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- COMUNE DI RIMINI - OFFERTA TECNICA MIGLIORATIVA RELATIVA AL PROGETTO ESECUTIVO PER IL CONSOLIDAMENTO, RICOSTRUZIONE ED IL

RESTUARO DEL RIDOTTO DEL TEATRO “A. GALLI” DI RIMINI - CRITERIO C -

METODOLOGIA ESECUTIVA DELLE LAVORAZIONI

A.T.I. IMPRESE PROGETTISTI Prof. G. Carbonara - ROMA Ing. P. Paci - PESARO LANCIA S.R.L. (mandataria) Arch. P.V. Morri - RIMINI Prof. C. Galli - RUSSI Ing. Arch. F. Paci – PESARO TECNO impianti Ing. G. Uguccioni - FANO Prof. A. Cocchi - BOLOGNA Prof. M.A. Bragadin - Bologna ITC impianti

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Fig. 3: il cassettonato è realizzato in gesso (presenza di efflo-rescenze, assenza di lesioni e deforma-zioni, mancanza di annerimenti), le bus-sole in camorcanna.

CRITERIO C.1 : CRITERI METODOLOGICI SULLE MODAL ITA’ OPERATIVE DI INTERVENTO PER GARANTIRE ALLA STRUTTURA DI FERRO DEL PRIMO SOL AIO LA RESISTENZA REI 120 Il progetto realizzato si compone di tre fasi fondamentali: 1.individuazione dello stato di fatto; 2.proposta di progetto; 3.studio delle fasi esecutive. C.1.1. STATO DI FATTO - In seguito ai bombardamenti subiti durante la Seconda Guerra Mondiale (vedi fig. 5 1), il Foyer del Teatro Galli è stato oggetto di diversi interventi di restauro e ricostruzione nel corso degli anni. Lo studio dello stato di fatto si compone di due momenti significativi, quello della ricerca storico-documentale e quello dell’analisi in loco. Le analisi storico-documentali hanno consentito di recuperare vecchie fotografie del cantiere degli anni ’70 in cui vengono riprese le attività di 10 ricostruzione del primo solaio. Sono stati ritrovati inoltre vecchi elaborati strutturali appartenenti a interventi di consolidamento realizzati negli anni ’90 che documentano in modo dettagliato la tecnologia strutturale (vedi figg. 2, 3 e 5). 15 20 25 Lo studio dei dati acquisiti dai rilievi eseguiti in loco ha consentito di completare il quadro delle informazioni. Si è compreso che il materiale che compone il controsoffitto è in parte in camorcanna (le bussole) e in parte in gesso e canapa (i cassettoni piani con i dipinti). Scartata l’ipotesi del cassettonato in legno per la mancanza di fessurazioni, fenomeni deformativi da ritiro e annerimenti provocati dal tannino tipico del legno, osservando le 30 foto (vedi fig. 3) si notano deformazioni nelle bussole e non nei cassettoni, a testimonianza di un differente trattamento materico del controsoffitto. A seguito dei bombardamenti, del solaio del piano primo rimangono infatti solo le bussole e negli anni ’70 viene fatto un primo intervento in cui sono realizzate le seguenti lavorazioni (vedi fig. 6): 1. demolizione parti pericolanti e demolizione del vecchio 35 controsoffitto; 2. recupero delle travi in legno del primo solaio; 3. realizzazione di nuovo controsoffitto a cassettoni in opera mediante getto di malta di gesso e fibra di canapa su cassero, viene realizzato in opera un unico blocco di spessore 5 cm sorretto dall’orditura lignea; 4. realizzazione del nuovo solaio con struttura autonoma rispetto al cassettonato e all’orditura lignea, formato da travi reticolari in acciaio e lamiera grecata con soletta in calcestruzzo di 11 cm; 40 5. nei successivi interventi vengono realizzati i massetti (10 cm) e il pavimento alla veneziana (7 cm). 45

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Fig 2, elaborati strutturali degli anni ‘90; si comprende la pianta delle travi reticolari in acciaio e l’affiancamento di queste alle travi in legno cui viene assegnata la portanze del solo controsoffitto in gesso.

