Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

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Quaderni della ricerca Odori emessi dagli allevamenti suinicoli: come prevederne l’intensità a diverse distanze n. 74 – ottobre 2007 COLTIVARE IL FUTURO

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calcolo degli odori prodotti dagli allevamenti suini

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Quaderni della ricerca

Odori emessi dagli allevamentisuinicoli: come prevederne l’intensità a diverse distanze

n. 74 – ottobre 2007

COLTIVARE IL FUTURO

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Sperimentazione condotta nell’ambito del progetto di ricerca numero 840: “Validazione di una procedura per la previsione dell’intensità di odore a diverse distanze dalla fonte odorigena” (VALOFF) finanziato con la d.g.r. 16/02/2005 n. VII/20734 della Regione Lombardia – Piano della Ricerca 2005.

A cura di: P. Navarotto

M. Guarino M. Brambilla

Hanno realizzato le attività sperimentali e lo studio: Università degli Studi di Milano

Dipartimento di Scienze e Tecnologie Veterinarie per la Sicurezza Alimentare Via Celoria, 10 20133 Milano

Tel. 02/50317900 Fax: 02/50317898 e-mail: [email protected]

Per informazioni: Regione Lombardia – Direzione Generale Agricoltura

U.O. Interventi per la competitività e l’innovazione tecnologica delle aziende Struttura Ricerca e Innovazione Tecnologica

Via Pola, 12 – 20124 Milano Tel. 02/67653790 – Fax 02/67652757

e-mail: [email protected] Referente: Gianpaolo Bertoncini - tel. 02/67652524 e-mail: [email protected]

© Copyright Regione Lombardia

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Odori dagli allevamenti suinicoli: come prevederne l’intensità a diverse distanze

Quaderni della ricerca n. 74 - ottobre 2007

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SOMMARIO

PRESENTAZIONE DELL’ASSESSORE 1

1 INTRODUZIONE AL PROBLEMA AFFRONTATO 3

1.1 ODORI E TOSSICITÀ 4 1.2 ANALISI DEGLI ODORI 5 1.2 APPROCCIO NORMATIVO 7

2 MISURE DI EMISSIONE DI ODORE IN LETTERATURA 13

2.1 EMISSIONE DI ODORE DAI RICOVERI PER ANIMALI 13

3 PARTE SPERIMENTALE 18

3.1 RILIEVI MICROMETEOROLOGICI. 18 3.2 ESECUZIONE DEI CAMPIONAMENTI DI ARIA ODORIGENA 19 3.3 ESECUZIONE DELLE MISURE OLFATTOMETRICHE 23

4 MODELLIZZAZIONE 25

4.1 DESCRIZIONE DELL’AREA OGGETTO DI STUDIO 26 4.2 MODELLO NUMERICO UTILIZZATO 27 4.3 I DATI METEO UTILIZZATI E SIMULAZIONE DELLA DISPERSIONE. 31 4.4 ELABORAZIONE DELL’OUTPUT DEL MODELLO 32

5 RISULTATI 35

5.1 RISULTATO DELLA SIMULAZIONE 35 5.2 COME UTILIZZARE IL NOMOGRAMMA 37 5.3 ESEMPIO PRATICO 40

6 RINGRAZIAMENTI 44

7 BIBLIOGRAFIA CONSULTATA 45

7.1 RISORSE IN INTERNET 50

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Presentazione dell’Assessore

Il notevole sviluppo e l’intensivizzazione che caratterizzano la zootecnia lombarda,

se da un lato consentono di raggiungere livelli produttivi, sia per qualità sia per

quantità, decisamente importanti, dall’altro inducono alcune criticità da affrontare

con competenza e concretezza in particolare sul fronte dell’impatto sull’ambiente.

Due temi oggetto di particolare attenzione sono l’impiego agronomico degli

effluenti di allevamento coerentemente con i dettami della Direttiva Nitrati e la

diffusione di odori nell’intorno degli allevamenti. Spesso è proprio quest’ultima la

criticità di più difficile soluzione in quanto non è facilmente “misurabile” e coinvolge anche l’aspetto

emotivo dei cittadini residenti nelle vicinanze delle stalle.

Il progetto di ricerca “Validazione di una procedura per la previsione dell’intensità di odore a diverse

distanze dalla fonte odorigena” (VALOFF), condiviso con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie

Veterinarie per la Sicurezza Alimentare (VSA) dell’Università degli Studi di Milano, è stato proprio

finalizzato a mettere a punto uno strumento in grado di dare risposte oggettive sulla potenziale

diffusione degli odori dagli insediamenti suinicoli e stimare la loro intensità e persistenza.

Questo Quaderno riporta i risultati della ricerca che fornisce utili indicazioni agli operatori di settore su

come è possibile calcolare il fattore totale di emissione di odore di un’azienda suinicola e valutare

conseguentemente le distanze ritenute accettabili in funzione del “fastidio di odore” che, a sua volta, si

ritiene sopportabile.

Viviana Beccalossi

Vicepresidente della Regione Lombardia

Assessore all’Agricoltura

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1 Introduzione al problema affrontato

Il problema delle emissioni di sostanze odorigene assume sempre maggiore rilevanza ai fini della

realizzazione e della gestione degli impianti a rischio osmogeno (generazione di odori). La progressiva

espansione delle zone residenziali avvenuta congiuntamente al potenziamento e alla espansione degli

insediamenti produttivi ha determinato frequenti attriti fra residenti e allevatori a causa del fastidio

reale o potenziale legato a questo tipo di impianti poiché, se da un lato le cosiddette molestie olfattive

non sono in genere pregiudizievoli per la salute, dall’altro esse possono configurarsi come un fattore di

stress fisiologico per la popolazione circostante (Miedema et al., 2000), diventando spesso elemento di

conflitto sia nel caso di impianti esistenti, che nella scelta del sito per la localizzazione di nuovi impianti

produttivi.

L’odore, di per se, è un fenomeno complesso da comprendere sia per la vasta gamma delle sostanze

coinvolte (Zhu et al., 1999), sia perché la potenzialità osmogena di un composto dipende da diversi

aspetti:

- Oggettivi propri della sostanza (volatilità, idrosolubilità, etc.).

- Soggettivi (fisiologico e psicologico dell’osservatore).

- Ambientali (temperatura, pressione, umidità relativa dell’aria, velocità e direzione dei venti).

Nonostante la molteplicità delle sostanze che compongono un odore, esso è solitamente percepito

come se fosse dovuto ad un componente soltanto a seguito della “perdita di identità” che ciascun

odorante subisce nella miscela (Laing et al., 1994); la discontinuità con cui poi avviene la percezione è

dipendente invece dalle condizioni meteorologiche del sito nonché dalle fluttuazioni con cui gli odori

sono emessi dai ricoveri per gli animali (Zhu et al., 2000; Schauberger et al., 1999; Guo et al., 2001).

L’olfatto è un senso di “allerta”: è il mezzo con cui riusciamo ad avere una prima idea della qualità

dell’ambiente in cui viviamo. Grazie ad esso, e come conseguenza del processo di valutazione che ne

consegue, possiamo avere 2 tipi di reazione: attrazione o repulsione.

Il meccanismo con cui avviene la rilevazione degli odori è un processo piuttosto complesso la cui

comprensione è valsa il premio Nobel 2004 per la fisiologia ai professori Richard Axel (Columbia

University, New York, NY – USA) e Linda B. Buck (Fred Huchinson Cancer Research Center, Seattle, WA

– USA). Questo processo, oltre che ad aspetti puramente fisiologici è pure legato a fenomeni psico-

neurologici e, nello specifico, alla memoria di lungo termine poiché le terminazioni nervose che

dipartono dal bulbo olfattivo arrivano direttamente all’area del cervello denominata ippocampo che

presiede alla regolazione dei comportamenti basali e alla organizzazione della memoria di lungo termine

e delle emozioni: infatti lo stimolo odoroso può talvolta avere una funzione altamente evocativa ed

essere così in grado di fare riemergere dalla memoria eventi o esperienze accaduti addirittura nella

nostra infanzia (Vroon P., 2003).

Nell’arco della vita, inoltre, anche la capacità con cui siamo in grado di percepire gli odori muta

(Gostelow et al., 2001): più in dettaglio si sa che età, sesso di appartenenza e antecedente esposizione

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(intesa come continuità o meno di esposizione ad un particolare odore), nonché fenomeni di

adattamento, risultano essere i fattori maggiormente influenti sul fenomeno.

Anche l’interpretazione psicologica di un odore porta ad esprimere un giudizio d’intensità, oltre che

un’associazione di idee, poiché, una volta percepiti dall’apparato olfattivo, il cervello (rinencefalo)

attribuisce a tali segnali un significato che é associato alle informazioni derivanti dagli altri sistemi

sensoriali. Infatti, nonostante raramente siano tossici di per se stessi, gli odori generati dal

decadimento biologico delle biomasse danno generalmente luogo ad una reazione di repulsione dal

momento che il decadimento organico può rappresentare un pericolo per la salute.

Quando il nostro olfatto percepisce un odore, “automaticamente” ne vengono determinate le cosiddette

“dimensioni”: rilevabilità, l’intensità, carattere (inteso come l’insieme delle peculiarità che permettono di

distinguere fra odori differenti) e tono edonico (livello di gradimento o meno di uno stimolo olfattivo). A

questo punto l’informazione percepita è a sua volta combinata con altri riferimenti così da apprendere

l’odore e le sue possibili sorgenti. Se questo processo di valutazione porta ad una classificazione

negativa dello stimolo olfattivo ricevuto, scatta automaticamente un comportamento atto ad affrontare

la situazione. Questa fase è definita con il termine anglosassone “coping” e può sfociare o in uno sforzo

atto a rimuovere la causa della sensazione negativa, oppure in una riduzione della sensazione

sgradevole in base al fatto che, dopotutto, la causa del fastidio può anche essere ignorata (EC-EPA,

2001).

E’ il continuo verificarsi protratto nel tempo di questo tipo di situazioni che può portare a vivere una

condizione di molestia olfattiva e dare così origine alle proteste da parte di chi vi si trova soggetto: per

giunta la condizione di molestia olfattiva può verificarsi con la maggior parte degli odori chiaramente

percepibili, seppur in modo intermittente, e indipendentemente dal loro tono edonico. Pertanto il

fastidio da odore può verificarsi anche per quegli odori comunemente classificati come gradevoli.

E’ dunque giusto considerare le emissioni di odore dai grandi allevamenti un argomento di interesse

collettivo, soprattutto in una regione come la Lombardia dove la zootecnia in generale, e l’allevamento

suinicolo in particolare, si trovano maggiormente concentrati (Margotta et al., 2005).

La volontà di affrontare il problema accentua il bisogno di ulteriori studi sulla dispersione e sulla

mitigazione degli odori: i modelli di diffusione sono gli strumenti da privilegiare per la stima della

concentrazione di odore nell’intorno aziendale, oppure per la stima del livello di emissione degli

inquinanti a partire da misurazioni della concentrazione di odore in particolari siti (Chen et al. 1998;

Jacobson et al. 2000, Hoff et al., 2003).

1.1 Odori e Tossicità

Al momento non esiste una correlazione fissa fra odori e tossicità delle sostanze: la valutazione della

tossicità comporta l’esame degli effetti in funzione della concentrazione e per gli ambienti di lavoro, si

fa usualmente riferimento al parametro TLV (Threshold Limit Value fissati dall’American Conference of

Governmental Industrial Hygienists - 2006) che indica la massima concentrazione cui un lavoratore può

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essere esposto durante la propria vita lavorativa (8 ore/giorno per 5 giorni/settimana per 50

settimane/anno) senza incorrere in effetti patogeni.

Normalmente la concentrazione dei composti odorigeni in atmosfera è di gran lunga inferiore alla TLV

fissata dalle autorità sanitarie. Inoltre la loro soglia di rilevazione olfattiva (OT) è generalmente molto

bassa così che la loro presenza può essere rilevata dal nostro olfatto prima che si possano verificare

effetti tossici (Davoli et al., 2000). Questo è riscontrabile in tabella 1 in cui, per i più comuni odoranti di

origine zootecnica, è presentato il rapporto OT/TLV: le sostanze che hanno questo rapporto inferiore a

1 saranno quelle percepite prima di arrivare a determinare i propri effetti tossici.

Studi condotti sulle emissioni odorigene di allevamenti suinicoli hanno mostrato che l’odore di tali

allevamenti è formato da più di 168 composti chimici singoli (O’Neil et al., 1992), senza tuttavia poter

stabilire alcuna correlazione diretta fra la concentrazione in aria di ciascun singolo componente e

l’intensità percepita da parte dell’uomo, per il verificarsi di effetti sinergici in base ai quali avviene che la

soglia di rilevazione della miscela di odoranti risulta essere molto più bassa di quella propria dei singoli

componenti.

