- NUMERO un sospiro di sollievo - Ippodromo di San Rossore · 2016. 3. 7. · confermata la nostra...

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MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA IPPICA ‘Roba de gatti mézzi, dicevano i nostri padri. La peggior cosa che possa capitare a un gatto è essere sorpreso da un diluvio in un vicolo di notte o una piena del fiume in città’. Questa l’autopresentazione dei ‘Gatti mézzi’, gruppo musicale pisano DOC nato nel 2005 e che in breve è riuscito a farsi conoscere anche oltre i confini della provincia. Il loro terzo lavoro, Struscioni’, è un disco che comprende canzoni da balera, da ballare corpo a corpo, annusandosi, come adesso non si usa più fare, ma è anche metafora di una vita e di un mondo che sembrano appartenere a un passato ormai remoto, un ritmo che rischia di esser dimenticato. La presentazione del disco si svolgerà al Teatro Verdi di Pisa il 13 febbraio alle 21.00 P er la dodicesima volta a San Rossore si rinnova la tradizione della benedizione dei cavalli per Sant’Antonio abate. Il Santo si festeggia il 17 gennaio, ma a San Rossore la benedizione ci sarà domenica 25. Il programma prevede il ritrovo dei partecipanti a “La Sterpaia” alle 9.30 e la “Cavalcata di Sant’Antonio” si snoderà all’interno della Tenuta del Parco fino alle 13.00, quando sarà impartita la benedizione ai cavalli e a tutti gli animali presenti. I cavalli che partecipano alla cavalcata devono es- sere in regola con le norme sanitarie vigenti (Coggins test). Per le adesioni contattare Valeria Gambogi (338 3662431 – 330778623). Chi non ha cavallo può partecipare prenotando un posto in carrozza (Antonio Di Sacco 335 7113793) al costo di 8 Euro. Il ristorante ‘Poldino’ propone un menù a 20 Euro (per prenotazioni chiamare allo 050 9911212). E ravamo in trepidante attesa per sapere quale sarebbe stato il destino della nostra stagione di corse, visto il giusto orientamento dell’UNIRE nel voler diminuire le giornate di corse. La bozza di calendario annuale (che non dovrebbe poi discostarsi molto dalla situazione definitiva), parla di una riduzione di 59 giornate per il settore galoppo. In tale contesto le due giornate in meno che San Rossore ha visto assegnate (una in meno a maggio e una in meno in autunno) rispetto all’anno passato, non hanno di fatto intaccato lo scheletro delle nostre riunioni, permettendoci di guardare avanti con rinata fiducia, soprattutto perché il montepremi (ma per questo siamo ancora in attesa di una conferma ufficiale e scritta dall’Ente) dovrebbe tornare sui livelli del 2007. Con tali premesse, e considerato il fatto che nel mese di gennaio i no- stri programmatori sono stati molto, ma molto cauti nello spendere, le settimane clou della riu- nione primaverile go- dranno di dotazioni più che discrete. Dal punto di vista della qualità del- le nostre corse, sono state confermate tutte le listed race dell’anno passato e già dal 15 febbraio avre- mo la prima, il premio Enrico Camici (4 anni e oltre sui 1.200 metri) che eleggerà l’erede di Alle- luja Angel. Di spalla il premio Galileo Galilei, handicap principale sui 2.200 metri. L’8 marzo, giorno del Rook e del- l’Andreina, è la volta del Federico Regoli (4 anni e oltre sui 1.500 metri): il campione in carica è il beniamino locale Dock Chicks. Le ultime domeniche di marzo saranno come al solito le più importan- ti. Il 22 marzo è dedicato ai gran premi in ostacoli: Corsa in Siepi di Pisa, Prova d’Assaggio e Siepi dei 4 anni che lo scorso anno vide tagliare il palo come vincitore Shar- star , poi dominatore del Gran Premio di Merano in settembre. La novità, quest’anno, è data dalla presenza di Pardubice, importante ippodromo della Repubblica Ceca, come sponsor del cross country. Questa visita si svolge nell’ambito di una collaborazione reci- proca tra i due impianti e Pardubice intitolerà una corsa a San Rossore nella giornata dedicata all’Italia in programma a maggio. Domenica 29 marzo è il nostro big-day e il Pre- mio Pisa festeggia la sua edizione numero 119. E’ confermata la nostra ade- sione al Défi du Galop che parte proprio da Pisa con il premio Regione Toscana (listed race sui 2.000 metri) e che, grazie anche a questa formu- la, ha ottenuto nel 2008 un rating (punteggio in- ternazionale) di 104,5; valutazione che lo porta molto vicino al livello di una corsa di gruppo 3: se il trend dovesse pro- seguire in tal senso, non sarebbe da escludere un suo upgrade nei prossimi anni. La giornata è arric- chita anche dal premio San Rossore (handicap pricipale). www.sanrossore.it GENNAIO 2009 un sospiro di sollievo ConFerMATo dAll'unire il proGrAMMA di Corse AnCHe per il 2009 ANNO 3 - NUMERO 1 D opo gli scioperi e le manifestazioni in piazza, dopo certe trasmissioni tv che hanno gettato palate di fango (troppe, francamente) sul settore, ecco un lavoro cinematografico che rinfranca. Ci riferiamo al documentario ‘Sognando il Derby’ realizzato dalla regista Francesca Paita in una scuderia medio- piccola (20 cavalli) di Barbaricina. La Paita esalta, con sensibilità e grande accuratezza nella scelta delle immagini, il lavoro duro di ogni giorno, i personaggi (dal proprietario al trainer, dal fantino all’artiere) della scuderia. Il documentario racconta anche le speranze e spesso le delusioni, il sacrificio di ogni giorno e l’attesa di un momento di gloria, il Derby appunto. Il che ricorda molto da vicino l’interminabile (e vana) attesa del tenente Drogo ne ‘Il Deserto dei Tartari’, ma è questa una delle molle che consente a molti di fare sacrifici che altrimenti non troverebbero spiegazione. Il documentario è prodotto da ‘Neoki Film’, le musiche (molto bene intonate) sono di Francesco Celati. EQ il campione Sharstar mentre si reca alla partenza della Corsa in Siepi dei 4 anni GeneTiCA e ippiCA pride La genetica è una scienza molto attuale, che ri- sponde a leggi ben precise. Così, se da un giova- ne ragazzo romagnolo ti aspetti (in campo ippico) una passione naturale per il trotto e invece trovi un amore innato per il galoppo, sai che ti trovi di fron- te a una mutazione genetica. Ed è proprio da lui, Gianmaria Farina di Cesenatico, che nasce l’idea della seconda pagina, in quanto ci ha spedito un breve articolo su un famoso detto e su come lui lo ha interpretato. Ci siamo allora detti: perché non confrontarci su questa frase famosa che, nel corso del tempo, ha visto stravolto il suo significato origi- nale? Abbiamo così coinvolto Pio Bruni, presidente della S.I.R.E. ed eminenza in campo ippico per la sua lunga e multiforme militanza nel nostro settore, e Marco Vizzardelli, collega giornalista del Trotto & Turf. Insomma, ancora una volta ci siamo dati, con orgoglio, all’ippica.

