Oltre i limiti scena pop corn

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Venite sul mio blog, My Bookish Philosophy (http://mybookishphilosophy.blogspot.it/)! Questa è la mia traduzione di una delle scene eliminate che l'autrice ha pubblicato in inglese sul suo sito!

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Oltreilimiti

Scena Popcorn

Il caldo sole primaverile mi scaldava la pelle. Amavo particolarmente i suoi dolci baci sulle braccia, dove la pelle non vedeva la luce del giorno da anni. «A cosa credi che pensino i normali adolescenti?»

Il corpo di Noah scrollò per una risata silenziosa sotto di me. «Chi dice che noi non siamo normali adolescenti?»

Eravamo distesi su un vecchio sdraio nella sua veranda sul retro. Lui mi aveva seguito a casa dal cimitero e avevo lasciato la macchina nel vialetto, bloccando di proposito l’entrata del garage a mio padre. Avevo sentito una fitta allo stomaco quando eravamo entrati nella casa dei suoi genitori adottivi e li avevamo trovati a fumare sul tavolo della cucina. Mi aspettavo che si arrabbiassero, visto che stavamo, ovviamente, saltando scuola, ma ci hanno semplicemente ignorato.

«Noah, le nostre discussioni riguardano i fascicoli e perdite di memoria. Sono abbastanza sicura che ci abbiano messo nella lista nera delle domande per il visto per la terra delle persone normali. Non siamo riusciti ad arrivare nemmeno al confine ancora.»

Noah accarezzò il mio braccio su e giù con le dita. Mi chiesi se lui pensasse alle mie cicatrici ogni volta che le toccava, specialmente quelle in rilievo nel mezzo.

«Non lo so.» Mormorò. «Credo che gli adolescenti normali pensino alle cose che pensano: feste, scuola, scopare, i fascicoli.» La sua mano smise di accarezzarmi.

Ma non mi ascolta? «Gli adolescenti normali non discutono dei fascicoli.»

Lui si sedette, portandomi con sé, il suo atteggiamento giocoso se n’era andato. «Dobbiamo parlare.»

«Ok.» Ero tutto, tranne che ok. La sua serietà mi riempì di terrore.

Si concentrò sui miei capelli, spingendoli oltre le spalle. «Ho letto il tuo fascicolo.» La mia gola si serrò e cercai di staccarmi da lui, ma mi teneva vicina. «Non posso Noah. Non posso. Non voglio sapere. Ho chiuso. Non m’importa più cosa c’è scritto nel mio fascicolo. Mia mamma ha avuto un episodio maniacale e mio papà mi ha abbandonata.» Feci scorrere la mano sulle cicatrici più spesse. «Più cerco di ricordare, peggio diventano i miei incubi. Non dormo

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praticamente più, Noah. E per cosa? Per scoprire che tutti mi hanno delusa? Cosa succede se scopro che anche mio fratello mi ha delusa?»

E non avrei potuto sopportarlo quello. Qualcuno avrebbe dovuto amarmi senza deludermi, e Aires era l’unico rimasto. La mia mano volò verso la bocca per bloccare un singhiozzo prima che scappasse. Noah aveva perso i suoi genitori, dei genitori che lo amavano, ed era stato travolto da un sistema che aveva allontanato da lui i suoi fratelli. Che diritto avevo io di piangere davanti a lui? Nessuno.

Chiuse gli occhi, ma continuò ad accarezzarmi i capelli. «Facciamo un passo indietro, piccola.» Riaprì gli occhi marrone scuro fissandoli nei miei. «Le ultime ventiquattro ore sono state orribili, ma questo non significa che dovresti arrenderti.»

Aprii la bocca per protestare, ma lui posò la sua mano sulle mie labbra e continuò. «Non so cos’è successo tra te e tua mamma, ma so perché tuo papà si è chiuso così tanto e penso che debba saperlo anche tu.»

Ma io non volevo. Volevo dimenticare ogni cosa che mi fosse mai capitata. «Voglio la normalità, Noah. Non possiamo solo essere normali?»

Noah si massaggiò la nuca e io ne approfittai per scendere dallo sdraio. Evitai le assi di legno marce sulla sinistra e mi appoggiai alla ringhiera. Lui si voltò e mise le gambe a terra, lasciando le mani giunte a ciondolare tra le sue ginocchia. «Che diavolo vuol dire normale? Per me, normale è una mamma e un papà e una casa con due fratellini. Anche se riuscissi a riottenere i miei fratellini, sarei più vicino alla normalità, ma non sarò mai più veramente normale.»

