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INTERVISTA A MARCO BENNI SPECIALE RISTORANTI IL DIRETTORE GENERALE DI COTABO SUL BILANCIO 2011 COME SI MANGIA A BOLOGNA? NUOVAEDIZIONE ANNO36N°151-LUGLIO2012 PERIODICO DI INFORMAZIONE E DIBATTITO DELLA COTABO, COOPERATIVA TASSISTI BOLOGNESI. SEDE SOCIALE IN BOLOGNA, VIA STALINGRADO 65/13

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“Il Socio Cotabo” a cura di CO.TA.BO.

Direttore Responsabile GABRIELE ORSISegretaria di RedazioneKAtIA DI BERnARDORedazioneSALVATORE VRENNA, TIBERIO BASALTI,ELIO GUBELLINI, MARCO VECCHIATTINI, DANIELE BERTAGNIN, FABRIZIO ZAGNONI.Direzione, Amministrazione, Redazione: Via Stalingrado 65/13 - Bolognatel. 051 374300

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sommario

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editoriale

“Il Cev c’è” recitava lo slogan elettorale di Maurizio Cevenini, il politico più votato di Bologna, il più popo-lare d’Italia, il recordman di matrimoni civili celebrati. Beh, parafrasando questo slogan oggi, con il cuore che sanguina, siamo costretti a dire che il Cev non c’è più: la notte fra l’8 e il 9 maggio ha deciso di togliersi la vita buttandosi dalla torre della regione dove si trovava il suo ufficio e la prima cosa che viene da chiedersi, che ci siamo chiesti è “perché?”. “era depresso” è stata la risposta più in voga, ma quando qualcuno mi dice che la vittima di un suicidio era depresso a me viene sempre in mente Jan Masaryk, leader democratico nella Cecoslo-vacchia del 1948 che venne trovato ai piedi della finestra del bagno della propria abitazione all’ultimo piano del Ministero degli esteri: “si è suicidato, era depresso” fu anche allora il verdetto, anche se poi con ogni probabi-lità a scaraventarlo di sotto furono gli sgherri di Berija, preoccupati del suo filo-occidentalismo. Non che dietro la morte di Maurizio ci veda la mano di qualcuno, que-sto mi parrebbe assurdo: sicuramente si è buttato, e sono sicuro che lo abbia fatto perché era depresso, ma la do-manda che mi pongo a questo punto è perché fosse così depresso al punto da compiere un gesto così disperato, così insensato, così definitivo. lui, sì, proprio il Cev, l’uomo che tutti amavano, che

aveva una battuta o una parola buona per tutti, che an-dava allo stadio tutte le domeniche su una Smart addob-bata con i colori del Bologna, che giocava nella squadra dei consiglieri comunali con l’energia di un professio-nista, che non perdeva mai una comparsata, che spriz-zava gioia di vivere e amore per Bologna da tutti i pori. e allora poco a poco la risposta emerge, timida eppure implacabile: per arrivarci occorre tornare con la memo-ria a quell’ottobre del 2010 quando Maurizio, che si era candidato alle primarie per il sindaco di Bologna, dopo un’estate di campagna elettorale lancia in resta si ritirò per un’ischemia. la città era appena uscita dallo scanda-lo-delbono, l’immagine delle Istituzioni era gravemente compromessa e molti giuravano che solo una candidatu-ra-Cevenini avrebbe garantito alla coalizione di centro-sinistra una vittoria sicura perché il Cev era amato da tutti, anche dagli elettori di centro-destra, quindi quel brusco e improvviso ritiro fu un duro colpo per molti ma, ci scommetto, non per tutti. lungi da me dubitare della genuinità dei referti medici, ma sono convinto che quell’ischemia fu quantomeno provvidenziale per qual-cuno: qualcuno che non voleva il Cev candidato sindaco anche se era una carta vincente, un asso di briscola. e perché? Forse perché il Cev non era manovrabile, for-se perché aveva il coraggio di dire verità scomode che

cev Per semPre! arrivederci maurizio di gabriele orsi

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non tutti gli stomaci della sua parte politica erano pron-te a digerire, forse perché era troppo popolare, e quindi non condizionabile a un programma preconfezionato da altri, forse perché non avrebbe preso decisioni avven-tate, non si sarebbe imbarcato in crociate ideologiche contro tutto e tutti, non avrebbe regalato soldi a destra e a manca. ricordo ancora, prima del ritiro, alcuni giudizi sprezzanti che comparvero su certa stampa locale: “non basta andare allo stadio tutte le domeniche per essere un buon sindaco” pontificava qualcuno (e se dovessimo stabilire le qualità di un buon sindaco staremmo qua a discutere fino all’anno prossimo), “E’ troppo presenzia-lista” faceva eco qualcun altro, “Piace troppo alla destra perché non è abbastanza di sinistra” aggiungeva un terzo (una balla colossale dato che il Cev fu tra coloro che, nel 1989, votò contro la famosa Svolta della Bolognina, il passaggio dal Pci al Pds, salvo poi scegliere di restare nel nuovo partito. Altro che se era di sinistra!). E poi ci fu l’ischemia, il partito che prendeva cautamente le distanze, il ritiro quasi obbligato, i sospiri di sollievo di qualcuno: da allora qualcosa si era rotto fra Maurizio, il politico più votato, e il suo partito, che lui per estrema correttezza non aveva mai messo in discussione anche quando il ritorno politico era sempre stato inferiore al suo contributo elettorale. Una frattura invisibile ma ine-sorabile, che negli anni si era allargata fino a diventare, evidentemente, una voragine nell’anima di Maurizio, la cui aspirazione politica era non essere senatore o mini-stro bensì fare il sindaco di Bologna, non per tornacon-to o per vanagloria ma solo per amore della città. e da qui la depressione: basta solo analizzare l’ultima uscita pubblica di Maurizio, a Budrio, per rendersene conto. “Ormai faccio il presentatore” fu la sua battuta, e se a prima udienza poteva sembrare la classica “battuta del Cev” chi sapeva leggere tra le righe non poteva non cogliere la forte piega amara di chi, dopo tanto lavoro e tanta dedizione, era stato relegato a fare il “frontman dal volto umano” per conto terzi, il battutista a gettone come nemmeno un capocomico, oltre che, naturalmente, il portatore papuano di voti ogni qualvolta cadeva un ap-puntamento elettorale. e quindi, anche se sicuramente non c’è stata mano altrui a spingere il Cev giù nel vuoto, io sono convinto che lui sia stato una vittima: innanzitutto del personaggio che gli avevano costruito attorno, dell’amico di tutti, del di-spensatore (appunto) di battute sempre pronto a sdram-matizzare anche quando stava vivendo il suo dramma personale ed esistenziale. Ma anche, e soprattutto, della

cattiva politica, quella che teme ed emargina i bravi e i coraggiosi perché è irrimediabilmente mediocre, quella che predilige le seconde, terze, quarte, decime scelte per-ché la prima scelta rischia di mettere in cattiva luce tutti gli altri, e tutto ciò, ovviamente, a discapito dei cittadini che dalla politica devono essere amministrati. Maurizio Cevenini non aveva bisogno della politica: non ne aveva bisogno per campare, perché stava bene di suo ed era un eccellente manager (a Villalba era entrato come centra-linista ed era praticamente diventato padrone della clini-ca) e non ne aveva bisogno per la popolarità, perché il suo essere popolare era un valore aggiunto del suo fare politica, non il contrario. Ma era la politica che aveva bisogno di lui per poter tornare a essere, almeno a Bolo-gna, qualcosa di bello, di utile a tutti quanti. era Bologna ad avere bisogno di lui come sindaco, per poter sperare in una nuova era di crescita e di prosperità accompagnati da quella leggerezza di tocco che solo lui sapeva avere. Avrebbe dovuto essere il sindaco di Bologna, di tutti i bolognesi una volta tanto e come solo giuseppe dozza aveva saputo essere, e invece sarà il più grande rimpian-to di Bologna che non potrà mai più avere una simile occasione. Ora naturalmente gli dedicheranno sale con-siliari, piazze, vie, targhe, cercheranno di appropriarsi (a torto o a ragione) della sua eredità politica, ma sarà tutto inutile, tardivo, peggio la toppa del buco come si usava dire un tempo. e voglio dire di più: tra le motivazioni del tuo gesto disperato, Maurizio, hanno detto che “ti sentivi solo”. ebbene, lascia che ti dica che tu non eri solo, non lo eri prima del ritiro e non lo saresti stato nemmeno dopo, perché se quel fatidico giorno a Villalba avessi detto “me ne frego dell’ischemia, la mia corsa continua an-che senza simboli alle spalle” ti avremmo seguito tutti a bandiere spiegate, me compreso, perché tu eri già il sin-daco di Bologna, il sindaco di tutti, lo sarai sempre. Ma ora posso solo pensare a me, in lacrime, mentre a San Francesco guardo gonfio di rabbia il tuo feretro conscio che lì dentro, assieme a te, sono state sepolte le speran-ze di Bologna, e capisco la tua sofferenza convinto che qualcuno ti avrà per sempre sulla coscienza. A questo qualcuno auguro solo di rendersene conto, di vivere con-sumato dal rimorso e di perderci il sonno fino a che sarà al mondo. Quanto a te Maurizio, vaya con dios, forse un giorno ci rincontreremo. e nessuno ti dimenticherà mai, perché eri il sindaco che Bologna meritava di avere e perché in fondo mi sono sbagliato: il Cev c’è, c’è ancora, ci sarà per sempre.

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editoriale

c’è ancora un buon ristorante a boLogna? che diLemma! o forse no… di gabriele orsi

nello scorso numero di questa rivista abbiamo ricevuto da parte di uno dei soci un intervento dal quale emergeva il dubbio che a Bologna non si riuscisse più a trovare un locale dove mangiare decentemente. Questo dubbio era alimentato dal fatto che nelle principali guide gastronomi-che edite in Italia e nelle classifiche dei migliori ristoranti non era annoverato o menzionato in maniera encomiabile neppure un indirizzo sotto le due Torri. Abbiamo fatto una piccola verifica e ci siamo accorti, sia pure con sgo-mento, che questo è vero: le guide nostrane, quando non bastonano a sangue la ristorazione bolognese, semplice-mente si limitano a saltarla elegantemente a piedi pari, ignorandola punto e a capo. Se parlassimo unicamente della ristorazione tradizionale, quella che fa aggio esclu-sivamente su tortellini e tagliatelle, bolliti misti e cotolet-te alla petroniana, le ragioni potrebbero facilmente essere individuate in alcune critiche storiche che provengono (a torto o a ragione, secondo me a torto ma è un altro paio di maniche) da più parti, come il fatto che nei ristoranti tradizionali si propongano sempre gli stessi piatti, che la cucina bolognese old style è pesante e inadatta a tempi dove la linea ha la sua importanza, che la fattura dei piatti e il servizio spesso sono inadeguati, specie se paragonati al conto che invece sovente risulta essere non economi-co. Ma qui rimangono fuori dal giro buono anche fior di ristoranti che con la tipicità nostrana hanno poco o nulla a che vedere, dove gli chef, a volte partendo da prodotti del territorio e a volte no, si lanciano in autentiche cre-azioni fatte di accostamenti arditi, invenzioni culinarie, che fanno parte di onorate associazioni come i Jeunes re-staurateurs d’Europe o vantano stelle Michelin (i francesi hanno parametri diversi di giudizio). E allora a quanto pare a Bologna ormai si mangia, se non proprio da schifo, quanto meno in maniera mediocre? e senza nemmeno, come ha detto il nostro socio, che sia questione di ritenere buona cucina le “cagatine” anziché lasagne e cotechino con purè? non lo credo. la mia impressione, piutto-sto, è che nella gara dei fornelli si sia verificato un fenomeno simile a quello avvenuto nella Formula Uno: ricordate quando la Ferrari, con Schumacher al volante, vinceva sempre

e chiudeva un Mondiale già a metà luglio mentre tutte le altre arrancavano alle sue spalle? Ora le altre si sono, per dirla alla bolognese, “sviluppate”, hanno investito in ricerca e innovazione, hanno ingaggiato piloti di talento e adesso ad arrancare è la Ferrari, che pure non mi risulta sia una vecchia carretta. lo stesso vale per Bologna: nel XV secolo, quando nel resto d’europa si mangiavano più o meno le stesse cose, a Bologna si mangiavano già gli antenati degli odierni tortellini, e all’inizio del XX secolo la tecnica dei cuochi bolognesi era così evoluta che solo i francesi stavano al passo. Poi gli altri hanno deciso di svegliarsi, mentre noi (e pure i francesi) forse abbiamo un po’ dormito sugli allori delle glorie passate, e piano pia-no ci hanno sorpassati con l’impegno e la dedizione, ma senza che questo comportasse un calo dell’offerta quali-tativa nei nostri ristoranti. Premettendo che professional-mente mi occupo anche di queste materie, quando vado fuori a cena (casi più unici che rari visti i tempi cupi) non torno mai a casa insoddisfatto, nemmeno quando scelgo un locale mai provato prima anziché il solito indirizzo di fiducia (che comunque non tradisce mai). Forse, come sempre, occorre solo un po’ più di spirito competitivo, la voglia di metterci quel qualcosa in più rispetto agli altri: per questo abbiamo interpellato tre patròn di altrettanti celebri ristoranti cittadini, a cavallo fra tradizione e crea-tività, fra territorio e vedute più ampie, e per non sta-re con le mani in mano abbiamo deciso di dare un’occhiata anche al comparto enologi-co locale. Speriamo di avere qual-che elemento in più.

e buon appetito!

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Se a Bologna mangiare è una specie di religione, allora il suo tempio indiscusso è il diana, lo storico ristorante che da un centinaio d’anni apre i battenti nel cuore di via In-dipendenza e dove tutto, dal cibo all’ambiente, richiama i fasti di un’epoca bella e lontana, più civile e più elegante. Qui il pasto è una sorta di messa pontificale e i camerieri, dall’immancabile accento bolognese e vestiti nelle loro impeccabili giacche bianche, ne sono i chierichetti e si tengono perennemente a discreta ma infallibile distanza dai tavoli, pronti a intervenire per soddisfare ogni neces-sità del cliente, il servizio di una scodella di tortellini in brodo o dal carrello dei bolliti è uno spettacolo solo a ve-dersi mentre all’ingresso, rosea e senza vergogne, un’e-norme mortadella campeggia come esplicito biglietto da visita. Se c’è un luogo dove possiamo capire se a Bologna si mangia ancora bene e perché la nostra ristorazione è snobbata dalle guide, è decisamente questo, perciò abbia-mo fatto due chiacchiere con il direttore di sala del loca-le, eros Palmirani, presidente del sindacato ristoratori di Confcommercio Ascom Bologna.

Signor Palmirani, entrando in un locale storico come il Diana cosa trova il cliente?«Innanzitutto cortesia, professionalità nel servizio e un ambiente che complessivamente non è stato più rimaneg-giato dagli anni ’30 o al massimo, per quanto riguarda le sedie, dai ’50. Poi naturalmente c’è il nostro menù, che contrariamente a quanto si potrebbe pensare non è concentrato solamente sulla cucina tipica bolognese ma è impostato secondo una regola precisa: una parte, è vero, contiene tutti i piatti tradizionali che rimangono invariati tutto l’anno, e questo include la spuma di mortadella, la galantina, l’insalata russa, i tortellini in brodo, le tagliatel-le al ragù, le lasagne al forno, i carrelli dei bolliti e degli arrosti, il dindo diana con tartufo e Parmigiano, il fritto misto alla bolognese e i nostri dolci, a cominciare dal ge-lato di crema fatto in casa. Poi, secondo una vecchia tradi-zione bolognese, c’è un’alternanza di piatti del giorno che variano anche in base alla stagione. Siamo sempre molto attenti alle primizie di ogni genere mentre la vicinanza del mare ci consente di rifornirci sempre di ottimo pesce fresco, che acquistiamo a Porto garibaldi».

Un locale di tono, dove sembra non manchi nulla. E allora perché c’è chi dice che a Bologna non si mangia più bene?

«Secondo me è un luogo comune molto propagato ma che alla fine non risponde a verità. Sono convinto

che chiunque fa cucina faccia la spesa tutte le mattine e dia sempre il meglio di se stesso, an-

che perché in tempi non facili come questi chi sbaglia poi paga con la chiusura. Sicu-ramente c’è qualcuno che non fa bene il proprio lavoro, ma sono altrettanto certo che molti, fuori da Bologna, ci vogliano male e sparlino volutamente di noi».

a boLogna si mangia maLe? un Luogo comune faLso e voLutamente cattivoParLa eros PaLmirani, maitre aL ristorante diana e Presidente dei ristoratori ascom

di gabriele orsi

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Le guide gastronomiche italiane però Bologna tendo-no a ignorarla…«lo fanno deliberatamente, è l’unica spiegazione possibi-le. non avrebbe senso bocciare in blocco tutti i ristoranti di una città se non fosse perché si è scelto di scavalcarla. Ma voglio dire che gran parte dei locali premiati dalle gui-de, fatti salvi quattro o cinque nomi, durano lo spazio di un mattino mentre qui abbiamo fior di ristoranti che sono sulla piazza più o meno ininterrotta-mente da almeno mezzo secolo se non, come nel caso nostro o del donatello, cento e passa anni. Qualcosa vorrà pur dire».

