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Vivere l’1 e il 2 novembreriflettendo sui valori centrali della fede. È l’invito del biblista don Manzi

«Aiutare i giovani che sonoattratti da altre tradizioni a riscoprire la risurrezione,speranza che anima la vita»

DI ANNAMARIA BRACCINI

e festività dei santi e deimorti che ricorrono l’1 e il2 novembre sono

collegate? C’è un significatopreciso per questa successionecronologica o è solo unacoincidenza di date liturgiche?E, se questo legame esiste, comeinterpretarlo correttamente? «Illegame esiste ed è forte, perchéesiste, come si diceva un tempo,una Chiesa “pellegrinante” checammina nella storia in strettacomunione con una Chiesa“trionfante”, costituita dacoloro che sono già nellacomunione con Dio», spiegadon Franco Manzi, biblista,docente in Seminario e pressola Facoltà teologica dell’Italiasettentrionale. «In talecomunione celeste sono tutti idefunti, sia i santi elevati aglialtari e proposti a imitazioneper l’esemplarità delle loro virtù- come sottolinea il Papa nelmotu proprio recente Maiorem hacdilectionem -, sia i tanti altri chesono a noi cari e che hannovissuto secondo icomandamenti del Signore».Nella società contemporaneasembra che la morte non deb-ba esistere: non solo perché sicerca qualsiasi mezzo per ne-garla, ma anche perché è un ar-gomento ormai diventato tabù.Il culto dei santi e un culto ra-gionevole anche dei propri caridefunti, può aiutare a riscopri-re una dimensione umana del-la morte che prelude alla risur-rezione?«Penso che questa festivitàannuale ci richiami, appunto, alcentro della visione cristianadella morte e della risurrezionestrettamente unite tra loro, nelsenso che il cristiano tenta divedere la morte, aiutato dalloSpirito Santo, come la vedevaGesù: la morte non è un finirenel nulla. Al contrario è proprioquesta paura, assai diffusa oggi,che riempie il cuore d’angoscia.

L

Da qui, secondo me, il tentativodi nascondere la morte a tutti icosti. Una volta c’era il tabù delsesso, oggi il grande tabù èdiventato la morte. Il cristiano,invece, vede la morte come lavedeva Gesù, come unpassaggio. Si può ricordare adesempio l’inizio della Passionesecondo Giovanni, dove si diceche Gesù, avendo ormaicompreso che era giunta “l’oradi passare da questo mondo alPadre, avendo amato i suoi cheerano nel mondo, li amò finoalla fine”. Ecco: la morte è ilpassaggio da questo mondo alPadre. Chi non la vede comel’ha vista Gesù, spesso laconcepisce come un finire nelnulla e, quindi, si attacca

egoisticamente allavita, non riuscendo“ad amare fino allafine”».In questo tempo è i-nevitabile che ab-biano conquistatospazio feste appar-tenenti ad altre tra-dizioni, come hal-loween, capaci di at-trarre molto, so-prattutto i giovani. Forse è ilcaso di tornare a dire che c’èqualcosa di più importante chezucche e streghe nella notte deisanti?«Sì. Credo che sia il caso ditornare a una nuovaevangelizzazione anche perquesti momenti che la società

propone, a suomodo, come festivi.Non ne farei, però,una crociata anchese vedo tanti aspettiambigui e negativinel celebrare la festadi tutti i santi comehalloween. Partirei,invece, dal valore difesta cogliendo ilruolo amicale di

queste feste e, senzademonizzarle, le ri-evangelizzerei, aiutando igiovani a riscoprire il valoredella risurrezione e di unasperanza che anima l’esistenza.Inoltre, ritengo che ci sia unvalore di imitazione dei santiche va riproposto. Noi siamo

chiamati a diventare figli di Diocome Gesù: i santi ci mostranodelle vie del tutto particolariper giungere a vivere come Lui.San Paolo diceva: “Diventatemiei imitatori, come io lo sonodi Cristo”; questo è un secondovalore per cui possiamo ri-evangelizzare questa festa. Unterzo valore importantissimo è,appunto, la comunione con isanti e i defunti: preghiamo perloro, consapevoli che possiamoricorrere all’intercessione diqueste persone che sono vive alcospetto di Dio, intercessioneper noi e per i nostri cari. Conquesti tre valori centrali dellanostra fede, possiamocomprendere e ri-evangelizzarequesta festività».