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  • MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA IPPICA

    ‘Roba de gatti mézzi, dicevano i nostri padri. La peggior cosa che possa capitare a un gatto è essere sorpreso da un diluvio in un vicolo di notte o una piena del fiume in città’. Questa l’autopresentazione dei ‘Gatti mézzi’, gruppo musicale pisano DOC nato nel 2005 e che in breve è riuscito a farsi conoscere anche oltre i confini della provincia. Il loro terzo lavoro, ‘Struscioni’, è un disco che comprende canzoni da balera, da ballare corpo a corpo, annusandosi, come adesso non si usa più fare, ma è anche metafora di una vita e di un mondo che sembrano appartenere a un passato ormai remoto, un ritmo che rischia di esser dimenticato. La presentazione del disco si svolgerà al Teatro Verdi di Pisa il 13 febbraio alle 21.00

    Per la dodicesima volta a San Rossore si rinnova la tradizione della benedizione dei cavalli per Sant’Antonio abate. Il Santo si festeggia il 17 gennaio, ma a San Rossore la benedizione ci sarà domenica 25. Il programma prevede il ritrovo dei partecipanti a “La Sterpaia” alle 9.30 e

    la “Cavalcata di Sant’Antonio” si snoderà all’interno della Tenuta del Parco fino alle 13.00, quando sarà impartita la benedizione ai cavalli e a tutti gli animali presenti.

    I cavalli che partecipano alla cavalcata devono es-sere in regola con le norme sanitarie vigenti (Coggins test).

    Per le adesioni contattare Valeria Gambogi (338 3662431 – 330778623).

    Chi non ha cavallo può partecipare prenotando un posto in carrozza (Antonio Di Sacco 335 7113793) al costo di 8 Euro.

    Il ristorante ‘Poldino’ propone un menù a 20 Euro (per prenotazioni chiamare allo 050 9911212).

    Eravamo in trepidante attesa per sapere quale sarebbe stato il destino della nostra stagione di corse, visto il giusto orientamento dell’UNIRE nel voler diminuire le giornate di corse. La bozza di calendario annuale (che non dovrebbe poi discostarsi molto dalla situazione definitiva), parla di una riduzione di 59 giornate per il settore galoppo. In tale contesto le due giornate in meno che San Rossore ha visto assegnate (una in meno a maggio e una in meno in autunno) rispetto all’anno passato, non hanno di fatto intaccato lo scheletro delle nostre riunioni, permettendoci di guardare avanti con rinata fiducia, soprattutto perché il montepremi (ma per questo siamo ancora in attesa di una conferma ufficiale e scritta dall’Ente) dovrebbe tornare sui livelli del 2007.

