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Numero 34, anno IX: ottobre 2009

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Numero 34, anno IX: ottobre 2009

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Rivista Ligure di Meteorologia – n° 34 anno IX

Rivista Ligure di Meteorologia n° 34 anno IX ottobre 2009

SOMMARIO

Inverno 2008-2009

SOMMARIO....................................................................................................................................................... 2 EDITORIALE ..................................................................................................................................................... 3 OSSERVATORIO SUL GLOBAL WARMING.................................................................................................... 5 “A” come BREZZE?......................................................................................................................................... 10 Breve introduzione alle energie rinnovabili (sole, vento, acqua).................................................................... 13 NOTIZIE DAL MONDO.................................................................................................................................... 23 Meteorologia d’altri tempi ......................................................................................................................................... 30

FOTO COPERTINA: Alle pendici della vetta del Monte Penna 1735 m, Appennino Ligure. Scattata il 27 dicembre 2008 Foto di: Massimo Riso

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Rivista Ligure di Meteorologia – n° 34 anno IX

Rivista Ligure di Meteorologia n° 34 anno IX Ottobre 2009

EDITORIALE

A cura di: Roberto Pedemonte

L’INCENDIO

Gli incendi che si sono sviluppati sulle alture che contornano il levante genovese, in particolare nei giorni 6, 7 e 8 del trascorso mese di settembre, sono stati i più gravi che si ricordino a memoria d’uomo, sia per l’estensione dei fronti del fuoco sia per i gravi danni provocati alle coltivazioni e ai manufatti. Per alcune ore sono state minacciate le abitazioni della Valle Sturla e delle alture dei quartieri di Quinto, Quarto, Marassi, San Martino e San Fruttuoso.

La particolare orografia, le condizioni di aridità del terreno e quelle anemometriche hanno favorito in maniera determinante lo sviluppo e il propagarsi dei primi roghi, che hanno poi raggiunto dimensioni mai viste prima in quest’area. L’impegno del personale della Protezione Civile e degli altri enti preposti alla salvaguardia e alla sicurezza delle persone e delle cose ha permesso di circoscrivere i fuochi e arrestare l’infuriare delle fiamme solo il giorno 8.

La situazione meteorologica vedeva già dal giorno 5 settembre l’instaurarsi di un flusso al suolo dai quadranti settentrionali, tra Nord e Nordest, di notevole intensità e costanza: velocità media a oltre 20 km/h con punte a oltre i 40 km/h e raffiche a oltre 50 km/h, valori misurati presso l’aeroporto genovese.

Se consideriamo che l’estate 2009 è risultata la più arida secondo le misurazioni della stazione dell’istituto di idraulica (36.8 mm nei mesi di giugno luglio e agosto, il 19% della media climatologica su 19 anni di osservazioni) e che le condizioni meteorologiche si sono mantenute invariate in quei giorni con vento teso e secco e cielo sereno, è evidente la facilità di azione che hanno trovato le fiamme nel diffondersi con velocità repentina.

E’ utile precisare che settembre, nella data citata, non aveva ancora ricevuto precipitazioni. Per trovare una quantità inferiore di pioggia nei tre mesi estivi bisogna sfogliare gli annali dell’Osservatorio della Università di Genova sito in Via Balbi, per risalire al 1879, quando si misurarono solamente 11.0 mm, peraltro unico anno, insieme al 1836, ad avere precipitazioni estive inferiori a quelle del 2009. La stagione estiva più piovosa è stata quella del 1896 con 482.3 mm, rispetto una media climatologica plurisecolare di 165 mm.

Da questo numero, sulla nostra rivista, prende il via una nuova rubrica dal titolo: “Osservatorio sul Global Warming”, lo scopo di questa rubrica non è quello di riportare le notizie sul riscaldamento globale pubblicate dagli organi di informazione (di queste ne abbiamo già fin troppe) ma di analizzare, su dati numerici attendibili, il vero andamento della temperatura della Terra dal 1880 ad oggi. In questa rubrica non vengono fatte proiezioni per il futuro prefigurando scenari catastrofici, ma vengono analizzati solamente i dati ed evidenziati i punti più significativi.

In questa prima parte viene analizzato l'andamento climatico dell'intero pianeta, sia annuale che stagionale ed anche un confronto tra i due emisferi.

Buona lettura.

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Rapporti meteorologici sulla climatologia ligure a cura dall’ARPAL (www.meteoliguria.it).

Rapporto termopluviometrico Giugno 2009 (file PDF)

Rapporto termopluviometrico Luglio 2009 (file PDF)

Rapporto termopluviometrico Agosto 2009 (file PDF)

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Rivista Ligure di Meteorologia n° 33 anno IX - ottobre 2009

CLIMATOLOGIA

A cura di: Massimo Riso

OSSERVATORIO SUL GLOBAL WARMING

INTRODUZIONE

Molto spesso sui giornali si legge: il 2008 è stato l'ottavo anno più caldo da quando si effettuano le misurazioni, oppure: il 2005 è stato in assoluto l'anno più caldo ecc...

Io, come molti, si chiedono: ma di quanto sono stati più caldi questi anni? E quali sono gli anni più freddi? E quanto era più freddo durante il periodo freddo?

Pensando soprattutto al 2003 che ricordavo come l'anno più caldo, mentre non lo è stato, mi faccio spesso questa domanda: "Ma il riscaldamento globale è uniforme in tutto il mondo oppure colpisce di più alcune zone piuttosto che altre? E quali sono le zone più colpite?

Questa nuova rubrica è nata soprattutto per dare una risposta a queste domande, non con notizie tratte dai giornali o dalle agenzie di stampa, ma con dati provenienti da fonti attendibili.

Così dopo giorni e giorni passati su internet alla ricerca di questi fantomatici dati, sono riuscito a trovare, sull'immenso sito della NASA, i dati delle temperature dell'intero pianeta a partire dal 1880 e aggiornate mensilmente.

I valori riportati non sono i numeri grezzi misurati dagli strumenti, ma sono stati elaborati eliminando i valori anomali e applicando l'adeguamento di omogeneità per riportare i dati su una griglia uniforme.

In questa prima parte analizzeremo l'andamento climatico sull'intero pianeta, sia annuale che stagionale ed anche un confronto tra i due emisferi.

Tutti i grafici riportano lo scostamento dalla media di riferimento (1951-1980) in centesimi di grado, tale media, a livello mondiale è di 14°C, per cui sommandolo ai valori annuali otteniamo il valore assoluto della temperatura globale annuale (grafico - 2).

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Grafico - 1

Grafico - 2

Analizzando i due grafici soprastanti notiamo un primo periodo (1880-1917) piuttosto freddo con un andamento altalenante ma senza tendenze particolari, i valori estremi di questo periodo furono: il 1851 con -0,54°C dalla media e il 1889 con +0,07°C.

Dal 1917 la temperatura ha cominciato a crescere toccando il massimo valore nel 1940 con +0,14°C. Dal 1940 la temperatura ha cominciato nuovamente a scendere, raggiungendo un primo minimo di -0,17°C nel 1950.

Questo periodo durò fino al 1976, senza però mai raggiungere i livelli del 1880-1917. L'andamento della temperatura durante questi anni (1950 e il 1976) è stato nuovamente altalenante toccando quattro minimi, rispettivamente: il già citato 1950 con -0,17°C, il 1956 con -0,18°C, il 1964 con -0,25°C ed infine il 1976 con -0,21°C e tre massimi: il 1953 con +0.11°C, il 1961 con +0,10°C ed infine il 1953 con +0,18°C.

Il 1976 si può considerare un anno fondamentale, è stato l'ultimo anno con valori ancora paragonabili al periodo 1880-1976, da questo anno in poi la temperatura ha cominciato bruscamente e inesorabilmente a salire, senza più mostrare segni di stabilizzazione, toccando il valore massimo nel 2005 con +0,75°C.

