Novembre 2016 n. 24 - pro ICYC Onlus | ADOZIONI … · Quel giorno l’esplosione ... questo numero...

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Novembre 2016 n. 24 – Poste Italiane SpA – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 2 e 3, Aut. N. AC/RM/07/2012 ASSOCIAZIONE FAMIGLIE ADOTTIVE ONLUS Ente Autorizzato per le Adozioni Internazionali

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ASSOCIAZIONE FAMIGLIE ADOTTIVE ONLUSEnte Autorizzato per le Adozioni Internazionali

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Senza famiglia non si può vivere. Un bambino ne ha bisogno

più del pane, più dell’aria che respira.

L’amore per se stessi, per gli altri, per i bambini è la forza, l’energia che fa superare

ogni cosa e che fa “volare” liberi e a testa alta.

Tutto è semplice e naturale quando la famiglia è accogliente,umile, intelligente. Quando sa porsi delle domande e mettersi in discussione, sa aprirsi alla diversità degli altri ed è rispettosa

delle esigenze e delle aspirazioni del bambino.Quando non pretende di cancellare il passato

e rispetta le radici imprescindibili del proprio figlio.

Io vivo in mezzo ai bambini,scherzo, parlo, gioco con loro,

piango e soffro con loro. La loro vita è la mia vita.

Auguro a tutti di riuscire a realizzare i propri sogni,

di non arrendersi mai, di credere in quella spettacolarebellezza e forza interiore che io

ho sempre amato tanto.

Le Paroledi Padre Alceste

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NotiziarioPeriodico semestrale di informazione dell’Associazione Famiglie Adottive pro Icyc OnlusEnte Autorizzato per le Adozioni Internazionali

Aut. del Tribunale di Roma n.359/2010 del 17-09-2010

Sede di RomaPiazza del Torraccio di Torrenova, 2800133 RomaTel/fax 06/68806528

Sito Internetwww.proicyc.org

Direttore ResponsabileMaurizio Corte

Coordinatore Editoriale Maria Rita Bonafede

Progetto grafico e impaginazioneADM

StampaMiligraf Srl - Formello (Roma)

N. 24 - Novembre 2016

S o m m a r i oEditoriale .............................................................................................4Amo il pezzo di terra che tu sei...........................................................6Il nostro primo incontro Italia-Cile.....................................................16Quel giorno l’esplosione....................................................................20Ricominciare a vivere........................................................................22Più un terremoto che un Big Bang ....................................................24Nebulose ...........................................................................................28Dai nostri amici cileni .......................................................................32Adozione: i pregiudizi della società...................................................34Riflessioni... oltre la rabbia ...............................................................36Il nostro Big Bang..............................................................................38Quando ero giovane volevo fare l’astronauta....................................40Il sole sbrilluccica di nuovo...............................................................43Olre il Cile ..........................................................................................46

Brevi .........................................................................................48

Vorrei che quello in cui ho creduto con tutto

me stesso, tutto ciò per cui ho lavorato non

sia vano. Vorrei che sempre più cuori impavidi

donino parte del loro tempo, del loro denaro

a quest’opera così importante per i bambini.

Vorrei il meglio per i bambini.

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e d i t o r i a l e

Cari amici,

questo numero del Notiziario è davvero speciale

perché speciale è stato il nostro Convegno 2016.

Nonostante il terremoto di alcuni giorni prima, in

tanti, da ogni parte d’Italia, sono arrivati a Trevi,

con la paura di nuove scosse e con la tristezza nel

cuore per il dramma che tante persone così

duramente colpite stavano vivendo, ma con la

voglia grande di rivedersi, di stare insieme,

condividere le speranze delle coppie in attesa, la

gioia dei neo genitori con i loro figli appena arrivati

e già felici in mezzo agli altri bambini, le esperienze

delle famiglie più “vecchie”, la sensibilità e bravura

delle nostre operatrici, l’entusiasmo e la forza dei

nostri ragazzi.

È stato un Big Bang di emozioni, abbracci, sorrisi,

di ritorni di chi per un certo tempo si era

allontanato, di storie anche difficili raccontate per

dare a tutti un proprio contributo.

È stato il convegno del saluto affettuoso e l’augurio di

buon lavoro che ci è giunto attraverso un video da

Maria Fernanda Galleguillos, Capo del Dipartimento

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Adozioni del Sename e dai suoi collaboratori, della

presenza di Delia Del Gatto e Raquel Morales,

rispettivamente Direttrice Esecutiva e Direttrice del

Programma Adozioni della Fondazione Mi Casa che

manifestando il loro apprezzamento per il lavoro che

svolgiamo ci hanno esortato a ampliare i nostri

orizzonti, ad estendere verso altri paesi il nostro

impegno per i bambini in difficoltà invitandoci a

partecipare al 1° Congresso Latinoamericano

sull’Adozione che si sarebbe tenuto a Bogotà in

Colombia nei giorni 27 e 28 ottobre.

È stato il convegno in cui per la prima volta

abbiamo cercato di coinvolgere i più giovani, gli

adolescenti, in un laboratorio di gruppo, gettando

un seme destinato ci auguriamo a germogliare.

E ancora una volta è stato il convegno dei nostri

ragazzi; ogni anno ci regalano qualcosa di nuovo e di

grande e, quando li ho salutati, ho avuto la netta

sensazione che anche loro come noi escano da questi

incontri arricchiti di quella meravigliosa sensazione

che si prova quando si è utili a qualcuno e a se stessi.

Giovanni Palombi

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Amoil pezzo di terra

che tu sei, perché delle

praterie planetariealtra stella non ho.

Tu ripetila moltiplicazione

dell'universo(P. Neruda)

Il pomeriggio del 2 settembre si apre il Con-vegno accogliendo le coppie in attesa, pur es-sendo vicini a luoghi appena traumatizzatidal terremoto, le coppie, i genitori e i proprifigli hanno permesso al desiderio di oltrepassarele paure della situazione di Amatrice. Siamostati tutti vicini con il pensiero alle personecoinvolte, ma eravamo anche desiderosi diaprirci alla possibilità di questo nuovo incontroannuale proposto dall’Associazione Pro Icyc.Come lo scorso anno, anche questo Convegnoha visto la partecipazione dei ragazzi adottivi“grandi” (20-36 anni), alcuni ormai adulti.Questo settembre la cornice era stata delineatagrazie al contributo delle idee dei ragazzi sca-turite a Grosseto, nel week end di marzo. Nel“nostro agriturismo di Fiducia” ci siamo ri-trovati per due giorni, nuovi giovani hannopreso parte all’esperienza con i ragazzi “esperti”e con noi operatori.

Ci ritroviamo riunite in modo “virtuale” per riflettere sull’esperienza trascorsa: due giorniintensi di temi ed interventi. Quest’anno un convegno InterPlanetario essendo anche InterNazionale.Ci interroghiamo sul tema e con maggiore calma possiamo elaborare i diversi pensieri,decodificando emozioni, sensazioni,seguendo un filo rosso per restituireal lettore una descrizione dei momenti vissuti a Trevi.

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L’intento iniziale era di progettare il consuetoconvegno annuale, dando spunti di rifles-sione per poi successivamente lavorare percondividere il tema. Come spesso succede,il tema lo si costruisce con ciò che ognunomette dentro e in questi due giorni di in-contro il tema della collusione-scontro eraprioritario. Nei giovani/adulti, ciascunocon una propria storia, era forte la voglia dicomunicare e dare significato al propriopercorso, trovando i nodi cruciali.La propria accettazione è passata o sta pas-sando attraverso una rielaborazione di nucleiportanti dell’incontro con l’altro (genitori).In una situazione protetta e mediata dallapresenza di noi operatici (Alessia, Giuditta,Roberta), i ragazzi si sono aperti, alcunimettendosi in gioco, raccontandosi e dandoal gruppo, ognuno con la sua modalità econ i suoi tempi, preziosi contributi di ri-flessione. È stato importante contenere edare argini per poter ridefinire il tema nonoltrepassando un confine delicato, dal mo-mento che l’esperienza del gruppo di Gros-seto è circoscritta per tempo e spazio.Da questo lavoro puntuale, intenso ed ancheemozionante sono scaturite diversi immagini,tutte potevano essere ricondotte ad un’unicasuggestione comune.

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Ecco che pian piano parlando, confrontandosi,cogliendo dalla propria vita i temi che “bruciano”,nasce la metafora di gruppo.Una metafora che in quel momento racchiudevain sé ciò che nella loro vita ha rappresentato erappresenta tutt’ora l’adozione… un “Big Bang”.Un’esplosione primordiale, che ha dato luogo al“tutto”...“alla vita”. Un’immagine forte che per iragazzi richiama il senso di sconvolgimento, collisione,cambiamento, accettazione, ... creazione.Dall’idea nasce il successivo intenso lavoro, unsottile confronto del “dietro le quinte”, che hateso non solo a ridefinire le immagini, ma nel ri-spetto dei ragazzi è stato costruito il senso del loroBig Bang attraverso la creazione puntuale di filmaticon le immagini, le loro voci e i loro pensieri,

questo al fine di creare per il convegno materialeutile e condiviso, per permettere a tutti di sentirsiparte di questo sistema.La metafora cosmologica del Big Bang è stato ilfilo conduttore per tutto il week end di settembre,diventando il tema integratore delle due giornate.Come ogni anno il lavoro di cornice dell’equipe èstato condotto con metodo co-costruttivo e parte-cipato, dando la libertà ai ragazzi di parteciparecon responsabilità di azione.Il pomeriggio di venerdì è stato dedicato allecoppie in attesa, fornendo loro un’occasione diconfronto ed approfondimento sulle varie te-matiche che caratterizzano il percorso che devonoaffrontare dal momento in cui decidono diadottare.

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La possibilità/necessità di trasformare iltempo dell’attesa, spesso vissuto con tensione,può diventare un arricchimento e crescita,un tempo in cui lavorare sulle proprie aspet-tative, sui propri desideri, un tempo di co-noscenza della realtà sia burocratica, sia delbambino che andremo ad adottare.Attraverso un filmato costruito con fotodel viaggio in Cile, si è riflettuto con lecoppie sulle immagini del bambino ideale,per accogliere il bambino reale che vive inquesto Paese.Si è analizzata la situazione attuale in Cile,riflettendo sui profili dei bambini propostiper l’abbinamento, si sono affrontati i temispecifici quali: l’abbandono, la gestionedelle informazioni, la differenza etnica eculturale, il rischio sanitario. Questo ha permesso alle coppie in attesa,all’inizio un pochino “spaesate”, di sentirsiun po’ più dentro alla Pro Icyc, per meglioaffrontare la giornata densa del sabato, dovele emozioni e i temi precorrono i loro tempie li “proiettano oltre” solcando altri spazi erelazioni.Il venerdì sera la “delegazione Grosseto”,ragazzi/adulti ed operatori, tracciano lelinee per il sabato.

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Per mantenere vivo il senso del Big Bang e percreare una condivisione di “Sistemi”, la giornatadel sabato, dopo la presentazione di Gianni, siapre con la conduzione dei ragazzi, coadiuvati danoi operatori. Giocando con le suggestioni, la platea è stata tra-sformata in un Grande Sistema Solare prima“caotico”, cogliendo le diverse connessioni fra lanascita dei pianeti, la loro composizioni e qualitàdel materiale, con: il sistema coppia in attesa, i postnei primi anni, i post da diverso tempo.Dopo il saluto alle autorità cilene, accolte con il fil-mato-sintesi elaborata da Alan, i ragazzi, per comin-ciare, hanno traghettato tutti i genitori: “i Propri”,“Nuovi” e “Futuri”, in un viaggio interplanetariofra le diverse “forze che muovono i pianeti adottivi”

che gravitano e si spostano nelle varie orbite, uniti ea volte allontanati dalla forza del legame.La platea è stata trasformata, grazie ad una brillanteintuizione della nostra Alessia, in un grande SistemaSolare: il Pianeta Venere, per le sue caratteristichedi similitudine e di profonda differenza con la terra,in cui la vita però non ha ancora trovato le condizioniper svilupparsi ma, per definizione, simbolo di amoree desiderio, rappresentava le coppie in attesa. Il Pianeta Marte, pianeta rosso, dove la vita siritiene possibile, ma dove ancora tutto è molto“caldo”, giovane... esuberante, ancora da costruire,ha rappresentato le famiglie che hanno adottato dapoco, immerse ancora nel pieno delle tematichelegate all’inserimento e alla prima costruzione dellegame.

