NUOVI TEMI TRATTATI DAL FESTIVAL. SPONTINI: LETTERE ...

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7 settembre – il lied, in origine can- zone popolare tedesca d’argomento amoroso, nel 18° secolo si trasformò in forma d’arte grazie a grandi com- positori, quali Schubert, Schumann, Brahms, Wolff, Liszt, diffondendosi in tutta Europa con caratteristiche si- mili. Quando Spontini giunse in Fran- cia era diventato un genere musicale coltivato specialmente nei salotti parigini. Piacque molto al nostro com- positore per l’eleganza, la semplicità, la poesia dei testi, spesso di gran- di autori. Spontini conosceva bene il francese, più del tedesco e si tro- vò a suo agio nel comporre numerosi lieder. Da diverse raccolte sono state estratte quelle presentate per il con- certo ‘Note da Parigi’, ascoltato nella fantastica cornice della Galleria Pia- netti, dall’Amakheru Duo: Francesco Santoli, tenore, Simone Di Crescen- zo, pianoforte. Ad una impressione immediata ci si accorge come il ‘700 sia ormai completamente dimentica- to. Le ampie arcate sonore del canto richiamano arie d’opera o serenate. Il romanticismo è ormai entrato nella musica. Ha i colori delicati dell’alba, non ancora quelli accesi del mezzo- giorno. La voce si estende con natu- ralezza, senza forzature. L’imposta- zione richiesta dalla lingua francese, abilità a cui non molti cantanti lirici sanno adattarsi, non crea problemi alla voce dal timbro chiaro e squillan- te dell’interprete. Tra un brano e l’al- tro sono lette da Gabriele Marchesini alcune lettere tratte dall’epistolario familiare di Spontini. Sono le ultime inviate da Parigi e parlano soprattut- to delle disposizioni relative ai lasciti in beneficenza a Maiolati. Per questi soprattutto desiderava essere ricorda- to il compositore, consapevole, come scrive in altre lettere, della caducità degli onori. Grazie all’eccellente so- dalizio instaurato fra pianista e inter- prete è stato dunque riportato alla luce un repertorio che racconta quale fosse la fruizione musicale nei salotti nobili dell’800, dove dame in crinoli- na bisbigliavano sorridendo maliziose dietro ventagli di pizzo e signori in frac centellinavano sapientemente bicchierini di rosolio e di assenzio . 8 settembre – Perché invocare nel dolore o nella gioia soltanto la madre? Perché non considerare anche quanto sia importante il ruolo del padre nel rapporto fra genitori e figli? Lo ‘Sta- bat Mater’ di Pergolesi ha suggerito questa riflessione a Silvano Sbarba- ti, autore di un testo teatrale, ‘Sta- bat Mater, stabat Pater’, di ermetica sinteticità. Lo presenta nel Teatro Moriconi il gruppo Social Opera Team delle Comunità Terapeutica Algos – Oikos Onlus. Ai ragazzi sono affidate poche frasi concise, frammentarie, nemmeno molto comprensibili per la mancanza di microfoni. Esprimono il disagio di un difficile rapporto, di una comunicazione impossibile causata da voci discordanti che generano di- sorientamento. Nel labirinto il figlio si smarrirà, ma continuerà comunque a cercare d’istinto un padre. Lo rac- contano i ragazzi della comunità che l’hanno trovato in don Giuliano Fio- rentini, loro ‘padre putativo’. È lui che al termine aggiunge altre spiega- zioni alla breve performance. Appa- iono gioiosi i ragazzi dietro le quinte, certo soprattutto perché hanno capi- to quanto contino affetto, amicizia, solidarietà. David Uncini ha ristrut- turato per la sua tromba lo ‘Stabat’ di Pergolesi, che ha schematizzato e trasformato in un commento accorato, nostalgico come un soul. 9 settembre – La scuola musicale na- poletana non sarebbe nata o per lo meno non avrebbe avuto in Europa la stessa autorevolezza senza Alessandro Scarlatti, grande innovatore, genio fertilissimo. Nella sua numerosa fa- miglia due figli – il sesto, Domenico, e Pietro Filippo – furono anch’essi musicisti, come pure due fratelli di Alessandro, Francesco Antonio e Tom- maso, nonché Giuseppe, figlio di uno di questi. Fu una vera, solida dinastia che dominò il mondo musicale per ol- tre un secolo. Dallo sterminato reper- torio di Alessandro, Domenico e Pier Filippo Scarlatti sono state seleziona- te alcune composizioni per il concerto d’organo di Andrea Coen, ‘Di padre in figlio’, presentato nella chiesa di S. Stefano a Maiolati e adatte a mo- strare anche la diversità di carattere dei tre compositori. Ai ramificati ara- beschi della Toccata VIII di Alessandro Scarlatti descritti con prorompente fantasia del musicista si contrappone la pensosa razionalità di tre Sonate di Domenico; a queste l’estrosa ele- ganza del Capriccio di Pier Filippo. Bis fuori programma è l’Offertorio, di gu- sto più teatrale che sacro, del gesuita Domenico Zipoli. L’organo Callido ha esaltato lo splendore delle partiture e i pregi dell’interpretazione. 10 settembre Andrea Coen è di nuovo nel Teatro Comunale di Mon- tecarotto nel concerto per cembalo ‘Tastiera napoletana’. Da ascoltare, oltre a Pergolesi, Alessandro e Do- menico Scarlatti, altri compositori meno noti, alcuni dei quali antece- denti alla vera e propria ‘scuola na- poletana’: Antonio Valente che, pure cieco dalla nascita, divenne organista e compositore; Ascanio Mayone e Car- lo Gesualdo che fu amico del Tasso di cui musicò alcune liriche ed ebbe tor- mentate esperienze di vita; Gregorio Strozzi, già prossimo alle galanterie del rococò; Francesco Geminiani e Pietro Domenico Paradisi, londinese d’adozione. A loro molto deve la dif- fusione in Europa della nostra fiorente scuola musicale. Andrea Coen conosce bene il teatro di Montecarotto dove ha anche effettuato nel 2009 alcune incisioni. Difficile decidere se la sua abilità di interprete sia più eccellente come organista o come clavicemba- lista o come fortepianista. Ulteriore prova di bravura nel bis: la Sonata 132 di Domenico Scarlatti, questa volta spericolatissimo. 