Nuova serie- Anno XXXIX -N. 10 - 12 marzo 2015 viva l’8 Marzo! … · 2015-03-05 · e a sostegno...

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXIX - N. 10 - 12 marzo 2015 Stalin su Stalin 5 MARZO 1953 – 2015. 62° ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA DEL GRANDE MAESTRO DEL PROLETARIATO INTERNAZIONALE PAG. 9 NOI ABBIAMO IL DOVERE DI APPOGGIARE I MOVIMENTI ANTIMPERIALISTI ANCHE SE ALLA LORO TESTA CI FOSSERO DEGLI ANTI MARXISTI-LENINISTI di Giovanni Scuderi PAG. 2 Viva l’8 Marzo! PROLETARIE, IMPUGNATE LA BANDIERA DELL’EMANCIPAZIONE FEMMINILE, DELL’ANTIMPERIALISMO E DEL SOCIALISMO Firenze, 8 Marzo 1984. La compagna Monica Martenghi, Re- sponsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI, interviene all’affollata iniziativa organizzata dal Comitato donne dell’Isolotto per presentare i risultati di un’in- chiesta nel quartiere e le rivendicazioni che ne erano scaturite. Alle sue spalle un pannello che spiega le origini della Giornata internazionale delle donne (foto Il Bolscevico) di Monica Martenghi Con la responsabilità civile dei magistrati RENZI PUNISCE I GIUDICI COME VOLEVA LA P2 Mattarella mette in riga i magistrati L’ANM: “UNA SENTENZA CONTRO L’INDIPENDENZA DEI MAGISTRATI” MANIFESTAZIONE SINDACALE NAZIONALE USB 10mila a Milano contro Jobs Act, precarietà, razzismo e Expo Nel combattivo corteo presenti lavoratori, tra cui molti precari, disoccupati, migranti, movimenti sociali, senza casa. Una sindacalista dell’USB elogia il compagno ottantunenne Lorenzo Santoro che teneva alta la bandiera del Partito MOLTI MANIFESTANTI APPROVANO I CARTELLI DEL PMLI GRAVE INIZIATIVA CHE IMPANTANA I LAVORATORI NEL CAPITALISMO Landini coinvolge la Fiom nella “coalizione sociale” riformista Il leader dei metalmeccanici di sinistra attacca Renzi ma non chiede di cacciarlo via IL SOCIALISMO È L’UNICA PROPOSTA VALIDA PER I LAVORATORI A Roma sotto il controllo opprimente e provocatorio delle “forze dell’ordine” GRANDE CORTEO POPOLARE CONTRO LA LEGA RAZZISTA E FASCISTA 50mila tra movimenti, centri sociali, Anpi, sindacati, lavoratori, disoccupati, migranti, studenti. Tre giorni di contestazioni. Le donne in prima fila. Alla vigilia della manifestazione Alfano manda la polizia a caricare i manifestanti a Piazza del Popolo: due feriti e quattro fermi NÉ RENZI NÉ SALVINI INIZIATIVE DEL PMLI ANTIGOVERNATIVE E A SOSTEGNO DEI LAVORATORI Banchini a Modena e a Borgo S. Lorenzo. Volantinaggio a Catania In Italia 10 milioni di poveri Due milioni e mezzo di giovani non studiano e non lavorano 200 milioni di soldi pubblici ai gestori privati AEROPORTI TOSCANI, IL “CERCHIO MAGICO” DI RENZI REGISTA DELLA FUSIONE TRA PISA E FIRENZE Il fedelissimo del premier Carrai alla guida della nuova società. Il Comune di Pisa si piega a governo e regione CONTRARIETÀ DEI COMITATI DELLA PIANA E DELL’UNIVERSITA’ DI FIRENZE Documento dell’Organizzazione di Caltagirone (Catania) del PMLI Lottiamo uniti contro l’amministrazione di “centro- destra” del sindaco Bonanno e le istituzioni borghesi! IL PD METTE IN SOFFITTA L’“INCANDIDABILITÀ” IL PLURINQUISITO DE LUCA VINCE LE PRIMARIE PD Il boss di Salerno: “Sono l’azionista di riferimento di Renzi” IL VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA: “FORTI RISCHI DI INFILTRAZIONI NELLE VOTAZIONI” Opporsi con la forza al progetto antipopolare No alla costruzione della centrale a biomasse nel comune di Forlimpopoli Il comune si oppone a parole, la provincia di Forlì-Cesena prende tempo e la regione se ne lava le mani PAG. 8 PAG. 12 PAG. 4 PAG. 5 PAG. 6 PAG. 11 PAG. 8 PAG. 13 PAG. 12 PAG. 12 PAGG. 8 e 10

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXIX - N. 10 - 12 marzo 2015

Stalinsu Stalin

5 Marzo 1953 – 2015. 62° anniversario della scoMparsa del grande Maestro

del proletariato internazionale

pag. 9

Noi abbiamo il dovere di appoggiare i movimeNti aNtimperialisti aNche se

alla loro testa ci fossero degli aNti marxisti-leNiNisti

di giovanni scuderi

pag. 2

viva l’8 Marzo!Proletarie, imPugnate la bandiera dell’emanciPazione femminile, dell’antimPerialismo e del socialismo Firenze, 8 Marzo 1984. La compagna Monica Martenghi, Re-

sponsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI, interviene all’affollata iniziativa organizzata dal Comitato donne dell’Isolotto per presentare i risultati di un’in-chiesta nel quartiere e le rivendicazioni che ne erano scaturite. Alle sue spalle un pannello che spiega le origini della Giornata internazionale delle donne (foto Il Bolscevico)

di Monica Martenghi

con la responsabilità civile dei magistrati

reNzi puNisce i giudici come voleva la p2

Mattarella mette in riga i magistratiL’ANM: “UNA seNteNzA CoNtRo

L’INdIPeNdeNzA deI MAGIstRAtI”

Manifestazione sindacale nazionale UsB

10mila a Milano contro Jobs act, precarietà,

razzismo e expoNel combattivo corteo presenti lavoratori, tra cui molti precari, disoccupati, migranti, movimenti sociali, senza casa. Una sindacalista dell’UsB elogia il

compagno ottantunenne Lorenzo santoro che teneva alta la bandiera del PartitoMoLtI MANIFestANtI APPRovANo I CARteLLI deL PMLI

grave iniziativa che iMpantana i lavoratori nel capitalisMo

landini coinvolge la fiom nella “coalizione

sociale” riformista Il leader dei metalmeccanici di sinistra attacca

Renzi ma non chiede di cacciarlo via IL soCIALIsMo è L’UNICA PRoPostA

vALIdA PeR I LAvoRAtoRI

a roma sotto il controllo opprimente e provocatorio delle “forze dell’ordine”

grande corteo popolare contro la lega razzista e fascista

50mila tra movimenti, centri sociali, Anpi, sindacati, lavoratori, disoccupati, migranti, studenti. tre giorni di contestazioni. Le donne in prima fila. Alla vigilia della

manifestazione Alfano manda la polizia a caricare i manifestanti a Piazza del Popolo: due feriti e quattro fermi

Né ReNzI Né sALvINI

iniziative del pMli antigovernative e a sostegno dei lavoratori

Banchini a Modena e a Borgo s. lorenzo.

volantinaggio a catania

in italia 10 milioni di poveri due milioni e mezzo di giovani non studiano e non lavorano200 milioni di soldi pubblici ai gestori privati

aeroporti toscani, il “cerchio Magico”

di renzi regista della fUsione tra pisa e firenzeIl fedelissimo del premier Carrai alla guida

della nuova società. Il Comune di Pisa si piega a governo e regione

CoNtRARIetà deI CoMItAtI deLLA PIANA e deLL’UNIveRsItA’ dI FIReNze

Documento dell’Organizzazione di Caltagirone (Catania) del PMLI

lottiamo uniti contro

l’amministrazione di “centro-destra” del

sindaco Bonanno e le istituzioni

borghesi!

il pd Mette in soffitta l’“incandidaBilità”

il plUrinqUisito de lUca vince le priMarie pd

Il boss di salerno: “sono l’azionista di riferimento di Renzi”IL vICePResIdeNte deLLA CoMMIssIoNe ANtIMAFIA: “FoRtI RIsChI dI INFILtRAzIoNI NeLLe votAzIoNI”

Opporsi con la forza al progetto antipopolare

no alla costruzione della centrale a biomasse nel comune di forlimpopoli

Il comune si oppone a parole, la provincia di Forlì-Cesena prende tempo e la regione se ne lava le mani

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2 il bolscevico / 8 Marzo N. 10 - 12 marzo 2015

Viva l’8 Marzo!

Proletarie, imPugnate la bandiera dell’emanciPazione femminile,

dell’antimPerialismo e del socialismoIn occasione della celebrazione

della storica e fondamentale gior-nata internazionale delle donne, l’8 Marzo, il PMLI rivolge un accora-to appello a tutte le proletarie, spe-cie a quelle più avanzate, coscienti e informate, a fermarsi a riflettere sull’importanza e l’urgenza di im-pugnare con forza, entusiasmo e fi-ducia la bandiera dell’emancipazio-ne femminile, dell’antimperialismo e del socialismo.

Il primo passo è formarsi una coscienza politica e di classe del-la realtà nazionale e internazionale in cui viviamo, una coscienza indi-pendente e libera dalla propaganda governativa e borghese dominante.

Renzi reincarna Mussolini e Berlusconi

È ormai passato un anno da quando Renzi si è insediato a Palaz-zo Chigi e, al di là delle sue pom-pose parole, i fatti hanno dimostrato ampiamente che egli non è l’uomo del “cambiamento” ma la reincar-nazione moderna e tecnologica di Mussolini e Berlusconi; che le sue controriforme elettorali, istituzio-nali e costituzionali, concordate con il delinquente di Arcore, sono golpiste, antidemocratiche e pidui-ste; che la liberalizzazione dei con-tratti a termine e dell’apprendista-to, le “riforme” della legislazione sul lavoro (il famigerato Job acts), della pubblica amministrazione, della scuola, la legge di stabilità e lo “Sblocca-Italia”, il “patto per la salute”, le liberalizzazioni e le pri-vatizzazioni, l’emarginazione dei sindacati sono un crimine contro le lavoratrici e i lavoratori, i giovani, i pensionati e tutto il nostro popo-lo; senza contare il coinvolgimento dell’Italia nella guerra in Iraq e nei conflitti in Ucraina e in Libia e la sua smania, condivisa anche dal ne-opresidente della Repubblica, Ser-gio Mattarella, di “dare un posto al sole” all’Italia nel Mediterraneo e nel mondo. Ne è un segnale preoc-cupante l’esercitazione della Mari-na italiana davanti le coste libiche.

Con tutto ciò oltre a colpire du-ramente le condizioni di vita e di lavoro delle masse, l’ambiente e il territorio, a mettere a serio rischio l’incolumità del nostro popolo, il governo del Berlusconi democri-stiano Renzi ha distrutto lo Stato di diritto borghese, il diritto borghese del lavoro e i residui della Costi-tuzione borghese e antifascista del ’48. Proprio ciò che si proponeva la P2 di Gelli, Craxi e Berlusconi nel “piano di rinascita democratica” e nello “Schema R”.

Le donne prime vittime della politica

del governoA farne le spese maggiori sono

le masse femminili. La disoccupa-zione femminile tocca ormai la ci-fra record del 14,5%. Senza con-tare le donne che ormai il lavoro non lo cercano nemmeno più pur avendone un disperato bisogno. Il 48,2% delle ragazze fra i 15 e i 24 anni sono disoccupate. Il 61,6% nel Mezzogiorno. Milioni di donne lan-guono nella precarietà più assoluta, e si riaffacciano prepotentemente forme di vero e proprio schiavismo

come il caporalato nelle campagne, che non colpisce solo le donne mi-granti ma anche le italiane.

Gli stipendi delle lavoratrici sono ancora decisamente inferiori a quelli maschili. Le pensionate ri-scuotono in media il 30% in meno dei loro colleghi uomini. Più del 50% delle pensionate vive con una pensione inferiore ai 1.000 euro. Le statistiche ufficiali ci dicono che la povertà assoluta, che riguarda or-mai almeno una famiglia su quattro, colpisce soprattutto le donne. Si ag-giunga poi l’aumento dell’età pen-sionabile, i drastici tagli alla sanità pubblica e ai servizi pubblici in ge-nerale che comportano un maggiore carico sulle donne del lavoro dome-stico e familiare e si avrà un quadro di vero e proprio arretramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse femminili, una loro verticale perdita di indipendenza economica, familiare e maritale.

Una condizione economica e sociale che alimenta da sempre la cultura patriarcale, antifemminile, familista e oscurantista. La stessa cultura che sta alla base del fem-minicidio e della catena di inaudi-te violenze fisiche, morali e sessua-li sulle donne, specie in famiglia, a cui stiamo assistendo. In questo quadro non ci stupisce che siano tornate d’attualità le proposte per ri-aprire in varie forme le “case chiu-se”, come i “quartieri a luci rosse”, una vera e propria legalizzazione della prostituzione, ossia un sotteso assenso alla schiavitù delle donne e alla mercificazione del loro corpo.

Lottare contro l’imperialismo

Nel mondo domina l’imperia-lismo. La legge della ricerca del massimo profitto, in patria come all’estero, spinge inesorabilmente l’imperialismo al dominio econo-mico mondiale e quindi alla guer-ra imperialista. L’imperialismo, in spregio al diritto internazionale, spadroneggia e minaccia di interve-nire a destra e a manca arrogando-si il diritto di gendarme del mondo, con o senza la “foglia di fico” del mandato ONU. Le sue guerre non portano mai né libertà, né giustizia, né pace. Come dimostrano le guer-re di aggressione imperialiste che si sono succedute in questi anni in Serbia, in Afghanistan, in Iraq, in Libia. Esse alimentano solo il giu-sto odio e la ribellione dei popoli oppressi.

Da anni è in atto una guerra tra gli islamici antimperialisti e l’im-perialismo che saccheggia e domi-na, o cerca di dominare con le armi i loro paesi. L’Ufficio politico del PMLI nel fondamentale Documen-to sull’attentato a Parigi del 7 gen-naio scorso, ha chiarito che tutte le responsabilità ricadono sugli impe-rialisti francesi e occidentali e che la contraddizione principale è tra l’imperialismo ed i popoli oppres-si e che tutti i popoli hanno diritto all’autodeterminazione e all’indi-pendenza e a risolvere da sé le loro contraddizioni interne. Ora l’im-perialismo è concentrato contro lo Stato islamico che ostacola i suoi piani e interessi.

Dobbiamo impugnare quindi con forza la bandiera dell’antim-perialismo, per la libertà dei popo-li, per l’indipendenza e la sovrani-

tà dei Paesi. Battiamoci in primo luogo contro l’Unione europea im-perialista e contro il governo Ren-zi che si è schierato ormai in prima linea sul fronte dell’interventismo militare imperialista. L’Italia deve uscire dall’Unione europea e dal-la Nato, chiudere tutte le basi Usa e Nato che sono nel nostro Paese, ritirare i suoi soldati da tutti i Pae-si in cui sono attualmente presenti, rinunciare a ogni intervento armato all’estero, anche col casco dell’O-nu e aprire le frontiere ai migranti. Dobbiamo imporre al governo Ren-zi di ritirare l’Italia dai conflitti in Ucraina, Iraq, Afghanistan, Siria e Libia. Solo così è possibile impedi-re che il popolo italiano diventi car-ne da cannone per gli interessi del capitalismo e della classe dominan-te borghese.

Spazzare via il governo Renzi

Renzi sta davvero cambiando l’Italia, ma da destra completando la seconda repubblica neofascista, presidenzialista e federalista ormai imperante e gettando il nostro po-polo in nuove avventure militari imperialiste. Va spazzato via al più presto. Altrimenti rimarrà in carica venti anni come Mussolini e Ber-lusconi. E deve essere la piazza a cacciarlo via attraverso la lotta di classe e di massa. Urge lo sciopero generale di 8 ore con manifestazio-ne nazionale sotto Palazzo Chigi.

Riempiamo le piazze al grido di lavoro. Rivendichiamo un lavo-ro stabile, a tempo pieno, a salario

intero e sindacalmente tutelato per le donne, l’effettiva parità salaria-le, una fitta rete di servizi sociali e assistenziali pubblici a cominciare dagli asili nido su tutto il territorio nazionale, specie nel Mezzogiorno.

Il lavoro, da una parte, e la so-cializzazione del lavoro domestico, dall’altra, sono sempre state e resta-no le due leve principali per la con-quista di una reale parità fra i sessi e dell’emancipazione delle donne, che potrà realizzarsi pienamente solo nel socialismo.

Rivendichiamo una scuola e una università pubbliche, gratuite e go-vernate dalle studentesse e dagli studenti, una sanità pubblica e to-talmente gratuita per tutti. Paralle-lamente battiamoci contro il fami-lismo e l’oscurantismo imperanti, il femminicidio, l’omofobia e difen-diamo i diritti civili acquisiti e con-quistiamone dei nuovi come i pari diritti per le coppie di fatto e omo-sessuali sui quali Renzi si è riman-giato ogni promessa.

Diamo un colpo ai partiti del-la destra e della “sinistra” borghe-se e in particolare alla megaloma-nia e alle fregole ducesche di Renzi punendo le sue ambizioni elettora-li alle prossime elezioni regionali e comunali con una valanga di voti astensionisti (diserzione delle urne, scheda nulla o bianca) perché le re-gioni e i comuni siano governati dal popolo e al servizio del popolo. Lavoriamo per creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo. Consideriamo l’a-stensionismo come un voto dato al PMLI e al socilaismo.

Ci vuole il socialismoLa nostra società è divisa in

classi, con profonde disuguaglian-ze economiche, sociali, territoriali e di sesso. Perdurando il capitali-smo nessun governo né della destra né della “sinistra” borghese riuscirà mai a capovolgere questa situazio-ne a vantaggio delle masse femmi-nili, lavoratrici, giovanili e popola-ri. L’Italia ha avuto ormai numerosi governi di “centro-sinistra”, la so-cialdemocrazia ha dominato per anni in Europa e tutti conoscono le grandi illusioni sparse dai revisioni-sti e dai trotzkisti, che oggi maga-ri si spacciano per autentici comu-nisti, quando Zapatero conquistò il governo spagnolo e Lula quello brasiliano. La stessa cosa è succes-sa oggi col governo greco di Tsipras il quale solo dopo poche settimane si sta già calando le brache di fronte all’Unione europea imperialista ri-mangiandosi tutto quello che aveva promesso in campagna elettorale.

I fatti e la storia dimostrano che solo il socialismo può cambia-re davvero l’Italia, dare il potere al proletariato e realizzare l’emanci-pazione femminile. Per questo oc-corre lottare contro il capitalismo e i suoi governi, per il socialismo.

Le proletarie avanzate e coscien-ti devono imparare a guardare oltre i confini del capitalismo e aiutare la loro intera classe a fare altrettanto. Il proletariato nel suo complesso, deve comprendere che la conqui-sta del potere politico è la madre di tutte le questioni. Comprendere che col potere politico il proletariato ha tutto, senza potere politico, il prole-tariato non ha nulla.

Una consapevolezza che può e deve essere riacquistata per far sì che il proletariato da classe in sé torni ad essere una classe per sé, in grado di contrapporre una pro-pria cultura, una propria conce-zione del mondo e una propria co-scienza politica a quella della classe dominante borghese, recuperando quel terreno perso a causa del gran-de imbroglio operato dal PCI revi-sionista e dai partiti falsi comunisti suoi eredi.

Come ha brillantemente sinte-tizzato il compagno Giovanni Scu-deri, in un colloquio con la Respon-sabile della Commissione centrale femminile il 7 settembre scorso, “Il potere politico spetta di diritto al proletariato che produce l’inte-ra ricchezza del Paese ed è l’unica classe capace di sradicare lo sfrut-tamento dell’uomo sull’uomo e le cause economiche che generano le classi, le guerre imperialistiche, le ingiustizie sociali, la disoccupazio-ne, la miseria, il razzismo e la di-sparità territoriale e di sesso; capa-ce anche di sradicare la cultura e la moralità borghesi fondate sull’indi-vidualismo, l’egoismo, l’arrivismo, l’arricchimento personale, il predo-minio dell’uomo sulla donna, la so-praffazione del più forte sul più de-bole, la corruzione.

Questo diritto il proletariato lo deve rivendicare con forza e impor-lo con la rivoluzione armata quando avrà creato le condizioni per estro-mettere dal potere l’ultima classe sfruttatrice e oppressiva della sto-ria, la borghesia, che sbarra la stra-da dell’emancipazione del proleta-riato e di tutta l’umanità.

Ma non ce la potrà mai fare se

non acquisisce la sua propria cultu-ra, il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e non dà tutta la sua forza materiale e intellettuale al suo Par-tito, il PMLI”.

La presa di coscienza che solo il socialismo può cambiare l’Italia e dare il potere politico al proletaria-to è il passaggio determinante affin-ché tutto cambi ideologicamente, politicamente e organizzativamente nel proletariato italiano e nell’inte-ra sinistra sociale, e quindi nel rap-porto delle masse rivoluzionarie col PMLI.

