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    Anno 2014Numero 2MARZO

    APRILE

    BIMESTRALEECONOMICOFINANZIARIO

    IL PUNTO

    Banche:

    il futuro

    FISCO

    Un metodo

    facile

    QUOTATE

    Buone notizie

    dai mercati

    2 36 50

    PosteItaliane

    Spa-Sped.abb.post.DL353/2003(con

    v.inL.27/02/2004n.46)art.1,comma1,

    C/RM/22/2013del19/06/2013

    CULTURA

    FERITA:

    CHE FARE?

    UNA PROPOSTAa pag. 4

    Nella foto

    il cedimento delle mura di Volterra

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    Nuova FinanzaBimestrale Economico - Finanziario

    Direttore EditorialeFrancesco CarrassiDirettore Responsabile

    Pietro Romano

    Direzione Marketing e RedazioneKatrin BoveGermana Loizzi

    Hanno collaborato:

    Marco Barbonaglia, Katrin Bove, Valeria Caldelli, Angelo Carusone, Ornella

    Cilona, Roberto Di Meo, Giorgio Fiorenza, Aldo Forbice, Salvatore Giuffrida,Germana Loizzi, Riccardo Lorenzi, Alberto Mazzuca, Donatella Miliani,Giuliano Noci, Vieri Poggiali, Laura Ricciardi, Gaia Romani, Pierandrea Vanni.

    Editore Kage srl00136 Roma - Via Romeo Romei, 23

    Tel. e Fax +39 06 39736411www.nuovafinanza.it - [email protected]

    Per la pubblicit: [email protected] Tribunale di Roma

    n. 88/2010 del 16 marzo 2010Iscrizione ROC n. 23306

    StampaSTI - Societ Tipografica Italia

    Via Sesto Celere, 3 - 00152 RomaProgetto GraficoMauro Carlini

    Abbonamento annuo Euro 48,00

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    Il PuntoUna banca per amica

    Patrimonio artisticoGioielli da salvare

    Modelli di sviluppoFame di cultura

    Delega fiscaleLa riforma del catasto

    LanniversarioLa BCC di Roma ha 60 anni

    La ripartenza/1Padoan il traghettatore

    La ripartenza/2Crescita e stabilit

    Eccellenze italianeIl SantAnna di Pisa

    Cosmo in rosaLitaliana nello spazio

    Livelli qualitativiCome evitare i tagli

    Una nuova frontieraDinamismo di Maremma

    Grande distribuzioneLagroalimentare tira

    Commercio esteroIl mercato italo-arabo

    Alitalia LoyaltyCoccolando, volando

    La grande spoliazioneI nemici del risparmio

    La moneta dellExpFuturo in bellezza

    Costume & SocietDai Salesiani allOscarIl Carapace entusiasma

    SOCIETQUOTATEa cura dellUfficio Marketing

    44 ANSALDO STS46 RENO DE MEDICI48 CREDITO BERGAMASCO50 AUTOSTRADE MERIDIONALI52 BANCA CARIGE

    52 BENI STABILI

    Banca di CreditoCooperativo di RomaCapitale in crescita.Da 60 anni.(a pag. 14)

    Banca di CreditoCooperativo di RomaCapitale in crescita.Da 60 anni.(a pag. 14)

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    IL PUNTO del direttore

    BANCHE, EUROCRATI IN AFFONDOdi Pietro Romano

    Lo scontro stato di quelli inu-suali. Anche se gli (altri) organidinformazione hanno provve-duto a smorzarlo. Accusare la Bancacentrale europea di non essere suffi-cientemente pronta al suo ruolo disupervisore bancario e in crisi dipersonale, idee, standard come hafatto il quotidiano economico tedesco

    Handelsblatt - quanto meno irri-tuale. Listituto di Francoforte ha re-plicato che larticolo basato su unaserie di inesattezze. Che i tempiprevisti dallEba (European bankingauthority) saranno rispettati. E chesono oltre 200 gli impiegati attual-mente al lavoro. Duecento per avviarela nuova vigilanza bancaria europea?E non sono po-chi? In realt,la strutturaperifericadella vi-gilanzanon desti-nata av e n i rmeno.S o l oche, in-credibil-

    m e n t e ,non sar pi

    unesclusiva delle banche centrali. Agliistituti come la Banca dItalia, infatti,si affiancheranno entit private (societdi consulenza, revisori ecc). Nel nostroPaese, a esempio, il consiglio dei mi-nistri ha gi dato il via al reclutamentodi questi esterni e gi ricorrono nomicome Deloitte e Kpmg. Ragionandocon la pancia, si potrebbe dire: meno

    male! La vigilanza italiana negli ultimianni non ha brillato per efficienza,come dimostrano alcuni casi eclatanti,non certo banche di provincia o dipaese, di istituti finiti al (dis)onoredelle cronache per la cattiva gestione.Nel contempo, si potrebbe anche, intempi di revisione della spesa e ditagli estremi, chiedersi perch mai, al-lora, i contribuenti italiani siano

    ancora costretti a pagare i lautistipendi erogati dalla Banca

    dItalia. Si blocchi perlomenoil turn over, diventa lecitochiedersi. Ma il discorso

    molto pi complessoe non lo si pu limitareai dipendenti in, even-tuale, eccesso. Piutto-

    sto va osservatoche le societ di

    consulenzanon ga-

    rantiscono la loro estraneit ai conflittidinteresse: cera proprio bisogno,allora, di introdurre questa novit inun mercato gi tanto indebolito dallacrisi?Non questa lunica doglianza sullostato dei rapporti tra gli organismieuropei e le banche italiane. In cimaalla lista c il ruolo dellEba che, per

    paradosso, dal marzo 2011 guidatodallitaliano Andrea Enria. Perfino ilcompassato Sole 24 Ore lo ha accu-sato di emettere norme che hannoindotto gli istituti finanziari italiani ascelte draconiane con ripercussionidrammatiche su cittadini e imprese.Le nuove regole sugli affidamenti in-trodotte appunto dallEba possonostrangolare leconomia reale, altro cheripresa! LAutorit vuole impedire aun istituto di intervenire a sostegnodi un cliente in difficolt pi di unavolta, altrimenti lo dovr automatica-mente classificare come non perfor-ming, dichiararlo in default, ac-cantonare le somme a credito. Altret-tanto devastanti potrebbero essere leconseguenze della inflessibilit sui fidi,che sanziona con la dichiarazione didefault del cliente anche lo sconfi-namento di un solo euro per oltre 90giorni. Insieme queste due norme da

    un lato aggraveranno ulteriormente lastretta creditizia, dallaltro potrannocostringere a nuovi accantonamentile banche, le quali magari non neavranno la disponibilit e potrebberofinire a loro volta in default. Insom-ma, mentre leconomia chiede maggiorcredito, dallEuropa arriva la spintaverso unulteriore stretta. Non lunicoAndrea Enria Presidente Eba

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    colpo proibito che Francoforte e Bruxelles stanno assestandoal sistema bancario italiano. Un sistema va detto che hareagito molto meglio di quello degli altri Paesi europei e so-prattutto del sistema unico anglosassone cui le istituzionieuropee stanno obbligando gli istituti italiani. Non casualeche i contribuenti italiani siano stati costretti a versare finora(sia pure a titolo poco chiaro di anticipo) oltre 58 milionidi euro per salvare le banche di altri Paesi europei, senza chele banche italiane ricevessero un centesimo in cambio. Nelmirino, ora, entrata la governance di quella banca diversache la banca cooperativa. Un altro genere di bancadiversa, quella regionale tedesca, rimane nel frattempo fuoridai controlliSia ben chiaro, un rafforzamento del buon governo diimpresa rappresenta una battaglia utile alla stabilit e allo

    sviluppo dei sistemi finanziari ed economici. Questo valeanche per le banche cooperative, ovvio, che gi nel 2011hanno riformato lo statuto tipo delle Bcc, introducendo unaserie di innovazioni che hanno anticipato quelle europee.Senonch, gli eurocrati stanno dando lidea di essere mossinon da motivazioni funzionali, ma ideologiche. Eppure, ilpluralismo un valore per i cittadini e per il mercato,andrebbe favorito, non ostacolato. Accresce la concorrenza efavorisce la stabilit. Ma non sembra che sia questo lobiettivo

    delle vestali dellortodossia (bancaria) asenso unico dellEuropa delle banche (asenso unico).Non si spiegherebbe, altrimenti, perchmai le autorit europee stiano lanciandocon frequenza crescente avvertimenti allebanche popolari e cooperative, anche quandosono meglio capitalizzate, pi stabili, conquote di mercato maggiori della concorrenza.

    E nonostante appunto il caso di quelleitaliane negli anni di crisi non abbianoridotto il flusso creditizio, in particolareverso le famiglie e le imprese medio-piccole.La questione, allora, assume dimensionepolitica, pi che economico-finanziaria.Mette in discussione il futuro stesso del-leconomia e dellautonomia italiana. Che

    non pu essere lasciato alla merc di un pugno di eurocrati,ancorch di passaporto italiano, che non si comprende aquali interessi rispondano.

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    Pu partire da unidea Toscanail rilancio dei tre settori chiavedella nostra economia: Il turi-smo, la cultura e ledilizia.I recenti crolli delle mura medievali diVolterra hanno veramente colpito alcuore un po tutti, non solo gli abitantidella citt etrusca. Quelle voragini apertenella cinta muraria, infatti ci inquietano

    perch non costituiscono solo material-mente una ferita aperta nel tessuto delcentro storico toscano ma anche perchmostrano in modo evidente la nostraincapacit di custodire lo straordinariopatrimonio culturale che abbiamo ere-ditato dai nostri antenati. Eppure non certo credibile che ai tempi nostri cisiano meno soldi o meno mezzi di pri-ma.