A volte si ha l’impressione che siano i bolognesi i primi a sta-re lontani dalla loro cucina. E’ vero?«In parte è vero, ci facciamo del male da soli. Il fatto è che i bolognesi sono troppo critici verso se stessi e verso la cucina tipica. Se mangiano un tortellino o una tagliatella al ristorante quasi sempre dico-no che è migliore quello fatto dalla mamma o dalla nonna, quindi c’è una generazione che quando esce va a mangia-re altri generi di cucina. noto che il nostro locale ha dei requisiti che non incontrano il gusto di un certo pubblico, però noi facciamo del nostro meglio».

Preferiscono soluzioni più lontane dal classico?«Forse. Quando la cucina stra-ripa diventa esagerata e a me la cucina esagerata non piace. I veri cuochi sono quelli che vanno in cucina la mattina a or-ganizzare il menù e che duran-te l’ora di pranzo e di cena ca-ricano di piatti i camerieri che fanno le ordinazioni espresse al momento. e’ dal 1959 che

lavoro in questo ambiente, è sempre stato e sempre dovrà essere così».

Forse non si fa abbastanza per promuovere la tradi-zione…«Per molto tempo non si è fatto gran che, specie da parte delle istituzioni che bloccano sempre tutto con la burocra-

zia, anche solo per mettere un dehors fuori, però recen-temente qualcosa si è mosso. Con l’iniziativa dei Menù Vera Bologna, per esempio, 130 ristoranti tra città e pro-vincia hanno messo in offerta menù fissi a prezzi prestabi-liti concentrati sulla tipicità bolognese e senza ignorare il vino del territorio. Mi sembra un buon inizio per fare co-noscere ai visitatori la nostra cucina a prezzi abbordabili,

ma anche un segnale positivo da tutta la nostra ristorazione».

Quindi a Bologna si può anco-ra mangiare bene?«A Bologna si mangia ancora benissimo, e chi dice il contrario dice il falso sapendo di dirlo. Se ogni tanto qualcuno falla, ebbene succede anche in tutte le altre cit-tà del mondo, ed è un campanel-lo d’allarme da non sottovalutare mai. Forse si potrebbe ancora

fare meglio, forse altri si sforzano al massimo e cercano di superarci: ecco magari un appunto da fare sarebbe non sedersi mai sugli allori, ma Bologna resta la numero uno in Italia».

Ma le guide?«Alla fine della storia la mia unica guida è il cliente che esce soddisfatto dal locale. e da qui i nostri clienti, siano abituali o capitati qui per caso, escono sempre molto sod-disfatti. Chi arriva da fuori città qui troverà tutto ciò che si aspetta in un grande ristorante del centro di Bologna, mentre chi è del posto qui potrà riscoprire il gusto della vera cucina tradizionale, della mortadella buona, del ragù fatto ancora con le ovari-ne, di un servizio d’altri tempi che ormai si trova solo in pochi posti».

Quindi viva la tradizio-ne?«Per parte mia sicuramen-te sì, anche se tradizione secondo me non deve per forza significare ripetiti-vità. l’unico punto fermo è Bologna, che a tavola è sinonimo di buono».

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il socio cotabo • luglio 20128

editoriale

sProvinciaLizziamo boLogna e Promuoviamo iL sistema-territoriointervista a marceLLo Leoni, chef-Patron deL ristorante Leoni a Porta euroPa

di gabriele orsi

Marcello leoni ci guarda sornione nella luce soffusa del salotto del suo omonimo ristorante, contemplan-do gli ambienti, che ancora profumano di nuovo (ha aperto a gennaio 2012) con lo stupore di chi scopre un’opera d’arte nuova. Pare strano dato che in realtà il lavoro, quanto meno dal punto di vista concettuale, è opera sua e riflette in toto quello che è il suo modo di essere e di intendere la ristorazione. Ma non saprei dargli torto perché il leoni, ristorante nato ex-novo sulla Porta europa, novella sede del gruppo Unipol, è davvero un piccolo capola-voro, con la sala da pranzo dalle cubature degne di una cattedrale, innervate in le-gni chiari e contrappuntate da leggiadri tessuti e da fi-nestre che di giorno inon-dano lo spazio di luce, ma anche con la saletta privé a vista sulla sterminata can-tina, la sala fumatori (un lusso raro oggigiorno), la cucina dove lo chef con-trolla il tutto da una con-solle degna dell’enterprise del capitano Kirk. l’offerta gastronomica invece è leoni al cento per cento come sempre, mentre nell’attigua Osteria di Porta europa, dove l’ambiente è moderno, quasi riecheggiante i di-ners americani dove si consuma dalla prima colazio-ne alla cena in tarda ora (e difatti è così) la proposta culinaria è più informale se pure ancorata al dettame irrinunciabile della qualità. Membro, assieme al fratel-lo Gianluca (che ora si occupa del Bistro 18 in centro) dei Jeunes restaurateurs d’europe, Marcello leoni ha fatto la sua gavetta in scuole d’eccellenza come Il Tri-gabolo di Argenta, Villa Mozart a Merano, Vissani a Baschi prima dell’esaltante e pluripremiata esperienza al Sole di Trebbo di reno durata 12 anni e conclusasi

nel 2010: dopo una specie di anno sabbatico, durante il quale è comunque apparso in varie occasioni, ritorna ora con il “suo” ristorante, creato a sua immagine e somiglianza.

Marcello, abbiamo aspettato un po’ ma finalmente ecco il nuovo ristorante. Ce ne parli?«Innanzitutto mi piace dire che è un ristorante a im-patto ambientale zero, sia nell’eliminazione dei rifiuti che nell’approvvigionamento delle verdure di stagio-

ne, provenienti da un orto biologico gestito dalla co-operativa sociale eta Beta – lavanda, nata dalla colla-borazione con l’artista Joan Crous. Anche per il pesce abbiamo aderito al progetto “l’amo” che vuole valoriz-zare il lavoro dei pescatori puntando anche su prodotti poco conosciuti. Per quan-to riguarda la lunga attesa forse è stato un bene allun-gare i tempi se questo ha significato fare le cose per bene senza dover cambiare

in corso d’opera. Poter costruire un ristorante da zero, mettendoci dentro tutta la propria filosofia, poter sce-gliere i materiali che si preferiscono, non è cosa che capita tutti i giorni: a me è capitata questa fortuna e ho cercato il meglio in assoluto come gli arredi artigianali di Evo Decor. Alla fine credo ne sia valsa la pena».

La cucina però è ancora rigorosamente Made in Le-oni?«Certamente sì, anche se adesso siamo più concentrati sui prodotti del territorio e ancora di più sulle stagiona-lità, senza però per questo porci delle limitazioni sulle eccellenze di provenienza esterna. Credo che questo

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sia un bell’incentivo anche per il territorio, un sano confronto fra prodotti. Inoltre la nostra doppia formu-

la, ristorante ed osteria-enoteca, ci consente una grande fles-sibilità nella proposta che spazia da piatti mol-to semplici come salumi e formaggi di alto livel-lo a creazio-ni più elabo-rate».

Ma perché la ristorazione a Bologna è ignorata dal-le guide?«Forse non c’è abbastanza interesse in città a mante-nere o rilanciare certe tipologie d’approccio al turista. Faccio un esempio: se voglio un auto o un taxi chiamo Saca o Cotabo perché cerco un servizio all’altezza di ciò che pago. lo stesso vale per la ristorazione: se en-tro in un locale rinomato, pago molto e non esco soddi-sfatto non ci torno più. la mia impressione è che man-chi il sistema, la rete capace di promuovere tutte le eccellenze del territorio, mentre invece il singolo albergo continua a con-sigliare ai clienti il ristorantino dietro l’angolo solo perché è vicino. Forse bisognerebbe fare un piccolo sforzo per spro-vincializzare Bologna».

A tavola i bolognesi lo fanno visto che a quanto pare sono i primi a evitare la loro cuci-na…«da un lato faticano a uscire dalla loro routine quotidiana, ma dall’altro effettivamente hanno quasi paura della loro cucina e cercano o di snaturarla

o altre culture gastronomiche come il cinese, il sushi o il kebab. I bolognesi si vantano poco delle cose che la città può of-frire, e cre-detemi può offrire molto più di ciò che si crede».

C’è chi dice che mangia-re a Bologna costi troppo rispetto a ciò che si man-gia. Credi al motto “chi più spende meno spen-de”?«Io credo che mangiare sia un gesto di fiducia. Quando arrivi in certi locali, a certi livelli, non puoi più guar-dare a quello che spendi ma solo godere del piatto che stai degustando, del momento in sé. Anche per quanto riguarda le materie prime, se paragoniamo una carne da 30 euro al chilo e una da 15 euro al chilo, quando la porzione è 150 grammi quell’euro e 50 di differenza è così influente? Io non credo».

Forse certe cose si sentono di più con la crisi…«In realtà io lavoro perché mi piace e mi dà da vivere, quin-di non penso di avere prete-se economiche eccessive nel mio segmento. Che i ristoranti importanti siano costosi è un luogo comune, in proporzione erano più cari 20 anni fa per-ché c’era meno materia prima di qualità sul mercato. Anche la storia del vino non fa più te-sto: certo, se si sceglie la botti-glia importante la si paga il suo prezzo, ma qui abbiamo tan-tissime bottiglie eccellenti di nomi poco conosciuti a prezzi competitivi».

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il socio cotabo • luglio 201210

editoriale

QueLLo che serve è una vera Presa di coscienza dei ristoratori boLognesiParLa massimiLiano Poggi, chef-Patron deL ristorante iL cambio e titoLare deL vicoLo coLombina e deLL’antica Locanda deL soLe a trebbo

di gabriele orsi

Massimiliano Poggi – ma per tutti è Max – è quello che a Bologna potrebbe venire definito uno chef “uno e tri-no”, nel senso che la sua arte culinaria si estende a più di un locale senza che vi sia molta differenza a seconda se è fisicamente presente oppure no. Un caso più unico che raro, che si spiega solamente con l’esistenza di uno “stile Max Poggi”, una vera e propria scuola filosofi-ca di cucina che, rifuggendo totalmente dalle mode, i collaboratori del nostro chef fanno propria propagando quello che è un autentico verbo gastronomico. e così Max – una lunga gavetta alle spalle alla dura ed ec-cellente scuola di Vincenzo Cammerucci – oltre al suo ristorante Il Cambio, loca-le elegante e di tono dove è impossibile o quasi capi-tare per caso e dove le cre-azioni immaginifiche dello chef, fra terra e mare, sono all’ordine del giorno e la cantina offre preziose sor-prese, ha esteso la propria benefica ala su due altri lo-cali del territorio: al Vicolo Colombina, suggestivo ri-storante del centro storico (è esattamente sotto al campanile di San Petronio) la giovane leonora rinaldi cura un menù legato alla tradi-zione bolognese un po’ alleggerito e realizzato con ma-terie prime sceltissime, mentre all’Antica locanda del Sole a Trebbo di reno, immersa nella quiete della bassa bolognese, l’abile riccardo Cattalani offre un menù più informale, di campagna, che nella bella stagione si su-blima nello spettacolo del barbecue, un must da queste parti. Uno chef, Max Poggi, che partendo dalle eccellen-ze del territorio ama creare piatti nuovi e accostamenti arditi ma che non disdegna nemmeno i tortellini in bro-do: senza dubbio la persona ideale da interpellare per

capire se a Bologna si mangia ancora bene.

Allora Max, perché le guide gastronomiche tendono a ignorare la ristorazione bolognese?«Secondo me esiste una concatenazione di cause. Per cominciare le materie prime non sono più quelle di una volta: quando faccio i tortellini, per esempio, mi accorgo che i polli da brodo, anche se ruspanti e non allevati in batteria, sono quello che sono, e lo stesso dicasi del pro-sciutto, del Parmigiano e così via. e siccome vengono

a mancare le materie prime di qualità anche il risultato nella cucina tradizionale tende a essere inferiore ri-spetto a un tempo. Quando io faccio i tortellini ci metto l’anima, uso le materie pri-me migliori che il mercato offre, li cuocio nel doppio brodo: non saranno forse i migliori in tutta Bologna ma certamente sono il me-glio che posso fare oggi secondo i crismi della tra-dizione. Poi c’è un discorso più complesso da fare: se guardiamo la ristorazione

media Bologna non è peggiore di altre città, quello che invece qui manca, che è sempre mancato, è il grandis-simo ristorante, una cosa di cui Bologna probabilmente non ha mai sentito la mancanza».

Perché?«Difficile a dirsi, probabilmente c’è stata un’epoca in cui la ristorazione media era così elevata di livello che non si cercava nulla di più. A Bologna abbiamo avuto fior di locali stellati dell’alta ristorazione che nel breve volgere di qualche anno hanno chiuso i battenti, spesso riconvertendosi a più miti consigli o alla cucina casalin-

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ga. Forse è il caso di chiedersi se a Bologna esista una domanda sufficiente per questo genere di ristorazione e di cucina».

Magari la cerca qualche turista che arriva da fuori e non si accontenta di tortellini e tagliatelle…«Anche questo è un grosso tasto do-lente. Ormai non possiamo più contare sulle fiere, che spariscono o si trasferi-scono altrove, ma la scomparsa del tu-rismo business non sta lasciando spa-zio a un altro genere di turismo, anzi sta accadendo il contrario. non può, ovviamente, essere colpa solo di alber-ghi e ristoranti che magari propongono prezzi alti, qui la responsabilità è delle Istituzioni, che non investono e quando lo fanno investono male e nei punti sbagliati».

In che modo le Istituzioni potrebbero fare qualcosa?«Facendo sistema e responsabilizzando i ristoratori a ga-rantire un’offerta di qualità e magari anche aderente alla tradizione. Se dalle Istituzioni arriva la disponibilità a creare quei servizi e quelle condizioni che incoraggiano e facilitano l’afflusso dei turisti in cambio di un’offerta di qualità da parte dei ristoranti, i ristoratori sono coin-volti e motivati a scegliere la materia prima migliore, anche se costa qualche euro di più. Senza questo genere di incentivo il ristoratore invece tira al risparmio. Biso-gna creare un circuito di ristoratori che dicano “io mi

sento di proporre solo un menù di qualità” e motivarli investendo sui servizi per il turismo».

Non è che sono i bolo-gnesi i primi a rifiutare la loro cucina?«Qualche tempo fa po-teva essere vero, c’era gente che malediceva la cucina bolognese dicen-

do che la mangiava tutti i giorni e che quando usciva voleva qualcosa di diverso. Ma oggi le cose sono cam-biate: non ci sono più molte nonne, e quando ci sono badano ai nipotini, mentre le mamme lavorano. In po-che parole a casa non c’è quasi più nessuno che tira la sfoglia per fare i tortellini o le lasagne. Poi è necessario

che in qualche modo la città risponda perché i prodotti buoni in circolazione ci sono ancora, bisogna solo avere la volontà di scegliere il meglio».

Non si rischia che, come a volte ac-cade, in questo circuito “scelto” en-trino soggetti che c’entrano poco solo perché pagano?«Proprio per questo è necessaria una selezione rigida e attenta: bisogna guardarsi in faccia a vicenda e dirsi che ci sono dei sacrifici da fare per spingere un vero turismo enogastro-nomico. Se non prendiamo coscienza

di questo, se non ci diamo una mossa, allora è davvero finita. Io credo che a Bologna ci sia-no almeno cinquanta ristoratori che abbiano voglia di lavorare come si deve e di proporre una cucina tipica come fatto culturale, servono solo sentimento e presa di coscienza. Ormai è finito il tempo dei giochi di potere: il turismo gastronomico culturale è la salvezza per l’eco-nomia di Bologna, o si prende questo treno o si chiude».

