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1 Con la Legge n. 22 del 16 agosto 2002 la Regione del Veneto ha disciplinato i processi di Auto- rizzazione all’esercizio e di Accreditamento istituzionale delle strutture sanitarie, socio-sanitarie e sociali, pubbliche e private. Il CETRO RIABILITATIVO SOCIO EDUCATIVO SAITARIO “VILLA MARIAha attuato il percor- so di Autorizzazione e sta concludendo quello di Accreditamento per offrire garanzia dei re- quisiti di qualità, strutturali e organizzativi, che diano al cittadino garanzia, in termini di efficienza, efficacia, appropriatezza, ugua- glianza, accessibilità e economicità, di offrire prestazioni di qualità 1 e di concorrere al mi- glioramento della salute personale e collettiva. L’autorizzazione è stata sancita dalla Giun- ta Regionale nel settembre 2008. Essa è diventata opportunità per alcuni pas- saggi che riassumiamo di seguito. 1. Denominazione della Struttura riabilitativa ora è: PRESIDIO RIABILITATIVO VILLA MARIA(PRVM) a) Il termine PRESIDIO sta ad indicare la natura “sanitaria” della struttura che comprende, oltre all’erogazione di prestazioni ambulatoriali, anche l’offerta di riabilitazione in residenzialità con- tinua. Con tale denominazione si vuole riassumere la configurazione complessa della nostra Organizzazione che: è di tipo reticolare, differenziata ed integrata internamente e nel più vasto territorio dell’area veneta con le cui Istituzioni sanitarie e sociali intende rapportarsi per rendere disponibili alla popolazione servizi di eccellenza sostenibili nel tempo (aspetti dell’integrazione); cura il proprio capitale professionale con la formazione continua e l’aggiornamento per render- lo capace di fornire opportunità di crescita alle competenze residenti affinché queste poi si di- stinguano per abilità, autorevolezza e impegno (aspetti della qualità); opera, coniugando la competenza scientifica con quella relazionale nel rispetto della persona esaltandone il valore e favorendo la collaborazione (aspetti dell’umanizzazione). Per assolvere pienamente la propria missione e realizzare la visione strategica, il Presidio collabora con i Centri, Istituzioni o Aziende, che operano nell'area della Riabilitazione della 1 Nel notiziario precedente (n. 9 del dicembre 2007) si trovano alcune annotazioni sul sistema di miglioramento della qualità a cui si rinvia (pp. 9-10) AUTORIZZAZIONE E ACCREDITAMENTO, cammino della qualità OTIZIARIO . 10 - DICEMBRE 2008 Presidio Riabilitativo “Villa Maria” (PRVM) pag. 1 Formazione continua dei genitori pag. 6 Biodanza per la salute mentale pag. 9

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Con la Legge n. 22 del 16 agosto 2002 la Regione del Veneto ha disciplinato i processi di Auto-

rizzazione all’esercizio e di Accreditamento istituzionale delle strutture sanitarie, socio-sanitarie e

sociali, pubbliche e private.

Il CE�TRO RIABILITATIVO SOCIO EDUCATIVO SA�ITARIO “VILLA MARIA” ha attuato il percor-

so di Autorizzazione e sta concludendo quello

di Accreditamento per offrire garanzia dei re-

quisiti di qualità, strutturali e organizzativi,

che diano al cittadino garanzia, in termini di

efficienza, efficacia, appropriatezza, ugua-

glianza, accessibilità e economicità, di offrire

prestazioni di qualità1 e di concorrere al mi-

glioramento della salute personale e collettiva.

L’autorizzazione è stata sancita dalla Giun-

ta Regionale nel settembre 2008.

Essa è diventata opportunità per alcuni pas-

saggi che riassumiamo di seguito.