Tabella 1: soglie olfattive (OT – Olfactory Threshold) e valore di TLV (Threshold Limit Value) per alcuni composti odorigeni comunemente reperibili in atmosfera (da Davoli et al., 2000, modificato)

Odorante Sensazione Odorosa

100% OT (µg/m3)

TLV (µg/m3)

OT/TLV

Idrogeno solforato Uova marce 1,4 14000 0,0001

Solfuro di Carbonio Solfuro 60,0 3240 0,02

Metilmercaptano Cavolo marcio 70,0 1000 0,07

Etilmercaptano Cipolla in decomposizione 5,2 1250 0,004

Acido acetico Aceto 4980,0 25000 0,2

Acido propionico Rancido, pungente 123,0 30000 0,004

Metilammina Pesce Avariato 3867,0 12000 0,32

Dietilammina Pesce Avariato 9800,0 24000 0,41

Trimetilammina Pesce Avariato 11226,0 9200 1,22

Etilammina Ammoniacale 1497,0 18000 0,08

Dietilammina Pesce Avariato 911,0 30000 0,03

Ammoniaca Pungente 38885,0 18000 2,16

1.2 Analisi degli Odori

L’analisi strumentale degli odori, oltre alle difficoltà di tipo fisiologico, già estremamente difficili da

rendere oggettive con strumenti, ha anche a che fare con il problema della sensibilità dell’olfatto che,

nell’uomo, tende a superare le tecniche analitiche convenzionali così che la caratterizzazione analitica

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degli odori si trova ad affrontare due tipi di difficoltà: la sensibilità necessaria e la complessità

interpretativa del risultato.

Le tecniche di analisi chimica classica (gas cromatografia e/o spettrometria di massa) pur essendo di

estrema utilità per l’esecuzione dell’analisi quantitativa degli odori, d’altra parte forniscono risultati che

non sono in grado di soddisfare completamente il bisogno di informazione circa la sensazione percepita

dagli esseri umani, in particolare quando questi sono generati dai processi di degradazione della

sostanza organica (impianti di compostaggio, allevamenti, siti di depurazione delle acque reflue, etc.)

proprio per le differenze esistenti fra individuo e individuo quanto a soglia di rilevabilità, intensità e tono

edonico.

Attualmente la migliore tecnica disponibile per la misurazione di un odore è dunque l’olfattometria

dinamica (figura 1) che si basa sulla rilevazione diretta dell’intensità di odore impiegando un panel di

rinoanalisti qualificati secondo la norma EN 13725:2003 (UNI-CEN, 2003). Questa tecnica ha il

vantaggio di essere ormai standardizzata quanto a metodologia di esecuzione ed è in grado di

contenere ad un livello accettabile la variabilità inevitabilmente legata al fattore umano: infatti, il nostro

olfatto si è rivelato sorprendentemente stabile nel tempo per quanto concerne la rilevazione dell’odore

in situazioni controllate (Walker, 2001). Tuttavia, questa tecnica analitica, ha lo svantaggio di essere

piuttosto complessa e di arrivare all’acquisizione dei risultati in tempi piuttosto lunghi con costi non

trascurabili legati al personale impiegato per l’analisi dei campioni. (Stuetz et al., 2001).

Figura 1: principio di funzionamento dell’olfattometria dinamica

La ricerca di soluzioni a questo problema ha portato allo sviluppo di sistemi elettrochimici che potessero

fornire risultati in tempi brevi e potessero altresì essere impiegati anche in continuo per potere

accogliere le istanze di automazione e monitoraggio in continuo proprie della moderna agricoltura (Di

Francesco et al., 2001). Queste metodiche si rifanno all’impiego di sistemi di sensori che, grazie ad

un’appropriata elaborazione dei segnali, sono in grado di ricavare utili informazioni dall’analisi delle

risposte dei sensori medesimi. L’impiego di questi “nasi elettronici” è risultato particolarmente utile

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nell’analisi dell’aroma degli alimenti sia liquidi che solidi (Labreche et al., 2006; O’Riordan et al., 2005;

Cosio et al., 2006). Pur tuttavia esistono alcuni limiti a questa tecnica poiché la discriminazione degli

odori può talora risultare critica nel caso di campioni di odore simili, seppur originati da sorgenti

diverse, oppure raccolti dalla medesima sorgente ma in momenti differenti (Nimmermark, 2001).

1.3 Approccio Normativo Il problema della molestia olfattiva è una questione piuttosto delicata da trattare da parte degli uffici

competenti poiché sono direttamente coinvolti il comfort e la qualità della vita umana e

sfortunatamente, non esistono ancora limiti di riferimento universalmente accettati.

Nonostante ciò, sebbene a livello nazionale non siano previste norme specifiche e valori limite in

materia di emissione di odore, secondo l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici

nelle leggi sanitarie possono essere reperiti alcuni criteri atti a disciplinare le attività produttive e di

smaltimento reflui e rifiuti. In particolare si possono individuare (APAT; 2003):

- Norme relative ai criteri di localizzazione degli impianti con lo scopo di limitare le molestie olfattive

sulla popolazione attraverso una serie di prescrizioni che fanno capo alle norme in materia di sanità

pubblica.

- Norme in materia di inquinamento atmosferico e qualità dell’aria per specifici agenti inquinanti

individuati nel D.P.R. 24 maggio 1988, n. 203 e relativi decreti di attuazione nonché norme in

materia di prevenzione integrata dell’inquinamento che determinano criteri generali per il

contenimento delle emissioni di odori.

- Norme in materia di rifiuti.

- Line guida regionali e/o direttive tecniche seguite dall’autorità competente in fase di rilascio delle

autorizzaizoni.

In molti Paesi esistono leggi che riguardano episodi di molestia legati a situazioni di degrado

ambientale: tali leggi sono di solito molto vaghe e si basano sull’impiego di personale qualificato e

specializzato che esprime il proprio giudizio sul fatto che un odore possa configurarsi o meno come

molesto. Nella maggioranza dei casi le norme in materia di molestia olfattiva stabiliscono distanze

minime di rispetto fra allevamento e abitazioni del vicinato che variano in funzione della dimensione

dell’allevamento (espressa in termini di numerosità di capi allevati). Tali distanze sono stabilite al fine di

evitare episodi di molestia olfattiva. Questo tipo di approccio incominciò ad apparire nei primi anni ’70 a

partire da elaborazioni più semplici cui sono susseguiti meccanismi più complessi che, oltre alla

dimensione dell’allevamento, tenevano conto delle diverse tipologie di ricovero, di gestione dei liquami,

di utilizzo del territorio e perfino degli effetti di sovrapposizione per la presenza di più aziende vicine.

Seppur questo approccio preveda una dettagliata conoscenza delle strutture, tali distanze di rado si

basano su osservazioni scientifiche. Le prime linee guida sono comparse in Olanda nel 1971 come una

serie di grafici rappresentanti la distanza minima di rispetto al variare della numerosità dell’allevamento.

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Successivamente un limitato numero di paesi europei ha introdotto regolamentazioni specifiche in

materia di odore prima che tale istanza, relativamente agli odori emessi dagli impianti industriali,

divenisse una vera e propria esigenza (primi anni ’80).

Di recente si stanno ottenendo dati tali da permettere di stabilire obiettivi di esposizione all’odore sulla

base di studi di tipo “epidemiologico” circa la persistenza degli odori nell’ambiente (Henshaw et al.,

2006).

In breve, gli approcci utilizzati per la gestione dell’impatto olfattivo della produzione suinicola sono così

raggruppabili:

1. Approccio legato al fastidio: non ci deve essere odore al confine con il territorio del vicinato (sulla

base del giudizio di ispettori qualificati).

2. Approccio legato alle minime distanze di rispetto: è un approccio pragmatico e semiquantitativo che

si basa sull’esperienza (tabelle semplici e più elaborate, utilizzate solitamente per impianti

relativamente piccoli).

3. Approccio legato ai criteri di qualità dell’aria per l’esposizione agli odori: approccio quantitativo che

si basa sul meccanismo dose-effetto per cui si stabiliscono dei limiti di esposizione. Per definizione

1 OUE/m3 è il limite di rivelazione per cui la presenza di odore è riconosciuta dal 50% dei

componenti di un panel di rinoanalisti appositamente selezionati che lavorano in un laboratorio e

che hanno aria libera da odore come riferimento (UNI-CEN, 2003). La soglia di riconoscimento varia

da 1 a 5 volte la soglia di rilevazione (e quindi da 1 a 5 OUE/m3) e la concentrazione alla quale

l’odore può essere considerato “molesto” varia fra a 5 e 10 OUE/m3.

In genere, le linee guida per la limitazione dell’impatto olfattivo dei suini riflettono, per ciascun Paese,

la storia e l’organizzazione di questo settore produttivo. La maggior parte di esse utilizza le distanze di

rispetto come strumento per la riduzione dell’impatto olfattivo sul vicinato, ma in alcuni casi (come ad

esempio la Gran Bretagna) le linee guida si basano su un vero e proprio codice di buone pratiche

agricole per la salvaguardia della qualità dell’aria emanato dal locale ministero per le attività agricole.

Le distanze di rispetto sono talvolta indicate come “distanze desiderabili” (USA) oppure come “minime

distanze indicate” (EIRE) mentre in altri paesi (D, A e NL) tali distanze sono il frutto di un’elaborazione

di molteplici fattori fra cui: densità dell’allevamento, tipo di ricovero e di gestione dell’azienda, tipo di

insediamenti presenti nel vicinato (aziende agricole, agglomerati urbani rurali, case di campagna).

A. Germania: in questo paese la legge che si occupa dell’impatto da odore è la Bundes

Immisionsshutz Gesetz (“Federal Immission Control Act” abbreviata “BimSchG”) del 1990.

Tutti gli odori provenienti da qualsiasi impianto commerciale sono considerati un fastidio (paragrafo

3). Perciò è necessario stabilire quando un fastidio diventa un disturbo significativo in base alla

“rilevanza del fastidio”. Tale atto non fornisce però indicazioni sui criteri da adottare.

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Un secondo documento è il “Technische Anleitung, zur Reinhaltung der Luft“ (TA-Luft che in inglese

è tradotto “Technical Instruction on Air Quality Control” (reperibile al sito www.taluft.info) che

specifica le misure da eseguirsi nei diversi settori dell’industria e dell’agricoltura. Questo documento

stabilisce un numero massimo di “frequenza di odore” ma non specifica il metodo da utilizzare per

la definizione di tale parametro. Nel 1994 è stato introdotto un metodo dal Dipartimento di

Protezione dell’Ambiente della Nord Westfalia (Determination of Evaluation of Odour immissions –

Odour exposure Guideline) che si basa su osservazioni di lungo periodo eseguite da squadre di

rinoanalisti che eseguono rilievi per molti mesi nell’intorno di una sorgente secondo una ben precisa

griglia di punti. Lo standard nazionale VDI3471:1986 definisce le pratiche per la riduzione

dell’impatto degli allevamenti suinicoli determinando le distanze di rispetto sulla base dei capi grossi

allevati (1 capo grosso = 500 kg p.v.). Si utilizza un sistema a punteggio per caratterizzare le

pratiche operative e assegnare le differenti curve che rappresentano le distanze di rispetto.

B. Olanda: in questo paese si impiegano distanze di rispetto calcolate in funzione delle “pig units”. La

prima stesura di questa linea guida è stata fatta nel 1971. Dal 1985 si utilizzano grafici che

correlano le distanze di rispetto per impianti fino a 2500 “pig units”. Nel 1995 tale normativa è stata

modificata per tenere conto anche dell’uso del territorio circostante gli impianti produttivi

comportando una politica più indulgente in materia di odori. In seguito tale normativa venne

ritenuta troppo indulgente ed e fu riveduta dal ministero della pianificazione pubblica e ambientale.

Il punto cruciale era che l’uso del buon senso, accompagnato alle misurazioni olfattometriche,

avrebbe dovuto essere la base di una distinzione fra un livello di fastidio ammissibile (determinato

dall’autorità competente) e accettabile. Quest’ultimo concetto, contenuto in quello più ampio di

ammissibilità, tuttavia non include considerazioni di ordine tecnico, finanziario, sociale e di pubblica

pianificazione (NER, Infomil, 2000), per cui è stata introdotta una metodologia atta a determinare

tale classificazione (Netherlands Emission Guidelines For Air, 2004): la misurazione dell’emissione di

odore e la successiva modellizzazione della diffusione in atmosfera con il calcolo del 98° percentile

delle OU/m3/h (concentrazione oraria di odore).

C. Gran Bretagna: in questo Paese l’atto a protezione dell’ambiente (Environmental Protection Act:

Office of Public Sector Information, 1990) fornisce la piattaforma giuridica per la prevenzione e il

controllo del fastidio da odore. Le autorità locali hanno il dovere di ispezionare le proprie zone di

controllo. Qualora l’autorità di controllo riscontri che la molestia olfattiva si verifichi oppure sia

molto probabile essa deve intervenire richiedendo che l’emissione di odore sia ridotta o addirittura

abbattuta proibendone l’insorgenza oppure richiedendo che siano eseguiti i lavori necessari allo

scopo. Le autorità locali possono comminare multe fino a 20 mila sterline se tali misure non

vengono intraprese dall’interessato. Pur tuttavia, l’Environmental Protection Act non fornisce alcun

criterio che permetta di decidere quando un odore è accettabile o molesto per cui l’intero sistema si

basa sul giudizio di ispettori ambientali. In base al “Town and Country Planning (general permited

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development) Order” del 1985 i nuovi allevamenti così come l’ampliamento di quelli esistenti

devono ottenere un particolare premesso qualora ricadano entro i 400 m dai confini di qualsiasi

edificio protetto (scuole, edifici residenziali). In base al successivo “Town and Country Planning

(assessment of environmental effects) Regulations” del 1988, la determinazione di impatto

ambientale deve essere eseguita per alcune tipologie di insediamenti che possono avere effetti

significativi sull’ambiente. Nel caso degli allevamenti tale procedura si applica per impianti con più

di 400 scrofe o 5000 capi all’ingrasso e a nuovi allevamenti avicoli con più di 100 mila pulcini o 50

mila galline.