Fig. 4: sezione longitudinale del solaio; si evidenziano i due sistemi strutturali autonomi, quello in acciaio che sorregge il solaio e quello in legno che sorregge il cassettonato; tra controsoffitto e travi reticolari si rileva un’intercapedine di 4 cm.

Fig. 1

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5 10 15 C.1.2. PROPOSTA DI PROGETTO L’obiettivo del seguente intervento è quello di rendere REI 120 il solaio metallico del piano primo ovvero quello di proteggere dall’azione del fuoco proveniente dal piano terra le travi reticolari in acciaio, la lamiera grecata e i collegamenti fra le travi lignee e il controsoffitto. Considerando le prescrizioni, i valori di resistenza al fuoco dei materiali da costruzione indicati dalla 20 normativa che regola la protezione antincendio delle strutture, DM 16/02/2007, UNI EN 13501-2 e UNI 9503/1989 (vedi allegati), considerando che all’estradosso ci sono 18 cm di conglomerato cementizio, considerando che il solaio è delimitato da murature di 70 cm, considerando che quasi tutto l’intradosso del solaio è rivestito da uno strato di gesso di 5 cm e, a esclusione delle bussole in cui c’è la camorcanna, valutate le rispettive capacità di protezione, si determina che l’unica parte di solaio che non raggiunge una 25 resistenza REI 120 è quella dell’intradosso essendo le parti laterali e quelle di estradosso ampiamente verificate (vedi fig. 7). Stabilito questo e valutando la necessità di realizzare, prima di intervenire, una diffusa campagna diagnostica che preveda il prelievo in modo non invasivo di piccoli campioni di controsoffitto da analizzare in laboratorio (Istituto Giordano di Rimini), la resistenza REI 120 può essere ottenuta in due differenti modi: 1. se i risultati delle analisi di laboratorio di spessore, composizione e densità del materiale 30 del cassettonato sono sufficienti a garantire la protezione richiesta si richiederà all’Istituto Giordano una certificazione apposita e non saranno previsti ulteriori interventi (tale ipotesi è poco probabile); 2. se i valori riscontrati dalle prove di laboratorio non sono sufficienti per ottenere un resistenza REI 120 si prevede, dopo lo smontaggio parziale del controsoffitto, un intervento di placcaggio dell’intradosso con pannelli refrattari di calcio silicato. 35 Nel caso si verifichi la seconda ipotesi, alla luce degli studi realizzati sullo stato di fatto, considerando la presenza all’estradosso del pavimento alla veneziana e considerando che l’unico lato da proteggere è quello di intradosso, si realizzerà un intervento sul solo controsoffitto che propone il taglio meccanico dei quadrati decorati, la realizzazione di un placcaggio con materiale refrattario (pannelli in calcio silicato tipo Eraclit) di spessore 3 cm tale da inserirsi nell’intercapedine tra trave reticolare e controsoffitto, la protezione tramite 40 schiume espansive di bussole e travi lignee e il rimontaggio dei quadrati decorati smontati. Lo spessore del nuovo materiale di placcaggio sarà calcolato considerando che l’attuale protezione al fuoco conferita dal controsoffitto in gesso di spessore 5 cm potrebbe essere REI 90 (da verificare con le analisi dell’Istituto Giordano), e dovrà essere tale da consentire l’inserimento fra travi e controsoffitto senza compromettere la geometria del cassettonato e senza provocare un eccessivo aumento dei carichi. L’intervento inoltre dovrà 45 rispettare i principi del restauro, ovvero leggibilità, reversibilità e compatibilità. Per tale scopo verranno realizzate le seguenti lavorazioni (vedi fasi esecutive): 1. catalogazione, protezione e taglio dei quadrati decorati e calo a terra (le bussole non vengono smontate); 2. realizzazione di microfori nelle bussole e successiva iniezione di schiuma espansiva ignifuga (tipo “PUFS-R-750 Fischer”) a protezione al fuoco delle travi in legno, fino a completa saturazione delle bussole; 3. montaggio del telaio metallico di supporto con 50