Ma se le guide continuano a boicottarci che si fa?«diciamocelo: se io scrivo su una guida o una rivista, con tutto il rispetto per i veronesi, che a Verona si mangia male non faccio tutto questo scalpore. Se invece scrivo che a Bologna si mangia male allora il clamore è enor-me, tutti vengono a chiedermi il perché, divento famo-so perché ho osato attaccare una sorta di mostro sacro. Sparare sulla cucina e sulla ristorazione bolognese ormai è diventato una specie di sport nazionale. Se ci chiediamo poi perché Bologna era la capitale del cibo e ora non lo è più possiamo risponderci che è perché Bologna si è disinteressata della sua tradizione e ha iniziato a scimmiottare la cu-cina degli altri, che nel frattempo dal canto loro hanno iniziato a muoversi sulle loro gambe e ci hanno superati. Abbiamo perso di vista quello che era il vero obiettivo, che può essere anche il semplice, classico tortellino: non è vero che ha una sua dignità, ce l’ha eccome!».

editoriale

il socio cotabo • luglio 201212

editoriale

finaLmente abbiamo vini di QuaLità, ora bisogna vaLorizzarLi e PromuoverLi megLiointervista aL conte francesco cavazza isoLani, Presidente deL consorzio vini dei coLLi boLognesi

di gabriele orsi

non c’è solo la ristorazione bolognese fra le vittime illustri dell’ostilità di alcune guide gastronomiche: anche il com-parto enologico dei Colli Bolognesi, negli anni passati, ha subito pesanti quanto immeritate (specie se rapportate ai progressi qualitativi registrati nella produzione) stroncature da parte della stampa specializzata che si ostinava a relega-re le nostre etichette nella serie C del favoloso mondo dei vini. Celeberrima, nel 2010, fu la polemica tra i produttori di vino bolognesi e la guida del gambero rosso, diatriba accom-pagnata da minacce di ricorso alle vie legali e da scambi di giudizi non lusinghieri. Oggi però sem-bra che, su questo lato del fronte, le cose stiano avendo una lieve inversione di tendenza, una ri-scoperta che – nemmeno a farlo apposta – prende il via proprio dal gambero rosso. di questo e al-tro abbiamo parlato con il Conte Francesco Cavazza Isolani, che oltre a essere titolare dell’azienda vinicola di famiglia, l’etichetta Montevecchio Isolani, è anche presidente del Consorzio Vini dei Colli Bolognesi.

Dottor Cavazza, finalmente dopo anni di bastonature e in-giuste stroncature ai vini dei Colli Bolognesi stanno arrivan-do i primi riconoscimenti vero?«nel corso del 2011 effettivamente abbiamo assistito a una leggera inversione di tendenza nell’atteggiamento delle guide e delle associazioni nei riguardi dei vini dei Colli Bolognesi. Paradossalmente a lanciare la riscossa è stata proprio la guida del gambero rosso che ha assegnato gli ambiti tre bicchieri al Pignoletto Classico dell’azienda Vi-gneto San Vito – Orsi, e da lì si è messa in moto, come una sorta di ciclo virtuoso, una catena di riconoscimenti come

quello accordato dall’Ais alla Tenuta Bonzara e molti altri. Il vero problema, secondo me, è che potremo anche essere più presenti nelle varie guide, che comunque si muovono con dinamiche proprie, ma il nostro territorio continuerà a soffrire per le piccole dimensioni delle nostre aziende, che anche se si mettono veramente tutte in rete faticano a creare un’autentica massa critica. Poi c’è un secondo problema, quello legato alla ristorazione».

In cosa consiste?«Purtroppo i ristoranti di Bologna sono i primi a non spingere i vini dei Colli Bolognesi, e francamen-te non ne riesco a comprendere il motivo. Alcuni giorni fa un rap-presentante di vini mi ha detto che a Bologna, per via dell’Università e delle fiere, siamo sempre stati aperti ai prodotti delle altre zone finendo per trascurare i nostri: io non sono d’accordo e credo che se i nostri ristoratori fossero più lungimiranti capirebbero che a fronte di un maggiore afflusso di turisti è necessario promuovere sempre più i vini locali. Faccio un altro esempio: oltre che essere un produttore di vini mi occupo an-che di dimore storiche e nei gior-ni scorsi ho avuto ospite a cena una comitiva dal Belgio. ebbene questi ospiti si sono dimostrati tal-

mente entusiasti dei nostri vini da acquistarne intere casse, e io mi dico che se lo hanno fatto da ospiti a cena non vedo perché non dovrebbero apprezzare il prodotto anche al ri-storante».

Nove volte su dieci i ristoratori rispondono che i vini dei Colli Bolognesi non li chiede nessuno…«Ma se loro non li propongono, non li spingono, è naturale

il socio cotabo • luglio 2012 13

che non li chieda nessuno. A meno che uno non sia un vero esperto, tolti quei tre-quattro nomi molto famosi, è difficile che conosca tutti i vini locali delle varie parti d’Italia, e al-lora sta al ristoratore indirizzarlo e introdurlo. A Verona le carte dei vini dei ristoranti iniziano tutte con la sezione dedicata all’Amarone, certamente non un vino da aperitivo o da tutto pasto, ma è l’eccellenza locale. Qui da noi invece molte carte dei vini non hanno nemmeno una vera sezione riservata ai Colli Bolognesi. Il ristoratore non deve essere solo un esecutore della volontà del cliente, ma anche una sorta di opinion maker, di promotore delle eccel-lenze locali».

Non è che rispetto ad altre zone d’Italia, qualitativa-mente certo non superiori a noi, siamo partiti un po’ in ritardo quanto a marketing e comunicazione?«non c’è alcun dubbio che paghiamo il fatto di avere una storia enologica relativamente recente. nel XVIII e XIX secolo i nostri vini erano considerati di grandissimo pregio, poi effettivamente hanno conosciuto, come molti altri, una fase discendente e solo a partire dalla fine degli anni ’90 si sono ripresi e hanno ricominciato a seguire la strada della qualità. A questo va aggiunto che i vini seguono molto le mode, e quindi se un anno vanno molto i rossi di gran corpo quello successivo possono prevalere i bianchi fruttati. Ma il problema vero, ribadisco, sono le dimensioni: in Sicilia, per fare un esempio, ci sono aziende vinicole che producono tre milioni di bottiglie l’anno, il che sul mercato significa una forza enorme, mentre qui sui Colli Bologne-si abbiamo solo due o tre produttori che arrivano a quota 100-150mila bottiglie annue, che comunque è una quota bassa. Ora l’arrivo di Chiarli nel Consorzio ci consentirà di alzare ulteriormente l’asticella, ma rimaniamo a un livello non sufficiente».

Chiarli è un grande nome nel campo del Lambrusco: come mai è entrato nel Consorzio dei Colli Bolognesi?«Ha acquisito la Tenuta Santa Croce e, contro le previsioni di molti, ha chiesto di entrare a fare parte del nostro Con-sorzio, una cosa che personalmente mi ha rallegrato moltis-simo. Parliamo infatti di un’azienda di notevoli dimensioni, che con la sua forza può rappresentare anche un eccellente traino per noi piccoli e piccolissimi nella sfida al mercato. Ormai i nostri vini sono tutti di ottima qualità, necessitano solo di una spinta in più per sfondare».

Torniamo al rapporto fra ristorazione e vini dei Colli: le Istituzioni non possono fare nulla per incentivarlo?«effettivamente stiamo portando avanti con la Provincia

di Bologna, nella fattispecie gli assessorati all’Agricoltura e al Turismo, un progetto per coinvolgere i ristoratori del territorio e spronarli a creare un’apposita carta dei vini dei Colli Bolognesi, e credo saremo pronti prima dell’inizio dell’estate. Secondo me però è necessario anche un salto culturale: se i bolognesi, quando prendono l’aperitivo, an-ziché scegliere il solito Prosecco, magari di mediocre qua-lità, scegliessero un buon Pignoletto frizzante o addirittura spumantizzato credo ci guadagnerebbero. e lo stesso se abbinassero i tortellini in brodo non col lam-brusco o col Sangiovese ma con un Pignoletto superiore ben strutturato, un secondo di carne a una Barbera frizzante o un bel Merlot. e in questo le Istituzioni e gli enti pubblici, quando organizzano rinfreschi o pranzi ufficiali, dovrebbe-ro essere i primi a dare l’esempio».

Quindi riassumendo sta partendo la riscossa dei vini dei Colli Bolognesi?«diciamo che siamo in una fase dove, dopo avere legato il vino al territorio, stiamo cercando una svolta decisiva. Alle volte mi dico che se facessimo come in romagna avremmo i magazzini delle cantine totalmente vuoti, ma in realtà non voglio che le nostre aziende svendano il loro vino. Anche perché per i produttori enologici possono esistere diverse prospettive, come proporre, assieme al vino, altri prodotti agroalimentari tipici o di provenienza interna all’a-zienda o selezio-nati in rete con altre aziende, oppure ancora, come molti già fanno, la formu-la della ristora-zione in agritu-rismo. e perché no la creazione di veri pacchetti all inclusive per gastroturisti che fondano vino, cibo, cultura e arte. nel frattempo non stiamo fermi nemmeno sui progetti interni: abbiamo lanciato la bottiglia unica del Pignoletto, che sta avendo un grande successo come segno distintivo, e anche i progetti del Bianco Bologna e del rosso Bologna stanno incontrando molto. Se in autunno avremo accesso a finanziamenti europei per la promozione allora il passo in avanti sarà veramente alla nostra portata».

editoriale

il socio cotabo • luglio 201214

biLancio in Pareggio:Per cotabo un 2011sostanziaLmentein eQuiLibrioiL direttore generaLe marco benniParLa deLLe attività soLidaLi e cuLturaLi deL 2012

di gabriele orsi

il socio cotabo • luglio 2012 15

intervista

Sono diversi gli avvenimenti che in questa prima metà del 2012 hanno coinvolto Cotabo: sicuramente il più rilevante, dal punto di vista aziendale, è stata l’assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio

2011, ma non sono certo da meno le numerose iniziative di solidarietà in cui la cooperativa tassisti bolognesi è stata a vario titolo coinvolta così come il forte ricordo dello scomparso Maurizio Cevenini, la stretta collaborazione con il mondo dello sport e con quello della cultura. ne abbiamo parlato con Marco Benni, direttore generale di Cotabo.

Partiamo dalle note tristi, il saluto a Maurizio Cevenini…«Tutti noi di Cotabo abbiamo ritenuto opportuno salutare in maniera adeguata un vero amico come Maurizio offrendo i nostri taxi come manifesti ambulanti oltre ad avere preso parte, in numerosi casi, alla veg lia funebre o al funerale. di Maurizio posso solo dire che era un vero fedelissimo delle nostre iniziative visto che non era mai mancato, e che era benvolutto da tutti i tassisti, che rappresentavano uno spaccato fedele di quello che era il suo elettorato. Il ricordo più bello risale a quando, alla presentazione di un libro, gli regalammo una targa identica a quelle degli identificativi dei taxi con la scritta “Il Cev c’è”, e lui si emozionò tantissimo per quel dono al punto che ci chiese se poteva attaccarla alla fiancata della sua Smart, quella con i colori del Bologna. E noi, ridendo, gli dicemmo che si sarebbe preso un mucchio di contravvenzioni se l’avesse fatto perché la targa lo avrebbe identificato come taxi. Maurizio era così, sapeva entusiasmarsi ed emozionarsi anche per la cosa più semplice e innocente».

Anche in memoria di Lucio Dalla siete stati protagonisti di una bella iniziativa vero?«Subito dopo la morte improvvisa di lucio ci siamo incontrati con roberto Morgantini, uno degli animatori della rivista Piazza grande, un’iniziativa a cui dalla era ovviamente molto legato. e in collaborazione con il ristorante diana, altro luogo caro a lucio, ci siamo accordati per regalare a tutti i clienti, nostri e del ristorante, una copia di Piazza grande contenente uno speciale dedicato proprio al nostro cantautore: è stato veramente un grandissimo successo».

Veniamo alle questioni aziendali. Da poco avete fatto l’assemblea per l’approvazione del bilancio: come è stato il 2011 di Cotabo?«Per Cotabo il 2011 si è chiuso con un sostanziale pareggio. Il bilancio, sottoposto come da tre anni a questa parte a regolare certificazione da parte di un ente terzo, al di là delle cifre presenta un risultato molto significativo: nonostante continui a supportare vari ammortamenti e leasing è riuscito, grazie a una razionalizzazione delle spese, a trovare un punto di equilibrio che dovrà essere mantenuto per gli anni a venire e, in assenza di eventi straordinari, rispetta il piano che prese il via nel 2008 per la ristrutturazione della cooperativa. Per parte nostra stiamo cercando di valorizzare tutte le professionalità in un quadro razionale, elastico e al tempo stesso efficace. Le corse, infine, sono leggermente calate alla fine del 2011, un trend confermato purtroppo nella prima parte del 2012, ma la mia impressione è che si tratti di un fatto più psicologico che economico, legato anche a forti pregiudizi che permangono

nei riguardi della figura del tassista, visto come una sorta di corporativo, anche perché poi chi non usa il taxi ricorre all’auto privata e non ai mezzi pubblici».

E per quanto riguarda la gestione tecnologica come vanno le cose?«Siamo ormai giunti a pieno regime con tutti i nuovi strumenti di prenotazione taxi, la taxi card sta rapidamente attecchendo mentre Taxi Click, il nuovo software che ha sostituito go Taxi, consente al cliente, attraverso lo smartphone, di seguire l’arrivo della macchina chiamata fino alla destinazione con conferma della prenotazione. Poi c’è Mary, il nostro software risponditore a riconoscimento vocale, che sta dando ottime prestazioni. Quindi al momento direi che l’aggiornamento tecnologico è completo, anche se non escludiamo, per il futuro, di espandere le nostre capacità di risposta anche fuori dal territorio bolognese».

Cotabo è anche sinonimo di solidarietà, di collaborazione con lo sport, la cultura…«Per quanto riguarda la solidarietà ci siamo naturalmente subito attrezzati per raccogliere fondi a favore dei terremotati della bassa modenese e ferrarese, valutando diverse possibilità come devolvere il cinque per mille dei soci attraverso la Fondazione Barberini di Modena. e ovviamente continuiamo nella nostra collaborazione con l’Istituto ramazzini, con Moses Onlus, con l’Antoniano e con numerose altre realtà bolognesi».

E per lo sport e la cultura?«Proseguendo nella nostra filosofia di sostegno alle eccellenze cittadine, anche quest’anno saremo a fianco del Bologna F.C., che è uno dei nostri maggiori clienti, non solo nella promozione della nuova campagna abbonamenti ma anche con iniziative come “Tutti allo stadio con Cotabo”, che vuole stimolare la gente, specie le famiglie, ad andare allo stadio in taxi in collegamento a una promozione sui biglietti delle gare interne. Poi, per il secondo anno consecutivo, collaboreremo con la Cineteca di Bologna per il cinema ritrovato, la tradizionale iniziativa in piazza Maggiore, di cui stavolta saremo sponsor ufficiali. Siamo inoltre già in pista con la promozione del Biografilm Festival, che quest’anno ha un titolo esemplificativo, “Tutte le volte che il mondo è finito”. Tutto ciò si inserisce in una situazione di crisi dove noi, voglio sottolineare a nostre spese e tramite l’attività dei nostri soci, stiamo cercando di fare del nostro meglio per fidelizzare la clientela».

Per concludere, è vero che Cotabo cambia sede?«Ancora non è deciso nulla. Abbiamo ricevuto una proposta da parte di Bologna Fiere che, nel suo progetto di espansione, ha incluso l’ipotesi di una delocalizzazione della sede di Cotabo. la cosa in effetti ci interessa, specialmente perché passeremmo da un diritto di superficie a una vera sede di nostra proprietà ma anche perché avremmo finalmente l’opportunità di creare un autentico polo tecnico. Al momento stiamo cercando di raggiungere un punto di equilibrio fra le nostre possibilità finanziarie e le loro pretese economiche, ne potremo parlare più approfonditamente quando si giungerà a una lettera di intenti».

il socio cotabo • luglio 201216

2012fine deL mondo,forse no ma . . .

