che ci sarebbe proibito osservare, madobbiamo chiedere ai nostri lettori di pazientare finoalla pubblicazione della Parte III.

[4] CATANIA, BASILIO, Action unit as a primary unitin SI, Conferenza tenuta il 22 settembre 1988 alConvegno Internazionale “Giovanni Giorgi and hisContribution to Electrical Metrology,” p. 101-106 deiProceedings, pubblicati dal Politecnico di Torino nel1990.

[5] SILK JOSEPH, The Big Bang - The creation andevolution of the universe, W. H. Freeman & Co. SanFrancisco, CA, 1980.

[6] HARRISON EDWARD R., Cosmology - The Scien-ce of Universe, Cambridge University Press, 1981.

[7] ROBERT ROY BRITT, Universe Measured: We’re156 Billion Light-years Wide!, posted on 24 May2004 at http://www.space.com/scienceastrono-my/mystery_monday_040524.html.

[8] EDWARD L. WRIGHT, Big Bang Nucleosynthe-sis, © 2002-2004, posted on Internet athttp://www.astro.ucla.edu/~wright/BBNS.html.

[9] MEIER, DAVID L., SUNYAEV, RASHID A., Galassieprimordiali, Le Scienze, N. 137, Gennaio 1980, in“Relatività e Cosmologia” a cura di Tullio Regge,Ed. Le Scienze, Milano, 1981, p. 105-115.

[10] ARECCHI, TITO, Caos e complessità nel viven-te, Lezioni alla Scuola Universitaria Superiore, Pa-via, IUSS Press, Pavia 2004, p. 248, disponibile inhttp://www.ino.it/home/arecchi/Caos_e_Com-pless.pdf

[11] Hubble Measures the Expanding Universe,NASA Press Release, May 25, 1999, disponibile inhttp://science.nasa.gov/newhome/headlines/ast25may99_1.htm.

[12] JAMES B. KALER, Spectra, © 1998, aggiornatoil 17 ottobre 2005, disponibile in http://www.a-stro.uiuc.edu/cgi-bin/count2.xbm/appl/pro-jects/sow/stats/spectra

[13] PENZIAS, A. ARNO, WILSON, ROBERT W., Ameasurement of excess antenna temperature at4080 Mc/s, Astrophysical Journal, 142, 493, 1965.

[14] BARROW J. D., SILK, JOSEPH, La mano sinistradella creazione – Origine e creazione dell’universo,Saggi A. Mondadori, Milano, 1985

[15] DAVIES PAUL, Superforza – Verso una teoriaunificata dell’universo, Mondadori Editore, Milano,1986 (trad. dall’inglese, 1984)

[16] CATANIA, BASILIO, I messaggeri della legge:Assoluto e relativo nell’attuale visione del cosmo,Responsabilità del Sapere, Rome, January-June1988, A. XL, Vol. 164, pp. 73-91.

18 OMARnuovo

Bibliografia

[1] CATANIA, BASILIO, I molti aspetti dell’informa-zione - Parte I: Evoluzione della biosfera, OMAR, A.IX, Aprile 2006, p. 5-18, articolo tratto da una confe-renza tenuta dall’autore alla Sezione di Milano del-l’AEI (oggi AEIT) il 13 marzo 1986.

[2] MONOD, JACQUES, Il Caso e la necessità –Saggio sulla filosofia naturale della biologia contem-poranea (traduzione da Le hasard et la nécessité –Essai sur la philosophie naturelle de la biologie mo-derne, Paris, Éditions du Seuil, 1970), ArnoldoMondadori Editore, Milano, VIII Edizione, 1976.

[3] CATANIA, BASILIO, Dall’Elettronica alla Fotonicae dalla Fotonica alla Bionica, L’Elettrotecnica, Vol.LXXVII, N. 7, luglio 1990, p. 27-43.

Studi e informazioni culturali �

La medicina nell’antico Egitto

Le informazioni che ci sono pervenute in relazio-ne alla medicina praticata nell’antico Egitto, sonomolteplici, non solo contenute nei ritrovamenti papi-racei, ma anche in quelli artistici o presenti in altrefonti. Erodoto, ad esempio, afferma: “la pratica del-la medicina è talmente diffusa che un medico curauna malattia e non di più. C’è abbondanza di medi-ci ovunque. Alcuni sono oculisti, altri si interessanodella testa, altri dei denti o dell’addome e altri dellemalattie nascoste”.

Da ciò si deduce che nella terra dei faraoni lapratica medica era considerata una disciplina parti-colarmente specializzata e altamente professiona-le, tanto che i monarchi stranieri ricorrevano spessoalle cure di questi medici specialisti.

Il termine per indicare un medico era sumu, edera rappresentato dal geroglifico raffigurante unafreccia, che probabilmente alludeva allo strumentousato per estarre corpi estranei o per incidereascessi. Il corso di studi, della durata di diversi anni,veniva praticato presso le “Case della Vita”, unasorta di Università, dove venivano insegnate disci-pline diverse come Matematica, Astronomia ecc. Imedici potevano anche essere sacerdoti apparte-nenti a culti di divinità come la dea Sekhmet, patro-na delle malattie, dei farmaci e del corpo medico, oappartenere alla casta degli scribi come il “capo me-dico e scriba della parola del dio”.

Il corpo medico era organizzato in forma gerar-chica e facente parte dei vertici statali. Ogni medicorimaneva in contatto con l’organizzazione templaredove era avvenuta la sua formazione e dove poteva

ritornare periodicamenteper svolgere attività am-bulatoriale o di insegna-mento. Sicuramente ap-partenenti a una organiz-zazione statale erano imedici militari e quelliche si occupavano diinfortuni sul lavoro che

avvenivano negli immensi e numerosi cantieri spar-si per tutto l’Egitto.

La professione medica veniva considerata moltoprestigiosa e degli appartenenti a questa organizza-zione conosciamo più di 150 nomi (di cui 2 femmini-li) a cominciare da Imhotep, figura estremamenteimportante di scienziato eclettico, vissuto durante ilregno del re Djoser tanto che fu divinizzato e consi-derato come l’Asclepio egiziano.

Il medico poteva essere assistito, nell’eserciziodella sua professione, da personale maschile ausi-liario come infermieri, massaggiatori e terapisti.

Le conoscenze anatomiche che stavano alla ba-se della professione non derivavano dalla osserva-zione del corpo umano durante i riti dell’imbalsama-zione, poiché questi erano effettuati dai sacerdoti diAnubi, ma erano tratte dai testi antichi e da osser-vazioni dell’anatomia animale. In modo particolare,lo studente doveva imparare “ciò che era già scrittoe codificato”. Come dice il papiro Ebers “la sua gui-da è Thot, che lascia che i papiri parlino da soli,cómpita trattati e svela la conoscenza ai sapienti eai medici che seguono il suo cammino”.

Secondo Diodoro la somministrazione della tera-pia avveniva “secondo una legge scritta che fu re-datta in tempi antichi da molti medici famosi”. E inol-tre “se essi seguono le regole come le leggono dallibro sacro, e tuttavia non riescono a salvare il pa-ziente, sono assolti da ogni accusa; ma se agisconocontrariamente alle prescrizioni della legge, devonosottostare a un processo che prevede la condannaa morte”.

Degli 8 papiri riguardanti la pratica medica, il piùimportante è senza dubbio il papiro Ebers che rac-

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� Laura Pezzolla Paganin

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La regina di Punt:un caso di lipodistrofia

A fianco: un parto

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coglie circa 700 terapie classificate a seconda del-l’organo interessato. Questo testo risale al IV mille-nio a.C. e successivamente fu continuamente ag-giornato fino al Nuovo Regno. Altre opere riguarda-no la chirurgia, la ginecologia, la traumatologia ecc.

Le conoscenze di anatomia e fisiologia possedu-te dal medico egizio ponevano il cuore al centro del-l’organismo, poiché era considerato come la sededell’anima, dell’intelligenza, delle emozioni e dellapersonalità dell’individuo e che rispondeva delleazioni del possessore davanti al tribunale degli Deidopo il trapassso. Il cuore non era solo l’organoche, tramite i vasi, portava il sangue a tutto il corpo,ma era anche il motore di tutte le funzioni fisiologi-che. Secondo gli Egizi i vasi interni non trasportava-no solo il sangue, ma anche tutte le secrezioni pro-dotte dall’organismo quali il muco, le lacrime, la bile,lo sperma ecc., per cui immaginavano il corpo uma-no come l’insieme del Nilo e dei canali che da que-sto si dipartivano. Dall’osservazione personale di al-cuni medici, notarono che alcuni di questi vasi “par-lavano” al medico, infatti questi poteva “misurare” ilcuore dal battito percepito. Da questa immagine

che il medico aveva del corpo umano, la malattiaveniva definita come l’occlusione dei vasi che impe-diva la libera circolazione degli umori. Dall’osserva-zione delle feci, il medico era in grado di determina-re le parassitosi intestinali che erano molto numero-se (tenie, ancylostoma duodenale, filarie ecc.) eprescrivere al paziente la cura appropriata comenoccioli di datteri frantumati, miele e olio di ricinoper l’eliminazione della tenia.

Le patologie esterne e quindi direttamente osser-vabili erano curate con notevole successo e poteva-no essere ricondotte a cause ben determinate,mentre le patologie interne potevano disorientare ilmedico che ne attribuiva la causa a forze maleficheo a demoni che bisognava scacciare facendo ricor-so alla magia.

Analizzando i vari papiri medici sono state accer-tati circa 200 tipi di malattie che però, se mancantidella descrizione dei sintomi, non sono facilmenteinterpretabili.

Le fratture, per esempio, erano classificate insemplici, con l’osso spezzato in due tronconi, e

Nanismo

Poliomielite

Circoncisione

composte con l’osso spezzato in più punti.I gonfiori e ascessi erano curati con medicazioni

e sui tumori venivano praticate delle incisioni. Lemalattie di sicura identificazione erano la stitichez-za, la cistite, l’ematuria dovuta di solito alla bilharzo-si, parassitosi particolarmente diffusa, e l’infiamma-zione del retto.

Oltre alla descrizione dei sintomi trattati nei papirimedici, è possibile diagnosticare diverse infermitàosservando rilievi e statue. Uno degli esempi più no-ti è la raffigurazione della regina del regno di Punt,raffigurata nel tempio di Hatshepsowe a Deir elBahari, che rappresenta un evidente caso di obesità,probabilmente aggravato da lipodistrofia. Le caratte-ristiche peculiari mostrate dalle statue di Eknaton, ri-

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cordano la sindrome di Fröhlich, causata da un tu-more ipofisario. Molto numerosi sono i casi di nani-smo, di deformazioni della colonna vertebrale dovu-te a cause diverse, rachitismo, poliomielite ed ernie.

Particolarmente diffusa era la ciecità, probabil-mente dovuta a tracoma, a causa del clima secco ealle mosche che ancora oggi sono presenti e cau-sano gli stessi problemi soprattutto ai bambini. Pro-prio per difendersi da questa malattia, gli egizi usa-vano contornare le rime palpebrali con grasso e ga-lena o malachite.

Nel 1825, grazie ad una autopsia effettuata suuna mummia femminile di epoca tarda, venne dia-gnosticato un tumore maligno ovarico che diede ini-zio allo studio delle varie patologie riscontrabili nel-le mummie presenti nei vari musei. Da allora l’elen-co delle malattie e parassitosi messe in evidenza at-traverso vari metodi diagnostici è andato semprepiù allungandosi: malaria, vaiolo, poliomielite, cal-colosi urinaria, e incredibilmente ateroscherosi. Il ri-trovamento di scheletri appartenenti alle classi piùpovere ha permesso di stabilire che i lavori pesantiincidevano notevolmente sulle strutture ossee, de-formando soprattutto la colonna vertebrale con con-seguente artrosi e schiacciamento dei dischi inter-vertebrali. Un’altra caratteristica riscontrata a livelloscheletrico riguarda la elevata frequenza di frattureche colpiva i maschi, più esposti a ferite di guerra oa incidenti occorsi sul lavoro.

Molto diffusi erano anche i tumori ossei benigni,mentre quelli maligni sono stati riscontrati in pochicasi.

Una patologia molto diffusa in tutte le classi so-ciali riguarda la patologia dentaria, dovuta al logoriodello smalto dei denti, probabilmente provocato dal-la presenza di polveri minerali nei cibi: le macine dipietra per la molatura dei cereali e la sabbia tra-sportata dal vento provocava l’esposizione dellapolpa dentaria, con conseguente formazione diascessi e fenomeni infiammatori.

Nei testi medici sono state descritte più di 200 ri-cette per curare le varie malattie, utilizzando nella

preparazione dei vari rimedi sia prodotti di deriva-zione animale sia vegetale e minerale. Venivanoprescritti anche clisteri, lavande, inalazioni accom-pagnati dal digiuno e dal vomito, anche con caden-za giornaliera.

Le pratiche chirurgiche riguardavano soprattuttola cura di ferite e trattamento di ascessi e tumori.

Una di queste pratiche venne utilizzata sulla tota-lità della popolazione maschile in età puberale: lacirconcisione. La tecnica chirurgica più sofisticata èrappresentata dalla trapanazione del cranio, che hapermesso la sopravvivenza del paziente come vie-ne dimostrato dalla ossificazione successiva. Sonoanche attestati casi di “ponti” dentari ottenuti legan-do i denti caduti a quelli sani medianti fili d’oro od’argento.

Gli strumenti utilizzati a scopo chirurgico eranocoltelli, pinze e sonde. Le medicazioni venivano ef-fettuate mediante bende di lino, fili per suture, tam-poni, olio, miele e carne fresca per accelerare la ci-catrizzazione.

Per permettere al rimedio di agire in modo otti-male, il medico faceva ricorso anche a terapie ma-giche, rivolgendo preghiere a Dei guaritori comeAmon, Horo, Iside e Serapide. In modo particolare,in epoca tarda, presso alcuni templi esistevano sta-tue come quella di Imhotep, che venivano conside-rate taumaturgiche: l’acqua utilizzata per aspergerequesti simulacri veniva bevuta dal paziente che inquesto modo pensava di guarire. Le guarigioni mi-racolose che si verificavano con questa modalità, si-curamente riguardavano malattie psicosomaticheche anche allora erano molto diffuse.

Analizzando la letteratura medica, la strumenta-zione e i rimedi prescritti, si può dedurre che la chi-rurgia era sicuramente la branca medica più razio-nale e avanzata, basata su osservazioni oggettive,mentre la medicina interna si basava molto sullamagia e le terapie che avevano una certa efficaciaerano decisamente poche, mentre la maggior partedelle prescrizioni mediche avevano solo un effettoplacebo.

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� Studi e informazioni culturali

Una ferrovia, due poli,una regione europeaSintesi e commenti di Giuseppe Frego, coordinatore del ComitatoInfrastrutture, Trasporti e Logistica dell’ALDAI (Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali)1

Sono questi i titoli e i sottotitoli di una ricercacommissionata congiuntamente dalle Camere diCommercio di Milano e di Torino a un gruppo di ri-cerca coordinato da Giuseppe Russo.

La ricerca presentata a Cemobbio ha avuto unagrande eco nella stampa italiana e sta continuandoa suscitare interesse e ad attrarre l’attenzione di tut-to il Nord-Ovest, vale a dire di quello che negli annidel miracolo economico italiano era chiamato iltriangolo industriale Milano-Torino-Genova.

1) Dal triangolo industriale a un nuovo asse tra Torino e Milano

“Ditene ciò che volete, ma – penna e carta allamano – più del 40 per cento della crescita del reddi-to (prodotto) del Paese, dal 1951 al 1971, si è pro-dotta proprio nel “triangolo”. Qui si è addensata lamaggior concentrazione di capitale finanziario eproduttivo. Questo territorio ha assorbito in pochidecenni il flusso di migrazione interna più conside-revole della storia d’Italia (quasi il 50 per cento degliattuali abitanti del triangolo hanno natali propri o deipropri genitori in altre regioni)”. Il tutto è avvenuto insoli 20.000 chilometri quadrati che, nota la ricerca,rappresenta la metà dei 41.000 chilometri quadratidell’Olanda.

Ma che giudizio storico dare del “triangolo indu-striale italiano”? Si mette in evidenza come sin dagliAnni Settanta il modello di sviluppo del “triangolo” siè incrinato; “sono emersi virulenti i sintomi di unconflitto sociale a lungo sonnacchioso; sono mutati imodelli di relazioni industriali e anche i modelli di or-

ganizzazione delle imprese”. È nata l’Italia dei di-stretti che si sono affiancati al triangolo industriale.Lo sviluppo del Paese ha assunto altre traiettorie. Eproprio allo studio delle traiettorie di sviluppo dellediverse province italiane la ricerca dedica moltospazio.

2) I fondamenti del policentrismo

Allargando il quadro di riferimento, la ricerca pas-sa poi a esaminare quel fenomeno di sviluppo chele scienze geografiche definiscono ‘’Policentrismo”.L’esperienza empirica ha consentito di osservarefenomeni di sviluppo dai contorni nuovi. “In modointuitivo il concetto di Policentrismo si riferisce allapresenza in un ambito regionale di una molteplicitàdi fuochi di sviluppo”. Le ragioni di questo svilupposono, in sintesi, lo sviluppo delle tecnologie delleinformazioni e delle telecomunicazioni, oltre alla ra-pida diffusione del trasporto privato nelle famiglie e,infine, nel rapido successo, dove sono state intro-dotte, delle ferrovie ad alta velocità. Ma quali sono ipiù significativi esempi di Policentrismo in Europa?

La ricerca prende in considerazione:1) la regione policentrica del Randstad Holland; 2) l’invenzione del “diamante fiammingo” in Bel-

gio;3) Reno-Rhur: una regione in cerca di una imma-

gine geografica unitaria di successo;4) Scozia centrale. Esiste un reale bipolarismo

fra Edimburgo e Glasgow?Vengono anche analizzati i fenomeni di Policen-

trismo negli Stati Uniti con il caso di Minneapolis-Saint PauI. Attenzione viene riservata anche al Ca-nada con i casi di Vancouver, Montreal e Toronto.

3) Quando il TGV attraversò la Francia

Quando nel 2009 sarà completata la linea AV/ACtra Torino e Milano cosa succederà tra queste duecittà e nelle città intermedie come Chiasso, Santhià,Vercelli, Novara, Magenta, Rho? Cos’è successo inFrancia in situazioni confrontabili?

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� Giuseppe Frego

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1 Pubblicata su “Sorella Natura”, anno 2, n. 1, 6/2005

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La ricerca di Giuseppe Russo analizza l’espe-rienza francese mettendo in evidenza:

– effetti sulla mobilità delle persone;– effetti sulla loca1izzazione delle attività econo-

miche;– effetti sulla redistribuzione delle funzioni ur-

bane;– effettiva generazione di sistemi urbani o, alme-

no, di partnership urbane.

a) Qual è stato l’effetto dell’Alta Velocità sullamobilità delle persone?I numeri di maggior successo sono quelli della li-

nea Parigi-Lione; dal 1980 al 1984 il numero di pas-seggeri è passato da 12 a 18 milioni. Gli spo-stamenti per motivi professionali sono più che rad-doppiati. Da interviste fatte ai passeggeri si eviden-zia che un terzo dei viaggiatori è stato conquistatodal treno che prima non usava, un altro terzo ha so-stituito l’aereo, infine un altro terzo ha lasciato i tre-ni più lenti per servirsi dei TGV.

