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Ogni giorno, 5 minuti con Gesù… Marzo Marzo Marzo Marzo 200 200 200 2007 “Cari fratelli e sorelle, guardiamo a Cristo trafitto in croce! È Lui la rivelazione più sconvolgente dell’amore di Dio!” Papa Benedetto XVI, Lettera per la Quaresima 2007

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Ogni giorno, 5 minuti con Gesù…

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“Cari fratelli e sorelle, guardiamo a Cristo trafitto in croce! È Lui la rivelazione più sconvolgente dell’amore di Dio!”

Papa Benedetto XVI, Lettera per la Quaresima 2007

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Buona Quaresima nel Signore

La Quaresima, Signore, è puntuale ogni anno,

come la primavera.

La Chiesa ci invita ad intraprendere un cammino di

conversione per celebrare in verità la tua Pasqua di morte e

risurrezione e rinascere a vita nuova. Sono le tue parole a

guidarci per questo percorso austero in cui ognuno è

chiamato a fare i conti con se stesso , ma anche a

scoprire la smisurata grandezza del tuo amore per noi.

Tu ci chiedi di vegliare sul nostro cuore perché è da lì

che nasce il male e il bene, l'egoismo e la generosità, la

gelosia e lo spirito fraterno.

Tu ci chied i d i aprire il nostro cuore al tuo

sguardo d i misericord ia , alla luce che viene da te , per

lasciarci trasformare e guarire dal tuo Spirito.

Tu ci chiedi di dilatare e ringiovanire il nostro cuore:

di lasciarci alle spalle le antiche grettezze ed ottusità per

farlo pulsare al ritmo del tuo.

Allora saremo disposti a praticare una nuova solidarietà,

capace di cambiare questa terra in una casa di fratelli.

Amen

Tempo di condivisione

Se la terra inaridisce per le ingiustizie e le povertà ed è tanto sfigurata dai

conflitti e dalle invasioni dell'odio, non è forse perché, sotto la pressione delle economie redditizie e degli egoismi nazionali, dimentichiamo di impegnarci nella condivisone equa e gratuita? Rifiutare di condividere è come

rifiutare l'umanità che è in noi e negare la parte divina

con cui Dio ci ha segnati dall'aurora dell'universo. Ma chi, però, ha il coraggio della condivisione senza paura di essere ferito? Condividere vuol dire sottrarre dalla parte che ci appartiene, dalla parte che ci spetta, dalla parte che ci è riservata per la nostra felicità e il nostro

appagamento, per frammentarla, diminuirla, romperla, dividerla, per ridurla e separarla in più parti da distribuire a chi non ne ha ricevuto alcuna parte da nessuno, e in questo modo conservare per noi solo una parte diminuita

della stessa grandezza di quella consegnata a chi non ha nulla! Condividere è un atteggiamento di rispetto perché l'altro è considerato come un fratello di uguale umanità. Condividere è scegliere di dare piuttosto che conservare, di soccorrere

piuttosto che voltarsi dall'altra parte. Condividere è un gesto di amore perché solo l'amore è capace di servire l'altro come se stessi e di abbandonarsi alla compassione. Condividere è una presenza perché l'essenziale non è forse stare vicino a coloro

che non ne possono più e alleggerire i pesi che li schiacciano nella polvere? Condividere è una dilatazione perché dare e consolare oltrepassano tutte le frontiere e non si limitano a pochi privilegiati. Condividere è una trasfusione di vita perché dalle mani tese per offrire e

guarire è comunicata la potenza vitale per sollevare il prossimo ed è reso manifesto il segno di una umanità risorta nella fraternità.

****

Ora, non ieri, non domani.

La Quaresima è un momento favorevole per te, per me e per tutti.

Il momento in cui tornando a Dio

torniamo alla giustizia e alla

condivisione per entrare

nel regno di libertà: nel Regno di Dio.

Non c'è posto per gli dei delle società

schiavizzanti che circondavano il popolo di Israele e che ora

ci rcondano la comuni tà cri sti ana.

Non c'è posto per crearsi immagini di Dio manipolate dal potere umano.

Il momento favorevole è tale non perché lo abbiamo

preparato noi o perché ci troviamo in situazioni facili.

Il momento favorevole è tale perché Tu, Dio della vita, lo hai

scelto oggi per questa famiglia, per questa comunità, per il mondo intero.

Mercoledì 21 marzo 2007 Is 49,8-15; Sal 144; Vangelo Gv 5,17-30

17 Ma Gesù rispose loro: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero». 18 Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.19 Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che eg li fa, anche i l Fig lio lo fa. 20 Il Padre infatti ama i l Fig lio, gli manifesta tu tto quello che fa e g li manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. 21 Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; 22 il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, 23 perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. 24 In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. 25 In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. 26 Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; 27 e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. 28 Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepo lcri udranno la sua voce e ne usciranno: 29 quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 30 Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la vo lontà di colui che mi ha mandato.

Medita (Don Paolo Curtaz)

Nell'accesa diatriba tra i farisei e Gesù, a seguito de lla guarigione del giorno di sabato sentita ieri , Giovanni annota che Gesù violava i l sabato e chiamava Dio suo padre, facendosi uguale a Dio. Ce lo scordiamo, a lle volte, de l fatto che Gesù è stato ucciso a causa di questa supponenza , di questa arrogante pretesa. Conosco de lle persone che si fermano all'umanità di Gesù, che ne ammirano la forza interiore , la coerenza , la serenità , la predicazione ma che considerano un'invenzione ma ldestra della Chiesa i l fatto di a vere divinizza to un grande personaggio della storia. Beh, amici, leggendo i vangeli possiamo affermare con certezza che – secondo i testimoni de l tempo – Gesù in più di un'occasione ha agito e parlato identificandosi con Dio, cosa tanto più sconcertante perché avvenuta in seno ad un popo lo che faceva de ll'unicità e dell'alterità di Dio la propria gelosa peculiarità. Io credo che un grande uomo che si prende per Dio sia un povero pazzo. O che – invece – sia veramente ciò che dice di essere... Noi ti professiamo Dio, Maestro Gesù, noi crediamo che tu sei veramente ciò che dici di essere: il vo lto stesso di Dio, a te onore e g loria nei secoli, o Signore!

Prega Signore Gesù Cristo, tu sei il Verbo di Dio Padre in tutta la tua umanità. Insegnaci come vedere le tue azioni e vivere in conformità ad esse, come nel corso della tua vita terrena tu hai contemplato l’ azione del Padre che è nei cieli, e hai agito parlando umanamente, in conformità con essa. Insegnami a compiere

la volontà di Dio, facendo il bene intorno a me e servendo il mio prossimo secondo il tuo esempio.

Una storia per l’anima Tutto dipende da quel mattino di Pasqua Si racconta di uno scienziato tedesco che, cercando un posto tranquil lo dove sistemarsi, aveva finito per scegliere un'abitazione che stava nel le immediat e vicinanze di un monastero di clausura.

Non aveva la fede, ma quell'ambiente presentava il vantaggio di essere ideale quanto a quiete per le sue ricerche. "Qui almeno troverò il silenzio di cui ho bisogno per i miei studi e i miei esperimenti", pensava. Le sue previsioni si rivelarono esatte solo parzialmente. Di fatto, gran parte della giornata la sua casa era come avvolta dal silenzio, rotto soltanto dal suono di una campanella. Ma poi venivano le ore di ricreazione delle monache. Allora non c'era verso di difendersi da quell'allegria scoppiettante; l'esplosione delle risate trapassava muri e finestre. Per lo studioso diventò quasi un'ossessione. Ragionava: "Queste donne sono povere, conducono una vita di penitenza, non conoscono il piacere. Come fanno ad essere così contente? Non c i sarà sotto, per caso, qualcosa di losco?". Decise di togliersi il pens iero parlandone direttamente con l'abbadessa. Questa gli fornì una spiegazione semplicissima: "Siamo le spose di Cristo". "Ma il vostro sposo non è morto duemila anni fa?", obiettò quello. "Mi scusi, signor professore, ma lei non deve essere stato informato che tre giorni dopo è risorto da morte. E noi siamo testimoni appunto, di ciò che è accaduto tre giorni dopo".

Tutto dipende da quel mattino di Pasqua.

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In cammino verso la Pasqua

Tempo di penitenza

La quaresima si chiama anche tempo pasquale di penitenza. La parola penitenza richiama molte associazioni negative. Queste associazioni collegano penitenza con opere penitenziali, con tristezza, pentimento e contrizione. La parola tedesca che significa espiare (buben) indica origi-nariamente: “migliorare, rendere migliore, riparare,

ristabilire, sanare”. La quaresima è quindi

un tempo nel quale cerchiamo di fare meglio del solito. Durante la vigilia della quaresima i monaci cantano un inno che descrive in immagini mirabili il senso proprio della quaresima: «Il corpo viva con moderazione, lo spirito sia vigile e schietto, così che il cammino in questo tempo sia passaggio alla ri-surrezione. Dio ha creato questi giorni per salvare la terra. Ora noi guardiamo dei segni, quanto è terreno diventa un'immagine; poic hé il corso de ll'anno, dopo il ghiaccio e la notte invernali, lascia che la primavera prepari la terra per la Pasqua». Con la quaresima Dio non vuole salvare solamente il cuore umano, ma tutta la terra. Egli vuole preparare noi e il mondo intero per la Pasqua, perché la vita che Dio ha in or igine destinato a noi fiorisca di nuovo. Quanto noi possiamo compiere perché venga Pasqua, la tradizione lo ha descritto con la penitenza. Noi colleghiamo la penitenza per lo più con una qualche opera penitenziale, ma propriamente la penitenza consiste nel fatto che viviamo la nostra vita in modo più attento e vigile, che compiamo il nostro lavoro meglio del solito, che preghiamo in modo più intenso, che attendiamo alle nostre relazioni in modo più consapevole e viviamo totalmente il momento presente. La quaresima ci invita a legare nuovamente il nostro cuore a Dio in modo consapevole e a trascorrere la nostra vita quotidiana a partire da Dio.

Penitenza significa: ristabilire e guarire. La nostra vita è abbastanza spesso una

vita guasta, una vita che si fa condizionare dalle ferite. Nella

quaresima possiamo guardare le nostre ferite e tenderle a Dio. In questo modo possono essere guarite. Se noi veniamo guariti, se diventiamo sani ed integri, allora anche dalla nostra vita proverrà benedizione e salvezza per altri. (Anselm Grun)

"Tornate a me e vivrete,

dice il Signore" (Am 5,4).

Giovedì 22 marzo 2007 Es 32,7-14; Sal 105; Gv 5,31-47 Vangelo Gv 5,31-47

31 Se fossi io a rendere testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; 32 ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. 33 Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. 34 Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. 35 Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. 36 Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 37 E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, 38 e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. 39 Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. 40 Ma voi non volete venire a me per avere la vita. 41 Io non ricevo gloria dagli uomini. 42 Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. 43 Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. 44 E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? 45 Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. 46 Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. 47 Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

Medita (Don Paolo Curtaz)

Un lungo vangelo, quello di oggi, che c i segnala lo scorrere del tempo di quaresima e l'avvicinamento del tempo pasquale. Giovanni concepisce i l suo vangelo come un lungo processo tra luce e tenebre e, nell'ennesima discussione di oggi, Gesù afferma due scomode verità. La prima è che l'esperienza di Israele porta verso di lui, che davvero egli è il compimento delle attese e delle promesse ad Israele. Come cristiani siamo chiamati a conoscere l'esperienza di Israele, a r ileggerne la storia e le profezie come preparazione alla venuta del Maestro. I cristiani conoscono poco e male l'Antico Testamento e ancora peggio la fede e la costanza dei nostri fratelli maggiori, gli ebrei, cui dobbiamo la Scrittura e il Signore Gesù, ebreo. La seconda verità ci è ancora più scomoda: Gesù dice che non può venire riconosciuto da coloro che prendono glor ia gl i uni dagli a ltri. Ah, che dura verità, questa! Se sono tutto coinvolto e assorbito dalla mia esteriorità e da ciò che pensa la gente di me, difficilmente riuscirò ad essere sufficientemente libero per scoprire la presenza di Dio. Se sono più compiaciuto d ella domanda che ho posto e che denota la mia intell igenza, che della risposta che mi conduce a lla ver ità tutta intera, difficilmente riuscirò a fare spazio a Dio. Animo, frat elli, cerchiamo l'unico che dona la gloria, lasciamo perdere la fragile gloria degli uomini!

Prega Rendici umili , Signore, c ioè autentic i, per potere accogliere la tua Parola di vita e

credere che sei il sigillo del Padre.

Vivere la Parola Forse mi sono creato del le esigenze o d elle abitudini ch e nuocciono a i membr i

d el la mia famiglia ,d ella mia comunit à . R inunciare a una d i queste ab it ud ini può essere un regalo ch e facciamo agli altr i e a noi st ess i.

Meditazione per la Quaresima Conversione

Il tuo popolo, la tua Chiesa, Signore, si riunisce, nel suo insieme, senza distinzione di età, di funzioni e di responsabilità, e si presenta davanti a te con i l cuore ch e non batte di paura ma tremante per il suo pesante bagaglio di infedeltà e di lacerazioni. Il tuo popolo, la tua Chiesa, Signore, ha piena coscienza di aver rifiutato la veste di luce e dimenticato il tuo Nome invocato su di lui nella festa del battesimo: ha abbandonato l'amore del prossimo, ha voltato Le spalle all'umiltà, è scivolato nel la tiepidezza, si è st imato migl iore degli altri, ha celebrato con noia la memoria delle tue meraviglie, si è smarrito nella gelosia, ha cercato la grandezza, ha imposto con rigidità consigli e comand a menti, ha giudicato senza benevolenza, e ha omesso la pratica gioiosa del tuo vangelo! Il tuo popolo, la tua Chiesa, Signore, davanti a te inizia al sua conversione!

Una storia per l’anima Il Libro di Bruno Ferrero Un giovane rampollo di una famiglia agiata era arrivato alla vigi lia della laurea. Tra i parenti e i conoscenti c'era l'abitudine, da parte dei genitori, di r egalare un'automobile al neo laureato. Il giovane e il padre visitarono perciò i migliori autosaloni della città e alla fine trovarono l'auto perfetta. Il giovane era sicuro di trovarla, scintillante e con il serbatoio pieno, davanti al la porta di casa il giorno della sospirata laurea. Enorme fu la sua delusione, quando, il giorno fatidico, il padre gli venne incontro sorridendo, ma... con un l ibro in mano. Una B ibbia. Il giovane scagliò via rabbiosamente il libro e da quel giorno non rivolse più la parola al padre. Dopo qualche mese trovò un lavoro in una città lontana. Lo riportò a casa la notizia della morte del padre. La notte del funerale, mentre rovistava tra le carte della scrivania del padre trovò la Bibbia che il padre gli aveva regalato. In preda ad un vago rimorso, soffiò via la polvere che si era posata sulla copertina dei libro e lo aprì. Scoprì tra le pagine un assegno, datato il giorno della sua laurea e con l' importo esatto del l'automobile che aveva scelto.

Un libro sigillato, inutile e polveroso per molti. Eppure tra le sue pagine è celato ciò che da sempre desider iamo.

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Mercoledì 7 marzo 2007 – Ss. Perpetua e Felicita (m) Ger 18,18-20; Sal 30; Vangelo Mt 20,17-28

17 Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro: 18 «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli sc ribi, che lo condanneranno a morte 19 e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e f lagellato e c rocifisso; ma il terzo giorno risu sciterà». 20 Allora g li si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiederg li qualcosa. 21 Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». 22 Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere i l calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». 23 Ed egli soggiunse: «Il mio cali ce lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per colo ro per i quali è stato preparato dal Padre mio». 24 Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; 25 ma Gesù, chiamatili a sé, di sse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse i l potere. 26 Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, 27 e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; 28 appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in ri scatto per mo lti».

Medita La croce è sempre presente ne l cuore di Gesù. È la meta della sua vita. Sarà un sacrificio liberamente offerto, e non solo un martirio: Gesù ben lo mostra annunciando con precisione ai suoi apostoli che cosa gli sarebbe accaduto. Certo , eg li aggiunge che “il terzo giorno risusciterà”, ma si sente che ora è tu tto rivolto alla passione che si avvicina. I sentimenti di Giacomo, di Giovanni e della lo ro madre appaiono molto umani. Questo bisogno di gloria, questo bisogno di apparire, esiste in ciascuno di noi. Il nostro io resta sempre più o meno occupato dal desiderio di dominare. Ma Gesù ci avverte come avverte Giacomo e Giovanni: se vog liamo essere con lui nella sua gloria, dobbiamo bere per intero il suo calice, cioè dobbiamo anche noi morire, fare la vo lontà del Padre, portare la nostra croce seguendo Gesù, senza cercare di sapere prima quale sia il nostro posto nel suo regno. La reazione di sdegno degli altri dieci discepoli è anch’ essa mo lto umana. E Gesù, seriamente, li invita a un rovesciamento tota le di valori. Nella nuova comunità per la quale egli sta per dare la vita, il primo sarà l’ ultimo , “appunto come il Figlio dell’ uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e da re la sua vita in riscatto per molti”. Chiediamo la gra zia di divenire servi, e servi da vvero umili, pronti a soffri re e a sacrificarsi. Preghiamo Maria perché interceda per noi: ai piedi della croce, ciò che Maria chiede per i suoi figli è che abbiano parte, come lei e con lei, al sacrificio del suo Fig lio.

Prega Signore, rendimi ilare nel cuore e nel volto per un servizio che sia amore.

Vivere la Parola Sarò particolarmente attento alle richieste di servizio da parte delle persone che vi vono accanto a me, impegnandomi ad accoglierle senza

chiedere nulla in cambio e a esaudirle con grande generosità.

Meditazione per la Quaresima Signore Servo

Il vostro Signore e il vostro maestro è nato sulla paglia e non ha mai conosciuto l'oro dei palazzi e i titoli gloriosi! Il vostro Signore e il vostro maestro passa in mezzo a voi servendo parole di tenerezza e aprendo le braccia allo sconforto. A piene mani serve i l perdono e la guarigione ai peccatori e ai ma ledetti delle vostre società. Agli affamati di vita serve, a ceste piene, il pane quotidiano della dignità. Per servirvi la sua amicizia si inginocchia, simile ai domestici obbligati a sottomettersi! Il vostro Signore e il vostro maestro passa in mezzo a voi vestito dell'abito di servizio, offerto unicamente per la vostra gioia. Per dare tu tto non bisogna perdere tutto? Il vostro Signore diventa vostro servo, fino all'estrema lacerazione, perché la sua unica passione è di servirvi l'amore del Padre!

Un pensiero per riflettere Servire Dio nel povero: questo è regnare.

S. Elisabetta d'Ungheria

Santa Perpetua e Felicita – Marti ri (203 d.C.) Arrestate ancora catecumene, Perpetua, ventiduenne madre di un bimbo ancora lattante, e la sua giovane schiava Felicita, anche lei madre di una bimba nata in carcere, furono battezzate nell’ imminenza del supplizio. Come ricordano gli Atti del martirio (opera di Tertulliano), insieme andarono incontro alla morte come ad una festa.