Per realizzare questo obiettivo strategico il PMLI conta in primo luogo sulle operaie e gli operai, ma anche sulle ragazze e i ragazzi ri-voluzionari e sugli intellettuali che intendono mettersi a disposizione della causa del socialismo.

Buon 8 MarzoIl PMLI è fermamente impegna-

to a far vivere ogni anno il vero spi-rito dell’8 Marzo. Quello spirito di classe che animò le nostre antena-te marxiste-leniniste che alla secon-da conferenza delle donne socia-liste del 1910 decisero di istituire, su proposta delle marxiste-lenini-ste russe ed europee ispirate da Le-nin, la Giornata internazionale del-le donne in ricordo delle 129 operai della Cotton di New York bruciate vive nella fabbrica in cui il padrone le aveva rinchiuse per rappresaglia e perché dilagasse nel mondo inte-ro la lotta per la parità uomo-don-na in tutti i campi e i diritti specifici delle donne.

Buon 8 Marzo a tutte le masse femminili sfruttate e oppresse in Italia e nel mondo!

Buon 8 Marzo a tutte le lavora-trici comprese le precarie, le pen-sionate, le disoccupate, le casalin-ghe e le studentesse del popolo!

Buon 8 Marzo a voi care mili-tanti e simpatizzanti del Partito. Alle più anziane ed esperte di mili-tanza, che da una vita date tutte voi stesse alla causa del PMLI, del pro-letariato e del socialismo. Alle ul-time giovanissime compagne che hanno portato la loro freschezza e il loro entusiasmo e che, stando alla scuola del Partito, impareranno gra-dualmente a far bene la lotta di clas-se e a diventare delle giovani alfiere rosse della lotta per l’emancipazio-ne femminile e il socialismo.

Viva l’8 Marzo!Avanti con forza e fiducia verso

l’Italia unita, rossa e socialista!Coi Maestri e il PMLI vincere-

mo!* Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI

di Monica Martenghi*

La compagna Monica Martenghi, Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI allo sciopero generale regionale indetto dalla CGIL a Firenze il 2 luglio 2010 (foto Il Bolscevico)

Forlì, 8 Marzo 1999. La compagna Martenghi durante il dibattito orga-nizzato dalla Cellula “Stalin” di Forlì del PMLI, di cui era l’oratrice (foto Il Bolscevico)

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N. 10 - 12 marzo 2015 interni / il bolscevico 3

Mimosa!di Nerina “Lucia” Paoletti

Qui di seguito pubblichiamo una riflessione di Nerina “Lucia” Paoletti dal titolo “Mimosa” in data 17 febbraio 1974, scritto su uno dei suoi quadernetti. Decedu-ta il 6 aprile 2006, Lucia è una dei primi quattro pionieri del PMLI e cofondatrice del Partito.

Mimosa! Dolce simbolo del fiore della Primavera, e simbo-lo anche delle compagne in lot-ta. Quando io vedo questo fiore, non so, mi si irraggia tutto dentro di me, ed il suo profumo acuto e delicato mi immette più fiducia, perché non solo è Primavera ma

anche perché nuovi mesi di lotta e di vittorie incombono su noi; da vere comuniste dobbiamo sape-re capire ed organizzare le masse femminili perché esse sole sono il frutto sano del nostro laborio-so lavoro, la loro capacità di capi-re la necessità impellente di cam-biare la società è lo sbocco ed il contenuto della vera Primavera e di tante tante Primavere che in-sieme ad esse, le masse, sapre-mo vedere germogliare e fiorire come quella mimosa, e assapo-rarne i frutti che da essa nascono; delle comuniste!

Lucia 17/2/1974

A RoMA sotto iL coNtRoLLo oPPRiMeNte e PRovocAtoRio deLLe “foRze deLL’oRdiNe”

Grande corteo popolare contro la Lega razzista e fascista

50mila tra movimenti, centri sociali, Anpi, sindacati, lavoratori, disoccupati, migranti, studenti. Tre giorni di contestazioni. Le donne in prima fila. Alla viglia della manifestazione Alfano manda la polizia a caricare i

manifestanti a Piazza del Popolo: due feriti e quattro fermi

Una grande, tenace e vittoriosa prova di massa quella che ha visto la Roma antifascista mobilitarsi per una tregiorni di contestazioni al segretario nazionale della Lega, Matteo Salvini, che, con la melma fascista che lo accompagna, aveva scelto proprio la Capitale per il co-mizio del 28 febbraio.

Nella giornata culmine in ben 50mila hanno marciato contro la concessione di Piazza del Popolo, storica piazza antifascista, per l’ini-ziativa di estrema destra e per dire a Salvini “Roma non ti vuole”. Certo è stata una delle più partecipate e prolungate contestazioni di massa con caratterizzazione antifascista, antirazzista, antileghista ed anti-governativa degli ultimi anni. E ciò nonostante l’allarmismo, la milita-rizzazione della città e la crimina-lizzazione del movimento, costruite ad arte dal governo Renzi e dallo stesso Salvini e rilanciata dai media di regime.

Ben 4mila erano gli agenti e 80 equipaggi dei reparti “prevenzione crimine” della polizia e dei carabi-nieri che hanno effettuato controlli ai caselli autostradali, alle stazioni ferroviarie, nelle metropolitane, nel-le vie consolari, mentre gli elicotteri sorvolavano il centro storico e le strade erano bloccate dalle camio-nette della polizia per impedire sin dal 27 ogni possibile accesso, per-sino ai residenti, alle zone limitrofe a Piazza del Popolo.

L’imponente schieramento è stato messo in campo per “pro-teggere”, parole dell’occupante del Viminale, il “sacro diritto a ma-nifestare” di Salvini, “importante pezzo della democrazia italiana”. Parole minacciose che si sono im-mediatamente rivelate nel loro re-ale significato: il governo Renzi ha garantito militarmente al nuovo le-ader della destra fascista Salvini di propagandare la violenza fascista e razzista contro i migranti le masse lavoratrici e popolari e ha tentato di zittire, manganellandoli, gasan-

doli, sgomberandoli con la forza gli antifascisti romani. Quanto è suc-cesso è il migliore esempio di cosa intenda il governo Renzi per “de-mocrazia”: dare spazio politico solo a chi è d’accordo con il massacro delle masse popolari. E per queste ultime è l’ennesima dimostrazione che non possono coesistere nella stessa “democrazia” il diritto delle masse e quello dei fascisti.

Le contestazioni e la manifestazione

Ma Renzi e Alfano non sono ri-usciti nel loro intento di impedire la contestazione a Salvini, è arrivata di massa e talmente forte che il fa-scioleghista veniva ricoperto di una valanga di insulti popolari.

Già il 25 febbraio, presentatosi in Campidoglio per la conferenza stampa, ha trovato la piazza presi-diata da diverse lavoratrici. Sgom-berate queste a forza dalla polizia, molto è sfuggito alla violenta cen-sura di regime, tanto che persino diversi passanti per caso avevano iniziato a contestarlo. Le giovani precarie, sfuggite al controllo delle “forze dell’ordine” e tornate in piaz-za con dei cartelli “Né con Renzi, né con Salvini”, gli hanno urlato: “Razzista, fascista, vattene via da Roma!”. L’arrogante risposta del-la corte del leghista alle giovani in piazza è stata “tornate nel pollaio”.

Un plauso a queste coraggiose ragazze che hanno inchiodato alle sue responsabilità Salvini e il go-verno Renzi. La mobilitazione delle masse antifasciste romane è conti-nuata il 27 febbraio.

E anche questa volta in prima fila le donne. Nella mattinata decine di attiviste e attivisti dei movimenti romani hanno occupato la basilica di Santa Maria del Popolo, proprio nella piazza in cui il giorno dopo il fascioleghista avrebbe tenuto il comizio. Raggiunta la cupola, han-no srotolando gli striscioni con su

scritto “Mai con Salvini, Mai con Renzi, Respingiamoli”, riferendosi alla criminale politica dei respingi-menti che ha provocato migliaia di migranti morti nel Canale di Sicilia. Le donne hanno dato luogo ad un sit-in dentro la navata, mentre la Guardia di Finanza le trascinava a forza fuori dalla basilica. Si contano due feriti, portati via con le autoam-bulanze. Tre attivisti sono stati fer-mati durante lo sgombero.

Nel pomeriggio un migliaio di manifestanti si sono dati appunta-mento nei pressi di Piazza del Po-polo, lanciando slogan contro Sal-vini, Renzi, la Lega, il razzismo il PD ed agitando dei piccoli gommoni, ancora a simbolizzare le politiche criminali della Lega, del governo Renzi e dell’UE contro i migranti. L’obbiettivo era di occupare sim-bolicamente la storica Piazza degli antifascisti per tentare di impedire l’adunata dei leghisti, degli acco-liti della Meloni e dei neonazisti di Casapound. Le “forze dell’ordine” hanno caricato i manifestanti, che si sono difesi usando i canotti. Nel-

la battaglia i celerini hanno più volte sgomberato la piazza con l’uso dei manganelli e dei lacrimogeni.

Il più grande appuntamento di massa è stato quello del pomerig-gio di sabato 28, quando il corteo #MaiconSalvini, partito alle 15 da piazza Vittorio dietro un grande striscione contro Salvini, Renzi e l’austerità, è sfilato lungo il centro storico, percorrendo via Merulana, via Cavour e via dei Fori Imperiali. La manifestazione doveva conclu-dersi a Campo de’ Fiori, ma era talmente imponente che la piazza non avrebbe potuto contenerla e quindi si è conclusa al Colosseo, tra gli applausi dei romani e dei tu-risti presenti.

Cinquantamila, secondo alcune stime, ma certamente non meno di trentacinquemila manifestanti, richiamati dalla Capitale e da tutto il Lazio dalla coraggiosa battaglia degli antifascisti romani contro l’arrogante e violenta repressione ordinata dal governo, che hanno scandito parole d’ordine qualificate in senso antigovernativo, antileghi-

sta, antinazifascista e antirazzista, che hanno detto “NO” all’unisono alle politiche di massacro sociale del governo Renzi e invitato Salvini e l suo codazzo fascista a sgombe-rare da Roma, che hanno dato alla manifestazione un forte carattere popolare e di massa.

Tra i cartelli “mai con Renzi, mai con Salvini. Con i lavoratori e le lavoratrici per difendere i posti di lavoro e crearne altri” e tra gli stri-scioni “Mai con Renzi, mai con Sal-vini, respingiamoli. Odio la Lega”. Moltissime le bandiere rosse, pre-senti sindacati, ANPI, i movimenti per il diritto all’abitare, i collettivi studenteschi.

I giovani i prima fila reggevano dei canotti con varie scritte “Roma vi respinge” “Basta CIE”. Tra le pa-role d’ordine “Contro PD e fascio-leghismo”.

Una lezione di lotta di massa e di democrazia popolare che è stata un sonoro ceffone in faccia a Renzi, Alfano, Salvini, ai neofascisti di Fra-telli d’Italia, al PD e a Casapound, ai quotidiani di regime.

Una lezione di cui è bene che le istituzioni borghesi tengano conto abbassando quella spocchia anti-popolare che le contraddistingue.

Le masse non le si può imba-vagliare e ingannare a lungo. Con quella manifestazione hanno detto che l’antifascismo è vivo, vigile e combattivo e che non sono dispo-ste a bersi altri inganni, come il ten-tativo di pompare e imporre Salvini come presunto oppositore del go-verno Renzi.

Identificato l’inganno è necessa-rio concentrare gli sforzi a combat-tere Renzi, il principale regista della politica borghese, per fare piazza pulita insieme a lui di tutta la mel-ma fascista, razzista, mafiosa che lo circonda e lo appoggia. Renzi va spazzato via senza indugio e con la massima determinazione, con-ducendo contro di esso una dura opposizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di la-voro, nelle scuole e nelle università, nelle piazze, nelle organizzazioni di massa, specie sindacali e studen-tesche.

Né ReNzi Né SAlviNi

Firenze, 18 gennaio 1983. La compagna “Lucia” Nerina Paoletti partecipa combattiva, con la mimosa appuntata sul petto accanto all’adesivo del PMLI, alla manifestazione in occasione dello sciopero contro il governo Fanfani. In tasca teneva in evidenza “Il Bolscevico” (foto Il Bolscevico)

La mimosa dipinta dalla compagna Lucia per realizzare dei manifesti per l’8 Marzo. L’originale fu donato alla compagna Monica Martenghi, è esposto nel-la Sede centrale del PMLI e de “Il Bolscevico”

Roma, 28 febbraio 2015. Lo striscione di apertura della grande manifestazione contro i razzisti e fascisti della Lega e CasaPound (foto Il Bolscevico)

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4 il bolscevico / interni N. 10 - 12 marzo 2015

Con la responsabilità civile dei magistrati

Renzi punisCe i giudiCi Come voleva la p2

Mattarella mette in riga i magistratiL’ANM: “UNA seNteNzA coNtro L’iNdipeNdeNzA dei MAgistrAti”

La legge sulla responsabilità civile dei magistrati, già invocata nel piano della P2 e inseguita in-vano per vent’anni da Berlusconi, si è realizzata grazie al suo suc-cessore Matteo Renzi: il 24 feb-braio la Camera ha approvato in-fatti senza alcuna modifica il testo del ministro della Giustizia Orlan-do, così come era uscito lo scorso 19 novembre dal Senato, respin-gendo tutti gli emendamenti pre-sentati. Un testo che col pretesto di estendere al diritto europeo la legge Vassalli che regolava finora la responsabilità civile dei giudici, introduce alcune modifiche stu-diate apposta per mettere la mor-dacchia ai magistrati e consegna-re in mano a imputati “eccellenti”, politici corrotti e mafiosi una mi-cidiale arma di ricatto e di intimi-dazione, capace di far sentire ad-dirittura preventivamente i suoi effetti sui magistrati inquirenti e giudicanti.

Non a caso il berlusconiano Enrico Costa - oggi viceministro della Giustizia in forza al partito di Alfano - ha dichiarato trionfante che è stato raggiunto “un traguar-do storico, io dico il coronamen-to di anni di battaglie del centro-destra italiano”. In piena sintonia, del resto, con il “giovane turco” della sinistra PD e suo superiore Andrea Orlando, che lo ha defini-to “un passaggio storico”, col qua-le “la giustizia sarà meno ingiusta e i cittadini più tutelati”. Ma più di tutti è stato lo stesso Renzi ad

attribuirsi il merito di questa “ri-forma” storica della P2 e della de-stra, pubblicando sul web la sua foto mentre la controfirmava, alla maniera di Mussolini, e scrivendo su Twitter che si tratta di “una fir-ma attesa da 28 anni”. Scordando-si di aggiungere che 20 di questi portano il marchio del suo precur-sore e maestro Berlusconi, al qua-le l’ha servita gratis su un piatto d’argento.

un altro frutto velenoso del patto

del nazarenoSi tratta di un altro punto rea-

lizzato di quel patto del Nazareno già dato per morto, ma che conti-nua come si vede a produrre tutti i suoi nefasti effetti sotto il segno della P2. Ma c’è anche da dire che a reggere il sacco a Renzi e Ber-lusconi è stato tutto il parlamento nero, visto che la legge è stata ap-provata col voto compatto di tutta la maggioranza, compresa la sini-stra del PD, alla quale questa leg-ge piace perché anch’essa ha da tutelare i propri politici inquisiti. E non solo con l’astensione scon-tata di Forza Italia, della Lega e dei fascisti di FdI (perché la chie-devano ancor più punitiva con-tro i magistrati, e quindi doveva-no fingersi “scontenti”), ma anche con l’astensione inqualificabile e vergognosa di SEL dell’inquisi-to Vendola, nonché dei trasfughi

del Movimento 5 stelle passati al servizio di Renzi. Solo i deputati del M5S hanno votato contro, ac-cusando la legge di volere l’“inti-midazione dei magistrati”; ma va precisato che al Senato avevano votato anche loro lo stesso testo poi ripudiato alla Camera, giusti-ficandosi allora con queste parole del senatore Giarrusso: “Non sarà una legge perfetta, ma sicuramen-te non è una porcata ed è grazie a noi. Noi non abbiamo trovato un muro questa volta, M5S c’è e non si tira indietro davanti alle proprie responsabilità”.

Il fatto stesso che questa leg-ge sia stata approvata ancor prima delle nuove leggi sulla corruzione e sul falso in bilancio, promesse già da un anno da Renzi e Orlando e che invece continuano ad esse-re rimandate di mese in mese nella sconcia trattativa al ribasso tra PD e NCD, la dice lunga sul significa-to politico e gli obiettivi reaziona-ri di questa operazione. “Ma quale rivoluzione, quale passaggio stori-co - ha denunciato infatti il presi-dente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) Rodolfo Sabelli - è una rivoluzione contro la giu-stizia, contro l’indipendenza dei magistrati, che contiene profili di incostituzionalità ed è un segnale negativo per il presidio della le-galità”. Anche perché a fronte di “una corruzione dilagante, la po-litica che non riesce a varare una riforma dei reati di corruzione e della prescrizione, approva invece

una legge contro i magistrati”.“Il significato delle legge è per-

sino peggiore degli effetti che essa avrà”, ha aggiunto il magistrato, sottolineando il paradosso che “il pericolo è l’inversione di ruolo: chi è chiamato a giudicare diven-terà il soggetto sottoposto a giudi-zio da parte di chi dovrebbe essere giudicato”. “Preoccupa il segna-le culturale e politico, come se il problema della giustizia italiana fossero i giudici, non la mafia e la corruzione”, ha commentato a sua volta il segretario di Magistratu-ra democratica e consigliere del-la Direzione nazionale antimafia, Anna Canepa.

un regalo a imputati “eccellenti”, politici corrotti e mafiosiInsomma, è una legge che si

preoccupa di ostacolare in tutti i modi le guardie, piuttosto che pu-nire i ladri. E lo si capisce subito dalla prima delle norme approva-te, che recepisce al cento per cento una richiesta da sempre cavalcata dalla destra: l’abolizione totale del filtro di ammissibilità, finora pre-visto dalla legge Vassalli, per le cause di responsabilità civile in-tentate da condannati e perdenti causa per sentenze ritenute ingiu-ste dovute a dolo o colpa grave del magistrato. Ciò che permetteva di escludere le cause manifestamen-te infondate, pretestuose e teme-rarie, ora è stato completamente rimosso, per cui qualunque con-dannato e soccombente avrà tre anni di tempo per intentare cau-sa allo Stato presso la presidenza del Consiglio. La quale ha l’obbli-go di rivalersi entro due anni sul magistrato, se questi è condannato “per diniego di giustizia o per dolo o negligenza grave”. L’entità del-la rivalsa sale da un terzo a mezzo stipendio annuale, oppure è totale se vi è dolo.

E non solo è stato abolito il fil-tro di ammissibilità - abolizione fra l’altro incompatibile con una sentenza della Corte costituziona-le che aveva già sancito l’obbli-gatorietà di un filtro per le cause di responsabilità civile - ma sono stati allargati i confini della col-pa grave, che ora potrà essere in-vocata dai condannati anche per “violazione manifesta della leg-ge e del diritto comunitario” e in caso di “travisamento del fatto o delle prove”. Formulazioni volu-tamente indefinite e fumose, che spalancano praterie agli imputati ben dotati di mezzi economici e di avvocati Azzeccagarbugli per ri-baltare sentenze e ricusare giudi-ci “sgraditi”. Inoltre la colpa gra-ve potrà essere invocata anche per l’emissione di un provvedimento cautelare personale o reale al di fuori dei casi consentiti dalla leg-

ge o senza motivazione: una man-na per i politici e manager corrot-ti, i mafiosi, i bancarottieri, i super evasori fiscali, ecc., che potranno impugnare questo strumento ogni volta che vorranno per ricusare il proprio magistrato, che una vol-ta chiamato in causa civilmente dall’inquisito dovrà lasciare l’in-chiesta a causa della sua doppia veste di pubblico ministero e di accusato.

Ma quello che è ancora più gra-ve è che tutte queste norme, ancor prima che imputati ricchi, poten-ti, corrotti e mafiosi possano deci-dere di avvalersene, faranno sì che pm e giudici saranno soggetti a una sorta di intimidazione preven-tiva, sapendo in partenza che con questa legge un’inchiesta o una sentenza di condanna potrebbe portarli facilmente sul banco degli imputati. Quindi saranno portati a giudicare con timore reverenzia-le e con manica larga gli imputati “eccellenti”, mentre non avranno gli stessi scrupoli nei confronti dei poveracci, perdendo così la loro indipendenza e autonomia di giu-dizio e finendo per usare due pesi e due misure: si torna ad una “giu-stizia di classe, timorosa di chi è più forte, meno attenta ai diritti dei deboli”, denuncia infatti Magistra-tura democratica.