In Francia il costo dei biglietti del TGV è equi-valente, a meno della prenotazione, ai costi degliEurocity. E parlando di costi conviene evidenziareche il costo chilometrico in auto è compreso tra i 20e i 40 centesimi di euro (autostrade escluse) mentrein TGV si spendono dai l0 ai 20 centesimi di europer chilometro, che in abbonamento possono scen-dere sino ai 5 centesimi. (In Italia sulla ferrovia Tori-no-Milano si spendono dai 5 ai 12 centesimi per chi-lometro, mentre in auto – escluso autostrade – sononecessari 25-30 centesimi).

I costi dei treni ad alta velocità sono quindi com-patibili con i costi dei pendolari dell’automobile sia inItalia che in Francia. D’altra parte, muoversi diventapiù gravoso per i pendolari della ferrovia, per cui sipuò prevedere che un abbonamento tra Torino eMilano possa costare 250 euro al mese. In Franciasi è manifestato il fenomeno che aumentano i pen-dolari dei TGV su percorsi come Parigi-Lille o Pari-gi-Le Mans appartenenti alla medium-upper class.Grazie al TGV la classe medio-alta può offrire lesue competenze a un bacino più ampio e può sce-gliere il luogo di residenza più lontano dal posto dilavoro.

b) Per quanto riguarda l’insediamento delleaziende i TGV che influenza hanno avuto inFrancia?Si temeva l’effetto dell’attrazione di Parigi sugli

insediamenti aziendali. Si poteva prevedere “l’effet-to aspiratore”: molte attività aziendali, localizzatelungo la linea AV, potevano essere risucchiate ver-so i capoluoghi agli estremi della linea AV. Questofenomeno è avvenuto per le attività finanziarie e sitratta di un fenomeno generale favorito dalle reti te-lematiche che determinano la concentrazione degliaffari sulla piazza finanziaria maggiore. Al contrarioi giovani, con un alto grado di addestramento e ca-pacità potenziale, invece che trasferirsi a Parigi,tendono a mantenere la loro residenza nelle città dimedie dimensioni collocate sulle linee ad alta velo-cità.

Lille, per esempio, con un’accorta politica degnadi attenzione per le città italiane, si è organizzata inmodo da essere attraente anche per Parigi, Bruxel-les e Londra con week-end tranquilli, estesi orari diapertura dei negozi e dei Shopping Center scono-sciuti alle grandi città. Per certi versi si può dire chec’è stato un certo riflusso di attività dalla grande Pa-rigi verso le città di media grandezza che hanno sa-puto investire in politiche di accompagnamento del-le grandi infrastrutture.

c) Ma qual è stato l’effetto dell’Alta Velocità sul-l’urbanistica delle città attraversate?In Francia le stazioni dell’Alta Velocità hanno

avuto un ruolo importante per l’urbanistica dellecittà. Le stazioni del TGV hanno rinnovato l’ur-banistica delle città attraversate. Nelle stazioni delTGV non ha investito soltanto l’azienda delle ferro-vie (SNCF), ma anche le comunità locali e le Ca-mere di Commercio. Il TGV arriva in un cuore citta-dino dove sono disponibili metri quadrati per uffici,per centri commerciali e alberghi. Le nuove stazioniTGV nelle grandi città tendono a migliorare i colle-gamenti con i quartieri cittadini. A Lille, per esempio,si sono fatti investimenti immobiliari su 545.000 me-tri quadrati tra le due stazioni del TGV. Due torri so-no sorte (Credit Lyonnaise ed EuroLille) già occu-pate al 100%. È sorto il Parco Eurosanté (polo

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SCHEMA TORINO-MILANOTEMPI MINIMI DI PERCORRENZA

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d’eccellenza nella biologia e salute che occupa1.200 persone). È sorta inoltre La Haute Borne (par-co scientifico che occupa 140 ettari con 5 scuole diingegneria, 60 laboratori e imprese private).

A Lione l’Alta Velocità ha favorito la rinascita cul-turale della città che ha dato vita a una Biennale cheattira 150.000 visitatori a ogni edizione creando unospazio museale unico (il Musèe des Confluences)dove la scienza si incontra con le scienze sociali eumane. Il TGV ha inoltre dato un grande sviluppo al-l’aeroporto di Lione-Satolàs, grazie anche al grandeprogetto del famoso architetto spagnolo SantiagoCalatrava che ne aumenta il fascino architettonico.

Gli 8-10 milioni di passeggeri, che si pensa diraggiungere, senza il TGV non sono neppure pen-sabili.

d) Ma l’Alta Velocità è riuscita a creare forme dipartnership tra le città collegate?È significativa al riguardo la partnership nata tra

Lione e Marsiglia, distanti 328 chilometri e a un’orae mezza di distanza, se si usa il TGV. Il sindaco diLione, Raymond Barre, decise di firmare, nel 1997,una “carta di cooperazione” con il suo collega mar-sigliese Jean Claude Gaudin, allora ministro dei tra-sporti e della pianificazione territoriale. Una delleprime collaborazioni nate dalla firma di questa cartaè stata quella di sostenere congiuntamente il pro-getto di comunicazione fluviale Reno-Rodano. Mar-siglia con questo progetto si propone di raggiungereil cuore della Regione Rhône-Alpes e Lione consoli-da la sua posizione di crocevia fra l’Europa delNord, l’arco alpino e il Mediterraneo. Il 21 settembre1998 Lione ha deliberato la gratuità dei suoi Museiper i cittadini di Marsiglia e in modo simmetrico lostesso succede per i Musei di Marsiglia. L’estensio-ne degli orari dei TGV consente per un cittadino diMarsiglia di godersi l’ultimo spettacolo teatrale aLione e ritornare a casa nella notte e lo stesso, inmodo simmetrico, avviene per il cittadino di Lioneche a Marsiglia ha indugiato sino a tardi alla sera.Le due città si sono associate per operazioni dimarketing congiunto per vendere assieme Marsigliae Lione e attrarre l’insediamento di organismi nazio-nali e internazionali. C’è una lista di 495 enti che sa-ranno contattati a questo riguardo e che riceveran-no proposte per un loro insediamento nelle duecittà… I TGV muovono quindi grande cose nelle duecittà che collegano ogni giorno. C’è da immaginaree sperimentare anche un nuovo tipo di sviluppo con-giunto tra le due città che si possa considerare suc-cessivo – più che alternativo – a quello che ha ter-minato il ciclo negli Anni Novanta. Forse si rendenecessario accompagnare l’arrivo dell’Alta Velocitàcon un nuovo modello di sviluppo sostenuto da unavera e propria alleanza tra le due città.

4) Far ripartire lo sviluppo dalla granderegione del nord ovest.Idee e progetti per una alleanza tra Torino e Milano

Il Nord-Ovest italiano (Piemonte e Lombardia)producono il 30% del PIL nazionale, sviluppano il40% dell’export. Piemonte e Lombardia concentra-

no 13 milioni di persone su di un territorio di 4,9 mi-lioni di ettari. Si tratta di un’area doppia rispetto alDiamante fiammingo e di una volta e mezzo rispet-to al territorio del Randstad olandese. La loro eco-nomia produce un reddito totale di 360,8 miliardi dieuro, ossia 100 miliardi in più del PIL dell’intera Ita-lia Centrale, capitale compresa. La produttività me-dia (rapporto tra il reddito e le ULA-Unità di Lavorostandard corrispondenti a occupati a tempo pieno) èdi 56.000 euro all’anno. Le dimensioni del NordOvest fanno quindi “massa critica”. La maggioranzarelativa di chi lavora si concentra nelle province ca-poluogo di Torino e Milano. Sommandone gli occu-pati otteniamo 5 milioni e 710 mila persone. Si trat-ta di un numero considerevole se si considerano i5,9 milioni della Baviera, i 5,1 milioni dell’Ile deFrance, i 3,6 milioni del West Nederland o i 3,6 mi-lioni del Sud-Est francese (Lione-Marsiglia). Se inEuropa saranno le grandi regioni a competere, di si-curo Torino e Milano sono grandi a sufficienza perpoterlo fare come una grande regione soprattutto setra queste due città nasce non solo un collegamen-to ferroviario, ma una collaborazione finanziaria, im-prenditoriale, culturale, istituzionale.

La seconda parte della ricerca è tutta dedicata aproporre un’alleanza tra Milano e Torino. Innanzitut-to, si rende necessario condividere una visione co-mune dello sviluppo, creare un laboratorio di colla-borazioni urbane. È necessario considerare i nuoviattori economici che agiscono nel contesto delledue città. Questi attori economici sono assai diversidai protagonisti delle grandi industrie così fortemen-te localizzate, nei decenni passati, nelle due città.Ci sono ora le aziende ex-pubbliche, che agisconoormai come operatori privati e hanno legittimi appe-titi di crescita esterna, che però richiede un preven-tivo irrobustimento interno. Ci sono infine le istitu-zioni come le Università e le Aziende sanitarie chehanno dinamiche di sviluppo importanti che devonoessere ben considerate.

5) Su che cosa si può costruire l’alleanzatra Torino e Milano?

La ricerca, a questo punto, si arricchisce di pro-poste e fornisce molte suggestioni degne di essereapprofondite.

a) Un’alleanza sugli aeroportiInnanzitutto, sempre rimanendo nell’ambito delle

infrastrutture, ci si chiede: perché non fare sistematra Alta Velocità e Aeroporti?

Se due bretelle ferroviarie ad alta velocità colle-gassero Malpensa e Caselle alla linea ferroviaria traTorino e Milano si raggiungerebbero più risultati:

– ridurre la distanza dei due aeroporti a 45 minu-ti di “ferrovia veloce”;

– creare un sistema aeroportuale al servizio del-la grande regione;

– rendere più appetibili i due aeroporti alle grandicompagnie aeree.

I costi delle due bretelle necessarie per collegarealla linea principale AV i due aeroporti è di 25-30milioni di euro per ciascuna bretella. Troppo pochiper lasciarsi sfuggire l’occasione.

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b) Un’alleanza sul sistema congressuale e fieri-sticoIl mercato nazionale dei congressi vale circa 16

milioni di visitatori all’anno. Roma, città leader ita-liana per i congressi, assorbe il 16% del mercatonazionale a fronte di Milano che ne assorbe l’1l % eTorino che è posizionata al 4%. In Italia il mercato èmolto frazionato e conteso. All’estero si vendono“congressi in Italia” purché localizzati in “luogo ame-no”.

La concorrenza internazionale si fa più attiva; ledestinazioni emergenti stanno diventando Dubrov-nik, Atene (con il favore dello slancio olimpico), Bu-dapest, Cracovia, Belfast. Per sostenere questaconcorrenza, Torino e Milano devono allearsi pro-ponendo una offerta congressuale coordinata. L’e-sempio di Barcellona, che in Spagna attira più del30% dell’attività congressuale, è degna di studio.

Per quanto riguarda le Fiere la situazione è assaidiversa. Torino può vantare il Lingotto con la Fierainternazionale del libro, Expocasa, il Salone del gu-sto (biennale) etc., ma Milano già attualmente oc-cupa il secondo posto in Europa, dopo Hannover,con i suoi 62 principali eventi espositivi. Con il nuo-vo Polo esterno di Rho-Pero, inaugurato nell’aprile2005, si posizionerà al primo posto, in Europa, perspazi espositivi, con una superficie lorda di pavi-mento di 530.000 metri quadrati.

La novità è che una nuova stazione sulla linea adalta velocità sarà costruita per accedere diret-tamente al Polo esterno della Fiera di Milano. Leaziende in grado di fornire servizi fieristici (soluzionidi problemi organizzativi e logistici, fornitura perso-nale per allestimento e presenza negli stand, risto-razione, prenotazione di viaggi e soggiorni, gestionedella comunicazione aziendale, della pubblicità, or-ganizzazione di eventi, offerta di servizi Internetetc...) possono, in modo conveniente, trovare allo-cazione, come attività indotte dalla Fiera, nelle cittàlocalizzate lungo la linea AV. La linea AV oltre a To-rino e Milano collega agli aeroporti di Caselle e Mal-pensa e si verrà quindi a collegare con il Polo ester-no di Rho-Pero della Fiera di Milano.

Quello delle alleanze in tema di Fiere è un temadifficile, ma nella situazione italiana Torino e Milanopotrebbero lanciare un’alleanza (la ricerca proponeun “fidanzamento”) per valutare tutte le possibili col-laborazioni nel sistema congressuale e fieristico chesi sta costruendo con l’aiuto dell’AV, Torino potreb-be diventare “incubatore” di iniziative che Milano po-trebbe sviluppare in caso di successo in ragione deigrandi spazi espositivi. Un’alleanza dichiarata, in viapreliminare, su questa base potrebbe consentireun’attività comune di promozione all’estero delleFiere italiane. Torino e Milano potrebbero diventareaddirittura i “pivot” di tanti enti fieristici italiani medi epiccoli alle prese con opportunità di sviluppo chenon riescono a cogliere a pieno.

c) Un’alleanza tra le Università. Una “fabbrica”unica per i Master del Nord OvestUn’alleanza, assai significativa, è già avvenuta in

questo campo con la creazione dell’Alta Scuola Po-litecnica (ASP) creata dalla collaborazione dei duePolitecnici di Torino e di Milano.

L’Alta Scuola sta iniziando con 150 studenti: 90

di Milano e 60 di Torino. Per il prossimo anno acca-demico, la metà degli studenti sarà selezionata al difuori di questi due atenei: 25% in altre regioni e il25% all’estero. L’Alta Scuola si ispira a modelli stra-nieri quali l’Imperial College di Londra, l’Ecole poly-technique e l’Ecole centrale di Parigi. Gli allievi han-no ottenuto una laurea di primo livello e, mentre fre-quentano il quarto e quinto anno, partecipano ai se-minari e alle iniziative della scuola. C’è da auguraresuccesso a questa iniziativa appena avviata.

Sullo slancio di questa iniziativa Torino e Milanopossono costruire un “Distretto dei Master” allean-dosi per coordinare un catalogo comune delle op-portunità formative di alto livello.

d) Un’alleanza sul sistema medicale (un metadi-stretto medicale)Il peso del settore sanitario nell’economia è del

4,5% del PIL in Piemonte, mentre in Lombardia èdel 3,6%. È sbagliato, sostiene la ricerca, concepirela sanità come un servizio. La Sanità è in realtàun’industria, o meglio una filiera.

Due esempi di realtà europee possono chiarire ilconcetto:

1) A Tolosa la sanità è diventata una filiera. Ilsuo sistema integra la ricerca (80 laboratori di ricer-ca statali) le università e le società private in conti-nua espansione. Il Centre Hospitalier Universitariede Toulouse impiega 9.000 addetti e 2.000 mediciche si prendono cura di 150.000 pazienti. Nel 2007,a Tolosa, in un’area industriale dove nel 2001esplose un impianto chimico, nascerà il Canceropò-le, un attrattore di pazienti, di ricercatori, di labora-tori pubblici e imprese private.

2) La Medicon Walley unisce con una filiera sani-taria Danimarca e Svezia. Il polo ospita 26 ospedaliuniversitari (con 14.000 posti letto). Vi lavorano4.000 ricercatori, 14.000 medici e scienziati, 20.000infermieri con un serbatoio di 135.000 studenti. Puòessere utile dire che la spinta alla collaborazionetransfrontaliera ha avuto un grande impulso dallarealizzazione della grande infrastruttura stradale eferroviaria denominata Oresund che collega, con unardito ponte, Danimarca e Goteborg. Qualche meri-to al successo della Medicon Walley deve essereattribuito anche ai collegamenti assicurati da que-sta infrastruttura. Se si sono unite due nazioni di-verse è improponibile unire due regioni come il Pie-monte e la Lombardia per la creazione di un meta-distretto medicale?

e) Un’alleanza per l’Arte Contemporanea: unacooperazione utile, anzi obbligatoriaLa ricerca analizza i punti di forza e di debolezza

di Torino e Milano e l’ambizione di una possibile in-tegrazione. Il Museo al Castello di Rivoli, la Galleriacivica di Arte Moderna, i nuovi spazi espositivi delleex Officine Grandi Riparazioni a Torino, la Trienna-le di Milano, la manifestazione di Miart, la Fabbricadel Vapore a Milano indicano punti focali di possibi-le crescita. Torino ha iniziative di eccellenza nell’Ar-te contemporanea, Milano è una capitale del colle-zionismo e della editoria. Assieme possono entrarenel circuito delle “big exhibition” e questo può giusti-ficare un’alleanza. Si deve tener conto del codicedei Beni Culturali, promosso dal Ministro Urbani e in

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vigore dal l0 maggio 2004, per cui i privati possonodiventare titolari di un diritto di uso del bene. Torinoe Milano non dovrebbero lasciarsi sfuggire l’occa-sione di creare un reseau di musei e promuovernela valorizzazione.

f) Un’alleanza per Cinema, Televisione e Teatri.Se la ricerca culturale può diventare industriadi esportazionePer quanto riguarda il cinema, Torino ha un Mu-

seo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana,ha Torino Film Festival. Si aggiungono archivi di fo-tografia, biblioteca e cineteca. Il mercato internazio-nale dei film si incontra a Milano nel Mifed che restail secondo mercato europeo dopo Cannes. Spazi dicollaborazione tra le due città si possono trovarenelle attività delle cineteche impegnate nella messain sicurezza dei film da trasferire su supporto sicuro.Torino è in grado di proporre una scuola internazio-nale sul restauro dei film da fare assieme a Milano.

Unendo le virtù di Milano e di Torino nel cinema,si ottiene un risultato maggiore della semplice som-ma. La stessa cosa si può dire se si esaminano leattività nel campo dei Centri televisivi insediati nelledue città. Se si esamina la situazione delle due sediRai di Milano e Torino e si superano le opacità del-le questioni politiche e di campanile si trova cheEducation, Animazione, Documentaristica sono tra ipossibili campi di collaborazione. Negli enti liriciquali il Regio di Torino e la Scala di Milano, duegrandi teatri a 50 minuti di distanza, le collaborazio-ni e le alleanze sono possibili nelle coproduzioni daesportare.

6) Il protagonismo delle Camere di Commercio. Oltre la Torino-Milanoverso la Genova-Basilea

Naturalmente la sfida vera è quella di passaredal “dire” al “fare”. Questo studio della Camera diCommercio di Torino, presieduta da AlessandroBarberis e della Camera di Commercio di Milano,presieduta da Carlo Sangalli, sono un forte invito anon perdere il treno dell’alleanza tra Torino e Milanoche arriva, con la linea ad alta velocità, nel 2009.

Ma il generoso discorso sulle alleanze sembraessere contagioso. È stata recentemente presen-tata a Genova un’estensione dello studio di Giu-seppe Russo che coinvolge il capoluogo ligure, va-le a dire il terzo lato dello storico ‘’triangolo indu-striale”. L’ampliamento dello studio è stato volutodalla Camera di commercio di Genova presiedutada Paolo Odone.

Vi è inoltre da segnalare il forte protagonismodelle Camere di Commercio localizzate sull’asse diun altro Progetto prioritario europeo il TEN 24(Trans European Network 24).

Il TEN 24, dal 29 aprile 2004, fa parte dei proget-ti Prioritari europei approvati definitivamente dalParlamento Europeo e dal Consiglio Europeo. Que-sta importante infrastruttura ferroviaria si propone dicollegare Genova con Novara/Milano/Basilea/Rot-terdam/Anversa.