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Grafico - 3

Nel grafico 3 è rappresentato l'andamento della temperatura globale divisa per stagione, le quattro stagioni sono sovrapposte in modo da poter fare un rapido raffronto.

Normalmente durante le variazioni climatiche tutte e quattro le stagioni oscillano più o meno allo stesso modo, ci sono però alcune eccezioni.

La prima è proprio il secondo anno, il 1881, in quell'anno l'inverno fu caldissimo (+0,49°C) dobbiamo arrivare al 1988 per trovare un inverno ugualmente caldo, le mezze stagioni (primavera e autunno) furono nella media, comunque piuttosto calde per il periodo l'estate invece fu fredda (-0,42°C).

La seconda pochi anni dopo, nel 1888. L'invero e la primavera furono molto caldi (+0,32°C) mentre l'autunno e l'inverno furono molto più freddi, rispettivamente: -0,09 e -0,20°C.

La terza eccezione è la più vistosa, è il 1892, mentre la primavera, l'estate e l'autunno seguirono l'andamento del periodo, anche se la primavera fu un pochino più fredda, l'inverno fu invece freddissimo, fu l'inverno più freddo mai registrato -0,95°C.

La quarta, un po' meno vistosa, la ritroviamo negli anni 1916-1917. La primavera e l'inverno furono molto freddi (circa -0,60°C) mentre l'estate e l'autunno furono in linea con il periodo.

Un ultima eccezione degna di nota la ritroviamo nel 1997, l'autunno fu in linea con il periodo (+0,52°C) mentre le altre tre stagioni furono molto più calde: fra +0,71 e +0,83°C.

Un'ultima osservazione sui grafici soprastanti: nel periodo 1880 - 1917 le oscillazioni termiche furono molto più accentuate che dal 1918 ai giorni nostri.

Fra l'inverno 1881 e l'inverno 1892 vi furono ben 1,44°C di oscillazione. Dopo il 1917 il punto più freddo è nell'estate del 1963 con -0,35°C e il punto più cado nell'inverno 2006 con +0,87°C abbiamo una differenza di 1,22°C ma prendendo in considerazione ben 91 anni!

Ricordo ancora una volta che tutti i valori riportati si riferiscono allo scostamento dalla media di riferimento (1951-1980) e non sono valori assoluti. Per cui parlando di un inverno caldo e di un'estate fredda non si intende che l'inverno fu più caldo dell'estate in valori assoluti ma come scostamento dalla media di tutti gli inverni e di tutte le estati del periodo di riferimento.

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Grafico - 4

Il grafico 4 rappresenta l'andamento della temperatura comparata fra emisfero nord ed emisfero sud. Salta subito all'occhio una cosa, contrariamente al grafico stagionale, qui l'andamento non è sincrono, ma i due emisferi sembrano andare ognuno per contro proprio. Dal 1880 al 1901 quando l'emisfero nord è forse nel suo periodo più freddo, l'emisfero sud è decisamente più caldo, poi si ha un periodo dove le temperature sono molto similari. Dal 1920 al 1950 quando l'emisfero nord subì un primo sensibile innalzamento della temperatura, quello sud sembra non risentirne affatto.

Si ebbe un nuovo riallineamento fino al 1992 poi, mentre l'emisfero nord continuava a riscaldarsi, quello sud rimaneva stazionario raggiungendo la massima differenza nel 2007 con 0,56°C.

In sintesi l'emisfero sud sembra risentire meno dei cambiamenti climatici, ciò è evidenziato dal grafico 5 dove ho inserito la linea di tendenza polinomiale in ordine 6 per i due emisferi.

Grafico - 5

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Nelle 6 tabelle sottostanti ho riportato i 10 anni più freddi e più caldi, sia a livello globale che divisi nei due emisferi.

Anni freddi Globale Anni .01°C 1891 -54 1917 -47 1887 -43 1904 -41 1884 -40 1907 -40 1892 -39 1893 -39 1903 -35 1918 -34

Anni freddi emisfero N Anni .01°C 1917 -59 1884 -56 1893 -56 1887 -55 1892 -53 1885 -52 1907 -49 1912 -47 1888 -44 1904 -43

Anni freddi emisfero S Anni .01°C 1891 -66 1904 -39 1903 -36 1917 -35 1887 -32 1907 -31 1918 -31 1925 -28 1909 -27 1929 -27

Anni caldi globale Anni .01°C 2005 75 2007 72 1998 70 2002 67 2003 65 2006 64 2004 58 2001 56 2008 55 1990 48

Anni caldi emisfero N Anni .01°C 2007 100 2005 99 2006 91 1998 89 2002 85 2003 85 2004 79 2001 74 1995 71 2008 71

Anni caldi emisfero S Anni .01°C 2005 52 1998 51 2002 49 2003 45 2007 44 2004 38 2008 38 1988 37 2001 37 1991 36

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METEOROLOGIA IN PILLOLE

“A” come BREZZE?

di: Luca Onorato

Le brezze non sono generalmente legate ai potenti venti sinottici portati dalle pertubazioni ma si instaurano localmente in condizioni ‘Anticicloniche’, apportando aria marittima verso l’interno nelle ore più calde. Indipendentemente dai valori barometrici, le condizioni fondamentali per l’innesco del fenomeno della brezza sono legate alla presenza di una scarsa copertura nuvolosa, che nella stagione calda favorisce il riscaldamento della terra rispetto al mare. Queste circolazioni sono più deboli rispetto alle Libecciate, Maestralate e Sciroccate, in quanto hanno un tempo di vita estremamente limitato (nell’ordine delle 5-7 ore circa), ed una scala spaziale ridotta a qualche miglio, a cavallo tra mare e costa. Il loro ciclo è breve ma non sempre correttamente prevedibile. Con il sorgere del sole ad inizio mattinata, dopo un periodo di calma di vento, assistiamo all’arrivo di una ventilazione che si muove dal mare verso la costa penetrando gradualmente nell’interno. Tale meccanismo diurno che è denominato “brezza di mare”, si innesca a causa del differente riscaldamento tra la superficie marina e quella terrestre (in quanto terra e acqua hanno una diversa conducibilità), comportando di conseguenza modificazioni locali dei valori di pressione nella colonna atmosferica sovrastante. Infatti il veloce riscaldamento delle zone interne rispetto al mare, permette una risalita dell’aria calda a contatto con il suolo ed un conseguente abbassamento della pressione che tende a risucchiare masse d’aria marittima relativamente più fresche e a spingerle verso la terra.

Fig 1a - schema della circolazione di brezza marina (in rosso le correnti ascendenti legate al riscaldamento terrestre e in blu le correnti discendenti a qualche miglio dalla costa).

Fig 1b - In una tipica giornata anticlonica, la brezza evidenza l’azione locale della circolazione di brezza marina nella zona prospicente al golfo di Bonassola –SP (tra la costa e la linea tratteggiata); oltre la linea tratteggiata blu, infatti, può osservare una vasta zona di bonaccia caratterizzata da una completa assenza di venti.

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Nella schematizzazione è facile osservare come il contrasto di temperatura tra terra e mare inneschi una differenza di pressione tra il mare più freddo (- -) e la costa (+ +). Infatti grazie all’azione di correnti calde ascendenti si va creando una vera e propria bassa pressione locale che aspira aria marittima.