    Con tali premesse, e considerato il fatto che nel mese di gennaio i no-stri programmatori sono stati molto, ma molto cauti nello spendere, le settimane clou della riu-nione primaverile go-

    dranno di dotazioni più che discrete. Dal punto di vista della qualità del-le nostre corse, sono state confermate tutte le listed race dell’anno passato e già dal 15 febbraio avre-mo la prima, il premio Enrico Camici (4 anni e oltre sui 1.200 metri) che eleggerà l’erede di Alle-luja Angel. Di spalla il premio Galileo Galilei, handicap principale sui 2.200 metri. L’8 marzo, giorno del Rook e del-

    l’Andreina, è la volta del Federico Regoli (4 anni e oltre sui 1.500 metri): il campione in carica è il beniamino locale Dock Chicks.

    Le ultime domeniche di marzo saranno come al solito le più importan-ti. Il 22 marzo è dedicato ai gran premi in ostacoli: Corsa in Siepi di Pisa, Prova d’Assaggio e Siepi dei 4 anni che lo scorso anno vide tagliare il palo

    come vincitore Shar-star , poi dominatore del Gran Premio di Merano in settembre. La novità, quest’anno, è data dalla presenza di Pardubice, importante ippodromo della Repubblica Ceca, come sponsor del cross country. Questa visita si svolge nell’ambito di una collaborazione reci-proca tra i due impianti e Pardubice intitolerà una corsa a San Rossore nella giornata dedicata all’Italia in programma a maggio.

    Domenica 29 marzo è il nostro big-day e il Pre-mio Pisa festeggia la sua edizione numero 119. E’ confermata la nostra ade-sione al Défi du Galop che parte proprio da Pisa con il premio Regione Toscana (listed race sui 2.000 metri) e che, grazie anche a questa formu-la, ha ottenuto nel 2008 un rating (punteggio in-ternazionale) di 104,5; valutazione che lo porta molto vicino al livello di una corsa di gruppo 3: se il trend dovesse pro-seguire in tal senso, non sarebbe da escludere un suo upgrade nei prossimi anni. La giornata è arric-chita anche dal premio San Rossore (handicap pricipale).

    www.sanrossore.it GENNAIO 2009

    un sospiro di sollievo ConFerMATo dAll'unire il proGrAMMA di Corse AnCHe per il 2009

    ANNO 3 - NUMERO 1

    Dopo gli scioperi e le manifestazioni in piazza, dopo certe trasmissioni tv che hanno gettato palate di fango (troppe, francamente) sul settore, ecco un lavoro cinematografico che rinfranca. Ci riferiamo al documentario ‘Sognando il Derby’ realizzato dalla regista Francesca Paita in una scuderia medio-piccola (20 cavalli) di Barbaricina. La Paita esalta, con sensibilità e grande accuratezza nella scelta delle immagini, il lavoro duro di ogni giorno, i personaggi (dal proprietario al trainer, dal

    fantino all’artiere) della scuderia. Il documentario racconta anche le speranze e spesso le delusioni, il sacrificio di ogni giorno e l’attesa di un momento di gloria, il Derby appunto. Il che ricorda molto da vicino l’interminabile (e vana) attesa del tenente Drogo ne ‘Il Deserto dei Tartari’, ma è questa una delle molle che consente a molti di fare sacrifici che altrimenti non troverebbero spiegazione. Il documentario è prodotto da ‘Neoki Film’, le musiche (molto bene intonate) sono di Francesco Celati.

    EQ

    il campione Sharstar mentre si reca alla partenza della Corsa in Siepi dei 4 anni

    GeneTiCA e ippiCA prideLa genetica è una scienza molto attuale, che ri-

    sponde a leggi ben precise. Così, se da un giova-ne ragazzo romagnolo ti aspetti (in campo ippico) una passione naturale per il trotto e invece trovi un amore innato per il galoppo, sai che ti trovi di fron-te a una mutazione genetica. Ed è proprio da lui, Gianmaria Farina di Cesenatico, che nasce l’idea della seconda pagina, in quanto ci ha spedito un breve articolo su un famoso detto e su come lui lo ha interpretato. Ci siamo allora detti: perché non confrontarci su questa frase famosa che, nel corso del tempo, ha visto stravolto il suo significato origi-nale? Abbiamo così coinvolto Pio Bruni, presidente della S.I.R.E. ed eminenza in campo ippico per la sua lunga e multiforme militanza nel nostro settore, e Marco Vizzardelli, collega giornalista del Trotto & Turf. Insomma, ancora una volta ci siamo dati, con orgoglio, all’ippica.

  • ANNO 3 - NUMERO 1 - PAG.� - IL PAESE DEI CAVALLI - GENNAIO �009

    sToriA di un Modo di dire in oriGine il MoTTo inviTAvA All'ATTiviTA' FisiCA, Adesso viene usATo in Modo neGATivo

    MA dATTi All'ippiCA!