11 settembre – Attesa per l’evento ‘clou’ del Festival: la prima esecuzio- ne assoluta dell’aria ‘Cari figli, alme innocenti’ di Spontini, di recente ac- quistata, dietro segnalazione della musicologa Elisa Morelli, dal comu- ne di Maiolati Spontini. La partitura è esposta nel foyer. Non presenta, come quelle di Mozart, cancellature o ripensamenti. La scrittura, nitidis- sima, segnala la chiarezza e l’ordine mentale del compositore. Nella re- visione critica Federico Agostinelli ha supposto che si tratti di un’aria da eseguire nel contesto di un’ope- ra lirica, in sostituzione di un’altra o per valorizzare un ruolo. L’interpre- tazione, che attiene ad un’eleganza neoclassica, è del mezzosoprano An- tonella Colaianni. Si può a margine annotare che il testo non tiene conto di quanto racconta Omero, secondo il quale Andromaca ebbe soltanto un figlio, Astianatte, precipitato da Pir- ro dalle mura della città o, secondo altre fonti, salvato e destinato a fon- dare un’altra Troia. Ma tant’è: i poeti possono concedersi qualche licenza letteraria. Altro comunque riserva il concerto. La Sinfonia n° 6 di F.J. Haydn è da alcuni riguardata, certo non conformemente alle intenzioni dell’autore, come un ‘poema sinfoni- co ante litteram’ poiché descrive le ore del giorno scandite in ‘Mattino, Pomeriggio e Sera’. Nell’interpreta- zione dello stesso mezzosoprano è ascoltata poi l’aria ‘Solo un pianto con te versare’ dalla ‘Medea’ di Che- rubini. Il confronto con la Callas non ha affatto impensierito Antonella Co- laianni. Senza ombre la prestazione dei ‘Virtuosi Italiani’, sempre am- mirevoli per proprietà e correttezza stilistica. 12 settembre – Tra le novità del Fe- stival di quest’anno vi è una ridu- zione d’epoca per quartetto d’archi della Sinfonia della ‘Vestale’. Una rarità che spiega come il grande successo dell’opera richiedesse di questa trascrizioni adatte a far co- noscere il melodramma anche in am- bienti più ridotti di quelli dei grandi teatri. I Virtuosi Italiani hanno recu- perato la partitura per presentarla nel Teatro ‘P. Ferrari’ di S. Marcello. Ne hanno offerto una lettura di in- tenso afflato lirico, tanto applaudita da essere alla fine replicata. Ancora in programma la Sonata a quattro n° 1 di Rossini che la compose ‘per gioco’ a soli dodici anni, esaltata in questa occasione da un organico rad- doppiato. Incastonata nel concerto un’altra perla: il Quintetto per archi e clarinetto di C.M. Weber, primo esponente del romanticismo musica- le tedesco. Vita breve, ma intensa e una produzione priva di influenze italiane. Ebbe una predilezione per il clarinetto che valorizzò in diverse composizioni dedicate ad un virtuoso dello strumento, H.J. Baermann, per il quale scrisse anche questo quintet- to costellato di arditezze da brividi. Un esecutore d’eccezione: Giampie- ro Sobrino. Gli applausi l’hanno fer- mato solo il tempo di concedere un bis (ancora Weber), poi è scomparso. Chi l’ha visto? Non qualcuno del pub- blico, rimasto beatamente in teatro per ascoltare l’elegiaca Serenata op. 22 di A. Dvorăk che ha concluso in bellezza la serata. 13 settembre – Solenne celebrazione liturgica in duomo con l’esecuzione della Messa in do min. di Francesco Durante accostata ad altre compo- sizioni di W. F. Bach e di altri due musicisti appartenenti alla scuola napoletana, David Perez e Leonardo Leo. Musica composta nel tempo in cui la cattedrale fu edificata, per di più dove Pergolesi fu battezzato ed eseguita secondo la prassi di allora con coro, solisti ed orchestra col- locati dietro l’altare. È il magnifico Ghislieri Choir & Consort, diretto dal Giulio Prandi. Non si può chiede- re di più, di meglio, di più appropria- to ad un recupero filologico. Quanto visto e ascoltato ha dato prova che nessuna arte come la musica può avvicinare a Dio e rendere sublime la preghiera. Parole toccanti sono state pronunciate nella preghiera dei fedeli dallo stesso direttore artistico del Festival, Giovanni Oliva. Hanno ricordato Pergolesi, Spontini, France- sco Degrada, Valeria Moriconi, Virna Lisi, il segno che essi hanno lasciato nell’arte e nella cultura, la loro ine- stimabile eredità. Impossibile ancora chiudere il sipario sui numerosi eventi del Festival. Ne riparleremo. Fotoservizio Augusta Franco Cardinali Nella prima foto il duo Francesco Santoli, tenore, Simone Di Cre- scenzo, pianoforte; nella seconda il gruppo Social Opera Team; nella terza Andrea Coen al Teatro Comu- nale di Montecarotto; nella quarta la partitura di Spontini; nella quin- ta I Virtuosi Italiani al Teatro di San Marcello; nella sesta il Ghislieri Choir & Consort. NUOVI TEMI TRATTATI DAL FESTIVAL. SPONTINI: LETTERE, CANTATE CAMERISTICHE E UNA PARTITURA INEDITA. LA GRANDE SCUOLA NAPOLETANA Nelle sale da musica di un tempo, nei teatri, nelle chiese barocche FOTO BINCI FOTO BINCI cultura | 15 Voce della Vallesina | 27 settembre 2015