Queste due circolazioni tenderanno a raccordarsi in quota a circa 800-1000 m con una corrente contraria che muove dalla terra verso il mare, per poi scendere sulla superficie a qualche miglio dalla costa. Non a caso si può parlare di un vero e proprio fronte di brezza che avanza dal mare verso le zone interne e che a volte può essere caratterizzato da una striscia di nubi basse e cumuliformi, parallele alla costa (rappresentate in grigio nello schema). Tale sistema, al suo passaggio, risulta associato ad una rotazione e rinforzo dei venti marittimi. La brezza è più deboli in zone come la liguria caratterizzate da monti a ridosso della costa in quanto la circolazione non penetrare ed estendersi dalla costa verso l’interno (caso della Liguria) mentre risulta più intensa ed estesa in zone come la Versilia (dove le Apuane sono precedute da una pianura) o ancora meglio nella media Toscana (dove la pianura si estende maggiormente nell’interno). La circolazione di brezza diurna si alza mediamente verso 9 di mattina e termina verso le 17 h con il sopraggiungere della sera, quando la terra si raffredda più velocemente della massa d’acqua antistante innescando una corrente contraria, detta appunto brezza di terra, solitamente più debole se confrontata con quella marina (di circa 5-10kt). In condizioni di alta pressione la massima intensità della brezza di mare si verifica a fine mattina o nel primo pomeriggio con valori tra 6-12 nodi, in grado poi di placarsi totalmente intorno alle ore 19-20. Con il trascorrere del giorno, inoltre, i venti tendono a ruotare in senso antiorario seguendo la traiettoria del sole. Tale rotazione, a seconda delle zone e della orografia del territorio, può avere un’ampiezza da 20°-40° fino a 60°-90°. Questo ‘giravento’ (così lo chiamano i pescatori) è una costante legata a diversi fattori di cui il più importante è la forza di Coriolis che tende a deviare verso destra le masse d’aria in movimento nell’emisfero settentrionale

In media in una costa esposta a Ovest, Sud-Ovest (come nel capoluogo Ligure-Levante) il vento si dispone attorno S-SO ad inizio-metà mattinata, rinforzando temporaneamente per poi ruotare a O nelle ore centrali e terminare il suo giro sotto forma di “ponentino” (da O-NO), che regolarmente si esaurisce al tramonto per lasciar spazio alla brezza di terra.

Fig 2a - L’andamento della brezza viene evidenziato per la stazione di Genova Centro Funzionale (dal 18 al 21 agosto) dalla rotazione del vento diurna (giravento) variabile a secondo del giorno ma sempre in senso orario (da 160 a 240-260; da SE a WSW) tra le 9 e 17 locali.

Fig 2b - L’immagine di destra evidenziava sempre in quei giorni una debole brezza (3-4 kt) davanti alla costa genovese a causa del modesto contrasto termico terra-mare e della costa alta che non favorisce particolarmente l’attivazione di brezze vivaci.

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Fig. 3 - Andamento termico della stazione di Genova - Staglieno nei giorni 10-11-12 settembre 2009.

Nell'andamento termico della stazione di Genova - Staglieno, si evidenzia l’arrivo del fronte di brezza associato ad una temporanea flessione della temperatura, legata all'entrata di aria marittima più fresca; questo fenomeno è tipico di tutte le valli che hanno uno sbocco sul mare o su un grande lago.

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DIDATTICA

di: Diego Rosa

Breve introduzione alle energie rinnovabili (sole, vento, acqua)

L'energia eolica idroelettrica – Parte seconda

L’impatto ambientale

I corsi d’acqua naturali costituiscono un ecosistema complesso, ricchissimo di forme di vita e sono un elemento fondamentale del paesaggio. Dato lo sfruttamento abnorme che hanno subito nel secolo appena trascorso in Italia, sopratutto a fini energetici, rappresentano ormai un ambiente residuale, assolutamente da proteggere e se possibile ricostituire, fatte salve esigenze economiche e sociali di superiore importanza.

La CIPRA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) ha pubblicato nel 1992 un documento di notevole interesse dal titolo: "Gli ultimi fiumi naturali delle Alpi". Esso riporta i risultati di uno studio, commissionato dalla CIPRA stessa al Centro Internazionale per 1'Ambiente Alpino, ICALPE di Chambéry (Savoia), che hanno messo in luce questa situazione: ad un’analisi dell’idrografia individuabile su carte in scala 1:1.000000, più del 90% dei tratti dei fiumi alpini sono risultati essere interessati da inquinamento e/o da captazioni idroelettriche, cioè si trovano in condizione di non naturalità Di tale documento, riportiamo una cartina in cui si evidenziano i tratti dei corsi d'acqua a monte di impianti idroelettrici (cioè idraulicamente non perturbati).

er l'Italia, con le informazioni reperite in tutte le regioni alpine tranne la Lombardia e la Valle d'Aosta, si è trovato: lunghezza dei segmenti a monte di impianti idroelettrici = 10% del totale; lunghezza dei segmenti con acque di qualità massima = 23% del totale; lunghezza dei segmenti poco o per nulla affetti da inquinamento o perturbati da derivazioni idroelettriche = 9 % del totale.

E’ da notare che la percentuale delle lunghezze a monte od a valle di impianti idroelettrici, seppur indicativa per un primo approccio al problema, non consente di valutare lo stato di reale di compromissione dei corsi d'acqua. Sarebbe necessario conoscere per le singole aste idriche ad es.: il numero e la localizzazione delle captazioni presentì, il deflusso lungo l'alveo nelle varie stagioni rapportato a quello naturale, le interruzioni del “continuum” idrico, la modifica del ciclo idrologico naturale e del trasporto solido, la presenza e le capacità dei bacini di accumulazione e la loro gestione, ecc. La captazione provoca, a valle della presa, oltre all’ovvia riduzione della portata, una modifica del regime idrologico e, soprattutto in presenza di bacini di ritenuta, del trasporto solido. Il trasporto solido avviene sostanzialmente durante le piene che proprio gli invasi annullano o riducono notevolmente.

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ali effetti, che per quanto concerne il regime ed il trasporto solido sono presenti anche a valle delle restituzioni, possono produrre notevoli impatti idrogeomorfologici, ecologici, paesaggistici, estetici e determinare gravi limitazioni alla fruizione dell'ambiente acquatico nel suo complesso.

elle foto di figura 1 sono messi in evidenza due differenti aspetti del Cordevole, principale affluente del Piave, in condizioni di portata naturale e di portata derivata, nelle foto delle figure 2, 3 è evidenziato il degrado estetico - ambientale subito dal Boite, affluente dello stesso Piave, causato dalla captazione a fini idroelettrici delle sue acque. Bellissimo nelle sue condizioni di sostanziale naturalità a monte di Cortina d’Ampezzo, ridotto a inquinato rigagnolo poco prima della sua confluenza con il Piave, 40 Km più a valle. Nella figura 4 riportiamo due immagini di una bella emergenza idrogelogica nella provincia di Genova : la Cascata del Serpente sul torrente Masone affluente dello Stura, nei pressi dell’omonimo centro abitato. Il laghetto alla base della cascata sarebbe in breve tempo riempito di detriti se le forti portate di piena che caratterizzano questo corso d’acqua, non gli allontanassero regolarmente.

Analisi degli impatti ambientali

Nella tabella 1 riportiamo un elenco dei principali impatti causati dalle captazioni e dagli sbarramenti dei corsi d’acqua. Contrassegnati con D sono gli impatti che dipendono sopratutto dalla riduzione del deflusso, con V quelli che dipendono dalla riduzione della sua variazione nel corso dell’anno (dinamica idrologica: piene ed alte acque), con I quelli dovuti alla presenza delle stesse opere idrauliche.

Fig. 1 - Segmenti (colorati in rosso) dei corsi d’acqua alpini non perturbati idraulicamente da captazioni significative o da bacini di accumulo (non analizzati i corsi d’acqua delladella Valle d’Aosta e della Lombardia)

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Fig. 2 - Torrente Cordevole, affluente principale del Piave, in condizioni di portata sostanzialmente naturale, in alto, e di portata derivata, in basso. (Foto: Pietro Angelini).