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Il Pianeta Mercurio, con le sue caratteristiche diinstabilità, giovinezza, fermento... velocità, rappre-sentava le famiglie con figli adolescenti, nel vorticedelle turbolenze di questa età così complessa. Infine, il Pianeta Terra, con il dispiegarsi dellevarie forme di vita, con diverse qualità, con la suaciclicità, ma anche i suoi sconvolgimenti naturali,con la vita, il quotidiano, ha rappresentato lefamiglie che hanno adottato da tanto tempo, in

cui il legame è maggiormente consolidato, seppurin continua evoluzione. Nel nostro Sistema Solare, ecco che compaiono iPianeti Gassosi: Saturno, Giove, Urano, che perle loro caratteristiche di “giovinezza”, continuaespansione e crescita, ma per qualità interne,alcuni composti da “ghiaccio”, altri pieni di “idro-geno”, rappresentavano i bambini, i ragazzi, igiovani adulti.

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In queste orbite comuni ma vicine e discrete, leLune, che in qualità di “satelliti”, gravitano intornoai diversi pianeti, modulano la loro distanza nellevarie traiettorie e ben rappresentavano la funzionedi noi operatori: Tecnici, Professionisti, Ente, Rap-presentanti del Cile.Una volta creato la platea come il nostro SistemaSolare, dopo un breve video che ha raccontatoper immagini il Big Bang e la creazione dell’Uni-verso, abbiamo raccolto, attraverso un Brainstormingciò che queste immagini hanno suscitato nei geni-tori, ragazzi e coppie per costruire il nostro BigBang comune.Attraverso il lavoro del gruppo-platea, ormai co-struito come una “Galassie metaforica”, con ilproprio cartellino planetario, secondo l’esserenella prima fase del post, nel pre, nel post ormai“rodato”, emergono diverse categorie che succes-sivamente verranno classificate seguendo il filorosso della creazione del Big Bang. Su questa sug-gestione la platea colloca diversi concetti quali: di-struzione, disordine, distanza, energia, calore, paura, si-lenzio, nebbia, confusione, terremoto, buio, scoperta,apertura, luce, calore, scoperta, formazione, viaggio neltempo, pazienza, mistero, amore…

Cosi attraverso un lavoro di decodifica vengonocostruite le categorie e definito cosa sono per laplatea: l’esplosione-collisione; come si manifestanel processo adottivo l’espansione-accettazione ecome prosegue e si realizza la creazione-integrazione.Questi livelli così analizzati sono gli stessi che cia-scuna coppia può viversi nel processo adottivo,spostandosi dalla collisione e scontro che nonpassa mai del tutto nell’esperienza dei ragazzifinché, come ci racconta Elisabeth, non si giungeuna accettazione-espansione di sé e del rapportocon l’altro, portando entrambi ad una integrazionedi relazione trovando nuove energie e rispettandoi diversi piani del sistema famiglia.Attraverso le testimonianze del pomeriggio del sa-bato, il senso della mattinata prende forma con lestorie vissute dalle coppie e dai ragazzi che, secondole fasi del percorso, hanno e stanno affrontandodiversi stadi, trasformando il rapporto e se stessiin altri sistemi vitali. Questo perché ciascunodiventa consapevole della propria “radiazione re-sidua”, la stessa che hanno i pianeti quando sononati e che portano con sé nel percorso della vita,che inevitabilmente producono “vibrazioni” chespesso entrano in conflitto con sé e gli altri.

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Il monito delicato che i ragazzi/adulti cihanno comunicato con il loro Big Bang èdi tenere a mente queste “energie residue”,non dandole per scontate. Quelle medesime vibrazioni che loro stessiin preadolescenza non riconoscevano, mache sentivano dentro e che solo ora possonoraccontare perché elaborate. Questo temalo riscontriamo anche nei preadolescenti.Non è un caso che nel gruppetto deiragazzi più giovani, l’immagine del BigBang non ha preso forma. La loro attenzioneè stata concentrata sull’incontro, sulle ra-dici, sulla loro “collisione”. Sono ancora molto dentro la “loro radia-zione”, riescono ora a sentire e a descriverele loro emozioni spesso ambivalenti.Allora è più facile comprendere quei trefogli usati dal gruppetto dei preadolescenti,uno sull’altro, di dimensione via via cre-scente. Al centro il più piccolo ma profondo,che contiene le radici di ognuno, per poientrare nel foglio intermedio che rappre-senta la famiglia adottiva, fino ad arrivareal foglio più grande che contiene desideri,sogni, bisogni e prospettive future. Nello“strato” che riguarda la famiglia adottivasi collocano tutte le emozioni ambivalentidel ragazzo/a, spesso anche i non detti.La continua oscillazione e la richiesta diattenzione “vibrante” ci conferma che leloro emozioni sono sentite dentro ma an-cora non elaborate per guardare il tutto: ilsistema, la Galassia…Sta all’Adulto accoglierla e osservare idiversi piani per trasformare ed integrareinsieme a loro il proprio Sistema famiglia.

Équipe Psico/Sociale - Ente Pro Icyc

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Siamo Giuseppe e Francesca, coppia in “pre”attesa, in attesa dell’attesa, visto che attendiamoancora il decreto… ma dopo il convegno del 2/3/4settembre a Trevi nel nostro cuore ci sentiamo giàfuturi genitori e sappiamo che i nostri bambini ciaspettano in qualche parte del Cile.Ma andiamo per ordine, partiamo dalla fine.Siamo appena tornati dal nostro primo convegnoe le emozioni che abbiamo vissuto in quei giornisono ancora forti e vive dentro di noi.In realtà una prima emozione è già stata ricevere aluglio l’invito per la partecipazione al convegno;siamo partiti per le vacanze estive con il pensierorivolto a questo evento: un evento importante sulquale avevamo riposto molte aspettative.Abbiamo conosciuto l’ente Pro Icyc in un momentoin cui le cose non stavano andando nel verso giusto:avevamo avuto dei problemi con i servizi sociali e ri-

cevuto il diniego all’idoneità, ma dopo il primo im-patto dirompente, abbiamo reagito, chiesto aiuto eci siamo confrontati con associazioni e psicologi peraffrontare l’irto percorso dell’Appello. Durante tuttoquesto iter ci hanno fatto sentire una coppia “bollata”,abbiamo dovuto tirare fuori la nostra storia, e poi dinuovo e di nuovo ancora, ad ogni operatore che investe diversa doveva valutarci.È in questo contesto che abbiamo conosciuto Fe-derico e poi Gianni, e finalmente ci siamo sentitiaccolti come una risorsa.“Troppo bello per essere vero?”Ci siamo messi in viaggio per Trevi con entusiasmo,ci sentivamo privilegiati a poter partecipare purnon avendo un decreto in mano e un po’ preoc-cupati di sentirci intrusi: noi non abbiamo ancorai titoli, “la patente da genitori”, e andiamo ad unincontro di coppie in attesa e famiglie adottive!

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Il nostro primoincontro Italia-CileGiuseppe e Francesca

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Arriviamo il venerdì nel tardo pomeriggio; il postoè “perfetto” e si percepisce che la scelta ha obiettiviben precisi: l’hotel è semplice, sobrio e confacentead accogliere le famiglie, raggrupparle e far divertirei ragazzi; l’attenzione è rivolta alla condivisionetra adulti e giovani.Nella hall dell’hotel, intorno a noi, vediamo famiglieche a scaglioni, con i loro figli, iniziano ad arrivare;assistiamo all’arrivo di due bimbe, di due diversefamiglie, che al rivedersi si corrono incontro esfociano in un lungo abbraccio. Le emozioni inizianoda subito a diventare contagiose. Ci riuniamo perl’incontro delle coppie PRE, “coppie in attesa”:parlano il Presidente, gli operatori e ci presentanoPaz; qui facciamo immediatamente conoscenza conle prime coppie che non esitano, vedendo le nostrefacce nuove, a presentarsi ed ad invitarci a condividereil tavolo per la cena; vogliono conoscerci meglio econdividere il loro percorso; da subito la nostrapreoccupazione di trovarci spaesati svanisce ecapiamo il motivo per cui siamo stati invitati.La serata è stata un crescendo di emozioni, eravamo

increduli a quello che stavamo vivendo. L’accoglienzadei ”veterani” è stata meravigliosa: coppie che,pur avendo adottato da diverso tempo, vivonoogni anno il convegno con grande gioia e generosità,ci hanno “individuato” ed “agganciato”, comesolo degli Angeli custodi potrebbero fare; inutiledire quante sono le cose che cercavamo di imma-ginare e volevamo sapere, ma non c’è stato bisognodi chiedere, le risposte arrivavano prima delle do-mande.Ci hanno regalato tutto il supporto di cui avevamobisogno e che, probabilmente, a loro volta, primadi noi, hanno cercato e ricevuto da altre coppie:ognuno ha condiviso le proprie esperienze, anchedolorose e personali. Ma qui il personale diventacomune, diventa condivisione, perché tu possafarne tesoro e sapere che non sei e sarai solonelle difficoltà. Molti problemi sono stati già af-frontati, a volte superati, a volte semplicementeaccolti. Le coppie del POST raccontano e hannola luce negli occhi, ti donano la loro storia senzariserve.

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Il giorno successivo si è aperto ufficialmente il convegno,eravamo tanti, la sala era gremita e noi ci sentivamo alnostro posto, parte di questa nuova, grande famiglia.Il lavoro dei ragazzi ci ha sorpreso, si sono impegnatiper dare a tutti noi un contributo prezioso e raro: cihanno resi partecipi del loro punto di vista, elaborato epreparato con cura, presentato con schiettezza e delica-tezza; pur non dimenticando le difficoltà incontrateanche dai loro genitori adottivi, con tanta generositàhanno raccontato i loro BIG BANG (tema del convegno),le loro necessità di ritrovare la propria identità ed af-frontare la ricerca delle loro origini.Le testimonianze dei ragazzi sono state toccanti, e al-trettanto importati sono state le testimonianze deigenitori, che a loro volta hanno condiviso i propri BIGBANG.Ci è stato trasmesso con forza che l’adozione è un sus-seguirsi di BIG BANG, e per poterli affrontare esuperare è fondamentale ASCOLTARE; spesso, laricerca del dialogo è prerogativa degli adulti, ma stavoltala sollecitazione ad ascoltare e parlare ci è arrivata forteanche dai ragazzi.Tutta la grande famiglia Pro Icyc rende il Convegno unmomento magico, senza far mancare il supporto di in-formazioni puntuali sul Pre e Post adozione, e la sensa-zione chiara che si ha, è che dietro a tutti questiautentici rapporti umani è forte la presenza di una altaprofessionalità che permette che il tutto non sia solomeraviglioso, ma anche reale e “realizzabile”. Ne sonouna testimonianza le famiglie stesse, il saluto dal Senamee le persone venute dal Cile per poterci regalare la lorotestimonianza e manifestare la loro stima per l’operatodell’Ente.In questo nostro primo convegno abbiamo vissuto ilclima familiare e caloroso degli organizzatori (presidente,operatori, Paz e gli ospiti cileni) la comunicazioneschietta e solidale con le altre coppie, la gioiosità deiragazzi adottati.Il convegno per noi è stato il primo incontro ITALIA-CILE; adesso, tornati a casa, ci portiamo dentro ungrosso bagaglio di emozioni, e la consapevolezza che ilcammino è lungo, ma la strada davanti a noi è chiara eben illuminata.Grazie di cuore a tutta la grande famiglia Pro Icyc.

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Padre Francesco Petrillocon il Presidente

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Ciao a tutti!Il convegno di settembre mi ha lasciato stupitadal numero di interpretazioni che avete datoall’idea di big bang ed è proprio per questo che inquesti giorni mi sono fermata a pensare alla miaesperienza e alla mia interpretazione e perciòvoglio raccontarvela.Personalmente penso al big bang come a un’esplo-sione, un’enorme esplosione che creò l’inizio delmondo.Vi dirò che la mia esplosione è avvenuta pianopiano. La prima scintilla è stata quando ho sentito lavoce dei miei genitori per la prima volta dalla cor-netta del telefono… il Padre mi appoggiò quellacornetta all’orecchio e al mio “hola?” rispose unavoce dolcissima.In quel momento ero in un altro mondo… sapetecom’è?Per me è come quando passi tutto l’inverno a ri-pararti dal freddo e ad attendere la primavera epoi finalmente arriva il primo raggio di sole caldodi marzo. Ecco è proprio così!Da quel momento in poi è stato un crescendo. Come quando è arrivato il libricino, che tutti ab-biamo avuto, con le fotografie.Uuuuuh quello… è stato bellissimo!Finalmente potevo dare un volto a mia madre emio padre, alla nostra casa e alla nostra camera daletto. Da lì in poi la mia fantasia ha iniziato a viag-giare e a immaginare come non aveva mai fatto,come non aveva mai osato immaginare.Il boom, l’esplosione è avvenuta il giorno in cuiho visto per la prima volta mia mamma e miobabbo, precisamente nel momento in cui hostretto la le loro mani.

