Ogni opera d’arte visuale eseguita in un contesto che non ... · Le testimonianze archeologiche...

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IL QUADRO L’ARTE PREISTORICA Capitolo 1 Ogni opera d’arte visuale eseguita in un contesto che non conosce la scrittura, equivale a scrittura ed è un documento storico di prima mano. (Emmanuel Anati, Origini dell’arte e della concettualità, Milano, Jaca Book, 1979, p. 38) N on è facile concepire un lasso di tempo di quarantamila anni – a tali date, con l’emergere dell’ Homo sapiens, ci sono testimonianze dell’uso del linguaggio visuale –, e per farlo è bene tradurre gli anni in generazioni: se un salto generazionale viene mediamente compiuto ogni vent’anni, stiamo par- lando di circa duemila generazioni fa. Considerando che è solo da quattro- cento generazioni che l’uomo è stabilmente allevatore e agricoltore, che dal- la nascita delle prime città sono passate centosettantacinque generazioni e centocinquantacinque dalla messa a punto di un sistema articolato di scrit- tura, appare chiaro quanto sia rilevante studiare l’arte rupestre come prima forma di documentazione lasciata da uomini come noi, cioè con una poten- zialità intellettiva di analisi, immaginazione, astrazione e idealizzazione si- mile alla nostra. Un altro fondamentale elemento da chiarire è il termine «arte». Tale parola infatti ha contenuti e significati assai diversi che sono da porsi in relazione al tempo e al contesto cui si riferisce. Per esempio il termine latino ars o quello tedesco Kunst sottintendono una specifica abilità manuale nell’artefice che realizza il prodotto. Ciò è indiscutibile, ma la dimensione dell’arte comporta anche una partecipazione emotiva, sia in chi la crea, sia in chi la osserva; per- tanto «arte» implica non solo un’abilità manuale ma anche una dimensione creativa dell’intelletto che si manifesta proprio solo grazie a quella precisa rappresentazione. Inoltre la produzione artistica utilizza forme segniche, cioè si esprime per mezzo di linee e macchie di colore o incisioni tracciate su un supporto; tali segni non solo descrivono o raccontano, ma implicano una ca- pacità interpretativa, cioè la capacità logico-concettuale di collegare una de- terminata forma a un preciso contenuto. Il termine «arte» pertanto fa riferi- mento a una serie piuttosto complessa di abilità e potenzialità espressive dell’uomo. © Copyright G. D'Anna Casa editrice. Vietate la riproduzione e la diffusione

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IL QUADRO

L’ARTE PREISTORICA

Capitolo 1

Ogni opera d’arte visuale eseguita in un contesto che non conosce la scrittura, equivale a scrittura ed è un documento storico di prima mano.(Emmanuel Anati, Origini dell’arte e della concettualità, Milano, Jaca Book, 1979, p. 38)

Non è facile concepire un lasso di tempo di quarantamila anni – a tali date, con l’emergere dell’Homo sapiens, ci sono testimonianze dell’uso del linguaggio visuale –, e per farlo è bene tradurre gli anni in generazioni: se un salto generazionale viene mediamente compiuto ogni vent’anni, stiamo par-lando di circa duemila generazioni fa. Considerando che è solo da quattro-cento generazioni che l’uomo è stabilmente allevatore e agricoltore, che dal-la nascita delle prime città sono passate centosettantacinque generazioni e centocinquantacinque dalla messa a punto di un sistema articolato di scrit-tura, appare chiaro quanto sia rilevante studiare l’arte rupestre come prima forma di documentazione lasciata da uomini come noi, cioè con una poten-zialità intellettiva di analisi, immaginazione, astrazione e idealizzazione si-mile alla nostra. Un altro fondamentale elemento da chiarire è il termine «arte». Tale parola infatti ha contenuti e significati assai diversi che sono da porsi in relazione al tempo e al contesto cui si riferisce. Per esempio il termine latino ars o quello tedesco Kunst sottintendono una specifica abilità manuale nell’artefice che realizza il prodotto. Ciò è indiscutibile, ma la dimensione dell’arte comporta anche una partecipazione emotiva, sia in chi la crea, sia in chi la osserva; per-tanto «arte» implica non solo un’abilità manuale ma anche una dimensione creativa dell’intelletto che si manifesta proprio solo grazie a quella precisa rappresentazione. Inoltre la produzione artistica utilizza forme segniche, cioè si esprime per mezzo di linee e macchie di colore o incisioni tracciate su un supporto; tali segni non solo descrivono o raccontano, ma implicano una ca-pacità interpretativa, cioè la capacità logico-concettuale di collegare una de-terminata forma a un preciso contenuto. Il termine «arte» pertanto fa riferi-mento a una serie piuttosto complessa di abilità e potenzialità espressive dell’uomo.