    A dire il vero va rilevato che, almenonel caso di Volterra, la macchinapubblica nel suo insieme ha reagitodecisamente bene: stata attivatanellarco di pochissimo tempo ununi-t di crisi da parte delMinistero deiBeni Culturali edel Turismo cheha subito provve-duto a coordinarele varie istituzioniterritoriali e tutte

    le strutture tecni-che dei vari settoridintervento ed stato possibile partire subito con la primamessa in sicurezza del sito e a predisporrei percorsi tecnici e progettuali per quan-tificare i danni e per iniziare linterventodi restauro complessivo. La Regione To-scana ha anticipato i soldi per il primo

    intervento di somma urgenza e sonostati chiamati a raccolta i vari ministeriche con ogni probabilit faranno la loroparte. Bene, ma accanto a questa valu-tazione sicuramente positiva viene daaggiungerne anche altre assai pi preoc-cupanti. Non tanto la scontata domandaSi poteva evitare? o anche la banaleQuanto ci costa in pi intervenire ora?

    quanto quella che davvero fonte dipreoccupazione: quante altre mura urbanemeno conosciute sono crollate o stannoper crollare in cento o mille altri centristorici? E insieme alle mura quante altretorri, castelli, ville, palazzi, fattorie,

    case coloniche,cer-

    tose o anche semplici casette colonichee casupole urbane, resti antichi o delmedio evo, del rinascimento o del setteottocento, sono in stato di abbandono edi degrado e ormai sul punto del collassoirreversibile? E questo non vale solo per

    i beni culturali ma anche per le scuole egli ospedali, le palestre e le caserme epraticamente per quasi tutte le proprietdemaniali. Si rileva ovunque una so-stanziale incapacit di garantire la con-servazione del patrimonio immobiliarepubblico ed in generale una diffusamancanza di politiche di buon governoper lintero territorio. E dunque utile

    considerare il crollo delle mura di Volterracome un campanello dallarme per af-frontare una situazione generale ben picomplessa e diventa allora imperativochiedersi cosa si possa e si debba fare

    per organizzare la macchinapubblica non solo per gestirelemergenza, come abbiamofatto, finora, e a volte neanchequella, ma per strutturare unsistema di servizio efficace,permanete e davvero adeguatoai tempi e ai bisogni.Lattuale contesto economicoe sociale del paese evidenziala doverosit e priorit di unaserie organica di provvedimentiinnovativi che consentano fi-nalmente di riattivare un pro-cesso concreto di ripresa delsistema produttivo e la crea-zione di posti di lavoro. Nelpi profondo rispetto dei cit-

    tadini si deve passare da unsistema pubblico inteso comemero controllo autoritario,

    quasi assoluto, ad una doverosa e pimoderna concezione di indirizzo e disinergia tra istituzioni e societ civile.Nello specifico c la necessit di snellirei procedimenti burocratici nel rilasciodellautorizzazione ai lavori ed agli in-

    PATRIMONIO ARTISTICO

    SALVIAMO I NOSTRI GIOIELLI

    DOSSIER

    Riccardo Lorenzi*

    Fortezza vecchia di Livorno

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    terventi sul territorio e a ridare slancio e competitivit alleiniziative pubbliche e private ora sicuramente rallentate se nonintralciate. Per far questo necessario in primo luogo superarela logica burocratica della frammentazione istituzionale dellecompetenze, che finisce a volte per creare quasi una specie dicontrapposizione tra enti e spesso un vero e proprio percorso adostacoli per lazione dei privati. Per supportare una pubblicaamministrazione sempre pi in difficolt ed un sistema dinorme urbanistiche troppo complesse quanto ermetiche si

    propone dunque di attivare sul territorio una corretta politicadi gestione delle risorse paesaggistiche, sia pubbliche cheprivate. Una buo-na politica di tutelae di valorizzazionedel paesaggio in-fatti non si basa suaspetti effimeri oestetici ma sullareale corrisponden-za tra struttura eco-nomica e aspettodei luoghi: il pae-saggio sempre lospecchio delleco-nomia e ad unabuona qualit delpaesaggio corri-sponde sempreuna buona qualitdella vita. La pro-posta di una politica del paesaggio implica pertanto lattivazionedi una strategia innovativa e al tempo stesso rinnovativa in

    quanto nasce da una considerazione tanto semplice quanto evi-dente: nel nostro paese la tutela del paesaggio si rivolge acontesti storici e ambientali che sono sorti quasi esclusivamentenel passato e questo perch, con rarissime eccezioni, si pu direche tutto quello che si fatto negli ultimi decenni ha danneggiatoe distrutto pesantemente molto di quanto di bello e di buonoesisteva. Evidentemente le regole costruttive e ambientali deitempi antichi funzionavano bene mentre quelle che ci siamodati negli ultimi decenni, come del resto gli stessi strumenti di

    controllo e di pianificazione, non hanno funzionato pi ditanto. E allora logico pensare di poter e di dover recuperare,seppure con la cultura e la scienza dei nostri giorni, queimeccanismi virtuosi di una volta che possano affiancare esupplire ai limiti di unedilizia e di unurbanistica palesementeobsolete e che si cerchi di rimettere di nuovo la societ tutta ingrado di tornare ad essere capace di agire e di agire correttamenteproprio come nel passato. Il Chianti, oggi simbolo universale dibel paesaggio stato costruito dalla mezzadria, con gli

    investimenti dei padroni e con il lavoro dei contadini, perprodurre e per mangiare e non certo dagli architetti per un

    piacere estetico. Eproprio nellotticadi questa visionestrutturale, non ef-fimera, del paesag-gio inteso comeesito di una cor-retta gestione dellerisorse economi-che, che ci piaceparlare in terminidi improrogabilite necessit di dareil via ad una verae propria politicapaesaggistica. Bi-sogna riscrivere leregole del gioco etornare a dare im-

    portanza e fiducia al territorio inteso come sistema di risorse, apartire da chi ci vive e ci lavora, piuttosto che usare gli strumenti

    tipici del controllo passivo e fiscale della burocrazia tradizionale.Da qui lipotesi di costituire e promuovere, o meglio di farnascere, una rete nazionale di coordinamenti tecnici territoriali veri e propri Laboratori del Paesaggio - formati da unaselezione di funzionari pubblici di indubbia esperienza e profes-sionalit - ai quali sia legalmente riconosciuto il compito disupportare le istituzioni nella valutazione della compatibilitpaesaggistica degli interventi. Una giusta politica di riqualifi-cazione paesaggistica e di sviluppo sostenibile appare infatti

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    Giardini della Certosa di Calci

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    come lo strumento pi immediato epi perseguibile per riaggregare facilmenteimprenditori e istituzioni in un progettocomune di rilancio del territorio. Lenuove strutture di coordinamento do-vrebbero costituire un centro di riferi-mento per tutti gli enti pubblici, a co-minciare dal demanio dello stato, nellagestione del proprio patrimonio immo-

    biliare ed avere al tempo stesso un ruolodi concertazione e di indirizzo per favorirele iniziative degli operatori privati. Latutela e la valorizzazione del paesaggiopu e deve diventare infatti lunica formadi controllo degli interventi architettonicie ambientali nel nome dellinteresse pub-blico, realisticamente sintetizzato nelleregole molto elementari dellapolitica paesaggistica:ci che bello, cioha valore di naturao di cultura, deveessere conservatoe utilizzato e ciche brutto, cheimpatta, che in-q u i n a ,che de-

    gradato deve essere eliminato o riquali-ficato. Ununica struttura di valutazione,con valore di conferenza dei servizi per-manente, con autonomia giuridica edamministrativa, con estensione da areavasta o comunque sovra comunale cheha riunite in s tutte le competenze oradiverse e disperse tra i troppi enti: agilee vicina perch decentrata sul territorio

    e come un percorso amministrativo uni-tario e semplice, magari integrato daagevolazioni fiscali nelle aree di pregioambientale e incentivato da punteggipreferenziali per i progetti di valorizzazionee di qualit, che verrebbe a rappresentareun servizio veloce e completo. Date lemolte competenze derivanti dalle diverseistituzioni territoriali e ministeriali sarebbeottimale assegnarne la dipendenza di-rettamente alla Presidenza del Consigliodei Ministri. La stessa Costituzione ri-conosce il primato del paesaggio tra gliobiettivi di maggior interesse pubblicoe garantendone una capacit di gestionecon criteri di efficacia e professionalit esi potr credibilmente e finalmente as-

    sicurare un coordinamento ottimalenella redazione di piani e progetti

    da parte di aziende e di ufficipubblici in un quadro di con-certazione e promozione si-

    stematica e condivisa delle

    risorse territoriali. La strut-turazione permanentedi un gruppo di lavorotecnico scientifico cheriassume in s tutte le

    competenze settoriali epoi sintetizza in un unico

    parere di competenza paesag-gistica onnicomprensiva tutte

    le diverse autorizzazioni costituisce unafondamentale forma di razionalizzazionee velocizzazione dei procedimenti taleda potersi considerare un primo passoverso una riforma strutturale della P.A.Se il modello sperimentale propostofosse supportato da una specifica leggenazionale che consentisse di trasmetterea tutti gli enti competenti il solo parere

    favorevole della commissione tecnicadel Laboratorio del Paesaggio sarebbetagliato in un solo momento tutto lag-gravio dellurbanistica, della VIA e ditutti gli infiniti pareri finora necessari.Ulteriori enormi vantaggi di questaforma organizzativa sono rappresentatidal fatto che la commissione potrebbeavere un ruolo di indirizzo e di consulenzaanche per i vari progetti privati, contri-buirebbe a professionalizzare i singolitecnici degli enti pubblici, svilupperebbeuna cultura della cooperazione e dellaprogettazione in modo propositivo, con-sentirebbe di dare un aiuto sostanzialeal funzionamento delle strutture istitu-zionali alleggerendone il peso di lavoroe di coinvolgere in azioni comuni di in-teresse pubblico le molteplici iniziativedei singoli, creerebbe un servizio vicinoal cittadino e diffuso sul territorio, diconvogliare in azioni comuni di interessepubblico le molteplici iniziative dei

    singoli, smuoverebbe risorse finanziarieoggi bloccate e riattiverebbe il finanzia-mento da parte degli istituti bancari,oggi ridottissimo, su operazioni concretee reali ridando forte prospettiva positivae responsabilit dirette al posto del fluidoe rischioso mercato dei titoli di borsa.Potr veramente rimettere in gioco lim-prenditorialit vera.

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    Architetto Riccardo Lorenzi

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    La proposta dei Laboratori del Paesaggio si fonda sullallargamentosu vasta scala di alcune esperienze di lavoro della Soprintendenzaper i Beni Architettonici e Paesaggistici di Pisa, nate a partire dal2000 da un protocollo siglato con lUniversit di Pisa, la ScuolaSuperiore S.Anna e la Scuola Normale Superiore, con la finalit ditrovare metodi di studio e valutazione del paesaggio e di trovarestrumenti di attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio.Tema centrale era quello di passare da una tutela passiva basata suivincoli ad una visione propositiva dei servizi tendendo a valutare e

    ad ottimizzare le forme di gestione dei beni mediante un rapportocorretto e trasparente con i privati. A tal proposito opportunorilevare che allarete dei Labo-ratori del Pae-saggio, comestrutture di co-ordinamentodel sistemapubblico, do-vrebbe corri-spondere an-che la creazio-ne di Fonda-zioni onluspaesaggisticheo culturali (in-dividuate an-che presso lecasse di rispar-mio o i variistituti bancario finanziari gi

    esistenti) che dovrebbe costituire il soggetto di coordinamento disoggetti ed associazioni private e che potrebbe rappresentare lin-terlocutore ottimale per ogni iniziativa e per ogni sinergia. Risultacos evidente la potenzialit dazione di un sistema di cooperazionepubblico privato cos predisposto e le molteplici opportunit e fa-cilitazioni di lavoro e di finanziamento possibili in maniera assolu-tamente trasparente.Tra le iniziative in corso di studio e possibile attuazione pressola Soprintendenza pisana sul proprio territorio di competenza,

    le province di Pisa e Livorno, utile citare due appositi progettidi apparati di pianificazione e di gestione: il primo, per la valo-rizzazione della costa toscana, detto Toscana giardino dinverno:un paesaggio doc per un vino doc, che ha come finalit latutela paesaggistica e lo sviluppo sostenibile del territoriocostiero e che dunque strutturato per coordinare imprenditorilocali, residenti e istituzioni competenti al fine di ottimizzare lagestione delle risorse (stabilimenti balneari, alberghi, campeggi,aziende viti vinicole, agriturismi, ristoranti) con la finalit di

    prolungare la stagione turistica, ormai diventata una necessitper tutti, mediante la messa a sistema delle strutture.