Il principale documento a supporto della normazione della molestia olfattiva è “The Air Code”,

codice di buone pratiche agricole per la protezione dell’aria (riveduto nel 1998) predisposto dal

Ministero delle Attività Agricole britannico. Questo codice fornisce le linee guida e il background

legale per le buone pratiche di produzione. In materia di odori, esso si limita a dettagli tecnici e alla

determinazione quantitativa di essi ma senza specificare alcuna distanza di rispetto particolare.

L’unica raccomandazione è che qualsiasi allevamento suinicolo posto a meno di 400 metri da zone

residenziali deve porre una maggior cura nell’applicazione delle norme previste dal codice stesso.

Un cambiamento a tale situazione è previsto a seguito della pubblicazione del documento

“Technical Guidance Note H4, Integrated Pollution Prevention and Control (IPPC), Horizontal

Guidance for Odour” (2002) in base al quale all’approccio quantitativo basato sulla quantificazione

dell’emissione segue la simulazione della dispersione di odore per determinare se esiste una

“ragionevole situazione di fastidio”. Indicativamente si ritiene che il limite per tale fastidio possa

essere che il 98° percentile delle concentrazioni orarie sia pari a 1.5 OUE/m3 per gli odori più

molesti e 6 OUE/m3 per quelli meno fastidiosi (per questa distinzione si rifanno all’esperienza

olandese).

D. Stati Uniti d’America: la regolamentazione in materia di odori varia da stato a stato. Il principale

riferimento legislativo è la legge sui fastidi “nuisance law” comunque molti Stati hanno proprie linee

guida specificatamente studiate per la gestione delle emissione odorose. Nel 1994 l’ASAE (oggi

ASABE: American Society of Agricultural and Biological Engineers) ha indicato come “desiderabile”

una distanza di 1600 m fra allevamenti esistenti e gli insediamenti residenziali più vicini mentre tale

distanza scende a 400 – 800 m nel caso di singole abitazioni. Una linea guida dell’EPA

(Environmental Protection Agency) stabilisce inoltre che la distanza degli insediamenti urbani dagli

allevamenti debba essere di almeno 3,6 km ma preferibilmente di 7,2 km nel caso degli allevamenti

più grandi.

E. Australia: in questo Paese/continente ciascuno Stato ha la responsabilità di stabilire le politiche di

regolamentazione dell’impatto da odore (Odournet, 2006). Un aiuto sostanziale nella definizione

delle linee guida è venuto con la pubblicazione dello standard Europeo di misurazione degli odori: la

normativa EN 13725:2003 (UNI-CEN, 2003). In particolare, l’Agenzia per la Protezione

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11

dell’Ambiente dello stato del South Australia ha emanato specifiche direttive per la determinazione

del fastidio da odore mediante l’uso di modelli diffusivi (SA-EPA, 2006).

L’approccio al problema relativo alla normazione delle emissioni odorigene può essere pure visto sia

relativamente alla giurisprudenza di ciascun Paese che in base al tipo di criterio utilizzato per la loro

limitazione (Centola et al. 2004). In linea generale è possibile dunque individuare cinque tipologie di

intervento:

1. Direttive generiche per la salubrità dell’aria senza provvedimenti specifici: sono rappresentate

dalle seguenti misure previste dalla normativa italiana

− Legge 615 del 13/7/1986: Disposizioni che si applicano a tutti gli impianti e ai mezzi

motorizzati che generano “fumi, polveri, gas e odori di qualsiasi tipo atti ad alterare la

salubrità dell’aria” in cui non è inclusa alcuna prescrizione di limite per le emissioni di odore.

− DPR 203 del 24/5/1988: Riguarda tutti gli impianti che possono dare luogo a emissioni

in atmosfera. Questo decreto è importante perché:

a. Si definisce l’inquinamento atmosferico come una modificazione della composizione

o dello stato fisico dell’atmosfera tale da costituire pregiudizio diretto/indiretto della

salute o da compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell’ambiente

[…].

b. Ne consegue che l’odore rientra fra le forme di inquinamento dell’aria

− DM 12/7/1990: Stabilisce le linee guida per il contenimento delle emissioni da impianti

esistenti e i valori limite di emissione di alcune specifiche sostanze per alcune tipologie di

impianti. I composti odorigeni sono trattati per la loro tossicità e non per la loro soglia di

percezione che, essendo molto bassa, renderebbe critico il contenimento dell’impatto

olfattivo.

2. Criteri di “Minima Distanza” – Minimum Distance Standards: adottati negli anni ’80 e ’90 da alcuni

paesi (A, D, B, NL, CH) per contenere la molestia olfattiva generata dagli allevamenti. Stabiliscono

che la minima distanza dai centri abitati alla quale si possono installare i nuovi insediamenti

dipende da funzioni di potenza i cui coefficienti ed esponenti dipendono da:

− Numero capi

− Parametri meteorologici

− Caratteristiche dei ricoveri (tipo di ventilazione, etc.)

− Caratteristiche dello stabilimento e del sito

3. Criteri di “Massima Emissione” – Maximum Distance Standards: rappresentano un “salto di

qualità”. Il prerequisito è la messa a punto di uno standard olfattometrico (ASTM E 679-91 – USA

– e EN 13725 - EU) ossia di un protocollo che permetta di arrivare alla determinazione della

concentrazione di odore utilizzando uno standard di riferimento (il n-butanolo) e che permetta

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Page 18: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

12

anche di avere una misura della ripetibilità e dell’accuratezza delle misurazioni effettuate. Il

settore in cui sono intervenute le autorità è quello degli impianti di compostaggio le cui emissioni,

seppur non tossiche, sono comunque fastidiose. In tale settore esistono oltretutto delle

somiglianze fra le varie sorgenti poiché la tecnologia impiegata è similare da impianto a impianto,

inoltre gli impianti di compostaggio si presentano generalmente come sorgenti puntiformi di

semplice campionamento.

4. Criteri di “Massimo Impatto” – Maximum Impact Standards: si tratta di una situazione molto

articolata. Alcuni Paesi fissano solo la massima concentrazione di odore che una sorgente può

provocare all’esterno dei confini dello stabilimento:

− Massachusetts (USA): oltre i confini degli impianti di trattamento reflui l’odore non deve

superare il valore di 5 D/T [ASTM E 679-91].

− Belgio: Presso i recettori sensibili al di fuori dello stabilimento il 98° percentile delle

concentrazioni di odore al suolo non deve superare 1 UO/m3.

− Austria: Piccole industrie e aziende agricole non possono causare odori “fortemente

percepibili” (non quantificati) ad una distanza di 500 m dai confini dello stabilimento per più

dell’8% del tempo in un anno.

5. Criteri di “Massima Molestia” – Maximum Annoyance Standards: in questo caso l’esposizione ad

un determinato odore è valutata solo dal punto di vista del percettore. Si vuole individuare il massimo

livello di molestia rilevato in una determinata zona. Per questo si conducono indagini demoscopiche

(per lo più tramite interviste telefoniche) per attribuire degli “indici di molestia” con l’obiettivo di

ridurre il numero delle lamentele emergenti dalla popolazione. Ad esempio, in Svizzera esiste un

indice di molestia definito su di una scala variabile da 1 a 10 in funzione della percentuale di persone

che afferma di avvertire una grave molestia.

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Page 19: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

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2 Misure di emissione di odore in letteratura

Nel caso degli allevamenti suinicoli le principali sorgenti aziendali di odore sono i camini di ventilazione,

le strutture per lo stoccaggio dei liquami e le operazioni di distribuzione sui terreni impiegati per lo

spandimento.

La letteratura disponibile ha focalizzato la propria attenzione molto più sulle emissioni dai ricoveri e

pochi sono al momento i dati relativi alle altre sorgenti.

2.1 Emissione di odore dai ricoveri per animali

L’emissione di odore è quantificata dall’intensità del medesimo (OU) emessa per secondo (OU/s),

comunemente detta fattore di emissione di odore. La concentrazione di odore è spesso indicata

semplicemente con OU, anziché con OU/m3 (in Nord America) riferendosi comunque sempre alle

OU/m3. Per facilità di confronto il tasso di emissione di odore é pure descritto in termini di odore

emesso per unità di superficie di pavimento (OU/s/m2) o per “Animal Unit” (OU/s/AU).

Il tasso di emissione di odore dai ricoveri suinicoli dipende da un certo numero di fattori quali il tipo di

settore produttivo (parto, svezzamento, …), il tipo di gestione degli animali, la modalità di gestione dei

reflui e anche il tipo di ventilazione. Molti studi indicano che l’emissione di odore dai ricoveri suinicoli

non sono costanti, ma variano durante il giorno e durante l’anno (Zhu et al., 2000; Schauberger et al.,

1999; Guo et al., 2006). Contemporaneamente la temperatura esterna e quella interna sembrano avere

una certa influenza (Heber et al., 1998). in genere il tipo di operatività, e la modalità con cui è gestito il

liquame, unitamente alla ventilazione, sono considerati i fattori maggiormente influenti sull’emissione di

odore e per questo motivo la maggior parte dei ricercatori ha raggruppato i tassi di emissione di odore

in base a queste caratteristiche ponendo una prima differenziazione in base al tipo di settore produttivo

considerato (tabella 2, 3, 4, 5, 6).

Tabella 2: raccolta di fattori di emissione da strutture per la gestazione

Tipo di raccolta reflui Ventilazione Emissione di Odore Riferimento

Vacuum system Meccanica 10.4 OU/s/m2 Guo et al., 2006

Fossa a tracimazione Meccanica 3-20 OU/s/m2 Zhu et al., 2000

Fossa a tracimazione Curtain wall, meccanica

2.3 OU/s/m2 Jacobson et al., 1999

Vacuum System e Fossa a Tracimazione

Naturale e meccanica 12.6 OU/s/m2 Wood et al., 2001

Vacuum System Meccanica 3.6 OU/s/m2 Jacobson et al., 1999

Vacuum System con fossa poco profonda

Meccanica 6-18 OU/s/m2 Zhang et al., 2001

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Tabella 3: raccolta di fattori di emissione di odore dai settori parto

Rimozione reflui Ventilazione Emissione di Odore Riferimento

Vacuum system Meccanica 25.2 OU/s/m2 Guo et al., 2006

Fossa a tracimazione Meccanica 5-12 OU/s/m2 Zhu et al., 2000

Vacuum System e fossa a tracimazione Meccanica 4.8 OU/s/m2 Wood et al., 2001

Vacuum System Meccanica 0.4 OU/s/m2 Jacobson et al., 1999

Vacuum System con fossa poco profonda

Meccanica 7 – 62 OU/s/m2 Zhang et al., 2001

Vacuum System Meccanica 1.3 OU/s/m2 Jacobson et al., 1999

Vacuum System Naturale 5.6 – 44 OU/s per SPU Smith et al., 1999

Raschiatore Meccanica 29.8OU/s/m2 Jacobson et al, 1999

Sconosciuta Meccanica 35.27 OU/s/capo Verdoes and Ongink, 1997

Tabella 4: raccolta di fattori di emissione di odore dalle strutture per lo svezzamento

Rimozione reflui Ventilazione Emissione di Odore Riferimento

Vacuum system Meccanica 30.8 OU/s/m2 Guo et al., 2006

Fossa a tracimazione Meccanica 1.8 OU/s/m2 Jacobson et al., 1999

Fossa a tracimazione Meccanica 2.1 OU/s/m2 Lim et al., 1999

Fossa a tracimazione Meccanica 7 – 50 OU/s/m2 Zhu et al., 2000

Vacuum System con fossa profonda

Meccanica 8.66 OU/s/m2 Wood et al., 2001

Fossa poco profonda Meccanica 11 – 36 OU/s/m2 Zhang et al., 2001

Vacuum System Meccanica 0.1 OU/s/m2 Jacobson et al., 1999

Lettera Meccanica 162 – 5734 OU/m3 Pattison 1999

Sconosciuta Meccanica 4.95 OU/s/capo Verdoes and Ongink, 1997

Come è possibile evincere da queste tabelle il tasso di emissione di odore può ampiamente variare fra

strutture diverse così come nell’ambito di una medesima struttura: il maggior tasso di emissione di

odore, 62 OU/s/m2, lo si raggiunge per il settore parto che comunque è la fase produttiva che presenta

pure il maggior ambito di variazione (da 0.4 OU/s/m2 a 62 OU/s/m2) mentre gli ambiti di variazione

riscontrabili nei settori gestazione e ingrasso sono simili proprio come è riassunto in figura 2.