di riccardo carboniPresidente cotabo

il socio cotabo • luglio 2012 17

gli Antichi Maya profetizzavano che il 2012 fosse un anno di immani sconvolgimenti, perché coin-cidente con il termine dell’età dell’oro, l’ultima delle ere previste nel loro calendario. Ma sarà

per le profezie dei Maya, o per la cabala dell’anno bisestile, d’altronde come si dice “anno bisesto, anno funesto”, oppure come dicono i benpensanti per “una serie di situazioni con-giunturali sfavorevoli” (qualcuno ancora oggi non ha capito che significa), ricorderemo sicuramente questo periodo prin-cipalmente per i problemi e le disgrazie che sono capitate, fatto salvo forse solo per l’europeo di calcio.Siamo arrivati solo a metà del 2012, ma viste le “turbolenze” dell’anno in corso, forse è il caso di fare un riepilogo e maga-ri le prime stime su quello che si è fatto o tentato di fare, spe-rando che il seguito sia meglio del periodo appena passato. Che si trattasse di un anno difficile potevamo percepirlo già dal finire dell’anno scorso, quando la crisi economica globa-le, che attanagliava il mondo, ha iniziato a farsi sentire pre-potentemente anche nel nostro settore, segno che la ripresa era solo una chimera. A inizio anno, complici le scelte dell’esecutivo del governo (spinte dalle speculazioni finanziarie), la situazione è anche peggiorata, con aumento della disoccupazione, delle imposte dirette e indirette e una aggressività del fisco, costantemente a “caccia” di denaro, che hanno portato alla perdita della spe-ranza nel futuro, al crollo della credibilità politica ed infine alla recessione, l’intero paese.A tutto questo, nella nostra emilia, si deve sommare l’effetto di una delle catastrofi naturali più gravi che abbia mai colpito l’Italia, una sequenza di scosse di terremoto, partite il 29 giu-gno, che hanno prodotto numerose vittime e danni per oltre 500 milioni di euro.la nostra categoria ha vissuto questo periodo affrontando anche alcuni problemi aggiuntivi, come una nuova e soffer-ta discussione ideologica sulle liberalizzazioni, avvenuta a inizio anno, che ha portato ad una modifica normativa i cui effetti ancora non sono visibili e non lo dovrebbero essere a breve, un aggiornamento degli studi di settore, pieno di difet-ti concettuali che porterà molti a non adeguarsi, e sul nostro territorio, anche una riorganizzazione dell’offerta di servizio durante i fine settimana, dovuta ai T-days, che ha lasciato molti insoddisfatti.In tutto questo marasma che ha coinvolto tutti, la nostra co-operativa ha continuato ad operare per non essere travolta dagli eventi, cercando di ridurre l’impatto della crisi.Abbiamo passato i primi mesi dell’anno, durante la stesura delle norme sulle liberalizzazioni, a fare da collante con la base sociale, fornendo tutte le informazioni recepite dalle rappresentanze nazionali di categoria e aiutando le rappre-sentanze stesse nelle varie scelte, abbiamo anche cercato di coordinare le manifestazioni locali di dissenso, rispettan-do le procedure autorizzative in modo da evitare eventuali

sanzioni amministrative o procedimenti penali a danni dei singoli tassisti. Questo tipo di atteggiamento è stato molto apprezzato dall’opinione pubblica e dalla politica, meno da una parte dei colleghi, più avvezza a dimostrazioni vistose, in stile romano.Terminata questa fase, ci siamo dedicati a concordare con le Associazioni di categoria a carattere regionale, una pro-posta di legge regionale del settore taxi e n.c.c., per cercare di normare tutte le novità e fare chiarezza su tutti coloro che operano nel trasporto di persone, tutt’ora siamo nella speran-za di aprire la discussione con la regione emilia romagna.Per non farci mancare nulla, a metà maggio l’ente Fiera di Bologna ha manifestato l’interesse ad ampliare il complesso fieristico nella nostra area, chiedendoci la disponibilità ad avviare una trattativa. In questo caso la prima proposta non è stata ritenuta in linea con le aspettative minime, ma potrebbe essere una grossa opportunità per ottenere una nuova sede in piena proprietà e dare prospettiva alla cooperativa dei prossi-mi anni. Vale comunque la pena di ricordare che attualmente siamo in diritto di superficie fino al 31/12/2037, per altri 25 anni abbiamo sia terreno, che sede, se arriverà una proposta ritenuta valida la scelta definitiva la faremo tutti insieme in Assemblea.In mezzo alle questioni trattate ci mettiamo anche il tentativo di mediazione, sulla scelta del Comune di avviare i T-days, con l’obiettivo minimo, poi raggiunto, di evitare l’elimina-zione del posteggio di Piazza re enzo, posteggio storico e punto di riferimento indiscutibile per l’intera cittadinanza bolognese che utilizza il taxi.Senza tralasciare il tempo dedicato alla gestione ordinaria della struttura: il lavoro di implementazione del sistema ra-diotaxi, con una nuova versione in fase di prova; il bilancio d’esercizio (appena approvato) che in continuità con le scel-te fatte dal 2007 ad oggi non ha previsto nessun aumento per i costi dei servizi; un controllo, tutt’ora in corso, su una correttezza interpretativa in materia fiscale; oltre alla ricerca continua di convenzioni e accordi per il man- t e n i -mento del lavoro dei soci.Tra tutte le difficoltà che abbiamo cercato di affrontare non possia-mo evitare di ricordare anche le tragedie, come il dramma del terremoto che ha colpito buo-na parte della nostra regione, dove con la responsabilità so-ciale, che spero di poter dire ci contraddistingue, ci ha visti sot-toscrittori di una raccolta fondi, che ha mostrato la solidarietà dei tassisti. Un ulteriore aspetto tragico di quest’anno, che ha lasciato il segno, sono stati i de-

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il socio cotabo • luglio 201218

cessi avvenuti in rapida successione di diversi tra: colleghi, ex colleghi, parenti di colleghi e personaggi pubblici ai quali eravamo tutti affezionati, lasciando sconforto in tutti noi, il 2012 si ricorderà tristemente anche per questo.Se per il nostro mondo le cose sono state difficili, il resto degli italiani non se la sono passata meglio, con imprenditori che si sono suicidati per l’impossibilità di pagare le imposte, con il dramma degli esodati, o l’aumento costante delle im-poste alle quali paradossalmente è coinciso un costante taglio dei servizi, anche quelli essenziali, come pare i posti letto negli ospedali.Il governo Italiano, che tanto piace all’europa, agli occhi dei cittadini sembra essere formato da burocrati senza cuore, che nella gestione del denaro pubblico (quello di tutti) pri-vilegiano la tenuta o stabilità dei mercati finanziari a tutto il resto, saremo antichi ma nella nostra scala dei valori la finan-za viene dietro molte altre cose, alle persone di sicuro, ma evidentemente la sensibilità su questo è diversa da individuo a individuo, anche se i sondaggi dicono che gli italiani si stanno stancando. Pagare sempre di più per avere sempre di meno, non può andare avanti per molto, e in questo caso, con l’aumento delle accise dei carburanti, il settore del trasporto ha pagato più di altri.e’ inutile nascondere che i primi sei mesi dell’anno sono stati particolarmente stressanti e impegnativi, ma se è vero che ad affrontare i problemi si diventa più forti, diciamo che uscire-mo da quest’anno “fortissimi” e pronti ad affrontare qualun-que problema, però dobbiamo sperare che non si prosegua con questo ritmo, infatti per affrontare i problemi occorre anche tempo.Se poi vogliamo provare ad essere postivi, possiamo dire che da alcune di queste situazioni che possono sembrare dei problemi potrebbero nascere delle opportunità, un esempio: la cessione dell’area all’ente Fiera, se si trovasse un buon accordo. Oppure si potrebbe dire che in fondo la nuova normativa nazionale ha cambiato relativamente il settore, introducendo principi positivi sulla libertà nella gestione del-le imprese taxi, prima eccessivamente imbrigliati da regole comunali, se non ci faremo prendere dalla voglia di strafare o da personalismi, potrebbero esserci vantaggi per tutti, a patto che riusciamo a definire nuove regole più flessibili.. Prevedere quello che sarà non è possibile, ma di sicuro se continueremo a stare coesi possiamo ritenere di poter aver la forza per gestire tutti i problemi del 2012, sempre che i Maya non avessero ragione.......

nel frattempo buone vacanze a tutti.

PS: Il sole gioca brutti scherzi.Alcuni simpatici e anonimi colleghi, attraverso volantini satirici, cercano di scherzare sulla nostra struttura, e fin qui nulla di strano, ma accusare la maggioranza dei soci di essere

incapaci di comprendere e di essere incuranti degli interessi della cooperativa, perché partecipando alle Assemblee op-pure nelle discussioni ai posteggi, condividono e approvano le scelte del Consiglio, ci pare di cattivo gusto. non siamo e non ci sentiamo migliori di altri colleghi, ne depositari di ve-rità assolute, ma di sicuro cerchiamo di curare l’interesse dei soci e pare che questo fatto venga riconosciuto dalla maggior parte, infastidendo alcuni, fortunatamente proprio la malde-stra comparazione con il 2006 ne è la prova.Tralasciando il fatto che gli stessi che fanno satira sulle scel-te di oggi, nel 2006 erano pronti a qualunque azione pur di cambiare la nostra struttura, cosa comunque fatta (la coeren-za non è patrimonio di tutti), coloro che nel 2006 c’erano non possono avere dubbi, per gli altri qualche informazione è dovuta.nel 2006 Cotabo aveva dei margini di liquidità, ma aveva anche un contratto di affitto del terreno scaduto nel 2004, e quindi occupava l’area senza titoli, non era nemmeno stato firmato il diritto di superficie, fatto poi a dicembre 2007, co-stato oltre 1 milione di euro solo quello, e già questo è costato molto di più delle risorse disponibili. Senza considerare che se la Fiera avesse avanzato pretese in quel periodo, avremmo dovuto lasciare l’area senza avere nulla in cambio.da allora, ad oggi, Cotabo ha cambiato il radio taxi, cam-biato il lavaggio, installato un impianto di metano, installato un impianto fotovoltaico, ristrutturato l’area (fogne, asfalto, zona 2 agosto, creato un bagno decoroso per i tassisti, ecc. ecc.), oltreché ottenuto, come detto sopra, il diritto di super-ficie; tutto questo investendo circa 4 milioni di euro, ma in controtendenza con il passato, quando si usava aumentare i costi dei servizi tutti gli anni, nell’arco di questi 5 anni, ogni socio si è trovato a pagare circa venti euro in meno a mese per avere gli stessi servizi.da considerare che la liquidità iniziale è stata, in parte, anche assorbita da contenziosi del lavoro, con ex dipendenti, e mi-nusvalenze per beni a fine utilizzo non ammortizzati.la ristrutturazione di Cotabo non ha inciso nelle tasche dei soci, per scelta precisa, si è preferito lavorare sulla riorganiz-zazione interna; i dipendenti sono passati da circa una ses-santina, tra tempi determinati, indeterminati o collaboratori, ai 34 di oggi (senza più interinali), e alcune attività sono sta-te esternalizzate (pubblicità, officina, revisioni, carrozzeria, pratiche auto), garantendo comunque i servizi. I soci tassisti sono passati da 508 del 2006 a oltre 540 del 2011, e il prestito sociale, che da questi brillanti tassisti viene segnalato come un problema (debito verso soci), è cresciuto enormemente, segno inequivocabile di fiducia.Si possono avere idee diverse sulle strategie ma pensare che non si sia curato l’interesse dei soci pare quantomeno forza-to, a meno che il problema non sia personale, ma in questo caso l’interesse dei soci e le scelte sullo sviluppo di Cotabo probabilmente sono solo una scusa.

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il socio cotabo • luglio 201220

informazionidaLLa rete

il socio cotabo • luglio 2012 21

lento moscio poco reattivo, probabilmente sottomesso alla burocrazia imperante in una città sconnessa dalle regole. Una pubblica amministrazione forte con i deboli e debole con i forti. nel trasporto locale il termine “legalità” è un’ingiuria, guai a parlarne, la cosa migliore che possono dirti è “amico, stai perdendo tempo”. A roma Capitale chi si alza per primo comanda, gli altri si arrangiano.Bus Turistici sovvenzionati dalla regione, svolgono trasporto ordinario di linea che compete gli autobus dell’Atac e fanno soste nelle principali piazze romane. Pullman, pulmini e furgoni pubblicizzano trasporti low cost da e per aeroporti senza regolari autorizzazioni. Il trasporto locale non ha nulla da invidiare alla Casbah. l’esempio più eclatante di una amministrazione assente sono gli Ncc burini (licenze Ncc non di Roma).Agli inizi degli anni 2000 gli ncc burini erano poco meno di 800; la pubblica amministrazione ha tollerato la loro presenza ignorandone l’esistenza, come i viados gli ncc infestavano le strade di roma ma nessuno mosse un dito per porre rimedio. I tassisti e alcune associazioni di categoria denunciarono il diffondersi del fenomeno di anomala presenza di licenze non di roma, ma come al solito gli organi preposti al controllo furono inefficaci e assenti. gli amministratori incapaci di dare una risposta concreta al dilagare degli ncc di altre città. Pochi anni dopo si sarebbe manifestato il devastante fenomeno di palese mancato rispetto delle regole.nel 2006 gli ncc burini erano giunti alla modica cifra di 6000 unità, ma anche nel 2006 la pubblica amministrazione non seppe o forse volle porre rimedio. Va detto che complici di questa indifferenza furono anche alcune OO.SS. che troppo prese ad apparire piuttosto che essere vere combattenti della legalità, diedero modo a queste cavallette di moltiplicarsi indisturbate.Oggi siamo giunti al punto di non ritorno, 11.000 unità ncc

non di Roma (Sicilia, Sardegna Calabria) divorano come le locuste il territorio della capitale. I tassisti hanno persino PAUrA di ribellarsi. Ultimo baluardo della legalità, i tassisti vivono nel terrore della miseria e temono le locuste che oscurano la città divorando i loro già poveri raccolti. La giustizia non è più efficace; quando una realtà anomala e deregolamentata supera numericamente la realtà legale, la realtà legale inferiore di numero inevitabilmente soccombe. A volte pare impossibile eliminare questi predatori, sono in grado di aggirare ogni ostacolo e rientrare a suon di ricorsi nella realtà lavorativa.Il dialogo con la pubblica amministrazione.Difficile dialogare con chi non sa di cosa si stia parlando, gli amministratori comunali e gli assessori sopportano gli incontri con i rappresentanti di categoria quasi con fastidio fisico. Trattano i rappresentati sindacali come dei bambini maleducati, zittiscono e con arroganza suppongono di avere ragioni da vendere. Oserei dire che alcuni assessori credono d’essere unti dal signore!Partoriscono nuove tariffe con pratiche esoteriche, cercano di superare i problemi della viabilità con studi quantistici. Inventano soluzioni al trasporto con dubbi studi evolutivi!Ma ahimè il vuoto a perdere siamo sempre noi e anche in questo caso la colpa è solo la nostra.Serve innovazione e rivolta, la nostra tradizione va ripristinata e riportata alle origini. Abbiamo la fortuna di rappresentare la nuova classe operaia, approfittiamo di questa nuova condizione lavorativa. A confindustria

è sfuggita l’occasione di appropriarsi del nostro lavoro e non si ripeterà finché avremo nella categoria menti lucide e valide. A Firenze e a Milano sono allocate le teste migliori, dal nord Italia può nascere un nuovo risorgimento della categoria. Vinceremo su tutta la linea perché siamo tenaci, uniti e molto arrabbiati.

non fate Lo stesso errore dei tassisti romani, disinfestate Prima Le vostre città!errare è umano, Perseverare è diaboLico! iL tassista romano è diaboLicamente ingenuo

area taxi roma

informazioni dalla rete

il socio cotabo • luglio 201222

informazioneai soci

il socio cotabo • luglio 2012 23

Il giorno diciotto giugno 2012, il nostro collega elio, ha appeso definitivamente il taxi al chiodo. Dopo oltre trentacinque anni di onorata carriera ha deciso di ritirasi a fare il pensionato. Tra di noi, in pochi credono che si distaccherà completamente dalla realtà della nostra categoria e della nostra cooperativa; ed un po’ ci speriamo. Un grazie a nome del CdA per tutto il lavoro svolto all’interno della struttura e per essa; un grazie a nome della Commissione giornalino, che si augura di mantenerlo al suo interno anche da socio sovventore; ed un grazie personale per gli insegnamenti ricevuti, per la disponibilità su ogni argomento e per il contributo costante agli eventi importanti della vita di Cotabo.

eLio va in Pensione di salvatore vrenna - vicepresidente cotabo

Fra questi voglio ricordare quello che maggiormente mi è rimasto impresso, l’inaugurazione della rotonda antistante Cotabo, intestata ai “Taxisti Vittime Strage del 2 Agosto”. In quella circostanza ho visto un collega (amico) realizzare un sogno, e la commozione nei suoi occhi e nelle sue parole, mi hanno fatto capire ancora di più quanto un tassista possa amare il proprio lavoro. Un grazie anche alla moglie, per la sopportazione e per la presenza costante a tutti gli eventi sopra citati.

Ed in fine facciamo un “in bocca al lupo” al nuovo Padova 05, che ha ereditato una sigla tutta altro che “facile”.

informazione ai soci

il socio cotabo • luglio 201224

informazione ai soci

l’applicazione delle tariffe taxi non risulta omogenea in tutte le città, ci sono tariffe standard a base Km e temporale, tariffe progressive che aumentano il costo oltre un certo importo oppure tariffe che hanno costi iniziali alti ma che poi calano, così come esistono costi minimi dei servizi.l’analisi e la comparazione risulta quindi particolarmente complessa, e impossibile per profani. Nel grafico sotto è visibile in maniera attendibile una comparazione delle tariffe su alcune realtà Italiane.

comParazione tariffe taxi di riccardo carboni - presidente cotabo

La curva del grafico dimostra come sostanzialmente il costo del taxi aumenti nei percorsi più lunghi, in ogni caso il servizio medio richiesto è inferiore ai 6 Km nelle grandi Città (Roma e Milano) e ai 4 Km in tutte quelle di medie dimensioni. Servizi di 8 km e oltre sono quasi ovunque servizi che hanno come destinazioni Comuni diversi da quelli di partenza, e quindi molto spesso assoggettati a regimi tariffari diversi che andrebbero visti caso per caso per essere correttamente comparati.In ogni caso nei servizi con destinazione di circa 2 km, i

Comparazione Tariffe Taxi

L’applicazione delle tariffe taxi non risulta omogenea in tutte le città, ci sono tariffe standard a base Km e temporale, tariffe progressive che aumentano il costo oltre un certo importo oppure tariffe che hanno costi iniziali alti ma che poi calano, così come esistono costi minimi dei servizi.