    La notizia deL mese

    Quante volte avrete sentito proferire questa esclamazione, detta forse per ironia, forse con un sottofondo offensivo o semplicemente per il gusto di ripetere un detto comune. Esclamazione che tradotta sarebbe come dire “sei un incapace”, forse in modo poco irruento, ma la traduzione nuda e cruda è questa. Tuttavia, al di là dell’aspetto meramente folkloristico, essa riporta alla mente la magia di un mondo fatto di passione, amore, dedizione, che la gente troppo spesso ignora e non capisce. L’ippica, che nell’immaginario collettivo è spesso associata a uno scenario negativo fatto di corse truccate e cavalli dopati, in realtà, se capita nella sua reale essenza, è un mondo fantastico: un mondo che contiene tante emozioni che portano all’amore verso questi stupendi atleti, i cavalli. Tra questi nascono ogni tanto campioni

    con la C maiuscola ma al di là di queste eccezioni, ogni cavallo in sé può regalare grandi soddisfazioni, non solo dal punto di vista agonistico, ma anche dal punto di vista umano: infatti molti purosangue, al termine della carriera agonistica, possono essere impiegati nell’ippoterapia, così utile anche per un reinserimento sociale. L’ippica è anche questo e tanti, tantissimi altri aspetti, che soltanto provando ad appassionarsi veramente si possono percepire e vivere. Ecco perché, al giorno d’oggi, servirebbe tanto che il grande pubblico si riavvicinasse a questo sport, lo rivalutasse, andando oltre ai luoghi comuni per poter apprezzare il valore di questo sport che non merita affatto di essere relegato nelle ultime pagine dei giornali come, ormai, accade da qualche tempo a questa parte.

    un'oriGine sAluTAre

    Qual è il significato del detto “Datti all’ippica”? Chi lo sa alzi la mano! Più che di un detto si tratta di uno slogan, la cui paternità va individuata in un gerarca fascista, Achille Starace (conosciuto come ‘l’uomo che respirava per volere del Duce’), che era un fautore dell’attività fisica e a cui piaceva anche andare a cavallo. Per non rinunciare alla sua cavalcata quotidiana, nel 1931 giunse con abbondante ritardo a un convegno di medicina e i convenuti erano molto seccati per l’attesa. Ma Starace, anziché scusarsi, li esortò a essere meno intellettuali con la famosa frase: “Fate ginnastica e non medicina. Abbandonate i libri e datevi all’ippica”. Il senso di questo slogan, pur opinabile, era ovvio ma con il tempo è rimasta d’uso comune solo la parte finale della frase, che ha assunto i connotati di un giudizio negativo verso una persona, ritenuta incapace di svolgere un qualsiasi compito.

    Che non mi capiti mai tra le mani. Se uno di questi giorni lo trovo sulla mia strada, dovrete togliermelo da sotto. Chi? Ma come chi? Quell’essere spregevole che ha inventato quello stupido detto: “Datti all’ippica”. Si, lo voglio strapazzare ben bene questo disinformato straparlatore. Ma come si può tirar fuori una frase così banale e pure così offensiva nei confronti dell’ippica. Come dire: non sei proprio buono a nulla? Non sai che cosa fare della tua vita? Non hai imparato ancora a metterti le dita nel naso? Allora non puoi far altro che darti all’ippica, tanto lì….. ma come tanto lì!! Ma siamo matti? L’ippica è un mondo di professionisti più o meno capaci, per carità, ma che devono fare sempre i conti con un disco rosso, quello posto sul palo del traguardo e che determina quelli che sono i bravi (e vincenti), da quelli meno bravi (e perdenti), il tutto tradotto con un solo termine: la selezione.

    Aaargh! Se lo trovo, colui che coniato questa fra-se, cosa gli faccio! Ma intendetemi bene, non ce l’ho con lui per quello che ha detto e per quanto popola-re è diventato questo slogan ma perché, alla fine, in tanti l’hanno preso sul serio! Ecco perché, negli ulti-mi anni, quando il mondo politico non sapeva dove piazzare una sua pedina che rimaneva senza una pol-trona sotto il sedere, ha pensato: “Ma si, che si dia all’ippica anche questo!”

    Ma ora basta, pur con il pieno rispetto per quello che hanno svolto nella loro vita professionale, non vogliamo più gente che si dia all’ippica giusto per occupare un posto. Così da oggi, per favore, alme-no noi ippici iniziamo a mettere in giro la voce che quando uno è all’ultima spiaggia, l'invito da rivolger-gli è: “Datti al cricket!”

