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Signore, quanto è pieno
di tristezza il mondo!
Dacci la gioia della risurrezione.
Dacci la gioia della vita nuova
Signore, il Tuo Amore è la via per cercare e incontrare l’Amore,
anche nella sofferenza!
Signore, è ancora tanto lungo
il cammino nel quale
io devo camminare.
E dopo, ci sarà una luce, Signore?
Sì, ci sarà una luce!
Amen.
Francesco Cavazzuti
Canto eucaristico (Tantum ergo)
Orazione e Benedizione eucaristica
Canto finale
Introduzione del celebrante
Nutrirsi del pane eucaristico sostiene la vita dello
Spirito per affrontare meglio le difficoltà di quella quotidiana. Metafora del Pane della vita è la spiga
di grano che rappresenta la forma di vita generata dal seme e che verrà restituita poi come energia
vitale nel pane.
Canto allo Spirito
I momento - LLECTIOECTIO
Dal vangelo di Giovanni (Gv 6,25-58)
25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: "Rabbì, quando sei
venuto qua?". 26Gesù rispose loro: "In verità, in verità io vi dico:
voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché ave-
te mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non
per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita
eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre,
Dio, ha messo il suo sigillo". 28Gli dissero allora: "Che cosa dob-
biamo compiere per fare le opere di Dio?". 29Gesù rispose loro:
"Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha man-
d a t o " . 30Allora gli dissero: "Quale segno tu compi perché vediamo e ti
crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la
manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un
pane dal cielo". 32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità io vi di-
co: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre
mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio
è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". 34Allora gli
dissero: "Signore, dacci sempre questo pane". 35Gesù rispose
loro: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e
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chi crede in me non avrà sete, mai! 36Vi ho detto però che voi mi
avete visto, eppure non credete. 37Tutto ciò che il Padre mi dà,
verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, 38perché
sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di
colui che mi ha mandato.39E questa è la volontà di colui che mi ha
mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che
lo risusciti nell'ultimo giorno. 40Questa infatti è la volontà del Padre
mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna;
e io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
41Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva
detto: "Io sono il pane disceso dal cielo". 42E dicevano: "Costui non
è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e
la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?".
43Gesù rispose loro: "Non mormorate tra voi. 44Nessuno può venire
a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risuscite-
rò nell'ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: Etuttisarannoistruiti
da Dio.Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a
me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che vie-
ne da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi cre-
de ha la vita eterna.
48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la
manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende
dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo,
disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il
pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: "Come
può costui darci la sua carne da mangiare?". 53Gesù disse loro: "In
verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio
dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vi-
ta. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eter-
na e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55Perché la mia carne è ve-
ro cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e
beve il mio sangue rimane in me e io in lui.57Come il Padre, che ha
la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che
mangia me vivrà per me.58Questo è il pane disceso dal cielo; non è
come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia que-
sto pane vivrà in eterno".
seconda affermazione. Dare ragione, spiegare la speranza che ci abita, non è un
problema di parole. Si dà ragione della speranza con la vita, con la bocca che
benedice, con le mani che “bene-fanno”, con il cuore che dona e perdona; ma si
dà ragione soprattutto con tutto se stessi nell’ascolto, nell’accogliere i tesori na-
scosti in chi ti accoglie e spera di trovare in te un compagno di viaggio. (…) La
speranza ha sempre, anche se piccola, dimensioni grandi, di sogno, e il sapore
della speranza è sano e robusto come il sapore del sale nel cibo. (…) Nella mia
esperienza, l’Africa è stata, è e sarà sale della terra, del pianeta. Me ne sono
convinto soprattutto al tempo in cui, cercando di condividere la vita dei wagogo in
un piccolo villaggio vicino a Dodoma, ho scoperto e visto la fatica e il sudore del-
le donne per produrre sale dalla superficie dell’arida e biancastra terra. Proprio a
partire di lì ho capito che è compito-vocazione dell’Africa aiutare l’universo a ca-
pire il senso della vita, per un equilibrio del vivere (…) sono stato “salato” dai
miei amici poveri, fra cui ho vissuto e con i quali ho cercato di condividere dolori,
gioie e speranze. Essi sono stati il sale che, nel vivere quotidiano, ha ridato gu-
sto alle relazioni vere, all’imparare più che all’insegnare, al chiedere perdono se
avevo qualcosa da donare, all’accoglienza sempre e di tutti essendo stato accol-
to così com’ero, al dialogo piuttosto che all’imposizione, alla semplicità di vita
che sa accontentarsi e sa far festa quando è tempo di festa”.