L’analisi e la comparazione risulta quindi particolarmente complessa, e impossibile per profani.

Nel grafico sotto è visibile in maniera attendibile una comparazione delle tariffe su alcune realtà Italiane.

La curva del grafico dimostra come sostanzialmente il costo del taxi aumenti nei percorsi più lunghi, in ogni caso il servizio medio richiesto è inferiore ai 6 Km nelle grandi Città (Roma e Milano) e ai 4 Km in tutte quelle di medie dimensioni. Servizi di 8 km e oltre sono quasi ovunque servizi che hanno come destinazioni Comuni diversi da quelli di partenza, e quindi molto spesso assoggettati a regimi tariffari diversi che andrebbero visti caso per caso per essere correttamente comparati.

In ogni caso nei servizi con destinazione di circa 2 km, i costi si attestano tra Euro 5,50 e 6,50, con una differenza minima tra le varie realtà, così come nei percorsi di circa 4 Km dove i costi si attestano principalmente tra Euro 7,50 e 8,50. E come detto i clienti mediamente richiedono servizi per prestazioni entro i 4 Km.

Si deve tenere in considerazione che i Comuni nel determinare le tariffe, che sono diverse di Città in Città, molto spesso valutano gli standard del servizio offerto, l’ eco compatibilità dei veicoli, la fruibilità e disponibilità dell’offerta, ecc. ecc., per cui mediamente in una città dove agli operatori sono imposti maggiori livelli di qualità obbligatori, ovviamente esistono tariffe più elevate.

€ 0,00

€ 2,00

€ 4,00

€ 6,00

€ 8,00

€ 10,00

€ 12,00

€ 14,00

€ 16,00

€ 18,00

€ 20,00

Km 2 Km 4 Km 6 Km 8

Comparazione Tariffe

Cagliari

Firenze

Venezia

Milano

Roma

Bari

Bologna

Genova

Torino

costi si attestano tra euro 5,50 e 6,50, con una differenza minima tra le varie realtà, così come nei percorsi di circa 4 Km dove i costi si attestano principalmente tra euro 7,50 e 8,50. e come detto i clienti mediamente richiedono servizi per prestazioni entro i 4 Km.Si deve tenere in considerazione che i Comuni nel determinare le tariffe, che sono diverse di Città in Città,

molto spesso valutano gli standard del servizio offerto, l’ eco compatibilità dei veicoli, la fruibilità e disponibilità dell’offerta, ecc. ecc., per cui mediamente in una città dove agli operatori sono imposti maggiori livelli di qualità obbligatori, ovviamente esistono tariffe più elevate.

il socio cotabo • luglio 2012 25

Fossoli di Carpi è uno dei tanti paesi colpito dallo sciame sismico degli ultimi mesi. Come diversi paesi ha deciso di alzare la testa e di creare una tendopoli, autogestita, per tutte le famiglie sfollate. A differenza di altri, hanno ritenuto corretto non entrare nei campi organizzati dalla Protezione Civile, ed hanno preferito rimanere vicini alle loro abitazione, per amore e per il rischio di sciacallaggio. A questo va aggiunto il rischio

di essere dimenticati all’interno dei campi della P.C. (vedi l’Aquila e non solo) e da ciò nasce la forza di provare a reagire, con le proprie forze e con la solidarietà delle persone.

la vita in tenda non è facile, senza comfort, esposti alle intemperie ed in questo momento

di maggiore caldo non sono rare febbri da insolazione. Inoltre la situazione non potrà cambiare in meglio con l’arrivo della stagione fredda, per cui speriamo che in fretta si trovino soluzioni migliori. La nostra cooperativa (come tante persone) ha dato dimostrazione immediata di solidarietà, aprendo un fondo destinato alle zone colpite dal terremoto e con aiuti in loco. nei giorni scorsi, all’arrivo dei primi caldi, si è reso necessario il recupero di ventilatori ed impianti di raffreddamento mobili. A questa richiesta i soci hanno contribuito in maniera eccellente, portando diversi “pinguini”, ventilatori ed altro; beni ormai destinati al solaio.

fossoLi di carPi di salvatore vrenna - vicepresidente cotabo

e chi non era in possesso di tali oggetti da donare, si è recato ad acquistarli, per non essere da meno. A tutti i colleghi vanno i nostri ringraziamenti più sinceri ed i ringraziamenti giungono anche dagli abitanti di Fossoli. Per ciò che riguarda il fondo (ricordiamo che la raccolta prosegue in segreteria), che ha raggiunto la cifra di € 1.700,00, ai quali il CdA ha deciso di aggiungere il

rimanente per arrivare ad un totale di € 3.000,00, sarà gestito dalla struttura (e seguito da me) in base alle esigenze che saranno indicate dal gruppo di gestione del campo. Come riferimento abbiamo un ragazzo di nome Andrea al quale facciamo tutti i nostri complimenti, senza dimenticare il resto del gruppo. Per dare maggiore trasparenza sull’utilizzo delle somme raccolte, abbiamo deciso di creare un conto dedicato all’interno della Cooperativa, e ad

ogni richiesta che perverrà dal gruppo di gestione seguirà una nota spesa. gli acquisti saranno effettuati personalmente da noi o tramite volontari (un grazie speciale alla Barbara), ed il tutto sarà sempre registrato.

Come da loro e nostra volontà, i soldi non dovranno girare inutilmente in conti e mani di nessuno, ma andranno spesi esclusivamente per le reali esigenze.

Grazie a tutti e Forza Fossoli!

informazione ai soci

il socio cotabo • luglio 201226

La ParoLaai soci

il socio cotabo • luglio 2012 27

Se ho la possibilità di scrivere queste poche righe su questo giornalino, e se posso condividere tutti i giorni con voi la stazione, l’aeroporto o in qualunque posteggio mi vedete, lo devo a un amico che non c’è più.

da tempo si attendeva che qualcuno pensasse di installare dei timer nei semafori, come già si vedono in europa, sul verde o sul rosso, per essere più preparati al cambio di segnale e soprattutto in quelli con photored onde evitare che non siano trasformati in trappole per sanzioni.da noi a Bologna è comparso il timer sul giallo pedonale. grande pensata! Questo per consentire ai pensionati che hanno nelle gambe quel guizzo di 15 secondi, di attraversare. Come dicevano dei comici “a me mi pare una grande strunzata!” non era meglio sul verde affinché i pedoni potessero regolarsi prima di iniziare l’attraversamento?

in ricordo di riccardo baroni (asti 16)

in via rizzoLi c’è un semaforo inteLLigente?

di nicola trivisonno (Padova 3)

di elio gubellini

Ciao rik, amico di una vita, di tante serate in osteria o in birreria, di settimane bianche, di scorribande alle Feste della Birra a Monaco, di avventure in giro per il mondo, dalla germania alla Scandinavia, dal Canada agli Stati

Uniti.da qualche anno, dopo che ero rimasto senza lavoro, si era anche realizzato il sogno di condividere insieme le giornate di servizio sulla piazza e la grande famiglia della COTABO.Adesso ci piace comunque pensare che starai sicuramente facendo delle gite da qualche altra parte, per tanti altri che hanno ancora bisogno di te.

Ciao Rik, amico di sempre e per sempre!

la parola ai soci

il socio cotabo • luglio 201228

Sullo sfondo ho la tua musica ed ora, dopo la buriana provocata dalla tua inaspettata morte, uno scherzo tiratoci alla tua maniera, vorrei dirti la mia dopo tutte le cazzate sentite.eri gay? non lo so perché tu non me lo hai mai detto e quindi non mi è mai interessato. Ora però so cosa vuol dire outing (che lo dicono gli altri ) e coming out (che lo dici tu). Me lo hanno spiegato tutti quei “busoni”, così li avresti chiamati tu, veri o finti che riempiono la tv. Io non ti ho mai visto mano nella mano o baciare qualcuno men-tre ne ho visti tanti perbene uscire dai cessi della stazione o sciogliersi in dubbia compagnia sul sedile posteriore del mio taxi. ne conosco invece di quelli che sono busoni e si stimano tanto da trarne vantaggi politici senza ideali, pur di tenere il culo sulla seggiola, perché incapaci di fare altro.Fede e beneficenza. Della tua fede se ne sapeva poco ma la cerimonia funebre e le dichiarazioni di tuoi amici e colleghi che hai riavvicinato alla Chiesa lo hanno dimostrato, d’altronde nelle tue canzoni dio, gesù Bambino, la Madonna erano spesso menzionati. Della beneficenza si sapeva della tua vicinanza agli ultimi, i poveretti di un tempo, con i pranzi da napoleone, la partecipazione alle ini-ziative di beneficenza locali che non avevano le luci del palcoscenico delle TV nazionali diversamente da altri ar-tisti. Ora si scoprono gesti benefici fatti in silenzio mettendo in atto l’insegnamento delle fede “la carità va fatta in vita che da morti è troppo comodo”.Le tue canzoni non seguono un filo conduttore ma sono frasi pregne di significato, che fanno pensare, ben cucite assieme tra l’altro unendo sacro e pro-fano ad arte. Si potrebbe dire meglio un col-lage di fotografie a volte futuribili.Ho imparato che i nomi nelle tue canzoni non erano solo dei nomi ma delle persone che tu conosce-vi come Anna, Marco, Bonetti, Anna Bellanna o Valerio che molti colleghi conoscono.non di rado nelle tue canzo-ni ci menzioni ed in una in particolare (Meri Luis) ci

fotografi dimostrando una mente pura da pregiudizi di-versamente da chi, per ignoranza, per invidia o altro, che se vede un posteggio taxi pieno il motivo è perché sia-mo cari e, se è vuoto, ci vogliono delle licenze. nel tuo girare la città, come ti ho visto tante volte con la moto Scrambler o la Jaguar o la Bentley oppure su di un bici-clone olandese, quando non a piedi, vestito strano in in-verno con pelliccioni strani, ci vedi sempre nei posteggi fermi o con clienti che salgono per buttarci in mezzo al traffico. Mi immagino quindi che tu vedessi sempre, nel tuo gironzolare, il centro come in una foto vista al mu-seo della storia di Bologna dove in una scatto d’epoca di piazza galvani si vedono, ai piedi del monumento, una fila “ad fiacarésta” ora taxi. Quindi passando per piazza

nettuno oltre al monumento del giambologna, la sala Borsa, i taxi fermi sotto Palazzo re

enzo alla Cit. Pertanto non c’era piazza dove passavi che non vedevi taxi fermi

come facenti parte dell’arredo urbano.

Quando ti si incontrava non voltavi lo sguardo e sorridevi se non per pri-mo e salutavi con un bel

“ciao” di quelli di cui hai fatto una simpatica canzone.

Di tutto ciò come taxista te ne sono grato.

Ciao Comm. SputoTuo elio

caro Lucio ti scrivo così mi sfogo un Po’..... di elio gubellini

la parola ai soci

il socio cotabo • luglio 2012 29

MERI LUIS

Il regista aspettava la star al ristorante sembrava un morto con in mano un bicchiere

il ragazzo lavorava in un bar ed aspettava che il padrone se ne andasse, per potersi sedere

il dentista aspettava il sabato con la moglie e tre figli era già pronto per il mare

il taxista al posteggio aspettava qualcuno da portare

Chi l’ha vista la ragazza con le grandi tette che tutte le sere alle sette un quarto aspettava l’autobus guardando in alto

e tutti quanti ad aspettare, a cercare di fermare

questa vita che passa accanto e con le mani ti saluta e fa ”bye bye” questa vita un po’ umida di pianto con i giorni messi male

vista dall’alto sembra un treno che non finisce mai.

Neppure se è coperta dalla neve o se sparisce sotto terra e non si vede

si ferma un attimo: il regista il ragazzo il dentista il taxista, la ragazza, la star

scaraventati in mezzo al traffico.

Ma, dio mio, e se si provasse a trattenere il respiro se si cercasse, se si provasse di fermare il giro.

Il regista stanco di aspettare, appena ha visto la star l’ha mandata a cagare

il ragazzo ha lasciato lì di lavorare e, agguantato un treno, è corso fino al mare

il dentista si è innamorato di un dente lo accarezza non vuole fargli male

iIl taxista nella macchina non ha il cliente ma una canna per andare a pescare

Meri Luis finalmente ha deciso che l’amore è bello ha abbassato gli occhi e si è lasciata andare ha benedetto il cielo come fosse un fratello

per le sue belle tette e per l’amico che le vuole toccare

Adesso, mio dio, dimmi cosa devo fare se devo farla a pezzi questa mia vita oppure sedermi e guardarla passare

Però la vita com’è bella e come è bello poterla cantare.

la parola ai soci

il socio cotabo • luglio 201230

Si era al posteggio quando “tumf” sul tetto del taxi (e per fortuna!) un lascito di un piccione. Di qui si inizia a disquisire.Piccione o colomba?Qualcuno afferma che il piccione è il maschio e la colomba è la femmina. Ma no, esiste anche il colombo! Ma se la picciona non esiste vuol dire che il colombo, nella fattispecie, gioca il ruolo del bue e da qui si disquisisce se è meglio una vita da bue o da vitellone, come dire, meglio morire giovane o una vita da castrato? di seguito si comincia a dire sproloqui sui due soggetti che di seguito sintetizziamo.Piccione: è viaggiatore e quindi vede le cose dall’alto perciò ha una visione più ampia delle cose, viaggiando ha più conoscenze, è furbo perché è impossibile

nel periodo neve é stato collocato del sale nei posteggi taxi. Si sono sentiti vari commenti da parte di colleghi come “non siamo una discarica”, “hanno tolto la neve solo per metterci il sale” ecc..Io sarei più disponibile a rendere i nostri posteggi come un punto non solo per trovare un taxi ma anche altre cose perché punto di riferimento conosciuto e di facile accesso. da parte della pubblica amministrazione sarebbe più facile comunicare in modo rapido e più semplice in situazioni di emergenza che il sale la cittadinanza lo può reperire nei posteggi taxi e questo vale per l’acqua quando viene a mancare nel quartiere o altre cose come punto di ritrovo in caso di calamità. nei pressi dei nostri telefoni la possibilità di telefono pubblico o di chiamata per emergenze e, perché no, anche bacheche per informazioni generali nostre e di pubblico interesse. Se il Comune entrasse in quest’ottica, ma sarà difficile, i nostri posteggi potrebbero essere meglio collocati e più presi in considerazione.

“prendere due piccioni con una fava”, si dice “piccionare o tacchinare” e quindi è uno che tromba!Colomba: si allontana di poco e in bolognese si dice “al va poc in là”. già con noè non si era allontanata troppo dalla terra e poi, con quell’ulivo nel becco…. già faceva capire da che parte stava! e’ bella ma piace poco tant’è che nessuno la vuole. l’hanno dipinta per la pace assimilandola ai pacifisti, quelli delle bandiere arcobaleno, quelli che la pace sta da una sola parte, quei radical-chic professori del tutto e soprattutto del niente. Un collega, tradendo le proprie origini, dice “da noi se ciamano cojombi! Qualcosa xe vorrà dire, no?”Altre amenità si sono dette che qui non vengono riportate se non questa: non sanno nemmeno cagare… fanno guano!