    Darsi all’ippica ha assunto nel tempo un significato così deteriore che molte personalità della cultura, appassionate legittimamente di cavalli, lo temono o lo hanno temuto come il fumo negli occhi. Il caso forse più clamoroso è quello del grande registra cinematografico e teatrale Luchino Visconti il quale, in anni giovanili, era stato un egregio allenatore e un buon proprietario tanto da vincere con Sanzio anche un gran premio a Ostenda. Poi, la vita parigina e l’amicizia con Coco Chanel e soprattutto con il grande regista Renoir, lo distrassero gradatamente dal mondo delle corse e si gettò anima e corpo sul cinema. Visconti aveva avuto grandissima passione e altrettanta competenza. Ma perché, ci si è spesso chiesti, non ha mai raccontato nei suoi film un ambiente che conosceva così bene e che pure presenta numerosi lati di poesia o di avventura? Dopo la regia del ‘Gattopardo’, nel momento del suo maggior splendore, a chi gli pose queste stesse domande Visconti, papale papale, rispose: “Certo, avrei potuto fare un film ambientato nel mondo dei cavalli che conosco benissimo e sarebbe stato forse un bel film. Ma mi ha frenato l’idea che in seguito qualcuno avrebbe potuto dire con sarcasmo che mi ero ‘dato all’ippica’. Trovo questa espressione odiosa, che ho sempre detestato anche perché nata durante il fascismo. E come tutti sanno io non ho mai sopportato il fascismo”. La dichiarazione per certi versi impietosa di Luchino Visconti, con tutto il rispetto per il grande personaggio di cultura, non gli fa completamente onore. E per capirlo rimando il lettore alle cose di grande suggestione che ha scritto in questa stessa pagina Marco Vizzardelli con le quali concordo pienamente.

    Confesso: per anni, l’uso presupponente del suggerimento “datti all’ippica“, inflitto al prossimo per significarne una inettitudine esistenziale, mi ha provocato un senso di offesa. Mi do all’ippica da quando avevo i pantaloni corti anzi, a dirla tutta fin da quando stavo nel pancino della mamma, visto che i miei si conobbero all’ippodromo di San Siro-galoppo: perciò, consideravo altamente offensivo esser ritenuto, dalla mentalità comune, un idiota dalla nascita, per il quale dedicarsi alla nobile disciplina delle corse dei cavalli sarebbe una specie di ultima spiaggia. Ma, adesso, non me ne curo più: il 12 gennaio scorso, sul Corriere della Sera, in occasione dei 90 anni di Giulio Andreotti, è comparsa una geniale e spiritosa vignetta di Emilio Giannelli, nella quale il Divo della politica italiana è ritratto, sotto le vesti e le fisionomie, sistemate a piramide, di...tutti gli Andreotti della sua lunga “vicenda“: il santo che parla al (supposto) diavolo, il prelato che parla allo statista, il giudice che parla all’accusato, tutti con la faccia di Giulio. In cima alla piramide, un Andreotti-fantino in giubba, berretto, pantaloni e stivali, brinda a sé stesso in sella a un cavallo con il n° 1 sul copertino. Ovvero: in cima a tutti gli Andreotti della storia, c’è “l’ippico“. E giureremmo che il Divo Giulio ha gradito, staccato e conservato quella vignetta proprio perché lo ritrae, prima di tutto, come uno che, nella vita, “si è dato all’ippica“. E allora? Allora, lasciamo al detto la sua infelice valenza di luogo comune e diamoci all’ippica. Chi lo fa, resta giovane “dentro e fuori“, mentre gli anni trascorrono. Potremmo dar loro un principio di ragione, se il “datti all’ippica“ si rivolgesse a una persona ritenuta pazza. Che il nostro sia un ambiente pervaso da una vena di follia, non v’è dubbio: basta frequentarci. Ma è un geniale manicomio popolato da persone che trovano, nel coltivare la propria follia, una continua linfa vitale. In quella vena scorre un sangue bizzarro, sì, ma eternamente giovane, nutrito di bellezza, forte d’adrenalina. Sì che, quando un ignaro dovesse sortirsene con il detto ritenuto beffardo, “datti all’ippica“, la risposta di chi sa e ha provato, ha da essere: “fallo anche tu: se non ti ci dai, non sai quel che ti perdi!“

    Datti all’ippica: vorrei sapere come e quando è nata questa espressione che spesso viene usata in senso dispregiativo. È certamente frutto di mancanza di cognizione e di cultura. L’ippica in senso di equitazione è stata ed è un esercizio antichissimo, nobile e difficile in senso di competizione sportiva, chiamata lo sport dei Re e che ha sempre appassionato grandissimi personaggi. Il cavallo è una passione atavica. Chi come me ha avuto la fortuna di vivere intensamente il mondo dei cavalli in tutte le forme, dalla cavalleria in guerra, alla carica a cavallo, alle corse, sa quanto può essere forte e inguaribile la passione per l’ippica. “Datti all’ippica” lo vorrei interpretare come un invito ad avvicinarsi al nostro mondo per poter provare forti e intense emozioni. L’ippica dall’allevamento del cavallo, alla doma, all’allenamento, all’equitazione di campagna, al concorso ippico, alle corse è un mondo che vive di grandi passioni e che non è solo spettacolo e divertimento ma anche lavoro e sacrifici e che merita grande rispetto. Vale la pena di provare a darsi all’ippica. Pio Bruni