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Tabella 5: raccolta di fattori di emissione di odore dalle strutture per l’ingrasso

Rimozione reflui Ventilazione Emissione di Odore Riferimento

Vacuum system Meccanica 45.9 OU/s/m2 Guo et al., 2006

Fossa a tracimazione Meccanica 13.9 OU/s/m2 Jacobson et al., 1999

Fossa a tracimazione Meccanica 3 - 15 OU/s m2 Zhu et al., 2000

Fossa a tracimazione Naturale o Meccanica

2.5 OU/s/m2 Jacobson et al., 1999

Fossa a tracimazione Naturale o Meccanica

3990 OU/m3 Heber et al., 1998

Fossa a tracimazione Naturale 3 - 11 OU/s/m2 Zhu et al., 2000

Fossa poco profonda Meccanica 11 - 21 OU/s/m2 Zhang et al., 2001

Lettiera Naturale 7 - 42 OU/m3 Payne, 1997

Sconosciuta Meccanica 16 - OU/s/L.U.a Hartung et al., 1998

Flushing, Vacuum System, Raschiatore e fossa profonda

Naturale e Meccanica

6.86 OU/s/m2 Wood et al., 2001

Sconosciuta Meccanica 10 – 14 OU/s Verdoes and Ongink, 1997

0

10

20

30

40

50

60

70

GESTAZIONE PARTO SVEZZAMENTO INGRASSO

OU s-1 m-2

Min Max

Figura 2: ambiti di variazione riscontrabili nei dati di letteratura e precedentemente riportati nelle tabelle

2, 3, 4 e 5

a L.U. = Livestock Unit; capo grosso da 500 kg

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Tabella 6: raccolta dei fattori di emissione di odore disponibili per le strutture di stoccaggio dei liquami

Settore produttivo Numero di animali

Tipo di stoccaggio

Fattore di emissione (OU/s m2)

Riferimento

Gestazione e svezzamento

100 Lagone 3.1 Jacobson et al, 1999

Svezzamento e ingrasso 1920 Lagone 17.6 Jacobson et al.,1999

Gestazione e Parto 286 Vasca di raccolta 12.8

Jacobson et al., 1999

Gestazione, Parto e Svezzamento 160 Vasca 51.3 Jacobson et al., 1999

Parto -> Ingrasso 430 Lagone 4.4 Jacobson et al., 1999

Ingrasso 600 Vasca di raccolta 19.4 Jacobson et al., 1999

Parto -> Ingrasso 684 Lagone 6.8 Jacobson et al., 1999

Svezzamento 5500 Vasca di raccolta 0.1 Jacobson et al., 1999

Svezzamento e Ingrasso 6000 Lagone 3.8 Jacobson et al., 1999

Gestazione, Parto e Svezzamento 4250 Lagone 2.2 Jacobson et al., 1999

Parto e svezzamento 20000 Lagone 6.2 Zhang et al., 2002

Parto e svezzamento 2900 Lagone 2.9 Zhang et al., 2002

Se si rivolge l’attenzione anche alla ricerca svolta in Europa esistono dei valori di riferimento

raccomandati dalla Environmental Protection Agency della Comunità Europea (E.C.-E.P.A.) differenziati

per categoria e peso degli animali. Tali valori, di seguito riportati in tabella 7, sono il risultato di ricerche

condotte in parallelo fra Olanda, Belgio, Inghilterra e Irlanda.

Un’idea del campo di variazione dei fattori di emissione lo si può ricavare dalla tabella 8 i cui valori sono

stati utilizzati, con altri, per la definizione della tabella 7.

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Page 23: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

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Tabella 7: fattori di emissione raccomandati per i suini nelle varie fasi del processo produttivo espressi in OU/s/capo (da EC-EPA, 2001)

Fase del ciclo produttivo

Tipo di gestione Fattore di emissione (OU/s/capo)

INGRASSO Convenzionale su pavimentazione parzialmente fessurata

22.5

INGRASSO Flushing bigiornaliero al di sotto della pavimentazione 11

INGRASSO Stabulazione su lettiera 20

SVEZZAMENTO Convenzionale con pavimentazione totalmente fessurata

6

PARTO Convenzionale con pavimentazione totalmente fessurata

18

GESTAZIONE Convenzionale 19

GESTAZIONE In box con feeding station 7

Tabella 8: fattori di emissione raccomandati per i suini nelle varie fasi del processo produttivo espressi in OU/s/capo (da Ongink et al., 2001)

Fase del ciclo produttivo

Tipo di gestione Fattore di emissione

(OU/s/capo)

INGRASSO Convenzionale su pavimento parzialmente fessurato 22.4 (8 – 85)

INGRASSO A bassa emissione: ridotta superficie emissiva al di sotto del fessurato 9.6 (7 – 15)

INGRASSO A bassa emissione: raffreddamento della superficie del liquame al di sotto del fessurato 10.8 (6 – 18)

INGRASSO A bassa emissione: flushing della fossa due volte al giorno 10.9 (5 – 23)

SVEZZAMENTO Convenzionale con pavimentazione totalmente fessurata 16.3 (8 – 35)

SVEZZAMENTO Convenzionale con pavimentazione totalmente fessurata 5 (1 – 11)

SVEZZAMENTO A bassa emissione: ridotta superficie emissiva al di sotto del fessurato 4 (1 – 16)

PARTO Convenzionale con stabulazione singola e pavimentazione totalmente fessurata 17.8 (7 – 35)

GESTAZIONE Convenzionale in gabbia 19 (8 – 37)

GESTAZIONE A bassa emissione: in box con feeding station 6.8 (3 – 19)

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Page 24: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

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3 Parte sperimentale

3.1 Rilievi micrometeorologici

E’ stata istallata una centralina per il rilevamento dei dati micrometeorologici (figura 3) all’interno di una

delle aziende agricole monitorate per potere avere informazioni circa gli andamenti climatici, la

direzione e l’intensità del vento e riuscire a utilizzare un modello di diffusione atmosferica.

Figura 3: immagine della centralina installata. In particolare è possibile notare il palo su cui sono posti l’anemometro e il tacheogoniometro per la rilevazione della velocità e della direzione del vento

Nell’elaborazione finale del modello sono stati utilizzati tutti i dati agrometeo raccolti grazie alla

collaborazione di ERSAF per potere arrivare a produrre un nomogramma in cui fossero rappresentate le

condizioni micrometeorlogiche delle province di pianura della Regione Lombardia (paragrafo 4.3). Per la

conferma dell’utilità del dato utilizzato durante i nostri rilevamenti olfattometrici ci si è serviti di una

centralina meteo, dotata di anemometro, tacheogoniometro e termoigrometro posta in un’azienda

suinicola sita ad Ovest di Milano.

I dati sono stati registrati in continuo (dal marzo 2005 al settembre 2006): in particolare la velocità e la

direzione del vento hanno un tasso di acquisizione di 2 minuti e 30 secondi; diversamente temperatura

e umidità relativa dell’aria sono registrate ogni 5 minuti. Per quanto riguarda la velocità e la direzione

del vento, l’elaborazione dei dati ottenuti fatta con il software GRAPHER 5.0 ha permesso di ottenere la

rosa dei venti di seguito riportata in figura 4. In tale rappresentazione, le classi di velocità sono state

opportunamente scelte per evidenziare i casi di vento debole (velocità istantanea < 2 m/s), moderato

(velocità istantanea di 2-5 m/s) e forte (velocità istantanea maggiore di 5 m/s). L’osservazione del

grafico (figura 4) permette di evidenziare le seguenti componenti dominanti:

- componente da Est: è rappresentativa delle fasi di tempo perturbato. Si ha quando il campo di

moto della massa d’aria al suolo si muove da est verso ovest per effetto del richiamo di una

depressione con minimo ad ovest dell’area padana; il vento è debole o moderato.

- componente da Sud-Sudest: è rappresentativa della circolazione di brezza diurna con vento debole

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Page 25: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

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- componente da Nord-Nordovest: è rappresentativa (i) della circolazione di brezza notturna

(drenaggi di aria fresca dalle Prealpi) con vento debole e (ii) delle circolazioni di föehn con vento

forte;

- componente da Sud-Ovest: è interpretabile come rappresentativa di situazioni circolatorie da ovest,

con vento per lo più debole. Il campo del vento subisce una deformazione che in prima analisi è

attribuibile all’effetto della dislocazione degli edifici aziendali (figura 4 a destra)

0

45

90

135

180

225

270

315

0% 1% 2% 3% 4%

<=2>2 - 5>5

Figura 4: a sinistra è rappresentata la rosa dei venti ottenuta dall’elaborazione dei dati istantanei ottenuti dalla centralina posta nell’allevamento di cui a destra è possibile vedere un’immagine da satellite (la stella gialla indica il punto in cui è stato posto il tacheogoniometro). Il grafico mostra la frequenza (%) e l’intensità del vento (m/s). La direzione di provenienza del medesimo è rappresentata in gradi a partire dal Nord (0°)

3.2 Esecuzione dei campionamenti di aria odorigena

I prelievi di aria odorigena per la determinazione della concentrazione di odore e il successivo calcolo

del tasso di emissione sono stati svolti in 5 aziende site in provincia di Milano, Bergamo e Cremona. Di

seguito, si fornisce una descrizione delle sei tipologie di ricovero monitorate.

Settore Gestazione: all’interno del ricovero erano alloggiate circa 60 scrofe del peso medio di circa 180

kg. La sala è suddivisa in 8 box con pavimentazione totalmente fessurata in cemento. Gli animali sono

alimentati 5 volte al giorno: 3 a liquido e 2 con mangime secco e la rimozione del liquame avviene

tramite “vacuum system”. I prelievi (in media 8 campionamenti per tipologia) di aria odorigena sono

stati fatti dal camino per l’estrazione dell’aria che entra da bocchette poste a circa 180 cm da terra e

presenti lungo un lato della sala.

Settore Parto: il ricovero monitorato è in grado di ospitare 30 scrofe. Gli animali vi sono condotti

solitamente 2 o 3 giorni prima del parto secondo la tecnica dell’allevamento a bande. Al momento del

campionamento la sala ospitava 30 scrofe (del peso di circa 230 kg l’una) e 300 suinetti (1 kg) per un

peso vivo totale di 7200 kg. La sala è un ambiente relativamente “chiuso”, dotato di finestre sigillate

che hanno il solo scopo di illuminare l’ambiente ma che non permettono scambi d’aria diretti con

l’esterno. L’aria che entra nella sala proviene da un tunnel sotterraneo il cui ingresso è posto a fianco

dell’edificio. L’aria, una volta entrata, sotto l’azione dei camini di ventilazione posti nella sala, si diffonde

S

N

E W

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Page 26: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

20

verso l’alto per poi entrare nelle varie sale attraverso un soffitto costituito da una lamina di PVC

perforato. In tal modo le variazioni di temperatura e umidità sono minime e assicurano un ambiente

stabile dal punto di vista microclimatico durante tutto il ciclo. L’alimentazione è di tipo liquido per le

scrofe, mentre la dieta dei suinetti, già dalla prima settimana di vita, è integrata con mangime secco

(prestarter) versato in piccole mangiatoie a campana. Tra un ciclo riproduttivo e l’altro, ogni sala viene

lavata e disinfettata facendo attenzione a ripulire anche i soffitti. All’operazione di lavaggio/disinfezione

fa seguito il periodo di vuoto sanitario. In tutto, nell’allevamento considerato, sono presenti 7 sale di

questo tipo. Durante il periodo di vuoto non sono stati fatti prelievi di aria odorigena perché avrebbero

potuto “viziare” il dato finale.

Settore Svezzamento: si sono monitorati ricoveri di differenti tipologie. La prima tipologia di ricovero

prevede gli animali ospitati su di una pavimentazione costituita da grigliato in PVC riscaldato. Al suo

interno vi sono 15 box ospitanti ciascuno 23 suinetti del peso medio iniziale di 7 kg e di 21 gg di età per

un totale di 345 animali. L’alimentazione fornita è di tipo dry-wet, ovvero il mangime secco, sospinto

nelle tubature da una coclea, raggiunge la campana di alimentazione e lì si bagna con l’acqua

dell’abbeveratoio posto nella campana stessa. La rimozione dei liquami avviene tramite un sistema a

vacuum e la fossa sottostante la sala è svuotata alla fine di ogni ciclo. Al momento del campionamento

di aria odorigena il peso medio dei suinetti era di circa 20 kg per un totale di 6742 kg di peso vivo.

Per quanto riguarda la seconda tipologia di ricovero, la sala monitorata ha una pavimentazione in

grigliato ed è dotata di 12 box contenenti in media 20 suinetti cadauno. L’alimentazione che viene

fornita nel primo periodo è di tipo secco (il mangime è somministrato manualmente dagli operatori

nelle mangiatoie all’interno dei box) mentre nella seconda fase l’alimentazione è liquida addizionata due

volte al giorno di mangime secco come integratore della dieta. Nelle sale sono posti due camini di

estrazione che garantiscono una ventilazione massima di 17792 m3/h e l’ingresso dell’aria avviene

attraverso bocchette poste in alto nella parete che divide le sale dal corridoio dello stabile. I liquami

sono rimossi tramite vacuum system e la fossa sottostante le sale ha una profondità di 65 cm. Il suo

svuotamento è fatto all’uscita degli animali dal reparto e durante il ciclo di allevamento quando il

liquame giunge a 10 – 12 cm dal grigliato in inverno mentre in estate è fatta quando tale livello arriva a

30 cm dal pavimento.

Nella terza tipologia di ricovero il peso degli animali stabulati varia da 9 a 14 kg/capo. In ciascuna sala

gli animali sono ospitati in box da 17 capi con divisori in carpenteria metallica a giorno e

pavimentazione grigliata in acciaio ricoperto di plastica. L’alimento fornito agli animali è di tipo liquido e

la razione è suddivisa in pasti giornalieri. I liquami sono rimossi dalla struttura mediante fossa a

tracimazione della profondità di 140 cm; il pelo libero del liquame è a 40 cm dalla superficie della

pavimentazione. Il ricambio d’aria è assicurato da due estrattori, del diametro di 50 cm, la cui presa

d’aria all’interno delle sale è a 180 cm circa dalla pavimentazione.

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Page 27: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

21

L’aria entra nel corridoio di servizio, che corre lungo tutta la struttura, dove un deflettore la devia verso

il basso. La diffusione nel ricovero avviene attraverso due tubi forati in PVC che interessano tutta la

lunghezza della sala.