III momento - OORATIORATIO ETET CCONTEMPLATIOONTEMPLATIO
Risonanze e preghiere spontanee
IL TUO AMORE E’SPERANZA IL TUO AMORE E’SPERANZA (da recitare insieme)(da recitare insieme)
Signore, io sono cieco. Dammi lo spirito della luce.
Dammi la luce dello Spirito.
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Canto d’esposizione
CHI SEMINA NELLE LACRIME MIETERÀ NELLA GIOIACHI SEMINA NELLE LACRIME MIETERÀ NELLA GIOIA Salmo 125
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti: "Il Signore ha fatto grandi cose per loro". Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia. Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb. Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia.
Nell'andare, se ne va piangendo, portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni.
Adorazione personale
di Fratel Tommaso Bogliacino
“«Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre rispondere a chiunque
vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3, 15)”. Mi ha sempre inter-
rogato questa frase di Pietro. Più che mai mentre mi preparavo ad andare in
Tanzania (nel 1992). Sicuramente i miei fratelli di comunità, che erano là da un
po’ di anni, e la gente del piccolo villaggio nella zona di Dodoma mi avrebbero
domandato le ragioni del mio andare a vivere con loro. Avrei portato valige di
speranza, oppure avrei riempito la mia bisaccia di speranza? Credo di più nella
II momento - MMEDITATIOEDITATIO
Canto d’esposizione
L’UNICA SPIGAL’UNICA SPIGA Tu, Signore Gesù, unica spiga, ti sei fatto nostro pane. Finirono i cinque pani da te spezzati per sfamare la gente affamata. Ma il pane tuo, il pane nuovo, più lo spezzi e più si moltiplica. A Cana ricolmasti le giare di vino squisito e ne bevvero i convitati; e finì, benché fosse abbondante. Ma il tuo calice contiene tutti i vini: la bevanda del tuo sangue sostiene e rallegra la vita. Unico è il pane che spezzi senza limite, unico è il calice in cui mesci il vino senza fine. Tu, o Cristo, grano seminato per tre giorni nella terra, sei germinato e riempi di te il granaio della vita. Tu, o Cristo col tuo sangue versato, hai purificato gli uomini e fecondato la terra. Sant’Efrem
Adorazione personale
di P. Giorgio Licini Cercando un titolo per il programma educativo che vogliamo realizzare nei prossimi tre anni ho osservato con più attenzione vecchie carte intestate della nostra scuola. In alcune appare il motto «Living in the light»: «Vivere nella luce», dal "Vangelo di
Giovanni", a cui la missione è dedicata. Non c’è stato più bisogno di cercare. «Vivere nella luce», tuttavia, è più di uno "slogan". È una sfida. È rivelazione divina. «In principio era la Parola», scrive infatti l’apostolo Giovanni, e tramite la Parola tutto
fu fatto. Ciò che fu fatto era vita: vita che per l’uomo era anche luce. Una luce che splende nelle tenebre!
A Port Moresby le tenebre assumono sagome precise. In una città di 300mila abi-tanti, 10mila bambini non vanno a scuola. Fino a pochi anni fa non li vedevi mendica-
re. Ora sì. Gli adolescenti e i giovani che possono studiare o lavorare sono meno della metà del totale. Non è sempre colpa delle istituzioni. Un buon numero di ragaz-
zi sono incapaci di far fronte alle esigenze della vita moderna. [...]