    Marco Vizzardelli

    RC

    EQ Gianmaria Farina

  • ANNO 3 - NUMERO 1 - PAG.3 - IL PAESE DEI CAVALLI - GENNAIO �009

    E’ esistita anche un'ippica fatta di stalloni governativi che venivano importati per migliorare la razza del purosangue. Oggi tutto è affidato all’iniziativa privata, ma allora era lo stato liberale (stiamo parlando dell’Italia umbertina di fine Ottocento) a comportarsi da regime statalista. Vacci a capire qualcosa… Per parlare di Signorino, lo stallone-principe di queste importazioni, occorre risalire alla figura di uno sportsman molto particolare: Odoardo Ginestrelli. Costui, napoletano di Portici, è presente su tutte le piste italiane. Carattere focoso, è spesso in dissenso con le decisioni dei commissari che sembrano penalizzare con sospetta frequenza i suoi cavalli. Dopo l’ennesima retrocessione (per lui immeritata) rimediata alle Cascine, Ginestrelli ne combina

    una delle sue: vende le sue proprietà (1700 fertili ettari) a Portici e si trasferisce, armi e bagagli (e sei cavalli) a Newmarket, England. E’ il 1887. Acquista la scuderia di Denis Jordan in Fordham Road, e inizia, all’età di 65 anni, questa nuova

    avventura di trainer. La storia genealogica dei suoi cavalli è complessa quanto straordinaria. In sintesi, dall’ottima Star of Portici nasce nel 1889 Signorina che sarà la miglior puledra in attività in Inghilterra in quegli anni. Da Signorina

    nasceranno Signorino (1902) e Signorinetta (1905). Per la cronaca, quest’ultima nel 1908 vincerà – unico caso nella storia del turf mondiale - il Derby di Epsom e, 48 ore dopo, le Oaks. Ma torniamo a Signorino. Buon corridore, ma non eccelso, a 4 anni viene

    acquistato dal conte Felice Scheibler per conto dei governo italiano al prezzo di 78.750 lire. Capeggerà la lista dei padri dei cavalli vincitori in Italia dal 1912 al 1923, con tre sole interruzioni. Un fenomeno. Il 28 gennaio 1912 è stato trasferito al Deposito di Pisa, accanto alla Cittadella. E’ qua che lo scopre, fra gli altri, Federico Tesio che gli propone le sue fattrici. Risultato: otto vincitori del Derby reale del galoppo - dal 1915 al 1923 - sono figli di Signorino e sette di essi appartengono a Tesio. Nel 1916 ha vinto Kosheni, figlio di Galeazzo, di proprietà del conte Scheibler. L’ultimo figlio di Signorino vincitore di Derby si chiama Cima da Conegliano, ma la storia finisce qui perché il 20 ottobre 1921 l’ormai vecchio campione di Odoardo Ginestrelli è morto. Aveva 19 anni.

    Chi ricorda il conte Fi-lippo Gallina, che fu pro-prietario importante nel-la prima parte del secolo scorso? Pochi, temiamo. Eppure il personaggio era un vero sportsman, che ebbe cavalli di buon livello e costruì una sua scuderia in via del Ca-pannone. Il bellissimo edificio, poi di proprietà Bini e oggi Gentili, oggi è chiuso come chiusi sono i trenta box situa-ti nel cortile attiguo. La nostra maniacale ricerca della vecchia Barbarici-na ci ha fatto giungere a un singolare documento: “Vendita all’asta pubbli-ca dell’arredamento del defunto Filippo Gallina”. Il conte era morto quan-do già la sua attività di proprietario era declina-ta, mettendo in non poca difficoltà il suo allenatore dell’epoca che era Ersilio Verricelli. Dopo la scom-parsa di Gallina, gli eredi procedettero alla vendita di tutti i beni presenti nel-la villa. L’asta pubblica – curatore Ugo Mannocci, banditore Mario Gallani – ebbe luogo in cinque sedute, dal 28 febbraio al 4 marzo. L’anno è il

    1957. Il banditore batté vari mobili, porcellane, bronzi, pezzi in peltro e in argento, raccolte di stampe antiche, gioielli, materiale da scuderia e oggettivistica varia. In totale, 402 pezzi.

    Il primo oggetto che andò sotto il martello del banditore, alle 10 del 28 febbraio, fu una statuina di biscuit, l’ultimo, un tappeto di pelle di orso. Fuori catalogo furono messi anche in vendita

    25 tappeti orientali di grande pregio. Il mag-giore acquirente fu Fe-derico Regoli. I cavalli della scuderia Gallina era stati venduti prece-dentemente e due di essi – Arzillo e Bifoglio - eb-bero una brillante carrie-ra sotto i colori di Renato Cervelli, trainer ancora Ersilio Verricelli che evidentemente ne aveva consigliato l’acquisto a questo nuovo proprieta-rio pisano.

    iPPiCa e CULtURa

    FenoMenAle siGnorinoun riproduTTore eCCellenTe CHe FunZiono' AGli ArsenAli MediCei

    un reperto ippico storico: la valigia di Polifemo Orsini completa ancora di tutti gli accessori RC

    CoMe erAvAMo ...