1. Denominazione della Struttura riabilitativa ora è: PRESIDIO RIABILITATIVO “VILLA MARIA” (PRVM)

a) Il termine PRESIDIO sta ad indicare la natura “sanitaria” della struttura che comprende, oltre all’erogazione di prestazioni ambulatoriali, anche l’offerta di riabilitazione in residenzialità con-tinua. Con tale denominazione si vuole riassumere la configurazione complessa della nostra Organizzazione che:

• è di tipo reticolare, differenziata ed integrata internamente e nel più vasto territorio dell’area veneta con le cui Istituzioni sanitarie e sociali intende rapportarsi per rendere disponibili alla popolazione servizi di eccellenza sostenibili nel tempo (aspetti dell’integrazione);

• cura il proprio capitale professionale con la formazione continua e l’aggiornamento per render-lo capace di fornire opportunità di crescita alle competenze residenti affinché queste poi si di-stinguano per abilità, autorevolezza e impegno (aspetti della qualità);

• opera, coniugando la competenza scientifica con quella relazionale nel rispetto della persona esaltandone il valore e favorendo la collaborazione (aspetti dell’umanizzazione).

Per assolvere pienamente la propria missione e realizzare la visione strategica, il Presidio collabora con i Centri, Istituzioni o Aziende, che operano nell'area della Riabilitazione della

1 Nel notiziario precedente (n. 9 del dicembre 2007) si trovano alcune annotazioni sul sistema di miglioramento della qualità a cui si rinvia (pp. 9-10)

AUTORIZZAZIONE E ACCREDITAMENTO, cammino della qualità

�OTIZIARIO �. 10 - DICEMBRE 2008

� Presidio Riabilitativo “Villa Maria” (PRVM) pag. 1 � Formazione continua dei genitori pag. 6 � Biodanza per la salute mentale pag. 9

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Regione Veneto per sviluppare modalità operative capaci di assicurare il miglioramento del gra-do di sinergia, di coerenza, di efficacia, di qualità e di sostenibilità dei servizi offerti.

b) Come presidio RIABILITATIVO persegue i seguenti obiettivi istituzionali � Promuovere la cultura per la qualità della vita dei bambini e ragazzi disabili che superi il

concetto dell'efficienza. � Sviluppare uno stile professionale che rispetti la persona nella sua globalità e ne sviluppi le

potenzialità limitando il disagio della disabilità. � Sviluppare la competenza per dare risposte efficaci ai bisogni dei minori con disabilità e

delle loro famiglie. � Promuovere la cultura della ricerca scientifica per rispondere in modo sempre più pertinen-

te al problema sociale legato alla disabilità. 2. La MISSIONE del SERVIZIO RIABILITATIVO • si fonda nella "Carità che anima le intelligen-

ze" di chi opera; si ispira al modello etico personalista; esplica la sua missione attra-verso un programma di gestione per la qua-lità nel rispetto delle norme UNI-EN-ISO e delle direttive regionali di tutte le attività che hanno influenza diretta o indiretta sulla prestazione sanitaria;

• è orientata alla prevenzione, diagnosi e cura nell'area della riabilitazione e all’utilizzo di risorse per la cura della persona;

• mira all'autonomia dei bambini e ragazzi di-sabili, alla loro progressiva maturazione nel rispetto della dignità, della privacy e della sacralità della vita;

• garantisce la presa in carico del minore e l’integrazione del servizi interni ed esterni al Presidio; • sostiene lo sviluppo e il miglioramento continuo del servizio riabilitativo avvalendosi dello stile

dell’integrazione nell’ottica della “Qualità Totale”. Il Presidio aiuta i bambini con disabilità a diventare autonomi nella vita di ogni giorno, a mi-

gliorare i loro movimenti e a relazionarsi in modo positivo con l’ambiente circostante. Si propone di sostenerli affinché comprendano il mondo che li circonda e riescano ad esprimere le loro doti per-sonali.

I principi basilari su cui si fondano le varie strategie di intervento sono il rispetto dell’individualità del bambino e l’impegno di tutti gli operatori ad evolvere e maturare le relazioni con i singoli utenti e le famiglie di appartenenza. Essi si concretizzano nella vita quotidiana secondo le seguenti caratteristiche operative. • Attraverso una convivenza in continua evoluzione, la diade bambino–operatore si scambia reci-

proche esperienze, per dar luogo ad una conoscenza condivisa che favorisce una relazione vi-cendevolmente formativa e informativa. S’innesca così un processo di apprendimento lento, ma continuo, condiviso e propositivo che favorisce l’autonomia della persona, il controllo e la fina-lizzazione dei movimenti, l’utilizzo funzionale dell’oggetto. Si passa dalla fase pre-operativa alla fase operativa e simbolica, dalla prensione delle cose alla relazione con le stesse e all’attività lu-dica.

