NUS News Flash: In cerca di una direzione

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By: NUS Consulting Group Via Melchiorre Gioia n° 168 20125 Milano Questo report è stato prodotto da NUS Consulting Group e ha scopo solamente informativo. Le previsioni economiche e di mercato e dei prezzi contenute nel documento sono basate su nostre valutazioni alla data del presente documento e sono soggette a cambiamenti senza preavviso. Nessuna parte di questo documento può essere copiata, fotocopiata o duplicata in nessun modo e per nessuno scopo o distribuita a nessuna persona diversa dagli impiegati, direttore o destinatari autorizzati senza un consenso scritto da parte di Nus Consulting Group. ©Copyright 2015, NUS Consulting Group, Tutti i diritti Riservati News Flash In cerca di una direzione 11 marzo 2015

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NUS Consulting Group

Via Melchiorre Gioia n° 168

20125 Milano

Questo report è stato prodotto da NUS Consulting Group e ha scopo solamente informativo. Le previsioni economiche e di mercato e dei

prezzi contenute nel documento sono basate su nostre valutazioni alla data del presente documento e sono soggette a cambiamen ti senza

preavviso. Nessuna parte di questo documento può essere copiata, fotocopiata o duplicata in nessun modo e per nessuno scopo o distribuita a

nessuna persona diversa dagli impiegati, direttore o destinatari autorizzati senza un consenso scritto da parte di Nus Consulting Group.

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News Flash In cerca di una direzione

11 marzo 2015

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Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un intervallo di quotazioni molto ristretto con il Brent e il WTI

rispettivamente intorno ai $60 e $50 al barile. Sembra che i mercati si suddividano in due gruppi: chi

crede che nel breve periodo i prezzi aumenteranno contro e chi sostiene in un crollo degli stessi. In

questa News Flash abbiamo ritenuto opportuno esporVi le argomentazioni di entrambe le parti.

Coloro che prevedono un aumento dei prezzi nei prossimi mesi si stanno concentrando sul calo della

produzione petrolifera (e non sull’incremento della domanda). Il cuore della loro argomentazione è

l’analisi di come l’incremento delle tensioni in Medio Oriente porterà inevitabilmente ad un blocco della

produzione. A supporto del loro ragionamento citano gli eventi in Libia e Iraq. Nelle ultime settimane la

Libia è degenerata verso una guerra civile in piena regola fra i Governi rivali (Tobruk e Tripoli) e

l’intensificarsi degli scontri ha interrotto ad intermittenza l’immissione di petrolio sui mercati. In Iraq,

l’esercito con il supporto dell’Iran ha lanciato un’offensiva contro ISIL per riprendere il controllo sulla città

di Tikrit. Al momento lo scontro per il controllo di questa città simbolicamente molto importante (è la

città natia di Saddam Hussein) è in pieno svolgimento e ISIL, nel tentativo di mantenere il controllo della

stessa, è ricorsa alla distruzione delle infrastrutture petrolifere locali.

In aggiunta alle argomentazioni legate all’incremento del rischio geopolitico, chi prevede un aumento

dei prezzi crede anche che la presenza prolungata di prezzi al ribasso ostacolerà gli investimenti in nuovi

progetti e, di conseguenza, limiterà l’offerta petrolifera futura. Mesi di prezzi sottotono stanno avendo

un impatto significativo sull’industria shale statunitense e sui progetti canadesi per le sabbie bituminose.

Per quanto riguarda i primi, la conta dei siti shale USA è in diminuzione da 13 settimane consecutive, da

986 all’inizio di ottobre 2014 fino a 684 alla fine del mese di febbraio 2015, un calo di circa il 40%.

Sebbene la produzione USA abbia continuato ad aumentare è chiaro che lo slancio è in rallentamento e

alla fine, si prevede nei prossimi mesi, una stabilizzazione/riduzione della produzione. Per quanto

riguarda i secondi, le sabbie bituminose canadesi hanno già rallentato sostanzialmente il loro ritmo

produttivo. A differenza dei pozzi shale americani (che una volta scavati continuano a produrre senza

ulteriori costi rilevanti) ciascun barile prodotto da queste sabbie richiede un investimento notevole.

Per chi invece prevede un ulteriore declino dei prezzi nei mesi a venire, le argomentazioni si basano sul

fatto che il mercato si trova nel mezzo di un surplus produttivo in continuo aumento a causa della

produzione costante/in crescita e della domanda in diminuzione. Queste tesi sono sostenute dalla

decisione dell’OPEC, alla fine dello scorso anno, di continuare a rifornire i mercati ai medesimi livelli,

nonostante l’aumento produttivo da parte dei siti shale statunitensi e la crescita economica anemica a

livello globale. Inoltre questo punto di vista è suffragato dall’incremento delle scorte globali al livello più

elevato degli ultimi 80 anni. Nelle ultime settimane infatti le stesse hanno toccato il livello record di 444.4

milioni di barili. Questo dato esclude le Scorte Petrolifere Strategiche (SPR) USA che rappresentano altri

691 milioni di barili. Negli ultimi mesi, molte Società di trading e le banche sono dovute ricorrere a

stipare il petrolio nelle petroliere per far riprendere i prezzi. Con l’offerta in crescita e la domanda stabile,

nella migliore delle ipotesi, aumenta la paura che non ci sia più spazio per le scorte.

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Come sostenuto da molti ci sono dei meriti in entrambe le posizioni e non esistono risposte facili a

riguardo. Un elemento che entrambe le parti tendono ad ignorare è che gli eventi descritti sinora non

sono indipendenti ma correlati fra loro e si alimentano gli uni con gli altri. A nostro avviso i prezzi

continueranno a muoversi attorno ai livelli attuali finché non si verificherà un evento decisivo che

sbloccherà la situazione attuale di stallo dei mercati. La domanda quindi diventa: quale sarebbe questo

evento decisivo? Sebbene sul futuro non vi siano certezze, noi crediamo che potrebbe essere decisivo

uno dei seguenti avvenimenti:

una sostanziale interruzione della produzione petrolifera dei Paesi Medio Orientali,

un cambio delle politiche dell’OPEC (per esempio un accordo che limiti la produzione con i Paesi

non-OPEC, in particolare la Russia)

un evento che colpisca negativamente la marcia prolungata ed ininterrotta dei mercati finanziari.

Come affermato in precedenza non è facile stabilire la probabilità che questi eventi si concretizzino. Noi

crediamo, tuttavia, che il fragile equilibrio attuale, così come quelli che lo hanno preceduto, non durerà a

lungo.

Riteniamo infatti che probabilmente i prezzi aumenteranno moderatamente da ora fino alla fine

dell’anno, a meno che in questo lasso di tempo non si verifichi una significativa inversione finanziaria.

Per ulteriori notizie in ambito energetico ed informazioni, resto a Vostra completa disposizione.

Con l’occasione porgo i miei migliori saluti.

Claudio Enriquez

Amministratore Delegato

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