E credo che quella fosse la parte che stonava e la parte che la terapia di rilassamento mi aveva dimostrato. Anche se riuscissi a ricordare il mio passato, niente cambierebbe. Aires sarebbe ancora morto. Mia mamma mi avrebbe lo stesso attaccato e sarebbe stata fuori dalla mia vita per sempre e mio papà sceglierebbe sempre Ashley invece di me. «Sono seria. Ho finito con la terapia e con i fascicoli.» E con mio papà e con qualsiasi altra cosa. «Non possiamo essere una coppia senza preoccuparci dei fascicoli? Non possiamo noleggiare un film e mangiare popcorn o ordinare una pizza o fare un giro in macchina e ascoltare la musica e goderci ognuno la compagnia dell’altro, o tutto ciò che ci riguarda girerà sempre attorno a quei fascicoli?»

Le labbra di Noah sparirono in una linea sottile e i suoi occhi si fecero più scuri. Ogni muscolo divenne più pronunciato, facendomi venire in mente un grosso animale a caccia della sua preda. «È questo che pensi di noi? Pensi che m’interessi solo di te perché puoi aiutarmi a ottenere quei fascicoli?»

Le mie tempie cominciarono a pulsare. Era stata una lunga giornata e una lunga notte e prima, una giornata ancora più lunga. Ricordi e pensieri e conversazioni si susseguivano confusi nella mia testa, pretendendo attenzione tutti allo stesso tempo. Perché niente poteva essere semplice? «No.»

Fu in piedi in un attimo, percorrendo la lunghezza della veranda, senza né ascoltare la mia risposta, né ignorarla. «Avrei potuto guardare il mio fascicolo Echo, ma no, ho controllato il tuo e tu non vuoi nemmeno sapere cosa c’è scritto. Hai la minima idea di cosa darei per poter vedere il mio fascicolo?»

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La mia bocca si spalancò e la mia gola si serrò. «Ti avevo detto di cercare prima il tuo.»

«E avrei dovuto ascoltarti. Ma che diavolo? Ci sei così maledettamente vicina e vuoi arrenderti.» Scosse la testa. «E io ho dato la mia occasione solo per scoprire che l’ordine restrittivo contro tua mamma è stato cancellato e tu non vuoi nemmeno saperlo.»

Il mio respiro uscì dai miei polmoni in mezzo secondo e il pavimento s’inclinò. «Cosa?» La mia bocca faceva respiri brevi, ma i miei polmoni chiedevano di più. Dio, avevo bisogno d’aria. Anche dopo aver chiuso gli occhi, tutto girava. Un pessimo giro in giostra.

«Echo? Echo, piccola, devi respirare. Mi dispiace, piccola. Non avrei dovuto. Dannazione, mi dispiace.» Noah avvolse le sue braccia attorno a me e mi abbassò a terra. Mi cullò nel suo grembo, dondolandoci piano, mentre pettinava i miei capelli con le mani. Mi sussurrò delle scuse rilassanti, mentre mi teneva stretta, baciandomi di tanto in tanto i capelli. Lentamente, le sue scuse si trasformarono in dolci parole d’incoraggiamento, dove “tutto sarebbe andato bene”. Fu solo allora che realizzai che mi ero aggrappata alla sua maglietta e che la sua spalla era completamente bagnata. Il mio corpo si dibatté più forte quando capii che non potevo fermarmi, che sotto il peso del mio mondo, ero finalmente crollata.

Gettai i popcorn nel microonde, impostandolo per due minuti, ma sperai che si cucinassero più in fretta. Echo si era immersa in un vecchio film alla televisione nel seminterrato e anche se Beth mi aveva promesso di comportarsi bene… già, non mi fidavo di Beth. Non con Echo, non in quel momento.

Il campanello suonò. Per una volta, qualcosa a mio favore. Echo voleva la normalità, e quindi avrebbe ottenuto la normalità. Film, popcorn, pizza e qualunque altra dannata cosa che avrebbe chiesto. Presi il mio portafoglio dalla tasca posteriore e aprii la porta. Invece del fattorino della pizza però, trovai una testa di capelli biondi e un paio di incazzati occhi azzurri.