• Si ricorre sistematicamente al “fare con” e in questo modo si evidenziano le potenzialità del bambino. Contestualmente ci si fa conoscere per favorire nel soggetto la “confidenza”, che, li-berando la sua operatività, lo metterà in condizione di appropriarsi di un “suo fare”. “Stare con”,

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“fare con” e “far suo” diventano le tappe significative di una convivenza che promuove il bambi-no verso la relazione e l’apprendimento e gli permette di evolvere.

• Data la varietà e la complessità delle problematiche, l’osservazione iniziale del bambino permet-te di organizzare un progetto embrionale che raccolga sinergicamente tutte le competenze (me-diche, psicologiche, pedagogiche, riabilitative, sociali), impegnate, di fase in fase, a definire una diagnosi multidimensionale.

• L’osservazione attenta e dettagliata del bambino “sul campo” è lo strumento più idoneo per co-noscerne le potenzialità e per modulare appropriati interventi in vista di un suo armonico svi-luppo. Quest’osservazione favorisce una programmazione relativamente sicura del percorso ria-bilitativo e permette lo scambio ed il confronto fra i vari operatori. Il progetto riabilitativo viene rivisto e modificato in base alla maturazione del bambino, con una flessibilità che conferisce spessore ed efficacia all’azione riabilitativa.

• La centralità della relazione col bambino, intesa come reciproca accettazione dell’altro, condivi-sione di ritmi e conoscenze, garantisce che i progetti non si risolvano in approcci accademici, ma si trasformino in una cooperazione affettiva verso obiettivi partecipati e realizzati insieme. Perché chi “entra in consonanza con il bambino deve sentirsi lui stesso un bambino, che scorga, attraverso la fessura della porta chiusa, la luce dell’albero di Natale” (T. Adorno). L’operatore sa infatti di offrire qualcosa d’importante ad una persona importante e fa in modo che il bam-bino lo percepisca e lo accetti, non sottolineando le sue insufficienze, ma esaltando le sue atti-tudini valorizzandole negli interventi relazionali.

• La famiglia rappresenta l’ambito in cui il bambino sperimenta la mediazione, il tempo e lo spa-zio e in cui riversa, verificandole, le competenze acquisite, perviene alla comunicazione profon-da che organizza la memoria e si stabilizza la disciplina dei gesti. Il Presidio “Villa Maria” adotta programmi e metodologie che nascono dalla sintesi dei metodi:

“… dalla conoscenza metodologica dei metodi che consente di individuare le possibili connessioni intrecciando gli elementi compatibili, nonché di tenere conto della situazione presente nell’ambiente umano in cui un bambino cresce…” (A. Cane-varo)

La finalità è di individuare appropriati trattamenti psi-comotori, psicoterapeutici, psicopedagogici e didattici, coor-dinandoli, attraverso contatti e verifiche frequenti, con gli in-terventi delle famiglie, delle scuole e delle équipe distrettua-li.

3. ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE del Presidio

Il Presidio è, dal punto di vista funzionale, un’Organizzazione Unitaria che svolge attività di RI-ABILITAZIONE SANITARIA in maniera in-tegrata.

In esso sono distinguibili, per attività e funzioni, varie AREE OPERATIVE: 1. area educativa 2. area didattica 3. area terapeutica 4. area sociale 5. area organizzativa.

Ciascuna area è: � assegnata al raggiungimento di obiettivi qualificanti del

Presidio; � caratterizzata da autonomia organizzativa ed alto grado di responsabilità professionale;

� dotata di personale proprio e di risorse strumentali rile-vanti;

� deputata alla amministrazione di risorse umane e strumen-tali significative per il bilancio del Presidio.

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AREA EDUCATIVA LA RIABILITAZIONE EDUCATIVA s’incentra

sulla relazione quotidiana del bambino con gli al-tri ospiti, sviluppata in continuità con le sue rela-zioni domestiche per favorire l’autonomia perso-nale e sociale.

