Nozioni di base sulla stesura di un piano economico ... · condizionando dunque l’organizzazione...

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Nozioni di base sulla stesura di un piano economico-finanziario Daniela Cervi Matteo Pellegrini 10 Febbraio 2014

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Nozioni di base sulla stesura di un piano economico-finanziario

Daniela Cervi – Matteo Pellegrini 10 Febbraio 2014

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Il Piano Economico Finanziario

Il piano economico-finanziario costituisce la porzione più complessa e critica dell’intero Business Plan. In esso trova espressione concreta l’effettiva redditività del progetto imprenditoriale e la capacità dell’azienda di disporre delle risorse necessarie al conseguimento degli obiettivi. Si compone di diversi documenti strettamente correlati, il cui comune denominatore è rappresentato dal carattere previsionale dei dati utilizzati. In particolare sono posti in rilievo i costi e i ricavi attesi, le fonti di copertura degli investimenti, il rapporto tra mezzi propri e mezzi di terzi, i risultati economico-finanziari auspicati.

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La pianificazione economico-finanziaria si compone di tre documenti fondamentali: • il conto economico previsionale • lo stato patrimoniale previsionale • il piano dei flussi previsionale Il piano economico finanziario si costruisce sulla base delle scelte effettuate nel: • Piano commerciale • Piano di produzione • Piano degli investimenti • Piano delle fonti di finanziamento

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Piano commerciale Nel piano commerciale l’impresa illustra le modalità con cui pensa di perseguire i propri obiettivi di vendita e quantifica i costi da sostenere per porre in essere le azioni programmate. E’ importante che anche a livello operativo, nel momento cioè in cui vengono definite le azioni concrete che l’impresa si propone di effettuare, sia mantenuta una piena coerenza con la propria mission con la strategia delineata. Il piano commerciale definisce in dettaglio:

• quali sono i ricavi che l’impresa prevede di ottenere

• la politica dei prezzi da praticare

• i costi associati alle azioni di marketing e comunicazione

• i costi comunque da sostenere per la vendita di beni o servizi

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Piano delle vendite La previsione dei ricavi va fatta in quantità e valore: è importante infatti definire il fatturato

complessivo realizzabile per ciascun prodotto/servizio, ma anche la quantità di prodotti/servizi a cui esso corrisponde, allo scopo di valutare la capacità della propria struttura di fare fronte alla produzione

delle quantità necessarie a realizzare quel livello di fatturato.

Linea

prodotto/servizio

Prezzo

Unitario di

vendita

Quantità Unità

Misura

Ricavo

atteso

A € €

B € €

C € €

Totale (A+B+C) €E

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Piano di comunicazione Con la strategia di comunicazione l’impresa definisce le linee guida da seguire per farsi conoscere, per

promuovere i propri prodotti/servizi ai propri clienti potenziali.

Il piano di comunicazione definisce in dettaglio: • le diverse categorie di destinatari delle attività di comunicazione, ognuno dei

quali può essere oggetto di un approccio differente • i messaggi da utilizzare per ognuno di essi, che facciano leva sugli argomenti a

cui risultano più sensibili • i mezzi di comunicazione da utilizzare per far giungere più facilmente il

messaggio ad ogni target • la programmazione delle attività di comunicazione e come si ritiene di

distribuirle nel corso dell’anno • il budget e i costi da sostenere per l’attuazione delle iniziative in programma • indicatori capaci di misurare l’efficacia degli interventi

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Piano di produzione indica in modo dettagliato le risorse, le modalità e i tempi necessari per la produzione di beni o per

l’erogazione di servizi

Il contenuto del piano di produzione è condizionato dagli obiettivi di fatturato fissati dall’impresa e dalle decisioni assunte nel piano commerciale. Si dovrà infatti dettagliare le risorse, le modalità e i tempi necessari per produrre la quantità di prodotti o per erogare la quantità di servizi che sono stati previsti nella pianificazione commerciale, condizionando dunque l’organizzazione dell’impresa che dovrà essere pensata per soddisfare le esigenze emerse dal piano di produzione. Il piano di produzione definisce in dettaglio: • Costo delle componenti materiali da impiegare direttamente per la produzione

(materie prime) e la cui quantità varia con il numero di prodotti/servizi realizzato • Costo delle componenti immateriali da impiegare direttamente per la produzione di

un singolo prodotto/servizio (servizi di terzi, noleggio di attrezzature, …) e la cui quantità varia con il numero di servizi realizzato

• Costo del personale per la produzione di un singolo prodotto/servizio • Costi tecnici comuni, necessari alla produzione ma non direttamente riconducibili ad

un particolare prodotto/servizio

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Piano di produzione

Linea

prodotto/servizio

Costo

Materie Prime

Costi Servizi

di produzione

Costi del

Personale

Totale costi

diretti

Costi

indiretti

A € € € €

B € € € €

C € € € €

Totale costi di

produzione (A+B+C) € € € € €

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Piano degli investimenti individua quali sono i beni ad utilità pluriennale (impianti, attrezzature, macchinari…), necessari per il

funzionamento dell’impresa che si intende acquistare

Investimento Costo Anno previsto

di acquisto

N anni

ammortamento

Ammortamento

annuo

a €

b €

c €

d €

e €

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Piano delle fonti di finanziamento

Fonti di Copertura degli investimenti

Finanziamento a medio lungo

(mutuo) Capitale sociale

€ €

€ €

€ €

€ €

€ €

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Calcolo oneri finanziari esempio

