Numero Sei

20
RULE BRITANNIA ZINE ANNO: 01 NUMERO: 6 fanzine autoprodotta dal forum rulebritanniauk.forumfree.it

description

Maidstone United Once a Blue, Always a Blue UCD AFC, Gli Students Recensione Libro: La mia vita rovinata dal Manchester United Stadi: Ayresome Park Derby County-Nottingham Forest, Pride Park, 13/3/2012

Transcript of Numero Sei

RULE BRITANNIA ZINEANNO: 01 NUMERO: 6

fanzine autoprodotta dal forum rulebritanniauk.forumfree.it

EDITORIALE

Storia, orgoglio, tradizione, senso di appartenenza… elementi tipici del calcio Britannico, che si ritrovano come di consueto nel nuovo numero, il sesto, della fanzine di Rule Britannia. Come in ogni numero, tanti gli argomenti trattati, in un ipotetico viaggio che ricopre un po’ tutto il Regno Unito e Irlanda calcistica. Prima tappa del nostro itinerario è il tranquillo Kent e in particolare la storia calcistica di uno dei club storici della regione, il Maidstone United: dai primi anni pionieristici, fino all’entusiasmante cavalcata nel corso degli anni, sempre trascinata da un pubblico fedele e appassionato, fino alle porte del calcio professionistico, poi sfondate con l’accesso in Fourth Division, passando per la morte del club per problemi finanziari, fino alla rinascita dal basso coincisa con la nascita del tanto sospirato stadio che era atteso in città da oltre 20 anni. Ci sposteremo poi a nord e in particolare a Liverpool, per conoscere la storia dell’Everton FC, anche in questo caso partendo dai primi anni fino ad arrivare ai giorni nostri, passando in rassegna i momenti felici e i tanti momenti di sofferenza di una tifoseria che ha fatto dell’orgoglio e del senso di appartenenza il proprio credo, ottenendo talvolta delle soddisfazioni in inimmaginabili. Il nostro viaggio continuerà in traghetto, dai porti di Liverpool fino a quello di Dublino, dove andremo a conoscere una delle squadre più curiose e particolari dell’intero panorama calcistico nazionale e non solo, lo University College Dublin AFC, l’unica squadra gestita da una università al mondo che gioca nel massimo campionato nazionale: vedremo come dai banchi di un’Università possano nascere generazioni di talenti e si possa diventare una realtà dell’intero panorama calcistico nazionale. Torneremo poi indietro sempre via traghetto, e dopo un breve tragitto ci sposteremo a Manchester, per conoscere il libro “La mia vita rovinata dal Manchester United” di Colin Shindler: l’orgoglio di tifare una squadra, il Manchester City, eclissata dai rivali dello United, a cui arrivava fama e gloria. Una scelta di vita, quella di tifare quella che all’epoca era solamente la seconda squadra della città, che comporta sopportare una serie continua di delusioni, ma che fortifica la propria anima e il proprio orgoglio. Quel mix di sensazioni che si vive anche in alcuni stadi speciali, tra cui il vecchio e purtroppo distrutto stadio di Middlesborough, Ayresome Park: il fascino di terraces infinite, di tribune gigantesche e di oltre 90 anni di storia: purtroppo lo scorrere inesorabile del tempo sta cancellando tutti questi templi per sostituirli con stadi sempre più moderni ma senza quell’anima che avevano i propri predecessori. Ultima tappa del nostro viaggio, uno stadio che è tutto un programma, per quanto riguarda quei valori precedentemente descritti: Pride Park, per uno dei derby locali più sentiti a livello nazionale: Derby County contro Nottingham Forest, due squadre ancora lontane dai vecchi fasti di un passato glorioso ma sempre molto fiere ed orgogliose della loro storia e dei valori che trasmettono. Andremo a conoscere più da vicino l’ultima edizione di questo derby, giocata a marzo, e vissuta con gli occhi di chi era presente quel giorno. Questi le tappe del nostro viaggio, all’apparenza un po’ lungo, ma ne vale la pena. Vi lasciamo alla lettura della fantine, sperando che questo viaggio sia di vostro gradimento…

Ghiraz

INDICE

Maidstone UnitedOnce a Blue, Always a BlueUCD AFC, Gli StudentsRecensione Libro: La mia vita rovinata dal Manchester UnitedStadi: Ayresome ParkDerby County-Nottingham Forest, Pride Park, 13/3/2012Gli inizi

MAIDSTONE UNITED

Fondato nel 1897, gioca nei vari campionati della Non League, tra cui Corinthian, Athenian e Isthmian League.Nella stagione 1971/72 entrarono nella Southern League, campionato semi-professionista.La prima stagione fu conclusa alla grande con un terzo posto, ma manco' la promozione, conquistata dal Waterloovile e Ramsgate.Gli spettatori aumentarono, toccando le 2,000 unita' in occasione dei derby contro Tonbridge and Gravesend &

Northfleet.Nella successiva stagione il Maidstone fini' al primo posto e fu promossa nella Southern League Premier Division.La squadra si stava regalando ottime soddisfazioni, nei successivi sei anni, chiuse la stagione per ben cinque volte nelle prime quattro.Nel 1979, furono tra i fondatori della Alliance Premier League(ora Conference) e vinsero il campionato due volte nel 1984 e 1989.Nel 1988 gli Stones vendettero il proprio stadio alla MFI. Lo stadio non era a norma per la Football League e dovette andare a giocare a Dartford.Questo porto' un calo di presenze si passo' dalle 2,400 alle 1,400 presenzeAlla prima stagione in Fourth Division (1988/89), il Maidstone inizio' con un avvio incerto, ma riusci' a raggiungere i play-off. In semifinale contro il Cambridge United fu un match al cardiopalma, vinto dal Cambridge solo ai supplementari, grazie a due reti di Dion Dublin.La loro forma nella successiva stagione fu un vero disastro, porto' all'esonero del Manager Keith Peacock.

Declino e Collasso

Il club stava perdendo un sacco di soldi era sul rischio della bancarotta. Aveva speso molto con la Football League.Pochissime entrate arrivavano dagli incassi, nonostante un grosso debito, riusci’ a comprare per £ 400,000 un terreno a Maidstone per costruire un nuovo stadio.Pensando con un ritorno a casa, sarebbe riuscita a continuare a stare nella Football League, ma la licenza edile per costruire non fu concessa dal comune.L'intera squadra fu messa in vendita con l'obiettivo di fare cassa. Durante la stagione 1991/92 il club fu messo in vendita.Ma con un grosso debito, senza stadio ed una squadra non all’altezza, era ben difficile trovare un compratore. Solo un consorzio del Nord/Est era interessata, voleva spostare il club nel Tyneside e fonderlo al Newcastle Blue Star FC.

A livello calcistico, Graham Carr fu esonerato dopo poche giornate dall'inizio della stagione 1991/92, per scarsi risultati, la squadra fu presa in mano dal suo assistente Bill Williams, e riusci pian piano verso fine anno a portare gli Stones in una zona piu' tranquilla.Non ci sarebbero stati retrocessioni a fine stagione, la Football League si sarebbe allargata, finiro 18 su 22 club (Aldesrhot dichiaro' bancarotta il 25 Marzo 1992 e tutti i suoi match furono annulati).