Piccione o coLomba?

saLe Posteggi

di elio gubellini

di elio gubellini

la parola ai soci

il socio cotabo • luglio 2012 31

nella famosa opera di gioacchino rossini “Il Barbiere di Siviglia”, il protagonista, Figaro, oltre a cimentarsi in acconciature e tagli alla moda per tutti i gentiluomini ed i ricchi signori della bella città andalusa, si prodiga in cento, mille altre attività come un vero tuttofare, tanto che questa sua poliedrica e frenetica attività viene magistralmente celebrata nella famosa aria “largo al factotum”. Ora, forse non tutti lo sanno, ma anche noi in cooperativa abbiamo il nostro tuttofare. Il Factotum della CoTaBo. Scriveremo ora qui di costui. giova però ricordare che noi taxisti ci esprimiamo abitualmente in termini più semplici e caserecci e che non abbiamo gran confidenza col latino .Troverei pertanto più appropriato definirlo, dato anche che siamo in terra d’emilia, “Il Ferrarese della CoTaBo”. e’ infatti noto a tutti che i nostri cugini estensi hanno la caratteristica, a lor dire, di saper fare un po’ di tutto, di essere specialisti in ogni arte e mestiere , di impegnarsi con profitto in ogni branca dello scibile umano, di essere insomma i veri factotum della bassa.Ma cosa fa il Nostro Eroe (lo chiameremo così) per meritarsi un sì altisonante titolo ? Beh , per intenderci, lui è quello che, oltre a portare i clienti ad una destinazione richiesta, come tutti noi facciamo per svariate ore al giorno, si occupa con perizia e vigore di un sacco di altre cose.Adotta posteggi, ripara telefoni alle colonne, segnala dove si scivola, disserta su regolamenti, inaugura rotonde, bacchetta l’ufficio traffico, ragiona su piccioni e colombi. Alla commissione giornalino, dove brilla per la sua indefessa presenza, stimola i dibattiti, confuta opinioni e alla luce della sua grande esperienza esprime dotti pareri sui vari temi. Con l’aiuto della moglie corregge pure le bozze dei miei articoli con l’ acume e l’autorevolezza degna di un Accademico della Crusca. Con semplicità e naturalezza scova incongruenze nel radiotaxi, nel distributore del metano, nella segnaletica urbana , nelle regole del traffico cittadino che violano qualche oscuro comma del codice della strada che lui chissà come ricorda. A supporto delle sue già illuminate argomentazioni, produce documenti, fotografie, sentenze ed impronte digitali spesso riesumate dal suo incredibile archivio, in grado di far impallidire quello di Wikileaks ! Se fossi un membro del nostro CdA o dell’ufficio traffico e me lo vedessi comparire con cartellina sotto braccio e ditino alzato, mi tremerebbero sicuramente i polsi , certo di essere

stato beccato in castagna in chissà quale cosa ! Il nostro eroe, però, fa tutto ciò con garbo, gentilezza e col sorriso sulle labbra. non è armato di spirito polemico o dottorale, non ha il gusto di cogliere in fallo qualcosa o qualcuno, lo fa per migliorare genuinamente le cose, è un vero apostolo della qualità totale. d’altronde se così non fosse, non saremmo qui a parlare di un ferrarese o del factotum ma più probabilmente dello spaccam…oni della CoTaBo !Classe 1946, baffo da sparviero e immancabile cappellino in testa, se lo incontri ai posteggi ha sempre un motto di spirito, una barzelletta da raccontare, un qualcosa per sollevarti lo spirito dalla monotonia del nostro lavoro.Immagino che fuori dall’ambiento del lavoro soccorra i malati, consoli gli afflitti,incoraggi gli orfani,sostenga le vedove e aiuti gli oppressi. non mi stupirei vederlo vestito di bianco mentre si affaccia da quella finestra in piazza San Pietro per benedire la folla sul sagrato ! lui sa che la vita è breve , l’arte lunga, l’occasione fuggevole, l’esperienza fallace , il giudizio difficile e pertanto lotta quotidianamente contro tutte queste perversità naturali !Ma allora avete capito di chi parlo ? no? Va bene vi do io un aiutino. la sua sigla è composta dal nome di una città famosa per il suo santo e da un numero pari ai giocatori di una squadra di basket. Chiaro adesso ?

PS:Propongo,se siete d’accordo, di regalare al nostro eroe, in omaggio a sì tanta generosa attività, un adesivo da apporre sulla sua auto alla stregua dei vari McGuffin Riders che si vedono in giro. Cosa ci sarà scritto ? Ma naturalmente questo : A FAg TUT MI’……..C’nA MAn SOlA !

nota dell’autore:Mentre stiamo per andare i stampa apprendo che, dopo una lunghissima ed onorata carriera alla guida dell’ auto bianca, il nostro Eroe appenderà il tassametro al chiodo. Gli faccio i migliori auguri da parte mia e della commissione giornalino, per questa nuova fase della sua vita terrena, sperando che,da socio sovventore, non ci faccia mancare il suo contributo “ferrarese” , in modo che anche noi, come i militanti di un importante movimento politico, potremo cantare: “….Gubellini siamo con te…..meno male che Elio c’è !...”

iL ferrarese deLLa cotabo di daniele bertagnin mi14

la parola ai soci

da poco più di un anno è stata installata la colonnina al posteggio di Zola Predosa.Fin da subito sono cominciati fastidiosi atti di vandalismo rivolti all’adesivo presente sulla stessa che dovrebbe dare al cliente l’indicazione di quali sono i numeri telefonici da chiamare per accedere al servizio nel caso non siano presenti vetture al posteggio.guardando la foto credo sia evidente l’intenzione di quelle “menti semplici”.l’obiettivo naturalmente è quello di ostacolare la concorrenza cancellando il relativo numero telefonico per la chiamata in centrale.Peccato che la “pochezza” degli autori di queste “porcate” non arrivi a comprendere il semplice fatto che il primo ad esserne danneggiato è il cliente stesso che delle nostre faide nulla sa e nulla gli importa.Prendo spunto da questo piccolo episodio per rimarcare il fatto che, in un periodo di crisi come questo, ci si continua a danneggiare ostinatamente in una guerra tra poveri con azioni che la maggior parte delle volte producono l’effetto di disaffezionare la clientela con relativo danno per tutta la categoria.Certamente non siamo noi l’unica causa dei problemi che ci affliggono, ma altrettanto certamente alcuni di noi non collaborano nel cercare di migliorare la situazione !

guerra tra Poveri di maurizio ge16

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la parola ai soci

Mercoledì 13 gugno si è svolto al Campo delle Tombe a lavino di Mezzo il torneo di calcio tra i tassisti di Bologna. notevole la partecipazione sia in campo che fuori, finalmente si è passata una serata spensierata lontana dai problemi del traffico e dalle polemiche che purtroppo hanno coinvolto la nostra categoria nei mesi appena trascorsi. da segnalare che al campo si sono presentati così tanti giocatori, che dalle tre squadre previste, se ne sono dovute fare ben quattro, tre della CO.TA.BO. e una della C.A.T. I team, si sono contesi la vittoria con grande ardore, nessuno si è risparmiato, non importa chi alla fine ha vinto, lo hanno fatto tutti presentandosi. Si sono visti colleghi in pantaloncini corti, che erano anni che non giocavano; altri hanno dovuto tirar fuori dalla scatola dei ricordi le scarpette a tredici tacchetti...Il sudore scendeva dai volti stravolti dei giocatori, i calzettoni scivolavano sui polpacci crampati di qualcuno e le pettorine aderivano sin troppo a certe pance che parevano più cimiteri per polli che a muscolosi addominali !!

Si sono viste giocate di alto livello e scarpazzate da torneo dei bar, nessuno ha tirato indietro la gamba, anzi tutt’altro, qualcuno si è pure lamentato di aver subito qualche “calcetto” maldestro, senza comunque riportare nessun danno fisico e questo è stato l’importante della serata.da segnalare tra i tanti goal segnati, quello di london Five che ha realizzato una rete che a tanti ha ricordato il Roby Baggio visto al Dallara... (!!!!)la serata si è conclusa a tavola, peccato che in tanti si siano defilati al fischio finale, perchè lo scopo di questi ritrovi è proprio quello di stare tutti insieme al di fuori dei soliti posteggi più o meno soleggiati ! Quando ci si trova davanti ad una pizza viene molto più semplice parlare delle problematiche che si affrontano giornalmente e che invece creano spesso dei problemi che paiono insormontabili quando si è in mezzo ad una strada!

QuadrangoLare di caLcio

il socio cotabo • luglio 201234

“Alcuni anni fa un gruppo di tassisti decise di impegnarsi in un corso di pugilato per combattere lo stress del nostro lavoro, trovarono una palestra ed un istruttore che li avviasse in questa nuova disciplina. da allora e’ cambiata la palestra, ora si frequenta la mitica Sempre Avanti di via Stalingrado, che da un secolo e’ un’istituzione nel territorio bolognese, ed in un primo tempo i tassisti, aggregati ai frequentatori abituali, furono allenati dal collega Mirko (Pm12), e successivamente e tuttora dall’istruttore gianluca Failla, buon dilettante di livello nazionale. Bisogna innanzitutto sfatare lo stereotipo dell’ambiente pugilistico, in quanto pur trattandosi di una attività ad alta intensità fisica, gli unici che ne subiscono le conseguenze sono i sacchi da allenamento. Ogni tanto

abbiamo la fortuna di assistere ad allenamenti fra agonisti sul ring ma vi posso assicurare che e’ molto più pericolosa una entrata a gamba tesa a calcio o una gomitata a rimbalzo a basket. ed e’ in questa palestra che abbiamo conosciuto il detentore del titolo italiano dei pesi medi professionisti Simone rotolo, fresco vincitore contro Signani nella sfida per il titolo, incontro epico per intensità da rivedere assolutamente su youtube. Purtroppo il pugilato, come il tennis o il basket, fa parte di quegli sports che negli ultimi 10/15 anni sono stati penalizzati dallo strapotere televisivo del calcio, non dimentichiamoci che gli incontri per i titoli mondiali negli anni 70/80/90 venivano visti da milioni di persone. e nella stessa Bologna dante Cane’ quando difendeva il titolo italiano riempiva il Palazzo dello Sport. Un Campione come Simone, che onora la Bologna sportiva, avrebbe avuto meritatamente una fama maggiore di quella che ha. d’altronde la scuola pugilistica italiana e’ sempre stata di alto livello, ricordiamo che fra i “medi” ci sono stati Benvenuti, Antuofermo, il povero Jacopucci........e a livello olimpionico siamo sempre fra le nazioni più vincenti. Abbiamo quindi chiesto a Simone di concederci questa intervista

intervista a simone rotoLo di tiberio basalti ce17

intervista

Dove e quando sei nato?«sono nato a Bologna il 28.12 1976 ».

Quale e’ stata la tua carriera sportiva fra i dilettanti e i professionisti?«da dilettante ho disputato 40 incontri, dal ‘94 al ‘97, vinti 35, 1 pari, 4 persi.ho ottenuto l’argento ai novizi B, nel ‘94 (dopo soli 7 incontri dal debutto), l’oro nei dilettanti 3 serie (‘95), bronzo nei 2 serie (‘95), bronzo di nuovo nei 2 serie (‘96) e oro negli assoluti 1 serie (‘97). Poi ho militato 4 mesi con la nazionale disputando 3 tornei e ottenendo un solo bronzo. dopo di che son passato professionista.».

Perché molti pugili olimpionici non passano fra i professionisti?«non passano professionisti perchè guadagnano meglio da dilettanti, facendo parte della nazionale italiana o di un corpo militare (polizia e esercito). Quelli che passano professionisti o non sanno dell’opportunità di far parte di un corpo statale (come me al tempo), o non gli interessa farne parte, oppure perchè capiscono che il vero pugilato è quello professionistico. Poi ci sono quelli che passano pro dopo qualche olimpiade per provare l’emozione vera e per ottenere risultati importanti.».

Dove ti alleni e chi sono i tuoi maestri?«Ora mi alleno alla palestra “le Torri” al pilastro col maestro Paolo Pesci, ma son cresciuto alla Sempre Avanti con romano rubini. Maestro molto preciso e pignolo, a volte molto pesante, ma un gran maestro. Ora in giro non ne trovo come lui. Mi spiegava mille cose, tanto che alla fine le prime le dimenticavi!, però le spiegava tutte. Vedo molti pugili di buon livello che non sanno fare certe azioni\combinazioni che io sapevo fare già dopo un paio

d’anni di allenamento. Questo grazie a rubini che pur essendo pesante, mi ha reso quello che sono ora. Poi ho avuto qualche screzio con lui e ho cambiato palestra.».

A quali pugili del passato pensi di assomigliare?«non so a quale tipo di pugile posso assomigliare. Mi hanno detto che somiglio a leonard. non so. da piccolo non lo seguivo il pugilato, e sinceramente lo seguo poco anche adesso. l’unico pugile che ho seguito un po è stato Marvin “marvelous” Hagler, gran pugile che ha avuto una vita pugilistica difficile ma grazie alla sua tenacia e bravura ha fatto quel che ha fatto.».

Dove ti piacerebbe difendere il tuo titolo italiano?«Il mio sogno sarebbe quello di difenderlo in Piazza Maggiore, facendo un match spettacolare come l’ultimo con Signani (che visto il mio passato mi vengono spesso), ma sembra difficile organizzarlo lì. Sarebbe proprio una gran cosa farlo lì».

E una nuova sfida per l’europeo?«All’europeo ci pensiamo a tempo debito. Ora non sarei in grado di poterlo fare, ho ancora troppa ruggine da tirar via. Magari tra qualche match».

Hai dei rimpianti o occasioni perse nella tua carriera?«rimpianti.....Si, di non aver avuto delle persone che gestissero meglio la mia carriera. Son convinto che se avessi avuto qualcuno dietro che sapesse dirottarmi o farmi fare al momento giusto la cosa giusta, ora avrei una vita diversa. Anche in famiglia, sono il primo sportivo che la famiglia rotolo, da generazioni, abbia mai avuto, quindi mio padre oltre che seguirmi non ha fatto altro. Ma va bene così, almeno posso dire che è tutta farina del mio sacco.».

intervista

il socio cotabo • luglio 201236

Per informazioni e abbonamenti:

Fondazione Musica Insieme

tel 051 [email protected]

www.musicainsiemebologna.it

22/10 ORCHESTRA GIOVANILE ITALIANA JOHN AXELROD direttore Copland, Dvorák, Tower, Cajkovskij

29/10 EVGENY KISSIN pianoforte Haydn, Beethoven, Schubert, Liszt

12/11 EDOARDO ZOSI violino YOKO KIKUCHI pianoforte Strauss, Brahms, Ravel, De Sarasate

19/11 MANDELRING QUARTET KATARZYNA MICKA marimba Mendelssohn, Séjourné, Ravel, Rosauro

10/12 THE KING’S SINGERS Gesualdo, Britten, Poulenc, Mendelssohn

14/01 ALEXANDER ROMANOVSKY pianoforte Bach, Brahms, Skrjabin, Cajkovskij, Rachmaninov

28/01 QUARTETTO PROMETEO Dvorák, Scodanibbio, Schumann

11/02 ORCHESTRA DELLA TOSCANA STEFANO BOLLANI pianoforte MARCO ANGIUS direttore Ravel, Bollani, Poulenc

25/02 VADIM REPIN violino ITAMAR GOLAN pianoforte Bartók, Brahms, Prokof’ev, Ravel

04/03 BORODIN QUARTET Šostakovic, Beethoven

18/03 BEIJING STRING TRIO ARNALDO DE FELICE oboe Mozart, Sani, Yun, Beethoven, Britten

08/04 THE NASH ENSEMBLE OF LONDON Mozart, Brahms, Dvorák

22/04 I TURCHINI GIOVANNI SOLLIMA violoncello ANTONIO FLORIO direttore Leo, Fiorenza, De Majo, Sollima

06/05 EMANUEL AX pianoforte Beethoven, Chopin

13/05 ORCHESTRA DA CAMERA ITALIANA SALVATORE ACCARDO violino Saint-Saëns, Kreisler, Rossini, Britten

I CONCERTI 2012 | 2013Auditorium Manzoni, ore 20.30

♫Nuove prospettive, radicate certezzeVentisei anni e quasi mille concerti, ed ancora il cammino di Musica Insieme, seppur già ricco, riserva affascinanti sorprese, inattese suggestioni e aperture lungo scenari inesplorati. Un percorso che si nutre, oggi come ieri, dell’apporto dei maggiori interpreti (da Evgeny Kissin a Vadim Repin, da Emanuel Ax a Giovanni Sollima), dialoga con i capolavori del repertorio e con le nuove strade della contemporaneità, si allarga all’ensemble e all’orchestra da camera o si raccoglie nell’intimità del duo e del solo. Apriamo e chiudiamo con due orchestre: la prima, il 22 ottobre, è quell’Orchestra Giovanile Italiana che riunisce da trent’anni i migliori fra i nostri talenti, l’ultima, il 13 maggio, è l’Orchestra da Camera Italiana guidata con passione da Salvatore Accardo; una terza (quella della Toscana con Stefano Bollani al pianoforte, guidata da uno specialista del Novecento come Marco Angius) completa la parabola l’11 febbraio. Pianoforte, dunque Kissin e Ax (rispettivamente il 29 ottobre e il 6 maggio), e poi il “nostro” Alexander Romanovsky (il 14 gennaio) che accanto al Quartetto Prometeo (il 28 dello stesso mese) testimonia l’eccellenza del camerismo italiano. Quartetto, dunque il Borodin (il 4 marzo), entrato ormai nella storia, al quale si affianca - per la prima volta a Bologna - il tedesco Mandelring. In quest’ultimo caso (il Quartetto sarà di scena il 19 novembre) agli archi si affiancherà la marimba, il che annuncia altre prospettive inattese: l’universo vocale dei King’s Singers (il 10 dicembre), l’oro musicale di Napoli (e di Sicilia) firmato Sollima e I Turchini (il 22 di aprile), le geometrie variabili del Nash Ensemble di Londra o del Beijing String Trio con l’oboe di Arnaldo de Felice (rispettivamente il 18 marzo e l’8 aprile). L’attenzione per quei talenti che si affacciano ora alla ribalta internazionale si coniuga poi all’attenzione, altrettanto appassionata, con cui Musica Insieme promuove i talenti italiani, nel concerto di Edoardo Zosi e Yoko Kikuchi (al Manzoni il 12 novembre) eccellenti solisti ed insieme testimoni dell’eccellenza di quelle Accademie, dalla “Stauffer” alla “Chigiana” agli “Incontri col Maestro” di Imola, che tutto il mondo c’invidia.Sempre vivo il nostro impegno per la divulgazione e la promozione, si rinnova per la decima edizione Invito alla Musica

per gli abitanti della provincia di Bologna, e raggiunge il nono anno anche Musica per le Scuole, che porta a concerto gli studenti degli istituti medi superiori, mentre si riconfermano le conversazioni introduttive affidate ai nostri più validi musicologi, mirate a preparare l’ascolto con un’impronta accattivante, ma senza rinunciare all’approfondimento dei contenuti storico-musicali.La vendita degli abbonamenti alla nuova Stagione dei Concerti di MusicaInsieme riprenderà il 3 settembre 2012. Per richiedere informazioni o sottoscrivereun nuovo abbonamento, è possibile telefonare alla Segreteria (051-271932) dal lunedìal venerdì, con orario 9-13 e 15-18.