Inoltre, con l’abolizione del fil-tro di ammissibilità, definita non a caso dal viceministro Costa “il fiore all’occhiello del disegno di legge”, i magistrati paventano un’ondata di migliaia di ricorsi che finiranno per intasare ulterior-mente i tribunali già al collasso per mancanza di personale e di risor-se, allungando i già insostenibili tempi della giustizia e mandando al macero ancora più processi per prescrizione. I magistrati prevedo-no anche un’impennata di ricor-si alla Corte di giustizia europea, sia da parte di imputati potenti, sia da parte degli stessi magistrati, nel dubbio di essere accusati di viola-zione dell’interpretazione del di-ritto comunitario, con conseguen-te rallentamento sia della giustizia europea che nazionale.

la logica punitiva, fascista e piduista,

della leggeUno scenario, questo, minimiz-

zato da Orlando, che pure è stato costretto a “promettere” al parla-mento e ai magistrati che tra sei mesi la legge potrà essere sotto-posta a un “tagliando” (sic) se tale scenario dovesse avverarsi. Con ciò ha ammesso implicitamente di aver voluto approvare in tutti i modi e a scatola chiusa, col prete-sto dell’imminente multa miliona-ria europea in scadenza, una legge riconosciuta affetta in partenza da gravi anomalie e vizi costituziona-

li, capaci di portare a conseguen-ze disastrose per il funzionamen-to della macchina della giustizia, ma impegnandosi “sulla parola” a cambiarla a posteriori se le cose si metteranno effettivamente male: una cosa ridicola, mai udita nella storia del parlamento della Repub-blica!

Per cancellare il filtro il gover-no e la destra hanno accampato la scusa che la legge Vassalli ha pro-dotto in tutti questi anni solo sei o sette condanne di magistrati, ossia “troppo poche”. Ma ciò può anche essere interpretato semplicemente col fatto che la stragrande maggio-ranza delle cause intestate erano infondate o pretestuose. E comun-que, ammesso che il filtro sia stato troppo severo e le sentenze “trop-po poche”, che razza di soluzio-ne è abolirlo del tutto, invece che semmai aggiornarlo? Evidente-mente il pensiero di chi ha voluto a tutti i costi questa legge è che la maggior parte delle sentenze della magistratura sono ingiuste o affet-te da gravi colpe e meritano per-tanto migliaia di cause risarcitorie. Che a ben vedere è la stessa logica punitiva dei “magistrati metastasi del Paese” da sempre proclamata da Berlusconi. E la stessa logica che li accusa di essere una “casta di intoccabili” proclamata dal Ber-lusconi democristiano Renzi, che per dimostrarlo ha voluto demago-gicamente tagliar loro le ferie.

Ancor più grave che questa stessa logica fascista e piduista sia stata sposata automaticamente an-che dal nuovo inquilino del Quiri-nale, il democristiano Mattarella, che lo stesso giorno in cui veniva approvata la legge, parlando alla scuola dei magistrati a Firenze, li ha severamente rampognati e mes-si in riga, esattamente come face-va il rinnegato Napolitano, sen-tenziando che il loro compito deve essere “né di protagonista assolu-to nel processo né di burocratico amministratore di giustizia”: zitti e mosca, insomma, e pedalare in silenzio e a capo chino.

Il senso politico di questo dop-pio attacco a tenaglia alla magi-stratura è ben sintetizzato dal-le parole del segretario dell’Anm Maurizio Carbone, che, pure alla vigilia dell’approvazione della legge, nel timore che fosse giu-dicato una difesa corporativa e di “casta”, si era speso insieme al presidente Sabelli per far rientrare la minaccia di sciopero di protesta delle toghe in rivolta: “Ribadia-mo la nostra contrarietà, il segnale è pessimo: la politica si compatta per dare una lezione, un messag-gio che i problemi della giustizia siamo noi magistrati”. “Con que-sta legge sciagurata e punitiva Pa-lazzo Chigi ci caccia le dita negli occhi, è una legge contro i magi-strati”, gli ha fatto eco il giudice milanese Enrico Consolandi.

appello peR 4 missioni Che ad agosto 2015 poRteRanno il sostegno alla Causa palestinese

il diritto al ritorno del popolo di palestinaDal Forum Palestina ricevia-

mo e volentieri pubblichiamo in estratti.

Siamo donne e uomini che ri-tengono che il diritto al ritorno sia un punto irremovibile e centrale per il futuro del popolo di Pale-stina. Nessun risarcimento potrà mai ripagare le sofferenze e le privazioni di decenni di diaspora, ma il riconoscimento di questo diritto è l’unico modo per dare una soluzione all’occupazione delle terre palestinesi.

Crediamo perciò che si debba ricordare a noi e al mondo che l’occupazione ha generato un esodo forzato del popolo di Pa-lestina e che oggi ci sono pale-stinesi in Libano, come in Giorda-nia, Siria, Iraq e altri Paesi – non ultimo il nostro Occidente - ma che ci sono palestinesi rifugiati nella stessa Palestina.

Partendo da queste conside-razioni stiamo organizzando per il prossimo mese di agosto una iniziativa internazionale per por-tare contemporaneamente quat-tro missioni a Gaza, Cisgiordania, Libano e Giordania. L’obiettivo è

la riaffermazione del diritto al ri-torno.

L’ebraicizzazione di Israele – punta più alta del programma ne-ocoloniale del sionismo – esclude il diritto al ritorno dei non ebrei, e dunque dei palestinesi nati in quelle stesse terre e dei loro di-scendenti. La nostra presenza in quei paesi vuole denunciare que-sto trattamento intollerabile e raz-zista. Una missione che metta al centro la questione dei diritti dei rifugiati, tutti i loro diritti.

Il tema del diritto al ritorno per il popolo di Palestina, ignorato da troppi, dentro e fuori il mon-do arabo-mediorientale, non può essere eluso o messo da parte in nome di altre e pretestuose compatibilità. Le quattro delega-zioni ricorderanno le vittime delle stragi e porteranno ai palestinesi la solidarietà politica e il sostegno umano.

Per realizzare questo progetto lanciamo da oggi una sottoscri-zione nazionale, dando così con-tinuità al positivo lavoro messo in campo da anni dal Forum Palesti-na e dal Comitato per non dimen-ticare Sabra e Chatila e prosegui-

to nel dicembre 2013 / gennaio 2014 a Gaza dalla delegazione “Tutti a Gaza 2013”.

Siamo quindi pronti per racco-gliere le vostre adesioni per for-mare le quattro delegazioni.

Vogliamo che l’iniziativa che ci accingiamo a prendere, in collaborazione con i nostri amici palestinesi, con i quali da anni la-voriamo insieme nel Comitato in-ternazionale Per non dimenticare Sabra e Chatila e con il quotidiano libanese Assafir, sia un momento, centrale, di un percorso che deve prevedere iniziative su tutto il ter-ritorio italiano da svolgersi prima e dopo il mese di agosto con al centro “il diritto al ritorno”.

Il nostro invito è rivolto a quan-ti in questi anni hanno lavorato a fianco del popolo palestinese, combattendo l’occupazione e condannando il sionismo. Sia-mo senza equilibrismi dalla parte dei diritti dei palestinesi, “senza se e senza ma..”, ma nello stes-so tempo respingiamo qualsiasi approccio antisemita e razzista. La pregiudiziale antifascista e anticoloniale è pertanto per noi centrale.

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N. 10 - 12 marzo 2015 interni / il bolscevico 5

In ItalIa 10 mIlIonI dI poverI Due milioni e mezzo di giovani non studiano e non lavorano

Le masse popolari sprofonda-no sempre più giù nella voragine della crisi. I dati della dimensio-ne del disastro sono contenuti nel rapporto Istat “Noi Italia. 100 sta-tistiche per capire il Paese in cui viviamo”, relativo al 2013.

Il “disagio economico” riguar-da il 23,4% delle famiglie italiane, dato che si traduce in oltre 10 mi-lioni di persone, il 16,5% dei re-sidenti, in condizioni di povertà relativa, le quali cioè hanno una capacità d’acquisto inferiore alla media nazionale della spesa ne-cessaria ad acquistare beni e ser-vizi. Sotto la soglia di povertà as-soluta, rappresentata dal valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi conside-rati essenziali per ciascuna fami-glia ad avere standard di vita ac-cettabile, c’è invece il 7,9% dei

nuclei. Il dato si traduce in circa 6 milioni di residenti in Italia in po-vertà assoluta. Notevole la cresci-ta rispetto ai 4,8 milioni registrati l’anno precedente. Il Mezzogior-no, come sempre, ha una situazio-ne particolarmente svantaggiata. Qui è oltre il 25% delle famiglie in stato di povertà assoluta.

In concreto i 10 milioni di fa-miglie povere non possono so-stenere spese impreviste, accu-mulano arretrati nei pagamenti di bollette, affitti e mutui.

Il dato della povertà è stretta-mente connesso all’assenza di la-voro. Tra i 20 e i 64 anni lavorano meno di sei persone su dieci. Non solo, nel 2013, il tasso di occupa-zione per questa fascia d’età è in calo rispetto all’anno precedente.

Parallelamente, aumenta di 1,5 punti percentuali il tasso di disoc-

cupazione che arriva al 12,2 per cento, raggiungendo il livello più elevato dal 1977, l’anno di parten-za delle serie storiche ricostruite. Dato impressionante è quello del

tasso di disoccupazione ufficiale che al Sud si attesta al 19,7%, più del doppio del Centro-Nord che fa registrare il 9,1%. Non solo, la di-soccupazione al Sud aumenta in

dodici mesi di ben 2,5 punti per-centuali e la tendenza è quella ad aumentare ulteriormente.

Il tasso di disoccupazione gio-vanile (15-24 anni) arriva nel 2013 al 51,6% era 46,9% l’anno precedente. Una percentuale ab-norme, ancor di più se la si con-sidera alla luce dei due milioni e mezzo di giovani che non studia-no né lavorano, pari al 26% degli under 30.

Certo, sono numeri e percen-tuali precedenti all’occupazione di Palazzo Chigi da parte del nuo-vo Berlusconi. È assolto, dunque, Renzi? Per niente, anzi è proprio lui che aumenta e aggrava le cau-se profonde del disastro sociale ed economico. È lui che continua le politiche di Berlusconi, Mon-ti, Letta. È Renzi a spingere alle estreme conseguenze le politiche

di precarizzazione del lavoro, pri-vatizzazione dei servizi pubblici e depauperamento delle risorse del-le masse popolari.

Ne consegue che, se si vuole bloccare la tendenza all’impoveri-mento e all’aumento della disoc-cupazione in Italia, nel Berlusconi democristiano non va riposta alcu-na fiducia ed egli va spazzato via subito, insieme a tutte le contro-riforme economiche e sociali, al Jobs Act, con la liberalizzazione dei contratti a termine e dell’ap-prendistato, che penalizza soprat-tutto i giovani e aumenta il pre-cariato, alla “buona scuola”, alla privatizzazione dei servizi, ai tagli ai lavoratori statali, al blocco tota-le del turn over e degli stipendi, ai tagli alla spesa pubblica che si ri-verseranno sulla sanità, sui servizi sociali e sui trasporti.

accolto Il rIcorso presentato dal movImento no mUos contro l’ImpIanto Usa dI nIscemI

Il tar boccia il muos: “pericoloso per la salute”CroCetta Deve Dimettersi

�Dal nostro corrispondente della SiciliaVittoria del movimento No

MUOS siciliano, in testa il comi-tato di Niscemi, il paese in pro-vincia di Caltanissetta cui è sta-to imposto di ospitare l’impianto di guerra statunitense, che ottiene una storica sentenza dal TAR di Palermo. Dopo anni di battaglie e a pochissimi giorni dalle ultime denunce, emesse il 5 febbraio con-tro cinque attivisti niscemesi, la sentenza annulla tutti gli atti dei governi nazionale e regionale in merito alle concessioni di costru-zione agli statunitensi.

Non è semplice seguire il val-zer di autorizzazioni, annulla-menti, ricorsi e controricorsi che si sono susseguiti nel corso degli ultimi 6 anni e non è interessan-te in questa sede tale ricostruzio-ne. L’elemento politico essenziale,

dopo quello principale della vitto-ria del movimento, è lo smasche-ramento del modo di operare delle istituzioni borghesi nazionali e re-gionali, che hanno agito in un qua-dro di illegalità e abuso di autori-tà, tra approssimazioni criminali sulla salute dei cittadini, omissio-ni ingiustificate, coperture, favori e rimpalli di ogni genere da un lato all’altro della penisola e dell’iso-la, pur di garantire agli imperialisti statunitensi di insediarsi a Nisce-mi e di salvaguardare, attraverso i loro interessi, anche quelli dei guerrafondai italiani.

Uno schiaffo ai governi nazionali letta-

Berlusconi e renziIl governo Crocetta, PD, aveva

nel marzo 2013 ritirato le conces-sioni agli statunitensi. Poco dopo

era tornato codardamente sui pro-pri passi, annullando l’annulla-mento e meritandosi da parte del movimento il titolo di primo qua-quaraqua di Sicilia. Il governato-re era probabilmente pressato dal ministero della Difesa del gover-no Letta-Berlusconi, guidato allo-ra da Mario Mauro, FI, PDL, SC, e adesso nel PPI, sottosegretario dell’attuale guerrafondaia mini-stra Roberta Pinotti, PD. Il gover-no Letta-Berlusconi infatti aveva fatto ricorso contro l’annullamen-to inoltrato dal governo Crocetta ai militari americani.

Con la sua sentenza, il Tar ha annullato il ricorso del ministero della Difesa, rivelando come nel suo primo atto il governatore sici-liano avesse ben operato, dal mo-mento che tutte le perizie scientifi-che e tecniche dimostravano come l’impianto fosse rischioso per la salute e per il traffico aereo degli aeroporti di Comiso, provincia di Ragusa, Sigonella, provincia di Catania, e di quello del capoluo-go etneo.

Preoccupante poi il comporta-mento del governo Letta-Berlu-sconi che ha operato assolutamen-te infischiandosene della salute e della sicurezza delle masse popo-lari siciliane. Viene infatti bollato come infondato lo studio condot-to dall’Istituto superiore della sa-nità, ISS, su indicazione del go-verno Letta-Berlusconi stesso, nei pressi dell’impianto. L’ISS incre-dibilmente, o forse no considerata la volontà del governo nazionale, disse che non si registravano di-spersioni di campi elettromagneti-ci e che quindi non ci sarebbe sta-to rischio per la popolazione. Per i giudici, invece, lo “studio dell’ISS costituisce un documento non condiviso da tutti i professionisti che hanno composto il gruppo di lavoro” e, peraltro “non condiviso proprio dai componenti designati

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI

126

1720

MARZO

UdS - Manifestazioni nazionali degli studenti contro la “Buona scuola” di Renzi

FILT-CGIL/FIT-CISL/UILT-UIL - Sciopero dei lavoratori del settore portuale

ANIES - Sciopero dei precari della scuola

UNICA, UILT-UIL/ANPAV - Sciopero del personale del trasporto aereo ENAV e Alitalia, Techno sky

14-15 USB, CAT - Sciopero del personale delle ferrovie FSI, NTV, TRENORD

roma, febbraio 2014. Un’anziana cerca del cibo fra gli scarti del mercato

dalla regione siciliana, Mario Pa-lermo e Massimo Zucchetti”.

Fuori legge anche i tentativi delle istituzioni borghesi di fare discendere ulteriori autorizzazioni paesaggistiche dal renziano “De-creto del Fare”, il quale non ha efficacia nel caso del MUOS, in quanto i lavori erano stati interrot-ti prima dell’entrata in vigore del provvedimento ed erano sin dall’i-nizio senza valida autorizzazione.

e uno schiaffo al codardo crocetta

Dalla sentenza emerge un com-portamento della giunta Crocet-ta, peraltro protrattosi nel tempo, scorretto e ingiustificato. Il TAR ha dichiarato che la famigerata revoca operata dalla Regione Si-ciliana nel marzo 2013, era un “annullamento in autotutela” con effetto definitivo. Quindi il ridi-colo dietrofront con cui Crocetta tentava di concedere nuovamente le autorizzazioni agli Usa il 24 lu-glio 2013 non ha alcun valore giu-ridico.

Quest’atto, passato alla storia del movimento con la definizio-ne ironica di “Revoca delle Re-voche”, è ritenuto dai giudici del TAR peraltro fondato su errati pre-supposti, quale lo studio infondato dell’ISS, preso al balzo da Crocet-ta per tentare di tirarsi fuori da una situazione per lui scottante.

Crocetta deve andarsene per-ché ha tentato di sostenere fan-donie sulla salubrità del MUOS e perché con il suo atteggiamen-to opportunista, culminato nel tradimento, con cui ha tentato di immolare la salute e la sicurez-za delle masse popolari siciliane sull’altare dei guerrafondai e im-perialisti del governo Letta-Berlu-sconi e degli USA di Obama, non ha difeso le masse popolari sicilia-ne, arrecando oggettivamente un enorme danno alla Sicilia.

viva le iniziative dell’8 marzo e la manifestazione

nazionale del 4 aprileIl PMLI saluta con entusiasmo

militante la storica vittoria del mo-

vimento No MUOS, le donne di Niscemi in testa, alle quali conse-gniamo simbolicamente un mazzo di mimose per il prossimo 8 Mar-zo di lotta a Niscemi, al quale il PMLI parteciperà.

I lavori del MUOS devono es-sere considerati completamente abusivi in quanto iniziati e pro-seguiti in assenza di autorizza-zioni valide. Tutto va abbattuto, dunque. Ma, considerato l’atteg-giamento di illegalità e arroganza in cui si sono mosse le istituzioni borghesi italiane e i militari statu-nitensi, non sarà semplice arrivare a questo obbiettivo finale. È pre-vedibile che la sentenza del TAR sia oggetto di appello da parte del-le istituzioni borghesi.

Renzi, infatti, è favorevole al MUOS e a una politica guerrafon-daia basata su micidiali armi e si-stemi militari d’aggressione e ra-pina ai danni dei popoli.

La lotta contro il MUOS deve prendere inoltre coscienza di es-sere all’interno del movimento di opposizione al governo Renzi og-gettivamente la punta di massa più avanzata della lotta contro i pro-getti di aggressione imperialista ai popoli del Mediterraneo.

Per questo il movimento ha

il dovere di dire a chiare lette-re “NO” ai progetti di guerra alla Libia agitati in questi ultimi gior-ni dal governo Renzi, che rischia-no di buttare la Sicilia nell’inferno della guerra imperialista e vanifi-care anni di lotta contro il MUOS.

“NO”, dunque, a qualsiasi ipo-tesi interventista di Italia, UE o ONU, criticando la politica este-ra imperialista e guerrafondaia del governo Renzi, la partecipazione alla NATO, ai patti militari impe-rialisti tra l’Italia e gli USA, che comportano l’aumento della spe-sa militare, l’acquisto di nuovi e sempre più micidiali armamenti, l’imposizione alla Sicilia del ruo-lo di portaerei nel Mediterraneo, la crescente povertà e insicurezza del territorio italiano.

Allora il prossimo 8 Marzo di lotta a Niscemi e durante la mani-festazione nazionale del 4 aprile chiediamo non solo le dimissioni del traditore Crocetta, ma urlia-mo anche “Spazziamo via il go-verno Renzi”! Siano soprattutto le donne e i giovani a scandire chia-ro e forte “Non vogliamo la guer-ra alla Libia!”, “Non vogliamo il MUOS! Non vogliamo Sigonella! Via Renzi, via Crocetta!”.

Niscemi (Caltanissetta), 9 agosto 2013. manifestazione nazionale contro il mUos. il PmLi schierato davanti alla base Usa prima dell’occupazione (foto il Bolscevico)

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6 il bolscevico / interni N. 10 - 12 marzo 2015

Grave iniziativa che impantana i lavoratori nel capitalismo

Landini coinvoLgeLa Fiom neLLa “coaLizione

sociaLe” riFormista Il leader dei metalmeccanici di sinistra attacca Renzi ma non chiede di cacciarlo via

Il socIalIsmo è l’unIca pRoposta valIda peR I lavoRatoRIProsegue la marcia di avvi-

cinamento alla formazione del-la “coalizione sociale”, un nuovo soggetto riformista che ha l’am-bizione di raccogliere e riunire un ampio arco di forze e soggetti che attualmente non hanno un colle-gamento forte tra di loro. Un pro-getto che non si è ancora model-lato in maniera definitiva ma che comunque sta mostrando qua-li sono i suoi tratti fondamenta-li. Sembra irreversibile anche la scelta di Maurizio Landini di por-tare la Fiom dentro tale progetto e questa, dal nostro punto di vi-sta, non è certo una buona notizia. Il segretario nazionale dei metal-meccanici della Cgil lo ha ribadi-to all’Assemblea nazionale della Fiom svoltasi a Cervia nei giorni 27 e 28 febbraio, non solo e non tanto nella sua relazione di aper-tura, ma sopratutto nelle intervi-ste e nelle dichiarazioni rilasciate a margine dei lavori.

Un progetto che viene da lontano

Un disegno che è in gestazione oramai da anni e che finora ha vi-sto protagonisti sopratutto Landi-ni e Rodotà, ma anche una schiera di personaggi “minori” e poco co-nosciuti. Come abbiamo scritto in un recente articolo è almeno dal 2010 che si tenta in tutti modi di dar vita a un “contenitore” che ri-esca a raccogliere tutti coloro che si sentono di sinistra e ora sono orfani dei vecchi partiti di quella che veniva definita “sinistra ra-dicale”, ma anche quanti hanno votato momentaneamente 5 Stel-le, e sono alla ricerca di qualcosa e qualcuno che in qualche modo li rappresenti in parlamento e so-pratutto si opponga seriamen-te alle politiche di questi ultimi anni portate avanti sia dai governi di “centro-destra” come da quel-li di “centro-sinistra”, i quali non hanno fatto altro che attaccare pe-santemente le condizioni econo-miche e sociali dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e dei ceti popolari.