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Da nessun’altra parte come su queste colline alla periferia di Port Moresby ho visto la difficoltà del passaggio dalla vita tradizionale a quella moderna e mi sono chiesto
con quale giustizia sia stato imposto a tutti nel mondo lo stesso modello. Sulla "barca dei sogni" (lavoro stipendiato, corrente elettrica, casa in muratura, un diploma scola-stico…) qui in Papua Nuova Guinea riesce a salire a malapena il 10 per cento della popolazione. Gli altri restano a terra, impantanati nell’economia stagnante delle cam-pagne, o nella depressione delle periferie urbane. [...] Diventa quasi impossibile re-
cuperare i ragazzi quando sono già in strada, analfabeti, senza prospettive di lavoro, malati, organizzati in bande. Li trovano prima i criminali, o la polizia quando comin-ciano a delinquere. E il virus dell’Aids li sorprende e se li porta via in numero cre-
scente. «Apri gli occhi! - mi dice padre Giuda, Francescano, animatore di diversi cen-tri di prevenzione e cura - . La gente non parla, ma tu hai in media un malato per
ogni strada». «Vivere nella luce» non può essere un programma di pochi: se ne farà carico tutta la comunità.
III momento - OORATIORATIO ETET CCONTEMPLATIOONTEMPLATIO
Risonanze e preghiere spontanee
NELLA FORMA DEL PANE NELLA FORMA DEL PANE (da recitare insieme)(da recitare insieme) La tua fame non cerca il pane, è fame di amore. La tua nudità non è mancanza di un vestito ma di dignità. Sei senza un tetto non perché ti manca un tetto, ma un affetto. Dammi occhi puri per riconoscerti nel volto di questi poveri. Ma dammi occhi puri anche per riconoscerti nella forma del pane, che ci dà sostegno oggi e sempre. Madre Teresa di Calcutta
Canto eucaristico (Tantum ergo)
Orazione e Benedizione eucaristica
Canto finale
Introduzione del celebrante
Il Pane dell’Eucarestia che Cristo ci offre è carico di speran-
za per la vita e la gioia che ci trasmette. Metafora del Pane
della Speranza è la MIETITURA: il tempo del raccolto è il
tempo della festa che, dopo tanta sofferta attesa, comincia
a realizzare la speranza per il pane che con i chicchi di gra-
nosi realizzerà.
Canto allo Spirito
I momento - LLECTIOECTIO
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 5,1-5) 1Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per
mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. 2Per mezzo di lui abbia-mo anche, mediante la fede, l'accesso a questa grazia nella
quale ci troviamo e ci vantiamo,saldi nella speranza della gloria di Dio. 3E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapen-do che la tribolazione produce pazienza, 4la pazienza una virtù
provata e la virtù provata la speranza. Il dono dello Spirito Santo è garanzia e anticipo di quella salvezza, che si realizza
nella piena partecipazione alla vita di Gesù risorto. 5La speran-za poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei
nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
II momento - MMEDITATIOEDITATIO
http://www.atma-o-jibon.org/italiano4/p_licini6.htm
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con tutto noi stessi
sulla via della croce, e rimaniamo per sempre sulla tua via.
Liberaci dalla paura della croce, dalla paura di fronte all’altrui derisione, dalla paura che la nostra vita possa sfuggirci
se non afferriamo tutto ciò che essa offre. Aiutaci a smascherare le tentazioni
che promettono vita, ma alla fine ci lasciano soltanto vuoti e delusi.
Aiutaci a non impadronirci della vita, ma a donarla.
Aiutaci, accompagnandoti sulla via del chicco di grano, a trovare, nel “perdere la vita”,
la via dell’amore, la via che veramente ci dona vita,
vita in abbondanza.