    Un secondoesempio pilota invece quelloin corso per lat-tivazione di unLaboratorio delPaesaggio del-lisola dElba chepossa costituireun punto di ri-ferimento pertutta lisola neldefinire le lineedi indirizzo perle modalit dipianificazione edi esecuzionedei lavori, percreare un polodi servizio cen-tralizzato per le

    funzioni tecniche e urbanistiche, ambientali e programmatoriedegli otto uffici comunali dellisola. Altre Fondazioni onlus po-tranno vedersi riconoscere la possibilit di gestire i beni demanialiabbandonati o semi abbandonati quali le fortezze, le caserme ole prigioni senza rischio di privatizzazione dei beni di proprietpubblica o gestire leconomia nei parchi. E unidea che vale lapena di approfondire e forse anche il momento buono.

    *Soprintendenza e Universit di PisaArchitetto Direttore Coordinatore

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    Villa Maurogordato, Livorno

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    Il governo Renzi alle prese con la definizione di un pro-gramma per la crescita del Paese. Nutriamo tutti grandiaspettative ma nel contempo siamo timorosi circa lindi-viduazione di vie percorribili per il rilancio. A voler benguardare, una prima strada, per carit assolutamente non ri-solutiva, quella che passa per la valorizzazione delloro neroitaliano: la cultura. E bene ha fatto il neo-ministro France-schini a fissare subito il punto. Siamo del resto davvero unostraordinario giacimento culturale: con oltre 5.000 tra musei,

    monumenti e aree archeologiche e 49 siti UNESCO.Eppure continuiamo a perdere posizioni tanto che nella clas-sifica dellOrganizzazione Mondiale per il Turismo, siamo

    ormai scivolati al 26 posto in tema dicompetitivit turistica. Ovvia-

    mente anche sul fronte econo-mico i risultati non sono inco-raggianti. Il Louvre da sologenera introiti comparabili conquelli di tutti i musei e dellearee archeologiche italiane. Ilritorno economico degli asset

    culturali sui siti Unescomostra come gli StatiUniti, con la met deisiti rispetto allItalia,

    abbiano un ritornocommerciale pari

    a 16 voltequello ita-

    liano. Il ri-torno de-gli asset

    culturalid e l l a Francia e

    del Regno unito tra 4 e 7 voltequello italiano.Come fare al-lora per tra-sformare il no-

    stro giacimento di oro nero in barili da collocare a prezzo dimercato? Occorre progettare un nuovo modello di valorizza-zione del nostro patrimonio culturale ma il diavolo si annidanei dettagli, visto che richiesto davvero un triplo salto mor-tale rispetto a quanto si fatto fino ad oggi. Entrando nelmerito, infatti, occorre:

    In primo luogo progettare e disegnare dei veri e proprimarchi della cultura. Che cosa intendo dire? Faccio rife-

    rimento a una nuova organizzazione del patrimonio chesappia aggregare risorse culturali omogenee appartenentia destinazioni diverse e le promuova dando loro perso-nalit, dignit di marca. In questo modo, progettiamounofferta attrattiva in grado di rispondere a una motiva-zione di viaggio; un esempio interessante da cui trarreispirazione quello dei Castelli della Loira in Francia (edunque le ville palladiane da noi, ad esempio).Ovviamente non basta. Se non comunichiamo in modoadeguato, ben difficilmente riusciremo a trasformare que-sto patrimonio costellato di marchi in nuce in un veroasset. Anche qui, dobbiamo reinventarci; in particolare,dobbiamo imparare a costruire una narrativa, cio deiracconti multimediali in grado di veicolare sui social mediaquellesperienza che intendiamo promuovere e che im-maginiamo possa incontrare il desiderio e le aspettativedel nuovo turista digitale; si tratta di proporre una vera epropria anticipazione. Qualcuno potrebbe dire: Tuttoqui?. In verit, poco non : occorrono investimenti nellaproduzione di contenuti multimediali interessanti e nellapromozione digitale. E dobbiamo esserne convinti. Chiinfatti ha cavalcato londa ha ottenuto importanti risultati:basti pensare che il Louvre ha ottenuto quasi 9 milioni

    di visite tramite social network, il Metropolitan Museumof Art (New York) 6 milioni, seguito a ruota dal BritishMuseum (Londra).Il terzo avvitamento del nostro salto mortale costituitodalla capacit di generare unesperienza di visita interes-sante, una volta che avremo convinto qualcuno a provarei nostri marchi culturali. E anche qui il nostro sistema sideve muovere in modo completamente diverso rispettoal passato. Deve riscrivere lofferta musealetenendo conto

    LA CRESCITA DEL PAESE

    FAME DI CULTURAGiuliano Noci*

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    Professor Giuliano Noci

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    che non tutti i visitatori sonoesperti e non vanno allontanatida un tecnicismo e da un filologi-smo eccessivi; bisogna tenere so-prattutto conto di tutti quei visi-tatori potenziali che visitatori nonsono ancora e che devono esseremotivati alla visita. Lofferta mu-seale deve essere presentata con i

    moduli delle tecnologie multime-diali (realt aumentata, QR code,ecc.) e, pi in generale, deve con-cepire la visita come una vera epropria esperienza di intratteni-mento (non solo chiusa nella di-mensione accademico-culturale,aperta al contrario a motivaresuggestioni, emozioni, interessi fu-turi).

    Sono per conscio di non avere ancoraconvinto il lettore. Manca ancora unpassaggio: come fare tutto questo inun contesto fatto di risorse scarse - ba-

    sti pensare

    che negli ultimi 10 anni il bilancio delMinistero competente si quasi di-mezzato - e di un patrimonio culturalesin troppo abbondante e, quindi, dif-ficile da conservare e gestire? La rispo-sta passa attraverso la consapevolezzache il nostro patrimonio culturale rap-presenta un giacimento di storie, co-noscenze e contenuti molto interes-

    sante anche per soggetti privati i qualivanno incoraggiati a trasformare que-sto interesse in investi-menti, natural-mente beneficiandodi nuove condizionidi contesto e dicontorno. A que-sto proposito,occorre osser-vare comelinsistenzacon cui,a n c h eg i u s t a -

    mente, si guardato ad una normativasulla defiscalizzazione appare oggi da-tata. Tanto che, finalmente esistendo,non ha cambiato le cose: forse perchinconsapevolmente immaginata a sup-porto di un ruolo residuale, statico delprivato, nella sua funzione mecenati-stica. Se guardiamo alla promozione egestione del bene culturale in unottica

    di produzione della ricchezza il pro-blema non sono i soldi ma le regole.Per quanto chiaro e netto rimanga il

    tema ed il valore di unapparte-nenza comune del bene cul-

    turale - patrimonio diognuno di

    noi -

    sonole re-

    g o l eche nedefini-

    scono laconserva-zione, la

    g e -

    Capitolium di Brescia

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    Con la recente approvazione dellaDelega Fiscale, subisce una decisaaccelerazione lapprovazione diquella che sar la nuova Riforma delCatasto, contenuta nell art. 2 del disegnodi legge originario.La riforma implicher la revisione deiparametri del Catasto dei fabbricati conlobbiettivo di attribuire a ciascuna unit

    immobiliare il relativo valore patrimonialee la rendita, con criteri omogenei ed og-gettivi su tutto il territorio nazionale.Tale revisione sar effet-tuata dall Agenzia delTerritorio (oggi incorpo-rata dallAgenzia delleEntrate) in collaborazionecon i rispettivi comunidi riferimento in ambitoprovinciale., in sintesi, la propostalegislativa per la riformacatastale ed certamenteun importante passoavanti per un Catastopi equo e di pi facileapplicazione.Cosa di non poco contose si considera che lat-tuale normativa di rife-rimento si protrae, seppure con modifiche,dal 1939.

    Il Legislatore individua quindi, qualefase principale, quella della determina-zione della cosiddetta tariffa destimoche cerca di realizzare sulla base di unprocedimento algoritmico. In sostanza,si tratter di individuare quel parametromatematico che rappresenter adegua-tamente la categoria e la classe dellunitimmobiliare presa in considerazione e

    determinare per questa la rendita catastale.Ma come si effettua il calcolo? La defi-nizione rendita catastale, sotto il profilostorico, tendeva ad individuare il redditoordinario retraibile al netto di spese e

    perdite ed al lordo delle sole imposte, ciodel canone di locazione percepito a cuisi sottraggono tutte le spese con esclusionedelle imposte Irpef, tari, Irap ed altro.

    Dividendo questo reddito per la su-perficie catastale dellimmobile, si ottienela tariffa destimo dellunit con quella

    determinata categoria e classe, ovvero ilreddito per metro quadro di superficie

    catastale. E evidente che tale tariffa con-sentir di calcolare tutte le rendite catastalidelle unit immobiliari urbane apparte-nenti alla stessa categoria e classe. Baster,pertanto, moltiplicare la tariffa stessaper la superficie catastale di ciascun im-mobile.Sicuramente ed apparentemente semplicema certamente non corretto e soprattutto

    non equo.Con il nuovo criterio, viene disapplicatauna importante norma che prevede lavalutazione dei singoli cespiti consideratinella propria ordinariet, che equiparaquindi gli immobili simili ma a pre-scindere dallo stato di manutenzionedel bene. I costi per le manutenzionipossono e devono essere possibili detrarre

    dai redditi siano essi riferibili ad aziendeo a privati. Con gli abbattimenti IVAdel caso, in funzione che si tratti di im-

    mobili strumentali (inuso ad aziende o profes-sionisti) oppure primacasa oppure ancora diimmobili notificati osottoposti al vincolo pae-saggistico ed altro. Inoltreverr adottato un nuovoparametro che creer veree proprie sperequazioni:la cosiddetta microzona.Il parametro, infatti, ten-der a circoscrivere inun ridotto ambito terri-toriale, immobili magariconfinanti ma con valoriparadossalmente diversi.E il caso di fabbricati o

    interi isolati, parte dei quali presentanomagari laffaccio su una Via importante

    mentre unaltra parte affaccia invece (emagari ha pure laccesso) su una via mi-nore, posta immediatamente alle spalledella Via importante. Un esempio pertutti, Via Tornabuoni a Firenze, la stradadella moda per antonomasia e via del-lInferno, poco pi di un vicolo, di mo-deste dimensioni e con scarsa luminositsu cui affacciano alcune unit che magari

