ODE AL VENTO DELL’OVEST  · riempia di vivi colori e di olezzi il piano e il colle: selvaggio ......

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Paolo CoggiolaODE AL VENTO DELL’OVEST

Realizzazione grafica della copertina: Clarissa Cozzi

Proprietà per tutti i Paesi Preludio srl edizioni musicali20125 Milano - Viale Monza 169 Tel 02-26116308© 2016 by Preludio srl – Milano (Italy)Tutti i diritti sono riservati. All rights reserved international copyright securedwww.preludiomusic.com

PAOLO COGGIOLA

ODE AL VENTO DELL’OVEST

Melologo per voce recitante, flauto, violoncello e pianoforte

su testo di P.B. Shelley

(Adattamento a cura dall’autore)

La traduzione e l’adattamento del testo sono stati realizzati sulla base della traduzione di

Cino Chiarini (Firenze, 1923)

ODE AL VENTO DELL’OVEST

(Ode to the West Wind)

1.

O vento selvaggio dell’Ovest, tu soffio della vita dell’Autunno, tu dalla cui non

visibile presenza le morte foglie sono trasportate (come spettri che fuggono per

sottrarsi a un mago incantatore) gialle, e nere, e pallide, e del rossore smorto della

febbre, folle colpite dal contagio: ascolta, oh, ascolta! O tu, che trasporti, sul

cocchio, al loro letto invernale i semi alati, ov’essi giacciono freddi sotterra

(ciascuno come un cadavere sepolto dentro la propria tomba) finchè la brezza, tua

azzurra sorella, figlia di Primavera, faccia squillare la sua tromba sulla terra che

sogna, e (conducendo i boccioli profumati a pascolare, come greggi, nell’aria)

riempia di vivi colori e di olezzi il piano e il colle: selvaggio Spirito, che in ogni

luogo t’agiti, che distruggi e conservi a un tempo: ascolta, oh, ascolta!

2.

Tu, sul cui soffio (in mezzo al tumulto del cielo scosceso) le nuvole vanno, disperse,

come appassite foglie sulla terra, scosse dai rami intrecciati del cielo e del mare,

angeli messaggeri della pioggia e del lampo: laggiù, sopra l’azzurra superficie del

tuo fiotto aereo (dal fosco margine dell’orizzonte su fino al culmine estremo del

cielo), simili al fulgido crine dritto sul capo di una fiera Menade, stanno, cosparse,

le chiome dell’imminente uragano. Tu, nenia dell’anno che muore, al quale questa

notte che si chiude sarà la cupola di un gran sepolcro, eretta a volta da tutta la

forza dei tuoi congregati vapori, la cui densa atmosfera scoppierà in buia pioggia, e

fuoco, e grandine: oh, ascolta!

3.

Tu, che svegliasti dai suoi sonni estivi l’azzurro Mediterraneo dov’egli dormiva

(cullato dal gorgogliare dei flussi cristallini) presso un’isola di pomice nel golfo di

Bàia; tu, che allora vedesti vecchi palazzi e torri, assopiti nel sonno, tremolare

dentro alla più intensa luce dell’onda, ricoperti, tutti quanti, di muschi azzurri, e

fiori così dolci che il senso nel descriverli vien meno! Tu, per il cui passaggio le

levigate forze dell’Atlantico si squarciano in abissi, mentre giù al fondo la flora del

mare e i boschi limacciosi (che vestono le foglie dell’oceano prive di succhi)

riconoscono il suono della tua voce, e, per paura, a un tratto impallidiscono, e

tremano, e si spogliano: oh, ascolta!

4.

Se io fossi una foglia morta che tu potessi trasportare con te; se io fossi una nuvola

veloce, così da potere seguire il tuo volo; un’onda che potesse palpitare sotto la tua

potenza, e prendere una parte dell’impulso, che viene dalla tua forza (soltanto,

meno libero di te) o Irrefrenabile! Se io fossi, almeno, com’ero nella mia

fanciullezza, e potessi seguirti, compagno del tuo vagare per i cieli, (come a quel

tempo, allorchè sorpassare il tuo rapido corso celeste mi pareva appena un sogno)

non mi sarei così, con tanto ardore d’insistente preghiera, rivolto a te nel mio dolore

estremo. Oh, sollevami come un’onda, una foglia, una nuvola! Io cado sulle spine

della vita! Io sopra loro sanguino! Un grave peso d’ore ha incatenato e curvato uno

che troppo rassomiglia a te: indomito, e rapido, e fiero!

5.

Fa’ di me la tua lira, così com’è la foresta: che importa se cadano pur le mie foglie,

come cadono le sue? Il tuo melodioso tumulto rapirà, a tutti e due, un canto

profondo autunnale, dolce, sebben di tristezza. Sii, o Spirito fiero, lo spirito mio! Sii

me, o impetuoso Spirito! Trasporta i miei morti pensieri per il mondo (come foglie

appassite) per dar vita a una nascita nuova! E con l’incanto di questo mio verso,

spargi tu (come ceneri e faville d’un focolare non estinto) le mie parole fra il genere

umano! Sii, attraverso le mie labbra alla Terra che dorme, la tromba di una

profezia! O, Vento, se giunge l’inverno, può primavera esser molto lontana?

Ogni intervento della voce recitante avverrà al cenno del direttore, in corrispondenza dei blocchi di testo in partitura. Qualora l’esecuzione fosse priva di direttore, sarà compito di chi ha la parte di pianoforte provvedere ai cenni di attacco, nel caso in cui la voce recitante non fosse in grado di seguire la partitura.

Durata: 10 minuti

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Flauto

Violoncello

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A Marcello Parolini, perché i venti ci siano propizi

ODE AL VENTO DELL’OVEST

(Ode to the West Wind)Melologo per voce recitante, flauto, violoncello e pianoforte

su testo di P.B. Shelley

PAOLO COGGIOLA

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PLS 31016 – Proprietà per tutti i paesi Preludio srl edizioni musicali

20125 Milano – Viale Monza 169 – Tel. +39-02-26116308

© 2016 Preludio srl – Milano, Italy

Tutti i diritti sono riservati. All rights reserved international copyright secured.

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VOCE RECITANTEO vento selvaggio dell’Ovest, tu soffio della vita dell’Autunno,tu dalla cui non visibile presenza le morte foglie sono trasportate(come spettri che fuggono per sottrarsi a un mago incantatore)gialle, e nere, e pallide, e del rossore smorto della febbre, folle colpite dal contagio: ascolta, oh, ascolta! [Termina entro inizio di 3]

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