Venerdì 23 marzo 2007 – S. Turibio di Mongrovejo (mf) Sap 2,1a.12-22; Sal 33; Vangelo Gv 7,1-2.10.25-30;

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne. Andati i suoi fratelli alla festa, vi andò anche lui; non apertamente però, di nascosto. Alcuni di Gerusalemme dicevano: “Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia”. Gesù allo ra, mentre insegnava nel tempio, esclamò: “Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed eg li mi ha mandato”. Allo ra cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora.

Medita Il Vangelo di oggi ci presenta il dramma di Gesù abbandonato dai capi della sua nazione. Gesù deve nascondersi, e il popolo non sa cosa pensare di lui, perché i capi re ligiosi de lla na zione non credono nella sua dignità di Messia. I farisei non credono in Gesù, perché lo giudicano secondo i principi forma li del sabato e de lle abluzioni rituali, e non penetrano in profondità nel suo insegnamento. I sacerdoti rifiutano Gesù per motivi politici. Che cosa ne è di lui oggi, fra di noi? Le paro le di Gesù che attestano la sua identità ed invitano a credere, non si scontrano oggi nel nostro mondo con simili difficoltà di credibilità? Quali sono le cause della debo lezza della nostra fede? Sicuramente le forme attuali di pensiero sembrano diverse da quelle de l tempo di Gesù, e non si tratta sempre di formali smo religioso. È a volte scientifico, a vo lte legato ai costumi. Anche le considerazioni politiche si formano in modo diverso pur essendo comunque essenziali. I marxisti non sono i soli ad aver rifiutato la fede ne l nome di una teoria politica. Le società del consumo , nella corsa al benessere materiale , fanno in pratica la stessa cosa, anche se non la teori zzano. E noi, siamo capaci di credere in modo da assumere la responsabilità de l dramma di Gesù e, con lui, di esporci al rifiuto, al giudizio deg li altri, o ancora di lasciarci implicare in qualche conflitto con chi ci sta intorno? Si può tra ttare semp licemente di un conflitto a ll’ interno della Chiesa a moti vo de l forma lismo morale , o un conflitto all’ interno di una società laica nella difesa de l bene, del prossimo e dei suoi diritti alla vita e a una giustizia equa. Che cosa abbiamo fatto per introdurre nella vita sociale e politica dei nostri paesi, che conoscono il Vangelo da seco li, i principi dell’ amore de l prossimo? Non meritiamo forse il rimprovero di Gesù, perché non osserviamo la legge di vina, perché uccidiamo e nuociamo agli altri?

Prega Signore, fa ’ che oggi io sappia giudicare tutte le cose con un giudizio equo, secondo il tuo pens iero, che io sappia riconoscere tutti quelli che mi mandi, e non limitare la mia fede al conformismo e a i segni esteriori. C oncedimi il coraggio di essere tuo t estimone per mezzo della parola e del compimento d el bene. Resta con me, e non permettere

che io mi al lontani da te. Vivere la Parola

In questo, come in tutti i venerdì di Quaresima, la comunità cristiana di cui siamo membri s'impegna nell'astinenza dalla carne. Facciamo nostro

quest'impegno e colleghiamolo a un gesto di autentica solidarietà con i poveri.

Meditazione per la Quaresima Inno

Con te, Cristo Gesù, La luce è entrata nella nostra vita! Anch e se talvolta la notte impone su di noi il suo coperchio di opacità, Cred iamo che, davanti a noi, cammini tu, ferendoti, per lib erarci un passaggio verso il s ole. Con te, Cristo Gesù, La gioia, come una pr imavera, svegl ia in noi la sua esplosione! Anche se talvolt a ci perd iamo nella tr ist ezza e se i fard elli c i inar idiscono, cred iamo che t u rianimi la sorgente in ognuno dei nostri rami morti! Con te, Cristo Gesù, la speranza in noi si è aggrappata! Anch e se talvolta c i trasciniamo nel la polvere e anch e se sostiamo, crediamo ch e tu susciti in noi la parola creatr ice capace di rinnovarci. In noi, Cristo Gesù, con abbondanza Tu dispieghi la tenerezza del Padre e i l soff io dello Spirit o d egli inizi! C ome non cantare?

San Turibio de Mogrovejo - Vescovo (1538 -1606)

Turibio de Mogrovejo fu chiamato all'episcopato da laico, mentre era giurista all'Università di Salamanca e alla corte di Filippo II di Spagna. Su richiesta di questi Gregorio XIII nel 1580 lo inviò a Lima, in Perù. Aveva 42 anni. Giunse alla sede l'anno dopo e iniziò subito un'intensa attività missionaria. Nei suoi 25 anni di episcopato organizzò la Chiesa peruv iana in otto diocesi. Incentivò la cura parrocchiale anche da parte dei religios i e fu molto severo con i sacerdoti proni ai conquistadores. Fu, infatti, strenuo difensore degli indios. Morì tra loro in una sperduta cappellina a l nord del Paese.

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Giovedì 8 marzo 2007 – S. Giovanni di Dio (mf) Ger 17,5-10; Sal 1 ; Vangelo Lc 16,19-31

19 C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. 20 Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, 21 bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. 22 Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23 Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. 24 Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. 25 Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. 26 Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. 27 E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, 28 perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. 29 Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30 E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. 31 Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».

Medita (Don Paolo Curtaz)

Dio conosce per nome il povero Lazzaro (il nome in Israele è manifestazione dell'intimo: Dio conosce la sofferenza di questo mendicante!) mentre non ha nome il ricco epulone che – peraltro – non viene descritto come particolarmente malvagio. Il senso della parabola, la parola chiave, a me pare, è: "abisso". C'è un abisso fra il ricco e Lazzaro, c'è un burrone incolmabile. La vita del ricco, non condannato perché ricco, ma perché indifferente, è tutta sintetizzata in questa terribile immagine. E' un abisso la sua vita. Probabilmente buon praticante, non si accorge del povero che muore alla sua porta. L'abisso invalicabile è nel suo cuore, nelle sue false certezze, nella sua supponenza. In altri tempi quest'atteggiamento veniva chiamato "omissione": cioè un cuore che si accontenta di stagnare, senza valicare l'abisso e andare incontro al fratello. Quante volte mi sento dire in confessionale: "non faccio del male a nessuno" come il ricco della parabola! Già, ma questa tensione al minimo non può dissetare. Lazzaro, invece, chiamato per nome (tra l'altro: è una contrazione di Eleazaro che significa "Dio ha aiutato") riceve da Dio l'attenzione negatagli dal ricco. Come ci poniamo di fronte a questa parabola? Non possiamo tirarci da parte di fronte al dramma della povertà che è la negazione dell'uomo, davanti al problema della disoccupazione, davanti ad un'economia che scorda l'uomo. L'attenzione al povero, che non è atto volontaristico e sociale tanto di moda oggi, diventa misura della nostra fede. Mi accorgo della povertà economica, spirituale, umana che ho intorno a me? Noi, che abbiamo conosciuto Colui che è più di Mosé e dei profeti, non possiamo far finta di non vedere Lazzaro che muore alla porta di casa. Dio chiama per nome Lazzaro, non gli sgancia dieci Euro. Si lascia coinvolgere, ascolta le ragioni, non accetta gli inganni, aiuta a crescere. Così la nostra comunità, sempre più, deve lasciare che lo Spirito susciti in mezzo a noi nuove forme di solidarietà che rispondano alle nuove forme di povertà. La sete del ricco, finalmente sete di chi ha capito, è una sete che fin d'ora percepiamo se abbiamo il coraggio di ascoltarci dentro.

Prega Salvami, Signore, come attraverso il fuoco del più esigente degli amori, da questo mondo presente, affinché io sfugga alle fiamme eterne. Non rinunciare a correggermi come un f iglio prediletto; fa’ che impari a vivere secondo il tuo cuore. Concedi che la porta della mia anima si apra alla chiamata del povero e di colui che ha bisogno di tempo, di attenzione o di aiuto materiale. Fa’ che io mi serva di una misura eccessiva per servire i miei signori, i poveri, nei qual i tu vieni a visitarmi.

Vivere la Parola In questa parte de lla Quaresima mi veri ficherò su ll’ impegno per i poveri.

San Giovanni di Dio - Religioso 1495–1550 Nato poco lontano da Lisbona, trasferitosi in Spagna, vive una vita di avventure, passando dalla pericolosa carriera mil itare alla vendita di l ibri. In seguito alla sua conversione fu ricoverato nell'ospedale di Granada per presunti disturbi mentali legati a lle manifestazioni "eccessive" di fede. In manicomio Giovanni si rese conto della colpevole ignoranza di quanti pretendevano curare le malattie mentali con metodi degni di un torturatore. Così, appena potè liberarsi da quell'inferno, fondò, con l'aiuto di benefattori, un suo ospedale. Pur completamente sprovvisto di studi di medicina, Giovanni si mostrò più bravo degli stessi medici, in particolar modo nel curare le malattie mentali, inaugurando, con grande

anticipo nel tempo, quel metodo psicoanalitico o psicosomatico che sarà il vanto (quattro secoli dopo ... ) di Freud e discepoli. La cura dello spirito era la premessa per una proficua cura del corpo. Giovanni di Dio raccolse i suoi collaboratori in una grande famiglia r eligiosa, l'ordine dei Fratelli Ospedalieri, meglio conosciuti col nome di Fatebenefratell i. Giovanni morì a soli c inquantacinque anni, i l giorno del suo compleanno, l'8 marzo 1550. Fu canonizzato nel 1690. Leone XIII lo dichiarò patrono degli ospedali e di quanti operano per restituire la salute agli infermi.

Sabato 24 marzo 2007 Ger 11,18-20; Sal 7; Vangelo Gv 7,40-53;

40 All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: «Questi è davvero il profeta!». 41 Altri dicevano: «Questi è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? 42 Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?». 43 E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. 44 Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. 45 Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto?». 46 Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!». 47 Ma i farisei replicarono loro: «Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? 48 Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? 49 Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». 50 Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: 51 «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». 52 Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea». Medita

(Don Paolo Curtaz)

Gesù è segno di contraddizione. Al culmine della disputa con i farisei e i capi del Sinedrio, troviamo il divertente episodio di oggi dei soldati che quasi si convertono, dimenticando di arrestare l'ingombrante profeta di Nazareth. Il povero Nicodemo, che nel vangelo di Giovanni fa la parte del giusto di Israele che però non ha il coraggio di schierarsi a causa del suo ruolo sociale, viene pesantemente insultato dai membri del Sinedrio per la sua posizione troppo morbida verso Gesù. Sì, amici, se siete apertamente cristiani, se vi siete innamorati di lui, se avete visto in lui la verità e la speranza, se siete davvero credenti e quindi non fanatici, sicuramente vi sarà già successo di dovervi difendere, di sentire una fitta al cuore quando avete sentito descrivere la vostra esperienza come una specie di esaltazione nevrotica, vi sarà accaduto di vedere un sorrisino compassionevole sul volto del vostro collega quando ha saputo della vostra frequentazione alla Messa domenicale.. . Buon segno, amici, buon segno. Segno che davvero il Maestro ormai abita il vostro cuore, segno che davvero senza la sua presenza il vostro cuore vacilla. E se ciò significa qualche strattone, pazienza: pensiamo ai 25 milioni di cristiani uccisi nel suo nome, nell'appena trascorso, orribile, 20esimo secolo. Animo, amici, nessun servo è più grande del proprio padrone: se hanno perseguitato lui, perseguiteranno anche noi. Ma non abbiamo timore, egli ha vinto il mondo!

Prega Liberaci dal pregiudi zio, Signore , e dall'ostinazione de l cuore di chi si

rifiuta di accogliere la tua verità , rendici tuoi testimoni nell'amore e nella semplicità nella giornata che si apre, Dio benedetto nei secoli.

Vivere la Parola Voglio verificare la mia conoscenza di Gesù, per fare emergere eventuali

dubbi , confusioni, informazioni parziali o inesatte.

Meditazione per la Quaresima Origine

Da Lima e da New York da Seoul e da Reykiavik, dal deserto e dall'Amazzonia da Luanda e da Rangoon, tu vieni da qualsia si parte , Cristo, Messia, nostro Signore e nostro fra te llo , sa lvatore de l mondo ! Tu sei di na ziona li tà umana ! Ogni paese è la culla de lla tua na scita e ogni paese ti a nnovera tra i suoi residenti. I l tuo passaporto è universale! Sei ovunque e sei a casa tua ovunque dove l'umanità passa e si stabilisce per impia nta re una terra da vivere e fecondare. Sei ovunque, Cri sto , salvatore , perché sei l'uomo! Nessuna origine, nessun popo lo, nessun ambiente , nessuna casa, nessuna stamberga sono indegni di te perché sei de ll'umanità. Fin da lla tua inca rnazione e da lla tua risurrezione , ogni luogo , ogni umano diventa lo spa zi o e i l pa ese dove brilla la salvezza di Dio!

La grazia di rispettare i fratelli

di Ignazio Larranaga Signore Gesù, metti un lucchetto alla porta del nostro cuore, per non pensare male di nessuno, per non giudicare prima del t empo, per non sentir male, per non supporre, né interpretare male, per non profanare il santuario sacro d elle intenzioni. Signore Gesù, legame unificante della nostra comunità, metti un sigillo alla nostra bocca per chiudere il passo ad ogni mormorazione o commento sfavorevole. Concedici di custodire fino alla sepoltura, le confidenze che riceviamo o le irregolar ità che vediamo, sapendo che il primo e concreto modo di amare è custodire i l silenzio. Semina nelle nostre viscere fibre di delicat ezza. Dacci uno spirito di profonda cortesia, per river irci l'uno con l'altro, come avremmo fatto con te. Signore Gesù Cristo, dacci la grazia di rispettare sempre. Così sia.

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Venerdì 9 marzo 2007 - S. Francesca Romana Gen 37,3-4.12-13a.17b-28; Sal 104; Vangelo Mt 21,33-43.45

33 Ascoltate un'altra parabo la: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un f rantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. 34 Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. 35 Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. 36 Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. 37 Da ultimo mandò lo ro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! 38 Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. 39 E, preso lo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. 40 Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?». 41 Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». 42 E Gesù di sse loro: «Non avete mai letto nelle Sc ritture: La pietra che i costruttori hanno scartataè di ventata testata d'ango lo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile ag li occhi nostri? 43 Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popo lo che lo farà fruttificare. 45 Udite queste parabo le, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro.

Medita

(Don Paolo Curtaz) Il dolore di Dio, questo mi sconcerta, mi zittisce. Gesù parla (me lo vedo), sussurra quasi, lo sguardo abbassato, la voce rotta dall'emozione: che fare? Che farò? La storia dell'umanità, ci svela Gesù, è una storia d'amore in crisi, di un innamorato passionale - Dio - e di una sposa tiepida e opportunista: l'umanità. Leggete bene, ve ne prego: quanta dignità in questo padrone che prepara con cura e amore la vigna da dare in affitto, leggete dell'arroganza idiota di questi affittavoli che pensano - uccidendo il figlio del padrone - di diventare eredi. Immagine dell'umanità che non riconosce il proprio Creatore, il proprio limite, questa tragica parabola è la sintesi della storia fra Dio e Israele, fra Dio e l'umanità. L'uomo non riconosce il suo Creatore, si sostituisce a lui: ecco il peccato di fondo, la tragica fragilità dell'uomo, credere di essere autosufficiente, senza dover rendere conto, misconoscere il proprio limite. E così accade ancora oggi, all'umanità che invece di orgogliosamente realizzarsi nel dare frutti, pensa a come fregare il proprietario, che nega l'evidenza, che si crede onnipotente. Che fare? Gesù, ora, stenta a parlare, pensa alle sue parole, ai suoi gesti, alla tanta tenerezza, alla profonda e virile umanità mostrata negli anni dell'annuncio. Il problema di fondo, amici, è che all'uomo un Dio così proprio non importa, non lo vuole. Preferiamo un Dio scostante e impettito, forse, onnipotente e freddo da placare o convincere. Che fare? Mi commuove, questo Dio onnipotente come fermato dalla nostra reazione, come un amante scosso, un genitore ferito, un amico che si scopre improvvisamente tradito. Che fare? Questo Dio sconsiderato che rischia la vita del figlio, illuso di suscitare rispetto nell'uomo, se non giustizia. E invece no, anche questo gesto è stravolto, incompreso. Che fare? Gesù non sa più cosa dire, ora, aspetta una risposta dagli affittavoli che - ingenuamente - nell'ottusità del loro cuore, non capiscono che proprio di loro si sta parlando. E inveiscono: morte, punizione, vendetta, maniere forti! Già, replica il Rabbì, già. Così non sarà, così non avverrà. Solo l'ultima parte del consiglio si avvererà: ad altri verrà data la vigna, a noi. Il rabbì, invece, non si vendicherà, ma si lascerà spazzare via piuttosto che usare violenza.

Prega Abbi pietà del tuo popolo , o misericordioso!

Durante questa Quaresima , ti chiediamo la grazia di attaccarci con fermezza non solo al messaggio, ma anche alla tua persona, Gesù, e che la

nostra unione con te sia il centro della nostra vita.

Vivere la Parola E’ importante ritrova re momenti di silenzio non solo in occasioni speciali. Facciamo in modo che in ogni nostra giornata ci sia un breve e semplice

momento di silenzio. Quale momento posso valo rizza re? Al ma ttino non accendendo subito la te levisione? Alla sera?

� Meditazione per la Quaresima

Memoria Il tuo amore è il nostro inizio , la tua vita in noi come di un padre, come di una madre ai suoi figli. Ed eccoci, tu tti, tu oi predi letti indissolubilmente uniti a te portando la tua immagine e la tua somiglianza e per sempre, tutti, segnati dalla tua divinità. E crei i mondi perché diventino culla delle nostre carezze, il giardino delle nostre creazioni, la terra della nostra uguaglianza, la casa della nostra identica origine, la tavola delle nostre fraterne condivisioni.