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Fig. 3 - Il Boite a monte di Cortina d’Ampezzo (bellissimo, azzurro torrente allo stato naturale). Agosto 2000 (Foto dell’autore)

Fig. 4 - Il Boite dopo i prelievi idroelettrici, 40 Km a valle. (Foto Pietro Angelini)

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Fig. 5 - Effetti dello svaso di pulizia di un bacino idroelettrico. Torrente Cordevole, affluente del Piave. Anno 2000 (Foto: Da Rif Luigi)

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Tabella 1 - Impatti delle derivazioni e degli accumuli sui corsi d’acqua

Impatto Tipi di impatto

Impatto geomorfologico idrogeologico microclimatico

• rottura dell’equilibrio geomorfologico tra: erosione, trasporto solido, deposito. (Conseguenza: sovra alluvionamenti o al contrario approfondimenti anomali dei letti). Indebolimento dei versanti per la presenza e la variazione dei livelli della massa d’acqua dei bacini di accumulo (Vajont). D,V,I

• uniformizzazione del profilo del letto e delle sponde con scomparsa progressiva di laghetti, spiaggette, polle, rapide, cateratte, “riffles” e “pools” (alti e bassi topografici del fondo), morfologie generate e mantenute dal succedersi dalle piene più consistenti ridotte o annullate dalle dighe e dalle grandi derivazioni). Modifica della granulometria del fondo, in particolare in corrispondenza degli scarichi dai serbatoi di accumolo. V

• riduzione del trasporto di sedimenti in mare (causata dalle opere di correzione/regimazione dei letti ma soprattutto dalla loro cattura nei bacini artificiali) con forti erosioni, arretramenti e talora scomparsa delle spiagge. V,I

• impermeabilizzazione dei letti (per i depositi fangosi,determinati anche dagli apporti di piena dei piccoli affluenti, che si accumulano sul fondo in condizioni di bassa velocità e non più regolarmente rimossi dalle piene e dalle acque di morbida del corso principale scomparse o rarefatte, cui si aggiungono i residui della pulizia degli invasi), riduzione od annullamento dell’alimentazione e dello scambio idrico con le falde freatiche, sino alla situazione limite del loro completo drenaggio in alveo. D,V

• modifiche del microclima locale dovute alla presenza dei bacini artificiali. I

Impatto ecologico

• peggioramento, modifica della qualità dell’acqua (riduzione della diluizione degli inquinanti e della capacità di autodepurazione, modifica del chimismo, del contenuto biologico, della temperatura, del tenore di ossigeno...), per diminuzione delle portate, della superficie bagnata, della turbolenza, della profondità, per la lunga permanenza nei bacini di accumulo, per la turbinazione (sovraossigenazione), per il più frequente ed esteso congelamento delle superfici in inverno con basse portate (carenza di ossigeno). D,V

• riduzione e peggioramento dei biotopi :1)il corpo idrico;2) il letto uniformizzato nel suo profilo longitudinale e trasversale, soggetto a depositi impermeabilizzanti, anche a causa degli svasi di pulizia dei serbatoi ed alla proliferazione di alghe; 3)le zone alluvionali e gli ecotoni - zone di transizione tra terra e acqua - compresi quelli dei bordi dei laghi naturali artificializzati) D,V

• interruzione della continuità monte-valle a causa delle opere di presa, dighe, tratti disseccati con il venir della funzione del fiume di “corridoio ecologico” tra biotopi diversi e della possibilità della migrazione dei pesci e degli altri organismi D,V,I

• diminuzione della biodiversità, impoverimento, scomparsa e sostituzione della fauna originaria, ittica, macrobentonica e degli ecotoni, come conseguenza della riduzione, dell’uniformizzazione, dell’isolamento e della trasformazione dei biotopi. D,V,I

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Rivista Ligure di Meteorologia – n° 34 anno IX

• inaridimento dei versanti per intercettazione, da parte dei canali e gallerie di gronda a pelo libero, del deflusso idrico superficiale, ipodermico e profondo. Deperimento e trasformazione della vegetazione originaria. I

• alterazione sino alla scomparsa della vegetazione alluvionale (per riduzione, rarefazione od annullamento delle alluvioni ed il conseguente abbassamento delle falde freatiche) . Al contrario mancata limitazione dell’incontrollato sviluppo arboreo in prossimità dei letti e nelle isole fluviali operato delle piene ordinarie con impedimenti al deflusso delle piene straordinarie. D,V

• inaridimento delle zone umide tributarie del corso d’acqua con la sparizione della vegetazione e della fauna specifiche. D,V

Impatto estetico Impatto sul paesaggio

• immiserimento, perdita di dinamicità, peggioramento dell’aspetto del corso d’acqua ( per i depositi fangosi e per la proliferazione di alghe sul fondo, per un possibile aumento dell’inquinamento, per la perdita del colore caratteristico di alcune acque trasportanti ad es. materiale calcareo-dolomitico in sospensione), talora totale disseccamento del corpo idrico, con grave deturpazione di un paesaggio caratterizzato dalla presenza delle acque correnti. D,V

• scomparsa della vegetazione alluvionale originaria che evidenzia, anche in prospettiva lontana, la presenza del corso d’acqua; sua sostituzione con associazioni vegetali banali ed indifferenziate dal contesto vegetale dell’intorno. D,V

• perdita di proporzione naturale, tra le dimensioni del corpo idrico ridotto (se non annullato) dai prelievi e quelle dell’alveo, di correlazione attesa tra situazioni meteorologiche e situazioni idrologiche (magre estreme anche in periodi piovosi o di disgelo, portate estremamente variabili, anche nello stesso giorno, in funzione della richiesta della rete, a valle delle restituzioni da serbatoi per produzione idroelettrica gestiti come servizio di punta o praticamente costanti a valle di quelle da serbatoi gestiti in servizio di base). D,V

• scomparsa di manifestazioni idrogeologiche che esaltano il fascino dell’ambiente naturale (cascate, cateratte, sorgenti, rigagnoli, polle, marmitte dei giganti...). D,V

• impatto visivo delle opere idrauliche (dighe, canalizzazioni...) e di quelle civili ad esse connesse, delle linee di trasmissione. I

• disastroso aspetto dei bacini artificiali in situazione di basso invaso (bordi fangosi su dislivelli di parecchi metri ). I

Impatto sui valori storici culturali

scientifici

• perdita o degrado di prospettive panoramiche, sintesi di paesaggio fluviale ed urbano per i tratti dei corsi d’acqua a portata ridotta nei centri abitati. D,I

• perdita di ambienti naturali aventi valore didattico e/o interessanti ai fini della ricerca scientifica applicata. D,V,I

• grave inaccettabile perdita di naturalità delle aree protette. D,V,I

Impatto sulle possibilità di

svago e di ristoro

• limitazione, talora impossibilità, di praticare la balneazione, gli sport e le attività del tempo libero legate all’acqua ( nuoto, pesca, “rafting”, canoa, torrentismo...). D,I

• perdita di occasioni di ristoro fisico e spirituale favorite dalla presenza di un contorno suggestivo di acque correnti allo stato naturale. D,I

• perdita di igiene e di salubrità dei luoghi (acque poco ossigenate, inquinate, favorenti per es. la proliferazione di insetti molesti). D,V

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Impatto economico

• perdita di territorio avente valore economico per la realizzazione degli invasi e delle altre opere idrauliche. I

• inaridimento dei versanti (per la presenza di canali o gallerie di gronda a pelo libero), con perdita di produzione agro-silvo-pastorale. I

• carenza di acqua per usi potabili ed irrigui (derivazioni ed abbassamento delle falde freatiche, disseccamento delle sorgenti). D,V

• riduzione od annullamento della produzione ittica. D,V,I • perdita del turismo attirato dalla integrità del paesaggio e

dell’ambiente e dalle possibilità di sport, di svago e di ristoro sul corso d’acqua. D,V,I