Sapete quanto è bello stringere una mano che haisolo immaginato?Sapete che sensazione dà abbracciare qualcunoche ha le spalle più grandi di te per la prima volta? Se trovate una risposta a queste domande o se riu-scite a immaginare quello che provoca nel cuoredi una bambina di 9 anni allora e solo alloracapirete quale è stata la portata della mia esplosione! Per questo motivo posso dirvi, con precisione as-soluta, che il mio personale big bang è avvenuto il18-03-1997.Quel giorno è nato il mio mondo, quel giornomia mamma e mio babbo hanno partorito me emio fratello.Quel giorno sono diventata una figlia, finalmenteuna figlia. Da quel giorno appartenevo a qualcuno e qualcunoapparteneva a me. Volevo raccontarvelo…Un abbraccio enorme!

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Quel giorno...l’esplosione!Elizabhet

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Quest'anno il convegno si é svolto a Trevi e comeargomento abbiamo trattato "L'adozione é un BigBang?". Se penso alla mia vita per me lo é stato findalla nascita un Big Beng, un’esplosione...Mi chiamo Cristhian e sono nato nell'82, dapiccolo ho dovuto vedere i miei genitori morireper via della guerra di Augusto Pinochet e da lì éiniziata la mia esplosione. Poi sono stato preso daun signore per farmi crescere ma non era quella lamia via, quindi ho vissuto come un bambino di

strada " un niño de rue", questo mi ha insegnato asopravvivere ma ero sempre perso, non avevo piùnessuno e non sapevo più cosa fare e dove andare.Un giorno mi prese un carabiniere che mi trovòin condizioni pessime e mi portò a Quinta de Til-coco. Io non sapevo cosa stesse succedendo masperavo che per me ci fosse ancora una luce equando mi girai vidi quel piccolo "Folletto" conun bastone e i guanti neri di pelle, indossava unacamicia bianca e un pantalone nero con le bretelle

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Ricominciare a vivereCristhian Raggi

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nere e per finire mi ricordo quegli occhiali da soleche proteggevano quel piccolo faccino. Quel Follettoaveva un nome, Padre Pier. Mi accolse tra le suebraccia e mi disse "non avere paura, qui nessuno tifarà del male" e io sospirai... Da lì per me è statoun Dio, un pilastro, mi fece capire le mie capacitàe iniziò a chiamarmi Cristhian il Cantante. Miportò con sé per farmi cantare e questo mi piaceva,era dare speranza ad altri bambini e la cosa più im-portante mi faceva sentire una persona, non avevoneanche 5 anni e avevo già visto cose orribili comela fame, la povertà, la morte e la solitudine. Un giorno Padre Pier venne da me a dirmi cheaveva una famiglia, non potevo crederci, duepersone che mi avrebbero dato Amore, mi avrebberoaccolto. Purtroppo non è stato cosi. Avevo 9 anniquando sono arrivato in Italia e finii in un paesedove a quel tempo c’era molta discriminazione enon ho passato una bella infanzia, mi dovevosempre proteggere. Giorno dopo giorno crescevo enon ero contento, nessuno mi capiva e quellacoppia nell’altra stanza non sapeva cosa fare conme, io ero ribelle ma volevo solo essere protetto eamato. Non riuscivamo a comunicare e un belgiorno, quando compii 18 anni, mi mandaronovia e da lì è iniziata di nuovo quell'avventura in

strada. Ma adesso non sono più un bambino,devo di nuovo ricominciare una vita o alla fine so-pravvivere come un niño de rue?! Ho passato tantianni in strada, ho fatto cose anche brutte ma nonavevo una guida né qualcuno che credesse in me!Padre Pier non c’era più, ma lo porto sempre conme, grazie a lui non ho mai mollato al suo ricordo.Ma avevo anche un altro ricordo di una bambina aQuinta con me, quel sorriso e quegli occhi nonandavano mai via. Grazie ad un amico feci unaricerca e quella bambina la ritrovai, l’ho contattatae lei mi ha ridato una vita, una speranza, unmotivo per andare avanti. E posso dirvelo, è statalei che mi ha riportato nella grande famiglia diPadre Pier la Pro Icyc, ho ritrovato tanti bambinicome me e ognuno di loro ha una storia. Questa è una piccola parte della mia vita, ma hovoluto dirvi che le nostre vite sono piene di difficoltàe cerchiamo allora di essere felici nel nostro piccolo. Un Grazie a tutti i ragazzi che ho conosciuto.Un Grazie all’associazione Proicyc.Ma un Grazie immenso al mio Padre Pier e aquella bambina che adesso ha 32 anni quindi giàgrande, a te mia piccola Maribel.Ci vediamo al prossimo convegno, vi voglio bene bella, a tutti...

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Agli inizi di settembre abbiamo partecipato alnostro primo convegno Pro Icyc a Trevi (PG) ed èstata sicuramente un’esperienza diversa e nuovaalla quale ci siamo avviati con molti dubbi dettatisoprattutto da una imprevista sovrapposizione diimpegni di fine estate; ma poi ci siamo detti cheera per nostro figlio e non si poteva dire di no.Partiamo, quindi. Una volta arrivati e apprezzatala bellezza di Trevi quasi ci dispiace di non potercitrattenere oltre il tempo designato per poter girareun po’ come turisti. Giungiamo in albergo giustoin tempo per l’inizio della prima sessione. Il temaè l’ “Attesa” e l’occasione è quella di conosceretutto lo staff di Pro Icyc, inclusa Paz, di cui tantoabbiamo sentito parlare (bene) da tutti. Le psicologhe dello staff sono evidentementemolto competenti sul tema: ci ragguagliano sulla

gestione delle aspettative e sulla tempesta emotivadel primo incontro; ma poi - concludono - le cir-costanze sono sempre diverse e le reazioni anch’esseimprevedibili. Ed allora pensiamo che, per quantoci si possa preparare, sarà comunque impegnativovivere il momento dell’incontro e quello cheavverrà dopo; è pur vero, però, che in fondo,immersi come siamo nel lavoro, questa “attesa”sembrerebbe quasi non pesarci tanto… forse. Ma poi come faremo a stare via due mesi? Boh? Eche succederà una volta là? Arriva un po’ di paura!Vabbè, ci organizzeremo!La prima sessione si chiude con una convinzione:Paz sembra di poche parole e sicuramente parlamolto meno delle colleghe psicologhe. Speriamodi riuscire a conoscerla meglio nei prossimigiorni.

Più un terremotoche un big bang!!

Annalisa e Marco

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A cena abbiamo un primo assaggio della allegraconfusione dei bambini che corrono su e giùnella sala con brevi scorribande nel giardino edella più pacata aggregazione dei ragazzi più grandiche hanno preparato gli interventi del giornodopo. Le chiacchiere a tavola sono un interrogatorio(inevitabile) per l’unica coppia seduta con noi cheha già completato l’iter adottivo della loro splendidafiglia. Noi e le altre due coppie in attesa (già cono-sciute a Napoli) siamo troppo curiosi e loro infini-tamente pazienti e disponibili. Anche nel dopocena il gioco è cercare genitoriche hanno già adottato per ascoltare, condividere,assorbire le loro “storie”, con Gianni nel ruolo distraordinario anfitrione. Tanti sono i racconti, iviaggi, le gioie ma altrettanti le complicazioni e gliintralci, sebbene superati. Andiamo a letto. Le

quattro ore di auto da Napoli si sentono e siamoun po’ stanchi. Durante la notte la sorpresa(neanche tanto, in fondo!) di una scossa diterremoto che ci sveglia alle 3.35. Che si fa?Proviamo a capire se qualcuno si agita in corridoio.Sembra che siano tutti svegli, ma nessuno simuove. L’albergo è abbastanza nuovo e sembra so-lido. Ci rimettiamo a dormire. Al mattino ci sve-gliamo presto e vediamo una famiglia con duebambini che va via; ci confidiamo che forse anchenoi con dei figli ci saremmo chiesti se restare inzona sismica o no. A colazione il tema della scossa resta sullo sfondo:tutti l’hanno avvertita distintamente ma nessunomolla. E allora si va avanti e l’attenzione è ancoraconcentrata sui neogenitori e sugli interrogatoricui sottoporli. Per noi va ancora meglio.

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Siamo a tavola con Paz ed è lei l’oggetto del terzogrado. Ci sembra subito cordiale e disponibile. Ci tran-quillizza su tante cose. Il terremoto è dimenticato. Inizia la sessione mattutina con la presentazionedi Gianni, gli interventi delle psicologhe e dialcuni ragazzi. Il tema è l’adozione intesa come unBig Bang, l’esplosione primordiale. Il bel manifesto– anche se sembra quasi una pubblicità di Scien-tology -, i video, le testimonianze: si capisce che iragazzi ci hanno lavorato tanto e l’idea è moltooriginale; meno incisiva invece la metodologiaper il coinvolgimento delle famiglie in platea, mapoco importa. Intanto il terremoto torna a farsisentire a metà mattinata e ci sembra quasi che lanatura voglia ribadire il concetto del rivolgimentoche a breve (si spera!) ci riguarderà. Consideriamoche in fondo, tutto sommato, il titolo dell’evento

sarebbe potuto anche essere “l’adozione come unterremoto”Nel pomeriggio si tirano un po’ le somme cercandodi coinvolgere la platea ma, come al solito inqueste occasioni, i volontari latitano e quindi lebrave psicologhe coinvolgono le famiglie più “esper-te” che raccontano la loro esperienza del “BigBang”. I racconti sono quasi tutti sulle complessitàdel primo incontro e della convivenza; sul sensodi abbandono dei ragazzi; sugli ostacoli comunicativitra genitori e figli; sulle assurde ottusità delle co-munità di residenza. Tutto sembra così complicato;ma in fondo non è così per tutte le famiglie e pertutti i figli? I racconti dei ragazzi sono quelli che ci toccano dipiù. C’è chi, dopo una vita dura e la separazionedalla famiglia adottiva, cerca di impegnarsi aiutandogli altri a rimanere sulla retta via; chi ha la stoffa

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della psicologa e riesce a trascinare tutti; chitrasmette serenità e simpatia solo a guardarlo. I sogni e le speranze, ma anche i risultati ottenutinello studio o nel lavoro e l’aver messo su famigliasegnano lo scorrere naturale della vita di questepersone, l’indispensabile ed inevitabile evoluzioneche li ha resi ciò che sono oggi.I ragazzi sembrano tutti molto legati al paese diorigine e tutti vogliono tornarci, o lo hanno giàfatto. È giusto, ci diciamo, perché, come scriveIsabel Allende “non esiste separazione definitivafino a quando c’è il ricordo”: l’importante èriuscire a gestire positivamente quel ricordo!In realtà il Cile non è solo un ricordo ma è ilcollante di una vera e propria comunità italo-

cilena, come dice Gianni, che sembra molto con-sapevole e coesa. Ci chiediamo se è così per tuttele famiglie adottive (anche quelle formatesi conbimbi provenienti da altri paesi) o se non ci sianoin realtà altre storie da raccontare, altre esperienzeche varrebbe la pena far conoscere in modo da al-largare gli orizzonti delle famiglie e soprattuttodei ragazzi. Tanti interrogativi: magari ne parleremoal prossimo convegno. Sicuramente questo convegno è stato una primapiccola scossa e speriamo di riuscire a costruireuna casa solida con delle buone fondamenta peressere pronti quando arriverà il terremoto vero,pardon il Big Bang!