Settore Magronaggio: la sala al momento del campionamento ospitava 334 suini del peso medio di circa

65 kg (peso vivo totale degli animali presenti nella sala: 21705 kg), suddivisi in 16 box a

pavimentazione totalmente fessurata in cemento. L’alimentazione é di tipo liquido e gli animali erano

alimentati 4 volte al giorno: l’acqua per l’abbeverata é distribuita nel truogolo circa mezz’ora dopo la

somministrazione della broda in modo da “lavare” le tubature. Nella sala sono presenti tre camini per

l’estrazione dell’aria che entra da bocchette ad apertura automatica poste su di una parete laterale a

circa 180 cm di altezza.

Settore Ingrasso: si sono monitorati ricoveri appartenenti a diverse tipologie. Nella prima la

pavimentazione era totalmente fessurata con sistema di allontanamento delle deiezioni mediante fossa

di tracimazione. Al momento del monitoraggio conteneva 1068 capi del peso medio di 138 kg. La

razione era somministrata in forma liquida per tre volte al giorno a partire dalle ore 9.00 del mattino. Il

ricambio dell’aria era garantito da sette ventilatori installati su di una parete laterale posti e a 2,0 metri

di altezza dal pavimento.

Un secondo ricovero, di più recente edificazione, era invece dotato di un sistema di rimozione delle

deiezioni secondo la tecnica del “vacuum system” e al momento del monitoraggio ospitava 456 animali

alimentati per via liquida tre volte al giorno. La ventilazione era forzata: su una delle pareti longitudinali

sono infatti posti cinque estrattori verticali che, al momento del campionamento, garantivano un

ricambio di 5883 m3/h.

In un terzo ricovero erano custoditi 530 animali del peso di circa 150 kg l’uno stabulati in box con

divisori in carpenteria metallica a giorno in grado di ospitare 12 capi ciascuno. L’alimento fornito agli

animali é di tipo liquido e la razione è somministrata tre volte al giorno. La pavimentazione, in cemento

armato totalmente fessurata, permette la rimozione dei liquami mediante una fossa a tracimazione

della profondità di 140 cm con il pelo libero del liquame posto a 40 cm dalla superficie del pavimento

fessurato in cemento armato. La ventilazione è assicurata da due estrattori, del diametro di 130 cm,

posti nel fondo delle pareti laterali e l’aria entra nel locale attraverso finestre basculanti poste a due

metri di altezza la cui apertura è regolata manualmente dall’operatore.

Stoccaggi: dal punto di vista olfattometrico le sorgenti odorigene devono essere considerate superfici

estese senza flusso proprio (APAT, 2003) e la tecnica adottata, sviluppata da molti ricercatori europei

(Lockyer, 1984; Braschkat et al., 1993; Lorenz and Steffens, 1997; Meissinger et al., 2001), ha

consentito di simulare, in condizioni pienamente controllate, su superfici di ampiezza significative

(0.3÷1 m2) e senza indurre eccessivi disturbi del substrato emissivo, il rilascio di odore dal pelo libero

del liquame così come avviene in ambiente.

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Page 28: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

22

Pertanto una portata nota di aria neutra caricata dell’odore emesso dalla superficie monitorata, è stata

insufflata all’interno di una cappa in acciaio inox con superficie coperta di capacità pari a 0,5 m2 e il

controllo dell’effettiva portata d’aria espulsa è stato effettuato tramite un anemometro a ventolina.

La raccolta dei campioni odorigeni è stata eseguita in corrispondenza del punto di uscita della corrente

d’aria facendo variare la velocità di uscita dell’aria stessa.

Il campionamento degli odori: in accordo con quanto previsto dalla norma EN 13725 (UNI-CEN, 2003),

la raccolta dei campioni è stata fatta utilizzando una “pompa a polmone”. Questo tipo di pompa è

costituita da una struttura rigida dotata di coperchio a tenuta e collegata ad una pompa a vuoto. Al suo

interno è posto il sacchetto di Nalophan, materiale espressamente indicato per le misure di odore in

aria (UNI-CEN, 2003), che si riempie con l’aria campione grazie alla depressione creata

dall’azionamento della pompa a vuoto.

Tutte le connessioni fra pompa e struttura e fra struttura e sacchetto di Nalophan sono state fatte per

mezzo di connettori a tenuta in acciaio inox di tipo “Swagelok ™“. In particolare, per evitare interazioni

fra questi e gli odori campionati, i connettori impiegati per la preparazione dei sacchi di campionamento

sono stati preventivamente avvolti con una pellicola di teflon. (figura 5).

Figura 5: particolare dei connettori e dei sacchetti impiegati per l’esecuzione dei campionamenti

In tutti i settori considerati, i campioni di odore sono stati prelevati direttamente dai camini di

estrazione dell’aria posizionando una sonda di aspirazione, costituita da un tubo di PTFE del diametro

interno di 4 mm e della lunghezza di 200 cm, direttamente nel camino al di sopra del ventilatore per

l’estrazione dell’aria. Quando gli estrattori erano a parete, il prelievo è stato fatto agganciando la sonda

di aspirazione alla griglia esterna di protezione (figura 6).

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Page 29: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

23

Figura 6: particolare della pompa a polmone impiegata nei campionamenti. Nelle immagini al centro e a destra è possibile vedere come il campionamento è stato eseguito in caso di estrattori a parete o di camini di ventilazione

3.3 Esecuzione delle misure olfattometriche

I campioni di aria odorosa sono stati sottoposti ad analisi olfattometrica per la determinazione della

concentrazione di odore entro 28 ore dal prelievo. Tale analisi è stata condotta nel nostro laboratorio di

olfattometria dinamica secondo il metodo della “scelta forzata”.

I risultati delle analisi sono riassunti in tabella 9 in cui sono riportati o tassi di emissione rapportati al

numero di capi presenti nella sala unitamente all’ambito di variazione riscontrato.

Tabella 9: fattori di emissione per capo allevato e per metro quadro di superficie degli stoccaggi ricavati dalle misurazione eseguite in azienda

Settore di produzione

Tipologia Tipo di ventilazione

OU/s/capo Min - Max

OU/s/capo Media

Gestazione Vacuum system Meccanica 19 – 22.8 21

Parto Vacuum System Meccanica 69.3 – 116.4 78

Magronaggio Vacuum system Meccanica 3.5 – 5.5 4

Vacuum System Meccanica 2.8 – 12.8 6 Svezzamento

Fossa a tracimazione Meccanica 5.0 – 27.3 9

Fossa a tracimazione Meccanica 38 – 65 50

Ingrasso Vacuum System Meccanica 49.7 – 71 59

Emissione di odori dagli stoccaggi OU/s/m2 Min - Max

OU/s/m2

Velocità dell’aria = 0.3 m/s 143 - 229 181 Vasca di raccolta

Velocità dell’aria = 0.7 m/s 74 – 77 76

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Page 30: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

24

I tassi di emissione per capo allevato, in alcuni casi, risultano confrontabili con quelli ottenuti

dall’European Environmental Protection Agency (EC-EPA, 2001) che sono di seguito riassunti per

settore di produzione con tipologia stabulativa analoga a quella dei ricoveri considerati:

• Parto: da 17.2 a 20.1 OU/s·capo

• Svezzamento: da 2.8 a 16.3 OU/s·capo

• Gestazione: da 6.8 a 52.6 OU/s·capo

• Magronaggio: da 36 a 128 OU/s·capo

• Ingrasso: da 36.1 a 127.5 OU/s·capo

Per quanto riguarda i settori Gestazione, Magronaggio e Ingrasso, i fattori di emissione per capo da noi

misurati sono perfettamente allineati con i risultati derivanti dagli studi condotti dall’European

Environmental Protection Agency (EC-EPA 2001). L’unica differenza si evidenzia con i dati relativi al

settore Parto che nel nostro studio è risultato essere quasi 4 volte superiore: tale differenza risulta

peraltro compatibile con i risultati scientifici pubblicati da altri autori e precedentemente citati: infatti,

con riferimento alla tabella 3 (paragrafo 2), apportando le opportune variazioni di unità di misura, il

risultato di 78 OU/s/capo è inferiore a quello di 159 OU/s/capo (25.2 OU/s/m2 – Guo et al., 2006) e

perfettamente compreso nel range di fattori di emissioni 44 – 389 OU/s/capo

(7 – 62 OU/s/m2) riportato da Zhang et al., 2001. Inoltre, come anche evidenziato nel paragrafo 2.1, il

settore parto è quello in cui si riscontra il maggiore ambito di variazione fra i fattori di emissione

minimo e massimo.

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Page 31: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

25

4 Modellizzazione

La dispersione degli odori a lunga distanza può rappresentare un problema per i centri residenziali posti

in vicinanza di impianti per il trattamento delle acque reflue, impianti di compostaggio, nonché

allevamenti di tipo intensivo che possono presentare molteplici sorgenti di odore.

La dispersione degli odori nell’ambiente è un fenomeno strettamente collegato ai flussi di aria e alle

turbolenze che si verificano nello strato di atmosfera immediatamente a contatto con la superficie

terrestre. Al momento gli strumenti modellistici che possono permettere questo tipo di analisi sono

ascrivibili a tre tipologie: statistici, lagrangiani ed euleriani (Dupont S., 2006).

- I modelli statistici sono modelli relativamente semplici che descrivono la dispersione del pennacchio

di odore come una curva di tipo Gaussiano. Questo tipo di modelli funziona bene con territori

omogenei e pianeggianti e meno bene con territori caratterizzati da orografia complessa poiché non

riescono a gestirne bene la complessità spaziale di certi territori (Mc. Cartney and Fitt, 1985), e

d’altra parte possono risultare di estrema utilità poiché è possibile arrivare a valutare piuttosto

accuratamente le possibili concentrazioni e deposizioni degli inquinanti rilasciati dalle diverse

sorgenti. Risultano inoltre estremamente vantaggiosi in termini di semplicità di utilizzo e di potenza

di calcolo richiesta.

- I modelli Lagrangiani ricavano la concentrazione e il tasso di deposizione degli inquinanti a partire

dalle traiettorie di numerose particelle singole il cui movimento è considerato pseudo casuale. Dal

momento che non possono elaborare le caratteristiche del flusso nell’atmosfera questi modelli

richiedono che la velocità e i campi di turbolenza siano definiti a priori, cosa che li rende

inapplicabili nelle situazioni reali in zone estremamente eterogenee. Questo tipo di modelli

richiedono un gran numero di simulazioni di traiettorie elementari di particelle per potere arrivare

ad un adeguato livello di accuratezza e richiedono elevate potenze di calcolo (Dupont S., 2006;

Flesh et al., 1995).

- L’approccio euleriano calcola direttamente la concentrazione media delle particelle di inquinanti

risolvendo l’equazione di conservazione advettiva di un flusso turbolento (si chiama advezione il

trasporto orizzontale di qualsiasi entità atmosferica da parte del vento) Hanno il vantaggio di essere

più semplici rispetto a quelli Lagrangiani, ma hanno la medesima necessità in termini di potenza di

calcolo per affrontare la dinamica della dispersione.

In base a quanto detto, la risposta alla domanda: “Quale modello di dispersione usare?” può essere

data solo scegliendo lo strumento che meglio si può raffrontare con la scala che si vuole considerare e

la complessità di un particolare rilascio in atmosfera (Figura 7). Nel caso di condizioni atmosferiche e

topografiche mediamente complesse i cui effetti sono relativamente semplici da descriversi, l’uso di un

modello Gaussiano può dare risultati affidabili mentre in condizioni più complesse (relativamente

all’orografia del territorio e alla tipologia del rilascio in atmosfera) si rende necessario l’impiego di

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Page 32: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

26

modelli a puff o a particelle per arrivare ad avere la medesima accuratezza di previsione (NZ EPA,

2004).

Sulla base di queste indicazioni si è scelto di utilizzare per l’esecuzione delle simulazioni di dispersione

degli odori il modello di tipo Gaussiano “Windimula 3.0” che rappresenta l’evoluzione del modello

Gaussiano Dimula sviluppato dall’ENEA e incluso nei rapporti ISTISAN 90/32 E 93/36 (Cirillo, 1990;

Bassanino et al., 1993).

Figura 7: diagramma illustrativo delle tipologie di modello tipicamente impiegate nei diversi scenari in funzione della loro scala e della complessità. La profondità della banda associata a ciascun tipo di modello è proporzionale al numero di modellisti che lo impiegano (da NZ-EPA, 2004 – modificato)

4.1 Descrizione dell’area oggetto di studio

La pianura padana è un ampio bacino circondato dalle catene montuose delle Alpi e degli Appennini la

cui apertura è unicamente verso Est. Questo fa sì che l’area, in inverno, sia esposta alle correnti fredde

di aria polare provenienti dalla Siberia mentre le catene montuose proteggono l’area dall’influenza del

sistema circolatorio che regola il clima dell’Europa Centrale e del Mediterraneo. A seguito di ciò, il clima

della valle del Po è un clima di transizione fra quello Mediterraneo (clima Csa nella classificazione di

Köppen), dominato da situazioni anticicloniche, e quello dell’Europa Centrale (clima Csb nella

classificazione di Köppen), dominato da venti oceanici provenienti da ponente.

Questo clima di transizione è riscontrabile nel regime pluviometrico che, con due minimi (in estate e in

inverno) e due massimi (in primavera e in autunno), è parzialmente sfasato con la richiesta

evapotraspirativa dell’atmosfera che ha il proprio massimo in estate.