Tabella 1 - Impatti delle derivazioni e degli accumuli sui corsi d’acqua

Impatto Tipi di impatto

Impatto geomorfologico idrogeologico microclimatico

• rottura dell’equilibrio geomorfologico tra: erosione, trasporto solido, deposito. (Conseguenza: sovra alluvionamenti o al contrario approfondimenti anomali dei letti). Indebolimento dei versanti per la presenza e la variazione dei livelli della massa d’acqua dei bacini di accumulo (Vajont). D,V,I

• uniformizzazione del profilo del letto e delle sponde con scomparsa progressiva di laghetti, spiaggette, polle, rapide, cateratte, “riffles” e “pools” (alti e bassi topografici del fondo), morfologie generate e mantenute dal succedersi dalle piene più consistenti ridotte o annullate dalle dighe e dalle grandi derivazioni). Modifica della granulometria del fondo, in particolare in corrispondenza degli scarichi dai serbatoi di accumolo. V

• riduzione del trasporto di sedimenti in mare (causata dalle opere di correzione/regimazione dei letti ma soprattutto dalla loro cattura nei bacini artificiali) con forti erosioni, arretramenti e talora scomparsa delle spiagge. V,I

• impermeabilizzazione dei letti (per i depositi fangosi,determinati anche dagli apporti di piena dei piccoli affluenti, che si accumulano sul fondo in condizioni di bassa velocità e non più regolarmente rimossi dalle piene e dalle acque di morbida del corso principale scomparse o rarefatte, cui si aggiungono i residui della pulizia degli invasi), riduzione od annullamento dell’alimentazione e dello scambio idrico con le falde freatiche, sino alla situazione limite del loro completo drenaggio in alveo. D,V

• modifiche del microclima locale dovute alla presenza dei bacini artificiali. I

Impatto ecologico

• peggioramento, modifica della qualità dell’acqua (riduzione della diluizione degli inquinanti e della capacità di autodepurazione, modifica del chimismo, del contenuto biologico, della temperatura, del tenore di ossigeno...), per diminuzione delle portate, della superficie bagnata, della turbolenza, della profondità, per la lunga permanenza nei bacini di accumulo, per la turbinazione (sovraossigenazione), per il più frequente ed esteso congelamento delle superfici in inverno con basse portate (carenza di ossigeno). D,V

• riduzione e peggioramento dei biotopi :1)il corpo idrico;2) il letto uniformizzato nel suo profilo longitudinale e trasversale, soggetto a depositi impermeabilizzanti, anche a causa degli

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svasi di pulizia dei serbatoi ed alla proliferazione di alghe; 3)le zone alluvionali e gli ecotoni - zone di transizione tra terra e acqua - compresi quelli dei bordi dei laghi naturali artificializzati) D,V

• interruzione della continuità monte-valle a causa delle opere di presa, dighe, tratti disseccati con il venir della funzione del fiume di “corridoio ecologico” tra biotopi diversi e della possibilità della migrazione dei pesci e degli altri organismi D,V,I

• diminuzione della biodiversità, impoverimento, scomparsa e sostituzione della fauna originaria, ittica, macrobentonica e degli ecotoni, come conseguenza della riduzione, dell’uniformizzazione, dell’isolamento e della trasformazione dei biotopi. D,V,I

• inaridimento dei versanti per intercettazione, da parte dei canali e gallerie di gronda a pelo libero, del deflusso idrico superficiale, ipodermico e profondo. Deperimento e trasformazione della vegetazione originaria. I

• alterazione sino alla scomparsa della vegetazione alluvionale (per riduzione, rarefazione od annullamento delle alluvioni ed il conseguente abbassamento delle falde freatiche) . Al contrario mancata limitazione dell’incontrollato sviluppo arboreo in prossimità dei letti e nelle isole fluviali operato delle piene ordinarie con impedimenti al deflusso delle piene straordinarie. D,V

• inaridimento delle zone umide tributarie del corso d’acqua con la sparizione della vegetazione e della fauna specifiche. D,V

Impatto estetico Impatto sul paesaggio

• immiserimento, perdita di dinamicità, peggioramento dell’aspetto del corso d’acqua ( per i depositi fangosi e per la proliferazione di alghe sul fondo, per un possibile aumento dell’inquinamento, per la perdita del colore caratteristico di alcune acque trasportanti ad es. materiale calcareo-dolomitico in sospensione), talora totale disseccamento del corpo idrico, con grave deturpazione di un paesaggio caratterizzato dalla presenza delle acque correnti. D,V

• scomparsa della vegetazione alluvionale originaria che evidenzia, anche in prospettiva lontana, la presenza del corso d’acqua; sua sostituzione con associazioni vegetali banali ed indifferenziate dal contesto vegetale dell’intorno. D,V

• perdita di proporzione naturale, tra le dimensioni del corpo idrico ridotto (se non annullato) dai prelievi e quelle dell’alveo, di correlazione attesa tra situazioni meteorologiche e situazioni idrologiche (magre estreme anche in periodi piovosi o di disgelo, portate estremamente variabili, anche nello stesso giorno, in funzione della richiesta della rete, a valle delle restituzioni da serbatoi per produzione idroelettrica gestiti come servizio di punta o praticamente costanti a valle di quelle da serbatoi gestiti in servizio di base). D,V

• scomparsa di manifestazioni idrogeologiche che esaltano il fascino dell’ambiente naturale (cascate, cateratte, sorgenti, rigagnoli, polle, marmitte dei giganti...). D,V

• impatto visivo delle opere idrauliche (dighe, canalizzazioni...) e di quelle civili ad esse connesse, delle linee di trasmissione. I

• disastroso aspetto dei bacini artificiali in situazione di basso invaso (bordi fangosi su dislivelli di parecchi metri ). I

Impatto sui valori storici culturali

scientifici

• perdita o degrado di prospettive panoramiche, sintesi di paesaggio fluviale ed urbano per i tratti dei corsi d’acqua a portata ridotta nei centri abitati. D,I

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• perdita di ambienti naturali aventi valore didattico e/o interessanti ai fini della ricerca scientifica applicata. D,V,I

• grave inaccettabile perdita di naturalità delle aree protette. D,V,I

Impatto sulle possibilità di

svago e di ristoro

• limitazione, talora impossibilità, di praticare la balneazione, gli sport e le attività del tempo libero legate all’acqua ( nuoto, pesca, “rafting”, canoa, torrentismo...). D,I

• perdita di occasioni di ristoro fisico e spirituale favorite dalla presenza di un contorno suggestivo di acque correnti allo stato naturale. D,I

• perdita di igiene e di salubrità dei luoghi (acque poco ossigenate, inquinate, favorenti per es. la proliferazione di insetti molesti). D,V

Impatto economico

• perdita di territorio avente valore economico per la realizzazione degli invasi e delle altre opere idrauliche. I

• inaridimento dei versanti (per la presenza di canali o gallerie di gronda a pelo libero), con perdita di produzione agro-silvo-pastorale. I

• carenza di acqua per usi potabili ed irrigui (derivazioni ed abbassamento delle falde freatiche, disseccamento delle sorgenti). D,V

• riduzione od annullamento della produzione ittica. D,V,I • perdita del turismo attirato dalla integrità del paesaggio e

dell’ambiente e dalle possibilità di sport, di svago e di ristoro sul corso d’acqua. D,V,I

Fig. 5 - Bella, armoniosa emergenza idrogeologica in provincia di Genova: la cascata del Serpente sul rio Masone, in condizioni di piena e di portata normale. Il laghetto sotto la cascata si è formato ed è mantenuto proprio grazie alle forti portate di piena che caratterizzano il corso d’acqua.(Foto dell’autore)

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Rivista Ligure di Meteorologia – n° 34 anno IX

Rivista Ligure di Meteorologia n° 34 anno IX - ottobre 2009

NOTIZIE DAL MONDO

Giugno - agosto 2009

A cura di: Roberto Pedemonte e Massimo Riso

Europa Inondazioni in Europa centrale causano la morte di 13 persone..