Nella stagione 1992/93 nacque la Premier League (era la vecchia Division One), la vecchia Second Division divenne Division One, la vecchia Third Division divenne Division Two e la Fourth Division divenne Division Three.Gli Stones erano i nuovi membri della Division Three, ma con l'inizio della nuova stagione alle porte, gli Stones stavano rischiando di non iniziarla, dato la loro situazione finanziaria , stava sempre di piu' peggiorando.Esordio della stagione era fissato per il 15 Agosto 1992 in casa del Scunthorpe United, ma il Maidstone United aveva solo due giocatori registrati,la societa' garanti' il regolare svolgimento dei futuri match.Ma non fu cosi il 17 Agosto 1992, il Maidstone United muore

Sala Trofei

Football Conference (known as Alliance Premier League before 1986)Champions (2): 1983-84, 1988–89Runners-Up (1): 1982-83

Challenge Shield Winners (1): 1989-90

Southern LeagueFirst Division South Champions (1): 1972-73

Athenian LeagueRunners-Up (1): 1957-58

Corinthian LeagueChampions (1): 1955-56

Memorial Shield Winners (1): 1955-56

Kent LeagueChampions (3): 1898-99, 1899–1900, 1900–01

Division OneChampions (2): 1921-22, 1922–23Runners-Up (3): 1897-98, 1919–20, 1920–21

Kent Amateur LeagueChampions (1): 1978-79Cup Winners (2): 1978-79, 1979–80

East Kent LeagueDivision One Champions (2): 1897-98, 1898–99

West Kent Challenge CupWinners (1): 1979-80Runners-Up (1): 1982-83

Anglo-Dutch Jubilee CupWinners (1): 1977-78

Migliori Prestazioni

FA Cup best run - 3rd Round (replay) - 1978/79FA Trophy best run - Quarter final (replay) - 1986/87Best league position - Football League Fourth Division - 5th - 1989/90

1992-2001 Il nuovo club e gli anni nella Kent League

Il Maidstone Invicta viene fondato alcuni giorni dopo l'esclusione dalla Football League.Nella stagione 1993/94 inizio' la sua avventura nella Kent County League Fourth Division.Come campo venne utilizzato il terreno usato per gli allenamenti e per i match delle riserve, vicino all'originale London Road Stadium.Inizialmente fu Jim Thompson presidente, ma fu bannato dal calcio al seguito del fallimento del Maidstone e Dartford, Paul Bowden prese la carica, rimanendo in carica fino al 2010.La squadra era formata dai giovani che avevano formato il blocco del Youth Team nel vecchio Maidstone e senza problemi vinsero la Fourth Division, sotto la guida di Jack Whitley e Bill Turcker.Vinsero anche la West Kent Challenge Shield e la Tunbridge Wells Charity Cup.Durante la chiusura della stagione 93/94, il club guadagno' la promozione in Division Two, grazie alla ristrutturazione della Kent League.Vinse la Division Two e la Kent Junior Cup.Gli Stones nel 1997 erano ritornati al loro nome originale, Maidstone United Football Club, ci sono voluti quattro anni e sei Manager per arrivare alla Kent League Premier Division, alla guida l’ex giocatore degli Stones Jason Lillis che porto il titolo della Division One.Nel 1999/00, il Maidstone esordi' nella Kent Premier Division, chiuse con un ottimo terzo posto.Nella successiva stagione il Maidstone era diretto da Matt Toms, altro ex giocatore degli Stones, chiuse al secondo posto e divenne un club Senior.Voleva puntare alla Kent League, chiese l'applicazione per entrarci

2001-2006 gli anni nella Kent League

L'applicazione viene accetta e gli Stones nella stagione 2000/01 entrano nella Kent League.Comunque lo stadio di Maidstone non aveva i minimi requisiti dalla Kent League e quindi si trasferirono a Sittingbourne al Central Park.La prima stagione ando' alla grande, vinsero la Kent League e la Coppa, ma non furono promossi alla Southern League Easter Division, in quanto il Central Park non era a norma.La stagione 2002/03 il Maidstone entro' per la prima volta in FA Cup, il club partecipo' al programma delle BBC "Road

to Cardiff". Il club arrivo' al Secondo Turno Qualificazione, dopo aver superato 3-2 il Tonbridge Angels, in un derby emozionante con tripletta di Steve Butler.In campionato gli Stones erano partiti alla grande, ma ebbero un calo, in piu' si aggiunse anche l'esclusione del Faversham Town(di conseguenza i risultati annulati), perse il campionato in maniera strana per 0.14, la lega decise che il campionato sarebbe andato al club con piu' punti Maidstone e Thamesmead Town fecero 63 punti in 30 partite, il Cray 62 punti in 29 partite.Comunque arrivarono dei trofei, la Kent Senior Trophy e la Kent Charity Cup, ma i problemi per una nuova casa continuavano, questo bloccava l'accesso alla Southern League.Dal 2003 al 2005, gli Stones fecero due differenti stagioni. In entrambe chiusero al 4 posto, mentre in

FA Cup raggiunsero il 3 Turno di Qualificazione.Mentre fuori dal campo, finalmente il 4 Novembre 2004 arrivo' il permesso per costruire il nuovo campo a James Whatman Way in Maidstone. Il via ai lavori fu nuovamente posticipato, finche' non arrivo’ l’ ok dal proprietario del terreno, ovvero il Ministero della Difesa.La stagione 2005/06, il Maidstone fu guidato da Lloyde Hume, dopo un periodo in cui c'era in carica Mal Watkins.Vinse la Kent League, dopo un lungo testa a testa con il Beckenham Town, la vittoria arrivo' solo all'ultima giornata.Finalmente arrivo' anche la promozione allo Step 4 della Non League Pyramid, entrarono nell'Isthmian Division One South.Ma un'altra vittoria fu per lo stadio, fu firmato un contratto di locazione per 99 anni, per il terreno a James Wathman Way, ora si poteva costruire il ritorno a casa

2006-presente gli anni nell'Isthmian League

Il Maidstone era guidato da Lloyd Hume e Alan Walker, che al primo' colpo vinse il campionato Isthmian Division One South.Purtroppo i lavori al nuovo stadio stavando andando avanti molto a rilento.Prima dell'inizio della stagione 2007/08, Walker fu coinvolto in uno strano incidente a Belfast, rimase momentaneamente paralizzato, ma riusci' a recuperare in fretta per l'inizio della stagione.