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Pitture rupestri

Ritrovamento Le grotte di Lascaux ·1·, scoperte casual-mente nel settembre del 1940, sono un in-sieme di cavità sotterranee ·2· che conser-

vano una delle piú imponenti decorazioni ascrivibili alla fine del Paleolitico superiore, sulla base delle analisi al radiocarbo-nio effettuate sui ritrovamenti di ossa di renna, resti di colori e selci con tracce d’uso adoperate per incidere. Per impedire il degrado delle pitture il sito archeologico è stato chiuso ai turisti nel 1963, sottoposto a restauro e a un continuo moni-toraggio microbiologico essendo soggetto a deterioramento per l’attacco di funghi e batteri. Nel 1979 tutta la valle della Vézère nel Périgord – che comprende centoquarantasette siti databili al Paleolitico, fra cui venticinque caverne con pitture rupestri le piú famose delle quali sono quelle di Lascaux – è stata dichiarata dall’Unesco «Patrimonio dell’Umanità».

Descrizione Lungo le pareti della grotta è rappresentata una gran quantità di animali, suddivisi in li-nea di massima per tipologie: cavalli, uri

(tori) ·3· e bisonti sono dominanti, ci sono poi cervi, capre, ren-ne, un orso, un grande felino e un rinoceronte. La grandezza delle figure varia dai 50-60 cm ai 5 m circa dei giganteschi uri; le loro posizioni e gli atteggiamenti sono piuttosto diversifica-ti e non tutte risultano facilmente interpretabili. Per esempio in un punto si trovano due bisonti incrociati; in un’altra zona compaiono solo teste di cervi, che sembrano pertanto nuota-re ·4·; alla fine del diverticolo assiale della grotta è dipinto un grande cavallo capovolto rispetto al punto di osservazione. I segni graffiti sul corpo degli animali sembrano simulare l’ef-fetto di giavellotti che ne trafiggono le carni, mentre del tutto incomprensibili sono altri numerosi ideogrammi – cioè segni

1 Veduta d’insieme della Sala dei Tori, 15.000-13.000 a.C., Dordogna, grotte di Lascaux.

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Saladei Tori

Diverticoloassiale

Galleriadei Felini

Abside

Passaggio

Pozzo

Navata

Entrata

ripetitivi e sintetici che sembrano riferirsi a concetti conven-zionali come frecce, bastoncini, dischi – che compaiono tra la variegata fauna che popola le caverne. Enigmatico è l’animale detto «il liocorno» dipinto nella Sala dei Tori, forse una figurazione mitica; come pure non è pos-sibile interpretare il significato della scena del Pozzo in cui compare una figura con la testa di uccello e il corpo umano itifallico assai schematizzato e a braccia aperte, che sembra essere caricato da un bisonte con un giavellotto conficcato nel ventre. Accanto vi sono rappresentati un propulsore e un ri-noceronte colto nell’atto di defecare.

Tecnica esecutiva

I colori utilizzati a Lascaux sono l’ocra, il rosso, il nero e il bianco, le tipiche cromie presenti nelle pitture rupestri. Per ottenere

l’intera gamma cromatica dell’ocra fino al rosso sono stati usa-ti ossidi di ferro e di manganese, per il nero è stato utilizzato il carbone vegetale, mentre il bianco risulta essere derivato da terre argillose. I colori, finemente macinati, sono stati diretta-mente applicati sulla superficie rocciosa la quale, essendo co-stituita da uno strato sottile di carbonato di calcio, ha contri-buito a fissare il pigmento alla parete, reagendo secondo lo stesso principio di carbonatazione (fenomeno chimico di eva-porazione e cristallizzazione di carbonati) che ha assicurato, nelle epoche storiche, la sopravvivenza delle decorazioni ad affresco. Le modalità di stesura del colore appaiono diversifi-cate rispetto non all’epoca di realizzazione, ma piuttosto allo scopo di ottenere una varietà di effetti. 2 Pianta delle grotte di Lascaux.