Quaresima 2007 - In cammino verso la Pasqua

V Settimana di Quaresima Tempo di passione: incontro con il dolo re

Con la quinta domenica di quaresima inizia il tempo di passione. In questo tempo i c ri stia ni medi ta no i n pa rtic o la r modo i l cammi no di sofferenza di Gesù. Una forma popola re di medita zione è la via crucis. Si percorrono le 14 stazioni della via crucis e ci si immerge in ognuna di queste situazioni di sofferenza di Gesù. Altri leggono in questo tempo i racconti della passione di Gesù, così come ce li hanno lasciati i quattro vangeli. Oppure asco ltano la Passione secondo Matteo o la Pa ssione secondo Giovanni di J.S. Bach. I testi della liturgia ci invitano a rivolgerci a Gesù sofferente. Ma perché dobbiamo occuparci de lla passione di Gesù? Gesù ha bisogno della nostra compassione? Mentre noi ci i mmergiamo ne l do lo re di G esù , ci poniamo da va nti a l n ostro do lore. Che lo vog liamo o no , prima o poi inc ontri amo i l do lo re. Una persona ama ta muore. I l fi g lio o la fig lia prendono altre strade da come spera vamo. Un c onfli tto irriso lvi bile ne lla fami g lia oppure sul posto di la voro ci to rmenta. Ci amma liamo e ci lamentiamo della nostra sorte. Soffriamo per via di noi stessi , perché non c orri spondiamo alle nostre aspettative e i sogni de lla nostra vi ta sono di stru tti. Chi percorre onestamente la sua strada non sfuggirà a l do lo re. P rima o poi soffri remo per la nostra fini tezza, per la nostra caducità e per la nostra imperfezione. Guardiamo al do lo re di Gesù per ri conc i lia rci c on i l nostro do lo re. I l do lo re ha diri tto di esistenza. Mi apparti ene. Io non lo cerco , ma mi viene incontro e mi sfida a vo lgere g li oc chi a d una nuova immagi ne di Di o , come G esù. Chi è questo D io che mi c hi ede questo do lo re? E che c osa è la vita , vi sto che non si può fa re a meno de l do lo re? Che c osa è l' essere umano , vi sto che soffre così in se stesso? Medi tiamo la pa ssione di G esù per ricordare a noi stessi che non siamo la sciati da so li nel nostro do lo re. Gesù ha percorso tu tte le sta zioni de l nostro do lo re. Così non dobbiamo percorrere da so li i l nostro c ammi no . Eg li cammi na c on noi. Gua rdando a Gesù non ci sentiamo so li ne l nostro c ammi no di do lo re e riconosciamo che il nostro dolo re non è senza senso. Come la pa ssione di Gesù , anch' esso ha u no sc opo : a ttra verso le a ngusti e di q uesto tempo giungere alla risu rrezione , pervenire alla pienezza attraverso il vuoto; attraverso la lon tananza da Dio trova rsi a lla sua presenza senza fine. Chi scopre un senso ne l proprio do lo re può reggerlo in modo di verso. Può anda re a testa a lta attra verso i l dolo re. Chi crede che il dolo re lo purifica, su questa strada si apre sempre pi ù a Dio. Farà l'esperienza che la vita lo porta a Dio. La vi ta , c osì c ome Dio ce la offre, con la sua gioia ma anche con il suo do lo re , c on i suo i la ti di lu c e ma a nche c on i suoi la ti d' ombra , c on i suoi punti forti ma a nche con le sue debo lezze, c i conduce verso Dio. Dobbiamo so lo riconc i lia rc i c on la nostra vi ta e immergerc i , meditando , nelle situazioni della nostra vita. Allo ra la vita ci toglie tu tte le i llu sioni di poter determinare da soli il nostro cam-mino verso Dio , di poter ac qui sta re la benevolenza di Dio con le nostre prestazion i. P roprio i l do lo re di strugge i l n ostro ego , c he vorrebbe tu tto per sé , c he vorrebbe u sa re per se stesso anche D io. Se, come G esù , ci la sciamo c roci fi ggere da l do lo re , potremo anche sperimenta re che la c roce ci apre a Dio e a lla vera vi ta.

Meditazione per la Quaresima Allargare

Il Dio degli albori degli universi vi ha creati per i valichi rischiosi e per le grandi messi e per i percorsi di infinito! Perché, genti del mio popolo, vi siete stabiliti nelle ristrettezze? Perché costruite le vostre esistenze tra le mediocri mura del «quanto basta»? Perché siete diventati sedentari, senza avanzare sulle strade luminose del vangelo? Allargate la vostra fede per distinguere, sulle vostre strade errabonde, la presenza affettuosa del Padre che prende la mano dei suoi figli impauri ti. Allargate la vostra speranza per scoprire le terra che rinnova e rimodella il suo bel volto attraverso gli avvenimenti del mondo. Allargate il vostro amore per aprirlo all'incontro delle differenze e alla benevola accoglienza delle attese che bussano alle vostre porte. Alla rgate la vostra parola per indirizzarla anche a coloro che si sono separati da voi. Allargaste i vostri cuori e i vostri spiriti per ascoltare Cristo che vi spinge a trovare i bagliori di verità disseminati nelle umane ricerche. È tempo, genti del mio popolo: vivete a più vasta dimensione!

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Sabato 10 marzo 2007 Mi 7,14-15.18-20; Sal 102; Vangelo Lc 15,1-3.11-32

1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». 3 Allora egli disse loro questa parabola: 11 «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17 Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20 Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27 Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28 Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29 Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31 Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Medita Oggi Gesù dice questa parabola per ciascuno di noi: noi tutti siamo quel figlio che il peccato ha allontanato dal Padre, e che deve ritrovare, ogni giorno più direttamente, il cammino della sua casa, il cammino del suo cuore. La conversione è esattamente questo: questo viaggio, questo percorso che consiste nell’abbandonare il nostro peccato e la miseria nella quale esso ci ha gettati per andare verso il Padre. Ciò che ci sconvolge in questa parabola, e la realtà la sorpassa di molto, è il vedere che il nostro Padre ci attende da sempre. Siamo noi ad averlo lasciato, ma lui, lui non ci lascia mai. Egli è “commosso” non appena ci vede tornare a lui. Talvolta saremmo tentati di dubitare del suo perdono, pensando che la nostra colpa sia troppo grande. Ma il padre continua sempre ad amarci. Egli è infinitamente fedele. Non sono i nostri peccati ad impedirgli di darci il suo amore, ma il nostro orgoglio. Non appena ci riconosciamo peccatori, subito egli si dona di nuovo a noi, con un amore ancora più grande, un amore che può riparare a tutto, un amore in grado in ogni momento di trarre dal male un bene più grande. Il suo perdono non è una semplice amnistia, è un’effusione di misericordia, nella quale la tenerezza è più forte del peccato. Gesù vuole che noi abbiamo la stessa fiducia anche nei confronti degli altri. Nel cuore di ogni uomo vi è sempre una possibilità di ritorno al Padre, e noi dobbiamo sperarlo senza sosta. Quando vediamo fratelli e sorelle convertiti di recente che ricevono grazie di intimità con Dio, spesso davvero straordinarie, esultiamo senza ripensamenti, e partecipiamo alla gioia del Padre.

Prega “Mi leverò e andrò da mio Padre”. Liberaci dall’ orgoglio della vita che ci impedi sce di rialza rci dal fango nel quale il peccato ci ha trascinati. Salvaci dall’ accecamento suicida che non riconosce la misericordia nella ostinazione e nell’ indurimento del cuore. O Cristo , tu hai aperto le porte del Paradiso; là non vi è più l’ angelo che ne vieta va l’ ingresso e per mezzo della tua voce il Padre chiama di nuovo Adamo , che aveva cacciato. Ero piegato, abbattuto da lle mie turpi colpe , ero prostrato e rifiuta vo la consolazione , ma ti ho sentito e mi alzerò e andrò da mio Padre.

Vivere la Parola Facciamo una riflessione personale e anche comunitaria domandandoci: siamo le persone e le comunità del “perché” o siamo le comunità del “come”? Dedichiamo più tempo a discutere sul perché accadono certe

cose o a come possiamo fa re la nostra parte?

Domenica 25 marzo 2007 - V Domenica di Quaresima Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Vangelo Gv 8,1-11

1 Gesù si avviò allo ra verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popo lo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3 Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adu lterio e, postala nel mezzo, 4 gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6 Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7 E siccome insi stevano nell'interrogarlo, alzò il capo e di sse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». 8 E chinatosi di nuovo, sc riveva per terra. 9 Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase so lo Gesù con la donna là in mezzo. 10 Alzatosi allo ra Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11 Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va’ e d'ora in poi non peccare più».

Medita (Don Paolo Curtaz)

Una donna colta in flagrante adulterio (ah già, e l'uomo che era con lei? Mistero del maschilismo religioso!) portata davanti a Gesù per essere giudicata. Una trappola dei farisei (i benpensanti?) ben congeniata, in fondo: Gesù è un lassista? Oserà contestare Mosé? Dove andremo a finire! Senza regole come può esserci religione! E se la giudica, se la lascia lapidare che ne è dell'immagine del Padre che scruta l'orizzonte aspettando il figlio? Non c'è che dire: trappola splendida, pronta a scattare, a ricondurre a normalità (la nostra) l'eccesso (di Dio). Piovono pietre su questa donna. Non ha un nome, né un volto: è una peccatrice. Non ha dignità, né ragioni: è una peccatrice. Va punita, ha trasgredito la legge. Piovono pietre nel le nostre parole: sempre indulgenti a giustif icare noi stessi, impietosi nel giudicare i comportamenti degli altri. E i l nostro t empo lo sa quanto le parole feriscono ed uccidono. Giudizi, silenzi, smorfie, tutti a dimostrare che c'è qualcosa di strano nell'altro, che comunque io sono, se non migliore, almeno non peggiore. L'altro è avversario perché diverso, non rientra nel lo schema che mi sono costruito. Diverso per razza, per storia, per sensibilità politica. Su, Gesù, dì la tua: questa donna ha sbagliato, è chiaro, è evidente, bisogna fare qualcosa. E Dio tace. Tace perché conosce, tace scrivendo in terra (cosa? I peccati dei presenti, chiosa quella linguaccia di san Girolamo!), tace sconfortato dalla durezza del cuore dell'uomo. In cosa ha sbagliato Dio? Davvero la libertà dell'uomo può ridursi a questo? Un Dio libero e vero, un Dio tenero e adulto che vede l'umanità ridotta a chiassosa classe di adolescenti che si accusano l'un l'a ltro. Che tristezza nel cuore di Dio! Che tenacia! E scrive, e riflette. Che dire? Come portare questa gente (e noi) altrove? Nel modo di vedere di Dio, nei lidi pieni di luce di Dio? Sì, è peccatrice, ha sbagliato. E allora? Chi non sbaglia? Chi è senza colpa? Gesù non giustifica, né condanna, invita ad alzare lo sguardo, ad andare oltre, a guardare col cuore la fragil ità dell'altro e scoprirvi – riflessa – la propria. No, Dio non giudica. Ci giudicano la vita, la società, il datore di lavoro, noi stessi. Tutti c i giudicano, Dio no. Dio ama, e basta. E questa donna viene liberata. Salvata dal la lapidazione viene ora salvata dalla sua fragilità. "Non peccare più" ammonisce Gesù. Anche lei viene invitata a guardare oltre ciò che pensava essere la soluzione ai suoi problemi. Credo che questo Vangelo sia il Vangelo del la verità di Dio, della freschezza della chiesa. Chiesa, amata Chiesa, fatta da perdonati, non da giusti. Chiesa fatta di gente che sa perdonare perché perdonata, che giudica con amore, senza ferire, guardando avanti, che indica una strada, non un tribunale. Quando vivremo di questo perdono che ci riempie il cuore saremo trasparenza di Dio per l'uomo contemporaneo che cerca, nel suo profondo, amore e luce in una società che ama solo i bravi e i giusti e dimentica la verità della nostra fragilità.

Prega Fa’ , o Signore, che proviamo in questo giorno la gioia della tua misericordia. Ristabilisci in noi la nostra vera natura: che nessun peccato, nostro o di un altro, ci scandalizzi tanto da impedirci di vivere nella tua vicinanza o nella vicinanza dei nostri fratelli. Concedi che tra le meschinità che soffocano la vita quotidiana possiamo vivere il perdono, in modo che coloro che non ti conoscono si sentano attirati da questa novità, così umana, così generatrice di vita, che non può avere origine che da te solo, che sei così grande.

Meditazione per la Quaresima Cassetto segreto

Da dove viene, Signore, nel profondo delle nostre pieghe attorcigliate delle nostre coscienze il perverso godimento di fronte alla colpa del prossimo? Da dove ci viene, Signore, questo astioso piacere di condannare e di lapidare chi cade e chi finisce nella polvere? È per evitare di sentire il nostro peccato giocare in noi il suo agitato carnevale? E’ per distogliere da noi stessi gli occhi e le parole di giudizio? In noi, Signore, spargi la misericordia come il seminatore sparge il grano nella terra! Allora, con te, Signore, saremo umili, guarderemo prima di tutto i cassetti segreti del nostro cuore. Allora, con te, cancelleremo, invece di puntare il dito, e invece di schiacciare, ci rialzeremo per nuove possibilità!

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Quaresima 2007 - In cammino verso la Pasqua

Per amare, unicamente per amare, sei entrato ne lla paglia umana, ti sei scorticato nella polvere umana, hai mangiato alla ta vola degli uomini! Tu hai poggiato la tua mano su lle carni putride , hai strappato i peccatori alle pietre della lapida zione, hai pianto di tristezza davanti

alla tomba dell'amico e hai la vato g li spi riti e i cuori dai lo ro demoni incrostati. Per salvare, unicamente per sa lva re, hai spezza to la tua vi ta in pane per ogni giorno e l'hai versata in vino di giubilo per i l futu ro. Tu sei sta to frantumato sotto i chiodi de ll'odio, hai attraverso la tomba dove, per spa ri re per sempre, sono deposti g li spi riti e la carne. E, oggi, tu non perdonerai i nostri peccati? E tu non sa rai, oggi , il nostro sole di speranza? E tu non ci porterai , oggi, a ttraverso la paura e la morte , fino alla tua dimora di gioia?

III Settimana di Quaresima

Tempo di digiuno Negli ultimi vent'anni non solamente la chiesa, ma anche la medicina ha riscoperto il digiuno. Per decenni le prescrizioni di dig iuno si sono sempre più ri dotte. Non si comprendeva più qua le fosse i l senso del digiuno. Chi durante la quaresima deciderà di digiunare una settimana, di non mangi a re n i en te di so li do , ma solamente di bere tanto - the, acqua o succhi - sperimenterà quanto sia benefico il digiuno. Dopo le difficoltà iniziali del primo e secondo gi orno non sentirà p iù i l senso di fame. Si sentirà più libero. Le sue mani diverranno permeabili, sottili. Passeggiando nella natura si farà attento. Nei suoi movimenti si farà più lento. Eviterà del tu tto spontaneamente la smania. Sentirà che la fretta non g li fa bene. Può essere che ne l digiuno ci incontriamo per la prima volta con la nostra rabbia e la nostra insoddisfazione. Nella vita quotidiana conosciamo certamente il mecca-n i smo per c ui mang iamo mo lto quando siamo delu si o ci sentiamo so li . Allo ra tamponiamo la nostra rabbi a o la nostra solitudine mangiando. Non vog liamo più senti re noi stessi, ma questa strada ci ren-de a ncora più in soddi sfa tti. Nel di giuno in terrompiamo questo meccani smo. Ci poniamo di fronte alla nostra verità. Insieme a Gesù andiamo nel vuoto del deserto, per essere là messi a confronto c on noi stessi. So lamente se reggiamo a questo conf ronto, potremo percorrere come Gesù la nostra strada verso Dio con chiarezza e risolutezza. Il digiuno purifica e disintossica il corpo. Viene eliminata tutta la sporcizia interio re che si è accumu lata. Si potrebbe indicare il digiuno come le pulizie di primavera per i l c orpo e l'anima. Si potrebbero però prendere queste pu lizie di prima vera a nche a lla lettera. Digiunare con i l corpo potrebbe allargarsi alla purificazione e alla disintossica zione della mia vita quotidia na. Si inizia con l'abita zione. Dove vorrei ripuli re, gettar via il superfluo? Che cosa vorrei rega lare via, da che cosa mi vorrei separare? Le pulizie di primavera possono riguardare anche le mie atti vità e abitudi ni. Dove dovrei di sintossicare il mio programma, calmare la mia fretta? Digiuna re con i l corpo ci aiu terà a diventare più vigili e più liberi solamente in unione co l digiuno spi rituale. Digiuno e preghiera si appartengono. I l digiuno sostiene la preghi era. Possiamo dedic arci meglio alla preghiera o alla medi tazione, ma soprattutto il digiuno rende più intense le nostre preghiere per g li altri. Troppo spesso noi preghiamo solo con la testa per l’ami c o o l'amica che si trovano nel bisogno. Mentre, se io digiuno e prego consapevolmente un intero giorno per un'altra persona, allora percepi rò tutto questo a livello del mio corpo. Porterò con me l'altra persona. Il mio corpo mi costringerà a pensare a lei. Nella preghiera e nel digiuno diventerò una cosa sola con l'altro. Avvertirò con lui una nuova vicinanza. E allo ra, per chi vog lio di giunare e pregare consapevo lmente? In quale situa zione sento che con le pa ro le non posso pi ù cambiare niente, che con il mio aiuto sono comunque impotente? E un paradosso che, proprio quando nel digiuno indeboliamo la nostra vitalità, la nostra preghiera sale più intensamente verso Dio. Nel digiuno noi riconosciamo la nostra impotenza e la presentiamo a Dio. Sentiamo che dipendiamo dall'aiuto di Dio e dovremmo riporre fiducia in Dio che pensa alle persone per le quali digiuniamo. Da sempre i l digiuno è sta to collegato con l'illuminazione, con le veglie notturne e con la preghiera. Chi digiuna ottiene occhi illuminati. E come se un velo venisse tolto dai suoi occhi. Ha bisogno di poche ore di sonno e così può star sveglio a pregare. E sognerà in modo più chia ro. Da sempre i mistici hanno sperato di aprirsi col digiuno alla luce interiore di Dio, che bri lla ne lle lo ro an ime. Il dig iuno ci mette n contatto con lo spazio interiore del silenzio, nel quale Dio stesso abita in noi. Ci conduce alla patria interiore, nella quale possiamo sentirci bene con noi stessi, poiché Dio, il mistero, abita in noi.

Lunedì 26 marzo 2007 – Annunciazione del Signore (s) Is 7,10-14; Sal 39; Eb 10,4-10; Vangelo Lc 1 ,26-38

26 Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». 29 A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30 L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».34 Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». 35 Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla è impossibile a Dio». 38 Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.

Medita (don Paolo Curtaz)

Oggi rileggiamo l'incontro di questo misterioso e garbato angelo che parla alla pari con questa ragazzina di Nazareth e scopriamo la grandezza del pensiero di Dio. Perché in quella minuscola casa di questo minuscolo paese addossato ad un declivio roccioso, da cui la gente aveva ricavato nelle grotte naturali delle abitazioni fresche ed asciutte, avviene l'assurdo di Dio. Protagonisti una quindicenne illetterata di un paese sottomesso a schiavitù, ai confini del mondo. Niente satellite, né diretta televisiva, né network spettacolari, nella minuscola Nazareth che diventa ombelico del mondo, centro assoluto della storia. Poiché Dio, stanco di essere incompreso decide di venire a raccontarsi, poiché la lunga storia di amicizia e affetto col popolo di Israele non è stata sufficiente per spiegarsi, Dio sceglie di farsi uomo, parole, lacrime, sorriso, tono di voce, sudore e necessita di un corpo, abbisogna di una madre. Non la moglie dell'imperatore, o il premio Nobel per la medicina, non una donna manager dinamica dei nostri giorni, macché, la piccola adolescente Maryam Dio sceglie e a lei chiede di diventare la porta d'ingresso per Dio nel mondo, tutto lì. Dio sceglie Nazareth e, a Nazareth, sceglie Maria. E a Nazareth, per trent'anni, Dio si nasconde nella quotidianità più semplice: bambino, adolescente, giovane falegname, come suo padre. Quanto parla questo assordante silenzio! Quanto dice di Dio questa sua scelta! A noi che sempre cerchiamo il plauso e la visibilità, l'efficienza e la produttività, Dio dice che la sua logica è diversa. Scegliere Nazareth, un paese occupato dall'Impero romano, ai confini della storia, ai margini della geografia del tempo, in un'epoca sprovvista di mezzi di comunicazioni, ci rivela ancora una volta la logica di Dio. Animo, fratelli! Quando pensiamo di avere sbagliato la vita, di non avere avuto sufficienti opportunità, quando non siamo soddisfatti dei nostri risultati o siamo travolti dall'assordante incitamento di chi ci grida: "devi riuscire" , pensiamo a Nazareth, a questo modo di operare che ci sbalordisce e ci incanta.