Il Maidstone lotto’ per non retrocedere, all'ultima giornata supera 1-0 il Folkestone Invicta, condannando proprio Invicta alla retrocessione.Nel Febbraio 2008, il club venne ceduto per il 25% all'imprenditore Oliver Ash.La stagione 2008/09 e' stata un'altra stagione difficile per il Maidstone. La squadra sfioro' la retrocessione, nonostante l’arrivo di molti volti nuovi.Durante la stagione si capi' che il Maidstone avrebbe sofferto ancora, non era all'altezza

per Isthmian Premier Division, i soldi erano limitati ed usati per pagare i giocatori, ma servivano ulteriori fondi per la costruzione dello stadio. Decise di chiedere alla Football Foundation un finanziamento di £1.2milioni per la costruzione dello stadio. La fondazione rifiuto'.Tuttavia offerte di acquisto per il club non c'erano, quindi si decise di dimezzare i salari da £6000 a £3000 a settimana, chiusero il campionato al 15 posto e raggiunsero il 4 Turno di Qualificazione FA Cup.Durante la stagione 2009, il club si trasferi' nell'Ashford Town, il motivo di questo trasloco, era nella speranza di avere qualche incasso in piu'.La mossa non fu positiva, le presenze calarono, nel dicembre 2009 Hume e Walker lasciarono il club. Il Manager delle riserve Pete Nott prese in mano gli Stones e all'ultima giornata riusci' a salvare il club.Nell'Ottobre 2010 il socio di rilevanza Oliver Ash e Terry Casey e il Presidente Paul Bowden-Brown diedero le dimissioni dal club.Nel Novembre 2010 Peter Nott venne esonerato, in campionato erano ultimi ed erano gia' usciti dal FA Cup.Ex Manager del Gravesend & Northfleet,Harry Ford si sedette sulla panchina, ma la storia non cambio', diede le dimissioni a Marzo 2011, con il club ultimo a otto punti dalla salvezza.Il capitano Jay Saunderers, prese in mano la squadra fino alla fine della stagione, regalando 5 vittorie nelle ultime 9 partite, ma non servi al Maidstone a guadagnare la salvezza. Saunderers divenne

Manager a tempo pieno.Per la stagione 2011/12 il club ritorno a condividere il Bourne Park casa del Sittingbourne, e stava per concluderi la costruzione del loro stadio il The Gallagher Stadium. Il club fini' al sesto posto, fuori dai play-off, ma non importante per il The Gallagher Stadium era pronto.Dalla stagione 2012/13 si sarebbe ritornati a casa

Sala Trofei

Isthmian LeagueDivision One SouthWinners (1): 2006–07

Kent LeaguePremier DivisionWinners (2): 2001–02, 2005–06Runners up (1): 2002–03

Premier Division CupWinners (2) : 2001–02, 2005–06

Challenge/Charity ShieldWinners (2) : 2002–03, 2003–04Runners up (1): 2006–07

Kent County LeaguePremier Division Winners (1): 2000–01

Division One Winners (1): 1998–99

Division Two Winners (1) : 1994–95

Division Four Winners (1) : 1993–94

Record

League position: Isthmian League Premier Division - 15th (2008-09)

FA Cup: 4th Qualifying Round (2008-09)

FA Trophy: 2nd Round (2009-10)

FA Vase: 3rd Round (replay) (2005-06)

Kent Senior Cup: Semi final (2006-07)

Isthmian League Cup: Quarter final (2011-12)

Kent Senior Trophy: Winners (2002-03)

Kent League Premier Division Cup: Winners (2001-02, 2005-06)

Hibees1875

ONCE A BLUE, ALWAYS A BLUE

Piove. E anche se non piove facciamo che piove lo stesso. Nelle mie fantasie non riesco ad eludere il binomio pioggia Gran Bretagna. Una pioggia leggera, intermittente, di quelle che bagnano tutto ma non disturbano, e fanno quasi piacere. Il Goodison Park appare all' improvviso dietro le case basse nella zona nord della città. « House of the Blues», c'è scritto su in alto con delle grandi lettere radiose. La casa dell' Everton è un esaedro fatto di mattoncini blu e bianchi. Qui abitano i Toffees, l'altra metà del cielo, i figli di un Dio minore che gli ha regalato una genesi più antica ma meno blasone rispetto ai cugini di secondo grado del Liverpool. Questa città è la storia di un derby. Divisa a metà dalla passione per il pallone. Everton o Liverpool? Blu o rosso? Una sfida che colora l'orgoglio e va avanti da più di cento anni. L'abbiamo detto, è arrivato prima l'Everton. Everton è il quartiere in cui si riunirono i fondatori, nel novembre del 1878. Una riunione svoltasi all'hotel Queens Head, situato in Village Street, una via laterale di Everton Road, a poca distanza dalla pasticceria The Ancient Everton Toffee House e dalla Prince Rupert's, una torre che, guarda caso, figura ancora oggi nel crest societario. Eccole le scintille che hanno acceso nome e soprannome. Everton e Toffees, cioè dolcetti, in onore di questa antica logistica. A far nascere il club furono i rappresentanti di una parrocchia metodista, la St. Domingo, che diedero vita a una scuola, e successivamente alla squadra. Perché d'inverno è difficile giocare a cricket, e in qualche modo bisogna tenersi in allenamento. La storia inizia da lì. C' è anche un campo di calcio, l' Anfield.. La prima sfida calcistica della neonata squadra si disputò nel 1879, e le maglie a strisce bianco blu si imporranno per ben 6-0 sul St. Peter. I ragazzi hanno talento, l'Everton si fa strada. Due anni dopo avviene un cambiamento di colori, per evitare la confusione dovuta al fatto che a tutti i giocatori nuovi era stata concessa la possibilità di indossare le divise delle loro ex squadre. Il che aveva reso le partite dell'Everton una sorta di carnevale collettivo.

Le magre finanze del sodalizio impongono però di evitare l'acquisto di nuove divise. Nasce un idea, una soluzione. Drastica, e grossolana. Le maglie verranno tinte di nero (con successiva aggiunta di una striscia rossa), e nacque così un nuovo nick name: Black Watch. Nelle stagioni successive la fantasia cromatica si sfoga nella scelta del color salmone, da abbinare a pantaloncini blu, poi

maglie rosse con bordi blu e pantaloncini neri, fino ad arrivare alla livrea attuale, stabile dal 1901. Intanto nel 1888 l'Everton venne ammesso come membro fondatore della neonata Football League che vincerà tre anni dopo. Ma nel 1892 succede qualcosa di importante. Quattordici anni dopo la fondazione dell'Everton, da una scissione interna, nasce il Liverpool. Che si prenderà anche lo stadio perché il costo di utilizzò dell'Anfield si era mostrato troppo alto. E poi si prenderà tutto il resto. Fama, gloria, successi. L’arrivo dei Toffeemen a Goodison Park combacia quindi proprio con la nascita del Liverpool F.C.. Ad Anfield fra le altre cose l'Everton aveva anche vinto come detto il suo primo titolo. Ma le eccessive pretese economiche del proprietario, John Houlding, ex fabbricante di birra, giudice di pace e poi sindaco, fanno si che l’Everton saluti e parta alla ricerca di una nuovo

impianto, che troverà a poche yards di distanza. Basterà semplicemente attraversare il verdissimo Stanley Park, il parco cittadino, che tutt’ora divide i due stadi. E la nuova casa arriverà giusto in tempo per l’inizio del nuovo campionato. Vennero costruite tre tribune di cui una coperta, che portarono subito il Goodison Park ad un buon standard qualitativo, tanto da indurre la federazione a far disputare qui la finale di F.A. Cup del 1894 tra Notts County e Bolton Wanderers. Nel 1907 venne costruito il quarto stand, quello che guarda verso il parco. Nel 1926 una tribuna di due piani sostituirà quella in legno datata 1895 su Bullens road. Nel 1938 per celebrare l’ultimazione dell'ultima tribuna su Gwladys Street, giunse in visita addirittura re Giorgio VI, ma pochi anni dopo i blitz aerei tedeschi danneggiarono molto seriamente l’intera struttura. Al termine del conflitto grazie a un contributo statale lo stadio riuscì a ridarsi un aspetto decente e confortevole. Nel 1948 si tocca il record di presenze e non poteva che essere in occasione di una sfida con la sponda rossa della Mersey. I tornelli del Goodison park gireranno per oltre 78.000 volte. Il palmares dell' Everton si impara a memoria abbastanza in fretta: nove titoli nazionali, l'ultimo venticinque anni fa, cinque coppe d' Inghilterra, e una coppa delle coppe. Quello del Liverpool è un' altra cosa. Eppure, qui la