Per realizzare un collegamento veloce che uni-sce il Mediterraneo al Mare del Nord attraverso l’Eu-ropa centrale sarà necessario realizzare 3 granditrafori: il traforo del terzo valico dei Giovi, i trafori dibase svizzeri del Loetschberg e del San Gottardo.

Dal giugno 2004 le Camere di Commercio di Ge-nova, Alessandria, Novara, Verbania collegate conle Camere di Commercio di Briga e del Vallese sisono unite con le Camere di Commercio di Karl-sruhe, in rappresentanza delle Camere tedesche, ele Autorità portuali di Rotterdam e di Anversa perpromuovere la sollecita realizzazione di questo pro-getto. Il 18 Aprile 2005 questo gruppo si è presenta-to alla Commissione Trasporti del Parlamento euro-peo per sollecitare l’avanzamento del Progetto TEN24. Questo gruppo si è offerto di diventare segrete-ria di supporto del “coordinatore europeo” del pro-getto che dovrà essere presto nominato.

È importante rilevare questa presa di posizionedelle Camere di Commercio che si candidano, consempre maggior impegno, come protagonisti dellosviluppo dell’Italia del Nord-Ovest.

È pure importante evidenziare il ruolo della Sviz-zera, per quanto riguarda il Progetto TEN 24. La po-litica dei Trasporti della Svizzera è basata sul tra-sporto delle merci per ferrovia ed è stata di stimoloalla stessa politica europea dei trasporti anche perla sua originale forma di finanziamento. Il Traforo dibase del Loetschberg è già stato completamenteperforato e la linea sarà pronta, dopo aver comple-tato l’armamento ferroviario, per il 2007, addiritturaprima del completamento della Torino-Milano. IlTraforo di base del San Gottardo sarà completatonel 2014. La Svizzera e il Canton Ticino (Locamo,Lugano, Bellinzona) sono molto interessati a que-ste realizzazioni e quindi credo che si impongaun’estensione degli studi di Giuseppe Russo percomprendere anche le possibili alleanze lungo l’as-se Genova-Basilea.

Le infrastrutture ferroviarie disegnano collega-menti privilegiati e possibili alleanze tra Torino e Mi-lano, ma anche tra Genova e Basilea. Questo assecollega il Mediterraneo con il grande Reno al cuoredell’Europa. Tra Milano e Basilea c’è la stessa di-stanza che esiste tra Lione e Marsiglia.

Si potrebbe quindi porre attenzione e parlare diun quadrilatero del Nord-Ovest con ai vertici Torino,Genova, Milano e Basilea e considerare questa unagrande regione europea, presto unita dalle linee adalta velocità, con l’opportunità di poter individuarealleanze e collaborazioni per lo sviluppo di comuneinteresse.

Studi e informazioni culturali �

1906, si inaugurala ferrovia del Sempione 1

Il 10 di giugno la linea del Sempione viene aper-ta all’esercizio: sono previste giornalmente settecorse di treni nei due sensi (due espressi, due diret-ti, tre omnibus), più un treno di lusso trisettimanale,il Simplon-Express, per la comunicazione diretta traMilano e Calais, via Losanna-Parigi.

Il traforo è già stato inaugurato, con la consueta ecompassata solennità, un paio di settimane prima, ilsabato 19 di maggio: secondo la retorica imperante,“in questa data, in eterno memorabile, la nuova “viadelle genti” aperta con titanico lavoro attraverso leviscere della grande montagna è consegnata uffi-cialmente al commercio”.

Al mattino, il re Vittorio Emanuele, accompagna-to da Sidney Sonnino, presidente del consiglio, edalle altre solite autorità, giunge a Domodossola persalire a Briga in piccola uniforme di generale consciarpa e decorazioni: il mancato completamentodella trazione elettrica lungo la linea impone l’usodella vaporiera al treno reale (la “vaporiera” ansi-mante, quasi un sussulto di carducciane memorie).

A Briga, salutato da salve di artiglieria, lo accol-gono il presidente Luigi Forrer ed il Consiglio Fede-rale al completo. Breve permanenza, giusto il tempoper la rivista delle truppe schierate in onore all’ospi-te (“mentre la musica suona vibratamente au dra-peu e la bandiera federale s’inchina”), un rapidodejeuner con i rituali brindisi (in tedesco Forrer, initaliano Vittorio Emanuele); quindi una nuova rivistasul piazzale esterno della stazione “ad un battaglio-ne di fanteria e ad uno squadrone di cavalleria, alsuono degli inni dei due paesi, fra gli applausi dellafolla ed esperimenti con due mitragliatrici nuovo mo-dello”. Alle quattordici e trenta, ritorno a Domodos-

sola, subito seguito dal presidente Forrer e dal Con-siglio Federale, che ricambiano la visita.

Anche qui si passa in rivista alle truppe schieratedavanti alla stazione internazionale. “Fra gli applau-si Sua Maestà il re esce di sotto il ricco baldacchino,di fianco ha il presidente Forrer, un uomo poderosodalla barba brizzolata”, scrive, impietoso se non im-pertinente, il cronista e continua: “Sua Maestà por-tava la mantellina e vestiva la piccola tenuta da ge-nerale”. Tempo inclemente, a tratti piove, tempera-tura rigida.

Segue il “pranzo di Corte” (abito di sera e deco-razioni), servito alle 17 e 30 nella gran sala dellastazione “magnificamente adornata con arazzi fiorie tappeti”, con i brindisi allo champagne, gli inni na-zionali, i ringraziamenti reciproci per le accoglienzericevute. Poi tutti a casa, secondo un cerimoniale ri-gido e svelto.

“L’Ossola”, il settimanale di informazione, che daoltre dieci anni si trova in edicola il sabato, ha dedi-cato un numero unico illustrato (otto pagine su car-ta speciale) “a S.M. Vittorio Emanuele III, inaugu-rante il traforo del Sempione”. (Ne sono state stam-pate copie in abbondanza e quindici giorni dopo sivendono ad un prezzo stracciato, dieci centesimil’una.)

Il traforo inaugurato consta di una sola delle duegallerie parallele previste in progetto, quella a est,lunga m 19.803,1; della seconda è stato scavato so-lo il cunicolo di base, da completare quando l’entitàdel traffico abbia reso necessario il secondo binario.Ciò avverrà solo nel dopoguerra; la galleria lunga m19.824, completata nel 1921, è attivata all’eserciziol’anno successivo, a metà di ottobre. Durante i lavo-ri del traforo questa seconda galleria, collegata allaprima da gallerie trasversali ad ogni duecento metri,è risultata molto utile per la ventilazione, i trasporti elo smaltimento delle acque.

Prendono il via le feste popolari, meno impaccia-te dalla severa ufficialità. Sono state precedute giàa febbraio, la domenica 25, dalla gita a Briga offertadall’impresa Brandau agli “amici suoi” attraverso lagrande galleria, dopo la regolare consegna del tun-nel alla Confederazione Svizzera. Su “L’Indipen-dente” (28 febbraio, n. 9, p.1) il resoconto è firmato

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� Edgardo Ferrari

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1 Pubblicato su “Almanacco Storico Ossolano 2006”, Ed.Grossi - Domodossola (VB) 2005, pp. 9-24. Si ringrazia l’Editoredott. Sandro Grossi che ne ha concesso la pubblicazione.

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dal dott. Achille Samonini, il sindaco di Domodos-sola.

Un treno speciale parte da Milano il 28 maggioper Losanna; qui sempre il presidente Forrer ricevegli invitati: alla sera “Banquet d’inauguration offertpar la Confédération” (è previsto il frac). Il giorno do-po tutti si imbarcano ad Ouchy per Ginevra, Mon-treux, Territet e Sion. Il 30 maggio i treni speciali so-no addirittura tre e lasciano Sion per Milano, conuna breve sosta a Domodossola. .

Dal 31 maggio al 2 giugno Milano (concerto allaScala) e Genova ricevono con entusiasmo grandeed apposite manifestazioni le delegazioni del paeseamico, e la flotta italiana, ormeggiata nel porto dellaSuperba, alza, per la prima volta nella storia, la ban-diera federale elvetica. Gli ospiti svizzeri non posso-no accogliere l’invito a visitare Torino e Novara: licostringe al rientro in patria l’apertura dei lavori legi-slativi del Consiglio Federale.

A Milano l’Esposizione internazionale, intitolata alSempione, è stata inaugurata, presenti il re e la gra-ziosa regina, il 28 aprile, con un breve ritardo sulladata annunciata: durante le feste di Pasqua un’eru-zione del Vesuvio aveva devastato i paesi del napo-letano, provocando numerosi morti e crolli persinonel capoluogo.

A Domodossola il Comitato per i festeggiamentimette insieme un programma denso di iniziative: siscopre sulla facciata del Municipio la lapide del con-te Giacomo Mellerio (scultore Antonio Lusardi) econ ciò la città paga un debito di riconoscenza, tra-scurato per troppo tempo; si accoglie con entusia-smo l’ultima diligenza svizzera valicante il stazioneinternazionale; si appronta un superbo trattenimen-to pirotecnico; si organizzano al Teatro Galletti al-meno due spettacoli de La favorite, la grand-opérain quattro atti musicata da Gaetano Donizetti e co-ronata da solido successo (seicentocinquanta rap-presentazioni solo all’Opéra di Parigi, dove ha de-buttato nel 1840), il tutto accompagnato da una se-rie di eventi sportivi a forte richiamo popolare (garedi tiro al piattello, campionato ciclistico, concorso ip-pico).

Non può mancare il grande banchetto d’onore, lasera del 31 di maggio, all’Hotel Terminus & Espa-gne, sontuosamente preparato dal proprietario LuigiBarbitta.

Allo champagne il sindaco Samonini annunciache sarà conferita la cittadinanza onoraria a CarloBrandau, il quale, informato telegraficamente, si di-chiara “commosso per sommo onore essere cittadi-no italiano di Domodossola”. All’ing. Brandau il Co-mitato domese offre una copia della Divina Comme-dia illustrata dal Doré, con ricchissima legatura.

Dal 31 maggio al 3 giugno si svolgono le cerimo-nie religiose: a presiederle viene chiamato il Metro-polita mons. Teodoro dei Conti di Valfré di Bonzo,arcivescovo di Vercelli; la diocesi, priva del suo Ve-scovo, mons. Mattia Vicario essendo morto il 5 dimarzo, è rappresentata dal Vicario Capitolare,mons. Giovanni Battista Del Signore. A dar risalto alsignificato spirituale e sociale delle celebrazioni so-no incaricati “due signori del pensiero e della parola:il giovane padre Giovanni Semeria, barnabita, e ilpadre Teodosio di San Dietole, francescano”. In vi-sta della speciale solenne circostanza il Santo Pa-

dre si è degnato di concedere la dispensa dei cibi dimagro e del digiuno “per tutti quelli indistintamenteche in quei giorni si troveranno nel territorio di Do-modossola al confine d’Italia”.

In Collegiata si canta il Te Deum di ringrazia-mento, eseguito da cinquantasei artisti di Milano(coristi della cappella del Duomo ed orchestrali del-la Scala), si benedice la grande statua del SacroCuore, realizzata per sottoscrizione popolare e po-sta, a ricordo delle feste sempioniane, sull’altare incapo alla navata di sinistra.

Dopo la Messa Pontificale, per speciale conces-sione cantata da requiem, di suffragio ai caduti delSempione, il 2 giugno ci si reca a Balmalonesca perinaugurare nella chiesetta di santa Barbara una la-pide di don Antonio Vandoni (un’altra volta scultoreAntonio Lusardi); il cappellano del traforo è tragica-mente morto nel luglio 1904 travolto dalle acquedella Diveria.

Il re ha dato il via alle cerimonie ufficiali, il re leconclude; eccone la notizia: “Onorificenze - Appren-diamo con intimo compiacimento che Sua Maestà ilRe nell’occasione della sua gita a Briga per l’inau-gurazione del Traforo del Sempione si è degnato diconferire motu proprio la commenda mauriziana al-l’illustre Carlo Brandau, la croce di cavaliere mauri-ziano al cav. rag. Paolo Bianchi segretario generaledell’impresa del traforo, e la croce della corona d’I-talia agli ingegneri Giuseppe Lanino, GiuseppeCattò, Remigio Garroni ed Iginio Muzzani.

Il Sovrano si è pur compiaciuto di offrire ai deco-rati le cavalleresche insegne.” (“L’Ossola”, 16 giu-gno, n. 24, p. 2)

Il re si è degnato pure, pochi giorni prima, di no-minare cavalieri della Corona d’Italia con altro motuproprio l’ing. Enrico Bazzaro, autore dell’elicoidaledi Varzo, e l’ing. Arturo Gozzi, rimettendo anche aloro, naturalmente, le insegne cavalleresche.

Per il sindaco di Domodossola, dott. Achille Sa-monini, attivo presidente del Comitato cittadino deifesteggiamenti, Giolitti comunica all’on.Falcioni cheS.M. il Re si è degnato conferire motu proprio laCroce di Cavaliere dei S.S. Maurizio e Lazzaro e siè compiaciuto di rimettergli le insegne cavallere-sche (“L’Ossola”, 7 luglio, n. 27, p. 2).

Gli “eroi del Sempione”, le migliaia e migliaia diuomini, che con fatica e dolore grandi hanno “fatto”il traforo, assenti nell’ufficialità di Vittorio Emanuele,li riconosce e li onora Giovanni Pascoli, il quale liconsegna alla Storia vivi nell’immortalità della poe-sia: “Uomini, è il giorno settimo: guardate/ che ciòche voi faceste è buono!”.

Intanto a fine maggio, Sonnino si è dimesso eGiolitti ha formato il suo terzo ministero, che pre-senta alla Camera e ne ottiene la fiducia, senza dif-ficoltà, il 12 di giugno. Falcioni vota a favore (“L’Os-sola”, 16 giugno, n. 24, p. 1).

Grosse frane si verificano nella galleria n. 2 deltunnel del Sempione: “Queste frane insieme all’au-mento continuo del traffico fanno sempre più sentireil bisogno di veder presto ampliata anche la secon-da galleria e portata a sezione normale. A Berna unnucleo di apostoli del Sempione va sostenendoquesta necessità”. (“L’Ossola”, 12 luglio, n. 28, p. 2)

A Roma, l’on. Falcioni presenta un’interpellanza.Non si ferma comunque “il faticante succedersi

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di tanti festeggiamenti, inaugurazioni, visite e ricevi-menti”; ricordiamone solo alcuni.

Il 15 di luglio, l’occorrenza è stata annunciata conlargo anticipo, le colonie ossolane di Lione e Gine-vra sono a Domodossola “in corpo con bandiere”per onorare e prender parte al grande avvenimentodel traforo. Il fraterno banchetto si tiene sotto il por-ticato del Teatro Galletti. convenientemente addob-bato: la quota di partecipazione è fissata in lire 3 e50.

Il 17 di settembre si celebrano sul Lago Maggio-re i benemeriti del traforo. Durante il pomeriggio, al-l’Isola Bella nel prestigioso palazzo Borromeo, conacconcia cerimonia vengono distribuite le medaglied’oro al conte Giberto Borromeo, presidente del Co-mitato italiano pel valico ferroviario del Sempione, aCarlo Brandau, alla famiglia di Alfredo Brandt, a Et-tore Mola, diligente segretario del Comitato. Quindisi torna a Stresa per la conferenza dell’illustre Ales-sandro Malladra, il geologo rosminiano, che giornoper giorno, si può dire, con geniale entusiasmo haseguito i lavori del traforo.

Malladra non esita ad affermare che la perfora-zione del Sempione “è massimo fra i grandi lavoriumani (...), anche a costo di veder(si) collocato afianco del panegirista pel quale il suo santo è sem-pre il migliore fra tutti”. E continua: “La storia deltraforo del Sempione è tutta una sequela di stupefa-centi sorprese, di finissime insidie, di pericolosi ag-guati”. Del protagonista, l’ing. Carlo Brandau, dàquesto vivace ritratto: “Gli antichi favoleggiano diVulcano agitantesi sotto il Mongibello; Brandau è ilTitano del Sempione, che a un suo cenno si struggee si dilania”.

Da ormai un paio d’anni Alessandro Malladra tie-ne conferenze sul Sempione allo scopo di racco-gliere fondi a beneficio dell’ ospizio “pro-emigranti”,che deve sorgere a Domo nei pressi della stazioneinternazionale. Il “buon lavoro” dei suoi colloqui colpubblico, oltre che alla competenza ad alla piace-volezza dell’oratore, è anche legato al fatto che glistessi si avvalgono di un centinaio di proiezioni lu-minose preparate ed eseguite dal prof. FrancescoGrassi. Tra queste c’è il telegramma pubblicato dalgiornale di Mendoza (Argentina) “Les Andes” (l0settembre 1904, n. 5869), del seguente tenore: “Domodossola (Navarra) 9 settembre. A causa diuna improvvisa e grande cateratta di acque calde sison dovuti sospendere i lavori pel traforo del Sem-pione a Madrid”. Proiettato anche a Stresa, “LOsso-la” (22 settembre, n. 38, p. 1) postilla: “Il pubblico,con un sorriso leggermente canzonatorio, guardaverso di noi giornalisti”.

Dopo la conferenza la cena è al Grand Hotel etdes Iles Borromees, degna d’un Borromeo insomma.

La mattina del primo di ottobre è fatta esploderela prima mina per il traforo del Lötschberg, destina-to a congiungere il Cantone di Berna col Sempione(‘’L’Ossola”, 13 ottobre, n. 41, p. 3), con ulteriori pro-spettive di sviluppo attraverso l’Ossola del trafficosulla direttrice del centro Europa con la pianura pa-dana ed i porti liguri.

Ultima delle grandi feste legate al traforo e “cari-tatevole apoteosi” dello stesso è l’inaugurazionedell’ospizio pro-emigranti a Domodossola, nei pres-si della stazione.

Nel 1905, a celebrare il giubileo sacerdotale dimons. Geremia Bonomelli, vescovo di Cremona eimpegnato nell’attività di soccorso agli emigranti, siè mossa l’Italia intera con una sottoscrizione, il cuiricavato, unito ad altri proventi e generose elargizio-ni, è destinato, per volere esplicito del festeggiato,alla costruzione in Città di una casa ospizio, simile aquella di Chiasso.

Il 30 di ottobre si inaugura una palazzina provvi-soria (“tre padiglioni tipo chalet, con 12 locali, fra cuiun’artistica cappelletta, il refettorio, il dormitorio edue infermerie”) e si pone la prima pietra del futuroedificio. Presidente della commissione dell’ospizioè ancora il conte Giberto Borromeo.

Alla cerimonia, insieme con mons. Bonomelli, in-terviene un’“Ospite Augusta”, S.M. la Regina MadreMargherita di Savoia, la quale, muovendo da Stre-sa, ha mandato al sindaco di Trasquera una coronadi fiori freschi da collocare a Iselle sulla lapide chericorda le vittime del Sempione.

“Poco prima delle ore 13, 30, un altissimo ap-plauso, grida entusiastiche di evviva annuncianoche l’Ospite Augusta è prossima; l’automobile realegiunge sbuffante fiancheggiata dagli agenti ciclisticie dai carabinieri a cavallo e la graziosa Regina colsuo simpaticissimo sorriso saluta cortesemente ilpopolo plaudente ed entra nel recinto dell’ospiziomentre la banda esegue l’inno reale.” (“L’Ossola”, 3novembre, n. 44, p. 1)

La Compagnia Alpina al comando del capitanoSolinas presta servizio d’onore e i pompieri in altatenuta prestano servizio d’ordine sotto la responsa-bilità del tenente geom. Musso.