Prega Santa Maria, umile serva del Signore, gloriosa madre di Cristo, salve! Vergine fedele, grembo sacro al Verbo, insegnaci a essere docili alla voce dello Spirito; a vivere nell'ascolto della Parola, attenti ai suoi richiami nel segreto del cuore, vigili alle sue manifestazioni nella vita dei fratelli, negli avvenimenti della storia, nel gemito e nel giubilo del creato. Vergine dell'ascolto, creatura orante, accogli la preghiera dei tuoi servi.

Vivere la Parola Presterò molta attenzione questa settimana alla Parola di Dio,

ascoltata nella celebrazione Eucaristica e meditata personalmente, facendo in modo che illumini la mia vita, mi suggerisca le scelte da compiere, gli

atteggiamenti da assumere.

Meditazione per la Quaresima Compimento

Dove trovare il nutrimento per soddisfare la fame che occupa il nostro spirito e il nostro cuore? Dove raggiungere la sorgente che riversa il suo perpetuo sgorgare di verità e di bellezza? Come toccare l'amore fedele alle sue promesse e bruciante dell'ardore dell'inizio? Come offrire il meglio di sé senza indurirsi sotto la siccità dell'egoismo? Come mantenersi nella luce senza permettere che l'oscurità cattiva introduca le sue cupe fascinazioni nelle nostre segrete dimore? Siamo essere limitati, sempre incompleti, mai finiti, mosaici di bene e di male, mai sazi e sempre alla ricerca di pienezza! Così, ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sera, vicino a te, Signore Gesù, veniamo, perché la tua Parola stimola le nostre attese. Vicino a te gioisce il nostro desiderio, perché tu solo, pastore della nostra vita, ci conduci alla pienezza!

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Domenica 11 marzo 2007 III Domenica di Quaresima Es 3,1-8a.13-15; Sal 102; 1 Cor 10,1-6,10-12; Vangelo Lc 13,1-9

1 In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirg li circa quei Galilei, il cui sangue Pi lato aveva mescolato con quello dei lo ro sacrifici. 2 Prendendo la paro la, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3 No, vi dico, ma se non vi convertite, peri rete tu tti allo stesso modo. 4 O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sì loe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5 No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».6 Disse anche questa parabo la: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi fru tti, ma non ne trovò. 7 Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Tag lialo. Perché deve sfruttare il terreno? 8 Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime 9 e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo tag lierai».

Medita (Don Paolo Curtaz)

Gesù, citando due noti eventi di cronaca dei suoi tempi, smonta una credenza popolare molto diffusa allora (e oggi). Un devoto medio pensava che le disgrazie, come appunto il crollo d ella torre di Siloe, punissero delle persone che – in qualche modo – avessero commesso degli orribili peccati. Così come la malattia, o l'handicap, la disgrazia veniva letta come un intervento corrucciato di Dio che, dall'altro della sua somma giustizia, scatenava la sua ira divina. E se un bambino nasceva malato? Orribile ma coerente risposta: i colpevoli erano i suoi genitori. Niente pietà, quindi, per i malati, né comprensione per le v ittime della r epressione romana: se erano stati uccisi era a causa dei loro peccati. Meno male che sono passati duemila anni di cristianesimo! Oggi non siamo più così crudeli e diretti, ma la sostanza non cambia. Incontro molte persone che – in momenti di dolore e di sofferenza – se la prendono con Dio che, ev identemente, non sa fare il suo mestiere. Dio risulta, grottescamente, una specie di assicuratore sulla vita: la polizza che pago settimanalmente dovrebbe tutelarmi a lmeno dalle tragedie peggiori!

Banalizzo, lo so, e chiedo scusa agli amici lettori che davvero sono stati scaraventati nella prova malgrado la loro profonda fede. Ma ciò che Gesù dice è sorprendente, sconcertante: la vita ha una sua logica, una sua libertà. La causa del crollo del la torre di Siloe è da imputarsi al calcolo del le strutture errato, o a l lucro compiuto dall'impresa che ha usato materiali scadenti; l'intervento crudele dei romani è causa della loro politica di espansione che usa la violenza come strumento di oppressione. Non esiste un intervento diretto e puntuale di Dio, le cose possiedono una loro autonomia e noi possiamo conoscerne le leggi. Dio è limitato, quindi? No, ma ferma la sua mano e c i lascia lib eri, perché vuole dei figli, non dei sudditi. E , conclude Gesù, noi discepoli s iamo chiamati a leggere questi eventi disastrosi come un monito che la vita, non Dio, ci fa: sotto la torre crollata potremmo esserci noi. Il tempo è serenamente fugace, amici, tragicamente breve, approfittiamo di questi giorni come giorni di salvezza e di conversione, non aspettiamo, non temporeggiamo. La v ita è un'opportunità da cogliere per scopr ire chi è Dio e chi siamo noi e il deserto è il luogo in cui esercitiamo la nostra l ibertà. Non esiste una v ita più o meno semplice, ma ogni vita è un soffio breve che siamo chiamati a vivere con int ensità e gioia. Gesù c i svela il volto di un Dio che pazienta, che ins iste perché il f ico produca frutti. La conversione, il cambiare atteggiamento, il ri-orientare la nostra vita è il frutto che ci è chiesto. Fermarci davanti agli eventi tristi della v ita senza incolpare Dio, né scuotere la testa e tirare innanzi, ma guardarli come un monito che la vita stessa ci rivolge per giocare bene la nostra partita. Dio – da parte sua – è un Dio che conosce, che interviene, ma che rispetta, trattandoci da adulti, le nostre scelte, anche se catastrofiche e schiavizzanti. Sapremo svegliarci?

Prega Signore, sappiamo che tu sei poco incline alla collera, che sei ricco di clemenza e paziente con la nostra fragilità, che sai aspettare. Noi abbiamo bisogno di vivere, di approfittare di quel “cento per uno” che ci prometti già in questa vita. Non vogliamo più perdere tempo. Aiutaci dunque a vivere con attenzione, dissipa in noi le ombre del dubbio. Fa’ che la nostra libertà aderisca, senza calcoli e senza ritardi, a te che sei la vita.

Vivere la Parola Rifletterò sulla situazione del la mia fed e in Gesù, per far emergere le difficoltà , le chiusure nei suoi confronti. Chiederò con insistenza a l Signore il dono del suo Spirito,

perché il lumini la mia riflessione e guidi la mia l ibertà nelle d ecisioni.

Meditazione per la Quaresima In tempo

Non dite genti del mio popolo, che non siet e responsabil i né colpevoli! La vostra terra era bella quando l'avete ricevuta da lui ed ecco sta diventando una pattumiera! La vostra terra era preparata per l'equa spartizione e voi l'avete munita di punte seghettate e di frontiere. Quando lui ve l'ha affidata la vostra terra era destinata all'armonia e al dialogo e voi l'avete dilaniata con gli odi e con i cannoni. La vostra terra era distribuita per la solidarietà e la condivisione e voi l'avete divisa in pezzi di egoismo e di rifiuto. Che cosa avete fatto, genti del mio popolo? Ascolterete la Parola che cambia i cuori e converte le decisioni? Ascolterete in tempo la Parola che vi spinge a rinnovare la t erra della vostra vita e del vostro amore?

Martedì 27 marzo 2007 - Beato Francesco Faà di Bruno Nm 21,4-9; Sal 101; Vangelo Gv 8,21-30

21 Di nuovo Gesù di sse lo ro: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». 22 Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?». 23 E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 24 Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati». 25 Gli dissero allo ra: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico. 26 Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui». 27 Non capirono che egli parlava loro del Padre. 28 Disse allo ra Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. 29 Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite». 30 A queste sue parole, molti credettero in lui.

Medita (Don Paolo Curtaz)

Gesù vede che intorno a se l'incomprensione cresce, paradossalmente (ci fermiamo troppo poco spesso a ri flettere su questo a spetto) la predicazione di Gesù e il suo modo di parla re di Dio sono inefficaci, inutili, osteggiati. Che fare , ora? Non sono basta te le parole che hanno sve lato il volto mi sericordioso di Dio, né i segni che hanno accompagnato tali paro le, né le sottili argomentazioni bibliche che spia zzano i teologi. Gesù intravvede una strada che mai a vrebbe creduto di dover percorrere: la sconfitta , il dono della sua stessa vita, la morte. Può una sconfitta cambiare il corso de lla storia? Capiranno davanti alla croce che altro è fare bei di scorsi , altro morire? L'uomo , finalmente , spezzerà la crosta di violenza che gli i mpedisce di vedere? Mosé innalzò un serpente di bronzo per guarire gli ebrei morsicati da serpenti velenosi nel deserto del Sinai. Gesù verrà innalzato (Giovanni non usa la paro la "crocifisso" ) cioè osteso, mostrato, donato. Il mi stero della croce è questo: la misura colma dell'amore di Dio, la mi sura de l suo dono, la sua capacità di guarirmi, di redimermi, di sa lva rmi da lle tante cose che a vve lenano i miei pensieri e il mio cuore. Sì, occorre donarsi , occorre correre l'immenso ri schio di compiere un gesto che non verrà capito o accolto. Bisogna farlo.

Prega Senti la fine che si avvicina, Signore. Triste profeta, anche tu non sei

riuscito a piegare l'ostinazione dei tuoi, pur essendo il Fig lio. Davanti a te, ultima possibi lità, la follia della croce, la morte di Dio. Servirà a

scardinare il cuore indurito de ll'uomo , tua ingrata creatura? Abbi pietà della nostra durezza, Signore...

Vivere la Parola

Non possiamo ignorare i conflitti o fuggire di fronte a essi. Li assumiamo con gli stessi atteggiamenti di Gesù.

Meditazione per la Quaresima

Lamento Sentiamo, Signore, sentiamo piangere la terra sotto i ripetuti saccheggi mentre si copre di acque morte, di deserti e di corrosione. Sentiamo, Signore, sentiamo gli uomini gridare verso di noi e verso il cielo, svuotati dalla fame, schiacciati dai debiti, esclusi dal lavoro, sottoposti all'arroganza, senza documenti e senza casa, dilaniati dalla guerra, alla deriva nella depressione, condannati alla malattia, chiusi in celle putride, perseguitati per la loro fede, erranti nella solitudine, rifiutati per la loro origine, terrorizzati dall'odio. Eccoci, Signore, né santi né eroi, ma tremanti di umanità, eccoci, nel posto che occupiamo, con il nostro proprio compito, con l'audacia che deriva dalla fede so llecitata da llo Spirito, per lottare con te contro il male che devasta la terra e gli umani!

Beato Francesco Faà di Bruno – (Alessandria 1825 - Torino 1888) Francesco Faà di Bruno fa parte del la grande schiera dei santi social i piemontesi. Nacque ad Alessandria nel 1825 da una famiglia della nobiltà militare. Prima di divenire prete, lui stesso fu ufficiale dell'esercito sabaudo (è protettore dei genier i), professore all'Università di Torino, architetto e matematico, consigl iere del la Casa reale. Diede vita all'opera Santa Zita per le donne di servizio e a una casa per ragazze madri. Fondò le suore Minime di Nostra Signora del Suffragio ora presenti in Argentina, Colombia e Romania. Fu per consiglio di don Bosco che volle farsi prete a 51 anni. E ci riuscì in dieci mesi, per intervento diretto di Pio IX. Morì nel 1888 ed è beato dal 1988. Le sue spogl ie sono custodite nella chiesa

torinese del Suffragio. Giovanni Paolo II lo ha proclamato b eato nel 1988.

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Lunedì 12 marzo 2007 – S.Luigi Orione 2 Re 5,1-15; Sal 41 e 42; Vangelo Lc 4,24-30

24 Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria. 25 Vi dico anche: c'erano mo lte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto i l paese; 26 ma a nessuna di esse fu mandato E lia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. 27 C'erano mo lti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di lo ro fu risanato se non Naaman, il Si ro».28 All'udire queste cose, tu tti nella sinagoga furono pieni di sdegno; 29 si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. 30 Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

Medita (Don Paolo Curtaz)

Il prurito di gettare Gesù giù da un precipizio è un istinto tu tt'altro che sopito, specie di questi tempi. La ragione per cui Gesù viene cacciato dal suo paese con rabbia, è semp lice: ha detto una verità inoppugnabile che i suoi placidi concittadini hanno letto come un'accusa nei loro confronti. La verità è che – alle volte – l'atteggiamento dei credenti e dei devoti diventa chiuso e ottuso , i mpermeabile alle novità di Dio, così che so lo i pagani, i non credenti riescono a cogliere con stupore il messaggio sconvolgente del Dio di Gesù Cri sto. Già in Israele era successo più e più volte, e la Scrittura ci testimonia la fede semplice di due pagani citati oggi dal Maestro. La vedova di Zarepta che accoglie Elia e Naaman il Siro, lebbroso, che si fida de l profeta Eliseo e guarisce. Allora come oggi, è molto più di fficile parla re del Signore ad un popolo , il nostro , che crede di conoscerne a sufficienza e con sufficienza tratta l'annuncio cristiano. Peggio: l'incontro salutare con la cultura e con la comunicazione di ma ssa ha prodotto la nascita del cri stiano "politicamente corretto" , disposto sì a credere, ma scegliendo nel da tato catto licesimo solo ciò che più gli aggrada. Quando poi un richiamo alla coerenza e alla conversione intervengono, ecco il desiderio di gettare Gesù e tutti i suoi profeti giù dal dirupo. Animo , amici, la quaresima serve sopra ttutto a disincagliare noi cristiani di antica data, a ridare smalto e freschezza alla nostra fede stanca e ripetitiva e se questo significa mettere in discussione qualche nostra certezza , pa zienza , purché con verità, arriviamo liberi ad accogliere l'annuncio della Pasqua.

Prega I pagani ti hanno accolto con maggiore entusiasmo rispetto ai credenti, Signore. Rompi la crosta di ghiaccio e di abitudine che avvolge il nostro cuore di discepoli se non siamo più capaci di sussultare ad ogni tua Parola.

Vivere la Parola Presterò molta attenzione questa settimana all'a scolto de lla parola di

Gesù, alle sue sollecita zioni, alle sue critiche sui miei comportamenti, alle sue proposte, soprattutto quelle che mi invitano a spalancare il mio cuore, la

mia vita sulla realtà (persone, fatti, situazioni) che mi circonda.

Meditazione per la Quaresima Inatteso

Tu sei il Dio inatteso e ti manifesti in tempi e luoghi imprevi sti e non-conformi ai modi divini previsti dagli uomini! Tu ci sorprendi senza prevenire e senza annunciarti nella musica che sale fino al cielo, nel vo lto rugoso sul letto dell'abbandono , nella preghiera ripetuta, nel rotolare delle nubi, ne l grido di rivolta, ne lle cattedrali delle foreste , nella misericordia sorridente, nella tomba scavata, nelle pa ro le d'amore, nel sole dell'alba, nella danza della festa, nell'assemblea dei fedeli, nel vento di primavera, nell'oro de l grano da mietere sui volti quotidiani e nella rotondità dei frutti e ogni volta, o Signore, dal profondo del nostro cuore sale la nostra adorazione silenziosa: «Grazie , Dio nostro , per tutte le vo lte che ci visiti!».

San Luigi Orione - Sacerdote e fondatore Nacque a Pontecurone nella diocesi di Tortona, il 23 giugno 1872. A 13 anni entrò fra i Frati Minori di Voghera. Nel 1886 entrò nell’oratorio di Torino diretto da san Giovanni Bosco. Nel 1889 entrò nel seminario di Tortona. Proseguì gli studi teologici, alloggiando in una stanzetta sopra il duomo. Qui ebbe l’opportunità di avvicinare i ragazzi a cui impartiva lezioni di catechismo, ma la sua angusta stanzetta non bastava, per cui il vescovo gl i concesse l ’uso d el giardino del vescovado. Il 3 luglio 1892, il giovane chierico Luigi Orione, inaugurò il primo oratorio intitolato a san Luigi. Nel 1893 aprì il collegio di san Bernardino. Nel 1895, venne ordinato sacerdote. Molteplici furono le attività cui si dedicò.

Fondò la Congregazione dei Figl i della Divina Provvidenza e le Piccole Missionarie della Carità; gli Eremiti della Div ina Provvidenza e le Suore Sacramentine. Mandò i suoi sacerdoti e suore nel l’America Latina e in Pa lestina s in dal 1914. Morì a Sanremo nel 1940.

Mercoledì 28 marzo 2007 Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Cant. Dn 3; Vangelo Gv 8,31-42

31 Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; 32 conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33 Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete li beri?». 34 Gesù ri spose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35 Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; 36 se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete li beri davvero. 37 So che siete di scendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. 38 Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». 39 Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! 40 Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udi ta da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. 41 Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». 42 Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.

Medita (Don Paolo Curtaz)

"Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero" Un'affermazione forte, quella di Gesù , una provocazione per i nostri tempi ammalati di o riginalità, una riflessione inquietante per l'uomo che vuo le a tutti i costi essere libero di sceg liere. Il nostro tempo si fa onore di essere diverso dal passato: a bbiamo tutti accesso a lla cu ltura , a ll'informazione (almeno quella che ci propinano) e pensiamo – forse giustamente – di a vere tutti i termini di giudi zio, senza bi sogno di dar retta al preside di turno. Purtroppo questa libertà troppe volte sconfina nel relati vismo , nel capriccioso gesto dell'adu lto adolescente che vuo le prova re tutto, dire tutto , senza li miti, senza rego le. E i risultati – ahimé – sono sotto gli occhi di tutti: si rischia di passare da una schiavitù ad un'altra, da l giogo della morale catto lica al devastante impero de lle proprie passioni. Gesù, con coraggio, ci svela che so lo la sua Parola ci porta alla libertà, c he so lo seguendo lui riusciremo ad essere liberi. Liberi da lle passioni che ci impedi scono di giudicare, liberi dai giudizi degli altri , dalle nostre paure, dal peccato. Liberi per amare, liberi per donare la nostra vita, non per giocarla in un istinto egoistico che ci distoglie dal vero senso della vita. Sì, o Signore, rendici liberi , oggi, leggeri nel cuore poiché da te amati, pu ri di cuore perché preziosi ai tuoi occhi. Liberaci da ogni laccio, da ogni tormento , da ogni giro di testa , per essere resi capaci di donare la nostra vita.

Prega Dio onnipotente, concedici una fede salda come quella di Abramo. Oggi, vogliamo perseverare nel tuo insegnamento per diventare tuoi veri discepoli. Non vogliamo essere schiavi del peccato. Guidaci, o Signore, alla casa del Padre, dove nella libertà ti ameremo per sempre.

Vivere la Parola Gesù ha saputo crearsi spazi di preghiera e di meditazione personale. Se questi spazi nella mia vita mancano, è giunto il momento di crearli.

Meditazione per la Quaresima Liberazione

Il tuo vangelo ci libera dalla dipendenza del denaro che ci soggioga dal momento che gli apriamo la porta del nostro interesse! Il tuo vangelo libera in noi il desiderio di vivere alleggeriti e distaccati, colmandoci della felicità che viene dalla presenza di Dio e dalla presenza del prossimo. Il tuo vangelo ci libera dalla prigionia dell'egoismo che ci stringe e ci imprigiona nella pastoia dolciastra dei nostri piaceri e del nostro benessere. Il tuo vangelo libera in noi la potenza di allargare, gratuitamente e generosamente, i nostri cuori e le nostre mani per la condivisione. Che il tuo vangelo, Signore, sia la nostra libertà e liberi in noi la piena misura della nostra umanità!