Elevata

Elevata Semplice

Complessità degli effetti

Bassa

Modelli di dispersione con

sistemi di calcolo avanzati

(modelli a “puff”)

Modelli Euleriani a griglia o

Langrangiani

Modelli Gaussiani

Modelli per applicazioni

speciali (autostrade altre

sorgenti lineari)

Ambito in cui

raramente è

richiesta la

modellizzazione

Complessità della

dispersione

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Page 33: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

27

Conseguentemente si ha una moderata siccità in estate che è intermedia fra la forte siccità tipica del

clima Mediterraneo (che ha un forte minimo in estate esattamente in coincidenza con l’elevata richiesta

evaporaspirativa dell’atmosfera) e la tipica assenza di siccità dell’Europa Centrale il cui regime

pluviometrico ha un massimo proprio in estate esattamente in corrispondenza della massima richiesta

evapotraspirativa dell’atmosfera.

I valori di piovosità medi annui oscillano da 650 a 800 mm/y mentre la richiesta evapotraspirativa per la

coltura di riferimento (ET0) varia da 950 a 1100 mm/y; le principali variabili che agiscono sulla ET0

hanno le seguenti tendenze:

- Temperatura dell’aria: la media annua è fra i 12.5 e i 13.5 °C con minimo e massimi assoluti

registrati in gennaio/febbraio e luglio/agosto rispettivamente.

- Vento: il principale contributo è dato dalle brezze che dominano duranti i regimi anticiclonici (circa

200 d/y); questi venti mostrano una direzione dominante da Nord Est durante la notte e da Sud

Ovest durante il giorno con una velocità media di 0.3 – 0.7 m/s. Venti piuttosto forti da Nord la cui

velocità massima può arrivare anche a 15 – 25 m/s sono riscontrabili per 15 – 25 giorni all’anno

durante gli episodi di föehn;venti più moderati o a bassa velocità dominano durante le situazioni

cicloniche (circa 100 giorni/anno): in queste situazioni i venti provengono principalmente da Est o

Sud Est.

- Radiazione solare globale: questo parametro raggiunge il picco massimo in estate (28 – 31 MJ/m2)

nelle giornate di sole.

- Umidità relativa: l’area ha un’umidità relativa media annuale del 65 – 70% il cui minimo (10 – 15%)

è raggiunto durante gli episodi di föehn.

4.2 Modello numerico utilizzato L’equazione di base impiegata per la stima della concentrazione di un inquinante (in questo caso odore)

in un determinato recettore (x, y, z) in un modello Gaussiano è la seguente:

( ) ( )

=

++−2

2

2

2

2

2

222

2),,( zzy

HzHzy

zy

eeu

QzyxC σσσ

σσπ (1)

Dove C(x,y,z) è la concentrazione di odore nell’ambiente (OU m-3) in un determinato punto nello spazio

(recettore) le cui coordinate sono (x, y, z) dal punto di rilascio, con l’asse X identificato lungo la

direzione del vento dominante; u è la velocità del vento (m/s); σy e σz (m) sono le deviazioni standard

(coefficienti di dispersione) in senso orizzontale e verticale; Q è il tasso di emissione di odore (espresso

in OU m-3 s-1) e H è l’altezza a cui avviene il rilascio (m).

Ne consegue pertanto che, nell’applicazione dei modelli Gaussiani, le condizioni di calma di vento

(quando la velocità del vento “u” tende a zero) devono essere opportunamente “trattate” a causa della

proporzionalità inversa esistente fra C(x,y,z) e u.

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Page 34: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

28

Ciò risulta particolarmente importante in tutta la Pianura Padana che è caratterizzata da un’elevata

frequenza di situazioni di calma di vento che possono rendere critico l’impiego di un modello Gaussiano.

Tra i modelli di tipo Gaussiano comunemente utilizzati ne spiccano due: il modello denominato

Industrial Source Complex versione 3 (“ISCST3”), e quello denominato Windimula 3.0.

Il primo è uno dei modelli approvati e raccomandati dall’U.S. E.P.A. a scopo regolatorio (U.S. E.P.A.,

1995): si tratta di un modello stazionario che è impiegato per il calcolo della concentrazione o della

deposizione di inquinanti emessi da una vasta gamma di sorgenti presenti in un complesso produttivo

di tipo industriale. Durante l’elaborazione, nel caso delle calme di vento, il preprocessore meteorologico

sostituisce come direzione del vento quella dell’ora precedente e pone la velocità del medesimo pari a 1

m/s. Nonostante siano stati fatti enormi sforzi per cercare di migliorare l’accuratezza del modello nella

previsione delle concentrazioni di odore, al momento l’utilizzo di questo tipo di strumento con sorgenti

come i grandi allevamenti deve essere ancora bene definito (Wang et al., 2006).

Il modello Windimula 3.0 è invece l’evoluzione del modello Gaussiano Dimula: è un modello

multisorgente che permette l’esecuzione di simulazioni sia di breve periodo (short term) che di tipo

climatologico. La particolarità di questo modello è di potere eseguire simulazioni anche per situazioni di

assenza di vento grazie all’adozione del modello ridotto di Cirillo – Poli (Cirillo and Poli, 1992) le cui

principali equazioni sono di seguito riportate:

( )∑= Τ

=2,1

22/32),,(

i i

QzyxC

γβαπ (2)

2

2

2

2

2

22 )(

γβαHzyx

Ti

−++= (3)

2

2

2

2

2

22 )(

γβαHzyx

Ti

+++= (4)

In cui α, β e γ sono coefficienti che definiscono la turbolenza atmosferica.

I modelli gaussiani (figura 8) richiedono in ingresso che i dati meteorologici siano elaborati in modo tale

da fornire i dati richiesti per ciascuna ora di simulazione (il cosiddetto “step orario”) e forniscono in

output le concentrazioni di odore in corrispondenza di punti, disposti su di un reticolo, considerati come

recettori (vedasi punto “c”). Pertanto si è reso necessario predisporre ed organizzare le seguenti

informazioni di input:

a) caratteristiche delle sorgenti: è necessario classificare la sorgente come puntuale (per esempio se

formata da un solo camino) o areale (come ad esempio le vasche di stoccaggio dei liquami).

Nel caso dei ricoveri suinicoli le sorgenti sono state classificate come puntiformi, quindi i dati

utilizzati sono stati il tasso di emissione (OU/s), l’altezza di emissione (m) e la velocità dell’aria in

uscita (m/s). Per quanto riguarda le vasche di stoccaggio dei liquami, queste sono state considerate

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Page 35: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

29

come sorgenti “areali” e per la loro quantificazione è stato utilizzato il tasso di emissione di odore

per unità di superficie (OU/s/m2) nonché la superficie emittente.

b) dati meteo: è stato necessario disporre dei dati meteo della zona oggetto di studio. Oltre ai dati di

velocità e direzione del vento (figura 8), temperatura e umidità relativa, raccolti dalla centralina

meteo collocata direttamente in azienda si è proceduto a mettere a punto un preprocessore che,

grazie ad algoritmi presenti in bibliografia, consente di calcolare le seguenti grandezze:

i. radiazione solare globale giornaliera stimata con il modello di Donatelli e Campbell (1998);

ii. copertura del cielo stimata sulla base del rapporto fra radiazione globale giornaliera potenziale

con cielo perfettamente sereno e radiazione stimata (Mariani 2002 – dispensa);

iii. ricostruzione dati orari di radiazione solare globale e copertura del cielo dai dati giornalieri

effettuata con il generatore del modello “ALFALFA” di Denison e Loomis (1989);

iv. variabili legate alla turbolenza (ad es. la “Lunghezza di Monin – Obukovb”) stimate con

opportuni algoritmi micrometeorologici (Geiger, 1961; Oke, 1978; Stull, 1997);

v. categorie di Pasquill per le fasi diurne e notturne stimate in base a copertura del cielo e

velocità del vento (Mc Intosh at al., 1972; Ludwig & Dabberdt, 1976);

vi. altezza dello strato rimescolato stimata come indicato in Bellasio et al (1993);

vii. dati meteo in quota: sono i dati dell’altezza del geopotenziale di 950 hPa e della temperatura

ivi riscontrata. Questi dati sono ricavati dal sito della Wyoming University (accessibile tramite

il portale www.westwind.ch). In questo portale sono disponibili i dati dei radiosondaggi

condotti dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare Italiana presso l’aeroporto di

Milano Linate;

c) predisposizione della griglia di recettori: prima di lanciare il modello è stato determinato un reticolo

di punti, di cui l’azienda occupa il centro (0;0), in cui andare a calcolare la concentrazione di odore

(OU/m3). Questo tipo di reticolo è utile per la successiva post-elaborazione dove, indicando le

coordinate dei recettori sensibili, è possibile “chiedere” al software di eseguire il calcolo della

dispersione di odore. Uno dei possibili risultati di questa operazione è rappresentato in figura 9 in

cui si vedono i risultati dell’analisi delle frequenze di ore di odore in recettori posti a 50, 100, 200,

300, 600, 800, 1000, 1500 metri dall’azienda lungo la direttrice del vento dominante.

b E’ un parametro di scala utile nello strato superficiale e corrisponde al rapporto tra l'intensità della turbolenza di origine meccanica (esempio: interazione del vento con superfici a diversa scabrezza) e quella di origine termica o convettiva (Centro Epson Meteo, 2004)

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Page 36: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

30

Figura 8: schema rappresentativo del funzionamento di un modello gaussiano di diffusione atmosferica. Attingendo alle informazioni sull’andamento climatico, le caratteristiche del territorio e le caratteristiche delle sorgenti l’algoritmo calcola la concentrazione di odore per ciascun recettore posto su di un reticolo di punti di cui l’azienda occupa il centro. Questi dati sono successivamente utilizzati per la post-elaborazione con la quale è possibile effettuare un’analisi statistica delle frequenze di odore relativamente al periodo considerato

y = 0.4924x0.1041

R2 = 0.9196

70.0%

75.0%

80.0%

85.0%

90.0%

95.0%

100.0%

105.0%

110.0%

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600

Figura 9: rappresentazione dei punti lungo la direttrice del vento dominante in cui avviene il superamento della soglia di 33 OU/m3. In ascissa sono riportate le distanze (m) dei punti dall’azienda oggetto di studio, mentre in ordinata le percentuali di ore sul totale in cui la concentrazione di odore nel recettore considerato è minore della soglia stabilita di 33 OU/m3 (e pertanto considerata come “odour free”)

WD3

Sorgenti

− Tasso di emissione

− Superficie emissiva

− Posizione relativa all’interno dell’azienda

Dati Meteo

File per post elaborazione

Output in un reticolo di recettori Elaborazione grafica

•isolinee

Analisi statistica

•analisi frequenze

Elaborazione dei dati

Input

Territorio

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Page 37: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

31

4.3 Dati meteo utilizzati e simulazione della dispersione

Per simulare la dispersione degli odori sono stati utilizzati i dati meteo provenienti da alcune stazioni

della rete di rilevamento agrometeorologica dell’ERSAF in aggiunta ai dati meteo ricavati dalle

centraline di rilevamento poste in azienda (capitolo 3) in modo tale da potere avere una panoramica

della situazione meteorologica di tutto il bacino padano compreso nella Regione Lombardia. Le stazioni

prese in considerazione sono state:

- Persico d’Osimo (PERS)

- Certosa di Pavia (CEPV)

- Castello d’Agogna (CDAG)

- Palidano di Gonzaga (PALI)

- Rivolta d’Adda (RIVO)

- Sant’Angelo Lodigiano (SAL)

- Mantova (MNVG)

I dati orari utilizzati per ciascuna stazione coprono l’intervallo temporale compreso fra il 1/4/2004 e il

31/8/2006 per un totale di 23376 dati orari per ciascuna stazione comprendenti le seguenti variabili:

- velocità del vento (m/s)

- direzione del vento per i 16 settori della rosa dei venti (N, ONO, NO etc.)

- temperatura (°C)

- umidità relativa (%)

- piovosità (mm/h)

Le variabili, per potere essere utilizzate con successo dal modello, sono state verificate per potere

escludere la presenza di eventuali errori strumentali e quindi sono state implementate, come già

descritto al punto b del paragrafo 4.2, per colmare le eventuali lacune e riuscire a ricavare per ciascun

dato orario di ogni stazione la relativa classe di stabilità atmosferica di Pasquill in base alla copertura

del cielo e velocità del vento (Mc Intosh et al., 1972; Ludwig and Dabberdt, 1976).

Una volta che il database dei dati meteo orari è stato preparato, si è proceduto ad eseguire le

simulazioni utilizzando il modello Gaussiano “Windimula 3.0” che, essendo in grado di potere eseguire

le simulazioni anche per situazioni di calma di vento meglio si presta alla previsione della dispersione di

odore in un ambito climatico che, seppur caratterizzato da una certa instabilità atmosferica, presenta

molte situazioni di calma di vento.

Per quanto riguarda le caratteristiche delle sorgenti di odore considerate, ciascun ricovero dei vari

settori di produzione è stato considerato come sorgente puntiforme con altezza di rilascio dell’odore

pari a 7 m. Le strutture per lo stoccaggio del liquame sono state considerate come sorgenti areali la cui

altezza di rilascio è stata fissata a 1.5 m (gli allevamenti controllati dispongono di stoccaggi

seminterrati).

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Page 38: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

32

Lo studio della dispersione è stato fatto in due tempi:

- inizialmente si è voluto vedere come l’emissione di odore da una data sorgente variasse in funzione

delle diverse situazioni meteorologiche considerate e se al variare delle condizioni meteorologiche,

si verificassero significativi cambiamenti nella dispersione di odore.