In particolare i promotori si

ponevano, e si pongono tutt’ora, l’obiettivo di rappresentare poli-ticamente anche coloro che non aderiscono più a nessun partito della sinistra parlamentare oppure hanno scelto l’astensionismo ma continuano a impegnarsi in co-mitati, organizzazioni e associa-zioni spesso locali o che agisco-no su temi specifici, cercando di unificare le lotte e di trovare un comune denominatore nella bat-taglia contro le politiche liberiste dei governi ma anche un unico soggetto che li tenga insieme sul piano organizzativo. Un progetto che su alcune parti è condivisibi-le, in particolare sull’esigenza di rispondere uniti all’attacco ai di-ritti e alle condizioni dei lavorato-ri e delle masse popolari amplifi-cato dall’attuale crisi capitalistica. Peccato che questi progetti sono del tutto interni e compatibili con l’attuale sistema economico capi-talistico.

Si possono collegare a questo tentativo il lancio di “Uniti con-tro la crisi” nel 2010. Vi aderiro-no tanti “vecchi arnesi” trotzkisti, movimentisti come Luca Casarini ma anche esponenti sindacali ope-raisti come Cremaschi e Rinaldini (Fiom) ma non si sviluppò quella rete in tutta Italia come volevano i loro promotori e alla fine diventò sopratutto uno strumento da uti-lizzare in funzione elettorale, in particolare dal partito di Vendo-la. Quello che rimane è un sito web o poco più. Un altro tentati-vo, per certi versi ancor più col-locato a destra, è stato quello dei comitati per la difesa della Costi-tuzione dove spiccavano i giuristi borghesi Stefano Rodotà e Gusta-vo Zagrebelsky, oltre allo stesso Landini, arroccati appunto sulla difesa della costituzione borghese del ’48 oramai fatti a pezzi.

Landini ci tira dentro la Fiom

Landini, presente in entrambi i tentativi, torna ancora una volta su questo progetto, anche se dice che non è sua intenzione mettersi a capo di un nuovo partito poli-

tico e quasi sicuramente la “coa-lizione sociale” non sarà un par-tito nel senso stretto della parola. Può anche darsi che non voglia personalmente esserne il leader e aspiri più a diventare il capo della Cgil dopo la Camusso, avendo in questo modo maggiori possibili-tà di coinvolgere tutta la Cgil nel-la costituenda “coalizione socia-le”. Quello che ci interessa è dove porta questo progetto, sopratutto alla luce del coinvolgimento della Fiom, ovvero del maggiore sinda-cato di categoria con forte conno-tazione operaia d’Italia.

Noi marxisti-leninisti la giu-dichiamo una grave iniziativa che mira a coinvolgere i lavora-tori nel capitalismo, certamente non a organizzarli per combat-terlo. Con una grossa differenza, perché non è la stessa cosa se a sostenere e promuovere questa coalizione ci sono Rodotà o Ze-greblesky, oppure c’è Landini. Se guardiamo ai due giuristi, questi sono oramai ben connotati politi-camente: vecchi borghesi demo-cratici e antifascisti riconducibili all’area liberal-socialista e radica-le, entrambi accademici, ex presi-dente della Corte costituzionale l’uno e garante della privacy l’al-tro. Insomma personaggi non di secondo piano ma che non sono assolutamente in grado di porta-re a questo progetto di “coalizio-ne sociale” un sostegno di massa da parte dei lavoratori, dei precari e dei giovani.

Tutt’altro discorso per Landini che rispetto agli altri due ha sicu-ramente maggior seguito in gene-rale e in particolare tra i lavorato-ri. Non soltanto per la sua storia personale (non è certo un rivolu-zionario) ma sopratutto per il fatto di essere segretario generale del-la Fiom e per il ruolo che questo sindacato ha svolto nella verten-za Pomigliano, contro il modello Marchionne, in difesa dell’artico-lo 18, anche in contrasto con il re-sto della Cgil e con la Camusso, anche se poi in parte si è riman-giato quelle battaglie e con la se-gretaria generale della Cgil è stata fatta pace e per ora regna tra i due una buona intesa.

Critiche, ma anche analogie con RenziNell’Assemblea nazionale del-

la Fiom e sui giornali Landini ha attaccato ripetutamente Renzi. Ha dichiarato che il il suo governo sta realizzando il programma di Con-findustria e i dettami della BCE, ha dato la libertà di licenziare ai padroni, vuole cancellare i sin-dacati e lo stesso diritto dei lavo-ratori di potersi difendere, fino a

dire che rappresenta un “perico-lo per la democrazia”. Ma se tut-te queste cose sono vere perché Landini lo definisce “fenomeno” e “genio” fiorentino anziché nuo-vo Berlusconi, fascista e pidui-sta? Perché non richiama tutti alla mobilitazione per spazzar via il governo Renzi? Il PMLI, assieme a pochi altri, lo sta denunciando e smascherando fin dal suo insedia-mento a Palazzo Chigi, Landini invece per un certo periodo lo ha pure accreditato come valido in-terlocutore. Meglio tardi che mai.

Ma anche adesso che sembra aver cambiato idea su di lui, di-pinge ancora Renzi come un po-litico che ha sbagliato strada, che poteva scegliere una politica di-versa e non un politicante scelto proprio per fare gli interessi della borghesia e portare avanti quella politica antioperaia e antisindaca-le che stanno sperimentando sulla propria pelle i lavoratori e le mas-se popolari. Del resto Marchion-ne è stato esplicito: “c’è necessi-tà di togliere i rottami dai binari, Renzi lo abbiamo messo là per questa ragione”.

A ben vedere però ci sono pure delle cose che li accomuna-no. Entrambi vogliono “cambiare verso” all’Italia e si riempiono la bocca con le parole “modernità” e “rinnovamento della politica”. Renzi con l’intenzione di decre-tare la fine della lotta di classe e mettere sullo stesso piano operai e padroni, sfruttati e sfruttatori, il secondo per chiudere definiti-vamente ogni legame con la lun-ga e gloriosa storia del movimen-to operaio, con le sue lotte e con le rivoluzioni che hanno segnato il ’900. Entrambi per arrivare alla stessa conclusione, uno da destra e uno da “sinistra”: ovvero che il socialismo non deve rappresenta-re più l’orizzonte e la società per cui devono lottare la classe opera-ia e i lavoratori.

Nel pantano del capitalismo

Quella di Landini è quindi una grave responsabilità perché im-pantana la classe operaia in un discorso tutto interno al capitali-smo, dentro una “coalizione so-ciale” dove il sindacato e i lavo-ratori abbiano un peso numerico importante ma politicamente con un ruolo subalterno alla borghe-sia, seppur quella nella variante di sinistra, facciano da forza d’urto ma rinunciando alla loro autono-mia e alla loro società, il sociali-smo. Un rovesciamento comple-to della filosofia e della strategia marxista-leninista che mette al centro la classe operaia e le asse-

gna il ruolo di classe generale de-stinata a succedere alla borghesia al potere, a por fine una volta per tutte a ogni forma di sfruttamento dell’uomo sull’uomo e a emanci-pare l’intera umanità, assieme ai suoi alleati ma con un ruolo deci-samente dirigente.

Ma da chi dovrebbe essere composta questa “coalizione so-ciale” e quali sono i principi e la filosofia che la ispirano? Una for-ma organizzativa non di partito, un contenitore di forze che dovreb-bero mantenere la loro autonomia e continuare ad operare ciascuna con i propri metodi e a perseguire i propri scopi ma legati assieme per avere maggior peso politico. Quindi si va, oltre alla Fiom, da Libera di don Ciotti a Emergen-cy di Gino Strada, dal movimento che ha sostenuto i referendum sui beni comuni ai NOTav, con l’in-tento di attrarre grandi associa-zioni già strutturate come l’Arci e l’intera Cgil. Insomma organizza-zioni che portano avanti battaglie anche importanti, ma tutte inter-ne al sistema economico e socia-le del capitalismo. Per non parlare delle singole “personalità”: si va dai rappresentanti della minoran-za PD, inconcludenti e attaccati alla poltrona come Civati e Fassi-na fino al’ex sceriffo di Bologna ed ex PD Cofferati, che sta cre-ando una associazione ad hoc per aderire alla coalizione.

Se poi guardiamo quali sono le linee guida di questa nuova aggre-gazione, la bussola che dovrebbe orientare la sua azione, esce ricon-fermato appieno il nostro giudi-zio già espresso alcuni numeri fa su il Bolscevico. La Costituzione repubblicana e borghese, oramai distrutta da destra, e una politi-ca economica di tipo keynesiano, fautrice di un capitalismo con massicci interventi statali. Questo “nuovo e moderno” soggetto poli-tico si richiama fortemente anche alle Società di Mutuo Soccorso di mazziniana memoria e al “mutua-lismo” di Proudhon, il liberal-so-cialista francese che teorizzava un utopico “socialismo di mercato”. Insomma, pur di negare il marxi-smo-leninismo-pensiero di Mao ci si rifà a teorie sette-ottocentesche, caratteristiche di un periodo in cui la nascente classe operaia lottava per migliorare le proprie condizio-ni materiali ma non aveva ancora acquisito la coscienza di essere la nuova classe con la missione di abbattere il capitalismo e instau-rare il socialismo, e doveva anco-ra fare esperienza per maturare la convinzione che per fare ciò serve un partito rivoluzionario fondato sul marxismo-leninismo.

Il socialismo è l’unica alternativa validaIl PMLI pensa invece che non

si debbano in alcun modo revi-sionare, né tanto meno rimuove-re le esperienze del proletariato internazionale passate che han-no dimostrato in maniera inequi-vocabile che applicando il mar-xismo-leninismo alle condizioni del singolo Paese e del periodo storico, si può arrivare concreta-mente all’abbattimento del capi-talismo e a una società socialista. La via dell’Ottobre è quella vin-cente e quella del riformismo per-dente, la rivoluzione proletaria e il socialismo sono l’unica alterna-tiva valida per i lavoratori, l’unica maniera per conquistare il potere politico da parte del proletariato che rappresenta la madre di tut-te le questioni e senza il quale la classe operaia non ha niente.

Il capitalismo, anche nelle sue forme più avanzate, non potrà mai assicurare uguaglianza e de-mocrazia per tutti. Lenin a questo riguardo disse: “Parlare di de-mocrazia pura, di democrazia in generale, di uguaglianza, li-bertà, universalità, mentre gli operai e tutti i lavoratori vengo-no affamati, spogliati, condotti alla rovina e all’esaurimento non solo dalla schiavitù salaria-ta capitalistica, mentre i capita-listi e gli speculatori continuano a detenere la “proprietà” estor-ta e l’apparato “già pronto” del potere statale, significa pren-dersi gioco dei lavoratori e de-gli sfruttati”.

Ritornando a Landini, dal pal-co di Cervia ha lanciato i prossi-mi appuntamenti della Fiom, che culmineranno con una grossa ma-nifestazione a Roma il 28 di mar-zo, definita “la primavera della coalizione sociale”, che dovreb-be sancirne la nascita, mentre ha lanciato un appello per parteci-pare in massa alla manifestazio-ne del 25 Aprile a Milano in oc-casione della celebrazione del 70° Anniversario della Libera-zione dal nazifascismo affinché assuma una connotazione nazio-nale. Iniziative a cui senz’altro parteciperà anche il PMLI, tenen-do alte le bandiere della lotta per spazzar via il governo del nuovo Berlusconi Renzi, dell’anticapita-lismo, dell’antifascismo e del so-cialismo. Tutto ciò però non c’im-pedisce di riconfermare la nostra netta contrapposizione al proget-to di “coalizione sociale” rifor-mista di Landini, in particolare al suo tentativo di coinvolgervi la Fiom e d’impantanare i lavoratori nel capitalismo.

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886chiuso il 4/3/2015

ore 16,00

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2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 3 - 22 gennaio 2015

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Per avere una“buona scuola”Per avere una“buona scuola”

occorre che essasia governatadalle studentessee dagli studenti

occorre che essasia governatadalle studentessee dagli studenti

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8 il bolscevico / PMLI N. 10 - 12 marzo 2015

Noi abbiamo il dovere di appoggiare i movimeNti aNtimperialisti aNche se alla loro testa ci fossero degli aNti marxisti-leNiNisti

di giovanni scuderiDa sempre il PMLI, mosso

dagli alti sentimenti internazio-nalisti proletari, è a fianco dei popoli in lotta, che aiuta con grande generosità. Dobbiamo fare di più, nonostante le no-stre scarse forze, i pochi mezzi che disponiamo e i nostri com-piti interni.

Dobbiamo afferrare fino in fondo il concetto che tutte le cause giuste dei popoli ci ri-guardano direttamente, e che la nostra rivoluzione non può trionfare se non avanzano la ri-voluzione e la lotta antimperia-lista su scala mondiale.

Nel sostegno e nell’aiuto ai popoli in lotta non dobbiamo guardare tanto a chi guida il movimento ma la direzione in cui si muove tale movimento.

Se esso va nella direzione giu-sta, se cioè indebolisce e toglie spazio a una delle due superpo-tenze (allora esisteva il socia-limperialismo sovietico, ndr) o a tutte e due e all’imperialismo in generale, se porta alla libera-zione nazionale e all’indipen-denza dei Paesi, noi abbiamo il dovere di appoggiarlo risoluta-mente e senza riserva. Persino se alla sua testa vi fossero degli anti marxisti-leninisti.

Oggi che sono scomparse per colpa dei revisionisti le for-tezze storiche del socialismo e la borghesia ha inghiottito quasi tutti i partiti un tempo marxisti-leninisti è più che mai attuale attenersi a quel prezioso inse-gnamento che Stalin nel 1924 trasmetteva a tutti i marxisti-le-

ninisti del mondo.Egli, trattando dei movi-

menti di liberazione naziona-le, ha sottolineato che “nelle condizioni dell’oppressione imperialistica, il carattere ri-voluzionario del movimento nazionale non implica affat-to obbligatoriamente l’esi-stenza di elementi proletari nel movimento, l’esistenza di un programma rivoluziona-rio o repubblicano del movi-mento, l’esistenza di una base democratica del movimento. La lotta dell’emiro afghano per l’indipendenza dell’Af-ghanistan è oggettivamente una lotta rivoluzionaria, mal-grado il carattere monarchi-co delle concezioni dell’emiro e dei suoi seguaci, poiché essa

indebolisce, disgrega, scal-za l’imperialismo... La lot-ta dei mercanti e degli intel-lettuali borghesi egiziani per l’indipendenza dell’Egitto è, per le stesse ragioni, una lot-

ta oggettivamente rivoluzio-naria, quantunque i capi del movimento nazionale egizia-no siano borghesi per origi-ne e appartenenza sociale e quantunque essi siano contro

il socialismo” (Stalin, “Princi-pi del Leninismo”, aprile-mag-gio 1924).

Il piccolo borghese ultrasini-stro non può certo capire tali in-dicazioni ideologiche, politiche e tattiche di Stalin perché egli sogna un movimento di libera-zione nazionale “puro” e “tut-to proletario” che non esiste e non potrebbe esistere nella re-altà. Ma noi marxisti-leninisti abbiamo certamente imparato la lezione di Stalin e la stiamo mettendo in pratica.

(Giovanni Scuderi, Rapporto del l’Ufficio politico del PMLI “Il so-cialismo è l’avvenire della classe operaia e dei lavoratori italiani”, 3° Congresso nazionale del Partito marxista-leninista italiano, Firenze

Manifestazione a sostegno dell’IS in Giordania

documeNto dell’orgaNizzazioNe di caltagiroNe (cataNia) del pmli

lottiamo uniti contro l’amministrazione di “centro-destra” del sindaco bonanno

e le istituzioni borghesi!L’amministrazione comunale

di Caltagirone, come tutte le al-tre istituzioni borghesi, calpesta il diritto delle masse popolari e lavoratrici di avere un lavoro sta-bile o anche solo di averlo. Tro-vare un impiego a Caltagirone, soprattutto per i giovani e le don-ne, è quasi impossibile. Secondo gli ultimi dati statistici risalen-ti al 2013 il tasso di disoccupa-zione sarebbe del 18% e questo

numero è tuttora in crescita. Pe-raltro, il tasso di disoccupazio-ne reale dev’essere notevolmen-te maggiore, considerato il fatto che molti disoccupati, soprattut-to giovani, hanno rinunciato ad iscriversi alle liste dell’ex-collo-camento. Preoccupante anche la diffusione del lavoro nero che, secondo alcune organizzazioni impegnate nel sociale, potrebbe essere pari al 15% della popola-

zione in età da lavoro.La prima conseguenza è quel-

la dell’emigrazione giovanile: cresce il numero di giovani che si spostano nella speranza di trova-re “opportunità” emigrando verso il Nord Italia o all’estero. Questa situazione è del tutto inaccettabi-le poiché non viene data nessuna garanzia alle masse lavoratrici, impiegate per lo più nel campo della ceramica e dell’agricoltura.

Non ancora valutabile, ad esem-pio, quanto la persistente crisi del settore edile, agricolo e artigia-nale abbia spinto verso la disoc-cupazione e l’emigrazione i gio-vani calatini, sempre più spesso vittime del precariato, del lavo-ro stagionale e senza tutela nel-le campagne, di contratti di sfrut-tamento selvaggio nei servizi e nell’amministrazione.

Le scelte dell’amministrazio-ne comunale, guidata da Bonan-no, eletto a capo di una lista di “centro-destra”, non hanno fat-to altro che aggravare la situa-zione e colpire, oltre ai lavorato-ri, gli studenti non opponendosi, anzi favorendole, a proposte di “dimensionamento” scolastico. L’amministrazione ha sempre ge-stito la questione scolastica con molta superficialità lasciando le scuole in balia dei propri proble-mi economici, non interessandosi a fondo del gravissimo problema della dispersione scolastica nel nostro Comune. In questi anni le scelte di Bonanno, tra cui quella di dichiarare il dissesto, sono sta-te spesso contestate dalle masse che hanno in più occasioni chie-sto le sue dimissioni. Continuan-do a seguire la strada fino ad oggi percorsa dalla politica borghese, i reali problemi dei disoccupati, dei lavoratori e degli studenti non verranno mai risolti, dunque non resta che lottare contro l’ammini-strazione di “centro-destra” della nostra città e contro tutte le altre istituzioni borghesi sfruttatrici.

Partito marxista-leninista italiano

Organizzazione di Caltagirone (Catania)

2 marzo 2015

attivita’ di propagaNda del pmli

per l’8 marzo➥ MILANOPiazza Costantino dalle 10,30

● Sabato 7 marzo

➥ FIRENZEMercato Piazza Isolotto dalle 9

● Sabato 7 marzo

➥ PONTASSIEVE (Firenze)Piazza V. Emanuele II dalle 10,30

● Sabato 7 marzo

➥ MODENAPortico Via Emilia Centro tra via Scudari e Piazza Ovadalle 15 alle 18

● Venerdì 6 marzo ● Sabato 14 marzo ● Domenica 5 aprile ● Sabato 11 aprile ● Venerdì 17 aprile ● Giovedì 23 aprile

distribuito il volantino sulla denuncia dei mali che affliggono il capoluogo etneo

militaNte diffusioNe dei marxisti-

leNiNisti Nella zoNa iNdustriale di cataNiaSerrati e interessanti colloqui con gli operai

�Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di CataniaMercoledì 25 febbraio i

compagni della Cellula “Sta-lin” della provincia di Catania del PMLI hanno effettuato un volantinaggio nella zona indu-striale del capoluogo etneo. In particolare, la diffusione si è concentrata presso la STMi-croelectronics N.V., azienda italo-francese specializzata nella produzione di compo-nenti elettronici a semicondut-tore.

Nonostante le condizioni atmosferiche avverse, i com-pagni hanno diffuso l’impor-tante volantino “Catania, città afflitta dalla disoccupazione, dal precariato e dall’emargina-zione” e tenuto diversi collo-qui con gli operai a fine turno e con quelli che si accingevano ad entrare in fabbrica. Questi, si sono incentrati circa le pes-sime condizioni delle masse popolari siciliane e, in partico-lare, il bassissimo tasso di oc-cupazione di cui la provincia di Catania è testimone. Territo-rio sul quale permane l’assen-za del governo regionale e il “generico” e defilato interesse del governo nazionale del Ber-lusconi democristiano Renzi.