maggioranza tifa per i Blues. Quelli che si sentono fieramente «The people's club», la squadra del popolo. Il Liverpool, dicono, ha un appeal più nazionale. In Williamson Square i negozi ufficiali dei due club, sono uno accanto all'altro, ennesima dimostrazione del «The friendly derby», se si eccetua un piccolo incrudimento fra le due tifoserie durante gli anni settanta quando il classico menù a base di disoccupazione, droga e impari opportunità che sembrava venir offerto alle masse di giovani dell'epoca iniziò a dar

vita al fenomeno casuals, anche se a Liverpool a differenza di Londra si parlerà di smoothies. E allora anche il calcio diventò un pretesto per i violenti incontri tra le varie mobs. Uno dei due periodi d'oro dell'Everton risale a cavallo tra gli anni Venti e anni Trenta, quando i "Toffees" conquistarono tre titoli inglesi (1928, 1932, 1939) e una FA Cup (1933), portando alla ribalta le straordinarie doti di Dixie Dean, per l'esatezza William Randolph Dean, il centravanti acquistato diciottenne il 16 marzo del 1925 per 3000 sterline dal Tranmere Rovers, club del circondario. Ragazzone robusto dalla faccia volitiva, potente e dal superbo stacco, si fratturò il cranio e la mascella a seguito di un grave incidente motociclistico ad Holywell nel 1926. I dottori gli dissero che non avrebbe più potuto giocare a calcio, ed erano particolarmente preoccupati dagli effetti di una pallonata nel caso di un colpo di testa. Ma Dean da autentico testardo, sprezzante del pericolo, ignorò i loro consigli e, una volta ripresosi, fu il capocannoniere dell’Everton nella stagione vincente 1926/27. Non gradiva molto il nomignolo Dixie, in ogni caso Dean segnò 349 reti in dodici stagioni: il tipico centravanti inglese dell'epoca, capace di sparare in rete la palla con ogni mezzo. Ma ovviamente i grandi nomi non sono finiti qui. Ad esempio impossibile non menzionare Tommy Lawton che fece parte di quella che venne riconosciuta come "School of Science", l'Accademia delle scienze calcistiche, per via del delizioso tipo di calcio giocato dai "Toffees" nel 1938/39. Lawton fu acquistato nel dicembre del 1936 per una cifra di 6,500 sterline. Si trattava di una cifra record per un giocatore nato nel 1919 e quindi giovanissimo. Sembra che la firma sul contratto fu agevolata dalla volontà di Tommy, che così aveva l’opportunità

di giocare al fianco di Dean all'epoca trentenne. Metterà a segno qualcosa come 218 reti in 206 partite. Ma adesso partiamo da un risultato sportivo per parlare anche di folklore, perché alla fine molto del fascino del calcio inglese deriva anche da un contorno assolutamente unico e originale, che probabilmente a certi benpensanti farà storcere la bocca, ma che indiscutibilmente ha sempre fatto parte di questo mondo. Per l'Everton uno degli episodi più curiosi è senza dubbio questo: Sabato 14 maggio 1966, stadio di Wembley. E' il giorno della finale della Coppa d'Inghilterra. A sfidarsi sono lo Sheffield Wednesday e l'Everton di Harry Catterick. Immerso, stipato, fra le centomila persone che affollano le tribune dello stadio londinese c'è un uomo, un tifoso dei toffees, che segue la sua squadra del cuore ovunque e con ogni mezzo, autostop compreso. Si chiama Eddie Cavanagh. Faccia da spaccone, ma alla fine un tipo simpatico e di compagnia, con qualche idea maldestra che ogni tanto gli affiora alla mente. Uno nativo di Huyton, un sobborgo di Liverpool, non molto di più che una famosa stazione ferroviaria, e una poesia di Thomas Arthur Lumley. Vive in un modesto cottage con le pareti colorate di blu. Elemento cromatico che denuncia senza troppa fatica che la sua vita ruota attorno all' Everton. Un autentico satellite orbitante al Goodison Park, anzi più che altro dentro Goodison Park. Dove addirittura aveva anche giocato per qualche anno nelle giovanili del club, senza per altro aver ottenuto niente di particolare se non l'emozione di vestire la sua maglia preferita. Ma quel 14 maggio del 1966 entrerà dritto e definitivo, non solo nella storia dell'Everton, ma anche più in generale in quella del football inglese. Come sempre al seguito della sua squadra, si presenta agli ingressi di Wembley per assistere alla finale. Le cose in campo per i Blues non si metteranno per il verso giusto. Andranno sotto due reti. Eddie, come tutti i tifosi arrivati da

Liverpool, è sconsolato. Ma non cesseranno i cori, non diminuirà l'incitamento, e il tenace Everton di Catterick in poco più di cinque minuti grazie a una doppietta di Mike Trebilcock riporta le sorti del match in parità. I tifosi sono in visibilio e Eddie non sta più nella pelle, il pubblico di fede Everton esplode. Eddie non resiste, lo guida una gioia incontenibile. E' un attimo. Scavalca la cancellata che lo separa dal campo e fa irruzione sul terreno di gioco. Nelle sue intenzioni c'è solo la volontà di andare ad abbracciare e complimentarsi con l'autore della doppietta. Corre, goffo, quasi barcollante, più che altro sorridente, sicuramente divertente. Non per i poliziotti che iniziano a dargli la caccia. Lo inseguono, lo braccano. Lui vuole Trebilcock, il suo

eroe di quel pomeriggio. Alla fine un poliziotto lo afferra per la giacca. Sembra finita. Anzi no. Colpo di teatro. Cavanagh si lascia sfilare la giacca come in un numero da prestigiatore e il pubblico ufficiale perde il contatto e l'equilibrio, cadendo sulla sacra erba di Wembley con la giacca in mano. Boato. Applaudono tutti, anche quelli delle Owls. Eddie nel frattempo prosegue la sua folle corsa, ma ormai lo hanno circondato e un poliziotto lo atterra. A quel punto anche i giocatori dell'Everton, increduli e divertiti al tempo stesso si avvicinano al tifoso ormai afferrato dai poliziotti e lo abbracciano. Cavanagh alla fine non verrà arrestato. Verrà solamente riportato sulle tribune, ovviamente guardato a vista. L'Everton segnerà ancora con Derek Temple e vincerà la FA Cup. Eddie, questa volta se ne rimarrà sulle gradinate. Esultante. Il giorno seguente i giornali non mancheranno di dare spazio all' impresa di Cavanagh. I titoli lo appelleranno ironicamente come "The First Hooligan". Cavanagh è scomparso nel 1999 ma il suo nome rimarrà indelebile nell'immaginario collettivo di tanti tifosi non solo di fede Everton. ". E a proposito di tifosi dell'Everton, non possiamo non menzionare un aneddoto relativo ai “big four” i quattro ragazzi più famosi della città: i Beatles. «No way, man, I' m a bluenote». In questa maniera nel 1989 Paul McCartney smontava le illusioni di quanti lo immaginavano accanito tifoso del Liverpool. Invece propendeva per gli altri: quelli della