Il sindaco Samonini “a nome della cittadinanzaporge all’Augusta Donna il più caldo ed entusiasticosaluto”; una ricca corbeille, omaggio delle signoredomesi, viene presentata a S.M., poi subito si passaalla benedizione ed alla posa della prima pietra.Questa in realtà è un grosso blocco di marmo (“ilcui solo trasporto fin qui ha costato al donatore oltre300 lire”), generosamente donato a mons. Bono-melli dal signor Antonio Garfagnini di Serravezzaper il tramite di Giovanni Pascoli, che ha dettato l’e-pigrafe scolpita sullo stesso.

La cerimonia è breve; si rientra quindi nell’ospi-zio, viene offerto il tè nel “prezioso servizio antico”appositamente inviato dal conte Borromeo, mentre“i bimbi del nostro asilo d’infanzia, accompagnati al-l’harmonium dal maestro Castellazzi cantano ungrazioso inno in onore alla Regina”. S.M. loda il can-to, ringrazia caldamente, e poi, in automobile, si re-ca all’ospedale di S. Biagio. Qui passa nelle corsie,s’intrattiene con gli ammalati e affabilmente liconforta; “prima di lasciare il pio luogo l’AugustaDonna ha fatto consegnare al presidente la cospi-cua somma di L. 1000”.

Ora si porta al Collegio Mellerio Rosmini, doveAlessadro Mallandra le fa da guida nella visita delmuseo sempioniano. Appone “l’Augusta sua firmaall’album dei visitatori”, di poi salutata ed applauditada professori, studenti e signore, “dopo d’aver spon-taneamente stretto la mano a tutti – informa ‘’L’Os-sola’’ – risale in automobile per restituirsi a Stresa”.Il cronista conclude: “Nello svolto di via Galletti sonoschierati i veterani col loro presidente onorarioComm. Cornut; essi portano le decorazioni (...).

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S.M. li scorge, abbassa il cristallo e per ben tre vol-te saluta graziosamente i vecchi soldati.

E l’automobile fila rapidamente mentre la pioggiacade dirotta.”

L’ospizio viene aperto al pubblico poco dopo lametà del mese di novembre, quando le “pie” suoredi San Vincenzo sono messe finalmente in grado diintraprendere la loro missione a beneficio dei lavo-ratori emigranti. Ma a Domodossola l’Opera Bono-melli incontra difficoltà di ogni genere, dall’inizio finoal suo scioglimento nel 1928. L’edificio nuovo nonsarà costruito; il vecchio, dopo alterne vicissitudini esempre più degradato, viene demolito agli inizi deglianni settanta nel secolo scorso.

Il ricordo dell’Opera Bonomelli è oggi affidato alprezioso altorilievo rappresentante la Madonna del-la Pazienza, regalato per l’inaugurazione da Mar-gherita di Savoia e custodito presso il Collegio Mel-lerio Rosmini di Domodossola.

Con il 1906 l’Ossola finisce di essere emarginataed entra nel circuito del traffico internazionale, chesenza dubbio può favorire la sua crescita civile edeconomica.

Certo, le attese sono state lunghe, con ostacoliche parevano insormontabili. Indichiamone solo al-cuni.

Nel 1860 l’ing. Vauthier presenta già per il Sem-pione il progetto di una galleria lunga poco più di di-ciotto chilometri, ma a Torino la commissione Pa-leocapa, incaricata di studiare “quale sia la direzio-ne a darsi ad una ferrovia attraverso le Alpi elveti-che”, è ancora incerta nella scelta fra il Lucomagnoe lo Spluga. Sei anni dopo, il generale La Marmora,presidente del consiglio dei ministri che sta prepa-rando la guerra all’Austria, invia una nota al Consi-glio Federale per dichiarare che il governo sabaudonon può sussidiare il Sempione “perché il Sempionenon ha interesse alcuno per l’Italia e non sarebbeche concorrente al Moncenisio” (“La Voce del LagoMaggiore”, 16 marzo 1866, n. 9, p. 3). Una settima-na prima, lo stesso settimanale (9 marzo, n. 8, p. 2)ha dato la notizia che il Ministro dei lavori pubbliciJacini ha presentato al parlamento di Torino il pro-getto di legge “per offerire un premio cospicuo aquella compagnia che volesse assumere l’operagrandiosa” del traforo del San Gottardo: l’offerta è ditrenta milioni di lire.

Neppure sono mancati, in ogni momento, i pre-giudizi. Ancora nel 1892 Edmondo Brusoni, uomonon privo di cultura, che vive ed opera in Città, scri-

ve: “L’alpinista o anche il semplice viaggiatore nondovrebbe desiderarlo (il tunnel del Sempione), per-ché una volta compiuto il traforo la bellissima stradainternazionale sarebbe trascurata e negletta”.

Quando però l’opera prende l’avvio, la classe di-rigente ossolana si mostra all’altezza della circo-stanza; è in grado con l’on. Falcioni di portare leesigenze della zona in Parlamento e Domodossolaonora pienamente la sua storica naturale funzionedi centro di riferimento, di “capitale” per l’Ossola.

Raggiunto l’obiettivo, le aspettative sono ripostenon tanto e non solo nel turismo, quanto nel trafficocommerciale. I sostenitori del Gottardo hanno insi-stito che “il Sempione, anche sotto la nuova formadi ferrovia, sarebbe, come fu sempre, un monumen-to di potenza e di gloria, ma nulla più di un monu-mento”.

A cent’anni di distanza, il giudizio sui risultati, ab-bandonando ogni pietismo e vanagloria ed inutileburbanza, spetta ai cittadini informati e responsabi-li, non a chi scrive. Anche al fine di provvedere perl’avvenire.

Bibliografia

“L’Ossola” e “L’Indipendente”, numeri vari del-l’anno 1906.

“La Voce del Lago Maggiore”, numeri del 1866citati nel testo.

BAZZETTA NINO, Storia di Domodossola e dell’Os-sola Superiore, Omegna-Domodossola 1911.

BONOLA GIULIO, La ferrovia del Sempione, Roma1900.

CHIARAMENTE UMBERTO, Industrializzazione e mo-vimento operaio in VaI d’Ossola. Dall’unità alla pri-ma guerra mondiale, Milano 1985.

FELICE LEANDRO, L’opera Bonomelli di Domodos-sola e l’emigrazione italiana all’inizio del secolo XX,in “Oscellana” n. 4/1972, pp. 207-212.

FERRARI EDGARDO, Le cartoline del Sempione,Domodossola 1986.

GILLA VINCENZO GREMIGNI, Il Traforo del Sempionee la diocesi di Novara. Dopo cinquant’anni, Novara1956.

MALLANDRA ALESSANDRO, Il Traforo del Sempione,Milano 1904.

Il cinquantenario del traforo del Sempione 1906-1956, Direzione Generale delle Ferrovie dello Stato,Roma 1956.

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Studi e informazioni culturali - Poesie �

“La stazione”e “Raccontare il tempo”

OMAR 31nuovo

� Giuseppe Romano

La stazione(dove iniziano e finiscono le storie)

Fantasticando, nell’immaginario,la stazione è un semplice scenario.Senza registi e senza produttori,inconsciamente si diventa attori.Ancora insonnoliti i pendolari,fin dal mattino corrono ai binari,legando col lucchetto, in tutta fretta,al posteggio la propria bicicletta.Folla che parte tra gente che arriva,gente preoccupata ed altra giuliva.Per scioperi o ritardi: imprecazioni,e per proteste: manifestazioni.Carrozze che si aprono e si chiudono,tanti incontri che talvolta illudono.Storie d’amore che si rinsaldano,con un addio altre che si sfaldano.Tanti drammi, commedie e sceneggiatesono ossessivamente replicate,come nell’umana vita è abitualecol suo eterno ritorno all’uguale.Nella calca un distacco lacerante,lascia la sua famiglia un emigrante;per sposi e militari compaesanidolorosi saluti e battimani.Partono i treni su rotaie sonanti,disposti in rettifilo e confinanti,ma alla partenza non si può lasciareciò che ognuno vorrebbe cancellare,quell’insistente lucido fastidiodi pensieri, molesto stillicidio.

Raccontareil tempo

Reperti, quadri, testi, monumentidell’eterno immortalano i momenti.La rassegna di oggetti in evidenza, posti con cronologica sequenza,riporta nei musei alla memoriai nomi e le vicende della storia.Il linguaggio dei resti, ormai scordato,alla mente, dal tempo, è riportato.Par quasi che la sabbia ammonitrice,nella clessidra, del tempo indicatrice,scivoli indietro con tetro fruscio,mugolando con vago borbottio;e, nella meridiana, il ferreo stilo,all’ombra, imponga, del volgar profilo,di ruotare, in silenzio, all’incontrario,evocando un insolito scenario.S’inverte il tempo, affiorano i ricordidel recente passato e dei primordi.Bassorilievi esprimono il camminodi popoli, l’ascesa ed il declino,Il racconto del tempo s’infittisce,di poi dilaga, affascina e ghermisce.Nei vari secoli un’evoluzione:di armi e gioielli in continua perfezione;il culto degli dei e degli antenati,dei riti, nelle tombe, celebrati.Nulla vien nella storia cancellato,si trova, sempre, traccia del passato;dunque è lecito: “il tempo raccontare”ché in molti luoghi lo si può incontrare.

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� Istituto Tecnico Industriale Omar

Borse di studio e premiassegnati nell’anno scolastico 2006-07

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Borse di studio “Cav. Gran Croce Paolo Ferrari”SAIA FABIO 3ª ElettrotecnicaMELCHIORRE ALESSANDRO 3ª ElettronicaSYED RAFAH 4ª ElettrotecnicaGIRARDI MICHELE 4ª ElettronicaTORRE LUCA 5ª ElettrotecnicaMORREALE ANGELO 5ª Elettronica

Borse di studio in memoria della “Prof. Grazia Cirigliano”KLYMYUK MYKHAYLO 3ª B ChimicaRICOTTA DAVIDE 3ª A MeccanicaMARCHI ENRICO 2ª APASTORE LUCA 2ª C

Borsa di studio in memoria della “Prof. Carmen Ambrosanio”LAOMEDONTE PRISCILLA 3ª A Chimica

Premio “Fondazione Omar”SMEDILE PAOLO 2ª A

Si segnala inoltre che lo studente ANGELO MORREALE ha partecipato alla “Gara Nazionale di Elet-tronica e Telecomunicazioni” classificandosi tra i primi dieci.

Istituto Tecnico Industriale Omar �

La divina Omaredia

PREFAZIONELa Divina Omaredia è iniziata per caso in un noio-

so pomeriggio del 1965, quando Masnaghetti, uncompagno della mia seconda “terza elettronica”, mifece leggere una poesia che aveva frettolosamentescritto in “onore” del nostro professore di elettrotec-nica, che per venire all’Ornar utilizzava una vecchiaFIAT 600 blu targata Milano: il Prof. Monzeglio.

Dopo aver letto la poesia, una trentina di versi inrima baciata, non ho potuto fare a meno di trasfor-marli in endecasillabi, aggiungendo altri versi, riguar-danti dapprima i miei compagni e poi i professori.

Così, com’era scritto nel destino,per diventare un “sessantottino”due volte fui costretto a far la terzae due volte la quarta. “Eri una verza!”qualcuno penserà. lo non lo nego.Ma forse ho un’attenuante e ve la spiego:un insegnante, Verni Raffaele,non era certo dolce come il miele.

Questa sventura comunque mi ha permesso diavere ogni anno nuovi compagni e nuovi professorie di poterli mandare tutti all’inferno, ma sempre conle dovute rime. Verso la fine del secolo scorso, ritro-vai in un cassetto della scrivania quei versi scritti ascuola e li completai con un terzo canto, aggiungen-do qualche altra avventura che ancora ricordavo.

Adesso, a distanza di anni, leggendo questi versi,alcuni potranno forse riconoscersi nei personaggidescritti e spero non se ne abbiano troppo a male.

CANTO I

Segna la sveglia già l’una e trentunoed esco. Per la via non c’è nessuno!Sono colto ad un tratto da spavento, un boato e un gran colpo di vento,ed ecco accanto a me sfreccia veloce una seicento blu che ad occhio e croce farà venti chilometri in due ore!Senza tema di sbaglio, è il professore 1. Calmo e paziente come fossi un bue, mancan di già sei minuti alle due, giungo alla scuola, vecchia e malandata, che a tale punto appare diroccata, piena di muffa, calcinacci e muschi,

che sembra costruita dagli etruschi. Anche ‘sta volta già m’ha preceduto d’un soffio, tant’è ver che l’ho veduto veloce e ratto salire le scale,con l’aria d’un che sa di far del male. Ancor prima che squilli il campanello ci fa tre o quattro volte già l’appello.E poi con fare molto intraprendente, mormorando tra se qualche accidente, rivolto a noi con un fare assonnato, egli chiede: “Ragazzi, è già suonato?” E finalmente suona il campanello; arriva Abate 2, della classe il bello,colui che il Magnoni 3 ha già chiamato: “Il bello nel boschetto addormentato” Le sue prime parole, è naturale,sono queste: “Va bene, cioè va male!” Ultimamente dice anche più spesso: “Vada qualcuno a prendere del gesso!” Ieri è riuscito in sol due ore a fared’un problema l’abbozzo vettoriale. L’ha fatto bene e sì velocementeche adesso pur non ci ha capito niente.Oggi comunque è in vena di fregare; pertanto ha cominciato a interrogare.Il primo che subisce il grande smacco è Paracchini, nominato Ciacco.Lo manda al posto con un quattro netto;infuriato ei gli grida: “Maledetto”!Esce or un dall’aspetto torvo e nero chiamato “Annibal di Borgomanero” 4

che si è specializzato proprio adessoa colpirgli la crapa con il gesso.Uno che spicca alquanto tra i più belli è Andreone il “tacco” di Vercelli,così da tutti chiamato perché dell’istituto già si sente il re.Ed ecco uscire trafelato Bassi 5,ritorna al posto ed esce ora Sassi 6

compagn di Segimiro 7; quel grande ente che tutte le lezioni tiene a mente!Al richiamo canino di Baucero risponde Canepar 8 che acceso un cero, è uscito alla lavagna interrogato, dispiacendosi per il tristo fato.Egli assieme a Fassio ed a Cossutta costituisce quella setta bruttadei leccapiedi, spiriti malvagiche visser sempre tra gli onori e gli agi. Non ci sono soltanto questi tre:c’è Segimiro che tra tutti è il re!Al primo banco a destra c’è Maffei 9

seduttore ed autore di atti rei.Tutti nel primo cerchio, ai primi banchi,

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� Giuseppe Sassi

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stanno l’anime triste, i corpi stanchi, di coloro che chiamerem violini, badando ognor di tralasciar Signini. Questi son Masnaghetti e poi Vandoni e tanti altri, ma saremo buoni.A mezzo l’aula stanno l’ombre gravi di color che son simili agli ignavi. Citeremo Ziliotto, Abate e Naldi.Son tutt’attorno quei cervelli caldi,e questo per non dire anche scaldati, di quei che vivon di fili saldati.Di resistenze hanno pieno un armadio: sono gli spiriti amanti della radio, maggior tra tutti Vicario e Platini.Un capitolo tra i cervelli finimerita Zanzolonda 10, Sputnik primo, che tra i sadici metto io che rimo.Or si sente una voce ancora blandae poi più forte: ecco un suon di banda completa di trombone e batteria.Mi volto per capir tale magiaed un fatto colpisce la mia vista: Franzosi 11, con un far da batterista,batte sul banco con penna e matita, rendendo triste a ognuno questa vita.Al professor non dando certo retta,egli sta componendo una marcetta; mischiando assiem rumori e note a secchi, terribile, fa accartocciar gli orecchi.Per ultim tratterem di Valli 12 il lungoe a tale conclusione presto giungo: mentre già Valli con mira perfettapalle di carta nel cestino gettaperché si possa per bene allenareper poi a pallacanestro giocare,ben altri versi mi accingo a comporre: d’un altro inferno dove potrò porrei professori e le professoresse, descrivendo le pene di essi e di esse. Inizierò col dire degli ignavi.Vedo una selva là di tronchi cavi.e dietro a quella sento muover passi.Vi giungo e vedo corpi stanchi e lassi pizzicati, udite la gran pena,da un demonio 13 sul fondo della schiena. Mentre fuggon le anime più scaltre,ve n’è una più grossa delle altreche sulla schiena ha le braccia incrociate e che prende un gran numer di pedate. Qui tra sospiri, pianti ed altre pene guardando in alto egli dice: “Va bene!” L’avrete già riconosciuto tutti.Passiamo or ai dannati più brutti,che stanno sulle rive d’un gran fiume. Ed ecco verso noi venire un lumesopra una barca, ed ecco quei che rema.Ogni alma trista a quell’immagin trema. Magnon 14 dimonio con gli occhi di bragia sulla barca i dannati già si adagia. Mentre questi già vedon grandi peneei si volge a lor: “Badate bene!Tremate tutte voi anime fesseche mai capiste l’M.K.S.’’Giunti di là dalla malvagia riva,un orribile puzzo si sentiva.Mi guardo intorno, ma non vedo niente.

Sento le voci, ma non c’è la gente. M’accorgo allor che l’anime mal natein mucchietti di zolfo son mutate.Provo a evitarle con movenze leste,ma una 15 dice a me: “Perché mi peste?”Da che fu fatta poi di sangue bruno, riconobbi la voce di qualcunoche in Terra ci spiegava con moinecome il cracking si fa delle benzine. M’allontano veloce da coleiche più volte turbò gli studi miei. Ed eccomi sul sommo d’un gran calle dominar con lo sguardo giù la valle. Valle ripiena degli spirti saggi,dei grandi astri che coi loro raggi illuminan le menti di qualcuno.Di tutti quelli ne conobbi alcunoche in vita tanto fece e tanto disseper spiegar l’equazione dell’ellisse 16.Qui è dimostrato quel proverbio bello: “Anche all’inferno il chiodo è col martello” 17

Vidi un altro che all’ombra di un gran perodicea: “Per K maggiore di zero …” E mentre tutti gli facevan festa,una pera gli cadde sulla testa.In quel luogo non fui più a lungo fermo e giunsi ov’era Cossutta il gran vermo a far da guardia alla bolgia seguente, piena di più malvagia ed empia gente. Poi che un lasso di tempo è già trascorso da quando scrissi, era l’anno scorso, delle pene patite nell’infernodove dormono il loro sonno eterno professori ed allievi tutti quanti,lungi dal luogo dove stanno i santi,ora mi accingo a scrivere di nuovoun altro inferno totalmente nuovo, dov’io ho posto obiettivamentea patir nel luogo empio tanta gente. Comincio ora con la descrizioneDi questa mia nuovissima edizionein forma riveduta e un po’ corretta;ma passiamo alla cronaca diretta.Al gran portone che l’entrata cinge vedo un demonio che di dormir finge. Il gran portone è chiuso e lì mi fermo riconoscendo Cossutta il gran vermo che fa la guardia ai vermi un po’ minori che stanno dentro, né mai vengon fuori. Striscia verso di me, ma è troppo lento e le più infami imprecazioni sento. Ecco d’un tratto due anime buoneche giungono e mi aprono il portone. Giungon dal purgatorio stanchi e chini, l’uno è Vicario e l’altro è Platini.Li prego di levarmi da quei sitie loro, dalle preci impietositi,mi conducono fuor da quell’infernoe subito mi trovo nell’internodel purgatorio ove mi saran guide quell’anime sì buone e sagge e fide. (continua)

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1 Prof. Monzeglio; 2 Abate Mario; 3 Prof. Magnoni; 4 Signini; 5 Bas-si Mario; 6 Sassi Giuseppe; 7 Segimiro Alberto; 8 Caneparo, 9 Maf-fei Ferruccio; 10 Zanzola; 11 Franzosi Sergio; 12 Valli Carlo; 13 Prof.Monzeglio; 14 Prof. Magnoni; 15 Prof.ssa Nocera; 16 Prof.ssa Vac-caro; 17 Prof. Martelli

Associazione Omaristi �

OMAR 35nuovon. 19 • Aprile 2007 • Anno X

La signora Liliana Puddu di Mestre (VE), cugina dei fratelli Pockaj ed una degli eredi del no-stro Italo improvvisamente e prematuramente scomparso, ha voluto fare una generosa donazio-ne in memoria di Italo, Francesco e Bruno Pockaj all’Istituto Omar, all’Associazione Omaristi e al-la Fondazione Omar. La donazione all’Istituto è finalizzata all’istituzione di borsa di studio; quellaall’Associazione per il sostegno della rivista “Omar nuovo”; alla Fondazione affinché venga rea-lizzato un Presidio Agrario nella cascina Cineroli a Biandrate, di proprietà della Fondazione, d’in-tesa con la Facoltà di Agraria dell’Università. È stato proprio Italo Pockaj, in una seduta del Con-siglio di Amministrazione della Fondazione Omar, ad avanzare questa proposta accolta con en-tusiasmo da tutti, presidente e consiglieri.