I compagni hanno anche effettuato un’affissione di ma-nifesti e articoli, in forma-to A3, tratti dagli ultimi nu-meri de “Il Bolscevico”, nei pressi della ST e della Micron

Technology, azienda elettro-nica statunitense specializza-ta anch’essa nella produzione di vari tipi di semiconduttori e detentrice di un altissimo pa-trimonio di brevetti altamente specialistici. La Micron versa in condizioni critiche: è stata dismessa dall’attuale proprie-tà, i dipendenti sono – ancora per poco – in cassa integrazio-ne, mentre non si registrano seri interessamenti da parte di nuovi acquirenti. I vertici sin-dacali, da parte loro, oltre a es-sere in ritardo storico riguardo alle lotte, continuano a non di-fendere gli interessi dei lavo-ratori, per primo il loro diritto alla piena occupazione, pre-ferendo affidarsi e accordarsi con i partiti di regime.

Catania, 25 febbraio 2015. Il vo-lantinaggio del PMLI davanti ai cancelli della STMicrolelectro-nics (foto il bolscevico)

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Alcuni consigli di candidato ai suoi elettori

Compagni, confesso che non avevo l’intenzione di parlare. Ma il nostro egregio Nikita Krusciov (il revisionista mascherato che poi l’avrebbe pugnala-to alle spalle, ndr) mi ha trascinato, si può dire a forza, in questa riunione. Fa un buon discorso, mi ha detto. Ma di che parlare? Quale discorso precisa-mente? Tutto ciò che doveva esser detto prima delle elezioni è stato detto e ridetto nei discorsi dei nostri compagni dirigenti Kalinin, Molotov, Voroscilov, Kaganovic e di molti altri nostri compagni che oc-cupano posti di responsabilità. Che cosa si può ag-giungere ancora a questi discorsi?

Si dice che alcune questioni delle campagne elet-torale richiedono delle spiegazioni. Quali spiegazio-ni, su quali questioni? Tutto ciò che doveva essere spiegato, è stato spiegato e rispiegato negli appel-li, a voi noti, del partito bolscevico, della gioven-tù comunista, del Consiglio centrale dei sindacati dell’URSS, della Società d’incoraggiamento alla di-fesa contro la guerra aerea e chimica, del Comitato per la cultura fisica. Che cosa si può ancora aggiun-gere a queste spiegazioni?

Naturalmente si potrebbe fare un discorsetto su tutto un po’ e su nulla. (Risa). Può darsi che un di-scorso simile avrebbe divertito il pubblico. Si dice che vi sono specialisti per tali discorsi non solo lag-giù nei paesi capitalisti, ma anche da noi, nel paese dei Soviet. (Risa, applausi). Ma in primo luogo io non sono uno specialista per tali discorsi. In secon-do luogo, vale la pena di occuparci di cose diverten-ti, ora, quando noi tutti bolscevichi siamo, come si dice, “carichi di lavoro fin sopra i capelli”? Io penso che non ne vale la pena.

È chiaro che in tali condizioni non si può fare un buon discorso.

Ma dal momento che sono salito alla tribuna bi-sogna pur che dica qualcosa. (Applausi fragorosi).

Voglio prima di tutto esprimere la mia ricono-scenza (applausi) agli elettori per la fiducia che mi hanno dimostrata. (Applausi).

È stata portata la mia candidatura a deputato e la commissione elettorale della circoscrizione “Stalin” della capitale sovietica l’ha registrata. È una prova di grande fiducia, compagni. Permettetemi di espri-mervi la mia profonda riconoscenza di bolscevico per la fiducia che avete dimostrato verso il partito bolscevico del quale sono membro e verso di me, come rappresentante di questo partito. (Vivi applau-si).

Io so che vuol dire fiducia. Essa mi impone na-turalmente nuovi obblighi, obblighi maggiori e, evi-dentemente, una nuova responsabilità, una respon-sabilità maggiore. Ma noi, bolscevichi, non abbiamo l’abitudine di rifuggire delle responsabilità. Io l’ac-cetto volentieri. (Applausi fragorosi e prolungati).

Per parte mia voglio assicurarvi, compagni, che voi potete affidarvi con piena fiducia al compa-gno Stalin. (Ovazione fragorosa prolungata. Si gri-da: “Noi siamo tutti col compagno Stalin!”). Pote-te contare che il compagno Stalin saprà compiere il suo dovere verso il popolo (applausi), verso la clas-se operaia (applausi), verso i contadini (applausi), verso gli intellettuali. (Applausi).

Voglio ancora, compagni, felicitarmi con voi per la festa che si avvicina, per la festa di tutto il popo-lo in occasione del giorno delle elezioni al Soviet Supremo dell’URSS (Vivi applausi). Le elezioni imminenti non sono semplicemente delle elezioni, compagni. Sono una vera festa di tutto il popolo, dei nostri operai, dei nostri contadini, dei nostri intellet-tuali. (Applausi fragorosi). Nel mondo non ci sono ancora mai state elezioni così veramente libere e ve-ramente democratiche; mai! La storia non conosce un altro esempio simile. (Applausi). Non si tratta del fatto che da noi si avranno elezioni generali, eguali, a scrutinio segreto e dirette, benché ciò abbia di per sé stesso una grande importanza. Si tratta del fatto che da noi le elezioni generali saranno le elezioni le più libere e le più democratiche in confronto alle elezioni di qualsiasi altro paese del mondo.

Le elezioni generali si fanno e hanno luogo an-che in alcuni paesi capitalisti cosiddetti democratici. Ma in quali condizioni si fanno? In un ambiente di

conflitti di classi, di ostilità di classi, in un ambiente in cui sugli elettori viene fatta una pressione da parte dei capitalisti, dei proprietari fondiari, dei banchieri e degli altri pescecani del capitalismo. Tali elezioni, anche se sono generali, eguali, a scrutinio segreto e dirette, non si possono chiamare completamente li-bere e completamente democratiche.

Da noi, nel nostro paese, le elezioni avvengono in tutt’altre condizioni. Da noi non vi sono capitali-sti, non vi sono proprietari fondiari, quindi non vi è pressione da parte delle classi possidenti sulle classi non possidenti. Da noi le elezioni avvengono in un ambiente di collaborazione fra operai, contadini, in-tellettuali; in un ambiente di fiducia reciproca; in un ambiente, direi, di amicizia reciproca, perché da noi non vi sono capitalisti, non vi sono proprietari fon-diari, non vi è sfruttamento, e non vi è nessuno in-somma che possa fa pressione sul popolo per travi-sare la sua volontà.

Ecco perché le nostre elezioni sono le uniche nel mondo veramente libere e veramente democratiche. (Vivi applausi).

Queste elezioni libere e veramente democrati-che hanno potuto sorgere solo sul terreno del trionfo dell’ordine socialista, del socialismo che da noi non soltanto si va edificando, ma è già entrato nella vita, nella vita quotidiana del popolo. Dieci anni fa si sa-rebbe potuto discutere se è possibile o no costruire il socialismo da noi. Ora la questione non può essere oggetto di discussione. Ora è una questione di fatti, una questione di vita viva, di usi e di costumi che penetra in tutta la vita del popolo. Nelle nostre fab-briche e nelle nostre officine si lavora senza capitali-sti. Uomini del popolo dirigono il lavoro. Da noi ciò si chiama socialismo nella pratica. Nei nostri campi lavorano i lavoratori della terra, senza i proprietari fondiari, senza i kulak. Uomini del popolo dirigono il lavoro. Da noi ciò si chiama socialismo nella vita, da noi ciò si chiama vita libera, socialista.

E su questa base appunto sono nate da noi elezio-ni nuove, veramente libere e veramente democratiche, elezioni che non hanno esempi nella storia dell’uma-nità.

Dopo questo, come non felicitarmi con voi per il giorno di festa di tutto il popolo, per il giorno delle elezioni al Soviet Supremo dell’Unione Sovietica! (Ovazione fragorosa di tutta la sala).

Vorrei ancora, compagni, darvi un consiglio, un consiglio di candidato a deputato ai suoi elettori. Se prendiamo i paesi capitalistici, esistono laggiù fra i deputati e gli elettori delle relazioni originali, direi persino alquanto strane. Finché dura la campagna elettorale i deputati civettano con gli elettori, stri-sciano davanti ad essi, giurano loro fedeltà, promet-tono mari e monti. Si direbbe che vi è dipendenza assoluta dei deputati dagli elettori. Appena finite le elezioni e i candidati diventano deputati, le relazio-ni cambiano radicalmente. Invece della dipendenza dei deputati dagli elettori si ha la loro indipendenza completa. Durante quattro o cinque anni, cioè sino a nuove elezioni, il deputato si sente completamen-te libero, indipendente dal popolo, dai suoi elettori. Può passare da un campo all’altro, può deviare dal

giusto cammino nel cammino falso, può persino im-pegolarsi in macchinazioni poco pulite, può far ca-priole a piacimento: egli è indipendente.

Si possono ritenere normali tali relazioni? As-solutamente no, compagni. La nostra Costituzione ha tenuto conto di questa circostanza; essa contiene una legge in forza alla quale gli elettori hanno il di-ritto di richiamare prima del termine i loro deputati se questi incominciano a barcamenarsi, se deviano dal giusto cammino, se dimenticano la loro dipen-denza dal popolo, dagli elettori.

È una legge magnifica, compagni. Il deputato deve sapere che egli è il servitore del popolo, il suo delegato al Soviet Supremo e che deve seguire la li-nea che il popolo, col suo mandato, gli ha tracciato. Se devia dal cammino gli elettori hanno il diritto di sbalzarlo senza cerimonie. (Risa, applausi). È una legge magnifica. Il mio consiglio, il consiglio di un candidato ai suoi elettori è di non dimenticarvi di questo diritto, del diritto di richiamare i deputati pri-ma del termine, di sorvegliarli, di controllarli e, se salta loro il ticchio di deviare dal giusto cammino, di sbarazzarvene e di esigere nuove elezioni. Il gover-no ha il dovere di indire nuove elezioni. Il mio con-siglio è di ricordarvi di questa legge e di servirvene quando occorra.

Infine ancora un consiglio di candidato ai suoi elettori. Che cosa occorre esigere, in generale, dai propri deputati, se prendiamo fra tutte le esigenze possibili le più elementari?

Gli elettori, il popolo devono esigere dai propri deputati che essi siano all’altezza dei loro compiti; che nel loro lavoro non cadano al livello di filistei politici; che rimangano al posto di uomini politici di tipo leninista; che essi siano uomini politici cristal-lini e integri, come lo era Lenin (applausi); che essi siano così intrepidi nella lotta e implacabili verso i nemici del popolo come lo era Lenin (applausi); che essi siano così saggi e lontani da ogni precipitazio-ne, quando si presentano problemi complicati la cui soluzione richiede la capacità di saper abbracciare vasti orizzonti e di tener conto largamente di tutti i vantaggi e gli svantaggi, come lo era Lenin (ap-plausi); che essi siano così veritieri e onesti, come lo era Lenin (applausi); che essi amino il loro popolo, come lo amava Lenin. (Applausi).

Possiamo noi dire che tutti i candidati siano uo-mini politici di tal genere? Non potrei dirlo. Sotto il sole vivono persone di ogni fatta, uomini politi-ci di ogni fatta. Vi sono uomini sui quali non puoi pronunciarti: sono essi buoni o cattivi, coraggiosi o pusillanimi, tutti dediti al popolo o per i nemici del popolo. Vi sono persone di tal fatta e uomini politici di tal fatta. Ve ne sono anche da noi, fra i bolscevi-chi. Voi lo sapete, compagni, non v’è famiglia sen-za magagna. (Risa, applausi). A proposito di gente di tipo indefinito, di gente che ricorda piuttosto dei filistei politici che degli uomini politici, a proposito di gente di un tipo indefinito, indeterminato, il gran-de scrittore russo Gogol ha detto con un’espressione felice: “Gente indefinita, né così né cosà: impossi-bile comprendere che sono, né Bogdan in città, né Selifan al villaggio”. (Risa, applausi). Queste per-sone e questi uomini politici indefiniti sono, come bene si dice da noi fra il popolo, “della gente così così, né carne né pesce” (risa generali, applausi), “né un cero per la Madonna, né una forca pel diavo-lo”. (Risa generali, applausi).

Non potrei affermare con piena sicurezza che fra i candidati a deputati (porgo loro, naturalmente, tut-te le mie scuse) e fra i nostri uomini politici non si trovino persone che ricordano piuttosto dei filistei politici e che, per il loro carattere e la loro fisiono-mia, ricordano persone di tal fatta, delle quali il no-stro popolo dice: “né un cero alla Madonna, né una forca pel diavolo”. (Risa, applausi).

Vorrei, compagni, che voi esercitaste un’influen-za sistematica sui vostri deputati, che infondeste in loro la convinzione che devono tener presente la fi-gura del grande Lenin e seguirne l’esempio in tutto. (Applausi).

Il dovere degli elettori non finisce con le elezio-ni, ma continua durante tutta la legislatura del So-viet Supremo. Ho già parlato della legge che dà agli elettori il diritto di richiamare i deputati prima del termine della legislatura e se questi deviano dal giu-sto cammino. Il dovere e il diritto degli elettori è dunque di controllare incessantemente i loro depu-tati, di infondere loro l’idea che non devono in nes-sun caso discendere al livello di filistei politici; gli elettori devono infondere ai propri deputati l’idea che essi devono essere tali, quale fu il grande Le-nin. (Applausi).

Questo è, compagni, il secondo consiglio che vo-levo darvi, il consiglio di un candidato ai suoi elet-tori. (Applausi fragorosi e prolungati che si trasfor-mano in ovazione. Tutti si alzano e rivolgono i loro sguardi al palco del governo dov’è entrato il com-pagno Stalin. Risuonano acclamazioni: “Al grande Stalin, urrà!”, “Al compagno Stalin, urrà!”,”Evviva il compagno Stalin, urrà!”, “Evviva il primo disce-polo di Lenin, candidato al Soviet dell’Unione, com-pagno Stalin! Urrà!”).

(Stalin, “Discorso alla Riunione elettorale del-la circoscrizione ‘Stalin’ di Mosca pronunciato l’11 dicembre 1937 nel Gran Teatro”. Lenin, opere scel-te in due volumi, Edizioni in lingue estere, Mosca 1947, pagg. 39-43)

Bisogna dare la possibilità ai sovietici di “lavare la testa”

ai propri dirigentiC’è un’altra circostanza che ci spinge all’auto-

critica. Penso alla questione: masse e dirigenti. Ne-gli ultimi tempi, da noi, hanno cominciato a mani-festarsi strani rapporti fra i dirigenti e le masse. Da una parte si è storicamente formato e sviluppato un gruppo di dirigenti, la cui autorità cresce continua-mente e che diventano quasi irraggiungibili per le masse. Dall’altro lato, l’ascesa delle masse, della classe operaia in particolare, e delle masse dei lavo-ratori in generale, procede con straordinaria lentez-za; esse cominciano a guardare dal basso i dirigenti, sono come accecate dallo splendore e spesso temo-no di criticarli.

Il fatto che da noi si sia formato un gruppo di di-rigenti, arrivati molto in alto e che godono di grande autorità, è naturalmente, in sé, una grande conquista del nostro partito. È chiaro che, senza la presenza di un tale autorevole gruppo di dirigenti, la direzione di un grande paese sarebbe impensabile. Ma il fatto che i dirigenti nella loro ascesa si allontanino dal-le masse, e che le masse comincino a guardarli dal basso, senza avere il coraggio di criticarli, fa sorge-re il pericolo del distacco dei dirigenti dalle masse e dell’allontanamento delle masse dai dirigenti.

Questo pericolo può condurre i dirigenti a diven-tare superbi e a ritenersi infallibili. E cosa ci potreb-be essere di buono nel fatto che i più alti dirigenti diventino superbi e comincino a guardare le mas-se dall’alto in basso? È chiaro che questo e null’al-tro potrebbe condurre se non alla rovina del parti-to. Noi, però, vogliamo andare avanti e migliorare il nostro lavoro, non invece rovinare il partito. E pro-prio per andare avanti e per migliorare le relazioni fra le masse e i dirigenti, bisogna tenere aperta con-tinuamente la valvola dell’autocritica, bisogna dare la possibilità ai sovietici di “lavare la testa” ai propri dirigenti, di criticarli per i loro errori, in modo che i dirigenti non diventino arroganti e le masse non si allontanino dai dirigenti.

(Stalin, “Sui lavori della Sessione plenaria co-mune d’aprile del Comitato Centrale e della Com-missione Centrale di Controllo”, Discorso alla riu-nione dell’attivo dell’Organizzazione di Mosca del PC(b) dell’URSS, 13 aprile 1928, Opere complete Edizioni Nuova Unità, vol. 11, pagg. 31-32)

Compagni! Nei congressi si parla di solito di conquiste. Non c’è dubbio che ci siano conquiste. Queste conquiste non sono da poco, naturalmente e non c’è motivo di nasconderle. ma, compagni, negli ultimi tempi qui si è cominciato a parlare troppo, tal-volta fino alla nausea, di conquiste e perciò passa la voglia di ripetere cose già dette. Permettetemi dun-que di rompere con la normale procedura e di dirvi qualche parola non sulle nostre conquiste, ma sulle nostre debolezze e sui nostri compiti in relazione a queste debolezze.

Penso qui ai compiti, compagni, che si riferisco-no alla nostra edificazione interna.

Questi compiti riguardano tre questioni: la que-stione della linea del nostro lavoro politico, la que-stione dell’elevamento dell’attività delle masse popolari in generale e della classe operaia in par-ticolare, come anche della lotta contro il burocrati-smo, e infine la questione della formazione di nuovi quadri per la nostra edificazione economica.

(Stalin, “Discorso al VII Congresso dell’Unione della gioventù comunista leninista dell’URSS”, 16 maggio 1928, Opere complete Edizioni Nuova Uni-tà, vol. 11, pag. 54)

Stalin su Stalin5 MArzo 1953 – 2015. 62° AnniversArio dellA scoMpArsA del grAnde MAestro del proletAriAto internAzionAle

Concludiamo la pubblicazione di alcune citazio-ni del grande Maestro del proletariato internazionale Stalin nel 62° anniversario della sua scomparsa. La prima parte è apparsa sul numero 9/2015.

“... il partito è imbattibile se ha chiari gli obiettivi e non ha paura delle difficoltà” (Stalin). Manifesto in armeno del 1935

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10 il bolscevico / PMLI N. 10 - 12 marzo 2015

Iniziata con successo la propaganda 2015 tramite banchini

Il PMlI grande centrodI Interesse tra le Masse

PoPolarI ModenesIInteresse per il materiale del Partito. Contestato il Consiglio comunale

di Modena per le intimidazioni al PMLICoMMeMorato In Modo MILItante IL 167° annIversarIo

de “IL ManIfesto deL PartIto CoMunIsta”Dal corrispondente �dell’Organizzazione di Modena del PMLIÈ iniziata con successo la pro-

paganda 2015 del PMLI a Modena: nelle giornate di domenica 22 e sa-bato 28 febbraio l’Organizzazione modenese è scesa in piazza con il rosso banchino, migliorato anche nell’estetica, per commemorare in maniera militante il 167° anni-versario dalla pubblicazione de “Il Manifesto del Partito Comunista” di Marx ed Engels, avvenuta nel febbraio 1848. I compagni mode-nesi hanno autoprodotto il volan-tino per l’occasione “Il Manifesto di Marx ed Engels - Grande faro per i fautori del socialismo di tutto il mondo – Un’opera fondamenta-le per trasformare il mondo e se stessi”, pubblicato sul n. 9 de “Il Bolscevico”, il quale ha riscontrato molto interesse, come l’ha avuto il materiale sul banchino.

Con generoso contributo alcuni modenesi hanno preso “Il Manife-sto del Partito Comunista”, prima opera fondamentale marxista-leni-nista, “L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato” di Engels e “Viva la Grande Rivolta del Sessantotto”, a dimostrazio-ne che c’è una grande voglia e un grande interesse per una corretta e giusta visione di classe che solo il PMLI è in grado di fornire alle mas-se popolari le quali, hanno forte-mente denunciato l’abbandono da parte dei partiti pseudocomunisti dell’ideologia marxista-leninista. Sono state fortemente criticate la vittoria scandalosa di Tsipras in Grecia con l’appoggio della de-

stra e la formazione di Podemos in Spagna; tutti segnali che hanno fatto comprendere che le masse popolari sono stanche di queste pagliacciate filo-borghesi e che per spazzare via il governo del Berlu-sconi democristiano Renzi ci vuole un vero partito rivoluzionario.

Le giornate di propaganda sono servite, inoltre, per appoggiare il Comitato popolare locale STOP-TTIP, anche qui l’Organizzazione ha prodotto un volantino “Fermiamo il TTIP – Trattato segreto tra USA e UE che favorisce le multinazionali e penalizza i lavoratori”, pubblica-to sul n.8 de “Il Bolscevico”, per spiegare alle masse popolari le gravità di questo “mostro” in difesa del sistema capitalista; molti non sapevano neanche cosa fosse ma grazie alla preparazione ideologica dei compagni è stata fatta luce.