Joseph Ratzinger (testo adattato)
Canto eucaristico (Tantum ergo)
Orazione e Benedizione eucaristica
Canto finale
Introduzione del celebrante
Nutrirsi del Pane eucaristico e ascoltare la Parola di Dio, conformandoci ad essa, ci rende “amici” di
Cristo, commensali al banchetto dello stesso Pane.
Metafora del Pane dell’Amicizia è la MENSA: gli amici sono coloro che gustano la vita attorno ad un
banchetto di festa, come Cristo che ci ha chiamato amici alla mensa dell’Ultima Cena.
Canto allo Spirito
I momento - LLECTIOECTIO
Dal vangelo di Giovanni (Gv 15,12-17)
12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri,
come io ho amato voi. 13 Nessuno ha amore più grande di quel-
lo di dar la sua vita per i suoi amici. 14 Voi siete miei amici, se
fate le cose che io vi comando. 15 Io non vi chiamo più servi,
perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho
chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho
udite dal Padre mio. 16 Non siete voi che avete scelto me, ma
sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e por-
tiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che
chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia. 17 Questo vi
comando: che vi amiate gli uni gli altri.
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II momento - MMEDITATIOEDITATIO
Canto d’esposizione
LA TUA PRESENZA NELLA MIA ANIMALA TUA PRESENZA NELLA MIA ANIMA
O Gesù, inondami del tuo spirito e della tua vita. Penetra in me e impossessati del mio essere,
così pienamente che la mia vita sia soltanto irradiazione della tua. Aiutami a spargere il tuo profumo soave
dovunque io vada. Che io risplenda della tua luce.
Che ogni anima che io avvicino senta la tua presenza nella mia anima. Che cerchi e veda non più me,
ma soltanto te. Fa’ che io ti lodi nel modo che a te più piace,
effondendo la tua luce su quelli che mi circondano. Che io predichi te non tanto con le parole,
ma con il mio esempio, con la forza che trascina,
con il suadente influsso del mio operare, con la manifesta pienezza dell’amore
che il mio cuore nutre per te. Amen. John Henry Newman
Adorazione personale
di P. Paolo Miceli
“Nei villaggi dei Thai Thin siamo davvero in uno tra i più sperduti angoli della Terra,
sulle montagne nel Nord-Est della Thailandia, ai limiti della foresta del Phu Hin Ron
Kla, raggiungibili con una strada in terra battuta di difficilissimo accesso.
Vivo con i Thai Thin da oltre due anni: sono arrivato tra loro come parroco, ma l'im-
ne di Cristo. (…) Quando la Chiesa si inserisce nel mondo sociale e politico per cooperare affinché da esso sgorghi la vita per i poveri, non sta allontanandosi
dalla sua missione, né facendo qualcosa di sussidiario e complementare, ma sta dando testimonianza della sua fede in Dio, divenendo strumento dello Spirito,
Signore e datore di vita.
Questa fede nel Dio della vita spiega quanto c’è di più profondo nel mistero cri-stiano. Per dare la vita ai poveri bisogna dar un po’ della propria vita ed anche la
vita stessa.
La maggior manifestazione di fede in un Dio di vita è la testimonianza di chi è disposto a dare la vita. Ed è questo che vediamo ogni giorno nel nostro Paese. Molti salvadoregni e molti cristiani sono disposti a sacrificare la vita affinché ci
sia vita per i poveri. Così stanno seguendo Gesù e dimostrano la loro fede in lui. Inseriti come Gesù nel mondo reale, minacciati ed accusati con lui, stanno testi-
moniando la parola della vita”.
(Antonio Agnelli, Il Cristo di Romero. La teologia che ha nutrito il Martire d’Ameri-
ca, ed. EMI, Bologna 2010, pp. 45-47).