- successivamente, per ciascun insieme di dati meteo, al variare dell’emissività totale, si è voluto

evidenziare come nei vari recettori posti a distanza crescente si superasse o meno la soglia di 33

OU/m2 considerata come uno dei limiti per potere verificare e considerare un odore fastidioso (vedi

5.2). I risultati di questo tipo di simulazione sono serviti per arrivare a determinare, sulla base

dell’analisi delle frequenze di odore, delle equazioni che ponessero in relazione, a parità di

emissione totale di odore, la percentuale di ore di odore inferiore a 33 OU/m3 con la distanza

dall’azienda. In una seconda fase, parità di percentuale di ore di odore inferiore a 33 OU/m3, si

sono trovate le relazioni che legassero l’emissività totale di odore e la distanza dall’azienda in

cui è probabile che si verifichi la condizione di assenza di odore prefissata.

Dal momento che il modello utilizzato è di tipo Gaussiano, l’esecuzione delle simulazioni è avvenuta

nelle seguenti ipotesi:

- il territorio è considerato pianeggiante (assenza di orografia complessa)

- nei recettori la concentrazione di odore è calcolata a 1 m di altezza

- non avvengono reazioni chimiche di alcun tipo fra inquinante rilasciato (odore) e atmosfera

- le simulazioni fatte sono di tipo “Short Term” o puntuali e rappresentano una sorta di “immagine

istantanea” della diffusione di odore in base ai dati meteorologici orari (direzione e velocità del

vento puntuali). Il codice di calcolo di Windimula 3 permette di eseguire più simulazioni puntuali in

sequenza: su questi risultati sono state poi eseguite delle postelaborazioni

4.4 Elaborazione dell’output del modello

In figura 10 è schematicamente rappresentata la procedura con cui, grazie all’impiego di un modello

gaussiano è possibile arrivare ad avere la concentrazione di odore (OU/m3) in ciascun recettore (fasi 1,

2 e 3). Una volta calcolata la concentrazione di odore in ciascun recettore, o meglio la sequenza delle

concentrazioni di odore che il modello calcola in ciascun recettore per ogni ora di simulazione, per

potere giungere ad una conclusione circa le conseguenze del rilascio di odore nell’ambiente operato

dalle sorgenti considerate, è necessario operare un’ulteriore lavoro di analisi dell’output ottenuto.

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Page 39: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

33

Figura 10: rappresentazione d’insieme del processo di simulazione della dispersione atmosferica degli inquinanti

I punti presi in considerazione sono posti a distanza crescente lungo la direttrice del vento dominante

per cui è necessario elaborare i dati di output per avere informazioni circa l’esposizione dei diversi

recettori alla dispersione degli odori man mano che ci si allontana dall’allevamento.

Nella determinazione dei criteri di esposizione si possono impiegare diversi percentili i quali riflettono

una distribuzione di valori di concentrazione di odore a loro volta determinati dalla meteorologia del sito

preso in considerazione.

La scelta del percentile appropriato deve riflettere un certo livello di esposizione e per questo devono

essere tenuti presenti alcuni aspetti fra cui le condizioni in cui si verifica una molesta olfattiva. In

questo caso le ore in cui l’odore si manifesta con maggiore intensità (solitamente poche, se non rare)

hanno un impatto molto più grande di quello della maggior parte delle ore durante le quali la carica di

odore è intorno alla media se non inferiore. Questo dipende infatti dalla relazione esistente fra

concentrazione di odore e sensazione percepita nonché da tutti i processi psicofisici e psicologici

coinvolti che sono riassunti nella funzione della legge di Weber-Fechner:

0log I

IkS ww ⋅=

In cui “S” è l’intensità percepita, “I” è l’intensità fisica dello stimolo (in questo caso la concentrazione di

odore), “I0” è la soglia di rilevabilità dello stimolo e “kw” il coefficiente di Weber – Fechner.

L’ntensità di odore (ovvero la forza con cui noi percepiamo un odore) dipende non solo dalla effettiva

concentrazione di odore, ma anche dall’intensità con cui noi lo percepiamo.

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Page 40: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

34

Quando si utilizzano i modelli previsionali per ciascun recettore si ottiene una serie di concentrazioni di

inquinante (in questo caso, odore) il cui numero corrisponde al totale delle ore di cui si è fatta la

simulazione.

Pertanto, per rappresentare la concentrazione di odore rilevabile in un determinato sito utilizzato come

recettore, si impiega un valore percentile, ossia un valore al disotto del quale ricade una determinata

percentuale di osservazioni. Questo valore è dunque dipendente dal numero di osservazioni utilizzate e

pertanto è necessario procedere con cautela.

Se si utilizza infatti un percentile troppo alto si potrebbe includere nel risultato finale anche l’esito delle

simulazioni ci scarsa qualità dei dati (a seguito, per esempio, di malfunzionamenti strumentali).

In questo report, per la descrizione della concentrazione di odore in recettori posti a distanza crescente

dall’allevamento, si è considerato il 98° percentile (175 ore/anno o, in alternativa, 29 minuti/giorno)

poiché questo valore, come indicato da EC-EPA (2001), è da considerarsi il giusto compromesso

riflettendo la “coda” superiore della distribuzione e basandosi sui primi 175 valori delle simulazioni

orarie. In altre parole, il 98° percentile di una serie di valori è quel dato oltre il quale non va il 98% dei

valori della distribuzione (concentrazione di odore per un determinato recettore al di sotto della quale vi

è il 98% delle concentrazioni di odore per esso) Pertanto se pongo il 98° percentile pari a 33 OU/m3

vado a cercare quei siti recettori in cui la concentrazione di odore è per il 98% del tempo inferiore a 33

OU/m3.

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Page 41: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

35

5 Risultati

5.1 Risultato della simulazione Per potere arrivare a creare un modello matematico valido ci si doveva basare su dati meteorologici

consistenti che fossero rappresentativi. Si è pertanto deciso di utilizzare le stazioni di Rivolta d’Adda

(CR), Mantova (MN), Certosa di Pavia (PV), Persico Dosimo (CR), Palidano (MN), San’t’Angelo Lodigiano

(LO) in quanto assimilabili per condizioni meteorologiche.

Quindi le elaborazioni successive sono da considerarsi valide solo per le aziende che ricadono nel

territorio descritto da queste stazioni. Il primo passo è stato quello di verificare, a parità di fattore di

emissione totale, che nelle diverse condizioni meteorologiche date dalle sei centraline meteo utilizzate,

ci fosse una dispersione che avesse un andamento simile.

In figura 11 è rappresentato come, in base al modello utilizzato, la concentrazione di odore calcolata a

1 m di altezza dal suolo diminuisca all’aumentare della distanza dalle sorgenti aziendali. In tale grafico

le concentrazioni di odore rappresentano il 98° percentile della sequenza di concentrazioni orarie che il

modello Gaussiano ha calcolato per ciascun recettore. Oltre a questi valori è rappresentato l’andamento

medio della dispersione di odore (linea continua evidenziata in rosso) i cui punti sono stati calcolati

utilizzando la media geometrica delle concentrazioni di odore dipendenti dalle singole situazioni

meteorologiche, e impiegando come misura di variabilità la deviazione standard di tali concentrazioni

dalla media geometrica.

0

100

200

300

400

500

600

700

800

900

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600

RIVO MNVG CEPV PERS PALI SANG Media

Figura 11: rappresentazione della concentrazione di odore nei recettori posti lungo la direttrice del vento dominante. Le linee tratteggiate si riferiscono alle simulazioni eseguite per ciascuna stazione meteorologica considerata mentre la linea rossa continua mostra l’andamento della concentrazione media. Per ciascun recettore è riportata la media geometrica del 98° percentile della concentrazione di odore stimata dal modello: i valori medi sono espressi come media geometrica delle concentrazioni di

odore stimate ± deviazione standard dalla media geometrica

OU/m3

m

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Page 42: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

36

E’ interessante vedere come, nella maggior parte delle stazioni meteorologiche considerate, la

concentrazione di odore tende ad essere massima nel recettore posto a 100 m di distanza per poi

diminuire man mano che la distanza aumenta. Non esistendo valori di riferimento per quanto riguarda

la concentrazione di odore nell’aria, se si applicasse l’attuale limite di concentrazione di odore pari a

300 OU/m3 previsto per l’emissione di odore in uscita dai biofiltri degli impianti di compostaggio per la

produzione di compost da rifiuti (DGR n° 7/12764 del 16/04/03), nel caso di un allevamento suinicolo

come quello preso successivamente ad esempio (vedi sezione 5.3), già a 200 m di distanza dall’azienda

ci si troverebbe in una situazione al di sotto del limite utilizzato come riferimento.

Per quanto riguarda invece il risultato dell’analisi delle frequenze di odore calcolate dal modello nei

punti (recettori) posti a 50, 100, 200, 300, 600, 800, 1000 e 1500 m di distanza da sorgenti di odore il

cui fattore di emissione di odore totale è stato fatto variare da un minimo di 2440 OU/s/m3 a un

massimo di 2440072 OU/s/m3, in figura 12 è rappresentato il nomogramma (ossia una

rappresentazione grafica di una funzione con più variabili, che permette di trovare velocemente i valori

della funzione date quelli delle variabili) in cui è possibile osservare la relazione esistente fra tasso di

emissione di odore totale ( espresso in OU/s e in ascissa nella figura 20) e distanza dall’azienda lungo la

direttrice di vento dominante (m) a parità di ore “libere da odore” o meglio ore per le quali la

concentrazione di odore nei vari recettori è al di sotto di una soglia che si potrebbe definire “di

molestia” sebbene, come già detto, la molestia in se e per sé non sia legata soltanto alla

concentrazione di odore ma anche alla frequenza con cui un determinato odore è rilevato. Jacobson

(2005) nella costruzione del proprio schema per la determinazione delle distanze di rispetto utilizza 75

OU/m3 come concentrazione al di sotto della quale l’ora è definita “libera da odore”. In questo studio,

per maggiore sicurezza, il limite al di sotto del quale non si considera presente l’odore è stato fissato

pari a 33 OU/m3.

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Page 43: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

37

y = 579.41Ln(x) - 6279.2

R2 = 0.9108

y = 538.04Ln(x) - 5998.4

R2 = 0.8976y = 431.79Ln(x) - 4944.2

R2 = 0.9296

y = 363.78Ln(x) - 4206.1

R2 = 0.9336

y = 573.95Ln(x) - 5551.2

R2 = 0.6904

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

0.E+00 2.E+05 4.E+05 6.E+05 8.E+05 1.E+06 1.E+06 1.E+06 2.E+06 2.E+06 2.E+06 2.E+06 2.E+06 3.E+06

OU/m3

m

Figura 12: nomogramma in cui sono riportate le diverse distanze di rispetto da mantenersi per avere il 90,

92, 95, 97 e 99 % del tempo libero da odore (Cod < 33 OU/m3). Le curve sono state ottenute analizzando

le frequenze percentuali di odore nei vari recettori ed evidenziando quelle che ricadevano al di sotto del limite considerato

Le curve di frequenza riportate nel grafico rappresentano rispettivamente il 90% (blu), 92% (fucsia), il

95% (verde), il 97% (rosso) e il 99% (viola) di ore libere derivate dalle frequenze medie di ore con

concentrazione di odore inferiore a 33 OU/m3 di tutte le situazioni meteorologiche considerate. Queste

frequenze corrispondono rispettivamente a 74, 60, 37, 22 e 7 ore di odore/mese. Pertanto, se ad

esempio si considera la curva media del 99% (viola), si avrà che le persone residenti in luoghi la cui

distanza da un azienda si trovi lungo tale linea potranno rilevare odori la cui concentrazione è al

massimo pari a 33 OU/m3 mentre nella restante parte del tempo (1%, 7 ore/mese) la concentrazione

di odore può essere maggiore della soglia stabilita. Più in generale, se una persona risiede a distanze

superiori a quelle indicate dalle curve vi saranno percentuali di ore libere da odore maggiori di quelle

indicate dalle medesime, accadrà invece l’opposto se la distanza fra un centro residenziale e l’azienda è

inferiore a quella indicata.

5.2 Come utilizzare il nomogramma

Questo nomogramma può essere utilizzato nel contesto geografico delle province di cui si sono utilizzati

i dati agrometeo. Data la soggettività della sensazione di molestia, e poiché l’unità odorimetrica è, di

fatto, una grandezza molto piccola, sono stati approntati tre nomogrammi (vedi paragrafo 5.3):

- Il primo, già proposto, indica le distanze dall’azienda in cui la concentrazione di odore è al massimo

33 OU/m3 : questo limite è molto basso e si riferisce al limite di rilevazione degli odori in camera

OU/s

99%

97%

95%

92%

90%

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Page 44: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

38

olfattiva, e dunque in condizioni controllate, in cui l’olfatto dei rinoanalisti, come dimostrato da

Walker (2001) riesce ad operare in modo sorprendentemente stabile.

- Il secondo è stato elaborato considerando una concentrazione massima di odore pari a 100 OU/m3.

Questa soglia è stata scelta perché molto vicina a quella utilizzata da Jacobson (2005)

nell’elaborazione di un nomogramma analogo utilizzando le condizioni meteorologiche del

Minnesota (USA).

- Il terzomostra le distanze dall’azienda in cui la massima concentrazione di odore rilevabile è pari a

300 OU/m3. Questa concentrazione di odore è stata scelta poiché è l’attuale limite di

concentrazione di odore pari a 300 OU/m3 previsto per l’emissione di odore in uscita dai biofiltri

degli impianti di compostaggio per la produzione di compost da rifiuti in Regione Lombardia

(DGR n° 7/12764 del 16/04/03).