    NUOVE RENDITE: UN METODO FACILE

    LA RIFORMA DEL CATASTO

    Giorgio Fiorenza

    Firenze - Via Tornabuoni

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    accedono dai numeri civici compresidal n. 3 al n. 13 della Via Tornabuoni(ma anche unit autonome costituentipiccoli condomini, inseriti tipo mosaiconello stesso isolato ma con ingressoesclusivo dalla Via dellInferno). Unitche niente hanno a che fare con quelleche invece affacciano direttamente sullaVia Tornabuoni. Stessa microzona macertamente con valore commerciale com-pletamente diverso. Tanto per capirsisiamo nellordine del 30 40% di valorein meno. E parlo ovviamente delle unitad uso abitativo o ad uso ufficio. Alivello commerciale il valore dei locali

    posti al piano terreno di Via Tornabuoni almeno da decuplicare rispetto a quellisu Via dellinferno.E allora la domanda sorge spontanea.Esiste una soluzione a questo tipo diproblema?La risposta di una semplicit unica. Innetto contrasto con la filosofia dellanorma che cerca una soluzione con luti-

    lizzazione di parametri statistico al-goritmici di difficile applicazione e diancor pi difficile possibilit di adozionenel paragone diretto tra due unitsimili.Semplice, dicevo, come la stima di unaunit immobiliare effettuata dallo stessoProfessionista che incaricato di realizzarela pratica utilizzando la procedura Docfa.Questo Professionista, per predisporrela planimetria catastale ha rilevato ledimensioni dellunit in esame e in sededi sopralluogo ha obbligatoriamente ac-quisito i fattori intrinseci ed estrinsecied accertato lo stato generale di manu-

    tenzione ed il grado di finitura. Bastercompletare la scheda Docfa acquisendoi dati forniti gratuitamente dallOMI(Osservatorio del Mercato Immobiliare),che oggi allavanguardia in tema di in-dicatori dei valori medi (minimo e mas-simo in funzione della destinazioneduso), addirittura in alcuni casi sullabase dellindirizzo specifico dellunit

    oggetto di valutazione. Il Professionista,cos come obbligato dalla modulisticaad indicare la superficie ed il volume delcespite, dovrebbe fornire, direttamentee sulla stessa modulistica anche il valoreproposto, allegando una piccola notache giustifichi il proprio operato intermini di scelta del valore base al metroquadrato utilizzato per la valutazione ed

    alleghi una piccola, ma esaustiva, docu-mentazione fotografica a supportare ilproprio assunto.Entro due anni dalla data di presentazionedella procedura Docfa da parte del con-tribuente, lUfficio ha la possibilit diproporre la variazione del valore conpropria relazione scritta ed opportuna-mente motivata, portando unit a pa-ragone nella stessa zona specifica se nonnello stesso edificio condominiale (ilconcetto delle microzone cos come delleattuali zone censuarie superato e fuor-viante), effettuata comunque a seguitodi sopralluogo.In caso di disaccordo La CommissioneCensuaria, che secondo la proposta diLegge, dovrebbe essere costituita da Pro-fessionisti, rappresentanti dellAgenziadelle Entrate Territorio, rappresentantidelle Associazioni Sindacali dei Contri-buenti ecc., esamina le pratiche ed unavolta ascoltati professionista e rappre-

    sentante dellUfficio cerca una soluzioneal problema sulla base della banca datiscaturente dai rilevamenti statistici inpossesso dellAgenzia delle Entrate Territorio e secondo i dettami dellenorme che regolano la mediazionecivile, fermo restando che laddove nonvi siano possibilit di accordo, il giudiziovero e proprio passa in automatico nelle

    Firenze - Via dellInferno angolo via della Vigna Nuova

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    aule della Giustizia Tributaria.Da notare come lAgenzia del Territorio fosse gi avantirispetto alla Legge Delega, avendo previsto una specificamodulistica da presentarsi a cura del Contribuente anche neicasi per i quali non sono previste modifiche da apportare allaplanimetria catastale esistente. Ed questa la carta vincente pereffettuare una sorta di nuovo censimento generale della proprietimmobiliare urbana, previo presentazione, in via telematicapresso lAgenzia delle Entrate Territorio di un modello uguale

    a quello oggi vigente per la procedura informatica prevista dallaDocfa (DM 701/94 Circolare 2T/97), aggiungendo duespazi in pi: uno per la valutazione proposta dal professionistaed una per la nota tecnica nella quale il professionista stesso , al-legando fotografie, documentazione amministrativa, ecc.,motiva il parametro valore/metro quadrato adottato per lastima, giustificando con possibilit di immediato riscontrooggettivo da parte del Catasto, eventuali scostamenti dai valoriminimi e massimi indicati dallOMI.Ci sono gi gli strumenti, c gi la professionalitdei professionisti privati e di quelli cheoperano da anni, ad altissimo livello, nellaformazione e nellaggiornamento degli atticatastali di riferimento.Basterebbe una semplice operazione di am-modernamento della procedura informaticaDocfa per poterla fare incrociare, in auto-matico, con i dati dellOMI e con quellidelle Commissioni Censuarie provincialiche, ogni anno, sulla base del-landamento reale del mercato,dovrebbero incrementare o ad-dirittura ridurre i valori delle

    singole unit previo applicazionedellindice Istat, zona per zona(qui si potrebbero individuarezone omogenee di pi ampiorespiro rispetto alle microzo-ne). E la banca dati chiamia-mola catastale che ne derivadovrebbe poter essere messa adisposizione dei Comuni inte-

    ressati, che dovrebbero poter effettuare un controllo diretto, tralo stato rappresentato (dichiarato) nella planimetria catastale avariazione dopo leffettuazione dei lavori di ristrutturazione oaltro e lo stato che risulta quale di progetto nella documentazioneamministrativa depositata dal tecnico incaricato in allegato allaDia o Scia o permesso a costruire, presso il Comune diriferimento. Cos da avere in automatico un riscontro oggettivosullapplicazione corretta dei dettami di cui al D. L. 78/2010convertito con modificazioni nella Legge 122/2010, allarticolo

    19, comma 14, il quale stabilisce che:Allarticolo 29 della legge 27 febbraio 1985, n. 52, aggiuntoil seguente comma: 1-bis. Gli atti pubblici e le scritture privateautenticate tra vivi aventi ad oggetto il trasferimento, lacostituzione o lo scioglimento di comunione di diritti reali sufabbricati gi esistenti, ad esclusione dei diritti reali di garanziadevono contenere, per le unit immobiliari urbane, a pena dinullit, oltre allidentificazione catastale, il riferimento alle pla-nimetrie depositate in catasto e la dichiarazione, resa in attidagli intestatari, della conformit allo stato di fatto dei dati

    catastali e delle planimetrie sulla base delle disposizionivigenti in materia catastale. La predetta dichiarazione puessere sostituita da unattestazione di conformit rilasciatada un tecnico abilitato alla presentazione degli atti di ag-giornamento catastale. Prima della stipula dei predettiatti il notaio individua gli intestatari catastali e verifica laloro conformit con le risultanze dei registri immobilia-ri.

    Con riferimento invece alle locazioni, unanovit stata inserita dalla citata nor-

    mativa al successivo comma 15il quale stabilisce che:La richiesta di registrazione di

    contratti, scritti o verbali, di lo-cazione o affitto di beni immobiliesistenti sul territorio dello Statoe relative cessioni, risoluzioni eproroghe anche tacite, deve con-tenere anche lindicazione deidati catastali degli immobili.Semplice, ripeto ancora. ForseTroppo.

    Giorgio Fiorenza

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    BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI ROMA

    CAPITALE IN CRESCITA. DA 60 ANNI.

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    O ggi la Banca di Credito Cooperativo di Roma un marchio riconosciuto e riconoscibile. Eppure,il 20 dicembre del 53, quando a Finocchio, al-lepoca borgo agricolo della campagna romana, si riun ungruppo di promotori intenzionati a costituire una CassaRurale in pochi avreb-bero scommesso sullasua nascita e menoancora sulla sua so-

    pravvivenza. Invecelanno seguente, il 3agosto, arriv lauto-rizzazione allattivitbancaria del Comitatointerministeriale peril credito e il rispar-mio. E il 14 febbraiodel 55 apr il primosportello.I primi anni di vitadella Cassa non furo-no facili. Non aiutavalostilit delle grandibanche dellepoca aquesto modo diversodi svolgere lattivitcreditizia. Si dovetteattendere il 75 per-ch, finalmente, ve-nisse approvato ilcambiamento delladenominazione da

    Cassa Rurale e Arti-giana dellAgro Ro-mano in Cassa Ruralee Artigiana di Roma.Bench Roma fosse ilpi grande comune agricolo dEuropa e la Cassa avessesede nel territorio comunale di Roma, la finanza cittadinavoleva costringere la Cassa Rurale alle periferie estremeanche nominalmente. Ma non si possono arginare le idee.

    E, come si visto, lidea forza della cooperazione accoppiata a una sana, competente e trasparente gestione nel tempo lhanno avuta vinta.Cos la Cassa Rurale e Artigiana di Roma, diventata nel95 Banca di Credito Cooperativo di Roma, cresceva. Fino

    a diventare non solola pi grande Bancadi Credito Coopera-tivo dItalia, ma un

    istituto di media di-mensione: secondo,nella sua categoria,per solidit e terzoper redditivit e pro-duttivit. Niente maleper una banca che na-sce negli anni 50 ama ricordarlo il pre-sidente Francesco Li-berati, che vi entrda semplice impiega-to, in un locale mal-sano e poco frequen-tato della estrema pe-riferia romana.Perfino in un annushorribilisquale il 2013la Banca di CreditoCooperativo di Romaarchivia risultati po-sitivi. La raccolta cresciuta intorno al

    10% (contro un -1,8% del sistema), laraccolta comprensivadel risparmio gestito aumentata di oltre

    l8% (sfiorando i 9 miliardi), gli impieghi sono aumentatidel 2,4%, raggiungendo i 5,5 miliardi. Ma la Banca, perdiventare tale, non ha abdicato al proprio ruolo socio-eco-nomico. Dal 2008 al 2012 ha incrementato gli impieghi

    A sinistra Francesco Liberati, a destra il primo Presidente Elio Cherubini

    Germana Loizzi

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    PHOTOGALLERY

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    I Soci fondatori della BCC

    Consegna dei libretti di risparmio in borgata Una delle assemblee straordinarie dei Soci

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    Il commissario europeo degli affarieconomici, Olli Rehn, ripetespesso, a volte quasi ossessiva-mente, che Padoan sa cosa fare. Pa-doan, Pier Carlo Padoan, il neo mi-nistro delleconomia italiana, quelloche deve fare ripartire questo paese cheda tempo fermo, ingessato. Un ro-mano sessantaquattrenne che stato

    docente di economia alla Sapienza diRoma e ha fatto carriera allestero:prima, fino al 2005, direttore esecutivoper lItalia del Fmi, il Fondo monetariointernazionale, con responsabilit suGrecia, Portogallo, San Marino, Alba-nia e Timor est; quindi nel 2007 vice-segretario generale dellOcse per poidiventarne un paio danni dopo anchecapo economista. Insomma, qui si volaalto nello stellato cielo internazionale.