Nonostante i continui attacchi della borghesia reazionaria mode-nese, i compagni non si sono fatti spaventare e hanno ottenuto il per-messo per l’occupazione di suolo pubblico, sempre lì sotto al porti-co del Comune di Modena e han-no continuato a diffondere il tanto “odiato” e “condannato” volantino “Il potere politico spetta di diritto al proletariato”. Questa volta, sul re-tro, è stato stampato il comunicato stampa “La destra e la ‘sinistra’ borghese del consiglio comunale di Modena si oppongono alla presa di potere del proletariato”, pubblicato sul n.7 de “Il Bolscevico”, ignorato dai mass-media borghesi ma, con la presenza attiva dei marxisti-leni-nisti, ha ottenuto i suoi buoni frutti. In molti si sono fermati a leggere il

comunicato, addirittura sono tor-nati al banchino per chiedere ulte-riori spiegazioni e, sta di fatto, che le masse popolari danno ragione alle tesi del PMLI e al nostro comu-nicato stampa, condannando e cri-ticando tutto il Consiglio comunale che innanzitutto non si sta preoc-cupando dei problemi reali della popolazione e che, invece, tenta in ogni modo di negare totalmente la libertà di espressione, come hanno affermato gli stessi modenesi: “a dei ragazzi onesti, veri e coraggiosi che si oppongono a questo gover-

no fascista”. Ringraziamo infine per le telefo-

nate, il compagno Dario Granito a nome della Commissione centrale di organizzazione e per la graditis-sima visita a sorpresa il compagno Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l’Emilia-Romagna, e la compagna Giada.

Tutto per il PMLI, il proletariato e il socialismo!

Spazziamo via il governo del Berlusconi democristiano Renzi!

Coi Maestri e il PMLI vincere-mo!

daL 1977 IL PMLI sI batte fIno aLa Morte

Per L’ItaLIa unIta, rossa e soCIaLIsta

Non si può non essere orgo-gliosi di quanto scrive il nostro Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, nell’opuscolo n. 14, dal titolo “Avanti con forza e fiducia verso l’Italia unita, rossa e socialista”: “Noi siamo gli ere-di e i continuatori in Italia di una storia grande, gloriosa e ricca di insegnamenti, quella di Marx, En-gels, Lenin, Stalin e Mao, del mo-vimento comunista internaziona-le, degli Stati socialisti, in primo luogo dell’Urss di Lenin e Stalin e della Repubblica popolare cinese di Mao”.

Certamente non si può che essere schifati dal governo e dai rappresentanti della dittatura del-la borghesia al potere, da questo parlamento italiano neofascista. Il 10 febbraio, la prima giornata della maratona in aula, che nelle intenzioni del governo, avrebbe dovuto vedere il primo sì della Camera sulle “riforme” costitu-zionali è iniziata tra le tensioni e si è conclusa con una bagarre che ha visto lanci di poderosi volumi verso il tavolo della presidenza, espulsioni dall’aula e sospensioni della seduta.

La rottura del “patto del Naza-reno” “non può non avere conse-guenze sul piano parlamentare” aveva detto in apertura dei lavori il forzista Francesco Paolo Sisto

annunciando le proprie dimissioni da relatore del ddl sulle ‘riforme’. Faremo di tutto per rallentarle – afferma da parte sua Renato Brunetta – sarebbe oggi pura ir-responsabilità concorrere ad una direttrice autoritaria”.

La mangiatoia, il porcile parla-mentare borghese è in fermento, dopo lo sgambetto del fasciode-mocristiano Renzi all’ex neodu-ce Berlusconi, mentre il popolo italiano vede il nuovo padrone di questo regime neofascista che sta attuando passo passo il “pia-no di rinascita democratica” della P2 di Licio Gelli. Renzi come un neoRenzo dei “Promessi sposi” di manzoniana memoria, tiene i suoi polli per le zampe a testa in giù, mentre si beccano a vicenda, e mentre il parlamento neofasci-sta va, direzione mai cambiata dal 1945, con barra dritta nella continuità della dittatura della borghesia.

Noi del PMLI fin dal lontano 1977 abbiamo un’unica direzio-ne, un’unica volontà, lottiamo e lotteremo fino alla morte per l’Ita-lia unita, rossa e socialista!

Coi Maestri e il PMLI vincere-mo!

Da un rapporto interno dell’Orga-nizzazione di Civitavecchia (Roma) del PMLI

durante un’InterrogazIone In un lIceo della ProvIncIa dI reggIo calabrIa

un coraggioso e combattivo studente marxista-leninista

illustra la linea del PMlI sullo stato islamico

appoggiare l’Is antimperialista non significa sposarlo in toto

Dal corrispondente �dell’Organizzazione di Taurianova del PMLI

Lunedì 2 marzo, in una clas-se del Liceo Scientifico Michele Guerrisi di Cittanova, provincia di Reggio Calabria, è avvenu-ta un’accesa discussione sullo Stato Islamico (IS) partendo dal tema della “globalizzazione” e della terziarizzazione.

Interrogato era uno studente marxista-leninista che con un coraggio proletario, usando l’in-dagine e l’interpretazione mar-xiste-leniniste, ha deciso di non soffermarsi a quelle considera-zioni di matrice borghese che faceva il libro scolastico e dun-que ha espresso il suo pensiero sulla “globalizzazione”. La situa-zione è rimasta calma, finché il coraggioso studente ha deciso di prendere in riferimento ai pro-blemi della “globalizzazione”, ciò che sta facendo lo Stato Islami-co. Egli ha affermato di soste-nere l’IS, senza peli sulla lingua, come organizzazione che si bat-te per l’indipendenza nazionale e contro la schiavitù economica dei Paesi imperialistici.

A quel punto si è accesa la discussione con la professores-sa che riteneva una cosa da folli sostenere l’IS. La professoressa lo ha invitato, con greve ironia, a arruolarsi nell’IS, visto che lo sostiene. Il compagno, come fe-cero ai tempi Marx ed Engels nel “Manifesto”, ha illustrato il suo pensiero marxista-leninista, af-fermando che bisogna sostene-re l’indipendenza dei popoli e la loro autodeterminazione, in per-fetta linea col pensiero di Lenin sull’imperialismo. Ha illustrato come l’IS usa la religione come un mezzo per riunire le masse arabe a insorgere contro i cro-ciati occidentali, spiegando che siamo continuamente bombar-dati dalla propaganda borghese che vuole esaltare i “valori” dello stile di vita occidentale e “pacifi-co”, di fronte alle barbarie di una società islamica araba.

Lo studente ha continuato nell’affermare che bisogna la-sciare stare in pace i popoli, di qualunque orientamento ide-

ologico siano, perché devono essere liberi dal capitalismo e dall’imperialismo. I crociati ame-ricani hanno portato, con il loro intervento armato, distruzione su vasta scala, installazioni di lobby capitaliste sul territorio e guerre civili tra sciiti e sunniti, anziché portare la democrazia. Inoltre, ha accusato il tristemente fa-moso giornale francese “Charlie Hebdo”, di istigare e insultare i popoli islamici.

La professoressa ha replicato che non è giusto rispondere con una strage ad una satira. Il com-pagno ha ribattuto dicendo che è da anni che con azioni terrori-stiche fisiche e mediatiche, l’oc-cidente provoca i musulmani, e di conseguenza loro rispondono con atti di terrorismo nei paesi occidentali. A quel punto il com-pagno veniva additato come uno che accetta la barbarie dell’IS. Ma da buon marxista-leninista ha risposto che la società e i me-todi dell’IS sono assolutamen-te inaccettabili, la loro non è di certo una lotta per il socialismo, ma piuttosto si rifanno al sistema feudale e oscurantista del me-dioevo. Dobbiamo sostenere l’IS in quanto protagonista della lotta all’imperialismo e non per la sua ideologia, il modello di società e certi metodi di lotta.

Il giovane marxista-leninista ha concluso ponendo il seguen-te aut aut: “O l’oriente nelle mani degli imperialisti, o l’oriente unito e indipendente”. Il compagno è stato accusato di non essere co-erente nel sostenere l’IS e, insie-me, nel ripudiarne la concezione religiosa e sociale.

È ammirevole come que-sto giovane compagno abbia illustrato egregiamente il pen-siero del PMLI e del marxismo-leninismo-pensiero di Mao sulla questione. Ciò dovrebbe farci capire come l’Italia imperialista dei crociati Matterella, Renzi, Gentiloni e Pinotti cerca di in-culcare nella testa delle masse la concezione borghese e isla-mobofica sull’IS. Ma noi ci op-poniamo e ci opporremo sem-pre all’imperialismo e lotteremo per l’indipendenza, la libertà dei popoli e il socialismo!

una giusta risposta marxista-leninista sul

terrorismoParticolarmente importan-

te quanto si trova nella risposta ai compagni Enrico e Franco da parte de “Il Bolscevico” numero 8. Giusta quanto opportuna la di-stinzione tra un “terrorismo indi-vidualista”, avulso dalle masse e un “terrorismo che ha l’appoggio delle masse”, come quello dell’IS, di cui non condividiamo i metodi verso persone incolpevoli, ma di cui non si può dire che agiscano se

non per legittima difesa. Terrorismo individualista e piccolo borghese è quello anarchico, nichilista e dei socialrivoluzionari russi (sempre impegnati contro il bolscevismo e la rivoluzione proletaria, si noti), del populismo russo ottocentesco, ecc., ma quello dell’IS, con tutto quanto detto sopra è altra cosa, non si può non riconoscerlo.

Quanto alla religione, essa, come afferma Marx (“Critica alla filosofia hegeliana del diritto pub-blico”, 1843), certo è “l’oppio del popolo”, ma si legga anche quanto Marx scrive subito prima: “La reli-gione è il sospiro della creatura op-

pressa, è l’anima di un mondo sen-za cuore, lo spirito di un mondo che è lo spirito di una condizione senza spirito”. Abbastanza eloquente: il necessario “salto” per superare la condizione di oppressione del pro-letariato, il suo diventare “classe per sé” presuppone l’eliminazione della religione e soprattutto delle sue pratiche devozionali e cultuali, del miracolismo, ma tali pratiche e tale miracolismo sono tipiche delle realtà più arretrate, nelle quali il po-tere capitalista opprime anche ser-vendosi delle sovrastrutture ideolo-giche. È la condizione delle masse oppresse non solo islamiche ma anche cristiane, ebraiche, induiste, buddiste ecc.

È compito dei marxisti-leninisti sconfiggere quest’ideologia (falsa coscienza del mondo per Marx) reli-giosa, come fece Lenin nella Russia rivoluzionaria, come fece Stalin e come fece Mao, ma, come giusta-mente ricorda la citata risposta ai due compagni, a livello tattico del-le scelte “altre” sono necessarie, a

seconda del momento storico: così l’alleanza, tattica appunto e non strategica, di Stalin con la chiesa ortodossa contro il nazismo.

Eugen Galasso

l’articolo sul Jobs act utile per il lavoro sindacaleCare compagne e cari compa-

gni del PMLI,grazie per documento sulla con-

troriforma del lavoro. Mi sarà utile per il lavoro sindacale in fabbrica.

Un caro saluto rosso. Coi Mae-stri e il PMLI vinceremo!

Andrea, operaio del Mugello (Firenze)

valido il documento sulla nuova botta renzianaGrazie compagni,il vostro articolo sulla nuova

botta renziana rappresentato dal Jobs Act è molto utile.

Ciao.Nicola Spinosi – Firenze

Il banchino dell’organizzazione di Modena ha destato interesse tra le masse. sulla destra, davanti al banchino il compagno antonio Leparulo diffonde il vo-lantino che commemora il “Manifesto del Partito Comunista”

Il responsabile del PMLI per l’emilia-romagna, denis branzanti (al centro) ha visitato il banchino. alla destra della foto antonio Leparulo

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N. 10 - 12 marzo 2015 toscana / il bolscevico 11200 milioni di soldi pubblici ai gestori privati

Aeroporti toscAni, il “cerchio mAgico” di renzi registA dellA fusione trA pisA e firenze

Dal nostro corrispondente �della ToscanaPochi giorni fa, il 10 di febbra-

io, al primo piano dell’aeroporto di Pisa si è realizzata la fusione tra gli aeroporti di Pisa (Sat) e Firen-ze (Adf) ed è nata la società unica Toscana Aeroporti. C’era già il via libera dell’assemblea dei soci di Adf, società del “Vespucci” di Pe-retola, che in assemblea ha appro-vato l’operazione in poco più di mezz’ora senza alcun problema. A Pisa invece la proposta di fusio-ne del “Galilei” avanzata da Cor-poration America, prima azioni-sta dei due gruppi, è passata con il 99,96% del capitale rappresentato nell’assemblea dei soci Sat. Con-trari il comitato dei piccoli azioni-sti e le associazioni cittadine.

Si parla di fusione per incor-porazione di Adf in Sat, con at-tribuzione al consiglio di ammi-nistrazione della società pisana di una delega per aumentare il capi-tale sociale che renda effettiva la fusione stessa. Per questo saran-no emesse nuove azioni da offrire in cambio agli azionisti di Adf. Il rapporto di cambio è stato fissato nella misura di 0,9687 azioni ordi-narie Sat per ogni azione ordina-ria Adf. Tale rapporto implica un valore economico di Sat superiore di circa il 13% rispetto al valore di Adf. La società unica Toscana Aeroporti Spa, quotata in borsa e con sede a Firenze, dovrà raggiun-gere l’obiettivo dei 12 milioni di passeggeri complessivi al 2029, traguardo che porterebbe il polo Galilei-Vespucci al terzo posto in Italia dietro Roma e Milano.

chi gestisce Adf e satE’ interessante capire qua-

li sono le società interessate e chi c’è al loro comando.

Iniziamo dalla promotrice dell’operazione, la società argen-tina Corporation America, che è divenuta socia di maggioranza de-gli scali di Firenze e Pisa e che fa capo alla famiglia di Eduardo Eu-rnekian. La società è una holding attiva in settori chiave delle infra-strutture e dell’energia, fra i qua-li gli aeroporti. Eurnekian a metà degli anni Duemila in Italia è bal-zato agli onori delle cronache per il crac della compagnia aerea Vo-lare di cui era socio di riferimen-to. Successivamente ha lasciato perdere gli aerei dedicandosi alle infrastrutture aeroportuali e dive-nendo azionista di maggioranza di ben 56 scali nel mondo in par-ticolare nel Sud America. Al mo-mento ha in mano il 53% di Sat e il 48,9% di Adf e dopo la fusione, sta per diventare prima socia del nuovo gruppo di gestione asso-ciata, Toscana Aeroporti Spa. Con il via libera all’integrazione, tutti gli altri soci di Eunerkian relativa-mente allo scalo fiorentino hanno salutato con gioia questo passag-gio: si comincia dalla Cassa di ri-sparmio di Firenze, socio di Adf al 13%, passando per la famiglia Pa-nerai col suo 11,7%, la Regione Toscana di Enrico Rossi col 5%, il Comune di Firenze col 2,18% che fino a poco più di un anno fa era

guidato da Renzi e adesso ammi-nistrato da uno dei sodali storici del premier, Dario Nardella.

Sotto la torre pendente invece, il primo effetto politico della fusio-ne tra i due scali è il restringimen-to della maggioranza di “centro-sinistra” al Comune di Pisa. SEL abbandona la coalizione seguendo la strada intrapresa dall’ormai ex assessore alla cultura, Dario Dan-ti, dimessosi dalla giunta dopo il voto. Fino a dicembre l’operazio-ne è stata apertamente contestata anche da molti esponenti del PD ma poi, in Consiglio comunale l’11 dicembre scorso, anche Danti come gli altri, ha approvato il per-corso di verifiche e garanzie sul progetto di fusione SAT-AdF, pre-sentato dall’azionista di controllo delle due società che il sindaco Fi-lippeschi ha gestito fino all’ultima seduta del Consiglio comunale del 5 febbraio.

i finanziamenti pubblici

Per tutta l’operazione, una va-langa di soldi pubblici. Filippeschi (PD) ha affermato che i soldi arri-veranno ricorrendo ai fondi dello “Sblocca Italia” per l’importo pro-messo da Renzi di almeno una cin-quantina di milioni di euro a patto che il nuovo Vespucci sia pron-to nel 2017 per l’annunciato G8. Ma per i faraonici lavori del nuo-vo Vespucci ne occorrono molti di più. La Corporation America alla vigilia del voto di delibera, segna-lò che la fusione fra le due società sarebbe stata la soluzione migliore a condizione però che il governo avesse garantito non 50, ma 150 milioni sui 336 previsti per i lavo-ri, e così è stato. A Pisa quindi, per far passare l’ordine del giorno di fronte al quale è dovuto puntual-mente arrivare il soccorso di Forza Italia, Filippeschi e la sua giunta composta da PD, SEL, PSI ed ex montiani ha fatto filtrare la noti-zia che i 100 milioni che mancano arriveranno da altri provvedimen-ti governativi ad hoc. A conferma della questione, attraverso un co-municato stampa emesso l’8 feb-braio, Adf ha annunciato di aver ricevuto dal ministero dei Traspor-ti guidato da Maurizio Lupi, una

lettera in cui si impegna a “por-re in essere ogni azione utile per sostenere l’attuazione degli inter-venti infrastrutturali programmati da Aeroporto di Firenze fino a un massimo di 150 milioni di euro” nonché a firmare e inviare imme-diatamente “al ministero dell’Eco-nomia il decreto per l’intervento pubblico di 50 milioni promesso dal premier per l’adeguamento in-frastrutturale dell’aeroporto di Pe-retola per la realizzazione, oltre che del nuovo terminal passegge-ri, anche di una nuova pista di volo di 2.400 metri”. Valanga di soldi pubblici ad un soggetto privato e conseguente svendita di un servi-zio strategico a costi irrisori.

renzi ha lavorato per i suoi amici privatiAncora una volta la lunga

mano del governo del nuovo Ber-lusconi Renzi ha lavorato a favo-re dei privati e della speculazione, utilizzando soldi pubblici, garan-tendo poltrone chiave a suoi amici e finanziatori. Vedi Marco Carrai, suo fidato consigliere e probabile futuro presidente Adf o l’altro ren-ziano doc, Roberto Naldi che ha lavorato per concretizzare l’Opa sugli aeroporti di Pisa e Peretola favorendo Eurnekian e presidente per l’Italia di Corporation Ameri-ca nonché promotore delle ricche cene di finanziamento a beneficio del PD e di Renzi. Naldi opportu-nisticamente si compiace di aver trovato l’accordo anche col sinda-co Filippeschi affermando che è stato “approvato un progetto di ec-cellenza. Grazie al presidente Ros-si ed a tutti i soci. Con il sindaco di Pisa ci sono state legittime dif-ferenze di vedute, ma negli ultimi mesi ci ha stimolato ad aggiusta-re il tiro. Pisa avrà un grandissimo sviluppo, vedrete passaggi concre-ti negli investimenti programmati, anche al di là delle previsioni”.

Anche il governatore toscano, Enrico Rossi del PD, può brindare ad un progetto di cui è stato incal-zante protagonista. Viste le vicen-de col gruppo SEL di Pisa, non si fa sfuggire l’occasione per sottoli-neare la vicinanza di quel partito alle mire del PD: “Oggi è un gran giorno per la Toscana - commenta

- e naturalmente non mancano le polemiche. Faccio presente che gli interventi pubblici ci sono dovun-que sugli aeroporti. Se penso agli aeroporti della Puglia, non posso che ammirare l’azione del presi-dente Vendola, che riesce a trasfe-rire ogni anno 15 milioni ai vetto-ri. Per non dire che l’aeroporto di Bari è stato finanziato con i fon-di europei e altri interventi con i fondi Fas”. Peccato però che Ros-si si dimentichi di precisare che il consiglio della Regione Tosca-na aveva già disposto che le opere fossero a carico del privato e non provenienti dalle casse pubbliche.

Ci troviamo di fronte ad una re-gia ben orchestrata a tutti i livelli istituzionali, che mostra una volta di più la spregiudicatezza di Ren-zi nel collocare i propri uomini ovunque, come faceva Berlusconi di cui il capo del governo sta rical-cando le orme in tutto e per tutto, circondandosi di un vero e proprio clan che si dedica con disinvoltu-ra allo sperpero di denaro pubbli-co e all’accentramento di potere e controllo.

le reazioni, la posizione del pmliLa quasi totalità dei lavori a

seguito della fusione, come det-to, riguarderanno lo scalo fioren-tino. “È una brutta storia questa dell’aeroporto Vespucci, che va dalla svendita di un bene pubbli-co a un soggetto privato a prezzo vile; alla devastazione di un terri-torio che perde le ultime vestigia dell’ambiente naturale circostan-ti; alla realizzazione di un’opera in cui non si sa nulla delle conse-guenze di ciò che si va a realizza-re; e al conseguente tradimento da parte degli enti pubblici dei propri compiti e soprattutto della tutela dell’interesse pubblico preminen-te perché costituzionalmente pro-tetto, ossia la salute dei cittadini”.