Una storia per l’anima La Lezione di Bruno Ferrero Il bambino era appena stato scoperto a dire una bugia. Il padre, comprensivo e moderno, sapeva che quella bugia in particolare non era importante, ma lo era il concetto morale di mentire. Così interruppe quel lo che stava facendo e s i sedette insieme al figl io per spiegargli, con un linguaggio semplice, perchè doveva sempre dire la verità, qualunque cosa accadesse, cascasse i l mondo... Squillò i l telefono. Il figlio, che stava cercando di ingraziarsi il padre, disse, "Vado io! ". E corse a rispondere a l telefono. Ritornò poco dopo. "E' l'assicuratore, papà". "Uffa! Proprio adesso? Digli che non c i sono".

E' così facile dare fa lsa testimonianza.

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Martedì 13 marzo 2007 Dn 3,25.34-43; Sal 24; Mt 18,21-35

21 Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». 22 E Gesù gli ri spose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta vo lte sette.23 A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che vo lle fare i conti con i suoi servi. 24 Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. 25 Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la mog lie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. 26 Allo ra quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. 27 Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28 Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferrato lo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! 29 I l suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. 30 Ma eg li non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.31 Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al lo ro padrone tutto l'accaduto. 32 Allo ra il padrone fece chiamare quell'uomo e gli di sse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. 33 Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avu to pietà di te? 34 E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. 35 Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».

Medita Ancora una vo lta, Gesù insiste sulla pratica del perdono che deve caratteri zzare i suoi discepoli. Il nostro perdono deve essere instancabile, ed è forse questo che ci costa di più. Molto spesso, riusciamo a ma la pena a perdonare nostro fratello o nostra sore lla, facendo peraltro capire che non deve però farlo un’ altra volta. Ci risulta mo lto di fficile perdonare sempre di nuovo, come se fosse la prima volta; ci risulta molto difficile avere abbastanza pazienza e abbastanza amore per guardare sempre con la stessa fiducia quella persona a cui bisogna perdonare due volte, dieci volte, mille vo lte una stessa cosa. Il nostro cuore è fa tto così: noi poniamo sempre li miti al nostro amore ! L’ amore del Padre invece è infinito. Il Padre ci perdona sempre, e noi sappiamo che ha diecimila occasioni di farlo! I l suo desiderio ardente è che noi, dal momento che riceviamo continuamente la sua misericordia, possiamo diventare a nostra vo lta misericordiosi nei confronti dei nostri frate lli. Le offese che dobbiamo perdonare lo ro sa ranno sempre di poco conto di fronte a quelle che Dio ci perdona senza contarcele!

Prega Signore, devo ammettere davanti a te che non mi è facile perdonare a chi mi fa del male , mi fa in qualche modo soffrire, perché il mio istinto mi porta a chiudermi in me stesso e a rispondere agli altri per quel che si meritano. La tentazione di rifiutare chi si comporta male verso di me è continua. Eppure, se voglio essere tuo discepolo e figlio di un Dio che è Padre di tutti, devo imparare a perdonare come tu e il Padre perdonate a me; devo cercare i fratelli come tu e il Padre cercate me, stare con lo ro e donare a loro, come tu e il Padre state con me, donate a me. Aiutami, Signore, a vivere la comunione fraterna ogni giorno e a saper perdonare. Amen.

Vivere la Parola R i a lla cc iamo i rapporti con una persona con la quale non parliamo da tempo o che abbiamo c essa to di frequenta re perché ci è sembra to che ci a bbia offeso o messo in di sparte , oppure con qualcuno che da tempo non frequenta più la comunità parrocchiale, forse per qua lche

litigio o incomprensione.

Meditazione per la Quaresima La via

Siamo venuti, Signore, popolo de l tuo vangelo , per pa rti re c on te sulla via della luce che tu hai tracciato, e lungo il cammino inviteremo i nostri compagni di umanità verso l'altra faccia della terra e dei cuori! Forse saremo feriti, ma passeremo attraverso la compassione che, con muta e tenera presenza, asciuga le lacrime e la disperazione. Forse saremo crocifissi, ma passeremo attraverso il perdono e la pace che, malgrado il fanatismo e l'odio, costruiscono la riconciliazione su tutti i campi della violenza. Sulla lunga via concedici la perseveranza e la gioia!

Giovedì 29 marzo 2007 Gen 17,3-9; Sal 104; Vangelo Gv 8,51-59

51 In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». 52 Gli di ssero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". 53 Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?». 54 Rispose Gesù: «Se io glo rificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro Dio!", 55 e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua paro la. 56 Abramo, vostro padre, esu ltò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò». 57 Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai vi sto Abramo?». 58 Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». 59 Allo ra raccolsero pietre per scag liarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

Medita (Don Paolo Curtaz)

"Prima che Abramo fosse, io sono" l'affermazione conclusiva di Gesù durante la disputa su Abramo suscita un putiferio, e a ragione. Gesù afferma ai suoi uditori e a noi che credere in lui significa non vedere mai la morte, morte del cuore, morte dello spirito, vivere cioè una vita totale, una vita vera, una vita piena di ogni tenerezza e gioia e, nello stesso tempo, Gesù afferma una sussistenza, una prosecuzione della vita, afferma con chiarezza, qui e in altri passi, della sopravvivenza dell'anima, della persona. La vita cioè come una prosecuzione, anzi una vita vera, più intensa, più chiara, che sperimenteremo solo dopo questo cammino che stiamo compiendo, come se questo nostro cammino fosse la crescita del feto e la morte un parto per una nuova-uguale dimensione di vita. Ma quell'affermazione, quella sgrammaticatura: prima che Abramo fosse, io sono, è un pugno nello stomaco, una provocazione: "Io sono" in ebraico "Yawhé" , il nome stesso di Dio, l'impronunciabile nome di Dio, il nome che poteva solo essere scritto, che ogni lettore doveva poi sostituire con la parola "adonai" o "elhoim" , quel nome tramandato con rispetto, che gli esseni osavano trascrivere solo dopo lunghe abluzioni, quel nome Gesù scandalosamente se lo attribuisce. Pronunciare quel nome invano era reato passibile di severe sanzioni, attribuirlo ad una persona, semplicemente inconcepibile. Ebbene Gesù se lo attribuisce, suscitando un vespaio. Siamo di nuovo di fronte alla vera identità di Gesù: chi pretendi di essere Gesù di Nazareth? Chi pretendi di essere?

Prega Tu sei il volto stesso di Dio, tu sei il sorriso del Dio di Israele, tu sei il Figlio venuto a svelarci la profonda identità del Padre. Noi crediamo che prima che

Abramo fosse tu sei, sì o Signore, nostro Dio, tu sei il Dio dei nostri padri, a te gloria nei secoli. ..

Vivere la Parola Per rilanciare la mia fede oggi rifletterò sugli ostacoli che incontro; farò

soprattutto emergere le situazioni in cui cerco la mia gloria, il mio interesse e non la gloria, l’ interesse del Signore.

Presenterò poi il risultato della mia “indagine” al Signore.

Meditazione per la Quaresima Groviglio

Tu guardi con benevolenza la matassa dentro la quale tessiamo la nostra esistenza. Partiamo per l'assoluto del nostro amore e stagniamo nella tiepidezza delle nostre promesse frammentate. Gridiamo e camminiamo per fare condivisione e cediamo alle futilità dell'egoismo. Cantiamo la benevolenza e fabbrichiamo veleno. Cerchiamo la pura verità e zoppichiamo nei compromessi. Veramente, Signore, siamo persone aggrovigliate! La nostra grandezza non consiste, Signore, nell'essere sempre sul punto di strapparci alle forze oscure, alle mezze tinte e alla mediocrità per tentare con ostinazione di plasmare il nostro essere a tua somiglianza? La nostra bellezza non consiste, Signore, nel modellare, ogni giorno, il nostro essere per imprimervi i lineamenti luminosi del tuo vangelo?

Il Signore Sia con Te (preghiera irlandese di benedizione ) Il Signore sia accanto a te per indicarti la giusta via. Il Signore sia accanto a te per abbracciarti e prot eggerti. Il Signore sia dietro di te per preservarti dai malvagi. Il Signore sia sotto di te per sorreggerti quando cadi. Il Signore sia dentro di t e per consolarti quando sei triste. Il Signore sia intorno a te per difenderti da ogni attacco. Il Signore sia su di t e per benedirti. Così ti benedica l'Iddio pieno di bontà.

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Mercoledì 14 marzo 2007 Dt 4,1 .5-9; Sal 147; Vangelo Mt 5,17-19

17 Non pensate che io sia venuto ad abo lire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. 18 In verità vi dico: finché non siano passati i l cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. 19 Chi dunque trasgredirà uno so lo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà ag li uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

Medita Questa pagina del Vangelo ci invita a seguire con estrema fedeltà la legge di Dio, cioè la sua volontà manifestata nella sua parola. Gesù è venuto a compiere la legge antica: non solo riconosce ai precetti dell’ Antico Testamento tutta la loro importanza, ma realizza nella sua persona ciò che i profeti avevano annunciato. È commovente leggere, dopo alcuni particolari del racconto della passione fatto da Giovanni, quali la tunica tirata a sorte, il colpo di lancia del centurione, queste parole: “Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura”. Che rispetto infinito, che amore dovremmo avere per questa santa Scrittura, che ci è stata trasmessa da uomini, ma che viene direttamente dal Padre! Secondo l’ Antica Alleanza, la legge data a Mosè è strettamente legata ai profeti che annunciano il Messia: non si tratta di un codice giuridico freddo e astratto, ma di comandamenti d’amore che Dio dà al suo popolo perché viva. Secondo la Nuova Alleanza, i comandamenti di Gesù nel Vangelo non possono essere separati dalla sua presenza nella Chiesa e dallo Spirito Santo, che, diffuso nei nostri cuori, ci rende partecipi della vita stessa della Santa Trinità. In questa Quaresima chiediamo una duplice conversione: che il nostro cuore sia sempre rivolto a Dio, in ascolto di quanto ci chiede; e che impariamo, grazie a ciò, a conformare il quotidiano delle nostre giornate a tutto quanto egli ci domanda con la sua parola.

Prega Mio Dio, la tua legge è santa e i tuoi comandamenti sono santi, giusti e buoni. Tu non hai voluto posare sulle mie spalle un giogo che non potessi portare, tu hai voluto insegnarmi a camminare sulla tua strada, passo dopo passo come si fa con un bambino. Ma ad ogni passo, ad ogni tuo precetto ho incespicato. Tu non vuoi la morte del peccatore, ma che egli viva, così ti sei caricato tu stesso del giogo della legge, o amico degli uomini, e hai portato a compimento il disegno d’amore del Padre, che apre una sorgente inesauribile di perdono strappando il velo del tempio della tua carne.

Vivere la Parola In questa Quares ima m'impegno a ved ere ogni persona come una grande ricchezza, proprio perché in ogni per-sona è presente i l D io d el la v it a. Prima di ved ere se quel la persona è giovane o anz iana,dr itt a o

cur va, b el la o b rutt a, vestita b ene o meno, vedo in lei la presenza d i D io.

Una storia per l’anima Un Parroco di Campagna Arriva un Parroco di campagna con le sue mani nocchierute, la veste stinta e lo sguardo paziente. Posa sul tavolo del Padreterno un mazzolino di fiori campestri: un rametto di cedrina, un filo di spigo, una rosellina selvatica e due fogl ie di menta. "Che buon odore!" dice il Padreterno guardando con tenerezza quel piccol i fiori e le erbe odorose. Il Parroco non dice nul la. Guarda anche lui con tenerezza quei fiori che i bambini del catechismo hanno portato a l suo funerale. Apre le mani quasi a dire che non ha più nulla da offrire. "Che buon odore!... " ripete i l Padreterno guardando le mani del Parroco. Poi, incontrando i suoi occhi pazienti: "Figlio mio!..." dice sommessamente. "Padre mio!..." risponde il vecchio Parroco. E nulla. Ma il Padreterno, ad un tratto, suona tutti i campanelli del suo studio e subito si riversa dentro un nugolo di angioletti: segretari, bibliotecari, lampionari, cerimonieri, direttori di coro... Attorno a l tavolo del Padreterno c'è un gran ronzio. Lui alza un braccio per riportare la quiete e dice: "Preparate un ingresso solenne e festoso per questo 'piccolo del Vangelo'." Poi a quel li che ha sulla destra: "Voi... scegl iete le stelle più rare, le più sconosciute e lucenti, le comete, le girandole più capricciose per l'il luminazione..." E a quelli di sinistra: "Voi, invece, preparate un corteo con tutte le rappresentanze del cielo: arcangeli , angeli , santi, apostoli e martiri, vergini e confessori... E chiamate la Vergine Maria che venga incontro a questo suo f iglio devoto e che metta pure il suo diadema di dodici stelle.. Un gruppetto si accalca sulla porta con degli strumenti musica li. "E voi organizzate i cori. Ci deve essere Perosi da qualch e parte in Paradiso. Rintracciatelo e fatevi dare una mano: questo vecchio prete l'amava molto, ma dovette contentarsi del coretto parrocchiale." A un altro gruppo dice: "Voi... mettete lungo il cammino i f iori più belli della terra, quelli che nessuno ha mai colto e quelli che crescono nelle profondità dei mari..." "E voi, voi ... " Il Padreterno dà ordini a tutti. Lungo la strada per la quale d eve snodarsi i l corteo s i è formata una grande folla: ci sono Santi di tutte le epoche e di tutte le grandezze... Un Cardinale Prelato, morto da molto tempo, ma arrivato in Paradiso da poco, allunga i l collo per vedere. "Ma dove teneva nascosta tutta quella roba il Padreterno?" dice. "Mica l'ha tirata fuori quando sono arrivato io!"

Quando in Paradiso arriva un santo grande è la gioia del c ielo…

Venerdì 30 marzo 2007- S.Giovanni Climaco Ger 20,10-13; Sal 17; Vangelo Gv 10,31-42

31 I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo. 32 Gesù rispose loro: «Vi ho fatto vedere mo lte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». 33 Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». 34 Rispose lo ro Gesù: «Non è forse sc ritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? 35 Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittu ra non può essere annullata), 36 a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? 37 Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; 38 ma se le compio, anche se non vo lete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». 39 Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani. 40 Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. 41 Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». 42 E in quel luogo molti credettero in lui.

Medita Una volta ancora Gesù sta per essere lapidato, e le parole che scambia con i suoi persecutori mettono in rilievo il vero motivo del suo martirio ormai prossimo. Gesù non è stato condannato a morte, come Giovanni Battista, perché predicava la giustizia e nemmeno perché i suoi miracoli preoccupavano i potenti, ma piuttosto perché si dichiarava Figlio di Dio e, per la legge di Mosè, una simile affermazione meritava la morte. Durante tutta la vita, egli ha voluto conoscere nella sua sensibilità ardente questa sofferenza di essere rifiutato perché era Figlio del Padre, mentre il suo solo desiderio era di donarci suo Padre. Alcuni l’hanno riconosciuto e sono venuti a lui. Sono quelli che, attraverso la sua parola dolce e pacata, ma affilata come una spada, attraverso le sue opere di misericordia, i miracoli, le risurrezioni che manifestavano la gloria di Dio, oppure attraverso la testimonianza del suo precursore, hanno percepito lo Spirito del Padre che li toccava nel più profondo del loro cuore e sono stati abbastanza umili, abbastanza poveri per aprirsi all’ adorazione. Allora costoro sono stati rinsaldati nella fede e hanno riconosciuto che Gesù è nel Padre e che il Padre è in lui. In questi ultimi giorni prima della Passione, la Chiesa ci spinge ad attaccarci, con una fede amorosa e piena, a “colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo”.

Prega Noi crediamo in te, Signore Gesù, che sei venuto dal Padre per mostrarci il suo amore. Dio ha tanto amato il mondo che ha mandato il suo unico Figlio a salvarlo. Gesù, noi crediamo che tutto quello che tu hai fatto e detto aveva per scopo la nostra salvezza. Padre, sii onorato per l’opera di tuo Figlio che ci fai conoscere per mezzo dello Spirito Santo.

Vivere la Parola Entro in una chiesa e mi siedo davanti al crocifisso. Lo contemplo in silenzio. Se

posso condivido poi questa esperienza con la famiglia o con altre persone.

Meditazione per la Quaresima Irriducibilmente

Ascolterai, Signore, il grido che sale dalla nostra angoscia? Siamo sottoposti alle convulsioni della guerra e delle abominazioni. Siamo induriti sotto i colpi della fame e dell'abbandono. Siamo ingabbiati nella colpevolezza del male che abbiamo compiuto. Siamo considerati meno di niente d ietro le sbarre delle nostre prigioni. Siamo crocifissi nel letto delle nostre sofferenze! Piangiamo notte e giorno perché siamo soli, perché non c'è più amore, perché la morte ha esteso il suo deserto. Siamo caduti nel fallimento, una volta, due volte, senza fermarci, e siamo stanchi di sfiorare, sempre, il risultato! Gridiamo, preghiamo, Signore, non dimenticarci! Irriducibilmente ti restiamo aggrappati perché, ci crediamo con tutto il nostro essere, siamo nati dal tuo amore, la tua tenerezza irriga la nostra vit a e scorre nel nostro sangue!

San Giovanni Climaco, Abate In greco, «climaco» signif ica «quello della scala». Così è soprannominato Giovanni, monaco e abate, perché ha scritto una famosissima guida spirituale la «Scala del Paradiso». Ma di lui abbiamo scarse notizie: lo troviamo nella penisola del Sinai, monaco a vent’anni, tra molti altri, chi legato a un centro di vita comune, chi invece isolato in preghiera solitaria. Lui sperimenta entrambe le forme di vita, e poi si fissa nel monastero di Raithu, nel sud-ovest della regione. Ma verso i 60 anni lo chiamano a guidare come abate un altro grande e più famoso cenobio: quello del Monte Sinai. E lì porta a termine la «Scala», che diventerà popolarissima, tradotta in

latino, sir iaco, armeno, arabo, slavo. Giovanni non si muove dal monastero, e la sua fama corre invece per il mondo cristiano, grazie al libro con i suoi insegnamenti, che non cercano davvero la popolarità facile, e non fanno sconti. Se qualcuno crede che fare il monaco sia un devoto passatempo, Giovanni lo raddrizza bruscamente: la vita del monaco, scr ive, dev ’essere "una costrizione incessante sulla natura e una costante influenza sui sens i". Ma suscita pure grandiose speranze quando afferma che le lacrime d el pentimento hanno il valore quasi di un nuovo battesimo. Secondo le fonti sarebbe morto nel 649.

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Giovedì 15 marzo 2007 Ger 7,23-28; Sal 94; Lc 11,14-23 Vangelo Lc 11,14-23

14 Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito i l demonio, il muto cominciò a parlare e le fo lle rimasero meravigliate.15 Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebù l, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni». 16 Altri poi, per metterlo alla prova, g li domandavano un segno dal cielo. 17 Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'a ltra. 18 Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demoni in nome di Beelzebù l. 19 Ma se io scaccio i demoni in nome di Beelzebùl, i vostri discepo li in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. 20 Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.21 Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. 22 Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce i l bottino.23 Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.