    A questo quadretto possiamo aggiun-gere anche qualche altra chicca:Padoan un romanista sfegatato,ha diretto la fondazione Italia-nieuropei ovvero il think-tankpolitico presieduto da DAlema,soprattutto stato il consigliereeconomico di due ex premier disinistra, Massimo DAlema primae Giuliano Amato poi. Gi, pro-prio quellAmato che una bellanotte di tanti anni fa ha effettuato

    un raid indimenticabile nei conticorrenti degli italiani. Padoan eradestinato a diventare il presidentedellIstat prima di essere veloce-mente dirottato dai poteri fortieuropei e italiani, chiamiamolicos, nel governo Renzi cheavrebbe invece voluto allecono-mia un peso piuma come Gra-

    ziano Del Rio. Nessuna possibilit diuna partita.Ecco il motivo per cui Olli Rehn ripeteche Padoan sa cosa fare. A dire ilvero lo sanno da tempo anche quasitutti gli italiani, lo sanno persino i po-litici che poi si guardano bene dal met-tere mano alle riforme per non scon-tentare i loro amici lobbisti. E cos, da

    riforma-mancata a riforma-mancata,ci ritroviamo ingessati in quella paludeche costata la poltrona di premier aLetta junior. Ma con Padoan, si dice, tutta unaltra cosa: quando era ancoraallOcse stato proprio lui a metterenero su bianco le strategie necessarieper lItalia in un rapporto chiamatoGoing for growth. E a luglio del-lanno scorso, mentre il governo Lettafaceva le capriole tra le richieste degliindustriali e dei sindacati di tagliare il

    cuneo fiscale e i diktat di Silvio Berlu-sconi sulla cancellazione dellImu sullaprima casa, Padoan ha concesso allaRai, nei panni di capo economistadellOcse, una delle sue rare intervisteinvitando il governo italiano a nonperdere tempo e risorse per alleggerirela tassazione sulla casa. E suggerendoovviamente la linea di condotta rac-

    comandata dallOcse: le tasse che dan-neggiano di meno la crescita sonoquelle sulla propriet, come lImu,mentre le tasse che favoriscono di pila ripresa e loccupazione sono, se ab-bassate, quelle sul lavoro. Quindi giotto mesi fa la priorit era per lOcsela riduzione del carico fiscale sul la-voro.Non detto che poi si debba prendereper oro colato tutto quello che sostienelOcse. Ne sa qualcosa lo stesso Padoan

    che tempo fa ha avuto una bellatirata dorecchie dal Nobel PaulKrugman che sulle colonne delNew York Times ha scritto sudi lui: Certe volte gli econo-misti che ricoprono incarichiufficiali danno cattivi consigli,altre volte danno consigli an-cora peggiori, altre volte ancoralavorano allOcse. Ed esatta-mente un anno fa, quando la

    Grecia era al tracollo, lEuropale andava dietro e leuro era datoper spacciato, Padovan ha fattoauto-critica riconoscendo chela crisi greca stata molto sot-tovalutata sin dal principio.Quindi non ha nemmeno lui labacchetta magica ma sa chelItalia ha bisogno di fare le ri-

    LA RIPARTENZA/1

    PADOAN SA COSA FARE

    Alberto Mazzuca

    Pier Carlo Padoan

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    forme strutturali ma soprattutto dimettere in pratica e incrementarequelle gi decise. Gi, perch quelledecise non vengono poi applicate peruna serie di ostacoli nella pubblica am-ministrazione e nel sistema della giu-stizia civile che impediscono di ren-derle operative. Come dire: tutto,molto, rimane poi sulla carta. Leo

    Longanesi era molto pi diretto, di-ceva: In Italia: manutenzione, non ri-voluzione.Padoan sa cosa fare ma ugualmentepungolato (anche con qualche schiaf-fone) da un Olli Rehn che sembra fareconcorrenza a Renzi su chi debba averela palma del pi veloce. E il commis-sario Ue snocciola la sua litania: lag-giustamento strutturale per il 2014appare insufficiente, gli squilibri ma-croeconomici eccessivi, debitotroppo alto, scarsa competitivit. Ri-sultato: Bruxelles tiene lItalia sottouno speciale monitoraggio e a giu-gno decider ulteriori passi. In-somma, dobbiamo di nuovo fare icompiti a casa. E cosa vorr ora da noiPadoan il quale costretto a dire chela Ue s molto severa ma che siamocomunque in linea con Bruxelles?Basta leggere cosa ha scritto quandoera capo economista dellOcse nel suo

    rapporto Going for growth: lItaliadeve spostare la sua politica del lavorotutelando maggiormente il redditodei lavoratori e meno il posto del la-voro in s. Significa abbassare il cuneofiscale e il costo minimo del lavoro,riformare la contrattazione collettivain modo da renderla pi reattiva ri-spetto alle condizioni del mercato del

    lavoro, alleggerire la protezione dei la-voratori per alcuni tipi di contratto eaumentare la rete della protezione so-ciale, riformare leducazione professio-nale, rivisitare la riforma Fornerosulle pensioni adattandola alla situa-zione attuale di bassa crescita, ristabi-lire bilanci sani nel settore bancario,ritoccare le rendite finanziarie, libera-

    lizzare le professioni chiuse, ridurre lebarriere alla concorrenza per migliorarela competitivit, ridurre la proprietpubblica e i ritardi della giustizia civile.Insomma, tutte le cose che ci siamodette e ridette negli ultimi ventanni,finite poi in niente grazie al pres-sing delle varie lobby.Si dovrebbe partire con lariforma del sistema fiscaleper detassare il lavoro e conun ritocchino versolalto delle renditefinanziarie dal mo-mento che pro-prio qui si trovauna delle fontidi finanzia-mento deglisgravi sul la-voro. Pi tassea fin di bene,quindi, sul ver-

    sante finanzia-rio in quantoservono ad ab-battere in parteil costo del la-voro per aiu-tare le impresead assumere ei giovani ad es-

    sere assunti. E chi potrebbe mai pro-testare di fronte a questo scenario?Niente Bot, comunque, il test (e nonla gaffe) di Delrio ha dato risultati ne-gativi. Padoan ha poi quasi un deboleper un tassa sui patrimoni (Non devespaventare, ha detto) ma sembra es-sere stato stoppato da Renzi. Per ora,almeno.

    Ma allora da dove devono saltare fuorii soldi necessari per tutto quel po podi riforme che Bru-xel les

    Il Parlamento Europeo

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    ci chiede di fare? C un lancio dagen-zia che deve essere sfuggito a molti inun paese come il nostro abituato a par-larsi sopra delle beghe provinciali diuna classe dirigente preoccupata piper la propria poltrona che per gli in-teressi generali. lagenzia in cui laReuters, quindi giornalismo serio, hafatto conoscere il testo di un docu-

    mento della Commissione europea incui si dice che i risparmi dei 500 mi-

    lioni di cittadini dellUe saranno usatiper finanziare investimenti a lungo ter-mine per stimolare leconomia e con-tribuire a riempiere il vuoto lasciatodalle banche dallinizio della crisi fi-nanziaria. Un modo per aiutare i 28paesi Ue ad uscire dalla loro pesantedipendenza dai prestiti bancari, e tro-vare altri mezzi per rifinanziare le pic-

    cole imprese, i progetti infrastrutturalie altri investimenti.Le banche, in sostanza, hanno presoin prestito molti soldi dalla Bce macon quei soldi hanno comprato e

    stanno comprando tanto debitopubblico da non averne pi a

    sufficienza per finanziare leimprese. Ed infatti moltedelle piccole e medie im-prese italiane ne sanno qual-cosa direttamente sulla loropelle. Una restrizione delcredito oltre misura (95

    miliardi in meno inun triennio) da

    rendere difatto impossi-bile qualsiasipossibilit diripresa. Leco-nomia italiana,che dipende

    quasi total-mente dal cre-dito bancario,ha cos avutouna frenatamaggiore ri-spetto agli altripaesi. I datisulleconomia

    reale dicono che nel 2013 il Pil scesodell1,9%, i consumi del 2,6%, gli in-vestimenti del 4,7%. La spesa delle fa-miglie calata del 5,2% nellabbiglia-mento, del 5,7% nella sanit, del 3,1%nellalimentare. accettabile lo spreadma nel frattempo il debito pubblico aumentato ancora toccando il132,6%. Qualcuno ha fatto una bat-

    tuta che non comunque una battuta:lausterity ha colpito solo i frigoriferidella gente ma non il debito pubblico.Un quadro quindi deprimente. Ed ora,per quanto si parli di un minimo diripresa anche se sono ancora in pochia vederla, lItalia si trova in fondo allagraduatoria europea perch le banchenon possono fare pi di tanto. Eccoallora lalternativa suggerita da Bru-xelles di altre forme di finanziamento,bussando anche alla porta dei rispar-miatori. Del resto Renzi lha gi con-fermato: c spazio per aumentare latassazione non tanto dei Bot, intocca-bili, quanto delle rendite finanziarieche sono tra le pi basse dEuropa. Iltutto per abbassare il costo del lavoro.In linea con lEuropa e con Padoan,quindi. Per ora le rendite finanziarie epoi? Avremo qualche altra spiacevolesorpresa dopo che gi aumentato ilprezzo della benzina e dovremo pagare

    una super Tasi che rischia di essere picara dellImu? Forse, in questo paesenon c mai certezza di niente. Addi-rittura qualche uccello del malaugurioricorda come il Fmi, il Fondo mone-tario internazionale, abbia suggeritotempo fa un bel prelievo forzoso suiconti correnti. Un prelievo stile Giu-liano Amato.

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    Qualche tempo fa Pier Carlo Padoan, lattuale ministro del-lEconomia, aveva elaborato con alcuni studiosi (vi era ancheGiuliano Amato, Richard Baldwin, Daniel Gross e StefanoMicossi) un Nuovo patto per la crescita e la stabilit. Inquesto programma si riaffermava il principio che la disciplinadi bilancio dei paesi dellUnione europea era necessaria eutile. Ma questa non era sufficiente a ristabilire ritmi dicrescita elevati, non solo per affrontare la disoccupazione,ormai arrivata a livelli preoccupanti,ma per garantire la soste-

    nibilit dei debiti sovrani dellarea euro. Nel documento si so-steneva la necessit di un nuovo accordo politico fra gli Statimembri in modo da riconoscere la crescita come assolutapriorit, promuovendola con adeguati interventi di rilanciodel mercato interno, accompagnati da forti investimenti in-frastrutturali per garantire una maggiore integrazione euro-pea.In particolare, si criticava duramente la politica di Bruxellesche ha applicato pesanti sanzioni a chi ha gi i conti fuoricontrollo, mentre sarebbe servito molto di pi identificareprecocemente i trend di squilibrio e obbligare i paesi interessatia correggerliquando si ancora intempo.Si sottoli-neava poi lanecessit dimettere incampo stru-menti di in-tervento pi forti e

    lopportuni-t della qua-lit dei pro-grammi diconsolida-mento na-zionali chedevono con-centrarsi,pi

    che in passato, sul contenimento della spesa corrente,conriforme pro-competitive delle pensioni e degli ammortizzatorisociali.Si ribadiva, inoltre, limportanza della istituzione in ognipaese di autorit indipendenti che valutino lo stato dei contipubblici e la rispondenza alle raccomandazioni europee,al difuori di ogni interferenza del potere esecutivo. Anche nelnostro paese abbiamo provato a dar vita ad autorit diquesto tipo, ma con risultati incerti e persino contradditori,come

    avremo modo di vedere. Probabilmente perch questi organisminon sono stati dotati di assoluta indipendenza,ma semplicementesono accreditati come strutture di studio e consulenza,alle di-pendenze del governo, e quindi con scarsi poteri,come ilcaso di Carlo Cottarelli, Commissario alla revisione della spe-sa.Ma torniamo al patto per la crescita e la stabilit. Ilprogramma prevede modalit e strumenti diversi per le gestionidelle crisi finanziarie, che possono consentire anche il fallimentodelle banche, con procedure di tipo amministrativo affidate alsupervisore bancario, sullesempio della Fdcic americana ,ma

    anche dellaBanca dItalia.Solo i clientiche deposita-no fondi de-vono potercontare sullagaranzia delrimborso.