    Di recente una corsa a San Rossore è stata dedicata a Fer-ruccio Gemignani in un pomeriggio nel quale tutti i premi portavano i nomi di grandi (e noti) appassionati di cor-se. Chi era dunque Gemignani? Fu il primo concorrente che si presentò per la materia ‘ippica’ a ‘Lascia o Rad-doppia?’, la trasmissione che sconvolse le abitudini degli italiani spingendo molti a comprarsi il televisore. Era il maggio del 1956. A Pisa l’attenzione per questo evento fu spasmodica. Davanti ai bar cittadini al giovedì sera si creavano code che bloccavano il traffico. Purtroppo Gemi-gnani cadde a due puntate dal traguardo finale sbagliando il nome di una cavalla di Tesio che aveva vinto una corsa in Germania. ‘La sapevo – continuerà per anni a dire agli amici – ma quella sera mi confusi’. E nella foto lo vedia-mo quindici anni dopo spiegare ancora, durante una cena, come andò quella maledetta sera da Mike.

    GAllinA All'AsTAinusuAle inCAnTo d'epoCA

    AnCHe A pisASignorino andò a fare

    parte del club degli stal-loni ospiti dei Depositi Governativi che in se-guito sarebbero diven-tati Istituti di Incremen-to Ippico (ancora oggi sono presenti in Italia sia pure in numero mi-nore e con funzioni di-verse). Nella seconda metà dell’Ottocento i Depositi erano dieci – Pisa fra questi – i cavalli 600. Fra gli stalloni più eminenti che operarono in Italia prima di Signo-rino, dobbiamo ricorda-re Andred (il padre di Andreina, vincitrice nel 1884 della prima edizio-ne del Derby) e di Mel-ton (padre di Goldoni, vincitore del Derby del ‘96). Sia Andreina che Goldoni erano stati al-levati da Thomas Rook a Barbaricina. La ge-stione dei depositi fu in principio del Ministero della Guerra, dai primi del ‘900 passarono a Ministero dell’Agricol-tura. Oggi sono delle Regioni.

  • ANNO 3 - NUMERO 1 - PAG.� - IL PAESE DEI CAVALLI - GENNAIO �009

    La nostra giornata di punta nella riunione autunnale è stata mantenuta per volontà della società Alfea e il successo complessivo ha ripagato la scelta. Iniziamo dal Criterium, che ha visto il successo di Varese, cavallo che avevamo già visto vincere a Pisa, in maiden, il mese precedente. Dopo aver conquistato la prima affermazione in carriera, il cavallo allenato da Bruno Grizzetti ha vinto la listed pisana segnalandosi, in chiusura d’annata, come uno dei più promettenti puledri della sua generazione. Il finale del Criterium è stato caratterizzato dall’intervento dei Commissari che sono intervenuti perché Miss Pidwid era stata danneggiata in retta d’arrivo, vittima della deviazione di Tuliangreen (al suo interno) e di Varese (al suo esterno, in giubba arancio nella foto). La ripresa frontale ha evidenziato come più grave quella di Tuliangreen che è stato retrocesso al quinto posto, proprio alle spalle di Miss Pidwid. Al fantino del vincitore, Dario Vargiu (per la seconda volta consecutiva leader nazionale nella classifica

    dei fantini), è stata comminata una multa. Vittoria con brivido, quindi per Varese che, dopo l’intervento della giuria, ha così conquistato la listed battendo Ad Honores e King Luck, con Miss Pidwid al quarto, tutti promossi di una posizione. Per quanto riguarda Varese, che aveva vinto in novembre sui 2.000 metri per poi replicare sulla più breve distanza dei 1.500 metri,

    resta da capire se potrà essere uno dei protagonisti nel Premio Pisa 2009 o se il suo team lo riterrà più adatto a distanze s u p e r i o r i . I mesi i n v e r n a l i por teranno consiglio ai suoi uomini anche se a noi p iacerebbe vederlo in campo nel Premio Pisa, l ' u l t i m a domenica di marzo