Medita La Quaresima è un tempo di conversione. È anche un tempo di lutto. La lotta che dobbiamo affronta re si pone su diversi piani: dobbiamo lo ttare contro noi stessi, contro i l nostro io, i l nostro orgoglio; dobbiamo lo ttare contro il demonio e le tenta zioni che fa nascere; dobbiamo in fine lo ttare contro ogni realtà che ci allontana da Gesù, da ogni ostacolo che ci impedi sce di essere con lui. “Chi non è con me, è contro di me”: queste parole hanno un significato molto profondo e possono servirci di rego la in ogni cosa. Essere con Gesù deve essere la nostra prima ed unica preoccupazione. Allo ra la mattina, non appena ci svegliamo, la nostra prima azione cosciente sia un atto di adorazione: mostreremo così a Gesù il nostro desi derio di essere con lui e questo sarà il modo mig liore per uscire da l torpore , da l sonno de ll’ incoscienza in cui il demonio potrebbe farci cadere. Durante la nostra giornata , prima di ogni a zione, ritorniamo così a Gesù, cerchiamo di restare sempre in sua compagnia. È così che noi “raccoglieremo con lui” mentre il demonio cercherà con ogni mezzo di “disperderci”, di farci perdere tempo, di farci allontanare dall’ essenziale.

Prega È con il dito di Dio che tu cacci i demoni, è con il suo dito di fuoco che vieni a scolpire ne lla dura pietra de l mio cuore la legge del tuo amore, facendo de l mio essere un tabernacolo inaccessibile alle forze de l nemico. Tu sei santo , Dio, tu sei santo forte , santo immorta le, a bbi pietà di noi. O Dio forte , noi ti presentiamo i l mondo e i suoi conflitti , la sua barbarie e le sue atrocità. Liberaci da tutti i demoni, quelli che parlano e quelli che restano muti , quelli che chiudono la bocca de lle tacite comp licità e delle vigliaccherie.

Vivere la Parola Oggi esaminerò le principali tentazioni cui sono soggetto e come reagisco

ad esse. Chiederò al Signore di liberarmi dal ma le.

Meditazione per la Quaresima Esperti

Siamo esperti in cecità, Signore! Da dove ci viene l'abitudine a chiudere gli occhi e, come se tutto procedesse per il meglio, a ignorare i s eg n i di pericolo che lampeggiano nelle nostre Chiese timorose di fronte al futu ro da inventare con audacia? Siamo ingegnosi nel mutismo, Signore! Da dove ci viene il talento di chiudere le labbra e tacere, come se nulla fosse, di fronte all'egoismo che srotola i suoi tappeti rossi nel comportamento delle nazioni fino all’ingresso nelle nostre case? Siamo accorti in sordità, Signore! Da dove ci viene l'arte di sbarrare le nostre orecchie e fuggire i richiami che ci strapperebbero allo svolgersi abituale della nostra esistenza metodicamente organizzata secondo i nostri valori e il nostro benessere? Intervieni, Signore! Inserisci in noi la tua Parola che apra le nostre abili chiusure e risvegli, con potenza, la nostra vocazione!

Una Storia per l’anima La pecorella smarrita Di Antony De Mello Una pecora scoprì un buco nel recinto e scivolò fuori. Era così felice di andarsene. Si allontanò molto e si perse. Si accorse allora di essere seguita da un lupo. Corse e corse, ma il lupo continuava ad inseguirla, finché il pastore arrivò e la salvò riportandola amorevolmente all'ovile. E nonostante che tutti l'incitassero a farlo, il pastore non volle riparare il buco nel recinto.

Dio vuole essere amato di amore autentico, non per costrizione. Per questo, pur soffrendo , ci lascia liberi di allontanarci da lui.

Sabato 31 marzo 2007 Ez 37,21-28; Cant. Ger 31; Vangelo Gv 11,45-56

45 Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vi sta di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46 Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. 47 Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. 48 Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». 49 Ma uno di lo ro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla 50 e non considerate come sia meg lio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». 51 Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione 52 e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53 Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. 54 Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. 55 Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56 Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli a lla festa?».

Medita I sommi sacerdoti e i fa risei diedero l’ ordine di a rrestare Gesù. Erano mo lto invidiosi, in seguito a tutto quello che era successo a partire dalla risurrezione di Lazza ro. Troppe persone avevano creduto e avevano seguito Gesù. Il sommo sacerdote “profetizzò” che la morte di un solo uomo era preferibile a lla schiavitù de ll’ intero popolo , deportato a Roma. In realtà non era ancora giunto il tempo in cui i Romani avrebbero temuto qualcosa da parte deg li Ebrei , come testimonia il processo di Gesù: il procuratore de lla Giudea diede poca importanza al fa tto che Gesù si proclamasse re dei Giudei. Ordinò anche di prepara re un cartello con questa iscrizione: “Re dei Giudei”. Ma, trent’ anni dopo, la “profezia” di Caifa avrebbe avuto un senso mo lto reale , quando i Romani sarebbero giunti a disperdere l’ intero popolo e a distruggere il tempio. Ma Gesù non era un pericolo! Egli muore per il suo popolo , per riunire in un solo corpo i fig li di Dio che erano dispersi. Prima della morte , Gesù prega il Padre suo, perché tu tti possano essere “uno” come lui con il Padre. Molte persone cercarono Gesù nel momento dei prepara tivi della Pasqua. Molti chiesero: “Non verrà egli alla festa?”. Certamente Gesù verrà per la festa pasquale , perché, senza di lui, essa non avrebbe un senso molto profondo. Allo stesso modo, ne lla nostra vita, una Pasqua senza Cristo non ha senso. Oggi dobbiamo porci la stessa domanda dei sommi sacerdoti e dei farisei: “Che facciamo? Quest’ uomo compie molti segni”. E noi che cosa vogliamo fare di Cristo nella nostra vita?

Prega Da tutti i tatticismi, dai compromessi , dalle eccessive distinzioni che

rischiano di spazzare via la verità , liberaci, o Signore!

Vivere la Parola Domani , Domenica de lle pa lme, Gesù entra in Gerusa lemme per da re

compimento al mi stero de lla sua morte e ri su rrezione.

Meditazione per la Quaresima Gesù

Gesù è il nostro pane che nutre il desiderio della terra. Gesù è la nostra sorgente che soddisfa le nostre fami e le nostre seti. Gesù è la nostra luce che avanza fin nel profondo dei nostri vicoli ciechi. Gesù è la nostra porta aperta sulle braccia spalancate del Padre che è nei cieli. Gesù è il nostro pastore che ci raduna dal nostro peregrinare. Gesù è la nostra strada tracciata fino alla pienezza dell'amore. Gesù è nostro fratello che rimane con noi attraverso i nostri tramonti fino al sole del mattino. Gesù è nostro Dio e noi crediamo in Lui!

Una Storia per l’anima La Caverna San Pacomio voleva conoscere il significato della vita e meditava ogni giorno le parole sacre e quelle dei sapienti per scoprirne il segreto. La notte il Signore lo accontento e gli mando un sogno. Pacomio vide che il mondo era una immensa caverna nera e buia. In essa gli esseri umani si aggiravano tentoni, urtandosi, talvolta ferendosi, incespicando, sempre più sfiduciati e depressi perchè non riuscivano a trovare una via d'uscita. Poi, improvvisamente, un uomo (o una donna) accese una luce. Una luce minuscola, ma non esiste tenebra così profonda da non poter essere vinta da una luce anche piccolissima. Con una luce si può sempre trovare una via di scampo, così tutti si misero dietro alla persona che aveva il lumino.

E tu sai essere piccola luce per le persone che sono intorno a te?

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Venerdì 16 marzo 2007 Os 14,2-10; Sal 80; Vangelo Mc 12,28b-34;

28 Allora si accostò uno degli scri bi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva lo ro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29 Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; 30 amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31 E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». 32 Allo ra lo sc riba gli di sse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; 33

amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti g li olocausti e i sacrifici». 34

Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, g li disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Medita

(Don Paolo Curtaz) Non è strana la domanda dello scriba: ai dieci comandamenti che troviamo nel decalogo del Deuteronomio, la tradi zione rabbinica aveva aggiunti poco meno di seicento fittissime e precisissime leggi e osservanze che i l pio ebreo era tenuto ad osservare. Mi chiedo già soltanto come facessero a ricordarsele ! Leggi da osservare, ma , ricordiamocelo, ne lla logica del Vangelo, nella logica della Rivela zione: legge come progetto per essere felici, come sentiero che ci porta a lla piena reali zzazione. Come a di re: cos'è che rende fe lice l'uomo? Cosa, tra le molte proposte che inta sano la nostra prospetti va di vita, è veramente la chiave di volta de l nostro esistere? La risposta, conosciuta, è tu tto meno che scontata: ama. Ama e scopriti amato, ama e la sciati avvo lgere da un amore che ha radici profonde, che trova la sua sorgente in Dio, ama e fa de lla tua vita un dono d'amore. Ecco il primo dei comandamenti, ecco ciò che veramente può libera re il gri do di gioia del nostro " io" più profondo. E la risposta di Gesù raggiunge, straordinariamente, le aspira zioni più vere e profonde dell'uomo. Ma a questa risposta va aggiunta una riflessione. Potremmo dire: in cosa consiste l'amore? Se l'amore è la dimensione più vera della vita, perché facciamo così fatica a viverlo? Perché possiamo amare male o con ambiguità o con possesso, così da tradurre una melodia in un accento stri dulo che ci ferisce profondamente? Che il Signore ci accordi di amare come lui ci ha amati: col cuore e con la volontà , desiderando il bene dell'altro, senza possesso né egoismo. Mettiamoci alla scuo la de ll'amore del Maestro Gesù.

Prega

L'amore è il cuore del tuo Vangelo , Signore. L'amore è il nostro desiderio più recondito, il nostro sogno segreto. Insegnaci ad amare, Signore, insegnaci a lasciarci amare, e sarà gioia piena nei secoli dei secoli.

Vivere la Parola

Mi esaminerò davanti al Signore per individua re che cosa mi impedisce di fare un salto di qualità nel mio amore per Dio e per il prossimo.

Meditazione per la Quaresima

Un solo movimento Avete accettato che in voi Dio stabilisca la sua dimora e di legarvi a lui per amore. Tuttavia non vi agitate per provare ogni cosa perché, lo sapete, amare non dipende da nessuna crociata. Vivete, e conducete, naturalmente e umilmente, la vostra esistenza quotidiana fondata sulla tenerezza del Padre, su Cristo e il suo Vangelo e animata dal suo Spirito. Coscienti, talvolta chiaramente, talvolta in modo nebbioso, di questa stupefacente relazione d'amore! Il vostro amore di Dio si fa carne nel vostro amore per il prossimo. Le vostre parole dicono la Sua bontà. I vostri gesti lasciano intravedere la Sua compassione. La vostra fede rivela la Sua luce. Il vostro perdono manifesta la Sua misericordia. Il vostro agire in favore degli uomini rivela la Sua salvezza. La vostra solidarietà attesta la Sua giustizia. La vostra preghiera annuncia la Sua vicinanza. La vostra carità mostra il dono che Egli fa di Se stesso.

SETTIMANA SANTA

Inizi a la Settimana santa che ci condurrà alla Pasqua del Signore, alla quale ci sti amo preparando con la preghi era, con la peni tenza e con le opere di c ari tà fi n dall’i nizio della Quaresima. Chi ediamo la grazi a di segui rlo fi no alla c roce, per essere partec ipi della sua ri su rrezione.

Mi impegno a vi vere la Settimana santa nell'atteggiamento del servizio e della disponibilità gratuita, sull'esempio di Gesù crocifisso.

Per essere in grado di mantenere questo impegno, parteciperò con grande raccoglimento e fede

alla liturgia della Domenica delle palme e del Triduo sacro.

Buona Settimana Santa La contemplazione dell’amore di Dio

faccia “nuova” la nostra vita.

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Sabato 17 marzo 2007 – S. Patrizio (mf) Os 6,1-6; Sal 50; Vangelo Lc 18,9-14

9 Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: 10 «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. 11 Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12 Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. 13 Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare g li occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. 14 Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'a ltro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».

Medita (Don Paolo Curtaz)

I due personaggi della parabola , il fari seo e il pubblicano, sono due modi diversi di essere discepo li. Modi molto diversi. Il fariseo – leggete – dice il vero, tutto sommato: vive la fede con entusiasmo, pratica la giusti zia, è un fedele modello , e sa di esserlo. Prega anche nel modo giusto: ringra zia Dio, subito, prima di chiedere qualcosa. Ma presume d'essere giusto e disprezza g li altri, ha un nemico, fuori di sé. Guarda con disprezzo il pubblicano (che è davvero peccatore !) e ne prende le distanze. Il pubblicano – invece – non osa alza re lo sguardo: conosce il suo peccato, non ha bisogno di fare l'esame di coscienza: g lielo ha già fa tto i l fariseo! Solo chiede pietà. Succede anche a me: faccio fatica a guardarmi dentro con equilibrio. Fatico a non deprimermi nei momenti di difficoltà, in cui emergono più evidenti i miei li miti e i miei difetti. Fatico a non tentare di mostrare il mio "meg lio" quando sto con gli altri. Ma soprattutto fatico a paragonarmi agli altri in maniera serena. Se capissimo di essere unici, impa ragonabili! Se sapessimo amarci come Dio ci ama, senza eccessi! No, non ho bisogno di guardare al peggio o al meglio di chi sta intorno per esaltarmi o deprimermi, specialmente nella fede. L'errore de l fariseo è questo: è giusto e sa di esserlo, non ha compassione né mi sericordia. Misericordia e compassione che – invece - ha Dio verso il pubblicano, che esce cambiato. Ecco una buona battaglia per il discepolo: l'equilibrio in se stesso: senza trova re colpevoli " fuori" , senza auto lesionismo depressivo. Consapevole della propria fragilità e della propria grandezza, perdonato che sa perdonare, pacificato che sa pacificare.

Prega Signore Gesù, il tuo comandamento di amarci come tu stesso ci hai amati ci ferisce il cuore e ci fa scoprire con dolo re quanto siamo lontani dall'essere rivestiti dei tuoi sentimenti di mi sericordia e di umiltà. Riusciamo a peccare anche quando ci rivolgiamo al Padre tuo, in preghiera. Abbi pietà di noi. Donaci il tuo Spirito buono. Insegnaci a porci in ascolto del suo grido inesprimibile che — solo - può chiamare il Padre e ottenere per noi salvezza e pace.

. Vivere la Paro la Nella preghiera loderò il Signore per il bene presente nella mia vita e gli esporrò ciò di cui devo farmi perdonare da lui , dai fratelli, esprimendo la

mia fiducia nella sua misericordia.

Meditazione per la Quaresima Fierezza

Da sempre il nostro peccato, Signore, ci è davanti! Siamo coscienti delle nostre ripetu te indegnità e de lle nostre tenta zioni alle quali soccombiamo e delle offese quotidiane fatte al nostro prossimo! Ma che faremmo, Signore, se guardassimo solo il nostro peccato e le nostre colpe intrecciati nell'affresco dei nostri giorni? Non siamo noi anche grandezza e bellezza genera te da te? La cenere e la miseria non sono che bassezze passeggere da cui il tuo Spirito ci solleva! Per questo, Signore, ti preghiamo e lodiamo, con la coscienza del nostro peccato, ma gioiosamente e con fiducia, sicuri che riceverai a braccia aperte la nostra preghiera e la nostra adorazione!

San Patrizio Vescovo Britannia (Inghilterra), 385 ca – Down (Ulster), 461

Fu l'instancabile evangelizzatore dell'Irlanda, che portò in larga parte alla fede cristiana. Al suo impulso di vescovo e pastore è legata la liturgia e la cultura irlandese. San Patrizio è il patrono e l’apostolo dell’Isola Verde e la sua opera died e tanto frutto; infatti in Irlanda la predicazione del Vangelo non ha avuto nessun martire, sebbene i nativi fossero forti guerrieri e i suoi abitanti sono da sempre f ierissimi cristiani.

Domenica 1 aprile 2007 - Domenica delle Palme Is 50,4-7; Sal 21, 8-9.17-18°.19-20.23-24; Fil 2,6-11; Lettu ra della Passione secondo Luca (Lc 22, 14 – 23,56)

Quando fu l'ora, p rese po sto a ta vola e gli apostoli con lui, e disse: «Ho desi dera to a rdentemen te d i mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio ». E pre so un calice, re se grazi e e disse: «P rendete lo e d istribui telo tra voi, poiché vi dico: da questo momen to non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio». Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate que sto in memo ria di me». Allo ste sso modo dopo ave r cena to, p rese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che vi ene ve rsato pe r voi». «Ma ecco, la mano di chi mi tradi sce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito! ». Allo ra e ssi cominciarono a domanda rsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò. Sorse anche una discussione, chi di loro pote va e sser consi dera to il più g rande. Egli di sse: «I re delle nazioni le go vernano, e coloro che hanno il potere su di e sse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più g rande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a ta vola o chi serve? Non è forse colui che sta a ta vola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che se rve . Voi siete quelli che a vete perse vera to con me nelle mie p rove;e io prepa ro pe r voi un regno, come il Padre l 'ha p reparato pe r me,pe rché po ssia te mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siedere te in trono a giudicare le dodici tri bù di Israele. Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vaglia rvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede ; e tu, una volta ra vveduto, conferma i tuoi fra telli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte». Gli rispo se: «Pietro, io ti d ico: non canterà oggi il gallo p rima che tu per tre vol te a vrai negato di conoscermi». Poi di sse: «Quando vi ho manda to senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Ri spose ro: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e co sì una bi saccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché vi dico: de ve compie rsi in me que sta parola della Sc rittura: E fu anno vera to tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi rigua rda volge al suo te rmine». Ed e ssi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli ri spose «Basta!». Uscito se ne andò, come al solito , al monte degli Uli vi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, di sse loro: «Prega te, pe r non entra re in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sa sso e, inginocchiatosi, p regava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all 'angoscia, prega va più intensamente ; e il suo sudore diven tò come gocce di sangue che cadevano a te rra . Poi, rialzato si dalla preghiera , andò dai discepoli e li trovò che dormi vano per la tristezza. E di sse loro: «Perché dormite? Alza tevi e prega te, pe r non entrare in ten tazione». Men tre egli ancora pa rlava , ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Do dici, e si accostò a Gesù pe r bacia rlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradi sci il Figlio dell 'uomo?». Allora quelli che e ran con lui, vedendo ciò che sta va per accadere , di sse ro: «Signore, dobbi amo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il se rvo del sommo sace rdote e gli staccò l'orecchio destro. Ma Gesù in tervenne dicendo: «La sciate , ba sta così!». E toccandogli l'orecchio, lo gua rì. Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdo ti, capi dell e guardie del tempio e anziani: «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? Ogni giorno ero con voi nel tempio e non ave te ste so le mani contro di me; ma questa è la vostra o ra, è l 'impe ro delle tenebre». Dopo a verlo preso, lo condussero via e lo fecero entra re nella casa del sommo sacerdo te. Pie tro lo segui va da lontano. Siccome a vevano acce so un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti a tto rno, anche Pietro si sede tte in mezzo a loro. Vedu tolo seduto p re sso la fiamma, una se rva fissandolo di sse: «Anche que sti era con lui». Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro! ». Ma Pie tro rispo se: «No, non lo sono!». Passata ci rca un'ora, un altro insisteva: «In veri tà, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo ». Ma Pie tro di sse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, men tre ancora parla va, un gallo cantò. Allora il Signore, volta tosi, guardò Pietro, e Pietro si rico rdò delle pa role che il Signore gli aveva detto: «P rima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente.Fra ttan to gli uomini che a vevano in custodia Gesù lo scherni vano e lo percuote vano, lo bendavano e gli dice vano: «Indo vina: chi ti ha colpito?». E molti al tri insulti dice vano contro d i lui. Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdo ti e gli sc ribi; lo condussero da vanti al sinedrio e gli di sse ro: «Se tu sei il Cristo, diccelo». Gesù rispo se: «Anche se ve lo dico, non mi crede re te; se vi inte rrogo, non mi ri sponde rete. Ma da que sto momento sta rà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di D io». Allora tutti e sclamarono: «Tu dunque sei il Figlio d i Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi ste ssi: io lo sono». Rispo sero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca». Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo tro vato costui che sobilla va il nostro popolo, impediva d i dare tri buti a Ce sa re e affermava di e ssere il Cri sto re». Pila to lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli ri spose: «Tu lo dici». Pilato disse ai sommi sace rdoti e alla folla: «Non trovo ne ssuna colpa in quest'uomo». Ma essi insistevano: «Co stui solle va il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galil ea fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se e ra Gal ileo e, sapu to che apparteneva alla giu risdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trova va anch'egli a Ge rusalemme. Veden do Gesù, Erode si rall egrò molto, pe rché da mol to tempo de sidera va vede rlo per ave rne senti to parla re e spe rava di vede re qualche mi racolo fatto da lui. Lo interrogò con molte doman de, ma Gesù non gli rispo se nulla. C'erano là anche i sommi sacerdo ti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode , con i suoi soldati, lo insultò e lo sche rnì, poi lo ri vestì di una splendida veste e lo rimandò a Pila to. In quel giorno Erode e Pila to di venta rono amici; p rima infatti c'era stata inimicizia tra lo ro. Pilato, riuni ti i sommi sacerdoti, le autori tà e il popolo, disse: «Mi ave te porta to quest'uomo come sobillato re del popolo; ecco, l'ho e samina to da vanti a voi, ma non ho trova to in lui ne ssuna colpa di quelle di cui lo accusa te; e neanche Ero de, infa tti ce l'ha riman dato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo ave rlo seve ramente castigato, lo rila scerò ». ... Ma essi si mise ro a gridare tutti in sieme: «A morte costui! Dacci libe ro Ba rabba! ». Questi e ra stato messo in carcere pe r una sommossa scoppiata in città e per omicidio.Pila to parlò lo ro di nuovo, volendo rila sciare Gesù. Ma essi urla vano: «Crocifiggilo, crocifiggilo!».