    Per questiobiettivi po-trebbe servire

    anche unFondo mone-tario europeopermanente,che ora vieneaccettato per-sino dallaGermania ,dotato di un

    LA RIPARTENZA/2

    CRESCITA E STABILITAldo Forbice

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    capitale sufficiente e capace di autofi-nanziarsi sul mercato dei capitali, ingrado di intervenire per calmare le tur-bolenze finanziarie e di imporre misurecorrettive agli istituti di credito. Il suomandato dovrebbe esplicitamente esclu-dere la copertura delle perdite, pubblichee private, dei creditori delle banchecome dei debitori sovrani.Si raccomanda poi, per favorire la cre-scita, la necessit di incrementare laflessibilit del mercato del lavoro e deitassi di occupazione giovanile e fem-minile. Un obiettivo che la riformaMonti-Fornero non riuscito a rag-giungere. Infatti, non sembra pi dila-zionabile a questo proposito laperturaalla concorrenza e alla piena libert dicircolazione di tutto il comparto deiservizi, incominciando dalle grandi retienergetiche, di trasporto e di teleco-municazioni, la distribuzione, le pro-fessioni. Con questo complesso di in-

    terventi sar pi facile ottenere incre-menti durevoli e significativi degli in-vestimenti, delloccupazione, dei redditiinterni, del progresso tecnologico.Infine, sempre secondo Padoan e glialtri studiosi, si rendono indispensabiliforti investimenti nelle infrastrutture,che, tra laltro, rafforzerebbero la do-manda interna. E necessario per una

    nuova lista delle priorit, abbandonandoi mille progetti nazionali del passato econcentrando le risorse sulla eliminazionedelle strozzature che impediscono almercato interno di funzionare.Naturalmente per questo obiettivo sarnecessario mobilitare risorse massicce,col sostegno della Bei (Banca europeaper gli investimenti) e della Bers (Bancaeuropea per la ricostruzione e lo svi-luppo).Ce la faremo? Il governo Renzi sembraottimista, Ma intanto bisogner fare iconti con la spesa pubblica, che continuaa salire e quindi con la necessit di rea-lizzare tagli radicali. Come proponeproprio il Commissario Cottarelli.Infatti, il dossier di questo esperto,consegnato allex ministro dellEconomiaSaccomanni, prevedeva tre miliardi ditagli possibili gi nel 2014. In realt lastima contenuta nel dossier pi ampia:va da un minimo di 4,5 fino a 6

    miliardi di risparmi questanno, 12 nel2015, fino a 20 nel 2016, 30 a regimenel 2017. Tutti fondi che prima Letta,oggi Renzi, hanno deciso di destinarea ridurre il cuneo fiscale. Ora sar ilgoverno e il parlamento a dover deciderein via definitiva in proposito. Cottarelli(e prima ancora altri studiosi di Pa edeconomisti) hanno per dimostrato che

    possibile intervenire drasticamentesulle spese della macchina pubblica (in-cludendo anche quelle relative delle re-gioni e delle altre autonomie locali) esu quelle delle aziende pubbliche terri-toriali. Lo stesso Cottarelli ha espressa-mente indicato altri due miliardi dipossibili risparmi (oltre ai sei) se siriuscir a intervenire su quattro grandivoci: costi della politica, stipendi deifunzionari pubblici, auto blu, formazioneprofessionale. Ci limitiamo a ricordareche uno studio recente dellOcse (or-ganismo da cui proviene il ministroPadoan) ha calcolato che i dirigentipubblici italiani percepiscono le retri-buzioni pi alte al mondo: hanno unostipendio triplo della media dei 34paesi pi ricchi. Poi c lo storico ca-pitolo delle auto blu. Per Cottarelliogni ministero dovrebbe avere non pidi unauto. Per i servizi urgenti esistonopur sempre i taxi.

    Infine, i fondi (elevatissimi) distribuitidalle regioni italiane per la formazioneprofessionale dei giovani e disoccupati.Si tratta di risorse mal distribuite, fontedi scandali, gestiti dagli enti di ema-nazione politica e sindacale. C di cheriflettere anche per il nuovo esecutivoche vuole realizzare riforme rapide edefficaci.

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    Dalla ricerca al mondo del lavoro.Dai laboratori ai mercati conleggi e abitudini che nientehanno a che fare con quelle dello studio.Una bella scommessa per un giovane in-ventarsi una professione in una societche solo a parole lascia spazio alla fantasiaper disseminare invece una serie di ta-gliole lungo il percorso di un impren-

    ditore. Con la conseguenza che allafine quello che si imparato in annidi ricerca avanzata resta confinato den-tro le mura scolastiche, in avventurescientifiche e tecnologiche che nontrovano legami con il mondo reale.Una preoccupazione, questa, che laScuola Superiore SantAnna di Pisaha avuto il merito di avvertire gi daalcuni anni, riuscendo ad ottenereoggi, in piena crisi, ottimi risultati.

    Anzich salutare i propri allievi giuntial termine di un percorso di ricercaimportante ha infatti continuato a se-guirli nei loro primi passi lungo la dif-ficile strada del lavoro fornendo nonsolo consigli, ma anche conoscenze eindicazioni nel settore bancario e inquello amministrativo. Una sorta diterza missione che non ha niente ache fare con i compiti di una delleprincipali istituzioni di eccellenza delnostro Paese, ma che i docenti e lin-

    tera Scuola si sono posti come obiettivoperch le straordinarie esperienze natenei loro laboratori non restino fini a sestesse e perch chi si impegnato nel-lottenere sorprendenti risultati nonvenga mortificato da quella giungla diadempimenti necessari per ottenere unlasciapassare senza il quale impossiblevarcare la soglia di un mercato imbrigliato

    e bizzoso. In gergo moderno, anzi con-temporaneo, si chiamano spin-off e startup, mutuando i termini dallinglese eco-nomico per indicare quelle imprese chenascono in ambito universitario con con-tenuti altamente tecnologici e poi cercanodi spiccare il volo da sole nelluniversoindustriale. La Scuola SantAnna riu-

    scita a fare anche di pi, mettendo a di-sposizione dei giovani ricercatori un set-tore dedicato al trasferimentotecnologico. Vogliamo essere per lorocome degli zii che li aiutano a compierei primi passi, scherza il professor AndreaPiccaluga, docente di Economia e ge-stione delle imprese alla SantAnna, oltreche ufficialmente delegato proprio a que-

    sto compito. I nostri fisici e i nostri in-gegneri hanno una forte specializzazione,ma non sanno niente di contabilit, ndi economia. Il nostro scopo non quellodi fare noi, come Scuola, gli imprenditoridi noi stessi, ma soltanto quello di tenerea braccetto i nostri allievi nel loro primomiglio. Ad esempio li mettiamo in con-

    tatto con alcune ditte che possono es-

    sere interessate alle loro invenzioni, op-pure con le banche o con quegliimprenditori finanziari, i Venture ca-pitalists che accettano le sfide di im-prese altamente innovative con grandepercentuale di rischio.Bastano i numeri a raccontare il suc-cesso di questa politica: 34 aziendeattive, 180 addetti qualificati e 13 mi-lioni di fatturato. In poche parole si creato nuovo lavoro. Sono tutte im-prese ad alta tecnologia, sparse nel cen-tro dellItalia e soprattutto in Toscana,visto che la Scuola SantAnna quiche sforna i suoi cervelloni. Dal 1991ad oggi si sono costituite in media duenuove aziende allanno che riflettonoil capitale racchiuso negli istituti diricerca in cui i nuovi imprenditori sonostati forgiati. In sostanza la stragrandemaggioranza degli ex allievi che ci haprovato ha vinto la battaglia, pur secon diversi risultati. Diciamo che la

    strategia dei piccoli passi rende tuttomeno difficile e rischioso, permettendomagari di sopravvivere pagandosi lo sti-pendio, spiega il professor Piccaluga.Certo, loro sono ragazzi brillanti chehanno grandi idee, quindi provano anchea volare, come giusto che sia. In questocaso ci sono pi pericoli e si pu anchecadere e farsi del male.

    SANTANNA DI PISA

    DALLA RICERCA AL LAVORO

    Valeria Caldelli

    Ing. Paolo Dario

    REPORTAGE

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    Tre le aziende che per ora hanno davvero preso il volo. Una sichiama Scientia machinale e lavora su molti progetti, un pocome fosse il laboratorio di Archimede. Ha la sua base a Navacchioallinterno dellincubatore del Polo Tecnologico. La seconda laEvidence di Pisa, che produce sistemi integrati su chips, mentrela terza, Endotix, a Peccioli, nellentroterra pontederese, e haideato un robottino per fare colonscopie in maniera meno invasivae dolorosa. Sono solo esempi di chi ci ha provato e ce lha fattaanche in tempi duri, a dimostrazione che lHi Tech e la qualit

    possono dare soddisfazioni anche in unItalia che non tira e siaffanna.La robotica su cui stiamo lavorando il risultato di 20 anni diricerca. Oggi la tecnologia matura, pronta ad entrare nelle case.E affidabile, economica e produce cose utili, dice il professorPaolo Dario, docente di Robotica Biometica e direttore dellIsti-tuto di Biorobotica della Scuola SantAnna, una palestra straor-dinaria dove, oltre ai 170 giovani cervelli (et media 30 anni)che affrontano le sfide del futuro, lavorano 180 persone.Abbiamo creato una comunit di lavoro fortemente interdisci-plinare, costituita da studiosi di robotica e daneuroscienziati. Gli ingegneri, da soli, avreb-bero infatti difficolt a generare innovazioniradicali basate su modelli complessi dei sistemibiologici; i neuroscienziati, invece sono portati

    cultural-

    mente a non occuparsi di settore applicativi. Dalla loro profondainterazione siamo cos riusciti a sviluppare progetti che possonocondurre a applicazioni assolutamente innovative.Scienza e tecnica non fini a se stesse, dunque, ma insieme al ser-vizio della comunit. Questo stato lobiettivo che si posto neltempo la Scuola SantAnna e di cui oggi si raccolgono i frutti.Nei laboratori di biorobotica di Pontedera e in quelli dellIstitutoTecip, alle porte di Pisa, diretto dal professor Massimo Bergama-sco, il punto di riferimento centrale sempre luomo con i suoi

    bisogni, in particolare quelli medici e sanitari. Esistono gi pro-totipi perfettamente funzionanti di braccia e gambe umane cheriescono a simulare tutti i movimenti naturali con uguale dolcezzae armonia, tanto da essere usati per la riabilitazione di arti rimastibloccati in seguito a incidenti e malattie. Come anche il cosiddettorobot indossabile, un esoscheletro che, tra laltro, in grado diaumentare la forza delle nostre braccia, facendoci sollevare senzasforzo pesi notevoli ed aiutando, quindi, il lavoro allinterno diaziede e cantieri. E non si tratta solo di strumenti meccanici.Questi robot si confrontano con lessere umano, si colleganocon il nostro cervello e quindi gli obbediscono,comprendendo ci che fanno. Proprionelle scorse settimane ha fatto il giro

    del mondo la no-tizia della

    n u o va m a n or o b o -tica che

    per-cepi-sce i

    sensi,

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    nata, appunto, nellistituto di Pontedera.Il prototipo stato sperimentato su unpaziente danese che nove anni fa perseuna mano a causa di un incidente. Ungruppo specializzato di chirurghi e neu-rologi ha eseguito lintervento al Policli-nico Gemelli di Roma e ha impiantatogli elettrodi transneuronali allinterno deinervi ulnari e mediani del braccio sinistro

    di Dennis Aabo Sorensen, il quale ha poicommentato cos: E stato incredibile ,ho potuto toccare cose che non ero riu-scito a sentire in oltre nove anni. Quandoho afferrato un oggetto ho potuto av-vertire se fosse morbido o duro, tondo oquadrato.Ma le battaglie non finiscono mai alla