Nel quadro delle celebrazioni patronali, sono stati nominati novaresi dell’anno 2007: l’ing.Gianfredo Comazzi, imprenditore, presidente della Metro Com Engineering e della Camera diCommercio di Novara; il dott. Gigi Santoro, giornalista, direttore di Altaitalia TV, conduttore di im-portanti trasmissioni culturali su “Radio Azzurra”; il sig. Andrea Lebra, presidente dell’associazio-ne “Liberazione e Speranza” onlus contro lo sfruttamento sessuale e per il sostegno delle donneche si sottraggono alla violenza ed al condizionamento dei criminali dediti allo sfruttamento. So-no questi i rappresentanti del mondo dell’industria, della comunicazione e del volontariato.

Con particolare compiacimento segnaliamo la nomina dell’ing. Gianfredo Comazzi presiden-te in carica della C.C.I.A.A. di Novara sempre vicina all’Omar e sponsor delle manifestazioni del-l’Associazione Omaristi.

Il 19 gennaio 2007 si è spento l’omarista ing. Giuseppe Ferrari all’etàdi 61 anni. Lascia la moglie Federica e le figlie Anastasia e Margherita.Era vice presidente e amministratore delegato della Comoli Ferrari & C.S.p.A., la nota azienda leader nella distribuzione di materiale elettrico, fon-data nel 1929 dal padre Cav. di Gran Croce Paolo Ferrari, pure omarista.Della Comoli Ferrari la madre sig.ra Marisa Bignoli (91 anni) è presidenteed il fratello ing. Giampaolo (anch’egli omarista) è l’altro amministratore delegato. La Comoli Fer-rari conta oggi 500 dipendenti e 47 filiali in Piemonte, Liguria e Lombardia. Per le sue grandi dotiumane e professionali, l’ing. Giuseppe Ferrari tendeva a stabilire con i suoi collaboratori un rap-porto personale quasi familiare che andava oltre il semplice vincolo di lavoro.

Giuseppe Ferrari era anche membro del consiglio di amministrazione della Banca Popolare diNovara S.p.A. ed è stato presidente del Lions Club Novara Host.

La famiglia Ferrari è molto nota a Novara specialmente per l’impegno nel campo della bene-ficenza e della solidarietà. È sempre stata presente, con signorile discrezione, in tutte le iniziati-ve assistenziali, non ultima la campagna di ricostruzione del sud est asiatico devastato dallo tsu-nami.

Il cordoglio della città per la scomparsa dell’ing. Giuseppe Ferrari è attestato dalla grande par-tecipazione al funerale.

Gli omaristi partecipano al lutto della famiglia.

È morto l’ing. Giuseppe Ferrari

L’ing. Gianfredo Comazzi tra i “Novaresi dell’anno”

Generosa donazione in memoria degli omaristiItalo, Francesco e Bruno Pockaj

� Fondazione Omar

Assegnatoil “Premio Fondazione Omar”

Come da programma, con apposita cerimoniadurante l’“Omar Day” del 2 dicembre 2006, è statoassegnato, per la prima volta, il “Premio FondazioneOmar” di 2000 euro all’alunno SMEDILE PAOLOdella classe 2 A che nell’anno scolastico 2005-6 haconseguito la bellissima media del 9,45.

L’origine e le finalità del premio in argomento so-no già state illustrate sulla nostra rivista n. 15 delmaggio 2005 a pag. 32. È stato però lievementemodificato il bando/regolamento, la cui nuova ver-sione viene qui di seguito riportata.

Il premio verrà ripetuto e, possibilmente, esteso.

PREMIO FONDAZIONE OMAR

La Fondazione Omar istituisce, a partire dall’an-no scolastico 2005-6, un premio da attribuire ad unostudente dell’I.T.I. Omar individuato in base a criteridi merito in relazione al profitto scolastico, compor-tamento, applicazione nelle varie discipline ed invirtù del proprio impegno nel sociale, volontariato,sport, attività culturali e comunque meritevoli di ap-prezzamento.

L’istituzione del riconoscimento avviene in rela-zione ai fini istituzionali della Fondazione ed in col-laborazione con l’I.T.I. Omar al fine della promozio-ne e del sostegno dell’opera formativa proprie dellecitate Istituzioni nonché per ribadire ed accentuare ilvalore della formazione scolastica, rientrante tra gliscopi che da sempre la Fondazione promuove e va-lorizza.

OggettoOggetto del concorso è l’individuazione di uno

studente che sia in possesso di qualità intellettive,

pratiche, meritevoli di menzione per i risultati conse-guiti a livello scolastico, o nell’ambito del proprio im-pegno sociale, culturale e sportivo. In presenza dicurricula analoghi verrà presa in considerazione lacondizione reddituale della famiglia dell’alunno se-gnalato.

PremioIl premio consiste nel conferimento di assegno di

importo pari a euro 2000 per sostenere le scelteprofessionali dello studente.

PartecipantiSono considerati partecipanti di diritto gli studen-

ti dell’I.T.I. Omar. Il Dirigente Scolastico dell’IstitutoOmar potrà procedere alla segnalazione di alunniparticolarmente meritevoli entro il 30 settembre diogni anno inviando i nominativi e le motivazioni allaCommissione aggiudicatrice. Eventuali deroghe dalpresente bando, nell’individuazione del vincitore,potranno essere assunte dalla Commissione aggiu-dicatrice previa delibera motivata da prendersi amaggioranza.

CommissioneLa Commissione verrà nominata annualmente

dal Consiglio di Amministrazione della FondazioneOmar e sarà composta da cinque membri tra i qualiil Presidente della Fondazione, il Dirigente scolasti-co dell’Istituto Omar, il Presidente dell’AssociazioneOmaristi e due membri del Consiglio di Amministra-zione della Fondazione Omar.

AssegnazioneIl premio verrà assegnato in un’apposita cerimo-

nia in occasione dell’annuale “Omar Day”.

36 OMARnuovo n. 19 • Aprile 2007 • Anno X

Fondazione Omar - Economia �

Le novità fiscali della legge finanziaria per il 2007

1. Premessa

La “manovra finanziaria” per il 2007 è costituita:• dal DL 3.10.2006 n. 262 convertito nella L.

24.11.2006 n. 286, che contiene le disposizionifiscali e finanziarie di maggiore urgenza, ancheai fini della correzione dell’andamento dei con-ti pubblici per il 2006;

• dalla L. 27.12.2006 n. 296 (legge Finanziaria2007), che contiene i dati di bilancio per il 2007ed ulteriori disposizioni di finanza pubblica, an-che di carattere fiscale;

• da un disegno di legge “collegato”, che contie-ne alcune deleghe al Governo per la riformadel sistema fiscale statale.

Per la conversione del DL 3.10.2006 n. 262 el’approvazione della L. 27.12.2006 n. 296 (Finanzia-ria 2007) si è fatto ampio ricorso a votazioni di fidu-cia, al fine di far decadere i numerosi emendamentipresentati nel corso dei lavori parlamentari.

Peraltro, i citati provvedimenti hanno comunquesubito nel corso del loro iter di conversione o appro-vazione notevoli modifiche ed integrazioni, ad operadi maxi-emendamenti presentati dallo stesso Go-verno, approvati con i suddetti voti di fiducia.

Inoltre, l’esigenza di conversione in legge del DL3.10.2006 n. 262 nel termine di 60 giorni dalla suapubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale ha reso ne-cessario intervenire con la successiva L.27.12.2006 n. 296 (Finanziaria 2007) al fine di ap-portare ulteriori modifiche ed integrazioni ad alcunesue disposizioni.

Anche la suddetta L. 27.12.2006 n. 296 ha giàsubito alcune modifiche ad opera del DL27.12.2006 n. 299, prima ancora della sua entratain vigore.

1.1 Ammontare della “manovra”Sulla base della versione originaria del DL

262/2006 e del disegno di legge Finanziaria 2007,approvati dal Consiglio dei Ministri del 29.9.2006, la

“manovra finanziaria” per il 2007 era stimata in circa33,4 miliardi di euro.

Nel corso dell’iter di approvazione parlamentare,l’ammontare della “manovra” per il 2007, per effettosia delle modifiche apportate al DL 262/2006 che diquelle al disegno di legge Finanziaria 2007, è au-mentato a circa 34,7 miliardi di euro.

La principale componente della “manovra finan-ziaria” per il 2007 è costituita da circa 15,2 miliardidi euro di correzione del deficit, al fine di:

• raggiungere il rapporto del 2,8% tra deficit ePIL 2007, rispetto al 4,8% previsto per il 2006;

• diminuire il rapporto debito/PIL del 2007 al106,9%, rispetto al 107,6% previsto per il 2006;

• ricostituire un avanzo primario del bilancio del-lo Stato, pari al 2% nel 2007, rispetto al –0,3%previsto per l’anno in corso.

1.2 Finalità della “manovra”Come evidenziato dalla relazione di accompa-

gnamento al disegno di legge Finanziaria 2007, lefinalità della “manovra” sono, in sintesi, le seguenti:

• risanamento strutturale della finanza pubblica;• rilancio sostenibile della crescita economica;• equità sociale e protezione degli strati sociali

più deboli;• maggiore efficienza della spesa pubblica.

2. Il “collegato fiscale”

Il DL 3.10.2006 n. 262, contenente “Disposizioniurgenti in materia tributaria e finanziaria”, c.d. “de-creto collegato” alla legge Finanziaria 2007:

• è stato approvato dal Consiglio dei Ministri del29.9.2006;

• è stato pubblicato sulla G.U. 3.10.2006 n. 230;• è stato approvato dalla Camera dei Deputati,

in prima lettura, il 27.10.2006, con votazione difiducia sulle numerose modifiche ed integrazio-ni contenute nel maxi-emendamento presenta-to dal Governo;

• è stato definitivamente approvato dal Senato,in seconda lettura, il 23.11.2006, senza vota-zione di fiducia.

Il testo del DL 3.10.2006 n. 262, coordinato conle modifiche apportate in sede di conversione, e larelativa legge di conversione 24.11.2006 n. 286 so-no stati pubblicati sul S.O. n. 223/L alla G.U.28.11.2006 n. 277.

OMAR 37nuovon. 19 • Aprile 2007 • Anno X

� Studio Manfredini e Barondottori commercialisti e revisori contabili,in collaborazione con AssociazioneDottori Commercialisti di Milanoe Gruppo di Studio - Eutekne

38 OMARnuovo

2.1 Struttura del provvedimentoIl DL 3.10.2006 n. 262 era originariamente costi-

tuito da 48 articoli suddivisi in 11 Capi.

In sede di conversione in legge, per effetto delmaxi-emendamento presentato dal Governo e ap-provato dalla Camera dei Deputati:

• gli articoli del DL 262/2006 sono stati ridotti atre, in particolare:

• – l’art. 1, che riprende, con alcune modificheed integrazioni, il testo originario del provve-di-mento;

• – l’art. 2, composto da 181 commi, con il qualesono stati accorpati, con modifiche e sop-pressioni di norme, gli originari artt. 2 - 47;

•– l’art. 48, relativo all’entrata in vigore, rimastoinvariato;

• è stata abolita la suddetta suddivisione in Capi.

2.2 Entrata in vigore e decorrenzeIl DL 3.10.2006 n. 262 è entrato in vigore il

3.10.2006, giorno stesso della sua pubblicazionesulla G.U. (art. 48).

In generale, le modifiche apportate in sede diconversione del DL 262/2006 sono entrate in vigoreil 29.11.2006, giorno successivo a quello di pubbli-cazione sulla G.U. della L. 24.11.2006 n. 286 (art. 1co. 3).

Peraltro, per numerose disposizioni sono previ-ste specifiche decorrenze e particolari regimi transi-tori.

2.3 Prime modifiche ed integrazioniIl DL 3.10.2006 n. 262, convertito nella L.

24.11.2006 n. 286, è stato oggetto delle prime mo-difiche ed integrazioni ad opera della L. 27.12.2006n. 296 (Finanziaria 2007).

2.4 Primi chiarimenti ufficialiAlcuni chiarimenti ufficiali relativi alle disposizioni

originarie contenute nel DL 3.10.2006 n. 262 sonorinvenibili nella relazione governativa di accompa-gnamento al provvedimento.

Successivamente sono state emanate:• la nota dell’Agenzia delle Dogane 4.10.2006

n. 3440/V, riguardante le novità in materia diaccise;

• il messaggio INPS 8.11.2006 n. 29851, in ma-teria di ripristino, per l’anno 2006, della “no taxarea” nei confronti dei soggetti non residenti(art. 2 co. 24);

• la circolare INPS 14.11.2006 n. 131, in materiadi agevolazioni per il pagamento rateizzato deicontributi da parte delle aziende in crisi per ef-fetto dell’influenza aviaria (art. 2 co. 116);

• la circolare dell’Agenzia delle Entrate21.11.2006 n. 34, in materia di determinazionedegli acconti IRES e IRAP relativi al periodod’imposta in corso al 4.7.2006;

• la circolare INPS 22.12.2006 n. 153, in materiadi conguagli contributivi di fine anno, alla luce,in particolare, della nuova disciplina delle stockoption (art. 2 co. 29);

• la nota dell’Agenzia delle Dogane 27.12.2006n. 4428/V, in materia di estensione al settoredella distribuzione commerciale delle agevola-zioni ai fini delle accise sul gas metano, previ-ste per gli usi industriali (art. 2 co. 73);

• la nota dell’Agenzia delle Dogane 27.12.2006n. 4595/V, in materia di variazioni dell’accisa sul ga-solio utilizzato come carburante e di modalità di rim-borso dei maggiori oneri in capo agli autotrasporta-tori (art. 2 co. 57 e 58);

• la nota dell’Agenzia delle Dogane 28.12.2006n. 7521, in materia di depositi doganali e fisca-li ai fini IVA e accise (art. 1 co. 2).

In relazione alle disposizioni del DL 3.10.2006 n.262, sia nella versione originaria che in seguito allasua conversione nella L. 24.11.2006 n. 286, l’Asso-nime ha fornito alcuni chiarimenti con:

• la circolare 16.10.2006 n. 41, in materia di ac-cise;

• la circolare 28.11.2006 n. 53, in materia di ac-conti IRES e IRAP.

2.5 Provvedimenti attuativiIl DL 3.10.2006 n. 262, convertito nella L.

24.11.2006 n. 286, prevede l’emanazione di nume-rosi provvedimenti attuativi.

Finora sono stati emanati:• il provvedimento dell’Agenzia del Territorio

12.10.2006, in materia di modalità di esecuzio-ne delle visure catastali;

• il DM 17.11.2006, in materia di aggio dovutodal debitore in caso di pagamento della cartel-la entro 60 giorni dalla notifica;

• il provvedimento dell’Agenzia del Territorio29.12.2006, in materia di modalità tecniche edoperative di interscambio dei dati e di coopera-zione per l’aggiornamento del Catasto nell’am-bito delle dichiarazioni relative all’uso del suoloper l’erogazione dei contributi agricoli (art. 2 co.33 - 35).

3. La legge finanziaria per il 2007

In data 29.9.2006, il Consiglio dei Ministri ha ap-provato anche il disegno di legge rubricato “Disposi-zioni per la formazione del bilancio annuale e plu-riennale dello Stato (legge finanziaria 2007)”.

Il disegno di legge Finanziaria 2007 è stato ap-provato:

• in prima lettura, dalla Camera dei Deputati, il19.11.2006, con votazione di fiducia sulle nu-merose modifiche ed integrazioni contenutenel primo maxi-emendamento presentato dalGoverno;

• in seconda lettura, dal Senato, il 15.12.2006,con votazione di fiducia sulle numerose modifi-che ed integrazioni contenute nel secondomaxi-emendamento presentato dal Governo;

• in terza e definitiva lettura, dal Senato, il21.12.2006, con ulteriore votazione di fiducia.

La legge Finanziaria 2007, approvata definitiva-

n. 19 • Aprile 2007 • Anno X

OMAR 39nuovo

mente il 21.12.2006, è stata pubblicata sul S.O. n.244/L alla G.U. 27.12.2006 n. 299, come L.27.12.2006 n. 296.

3.1 Struttura del provvedimentoIl disegno di legge Finanziaria 2007 era origina-

riamente costituito da 217 articoli, suddivisi in 5 Ti-toli, a loro volta eventualmente suddivisi in Capi.

A seguito del primo maxi-emendamento presen-tato dal Governo alla Camera dei Deputati e sotto-posto a votazione di fiducia, il testo del Ddl. Finan-ziaria 2007 è diventato composto da 18 articoli, dicui l’ultimo suddiviso in 810 commi.

Per effetto del secondo maxi-emendamento pre-sentato dal Governo al Senato, il testo del Ddl. Fi-nanziaria 2007 approvato definitivamente:

• risulta costituito da un unico articolo, suddivisoin 1364 commi;

• non contiene più alcuna suddivisione in Titoli eCapi.

3.2 Entrata in vigore e le decorrenzeLa L. 27.12.2006 n. 296 è entrata in vigore

l’1.1.2007 (art. 1 co. 1364).

Peraltro, per numerose disposizioni sono previstespecifiche decorrenze e particolari regimi transitori.

3.3 Prime modifiche ed integrazioniLa L. 27.12.2006 n. 296 (Finanziaria 2007) è sta-

ta modificata, anteriormente alla sua entrata in vi-gore, per effetto del DL 27.12.2006 n. 299.

La modifica consiste nell’abrogazione del co.1343, riguardante la riduzione dei termini di prescri-zione del diritto della pubblica amministrazione al ri-sarcimento del danno per responsabilità ammini-strativa (c.d. “condono per danno erariale”).