L’AREA TERAPEUTICA offre interventi di:

• terapia psicomotoria relazionale; • psicoterapia individuale. • logopedia.

Le tre tipologie rappresentano i “settori” dell’area terapeutica del PRVM Con la TERAPIA PSICOMOTORIA si attuano programmi riabilitativi personalizzati, a partire da tre

principi fondamentali: • il corpo e la mente del bambino sono strettamente connessi; • il corpo e la mente si esprimono attraverso l’azione; • il bambino può migliorare l’organizzazione dei pensieri, la qualità di comu-nicazione e relazionale se riesce a rendere più efficaci le sue azioni.

Con la PSICOTERAPIA INDIVIDUALE si promuovono auspicabili evoluzioni della

personalità e del comportamento del bambino, favorendone il benessere, l’autonomia e lo sviluppo delle capacità personali. Considerando l’eterogeneità dei soggetti e delle loro problematiche, si adottano tecniche e-stremamente flessibili, in modo tale che l’approccio psicologico sia adeguato alle potenzialità anche limitate degli utenti.

Con la LOGOPEDIA si attuano interventi per le competenze linguistico-comunicazionali.

“Finalità dell'intervento logopedico è il persegui-mento della salute della persona, affinché possa impiegare qualunque mezzo comunicativo a sua disposizione in condizioni fisiologiche”. (Art. 4 del Codice Deontologico del Logopedista).

Il logopedista agisce nella prevenzione e nel trattamento ria-bilitativo delle patologie del linguaggio e della comunicazione.

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L’AREA DIDATTICA comprende le attività scolastiche e momenti di attività integrate in forma di “laboratori” in cui la partecipa-zione multiprofessionale amplifica gli interventi dei progetti di lavoro personalizzati.

Tutte le attività si svolgono nello spirito dell’INTEGRAZIONE che vuole essere lo stile operativo del PRVM in cui le molteplici professionalità, concorrendo verso obiettivi condivisi, armonizzano le competenze con reciproca valorizzazione.

L’armonizzazione dei diversi contributi è rilevante perché nel bambino piccolo, dotato di forte ricettività, la riabilitazione può essere più tempestiva e pertinente se fondata su in-tense e puntuali stimolazioni cognitive, affet-tive e relazionali.

L’attività sanitaria del Presidio è frutto del concorso sinergico dei contributi delle varie aree che assumono la persona del minore nel-la sua globalità in un approccio ri-abilitativo INTEGRATO.

Siamo convinti che una corretta azione abilitante nei confronti della nostra utenza (soggetti insufficienti mentali gravi e/o con gravi disturbi pervasivi dello sviluppo) non può prescindere da un approccio integrato verso il soggetto: è certo che di fronte a queste patologie nessun approccio terapeutico o educativo o didattico ha in sé la completezza né la forza per essere considerato unica risorsa abilitante.

INTEGRAZIONE significa l’interagire collaborativo e proficuo

di soggetti diversi attuato attraverso un’organizzazione che favorisca il più pos-sibile l’attuazione di un ambiente di cura all’interno del quale gli interventi delle diverse professionalità siano coerenti, armonizzati e convergenti.

L’integrazione è infatti: � sintonia di intenti � con sinergia di azioni � in armonia di relazioni reciproche.

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FORMAZIONE CONTINUA DEI GENITORI

La società velocizzata e complessa nella quale viviamo ci interpella e, spesso, ci confonde. Nelle famiglie con disagi (e quali famiglie non he hanno?) le necessità di esprimersi, conoscere, raccontare, ascoltare e confrontarsi si fanno più urgenti e necessarie. Le nostre relazioni funzionano nella misura in cui rivelando noi stessi e riconoscendo il valore degli altri, reciprocamente ci comprendiamo e vicendevolmente ci aiutiamo.