3 Bue e cavallo, particolare della Sala dei Tori.

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roccia, suggerisce una meravigliosa vitalità ai corpi degli ani-mali. Le scaglie bianche e brillanti della calcite danno una par-ticolare luminosità al colore giallo e rosso applicato sulla pa-rete e il deciso contorno lineare scuro crea forme energiche che sembrano trattenere a stento l’impulso vitale proprio de-gli animali che ci appaiono come fossero in movimento. Sorprendente è anche l’organizzazione per temi seguita nel dipingere i diversi spazi della grotta, che sembra rispondere a una logica progettuale complessa ma unitaria. Anche se dobbiamo immaginare che una cosí numerosa quantità di fi-gure sia stata portata a compimento dall’uomo in un arco di tempo di circa cinquecento anni – relativamente lungo per noi, decisamente breve per l’epoca preistorica del Paleolitico superiore che ha una durata di ventiseimila anni –, le pitture rispondono a un’identica concezione estetica e pertanto la decorazione ci appare come un ciclo unitario di immagini. L’argomento espresso dall’arte preistorica non è da rintraccia-re in una narrazione epica o mitologica, cioè le pitture rupe-stri di epoca paleolitica non raffigurano scene aneddotiche o racconti figurati. Si tratta piuttosto di un codice linguistico detto sistema ideografico: per leggere le immagini dovremmo poter interpretare gli ideogrammi che le accompagnano, e solo allora, come in un rebus, potremmo scoprire l’associa-zione d’idee compiuta dagli uomini che le hanno create.La scelta del sito non è certamente casuale, come è stato di recente confermato (Chantal Jégues-Wolkiewiez, 1999) gra-zie alla constatazione che il 21 giugno, cioè nel giorno del sol-stizio d’estate, i raggi del sole al tramonto penetrano nella grotta illuminando i dipinti della Sala dei Tori. La grotta può essere dunque considerata uno spazio sacro, o comunque un luogo carico di potere magico.

Le dita o rudimentali pennelli fatti di fibre vegetali intinti nel colore diluito con l’acqua sono presumibilmente serviti per tracciare il contorno delle immagini, mentre le ampie campi-ture cromatiche sono state ottenute soffiando attraverso un tubicino sul pigmento allo stato secco contenuto in un reci-piente. È possibile riconoscere l’utilizzo di tale tecnica perché i margini risultano sfrangiati e in alcuni punti la forma risulta ritoccata con un tampone di pelli intriso di colore.Vi è però un aspetto della creatività dell’uomo preistorico che non è semplice da ricostruire: l’atmosfera in cui l’opera è stata realizzata. Per immaginare l’artista preistorico all’opera ci ven-gono in aiuto alcune tribú australiane presso le quali ancora oggi viene praticata la pittura rupestre. In Australia, nel mon-te Uluru (Ayers Rock), vi è una grotta dipinta detta «Hill Ca-ve» dove in un giorno stabilito in base al ciclo lunare si ritro-vano gruppi di otto o dieci individui – comprese donne e bam-bini – ciascuno appartenente a un clan diverso. Durante il bi-vacco gareggiano in abilità, si dipingono reciprocamente il corpo, suonano e cantano, eseguono disegni sulla sabbia, e in tale modo rinnovano e confermano la loro identità sociale. Durante questi incontri un gruppo di adulti si prende cura del-le pitture della grotta sacra mentre gli altri li accompagnano con nenie. Lo scopo della realizzazione o ridipintura della grotta è quello di assicurare la presenza degli spiriti ancestra-li nei riti di iniziazione, che permettono ai giovani di essere riconosciuti come adulti.