Fig. 5: Anni ’70, realizzazione del solaio sala Ressi . 1. controsoffitto in gesso gettato in opera, estradosso liscio e omogeneo; 2. individuazione dell’intercapedine di 4 cm fra trave retico-lare e controsoffitto in gesso; 3. le travi lignee 40x40 cm sorreggono il cassettonato, a dimostrazione l’assenza di collegamenti tra controsoffitto e travi reticolari; le travi in legno sono inserite fra le quelle metalliche e rispetto a queste calano di circa 15 cm e appoggiano sui pilastri del piano terra. 4. le travi reticolari aumentano la propria altezza in prossimità degli appoggi; all’intradosso infatti si rileva un cassettonato con bussole più calate (vedi anche fig. 4). 5. le bussole sono in camorcanna, come si può notare dall’incannucciato evidenziato in foto.

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passo 60x60 cm ancorato alle travi reticolari; 4. Placcaggio con pannelli refrattari in calcio silicato (tipo Eraclit) di spessore 3 cm collegati al telaio di supporto; 5. sigillatura dei giunti; 6. rimontaggio dei quadrati decorati che verranno fissati nella loro posizione originaria tramite perni ignifughi saldati al nuovo telaio di supporto e dadi e piastre in acciaio inox stuccati; 7. stuccatura dei tagli e dei fori con stucco tipo “polifilla”; 8. ritocco delle decorazioni interessate dai fori stuccati. Tutte le nuove strutture saranno certificate alla 5 resistenza REI120. 10 15 20 25 30 35 40 45 50

Fig. 6: spaccato assonometrico. Nel dettaglio: 1- pavimento alla veneziana; 2 – massetto degli impianti; 3 – soletta collaborante; 4 – lamiera grecata; 5 – trave reticolare; 6 – trave in legno 40x40 cm; 7 – intercapedine per riempimento con schiuma espansiva ignifuga; 8 – bussole in camorcanna; 9 – nuovo telaio composto da scatolari 7x5 cm con passo 60x60 cm; 10 – pannelli laterali in calcio silicato; 11 – pannello centrale in calcio silicato; 12 – pannello in gesso e canapa calato a terra a inizio lavorazioni.

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Fig. 7: sezione trasversale; per garantire la resistenza REI120 e compartimentare le travi reticolari l’unico lato attualmente privo di protezione è quello rivolto verso il basso evidenziato in rosso, per cui il progetto prevede lo smontaggio parziale del controsoffitto e l’inserimento di pannelli ignifughi in calcio-silicato.

Fig. 8: nello schema sono evidenziate, oltre all’esistente, le parti che verranno aggiunte all’esistente stesso e la parte di pannello in gesso e canapa che verrà smontata e rimontata a fine lavorazioni. Nel dettaglio i particolari costruttivi per il bloccaggio del calcio silicato e del pannello calato a terra.

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C.1.3. STUDIO DELLE FASI ESECUTIVE Le fasi esecutive dovranno considerare alcune difficoltà provocate dalla tecnologia costruttiva del cassettonato. Il fatto che i cassettoni del controsoffitto sia un unico blocco di gesso gettato in opera e collegato alle travi lignee in prossimità delle bussole consente solamente lo smontaggio dei quadrati 5 decorati, essendo questi non vincolati alle strutture portanti. Tagliando i quadrati è possibile lo smontaggio senza alcuna demolizione (le bussole non saranno coinvolte). Una volta calati a terra, sarà possibile accedere alle travi, che verranno protette con i pannelli refrattari fissati al telaio di supporto e inseriti nell’intercapedine di 4 cm tra controsoffitto non smontato (bussole) e intradosso della trave reticolare. I pannelli saranno posizionati fino a battere sul fianco della trave in legno e poi sigillati con schiuma espansiva 10 ignifuga. La protezione delle travi in legno, posizionate in corrispondenza delle bussole, sarà realizzata riempiendo quest’ultime con schiume espansive ignifughe. Le lavorazioni verranno condotte da GAMMA RESTAURI, specializzata in questo settore (v. relazione E.2). 15 20 25 30 35 40 45 50

Mappatura dell’esistente : si effettua un’accurata scansione fotografica dell’attuale controsoffitto prendendo nota dei dettagli e numerando le parti attualmente dipinte con affreschi.