ITALIA Il 6 giugno forti temporali nell’Italia nordorientale hanno causato grandinate e un tornado, che ha scoperchiato tetti e ferito 20 persone, tra le quali una donna ricoverata in serie condizioni che ha necessitato di un intervento chirurgico.

IRLANDA Pioggia torrenziale a Dublino il 2 luglio con caos nel traffico e crollo del tetto di un ospedale nella parte settentrionale della città. Fortunatamente nessun ferito grave ma solo l’evacuazione dei pazienti nel reparto di emergenza.

GRAN BRETAGNA Precipitazioni intense sull'Inghilterra settentrionale hanno provocato inondazioni il 10 giugno, causando la chiusura di strade e ferrovie.

La Gran Bretagna all'inizio di luglio ha sperimentato la più calda ondata di calore da tre anni, con un livello di allerta categoria tre (il secondo più alto), stabiliti per la prima volta nel 2006. Il servizio sanitario britannico ha segnalato più di 300 chiamate per malattie collegate al caldo. L'ondata di calore ha colpito anche Belgio, Germania e Francia.

REPUBBLICA CECA I forti rovesci dell’ultima settimana di giugno hanno provocato inondazioni in Europa centrale e causato la morte di 13 persone nella Repubblica Ceca orientale. Centinaia di persone sono state evacuate dalle loro case per la minaccia dell’acqua alta. Le inondazioni hanno provocato la chiusura di strade e ferrovie, l’interruzione dell’energia elettrica in intere città e provocato frane nelle aree meridionali del paese che hanno danneggiato molte case. Queste inondazioni sono risultate il peggiore disastro naturale in Europa centrale dal 2002 quando vi furono 17 morti e l’acqua distrusse il centro storico di Praga, causando oltre 2 miliardi di euro in costi di riparazione.

POLONIA Temporali violenti si sono abbattuti in varie parti d'Europa il 23 luglio uccidendo sette persone in Polonia, due nella Repubblica Ceca e una in Germania. Venti fortissimi hanno sradicato alberi e abbattuto linee elettriche. Nella Repubblica Ceca circa 150.000 abitazioni sono rimaste senza elettricità.

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AMERICA Durante l'ultima settimana di luglio un'ondata di calore ha investito il. Nordovest, all’aeroporto internazionale di Seattle-Tacoma è stata misurata una temperatura di 39°C..

Nord America

STATI UNITI

Un severo sistema temporalesco ha colpito il Texas settentrionale il giorno 11 giugno, prodotto forti piogge, numerosissimi fulmini e venti forti che sono giunti a 113 km/h lasciando 260.000 case e aziende senza elettricità. 400 voli sono stati annullati all’aeroporto internazionale di Dallas-Fort Worth. All’aeroporto di Dallas Love Field è caduto un totale di 134.6 mm di pioggia, nuovo record giornaliero per giugno. Il record precedente era di 91.4 mm del 13 giugno 1989. Un fulmine potrebbe aver provocato un incendio che ha distrutto una casa nella città di Heath, vicino a Dallas. I temporali sono stati anche responsabili del danneggiamento dei moli e del tetto della Marina di Fort Worth e del rovesciamento delle imbarcazioni in secca.

Temporali intensi hanno provocato venti forti, grandine e un tornado nel midwest degli Stati Uniti durante settimana dal 14 al 20 giugno, con pioggia intensa che ha sconvolto la regione. Il Nord Dakota è stato sommerso a causa di forti rovesci, con allagamenti di strade; vicino a Bismarck, il tetto di una sala da bowling è crollato a causa del peso dell’acqua caduta, 152.4 mm, con danni di oltre 1.300.000 euro. Fortunatamente non si registra nessuno ferito. Il 15 giugno Bismarck ha ricevuto 81.3 mm, nuovo record di pioggia massima giornaliera; il precedente del 1953 era di 78.7 mm. Abercrombie, Nord Dakota, ha ricevuto 190.5 mm di pioggia il 17 giugno, infrangendo anche qui il record di pioggia massima giornaliera precedente, di 50.8 mm, registrato 1959 e superando il record di pioggia giornaliera di tutti i tempi, di 124.5 mm, del 1958. Negli Stati Uniti sudorientali, i temporali hanno portato venti forti, grandine, piogge intense e tornado che hanno danneggiato edifici, provocato inondazioni e interrotto l’energia elettrica a migliaia di persone. Il 17 giugno temporali hanno provocato la caduta di grandine e un tornado di classe EF2 ad Austin, Minnesota, che ha sradicato alberi e abbattuto pali dell'elettricità i cui frammenti, volando, hanno lesionato case e veicoli. A Norborne, Missouri, i venti a 119 km/h, hanno abbattuto i muri di un edificio e danneggiato tetti. Nella zona occidentale del Sud Carolina, i severi temporali hanno causato la precipitazione di grossi chicchi di grandine e venti forti che hanno causato la morte di una donna quando un albero si è abbattuto sulla sua macchina. Il 18 il Nord Carolina occidentale è stato terreno per severi temporali, lasciando quasi 17.000 utenti senza elettricità, rendendo le strade impraticabili e causando la caduta di alberi su numerose strade, che hanno intrappolato gli occupanti nelle loro macchine. Il fronte ha portato pioggia torrenziale, raffiche di vento tra 56-72 km/h e grandine della grandezza di monetine. Nel Michigan occidentale, il 19 giugno, temporali hanno innescato grandinate e un tornado che ha distrutto tre case e danneggiato altri edifici.

Anche in luglio le condizioni di siccità, definita eccezionale dall’Osservatorio sulla Siccità americano, sono continuate nel Texas centrale e meridionale. Le temperature massime generalmente sopra la normale climatologica in molte aree, hanno superato 38 °C per numerosi giorni consecutivi con un massimo di 43 °C registrato a Poteet il 6 luglio. L’impatto è stato molto severo su raccolti e allevamento di bestiame. Il 60 percento delle vacche da carne sono ubicate nelle contee che hanno sofferto l’estrema siccità. Gli esperti dell’Università A&M stimano che le perdite economiche agricole possano superare di 2,8 miliardi di euro quelle dovute all’ultima siccità del 2006.

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Gli Gli effetti del tornado Austin.

Anche in luglio le condizioni di siccità, definita eccezionale dall’Osservatorio sulla Siccità americano, sono continuate nel Texas centrale e meridionale. Le temperature massime generalmente sopra la normale climatologica in molte aree, hanno superato 38 °C per numerosi giorni consecutivi con un massimo di 43 °C registrato a Poteet il 6 luglio. L’impatto è stato molto severo su raccolti e allevamento di bestiame. Il 60 percento delle vacche da carne sono ubicate nelle contee che hanno sofferto l’estrema siccità. Gli esperti dell’Università A&M stimano che le perdite economiche agricole possano superare di 2,8 miliardi di euro quelle dovute all’ultima siccità del 2006.

Durante l'ultima settimana di luglio un'ondata di calore nel Nordovest ha infranto numerosi record di temperatura. Il giorno 28 i valori sono giunti a 33 °C nella regione tipicamente fresca di Astoria, Oregon, superando il vecchio record di 28 °C. Il 29 luglio la temperatura massima all’aeroporto internazionale di Seattle-Tacoma è stata di 39 °C, il valore più alto mai registrato nei 118 anni di registrazioni. Con le anomale condizioni di moderata siccità già presenti, la stagione degli incendi estivi è stata superiore alla norma, primariamente, secondo i bioclimatologi del Servizio Forestale Americano, a causa dei fulmini.