Osservazioni conclusive

La straordinaria bellezza e suggestione che l’insieme dell’arte di Lascaux suscita ancora dopo migliaia di anni è in gran parte dovu-

ta alla stesura del colore che, unito alle qualità proprie della

4 Teste di cervi, particolare della Navata.

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DOVE E QUANDOEventi e personaggi

5 L’Homo sapiens viene definito dai paleontologi un tipo di uomo con capacità di accumulazione di informazioni assai superiore ai suoi predecessori, con uno specifico insieme di fattori somatici e con capacità cerebrali particolari che lo hanno reso capace di relazioni emotive persistenti, di comunicazioni articolate, di intensità di coscienza. L’ipotesi che viene formulata a proposito della nascita di un tale individuo è che ciò sia avvenuto circa 200.000 anni fa nell’Africa orientale e australe in un contesto ambientale rigoglioso lungo i margini della foresta tropicale, in una zona ricca di frutti spontanei e di grande fauna. È infatti in Tanzania e in Namibia che sono state scoperte le pitture rupestri a oggi ritenute le piú antiche. In Europa i primi segni grafici sono fatti risalire a 34.000 anni fa, nel Paleolitico superiore, immaginando pertanto una migrazione, dovuta a cause sconosciute, dell’Homo sapiens e una sua evoluzione per adattamento alle nuove

condizioni ambientali. Nell’arco di circa ventimila anni (mille generazioni) l’Homo sapiens sapiens si è diffuso nel mondo; i documenti che avvalorano tale ipotesi sono riconducibili proprio all’arte rupestre, testimonianza della capacità e dell’esigenza di esprimersi con un linguaggio visuale che distingue l’uomo da qualunque altra specie animale.

Le testimonianze archeologiche relative all’arte rupestre e alla costruzione di oggetti quali le Ve-neri vengono datate per mezzo delle analisi al radiocarbonio a circa 35.000 anni fa, nel periodo detto Paleolitico superiore, nella fase piú arcaica detta Aurignaziano. Piccoli gruppi di cacciato-ri, usando prodotti lamellari (cioè strumenti in pietra appuntita fissati su supporti di legno o di osso), si procuravano prede animali; vivevano in strutture abitative – presumibilmente capanne – e compivano riti funerari complessi (trattamento del cadavere, deposizione, corredo fune-bre). La fine dell’ultima glaciazione e il conseguente scioglimento dei ghiacciai, immaginabile come un «diluvio universale», modificarono sia il contesto climatico-ambientale sia la situazione so-ciale e religiosa. Dunque l’uomo, nell’arco di qualche millennio, fu costretto a trasformare le pro-prie abitudini sia alimentari, divenendo cacciatore di piccola fauna, raccoglitore, allevatore, sia sociali, organizzandosi in clan familiari. In questo periodo detto Mesolitico, iniziato circa 10.000 anni fa, si colloca l’invenzione dell’arco e si modifica l’espressione artistica con l’aumento dell’uso di ideogrammi, assai vicini a una forma di prescrittura. Nelle raffigurazioni diventa preponde-rante la presenza della figura umana in scene di caccia, danza, lotta e vita quotidiana. Compaio-no figure oranti o comunque immagini antropo-zoomorfe (cioè con parti di corpo umano uni-te a parti di animali); la posizione di rilievo che viene data a tali figurazioni permette di ipotiz-zare che l’uomo primitivo riconoscesse loro poteri soprannaturali.Un altro momento rivoluzionario è l’avvento del Neolitico, iniziato all’incirca 8.500 anni fa. De-terminante fu la nascita dell’agricoltura, in quanto modifica completamente le abitudini dell’uo-mo sia rispetto alle acquisizioni tecniche – vengono inventati l’aratro e la ruota – sia nelle forme d’insediamento, che acquista una maggiore stabilità. La forma abitativa era ora quella del villag-gio, in cui le case non mostrano segni rilevanti di differenziazione; ciò permette di arguire che il gruppo umano fosse sostanzialmente omogeneo.