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7 settembre – il lied, in origine can-zone popolare tedesca d’argomento amoroso, nel 18° secolo si trasformò in forma d’arte grazie a grandi com-positori, quali Schubert, Schumann, Brahms, Wolff, Liszt, diffondendosi in tutta Europa con caratteristiche si-mili. Quando Spontini giunse in Fran-cia era diventato un genere musicale coltivato specialmente nei salotti parigini. Piacque molto al nostro com-positore per l’eleganza, la semplicità, la poesia dei testi, spesso di gran-di autori. Spontini conosceva bene il francese, più del tedesco e si tro-vò a suo agio nel comporre numerosi lieder. Da diverse raccolte sono state estratte quelle presentate per il con-certo ‘Note da Parigi’, ascoltato nella fantastica cornice della Galleria Pia-netti, dall’Amakheru Duo: Francesco Santoli, tenore, Simone Di Crescen-zo, pianoforte. Ad una impressione immediata ci si accorge come il ‘700 sia ormai completamente dimentica-to. Le ampie arcate sonore del canto richiamano arie d’opera o serenate. Il romanticismo è ormai entrato nella musica. Ha i colori delicati dell’alba, non ancora quelli accesi del mezzo-giorno. La voce si estende con natu-ralezza, senza forzature. L’imposta-zione richiesta dalla lingua francese, abilità a cui non molti cantanti lirici sanno adattarsi, non crea problemi alla voce dal timbro chiaro e squillan-te dell’interprete. Tra un brano e l’al-tro sono lette da Gabriele Marchesini alcune lettere tratte dall’epistolario familiare di Spontini. Sono le ultime inviate da Parigi e parlano soprattut-to delle disposizioni relative ai lasciti in beneficenza a Maiolati. Per questi soprattutto desiderava essere ricorda-to il compositore, consapevole, come scrive in altre lettere, della caducità degli onori. Grazie all’eccellente so-dalizio instaurato fra pianista e inter-prete è stato dunque riportato alla luce un repertorio che racconta quale fosse la fruizione musicale nei salotti nobili dell’800, dove dame in crinoli-na bisbigliavano sorridendo maliziose dietro ventagli di pizzo e signori in frac centellinavano sapientemente bicchierini di rosolio e di assenzio . 8 settembre – Perché invocare nel dolore o nella gioia soltanto la madre? Perché non considerare anche quanto sia importante il ruolo del padre nel rapporto fra genitori e figli? Lo ‘Sta-bat Mater’ di Pergolesi ha suggerito questa riflessione a Silvano Sbarba-ti, autore di un testo teatrale, ‘Sta-bat Mater, stabat Pater’, di ermetica sinteticità. Lo presenta nel Teatro Moriconi il gruppo Social Opera Team delle Comunità Terapeutica Algos – Oikos Onlus. Ai ragazzi sono affidate poche frasi concise, frammentarie, nemmeno molto comprensibili per la mancanza di microfoni. Esprimono il disagio di un difficile rapporto, di una comunicazione impossibile causata da voci discordanti che generano di-sorientamento. Nel labirinto il figlio si smarrirà, ma continuerà comunque a cercare d’istinto un padre. Lo rac-contano i ragazzi della comunità che l’hanno trovato in don Giuliano Fio-