«Ben fatto, Romeo.» Lila mi superò con una borsa di tela in mano e camminò dritta verso la cucina. «Tutto quello che dovevi fare era andare al cimitero e non farla crollare finché non fossi uscita da scuola. Era davvero così dannatamente difficile? Voglio dire, avreste potuto fare un giro. Oppure avresti potuto portarla a prendere un gelato. Visto che tutto è andato a farsi benedire, ti avrebbe ucciso darti da fare con lei?»

«Non mi ricordo di averti invitato a entrare.» O di averti detto dove vivo. Tenevo ancora la porta aperta e dovetti guardare due volte quando il fattorino si presentò sul portico di casa con quattro pizze. «Ne avevo ordinate due.»

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Il ragazzo prese un foglietto da sopra. «Sì, amico, ma ha chiamato una ragazza aggiungendone due.»

Quando avrei avuto un’opportunità, avrei sguinzagliato Beth. Presi i contanti dal mio portafoglio e li diedi in cambio delle pizze. «Beth! Porta il tuo culo qui sopra!»

Il sedere di Lila sporse dal mio frigo mentre prendeva le cose dalla sua borsa e le metteva dentro. «Davvero,» continuò lei, come se non avessi mai parlato, «cosa ti ha fatto pensare che fosse una buona idea dire a Echo di sua madre? Oh, aspetta. Non l’hai fatto. Le hai causato un attacco isterico senza pensare perché tu sei un uomo grande e grosso e quando la vita non va come vuoi tu, lanci le parole come fossero rocce. Uomo di Neanderthal.»

Il microonde suonò quando i passi leggeri di Beth per le scale si fecero più pesanti. Posai le pizze sul tavolo. «Cosa stai facendo qui e come diavolo sai della mamma di Echo?»

Lila chiuse la porta del frigorifero. «Sono la sua migliore amica, idiota, e per qualche stupida ragione tu le piaci e vuole darti l’opportunità per rimediare al fatto che sei un totale cretino. Adesso, dove la stai nascondendo? Nell’armadio?»

«Nel seminterrato.» E, giusto in tempo, Beth aprì la porta del seminterrato.

«Come sai che ho detto a Echo di sua mamma?» Le chiesi ancora.

«Sono una sensitiva. Messaggiando, deficiente.»

Aprii il microonde e versai i popcorn in una ciotola. Beth fece a malapena due passi in cucina. «Che diavolo è quella roba?»

Dannazione. Avevo lasciato Beth giù per tre minuti e si era fatta a tal punto da non sapere più cosa diavolo stessi tenendo in mano. «Popcorn.»

«No, non quella. Quella!» Agitò la mano in aria verso Lila.

Dannazione a me. Dovrei solo prendere Echo e scappare.

«Lila, Beth. Beth, Lila.»

«Incantata.» Disse Lila, ma il suo tono indicava che era tutto tranne che quello.

Beth continuò ad agitare le mani verso Lila. «Vedi, Noah. Questo è il motivo per cui non ci si affeziona. Una volta che inizi a nutrirli, continuano a tornare, e poi portano altri randagi con loro.»

Lila incrociò le braccia al petto. «Cosa c’è che non va, regina delle tenebre? Qualcuno ha messo fuori gioco il tuo spacciatore oggi?»

Gli occhi di Beth lampeggiarono e fece un passo verso Lila. Con i popcorn in una mano, scivolai tra di loro. «Basta!»

Ma non era abbastanza. Beth prese una manciata di popcorn e li lanciò contro la faccia di Lila. Il mondo si congelò per alcuni agghiaccianti secondi mentre Lila continuava a sbattere le palpebre. Poi sputò un pezzo di popcorn dalla bocca. «Sei morta.»

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«Fatti sotto, reginetta del ballo!» Beth si lanciò contro Lila, ma si schiantò contro di me, mentre dall’altra parte, Lila faceva lo stesso.

«Dannazione!» Gettai i popcorn sul tavolo, presi Beth con una mano e la bloccai a terra. I suoi piedi e braccia calciavano l’aria.

«Lasciami andare!» Urlò Beth.

«Sì, lascia andare la stronza.» Gridò Lila.

«Basta!» Gridai così forte che i bicchieri nel lavandino vibrarono. Entrambe le ragazze si calmarono.