6 Bisonte, Paleolitico superiore, 12.000 a.C. ca., pittura rupestre, Santillana del Mar (Santander), grotta di Altamira.

Bisonte, Paleolitico superiore, Bisonte, Paleolitico superiore, Bisonte

➜ Processi evolutivi

AFRICA

AUSTRALIA

ASIA

AMERICAMERIDIONALE

AMERICASETTENTRIONALE

OceanoPacifico

OceanoAtlantico

OceanoIndiano

Strettodi Bering

EUROPA

Area abitata dall’Uomo di Neanderthal

Diffusione dell’uomo

50 mila anni fa

200 milaanni fa

100 milaanni fa

50 milaanni fa

30 milaanni fa

40 milaanni fa

30 milaanni fa

20 milaanni fa

20 milaanni fa

14.500anni fa

Tra 30 milae 20 milaanni fa

Tra 35 milae 25 milaanni fa

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LE IDEEIl senso estetico dell’uomo preistorico

Fiorenzo Facchini, antropologo e paleontologo, è nato a Bologna nel 1929. Ha insegnato Antropologia e Paleontologia presso l’Università della sua città ed è membro dell’Accademia delle Scienze e del consiglio direttivo dell’Unione Antropologica Italiana. Ha al suo attivo nu-merose pubblicazioni e ha partecipato a missioni scientifiche di natura antropologica in Italia e all’estero, in particolare in Asia centrale.

Certamente nell’arte mobiliare e parietale del Paleolitico superiore è evidente la capacità astrat-tiva e simbolica dell’uomo. In queste raffigurazioni la simbolizzazione raggiunge un alto livello di espressione. Si tratti di raffigurazioni che hanno attinenza con la sfera magica e religiosa se-condo una interpretazione classica […], o abbiano riferimento soprattutto alla vita sessuale e alla fertilità […] o con la vita e l’organizzazione sociale […], oppure di rappresentazioni artisti-che (arte per l’arte) come è stato recentemente riproposto […], le rappresentazioni piú fre-quenti di certi animali (bisonte, cavallo) e di segni piú o meno oscuri (punti, frecce, seg-menti, ecc.) dovevano avere qualche contenuto di ordine ideologico e spirituale.Probabilmente questi contenuti non sono riconducibili ad un’unica matrice e rappresentano piuttosto un sistema complesso e ancora oscuro di credenze e significati, legati alla vita e all’or-ganizzazione del gruppo, particolarmente alle esigenze della caccia, alla fecondità e all’inizia-zione, con contenuti e riferimenti a carattere propiziatorio.Ma la Preistoria ci offre anche altre manifestazioni di attività umana con contenuti di carattere simbolico. Mi riferisco al senso estetico, che emerge spesso nella varietà dei manufatti fabbricati dall’uomo, alcuni dei quali presentano una lavorazione che non do-veva rispondere alla pura funzionalità, ma anche a qualche canone di bellezza. In molti bifacciali1 […] si può cogliere una simmetria di lavorazione che va oltre l’aspetto funzionale e rivela un intendimento estetico e un riferimento, piú o meno esplicito, a una proprietà di mol-ti esseri viventi: la simmetria delle parti.[…] Il senso estetico, che svincola il manufatto dalla pura funzionalità del tagliare o ra-schiare o incidere, è dunque molto piú antico delle raffigurazioni artistiche del Paleoli-tico superiore di Altamira, di Lascaux, di Niaux e altre grotte; esso esprime già capacità astrattiva e fa acquistare allo strumento un possibile significato anche sul piano artisti-co. Al senso estetico si accompagna la capacità di rappresentazione simbolica a partire da ciò che rientra nell’orizzonte conoscitivo dell’uomo.In ordine al simbolismo, inoltre, assumono particolare interesse certi segni ritrovati in oggetti preistorici molto antichi, anche se di difficile interpretazione. Cosí a Pech-de-l’Azé […] è stato rinvenuto un frammento di costola di Bovide che porta incisioni ritenute intenzionali. Altret-tanto può dirsi di alcune incisioni a zig-zag su un frammento osseo ritrovato a Bacho-Kiro (Bul-garia) […]. Non sappiamo il significato di queste incisioni, ma il loro carattere simbolico è fuori discussio-ne. Nel giacimento di Tata (Ungheria) è stato trovato un manufatto di epoca musteriana2, co-lorato con ocra rossa, ricavato da una lamella di molare di mammut. Né può essere dimentica-ta la raccolta di pietre di forme strane o di conchiglie fossili in abitati neandertaliani, che attesta interessi e attenzioni non collegabili a bisogni di ordine materiale.Un altro elemento che rimanda a contenuti di carattere simbolico è il colore, in partico-lare l’uso dell’ocra. Essa viene impiegata nelle sepolture del Paleolitico superiore (cosparsa sul terreno o sul cadavere, oltre che per le raffigurazioni parietali) ma il suo uso è molto piú antico. L’ocra rossa è stata ritrovata in antichissimi depositi antropici dell’Etiopia risalenti a 1.500.000 anni fa […]. Non sappiamo a che cosa potesse servire, ma è probabile […] che essa potesse es-sere impiegata per realizzare segni di carattere simbolico o decorativo, anche se non pervenuti a noi, per cui si potrebbe vedere nell’uso dell’ocra le radici del simbolismo e dell’arte.