rentini, loro ‘padre putativo’. È lui che al termine aggiunge altre spiega-zioni alla breve performance. Appa-iono gioiosi i ragazzi dietro le quinte, certo soprattutto perché hanno capi-to quanto contino affetto, amicizia, solidarietà. David Uncini ha ristrut-turato per la sua tromba lo ‘Stabat’ di Pergolesi, che ha schematizzato e trasformato in un commento accorato, nostalgico come un soul.9 settembre – La scuola musicale na-poletana non sarebbe nata o per lo meno non avrebbe avuto in Europa la stessa autorevolezza senza Alessandro Scarlatti, grande innovatore, genio fertilissimo. Nella sua numerosa fa-miglia due figli – il sesto, Domenico, e Pietro Filippo – furono anch’essi musicisti, come pure due fratelli di Alessandro, Francesco Antonio e Tom-maso, nonché Giuseppe, figlio di uno di questi. Fu una vera, solida dinastia che dominò il mondo musicale per ol-tre un secolo. Dallo sterminato reper-torio di Alessandro, Domenico e Pier Filippo Scarlatti sono state seleziona-te alcune composizioni per il concerto d’organo di Andrea Coen, ‘Di padre in figlio’, presentato nella chiesa di S. Stefano a Maiolati e adatte a mo-strare anche la diversità di carattere dei tre compositori. Ai ramificati ara-beschi della Toccata VIII di Alessandro Scarlatti descritti con prorompente fantasia del musicista si contrappone la pensosa razionalità di tre Sonate di Domenico; a queste l’estrosa ele-ganza del Capriccio di Pier Filippo. Bis fuori programma è l’Offertorio, di gu-sto più teatrale che sacro, del gesuita