    Nello stes-so pomeriggio si è dispu-tata un’altra listed race, il premio Andred, riser-vato alle femmine di 3 anni e oltre. Nonostante fosse al rientro (non cor-reva da agosto), la bella Cottonmouth ha tenuto fede al ruolo di favorita, regalando una bella sod-disfazione all’allievo fan-

    tino Nicola Pinna, che nel 2008 aveva già vinto una corsa di eguale livello a Roma, ma conquistare

    un’afferma-zione del genere sulla pista di casa ha avuto tutto un al-tro sapore. Alle spalle di Cotton-mouth, al-lenata a Ce-naia da Ste-fano Botti, è giunta Al legor ia che ha così confermato i notevoli

    miglioramenti che l’han-no portata a questo livel-lo negli ultimi mesi. La portacolori della B.L.V. resterà in allenamento an-che il prossimo anno così come la vincitrice. Valfre-do Valiani, oltre alla se-conda arrivata, ha sellato anche la terza, Connessa. Il marcatore è stato com-

    pletato da Cutter che ha pienamente soddisfatto il suo proprietario, l’inglese Spencer Chapman titola-re dell’Aston House Stud, presente all’ippodromo di Pisa e reduce con un suo portacolori, Bauer (allenato a Newmarket da Luca Cumani), dal secon-do posto nella prestigiosa Melbourn Cup disputata a Felmington (Australia) i primi di novembre.

    In ordine d’impor-tanza, anche se posto in chiusura di programma, il premio Rosenberg, tra-dizionale handicap prin-cipale che come di con-

    sueto ha fatto registrare il tutto esaurito alle gabbie di partenza. A vincere è stato uno degli specialisti del tracciato, Lift Cape, che oggi veste i colori del signor Domenico Cesa-rini un grande appassio-nato che ha una piccola scuderia e che, emozio-natissimo, ha ritirato la coppa in palio dalle mani del presidente dell’Alfea Stefano Meli. Al posto d'onore è terminato Drib-bling che aveva tentato la fuga per linee interne e al terzo Kecek. In sella a Lift Cape, un ispirato Alberto Sanna che, nono-stante le due vittorie otte-nute nel pomeriggio, non è riuscito ad agganciare Umberto Rispoli che ha vinto la classifica 2008 dei fantini a Pisa.

    Il bravo allievo ave-va aperto il pomeriggio vincendo, con un cavallo che potrebbe risultare un soggetto molto interes-sante in questo 2009 ippi-co. Sky Lazer infatti, nel premio Archidamia era al debutto e dopo partenza al rallentatore, che lo ha relegato in ultima posi-zione a diverse lunghezze dalla testa della corsa, ha messo in atto una mira-bolante rimonta in retta d’arrivo che lo ha portato a svettare sul traguardo dove ha battuto netta-mente Damiani (poi vin-citore a Napoli) e Cristof. Raggiante il proprietario, Felice Villa presente al-l’ippodromo.

    CriTeriuM di pisA in TrAsFerTA A vAresel'Allievo e porTAColori di GriZZeTTi sBArAGliA il CAMpo

    le fasi conclusive del Criterium di Pisa: Tuliangreen (giubba rosso/blu) e Varese (giubba arancio) chiudono Miss Pidwid impedendole un miglior piazzamento (Querci)

    ‘Poldino’ atto secondo. La nuova versione del ristorante di San Rossore (Cascine Vecchie), di recente inaugurata, è molto gradevole sia per la disposizione delle sale che per l’arredamento. Sulla destra si apre una cantina molto fornita poiché Sandro Antonelli ha l’hobby (ma ormai anche la competenza) del buon vino. E’ stato molto apprezzato che, migliorata radicalmente la scenografia, non siano cambiati i prezzi. Il menù è lo stesso di sempre: caccia, prodotti tipici del parco, grandi

    varietà di formaggi con sapienti abbinamenti di miele e confetture varie. L’impegno per ristrutturare il locale è stato grande. Il lungo cammino iniziato nel 1925 con la prima dispensa alimentare a Cascine Nuove continua. In bocca al lupo, Sandro!

    ‘da Poldino’ a Cascine Vecchie (San Rossore)tel. 050-9911212; 339-2544332Chiuso martedìAlla sera aperto il venerdì e il sabato (salvo conviviali o incontri da concordare)

    FUORI TEMA ::::::::::::::::::::::::::::

    Questa rubrica ‘Fuori tema’ conserva oggi il suo nome originario ma dedica questo spazio, per gentile concessione del signor Anaconda, a una doverosa ‘coda’ al servizio che il gior-nale dedicò lo scorso numero al soggiorno pi-sano di Sir Ivor e di Vincent O’Brien nell’in-verno del 1969. L’evento fu grande nel mondo del galoppo e molti lo ricordano ancora. Fra questi, con una punta di orgoglio, tanto che ci ha chiesto menzionare questa circostanza, Sergio Screti che fu il vanista incaricato di tra-sportare Sir Ivor dall’aeroporto a Barbaricina e, al momento della partenza, nel viaggio di ritorno. “Nella foto che avete pubblicato – fa osservare Screti – si vede anche, nella cabina di guida, mio figlio Nazareno che allora aveva dieci anni”. Esaudiamo volentieri questa ri-chiesta perché ci sembra significativa di una passione grande che non è mai venuta meno.

    Cottonmouth e Nicola Pinna siglano l’AndredSky Lazer, il suo debutto vincente

    EQSpencer Chapman

    Stefano Meli, presidente dell'Alfea, consegna la coppa ai signori Cesarini