zona nord di Stanley Park. Paul era dell' Everton. E lo è stato almeno fino alla strana intervista concessa anni fa a Radio Merseyside, durante la quale, forse dimenticando qualcosa della propria biografia, o forse cercando nuovi consensi, ammise: “È vero che simpatizzo per l' Everton, ma dato che a me della rivalità o delle questioni politico religiose non me ne importa un fico secco se il Liverpool va in finale di Champions io tifo per la squadra della mia città»”. I suoi amici di sempre, quelli d' infanzia, gliela giurarono. Uno, noto come Dickie the Dick, minacciò di riportarlo per le strade di Allerton con un barile di birra da svuotare come penitenza. Goliardia. Il derby di Liverpool divide senza dividere. È sempre stato così. «Mescola il rosso del Liverpool e il blu dell' Everton, e otterrai il marrone della Mersey». Cinquant' anni fa i Beatles sembra si spartissero le simpatie: Paul e George tifavano Everton, John e Ringo (cui andrebbe aggiunto anche Pete Best, il primo batterista, ossia il batterista più sfigato della storia) erano per i Reds. Poi ci sono altre versioni contrastanti e comunque il dibattito è sempre aperto. In ogni caso di certo c'è che nessuno dei quattro amasse particolarmente il football (John tirava qualche calcetto, Paul mai, Ringo preferiva il rugby, e da ragazzino George era innamorato di auto mobilie di Stirling Moss, e poi la Kop che intona "You' ll never walk alone" era impressa su Meddle dei Pink Floyd...). Il loro manager Brian Epstein li obbligò a non pronunciarsi mai in pubblico sulle loro simpatie sportive per evitare di confondere i fans e rischiare di dividerli. Nonostante ciò si sa però che il nostro Paul era a Wembley per la finale di Fa Cup del '68 (West Bromwich-Everton 1-0). Sarà un caso?.. Tornando a faccende più squisitamente calcistiche, due anni dopo l'Everton con ancora Harry Catterick in panchina conquista la First Division. Fu il campionato che precedette i Mondiali del 1970. Ebbe iniziò il 9 agosto 1969 e dal gruppo delle prime si staccò alla quarta giornata l'Everton, che fu poi raggiunto dal Wolverhampton e dai rivali del Liverpool che all'ottavo turno presero la testa della classifica. Dopo due giornate l'Everton riconquistò il comando della classifica per non lasciarlo più nel corso della stagione: inizialmente tallonato dal Liverpool e dal Derby County, alla diciottesima subentrò nel ruolo di inseguitrice il Leeds campione in carica, che concluse il girone di andata a cinque punti dall'Everton.

All'inizio del girone di ritorno i Toffees ebbero un calo di rendimento che consentì al Leeds United di avvicinarsi alla vetta, che riuscirono a raggiungere alla ventottesima giornata. Ma dopo sei giornate l'Everton riprese il comando della classifica e fece il vuoto, portandosi in tre giornate a +7 dai bianchi di Elland Road. Grazie a questo vantaggio ottenuto anche grazie ai 23 centri di Joe Royle, l'Everton poté laurearsi campione d'Inghilterra con due giornate di

anticipo e con otto punti di vantaggio sul Leeds, che divennero nove all'ultima giornata. Facciamo ora un salto temporale, saltiamo i settanta e i primi anni ottanta che puzzano di vittorie del Liverpool e che da altre parti alimenterebbero complessi d'inferiorità di cui nessuno però dalle parti di Goodison Park pare soffrire. Andiamo direttamente al 15 maggio del 1985. Una data storica. l'Everton vince la Coppa delle Coppe, il suo primo trofeo europeo, battendo nella finale di Rotterdam gli austriaci del Rapid Vienna. Fu una stagione entusiasmante quella della squadra allenata da Howard Kendall. Anche perché insieme alla splendida avventura europea si abbinò una nuova vittoria in campionato. Quest' ultimo conquistato con 90 punti, 13 di distacco dai vicini in maglia rossa che in quel periodo continuavano ad andare alla grande. Maggior numero di vittorie, minor numero di sconfitte e migliore attacco con 88 reti di cui 23 dello scozzese Greame Sharp. Kendall arrivò all' Everton da manager nel 1981 dopo che fra il 1967 e il 1974 sempre qui aveva collezionato da giocatore 229 presenze e 21 centri. Inglese del nord, nato nella contea di Durham, due guance

paonazze e un sorriso bonario. L'avventura europea prende inizio il 19 settembre 1984 dalla vicina Dublino. Al Tolka Park gremito di oltre 10 mila persone, i Toffees affrontano la UCD, l'University College di Dublino. Partita tirata, anche un po' tesa se vogliamo. Finirà zero a zero. Due settimane dopo a Goodison Park basterà un gol del solito Sharp in apertura di gara per chiudere i conti. Negli ottavi di finale i "Kendall Boys" affrontano l'Inter Bratislava. Andata nell'allora Cecoslovacchia il 24 ottobre 1984, in un periodo dove si incominciava ad andare all'est con meno timore e con più conoscenze di chi si doveva realmente affrontare. L' Everton si porterà a casa un importante successo per 1-0 grazie a una rete di Paul Bracewell. Il ritorno del 7 novembre è pura accademia: Heat, Sharp e Kevin Sheedy firmeranno un 3-0 senza storia. Terminata la consueta pausa invernale, L'Everton incrocia nei quarti gli olandesi del Fortuna Sittard. Prima gara a Liverpool, mercoledì 6 marzo 1985. Gli olandesi in giallo verde sono avversari ostici, il campo è visibilmente allentato, dovunque si alzano piccole zolle di terra. Ma quando Andy Gray approfitta di un incertezza del portiere ospite per ribadire in rete un tiro di Reid, la tensione si scioglie e diventa festa. Le paure della vigilia vengono spazzate via e Gray firmerà la tripletta del trionfo: 3-0. Corre, anticipa tutti, esulta, alla fine sembra non crederci nemmeno lui. Lui, il ragazzo di Glasgow che alla fine di quella stagione farà piangere tutti i tifosi dell'Everton che volevano non se ne andasse. Ma d'altra parte stava arrivando dal Leicester un certo Lineker e i suoi 40 goal stagionali, stavano arrivando le sue prodezze messicane, e in ultimo arrivarono anche i soldi del Barcellona. Il ritorno in Olanda non avrebbe dovuto far nascere troppe preoccupazioni ma a scanso di equivoci questo Everton non concederà nulla agli avversari e si imporrà con le reti di Peter Reid e Greame Sharp. I Toffees vengono così inseriti nell'urna delle semifinali dove, fra le pretendenti al ballo finale si aggirava minaccioso uno spauracchio che tutte le altre tre volevano evitare: il Bayern Monaco di Jean Marie Pfaff, Dieter Hoeness, Klaus Augenthaler, e Lothar Matthaeus. Un rullo compressore che aveva schiacciato tutti gli avversari. Dai norvegesi del Moss, fino alla Roma, battuta sia in casa che in trasferta. E il genietto dello spettacolo non poteva esimersi dall'abbinare i blues ai tedeschi.