Per i genitori diventa indispensabile mantenere vigile curiosità e attenzio-ne per maturare la propria intelligenza con l’aggiornamento costante mediante la formazione continua. “Abbiamo bisogno – diceva un genitore qualche tempo fa, facendosi portavoce degli altri – di luoghi di confronto nei quali, con la guida di e-sperti, poter riflettere insieme sui nostri modi di agire con i figli e sui sentimenti che ci muovono. Abbiamo bisogno di comprendere meglio noi stessi (sapere) per poter cambiare (migliorare) e diventare più efficaci (saper fare) e adeguati (saper essere) nelle relazioni sia come persone che come genitori (riuscire a donare e donarsi)”

“L’apporto dello specialista – afferma un altro genitore - mi dà più sicurezza e la condivisione dei no-stri problemi con chi è impegnato nelle stesse sfide alimenta speranza, fiducia e rinvigorisce l’impegno”

In questo contesto si collocano gli incontri tra genitori e specialisti che, anche quest’anno, sono stati realizzati nel Presidio Riabilitativo “Villa Maria” dei quali segue una breve relazione. . Il primo incontro, guidato dallo psicoterapeuta Dott. Giancarlo Zuin, si è sviluppato intorno al tema: LA “CONOSCENZA” DEL BAMBINO CON PROBLEMI

“Mettendo a fuoco le difficoltà che i genitori vivono quotidianamente nella relazione con il pro-prio figliolo si è avviato un confronto ampio, profondo e coinvolgente.

Una delle radici più profonde del disagio genitoriale è la sovrapposizio-ne della visione che i genitori hanno del loro bambino in confronto con la realtà obiettivo del bambino stesso Il bambino “che sta nella mente” del genitore non corrisponde al

bambino “che sta di fronte” al genitore. I sogni, le speranze, le aspettative, la paure, le ansie e le frustrazioni, tut-

to ciò che, in una parola, fa parte dell’essere genitori rende difficile la cono-scenza del bambino stesso.

I desideri dei genitori di avere un bambino senza problemi (ma esistono bambini senza proble-mi?), il bisogno di realizzare il “bambino desiderato” (non il “bambino reale”) può portare ad una accelerazione di richieste. Si finisce per comportarsi come se si dicesse: “ cresci in fretta, muoviti … dai, svegliati bisogna recuperare, fare presto, ecc …”; modo di fare (e di dire) che, più o meno in-consciamente, può dare un messaggio di svalutazione: “ non mi và così come sei!”

E il bambino come dovrebbe reagire? Certo dovrebbe rispondere innanzitutto: “Io non sono così come mi desideri, non sono capace di crescere come tu vorresti ma (è questa la domanda prin-cipale) tu mi vuoi bene lo stesso?”

Perché ciò avvenga “dobbiamo diventare dei Genitori ELASTICI non in funzione delle nostre aspettative ma delle esigenze del bambino, su di lui si commisurano le modalità di ritmo, di ampiezza, lentezze, discon-tinuità.

Questo se vogliamo conoscere il bambino, amare il bambino, sperare il bambino. Dobbiamo ALLINEARCI su di lui, non allineare lui a noi, al-le nostre aspettative, al bambino (che ho) dentro la mia testa.”

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Queste e altre sono state le riflessioni che hanno appassionato l’incontro che si è sviluppato come una conversazione animata dal confronto sui vissuti quotidiani e sulle conoscenze apprese non per sentito dire ma maturate per esperienza personale.

Il tempo a disposizione, pur rivelandosi esiguo, è stato valorizzato dallo scambio reciproco, dalla formulazione di ipotesi, domande e proposte da parte di tutti con libertà e semplicità. Lo specialista ha cercato di far affiorare le proble-matiche e di aiutare a comporre i pensieri in modo composto, compren-sibile e ragionevole per favorire la consapevolezza di sé, degli altri e del-la realtà nella realizzazione del cammino genitoriale e nella costruzione di un contesto familiare positivo e capace di aiutare il bambino a cresce-re con le sue gambe (ossia con tempi e modi adatti alle sue capacità at-tuali).

La partecipazione attiva, la comunicazione aperta, schietta e ricca di contributi personali ha guidato l’attenzione sulle problematiche di tutti (non solo sulle proprie) favorendo un momento di condivisione coin-volgente ben più ampia dello scambio di conoscenze, di progetti o di buoni desideri.