Raquel Morales e Delia del Gatto della Fondazione Mi Casa tra i ragazzi Pro Icyc

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L’idea iniziale, concordata con le colleghe, di pro-porre una sessione parallela, con i ragazzi di etàcompresa tra i 13 e i 15, a quella svoltasi in plena-ria con i genitori utilizzando la metafora del bigbang lascia spazio, fin da subito, ad un silenziocomplesso da decodificare all’interno del labora-torio da me condotto. Sguardi smarriti parlano,

forse, di un silenzio colmo di immagini, pensieri,parole confuse come se si trattasse di una nebulosadifficile da accogliere e fare propria. Certamente la mia presenza come nuovo opera-tore pone interrogativi, domande, perplessità. Tra di noi inizialmente non c’è, inevitabilmente, unaconfidenzialità che può condurre ad un’apertura

NebuloseAnche i più giovani al lavoro

Manuela Blasco - Consulente-Psicologa/Psicoterapeuta Ente Pro Icyc- Palermo

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autentica e disinvolta. La fase adolescenziale, diper sé conflittuale in cui i ragazzi si trovano, mettein campo un’ulteriore complessità. Non sembra fa-cile iniziare... si arranca nella presentazione, anchese si tratta della semplice proposta di comunicareil proprio nome, l’età e il tempo che si è trascorsoall’interno della famiglia adottiva.Bastano però pochi minuti per comprendere cheall’interno del nostro cerchio, sul prato, forse neglistrati più profondi di ognuno, si cela il desideriodi dire qualcosa, seppure non all’unanimità. Il gruppo, dopo avere esplicitato il dissenso perl’utilizzo della metafora del big bang come inizioper approdare ad un lavoro comune che probabil-mente appare come una forzatura, accoglie inveceben volentieri la proposta di potere condividere leemozioni che risalgono al momento dell’arrivonella “nuova famiglia”. In ordine sparso comin-ciano ad emergere vissuti ed emozioni comuni,contrastanti e ambivalenti: gioia, paura, tristezza,nostalgia, solitudine. Qualcuno si sposta immedia-tamente sul “qui ed ora” e si sofferma sulla rela-zione attuale con i genitori, qualcun altro rimanefortemente ancorato alla nostalgia per i fratelli/oche ha lasciato in Cile. Non è facile dare parolaalle emozioni, vengono infatti timidamente accen-nate ma contengono una forte carica emotiva. Per questo propongo, sulla base del fatto che cir-colano sentimenti comuni, una rappresentazionegrafica su dei cartelloni che ho precedentementepredisposto. Qualcuno mostra segni di insoffe-renza, pare annoiato, infastidito. Condivido conschiettezza e chiarezza che ognuno ha la libertà discegliere se partecipare o meno. Qualcuno si dilegua, qualche altro partecipa inmaniera intermittente, pochi altri ancora restano,quasi oltre il tempo previsto, aprendosi e condi-videndo “pezzi” di vita che necessitano di unascolto più profondo e di percorsi individuali.Costruiamo insieme rappresentazioni, tramite di-segni, che si dispongono su tre principali strati.Propongo la disposizione spaziale di tre fogli, uno

sull’altro, di dimensione via via crescente. A par-tire dal più piccolo, al centro, che contiene le ra-dici di ognuno, ci si sposta ad uno intermedio cherappresenta la famiglia adottiva, fino ad arrivare alfoglio più grande che contiene desideri, sogni, bi-sogni e prospettive future. Magicamente quelle pa-role che inizialmente i ragazzi faticavano ademettere attraverso la voce, pian piano comincianoa venire fuori tramite una scritta, un simbolo, undisegno. Le radici costituiscono per noi tutti le fondamentadella nostra individualità e nel caso dei ragazzi que-sto emerge in maniera molto chiara e nitida.L’amore per il proprio paese, come luogo delle ap-partenenze, risulta indelebile ed il luogo stesso ir-raggiungibile. Se ne parla come di un luogo nelquale è bene fare ritorno al più presto. Bandiereimpresse su grandi cuori testimoniano il fortesenso di attaccamento per la propria terra, visi inlacrime parlano della nostalgia, come si diceva, peri propri fratelli e/o amici rimasti in Cile.Lo “strato” che riguarda la famiglia adottiva rac-conta di emozioni che oscillano tra nuove possibi-lità che coincidono con vere e proprie ri-nasciteofferte da essa e accompagnate da gioia, a difficoltàcomunicative con i propri genitori espresse comesenso di solitudine.

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Il contorno più esterno, quello dei desideri futuri,mostra chiare e limpide connessioni con lo stratopiù interno, quello delle radici, come se ci fosseuna corrispondenza diretta e abbastanza prevediletra: “Ho nostalgia per il mio Paese e per i miei fra-telli – perciò - il mio desiderio più grande è tornarein Cile!”. E certamente il genitore che ha atteso,faticato e desiderato a lungo un bambino, a volteaccoglie seppure spiazzato, altre volte rifiuta, altreancora argomenta e discute in maniera adeguatadi questa possibilità importante.Quest’ultimo atteggiamento sicuramente si collocae si pone come il modo più utile per cominciare atessere un legame che può essere costruito soltantose ci si relaziona in maniera autentica e si condivi-dono i propri stati d’animo al riguardo. Negare, ri-muovere, evitare discussioni sulle proprie radici esul desiderio di riappropriarsene può generare solodistanza e risentimenti sia da parte delbambino/ragazzo che della coppia genitoriale. A questo punto, essendoci conosciuti, in parte, edessendoci confrontati su ciò che gradualmentestava emergendo appare come un bisogno impel-

lente da parte di qualcuno quello di richiedere unfoglio “a parte” dove sia possibile esprimere indi-vidualmente le proprie emozioni più difficili da di-gerire, riferite anche ad altre sfere della propria vitacome la scuola. Qui si aprono ferite che ci si portadietro o anche “fresche” che non trovano parola.Un foglio riempito di segni, disegni e parole contratto veloce che esprimono molto sinceramentela propria sofferenza ed un forte disagio provato ascuola, per le continue e gratuite offese da partedei compagni di classe riferite all’essere portatoridi una identità “diversa”, quella di figlio adottivoe di chi è stato abbandonato.Ascoltare tale sofferenza in un tempo così breve ein uno spazio che non nasce per accogliere tali bi-sogni genera in me un forte senso di frustrazione.Il racconto del proprio passato e vicende moltopersonali mi fanno pensare ad un bisogno vera-mente intenso di comprensione e condivisione. Il suggerimento di parlarne approfonditamentecon i propri genitori e/o con gli insegnanti mettein difficoltà. Per questo motivo le colleghe che la-vorano più da vicino e da più tempo con queste

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famiglie e con questi ragazzi riserveranno loro deglispazi appositi utili per l’elaborazione di tali vissuti.Transitare da una dimensione collettiva ad unapiù strettamente personale ci ha consentito dicreare un ponte tra il vecchio e il nuovo, tra il pas-sato e il futuro, tra la famiglia biologica e quellaadottiva. L’elaborazione di un nuovo concetto di“famiglia”, scritto a quattro mani da due ragazze,ci fornisce uno spunto di riflessione non indiffe-rente. Sono loro stesse a scegliere di firmare il loropensiero. Il loro nome impresso sui fogli comunicail desiderio di trasmettere agli altri la propria indi-vidualità. Entrambe scrivono utilizzando ognunaun colore diverso e alternandosi: “le famiglie che noiabbiamo non sono due ma quattro - una è quella biolo-gica, una è l’istituto, l’altra è quella adottiva e l’altrasiamo noi ragazzi!” Questo ci dà la misura di quantoil sistema adozione sia ben più complesso di quelloche la letteratura ci descrive. E a volte, è sul campo,mettendosi autenticamente a confronto con i ra-gazzi che si possono cogliere nuovi punti di vista,

elaborare possibilità “altre”e ri-pensare a dispositivipiù funzionali e maggiormente rispondenti alle esi-genze reali dei ragazzi che sono in continua evolu-zione così come il nostro universo. E Pro Icyc sipropone di fare tutto questo con la delicatezza e lacura di cui qualsiasi essere umano necessita peruno sviluppo sano e coerente di sé, a prescindereche si tratti di figli e genitori adottivi o meno. L’integrazione di queste quattro famiglie divental’obiettivo primario al fine di creare un “sistemafamiliare” che possa essere il più possibile unitarioe coerente. E forse, a volte, per tornare alla meta-fora del big bang, è bene che l’esplosione si mani-festi e venga espressa piuttosto che restaresommersa. Ma i tempi sono soggettivi e in questosenso l’imprevedibilità diventa un denominatorecomune con il quale sia i genitori che noi opera-tori dobbiamo imparare a fare i conti se vogliamolavorare alla costruzione di una famiglia reale enon ideale.

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Prima di tutto vogliamo ringraziare per l'opportu-nità che ci avete dato di partecipare a quest’ultimoConvegno, nel quale abbiamo avuto la fortuna ditrovarci con tanti amici italiano-cileni. Ma princi-palmente, vogliamo manifestare la nostra allegrianel constatare che i nostri bambini cileni, adottatidai nostri fratelli italiani, sono felici con le loronuove famiglie dove hanno trovato sicurezza, amore,educazione e, soprattutto, un sentimento di appar-tenenza che prima non avevano mai sentito.Abbiamo avuto la grande gioia di partecipare a treConvegni di Pro Icyc, sentendoci fortemente im-pressionati ed emozionati nell’ascoltare le testimo-nianze che i genitori ed i figli donano in ognioccasione, con grande generosità ed in formamolto sincera. Il lavoro che Pro Icyc realizza giorno per giorno vamolto più in là dei tre giorni del Convegno, dimo-strando una grande capacità organizzativa che èfrutto degli anni di lavoro effettuato. Senz’altrol'esperienza ha dato loro strumenti che permet-tono di migliorare i processi in favore del benes-sere delle nuove famiglie.

Capiamo che un'adozione non finisce quando ibambini arrivano nella loro nuova casa, c'è unalunga traiettoria di adattamento alle nuove abitu-dini, alla nuova lingua, alle nuove norme (che nonavevano mai avuto prima), ed alle nuove relazionipersonali e familiari che richiedono un accompa-gnamento professionale necessario ed è quello chevoi state facendo come Organizzazione.Noi come genitori naturali sappiamo quanto siadifficile educare un figlio dai primi giorni di vita,per cui ammiriamo la vocazione di dono e la pa-zienza che i nuovi genitori adottivi hanno per in-tegrare i bambini nelle loro famiglie, ed è qui dovel'organizzazione Pro Icyc prende forza nel sostegnoche richiedono genitori e figli in questa nuova av-ventura di vita che cominciano a vivere insieme.Non ci rimane che congratularci nuovamente perl'immenso dono d’amore e vi chiediamo di con-tinuare in questo, senza abbassare le bracciaquando le cose diventano difficili e continuare alavorare per il bene di tanti bambini che nehanno bisogno.Un abrazo

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Dai nostri amici cileniGuillermo y Margarita - Associazione Arcoiris - Cile

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Questa testimonianza al di là degli aspetti dolorosidella nostra storia, vuole essere d’aiuto alle tantefamiglie e coppie che si trovano ad avere problemipiù o meno grandi con la realtà che ci circonda,che il più delle volte è selettiva e poco comprensiva.Io Marcello e mia moglie Kety siamo i genitori didue stupendi bambini adottivi, Krischna di undicianni e Manuel di dieci.La nostra famiglia si è formata in Cile a marzo del2013 e da maggio dello stesso anno tutti insieme vi-viamo nella nostra casa in un piccolo paese di circaquattromila persone nelle campagne umbre. Moltipossono pensare, come lo facevamo noi prima del-l’adozione, che il paese possa essere una grande ri-sorsa in quanto, in fondo, ci si conosce tutti e questopossa portare alla comprensione e collaborazione.Purtroppo noi ci siamo scontrati con un campani-lismo assoluto condito con una giusta dose di raz-zismo, cattiveria, invidia e maldicenze.Fin dall’inizio ci siamo subito resi conto dell’appa-rente indifferenza della gente che in realtà dietro

celava ben altro. In fondo, certo, l’indifferenza nonè sicuramente positiva ma perlomeno se ci fossestata solo quella le conseguenze sarebbero state si-curamente migliori.Eravamo visti la coppia “sfigata” di turno che nel-l’impossibilità di avere figli avevano deciso di fareuna “stranezza”, ciò adottare due bambini STRA-NIERI dall’altra parte del mondo.Qualcuno ha avuto il coraggio di domandare: “mabambini italiani non c’erano?” oppure, “ma quantisoldi vi hanno dato per prenderli” ?I problemi seri comunque sono arrivati a partiredal settembre 2013 in pratica con l’inizio delprimo anno scolastico. Contestualmente allostesso, purtroppo, abbiamo scoperto che Manuel,il più piccolo, mostrava grandissima insofferenzae disagio in ambiente scolastico. Questo è rimastotutt’ora, sia perché le radici sicuramente risiedononella sua infanzia, ma anche perché qui in Italia èstato fatto poco o niente, anzi forse la situazione èstata aggravata ulteriormente.