Il 10 aprile 1985 sono in oltre settantamila al vecchio Olympia Stadion. La squadra di Kendall soffre l'emozione scenica, e la pressione dei bavaresi si fa insistente. Sembra che da un momento all'altro i rossi possano passare. Ma quelli in maglia blu resistono. Sopratutto quello in maglia verde: Neville Southall, il portierone gallese con i baffi da druido. La sue doti funzionano. Dirrà di no anche a un certo Rumenigge, che dopo l'ennesima parata si mette le mani fra i capelli. Quando finisce l'assedio il tabellone dice 0-0. Primo pari per il Bayern in coppa. Il 24 aprile in un Goodison Park da brividi sono quasi in cinquantamila

a gremire l'impianto. Un'atmosfera unica. “We Are The Famous EFC, e poi di seguito, When The Blues Go Marchin' In...” brividi, e potere arcano che si sprigiona. Sprazzi d'incanto di serate dove qualcosa di prodigioso era nell'aria, prima che il calcio moderno spazzasse via insolentemente ogni forma di magia. I nuovi inquisitori non perdonano, guai ad ammettere che preferivate il calcio di una volta. Vi rinchiuderanno in una cella legati con una catena fatta di smart card. Al muro della prigione, spugnato con le stelle della Champions, appenderanno il loro bando che dichiara fuorilegge ogni forma di licenza poetica, per lasciare spazio e gloria solo alla concretezza economica. L'unico dogma che per loro conduce al successo. La semifinale di ritorno si presenta comunque difficile. Il pari raccolto in Germania non può e non deve far stare tranquilli. Quando poi Dieter Hoeness, al 37° minuto, porta in vantaggio i tedeschi sembra davvero che le speranze siano ridotte a un esile lumicino. Ma ecco quella magia di cui parlavo poco fa. E' ora di farlo. Qui nel sottosuolo scorrono energie misteriose, questa è terra di antichi riti, la bacchetta magica di Kendall può funzionare. Durante l'intervallo nessun rimprovero, nessun urlo in faccia. Kendall ordina molto semplicemente di ascoltare quei cori che giungevano distintamente anche nel chiuso degli spogliatoi. E' quella la sua

bacchetta magica. Lo sa. L'Everton che riappare in campo lotta su ogni pallone, pressa, non da respiro al Bayern che appare frastornato. E appena iniziata la vera grande notte del Goodison Park. Sharp, Gray, Stevens: 3-1. Una rimonta strordinaria. I toffees sono in finale. Rotterdam sarà letteralmente invasa dal popolo blu. Saranno all'incirca in 25 mila. Molti di loro pregustano addirittura il "treble". Una stagione da incorniciare insomma. Un dominio assoluto. Ma adesso l'ostacolo si chiama Rapid Vienna che arriva in finale seguito da scorie polemiche. Infatti nel corso della gara di ritorno degli ottavi di finale contro il Celtic, i bianco-verdi viennesi, che avevano vinto 3-1 la gara d'andata in casa, si trovavano sotto di 3 gol nel ritorno a Glasgow, quando il difensore Rudolf Weinhofer si gettò a terra, sostenendo di essere stato colpito da una bottiglia lanciata dagli spalti dai sostenitori dei Bhoys. Sulla falsariga di quanto deciso in occasione di Borussia Monchengladbach - Inter, l'UEFA decise di annullare la partita, e di farne giocare un'altra in campo neutro. Questo nonostante le immagini televisive dimostrassero che Weinhofer non fosse stato minimamente sfiorato.. Come pena aggiuntiva, al Celtic fu comminata una multa di 17.000 sterline e la squalifica del campo per una partita. Nella ripetizione, disputata all'Old Trafford di Manchester, il Rapid si impose per 1-0 e guadagnò il passaggio del turno. Ma il 15 maggio 1985 l'Everton si prese quindi anche la briga di vendicare gli scozzesi e la sportività. Il Rapid cadde sotto i colpi dei “soliti noti” ,Andy Gray, Trevor Steven e Kevin Sheedy per un perentorio 3-1 finale. L'Everton campione d'Inghilterra saliva anche sul podio europeo in un annata che non divenne leggendaria solo perchè un'invenzione di un ragazzotto nordirlandese di nome Norman Whiteside regalò tre giorni dopo la

FA Cup al Manchester United. Ma la parabola di quella squadra non era finita. Nel 1987 Kendall riporta l'Everton a vincere il campionato. Un torneo che vide subito in testa squadre atipiche come il West Ham, e il neopromosso Wimbledon, ma la non abitudine ai vertici fa soffrire di vertigini e blocca ilproseguo della scalata, lasciando strada al Nottingham Forest. Quest'ultimo si staccò dalla vetta alla settima giornata e condusse la classifica fino alla quattordicesima, tallonato dai canarini di Norwich che addirittura alla decima giornata presero provvisoriamente il comando della classifica. L'alternanza sembrò

non conoscere soste. Al quindicesimo turno l'Arsenal, rinnovato dall'avvento in panchina di George Graham, prese il comando in solitario e allungò sulle inseguitrici, concludendo il girone di andata a +4 dall'Everton, rimasto fino a quel momento solo a ridosso delle prime. All'inizio del girone di ritorno i gunners allungarono di un punto il vantaggio sull' Everton, ma subito dopo accusò un vistoso calo permettendo la rimonta dei Blues, che alla ventiseisima giornata superarono i londinesi e tentarono la fuga inseguiti dai rivali del Liverpool. I Reds rimontarono lo svantaggio sulla capolista, prendendo la testa della classifica alla trentesima giornata, ma l' Everton riuscì a recuperare lo svantaggio dopo quattro giornate e allungò sui rivali acquisendo un distacco sufficiente ad assicurarsi la vittoria del campionato con due giornate di anticipo, in uno dei tornei più combattuti e incerti di sempre. L'ultimo squillo al campanello della sala delle vittorie del Goodison Park e datato 1995. A suonare con la FA Cup in mano è Paul Rideout, ad aprire e poggiare la coppa in bacheca Joe Royle, uno che qui è sempre stato di casa. Andate al «The Abbey». E' un pub tutto rosso ma dentro batte un cuore tutto blu. Potreste trovarvi dei tipi con la maglia dell' Everton e sulle braccia tatuato il motto del club: «Nil satis nisi optimum». Nient'altro che il meglio è abbastanza. Oppure perché no, fare la conoscenza di una di quelle ragazze che prima della partita fanno il giro del campo lanciando caramelle agli spettatori. Si lo so, non bisognerebbe accettare dolcetti dagli sconosciuti, ma qui potrebbero offendersi, d'altra parte siamo non o non siamo fra i toffees?Sr Simon