Mezzi spartineve hanno rimosso oltre cinque centimetri di grandine del diametro di una moneta da dieci centesimi caduta a seguito di un fronte temporalesco abbattutosi nella notte tra il 6 e il 7 luglio a Yonkers, New York. Le raffiche del vento hanno raggiunto 96 km/h e le piogge intense hanno abbattuto alberi e linee elettriche, causando la mancanza di energia elettrica a circa 21.000 persone e danneggiato due abitazioni. I temporali si sono poi indirizzati verso nordest, attraverso il Massachusetts. A Hopkinton, una super-cella, la più potente forma di temporale, con chicchi di grandine dell’ordine di grandezza di una

da golf e vento a 129 km/h, ha strappato doli in aria. Il fronte

è poi avanzato da Hopkinton a Taunton, e

pallapezzi di alberi scaraventan

Yonkers - Mezzi spartineve in azione per rimuovere oltre 5 cm di grandine.

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finalmente è scivolato sul mare. Nessun danno grave è stato segnalato.

Il 19 agosto una vigorosa tempesta, con venti che hanno raggiunto 129 km/h, ha sradicato un centinaio di alberi di oltre un secolo in Central Park, a New York, provocando i danni maggiori degli ultimi 30 anni. Molte macchine parcheggiate nelle vicinanze sono rimaste schiacciate.

New York - Alberi annattutti in Central Park.

La Tempesta tropicale Claudette, la terza della stagione atlantica 2009, si è rapidamente potenziata in uragano nel Golfo del Messico il 15 agosto e ha toccato il giorno successivo la terraferma vicino al confine tra Florida e Alabama con venti 65 km/h. La tempesta si è poi indebolita subito a depressione scaricando tra 100 e 150 mm di pioggia in Florida.

La tempesta tropicale Claudette

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MESSICO L’Uragano Andres, sviluppatosi come depressione tropicale al largo della costa meridionale del Messico il 21 giugno, si è fortificato a tempesta tropicale quello stesso giorno divenendo così la prima tempesta denominata della stagione 2009degli uragani del Pacifico Orientale. Andres si è quindi mosso verso nordovest, aumentando lentamente in intensità. Il giorno 23, ha raggiunto la categoria di uragano, con la massima velocità del vento a 120 km/h. Anche se non è approdato nella terraferma messicana, ha portato pioggia intensa sulla sua costa sudoccidentale, allagando case e strade e uccidendo un pescatore. Andres si è quindi indebolito a depressione il 24. La stagione degli uragani nel Pacifico Orientale comincia ufficialmente il 15 maggio e finisce il 30 novembre.

ASIA Taiwan - Tifone Morakot ha causato la peggiore inondazione degli ultimi 50 anni causando almeno 614 morti.

India Nel mese di giugno un'intensa onda di calore, con temperature salite a oltre 40 °C, ha causato quasi 100 morti.

CINA Temporali violenti hanno scatenato venti furiosi nella Cina centrale il 3 giugno, uccidendo 20 persone e ferendone altri 117. Il vento a 110 km/h ha abbattuto alberi e fatto crollare quasi 9.800 case. 3 milioni di persone sono rimaste senza acqua ed elettricità. La tempesta ha causato danni per oltre 26 milioni di euro in perdite agricole.

FILIPPINE La depressione tropicale, formatasi nell'Oceano Pacifico occidentale, a est delle Isole Filippine, il 22 giugno, si è fortificata a tempesta tropicale, denominata Nangka, e il 23 ha raggiunto il vento massimo di 83 km/h. Nangka si poi mossa verso ovest toccando la terraferma a Borongan, nelle Samar Orientali, lo stesso giorno. La tempesta ha provocato pioggia forte, grandine, venti forti, un tornado e provocato frane. Otto sono risultati i morti, 12 i dispersi e 44.000 persone che sono state costrette a evacuare le loro case a causa delle frane e dell’acqua alta. La tempesta quindi ha abbandonato le Filippine ed è entrata nel Mar Cinese Meridionale e il giorno 26 si è indebolita a depressione.

La traccia e la velocità del vento della tempesta tropicale Nangka. Fonte: alertnet.org

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TAIWAN Il Tifone Morakot, formatosi il 4 agosto nel Mar delle Filippine centrale, ha toccato la terra a Taiwan il 7 agosto come tempesta di categoria 2, con venti a 144 km/h, piogge torrenziali e l'inondazione peggiore in 50 anni. Sulla parte meridionale dell'isola sono caduti 2.110 mm di pioggia. Decine di migliaia di persone sono rimaste isolate. Le forti piogge, la nebbia fitta e le forti correnti dei fiumi che hanno abbattuto ponti e distrutto strade, hanno reso difficile i soccorsi nelle regioni montuose. Una frana ha seppellito il villaggio di montagna di Shiao Lin, dove si ritiene che circa 400 abitanti siano rimasti intrappolati sotto di cinque metri di fango

e detriti. La tempesta si è quindi mossa verso la costa sud orientale della Cina, colpendo la Provincia di Fujian il giorno 9, con venti a 119 km/h. Centinaia di villaggi e città sono stati allagati e più di 1.620.000 persone sono state evacuate dalle loro case. Al 31 di agosto si contano almeno 614 morti (incluso 22 nella Filippine) e 92 dispersi. Più di 10.000 case sono andate distrutte e 3,4 milioni di ettari di raccolto danneggiati. Le perdite economiche sono state valutate in circa 3,6 miliardi di euro.

TAIWAN - Intensità della pioggia causata dal tifone Morakot

BANGLADESH Dopo avere sperimentato condizioni di siccità durante l’inizio della stagione dei monsoni, Dhaka il 29 luglio ha ricevuto 290 mm di pioggia, massima quantità di precipitazione in un giorno in luglio dal 1949. Sei persone sono morte e molti dei 12 milioni di residenti sono rimasti isolati nelle loro case a causa dell’allagamento delle strade.

GIAPPONE Il 10 agosto il Tifone Etau ha colpito il Giappone occidentale con venti fino a 108 km/h, uccidendo 14 persone a causa delle inondazioni e delle frane e costringendo 47.000 persone a evacuare le proprie case.

OCEANIA

AUSTRALIA: L’anno 2009 ha visto il più caldo agosto in Australia mai registrato.

AUSTRALIA L’anno 2009 ha visto il più caldo agosto in Australia mai registrato. La temperatura media è stata 2.47 °C sopra la media del periodo 1961–1990, superando il precedente record di 0.98 °C. La temperatura media massima estrema è stata di 3.20 °C sopra la normale, 1.14 °C oltre il record precedente del 2006. Il valore massimo è stato di + 4.24 °C nel Queensland e di + 3.97 °C nel Northern Territory. Anche la Nuova Zelanda ha sperimentato il suo agosto più caldo. La temperatura media per il mese è stata 1.7 °C sopra la media. I primi dati storici di temperatura in Nuova Zelanda risalgono agli anni ’60 dell’800.

AUSTRALIA - Anomalia della temperature massima. (Cliccare sull'immagine per ingrandirla 800x549 px)

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Rivista Ligure di Meteorologia – n° 34 anno IX

ANTARTIDE

Individuato il punto più secco, freddo e calmo della Terra.

uno studio condotto da un gruppo di astronomi della University of New South Wales (UNSW) ha individuato il punto più secco, freddo e calmo della Terra. La località, nota con la sigla Ridge A, è posta a 4053 metri di altitudine sull'Altopiano Antartico. Il sito non è solo estremamente remoto, ma anche molto freddo e secco: la temperatura media invernale è di circa -70°C. L'aria è anche estremamente calma e le turbolenze atmosferiche che fanno apparire sfarfallanti le stelle sono quasi del tutto assenti. Infatti la ricerca è stata effettuata in vista della costruzione di un osservatorio astronomico che potrebbe sfruttare le eccezionali condizioni atmosferiche. Le immagini astronomiche prese a Ridge A dovrebbero essere almeno tre volte più nitide di quelle prese nel miglior sito finora sfruttato dagli astronomi dato che il cielo è così buio e secco, ciò significa che un telescopio anche di dimensioni relativamente modeste potrebbe essere altrettanto potente dei più grandi telescopi della Terra.