DI MAURO SANTORO *

ì, di tutti, ma proprio di tutti. Così co-me ha ribadito papa Francesco in occa-sione del Giubileo dei disabili nel giu-

gno 2016 quando, intervenendo in meritoad alcune parrocchie che fanno fatica, han-no timore ad aprire le porte ai ragazzi condisabilità, esclamò con forza che, quando siparla di accoglienza, deve essere per «tutti onessuno». Di tutti, così come l’arcivescovoDelpini ha sottolineato in un passaggio del-la sua Lettera «Vieni, ti mostrerò la sposa del-l’Agnello», quando scrive: «Tutti i popoli, tut-ti gli uomini, riconoscono nella città (la nuo-va Gerusalemme, cioè la Chiesa che vive nel-la storia e sospira il compimento della nuo-va creazione) un punto di riferimento versocui orientarsi, una città dove è desiderabileabitare».Da circa due anni quattro realtà della Dio-cesi - Servizio per la Catechesi, Fom, Caritasambrosiana e Csi - collaborando per sensi-bilizzare le nostre comunità parrocchiali,

Sperché possano diventare sempre più, an-che per i ragazzi con disabilità, un posto do-ve «è desiderabile abitare». Sin dall’inizio ab-biamo avuto la Grazia di constatare che nel-la nostra Diocesi molte parrocchie hannogià raccolto la sfida e hanno messo in atto,nel corso di questi ultimi anni, iniziative eattenzioni, perché la comunità cristiana po-tesse essere realmente un luogo per tutti.Constatare questa ricchezza, frutto dello Spi-rito Santo, c’interpella e ci sprona ad asse-condare la sua azione, a favorirla, mettendosial suo servizio, così che non solo alcune, matutte le nostre parrocchie possano scriverepagine bellissime in cui si racconta che nel-l’aula di catechismo, nel cortile dell’oratorio,nella squadra di basket veramente si vive, enon solo si annuncia, la bellezza di questaverità: Dio è Padre di tutti e nessuno può es-sere escluso. Ognuno con la propria nor-malità è infatti, in nome dell’unico battesi-mo, figlio di Dio, amato e chiamato ad uncammino di santità: per questo le nostre co-munità, in cui la fede viene trasmessa di ge-

nerazione in generazione, non possono nonlavorare perché anche i ragazzi con disabi-lità possano vivere la loro vocazione.A maggio 2016 abbiamo proposto un semi-nario diocesano intitolato «Lasciate che tut-ti i bimbi vengano a me» e nel febbraio 2017,in occasione del convegno diocesano «Si puòfare! E te lo racconto», abbiamo ascoltatosuor Veronica Donatello, responsabile delsettore per la catechesi delle persone disabi-li dell’Ufficio nazionale della Cei. In en-trambe le occasioni abbiamo conosciuto tan-ti operatori delle comunità educanti sensi-bili a questo tema, che chiedono un aiutoper essere formati, guidati e sostenuti.I due laboratori di formazione, che si svol-geranno l’11 novembre e il 2 dicembre pres-so il Centro pastorale di Seveso dalle 9.30 al-le 12.30, nascono proprio per dare una pri-ma risposta a questo appello. Gli incontri ver-ranno proposti a livello diocesano, ma l’au-spicio è che in seguito possano essere ripro-posti nei decanati che li richiederanno. Loscopo è far lavorare gli operatori anzitutto su

se stessi e far acquisire semplici ma impor-tanti strumenti, linguaggi e metodologie perentrare in relazione con i ragazzi con disa-bilità e dare loro la possibilità di esprimerele proprie ricchezze.Vorrei concludere con il pensiero di un ra-gazzo con disabilità che, commentando que-sto termine, scrive: «La disabilità è di chiguarda. Essere disabile è quando gli altri tici fanno sentire, essere persona è vivere an-che con la propria disabilità. Strana la vita,se non fossi stato disabile non sarei la per-sona che sono fiero di essere...». Parole sem-plici, che sono un forte invito a cambiare oc-chi, a educare uno sguardo perché non ci sisoffermi immediatamente su «quello chenon può fare o non ha», ma si sia capaci discorgere, come dice il beato don Carlo Gnoc-chi, «la vita che non c’è, ma che potrebbe es-serci».È possibile iscriversi agli incontri andandosulla pagina del Servizio per la Catechesi delportale diocesano www.chiesadimilano.it.* collaboratore Servizio per la Catechesi