Per informazioni:Fondazione Musica Insieme – Tel. 051 271932

[email protected]

COTABO PER MUSICA INSIEME

Per tutte le serate di concerto, l’abbonato potrà usufruire del servizio Chiama Taxi COTABO. Rivolgendosi alla postazione COTABO all’ingresso del teatro, potrà richiedere un taxi all’addetto, ricevendo in pochi secondi uno scontrino con tempo d’attesa e sigla del taxi in arrivo. Potrà così attendere comodamente il proprio taxi senza alcun costo di chiamata. L’abbonato potrà inoltre ricevere, gratuitamente anziché al costo di 25 Euro, la Taxi Card COTABO, con la quale sarà possibile pagare tutti gli spostamenti con comoda fattura a fine mese.

COTABOwww.cotabo.it – Tel. 051-374300 (interno 140)

I Concerti di Musica Insieme 2012/2013 XXVI edizione

Auditorium Manzoni di Bologna

il socio cotabo • luglio 201238

raccontinotturni

granito rosadi francesco selis (fi01)

il socio cotabo • luglio 2012 39

era una notte buia e silenziosa.dopo una lunghissima attesa nel posteggio di piazza Maggiore, il Tassista dall’Udito Buono era diventato finalmente capofila, e dopo altri

dieci minuti aveva ricevuto una chiamata sul go-box: Strada Maggiore, Corte Isolani.dito su “4 minuti”, Tariffa ‘A’, freccia a destra, era partito, cercando di scuotersi di dosso il torpore.Che lo lasciò del tutto, improvvisamente, a metà di via rizzoli, quando sentì chiaramente una voce, profonda benché sussurrata e appena percettibile, chiamarlo per nome.«Sì, chi sei?» rispose stranito e un po’ incredulo, non vedendo nessuno intorno.«Sono il rappresentante dei lastroni di granito rosa, ti chiedo di ascoltarmi solo due minuti.»dopo un solo attimo di spaesamento, il tassista seguì il suo istinto: si fermò in doppia fila, spense il motore e rispose: «Sono qui, dimmi, ma in fretta che mi aspettano.»«Sì, amico, solo due minuti. Tu non lo sai, voi non lo sapete, ma noi vi conosciamo da sempre, tutti voi, fin da quando il vostro posteggio nettuno era davvero in piazza nettuno, e vi apprezziamo e vi vogliamo bene, perché da sempre voi ci rispettate. ecco, volevamo farti sapere che ci dispiace, che siamo tristi, avviliti, amareggiati e arrabbiati che ci abbiano conciati così, orrendamente sconnessi, a procurare pericolo ai ciclisti e danni e scomodità alle vostre veloci e fluide vetture.»«Anche noi siamo arrabbiati, lastrone, non parlarmene, è un’indecenza.»«Noi subiamo (lo sai, vero?) un quotidiano supplizio da parte dei ciclopici carrozzoni dell’ATC, che rovinano giorno dopo giorno la nostra antica e ordinata esistenza, e quella della Torre Asinelli. Sai che un giorno mi ha detto che, stanca di sprofondare di un centimetro all’anno per la cosiddetta subsidenza, e di vibrare ogni giorno per il passaggio di quei mostri, a volte ha voglia di farla finita, e di lasciarsi cadere...»«Oh mamma mia, che dio ce ne scampi!»«Quei mostri quotidiani, e poi, come se non bastasse, lo scorso febbraio quelle nevicate, e il ghiaccio e i sali tedeschi, più corrosivi dell’acido muriatico...»«eh, lastrone mio, come non darti ragione.»«Vedo che mi capisci, non ne dubitavo, e dunque posso confidarti una cosa che ti farà sicuramente piacere.»«dimmi» si incuriosì il tassista.«non ti sei chiesto come il Comune abbia potuto fare marcia indietro così rapidamente, su quell’odioso progetto di sloggiarvi dal vostro posteggio principale, in piazza Maggiore, che voi amate come la vostra casa, e che i cittadini sono abituati a osservare e frequentare come

una tradizione consolidata.»«evidentemente le nostre vivaci proteste sono servite.»«Sì, ma non sarebbero bastate a ottenere così rapidamente il risultato.devi sapere che, in passato, già si era parlato, fra noi, di boicottare certi scempi che gridavano vendetta, come la trasformazione dello storico Bar Centrale in un Mc donald’s, e poi la chiusura e l’abbandono come un rudere del cinema Arcobaleno, e poi la chiusura della libreria Cappelli, e ora anche quella di Zanichelli. Ma, benché tutti dotati di una volontà, come dire, granitica, poi in realtà non avevamo mai raggiunto l’unanimità per combattere contro quelle ferite, mentre invece la cosa è riuscita per la vostra causa, e senza che ce lo chiedeste.»«e come avete fatto?»«Semplice: non posso spiegarti con quale sortilegio, ma tutte le notti siamo apparsi in sogno al giovane Assessore alla Mobilità, e al Sindaco, e ognuno di noi dava il meglio di sé in evoluzioni circensi, che partivano dal vostro posteggio e finivano sempre dritte sulla loro testa.»«Ahi che male...»«Sembra che abbia funzionato alla perfezione, e credo che possiamo vantare un vostro debito di riconoscenza.»«Ah, se davvero è così non c’è dubbio!»«È davvero così!» e il tono si fa minaccioso.«Sì sì, lastrone, non scaldarti, ci credo» si affretta a rispondere il tassista, preoccupato evidentemente della qualità dei suoi sonni.«ecco, allora ti chiediamo un piacere per noi, che poi è anche per voi e per la città.»«dimmi.»«dovete diffondere un’idea, parlandone con i vostri passeggeri, o magari scrivendone sulla vostra bella rivista della Co.Ta.Bo.»«Cioè?»«Che è ora di mandare in pensione quei mostri, che vogliamo al loro posto delle navette, leggere, agili, silenziose, ecologiche, pratiche. e, soprattutto, ri-spet-to-se. Mi sono spiegato?»«Perfettamente.»«Allora me lo prometti?»«Certo, e con tutta la mia partecipazione!»«Bene, ci contavo.»«Ma ora lasciami, che non posso spiegare ai miei clienti che mi son fermato a chiacchierare con un parallelepipedo di granito rosato.»«Sì, capisco, vai, e buona fortuna.»«Buona fortuna a te e a tutti voi, miei cari!»

e il Tassista dall’Udito Buono ripartì veloce, sobbalzando sul suolo sconnesso.

racconti notturni

il socio cotabo • luglio 201240

Lo Spirito Santo ci rigeneri d’amore nelle nostre vacanze

Allaricerca

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Amici taxisti… la sentite nell’aria… questa brezza… que-sta energia che i primi calducci fanno lievitare in noi… questa voglia di vacanze che si fa strada nei nostri pensieri tra una corsa e l’altra…Ma il tempo libero è tempo di disimpegno, oppure è tem-po di qualcosa di grande e da vivere alla grande? Vacanza è tempo libero: libero sta per non obbligato da impegni e responsabilità ma non sta per tempo vuoto. Il tempo libero è il tempo che dedico a ciò che mi dà gioia. e cosa sta a cuore e dà gioia a noi cristiani? Una relazione d’amore con il Signore, con la famiglia, con le persone care, ma anche con il prossimo.

Ma partiamo dal Vangelo della Festa di Pentecoste di qualche giorno fa :Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non sie-te capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parle-rà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. (Gv 16,12-15)«egli ci guida alla ve-rità tutta intera». la verità nel linguaggio biblico di giovanni sta ad indicare la rivelazio-ne di dio all’uomo e questa si riassume nella rivelazione dell’amore. È lo Spirito Santo che ci conduce «alla ve-rità tutta intera», cioè a tutta la rivelazione

del Padre che raggiunge il suo sommo nella rivelazione dell’amore. È lo Spirito Santo che ci dà la comprensione della persona misteriosa del Cristo e ci dà il senso delle sue parole. È lo Spirito che ci dà la saggezza e la sapienza del Cristo e il suo modo di vedere; è lo Spirito che ci fa essere presenti nel mondo secondo dio. È questa presenza misteriosa, quest’unione a dio che opera in noi un’unione che non esclude l’uomo, ma lo coinvolge in un esperienza d’amore: ecco l’unione mistica. Quando l’unione mistica raggiunge la nostra coscienza, cambia tutto: quello che prima era impossibile, diventa possibile perché più ti inol-tri in quest’unione, più entri anche nella potenza stessa di Dio (Don Oreste Benzi).la vacanza per noi taxisti cristiani diventa così, con l’e-nergia vitale dello Spirito Santo, tempo per il Signore, per la famiglia, per le persone che incontreremo.Tante volte ci si lamenta perché in questa nostra vita fre-netica non si riesce più a fermarsi per pregare e dedicare

momenti al Signore. le vacanze possono essere l’occasione per rav-vivare l’amicizia con dio. di solito le nostre chiese proprio d’estate sono più vuote perché, terminati gli incontri, non si pensa più a gesù quasi fosse un compi-to scolastico. Proprio ora, in quanto più libe-ri dovremmo dare più spazio a dio perché riempia della sua pre-senza anche i momenti passati e li illumini.

gruppo preghiera

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Vacanza è tempo per le persone care: quante volte ci si intravede appena per un fugace pasto e sembra che la famiglia serva solo per rispondere ai problemi di so-pravvivenza. la vacanza può e deve essere tempo per la famiglia: regaliamoci del tempo con energie rinnovate e condividiamo momenti che fanno diventare l’altro impor-tante per me.Vacanza è tempo per l’amicizia: scuola, lavoro ci portano a non aver tempo di andare trovare persone che hanno condiviso una stagione di vita con noi e poi la storia ci ha portato lontane. la vacanza può essere occasione per ritrovarsi e rinnovare l’amicizia che non si è interrotta ma si è solo fermata.Vacanza è tempo per la mente: non solo il corpo ha biso-gno di attenzioni ma anche la nostra mente per non ridursi ad essere persone che si lasciano condizionare da chi ha qualche strumento culturale in più e ci può abbindolare per i suoi scopi. Il tempo libero può essere occasione della lettura di un buon libro.Vacanza è tempo di esperienze impegnate: sono a cono-scenza di sette otto taxisti che in questi anni hanno par-tecipato a periodi estivi a Sottocastello di Cadore come volontari con ragazzi diversamente abili, con o senza famiglia al seguito, in un ambiente molto bello dove anche i propri figli si sono divertiti un mondo tornan-do entusiasti del clima di fraternità e condivisione respirato… e’ solo una delle tante cose belle che molti di noi fanno nel silenzio (perché il bene fa sempre meno chiasso…). C’è anche qualche collega che ha preso in affido dei bimbi in dif-ficoltà nella propria famiglia per periodi più o meno lunghi… e sicuramente con l’ultimo terremoto le possi-bilità di fare del bene non mancano nemmeno vicino a noi… a pochi chilometri.non accontentiamoci delle proposte che promet-tono solo disimpegno ma cogliamo l’occasione di questo bel tempo estivo per fare il pieno di esperienze grandi che fanno bene e danno gioia a tutto noi stessi.

I taxisti del gruppo di Preghiera “San Paolo”

gruppo preghieragruppo preghiera

avviso imPortante:

Amici colleghi, il Gruppo di Preghiera S.Paolo, costituito tra i taxisti COTABO sensibili ai valori dello spirito, riprenderà a Settembre: ogni primo Martedì del mese ci incontreremo nella Sala riunioni Cotabo alle ore 14.40 con l’opportunità di momenti di riflessione e di preghiera: preghiamo insieme il Rosario, quindi segue una riflessione-confronto su temi religiosi.

L’invito è cordialmente esteso a tutti i colleghi taxisti! Questo nostro Gruppo, in piena comunione con la Chiesa in Bologna, è assistito dalle Suore Missionarie del Lavoro.

Per contatti e informazioni: Pietro Bianco (LUCCA 4) cell. 347.6964788

il socio cotabo • luglio 201242

lo scorso anno la partecipazione al ricordo della strage alla stazione di Bologna fu straordinaria: molte più persone che nel 2010, quando ricorreva il 30° anniversario del più tremendo atto terroristico tra quelli che, dalla nascita della repubblica ad oggi, hanno sconvolto l’Italia. Il 2 agosto 2011, tra gli altri, c’erano ottantacinque giovanissimi cittadini: vestiti di bianco, parteciparono al corteo che ogni anno attraversa il centro di Bologna e, una volta raggiunta piazza Medaglie d’Oro, piantarono nell’aiuola antistante l’ingresso della stazione le 85 gocce di carta (vedi foto), una per ogni vittima, che avevano tenuto in mano fino a quel momento. Poi, poco prima delle 10.25, due di loro iniziarono a leggere, dal palco delle autorità, una poesia scritta per l’occasione da roberto roversi: “Mai più”**. Infine, al termine del minuto di silenzio, 85 palloncini bianchi raggiunsero il cielo sopra Bologna. Tutto ciò fu organizzato da singoli cittadini, riuniti nel Comitato delle Memorie, in collaborazione con l’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna. Quelle gocce di memoria – ideate e realizzate dai ragazzi del laboratorio delle Meraviglie della scuola media di Marzabotto – erano apparse per la prima volta pochi mesi prima, il 25 aprile, a Monte Sole: fu Paolo Bolognesi, presidente dei familiari delle vittime, ad accettare la nostra proposta di portare ottantacinque gocce - e, soprattutto, altrettanti ragazzi - il 2 agosto davanti alla stazione. Perché una goccia? Perché l’acqua è simbolo di vita, e la memoria delle vittime serve a mantenerne vivo il ricordo affinché, per l’appunto, non accada “mai più”. Anche se purtroppo la follia stragista continua a colpire ancora oggi in tutta europa: si pensi alla strage di Oslo/Utoya il 22 luglio 2011.da questo simbolico “gemellaggio” tra memorie di azioni criminali e/o atti eversivi dell’ordine

monte soLe, PaLermo, boLogna: se La memoria deLLe stragi è una “goccia” in mano ai ragazzi

costituzionale è nato il progetto Piantiamolamemoria (www.piantiamolamemoria.org), che nell’estate 2012 avrà come protagonisti anche alcuni studenti della scuola media “Falcone” di Palermo. Il prossimo 19 luglio, in occasione del 20° anniversario della strage di via d’Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e i cinue agenti della scorta (Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo li Muli, Walter eddie Cosina e Claudio Traina), una decina di studenti della scuola media di Marzabotto saranno a Palermo per partecipare,

insieme ai loro coetanei, alla commemorazione. naturalmente portando con se il ricordo, insieme a queste, di tutte le altre vittime di mafia cadute nel corso degli anni: dai magistrati giovanni e Francesca Falcone ai tre membri della scorta morti a Capaci il 23 maggio 1992 (Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro): da Pio La Torre, ucciso il 30 aprile 1982, fino a Carlo Alberto dalla Chiesa, ammazzato insieme alla moglie il 3 settembre dello stesso anno.

Pochi giorni dopo saranno invece i ragazzi di Palermo a “salire” a Bologna, per

partecipare alla commemorazione della strage alla stazione. Questi

due eventi saranno il punto d’arrivo di un comune percorso formativo iniziato a marzo: dopo aver seguito lezioni specifiche sulla storia del terrorismo e delle mafie, i ragazzi coinvolti

parteciperanno a l a b o r a t o r i artistici in cui saranno proprio loro a ideare e progettare le due performance che realizzeranno durante le commemorazioni. Inoltre il 9 maggio Marco e Farhana, i due ragazzi che l’anno scorso lessero la poesia davanti alla stazione, saranno ospiti al Quirinale, insieme ai familiari, in

occasione del giorno della Memoria delle vittime di stragi e terrorismo.

Questo percorso vede coinvolte varie realtà associative: dalla rete Libera al Cedost (Centro di documentazione su stragismo e terrorismo), che si occupano della

solidarietà

il socio cotabo • luglio 201244

formazione storica, alle associazioni culturali PocArt e dry_art che, come nel 2011, anche quest’anno coordinano i laboratori artistici. Infine, l’associazione professionale Proteo Fare Sapere ci sta aiutando a coinvolgere, anche in prospettiva, il maggior numero di studenti ed insegnanti. negli anni a venire speriamo infatti di poter ampliare il numero dei giovani - non solo italiani – coinvolti in questi progetti.

l’edizione 2012 di Piantiamolamemoria non si sarebbe potuta realizzare senza il sostegno ed il contributo economico ed organizzativo delle cooperative bolognesi associate a legacoop. Tra queste un ringraziamento particolare va a Coop Adriatica e Cotabo: il 2 agosto, subito dopo la commemorazione, alcuni taxi porteranno i ragazzi di Marzabotto e Palermo, insieme ai familiari delle vittime, nella sede dei taxisti bolognesi in via Stalingrado al cui ingresso si trova la carcassa di uno dei taxi che furono investiti dall’esplosione della bomba.