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Quaresima 2007 - In cammino verso la Pasqua

IV Settimana di Quaresima

Tempo di allenamento nella propria libertà interiore Molti co llegano con la quaresima delle sensazioni negative. Dovrebbero rinunciare ai do lci e la scia r perdere le be lle feste. Non dovrebbero bere a lc oo l. Qua l è i l senso de lla ri nunc ia? Si potrebbe com-prendere la rinuncia come eserci zio de lla li bertà interio re. Chi è sporti vo, allenandosi per u na ga ra rin uncia ad alcune comodità , ma lo fa vo lentieri perché ha uno sc opo. E’ o rgog lio so se diminuisc e i l suo tempo o se sa lta un paio di centimetri più lon tano o p iù i n a lto. Conosco persone che durante la qua resima scelgono di rinunciare all'alcool. Vogliono dimostrare a se stesse di non essere a lco li zza te. Sono orgogliose di se stesse, se riescono a non bere per sette settimane a lcuna goccia di a lcoo l. Ci ò dà lo ro la sensazi one che si possono determina re da so le, che non sono dipendenti dall'a lcoo l. Vivono in pri-ma persona, invece di venir vissute dai loro bisogni. La rinuncia è una prova che io sono veramente libero. Vog lio dimostra re a me stesso che non sono dipendente né dall'alcool, né dal caffè, c he posso vi vere anche senza questi mezzucci. Quando ho dimostrato questo a me stesso, posso pure nuovamente godere di essi con la cosci enza pulita. Voglio dimostrarmi che posso di sporre di me stesso. I greci chiamano autarchia questo tipo di libertà. L'autarchia consiste nel disporre di se stessi , ne l possedersi , ne l determina re se stessi. Deci-dendo di n oi stessi , sc opriamo la nostra dignità umana. Difatti, se io sono dipendente da lle persone o da lle cose , ciò lede la mia dignità. Della dignità fa parte la libertà.

Durante la qua resima , però , noi non vogliamo so lamente metterci alla prova , per vedere se siamo li beri. Noi p iu ttosto ci esercitiamo in questa libertà interiore. Conosciamo le nostre di pendenze e non su-pereremo mai queste dipendenze in modo assoluto, ma possiamo per un determinato tempo esercita rci , per esempio , a rinunciare a guidare la macchina, a spegnere la televisione, a fare a meno dell'alcool, a bere meno caffè. Questo a llenamento , però , n on lo si può fa re ca ri chi di rabbia. Chi da sportivo, si a llena rabbiosamente non riesce a migliorare. Ha bisogno di prendere l'a llenamento come un gioco, di prova re piacere nell'esercita rsi. Ci vuole fanta sia per predisporre un programma di allenamento che ci faccia divertire. Chi si allena ha degli scopi precisi. Qual è lo scopo di questa quaresima? In che cosa voglio esercitarmi? Dove voglio arrivare? Se conosco lo scopo , troverò anche i modi per a rriva re più vicino a questo scopo. Posso pensa re a c he c osa , du ra nte questa quaresima, voglio allenarmi e come posso stru ttu ra re l' eserci zio in modo che mi di a gio ia. Lo sporti vo di sc u te i l su o programma di allenamento con il suo allenatore. S. Benedetto consig lia va ai suoi monaci di concordare i l proprio programma di esercizi con l'abate, come allenatore spirituale. All'inizio della quaresima il monaco deve mettere per isc ritto quali punti ha pensato per i l suo a llenamento , a c he cosa in tende rinuncia re e che cosa vuo le sperimentare, in che cosa vuole avvicinarsi a gi li a ltri e dove vuo le rimettere ordine nella propria vita. Poi mostra il suo foglio a ll'aba te e g li chi ede la sua benedi zione. In questo modo ha maggiore motiva zione a nche per c ondurre a termine i l proprio programma di allenamento. Se lo stabilisc o so lo c on me stesso , posso trova re troppo faci lmente de lle scu se. Se pa rlo con un altro di quale forma voglio dare alla quaresima , a llo ra ho uno stimo lo anche per viverla in pra tica. Ciò mi fa rà bene e forse stimo lerà anche l'altro , con il quale ho parlato de l mio programma quaresima le . Con chi vorre i pa rla re de l mi o programma di allenamento? Chi vorrei a vere come compagno, per avvicinarmi di più al mio scopo?

Meditazione per la Quaresima Agire

Bisognerebbe impedire alle potenze del denaro di organizzare il saccheggio e la distruzione del nostro pianeta. Bisognerebbe condividere le ricchezze della nostra terra perché la fame e la miseria se ne vadano dai cuori e dai corpi. Bisognerebbe deporre le armi, smettere di dominare e opprimere e dedicare forze e immaginazione a riconciliare i popoli e a educarli nel rispetto reciproco. Bisognerebbe distogliere gli uomini dalla corsa sfrenata al consumo, svegliare in loro il desiderio dei beni che, soli, fanno scorrere la gioia sincera nella norma le quotidianità. Bisognerebbe piantare nella Chiesa il coraggio dell'audacia creativa perché, senza reticenze e senza riserve, possa presentare al mondo disorientato le braccia aperte della tenerezza di Dio. Bisognerebbe appropriarsi del vangelo, sottrarsi al peccato diventato quotidiano, praticare la benevolenza e il dono, rivolgersi verso Dio, pregare e celebrare e diventare infine cristiani. O Signore, debbo passare all'azione!

Ed egli, pe r la te rza vol ta, di sse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trova to nulla in lui che meriti l a mo rte . Lo castigherò se veramen te e poi lo rilasce rò». Essi però in si ste vano a gran voce, chieden do che veni sse crocifisso; e le lo ro grida crescevano. Pilato a llora decise che la lo ro richiesta fosse eseguita . Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommo ssa e omicidio e che e ssi richiedevano, e abbandonò Gesù al la loro volontà. Men tre lo conducevano via , pre se ro un certo S imone di Ci rène che veni va dalla campagna e gli mi sero addo sso la croce da porta re di etro a Gesù. Lo seguiva una g ran folla di popolo e di donne che si battevano il pe tto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, vol tandosi ve rso le donne, di sse: «Figlie di Ge rusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allatta to. Allo ra comince ranno a dire ai monti: Cade te su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Venivano condotti in sieme con lui anche due malfattori pe r e sse re giu stizia ti. Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfa tto ri, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva : «Padre , perdonali, perché non sanno quello che fanno». Dopo esse rsi poi di vise le sue ve sti , le tira rono a so rte. Il popolo sta va a vede re, i capi invece lo scherni vano dicendo: «Ha sal vato gli al tri, salvi se ste sso, se è il Cri sto di Dio, il suo ele tto ». Anche i soldati lo sche rnivano, e gli si accosta vano per porgergli dell 'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giu dei, sal va te ste sso ». C'e ra anche una sc ritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appe si alla croce lo in sulta va: «Non sei tu il Cristo? Sal va te ste sso e anche noi!». Ma l'altro lo rimp rove ra va: «Neanche tu hai timo re d i Dio e sei dannato alla ste ssa pena? Noi giustamente , pe rché riceviamo il giusto per le no stre azioni, egli in vece non ha fatto nulla di male». E aggiunse : «G esù, ricorda ti di me quando entrerai nel tuo regno ». Gli rispo se: «In veri tà ti dico, oggi sa rai con me nel pa radi so». Era ve rso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.Il velo del tempio si squarciò nel mezzo.Gesù, g ridando a g ran voce, di sse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spiri to». Detto questo spi rò.

Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». Anche tutte le folle che e rano accorse a questo spettacolo, ripen sando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendo si il petto. Tutti i suoi conoscenti assi ste vano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti . C'era un uomo di nome Giu seppe, membro del sinedrio , persona buona e giusta. Non aveva aderi to alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatèa , una città dei Giudei, e a spettava il regno di Dio. Si pre sentò a Pila to e chie se il co rpo di Ge sù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scava ta nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto . Era il giorno della para scève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; e sse osse rva rono la tomba e come e ra sta to deposto il corpo di Ge sù, poi tornarono in dietro e p repa rarono a romi e oli profumati . Il giorno di sabato osservarono il ripo so secondo il comandamen to.

Medita (Don Paolo Curtaz)

Alla fine ci siamo arrivati, come ogni anno. Pronti o meno, consapevol i o meno, è finito il deserto, i l tempo dell'essenziale, il tempo del la riscoperta di un Dio bellissimo, che non punisce, ma come un Padre straordinario non giudica e fa festa con noi. Dio diverso, Dio diffic ile da accettare, Dio esagerato. E – come ogni anno – stacchiamo la spina, ci fermiamo davanti all'inaudito, all'inimmaginabile: giorno per giorno, in quest'ultima settimana, vivremo l'ultima settimana della vita del Maestro, ne celebreremo i sentimenti, ci siederemo a guardare, a stupirci, ad ascoltare. Dio muore, amici, Dio muore. Perché Gesù muore, che bisogno c'era? Intorno a questa domanda ruota tutta la nostra fede. Gesù viene a svelare il vero volto di Dio, il volto del Padre. Non è che l'ultimo tassello di una entusiasmante e originale storia d'amore fra Dio e il suo popolo, storia vissuta in prima persona da Israele tra a lti e bassi. Un Dio che si racconta, che entra in relazione, che ama, che sostituisce quell' immagine connaturale ed oscura della divinità che portiamo nell'inconscio. Ma questa relazione vive momenti esaltanti, da Abramo, attraverso Mosè e Davide, f ino ai Profeti, e momenti deprimenti, caratterizzati, il più delle volte, dalla fatica dell'uomo a restare fedele all'immagine che Dio svela di sé attraverso i Profeti. Gesù è il vero volto di Dio, i l raccontatore del Padre: ne parla, lo vive, lo canta. Lo canta con la sua vita, la sua serena parola, le sue vibranti provocazioni. Tutto di Dio, Gesù difende i l Padre contro la visione gretta e approssimativa che ne abbiamo fatto. Ma non bastano i miracoli (ambigui) , né la tenerezza (fragile), né la predicazione (controversa). Gesù arriva alla fine dei suoi intensi tre anni con un pugno di mosche in mano: l'umanità non ha capito. I suoi discepoli, preziosi e amati, sono fermi alla contraddizione del potere e della glor ia e inchiodati al proprio (ev idente) limite; i capi religios i ne avvertono la forza destabilizzante; la folla segue il vento del la moda: Gesù non ha alcuna possibilità di farcela, la sua scommessa è persa. Non è servito, non è bastato, non è sufficiente tutto l'amore che ha donato. Forse aveva ragione l'avversario, là nel deserto: troppo ingenuo questo modo di operare. Davvero Dio pensava di trattare con gl i uomini alla pari? Di aprire il loro cuore col sorriso? Di presentarsi vulnerabile? La scelta da fare, ormai, è una sola: andarsene, r inunciare, gettare la spugna. Occuparsi – chissà – di un altro mondo, di altre creature che vivono a distanze siderali. Oppure... Oppure lasciarsi travolgere, sparire, morire. Lasciare che le cose prendano la loro piega, osare. Osare f ino a morire appeso ad una croce, fino all'eccesso. Altro è dire: "Dio v i ama! ", altro mor ire. Altro dire: "Il Padre vi perdona", a ltro pendere, nudo, da un palo. Una cosa parlare, un'altra urlare agonizzando; una cosa predicare, un'altra vivere fino in fondo ciò che si è predicato. Capiranno, gli uomini? O Dio sarà uno dei tanti sconfitti della storia, dimenticati? La posta in gioco è immensa: l'esistenza stessa di Dio. Gesù accetta, rischia, si dona. Ecco: Dio è evidente, ora. Osteso, mostrato, nudo. Dio è così, amici: arreso. A noi, ora, la prossima mossa.

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Domenica 18 marzo 2007 - IV Domenica di Quaresima Gs 5,9a.10-12; Sal 33; 2 Cor 5,17-21; Vangelo Lc 15,1-3.11-32

1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». 3 Allora egli disse loro questa parabola: 11 «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17

Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20 Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. 25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27 Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28 Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29 Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31 Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Medita “O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra red enzione”: è con questa preghiera che apriamo la liturgia di questa domenica. Il Vangelo ci annuncia una misericordia che è già avvenuta e ci invita a riceverla in fretta: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”, dice san Paolo (2Cor 5,20). Il padre non impedisce al suo secondogenito di allontanarsi da lui. Egli rispetta la sua libertà, che il figlio impiegherà per vivere una vita grigia e degradata. Ma mai si stanca di aspettare, fino al momento in cui potrà riabbracciarlo di nuovo, a casa. Di fronte all’amore del padre, i l peccato del figl io risalta maggiormente. La sofferenza e le privazioni sopportate dal figlio minore sono la conseguenza del suo desiderio di indipendenza e di autonomia, e di abbandono del padre. La nostalgia di una comunione perduta risvegl ia in lu i un altro des iderio: riprendere i l cammino del focolare familiare. Questo desiderio del cuore, suscitato dalla grazia, è l’in izio della conversione che noi chiediamo di continuo a Dio. Siamo sempre sicuri dell ’accoglienza del padre. La figura del fratello maggiore ci ricorda che non ci comportiamo veramente da figli e figlie se non prov iamo gli stessi sentimenti del padre. Il perdono passa per il riconoscimento del bisogno di essere costantemente accolti dal Padre. Solo così la Pasqua diventa per il cristiano una festa del perdono ricevuto e di vera fratellanza.

Prega Signore, forza di coloro che credono in te, e perdono di coloro che te lo chiedono, l’uomo è fragile e non può nulla senza di t e; r isveglia in noi il santo desiderio di tornare continuamente a t e, sorgente piena di gioia. Concedici di vivere sempre con un cuore misericordioso nell ’amore e nel r ispetto del tuo santo nome, perché tu non deludi mai coloro che sperano con fiducia in te.

Vivere la Parola Oggi non cerco d’incontrare per aiutare ma per essere aiutato, e pertanto faccio visita a una persona che possa favorire e/o rafforzare le mie motivazioni di vita e

d’impegno.

Meditazione per la Quaresima Ritorno

Verso di te, Signore, ritorno da lontano! Da paesi di speranze spezzate e di ferite profonde nei cuori! Sono partito dopo tanto male! Dopo tanto oblio. Dopo tante fedeltà sbriciolate. Dopo tante gioie perdute. Dopo tante ricerche disperse. Dopo tante verità deviate. Dopo tante tristezze accumulate nel dedalo dei miei desideri erranti! Eccomi, Signore, ho attraversato il peccato e tutto il mio essere è straziato. Vengo, Signore! Sono le tue braccia aperte a farmi tornare da lontano con i miei sogni infranti e la mia purezza in cocci. Unicamente le tue braccia aperte, senza giustificazione alcuna, mi attirano e mi immergono nella tua infinita tenerezza!

Lunedì 2 aprile 2007 Is 42,1-7; Sal 26,1-3.13-14; Vangelo Gv 12,1-11;

1 Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2 Equi g li fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3 Maria allo ra, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. 4 Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepo li, che doveva poi tradirlo, disse: 5 «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». 6 Questo eg li disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 7 Gesù allora di sse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8 I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». 9 Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non so lo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risu scitato dai morti. 10 I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, 11 perché molti Giudei se ne

andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

Medita (Don Paolo Curtaz)

E' iniziata, amici, è iniziata. Questo lunedì è pieno di attesa , questa settimana è il cuore pu lsante de lla

nostra fede. Nella banalità di questa giornata , amici, inizia la settimana più importante de ll'anno, l'ultima settimana di vita del Maestro Gesù, ripercorreremo , ora dopo ora , gli eventi, gli incontri, le emozioni degli ultimi giorni del Signore. Abbiamo camminato a lungo in questa quaresima, abbiamo cercato di svegliare le nostre coscienze dal torpore in cui – troppe vo lte – sono annegate, abbiamo cercato , come discepo li del Maestro che vivono in questo a rido ventunesimo secolo , di prepa rarci alla Pasqua. Bene: ciò che siamo riusciti a fare è stato fa tto, o ra sedetevi, per favore, sedetevi e guardate. Sta per accadere, poiché è accaduto, davvero il Signore ha donato la sua vita per noi, da vvero quel suo ultimo gesto di spogliazione e di dono di sé ha cambiato , riempiendo la di stupore, ogni nostra vita, ogni nostro desiderio. Sta per accadere, amici: con che stato d'animo il Signore avrà affrontato quei giorni? Con quanta paura e speranza e turbamento è salito a Gerusalemme. Quali oscuri presagi che solo sembra leggere ne l ma lcontento dei capi religiosi, Gesù legge nei piccoli gesti che lo circondano? Servirà da vvero ciò che sta per accadere? Porterà da qualche pa rte questo dono di sé così inaudito? Capirà, finalmente, l'uomo chi è Dio e cosa pensa e quanto ama? Tutto è appeso a un filo, tutto ruota intorno a ll'entusiasmante e tragica capacità dell'uomo di scegliere, di piegare il proprio cuore, di spiccare il volo. Gesù è tragicamente solo davanti al suo destino. Attende, prega, gusta i pasti con i propri ignari amici con il pensiero costantemente rivo lto a ciò che può accadere, e che accadrà. Anche noi, a ll'inizio della grande settimana, carbonari de lla fede, digitando a l computer e spo lverando ca sa, saremo invitati a volgere il pensiero , a riflettere e meditare e commuoverci e stupirci. Come un vaso pieno di prezioso profumo , siamo chiamati a versare la nostra lode, il nostro silenzio , la nostra ammira zione, la nostra gratitudine in questi giorni forti per le nostre comunità. Buona settimana santa, amici.