Il Partito marxista-leninista italiano non può che condividere a pieno la posizione espressa dai Comitati della Piana fiorentina poiché è intollerabile che si utiliz-zino centinaia di milioni di fondi pubblici in un progetto che andrà a esclusivo beneficio dei privati che gestiranno gli scali. L’opera

sarà sostanzialmente inutile e co-stosissima per la collettività anche perché al momento è già lo scalo di Pisa, a poche decine di chilo-metri da Firenze, che gestisce quel tipo di aerei e di rotte impossibili su Peretola. Qual è dunque la lo-gica, se non quella speculativa, di voler espandere un aeroporto che per evidenti vincoli territoriali non potrà assumere le caratteristiche né le funzioni di un “grande aero-porto” e che quindi non potrà mai costituire uno scalo esaustivo per certe necessità di Firenze ma che, al contrario, distoglierà enormi fondi e risorse che potrebbero es-sere impiegate affinché si realizzi un collegamento rapido e funzio-nale fra l’area fiorentina e gli aero-porti esistenti e capaci di erogare certi servizi internazionali. I lavo-ri di ammodernamento dei colle-gamenti avrebbero un costo infini-tamente inferiore di quelli previsti oggi per Peretola.

Inoltre, non possiamo che ri-tenere questa un’opera dannosa dal punto di vista ambientale per la piana fiorentina già satura di infrastrutture e sotto minaccia di un nuovo impianto di inceneri-mento rifiuti nonché di un nuovo e anch’esso sostanzialmente inu-tile stadio. A questo proposito la sezione provinciale di Isde Italia i cui medici per l’ambiente, facen-do riferimento a studi nazionali ed internazionali, “esprimono grande preoccupazione” sulle conseguen-ze del potenziamento di Peretola mettendo in guardia dai possibi-li effetti negativi causati dall’in-quinamento da trasporto aereo e denunciando rischi di “malattie cardiovascolari, respiratorie, tumo-rali, disturbi neuro-comportamen-

tali, disturbi dell’apprendimento e dell’attenzione nei bambini e un conseguente peggioramento del-la qualità della vita per compro-missione della qualità del sonno a causa delle operazioni aeroportua-li svolte nelle ore notturne”. E ag-giungono: “l’attuazione di questo progetto aeroportuale provoche-rebbe anche un rischio idrogeolo-gico, per la deviazione del Fosso Reale (un corso d’acqua di circa 6 km, che attraversa i comuni di Se-sto Fiorentino e Campi Bisenzio e raccoglie le acque di numerosi ca-nali della Piana), danneggiando inoltre l’oasi Wwf di Focognano e vanificando il parco della Piana fiorentina”. In conclusione “l’am-pliamento dell’aeroporto Vespuc-ci di Firenze non è coerente con il nuovo Piano nazionale e regionale della prevenzione 2014-2018, che si prefigge l’obbiettivo di ridurre il carico di malattia e le esposizio-ni ambientali potenzialmente dan-nose per la salute”.

Oltre ai Comitati e a quattro ricorsi ai giudici amministrati-vi ancora in essere e che possono stravolgere i piani di regione e go-verno, si oppongono anche gli stu-denti del Polo Scientifico di Sesto Fiorentino e lo stesso ateneo della città del Giglio che si dicono pre-occupati per l’impatto ambienta-le e per il pericolo che correranno gli studenti, collocati in strutture a soli 200 metri dalle piste dell’ae-roporto e i gravi rischi che cor-reranno chi vive, studia e lavora nella Piana. Pesanti conseguenze dunque, che si aggiungono al fat-to che l’ampliamento dello scalo di Peretola limiterà lo spazio fisi-co di sviluppo della “Cittadella dei numeri primi”.

firenze

in piazza contro la “riforma” regionale della sanità

Contestati i tagli previsti da Rossi e la formazione di tre mega ASL

Redazione di Firenze �Nel pomeriggio di sabato 21

febbraio il centro di Firenze è sta-to attraversato da un vivace cor-teo organizzato dal Coordinamen-to toscano per il diritto alla salute contro la “riforma” della sanità re-gionale attualmente in discussio-ne in Consiglio regionale. Partico-larmente bersagliato il progetto di

Enrico Rossi, governatore e unico candidato PD alle elezioni regio-nali di primavera, di accorpare le ASL in tre mega strutture e per i continui tagli.

Il Coordinamento ha convocato la manifestazione con un articola-to documento di denuncia pubbli-cato in estratti su “Il Bolscevico” scorso.

Il fedelissimo del premier Carrai alla guida della nuova società. Il Comune di Pisa si piega a

governo e regione

ContRARIetà deI ComItAtI deLLA PIAnA e deLL’unIveRSItA’ dI fIRenze

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12 il bolscevico / cronache locali N. 10 - 12 marzo 2015

OppOrsi cOn fOrza al prOgettO antipOpOlare

no alla costruzione della centrale a

biomasse nel comune di forlimpopoli

Il comune si oppone a parole, la provincia di Forlì-Cesena prende

tempo e la regione se ne lava le mani �Dal nostro corrispondente dell’Emilia-RomagnaNel 2008 la mobilitazione

degli abitanti della frazione di San Pietro ai Prati, nel comune di Forlimpopoli (Forlì-Cese-na), che raccolsero oltre mille firme, impedì la costruzione di un biodigestore da 999Kw.

Nel 2013 fu ancora la po-polazione a costringere l’allo-ra sindaco Paolo Zoffoli (PD) ad impegnarsi e ad assicurare che anche il nuovo progetto non sarebbe passato.

Ora tocca ancora alle mas-se popolari battersi per impe-dire l’ennesimo tentativo della “Società Agricola R.L. SuvE-

nergy” di costruire un impian-to a digestione anaerobica, sempre nella stessa frazione, di 600 kw che in un anno dovreb-be bruciare 12.000 tonnella-te di letame di coniglio, 4.000 tonnellate di pollina, 1.500 di scarti di macellazione, 2.000 di frutta, 1.500 di silomais e 400 di sansa di olive, per un tota-le annuo di 21.400 tonnellate di materiale, 60 tonnellate al giorno trasportate da almeno 4 autotreni che passano pieni e 4 che ripassano vuoti.

Secondo il progetto presen-tato in provincia il 27 marzo dello scorso anno il digesto-re dovrebbe avere un diame-tro di 26 metri e la torcia, che entrerebbe in funzione in caso di malfunzionamento brucian-do il gas, alta 10 metri. Il tutto per produrre e vendere energia elettrica.

Alcuni mesi dopo, e appe-na si è avuta notizia del “nuo-vo” progetto, si è costituito un Comitato per la salvaguardia del territorio che si batte con-tro la realizzazione della cen-trale a causa dell’aumento del traffico pesante, dovuto al conferimento dei materiali per l’alimentazione della centrale, l’emissione di gas maleodo-ranti in talune condizioni e lo sversamento enorme di liqua-mi in fogne non adeguate, la svalutazione immobiliare, ma soprattutto l’aumento dell’in-quinamento da Co2, e la ri-caduta delle diossine prodotte dall’impianto che può arrivare oltre il chilometro anche in as-senza totale di vento.

Il Comitato ha organizza-to alcune affollate assemblee per contestare tale progetto e raccolto oltre 3 mila firme

consegnate al presidente del-la provincia di Forlì-Cesena (e sindaco di Forlì) Davide Drei (PD) e 2.418 firme di soli re-sidenti a Forlimpopoli conse-gnate al sindaco Mauro Gran-dini (PD).

Comune e provincia, a cui spetta dare l’autorizzazione o meno, si sono detti contrari al progetto, ma solo così com’è, e intanto la Conferenza dei servizi ha chiesto alla regio-ne Emilia-Romagna se l’im-pianto necessita di un’indagine sull’impatto ambientale.

La risposta è arrivata, qua-si tre mesi dopo, a firma di Alessandro Maria Di Stefa-no, responsabile del Servizio

valutazione impatto e promo-zione sostenibilità ambientale, che ha impiegato ben 9 pagine solo per giustificare le ragioni del diniego, non alla centrale, ma alla richiesta dello scree-ning ambientale.

La SuvEnergy è una so-cietà con sede a Livorno fon-data dal Gruppo Trusendi srl, società di costruttori edili che dagli anni ’90 ha deciso di speculare nel settore delle energie rinnovabili ingloban-do Progetto Energia srl, socie-tà proprietaria di centrali bio-gas a Terzigno ed Ercolano (Napoli), Elettrogas srl, che gestisce gli impianti di pro-duzione di energia elettrica da biogas situati a Castelvoltur-no (Caserta) e Montecorvino Pugliano (Salerno) e la P.A.T. Watt srl, società barese che la-vora nel trattamento di rifiuti civili e industriali.

Tra il 2012 e il 2013 SuvE-nergy e Trusendi hanno tenta-to di costruire a Suvereto in Val di Cornia (Livorno) una centrale a biomasse con una potenza di 17 MW che si sa-rebbe dovuta alimentare con gli scarti di campi di mais cre-ati ad hoc con la riconversione di molti terreni agricoli, ma ci fu una dura opposizione popo-lare che costrinse la provincia a negare l’autorizzazione.

Ed è quello che devono fare anche gli abitanti di For-limpopoli e delle zone limitro-fe, cioè organizzare non solo raccolte firme e assemblee, ma anche manifestazioni, cor-tei e quant’altro sia necessario per convincere comune, pro-vincia e regione ad impedire la costruzione dell’ennesimo mostro inquinante.

Forlimpopoli (Forlì-Cesena). Uno degli striscioni di protesta contro la costruzione della centrale a biomasse

Manifestazione sindacale nazionale UsB

10Mila a MilanO cOntrO JOBs act, precarieta’, razzisMO e expONel combattivo corteo presenti lavoratori, tra cui molti precari, disoccupati, migranti, movimenti sociali, senza casa. Una sindacalista dell’USB elogia il compagno ottantunenne Lorenzo Santoro che teneva alta la bandiera del PartitoMoLtI MaNIFeStaNtI aPProvaNo I CarteLLI deL PMLI �Redazione di MilanoSabato 28 febbraio, alla vigilia

dell’entrata in vigore dei decreti attuativi del famigerato Jobs Act, oltre 10mila manifestanti prove-nienti da tutt’Italia sono scesi in piazza a Milano sotto le bandie-re dell’Unione Sindacale di Base (USB) per esprimere un deciso e combattivo NO alla libertà di licenziare, al precariato ed alla cancellazione dell’art. 18, portati alle estreme conseguenze dal go-verno del Berlusconi democristia-no Renzi per il quale si rivendica, come scritto su uno striscione, il “licenziamento per giusta cau-sa”. La manifestazione nazionale dell’USB di Milano ha anche vo-luto unirsi idealmente con quella antifascista ed antirazzista in con-temporaneo svolgimento a Roma contro l’invasione della Capitale, con una becera adunata xenofo-ba e razzista, delle camicie verdi fascioleghiste di Salvini e delle camicie nere degli squadristi na-zifascisti di Casapound.

Aperto da uno striscione con su scritto “Contro i ladri dei diritti”, il combattivo corteo si è snodato da largo Cairoli, percorrendo le vie del centro storico, fino ad arri-vare in piazza San Babila, dove si sono svolti i comizi finali.

Tanti i lavoratori sia del pub-blico impiego che del privato, dei movimenti sociali, dei coordina-menti cittadini e regionali fianco a fianco con i precari, i disoccupati, i migranti e i senza casa.

Non è mancata la protesta di molti giovani precari e disoccupati del movimento NO EXPO contro il “modello occupazionale” neofa-scista di EXPO 2015 (partorito nel 2013 dal trio di regime Letta-Ma-roni-Pisapia con l’avallo compia-cente dei vertici collaborazionisti di CGIL, CISL e UIL) che tra l’altro prevede lo scandaloso utilizzo di migliaia di giovani sfruttati a gra-tis in cambio di benefici illusori (come “fare curriculum”, “acquisire esperienza”, “conoscere persone utili a sistemarvi”, e tante altre si-mili inconsistenti promesse).

Rumorosamente combattiva la nutrita delegazione dei migranti africani (molti dei quali rifugiati e i richiedenti asilo) che hanno riven-dicato “lavoro per tutti” ed uguali diritti con gli italiani, oltre che l’a-bolizione della legge schiavista, xenofoba e neofascista Bossi-Fini e l’apertura delle frontiere per permettere di cercare una vita migliore ai migranti che fuggono dalle disperate condizioni di fame e di guerra generate da quello stesso imperialismo che chiude le frontiere dell’Europa e che genera così le immani stragi nel Mediter-raneo tragicamente note.

I marxisti-leninisti sono sfilati con le rosse bandiere del PMLI e un cartello con su affissi i nostri manifesti che invitano a spazzare via il governo del Berlusconi de-mocristiano Renzi, e quello per lo sciopero generale di 8 ore con le nostre rivendicazioni ineren-ti il diritto al lavoro, e nei corpetti mostravano la riproduzione del manifesto “Contro il Jobs Act e la legge di stabilità e per la difesa dell’Art. 18. Per vincere spazzia-mo via il governo del Berlusconi democristiano Renzi” che come le altre insegne, fotografatissime, ha attirato l’attenzione e suscitato la manifesta approvazione di molti manifestanti.

Una lavoratrice affiancandosi ai nostri compagni ha detto: “mi sento a casa sotto le vostre ban-

diere con la falce-martello”, un’al-tra lavoratrice sindacalista dell’U-SB rivolgendosi al nostro giovane compagno ottantunenne Lorenzo Santoro della provincia di Berga-mo si è complimentata per la sua determinazione: “tieni alta questa bandiera, compagno, ti fa onore!”.

A centinaia i volantini diffusi riportanti l’articolo “Viva la lotta di classe” e la citazione del compa-gno Scuderi dal titolo “Il potere po-litico spetta di diritto al proletariato”. Diffuse anche copie de “Il Bolsce-vico” n.46 e del numero speciale sulla commemorazione di Mao svoltasi lo scorso settembre a Fi-renze riportante il testo integrale del discorso pronunciato dal com-pagno Loris Sottoscritti, a nome del CC del PMLI, dal titolo “Mao e la missione del proletariato”.

A contribuire a consolidare ulteriormente il legame dei ma-nifestanti con la delegazione del PMLI hanno indubbiamente con-tribuito il lancio degli slogan per il sostegno della lotta di classe e dell’obbiettivo strategico del potere politico alla classe opera-ia e quindi per la conquista del socialismo contro il capitalismo, per l’abbattimento del regime ne-ofascista e il suo governo Renzi e contro le sue politiche occupa-zionali di precarizzazione contrat-tuale e salariale, per rivendicare che il lavoro sia né flessibile né precario, bensì stabile e a pari salario, per l’affossamento del Jobs Act e per il ristabilimento e l’estensione dello Statuto dei La-voratori ed il ripristino originario del suo Articolo 18.

Milano, 28 febbraio 2015. La manifestazione organizzata da USB contro il Jobs act, precarietà e razzismo. Sulla destra il manifesto del PMLI contro il governo renzi (foto Il Bolscevico)

Milano, 28 febbraio 2015. Sulla sini-stra il giovane compagno ottantunenne Lorenzo Santoro (foto Il Bolscevico)

iniziativa di lOtta dei cOMitati per la difesa della salUte e l’aMBiente

“flash-event” a napoli per dire no alla costruzione dell’inceneritore a giugliano PreSeNte La CeLLULa “veSUvIo roSSo” deL PMLI

�Dal corrispondente della Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli

Domenica 1 marzo attivisti dei Comitati per la difesa della salu-te e l’ambiente dell’area di Giu-gliano in Campania hanno svolto una manifestazione, in via Toledo dinanzi alla fermata della Metro-politana, a Napoli, per dire un forte No alla costruzione dell’ince-neritore sul territorio giuglianese, finalizzato a bruciare sia gli oltre sei milioni di balle di rifiuti stocca-te nel sito di Taverna del Re che in quello di Masseria Lo Spesso, più quelle depositate in tutta la Campania.

In prima fila decine di giovani

donne dei “Comitati di lotta di Giu-gliano contro l’inceneritore” vestite di nero, colore del lutto, con bam-bolotti tra le mani, rappresentanti i bimbi morti per tumore nell’area e quelli che potrebbero morire in caso di costruzione del criminale inceneritore. La singolare quanto importante protesta di grande im-patto emotivo che ha richiamato l’attenzione di centinaia di pas-santi con la forma del flash-event ha visto la diffusione di volantini nei quali campeggiava materiale illustrativo sui danni causati dall’in-cenerimento, ribadendo con forza alle masse presenti in piazza che il criminale inceneritore non dovrà essere “realizzato né domani né mai. Né a Giugliano né altrove”.

All’iniziativa ha partecipato attivamente la Cellula Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI che ha portato il sostegno politico dei marxisti-leninisti alla protesta, ri-manendo al fianco dei Comitati in lotta per tutta la mattinata.

Napoli, 1 marzo 2015. Un momento del flash-event contro la costruzione dell’inceneritore a Giugliano

provincia di BariContinua la lotta dei lavoratori

dell’“auChan” di triggianoBloccato l’accesso all’ipermercato �Dal corrispondente della

Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di BariNon demorde la lotta dei lavo-

ratori del supermarket “Auchan” di Triggiano (Bari) che, in segno di protesta contro l’accordo concluso presso il municipio del paese omo-nimo, hanno deciso mercoledì 18 febbraio di occupare una parte della strada che conduce all’ipermercato “Bariblu” dove sino a poco tempo fa era presente il punto vendita.

I termini dell’accordo sono quan-tomeno negativi, visto che è prevista la possibilità di derogare all’art. 2112

del Codice civile che prevede, fra le tante cose, il mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasfe-rimento d’azienda. Inoltre “Auchan”, che chiuderà a fine mese, deve ancora cedere il ramo d’azienda a “Tricenter” (proprietaria dell’iper-mercato “Bariblu”) in modo tale da poter smistare i lavoratori presso le imprese subentranti “Ipersimply” e “Expert”. Nell’ambito della lotta per il mantenimento dei posti e dei diritti conseguiti, si è realizzata una vera e propria spaccatura fra chi è pronto

ad accettare che sia eluso l’articolo 2112, cioè Filcams-Cgil assieme a Fisascat-Cisl, e chi invece si oppo-ne ovvero la Uil-Tucs che ha orga-nizzato il blocco stradale.

Il segretario provinciale della Uil-Tucs Marco Dell’Anna ha dichiarato: “Siamo di nuovo in una fase di stallo di questa vertenza. Abbiamo chie-sto a ‘Auchan’ e ‘Tricenter’ di avvia-re le corrette procedure per il pas-saggio dei lavoratori alle aziende subentranti ma in questo momento c’è una forte responsabilità di ‘Tri-

center’... sta continuando a defilarsi dalla corretta procedura legislativa. In questo Paese le normative van-no applicate per difendere tutele e diritti dei lavoratori”.

È paradossale il fatto che, a seguito dell’ennesima crisi che colpisce un colosso capitalista dei supermarket, debbano essere i lavoratori a pagarne i danni: non solo rischiando il posto ma anche il destino di essere assunti con qualifiche inferiori rispetto a quelle maturate in anni e anni di lavoro e fatica. L’ingiustizia del capitalismo non ha limiti.

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N. 10 - 12 marzo 2015 cronache locali / il bolscevico 13Il PD mette In soffItta l’IncanDIDabIlItà Del sInDaco DI salerno

Il plurinquisito De luca vince le primarie PD

Il boss di Salerno: “Sono l’azionista di riferimento di Renzi”Il vIcepReSIdente della commISSIone antImafIa: “foRtI RISchI dI InfIltRazIonI nelle votazIonI”

Redazione di Napoli �È successo di tutto alle disa-

strate primarie del PD in Campa-nia per scegliere il candidato per il “centro-sinistra” da contrapporre a quello di “centro-destra”, Ste-fano Caldoro. Settimane infuoca-te dovute a trame, denunciate in-filtrazioni nel voto, inganni, che si aggiungevano ai gravi fatti di Er-colano di alcune settimane prima condito da un disgustoso livore senza pari tra i candidati. Hanno partecipato al voto circa 150mila campani su cinque milioni della popolazione totale.

Il nuovo Berlusconi Renzi ha partecipato attivamente nelle scelte dei candidati, comincian-do dal tirare fuori il rinnegato del comunismo Gennaro Migliore, ex responsabile giovanile del PRC, poi vendoliano in Sel e oggi de-putato PD. Un opportunista di de-stra, Migliore, che Renzi ha voluto premiare con un incontro nel qua-le lo ha letteralmente costretto a tirarsi fuori dalla competizione per non bruciarsi subito in cambio del sostegno del PD nazionale per candidarsi a sindaco nelle elezioni amministrative del 2016.

Successivamente si autoe-scludeva anche il coordinatore regionale dell’Italia dei Valori, Nello Di Nardo, che denunciava apertamente il rischio infiltrazioni, riprendendo le parole del vicepre-sidente della commissione anti-mafia, Claudio Fava, che aveva gettato ombre sulla competizione elettorale PD in Campania: “le primarie in Campania rischiano di riproporre una pagina opaca per tutta la politica italiana”, ave-va ribadito Fava. Al punto che il rischio paventato di un annulla-mento delle primarie cominciava a montare proprio per questi so-spetti ma soprattutto per la situa-zione dell’altro candidato, l’ex ne-opodestà di Salerno condannato e plurinquisito Vincenzo De Luca e la sua posizione di non potersi candidare per la competizione.