3.4 Primi chiarimenti ufficialiAlcuni chiarimenti sulle nuove disposizioni, ove

non introdotte o modificate nel corso dell’iter parla-mentare, sono rinvenibili nella relazione governativadi accompagnamento al Ddl. Finanziaria 2007 ap-provato dal Consiglio dei Ministri il 29.9.2006.

Dopo la pubblicazione sulla G.U. della L.27.12.2006 n. 296 sono state emanate:

• la circolare dell’Agenzia delle Entrate29.12.2006 n. 37, in materia di applicazione del“reverse charge” nel settore dell’edilizia (co.44);

• la nota dell’Agenzia delle Dogane 29.12.2006n. 4622/V, riguardante le novità in materia diaccise;

• la nota dell’Agenzia del Territorio 29.12.2006n. 93771, in materia di riutilizzo commercialedei dati ipotecari e catastali (co. 385 - 386);

• la circolare INPS 3.1.2006 n. 3, in materia dirinnovo delle pensioni per l’anno 2007, alla lu-ce della riforma dell’IRPEF e degli assegni alnucleo familiare (co. 6 - 11);

• la nota del Ministero del Lavoro 4.1.2007prot. n. 13/Segr/0000440, in materia di comuni-cazione al Centro per l’impiego dell’instaura-zione, trasformazio-ne e cessazione dei rap-porti di lavoro (co. 1180 - 1185);

• le risposte diramate dal Ministero del Lavoroil 4.1.2007, in materia di trasferimento del trat-tamento di fine rapporto dei lavoratori dipen-denti (TFR) ai fondi pensione (co. 749 - 753).

3.5 Provvedimenti attuativiLa L. 27.12.2006 n. 296 prevede l’emanazione di

370 provvedimenti attuativi, la maggior parte deiquali ad opera del Ministero dell’Economia e delle fi-nanze, dei quali solo per 144 è previsto un termineper la loro emanazione.

Finora è stato emanato il DM 2.1.2007, in mate-ria di rimozione dei casi di offerta illegale, attraversole reti telematiche, di giochi, lotterie, scommesse oconcorsi pronostici con vincite in denaro (co. 50 -51).

4. Il disegno di legge delega

In data 29.9.2006, il Consiglio dei Ministri ha ap-provato anche un disegno di legge, “collegato” allalegge Finanziaria 2007, che delega il Governo ademanare decreti legislativi in relazione alla:

• riforma della tassazione delle rendite finanzia-rie; la delega deve essere esercitata entro seimesi dalla data di entrata in vigore della legge;

• riforma della riscossione; la delega deve esse-re esercitata entro un anno dalla data di entra-ta in vigore della legge;

• riforma dell’accertamento; la delega deve es-sere esercitata entro un anno dalla data di en-trata in vigore della legge;

• revisione del catasto; la delega deve essereesercitata entro un anno dalla data di entrata invigore della legge;

• redazione di testi unici in materia di tributi sta-tali; la delega deve essere esercitata entrodue anni dalla data di entrata in vigore dellalegge.

La riforma dell’imposizione sulle rendite finanzia-rie (redditi di capitale, redditi diversi di natura finan-ziaria, gestioni individuali e collettive di patrimoni)dovrà avvenire secondo i seguenti principali criteri:

• previsione di un’aliquota unica, per evitaresegmentazione del mercato, non superiore al20%;

• conferma delle disposizioni vigenti che preve-dono l’esenzione o la non imponibilità dei red-diti di capitale e dei redditi diversi di natura fi-nanziaria;

• previsione di misure compensative per i contri-buenti a basso reddito;

• coordinamento con le norme del TUIR in mate-ria di dividendi e plusvalenze;

• previsione di un apposito regime transitorio.

n. 19 • Aprile 2007 • Anno X

� Notizie dall’industria

Autoflow:il bilanciamento automatico dei circuiti

Il bilanciamento dei circuiti

I moderni impianti di climatizzazione devono garantire elevato comfort termico e basso consumo di energia.Per poter far questo occorre alimentare i terminali degli impianti con le corrette portate di progetto e realizza-re quindi circuiti idraulici bilanciati.

Circuito non bilanciatoNel caso di circuito non bilanciato, lo squilibrio idraulico tra i terminali crea zone con temperature non unifor-

mi, con problemi di comfort termico e maggior consumo energetico.

40 OMARnuovo

� Dott. Ing. Claudio Ardizzoia� Caleffi S.p.A. Fontaneto d’Agogna (NO)� S.R. 229 n. 25

n. 19 • Aprile 2007 • Anno IX

Circuito bilanciato con valvole manualiTradizionalmente i circuiti idraulici vengono bilanciati mediante delle valvole di taratura manuale.Con questi dispositivi di tipo statico, tali circuiti sono difficili da equilibrare perfettamente e presentano dei li-

miti di funzionamento nel caso di chiusura parziale per intervento delle valvole di regolazione. La portata suicircuiti aperti non rimane al valore nominale.

OMAR 41nuovo

I dispositivi Autoflow

FunzioneIl dispositivo AUTOFLOW deve garantire una portata costante al variare della sua pressione diffe-

renziale tra monte e valle.Occorre quindi fare riferimento al diagramma ∆p - portate e ad uno schema di base che ne evidenzino le

modalità di funzionamento e l’andamento delle variabili in gioco.

Principio di funzionamentoL’elemento regolatore di questi dispositivi è composto da un pistone e da un cilindro che presenta, quali se-

zioni di passaggio del fluido, delle aperture laterali, parte a geometria fissa e parte variabile. Queste aperturesono controllate dal movimento del pistone, sul quale agisce la spinta del fluido. Il contrasto a tale movimentoè effettuato mediante una molla a spirale appositamente calibrata.

Gli Autoflow sono regolatori automatici ad elevate prestazioni. Possono regolare le portate scelte con tolle-ranze molto contenute (circa il 10%) e consentono un campo di lavoro particolarmente ampio.

n. 19 • Aprile 2007 • Anno X

Sotto il campo di lavoroIn questo caso, il pistone di regolazione resta in equilibrio senza comprimere la molla e offre al fluido lamassima sezione libera di passaggio.In pratica il pistone agisce come un regolatore fisso e, quindi, la portata che attraversa l’AUTOFLOW di-

pende solo dalla pressione differenziale.

Entro il campo di lavoroSe la pressione differenziale è compresa nel campo di lavoro, il pistone comprime la molla ed offre alfluido una sezione di libero passaggio tale da consentire il regolare flusso della portata nominale per cui

l’AUTOFLOW è abilitato.

Oltre il campo di lavoroIn questo campo di lavoro, il pistone comprime completamente la molla e lascia solo l’apertura a geometria

fissa come via di passaggio per il fluido.Come nel primo caso il pistone agisce da regolatore fisso. La portata che attraversa l’AUTOFLOW dipende,

quindi, solo dalla pressione differenziale.

0,15 bar/15 kPa PRESSIONE 2,0 bar/200 kPaDIFFERENZIALE

Kv0,01 = 0,258 · G0 Range ∆p 15÷200 kPa dove G0 = portata nominale

0,15 bar/15 kPa PRESSIONE 2,0 bar/200 kPaDIFFERENZIALE

0,15 bar/15 kPa PRESSIONE 2,0 bar/200 kPaDIFFERENZIALE

Kv0,01 = 0,070 · G0 Range ∆p 15÷200 kPa dove G0 = portata nominale

PORTATA G0

PORTATAG0

PORTATAG0

Campo di lavoro

∆p in

izio

∆p fi

ne

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Circuito bilanciato con AutoflowI dispositivi Autoflow sono in grado di bilanciare automaticamente il circuito idraulico, assicurando ad ogni

terminale la portata di progetto.Anche nel caso di chiusura parziale del circuito per intervento delle valvole di regolazione, le portate sui cir-

cuiti aperti restano costanti al valore nominale. L’impianto garantisce sempre il miglior comfort ed il maggiorrisparmio energetico.

n. 19 • Aprile 2007 • Anno X

Per servire in linea più corpi scaldanti: radiatori,convettori, ventilconvettori, aerotermi, strisce,ecc.

Per garantire le portate di progetto (sia a valvolaaperta, sia a valvola chiusa) alle zone di un im-pianto.

Per bilanciare i circuiti per distribuzione idrosani-taria.

Per regolare la portata che fluisce in ogni colonnao in ogni derivazione secondaria di un impianto.

Applicazioni degli Autoflow (�)

Installazione AutoflowNegli impianti di climatizzazione i dispositivi Autoflow devono essere installati preferibilmente sulla tubazio-

ne di ritorno del circuito. Di seguito sono riportati degli esempi di installazione tipici.

n. 19 • Aprile 2007 • Anno X

OMAR 43nuovo

Per limitare la portata d’acqua calda erogabile neisistemi a produzione istantanea o con limitate ca-pacità.

Per realizzare by-pass di equilibratura delle por-tate negli scambiatori di calore.

Per controllare la quantità d’acqua erogata e bi-lanciare i vari circuiti negli impianti d’irrigazione.

Per avere maggiori dettagli si consiglia diconsultare le Schede Applicazione n. 04301,04302 e 04303 e la Dispensa Tecnica “Il bilan-ciamento dinamico dei circuiti idronici”.

Per bilanciare i circuiti che servono le unità ditrattamento dell’aria.

Per servire in colonna più corpi scaldanti: radia-tori, convettori, ventilconvettori; aerotermi, stri-sce, ecc.

Per consentire portate costanti (in ogni posizionedella valvola) nei circuiti con regolazione climati-ca tradizionale.

� Fondazione Tera

Note sull’ascolto analiticodi un paziente grave

L’inconscio comunque lavora

Questo capitolo esplora i fondamenti del lavorarein senso analitico con i pazienti colpiti da una pato-logia minacciante la loro stessa sopravvivenza.

Come appunto introduttivo, è importante sottoli-neare che l’esperienza clinica di coloro che hannolavorato con pazienti che si sentono vicino alla finedella loro vita, insegna che profonde trasformazionidel sé sono possibili e anche frequenti senza la ne-cessità di lunghe analisi, come emerge dall’espe-rienza clinica di molti autori tra i quali de Hennezell,Filiberti e Viderman (8, 10, 25). Il dover far fronte al-la percezione che la vita sta per concludersi, favori-sce, come de Hennezell insegna, processi dissocia-tivi, che se da un lato permettono alla persona mo-rente di pensare a sé come non malata, di averetempo davanti a sé che l’attende e quindi, peresempio, di fare piani futuri, dall’altro inesorabil-mente la spingono a prendere coscienza della ine-luttabilità dell’evento ultimo del proprio ciclo di vita.Fondamentale nel lavoro clinico con questi pazien-ti è il non lasciarli soli in quel cammino che devonoinevitabilmente compiere verso la meta agognata,che non potendo essere la guarigione, è il saperesignificare l’esperienza vissuta.

È stata soprattutto la psicologia analitica, a mioparere, a cogliere la vitalità della vita psichica dellapersona morente. Come Jung (14) aveva sottoli-neato in Anima e Morte del ’34, la persona umanacontinua ad interrogarsi in modo spontaneo sul sen-so e sulla fine della vita. La psiche, accogliendo il di-scorso junghiano, nella imminenza della morte sem-bra offrire attraverso il mondo rappresentazionale,in particolare quello onirico, la possibilità di interagi-re con questo evento limite, in termini concreti comeavvicinarsi ed accogliere la morte. Maria Wuel (27),una terapeuta junghiana, offre un esempio, di qualepolisemia vi sia nei sogni e nelle fantasie di unadonna morente e di quanta ricchezza questi sognidonino alla relazione terapeutica, quando entrambi,

terapeuta e paziente, attingono alla ricchezza gene-rata dall’inconscio. von Frantz (26), anche essa au-trice junghiana, raccogliendo l’attività onirica di per-sone vicine alla morte, rivelava l’esistenza di una at-tività simbolica tipica di processi di trasformazione.Von Frantz sostiene, che sebbene la morte sia vici-na il processo di individuazione continua, questo aldi là del linguaggio junghiano, significa sostenere l’i-potesi della presenza nella persona morente di unaintensa esigenza trasformativa che si concretizza inun desiderio di abbandonare antichi autoinganni eantiche illusioni per trovare soluzioni adattive e si-gnificati alla realtà che stanno vivendo. Mi pare im-portante ricordare che una analoga spinta verso unprocesso trasformativo è stata osservata nelle per-sone anziane. Zoja (29), usando una metafora sug-gestiva, parla di tematiche riassuntive per descrive-re questa urgenza integrativa nell’anziano.

Intersoggettività

In questo lavoro incontri una persona che rac-conta la sua vita, che si confronta con l’inevitabiledomanda del “perché a me”, del senso che hanno lavita e la morte, incontri una persona che cerca nellosguardo dell’altro una risposta che sa che non potràtrovare che dentro di sé, ma che non può e nonvuole essere solo in questa ricerca. Il lavorare conpersone che sentono loro sfuggire la vita rendequanto mai reale, almeno per me, l’insegnamentodi Stern (24), che nel proporre l’intersoggettività co-me sistema motivazionale di base, afferma che nel-la ricerca di un aiuto psicoterapico il paziente è spin-to dal desiderio di essere riconosciuto ed accettatoper quello che sente di essere e di raggiungere uncontatto intersoggettivo con un altro essere umano.Maria de Hennezell (8), a mio parere, meglio di tuttinoi, sa raccontare la sua esperienza umana e clini-ca di incontro con persone morenti e di come moltidei pazienti ricoverati nella unità di cure palliative,nella quale de Hennezell opera come psicologa, diispirazione junghiana, ritrovano la forza per affron-tare con dignità, senso e accettazione le ultime fasidel loro ciclo di vita. Anche Kubler Ross (17), che èconsiderata una, se non la più importante studiosadei movimenti psichici del morente, osservava inquasi tutti i suoi pazienti, a riprova della realtà diquanto scritto fin qui, la presenza di questo sponta-neo lavoro psichico che avviene nel mondo internodella persona umana ammalata, lavoro finalizzato asignificare l’evento ultimo della vita. A riprova dellaforza di questa istanza intersoggettiva, Kubler Ross

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� Antonio Filiberti *

n. 19 • Aprile 2007 • Anno X

(*) Dr. Antonio Filiberti, Direttore Servizio di Psicologia, ASL14 VCO Omegna, Referente Psico-Oncologia del Polo oncologi-co Piemonte Orientale, Psicoanalista, membro Isipsé, Milano.Fondazione TERA.

OMAR 45nuovo

scriveva che, a suo giudizio, solo il 2% dei pazientiche aveva accompagnato alla morte non volevanocondividere con nessuno i pensieri, le emozioni cheprovavano nella imminenza della loro morte.

Il morente cerca l’altro. La relazione con l’altro di-venta la via per cercare di regolare l’angoscia dellamorte, condizione psichica necessaria perché siraggiunga quella posizione di accettazione e signifi-cazione dell’evento ultimo della vita che KublerRoss descrive a partire dalla sua esperienza clinica.

Dunque partecipazione, relazione, intersoggetti-vità sono parole chiavi che definiscono il lavoro conquesti pazienti. Altra parola chiave è narrazione.L’antropologia medica (15) ha messo in evidenzal’importanza del ricorso alla narrazione, anche per-ché attraverso questo raccontare il paziente cercaquel senso che gli permetterà di sentire una sorta diimmortalità simbolica (19). Quando le persone siammalano rivelano una tendenza a raccontare sto-rie sulla loro malattia e sulla loro vita. Questa perso-nale narrazione non riflette oggettivamente l’espe-rienza di malattia, ma si rivela efficace nel dare sen-so ai sintomi della sofferenza provata e ad integrarel’esperienza vissuta, per quanto dolorosa possa es-sere nella propria biografia. Elemento fondamentaledi questo lavoro, è il riconoscere che la costruzionedi questa storia inevitabilmente richiede la presenzadell’altro, altro che sia motivato e capace di stabilireuna relazione empatica con la persona che devecompiere un simile cammino. Questo rende, comeha ben spiegato Stern (24) la costruzione inevitabil-mente una co-costruzione, una costruzione di sen-so che deve essere fatta in due, cioè da terapeuta epaziente.

La progressione di malattia inevitabilmente espo-ne la persona alla angoscia della morte, angosciasulla cui potenzialità devastante per la mente uma-na si era già espresso Freud nel 1911 (12), come ciricorda Zapparoli (28). Anche se occorre dire cheFreud non sviluppò mai quella linea di pensiero chevede nell’angoscia di morire un fattore potenzial-mente devastante la vita mentale della personaumana. Nel 1911 aveva osservato che il senso dipersecuzione può fornire a certi pazienti quella cau-salità di cui hanno bisogno per non avvertire l’ango-scia legata al senso di accidentalità della vita. Perinciso, anche Searles (23) considera la convinzionedi immortalità una costante delle produzioni psicoti-che. Ma Freud, giungendo a definire la morte comeuna pulsione distruttiva, ne impoveriva la valenzasimbolica, togliendole quella potenzialità generativache, come scritto, la psicologia analitica le ricono-sce. L’impossibilità per Freud di cogliere la vitalitàdel mondo simbolico intorno alla morte e alla attivitàcreativa da essa generata, giungeva anche dal ve-dere nell’inconscio un luogo di paure ed angosce ri-mosse e non anche un luogo che contiene risorse epotenzialità per trovare soluzioni creative anche perle condizioni più avverse della vita.

Esposti al terrore catastrofico della angoscia del-la morte, terrore annientante le capacità di pensiero,la persona morente cerca un dialogo con il misterodel dolore e della morte. Il dolore e la disperazioneinnescati dal prendere coscienza della caducità del-la vita attivano un’ansia epistemofilica che ci spingealla esplorazione di domini di natura spirituale. Ci

poniamo così delle domande che per quanto sianol’esito di un volgersi introspettivo, necessitano di es-sere riconosciute all’interno di una relazione conuna presenza significativa. Mitterand rivelava diaver sentito il bisogno di un incontro significativo(nel suo caso l’altro fu un noto filosofo cattolico) chelo accompagnasse in una esplorazione, che per luiera divenuta urgenza primaria, intorno a tematicheinerenti la vita, la morte, il religioso. Al tramonto del-la sua esistenza, Mitterand scriveva che la morte gliappariva come una possibilità per divenire ciò cheera destinato a diventare; la morte veniva descrittada un morente come possibile compimento di sé.

Questa testimonianza ha anche un elevato valo-re clinico, in quanto indicante come l’altro debba es-sere presenza decisiva affinché una persona possacontinuare quel cammino che lo aiuterà a dare unsenso alla esperienza vissuta, qualunque essa sia.Voglio solo accennare che gli attuali sviluppi dell’In-fant Research (4) individuano nel sentirsi ricono-sciuti, accettati ed accolti dall’altro uno dei bisogniprimari dell’uomo e che una realizzazione autenticadi sé non può che attuarsi nella alterità. Mi sembrarilevante ricordare che questa impostazione psico-logica che definisce la mente come relazionale tro-va, e nel contempo dà, un fondamento a quelle ri-flessioni antropologiche che vedono nella personaumana un essere strutturalmente relazionale, che èontologicamente un comunicatore, soggetto di co-munione, in altri termini una persona esiste comerealtà che si riferisce ad altra persona (19). A tal ri-guardo anche Martin Buber (7) aveva ipotizzato l’e-sistenza di un istinto alla comunione, ovvero il biso-gno di entrare in una relazione di mutualità.