Velinatura dei dipinti : applicazione di garze e veline di carta giapponese sui decori a tempera, fissate con appositi prodotti, come protezione durante le fasi di smontaggio.

Ritaglio dei pannelli : il controsoffitto viene tagliato mediante dischi al widia lungo l’ultima gola di ogni bussola, ossia la parte dipinta del controsoffitto stesso.

Realizzazione del ponteggio : i lavori si dovranno svolgere per parti quindi si realizzano ponteggi temporanei nelle aree interessate dagli interventi.

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Smontaggio de i pannelli : il pannello di gesso viene calato e adagiato su controsagome in legno rivestite di gommapiuma e tessuto non tessuto.

Realizzazione fori su pannelli : sul pannello calato si praticano microfori con trapano a sola rotazione con punte al widia in corrispondenza dei perni del nuovo telaio.

Montaggio nuovo telaio e protezione travi in legno: il nuovo telaio in acciaio viene saldato sulle ali inferiori delle travi reticolari e vengono effettuate le iniezioni di schiuma espansiva ignifuga sulle bussole.

Montaggio calcio silicato : per ogni bussola si montano i pannelli isolanti con viti autofilettanti partendo da quelli laterali, per poi inserire il blocco centrale e fissare il tutto.

Rimontaggio pannello in gesso : il pannello viene fatto passare attraverso i microfori della fase 6 e fissato sui perni mediante intasamento con resine epossidiche e dadi inglobati nello spessore del manufatto.

Restauro pittorico : una volta rimosse le velinature della fase 3, si richiudono i fori con stucco “polifilla” e si recuperano le lacune presenti nei dipinti con velature ad acquerello previa analisi chimica dei pigmenti originali.

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CRITERIO C.2 : CRITERI METODOLOGICI ESECUTIVI CHE VERRANNO ADOTTATI PER LA POSA DEL PAVIMENTO ALLA VENEZIANA C.2.1. TECNICHE ESECUTIVE DEL PAVIMENTO ALLA VENEZI ANA 5 Il terrazzo alla veneziana affonda le sue radici quanto meno in età romana ma, data la sua natura di pavimento povero realizzato con materiali di risulta o di recupero, sicuramente le sue origini sono più antiche. I terrazzi alla veneziana battuti erano un composto di piccoli pezzi di marmo qualunque della grossezza non minore di un cece o di una fava, né maggiore di una noce, che prendevano figura regolare o irregolare dal 10 caso, sotto il colpo di una mazzuola di ferro, che battendo li staccava da pezzi di marmo più grossi; e da un intriso composto di calce, polvere di mattoni o tegoli nuovi, o di marmo, che li univa, legava, ed assodava sul piano su si vuol fare il pavimento. In merito alla sua realizzazione, viene proposto l’uso di materiali antichi, ma le tecniche di posa in opera e mezzi meccanici sono differenti, in quanto le tecniche di un tempo erano troppo lunghe, complesse e 15 venivano realizzate con strumenti del tutto manuali. In particolare si precisa che in passato per realizzare un buon pavimento alla veneziana servivano tempo e manodopera qualificata per ridurre, mediante battitura manuale, gli spessori dei sottofondi almeno della metà; il tutto è descritto mirabilmente nel Manuale bolognese “Dell’arte di fabbricare”, redatto da Angelo Zambonini nel 1830. Poiché oggi non possiamo permetterci di impiegare sei mesi per la realizzazione di un buon pavimento e non possiamo utilizzare ore di 20 lavoro oltre un certo limite si adottano accorgimenti che sopperiscono alle tecniche del passato. Il pavimento già eseguito presso la sala Ressi, ancora in ottimo stato, è l’esempio di come si possano ottenere buoni risultati anche adattando le tecniche storiche ad una attualità e specificità lavorativa attuale. Il pavimento della sala Ressi ha adottato alcuni “trucchi” utili per durare nel tempo quali: frequenti giunti di dilatazione in listelli di ottone per ridurre l’estensione delle singole superfici e per evitare sia rotture mediante lesioni, sia 25 rialzi nelle zone di frontiera. Per evitare frantumazioni alle vibrazioni, sempre più frequenti nei centri storici ,bisogna supplire la compattazione, riduzione di spessore mediante battitura, integrando le malte con armature in aghi in fibra di vetro che conferiscono una resistenza anche a trazione. Il pavimento in terrazzo alla veneziana verrà realizzato da una ditta specializzata in tale settore, il “Laboratorio Morseletto” di Vicenza, che vanta l’esecuzione in più aree geografiche italiane e propone le 30 seguenti fasi lavorative:

1. Sopra uno strato protettivo di carta catramata, si stende con delle stadie il sottofondo, di spessore di circa cm 4, composto da un pastone di malta magra fatta con poca calce e molta acqua e mescolata bene con i calcinacci. Questo primo strato viene poi compattato con rulli e battipali ed un ferro appositamente sagomato; 35

2. Successivamente, viene stesa una coperta di cm 2 circa, costituita da polvere e graniglia minuta di marmo, cemento di mattoni e buona calce tenace, che viene battuta al fine di compattarla;

3. Si procede al terzo strato, chiamato stabilitura o stucco, una mistura di polvere di marmo e calce grassa, la quale si può lasciare bianca o aggiungere una percentuale di cotto macinato finemente;

4. A questo punto avviene la semina: si prendono le scaglie di marmo, le pietre e il cotto vecchio 40 macinato (coppi, tavelle o anche mattoni di recupero) già preparati in precedenza e si posano manualmente sulla stabilitura a formare la composizione progettata. Dopo la semina, i marmi vengono battuti con appositi ferri per conficcarli nella stabilitura, facendo anche uso di abbondante acqua, e vengono poi rullati;

5. Dopo circa 4 settimane, in base al tipo di semina e alla stagione, il pavimento viene levigato con 45 mole a grana grossa e coperto di uno strato di stucco onde otturare i pori e correggere le piccole mancanze. È bene ricordare che nei pavimenti in calce la levigatura deve essere effettuata interamente a mano;

6. Dopo alcuni giorni il pavimento è pronto per la lucidatura finale con mole a grana fine e successivamente, a pavimento asciutto, per il trattamento con olio di lino crudo e/o cera. 50

