Oasi di Villaverla: alla scoperta della natura
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Oasi di Villaverla: alla
scoperta della natura Classi terza e quarta
Scuola primaria «Quattro Martiri»,
X I.C.S. di Padova
Insegnanti: Donatella Capuzzo, Marjorie
Crivelli, Marianna Rossi
Il 7 aprile siamo andati in gita all’Oasi di Villaverla in pullman. Il
viaggio è stato divertente: le nostre tre guide Sara, Nicolò e
Antonio ci hanno insegnato una canzone africana che faceva:
«Faia si tu no bromiso, no bromiso, a ghama somà fachiri somà pi
cin» e poi l’abbiamo tradotta in italiano ed era molto buffa
perché era senza senso: « Fai tutto tu, ma non fare il brodo, non
fare il brodo, aggancia un somaro, fachiro somaro ma piccolino».
Ad un certo punto, ci siamo fermati perché l’autista non si
ricordava più la strada, così ci siamo fermati ad un distributore
del gas e abbiamo chiesto indicazioni, dopo pochi chilometri
siamo finalmente arrivati, anche se un po’ in ritardo.
Quando siamo arrivati all’oasi, abbiamo messo gli zaini, i
cappelli, le felpe sotto la casa colonica. Antonio, una delle nostre
guide, ci ha fatto mettere in cerchio e ci ha chiesto di presentarci
facendo un gesto e dicendo il nostro nome. Antonio e Andrea
sono stati buffi.
Antonio si è messo in ginocchio con le mani al cielo; Andrea si è
messo la mano sopra la fronte e l’altra verso il cielo, poi le mani
tra i capelli e ha detto il suo nome, con la voce da ubriaco, come
per dire: « Perché mi hanno chiamato così?!!». La maestra
Donatella, che di solito è sempre severa, ha fatto un gesto allegro
facendo una tromba con le mani e appoggiandola al naso.
Per prima cosa abbiamo incontrato un grande gelso, che aveva più
di cento anni. Il gelso era cresciuto in obliquo, era molto alto e
dietro aveva un grande buco. Ci siamo messi in cerchio intorno al
gelso e abbiamo fatto una specie di ginnastica cinese per onorare
l’acqua , l’aria, le stagioni, le piante , gli animali e il cielo con dei
movimenti. Ogni movimento parlava di un colore, una stagione e un
animale.
C’erano movimenti speciali: ad esempio quello della « palla di
fuoco» era legato all’estate, all’amore, al rosso e al drago. Oppure
c’era un movimento per quando si è nervosi: con le mani apro le
nuvole, prendo l’uccellino e lo appoggio con delicatezza a terra.
Alla fine della ginnastica, abbiamo ascoltato l’albero
appoggiandovi l’orecchio e abbracciato l’albero, ringraziandolo.
Grazie,
Grande Gelso!
Abbiamo fatto due giochi su un prato enorme, pieno di tanti
ranuncoli, lucidi e dorati, e di denti di leone. L’erba del prato era
fresca, umida e faceva venir voglia di sdraiarsi. Il primo era un
gioco a coppie: uno chiudeva gli occhi e l’altro lo guidava a
toccare e annusare la natura intorno a lui, come l’erba, gli alberi,
i fiori, i sassi. Il bambino con gli occhi aperti stava attento se
c’erano pericoli o se qualcosa poteva fare inciampare l’altro
bambino.
E’ stato piacevole annusare la natura. All’inizio qualcuno non si
fidava ma dopo abbiamo scoperto con piacere che il compagno
che ci guidava era affidabile. Alla fine ci siamo buttati nell’erba
e ci siamo rilassati, godendo il fresco del prato, con l’erba alta e
profumata, morbida come un cuscino. Quando abbiamo aperto gli
occhi, c’era il cielo azzurro con il sole caldo: era bellissimo!
Lo ZIP o « il passabambini » era fatto così. Ci siamo stesi per
terra, con le braccia tese, aiutavamo un bambino a scivolare
sopra tutti noi. Tutti insieme siamo riusciti a sostenere il
compagno che doveva passare sopra di noi.
Nel prato vicino all’edificio dell’acquedotto, abbiamo fatto il
terzo e ultimo gioco. Ci siamo divisi in due gruppi e abbiamo
costruito delle statue viventi mentre la maestra Barbara ci faceva
la foto. Un gruppo ha fatto come forma un grande fiore.
7 aprile 2011
Testo collettivo degli alunni di classe quarta
Layout e Foto :Marjorie Crivelli