In termini psicoterapici ne deriva che fondamen-tale è l’adozione di un dispositivo relazionale nonfondato in termini epistemologici sulla sola interpre-tazione, ma che privilegi come fattore terapeutico,aiutante, la relazione, l’esserci. Mi riferisco a quelmodo di vedere la relazione clinica che vede nellareciproca, di paziente e terapeuta, capacità di crea-re un campo intersoggettivo il fattore che favorisceun avanzamento terapeutico. In questo senso, vo-glio ricordare che anche nelle analisi di soggetti ne-vrotici, il fattore terapeutico non viene più visto nellesole interpretazioni che svelano irrisolti ed inconsciconflitti infantili, ma come ha dimostrato il lavoro delBoston Change Process Study Group (6), l’avanza-mento terapeutico è legato anche se non soprattut-to a variazioni nella sfera implicita della relazioneclinica.

Regressione o ricerca di senso?

Una malattia mortale, quando evoca fantasie an-gosciose di fine della vita, sentimenti di impotenza edi estrema fragilità, spinge inevitabilmente il pazien-te a cercare nuovi modi di organizzare l’esperienza.

Druss (9), uno psicoanalista americano, emble-maticamente riferisce di una paziente narcisista af-fetta da linfoma, che a partire dalla esperienza cata-strofica della malattia chiede aiuto (psicoterapicopsicoanalitico) per non sentirsi sola nella ricerca diuna nuova relazione con sé e con gli altri. Le feritecorporee dovute alla malattia e alle terapie e quelle

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psichiche (il senso di impotenza) conseguenza del-l’improvvisa scoperta della fragilità dell’esistere,avevano minato in modo definitivo l’edificio narcisi-stico della sua personalità e reso inefficaci le anti-che certezze dell’Io e gli antichi valori a dare sensoe guida alla sua attuale vita. Questa paziente, tro-vandosi nell’impossibilità di vivere e pensare comeaveva sempre vissuto e pensato, colmava questaperdita trovando all’interno di una relazione con l’al-tro (in questo caso uno psicoterapeuta) altri modi dipensiero e altri valori non più orientati a superficiali-smi estetici ma capaci di lastricare vie significantil’esperienza vissuta. Per questa donna era divenutorilevante più che guardare nell’armadio alla affan-nosa ricerca di quale vestito indossare, volgere losguardo verso l’armadio interno (la mente, l’anima)per vedere se questo era fornito di vestiti (valori)che permettessero di mantenere viva non la capa-cità di apparire e sedurre ma quella di pensare e si-gnificare ciò che stava esperendo.

Questa breve vignetta clinica rivela di come siadevastante l’irruzione di una patologia oncologicanella vita dei pazienti sia per le limitazioni reali che iltumore con i relativi trattamenti impone agli abitualiruoli (una mia paziente consulente finanziaria miparla di quanto sia per lei psicologicamente difficilesvolgere il suo lavoro che richiede tempo futuro), siaper le fantasie angosciose evocate dalla presenzadella malattia.

In questa situazione possono comparire bisognicome quello di protezione, di dipendenza che seb-bene, anche in ambito psico-oncologico siano statigiudicati come regressivi, in sintonia con una teoriapsicoanalitica classica (25), in realtà, a mio parere,non solo non sono segno di regressione, ma indica-no, se siamo capaci di ascoltarli, la via che il pa-ziente ci chiede di percorrere assieme a lui. Unamodalità clinica e relazionale che rispetta a fondo ibisogni del paziente è quella di offrirgli la possibilitàdi sperimentare intensi legami emotivi, mi riferiscoal concetto di oggetto-sé di Kohut, (16) di attacca-mento che diano la speranza che sia possibile daresenso a ciò che sperimentiamo.

Questo lavoro, che trova nella psicologia del sé enei teorici dell’attaccamento i suoi riferimenti, si fon-da sull’idea che gli esseri umani hanno una tenden-za a formare legami emotivi per tutta la vita dalbambino piccolissimo fino alla morte. Il non consi-derare all’interno del lavoro clinico questa naturaletendenza dell’uomo è considerato un errore, oltreche da me, dai teorici della psicoanalisi relazionale.Per quanto riguarda i bisogni del paziente, mi pareimportante ricordare Mitchell, (22) quando affermache nella teoria psicoanalitica recente, con il pas-saggio dalla teoria pulsionale a quella relazionale,l’accento si è spostato dalla introspezione e dalla ri-nuncia ai desideri infantili allo sviluppo dell’autenti-cità e del significato (2).

Sull’accettazione del limite

Vi sono analisi che non possono finire, dove ri-mane sempre qualcosa in sospeso. Sospeso dalpaziente, perché è troppo faticosa per lui la via checonduce all’obbiettivo sperato, che non è il semplice

miglioramento sintomatologico ma una radicale mo-dificazione della sua organizzazione di personalitàche gli permetta di dare senso a ciò che sta affron-tando, anche quando si tratta dell’ultima fase delsuo ciclo di vita. Sospeso per il terapeuta, perché infondo si ha sempre un senso di non realizzato, di untermine della psicoterapia che avviene in modo nonconcordato, di una fine non condivisa ma impostada eventi violenti esterni. C’è così un senso di unpercorso che non è stato pienamente concluso eche non ha condotto alla destinazione agognata,che è quello stato di accettazione non angosciosadella morte imminente della quale parla la KublerRoss.

Più frequente è nella mia esperienza incontrarela disperante rabbia o la disperazione depressiva,che si evidenzia in quella co-morbidità psicopatolo-gica ampiamente documentata nella letteratura delmorente (10, 11). Rabbia della quale ci da testimo-nianza anche Agostino (1) nel libro quarto delleConfessioni, per il lutto provato per la perdita di uncaro amico.

Un altro elemento che lastrica di difficoltà il per-corso analitico con pazienti colpiti da grave malattiasomatica, è la presenza della fatica fisica e mentale.Fatica fisica per la progressione di malattia, ma an-che e soprattutto mentale e spirituale per dover af-frontare il mistero del morire. Il confronto con lamorte può far riaprire vecchie ferite psichiche e met-tere in discussione i compromessi con i quali orga-nizzavi la vita affettiva e relazionale i quali finisconoper rivelare la loro attuale debolezza e l’inefficacia.

Un mio paziente, quando mi incontra per la primavolta mi parla del padre che poco prima di morire, glidice che quel giorno che sta vivendo è il più bellodella sua vita grazie al dono fattogli dal figlio (il miopaziente): l’aver terminato gli studi universitari. Que-sta scena è stata da noi usata come modello per da-re inizio ad esplorazioni ed approfondimenti dellaesperienza della vita attuale di B e della sua motiva-zione ad un lavoro psicoterapico (18). Questo rac-conto così tragicamente umano è stato da noi usatoper organizzare il materiale che emergeva dai nostriincontri. Percepito da entrambi i membri della diadeterapeutica come un dono reciproco, perché B rico-nosceva che il padre gli testimoniava che si potevaaffrontare la sofferenza con serenità, dopo un iniziodi lavoro positivo e pur riconoscendo di avere stabi-lito una buona alleanza con il terapeuta, B dopo unanno di analisi, manifestava una forma di reazioneterapeutica negativa iniziando a saltare qualche se-duta, adducendo come motivazione la fatica fisicadovuta alle terapie che stava affrontando. B, oltre asaltare le sedute, si ritirava sempre di più dalle rela-zioni sociali, trascorrendo sempre più tempo isolatoin casa. La fatica fisica era certamente presente siaper la progressione di malattia, tumore polmonare,che per le terapie somministrate, ma un elementoche teneva lontano B dalla terapia era anche il do-versi confrontare con l’angoscia della morte. B lotta-va con sé stesso per non essere consapevole dellamalattia che l’aveva colpito e questo terrore, a mioparere, lo teneva lontano dall’analisi. Le sedute cheprecedevano l’assenza, B le riempiva raccontando-mi le sue terapie farmacologiche.

Seguendo la lezione freudiana (13), spesso si

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descrive la persona ammalata come narcisistica-mente volta verso sé stessa, ma viene lecito dubita-re se il disinvestimento relazionale operato sia lamanifestazione di una delusa intenzionalità comu-nicativa, una risposta ad una mancata offerta rela-zionale (3) o l’esito di un fisiologico processo intro-spettivo. Interpretare la chiusura narcisistica di unmalato grave (in senso somatico) come una posi-zione adattiva alla realtà che sta vivendo, potrebbeanche essere la conseguenza di un non considera-re in modo attento sia la dinamica relazionale in at-to che le sue rappresentazioni simbolico affettive.Se non raccogliamo i suoi accenni alla spiritualità, ilpaziente potrebbe reattivamente rinchiudersi su disé in una solitudine che è stata descritta anche damalati che nella apparenza della realtà psicosocialeerano circondati da persone impegnate ad assis-terli.

Ripensando a B non posso che cogliere una miadebolezza nell’aver voluto rispettare la sua paura enel non aver voluto aggredire il suo edificio difensi-vo. Credo che B abbia sentito la mia paura, la miainsicurezza e che forse abbia lasciato la terapia per-ché in fondo si domandava che farsene di una ana-lista che era troppo spaventato per poterlo accom-pagnare ad affrontare i tragici misteri che la fine del-la vita inevitabilmente pone all’uomo da sempre (5).

Un caso per concludere

I nostri pazienti ci insegnano quanto l’uomo inogni fase del suo ciclo di vita sia orientato a ricerca-re l’altro. Il bisogno dell’altro è una eredità filogene-tica, eredità che ci ha dotato di sistemi motivaziona-li che ci stimolano ad instaurare relazioni di attacca-mento e affiliazione (4, 24). Questo lavoro sostieneche il bisogno dell’altro diventa ancor più drammati-camente vero ed intenso nell’ultima fase della no-stra esistenza. L’altro, figura decisiva in ogni fasedel ciclo di vita, diventa preziosa e decisiva presen-za quando siamo chiamati ad affrontare l’immanecompito di dare un senso all’esistenza nel momentoin cui la sentiamo minacciata.

Questa posizione contemporaneamente antropo-logica e psicologica inevitabilmente dà forma all’a-scolto dei nostri pazienti. Una situazione clinicaesemplifica come si possa lavorare più nella dire-zione della costruzione di una relazione che nelladecodificazione di un messaggio inconscio. Questoè un modo di condurre una psicoterapia che poneattenzione non solo sui desideri consci e inconsci(enfasi sul conflitto, sul compromesso nella forma-zione dei sintomi) ma anche e soprattutto sui biso-gni, inseguendo quella idea teorica e clinica svilup-pata dalla psicologia del Sé che vede nella costru-zione di un ambiente terapeutico capace di sintoniz-zarsi ed empatizzare con i più profondi bisogni delpaziente la fonte del mantenimento di un senso for-te, armonico e coeso di Sé. È un modo di lavorareche dà importanza primaria all’empatia, intesa co-me esperienza responsiva nella quale si prova a farsentire il paziente compreso dal suo punto di vista.

“Cosa vuole dire vivere? Che significato hanno lavita, il dolore?” Sono domande che segnano l’iniziodi una seduta successiva a quella nella quale una

mia giovane paziente D aveva manifestato dubbi secontinuare la psicoterapia. D ha trent’anni, è stataun anno fa operata di ca. polmonare e da allora, co-me conseguenza di questo tumore, è stata colpitada una patologia rara e grave quale è la sindrome diCushing. D è madre di un bambino di due anni. Do-po questa domanda mi guarda in attesa di una ri-sposta, non so se nella certezza o nella speranzache non verrà; in questo caso sentendosi impegna-ta in una relazione con un terapeuta che non lacomprende potrà attuare i suoi desideri, abbando-narci con la nostra terapia, cosa che aveva fatto conprecedenti terapeuti. Mi chiedo come ascoltare que-ste parole, come accoglierle e pensarle dentro la re-lazione terapeutica, dentro questa giovane pazien-te, dentro me stesso. I miei pensieri oscillano dalpensarle come una richiesta di aiuto, come una co-municazione di un compito impossibile che per que-sta giovane donna è capire che senso dare alla vitae che posto dare nella sua biografia alle esperienzedi dolore vissute, come un segno di idealizzazionetransferale perché mi pensa capace di darle una si-mile risposta, come un attacco alla alleanza tera-peutica mascherato dalla impossibilità del compitorichiestomi, come un segnale che non si sente com-presa da me. Cercando di capire come poter aprireun canale di empatia con questa sofferenza che fa-vorisca l’instaurarsi di una comunicazione che aprail campo alla esplorazione dei pensieri e degli affettilegati agli aspetti più sofferenti del Sé, decido di ac-cogliere questa domanda, quasi gettata nell’ambu-latorio dove ci incontriamo, spostando il mio inter-vento su un piano relazionale. Così le dico: “Forse,in questo momento è importante prima di cercareuna risposta, cercare di rimanere assieme, di conti-nuare a camminare assieme, credo che sia difficile,impossibile cercare una risposta da soli”. Il giornodopo mi porta una lettera con preghiera che la leggae mi dice “sto bene, sono solo passata nella spe-ranza che ci fosse, ci vediamo la prossima settima-na, spero che legga questa lettera, adesso non vo-glio parlare di nulla, così spero che questo momen-to di serenità continui, parlando ho paura di rovinar-lo…”. La lettera inizia così: “quando le persone san-no che sono stata ammalata di tumore scappano,come se fossi stata infetta o lo sia ancora…”.

Tra le cose che avrei potuto dire, ciò che mi ha in-dirizzato a dire quanto detto, è il riconoscere che pri-ma di ogni altra cosa una persona che soffre è ten-tata di isolarsi in una disperante solitudine e che perquesto ha bisogno di sentirsi accettata, ascoltatacon i suoi dubbi, le sue paure, le sue incertezze.Perché prima di cercare delle risposte, delle inter-pretazioni volte a stanare inconsce fantasie relativea irrisolti conflitti infantili, occorre creare una relazio-ne con l’altro che soffre e forse questa è già la rispo-sta che cerca colui che sta affrontando l’enigma delvivere e del morire. Massaglia (21) scrive, che da-vanti al dolore del bambino gravemente ammalatoche dice di aver paura di morire, di non aver trovatorisposta più adeguata del dichiarare la sua stessapaura di morire. Di rimando il bambino le dona primauno sguardo di sorpresa, poi di un contatto che deli-nea la costruzione di uno spazio comune di pena ri-spetto alla umana precarietà e di sollievo rispetto al-la possibilità di una comprensione reciproca.

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Bibliografia

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(23) SEARLES H., Scritti sulla schizofrenia, Borin-ghieri, Torino, 1974.

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(29) ZOJA L., La pietra e la banana, in AAVV (acura), Incontri con la morte, Cortina, Milano,1984.

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Fondazione Tera �

«Nuvole Azzurre»un libro a cura della Fondazione Tera

È fresco di stampa il libro «Nuvole Azzurre», acura di Antonello Capone (Gazzetta dello Sport) eClaudio Pasquino. L’operazione fa parte dell’iniziati-va “Adotta un ricercatore” promossa dalla Fonda-zione TERA al fine di raccogliere i fondi necessariper finanziare la ricerca scientifica. Le attività dellaFondazione TERA sono centrate sulle applicazionidella fisica delle radiazioni sia alla diagnostica chealla terapia dei tumori. Partendo dalla ricerca scien-tifica più avanzata – come quella fatta al CERN, concui TERA collabora fin dalla sua creazione – si trat-ta di costruire strumenti e sviluppare procedure chemigliorino la durata e la qualità di vita dei malati, maidimenticando la dimensione etica degli interventiche toccano intimamente l’uomo.

«Nuvole Azzurre» tratta i successi della Naziona-le di Calcio degli anni ’30 del secolo scorso, attraver-so un’analisi del linguaggio scritto e visivo dei giornalidell’epoca. Un percorso accattivante lungo il qualeAntonello Capone accompagna il lettore mettendo inrilievo particolari storici e stilistici. Il libro è arricchitodai commenti del prof. Ugo Amaldi, fisico di fama in-ternazionale e presidente di TERA, di Daniele Cerra-to, direttore di RAI TRE Leonardo, Andrea Olivero ed

Alfredo Cucciniello delle ACLI, Miserendino giornali-sta sportivo del Corriere Medico e Gaudenzio Vano-lo, segretario generale di TERA ed ideatore dell’ini-ziativa. Quale relazione tra questa attività di “FisicaMedica” e le «Nuvole Azzurre» degli anni trenta?Evidentemente la sfida ai propri limiti intellettuali e fi-sici, il rispetto di codici di condotta rigorosi, la neces-sità del lavoro di squadra, la capacità di confrontarsia livello internazionale, l’impegno a non risparmiarefatica e tempo, le motivazioni non commerciali.

Per merito dei ragazzi di via Panisperna negli an-ni delle «Nuvole Azzurre» si svolgeva a Roma unadelle avventure intellettuali più significative di tuttala storia scientifica italiana. I tre anni che in questolibro cadenzano le leggendarie imprese del calcioitaliano possono servire di traccia al ricordo di ciòche allora avvenne in campo scientifico.

Il volume si avvale di 176 pagine nel formato17x24, stampate a colori su carta patinata da 115grammi e confezionate in cartonato. Il volume con-tiene oltre 80 foto d’epoca e verrà distribuito attra-verso le ACLI e la catena degli sponsor. A fronte diuna donazione di 15 euro potrà essere richiesto aquesto numero telefonico: 0321 32000.

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Come contribuire alla ricerca scientifica della Fondazione TERA

– Banca Popolare di Novara, via Negroni 11 Novara - Cin: D ABI 05608 CAB 10100 c/c 000000010213

– Postale 16088288

– Intesa San Paolo, largo Cavour 1 Novara - Cin: ABI 01025 CAB 10100 c/c 100000102400

– Banca Carige, Filiale di Novara - Cin: Q ABI 06175 CAB 10100 c/c 000000638480

Tutti intestati a: Fonazione per Adroterapia Oncologica TERA, via Puccini 11 – 28100 Novara.

� Fondazione CRT

Progetto Diderot 2006/2007Presentato all’ITI Omar il 29 settembre 2006

Introduzione al progetto DIDEROT 2006 / 2007

La Fondazione CRT ha realizzato il progetto “Di-derot” per offrire agli studenti di tutte le scuole delPiemonte e della Valle d’Aosta l’opportunità di co-noscere ed avvicinarsi al mondo della musica clas-sica, dell’arte, della cultura, delle scienze e dell’at-tualità.

Il progetto si articola in lezioni e corsi, destinatiagli studenti delle scuole primarie e secondarie,grazie ai quali i ragazzi potranno appassionarsi alcanto corale o avvicinarsi alla musica classica e alballetto; apprendere le basi dell’arte contempora-nea; studiare una parte della storia e dell’architettu-ra del nostro territorio; sperimentare proprietà e fe-nomeni scientifici.

� MUSICA

“Coro anch’io”Studenti del Piemonte e della Valle d’Aosta can-

teranno (VA PENSIERO - G. Verdi, INNO ALLAGIOIA - L. V. Beethoven, IMAGINE - J. Lennon, ISOGNI SON DESIDERI - da Disney, VOLARE - D.Modugno, INNO D’ITALIA - G. Mameli, KUMBAYA -Spiritual) in un grande coro con l’orchestra sinfonicadel Master dei Talenti Musicali.

Procedimento di insegnamento a cascata: con-sulente musicale – insegnanti – studenti.