III momento - OORATIORATIO ETET CCONTEMPLATIOONTEMPLATIO
Risonanze e preghiere spontanee
SULLA VIA DEL CHICCO DI GRANO SULLA VIA DEL CHICCO DI GRANO (da recitare insieme)(da recitare insieme)
Signore Gesù Cristo, per noi hai accettato la sorte
del chicco di grano che cade in terra e muore per produrre molto frutto. Aiutaci a percorrere la tua via
con il cuore, anzi, con i passi concreti
della nostra vita quotidiana. Aiutaci perché ci incamminiamo
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II momento - MMEDITATIOEDITATIO
Canto d’esposizione
MARTIRIO DEL CUOREMARTIRIO DEL CUORE
Consumaci, Signore,
per il bene dei fratelli al fuoco lento
del "martirio del cuore". Prenditi tutto di noi, Signore, per il bene dei fratelli.
Te lo diamo con gioia, esultando. Perchè sappiamo
che tutto sfocerà in un estuario di beatitudine senza fine
e un esito di salvezza per il tuo gregge. Che se poi, oltre al cuore, vuoi prenderti la nostra vita,
di fatto, noi te la doniamo gratis. Senza le lusinghe dell' eroismo.
Con l'umile atteggiamento della restituzione.
Felice che possa servire a qualcuno. Amen. Tonino Bello
Adorazione personale
di mons. Oscar Romero
“La speranza che predichiamo ai poveri è quella di ritrovare dignità, affinché essi stessi siano artefici del loro destino. In una parola, la Chiesa non solo si è rivolta al povero ma fa di esso il destinatario privilegiato della sua missione (…) E’ co-
munque importante vedere perché è stata perseguitata. Non è stato perseguitato qualsiasi sacerdote, né è stata attaccata qualsiasi istituzione. Si è perseguitata e
attaccata quella parte di Chiesa che si è posta al fianco del povero e che si è alzata a sua difesa. E di nuovo troviamo qui la chiave per capire la persecuzione della Chiesa: i poveri. La vera persecuzione si è indirizzata verso il povero, che è oggi il corpo di Cristo nella storia. Sono i poveri il popolo crocifisso come Gesù.
Sono i poveri quelli che completano nel loro corpo quello che manca alla passio-
pressione è di essere qui da sempre. Credo sia il frutto della Grazia, che fa sentire
la fraternità in Cristo come una realtà viva, capace di trasformare il tempo in una
dimensione di eternità.
Condividendo ogni giorno gioie e difficoltà si fa presto ad accorgersi dei bisogni
urgenti dei fratelli: così sono nate tante piccole iniziative per venire incontro, alme-
no in parte, alle numerose necessità.
Dopo l'incidente accaduto a Kwang, una bimba di quattro anni precipitata insieme
con la madre lungo uno dei ripidi sentieri di montagna che portano alle risaie, non
potevamo più permettere che i genitori fossero costretti a portare i bambini al lavo-
ro nei campi: un viaggio quotidiano che spesso è lungo diversi chilometri. Da qui è
nata l'urgenza di formare tre maestre, perché potessero prendersi cura dei bambini
in età pre-scolare, una trentina in tutto.
L'altra urgente necessità a cui abbiamo cercato di fare fronte è quella di formare
una cooperativa che potesse assicurare un'alimentazione di base per gli abitanti
dei due villaggi. Abbiamo adattato una piccola struttura, che prima era in bambù,
per depositarvi sia i viveri che arrivano dalla Provvidenza, sia quanto riusciamo a
portare dalla città.
La necessità più urgente di questo periodo dell'anno è il riso: le scorte della raccol-
ta precedente ormai sono esaurite in quasi tutte le famiglie e occorre garantire a
chiunque la possibilità di sfamarsi. (…) La vita missionaria riserva sempre il gusto
dell'avventura: quel che occorre, qui come ovunque, è conservare sempre la piena
fiducia nelle risorse di Dio Padre e un grande spirito di servizio ai fratelli, nella cari-
tà. Come capita spesso parlando di missione si pone sempre l'accento sulle opere,
ma mi piace ricordare che il clima spirituale della nostra comunità cristiana sia a
Man Khao che a Na Sa Ung è davvero molto vivace, con la baraonda allegra dei
bambini, l'entusiasmo costruttivo dei giovani e la solida partecipazione alla vita co-
munitaria degli adulti”.