    Scuola SantAnna e nuovi traguardi sonogi allorizzonte. I laboratori Percro del-lIstituto Tecip hanno infatti appena datoi natali ad Alex, una poltrona magicache ci permette di girare il mondo e sti-

    molare il nostro cervellopur restando seduti, dandocos la possibilit di com-piere utili esercizi riabilita-tivi in caso di ictus. Manon basta ancora. Qualchealtro anno di ricerca e Alexsar in grado di metterciin connessione con un

    Avatar, robot lontano danoi in cui per potremodiscendere stando como-damente seduti sulla pol-trona magica, muoven-doci dove lui si muove esentendo quello che luisente. Non pi fanta-scienza: solo lanticipa-zione di un futuro molto prossimo che,se sfruttuto nella maniera e nei tempigiusti, potr portare nuovo lavoro. Comedaltronde, cambiando settore, lo studioin atto nei laboratori di Livorno per fab-bricare elettricit dalle onde del maregrazie a grossi elastici ottenuti con mate-riali resistenti alla corrosione come i po-limeri elettroattivi. Il risultato sarebbequello di ottenere energia a costi bassis-simi.Con Poseidrone si potr invece scenderenelle profondit marine ed entrare inqualsiasi fessura, proprio come fa un

    polpo con i suoi tentacoli. I ricercatorihanno studiato la sua flessibilit per al-cuni anni e sono riusciti ad imitarla intutto e per tutto. Ora Poseidrone, chia-mato cos in onore del re del mare, siapure robottizzato, si muove e nuota congrande naturalezza riuscendo anche amanipolare oggetti in acqua. Pu essereusato per la manutenzione e sorveglianza

    di strutture sommerse cos come nelleattivit di ispezione rischiose per luomo.Lesempio della nave Concordia sottogli occhi di tutti e avere avuto un polipoobbediente e a disposizione avrebbe si-curamente facilitato molto tutte le ope-razioni di ricerca e recupero. La fortecomponente applicativa di questo pro-getto permette un agevole trasferimentodi tecnologia dalla realt accademica aquella marittima e quindi una pi velocetraduzione dei risultati scientifici in pro-dotti di mercato, sottolineano i ricerca-tori del team tecnologico che lavora nei

    laboratori SantAnna di Livorno, gipronti a spiccare il volo.Unaltra prospettiva di forte sviluppo ar-riva dalla possibilit di trasformare in di-gitale intere biblioteche, aggiungendogiochi, animando immagini e entrandodentro i libri, cos da renderli stimolantianche ai giovani pi inesperti. Il gruppo

    Arte, Cultura e Educazione del labora-

    Prof. Andrea Piccalunga

    Pierdomenico Perata, Rettore SantAnna

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    torio Percro -Tecip, ha appena conclusola modernizzazione di due testi antichi,di cui uno manoscritto, per la GunnerusLibrary di Trondheim, in Norvegia, e lepossibilit di crescita in questa direzionepotrebbero essere infinite.Figlia della Scuola Normale Superioreper i settori di giurisprudenza, ingegneriae medicina, dal 1987 la SantAnna di-

    ventata unistituzione universitaria indi-pendente in cui si fa ricerca ad altissimilivelli macinando un traguardo dopolaltro. Ogni anno 1200 giovani da tuttaItalia si sottopongono agli esami di am-missione, ma solo 50 di loro vengonoammessi. Agli studenti si aggiungonocirca 300 dottorandi, di cui il 25 percento proveniente dallestero. Oltre aformare gli allievi la nostra missione quella della ricerca. Ci riteniamo soddi-sfatti, per dobbiamo continuare a cre-scere, limperativo di PierdomenicoPerata, rettore della Scuola, che, nellospirito del superamento delle barrieredisciplinari, annuncia ora anche la na-scita del Polo di Scienze della Vita, concui si uniranno le ricerche di Medicina,

    Agraria e Biotecnologie. Limpresa pidifficile resta comunque quella di poterstabilire un dialogo con il mondo indu-striale per trasferire tutta la loro energiacreativa alla societ. Perata ha gi dato il

    via ad un laboratorio di ricerche con-giunte con Telecom Italia nel campodelle telecomunicazioni, mentre Picca-luga si sta occupando di un corso speci-fico per dare consigli e orientare tutti glistudenti che hanno in mente di diven-tare imprenditori Hi Tech. Il futuro gi arrivato. Limportante non farseloscappare.

    Un braccio usato per la riabilitazione

    La poltrona magica

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    gente diario dove racconta i suoi progressi, le sue impressioni.Una della cose buone di essere astronauta - annota scherzo-samente - che potete rimanere sdraiati sulla schiena tutto ilgiorno e chiamarlo addestramento. Ovviamente il riferimento quello relativo al fatto che dovr utilizzate la Soyuz per rag-giungere la stazione internazionale orbitante. Ma la nostraastronauta parla anche delle altre varie fasi addestrative comequella relativa allaggancio tra le due navette, alla possibilit dieventuali emergenze compreso un rapido rientro a terra e a

    tutte le altre difficolt che possono incontrarsi in un viaggiocos altamente rischioso ma al contempo incredibilmente af-fascinante. Unaltra caratteristica di Samantha che a chi lechiede della sua condizione femminile risponde Che io siauna donna un aspetto personale. Non so se questo abbia o

    meno un significato pi ampio per la figura femminile inItalia o in Europa, non sta a me muovermi in funzione diquesto. Tra i vari esperimenti che verranno effettuati sullastazione spaziale ce ne sono alcuni interessanti come quello diindagare sulle condizioni sensori-motorie alla condizione pro-lungata in assenza di gravit, investigare sulluso della salivaper il monitoraggio di marcatori indicativi delle condizionidel metabolismo osseo e muscolare degli astronauti. Ma ci sa-ranno altre ricerche importanti sui meccanismi fisiologici del

    sonno in microgravit e sulla rilevazione dellelettrocardiogrammae del respiro attraverso una maglietta sensorizzata che lastronautaindosser prima di dormire. Insomma per Samantha nellospazio ci sar tanto lavoro. Ma anche una grande soddisfazioneper essere la prima donna italiana a volare tra le stelle.

    GLI ASTRONAUTI ITALIANI

    Nel luglio del 1992 nasce lav-

    ventura degli astronauti italiani.Il primo in assoluto FrancoMalerba con la missione Tethe-red, il satellite a guinzaglio. Nelfebbraio del 1996 vanno in or-bita Maurizio Cheli e UmbertoGuidoni per la seconda mis-sione Tethered. Nellaprile 2001 ancora Umberto Guidoni a vo-lare nello spazio con la missione

    STS-100. Aprile 2002 RobertoVittori con la missione MarcoPolo, aprile 2005 ancora Ro-berto Vittori con la missioneEneide, ottobre 2007 Paolo Ne-spoli, missione Esperia. E an-cora Paolo Nespoli, dicembre

    del 2010, a partecipare alla

    prima missione Expedition dilunga durata (sei mesi nello spa-zio). Febbraio 2011 RobertoVittori con la missione STS 133raggiunge Paolo Nespoli sullaIss. Maggio 2013 Luca Parmi-tano partecipa alla seconda mis-sione di lunga durata,Volare, ed il primo astronatua italiano apartecipare a una passeggiata

    spaziale. Novembre 2014 partela missione Futura con Saman-tha Cristoforetti, prima donnaitaliana nello spazio. Anche leirimarr sei mesi nello spazio edeffettuer un paio di passeggiatespaziali. Lastronauta Paolo Nespoli

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    Dal 1964, lanno in cui inizia la sua avventura spazialeitaliana, lItalia ha investito risorse sempre maggiori in questosettore, costruendo un bagaglio di esperienza scientifica eindustriale che oggi ci pone tra i Paesi pi importanti.LAgenzia Spaziale Italiana nata nel 1988 per dare un coor-dinamento unico a quegli sforzi e investimenti. Dalledomande fondamentali sulla comprensione delluniverso,sullorigine della vita, fino alla sperimentazione di nuovetecnologie, lo spazio appare oggi pi che mai il luogo da cui

    partire per ampliare lorizzonte culturale delluomo, farcrescere la sua consapevolezza e garantire un futuro miglioresulla Terra. Grazie allASI, lItalia in prima fila in questaesemplare impresa umana. Sono 39 mila gli addetti occupatinellindustria aerospaziale italiana, che la sesta al mondo ela quarta in Europa. Il fatturato dellindustria ammonta a1,5 miliardi di euro e ogni anno si investono 500 milioni. il50 per cento del volune della stazione internazionale spaziale stato costruito nel nostro Paese.

    INVESTIRE NEL SETTORE SPAZIALE

    NEL 64 INIZIA LAVVENTURA

    LINDUSTRIA italiana guardacon grande interesse al settorespaziale. Pi della met della Sta-zione Internazionale stata realizzatanel nostro Paese. Ogni sottolineano al-lAgenzia spaziale italiana, si investonopoco meno di 500 milioni di euro nelsettore spaziale mentre il fatturato am-monta a circa 1,5 miliardi.Certo, questi investimenti sono pochise paragonati al Pil e a quello che spen-dono i principali partner europei chesono Germania e Francia. Ma anchelItalia fa la sua parte. Un settore alta-mente tecnologico come lo spazio lavia fondamentale per superare anchequesto momento di crisi, come ha ri-cordato il presidente della Repubblica

    Giorgio Napolitano. Dunque lo spazio uno dei filoni produttivi che portacon s le maggiori ricadute per le aziendeitaliane. Dietro lo spazio c unindustriafatta di nomi come Thales Alenia Space,

    Avio, centri di eccellenza ad elevatolivello tecnologico come il Cira e tan-tissime piccole e medie industrie adalto valore tecnologico. Secondo lagenziaspaziale italiana bisogna avere il coraggiodi investire nello spazio perch i ritornisono assicurati in termini di innovazionee sviluppo occupazionale. Se si spendeun euro in attivit spaziali il ritorno alivello di prodotto interno lordo moltopi di un euro. Nelle telecomunicazioni,ad esempio, ad ogni euro investito, cor-risponde un ritorno fino a 30 euro equesto vuol dire occupazione e sviluppo.Le aziende italiane sono state impegnateper la realizzazione di elementi chiavedella Iss: dai moduli pressurizzati Co-lumbus e Leonardo, ai Nodi 2 e 3 e alla

    Cupola che la terrazza panoramicadella stazione orbitante: consente di ve-dere allesterno, fotografare la terra e glialtri corpi celesti anche in 3D, di con-trollare le operazioni delle passeggiate

    spaziali degli astronauti, le operazionidi attracco delle navette e del bracciomeccanico. Lindustria italiana impe-gnata anche nelle pi importanti missioniscientifiche europee e internazionali,con strumenti di successo tecnologico.Nel campo dellosservazione della Terrale industrie italiane hanno realizzato lacostellazione di 4 satelliti Cosmo-Skymedper il monitoraggio radar del suolo ter-restre a utilizzo duale, civile e militare.Un sistema satellitare unico al mondoper la precisione e la qualit del radardi bordo.E poi satelliti di telecomunicazioneavanzati cos come veicoli di lanci epropulsori spaziali. E c anche il successodi Vega, un lanciatore dellAgenzia spa-

    ziale europea, finanziato per oltre il65% dallAsi che completa lofferta eu-ropea di lanciatori nel segmento dimessa in orbita, cosiddetta bassa (finoa circa 1.000 km dalla Terra).