Come professionista mi sento di dire che incontri di questo genere fanno crescere in scienza e coscienza tutti, i genitori e specialisti. Infatti anche noi che siamo in atteggiamento di formazione permanente mentre insegniamo, impariamo; mentre aiutano a comprendere, veniamo aiutati ad approfondire e ampliare conoscenze e capacità.

Lo specialista dovrebbe offrire alcuni spunti con (brevi riflessioni) e incentivare il dialogo con (e fra) i genitori i quali hanno conoscenze proprie molto interessanti e profittevoli, molti dubbi da chiarire e qualche convinzione da “limare” o correggere. Essi possono trarre profitto dal confronto alla pari e ricevere dal gruppo vigore di pensiero e di sentimenti che irrobustiscono l’umano che è in noi.

È bene concedersi tutto il tempo necessario, senza fretta, per permettere a tutti di esporre am-piamente le problematiche inerenti alle proprie esperienze vita assieme a bambini con problemi. Van bene anche le pause silenziose, perché la densità dei sentimenti evocati possa affiancare i pen-sieri che corrono più veloci. Si realizza così un ascolto reciproco che sicuramente produce un arric-chimento generale.

Si crea un gruppo di genitori in cui lo specialista diventa più moderatore che relatore in un con-testo in cui si insegna e si apprende senza distinzioni di ruoli nella reciprocità del dialogo partecipa-to e libero.”

(a cura del dott. Giancarlo Zuin, novembre 2008)

Per l’approfondimento vedi n. 1 di “appunti dei genitori” in http://www.centrovillamaria.org/materiale.html Indice del fascicolo 1. Noi amiamo i nostri bambini?

2. Perché il bambino vuole progredire?

3. Come fa una mamma a capire il proprio bambino?

4. Quali pericoli si corrono?

� La mamma “troppo presente” � La mamma “troppo assente”

5. Ma noi vogliamo bene ai nostri bambini, conosciamo i nostri bambini.

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Il secondo incontro, guidato dallo psicoterapeuta Dott. Pietro Bertoli, ha esaminato: LA FA-MIGLIA DI FRONTE ALLA DISABILITÀ

“La vita delle famiglie con disabili è un’esperienza complessa, difficile e dolorosa. Essere genitore di un figlio disabile non è un ruolo che si sceglie e quindi non sempre si è preparati ad affrontare una respon-sabilità cosi faticosa e impegnativa.

Partendo da queste considerazioni sono state analizzate, anche in riferimento alla letteratura più recente, l’esperienza di vita che comporta l’affrontare la disabilità all’interno della propria fami-glia, sottolineando la complessità, mettendo in luce alcune delle innumerevoli va-riabili che entrano in gioco in questa particolare situazione.

Partendo dai concetti di deficit, disabilità e handicap ci si è soffermati a ri-pensare alle prime reazioni di fronte alla nascita di un figlio disabile, cercando di rilevare i molti e diversi tipi di risposta che la persona coinvolta è in grado di

mettere in atto, al di là della inevitabile profonda sofferenza. Successivamente si è affrontato il tema della comunicazione

della diagnosi e delle conseguenze che questa determina in base a come è stata formulata; riflettendo sulle variabili che intervengono a questo livello i genitori hanno potuto in parte rielaborare la pro-pria esperienza e condividerla con gli altri.

Nell’ultima parte della serata si è spostato il punto di vista dal-le conseguenze provocate dal fatale effetto disgregante provocato

dalla nascita di un figlio disabile alle dinamiche che la famiglia è costretta ad attivare per riadat-tarsi a seguito di una situazione stressante, sia esso l’evento disabilità o altro. I “vissuti” familiari si muovono almeno su tre livelli: 1. i significati che noi attribuiamo a quello che ci succede attorno, 2. l’identità familiare 3. e il punto di vista familiare sul mondo. Eppure genitori e familiari riescono ad attivare risorse per affrontare una condizione notevol-

mente destabilizzante come può essere la disabilità, è quel che si chiama la resilienza individuale e resilienza familiare. Nell’incontro sono stati esaminati, con l’apporto dell’esperienza maturata, al-cuni fattori che si sono rivelati importanti per il recupero e la riorganizzazione della famiglia rispet-to a condizioni di difficoltà.