Adozione: I pregiudizi della societàe l’impreparazione della scuola

Le difficoltà di una famiglia adottiva di fronte ad interminabili muri di gomma

Marco Coccini

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I suoi comportamenti in ambiente scolastico pernoi sono stati una doccia fredda in quanto in tuttigli altri contesti il bambino è molto buono (soprat-tutto d’animo), gentile, educato, il bambino chetutti i genitori vorrebbero avere, adottivi e non.Purtroppo così come noi, anche la scuola si è di-mostrata totalmente impreparata alla situazione efin da subito invece di analizzare le specificitàprima e le problematiche poi, ha pensato bene diaccollare tutti i problemi su di noi. Soprattuttoperché, secondo loro, certi comportamenti eranofrutto della maleducazione e questo aspetto com-pete totalmente alla famiglia.Il primo anno scolastico (2013/2014) trascorse conalti e bassi, senza però dare la giusta tranquillità albambino in primis e alla famiglia poi. Al terminedello stesso la scuola ci costrinse a prendere la cer-tificazione di portatore di handicap (Legge 104) conla diagnosi di disturbo oppositivo provocatorio.Noi nostro malgrado, dovemmo accettare la cosaaltrimenti Manuel non avrebbe avuto diritto alsostegno. D’altro canto pensavamo comunqueche così gli scogli più grandi potessero essere su-perati.Purtroppo nel corso del secondo anno scolastico(2014/2015) ci dovemmo presto ricredere, inquanto arrivò il peggio. Fin dai primi mesi ungruppo formato da insegnanti e genitori apparte-nenti alle Forze dell’Ordine, pensarono bene diprendere in mano la situazione, attaccandoci acolpi di esposti, denunce penali, ecc. senza cheManuel avesse fatto nulla di veramente grave.Il tutto, secondo loro, era per prevenire eventualiproblemi e soprattutto perché non eravamo ingrado di fare i genitori. Infatti due denunce allaProcura della Repubblica presso il Tribunale deiMinori sono state fatte per “inadempienza genito-riale” e “atti di bullismo”. Per fortuna poi gli Entipreposti hanno compreso fin da subito le difficoltàdel bambino e i nostri sforzi immani, tanto da nonfare altre azioni.Questo comunque ha comportato che, un interopaese fosse contro di noi, insultando, sparlando,

inventando di sana pianta situazioni ed accadi-menti. Grazie a questo in pochi mesi sono riusciti a di-struggere la dignità, il rispetto, i sentimenti di unafamiglia presente da decenni sul territorio. Il tuttosecondo loro, “per essersi andati a prendere certebeghe” e per non saper gestire il “giocattolino” chedesideravano.In tutta questa “guerra” la scuola è rimasta spetta-trice, con un Dirigente Scolastico alla prima espe-rienza che non ha dimostrato di avere il caratteregiusto per gestire la situazione.Paradossalmente il tutto mentre il Ministero dell’Istru-zione emanava le Linee di indirizzo per favorire il dirittoallo studio dei gli alunni adottati (18 Dicembre 2014).Quest’ultime che a nostro parere sono molto va-lide, non solo non sono state messe in pratica, manon sono state nemmeno prese in considerazione!Il devastante anno scolastico si è concluso a giugnodel 2015 con la ferma decisione di lasciare lascuola del nostro paese per preservare Manuel daulteriori traumi e terribili conseguenze.Fortunatamente nel terzo anno scolastico appenatrascorso (2015/2016) nella nuova scuola di unaltro Comune limitrofo, abbiamo trovato personemolto valide e comprensive, sia nel personale sco-lastico che nei genitori degli altri bambini.Certo, le difficoltà non sono mancate, in quantoquelle ad oggi a Manuel non le toglie nessuno, maperlomeno vengono affrontate con il giusto pesoe mettendo in campo tutte le strategie necessarie.Nel nuovo Istituto abbiamo richiesto di applicarele Linee di Indirizzo che nel frattempo erano diven-tate Legge (il 09 Luglio 2015, con la votazione de-finitiva sul DDL “La Buona Scuola”).In questi giorni ci accingiamo ad affrontare ilquarto anno scolastico nella speranza che la cosasi possa risolvere per il bene di Manuel e della no-stra famiglia.Comunque tutte queste grandi difficoltà ci hannofatto comprendere ancora una volta che abbiamofatto la scelta giusta e l’AMORE della famiglia edei figli vince su tutto.

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La prima reazione viscerale, come essere umano,come madre, oltre che come tecnico, nell’ascoltarela vicenda accaduta a Manuel e alla sua famiglia, èstata sicuramente la rabbia, il senso di frustrazionedi fronte ad una così incomprensibile incompetenza,ottusità e totale mancanza di empatia. Nei mesi incui come Ente abbiamo cercato di stare accantoalla famiglia, seguendo la vicenda passo passo,cercando di dare conforto anche a distanza, ognunocon la sua competenza ed i suoi mezzi, l’incredulitàe la rabbia si sono fatte sempre più forti, suscitandoin me, non lo nego, anche un certo desiderio dirivalsa verso chi stava perpetrando un tale abuso.Tuttavia è necessario andare oltre e cercare diportare il pensiero e la riflessione laddove aprevalere invece sembrano essere stati gli istinti,anche in chi, come nell’Istituzione Scuola, dovrebbeal contrario promuovere proprio riflessione epensiero. Quanto accaduto nel piccolo centro in cui lafamiglia Coccini abita, apre, a mio avviso, alcunequestioni su cui interrogarsi a vari livelli. La scelta adottiva fin da subito si pone come unfatto fortemente sociale, oltre che una scelta intimae privata, nel momento in cui ogni coppia deveaffrontare un percorso istituzionale, che la rendaidonea ad avvalersi del titolo di “genitore”. Questopercorso rappresenta un punto di forza nella misurain cui viene vissuto da entrambe le parti, coppia eistituzioni, come un’occasione di crescita, diconsolidamento, di formazione e accompagnamento,ma al contempo è un elemento di fragilità, datoche la legittimità del ruolo genitoriale parte da uncostrutto esterno, sociale appunto, ponendo ilruolo genitoriale stesso sempre un po’ alla mercédel giudizio esterno, piuttosto che valorizzare erafforzare l’autolegittimazione, come invece dovrebbeessere. Questa breve premessa mi serve per cercaredi mettere in evidenza quanto la dimensionesociale, “pubblica”, abbia un ruolo intrinseco efortemente condizionante già dalle primissime fasidel percorso adottivo. Nella famiglia adottiva si

realizza un costante intreccio tra realtà psichica erealtà sociale, (C. M. Colajanni; L. Castelfranchi,1992), ma la vicenda di Manuel e della sua famigliamette in luce, in modo violento, quanto questaconnaturata correlazione in realtà venga sottovalutata,se non spesso addirittura rimossa.Le coppie vengono chiamate ad intraprenderepercorsi sempre più profondi, che vadano adampliare e favorire il processo di integrazione edaccoglienza di un bambino che viene dall’altraparte del mondo, con una storia spesso difficile,con le sue paure, i suoi bisogni; ma il contestosociale, nelle sue più svariate rappresentazioni, daquelle più “private” (il vicino di casa, la famigliadel compagno di scuola, il gruppo sportivo, etc...),a quelle più “pubbliche”, Istituzionali, (il medicodi famiglia, la scuola, il Tribunale e via dicendo),è davvero altrettanto pronto ad accogliere edintegrare i bambini adottati e le loro famiglie, conle complessità, le specificità che portano con sé? La domanda è ovviamente retorica e la risposta èaltrettanto ovvia. Senza scadere in generalizzazioniche poco aiutano la riflessione è però piuttostoevidente che si debba iniziare a pensare a comecreare Cultura dell’Adozione, a vari livelli e neivari contesti Istituzionali e privati.L’adozione è un’istanza che, fin dall’antichità, èpresente nelle dinamiche sociali, andando ad agiree a modificare il costrutto naturale della filiazione.Nel corso dei secoli vari sono stati i tentativi diregolamentare tale istanza, sia attraverso ilconsolidamento di consuetudini e prassi, sia, apoco a poco, con l’utilizzo della giurisprudenza,nel tentativo di evitare conflitti ed incertezze,attraverso una regolamentazione condivisa. “I fatti umani”, tuttavia, “difficilmente possono esserecircoscritti al solo piano giuridico e mai, come nell’iterdell’adozione, le fantasie, i desideri, le colpe dei soggetticoinvolti hanno travolto gli argini e messo in motoprocessi di riforma: ogni volta la pretesa che <<tutte lecose buone vadano insieme>> viene vanificata daqualche caso clamoroso ed emerge quanto sia poco

Riflessioni... oltre la rabbia Giuditta Borghetti - Psicologa-Psicoterapeuta Ente Pro Icyc Firenze

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maneggevole un rapporto come quello definitodall’adozione, così privato e insieme così pubblico, cosìdelimitato dalle regole e nello stesso tempo così anarchico”(M. Pittaluga, “Apprendere dall’Adozione”, 1992)Il lavoro dei legislatori, l’emanazione di leggi, èsicuramente fondamentale, ma è importante essereconsapevoli di quanto ciò sia condizioneNECESSARIA ma NON SUFFICIENTE aprodurre un reale cambiamento.La vicenda di Manuel ne è una prova lampante.La scuola, pur “navigando sempre più in cattiveacque”, comunque avrebbe tutti gli strumentinecessari per poter accogliere ed integrare in modoadeguato un bambino adottato con tutta la suacomplessità. Le linee di indirizzo per favorire ildiritto allo studio degli alunni adottati emanatenel 2014 e diventate legge nel 2015 fornisconoindicazioni concrete su come agire; la normativasui BES, fornisce “spazi e tempi di manovra” agliinsegnanti per poter attuare strategie attive versouna didattica dell’inclusione. Ciò nonostante, nelmio lavoro, mi scontro continuamente, fatte salvealcune eccellenze, con una scuola per lo piùimpreparata ad affrontare la diversità e, nellospecifico, assai digiuna rispetto a tutte le tematicheadottive. Nei casi più fortunati si trovano insegnantidisposti ad aprirsi a questo mondo, ponendosi inascolto e chiedendo aiuto, in altri casi le proprieinadeguatezze vengono totalmente negate,proiettando le difficoltà “all’esterno” sul bambinoe sulla sua famiglia. Stessa riflessione la possiamo fare in relazione alcontesto sociale più “privato”, meno istituzionale,dove spesso ci scontriamo con atteggiamenti cheoscillano tra “un’ammirata compassione” per lascelta “coraggiosa e di cuore” e atteggiamenti diaperta ostilità, se non di razzismo vero e proprio,“ma bambini italiani non c’erano!”. Quindi che fare? Certo non tirare i remi in barcalasciandosi scoraggiare e magari rinunciare adintraprendere un progetto così importante. Veroè che, a tutti i livelli che a vario titolo sonocoinvolti nel progetto adottivo, si debba prendereatto dell’esistenza di un “gap” culturale, fra gliattori principali di tale progetto, (Coppie, Famiglie,Enti, Servizi) ed il contesto sociale, più o meno

allargato, in cui i bambini e le loro famiglie vivono,crescono e si confrontano.Alla luce di ciò credo sia necessario iniziare apromuovere una vera e propria Culturadell’Adozione, partendo però “dal basso”. Senza nulla togliere all’importanza imprescindibiledi continuare a lavorare in tal senso nelle “altesfere”, a livello legislativo e normativo, portandouna maggiore chiarezza e regolamentazione intutti i contesti coinvolti, ritengo sia altresì importanteche ogni singolo protagonista contribuisca, nelsuo piccolo, a produrre e sviluppare la conoscenzae la “cultura” dell’adozione.In primis noi tecnici, Enti, strutture organizzateiniziamo a riflettere su come aprirci al contestosociale, promuovendo conoscenza ed informazionecon iniziative divulgative, oltre che formative,anche in quei contesti più “a latere” della vitadelle famiglie e dei bambini, continuando,ovviamente, a lavorare come sempre abbiamo fattonell’accompagnamento e nel sostegno delle coppieprima e delle famiglie dopo. Ma è un invito anchealle famiglie stesse, perché è solo aprendosi alcontesto e favorendo la conoscenza che si puòcombattere la diffidenza e la paura; diffidenza epaura che talvolta possono generare reazioni dichiusura, se non addirittura di ostilità vera epropria, perché si sa che ciò che non si conoscespaventa e quando si ha paura siamo portati aporci sulla difensiva spesso attaccando.È fondamentale, ad esempio, che fin da subito lefamiglie aprano il dialogo e il confronto con gliinsegnanti sulla realtà adottiva del proprio figlioprima che si verifichi l’emergenza, pur con laconsapevolezza che talvolta questo possa non esseresufficiente; e ancora, è molto importante parlareserenamente della propria esperienza adottiva, farconoscere la realtà dell’adozione, perché è soloattraverso la condivisione e l’abbattimento dellebarriere che si può pensare di contribuire a creareil giusto “humus” in cui far germogliare i semidell’accoglienza, dell’empatia e dell’inclusione.