Prega Come nardo prezioso, salga a te la nostra riconoscenza e il nostro affetto,

Signore che doni la vita per ciascuno di noi!

Vivere la Parola Indagherò per verificare quale spazio occupa il Signore nelle decisioni

riguardanti l’ uso del mio tempo, le mie relazioni, i beni materiali, i miei impegni.

Meditazione per la Quaresima Ancora

Tu, Signore, non alzi la voce contro il denaro come noi che, di fronte a esso, corrughiamo di disgusto la nostra coscienza tanto pura. Non alzi la voce contro il possesso dei beni, soltanto ci metti in guardia, Signore! Chiunque si lascia sedurre dalle ricchezze si ritrova asservito il cuore, lo spirito e il futuro, e incapace di rivolgersi verso Dio e il prossimo fissando il desiderio unicamente su se stesso. Sveglia, Signore, il nostro discernimento, perché in te e nel tuo vangelo aggrappiamo l'ancora della nostra esistenza. Allora il denaro e il possesso dei beni staranno al loro posto e avranno la sola funzione di reali zzare i progetti di un’ umanità fraterna e solida le creata per la felicità da condividere.

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Lunedì 19 marzo 2007 – S. Giuseppe, sposo B. V. Maria (s) 2Sam 7,4-5.12-14.16; Sal88; Rm 4,13.16-18.22; Vangelo Lc 2,41-52

41 I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43 ma trascorsi i giorni d ella festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44

Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46 Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li int errogava. 47 E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48 Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49 Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50 Ma essi non compresero le sue parole.51 Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 5 2 E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Medita (padre Raniero Cantalamessa)

"Figlio, perché c i hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". In queste parole di Maria vediamo menzionati tutti e tre le componenti essenzial i di una famigl ia: i l padre, la madre, il figlio. Non possiamo in questo giorno non toccare i l problema che in questo momento più agita la società e preoccupa la Chiesa: la discussione sul riconoscimento delle coppie di fatto. Non s i può impedire che lo stato cerchi di dare una risposta a situazioni nuove presenti nella società, riconoscendo alcuni diritti civili a persone anche dello stesso sesso che hanno deciso di mettere insieme le proprie vite. Quello che preme soprattutto alla Chiesa – e che dovrebbe premere a tutte le persone interessate al bene futuro della società – è che questo non si traduca in un indebolimento dell'istituto familiare, già tanto minacciato nella cultura moderna. Si sa che i l modo migliore di estenuare una realtà o una parola è quello che dilatarla e banalizzarla, facendole abbracciare cose diverse e tra loro contraddittorie. Questo avviene se si equipara la coppia omosessuale al matrimonio tra l'uomo e la donna. Il senso stesso della parola "matrimonio" – dal latino ufficio della madre (matris) – rivela l'insensatezza di tale progetto. Non si vede, oltre tutto, il motivo di questa equiparazione, potendosi salvaguardare i diritti civi li in questione anche in altri modi. Non vedo perché questo dovrebbe suonare un l imite e un'offesa alla dignità del le persone omosessual i che tutti oggi sentiamo il dovere di rispettare e amare e di cui, in alcuni casi, conosco personalmente la rettitudine e la sofferenza. Quello che stiamo dicendo vale a maggior ragione per il problema dell'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. L'adozione da parte di coppie omosessual i è inaccettabile perché è una adozione a esclusivo beneficio degli adottanti, non del bambino, che potrebbe benissimo essere adottato da coppie normali di papà e mamma. Ce ne sono tante che aspettano da anni. Le donne omosessual i hanno anche loro, si fa notare, l' istinto della maternità e vogliono soddisfarlo adottando un bambino; gli uomini omosessuali sperimentano il bisogno di vedere crescere una giovane vita accanto a loro e vogliono soddisfarlo adottando un bambino. Ma quale attenzione si presta ai bisogni e ai sentimenti del bambino in questo caso? Egli s i troverà ad avere due madri, o due padri, anziché un padre e una madre, con tutte le complicazioni psicologiche e di identità che questo comporta, dentro e fuori casa. Come vivrà il bambino, a scuola, questa situazione che lo rende così diverso dai compagni? L'adozione è stravolta nel suo significato più profondo: non è più un dare qualcosa, ma un cercare qualcosa. Il vero amore, dice Paolo, "non cerca il proprio int eresse". È vero che anche nelle adozioni normali, i genitori adottanti cercano, a volte, il loro bene: avere qualcuno su cui riversare il loro amore reciproco, un erede delle loro fatiche. Ma in questo caso i l bene degli adottanti coincide con il bene dell'adottato, non si oppone ad esso. Dare in adozione un bambino a una coppia omosessuale, quando sarebbe possibile darlo a una coppia di genitori normali, non è, obbiettivamente parlando, fare il suo b ene, ma il suo male. Il brano evangelico della festa t ermina con un quadretto di vita familiare che lascia intravedere tutta la vita di Gesù dai dodici ai trent'anni: "Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini". Che la Vergine ottenga a tutti i bambini del mondo i l dono di potere, anch'essi, crescere in età e grazia circondati dall'affetto di un papà e di una mamma. La sua obbedienza a Dio comprendeva l’obbedienza all’autorità legale. E fu proprio essa a far sì che andasse con la giovane sposa a Betlemme e a determinare, quindi, il luogo dell ’Incarnazione. Dio fatto uomo fu iscritto sul registro del censimento, voluto da Cesare Augusto, come figlio di Giuseppe. Più tardi, la gioia di ritrovare Gesù nel Tempio in Giuseppe fu diminuita dal suo rendersi conto che il Bambino doveva compiere una missione per il suo vero Padre: egl i era soltanto il padre adottivo. Ma, accettando la volontà del Padre, Giuseppe diventò più s imile al Padre, e Dio, il Figlio, gli fu sottomesso. Il Verbo, con lui al momento della sua morte, donò la vita per Giuseppe e per tutta l’umanità. La vita di Giuseppe fu offerta al Verbo, mentre la sola parola che egl i affida a noi è la sua vita.

Per la lettura spirituale A Giuseppe fu concesso non solo di vedere e di ascoltare il Figlio unigenito di Dio, ma anche di tenerlo fra le braccia (molt e statue lo ritraggono in questo atteggiamento), di tenerlo per mano, di sentire il suo abbraccio affettuoso, di insegnargl i a camminare e a parlare, di avviarlo al suo mestiere di falegname e di essere a parte delle sue confidenze mentre, per anni, lavoravano ins ieme fianco a fianco. Possiamo affermare che, in tutta la lunga storia dell ’umanità, nessuna creatura, eccetto Maria, fu mai ammessa ad un’intimità così stretta con Dio. Mons. LAWRENCE MCREAVY

Martedì 3 aprile 2007 Is 49,1-6; Sal 70,1-4°.5-6.15.17; Vangelo Gv 13,21-33.36-38;

In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”. I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepo li, quello che Gesù amava, si trovava a tavo la al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: “Di’, chi è co lui a cui si riferisce?”. Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: “Signore, chi è?”. Rispose allora Gesù: “È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò”. E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allo ra, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli di sse: “Quello che devi fare fallo al più presto”. Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: “Compra quello che ci occorre per la festa”, oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte. Quand’eg li fu uscito, Gesù disse: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glo rificato, e anche Dio è stato g lorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire”. Simon Pietro g li dice: “Signore, dove vai?”. Gli ri spose Gesù: “Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi”. Pietro di sse: “Signore, perché non poso seguirti ora? Darò la mia vita per te!”. Rispose Gesù: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte”.

Medita

(Don Paolo Curtaz) E' notte: nel cuore di Giuda è buio fitto , la luce non riesce a scalfire la sua fragilità, la sua paura , il suo calcolo. E' notte e tu tto appare distorto, diverso, cambiato, di fficile. Anche Pietro presume della sua fede. Giura, promette, rassicura... povero Pietro, ancora deve essere ma sticato. Ancora deve fa re l'esperienza bruciante de l suo falli mento per convertire il suo cuore e cambiare e gioire e garantire nella fede i suoi frate lli. Questa pagina, amici, è la pagina della pochezza dell'uomo e de lla grandezza di Dio, della nostra piccola fede che viene spa zzata via da vanti agli eventi che ci turbano e ci spaventano. Giovanni, il discepolo che Gesù ama, si china sul petto dell'ama to Maestro per sapere di chi sta parlando e ne coglie il batti to gonfio di passione d'amore. Dunque è questa la misura de ll'amore, fino a questo punto si è lasciato coinvolgere, fino a questa deri va arriverà la sua dedi zione all'umanità. Silenzio , amici, silenzio e mettiamoci in ginocchio davanti a tanto amore, e chiediamo perdono per noi e per Giuda e per Pietro e per tu tte que lle (troppe) volte che non capiamo, che non vediamo, che non cogliamo la misura de ll'amore di Dio. Quella cena, quell'ultima cena, è il memoriale che celebriamo distrattamente nelle nostre Chiese, ogni domenica, stanco rito consumato in fretta , senza cuore , senza passione, senza stupore. E ancora Dio ri schia e si consegna all'indifferenza deg li uomini.

Prega Dal demone che ci fa credere di essere imperdonabili, salvaci, Signore!

Vivere la Parola

Oggi verificherò le ragioni che ritardano la mia decisione per Gesù Cristo, il mio impegno a reali zzare la sua Parola

Meditazione per la Quaresima Deserto

I miei amici sono occupati altrove e non vengono più numerosi a casa mia per confidarsi e chiedere il mio aiuto. I miei amici sono sovraccarichi di preoccupazioni e lavoro quotidiani e mi passano accanto senza le carezze di un tempo. Mi invade la fatica, il mio corpo invecchia e il mio cuore è pieno di smarrimento! È finita la mia esistenza rigogliosa! È il deserto, signore; e chi mai ha ancora bisogno di me? Perché, Signore, è necessario il deserto? Per riconoscere la mia fragilità? Per prendere coscienza che nulla mi è dovuto ma che tutto mi è donato gratuitamente? Per capire che ho tutto da ricevere da te, Dio mio, e dai miei fratelli?

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Martedì 20 marzo 2007 Ez 47,1-9.12; Sal 45; Vangelo Gv 5,1-16

1 Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2 V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, 3 sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. 4 Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto . 5 Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. 6 Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». 7 Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». 8 Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». 9 E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. 10 Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e non ti è lecito prendere su il tuo lettuccio». 11 Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina». 12 Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?». 13 Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. 14 Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio». 15 Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. 16 Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Medita Nella visione di Ezechiele, l’acqua che dà la salute e la vita simboleggia la grazia che Dio dispensa in abbondanza nel tempo messianico. Questo tempo è giunto con la venuta di Gesù Cristo. È il motivo per cui Gesù non conduce il malato alla piscina di Siloe, la sorgente della grazia dell’ Antico Testamento, ma lo guarisce per mezzo della propria potenza. Egli lo fa di sabato, ed ordina al miracolato di portare il suo giaciglio nel giorno di sabato, poiché è giunto il tempo in cui è arrivata una grazia più grande della legge, e Gesù è il padrone del sabato. Nel sacramento del battesimo, tutti siamo stati integrati nel tempo messianico e, guariti dalla paralisi, abbiamo ricevuto l’ ordine di partire e di portare i frutti della vita nello Spirito. Oggi Gesù ci dà un monito come ha fatto con il paralitico: dobbiamo avere paura di ricadere ancora nella schiavitù del peccato, affinché la nostra paralisi spirituale di cristiani non sia più grave della paralisi del paganesimo di cui Cristo ci ha liberati. Il tempo di Quaresima è il tempo dell’ esame di coscienza. I nostri paesi, il mondo cristiano e post-cristiano non sono forse caduti di nuovo nel paganesimo, nell’ idolatria del denaro, del successo e del potere? Non siamo forse di nuovo paralizzati tanto da non saper più vincere il male sociale, politico, familiare e personale? Le strutture del male sociale non costituiscono forse il letto della nostra malattia? O lo costituiscono le opinioni e i costumi del nostro ambiente? Gesù chiama ognuno di noi a convertirsi. Ci offre la riconciliazione con il Padre e la guarigione. Ci dice oggi: alzati, porta con te il tuo giaciglio di malato, va’ , vivi e fa’ il bene. Ognuno di noi, all’ascolto del Vangelo di oggi, deve trovare il suo compito nell’ ordine di Gesù: “Alzati, cammina e non peccare più”.

Prega Resta con me, Signore Gesù, e perdona le mie colpe. Guar isci tutti i malati nello spirito e aiuta i malati nel corpo. Salva coloro che soffrono e sono isolati, abbandonati a se stessi come era l ’uomo della piscina di Siloe. Resta con loro, Signore, in questa notte; io ripongo in te la mia fiducia. Proteggi tutti coloro che amo e che ti affido.

Vivere la Parola Oggi, ma non soltanto, farò molta attenzione alla mia preghiera, a lla qualità del mio

ascolto della parola di Gesù, per evitare l'abitudine che mi fa ripetere le parole distrattamente, che mi fa ascoltare la parola di Gesù come se fosse una parola

qualsiasi. Per questo preparerò bene la mia preghiera, creerò attorno a me e dentro di me il silenzio, pregherò senza fretta e con grande attenzione.

Una sto ria p e r l ’anim a Un pezz o di legno C'è un uomo che t iene appeso in salotto, nel posto d'onore, uno strano oggetto. Se qualcuno gli ch iede il perchè di quella stranezza racconta: «Il nonno, una volta mi accompagnò al parco. Era un gelido pomeriggio d'inverno. Il nonno mi seguiva e sorrideva, ma sentiva un peso. Il suo cuore era malato, già molto malandato. Volli andare verso lo stagno. Era tutto ghiacciato, compatto! "Dovrebbe essere magnifico poter pattinare", urlai, "vorrei provare a rotolarmi e scivolare sul ghiaccio almeno una volta!". Il nonno era preoccupato. Nel momento in cui scesi sul ghiaccio, il nonno disse: "Stai attento...". Troppo tardi. Il ghiaccio non teneva e urlando caddi dentro. Tremando, il nonno spezzo un ramo e lo allungò verso di me. Mi attaccai e lui tirò con tutte le sue forze fino a estrarmi dal crepaccio di ghiaccio. Piangevo e tremavo. Mi fecero bene un bagno caldo e mi misero a letto, ma per il nonno questo avvenimento fu troppo faticoso, troppo emozionante. Un violento attacco cardiaco lo porto via nella notte. Il nostro dolore fu enorme. Io corsi allo stagno e ricuperai il pezzo di legno. E con quello che il nonno ha salvato la mia vita, e ha perso la sua! Fino a che vivrò, starà sulla parete come segno del suo amore per me!».

Per questo i cristiani tengono nelle loro case un pezzo di legno a forma di croce.

Mercoledì 4 aprile 2007 Is 50,4-9°; Sal 6,8-10.21-22.31.33-34; Vangelo Mt 26,14-25;

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?”. E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepo li si avvicinarono a Gesù e g li dissero: “Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?”. Ed egli rispose: “Andate in città, da un tale, e ditegli: I l Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”. I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: “In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà”. Ed essi, addo lorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandarg li: “Sono forse io, Signore?”. Ed eg li rispose: “Co lui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a co lui dal quale il Figlio dell’uomo viene

tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”. Giuda, il traditore, di sse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli rispose: “Tu l’hai detto”.

Medita (Don Paolo Curtaz)

"Il Maestro ti manda a dire: farò la Pasqua da te con i miei discepoli" . Il Signore ci chiede accoglienza, oggi, per celebra re la Pasqua con i suoi discepoli, siamo chiamati a fare della nostra vi ta una stanza dove il Signore possa sedersi a mensa e donarsi. Gli doneremo questa opportunità? O ci terremo a lla porta a sbirciare, o ci la sceremo

spaventa re dalla nostra pochezza? Leggete, amici, leggete: il Signore vuole che a lla sua cena partecipi anche Giuda, non mette condi zioni, non occorre essere bravi ragazzi per accogliere la sua Paro la, il Signore viene e si dona. Sono ormai le ultime ore , Gesù sente che l'epilogo è vicino e vuole compiere un gesto unico, straordinario, un gesto di dono definitivo. Poi sarà il silenzio , starà a noi capire e schierarci. Accogliere in si lenzio e commozione il dono di un Dio che muore per amore. Giuda ha chiuso il suo cuore, il suo migliore amico viene venduto a l prezzo di uno schiavo, Povero Giuda! Chissà cos'avrà pensa to di fare! Chi ssà cosa spera va di ottenere con quel brutto pasticcio! Monito per tutti noi: non basta aver conosciuto il Signore , averlo seguito , avere lasciato tutto per diventare suoi discepoli; l'avversario ci è accanto, ci può trarre tragicamente in inganno. Il Signore fa rà la Pasqua da me, quest'anno.

Prega

Ecco la mia stanza , Signore , al piano alto. L'ho preparata per la festa de l passaggio, per la Pasqua, per ricordare le tante schiavitù da cui essere liberato. L'ho preparata per i miei amici, per la mia famiglia, per le

persone che amo. Ma ora è qui per te, usane, se credi, Rabbì, fa come se fossi a casa tua.

Vivere la Pa rola Le cene comuni sono il cuore della fra tellanza , di quella fratellanza che supera la cerchia familiare o delle amicizie. Organizziamo a Pasqua un

pranzo in casa nostra invitando alcuni vicini che non abbiamo mai ospitato, oppure i fami liari di qualche compagno di scuola o di lavoro

che appartiene ad altri popoli e re ligioni.

Meditazione pe r la Quare sima Amore diffuso

Il suo amore è diffuso in voi, per sempre. Ne siete convinti, gente del mio popolo? Se, come il sole su un vasto giardino, lasciate che il suo amore in voi si dispieghi, che il suo calore pervada i vostri sentimenti, rianimi la vostra fede, riaccenda la vostra umanità, renda più intensa la vostra dolcezza e rianimi la vostra compassione, che cosa potrebbe scaturire dal vostro cuore e dalle vostre mani se non comportamenti segnati dalla sua smisurata misericordia? E se , gente de l mio popo lo , ama re diventa viario aspro e lacerante per le piaghe vive per i colpi di malvagità, per le parole di odio inflitti dal vostro prossimo trasformato in nemico, allora ritornate, gente del mio popolo, ritornate sempre al suo amore deposto ne l vostro cuore e di nuovo consegnato nelle vostre mani. Esso suscita in voi il desiderio e la forza di camminare con lui fino al perdono che salva il mondo.