(F. Facchini, Premesse per una paleontologia culturale, in Paleontologia e preistoria, Milano, Jaca Book, 1993, p. 89)

1 Detti anche «amigdale», sono manufatti scheggiati su entram-be le facce in modo da risultare taglienti lungo tutto il perimetro. Dalle prime forme realizzate con ciottoli si passa, nell’arco di circa un millennio, a strumenti sempre piú complessi con collegato un manico di legno o di corno che consente una maggiore precisio-ne nell’utilizzo e l’impiego di un minore sforzo � sico.

2 Viene cosí de� nito il Paleolitico medio, compreso tra i 100.000 e i 40.000 anni fa. In tale epoca vi-ve l’uomo di Neandertal e vi è tra l’altro testimonianza di pratiche di sepoltura. Il termine «musteria-na» deriva dal sito preistorico di Le Moustier (Dordogna , Francia) do-ve è stato ritrovato uno scheletro umano di questo periodo.

Capitolo 16 L’ARTE PREISTORICA

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E L’ARTE

Domande

� Individua nelle due opere raffigurate in questa pagina gli elementi che permettono di leggere principi ritmici di sim-metria e di equilibrio.

� Leggi l’analisi d’opera dei dipinti rupestri di Lascaux (cfr. pp. 2-4) e, alla luce del testo di Facchini, riconosci i significati simbolici che hanno alcune delle immagini.

È assai difficile trovare le prove delle prime forme d’arte, non solo per la distanza di tempo che ci separa dai nostri piú an-tichi progenitori, ma soprattutto perché ci aspettiamo che i reperti archeologici presentino delle affinità con le opere d’ar-te dei periodi storici, cioè siano dei manufatti in sé completi da ammirare e da godere. Ci si dimentica invece che la mag-gior parte delle manifestazioni d’arte visuale della preistoria sono stati realizzati su materiali deperibili quali per esempio il legno, le grandi foglie, la corteccia degli alberi, lo stesso cor-po umano; sono segni fatti sulla sabbia o creati attraverso l’al-lineamento di ciottoli. Il testo di Facchini vuole proprio ricor-dare che l’arte dell’uomo preistorico deve essere letta come l’orma per il cacciatore, cioè un’impronta realizzata e osser-vata appositamente per permettere all’uomo di conoscere e comunicare una determinata realtà. Uno dei valori estetici dei manufatti preistorici è la struttura ritmica suggerita dalla ripetizione simmetrica delle forme. L’uomo trova in se stesso elementi ritmici quali il battito car-diaco, la frequenza del respiro, il movimento del camminare. Il senso del ritmo è principio fondamentale della vita dell’uo-mo preistorico e diventa principio stesso della comunicazio-ne reso attraverso la danza, gli strumenti a percussione, la voce, l’incisione su pietra o ossa. Di tutte queste espressioni a noi oggi rimane solo un silenzioso frammento, che è riduttivo pensare esclusivamente come un oggetto d’uso.

La nascita dell’arte

7 Grande «cucchiaio» in mandibola di cavallo recante incisa una figura di cavallo, dalla Grotta Pekàrna (Ochoz), Paleolitico superiore, periodo Maddaleniano (16000-9000 a.C.), Brno, Moravské Zemské Muzeum.

8 Costola di cavallo recante incise figure di bisonti, dalla Grotta Pekàrna (Ochoz), Paleolitico superiore, periodo Maddaleniano (16000-9000 a.C.), Brno, Moravské Zemské Muzeum.

Capitolo 1 7L’ARTE PREISTORICA

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