I parametri di ingresso necessari per la stima dell’odore emesso da un’azienda suinicola sono: il numero

di animali, il tipo di ricovero, il tipo di stoccaggio dei liquami e il tipo di gestione dei medesimi nonché le

dimensioni delle strutture di stoccaggio; inoltre, dato che l’impatto da odore nelle zone circostanti

dipende dalle condizioni locali, è bene tenere in considerazione la localizzazione dell’azienda nell’ambito

della regione Lombardia. L’impatto da odore considera infatti sia la forza dell’odore (intensità) che la

frequenza e la durata delle condizioni di odore.

Tabella 10: fattori di emissione di odore (OU/s/capo) nelle diverse tipologie di ricovero presenti in azienda suinicola

Settore di produzione Tipologia di raccolta reflui e ventilazione

Fattore di emissione

Gestazione Vacuum system con ventilazione forzata o naturale 21 OU/s/capo

Parto Vacuum system con ventilazione forzata o naturale 78 OU/s/capo

Vacuum system con ventilazione forzata o naturale 6 OU/s/capo

Svezzamento Fossa a tracimazione con ventilazione forzata o naturale 9 OU/s/capo

Fossa a tracimazione con ventilazione forzata o naturale 4 OU/s/capo

Vacuum system con ventilazione forzata o naturale 4 OU/s/capo Magronaggio/Ingrasso

Parchetto esterno con pavimentazione parzialmente fessurata 1.2 OU/s/capo

Stoccaggi liquami Vasca in cemento armato 76 OU/s/m2

Per potere utilizzare il nomogramma e stabilire dunque una distanza di rispetto da un certo allevamento

che sia di riferimento una volta che si è deciso quale percentuale di ore di odore all’anno si è disposti a

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Page 45: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

39

tollerare, è necessario calcolare il fattore totale di emissione di odore che, a sua volta, è dato dalla

somma delle emissioni di odore di tutte le principali fonti di odore presenti all’interno dell’azienda.

Questi fattori di emissione, determinati dalle rilevazioni effettuate in alcune aziende padane e

confortate dai dati di letteratura, sono riassunti in tabella 10.

Inoltre, per il calcolo del fattore totale di emissione dell’odore, è necessario tenere in considerazione

pure l’adozione di opportune strategie di contenimento delle emissioni odorose il cui impatto

sull’emissione totale è di seguito riportato in tabella 11. Il campo di variazione di questi fattori va da 0.1

a 1 dove 1 significa che non vi è alcun tipo di controllo dell’odore, mentre 0.1 indica che la tecnologia

permette una riduzione degli odori pari al 90%. Questi parametri possono subire ulteriori modificazioni

con il progredire delle ricerche e delle esperienze in materia.

Tabella 11: tecnologia impiegata per la determinazione del fattore di controllo degli odori

Metodo di controllo Fattore di controllo di odore

Nessun tipo di sistema per il controllo degli odori 1.0

Aspersione di olio vegetale all’interno del ricoveroc 0.5

Spessore: 5 – 10 cm 0.3 Formazione di crosta superficialed

Spessore: > 10 cm 0.5

Argilla espansa 0.7

Paglia 0.6 Coperturae

Olio vegetale 0.5

Dunque, per arrivare a determinare il fattore di odore totale è necessario procedere come segue:

1) Elencare nella colonna “A” (tabella 12) tutte le sorgenti di odore presenti in azienda (ricoveri per

animali e strutture per lo stoccaggio dei liquami)

2) Utilizzare le tabelle 10 e 11 per determinare i fattori totali di emissione di odore e immettere tali

valori nelle corrispondenti caselle della colonna “B”.

3) Nella colonna “C” (tabella 12) indicare il numero di capi oppure la superficie della struttura di

stoccaggio dei liquami.

4) Inserire nella colonna “D” il fattore relativo alla tecnologia di controllo degli odori utilizzata

5) Nella colonna “E” inserire per ogni riga i risultati dei calcoli e successivamente fare la somma di tali

valori. Ecco così trovato il fattore totale di emissione dell’odore.

c Nicolai et al., 2005 d Nicolai et al., 2005 e Guarino et al., 2006

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Page 46: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

40

Tabella 12: tavola per la determinazione del fattore totale di emissione di odore

A B C D E

Sorgente di odore

Fattore di emissione di odore

Numero di animali oppure superficie degli stoccaggi (m2)

Fattore di controllo di odore

Fattore di emissione relativo

Gestazione B1 C1 D1 B1 x C1 x D1

Parto B2 C2 D2 B2 x C2 x D2

Svezzamento B3 C3 D3 B3 x C3 x D3

Magronaggio B4 C4 D4 B4 x C4 x D4

Ingrasso B5 C5 D5 B5 x C5 x D5

Stoccaggio liquami B6 C6 D6 B6 x C6 x D6

Fattore di emissione totale di odore (somma delle celle di riga) Fattore di

Emissione Totale

5.3 Esempio pratico

Di seguito si presenta un esempio pratico di come calcolare il fattore totale di odore di un azienda

suinicola di cui si conoscono le consistenze e le tipologie dei ricoveri per gli animali.

I tassi di emissione unitari utilizzati (OU/s/capo) e i fattori di controllo percentuale di odore,

rappresentati in tabella 13, sono scelti fra quelli disponibili nelle tabelle 10 e 11.

Come già detto, si procede secondo i seguenti passi:

- Si riportano in colonna “A” tutte le sorgenti di odore presenti in azienda.

- In base al tipo di sorgente si pone in colonna “B” il fattore di emissione unitario più opportuno (tab.

13).

- Nella colonna “C” si inseriscono le consistenze animali e, nel caso delle sorgenti di tipo areale

(stoccaggi), si indica la superficie espressa in m2.

- nella colonna “D” si inseriscono gli eventuali fattori di controllo dell’odore che l’allevatore adotta

(tab.14).

- Nella colonna “E” si scrive il risultato della moltiplicazione di tutti i fattori presenti per ciascuna riga

(tabella 15) e quindi si calcola il fattore di emissione totale di odore.

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Page 47: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

41

Tabella 13: esempio di calcolo del fattore totale di emissione di odore

A B C D E

Sorgente di odore

Fattore di emissione di odore

Numero di animali oppure superficie degli stoccaggi (m2)

Fattore di controllo di odore

Fattore di emissione relativo

Gestazione 21 OU/s/capo 421 1 8841

Parto 78 OU/s/capo 104 1 8112

Svezzamento 6 OU/s/capo 2200 1 13200

Magronaggio 4 OU/s/capo 2200 1 8800

Ingrasso 59 OU/s/capo 2200 1 129800

Stoccaggio liquami 76 OU/s m2 2888 1 219488

Fattore di emissione totale di odore (somma delle celle di riga) 388241 OU/s

A questo punto si confronta il risultato ottenuto con il nomogramma rappresentato in figura 12 (di

seguito riportato per semplicità in figura 13) e ci si pone sull’asse delle ascisse in corrispondenza del

fattore di emissione totale di odore trovato (in questo caso 3.88 105).

y = 579.41Ln(x) - 6279.2

R2 = 0.9108

y = 538.04Ln(x) - 5998.4

R2 = 0.8976y = 431.79Ln(x) - 4944.2

R2 = 0.9296

y = 363.78Ln(x) - 4206.1

R2 = 0.9336

y = 573.95Ln(x) - 5551.2

R2 = 0.6904

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

0.E+00 2.E+05 4.E+05 6.E+05 8.E+05 1.E+06 1.E+06 1.E+06 2.E+06 2.E+06 2.E+06 2.E+06 2.E+06 3.E+06

OU/m3

m

Figura 13: nomogramma in cui sono riportate le diverse distanze di rispetto da mantenersi per avere il 90,

92, 95, 97 e 99 % del tempo libero da odore (Cod < 33 OU/m3)

A partire dal fattore di odore totale selezionato, muovendosi in senso verticale, in corrispondenza delle

curve che rappresentano i punti cui si aggiunge una certa % di ore libere da odore, si va a determinare

la distanza di rispetto corrispondente.

OU/s

Distanza (m )

99%

97%

95%

92%

90%

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Page 48: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

42

Come si vede, in corrispondenza del valore di emissione totale selezionato (pari a 388241 OU/s) sulle

ascisse si trova che per avere il 90% delle ore libere da odore, sarà necessario mantenere una distanza

di 476 metri dall’azienda considerata come esempio mentre, per ottenere maggiori percentuali di ore di

odore al di sotto della soglia di 33 OU/m3 è necessario rispettare 925 metri di distanza (95%), fino ad

arrivare a 1835 metri nel caso si voglia avere solo l’1% del tempo con concentrazione di odore

superiore alla soglia prefissata.

In figura 14 è possibile osservare invece come cambia la stima delle distanze se si utilizza come

concentrazione massima di odore il limite di 100 OU/m3.

Infatti, utilizzando i medesimi dati ricavati in tabella 16, a partire dal fattore di odore totale,

muovendosi in senso verticale, in corrispondenza delle curve che rappresentano i punti cui si aggiunge

una certa percentuale di ore considerate “libere da odore”, si va a determinare che:

per avere il 90% delle ore libere da odore, sarà necessario mantenere una distanza di 100 metri

dall’azienda considerata come esempio mentre, per ottenere maggiori percentuali di ore di odore al di

sotto della soglia di 100 OU/m3 è necessario rispettare 307 metri di distanza (95%), fino ad arrivare a

1044 metri nel caso si voglia avere solo l’1% del tempo con concentrazione di odore superiore alla

soglia prefissata.

Figura 14: nomogramma in cui sono riportate le diverse distanze di rispetto da mantenersi per avere il

90, 92, 95, 97 e 99 % del tempo libero da odore (Cod < 100 OU/m3)

y = 608.82Ln(x) - 6791.4

R2 = 0.9814

y = 336.38Ln(x) - 4021.7

R2 = 0.8191

y = 480.46Ln(x) - 5652.7

R2 = 0.916

y = 194.42Ln(x) - 2348.7

R2 = 0.7154

y = 135.77Ln(x) - 1646.1

R2 = 0.67240

250

500

750

1000

1250

1500

1750

2000

2250

0.0.E+00 2.0.E+05 4.0.E+05 6.0.E+05 8.0.E+05 1.0.E+06 1.2.E+06 1.4.E+06 1.6.E+06 1.8.E+06 2.0.E+06

OU/s

Dis

tanz

a (m

)

99%

95%

97%

92%

90%

OU/s

Distanza (m )

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Page 49: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

43

y = 41.117Ln(x) - 519.6R2 = 0.6246

y = 83.183Ln(x) - 1050R2 = 0.6474

y = 247.98Ln(x) - 3118.4R2 = 0.7414

y = 545.13Ln(x) - 6820.9R2 = 0.7696

y = 941.61Ln(x) - 11603R2 = 0.8022

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

0.0.E+00 3.0.E+05 6.0.E+05 9.0.E+05 1.2.E+06 1.5.E+06 1.8.E+06 2.1.E+06 2.4.E+06 2.7.E+06 3.0.E+06

95%

97%

92%

90%

99%

Figura 15: nomogramma in cui sono riportate le diverse distanze di rispetto da mantenersi per avere il 90,

92, 95, 97 e 99 % del tempo libero da odore (Cod < 300 OU/m3)

Infine, in figura 15, è possibile osservare come invece cambia la stima delle distanze se si decide di

utilizzare come concentrazione massima di odore il limite di 300 OU/m3 che corrisponde alla massima

concentrazione di odore ammessa per l’emissione di odore in uscita dai biofiltri degli impianti di

compostaggio per la produzione di compost da rifiuti in Regione Lombardia (DGR n° 7/12764 del

16/04/03)

Anche in questo caso, sempre utilizzando il medesimo fattore di emissione totale ricavato in tabella 16,

muovendosi in senso verticale, in corrispondenza delle curve che rappresentano i punti cui si aggiunge

una certa percentuale di ore considerate “libere da odore”, si va a determinare che:

per avere il 90% delle ore libere da odore, sarà necessario mantenere una distanza di 9.6 metri

dall’azienda considerata come esempio mentre, per ottenere maggiori percentuali di ore di odore al di

sotto della soglia di 100 OU/m3 è necessario rispettare 73 metri di distanza, nel caso del 95% del

tempo libero da odore, fino ad arrivare a 515 metri nel caso si voglia avere solo l’1% del tempo con

concentrazione di odore superiore alla soglia prefissata.

Come si vede, grazie alla modalità di determinazione del Fattore di Emissione di Odore Totale (FEOT), il

nomogramma permette di stimare la distanza cui è possibile trovare una determinata frequenza di ore

di odore, emesso da diverse tipologie di ricovero suinicoli, al di sopra di una concentrazione che si

decide di accettare come limite.

Distanza (m )

OU/s

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Page 50: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

44

E’ comunque importante considerare che, per come è stato costruito, tale strumento è da considerarsi

rappresentativo della realtà geografica corrispondente alle stazioni meteorologiche di cui sono stati

utilizzati di dati (pianura padana), e non è applicabile in zone montuose o con orografia complessa.

6 Ringraziamenti Un sincero ringraziamento va al prof. Luigi Mariani per la cortese e competente disponibilità avuta nella

fase di elaborazione dei dati meteo.

Si ringrazia anche il Dr. Lorenzo Craveri (ERSAF) per l’aiuto e il supporto concesso durante la fase di

raccolta dei dati meteo.

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Page 51: Odori Dagli Allevamenti Suinicoli

45

7 Bibliografia consultata

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- Centro Epson Meteo. (2004). Manuale di meteorologia. A cura di Mario Giuliacci. Edizioni Alpha Test, Milano.

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Il sito della ricerca in agricoltura

www.agricoltura.regione.lombardia.it

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