Domenico Zipoli. L’organo Callido ha esaltato lo splendore delle partiture e i pregi dell’interpretazione. 10 settembre – Andrea Coen è di nuovo nel Teatro Comunale di Mon-tecarotto nel concerto per cembalo ‘Tastiera napoletana’. Da ascoltare, oltre a Pergolesi, Alessandro e Do-menico Scarlatti, altri compositori meno noti, alcuni dei quali antece-denti alla vera e propria ‘scuola na-poletana’: Antonio Valente che, pure cieco dalla nascita, divenne organista e compositore; Ascanio Mayone e Car-lo Gesualdo che fu amico del Tasso di cui musicò alcune liriche ed ebbe tor-mentate esperienze di vita; Gregorio Strozzi, già prossimo alle galanterie del rococò; Francesco Geminiani e Pietro Domenico Paradisi, londinese d’adozione. A loro molto deve la dif-fusione in Europa della nostra fiorente scuola musicale. Andrea Coen conosce bene il teatro di Montecarotto dove ha anche effettuato nel 2009 alcune incisioni. Difficile decidere se la sua abilità di interprete sia più eccellente come organista o come clavicemba-lista o come fortepianista. Ulteriore prova di bravura nel bis: la Sonata 132 di Domenico Scarlatti, questa volta spericolatissimo. 11 settembre – Attesa per l’evento ‘clou’ del Festival: la prima esecuzio-ne assoluta dell’aria ‘Cari figli, alme innocenti’ di Spontini, di recente ac-quistata, dietro segnalazione della musicologa Elisa Morelli, dal comu-ne di Maiolati Spontini. La partitura è esposta nel foyer. Non presenta, come quelle di Mozart, cancellature

o ripensamenti. La scrittura, nitidis-sima, segnala la chiarezza e l’ordine mentale del compositore. Nella re-visione critica Federico Agostinelli ha supposto che si tratti di un’aria da eseguire nel contesto di un’ope-ra lirica, in sostituzione di un’altra o per valorizzare un ruolo. L’interpre-tazione, che attiene ad un’eleganza neoclassica, è del mezzosoprano An-tonella Colaianni. Si può a margine annotare che il testo non tiene conto di quanto racconta Omero, secondo il quale Andromaca ebbe soltanto un figlio, Astianatte, precipitato da Pir-ro dalle mura della città o, secondo altre fonti, salvato e destinato a fon-dare un’altra Troia. Ma tant’è: i poeti possono concedersi qualche licenza letteraria. Altro comunque riserva il concerto. La Sinfonia n° 6 di F.J. Haydn è da alcuni riguardata, certo non conformemente alle intenzioni dell’autore, come un ‘poema sinfoni-co ante litteram’ poiché descrive le ore del giorno scandite in ‘Mattino, Pomeriggio e Sera’. Nell’interpreta-zione dello stesso mezzosoprano è ascoltata poi l’aria ‘Solo un pianto con te versare’ dalla ‘Medea’ di Che-rubini. Il confronto con la Callas non ha affatto impensierito Antonella Co-laianni. Senza ombre la prestazione dei ‘Virtuosi Italiani’, sempre am-mirevoli per proprietà e correttezza stilistica. 12 settembre – Tra le novità del Fe-stival di quest’anno vi è una ridu-zione d’epoca per quartetto d’archi della Sinfonia della ‘Vestale’. Una rarità che spiega come il grande