La serata ha visto la partecipazione di un discreto numero di genitori che si sono dimostrati par-ticolarmente interessati e coinvolti sia sul piano delle argomentazioni affrontate che nel sostenere il carico emotivo che queste ultime hanno fatto scaturire.

Visto l’ampio gradimento dell’iniziativa da parte dei genitori presenti ci proponiamo ad intensi-ficare le iniziative rivolte verso le famiglie confidando in un’adesione maggiore.

(a cura del dott. Pietro Bertoli, dicembre 2008)

Per l’approfondimento vedi n. 2 di “appunti dei genitori” in http://www.centrovillamaria.org/materiale.html Indice del fascicolo 1. Il momento della scoperta – il momento della diagnosi

� Iperprotezione, iperstimolazione, negazione o accettazione passiva, tendenza alla fusione genitore-figlio, di-storsione dei ruoli genitoriali

2. La famiglia di fronte alla disabilità

� i significati situazionali, l’identità familiare, il punto di vista della famiglia sul mondo 3. Fattori familiari positivi per la gestione delle difficoltà familiari

� resilienza personale e resilienza familiare

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BIODANZA PER LA SALUTE MENTALE

Come nei notiziari precedenti segnaliamo organizzazioni (e relativo sito internet) che si impegnano nel campo del disabilità.

Promosso dal Centro Gaja-Scuola di Biodanza di Vicenza gli scorsi 25-26 ottobre in un con-

testo di radiante bellezza, nel Conservatorio Predrollo si è svolto il primo simposio nazionale di Biodanza.

Alla presenza di oltre cento partecipanti, nella giornata del saba-to psichiatri, psicologi e operatori socio-sanitari hanno dialogato in-sieme con Rolando Toro, antropologo cileno ideatore del metodo, sul-la validità del corpo e delle emozioni nella terapia.

La mattinata è stata arricchita dall’intervento del sindaco di Vi-cenza, Achille Variati che, dopo un lungo abbraccio con il prof. Toro, ha auspicato il valore sociale di una “città che danza”, mentre in platea si susseguivano – negli oltre cento partecipanti – interventi e opinioni sulla spendibilità sociale della mediazione corporea e le sue applicazioni per valorizzare la salute.

Nata come una controcultura alla metà degli anni ’60 e strutturata secondo un metodo di ap-plicazione rigoroso, la BIODANZA in ambito sociale e clinico – ha spiegato Toro – si avvale delle più recenti scoperte delle neuroscienze, dal valore dell’espressione delle emozioni per il sistema immunitario al ruolo dell’azione sulla parte sana per considerare non la patologia ma la persona, rinforzandone così identità e autostima.

Gli autorevoli psichiatri presenti (Ermanna Lazzarin, Andrea Danieli, Livio Dalla Verde, Re-nato Magnabosco ed Elio Giannavola) hanno più volte nel corso della giornata sottolineato l’auspicio di una sinergia tra la terapia farmacologica e i percorsi di riabilitazione esistenziale, tra i quali la Biodanza del Centro Gaja spicca per numero di interventi sul territorio e diversità nelle ti-pologie di intervento (dal disagio psichico alla disabilità, dagli interventi sui disturbi del comporta-mento alimentare all’alcolismo e tossicodipendenza).

I promotori dell’evento, Giovanna Benatti (direttore della Scuola di Biodanza) e Andrea Spo-

laor (responsabile del Gruppo di auto mutuo aiuto Davide e Golia-Diakonia Caritas) hanno al ter-mine del percorso augurato che si possano moltiplicare i progetti a mediazione corporea che valo-rizzano la risorsa della persona, anziché la patologia e insieme con i relatori hanno invitato tutti i presenti (operatori, educatori, appassiona-ti di terapie a mediazione corporea a fare “in prima persona” una esperienza di Bio-danza per cogliere quel valore in più che offre il corpo in movimento

(a cura del Centro Gaja Scuola di Biodanza “Rolando Toro” Vicenza)

www.centrogaja.it