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    La scarsit di risorse economiche, in momenti come questi, im-pone una rivisitazione delle procedure attuate da tutte le orga-nizzazioni per soddisfare i propri fabbisogni. Solo attraversounottimizzazione dei beni disponibili possibile continuare amantenere i livelli qualitativi dei servizi offerti.

    A tale revisione, non si possono e non si devono sottrarre le Pub-bliche Amministrazioni, che hanno sempre posto una particolareattenzione alla scelta del soggetto che deve fornire il bene o iservizi. Infatti, la P.A. impiega molte risorse per determinare il

    fabbisogno, definire le caratteristiche tecniche delle materie prime,i processi produttivi, il numerodi personale da impiegare per lef-fettuazione delle prestazioni, leore necessarie, e cos via.La stessa attenzione viene postaalla gara di appalto. Tuttavia nelmomento in cui il contratto stato perfezionato e quindi, comedefinito in dottrina, si procedealla naturale modalit di estin-zione dellobbligazione assuntadal terzo contraente, la P.A. ri-sulta in molti casi carente. In par-ticolare nel caso di contratti cheprevedono la fornitura di serviziin luoghi diversi. E frequentetrovarsi a confrontare servizi of-ferti dalle stesse aziende, in ese-cuzione degli stessi contratti, eriscontrare delle differenze perquanto attiene la qualit offertae percepita. Ci comporta uno

    spreco di risorse, che pu generare spese aggiuntive per far frontea quelle carenze qualitative, che influiscono anche sulle capacitdi assicurare le funzioni specifiche della P.A.. Basti pensare, adesempio, a quale danno pu derivare, ad una polizia locale, lamancata messa in efficienza dei propri autoveicoli nei tempi sta-biliti, impedendogli di svolgere i normali servizi di pattugliamentodel territorio, o il ritardo nella fornitura dei pasti ad un ospedaleo ad una scuola. Lanalisi del fenomeno ha evidenziato che talidiversi risultati nella qualit dei servizi generati, non attribuibile

    a episodi di corruzione, bens, nella maggior parte casi, ad unanon specifica preparazione dei soggetti a cui affidato il con-trollo, per lo pi a causa di mancanza di formazione o di un ec-cessivo tecnicismo dei capitolati tecnici.

    Alcune esperienze hanno dimostrato che per aumentare il livellodi conoscenza possibile prevedere giornate formative per il per-sonale incaricato del controllo. Si sperimentato che dotando ilpersonale di schede di valutazione delle diverse fasi di un processo, possibile tenerlo sotto controllo in modo semplice ed efficace.

    Per ovviare, invece, alla complessit delle specifiche tecniche, stato sufficiente prevedere la rea-lizzazione di brochure, nelle qualivi una semplificazione dellestesse, utilizzando forme graficheelementari, quali i fumetti. Inquesto modo si vince anche lanaturale resistenza generata dallalettura di documenti voluminosie pieni di terminologie speciali-stiche.Tali soluzioni, affiancate allo svi-luppo di sistemi informatici digestione e rilevazione dei dati,che consentano di inserire le in-formazioni acquisite in temporeale anche con strumenti che ri-ducano i margini di errore nelladigitazione, oltre ad elevare laqualit, permettono di ridurre icosti diretti ed indiretti.Ci stato dimostrato in unana-lisi effettuata su alcuni contratti

    di appalto per la produzione e distribuzione di pasti, nei qualiera previsto lutilizzo di strutture e attrezzature messe a disposizionedallamministrazione aggiudicataria, alla quale restava in caricola manutenzione straordinaria, mentre quella ordinaria era dicompetenza dellazienda aggiudicataria. Si notato che, dove viera un controllo sulla effettiva esecuzione delle attivit previste,si sono verificate circa il 70% in meno di interventi di manuten-zione straordinaria, quindi vi stato un risparmio di risorse no-tevoli.

    LIVELLI QUALITATIVI

    COME EVITARE I TAGLI

    Angelo Carusone

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    Grosseto, e invece riguarda dramma-ticamente tutto il nostro Paese. Datirecenti, e assolutamente sconvolgenti,ci dicono che il turismo rappresentain Italia solo il 4,1 per cento del Pil.Nel 2013 abbiamo registrato risultatipessimi, in confronto alle altre nazionieuropee. Se si considera anche lin-dotto, si supera di poco il 10 per

    cento. Com possibile? Eppure pos-sediamo il 70 per cento del patrimonioculturale mondiale, ben 49 siti Unesco,oltre 5mila musei, aree archeologicheuniche, citt darte irripetibili... Cbisogno di una svolta.Personalmente ritengo che il Ministerodei Beni e delle Attivit culturali edel Turismo debba trasformarsi nelMinistero della Cultura, del Turismoe dellAgricoltura. Questo perch sem-

    pre pi il turismo e lagroalimentarevanno di pari passo. Molti turistisono attratti sul territorio dalle nostreproduzioni tipiche e di eccellenza. Eallo stesso tempo non esiste strumentomigliore di quei turisti per promuoverelItalia.Ogni bottiglia di buon vino italianostappata nel mondo un assaggio

    delleccezionalit del nostro Paese.Non abbiamo solamente venduto unprodotto, trasmettendo una sensa-zione, abbiamo fatto promozione tu-ristica di un territorio nel mondo.Per quanto ci riguarda, ovvio chepossiamo fare di pi e di meglio. LaMaremma non solo mare, e puavere unofferta lunga 365 giorni al-lanno.La Camera di Commercio sta lavo-

    rando con grande dedizione in questosenso.Nel 2014 daremo sostegni allorga-nizzazione di manifestazioni nellam-bito del turismo sportivo, anche questo un settore che ha grandi potenzialitancora non sfruttate.La mancanza infrastrutturale, invece,continua a essere un dazio insoppor-

    tabile, frutto di scelte imposte dallalto,che tuttora stiamo pagando: abbiamoi porti senza le navi, le stazioni senzafermate, laeroporto senza voli edunautostrada ferma allinaugurazionedella prima pietra.Eppure questa situazione atavica nonci ha bloccato. Avverto tra la gentedi Maremma un fermento, una vogliadi emergere, una voglia di riscatto,che se accompagnata da politiche di

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    quando non sar alleggerita la pressione fiscale, fino aquando non saranno rigenerati i consumi interni, che rap-presentano l87 per cento del Pil, attraverso un irrobustimentodella capacit di spesa degli italiani.

    A volte, poi, ho la sensazione che le piccole e medieimprese siano viste, in una logica di politica industriale,come un limite da superare, quando invece sono la verarisorsa del nostro Paese. E il nostro punto fermo diripartenza, insieme alla valorizzazione del territorio.

    C chi sostiene che le Camere di Commercio siano dariformare profondamente, qualcuno vorrebbe eliminarle,lei pensa che abbiano ancora un ruolo e un futuro?Le Camere di commercio rappresentano uneccellenza vera.In ogni Ente camerale sono rappresentati tutti gli spaccatisocio-economici di una provincia, dalle imprese alle asso-ciazioni di categoria, dagli ordini professionali alle associazionidei consumatori...Rappresentano un sistema virtuoso, ma dobbiamo porcicon la logica che tutto si pu migliorare. Per esempioritengo che le imprese dovrebbero eleggere di-rettamente, senza filtri, il consigliocamerale. Credo anche che dovrebbeessere perseguita una razionalizzazionedelle agenzie e delle aziende specia-li.Detto questo, non credo assoluta-mente che valga lequazione cameregrandi - camere funzionali. LeCamere funzionano quantopi sono vicine alle azien-de.Insomma, utile qualifi-

    care e migliorare leffi-cienza, ma ho la sensa-zione che questo tipodi esigenza, che vienedalla politica, sia piche altro una guerra in-terna tra Camere diCommercio grandi eCamere piccole. Se fosse

    cos, sarebbe davvero mortificante.Tutto parte da una riflessione: la vera ricchezza nel prota-gonismo del territorio.Se pensiamo che la competitivit stia nelle grandi dimensioni- e questo vale per ogni settore - abbiamo perso in partenza.Troveremo sempre chi pi ricco e pi grande di noi.Sarebbe un errore clamoroso applicare una logica di areavasta, ad esempio, per la promozione. Nel confronto mon-diale, lItalia ne uscirebbe sempre come un Paese piccolo e

    povero.Al contrario se valorizziamo i nostri borghi, le nostre pro-duzioni agroalimentari, i servizi offerti, le nostre eccellenze,allora s che risulteremo vincenti e potremo veramente ri-lanciare il turismo e leconomia.E le Camere di commercio cos come sono strutturate oggihanno un ruolo insostituibile, rappresentando proprio lasintesi del protagonismo di ogni territorio.Lei stato nominato dallUfficio di Presidenza Consigliere

    Centrale della Dante Alighieri. Significa checrede nella cultura per un rilancio econo-

    mico?La cultura pu e deve rappresentareun asset fondamentale di rilancio delPaese, ma dobbiamo capire che edeve essere anche impresa, economia.Per troppo tempo la cultura, in Italia, stata elitaria... grigia e triste. La

    cultura, invece, gioia, animazione,dinamismo. Ribadisco: il nostroPaese, che ha due terzi del patri-monio storico culturale del mon-

    do, non pu essere solo al

    quinto posto come pre-senze di visitatori. E comeuna squadra di calcio checon 11 nazionali arrivaquinta! Ma abbiamoesempi virtuosi in tal sen-so, come la Dante Ali-ghieri, che uneccellenzaitaliana nel mondo.

  • 8/12/2019 Nuova Finanza n. 2-2014

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    Nuova Finanza- marzo, aprile 2014 - Pag. 34

    CHE LAGROALIMENTARE tiri dimostrato dalfatto che in Umbria una societ come PAC 2000A(Perugia Acquisti Cooperativa 2000 Alimentari) dal2012 risulta prima nella classifica per fatturato delle impreseregionali, addirittura davanti al colosso della Acciai SpecialiSpa. PAC 2000A infatti si posiziona al vertice con 2 miliardi e423 milioni di euro, seguita dallindustria dellacciaio ternanache scende al secondo posto dopo oltre un decennio con 2miliardi e 353 milioni (al terzo, stabile Coop Centro Italia

    con 654.650.000 euro). Dal podio delle societ di capitalidellUmbria, si evince dunque come lacciaio sia stato superatodalla grande distribuzione.Una bella soddisfazione dice Danilo Toppetti, direttore ge-nerale di Pac 2000A da oltre dieci anni e consigliere di Conadnazionale. Un ulteriore sguardo ai dati fa emergere che anchenella gerarchia per utile netto, spicca PAC 2000A con47.902.000 di euro in