Al via laboratori su comunità cristiana e disabilità

«Ognissanti e defunti,feste da ri-evangelizzare»

cco le celebrazioni in programmaa Milano mercoledì 1 e giovedì 2novembre, presiedute

dall’arcivescovo, dai vescovi ausiliari edai vicari episcopali. Mercoledì 1novembre, alle 11, in Duomo,l’arcivescovo, monsignor MarioDelpini, presiederà il Pontificale nellasolennità di Tutti i Santi. Alle 15.30, alCimitero Monumentale (piazzaleCimitero Monumentale), monsignorDelpini presiederà la celebrazioneeucaristica per i defunti. Giovedì 2novembre saranno due le celebrazionieucaristiche per i defunti presiedutedall’arcivescovo: alle 15.30 al Cimiterodi Lambrate e alle 17.30 in Duomo.Sempre giovedì 2, queste lecelebrazioni eucaristiche inprogramma negli altri cimiterimilanesi (tutte alle 15.30): cimiteroMaggiore (presiede monsignor PaoloMartinelli, vescovo ausiliare), cimiterodi Baggio (presiede monsignor AngeloMascheroni, vescovo ausiliare),cimitero di Bruzzano (presiedemonsignor Luca Bressan, vicarioepiscopale), cimitero di Chiaravalle(presiede monsignor Erminio DeScalzi, vescovo ausiliare), cimitero diGreco (presiede monsignor BrunoMarinoni, vicario episcopale). IlPontificale di Ognissanti saràtrasmesso in diretta da Chiesa Tv(canale 195 del digitale terrestre),Radio Mater e www.chiesadimilano.it.La celebrazione vespertina del 2novembre in Duomo sarà trasmessa indiretta da Chiesa Tv (canale 195 deldigitale terrestre) ewww.chiesadimilano.it.

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Le celebrazioni,luoghi e orari

i intitola «Sale della terra»,sottotitolo «Dove sono due o treriuniti nel mio nome, io sono in

mezzo a loro» (Mt. 18,20), il ciclo diincontri di preghiera ecumenica chesi tengono ogni primo giovedì delmese alle 21 presso l’Eremo dellacittà di Rho (via Madonna 67).«Quest’anno abbiamo scelto ilcapitolo 18 del Vangelo di Matteo,definito anche come discorsocomunitario - spiegano gliorganizzatori -, che è il quartodiscorso di Gesù ai suoi discepoli.Non si tratta di un ordinamentonormativo per offrire direttive circala costituzione, la prassi liturgica e lamorale di una comunità. È piuttostoun indirizzo comunitario ispirato alcomandamento fondamentaledell’amore per il comportamento del

S cristiano neirapportiinterpersonalicon i fratelli. Ilcontenutodottrinale deldiscorso siconcentra sull’at-teggiamento diumiltà, di sollecitudine e diattenzione verso i fratelli, sullacorrezione fraterna, sul perdono, aimitazione della misericordia diDio». L’evangelista Matteo,aggiungono, «afferma che la novitàdel Regno inaugurato da Gesù devetradursi nella pratica concreta deicristiani, soprattutto nelle lororelazioni interpersonali. Parlare delRegno significa parlare dell’azione diDio che, offrendo l’azione

misericordiosadella suapaternità,descrive allostesso tempo lavita di unacomunità che ètale proprioperché in essa

Dio è presente e agisce come unPadre nel suo dono totale di Gesùagli uomini per la loro salvezza». Lavita comunitaria dei cristiani deveessere contrassegnata da questospirito evangelico che deriva dallaconsapevolezza profonda del nuovorapporto tra Dio e l’umanità«salvata» da Cristo. Ecco ilprogramma dei prossimi incontri: 2novembre: «Diventare come bambini(Mt. 18,1-5)», interviene il pastore

Gabriele Arosio; 7 dicembre: «Il latooscuro della comunità: lo scandalo(Mt. 18,6-11)», padre AnatolieCasacu della Chiesa ortodossa; 1febbraio 2018: «Responsabilità eimpegno della comunità per coloroche sono in difficoltà (Mt. 18,12-14)», don Emilio Brozzoni dellaComunità Nazareth, Gruppo Aeperdi Bergamo; 1 marzo: «Legge omisericordia? (Mt. 18,15-18»,Riccardo Mancini della Chiesaevangelica; 5 aprile: «Comunitàcome luogo della presenza di Cristo(Mt. 18,19-20)», don GiulianoSavina della Chiesa cattolica; 3maggio: «Comunità cristiana:perdonare l’imperdonabile (Mt. 18,21-22), pastore Massimo Aprile; 7giugno: lo schema liturgico delgiorno. Le serate sono aperte a tutti.

«Sale della terra», preghiera ecumenica a RhoOgni primo giovedì del mese alle 21 incontri a partire dal Vangelo di Matteo sul discorso di Gesù ai suoi discepoli

Don Franco Manzi

diocesi Domenica 29 ottobre 2017