Altro problema risolto all’ac-qua di rose dal PD nazionale, in particolare dal vicesegretario ex

DC Lorenzo Guerini e dal braccio destro di Renzi e sottosegretario Luca Lotti, con la motivazione che lo statuto dei neoliberali era stato stilato prima della legge Severino e, dunque, non sorgevano proble-mi di incandidabilità per De Luca. Situazione ulteriormente incan-crenita dalla presentazione alle primarie del bassoliniano di ferro Andrea Cozzolino, sia perché alle primarie PD del 2011 per sceglie-re chi candidare come sindaco di Napoli, vi fu un annullamento tout court per infiltrazioni pesan-tissime che aveva compromesso il voto; sia perché qualche giorno prima delle votazioni Cozzolino si faceva fotografare con due giova-ni dirigenti vicini a Nicola Cosen-tino, attualmente in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Una foto rimbalzata sui quotidiani nazionali e che sem-brava risultare un chiaro invito ai transfughi fedeli a Cosentino di dare fiducia al candidato delfino del Bossi del Sud Bassolino per poi promettere qualche poltro-na a palazzo S.Lucia in caso di elezione a governatore. Una foto che veniva duramente attaccata dall’europarlamentare PD Mas-simo Paolucci, vicino anch’egli all’ex neopodestà di Napoli, che vedeva in quella immagine l’em-blema di un serio rischio infiltra-zioni che era latente da diverse settimane.

Diatribe che venivano accese prima da Civati, della minoranza PD, che buttava benzina sul fuoco ponendo seri dubbi sui candidati e sulla loro presunta “popolarità” in Campania: “Renzi non è ambizio-so, il vento del cambiamento non ha trovato neanche la rappresen-tazione di una candidatura unita-ria: De Luca e Cozzolino facevano già parte del paesaggio”. E poi dal deputato PD Guglielmo Vaccaro, che aveva paventato una possibile candidatura, e che invece propen-deva in ultimo persino per Caldoro dichiarandosi di autosospender-si dal PD: “Tra me e il segretario Renzi c’è una totale identità di ve-dute. Ambedue sappiamo che per

la democraticità e l’integrità delle casse pubbliche Caldoro è meglio di De Luca e Cozzolino. Ma lui non lo può dire, mentre io che ho qual-che responsabilità in meno posso dire anche le verità più scomode”. In questo caos totale che spae-sava la base del PD campano, a chiudere il cerchio e a rinfoltire le polemiche sul voto interveniva il giornalista anticamorra Roberto Saviano che invitava gli iscritti del PD a non andare a votare perché i candidati “rappresentano la vec-chia politica, clientele e vent’anni di sperperi”.

In un clima pesantissimo, dun-que, si svolgevano le primarie do-menica 1 marzo con la sfida tra i bassoliniani, rappresentato da Andrea Cozzolino, e Vincenzo De Luca, con il terzo incomodo rap-presentato dal socialista e depu-tato PD, Marco Di Lello. Le prime denunce erano quelle di infiltra-zioni di altri schieramenti, per lo più di iscritti della casa del fascio, che intervenivano influenzando il voto - come dimostrato da alcu-ne interviste fatte da alcuni free-lance - che confermavano le de-nunce di Cofferati sulla presenza dei fascisti ai seggi in Liguria.

L’atteggiamento tronfio e borioso del vincitore, ossia l’ex podestà decaduto di Salerno, sia prima che dopo le votazioni, dava già una idea di chi potesse essere il vincitore della competi-zione: “Sono il principale elettore in Campania e l’azionista di riferi-mento di Renzi”; e con una sfron-tatezza e una arroganza senza pari, sicuro del fatto suo: “io mi sono mosso nell’ambito delle regole dello statuto del partito”. Una volta eletto nella mattinata del 2 marzo dopo lo spoglio dei voti, con un plebiscito nel suo conclave di riferimento, ossia Sa-lerno, De Luca attaccava Savia-no affermando di aver sbagliato a dire agli iscritti di “non andare a votare: è stato un errore”. Non retrocedeva il giornalista che ri-spondeva: “sia De Luca che Coz-zolino rappresentano il passato, la gestione della Campania con

gli errori madornali, le ecoballe, la speculazione. Sono gli stessi protagonisti degli ultimi 20 anni e siccome ultimi 20 sono stati colmi di contraddizioni, sperperi e mala gestione, tutto questo secondo me, le primarie dovevano evitarlo e invece lo hanno riproposto”.

Le primarie del PD in Campa-nia non solo dimostrano che esse sono espressione degli squallidi giochi e scontri di potere tra le diverse correnti interne neolibe-rali, che, con la salita al potere di Renzi, si sono infittite al punto da spezzare ogni legame persino con il PCI revisionista di Berlin-guer autoproclamatosi allora il “partito dalle mani pulite” (in con-trapposizione alla DC e al PSI di Craxi). Di fatto il PD si è irreversi-bilmente trasformato in un partito di punta del regime neofascista organizzato e strutturato a imma-gine e somiglianza della vecchia DC e della berlusconiana Forza Italia, dove a spadroneggiare con metodi mafiosi sono i capobasto-ne delle diverse cosche correnti-zie con il “capo dei capi” Renzi.

L’unica, vera alternativa di classe a questo marcio sistema capitalista corrotto fino al midol-lo è il PMLI. Quello che occorre è distruggere questo sistema economico, lo Stato borghese, le sue istituzioni nazionali e lo-cali in camicia nera e spodestare la classe dominante borghese, abolire lo sfruttamento dell’uo-mo sull’uomo, le classi, le disu-guaglianze sociali e di sesso, le disparità territoriali e tra città e campagna e dare tutto il pote-re al proletariato. Cominciando a dare fiducia al PMLI, il Partito del socialismo.

narDella contInua aD esProPrIare fIrenZe a faVore DeI PrIVatI

Redazione di Firenze �

Ancora una volta i luoghi pub-blici di Firenze affittati dall’am-ministrazione comunale ai privati. Dopo gli Uffizzi e Ponte Vecchio, è di nuovo la volta di Palazzo Vec-chio, già concesso alla Montblanc nel luglio 2014 per 36 mila euro e ora concesso per 140 mila euro, il 22 e il 23 aprile prossimi alla Luxury Conference organizzata da Condé Nast. L’occasione è un convegno-evento sull’evoluzione dell’idea di lusso che vedrà la pre-senza di 500 top-manager che per parteciparvi pagheranno la bellez-za di 3.000 dollari a testa (2.600 euro circa).

Il neopodestà Nardella conti-nua la strada intrapresa dal suo amico fidato e mentore Renzi e si

è difeso dalle critiche appellandosi al fatto che il ricavato dei 140 mila euro saranno destinati al recupero di un’opera d’arte e alla sistema-zione di aree gioco.

Il capogruppo di Sel Tommaso Grassi ha contestato l’affitto spie-gando che quanto affermato da Nardella non è nei fatti possibile in quanto le opere annunciate non possono essere finanziate da fondi ordinari, che nel bilancio finisco-no nella voce “parte corrente”. La vera destinazione dell’entrata per l’affitto di Palazzo Vecchio serve probabilmente in realtà a coprire i buchi di bilancio. Grassi ha an-che contestato l’enorme differen-za tra quanto “guadagna” il comu-ne rispetto all’incasso del privato che si aggira intorno ai 1,5 milio-ni circa.

Noi marxisti-leninisti condivi-diamo la denuncia, ma è limitativo contestare solo l’entità delle entra-te. Non si può avallare il principio di fare più cassa comunale garan-tendo guadagni ai privati.

Ancora una volta affermia-mo che occorre battersi contro l’espropriazione della città, la sua svendita e privatizzazione. Biso-gna abbandonare il circolo vizio-so di miliardari e privatizzatori per una città vetrina, mentre mol-te delle periferie fiorentine sono abbandonate e nel pieno degrado. Occorre battersi perché Firenze sia governata dal popolo e al ser-vizio del popolo e opporsi a Nar-della e alla sua giunta che utilizza-no la città per gli interessi propri di borghesi e per quelli dei grandi capitalisti.

comunicato dell’organizzazione isolana del PmlI

un’altra morte annuncIata Dalle

PolItIche scellerate e clIentelarI a IschIaI marxisti-leninisti dell’iso-

la d’Ischia esprimono il loro più profondo e sincero cordoglio per la morte prematura e improvvisa di Peppe Iallonardo, nella frana di Olmitello a Barano d’Ischia e sono vicini al dolore dei suoi fa-miliari.

L’Organizzazione isola d’Ischia del PMLI denuncia che ancora una volta si tratta di una tragedia annunciata, come an-nunciate sono state le altre che la storia dell’isola ricorda: dei turisti sempre ai Maronti, del-la famiglia dell’Arenella, della ragazza nella lava di Casamic-ciola, del ragazzo scomparso a Sant’Angelo.

I marxisti-leninisti ritengo-no che ad Ischia “il degrado dell’ambiente è uno degli aspetti più eloquenti di un atteggiamen-to di tracotanza che investe la ge-stione politica” con una vergo-gnosa amministrazione borghese e capitalista che ha sempre spe-culato sui problemi della mas-se, alle quali continua ad offrire “soluzioni permissive e frutto di compromessi”.

Secondo i marxisti-leninisti è necessario spezzare la spirale in-nescata dalle politiche scellerate di quei politicanti borghesi che per decenni, hanno ignorato le condizioni del territorio per an-teporre gli interessi clientelari ed elettorali.

Le inadempienze, l’irrespon-sabile gestione di un intero ter-ritorio, l’avida sete di potere e di profitto capitalistico, il faci-le arricchimento sorretto da una insopportabile “giustizia” bor-ghese, costituiscono la struttura portante di un sistema politico e sociale fallito, che continua a

fingere di non vedere situazioni anomale, assurde, sparse in tut-ta l’isola, dove manufatti d’ogni tipo, esercizi alberghieri, di risto-razione, abitazioni private preva-lentemente di tipo speculativo, spiccano nei luoghi più pericolo-si, privi di ogni tutela, sotto gli occhi di tutti e con l’avallo di chi dovrebbe impedire tanti scempi.

Oggi, a tragedia avvenuta, e a testimonianza di una scontata ipocrisia, gli stessi politici pian-gono, esprimono cordoglio, que-gli stessi che dovrebbero invece, essere chiamati a pagare perso-nalmente, per il grave dissesto di cui sono i primi responsabi-li, colpevoli di aver permesso che si realizzasse, proprio in una zona impervia e di precaria sta-bilità, come la cava di Olmitello e tante altre dell’isola, un loca-le pubblico, puntualmente inseri-to in un’area interdetta, ma forse solo nel rispetto di una formalità che il più delle volte, poi, si rive-la tragicamente fatale.

Il PMLI, mentre condanna con forza tutto questo che genera disastri e lutti, chiama alla lotta per l’Italia unita, rossa e sociali-sta e sollecita un vero censimen-to di situazioni analoghe a quelle in cui hanno perso la vita Peppe Iallonardo e tutte le altre vitti-me di questo sistema, per adotta-re i più opportuni provvedimen-ti, prima che la cronaca registri nuovi eventi luttuosi.

Organizzazione isola d’Ischia del PMLI

Ischia, 26 febbraio 2015

Il comunicato è apparso inte-gralmente su “Il Dispari”, quo-tidiano ischitano abbinato a “Il Mattino”.

lImbIate (mIlano)

scippati i fondi necessari per la realizzazione della metrotramvia

I SoldI veRRanno dIRottatI a eXpo 2015Dal nostro corrispondente �della Lombardia

Il commissario unico per Expo 2015, Giuseppe Sala, ha recente-mente dichiarato che sono “as-solutamente necessari” sessanta milioni di euro per l’esposizione internazionale. Le obbedienti isti-tuzioni locali borghesi avrebbero quindi deciso che una delle fonti da cui attingere fondi sarebbe la cancellazione della già progetta-ta metrotramvia che avrebbe do-vuto collegare Milano a Limbiate, un’opera indispensabile per lavo-ratori e studenti e che verrebbe ora cancellata o rinviata “sine die” in quanto non necessaria a Expo, fi-nendo quindi nel fondo revoche opere al fine di recuperare i soldi necessari.

Il ministero delle infrastruttu-re e dei trasporti guidato da Mau-rizio Lupi (NCD) cerca di “far cassa” a spese delle masse lavo-ratrici e popolari milanesi e lom-barde, che già soffrono ancora per l’inaugurazione del nuovo capoli-nea “Comasina” della linea 3 della metropolitana costato cento milio-ni di euro. Oltretutto la provincia di Monza e il comune di Varedo (Monza Brianza), che avrebbe-ro dovuto sborsare due milioni di euro per la realizzazione della tramvia, se ne sono guardati bene dal difendere il progetto, preferen-do i diktat dell’Expo.

Anche la giunta regionale lom-barda, guidata dal caporione nazi-leghista Roberto Maroni ha fatto capire di non avere alcuna inten-zione di sborsare i soldi necessari

alla realizzazione della metrotram-via e l’assessore “metropolitano” alle infrastutture della giunta mi-lanese “arancione” guidata dal ne-opodestà Giuliano Pisapia, Franco De Angelis, gioca ipocritamente a scaricabarile dicendo che “Sono scelte romane”.

Il PMLI chiede, oltre alla can-cellazione dell’esposizione in-ternazionale, che sta deturpando l’ambiente di molti comuni limi-trofi a Milano con opere inuti-li come la “Brebemi” o la “Tem”, l’immediato ripristino del proget-to di realizzo della metrotramvia Milano-Limbiate, necessaria per collegare zone periferiche con la città, stornando i fondi ora dedica-ti ad un evento inutile e speculati-vo qual è Expo.

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4 il bolscevico / studenti N. 45 - 19 dicembre 2014

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PER VINCERE

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Contro il Jobs Act ela legge di stabilità e per la difesa dell'art.18

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N. 10 - 12 marzo 2015 esteri / il bolscevico 15

Centomila in piazza a mosCa Contro l’assassinio dell’oppositore di putin

Cartelli: “Non abbiamo paura”, e contro la guerra in Ucraina. 50 arrestatiSi sono svolti il 3 mar-

zo a Mosca i funerali di Bo-ris Nemstov, il leader libera-le dell’opposizione a Vladimir Putin, ucciso a colpi di pistola la notte del 27 febbraio sul pon-te che porta alla Piazza Rossa, in uno dei luoghi più sorveglia-ti del paese. Migliaia di perso-ne hanno reso omaggio alla sal-ma esposta nella camera ardente allestita nel centro Sakharov; as-senti sia il presidente Putin che il premier Dimitri Medvedev.

Erano almeno centomila i manifestanti che l’1 marzo erano sfilati per le strade della capita-le e fin sotto le mura del Cremli-no alla marcia funebre in ricordo di Nemtsov, l’ennesimo opposi-tore ucciso come la giornalista Anna Politkovskaya che aveva denunciato tra l’altro l’inteven-to militare del Cremlino contro gli indipendentisti ceceni, sot-to lo slogan “io non ho paura”. Molti manifestanti portavano un cartello nero appeso alla schiena

con quattro fori di proiettili di-segnati, a ricordo di come l’op-positore era stato ucciso. L’am-ministrazione cittadina aveva autorizzato la marcia, controlla-ta a vista da uno schieramento di polizia che comunue arrestava oltre 50 dimostranti con l’accusa di disturbo dell’ordine pubblico.

Vicepremier ai tempi del-la presidenza Eltsin, Boris Nemtsov da tempo era un po-litico di seconda fila ma resta-va comunque un riferimento per l’opposizione del Cremlino, con libri e documenti denunciava gli scandali del vertice russo e stava raccogliendo materiale sulla pre-senza militare russa in Ucraina per denunciare le responsabilità di Mosca nel conflitto, non ulti-mo l’invio di mercenari, volon-tari e soldati in aiuto al Donbass separatista. Conosceva bene la situazione ucraina, aveva parte-cipato alla cosiddetta “rivoluzio-ne arancione” a Kiev nel 2004 ed è stato definito dal reaziona-

rio premier ucraino Yatseniuk un “grande amico”.

Negli scorsi anni era stato fra gli organizzatori delle prote-ste di piazza contro il ritorno di Putin al Cremlino tra il 2011 e il 2012 ed era tra gli organizza-tori della marcia di protesta an-tigovernativa già indetta per l’1 marzo contro le ingerenze del Cremlino in Ucraina. L’oppo-sizione a Putin aveva chiamato “Primavera” la marcia che vole-va dare il via a una nuova onda-ta di proteste contro il governo centrale sia per la situazione di crisi che pesa sulle masse popo-lari che in merito alla questione ucraina, facendo leva sul mal-contento popolare che cresce nel paese per i disagi economici provocati dal calo del prezzo del petrolio e dalle sanzioni imposte alla Russia dalla comunità in-ternazionale. E alla marcia han-no chiaramente denunciato che quello di Nemtsov è un “omici-dio politico”. Mosca, 2 marzo 2015. Centomila in piazza contro Putin e l’assassinio di Boris Nemtsov

tsipras sommerso dalle critiche della piazza e della sinistra di syrizaI sostenitori del primo ministro

Alexis Tsipras sostengono che il suo governo è riuscito a raggiun-gere nella trattativa con l’Euro-gruppo a Bruxelles un non scon-tato equilibrio tra le richieste dei creditori internazionali e il suo piano anti-austerity, dovendo re-trocedere momentaneamente dai suoi propositi di buttare all’aria il memorandum capestro per il po-polo greco sottoscritto dai suoi predecessori e accettando parte del programma precedente pur im-pegnandosi a affrontare quella che ha definito una “crisi umanitaria”. Un compromesso per nulla accet-tato dalla sinistra del suo stesso partito, Syriza, e che ha registrato le prime proteste di piazza.

La prima si è svolta il 26 feb-braio a Atene, nel momento in cui il Bundestag tedesco votava il via libera alla proroga di quattro mesi agli aiuti alla Grecia, promossa dall’organizzazione Antarsya (Co-operazione di sinistra anticapitali-sta) e appoggiata da gruppi anar-chici che manifestavano contro “la nuova austerity” imposta da un esecutivo formato dalla coalizione tra Syriza e la formazione di destra di Anel che si definisce di sinistra o anti-memorandum. La manife-stazione terminava con barricate e scontri con la polizia.

Il 27 febbraio si svolgeva un’altra manifestazione contro l’accordo di Bruxelles organizza-ta dal partito revisionista Kke in

Piazza Sintagma a Atene, di fron-te al Parlamento. Il segretario del Kke annunciava di aver presentato un progetto di legge per “l’annul-lamento del memorandum” e ac-cusava Tsipras di essersi piegato ai creditori internazionali “dimen-ticando in tempo record le pro-messe elettorali”. Chiedeva il riti-ro immediato del Memorandum e delle leggi consequenziali e la rot-tura con l’Unione europea. Il nuo-vo accordo, firmato dal governo, denunciavano dal palco è un’e-stensione sostanziale e formale del memorandum e degli impegni presi, la continuazione di politiche impopolari dei precedenti governi guidati dalla destra di Nuova de-mocrazia o dai socialisti del Pa-sok. Un accordo che comprende tutte le misure negative per i lavo-ratori e che, invece, aiutano il re-cupero di redditività capitalistica. Tutto quello contro cui ha lotta-to negli anni precedenti il popolo greco.

Gli echi della protesta si era-no fatti sentire anche alla riunio-ne del gruppo parlamentare di Sy-riza del 26 febbraio, durata dieci ore e conclusasi con alcune deci-ne di deputati sui 149 presenti che bocciavano l’accordo di Bruxel-les. Una bocciatura espressa an-che in un documento del respon-sabile della politica economica di Syriza e di altri due dirigenti del partito che criticano duramente l’operato del ministro delle finan-

ze Yanis Varoufakis. L’accordo di Bruxelles, denunciava il docu-mento, si riferisce ai “controlli da parte dei creditori internazionali e non ad uno scambio di valutazio-ni sull’ andamento dell’economia greca (…) accetta gli aiuti econo-mici del precedente accordo, non fa riferimento alla ristrutturazione del debito pubblico ma parla di un programma di sostenibilità” e tut-to sommato “poco ricorda ciò che Syriza prometteva prima del voto del 25 gennaio” che l’ha portata alla guida del governo di Atene.

Quanto siano fallaci le promes-se elettorali lo aveva confermato il 24 febbraio il ministro dell’E-nergia Panagiotis Lafazanis che annunciava lo stop alla privatiz-zazione della compagnia elettri-ca. L’offerta per Admie, l’operato-re della rete elettrica, “non andrà avanti”, spiegava Lafazanis, “per-ché non sono state presentate of-ferte vincolati, quindi non sarà completata. Lo stesso vale per Ppc”, la società pubblica dell’e-lettricità. Come dire che la priva-tizzazione non si è fermata come promesso in campagna elettorale ma si è fermata solo perché non sono arrivate proposte valutate positivamente dal governo. Una posizione confermata dal ministro Varoufakis che assicurava: “non svenderemo i gioielli di famiglia”. Che sono comunque in vendita sul mercato per passare ai capitalisti privati.

sosteniamo stop ttip

Firmiamo l’appello Contro ttip e Ceta

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2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 3 - 22 gennaio 2015

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

PROLETARIE

PROLETARIE

IMPUGNATE LA BANDIERA

DELL’EMANCIPAZIONE FEMMINILE

DELL’ANTIMPERIALISMO E DEL SOCIALISMO

IMPUGNATE LA BANDIERA

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Viva l’8Marzo!

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