“Accoglienza vuol direcostruire dei ponti e non dei muri”(Don Luigi Gallo)

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Sono passati già più di due anni da quando èiniziata la nostra avventura d’amore che ci hapermesso di costruire la nostra nuova Famiglia.Grazie ad un incontro fortuito con i nostri amiciPaolo e Luisa, anche loro genitori adottivi, abbiamoconosciuto il nostro presidente Gianni Palombi. Con le sue parole ci siamo innamoratidell’Associazione e l’abbiamo scelta.Siamo partiti per il Cile il 26 giugno 2014 e dopopochi giorni, a Concepction, abbiamo avuto ilprimo magico e sconvolgente incontro con i nostrifigli Pablo e Yanira. I primissimi giorni di convivenzasono stati incredibilmente belli e sereni, poi quellaserenità che avevamo sempre sognato èimprovvisamente scomparsa in quanto nostrofiglio Pablo ha cominciato a manifestare tutta lasua paura e rabbia per lo stravolgimento che stavavivendo e, a seguire, anche nostra figlia Yaniraanche se con diverse modalità rispetto al fratello.È quindi cominciato, inconsapevolmente, il nostroBig Bang. Era come se fossimo entrati in unvortice pazzesco e non riuscivamo più ad uscirne.Non sapevamo come affrontare la difficilissimasituazione nonostante la psicologa dell’Associazione

Alessia Carleschi ci avesse già informati chiaramentedelle difficoltà che avremmo incontrato una voltaarrivati in Cile.Ma, come si dice, la pratica è molto diversa dallateoria e noi lo abbiamo subito compreso e subitoabbiamo chiesto aiuto alla nostra speciale Alessiain primis e successivamente anche alla psicologa eall’assistente sociale che stavano seguendo i bambinie a Paz Luzzi referente dell’Associazione.Ricordo come se fosse ieri i momenti in cui, anotte fonda, rinchiusi in bagno per non svegliarei bambini, parlavamo al cellulare con Alessia perchiederle consigli su come doveva essere il nostrocomportamento nei confronti di Pablo e di Yanira:in una sola parola eravamo “disperati”.Pensavamo di non farcela, di non essereassolutamente in grado di gestire le situazionidifficili che via via si creavano e che peggioravanodi giorno in giorno.Ci sentivamo impotenti di fronte a tanta rabbiae avevamo la netta sensazione di essere dueestranei nei confronti di due bambini cheimprovvisamente li “percepivamo come obbligatia convivere con noi”.

Il nostro Big Bang Giacinta

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Eravamo anche consapevoli che anche loro pernoi erano delle creature “estranee” e non riuscivamoa capire in quale modo interagire e far lorocomprendere che, nonostante il lorocomportamento, gli volevamo bene sin dal giornoin cui Gianni ci aveva fatto vedere le loro fotografie.Abbiamo chiesto aiuto anche a lui e quello che ciha sempre ribadito era che proprio in Cile sisarebbe formata la nostra “nuova famiglia” grazieall’amore che gli avremmo donato.Tutto questo noi, in quel momento, non locapivamo affatto perché eravamo stravolti.Ci era molto difficile pensare di poter riuscire arisolvere tutti i problemi che si stavano verificandoe, sinceramente, a pochissimi giorni dall’Udienzache ci avrebbe definitivamente donato Pablo eYanira, ci siamo domandati se fosse stata la cosagiusta da fare.Non lo nascondiamo con sincerità. Ci sentivamosoli ed impotenti. La nostra salvezza è stata quelladi pensare che al nostro rientro non saremmostati più soli ad affrontare tutto e che tante personesarebbero state disposte ad aiutarci e così siamoandati avanti nell’avventura.Abbiamo cominciato ad utilizzare delle strategiedi comportamento diverse per Pablo e Yanira.Dovevamo capire assolutamente cosa li facessecalmare e cosa fare per far capire loro che non liavremmo mai lasciati, per niente al mondo.Tornati a Santiago abbiamo avuto la grande fortunadi trascorrere i giorni successivi di permanenzacon altre coppie dell’ Associazione che ci hannoaiutato molto.Per noi sono stati una grande risorsa e si è creatotra noi un legame indissolubile e anche se nellavita non siamo materialmente vicini rimangonosempre vicini nei nostri cuori.Le strategie adottate pian piano hanno cominciatoa dare i loro frutti e quel vortice pian piano sistava dissolvendo.Nel nostro percorso di vita familiare abbiamo

avuto la fortuna di incontrare molte persone checi hanno sostenuto.Prima di tutto le nostre famiglie che, nonostantelo stordimento iniziale, sono state una granderisorsa d’amore.Anche gli insegnanti dei nostri figli ci hannosupportato al meglio: noi li chiamiamo i nostri“angeli”.L’esperienza scolastica, a differenza di tante altre,per noi è stata veramente buona e gli insegnantisono stati un validissimo aiuto.Lavorando in sinergia con loro abbiamo ottenutoottimi risultati.Dietro consiglio di chi ha seguito il percorsoadottivo, Alessia e Gianni, abbiamo chiesto sostegnoanche fuori, senza aver timore e vergogna. Cosìabbiamo integrato le risorse per proseguire tuttisullo stesso obiettivo… essere tutti più “sereni”dentro la famiglia appena formata. Altri punti di riferimento sono state le psicologhevicino alla nostra zona di residenza che abbiamoscelto per aiutare noi e i nostri figli: anche questaè stata e lo è ancora un’esperienza positiva.Il nostro Big Bang quindi grazie a noi, a chi ci hasostenuto e a chi ci ama, sta evolvendo in altro… el’amore e l’affetto che i nostri figli ci dimostranoogni giorno ci permette di essere più sereni econsapevoli di aver fatto la “Scelta giusta”.Se torniamo indietro nel tempo e subito dopopensiamo al presente, siamo orgogliosi di quantoabbiamo costruito con tanto amore, difficoltà,costanza e pazienza.È certo che le difficoltà ancora ci sono ma, adifferenza di prima, riusciamo a gestirle.Abbiamo accettato di scrivere la nostra testimonianzaperché speriamo che possa essere di aiuto a tuttequelle coppie della nostra associazione che sonoin attesa e per le altre che hanno ancora difficoltà.Noi con umiltà e semplicità abbiamo chiesto aiuto,non abbiamo avuto timore e tutto questo ci haripagato.

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Dopo un mese dal Convegno siamo chiamate adare una nostra riflessione non solo sui temiemersi durante le giornate ma anche su alcune “te-stimonianze”…Ogni storia porta tanti tasselli, ognuno sta creandoil proprio “sistema” e ciascuno è un mondo daascoltare, perciò, non è facile la scelta. Quando mi è stato chiesto di dare un contributoal testo scritto da Giacinta, ho accolto volentieri laproposta, rispettando il “pudore” di questa coppia.Durante il sabato mentre Giacinta parlava, l’hosentita e vista Madre presente e serena. Ha mo-strato coraggio e autenticità nel raccontarsi, diven-tando parte attiva in questo passaggio di consegnaalle nuove coppie, non celando il proprio Big Banged il proprio percorso per affrontarlo.Come diverse storie adottive, la storia della coppiaparte da anni di condivisione e di ricerca per for-mare la propria “famiglia”. Arrivano nel 2012 alProIcyc, fiduciosi per il nuovo progetto… Supe-rano le procedure e gli anni di attesa con rigore erispetto, giungono all’abbinamento un po’ “emo-zionati e spaesati” e nel 2014 accolgono con con-sapevolezza la storia pesante e la “valigia dolorosa”dei propri bambini: Pablo (7anni) e Yanira (8anni).Le storie dei bambini che vengono adottati spessosono dense di contenuti delicati che possono inci-

dere inevitabilmente sul loro sviluppo. Le diversiesperienze traumatiche che hanno vissuto infattipossono creare traiettorie di “sviluppo atipiche”1

che nel tempo possono essere recuperate o rinfor-zate grazie ad un buon legame che supporta e mi-gliora le potenzialità residue dei bimbi,attivandone di nuove. Ciascun bambino per tem-peramento e struttura di personalità, che evolveanche in relazione con un altro adulto “respon-sivo”2, può fortificare ed attivare le proprie com-petenze e capacità di resilienza3.Come racconta la stessa Giacinta, talvolta la cop-pia, pur sapendo la storia dei bambini e pur“orientata”, quando si trova in “trincea” in quel“nuovo mondo”, lontano anche dagli ambienti fa-miliari e distanti dal quotidiano dei bambini, puònon trovare subito gli strumenti. La realtà complessa dei bambini e le loro modalitàcomportamentali, possono mettere in profondadifficoltà la coppia che vive con vergogna il non“saper gestire subito” la nuova situazione, sentendosinon competente, non adeguata.Da due anni sono diventati Famiglia… ma il loroprimo Big Bang comincia in terra “straniera”(Cile). Quella fase che si definisce di “innamora-mento” già nei primissimi momenti in loro si tra-sforma in un forte disagio.

Quand'ero giovane volevo fare l'astronauta. Sognavo un “atterraggio morbido” su Venere

(K.Farkas)...e invece stiamo crescendo Insieme sulla Terra

Alessia Carleschi - Psicologa-Psicoterapeuta Ente Pro Icyc Roma

1 Sviluppo atipico=Percorso di sviluppo scandito da eventi critici normativi e/o non normativi che definiscono “traiettorieindividuali” non generalizzabili. Intreccio tra fattori di vulnerabilità personali, rischiosità esterne e fattori di protezione con-figura una condizione di rischio evolutivo 2 Responsivo=adulto di riferimento che risponde con sensibilità ed empatia3 Resilienza=capacità di resistere agli urti senza spezzarsi

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Spesso non si conosce subito il “principe/essina az-zurro/a”, o forse si deve “osservare” bene dietrocomportamenti e azioni, per trovare le qualitàdelle persone da poco incontrate, così come av-viene in qualsiasi incontro importante e non giàdato.Bambini e coppia vivono “l’estraneità” e quandola rabbia è violenta spesso crea profonda tensioneanche negli adulti che possono sentirsi come ar-rancare nel vuoto, ricercando immediate soluzioni.Appare evidente che le paure ed emozioni messein campo possono amplificare i livelli comuni didisagio se non si creano degli “argini”che non im-brigliano ma lasciano passare, contenendo anchele manifestazioni forti non convenzionali (rabbia,opposizione dei bambini).Giacinta afferma “che Pablo ha cominciato a manife-stare tutta la sua paura e rabbia per lo stravolgimentoche stava vivendo e, a seguire, anche Yanira” ..La coppia si sentiva come entrata in un vortice, inun “esplosione di energia”e non trovava inizial-mente “via di fuga”.Nella nostra metafora la “collisione” fra questi si-stemi, bambini (7-8 anni) e adulti (coppia stabile dapiù di venti anni), è avvenuta subito in Cile, terrain cui bambini stavano facendo un traghettamentoimportante, passare da un Istituto ad un nuovo Si-stema per diventare tutti famiglia. Il non saperebene la lingua madre (spagnolo) ha giocato per Gia-cinta e Giuseppe un ulteriore punto di difficoltà,due mondi lontani che sviluppano “energie forti”possono allontanarsi pur cercandosi. Anzi ci si scon-tra talvolta perché le nostre emozioni sono simili,perché i disagi sono presenti in ambo i sistemi. Inquei giorni tante erano le emozioni di tutti i mem-bri e la sensazione di solitudine e di “lontananza”erano intense. Ciascuno chiedeva “senza parole”l’esclusività e la totalità del rapporto.Il circolo vizioso una volta attivato ha pian pianotrovato via di uscita per non “implodere”, così il si-

stema stava proseguendo verso “un’espansione”. Lacoppia con coraggio ha fatto un azione importantee propositiva: ha chiesto aiuto, ripartendo da se stessi. Talvolta la coppia parte come “coppia simbiotica”,per anni si vive l’uno per l’altra con schemi acqui-siti nel tempo e un po’cristallizzati. Spesso la cop-pia ragiona come “un unico sistema” ed è solo nelprocesso adottivo che per la prima volta si ritornaa “differenziarsi” ad essere ciascuno “uno” per ri-trasformarsi in altro in “poco tempo”, ossia duegenitori: un padre ed una madre.Ma cosa significa questo? Talvolta non è così im-mediata la trasformazione. Grazie all’incontro, alloscontro con questi bambini, gli stessi che divente-ranno i vostri figli, ciascuno riesce a cogliere in séaltre forme di stare in relazione.La famiglia è vero che si crea burocraticamente giàin Cile, ma in primis è il legame che nasce. In que-sta forma nuova di relazione la stessa coppia scoprenuove competenze, come singolo e come coppia,diversa dalla precedente perché nel nuovo sistemaentrano altri elementi (i figli) che inevitabilmentepropongono nuove forme vitali di rapporto.Questo può spiazzare perché non siamo preparati.Serve: il tempo, il quotidiano, il viversi ognigiorno. Diventare 4 da due non è scontato e nonè semplice contenere le forze propulsive di ele-menti con una propria “ferita”che verrà elaboratanel tempo. Pian piano ecco che la nostra coppia, vivendo giàquei primi mesi in Cile con i bambini, si è data lapossibilità di cambiare “forma e ruolo”, trovandoloro stessi strategie di azione. Nella nuova coppia èimportante ritrovare un modo di parlare e comu-nicare, non negando le paure ma analizzando ilprogetto comune: Perché siamo lì? Cosa ci spaventa?Cosa mettiamo in campo come singoli e come coppia?Si deve sempre ripartire con fiducia dalla “coppia”e osservarsi nella nuova veste per accogliere i bam-bini. Quando si ha la forza di “cambiare” si diventa