(Lettera di p. Paolo Miceli tratta da Cristo si è fermato a Man Khao, a cura di Chiara Pellicci, in Po-
poli e Missione, settembre-ottobre 2009, pp. 51-53).
III momento - OORATIORATIO ETET CCONTEMPLATIOONTEMPLATIO
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Risonanze e preghiere spontanee
AL BANCHETTO SANTO DEL REGNO AL BANCHETTO SANTO DEL REGNO (da recitare insieme)(da recitare insieme)
Ti benediciamo, Signore Spirito Santo,
tu desiderio nel cuore della Chiesa,
tu esaurimento della nostra preghiera!
Ti rendiamo grazie perché,
santificando i doni che noi ti offriamo,
rendi presenti per noi il Cristo
e fai di noi il suo corpo vivente nella storia.
Sii tu l’agente primo dell’evangelizzazione del Regno, nelle opere e nei giorni
della nostra vita. Arricchiscici dei tuoi doni,
perché possiamo metterli a servizio della comunità dei fratelli
per la crescita di tutta la famiglia umana.
Aiutaci a portare con amore la croce, fino al giorno in cui
spunti l’alba della gloria promessa e attesa. In te, per Cristo Signore nostro,
andremo al Padre; e il banchetto santo di questo giorno presente sarà per noi il pegno vivo e gustoso del banchetto
in cui mangeremo il pane cotto del regno.
Amen! Alleluia! Bruno Forte
Canto eucaristico (Tantum ergo)
Orazione e Benedizione eucaristica
Canto finale
Introduzione del celebrante
L’Eucarestia è frutto e segno del Martirio del Signore per noi. Metafora che richiama e allude al Pane del Martirio è
quella delle BRICIOLE. Come le briciole sono frammenti di pane spezzato, così i martiri dicono con la loro vita, lo
spezzarsi di Cristo per noi.
Canto allo Spirito
I momento - LLECTIOECTIO
Dalla seconda lettera ai Corinzi (2Cor 1,3-7) 3Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre
misericordioso e Dio di ogni consolazione! 4Egli ci consola in ogni
nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli
che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con
cui noi stessi siamo consolati da Dio. 5Poiché, come abbondano le
sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda an-
che la nostra consolazione. 6Quando siamo tribolati, è per la vo-
stra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la
vostra consolazione, la quale vi dà forza nel sopportare le medesi-
me sofferenze che anche noi sopportiamo. 7La nostra speranza nei
vostri riguardi è salda: sappiamo che, come siete partecipi delle
sofferenze, così lo siete anche della consolazione.
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Dona a noi, o Signore, un cuore forte,
che ti ami con sincerità, con ardore, con sacrificio, che ti sia in ogni ora fedele,
che ogni ostacolo converta in stimolo a maggiormente amarti, ogni caduta in compunzione, ogni dolore in offerta,
ogni azione in amore, ogni grazia in gaudio.
Dona a noi, o Signore, un cuore dolce e grande, come quello di Maria, tua Madre,
come quello dei tuoi Santi; un cuore amoroso,
che dalla tua carità tragga sorgenti di carità per il prossimo, e dalla pietà e dal servizio per il prossimo,
servizio e pietà per te, o Dio Padre, o Dio Figlio, o Dio Spirito Santo. Amen Paolo VI
Canto eucaristico (Tantum ergo)
Orazione e Benedizione eucaristica
Canto finale
Introduzione del celebrante
Il Pane dell’Eucarestia trova nel Perdono una vitale condizione. Metafora che richiama e allude al Pane
del Perdono è quella della MACINA: come il Pane è fatto dalla farina dei chicchi di grano frantumati,
così il perdono frantuma gli ostacoli alla riconcilia-zione con Dio e con i fratelli.