UCD AFC, GLI STUDENTS

Nello strano ed affascinante mondo del calcio, esistono varie realtà che vanno analizzate: da società completamente possedute dai propri tifosi, a società che sorgono su particolari località geografiche, per esempio. Poi, in Irlanda, troviamo un caso unico a livello professionistico mondiale: una squadra di calcio direttamente amministrata da una delle più prestigiose università nazionale, ossia la University College of Dublin, che partecipa praticamente da sempre ai principali campionati nazionali. Un po’ ricalcando il sistema sportivo universitario americano, UCD non è solo attiva nel calcio, ma anche nel basket, volley (campionesse universitarie interbritanniche

nel 2010), sport Gaelici (da sempre un dominio a livello nazionale pure in questo settore), fino agli sport individuali come scherma, tennis o atletica. La società di calcio dell’University College of Dublin viene fondata nel 1895 come Catholic University Medical School FC (ricalcando il nome di fondazione dell’istituto nel 1840). Fin dall’anno successivo la squadra, al contrario delle altre università nazionali, decise di puntare molto sul football e di partecipare a livello “senior”, ottenendo già nel 1897 la prima semifinale di Leinster Senior, che al momento era la competizione più importante a livello regionale (la League of Ireland verrà creata nel 1922 con l’effettiva indipendenza dall’Inghilterra). La squadra, che nel 1908 dopo il cambio di nome dell’università arriverà ad avere l’attuale nome, avrà una serie di ottimi successi a scala nazionale: nel 1913 la prima di una lunghissima serie di Collingwood Cup, il campionato studentesco universitario nazionale, l’anno successivo l’Irish Intermediate Cup, una coppa (tutt’ora in vita in Nord Irlanda) simile alla Challange Cup Scozzese, battendo il Portadown in finale. Nel 1922 la squadra si affiliò alla Federazione Irlandese, dopo la separazione dal Regno Unito, e venne invitata ad iscriversi alla League of Ireland: l’UCD decise di declinare in quanto l’anno accademico inizia ad Ottobre, mentre il campionato inizia a Settembre: un motivo prettamente scolastico che di fatto lascerà la squadra al livello intermediate fino agli anni ’70. Curiosamente, sempre nel 1922, l’UCD affrontò lo Shamrock Rovers nell’unica partita della storia degli Hoops giocata a livello di Non-League: l’affiliazione alla LoI sarebbe arrivata qualche giorno dopo.

UCD dunque restò a livello Intermediate, arrivando alla vittoria della Intermediate Cup nel 1945, massimo trofeo per una squadra di Non League Irlandese, battendo un’altra squadra che avrà fatto la storia del calcio moderno irlandese: il Cobh Ramblers. L’UCD comunque partecipò sempre alla FAI Cup, senza ottenere però risultati di rilievo. Nel 1970 la squadra fu una delle prime ad andare in tour per affrontare altre università prestigiose, in posti come Australia, Cina o Giordania.

Nel 1979, finalmente, venne superato lo scoglio dell’anno accademico, e venne inserita nella League of Ireland dopo l’esclusione del Cork Celtic: il protagonista assoluto fino ai primi anni 2000 fu Theo Dunne, manager e carismatico leader non solo della squadra ma dell’intera università per oltre 20 anni. Gli inizi nella LoI furono difficili, non arrivando mai nelle prime stagioni oltre il 12esimo posto su 16 squadre. Nel 1980 arrivò comunque la vittoria in Leinster Senior, battendo 2-1 il St. Pats in finale. Nel 1983 avvenne una riforma che permise l’approdo anche di ex studenti all’interno della squadra e non solo degli attuali laureandi, il che accrebbe e non poco la competitività della squadra: nel 1984, quasi per magia, arrivò la prima vittoria in FAI Cup, batteno lo Shamrock Rovers in finale. Il che permise all’UCD di qualificarsi alla Coppa delle Coppe, dove venne sorteggiato contro il

fortissimo Everton: in un Tolka Park gremito, l’UCD riuscì a strappare un clamoroso pareggio per 0-0, per poi cadere solo per 0-1 a Liverpool nel ritorno: un risultato comunque importante per il piccolo club Irlandese, visto che l’Everton avrebbe vinto poi la coppa. I successivi anni saranno abbastanza difficili per l’UCD, che vendette i giocatori migliori e si ritrovò per una decina di anni a fare yo-yo tra Premier e First.

A fine anni ’90 la squadra tornò regolarmente in Premier, dove arrivando quarta guadagnò il diritto a partecipare all’Intertoto, dove venne eliminata per i goal in trasferta dai bulgari del Velbazhd. La squadra restò in Premier fino al 2006, quando la squadra retrocesse per poi salire di nuovo in Premier nel 2010. Nel 2008 l’UCD si trasferisce dal vecchio Belfield Stadium all’UCD Bowl, nuovo stadio che si trova sempre nel quartiere di Belfield, ma direttamente all’interno delle strutture universitarie. Questa la storia di uno dei club più curiosi del calcio britannico, che ovviamente ha poco tifo ridotto a

colleghi degli attuali maturandi che giocano a quel livello e famiglie al seguito, un club che permette di alternare lo studio ad un livello di calcio superiore agli standard i altre università mondiali. Un Club con alle spalle un storia solida e destinata ad andare avanti. dell’Università.

Ghiraz

RECENSIONE LIBRO: LA MIA VITA ROVINATA DAL MANCHESTER UNITED

Un libro fantastico che narra del legame che una persona può avere con un club calcistico, una fede e un amore incondizionati, uno stile di vita.In questo libro l'autore, Colin Shindler racconta la sua vita attraverso la passione per la sua squadra del cuore, il Manchester City.Il titolo è di facile intuizione.. Shindler, da tifoso dei Citizens, ha dovuto nella sua vita sopportare le maggiori vittorie dello United piuttosto che festeggiare le rare, seppur gloriose vittorie del City.Tifare Manchester City, soprattutto per un ebreo nato a Manchester, significa appartenere ad una minoranza, e questo lo aiuta a saper soffrire e lottare nel calcio così come nella vita.L'odio, seppur sempre nei giusti limiti, per lo United, visto come squadra quasi imbattibile, ma anche arrogante ed insopportabile, lo accompagna per tutta la vita, ma questo non gli impedisce di provare grande dolore e rispetto per i rivali in occasione del tragico incidente aereo di Monaco nel 1958.

L'autore narra la sua vita fin da quando era bambino e ci spiega il ruolo e l'importanza che il City ha sempre avuto per lui in ogni momento importante della sua infanzia e adolescenza, ma anche in età adulta.Il suo amore per il Club è talmente forte che lo porta a seguire la squadra al Maine Road e, quando per motivi di studio si deve trasferire a Londra, anche negli stadi londinesi.Shindler trasmette benissimo le emozioni vissute allo stadio durante le partite più importanti e ci aiuta a capire quale fosse l'atmosfera negli stadi inglesi in quell'epoca facendoci sentire quasi lì, seduti sul seggiolino al suo fianco.I suoi ricordi migliori risalgono alla gloriosissima era Joe Mercer - Malcom Allison che portò il City in Prima Divisione ed addirittura a vincerla nel 1968.Anche in questo caso però lo United riesce quasi a rovinare il trionfo, dato che poche settimane dopo che il City vinse il campionato, i Red Devils conquistarono la Coppa dei Campioni e divennero i protagonisti e gli eroi nazionale sminuendo in parte proprio il City...Ricorda le gesta dei suoi grandi beneamini come Summerbee e Oakes, ma soprattutto Colin Bell.Un libro coinvolgente e pieno di passione vera, l'autore riesce a rendere i lettori partecipi delle sue emozioni, delle sue gioie e dei suoi dolori... emozioni, gioie e dolori spesso legate al City, ma anche alla sua vita privata, alla sua famiglia, ai suoi studi ed al suo lavoro, sentimenti presenti nella vita di ognuno di noi.