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anche pronti per conoscere realmente altri lati delproprio carattere come marito e come moglie, cisi apre ad essere madre e padre.Questi nuovi ruoli entrano in campo per dare aibimbi quel contenimento emotivo, la base sicurache Winnicott chiama “holding”4. Con questenuove consapevolezze e dimensioni interne la cop-pia-genitori appare più chiara anche agli occhi deibambini. La coppia in questi due anni è riuscita a trovareenergie e ad impegnarsi per la crescita ed integra-zione del proprio sistema famiglia. Ha accettatoprofondamente i propri figli, integrando pianpiano le diverse caratteristiche, riconoscendo la“radiazione residua”5 dei bambini e la propriaquando entra in collisione ancora con loro nelleroutine domestiche. Con umiltà e intelligenza hanno trovato nel si-stema rete-sociale esterno la possibilità di un con-fronto, hanno cercato di condividere con gli altrigenitori che stavano a Santiago il loro malessere,cercando di mettere in pratica anche con i bam-

bini strategie diverse di relazione. Queste risorseinterne germogliate in loro ed esterne ricercatecon grinta hanno permesso di dipanare l’iniziale“matassa” e loro stessi oggi sentono di essere orgo-gliosi di come hanno affrontato la situazione.In Italia possono con fiducia contare anche sualtre risorse creando sinergia di sistemi (scolastico,sanitario, associativo) per lavorare in sintonia peril benessere della Famiglia.Da “estranei quali erano”, ora i bambini sanno chequelle persone venute da lontano fanno parte in-tegrante del loro nuovo sistema e loro stessi se nesentono parte. Questi sono i loro Genitori chehanno retto: “rabbia, graffi, violenza” e che, loromalgrado, sono stati per mesi anche il “contenitoredi tanto dolore e di proiezioni di passati adulti”.Per questo sono lieta di sentire l’evoluzione di unaMadre che oggi scrive: “se torniamo indietro nel tempoe subito dopo pensiamo al presente, siamo orgogliosi diquanto abbiamo costruito con tanto amore, difficoltà,costanza e pazienza, ..le difficoltà ancora ci sono ma, adifferenza di prima, riusciamo a gestirle”.

4 Holding= sostegno5 Radiazione residua= la radiazione residua proveniente dalle fasi iniziali della nascita dell’universo

Credo che noi due (sistemi coppia e bambini) ci conosciamo da sempre,sai perché? Quando c’è stato il Big Bang tutti gli atomidell’universo si sono uniti in un minuscolo puntino che poi èesploso.Quindi i miei atomi e i tuoi atomi erano sicuramente insieme,chissà, magari si sono uniti diverse volte negli ultimi tredici virgolasette miliardi di anni. I miei atomi conoscono i tuoi atomi, li conoscono sin dall’inizio. I miei atomi hanno sempre amato i tuoi atomi (Pitt M.)

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Innanzi tutto, è fondamentale precisare che il ti-tolo di quest’articolo l’ha scelto Dannily, la nostrabellissima bambina di 8 anni, che è qui accanto anoi mentre scriviamo questo articolo.Ed ora partiamo con la nostra storia!Raccontare non è mai una cosa semplice, ma cipiace iniziare dalla fine, dal nostro felicissimo lietofine, già perché oggi con la nostra Dannily ed ilnostro cane Missy siamo una famiglia Super, unafamiglia che vive ogni giorno al settimo cielo!Dunque, dicevamo, raccontare e sintetizzare quat-tro anni di attesa prima, e poi 80 giorni fuori casa(proprio 80 giorni, dal 20 Aprile all’8 Luglio 2016– sono date ormai “tatuate” nella nostra testa e nelnostro corpo) non è cosa semplice, ma vogliamofarlo anche perché potrebbe rappresentare un veroe proprio esercizio per fermarsi a riflettere, e met-tere un po’ di ordine nella nostra mente.Tutto ebbe inizio il 13 febbraio 2012, giorno in cuiabbiamo presentato la domanda di disponibilitàad adottare presso il Tribunale dei Minori di

Roma. Era una fredda giornata di inverno e noi,dopo un lungo processo di crescita e maturazionecome coppia, finalmente eravamo ad una svolta.Sapevamo che la nostra vita sarebbe cambiata, chequel gesto rappresentava la svolta, che stavamocompiendo il primo piccolissimo passo per diven-tare genitori. Che parola, genitori, solo a pronun-ciarla fa un po’ impressione… ancora oggi quandoannunciamo di essere i genitori di Dannily ci sen-tiamo tanto fieri e tanto importanti. In seguito c’è stato l’iter per ottenere il Decreto diIdoneità, fatto di interviste con psicologhe e assi-stenti sociali, analisi cliniche e controlli di ognitipo, e così finalmente una tiepida mattina di fineaprile 2013 – 14 mesi dopo – siamo andati a riti-rate il prezioso documento, quello che ufficializ-zava il nostro nuovo status: potenziali genitori!E già… siamo ancora in uno stato embrionale, la“gravidanza” ufficiale non è ancora iniziata, quellaha come data di decorrenza il giorno in cui abbiamodato il mandato al nostro Presidente: 11/10/2013.

Il sole sbrilluccica di nuovoRiccardo, Monica e Dannily Maggio

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Quattro mesi dopo, tutta la nostra documenta-zione era in Cile, è da lì che ha avuto davvero ini-zio quel lunghissimo periodo definito “l’attesa”.Noi abbiamo cercato di riempire quel periodo fa-cendo scelte importati e cercando di prepararetutto nel miglior modo possibile affinché, nel mo-mento in cui fosse arrivata la telefonata, saremmostati davvero pronti ad accogliere nostra figlia.E perciò, abbiamo deciso di cambiare casa, di pren-derne una più grande, addirittura con giardino,così che Dannily e Missy avrebbero potuto giocareall’aria aperta, appena il primo raggio di sole avessefatto capolino.Cambiare casa non è cosa da poco, si dice che siatra le cause principali di stress e noi infatti nonpossiamo smentire questa teoria… abbiamo se-guito i lavori di ristrutturazione per circa un anno,per cui sino a metà del 2015 il tempo ci è volato enon ci siamo neanche accorti che eravamo già inestate. Quella del 2015 è stata senz’altro l’estate più lungae complicata della nostra vita, ci hanno assalitimille dubbi e incertezze e più passavano i mesi, piùaumentavano le nostre paure…Poi, come in tutte le favole, una sera d’inverno èarrivato il nostro personalissimo Cavaliere senzamacchia sul suo destriero bianco, che risponde alnome di Gianni Palombi, il nostro Presidente!E così, la sera del 12 febbraio 2016, tra il primo edil secondo tempo di Sassuolo – Roma, squilla il cel-lulare e il display mostra il nome di Gianni Palombi.Ci guardiamo negli occhi con aria interrogativa eRicky risponde al telefono sorpreso. Gianni chiedesubito di me, ed io rispondo ancora più sorpresa…Ciò che segue è la notizia, c’è una bimba che ciaspetta in Cile, non sappiamo altro… Dobbiamoancora aspettare una settimana per l’incontro uf-ficiale con l’Ente, durante tale incontro, capiamosubito che è lei, è la nostra Dannily che ci aspetta,ci aspetta in Cile da quasi otto anni e noi non ve-

diamo l’ora di partire.Sì, ma la partenza non è immediata, trascorronoaltri due lunghissimi ma anche brevissimi mesi…c’è tanto da sistemare per una assenza così lunga,e poi c’è da preparare l’album fotografico per lei,un video che ci renda reali ai suoi occhi, rinfre-scare lo spagnolo con Susana, preparare la suastanzetta e poi un milione di altre cose… tanto chestendiamo una vera e propria “check-list” con sca-denze precise, nulla può essere lasciato al caso.L’unico cruccio è lasciare Missy per due mesi, sesolo potessimo portarla con noi… Dannily amatanto i cani e quando l’ha vista, durante una chiac-chierata via skype, le si sono illuminati gli occhi…Ma non si può e perciò affidiamo la nostra cuccio-lona alla mamma di Ricky che ne avrà cura comese stesse con noi.Arriva il 20 aprile e siamo a Fiumicino in attesadel nostro volo, quello che ci porterà a Santiago.Segue il primo di una lunga serie di week end interra cilena, incontriamo gli operatori del Senamea Santiago e poi trascorriamo un bellissimo sabatoin compagnia del nostro Presidente, di Alessia eGiuditta, visitando la casa di Neruda a Isla Nigrae il paesino di Pomaire… Che strano vederli lì connoi… sembra quasi irreale.Il lunedì mattina, partiamo con Paz ed il nostroautista alla volta di Vigna del Mar, una bellissimacittadina sull’oceano Pacifico nella quale andremoa incontrare nostra figlia e a trascorrere insieme alei le prime settimane.E così arriva la mattina de 26 aprile, siamo sopraf-fatti dall’emozione e non facciamo altro che pen-sare alla nostra piccola. Come starà? Avrà paura?Avrà dormito? L’appuntamento è fissato per le ore10.00, presso il PRI, a poche centinaia di metri dalnostro appartamento. Qualche minuto dopo il no-stro arrivo, ci viene comunicato che Dannily è arri-vata, ma è molto emozionata ed ha mal di pancia,per cui dobbiamo pazientare ancora un poco.

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Dopo qualche minuto finalmente si spalanca laporta e ci appare, è così piccola… .così indifesa eha due occhioni impauriti! Noi ci avviciniamo e leprendiamo le manine con tanto amore e con tuttala delicatezza di cui siamo capaci… sembra quasidi cristallo che quasi abbiamo paura di romperla…È la nostra nascita ed il 26 aprile diventerà il no-stro compleanno come famiglia, per sempre!!!I due giorni successivi sono quelli più pesanti dalpunto di vista emotivo, poiché la sera dobbiamoriaccompagnare Dannily all’hogar e questa sepa-razione è davvero dolorosa. Lei, al momento deldistacco, piange in modo disperato e noi fac-ciamo fatica a trattenere le lacrime. Le mattineseguenti, quando torniamo a prenderla, la ve-diamo subito, dietro la finestra della sua stanzettache ci aspetta e ci saluta lanciandoci baci con lesue piccole manine. Ogni incontro è tenerissimoe non vediamo l’ora di portarla via con noi. Due giorni dopo, finalmente, Dannily lascia persempre l’hogar.Seguono i primi giorni insieme, noi ci aspettavamola cosiddetta “luna di miele” vale a dire un primoperiodo idilliaco e semplice, ma così non è stato. Sindalla prima sera, ci sono stati alti e bassi, poi solo coltrascorrere del tempo, meno bassi e più alti.Dopo qualche settimana di permanenza a Vigna,ci trasferiamo a Santiago, certi che il cambioavrebbe giovato alla nostra neo famiglia. E così è stato!Lì abbiamo avuto la possibilità di conoscere altreneo-famiglie italo-cilene e questo ci ha aiutatotantissimo nell’affrontare il lunghissimo sog-giorno e per capire che le nostre difficoltà eranole stesse che affrontavano le altre coppie. Julian,Chistian, Iska, Aurora, Ahley, Cesar e Maylesono diventati i nuovi amici di Dannily ed è statomeraviglioso scoprire che insieme erano una fan-tastica banda di bambini, uguali a tutti gli altribambini del mondo.