Canto allo Spirito
I momento - LLECTIOECTIO
Dalla lettera di san Paolo ai Romani (Gv 5,6-11)
Infatti, mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo
tempo, è morto per gli empi. 7 Difficilmente uno morirebbe per
un giusto; ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il
coraggio di morire; 8 Dio invece mostra la grandezza del proprio
amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori,
Cristo è morto per noi. 9 Tanto più dunque, essendo ora giustifi-
cati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall'ira.
10 Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con
Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo ri-
conciliati, saremo salvati mediante la sua vita. 11 Non solo, ma ci
gloriamo anche in Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo,
mediante il quale abbiamo ora ottenuto la riconciliazione.
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II momento - MMEDITATIOEDITATIO
Canto d’esposizione
TU SOLO SIGNORE HAI PIETA’TU SOLO SIGNORE HAI PIETA’
Tu solo, Signore, Gesù, hai pietà del mio soffrire.
Mi vieni vicino e mi sollevi il cuore, rubandomi il mio peccato.
E’ così folle questo tuo gesto che hai dovuto lasciarti crocifiggere perché ci credessi
e ti spalancassi fiduciosamente la porta della mia miseria.
Signore, non son degno che tu entri,
ma io ti apro lo stesso. Ti apro la porta più larga della mia anima.
Ma tu l’hai già scardinata con la tua croce. Amen. Primo Mazzolari
Adorazione personale
di don Tonino Bello
“Fra pochi giorni, il 12 ottobre, si celebrerà la scoperta dell’America…Noi creden-
ti vi abbiamo portato molte cose: la nostra cultura, il nostro latino, il nostro diritto
canonico, la nostra liturgia, i nostri santi, ma non abbiamo ritenuto gli Amerindi,
gli abitanti di quei luoghi, capaci di darci qualcosa.
Che cosa potevano darci, se noi siamo andati lì soltanto per portare. Ed è questo
il vertice dell’evangelizzazione? L’evangelizzazione, la sua bisaccia la deve riem-
pire andando sulle bancarelle del mondo a prendere tutti i valori che trova espo-
sti, un po’ come ha fatto san Paolo (…) una bisaccia da riempire. Come quella
dei mendicanti. Non da svuotare. Dobbiamo riconoscere che spesso nella storia
abbiamo disatteso questo stile. (…) Abbiamo giudicato i “barbari” costituzional-
mente incapaci di poterci offrire qualcosa che noi non avessimo già. (…) Ci sia-
mo illusi che per essere missionari fosse sufficiente esportare battesimi, teologia
e civiltà. E mentre i conquistatori, le cui spade non abbiamo avuto sufficiente
coraggio di maledire, mettevano nella bisaccia oro e ricchezze (queste sì), noi
come Chiesa non abbiamo saputo mettere nella bisaccia neppure un frustolo
d’anima degli Amerindi, dopo averne data tanta della nostra. (…) Anche oggi
corriamo il rischio che, nei confronti dei diversi da noi, la bisaccia la sappiamo
aprire solo per dare, mai per ricevere. Sul piano materiale e spirituale”.
(Don Tonino Bello, Missione Anche tu!, ed. Messaggero, Padova 2006)
III momento - OORATIORATIO ETET CCONTEMPLATIOONTEMPLATIO
Risonanze e preghiere spontanee
DONA A NOI SIGNORE UN CUORE NUOVO DONA A NOI SIGNORE UN CUORE NUOVO (da recitare insieme)(da recitare insieme)
Dona a noi, o Signore, un cuore nuovo, che sappia solo te ascoltare,
solo te comprendere, solo te desiderare. Dona a noi, o Signore, un cuore puro, che dal pentimento
e dalla mortificazione sia mondato; che del male tanto conosca
quanto basta per fuggirlo, che in ogni cosa scopra raggi della tua sapienza e della tua bellezza.