Investimento 1000

Finanziamento Istituto Credito (mutuo) 700, durata 5 anni, tasso 6%, rimborso

trimestrale

Interessi passivi su fonti a medio

lungo 1 anno

39 €

Giorni medi pagamento fornitori 30

Giorni medi incasso clienti 120

Differenziale (+/-) -90

Fatturato 1.000

Fabbisogno circolante ipotizzato 1.000/365*90= 246 €

Interessi passivi su c/c bancari 246*6%= 14,7€

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Conto economico previsionale (a costo del venduto)

= Ricavi Netti (1)

Variazione materie prime

+ Acquisti materie prime

= Consumo materie prime (2)

+ Costo del lavoro industriale

+ Quote ammortamenti industriali

+ Altri costi industriali

= Costi di produzione (3)

Variazione prodotti finiti

= Costo industriale della produzione venduta (4) (2+3)

Margine lordo (5) (1 – 4)

= Costi commerciali (6)

= Costi generali e amministrativi (7)

Costo del venduto (8) (4 + 6 + 7)

Reddito operativo (10) (1 – 8)

Oneri e proventi finanziari

Reddito ante imposte (11)

- Imposte dell’esercizio

Reddito netto (12)

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Stato Patrimoniale previsionale

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Il risultato netto deriva dal conto economico ed è la prima fonte di autofinanziamento dell’impresa.

Gli ammortamenti rappresentano un’entrata di cassa in quanto si tratta di costi per i quali non c’è un’uscita monetaria corrispondente.

Gli accantonamenti sono anch’essi costi senza uscite. Un esempio di accantonamento è quello per il fondo TFR

La somma di utile e di tutti i costi senza uscite monetarie rappresenta l’Autofinanziamento (cash flow)

La formazione di crediti implica che i clienti non hanno ancora totalmente o parzialmente pagato le prestazioni che abbiamo loro erogato, pertanto li stiamo finanziando. L’aumento di crediti rappresenta quindi un’uscita di cassa generata dal mancato incasso delle vendite.

La formazione di debiti significa che i fornitori di beni e servizi ci stanno finanziando. L’aumento dei debiti rappresenta quindi un’entrata di cassa generata dal mancato pagamento per gli acquisiti di beni e servizi.

Le conseguenze delle politiche di dilazione crediti e debiti hanno dei risvolti importantissimi sulla liquidità della gestione. Ogni volta che concediamo la dilazione di pagamento stiamo realizzando un investimento, pur se di breve durata, pari ai giorni di dilazione concessa. Viceversa, quando riusciamo a spuntare buone dilazioni di pagamento sugli acquisti, i fornitori ci stanno finanziando.

L’aumento delle scorte di materiali rappresenta un’uscita di cassa al pari delle spese per investimenti, con la differenza che i materiali saranno consumati o venduti entro l’anno successivo.

La somma delle variazioni dei crediti, dei debiti e delle scorte rappresenta la liquidità generata (se positiva) o assorbita (se negativa) dalla gestione corrente dell’impresa.

Sommando a quest’ultima l’autofinanziamento, otteniamo il totale dei flussi generati dalla gestione operativa.

Sommando ai flussi generati dalla gestione operativa le entrate per versamenti di capitale da parte dei soci e di finanziatori esterni (banche e altri soggetti esterni) e dopo aver sottratto le uscite per investimenti e per il rimborso dei finanziamenti ottenuti, si ottiene la variazione della liquidità totale che se di segno negativo indica il FABBISOGNO FINANZIARIO

Piano dei flussi previsionale Il piano dei flussi è un documento prospettico che evidenzia la capacità dell’impresa di generare liquidità; a differenza del conto economico che sintetizza il risultato del ciclo economico (costi-ricavi), il piano dei flussi

riepiloga invece i risultati del ciclo finanziario (entrate-uscite) in un determinato periodo di tempo.

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Free Cash Flow esempio

Risultato Netto 100

+ Ammortamenti 5

+ Accantonamenti 0

Autofinanziamento (A) 105

Variazione Crediti (+/-) -35

Variazione Debiti (+/-) 15

Variazione Rimanenze (+/-) -5

Gestione corrente (B) -25

Flusso generato dalla gestione operativa (C = A+B) 80

Investimenti (-) -400

Capitale Sociale (+) 100

Fonti Finanziamento a ml (mutuo) (+) 200

Gestione Patrimoniale e Finanziaria (D) -100

TOTALE fabbisogno finanziario (E = C+D) -20

Piano dei flussi previsionale

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Budget di cassa mensile

Flussi

Cassa Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

Entrate

Uscite

Saldo +/-

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Break even point • Il calcolo del punto di pareggio consente di individuare il numero minimo di beni

o di servizi da vendere per “pareggiare” i costi con i ricavi, per non registrare quindi delle perdite.

• Per poter calcolare il punto di pareggio è necessario classificare i costi in

– costi variabili, quei costi che variano al variare del numero di beni/servizi prodotti (esempio: materie prime e materiali diretti impiegati, trasporti, imballaggi, collaborazioni esterne…)

– costi fissi, quei costi il cui ammontare rimane fisso (entro certi limiti), al variare del numero di beni/servizi prodotti (esempio: stipendi, attrezzature, affitti, interessi passivi per debiti, pubblicità….)

La differenza tra il prezzo di vendita e i costi variabili è il

“margine di contribuzione”

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Per calcolare la quantità di pareggio si può procedere nel seguente modo:

• Definire il prezzo di vendita unitario

• Calcolare i costi variabili unitari

• Calcolare i costi fissi

Applicare la seguente formula

Quantità di pareggio = Costi fissi / ( Prezzo - Costi variabili unitari) esempio

Quantità di pareggio = 1000,00 costi fissi / (10,00 prezzo unitario– 8,00 costi variabili unitari) = 500 pezzi Quindi: se l’impresa riesce a vendere un numero maggiore di “pezzi” rispetto alla quantità di pareggio realizzerà un utile, altrimenti una perdita.