Non c’erano diversità e scoprire che giorno pergiorno i nostri bambini riuscivano a trovare unnuovo equilibrio è stata una esperienza unica, chesiamo certi ci legherà per sempre.Il 26 maggio 2016, quindi 37 giorni dopo il nostroarrivo, finalmente la seconda e definitiva udienza,siamo una famiglia anche legalmente. La gioia pura esplode dentro di noi.Devono però passare molte settimane prima di la-sciare il Cile, per una serie di errori sui documenti.Passa perciò tutto il mese di giugno e arriva quellodi luglio. In questo periodo visitiamo in lungo elargo Santiago e passiamo anche una meravigliosagiornata sulle Ande, perché Dannily sognava di ve-dere la neve. Passiamo anche diverse notti insonniin attesa dell’ok da parte della CAI a rientrare inItalia, cosa che accade la mattina del 6 luglio.Quella giornata rimarrà per sempre impressa neinostri ricordi, perché ci siamo svegliati al mattinonon sapendo nulla del nostro probabile rientro acasa e la sera siamo andati a letto a Buenos Aires,in transito verso Roma.È stata una giornata frenetica, abbiamo richiestoil visto in ambasciata, poi siamo corsi verso l’ap-partamento, che ormai consideravamo casa, a pre-parare le valigie, poi di corsa a prendere i bigliettiaerei ed infine in aeroporto di volata verso la no-stra vera casa. Anche nell’aeroporto di Santiagonon sono mancati contrattempi, ma francamenteora non importa, conta solo il finale, il meravi-glioso finale che in realtà è solo l’inizio della storiadella nostra famiglia. L’8 luglio 2016 siamo tornati a casa! Casa, la parolapiù meravigliosa che volevamo che Dannily pro-nunciasse e facesse sua. Ora è a casa, dorme nellasua stanzetta, gioca con Missy e ha intorno a sètutta la sua famiglia che la ama in modo incondi-zionato. È questo ciò che conta, insieme al fattoche giorno dopo giorno stiamo costruendo il suofuturo ed anche i suoi ricordi.

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Nei giorni 27 e 28 ottobre il nostro Presi-dente, su invito della sig.ra Delia Del Gatto,Direttrice della Fondazione Mi Casa, pre-sente al Convegno di Trevi, ha partecipatoal 1° Congresso Latinoamericano sull’Ado-zione che si è svolto a Bogotà in Colombia.L’evento è stato organizzato da RelacAdop,Rete Latinoamericana di cooperazione inmateria di Adozioni, di cui la sig.ra DeliaDel Gatto è Presidente, con l’obiettivo disensibilizzare l’attenzione pubblica sui di-ritti del bambino ad avere una famiglia eraggiungere una maggiore conoscenza econsapevolezza delle tematiche adottive permigliorare i processi di adozione nei paesidell’America Latina.Sono intervenute personalità internazionalidi spicco nel mondo dell’ Adozione comeil Prof. Jesus Palacios, Ordinario di Psicolo-gia presso l’Università di Siviglia e la sig.raLaura Martinez Mora, Responsabile del-l’Ufficio Legale della Conferenza dell’Aja.

Oltre il Cile

Gianni Palombi con Delia del Gatto, Presidente RelacAdoc e Raquel Morales, Fondazione Mi Casa

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Oltre all’onore di essere invitati a questo evento,il Congresso è stato una importante occasione peril nostro Ente di allacciare i primi rapporti in Co-lombia e con altri paesi latinoamericani con cuivogliamo cominciare a collaborare per estendere ilcampo delle adozioni.A conferma della stima di cui godiamo ci è stataprospettata l’importante responsabilità dell’orga-nizzazione, in collaborazione con Ariete Onlus, delCongresso Relac Adop 2017 in Italia il prossimoottobre.

Con il Prof. Jesus Palacios

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• B R E V I •

Corso di Formazione

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Parole che guariscono

Nei giorni 17 e 18 settembre si è svolto a Roma ilCorso di Formazione per l’Adozione Internazio-nale coordinato dalle nostre operatrici AlessiaCarleschi e Roberta Caniglia.

Il 9 novembre, nella Chiesa diSan Lorenzo de’ Speziali inMiranda, Roma, alla presenzadi numerose autorità, si è svoltala presentazione del libro diPadre Francesco PetrilloParole che guarisconoRicette di San Giovanni LeonardiPatrono dei FarmacistiL'autore ha inteso ripercorre lastoria pastorale di San GiovanniLeonardi, farmacista in Luccaper 11 anni, poi fondatoredell’OMD nel 1574, dive-nuto santo ed ora Patronodei farmacisti, affinchè il suopatrimonio di idee sia ancheoggi nutrimento per chi ha"bisogno di cura".

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Come riportato in un precedente numero delNotiziario, nel Santuario della Madonna dellaStella a Fosciandora (LU) Padre Alceste compìi suoi studi di seminarista e restò sempre pro-fondamente legato a questo luogo. Sottopostonegli ultimi anni a ingenti lavori di restauro vo-luti da Padre Francesco Petrillo, il Santuario ètornato al suo splendore originario e il Semina-

rio è stato trasformato nella Casa per Ferie “La Stella”.Accogliendo l’invito di Padre Francesco, il primo ot-tobre siamo tornati ancora a Fosciandora per un Con-siglio Direttivo a cui ha partecipato lo stesso PadreFrancesco che, di fronte a importanti decisioni daprendere, ci ha spronati ad andare avanti con corag-gio. Abbiamo potuto apprezzare la cortesia delle per-sone che lavorano nella Casa, l’ottima cucina esoprattutto la suggestione e la bellezza di un paesaggiounico nel cuore della Garfagnana.

Casa per Feria “La Stella”Tel./Fax 0583.662157 - 331.7758882

Ancora a Fosciandora

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• B R E V I •

Piazza del Torraccio di Torrenova 28 - 00133 Roma Tel/Fax 06-68806528 • [email protected]

Apertura dal lun. al ven. 9,30- 13,00 / 17,00-19,00

Sede operativa Roma

FirenzeViale IV Novembre 42 - 50032 Borgo S. Lorenzo (FI)Tel. 3479185951

FoggiaVia Trieste, 16 - Candela (FG) - Tel. 3496425872

NapoliPalazzo Avalon - Centro Direzionale - 16° pianoTel. 081.0392945 - 3889245822

PalermoVia del Fante, 66 - Tel. 091.6884241 - 3470812357

Sportelli informativi

In ItaliaAlessia Carleschi Psicologa-Psicoterapeuta sede di RomaRoberta Caniglia Assistente Sociale sede di RomaGiuditta Borghetti Psicologa-Psicoterapeuta sportello di FirenzeM. Antonietta Tucci Psicologa-Psicoterapeuta sportello di Candela (FG)Simona Giovatore Psicologa-Psicoterapeuta sportello di Napoli Manuela Blasco Psicologa-Psicoterapeuta sportello di Palermo Giulio D’Addio Insegnante, Formatore, Mediatore di conflitti Vianca Natali Palombi Logopedista Claudio Basili AvvocatoFederico Sorci Segreteria AdozioniSilvia Sommariva TraduttriceSusana Radassao Insegnante Spagnolo

In CilePaz Luzzi Rappresentante dell’EnteEma Rui-Pèrez PediatraIsabel Margarita Mery Reyes Psicologa

Equipe dei professionisti Pro Icyc

Per informazioni sull’attività e sulle iniziative della nostra Associazione consulta il sito

www.proicyc.org

Appuntamenti

PALERMO 12 NOVEMBREIncontro con cittadini, rappresentanti delle Istituzioni locali e coppie in attesa

TUSCANIA 20 NOVEMBRESanta Messain ricordo di Padre Alceste

MILANO 26 NOVEMBRESanta Messa e incontro famiglie

PESARO 5 DICEMBRESanta Messa e incontro famiglie

ROMA 18 DICEMBREIncontro con le famigliee coppie in attesaper gli auguri di Natale

I ragazzi di Padre Pier si ritrovano

Lo scorso 6 agosto a San Alfonso, dove era uno degli istituti realizzatida Padre Alceste, si sono ritrovati i primi bambini arrivati nei suoiistituti, alcuni senza nome, senza identità e che Padre Alceste ha ac-colto e curato. Quei bambini sono diventati adulti e ciascuno ha tro-vato la propria strada anche grazie all’opera di quel sacerdote che hasegnato la storia di tante vite.E lì, in quel luogo tra le Ande dove andava spesso a trovarli, lo hannoricordato con affetto e gratitudine.

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• B R E V I •

DEVOLVI IL 5 PER MILLE ALL’ASSOCIAZIONE

Per destinare il 5 per mille alla nostra Associazione occorre firmare

all’interno dei modelli CUD, 730 e UNICO nella sezione “Sostegno

alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale…” e scrivere il co-

dice fiscale dell’Associazione Famiglie Adottive Pro Icyc onlus

97181810587

Per associarsiVersare l’importo prescelto

€ 35 quota individuale (ordinario)

€ 50 quota famiglia (marito e moglie)

superiore a € 50 quota sostenitore

Associazione Famiglie Adottive pro Icyc Onluscc postale 17179045 Causale: Quota associativa anno 2016

Per contributi all’AssociazioneAssociazione Famiglie Adottive pro Icyc Onlus cc postale n. 17179045

IBAN: IT76G0760103200000017179045

Associazione Famiglie Adottive pro Icyc Onlus cc n. 35459

IBAN: IT18P0832703202000000035459

Banca di Credito Cooperativo di Roma Ag. 2 Via Casilina, 1888/L-00132 Roma

Banca di Credito Cooperativo di RomaAg. 2 Via Casilina, 1888/L00132 Roma

Ricordiamo che le offerte liberali destinate alle Onlus sono detraibili dall’imposta sui redditicome previsto dal D.L. 35/2005 nei limiti e nelle modalità previste dalla legge.

Spaziodi Ascolto RiflessivoÈ attivo nella sede di Roma il PC, Percorso Condiviso, unospazio di sostegno qualificato rivolto ai genitori nello svol-gimento del loro percorso di attesa e di crescita “familiare”.Ma è anche una opportunità offerta alla famiglia, all’indivi-duo, al bambini/ragazzo, agli insegnanti per riflettere e con-frontarsi con la psicologa e l’assistente sociale del nostroEnte su problemi relativi alla crescita personale e alle dina-miche relazionali affettive.Lo Spazio è aperto il lunedì ore 15,00-19,00, su appuntamento al n. 0668806528.

Si ringrazianoper contributi e collaborazione• Le comunità di Candela e Satriano• DB Line Srl• Banca di Credito Cooperativo di Roma• Giancarlo Dal Sasso di Milano• Il Centro Missionario di Tuscania• Scuola Primaria

Alessandro Manzoni di Busto Arsizio MI• Tutti i soci e Sostenitori SAD• Luigi Riggio Vice Presidende

Opera Pia Istituto Agrario Castelnuovo• Lucia Migliaccio Presidente Associazione

PRIMA - Insieme per la Qualità della Vita

Donazioni on lineConsultando il nostro sito www.proicyc.org è possibile effettuare donazioni-on line

con carta di credito, Poste Pay o PayPal in penultima pagina nel riquadro “Per Con-

tributi all’Associazione”.

SalutidallaBulgaria

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Lombardia Roberto Zanolini 335/327078

Francesco Schiavello 027610436

Vito Fucilli 333/9456633

Loredana Caldiero 339/2159267

Domenico Ramunno 339/5090285

Liguria Marilena Proto 010/5220178

Veneto Maurizio Corte 339/1188733

Michele Benassuti 340/2726169

Daniela De Fortuna 3384318731

Maurizio Lugato 3381817825

Emilia Romagna Romana Zavatta 0541/656285

Anna Del Prete 348/0311198

Marche Luciano Bertuccioli 0721/282056

Renzino Saccomandi 0721/282166

Michele D’Anna 335/7657437

Alfredo Bertone 340/1791939

Toscana Caterina Spezzigu 335/8410913 Carlo Carraresi 338/2371883 Ippolito Turco 348/7120615 Margherita Balestri 345/1428699

Abruzzo Annamaria Esposito 0861841151 Nicola Daldanise 329/4021341 Lazio Anna Sorci 338/4266556 Dolores Ferrari 349/0639770 Nadia Pallucca 339/4648983 Silvana Neve 333/4566024

Campania Giuseppe La Sala 338/9047194

Roberto De Rosa 340/9670645

Calabria Giovanna Musicò 338/3683014 Rocco Mamone 338/5210326

Puglia Rosaria Favatà 393/4219616

Sicilia Cesare Tralongo 340/3348346

Luigi Riggio 346/2181524

Sardegna Giusy Rombi 339/2244256

Referenti dell’Associazionenelle varie Regioni italiane

La nostra Associazione è una realtà molto importante su tutto il territorio nazionale. Sono molte le coppie che si rivolgono a noi per avere informazioni, consigli e sostegnonel loro percorso, prima e dopo l’adozione. Per facilitare colloqui e incontri abbiamo pensato di indicare dei referenti dell’Associazione, residenti nelle diverse Regioni.

Referenti ragazzi Stefano Dezii 349/6361142

Cesar Palombi 333/2999424

Leslie Federici 324/7971893

Alessandro Boncristiano 00569/95292021 (Rappresentante in Cile)