Piazzai Beth sul pavimento e la fissai. «O ti controlli o passerai il resto della serata di sopra. E se la passerai nel seminterrato, prendi le pizze e lascia venti dollari.»

Mi girai a guardare Lila. «E tu.» Lila potrebbe bucare il metallo con quegli occhi, ricordandomi che non avevo aiutato Echo per tutto il giorno. «Vai a prenderti cura di lei.»

Lila tentò di fondermi con i suoi occhi un’ultima volta prima di spingermi con la spalla e dirigersi giù per le scale. Beth tentò di fare lo stesso sguardo di Lila, ma fallendo, almeno con me. Beth era tutto fumo. «Non puoi dire sul serio.»

«Lo sono. Dico sul serio, Beth, se non puoi comportarti bene allora stai lontana dal seminterrato. Il mondo di Echo è stato capovolto e io ho fatto un gran casino oggi pomeriggio. Devo farmi perdonare.» Fu la cosa più vicina a una supplica che le avessi mai fatto. Un tratto che mi sono scoperto fare più spesso con le persone nella mia vita.

Beth si mosse a disagio. «Lei significa tanto per te, vero?»

Semplicemente la fissai. Come potevo risponderle senza dire quanto amavo Echo? Che ogni parte di me soffriva se lei soffriva?

Beth prese le pizze. «Mi controllerò, Noah, ma non pago.»

* * *

Quattro pizze, litri di Coca cola, tre ciotole di popcorn e un tubetto di pasta per biscotti più tardi, Echo non sembrava più distrutta, ma esausta. Stavamo guardando il secondo di due orribili film per ragazze. Non capivo. Com’era possibile che questi film facessero stare meglio una ragazza? Alla fine del primo, la figlia muore e in quel momento la salute della migliore amica era precipitata. Ma che diavolo?

Una parte di me era gelosa. Lila danzava per la casa e confortava Echo, leggendo ogni suo bisogno. Sapeva qual era il giusto film per il giusto momento, montava la pasta biscotto e faceva noiose conversazioni con Echo che la facevano ridacchiare, ebbe addirittura successo a coinvolgere Beth, ma credevo che Beth avesse finto per ottenere un cucchiaio di pasta. E la cosa che mi dava più

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fastidio era quanto contenta sembrava Echo coccolata da Lila. Volevo che avesse la stessa espressione con me.

Isaiah era disteso a letto con Beth e mi mandò uno sguardo implorante mentre accarezzava i capelli di una Beth singhiozzante. Alzai un sopracciglio e mi strinsi nelle spalle. Le ragazze non avevano assolutamente alcun senso, ma se questo rendeva Echo felice, l’avrei fatto tutta la notte.

Dopo tre quarti della durata del film più lungo della mia vita, Echo ebbe pietà di me e posò la sua testa sulla mia spalla, mentre teneva la mano di Lila. Avvolsi una mano attorno a lei e le baciai la testa. Purtroppo, pensavo che avesse più bisogno di lei che di me. La strinsi più vicina e inalai il suo delizioso profumo. Volevo che capisse. Mi dispiaceva. Così tanto.

Passai una mano tra i miei capelli quando il secondo film finalmente finì e valutai i pro e i contro di prendermi una birra. Volevo che la serata riguardasse completamente Echo, non me. Echo beveva qualche volta. Si era anche sballata, ma non credevo fosse dell’umore. Mi avrebbe giudicato se ne avessi presa una? Perché non ero sicuro di poter reggere un altro di quei film.

Lila fissò Echo incredula. «Sta dormendo.» Sussurrò.

In un istante il mio corpo si pietrificò, preoccupato che se mi fossi mosso nella maniera sbagliata, l’avrei svegliata. Lila lasciò andare la mano di Echo a passo di lumaca, ovviamente affrontando la mia stessa paura. «Volevo portala a casa con me. Ho lasciato un messaggio ad Ashley dicendole che avrebbe trascorso la notte fuori.» Incrociò i miei occhi. «Ho pensato che Echo non avrebbe voluto affrontarlo sapendo che lui credeva che lei stesse vagando per la città.»

Ricevuto. Non vorrei allontanare Echo da suo padre, ma non avrebbe potuto, non avrebbe dovuto affrontarlo stasera.

Lila sospirò pesantemente. «Posso fidarmi di te con lei?»

«Sì.»

Lila sostenne il mio sguardo per un po’, prima di annuire. «Forse non sei tanto male dopotutto.»