successo dell’opera richiedesse di questa trascrizioni adatte a far co-noscere il melodramma anche in am-bienti più ridotti di quelli dei grandi teatri. I Virtuosi Italiani hanno recu-perato la partitura per presentarla nel Teatro ‘P. Ferrari’ di S. Marcello. Ne hanno offerto una lettura di in-tenso afflato lirico, tanto applaudita da essere alla fine replicata. Ancora in programma la Sonata a quattro n° 1 di Rossini che la compose ‘per gioco’ a soli dodici anni, esaltata in questa occasione da un organico rad-doppiato. Incastonata nel concerto un’altra perla: il Quintetto per archi e clarinetto di C.M. Weber, primo esponente del romanticismo musica-le tedesco. Vita breve, ma intensa e una produzione priva di influenze italiane. Ebbe una predilezione per il clarinetto che valorizzò in diverse composizioni dedicate ad un virtuoso dello strumento, H.J. Baermann, per il quale scrisse anche questo quintet-to costellato di arditezze da brividi. Un esecutore d’eccezione: Giampie-ro Sobrino. Gli applausi l’hanno fer-mato solo il tempo di concedere un bis (ancora Weber), poi è scomparso. Chi l’ha visto? Non qualcuno del pub-blico, rimasto beatamente in teatro per ascoltare l’elegiaca Serenata op. 22 di A. Dvorăk che ha concluso in bellezza la serata. 13 settembre – Solenne celebrazione liturgica in duomo con l’esecuzione della Messa in do min. di Francesco Durante accostata ad altre compo-sizioni di W. F. Bach e di altri due musicisti appartenenti alla scuola napoletana, David Perez e Leonardo Leo. Musica composta nel tempo in cui la cattedrale fu edificata, per di più dove Pergolesi fu battezzato ed eseguita secondo la prassi di allora con coro, solisti ed orchestra col-locati dietro l’altare. È il magnifico Ghislieri Choir & Consort, diretto dal M° Giulio Prandi. Non si può chiede-re di più, di meglio, di più appropria-to ad un recupero filologico. Quanto visto e ascoltato ha dato prova che nessuna arte come la musica può avvicinare a Dio e rendere sublime la preghiera. Parole toccanti sono state pronunciate nella preghiera dei fedeli dallo stesso direttore artistico del Festival, Giovanni Oliva. Hanno ricordato Pergolesi, Spontini, France-sco Degrada, Valeria Moriconi, Virna Lisi, il segno che essi hanno lasciato nell’arte e nella cultura, la loro ine-stimabile eredità. Impossibile ancora chiudere il sipario sui numerosi eventi del Festival. Ne riparleremo.

FotoservizioAugusta Franco Cardinali

Nella prima foto il duo Francesco Santoli, tenore, Simone Di Cre-scenzo, pianoforte; nella seconda il gruppo Social Opera Team; nella terza Andrea Coen al Teatro Comu-nale di Montecarotto; nella quarta la partitura di Spontini; nella quin-ta I Virtuosi Italiani al Teatro di San Marcello; nella sesta il Ghislieri Choir & Consort.

NUOVI TEMI TRATTATI DAL FESTIVAL. SPONTINI: LETTERE, CANTATE CAMERISTICHE E UNA PARTITURA INEDITA. LA GRANDE SCUOLA NAPOLETANA

Nelle sale da musica di un tempo, nei teatri, nelle chiese barocche

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