Topografia dell'Antartide che mostra la posizione di: Ridge A, Dome A e Dome C. Fonte: http://www.science.unsw.edu.au (Cliccare sull'immagine per ingrandirla 765x661 px 93 Kb)

Notizia tratta da: Le Scienze

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Rivista Ligure di Meteorologia – n° 34 anno IX

Rivista Ligure di Meteorologia n° 34 anno IX - ottobre 2009

Meteorologia d’altri tempi

di Roberto Pedemonte

Introduzione In questo numero proseguiamo la pubblicazione della parte climatologica della Guida di Genova, presentando le tabelle che concludono l’analisi della temperatura del primo decennio di misurazioni presso l’Osservatorio della Regia Università di Genova.

Nei prossimi numeri proporremo la parte dello studio di Lorenzo Pareto inerente l’effetto degli altri elementi del clima sulla città di Genova.

Da Descrizione di Genova e del Genovesato – Volume I, Tipografia Ferrando, Genova, 1846

Notizie Meteorologiche di Genova Parte seconda

Prospetto n. 1 Medie annuali delle temperature orarie,

delle massime minime e medie temperature diurne

MEDIE ANNUALI DELLE TEMPERATURE OSSERVATE ALLE ORE

MEDIE ANNUALI DELLE TEMPERATURE ANNI

9 Mattina Mezzodì 3 Sera 9 Sera Massime diurne

Minime diurne

Medie diurne

1833 15,80 16,78 17,49 15,36 18,11 12,96 15,53 1834 16,77 18,03 19,00 16,10 19,73 13,97 16,83 1835 15,01 16,33 17,04 14,61 17,76 12,53 15,16 1836 15,20 16,37 17,01 14,74 17,75 12,75 15,24 1837 14,66 15,83 16,51 14,33 17,23 12,30 14,76 1838 14,56 15,64 16,34 14,18 17,13 12,12 14,62 1839 15,82 16,93 17,61 15,38 18,37 13,52 15,95 1840 15,47 16,59 17,31 14,90 18,02 13,14 15,56 1841 16,26 17,39 18,06 15,77 18,82 13,90 16,36 1842 15,67 16,90 17,66 15,22 18,38 13,37 15,74

MEDIE 15,52 16,68 17,40 15,07 18,13 13,05 15,58

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Prospetto n. 2

Medie decennali delle temperature corrispondenti ai mesi alle stagioni dell'anno

MEDIE DELLE TEMPERATURE OSSERVATE

ALLE ORE

MEDIE DELLE TEMPERATURE

MESI E STAGIONI

dal 1833-1842

9 Mattina

Mezzodì 3 Sera 9 Sera Massime diurne

Minime diurne

Medie diurne

DIGRESSIONI delle medie mensuali

intorno alla media annuale

Gennaio 7,20 8.39 8.67 7.18 9.44 5.16 7.30 -8.28

Febbraio 8,27 9.62 10.20 8.29 10.97 5.96 8.46 -7.12

Marzo 10.48 11.82 12.69 10.25 13.26 8.09 10.67 -4.91

Aprile 13.11 14.40 15.15 12.67 15.96 10.46 13.21 -2.37

Maggio 17.91 18.93 19.77 17.21 20.61 15.08 17.85 +2.27

Giugno 22.33 23.22 24.12 21.33 24.87 19.34 21.94 +6.36

Luglio 24.27 25.27 26.15 23.39 26.92 21.42 24.17 +8.59

Agosto 24.22 25.31 26.37 23.31 27.14 21.44 24.29 +8.71

Settembre 20.73 21.85 22.87 19.92 23.56 18.07 20.82 +5.24

Ottobre 16.73 18.13 18.92 16.39 19.55 14.48 17.02 +1.44

Novembre 11.80 12.89 13.24 11.69 13.92 9.77 11.85 -3.73

Dicembre 9.22 10.34 10.68 9.22 11.39 7.50 9.39 -6.19

Inverno 8.23 9.45 9.85 8.23 10.60 6.17 8.38 -7.20

Primavera 13.83 15.05 15.87 13.38 16.61 11.21 13.91 -1.67

Estate 23.61 24.80 25.55 22.68 26.31 20.73 23.47 -7.89

Autunno 16.42 17.62 18.34 16.00 19.01 14.11 16.56 -0.98

MEDIE 15.52 16.68 17.40 15.07 18.13 13.05 15.58 “

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Prospetto n. 3

Medie decennali delle estreme temperature dei mesi e delle loro massime digressioni

MEDIE DELLE TEMPERATURE

DIGRESSIONI DELLA MEDIA ANNUALE

DELLE TEMPERATURE

MESI E STAGIONI

dal 1833-1842 Massime Minime

MEDIE delle Massime

Digressioni Massime Minime

MEDIE delle Massime

Variazioni diurne

Gennaio 14,42 -0,40 14,82 -1,16 -15,98 8,25

Febbraio 15,49 +0,73 14,76 -0,09 -14,85 8,56

Marzo 18,04 3,22 14,82 +2,46 -12,36 8,29

Aprile 21,78 5,02 16,76 6,20 -10,56 9,07

Maggio 26,12 10,14 15,98 10,54 -5,44 9,64

Giugno 29,56 15,05 14,51 13,98 -0,53 9,02

Luglio 30,55 17,19 13,36 14,97 +1,61 8,96

Agosto 30,72 17,97 12,75 15,14 +2,39 8,62

Settembre 28,06 13,78 14,28 12,48 -1,80 8,47

Ottobre 23,90 8,28 15,62 8,32 -6,30 8,26

Novembre 18,37 4,03 14,34 2,79 -10,55 7,74

Dicembre 16,26 2,56 13,70 0,68 -12,02 6,95

MEDIE 22,77 8,13 14,64 +6,69 -7,45 8,49

Inverno 16,96 -1,23 18,19 +1,38 -16,81 8,97

Primavera … 26,48 +2,35 24,13 10,90 -13,23 10,17

Estate 31,67 14,71 16,96 16,09 -0,87 9,75

Autunno 28,06 4,03 24,03 12,48 -11,55 8,92

MEDIE 25,79 4,96 20,83 +10,21 -10,62 9,45

Prospetto n. 4

Estreme temperature annuali ANNI Massime EPOCHE Minime EPOCHE

Massime Digressioni annuali

1833 +31.5 Il 9 Giugno ..... +0.6 Il 5 Gennaio ...... 30.9

1834 31.6 “ 10 Luglio ..... +1.0 “ 11 Febbraio .... 30.6

1835 31.5 “ 10 Agosto .... -1.5 “ 12 Dicembre ... 33.0

1836 32.3 “ 17 Luglio ..... -3.1 “ 2 Gennaio ....... 35.4

1837 31.7 “ 26 Agosto .... -1.9 “ 2 Gennaio ....... 33.6

1838 30.5 “ 10 Luglio ..... -3.0 “ 10 Gennaio ..... 33.5

1839 32.5 “ 2 Agosto ...... 0.0 “ 28 Gennaio ..... 32.5

1840 30.6 “ 27 Agosto .... -2.5 “ 12 Gennaio ..... 33.4

1841 32.0 “ 17 Luglio ..... -0.4 “ 2 Febbraio ...... 32.4

1842 32.5 “ 13 Agosto .... -1.5 “ 10 Gennaio ..... 34.0

MEDIE 31.67 Il 26.6 Luglio -1.23 Il 12.5 Gennaio 32.9