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Lo spessore totale necessario del pavimento alla veneziana è di cm 6/7, variabile in base alle campiture. Per evitare distacchi e successivi sollevamenti del pavimento, viene proposta una tessitura di rompigiunto in listelli di ottone, che riprende inoltre tutto il motivo del pavimento della sala Ressi, come le bordature perimetrali di colore differente. C.2.2. : SCELTE CRITICHE PROGETTUALI DEL PAVIMENTO ALLA VENEZIANA 5 Risolto il problema dei materiali da utilizzare e delle buone tecniche che conducono ad un lavoro eseguito a perfetta regola d’arte, bisogna affrontare l’arduo tema delle scelte critico-progettuali. Anche per queste si fa riferimento a quanto è già stato progettato al piano primo per evitare linguaggi incompatibili e indirizzi progettuali estranei allo specifico contesto in cui si opera. Gli indirizzi progettuali adottati nel restauro precedente sono chiari: fanno riferimento ai ben noti criteri del 10 restauro messi a punto in seguito ad un affinamento della teoria e della metodologia durato quasi due secoli. Questi sono già stati esplicitati nella Carta di Camillo Boito del 1883 in cui l’autore si raccomanda, nell’esecuzione di nuove opere, di non commettere falsi storici e di utilizzare linguaggi che non urtino con il contesto in cui si esegue l’opera. In buona sostanza i criteri oggi sono riassumibili in: distinguibilità, autenticità espressiva, minimo intervento e reversibilità. 15 Nel caso specifico la Soprintendenza, alla quale per legge spetta la supervisione del monumento, nel precedente intervento ha indirizzato la committenza verso scelte condivisibili in merito alla figuratività dei battuti alla veneziana che non ostentano particolari disegni e decori (di cui oggi non esistono documentazioni certe) e non hanno colori particolarmente vivi e accesi. Il tutto è stato pensato in un tono “quasi neutro”, che riprende il contesto in cui il pavimento viene realizzato; le forme geometriche, necessarie 20 per interrompere le superfici in molti riquadri delimitati da listelli in ottone, denunciano anch’esse l’attualità espressiva dell’opera (vedi foto 1). Al piano terra e al piano primo verranno seguiti questi prudenziali criteri progettuali, gia condivisi con la Sovrintendenza di Ravenna e, tanto le geometrie quanto i colori, saranno semplici e di contenuto impatto figurativo evitando la tentazione di ricorrere ad infingimenti storicistici che riproducano disegni elaborati di cui 25 non esiste nessuna testimonianza. Il pavimento dell’androne sarà ripartito in riquadri seguendo la strutturazione dell’architettura dello spazio: verranno riprese le tre corsie longitudinali delimitate dai riquadri che seguono il passo delle colonne e che presentano una leggera variazione cromatica. Il passaggio da un colore all’altro sarà leggermente sottolineato da un ulteriore piccolo bordo di colore bianco (vedi foto 2). Anche il pavimento del vano dello 30 scalone monumentale non ha bisogno di aggiornamenti figurati moderni per celebrare la sontuosità dello spazio, pertanto sarà realizzato anch’esso con gli stessi criteri progettuali sopra enunciati. La maglia utilizzata questa volta prevede anche fasce orizzontali perché deve recepire la struttura architettonica dello spazio contraddistinto dai due emicicli delle scale. I pavimenti dei vani laterali del piano terra e del piano superiore sono stati pensati in modo semplice come riportano gli elaborati grafici. 35 40 45 50 Foto 1 Foto 2

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Progetto del pavimento alla veneziana del piano terra, studiato in maniera da riprendere gli accorgimenti presenti nel pavimento alla veneziana della Sala Ressi e valorizzare di conseguenza le sue finiture e l’architettura dello spazio esistente. Si notano, come descritto precedentemente, le fasce a tessitura cromatica differente e l’inserimento dei giunti di dilatazione in ottone. Questi ultimi presentano andamento radiale nelle sale ottagonali e valorizzano con discrezione le quattro nicchie disposte simmetricamente 5 rispetto al centro della sala. Il disegno radiale dei giunti di dilatazione verrà ripreso nelle sovrastanti sale circolari, adiacenti alla sala Ressi in modo da mantenere un linguaggio coerente tra i due piani. 10 15 20 25 30 35 40 45 50

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A.T.I. IMPRESE PROGETTISTI Prof. G. Carbonara - ROMA Ing. P. Paci - PESARO LANCIA S.R.L. (mandataria) Arch. P.V. Morri - RIMINI Prof. C. Galli - RUSSI Ing. Arch. F. Paci – PESARO TECNO impianti Ing. G. Uguccioni - FANO Prof. A. Cocchi - BOLOGNA Prof. M.A. Bragadin - Bologna ITC impianti

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Progetto dei pavimenti alla veneziana delle stanze circolari e rettangolari adiacenti alla Sala Ressi, pensati in modo semplice e raffinato cosicchè dialoghino vicendevolmente col pavimento alla veneziana presente al primo piano costituendo un avvicendamento e non una rottura. Si notano i giunti di dilatazione in ottone che, nelle sale circolari, creano, con il loro andamento radiale, una caratterizzazione semplice, efficace e 5 discreta. 10 15 20 25 30 35 40 45 50

Page 12: OFFERTA TECNICA MIGLIORATIVA RELATIVA AL …archivio.comune.rimini.it/binary/comune_rimini/gare/foyer/C.A.16.pdf · supporto e dadi e piastre in acciaio inox stuccati; 7. stuccatura