“Bando alla musica!”Viaggi premio o potenziamento attività didattiche

per le classi che elaboreranno:• tesine multidisciplinari o elaborati creativi quali

ad esempio videoclip, film e disegni incentrati an-che sulle figure di celebri musicisti da tutto il mondoo melodie famose (SCUOLE SECONDARIE DI 2°GRADO)

• elaborati scritti o creativi quali ad esempio dise-gni, cartelloni illustrati ispirati all’ascolto di un famo-so brano di musica classica (SCUOLE SECONDA-RIE DI 1° GRADO)

“Per chi suona… il campanello”Studenti del Piemonte e della Valle d’Aosta par-

teciperanno alla rappresentazione dell’opera buffa“Il Campanello dello Speziale” di Gaetano Donizetti.La peculiarità di questo allestimento consiste nel-l’essere interamente curato dagli studenti del LiceoTeatro Nuovo artistico, coreutico, arte e spettacolodi Torino, che si occuperanno di preparare: scene,costumi, cori e balletti.

Per quanto riguarda la parte musicale, saranno

protagonisti i giovani musicisti appartenenti all’Or-chestra Master dei Talenti Musicali della Fondazio-ne CRT. (PER TUTTE LE SCUOLE)

� ARTE E STORIA

“Bando all’arte!”Viaggi premio o potenziamento attività didattiche

per le classiche elaboreranno:• tesine multidisciplinari incentrate anche sulle fi-

gure di celebri artisti da tutto il mondo (SCUOLESECONDARIE DI 2° GRADO)

• ricerche illustrate inerenti un elemento del quar-tiere, paese o territorio nel quale è localizzata lascuola che possa essere classificabile come “Beneculturale” (SCUOLE SECONDARIE DI 1° GRADO)

“Spazio all’arte!”Studenti del Piemonte e della Valle d’Aosta:• visiteranno il Museo d’Arte Contemporanea

“Fondazione Sandretto Re Rebaudengo”• trasformeranno i loro spazi scolastici in spazi

espositivi• realizzeranno una mostra fotografica(PER LE SCUOLE PRIMARIE)

“Valle d’Aosta e Ducato di Savoia tra storia ed architettura”

Studenti del Piemonte e della Valle d’Aosta rea-lizzeranno un percorso nel 1400 valdostano e delDucato di Savoia, collegandosi alle tematiche stori-che affrontate nella mostra Corti e Città organizzataa Torino nel 2006.

• Percorso didattico sul territorio• Laboratori in classe relativi ai luoghi ed ai per-

sonaggi del 1400. (PER TUTTE LE SCUOLE)

� SCIENZE

“In giro con le scienze”Studenti del Piemonte e della Valle d’Aosta par-

teciperanno ad una mostra interattiva itinerante chespiega proprietà e fenomeni scientifici mediante fa-cili esperimenti. (PER TUTTE LE SCUOLE)

� ATTUALITÀ

“Campioni insieme”Studenti del Piemonte e della Valle d’Aosta par-

teciperanno ad un ciclo di 9 incontri (uno per provin-cia) con campioni olimpici e paraolimpici di Torino2006 che racconteranno l’esperienza personale e illoro impegno sociale. (PER LE SCUOLE SECON-DARIE)

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FONDAZIONE CRT

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Lo “scatolo” per le classi delle scuole primarie

Ad ogni classe che si iscriverà ad almeno una li-nea progettuale di DIDEROT verrà dato uno “ sca-tolo” contenente:

• Coro Anch’io: libretto dei canti per gli studenti,guida e cd per gli insegnanti

• Per chi suona… Il Campanello: libretto con in-troduzione all’opera, cenni sull’autore, trama e li-bretto de “Il Campanello”

• Spazio all’Arte: libretto con cd e kit didattico• In giro con le scienze: poster e DVD astrono-

mico• Valle d’Aosta e Ducato di Savoia tra storia

ed architettura: castello in miniatura

Lo “scatolo” per le classi delle scuole secondarie

Ad ogni classe che si iscriverà ad almeno una li-nea progettuale di DIDEROT verrà dato uno “ sca-tolo ” contenente:

• Bando alla Musica!: cd interattivo• Coro anch’io!: libretto dei canti per gli studen-

ti, guida e cd per gli insegnanti• Per chi suona… Il Campanello: introduzione

all’opera, cenni sull’autore, trama e libretto de “IlCampanello”

• Bando all’Arte!: cd interattivo• In giro con le scienze: penna con bussola e

DVD astronomico• Campioni Insieme: gadget e video• Valle d’Aosta e Ducato di Savoia tra storia

ed architettura: carta da lettere con miniature

Lo “scatolo” per gli insegnantiIn ogni scatolo saranno inseriti i seguenti gadget

per gli insegnanti che parteciperanno alle attività Di-derot

• Portachiavi “Diderot”• Occhiali da sole “Diderot”Infine, sia per insegnanti che per studenti, ogni

scatolo conterrà i block notes “Diderot”.

Calendario attività

Progetto: “Bando all’Arte!” - SECONDARIETempistica: 15.12.2006.Scadenza bando 28.2.2007Informazioni: www.fondazionecrt.it

Progetto: “Bando alla Musica!” - SECONDARIETempistica: 28.2.2007. Scadenza bando 28.2.2007Informazioni: www.fondazionecrt.it

Progetto: “Coro anch’io!” - TUTTITempistica: Ottobre 2006 - Giugno 2007Informazioni: Mo. Giorgio [email protected] - oppure 348 0168900

Progetto: “Spazio all’Arte” - PRIMARIETempistica: Novembre 2006 – Maggio 2007Informazioni: Dott.a Francesca [email protected] - oppure 011 3797631

Progetto: “VdA e Ducato di Savoia” - TUTTITempistica Novembre 2006 - Maggio 2007Informazioni: Dott.a Cinzia [email protected] - oppure 328 0280839oppure www.associazionelegrange.it

Progetto: “In giro con le scienze” - TUTTITempistica: 30 Gennaio - 31 Marzo 2007Informazioni: Dr. Paolo [email protected] - oppure 011 8394913

Progetto: “L’opera suona… Il Campanello” -TUTTITempistica: dal 20 al 30 Marzo 2007Informazioni: Sig.a Domenica Votano o Sig. a [email protected] - oppure 011 6500205

Progetto: “Campioni insieme” - SECONDARIETempistica: dal 23 Aprile all’8 Maggio 2007Informazioni: Sig,a Marilena [email protected] - oppure 347 5231011

L’impegno della Fondazione CRT per il mondo dell’istruzione e della formazione in Piemontee in Valle d’Aosta

La Fondazione CRT sostiene concretamente ilsistema scolastico del Piemonte e della Valled’Aosta con progetti a regia propria e con finan-ziamenti a supporto della migliore progettualitàdel settore.

Dalla sua costituzione a fine 2005, per l’istru-zione e la formazione la Fondazione CRT ha de-liberato 118 milioni di euro. Questo impegno na-sce dalla consapevolezza dell’importanza di inve-stire sul capitale umano del territorio, la vera ri-sorsa strategica sulla quale può contare la Fon-dazione.

I maggiori progetti realizzati per la scuola sono:il “Progetto ICT”, il “Progetto Master dei Talenti”, il“Progetto Diderot”.

Il Progetto ICT (Information and Communica-tionTechnology) dal 2000 al 2003 si è posto l’o-biettivo – pienamente raggiunto – di favorire la dif-fusione delle tecnologie multimediali nelle scuole,di ogni ordine e grado, del Piemonte e della Valled’Aosta. Per la sua realizzazione in tre esercizi laFondazione ha investito oltre 21 milioni di euro.

Il Progetto Master dei Talenti crea percorsi diformazione di eccellenza promovendo un sistemadi borse di perfezionamento che integrano il per-corso di studi con esperienze altamente formati-ve, in tutto il mondo. Attualmente il progetto si ar-ticola in tre filoni: Talenti Tecnici, Musicali e Neo-laureati. Per Master dei Talenti sono stati stanzia-ti ad oggi oltre 10 milioni di euro.

Il Progetto Diderot offre agli studenti di tutte lescuole del Piemonte e della Valle d’Aosta l’oppor-tunità di conoscere ed avvicinarsi a mondi e co-noscenze che sovente non possono essere ade-guatamente coperti dalla programmazione scola-stica. Per Diderot la Fondazione CRT ha delibe-rato 1.200.000 euro.

� Club Donegani

CLUB DONEGANIAssociazione Ricercatori Istituto Guido Donegani

Programma attività 2007Conferenze serali presso la sala Leonardo dell’Est Sesiavia Negroni, 7 - Novara - ore 21

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1° PERCORSO

“Biocombustibili”Coordinatore Dott Giovanni GiunchiVicepresidente Club Donegani

Lunedì 19 febbraioBiodiselCombustibile rinnovabile per i trasporti ed altre applicazioni energeticheDott. Luca AmatrudaNovaol s.r.l. - Milano

Lunedì 16 aprileBioetanoloPotenzialità e criticità dell’usoCome combustibile per autotrazioneDott. Francesco StrassoldoENI – Divisione Marketing & Refining - Milano

Lunedì 11 giugnoBiogasUtilizzi energetici da rifiuti zootecnicie biomasse agricoleProf. Luigi NavarottoFacoltà Medicina Veterinaria - Università Stataledi Milano

Lunedì 15 ottobreBiomasse legnoseGestione forestale e potenzialità nel settoreenergeticoProf. Giovanni BovioDipartimento Agroselviter - Università di Torino

Lunedì 3 dicembreRifiuti solidi urbaniModerne tecnologie di trasformazionePer la produzione di energiaProf. Stefano ConsonniDipartimento Energetica – Politecnico di Milano

2° PERCORSO

“Grandi novaresi del Novecento”Coordinatore Dott. Francesco TrainaPresidente Club Donegani

Lunedì 12 marzoMassimo LupoMedico – ScienziatoProf. Giovanni PisaniPrimario Emerito Ospedale Maggiore di Novara

Lunedì 7 maggioEnrico GattiLa nascita dell’Istituto OmarDott. Giampietro MorrealeDirettore Archivio Storico Unicredito Italiano - Mi-lano

Lunedì 24 settembreFrancesco BronziniUn ingegnere oleggese pioniere nella costru-zione di dighe e centrali elettricheIng. Giuseppe FregoEx Dirigente ENEL – Produzione

Lunedì 5 novembreGiacomo FauserL’inventore che diffuse nel mondo geniali ope-re di alta tecnologia chimicaIng. Placido ScaglioneGià Direttore “Patenting & Licensing” - EniChem

In appendice alle conferenze si svolgeranno ancora:

Giovedì 24 ottobre – ore 20XVIII Concorso Poetico “PREMIO PANISCIA”

Sabato 15 dicembre – ore 13Convivio Natalizio

OMAR 53nuovo

IL PROGRAMMA

Anche per il 2007 il programma è articolato su due differenti Percorsi tali da soddisfare differenti esigenzeculturali

Il primo percorso tratterà di “Biocombustibili”.La necessità di trovare combustibili alternativi a quelli di origine fossile, in via di esaurimento in tempi più

o meno lunghi, spinge allo studio di tecnologie che permettano di ottenere combustibili derivabili da colture ve-getali o da residui organici. Al riguardo si presentano due ordini di problemi che andranno affrontati e risolti:

1 – la disponibilità della materia prima vegetale (biomassa) ed organica in quantità significativa per le ri-chieste energetiche;

2 – la definizione di processi di trasformazione della materia prima che siano in grado di ridurre al minimoil costo energetico della trasformazione e che conducano a combustibili la cui utilizzazione sia facile ed am-bientalmente accettabile.

In questi ultimi anni si stanno affermando alcuni tipi di biomasse potenzialmente in grado di condurre acombustibili alternativi come le piante oleaginose del tipo soia, mais, sorgo, … e le piante lignocellulosiche. Daqueste biomasse è possibile ottenere molecole simili agli idrocarburi, si parla in questo caso di biodiesel, o dimolecole ancora più piccole come l’etanolo, il metanolo o il metano che, oltre ad avere alto potere calorifico,hanno una combustione molto più pulita e povera di CO2.

Lo scopo del ciclo di conferenze sui biocombustibili è quello di illustrare e mettere a confronto le opzioniche attualmente appaiono più promettenti, analizzando gli specifici aspetti tecnici che ciascuna filiera del pro-dotto presenta, includendo anche il grado di sostenibilità della tecnologia rispetto alla raccolta e alla trasfor-mazione. Verranno messi in risalto anche gli aspetti sociali e di organizzazione del territorio che lo sviluppo ditali biocombustibili richiedono e gli aspetti economici che sottostanno a queste applicazioni.

Il secondo percorso, “Grandi novaresi del novecento”, si ricollega al filone storico-sociale che nell’anno2002 trattò di alcuni grandi novaresi fino al 1800. Nel corso del 2007 verranno ricordati prioritariamente quat-tro tra i più grandi geni del novarese che nel ’900 hanno lasciato una larghissima impronta delle loro opere alivello nazionale ed internazionale.

Massimo Lupo per le sue ricerche d’avanguardia nel campo dell’oncologia presso l’Ospedale Maggiore diNovara: memorabile per i contemporanei, pochi ancora superstiti, la grande intesa di abnegazione e di impe-gno sociale con l’altro grande novarese Giacomo Fauser e la conseguente disponibilità dell’Istituto Doneganiad affiancare, per quanto possibile, le ricerche del prof. Lupo

Enrico Gatti per avere dato corpo alla grande idea di Giuseppe Omar realizzando l’Istituto Tecnico omoni-mo. Dalla serietà ed impegno di questa istituzione sono emersi non solo centinaia di ambitissimi periti tecnici,ma di letterati, medici ed altri professionisti che hanno saputo coniugare la preparazione tecnica di base conquella professionale di tutt’altra natura.

Francesco Bronzini, grande costruttore di dighe e di centrali idroelettriche. Ammirevole espressione di ge-nio la centrale realizzata sulla Roggia Molinara di Oleggio; la più grande dell’epoca in Europa quella realizza-ta a Galletto (1930) sotto la cascata delle Marmore.

Giacomo Fauser rese celebre Novara in Italia e l’Italia nel mondo per la realizzazione di genialissime ope-re di alta tecnologia chimica, da cui derivarono le felicissime sorti della Montecatini e il nome della chimica in-dustriale italiana nel ’900. La dignità del suo nome è pari a quella dei più grandi Nobel. La grandezza dell’Uo-mo è testimoniata da un costante impegno sociale che va dalla pionieristica realizzazione di impianti di am-moniaca tanto a Belluno quanto a Crotone alla particolare benevolenza verso i Paesi del mondo più bisogno-si di fertilizzanti.

n. 19 • Aprile 2007 • Anno X

� Spigolature

� Spigolature

Il testamento del prof. Gianguido Carrara (*)

ai giovani ingegneri

Un ingegnere ricercatore, nel corso della propriavita lavorativa, deve pianificare le ricerche a lui affi-date allo scopo di raggiungere gli obiettivi nei tempie nei costi programmati. Questa pianificazione peralcuni aspetti può essere paragonata ad un gioco dicarte in cui per vincere occorre giocare la carta piùimportante. Nel nostro caso tale carta è rappresen-tata dal sette di denari (qui chiamati diamanti).

Ogni diamante rappresenta un grande pensatoredella storia dell’umanità che deve essere scelto,nelle varie fasi della ricerca, come punto di riferi-mento.

I primi tre diamanti sono attinenti alle linee guidadella ricerca che consistono nella:– Scelta dei parametri e delle variabili del feno-

meno, dando il loro nome giusto. In questo ca-so il primo diamante che deve essere preso co-me riferimento rappresenta Confucio: termi-nologia corretta.

– Organizzazione di tutti i dati e risultati in tabelleben strutturate e di immediata lettura. Il secon-do diamante rappresenta quindi Mendeleev:gli elementi nell’ordine corretto.

– Verifica e controllo ad ogni passo che quanto siè fatto è stato conseguito seguendo un ordinelogico. Il terzo diamante rappresenta pertantoCartesio: il metodo logico.I due diamanti successivi sono attinenti al verolavoro da fare durante la ricerca che consistenella:

– Messa a punto di un modello del fenomeno. Ilquarto diamante rappresenta pertanto Coper-nico: il modello adeguato.

– Esecuzione di verifiche sperimentali per con-fermare il modello e migliorarlo affinché siaadeguato a raggiungere l’obiettivo prefissato. Ilquinto diamante rappresenta pertanto Galileo:il supporto sperimentale.L’obiettivo può essere raggiunto con diversi li-velli di precisione: l’ingegnere deve sceglierequello che fa al caso suo e perseguirlo in ac-cordo con i tempi programmati; in caso contra-rio l’obiettivo non si può dire raggiunto con suc-cesso.

– La decisione e l’azione sono indispensabili pervincere la mano. Il sesto diamante rappresentapertanto Napoleone: la decisione e l’azionefecero vincere a Marengo ed Austerliz, mentrequando trascurò la fattibilità – campagna diRussia – e perse tempo e forze nell’aggiornaree dilazionare – Waterloo – andò incontro allasconfitta.Alla fine, se nonostante tutti gli sforzi e per unaserie di difficoltà sorte da dove non dovrebberoprovenire, l’obiettivo della ricerca non vieneraggiunto, il settimo diamante ci deve ricordareche la salute mentale è più importante di qual-siasi risultato concreto.

– Quest’ultimo diamante rappresenta pertantoBudda: il distacco ed il rilassamento.

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(*) Gianguido Carrara - Nato a Brescia il 23-2-1930 - Morto aMilano l’11-9-1993. Maturità classica al Liceo Carlo Alberto diNovara. Laurea in ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Mi-lano nel 1953. Medaglia d’oro come migliore laureato dell’anno.Libera docenza in Sistemi elettici nel 1970 al Politecnico di Mila-no. Attività professionale al CESI - Centro Elettrotecnico Speri-mentale Italiano (direttore, poi consulente scientifico). Membro dinumerosi organismi scientifici nazionali ed internazionali.

OMAR 55nuovon. 19 • Aprile 2007 • Anno X

� Spigolature

� Spigolature

56 OMARnuovo n. 19 • Aprile 2007 • Anno X

Giochi matematici

Problema n. 1Qual è il numero più piccolo che, se diviso per 3 dà come resto 1, se diviso per 4 dà come resto 2, se divisoper 5 dà come resto 3 e se per 6 dà resto 4?

Problema n. 2Qual è il numero di tre cifre che, se diminuito di 7 unità risulta esattamente divisibile per 7, se diminuito di 8 ri-sulta divisibile per 8 e se diminuito di 9 risulta divisibile, sempre senza resto, per 9?

Soluzioni dei problemi apparsi sul n. 18

Soluzione del problema n. 1L’orso è bianco. Infatti l’unico posto sulla superficie terrestre al quale si torni dopo avere percorso 1 km versoSud, 1 km verso Est, 1 km verso Nord è il Polo Nord e lì ci sono solo gli orsi bianchi.[In realtà il Polo Nord non è l’unico punto; esistono anche altri punti sulla superficie terrestre per cui vale la pro-prietà di cui sopra. Per esempio, se ci si pone ad una distanza di circa 1 km e 159 m dal Polo Sud, dopo ave-re percorso 1 km verso Sud si compie 1 km verso Est facendo un giro completo intorno al Polo Sud e poi sipercorre 1 km finale verso Nord, si torna esattamente al punto di partenza].

Soluzione del problema n. 2La durata del viaggio è di 7 ore e 15 minuti.

Soluzione del problema n. 3La rana, per giungere in cima alla scala, deve compiere 12 salti.