Conor Adam

STADI: AYRESOME PARK

La vecchia casa del Middlesbrough, aperto nel 1903, chiuso nel 1985, conteneva 26,666 spettatori

DERBY COUNTY-NOTTINGHAM FOREST, PRIDE PARK 13/03/2012

Arrivo allo stadio con il Pride Park shuttle alle ore 4pm (immaginate la tensione per riuscire ad arrivare 3 ore e mezza prima del calcio d'inizio). Il complesso è molto bello a circa 10 minuti dal centro di Derby. La giornata è magnifica con nemmeno una nuvola in cielo.Io e la mia lady iniziamo a girare alla ricerca dell'Official Shop e lo troviamo alla fine della North Stand. Entriamo e....e vorrei comprare tutto!!! Mi fiondo sulle maglie da gioco...COSA???? RIMASTE SOLO LE XS??? Incredibile tutti sti km per una maglia ufficiale con il nome da stampare dietro e sono finite??? Anche quelle viola away??? (ho controllato e il Derby County è l'unica squadra della Football League ad avere le jersey out of stock...che razza di sfortuna) Non ci voglio credere e, una volta accettata la triste novella, mi sposto nella zona sciarpe. Qui ne prendo una bianca e nera classica alla mancini per me e il mio vicino di casa e una nera con scritta bianca più all'italiana per un altro mio amico. Poi spilletta e bandierone da mettere in camera. La lady invece si compra la cuffia.Finiti gli acquisti ci dirigiamo al ticket office per ritirare i biglietti prenotati e pagati sul sito. Tempo 30 secondi avevo in mano la busta con i biglietti. Mi coglie un blocco allo stomaco: sulla busta, all'esterno, leggo scritto a penna rossa "Forest"...vuoi vedere che ho toppato e ho preso i biglietti nella curva sbagliata?? Apro di corsa la busta e per fortuna leggo in alto a sinistra del biglietto "For home supporters only"

Gironzoliamo alla ricerca, seppur molto anticipata, dei nostri tornelli, così da essere sicuri in quali entrare. Fatto ciò proviamo a seguire la gente che si stava dirigendo verso la tribuna principale. Notiamo come un capannello di tifosi si sia formato vicino all'ingresso dei giocatori. Ci avviciniamo e ci accorgiamo come i giocatori del Derby arrivino allo stadio con la propria macchina e si fermino a fare foto e firmare autografi. Noi siamo un pò troppo lontani ma riusciamo a intravedere Bailey, Barker, Robinson, Fielding...Dieci minuti dopo arriva il bus del Forest: qualche BUUUHH e il coro "We've only

got 10 men" ma niente di più. Bevo una Coca prima di entrare sfogliando il Match Programme (sono davvero ben fatti cavolo...e in più c'è in omaggio un poster in questo caso di Ben Davies). Alle 7, 7 meno dieci aprono le porte e possiamo entrareDentro è tutto ben segnalato. Per trovare scala, zona, fila e posto ci abbiamo messo nemmeno 3 minuti. Lo stadio dall'interno rende molto di più: compatto, avvolge il terreno di gioco che sembra un biliardo. Secondo me ci si poteva mangiare tranquillamente sopra. Pride Park pian piano si riempie. Nella South Stand 3000-3500 Reds arrivati dalla vicina Nottingham iniziano a cantare a squarciagola. Prima i portieri, poi i giocatori iniziano a scaldarsi. La febbre inizia a salire..sono interminabili i minuti che ci separano dal calcio d'inizio. La folla non sta più nella pelle. Annunciano i giocatori e le squadre fanno il loro ingresso in campo. Sale l'urlo "C'mon Derby, c'mon Derby!". La signora dietro di noi è peggio di un telecronista e urla un incitamento ogni 2 minuti. La mia Lady ad un certo punto della partita viene abbagliata da una presenza: è Rammie, la mascotte del County. Distraendomi dalla partita, mi obbliga a scattare ripetute foto (tutte sfocate perchè non stava mai ferma!) alla pecora. Ah le donne.Il primo tempo passa tranquillo. La partita non è bellissima, molto dura, come solo un derby può essere...è lo spettacolo del pubblico che vale per ora il biglietto. Il secondo tempo inizia sulla falsa riga del primo. Abbiamo il vantaggio che adesso il Derby attacca verso il nostro settore quindi abbiamo miglior visuale in caso di gol.A metà ripresa si infortuna gravemente il capitano Shaun Barker (si parla ora di 9 mesi out - lesione dei legamenti del ginocchio). Barella e ossigeno in campo, si perdono parecchi minuti. La partita sembra voler scivolare via sul binario del pareggio. Al 90' Tudgay stende un avversario sulla trequarti

e viene espulso per doppia ammonizione. Ci sono speranze, mi sono detto. Non posso fare tutti sti km per vedere uno 0 a 0. All'uscita lemme lemme (ovviamente) di Tudgay, il quarto uomo alza il tabellone luminoso per segnalare il recupero: 7 MINUTI!!!! In quel momento ho creduto che Pride Park venisse giù. Un boato come neanche San Siro e 80000 spettatori riescono a fare.La squadra sospinta dagli oltre 30000 bianconeri, si riversa in attacco conquistando corner e punizioni di continuo. Ed è proprio da una punizione laterale fuori area che arriva il gol. Buxton sguscia in mezzo a 3 maglie rosse e la tocca quel tanto da non poter permettere a Camp di muoversi. La palla rotola piano piano in fondo al sacco, la gente si alza ed esplode uno "YYYYYEEEEAAAAHHHHH" impressionante! E' il 94' e...e mi viene da piangere di gioia. Trattengo le

lacrime sennò poi la senti la donna!La partita finisce così, come meglio non poteva finire. Jason Shackell alza il Brian Clough Trophy e iniziamo a defluire dallo stadio. Riprendiamo il bus e torniamo in centro città.Non penso ci sia stata in vita mia un'esperienza tanto sognata e tanto ripagante com'è stata questa. Lo so, posso sembrare una banderuola, un volta-gabbana (come si dice dalle mie parti) ma, qualsiasi squadra fossi andato a vedere, ero convinto che me ne sarei innamorato. Giudicate pure male il fatto che cambi squadra o che me ne piaccia una a settimana, ma dopo

un'esperienza così dubito che il Derby possa uscire dal mio cuore. La gente, l'attaccamento ai colori e alla propria storia sono facilmente respirabili in città e allo stadio, il cui nome dice già tutto. Mi perdonerà lo Stoke (che comunque continuerò a seguire visto che si trova in altra serie) ma non posso nascondere quanto mi abbia toccato questa esperienza.Sto consigliando a tutti i miei amici di andare a vedere una partita in UK per far loro capire quanti anni luce siamo indietro in Italia. Sono in contatto con la società per la prossima stagione di andare su a fare il tour dello stadio e ho chiesto loro, visto tutta la strada che ho fatto per prendermi la maglia ufficiale e non avendola trovata, se mi mandano una maglia autografata e usata!!! Sono stato prima di andare su e lo sono tutt'ora in contatto nei diversi forum con dei tifosi del County e volevo cogliere l'occasione per ringraziare anche loro che mi hanno aiutato con dei "tips" a muovermi al meglio per le vie di Derby.Mi piace concludere enunciando una frase che lo speaker ha detto prima del calcio d'inizio e che mi ha fatto pensare al calcio come una grande famiglia:

"...AND REMEMBER, TOGETHER, WE ARE DERBY!"

Anche questo viaggio nella storia del calcio Britannico e non solo e’ finito, vi ricordo di venirci a trovare sul nostro forum, ma di visitare anche i siti amici

Quindi vi diamo tutti i nostri indirizzi

http://rulebritanniauk.forumfree.it

http://www.ukcalcio.com

http://londracalcistica.blogspot.com

http://rulebritannia.blogspot.com

http://englishfootballstation.wordpress.com

Per contattarci scriveteci a

[email protected]