Questo progetto nasce dalla convinzione che sia necessario innovare – che, si badi bene, non significa stravolgere - i linguaggi e le forme con cui le comunità ricordano gli anniversari più importanti e le ferite più dolorose. non semplici ricorrenze, ma appuntamenti che condizionano l’agenda di cittadini sempre più consapevoli, uniti nel ricordo, nella trasmissione della conoscenza e, il più delle volte, costretti a ribadire ogni anno una corale (oserei dire “popolare”) richiesta di verità e giustizia. Si tratta di incrociare produttivamente le residue energie nella scuola e nella cosiddetta società civile, mettendo i codici delle arti e gli strumenti della comunicazione al servizio della formazione e di una seria, effettiva educazione alla cittadinanza attiva. Siamo consapevoli del crescente analfabetismo storico della società italiana. Ma siamo anche fortemente convinte e convinti che, in tempi di revisionismo diffuso, divulgare conoscenza storica e contribuire a sviluppare memorie critiche, specie laddove (quasi sempre) le verità giudiziarie siano insufficienti o incomplete, siano elementi utili per invertire la tendenza all’oblio. Per impedire che, con il passare del tempo, la consapevolezza delle ferite più dolorose della nostra storia recente venga – come qualcuno, ahinoi, vorrebbe - “sradicata” dalle coscienze dei cittadini, di oggi e di domani. Siamo ottimisti. la pianta che, tutti insieme, dobbiamo continuare ad annaffiare ha radici forti. Chi è stato almeno una volta a Monte Sole lo sa bene: “Hanno memoria le querce, hanno memoria!”.

I treni partivanoi treni arrivavano

“al mare” dicevano i treni“alla montagna” dicevano i treni.

I treni ridevanocantavano

erano felici i treni.(Mai più! Mai più! Mai più!)

Il cielo era con nuvole azzurreall’improvviso

il cielo è diventato neroil cielo è diventato fuocoil treno non è più partito

il treno non è più arrivatoil treno si è fermato

(è in ginocchio per terra).(Mai più! Mai più! Mai più!)

A un tratto il cieloil cielo è diventato di fuoco

i bambini piangevanole mamme gridavano

stesi per terra in silenziouomini donne bambine

mentre il sangue cadeva dal cielo.(Mai più! Mai più! Mai più!)

Le nubi non erano più biancheerano rosse di sangueerano nere di fumo.

Poi il tempo è passatoi morti sono ancora con noi

con noi in partenza col trenoal mare in montagna.

(Mai più! Mai più! Mai più!)

Ascoltoascoltoascolto

Quello che vola lassù:ci porta in vacanza

al mare o in montagnafra le nuvole bianche

(Mai più! Mai più! Mai più!)

Ascoltate guardateguardate la grande nave

passarele onde

le onde calde del marenuotare

andiamo al mare.(Mai più! Mai più! Mai più!)

Ascoltateascoltateguardateil treno

che arriva a Bolognanoi nella stazione aspettareallegri per correre al mare.(Mai più! Mai più! Mai più!)

solidarietà

il socio cotabo • luglio 2012 45

“la strategia delle stragi, dal dopoguerra ad oggi, ha impedito all’Italia di divenire una democrazia compiuta.e’ nel cuore torbido delle istituzioni che vanno cercati i mandanti.”

2 agosto 19802 agosto 2012

solidarietà

il socio cotabo • luglio 201246

raccontobertagnin

una nonna hi techdi daniele bertagnin (mi14)

il socio cotabo • luglio 2012 47

ella avanza traballando nel posteggio dell’ospe-dale Maggiore e con ampi gesti chiede chi è il primo taxi della fila. Scendo allora dall’auto , tocca a me, e poiché procede con chiara dif-

ficoltà, la prendo sottobraccio aiutandola ad avvicinarsi allo sportello. nei giorni precedenti c’è stata un’abbon-dante nevicata e il fondo del posteggio è ghiacciato e scivoloso. e’ una signora avanti negli anni, ben vestita con tanto di pelliccia ed eleganti occhialini dorati che penzolano appesi al collo. e’ un tipico nostro utente : una persona anziana che va o viene da un presidio medico.Chiede di salire davanti e lo fa con lentezza e fatica: lo scorrere delle primavere ha reso difficoltosi i suoi movi-menti. dà con chiarezza la destinazione e si allaccia la cintura con le sue lente movenze da bradipo senza che io debba ricordarglielo. l’ età deve essere cospiqua anche se si dimostra estremamente lucida e reattiva.

“Sa di solito prendo il 27 e poi cambio l’autobus in cen-tro per venire qua, ma con questa neve ho così paura di cadere…” dice la signora. Come molti anziani sente il bisogno di giustificarsi perché prende il taxi.non ho mai capito bene il motivo però parecchi lo fanno . Forse perché molti di loro hanno magre pensioni con cui sbarcare il lunario, per cui anche il costo di una corsa può incidere in un ristretto bilancio domestico, ma que-sto atteggiamento l’ho notato anche in chi può apparen-temente permetterselo. le generazioni precedenti alla nostra, nella maggioranza, sono cresciute in ristrettezze che noi non abbiamo conosciuto e utilizzare un mezzo di trasporto considerato costoso come il taxi ha per loro un sapore quasi immorale !“ e poi sa.. i prossimi sono 90 !” continua la signora” bisogna che mi accontenti”. Mi complimento vivamente con lei . dimostra almeno 15 anni di meno anche se ancora non so quali incredibili sorprese la vecchietta mi riserverà !

Mentre andiamo si affrontano i tipici argomenti dei pas-seggeri nella terza età: la salute, i figli ,i nipoti, i bei tempi andati e compagnia cantante su cui fa sfoggio di notevole lucidità ed intelligenza. gli anziani hanno spes-so voglia di parlare, probabilmente per la solitudine in cui purtroppo frequentemente vivono. la nonnina parla con rapidità, sempre a segno e con un linguaggio moder-no nei termini e nei tempi . Se non fosse per la lentezza nei gesti mi sembrerebbe di parlare con una coetanea !

“Prima ci possiamo fermare al mercatino e lei mi aspet-ta ? Ho promesso alle mie nipoti di fare la marmellata di arance che loro non sono capaci…allora bisogna ne prenda qualche kilo dal fruttivendolo….poi con questo ghiaccio mi può accompagnare fin dentro il cortile di casa?... Aspetti che chiamo la Brunella così viene ad aiutarmi quando arriviamo” COOMe?? la nonnina chiama una signora ad aiutarla? Ma, ha il telefonino ? A 90 anni ? Però ! rimescola infatti nella borsa da cui immagino compa-ia uno di quei cellulari per anziani con tasti cubitali e caratteri formato 36 Bold.. Macchè !! la signora se ne esce con un fiammeggiante iPhone con tanto di vezzosa custodia antiurto bianca !Hai capito la nonnina ! non solo è telefonino munita ma ha anche il modello più glamour del momento !Si inforca gli aurei occhiali e sfilati i guanti, comincia a manovrare con la delicata interfaccia tattile dell’ appa-recchio: “Allora …Beatrice…Biagio …Bianchini…uffa dov’è….ah ecco ..Brunella..” Chiama allora la sua conoscente e si accorda per l’aiu-to di cui necessita. Successivamente parlano di un’ al-tra persona da contattare e la nonna dice senza tema di smentita : “ Si…va beh…non ti preoccupare…l’avverto io …appena arrivo a casa le mando un messaggino”. Fischi ! Pure con gli SMS la signora smanetta !Mentre mette via il telefono emerge dalla borsa un sac-chettino di cellophane con del materiale elettrico che si appresta a meglio sistemare. “ecco qui ho la spina che ho comprato…. così nel pome-riggio sostituisco quella rotta dell’’ abat jour…” ArriCO-OMe?? Cambia la spina elettrica ? da sola ? Ma dai !

Alla mia semisbalordita domanda conferma :“eh si ..l’ho sempre fatto anche quando c’era mio ma-rito…così mi passo il tempo…. solo che ormai faccio così una fatica… !..” Per un attimo me la immagino mentre armeggia con i suoi gesti letargici fra cacciaviti e fili elettrici.

Proseguiamo senza ulteriori sorprese tecnologiche e fac-ciamo dialogo su argomenti più consoni alla sua vene-randa età: il nipote. “eh..si laurea in ingegneria fra un mese e allora volevo fargli un bel regalo….un soggiorno a londra di qualche giorno…lui ha passione per l’Inghilterra…..”” Ho visto infatti un pacchetto su internet che non costa molto..” PreegO?? Ho capito bene ? la nonnina

racconto bertagnin

il socio cotabo • luglio 201248

consulta pagine internet ? non ci credo ! ”Ma lo fa dall’ Iphone?” chiedo io. “no,..dal compu-ter… è’ stato mio nipote…che ne è appassionato e siccome aveva comprato un modello nuovo… a me ha dato il vecchio …… poi mi ha anche insegnato ad adoprarlo….solo diceva che ero una zuccona !!.....Ave-va sempre una furia….Però a me piace cosi tanto.. mi passo così il tempo...” Sospetto per un attimo che la nonnina millanti un po’ certe conoscenze, ma la sento citare motori di ricerca ed altri particolari che mi confermano traffichi sul web. Il suo parlare sciolto e informato, la reattività e la prontez-za nel dialogo, così in contrasto con la lentezza del suo corpo, mi fanno ritenere che la cosa sia possibile. lo sbalordimento è tale che mi si tappa la bocca. decido di non sorprendermi più di nulla . dalla nonna hi-tech puoi aspettarti di tutto . Anche che si connetta con la nASA dal sedile di un taxi!

La vecchiaia è indubbiamente un fatto fisico ed ana-grafico ma, come dicono molti geriatri, è fortemente influenzata dalla vitalità intellettuale che uno riesce a conservare. Seduta al mio fianco c’è una prova vivente di ciò. Supportata evidentemente da un cervello anco-ra in buona salute, la nonnina non pone limiti a quella curiosità e quello spirito di ricerca connessi alla condizione umana e che fu fra le cause, ci dicono gli studiosi, della nostra evoluzione.

Arriviamo al mercato e recuperiamo le arance, lei risale lentamente e con voce contrita dice “eh mi deve scusare…sono rimasta senza sol-di..credevo di averne presi di più e invece li ho finiti dal fruttivendo-lo…che stupida …beh me li faccio dare dalla Brunella quando arrivia-mo, se no la pago con la carta di credito..” dice sventolandomi sotto al naso una fiammeggiante

VISA. VISTO ?! Altro che gli spiccioli tirati fuori uno ad uno da quei sdruciti borsellini anni 60 dei suoi coetanei! Sveglia signori ! la nonna paga con moneta elettronica!

Arriviamo infine all’abitazione della terribile vegliarda. Apre il cancello automatico del cortile con un teleco-mando a combinazione, di cui ricorda il codice senza colpo ferire, ed entro fermandomi davanti al portone. Compare la mitica Brunella che fortunatamente non è un robot androide comandato dalla nonna via iPhone, ma una donna in carne e ossa. Mi paga in contanti la corsa ed io le consegno le pesanti borse con gli agrumi. l’arzilla nonnina scende con la consueta lentezza, rin-grazia e se ne va con la sua accompagnatrice.

Mentre manovro per uscire vedo che sul tetto del con-dominio svetta una enorme antenna da radioamatore. Sicuramente mi sbaglierò ma mi piace pensare che la vecchietta la sera, calzate le cuffie e accesa la radio , impugni il microfono e lanci nell’etere il suo vibrante richiamo: “Qui nOnnA HI-TeCH in ascolto …rispon-dete. Passo” .

Magari così, solo per passarsi il tempo.

racconto bertagnin

il socio cotabo • luglio 201250

Una sera venne in autoun signore poco cautoe mi disse implorantedi partire saettante

perché aveva una gran frettaper qualcuno che l’aspetta.Misi in moto molto lesto

perché fare un po’ più presto,ma il semaforo bizzarro

schifoso come un catarroci teneva lì fermati

come se fotografati.Lui mi disse dove andaree mentre stavo aspettare

di aver libera via“ne pensai ad una mia”.Al verde partii a razzo

e mi fermai come un pazzosubito dall’altra partee con la più bella arte

dissi all’uomo stupefattoch’ero corso come un ratto.

“Visto come son veloce?”Dissi con soave voce.“Siamo arrivati lesti,

ora scendere si appresti.Ecco qui siamo arrivatie per nulla affaticati.

Questo è l’Hotel che ha dettoe fuor dall’auto la metto!”

Il signore in questionecapì la destinazione

ch’era proprio il Sofitel.Et capè al mi ragazel?Scaricai anche i bagagli

mentre lui volle i ragguaglidel costo del “lungo viaggio”

e io dissi l’appannaggioch’era di uno zero in tutto

che non era un prezzo brutto.Ma ridendo assai sguaiato

quel signore raffinatomi mise nella saccoccia

una cifra che non scoccia:dieci euro per la gita

che iniziata era finita...

L’ITALIA, BAGNATA DA TREMARI, ASCIUGATA DA TREMONTI,

HA PRESO UN ALTRO MONTI:LO SCERIFFO SUPER MARIO”!

Giorgio Primo, Maestà,che comunista era già,un bel giorno per la viaun amico (già da pria)vide e allora lo fermò

e gli disse: “Senti un po’,io ti faccio senatoree poi dopo sto favore

voglio che Primo Ministro,anche se non sei “sinistro”,

tu diventi immantinenteper fregare un po’ di gente.”

Questo, Re Napolitano,molto simile a un Sovrano,ha fatto una cosa stranache nemmeno là in Avana

dove c’è la dittatura,proprio quella ch’è più dura,

si poteva immaginareche potessero tentare.Quel signore era Monti,

che a differenza dei tonti,

LUI AVEVA UNA GRAN FRETTA COS’ALTRO?

Poesie deL LanfrY

il socio cotabo • luglio 2012 51

I soldi sa ben gestireper potere ben servire

la “culona”, ch’è tedesca,che coi francesi fa tresca.Dei banchieri al Ministero?Non sembrava neppure vero,

ma la storia è proprio questae non c’è da fare festa.“Prendere” a povera gente

ci vuol proprio un “non capente”,e poi dar soldi alle Banchenon mi sembra che neanche

il peggior dei delinquentifaccia cose sì eloquenti.In Banca chiedi qualcosa

ma “questa”, sempre altezzosa,col dito dice giammai

e se tu hai anche dei guailasci perder tutto quantoe con un po’ di rimpianto

pensi a quando al tempo andatotu hai tanto lavorato.

Per parlare dei tassisti,che son tutti pessimisti,cominciò il “buon” Bersaniche con dei pensieri arcanicome notai e farmacisti,questi poveracci autisti,

li fece paragonarein maniera molto ilareai professionisti dettiche son privi dei difettiche è di costare poco,

trasferendo gente in loco,dove lor vogliono andare

per un prezzo da “cagare”.Col tassista chiedi scontoe al notaio dai l’acconto?

Licenza di farmaciacosa credete che sia:sono euro a milionie voi fate paragoni?

Se “uno” si compra un lavorocon un minimo decoro,

con il mutuo trentennale(se non va all’ospedale)lavora per dodici ore

sempre attento e con terroreche qualcuno deficiente

PRESIDENTE?

non gli causi un incidente.Monti venne a casa mia

e disse: “Che vuoi che sia?Vien con te un’altra famiglia

e poi dopo gozzovigliale spese le paghi tu

perchè sei come Gesù.Tu della beneficienzanon ne devi fare senza

e le spese tutte quantepaghi sempre ed in contante.”Con sta storia assai paurosa

hanno avuto unica cosache l’autista già impaurito

col cliente indispettitonon guidava molto benecol cervello pien di pene:tanti mesi in condizionedi guidar con soggezione.

... poi tutti dentro in vetturagioivan di sta iattura

che il Governo incoerenteha trattato il conducente.Coi clienti che scherzosi

facevan gli spiritosiio che sono esuberante

in maniera ineleganterispondevo a quella gente,che non sono deficiente,

se loro andavano solidirettamente al “Rizzoli”oppure se all’Obitorio,

e puranche in Purgatorio,io non ci mettevo molto

a portarci qualche stolto.Il tassista è in condizione

di non avere un padronee nemmeno un dipendentee lo chiami deficiente?

Lo Sceriffo a Nottingamcon gli autisti, anche del tram,

per dispetto a Robin Hoodsu al Nord ed anche al Sud,

ha rubato ai poverettisol per fare dei dispetti,e il bottino di palanche

le ha donate a ricchi e a Banche...Siam tornati al Medio Evo?A sta cosa mai credevo!

il socio cotabo • luglio 201252

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