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notizie Anno XXI - N. 80 - 4° Trimestre - 2016 Periodico del Sindacato Nazionale dei Funzionari e delle Alte Professionalità del Settore Assicurativo Italiano “ABILI OLTRE”: UN PROGETTO PER ABBATTERE LE BARRIERE CHE CI PROIETTA VERSO UN “MONDO ORIZZONTALE” di Massimiliano Cannata ESPRESSIONI SCONVENIENTI DEL SINDACALISTA IN SEDE DI TRATTATIVA, LICENZIAMENTO DISCIPLINARE E CONDOTTA ANTISINDACALE di Michelangelo Salvagni MOBILE HEALTH di Monica Ricatti Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento Postale 70% - LO-MI

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notizieAnno XXI - N. 80 - 4° Trimestre - 2016

Periodico delSindacato Nazionaledei Funzionarie delleAlte Professionalitàdel Settore Assicurativo Italiano

“ABILI OLTRE”: UN PROGETTOPER ABBATTERE LE BARRIERECHE CI PROIETTAVERSO UN “MONDO ORIZZONTALE”di Massimiliano Cannata

ESPRESSIONI SCONVENIENTIDEL SINDACALISTA IN SEDEDI TRATTATIVA, LICENZIAMENTODISCIPLINARE E CONDOTTAANTISINDACALEdi Michelangelo Salvagni

MOBILE HEALTHdi Monica Ricatti

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Somm

ario di Lorenzo Capasso Pag. 2

Editoriale

Smart Working:Readiness and impactdi Laura Bertolini Pag. 11

Mobile Healthdi Monica Ricatti Pag. 15

Lavoro

Affari InternazionaliLa digitalizzazione del settoreassicurativo.Gestire il cambiamentoe non subirlo!di Anna Paola Maccio Pag. 19

ANNO XXI - N. 80Quarto trimestre 2016

Direttore ResponsabileMarino D’Angelo

Redattore CapoLorenzo Capasso

Hanno collaborato a questo numero:Laura Bertolini, Massimiliano Cannata, Anna Paola Maccio, Federico Masini,Monica Ricatti, Michelangelo Salvagni.

Direzione e redazioneVia De Amicis, 3320123 Milano;Tel. 02.8324.1464 - Fax 02.8324.1472e-mail: [email protected]

Uffici di RomaCorso Vittorio Emanuele II, 28700186 RomaTel. 06.31070044 - Fax 06.89013114e-mail: [email protected]

Tipografia e stampaGrafica Metelliana S.p.A.Via Gaudio Maiori, Zona Ind.84013 Cava de’ Tirreni (SA)

Aut. Trib. di Milano in data 28.9.1996al n. 591

Iscritto nel Registro degli Operatoridi Comunicazione (R.O.C.) al n. 18595

Distribuzione gratuita

AssociatoUnione StampaPeriodica Italiana

AssociatoUnion Network International

di Marino D’Angelo Pag. 1L’Anno che verrà

L’IntervistaGlobalizzazione e imperodella conoscenzaRoberto Panzaranidi Massimiliano Cannata Pag. 3

L’Italia deve ritrovare fiducianel futuro - Massimiliano Valeriidi Massimiliano Cannata Pag. 6

Società“Abili Oltre”: un progetto perabbattere le barriere checi proietta versoun “mondo orizzontale”di Massimiliano Cannata Pag. 29

SpigolatureViaggio in Cina 1907/08Diario di Giovanni Vaccadi Federico Masini Pag. 32

In punta di DirittoEspressioni sconvenientidel sindacalista in sededi trattativa,licenziamento disciplinaree condotta antisindacaledi Michelangelo Salvagni Pag. 24

notiziePeriodico delSindacato Nazionaledei Funzionarie delleAlte Professionalitàdel Settore Assicurativo Italiano

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L’ANNO CHE VERRà

di Marino D’AngeloSegretario Generale SNFIA

entili Colleghe e Colleghi, que-st’anno lo scambio degli augurifa i conti con il senso di inquie-tudine che è entrato oramai afar parte del nostro vivere quo-tidiano.

Aleppo, il mercatino di Berlino, l’assas-sinio dell’Ambasciatore russo AndrejKarlov fanno da sfondo al tradizionaleclima festivo di questi giorni e fermanoi nostri sorrisi sul confine del riguardoper il dolore altrui. La certezza di un Progresso di per sélatore di Civiltà ci abbandona giornodopo giorno, insieme a quella di unbenessere sociale ed economico vissutocome un diritto naturale piuttosto che

un frutto artificiale da colti-vare. Il Futuro ci consegna, quin-di, alle nostre responsabilitàed è oramai chiaro che sevogliamo riportare il Mondoin una dimensione di Pace eGiustizia dobbiamo farlo orae farlo tutti insieme.E per farlo dobbiamo libera-re i nostri sogni dall’impac-cio dell’egoismo, dellamediocrità, della sopraffa-zione dell’Uomo sull’Uomoimpegnandoci in una Vitafinalmente di passione e nondi mero calcolo.Il mondo del Lavoro è partedi questa inquietudine. Le profonde trasformazioniche lo caratterizzano in que-sti primi anni del terzo mil-lennio sembrano orientarsi

più al soddisfacimento dell’interesse dipochi che non a quello collettivo.L’effetto è quello di un pauroso amplia-mento delle fasce di povertà materialee spirituale nonché di un progressivodisconoscimento della dignità e deldiritto al lavoro dell’Uomo quale fonda-mento del patto sociale.

Come Cittadini e come Lavoratori, a mag-gior ragione se impegnati in un’attivitàsindacale, non possiamo permetterlo.Impresa e Lavoratori sono due faccedella stessa medaglia, motore di pro-gresso sociale e di realizzazione indivi-duale. Interessi dei pochi, visioni dibreve periodo e logiche terroristichesono da bandire dai ponti di comandodelle Imprese e da sostituire con unresponsabile e positivo dialogo sociale,che porti le stesse Imprese ad essereluogo della collettività per la collettivi-tà. Vogliamo un lavoro senza barriere, cheusi le abilità individuali andando oltre ipregiudizi dell’età, del sesso, dell’et-nia, delle difficolta fisiche e sensoriali,della diversità in genere. Un lavoro da Abili Oltre, perché non esi-stono persone inadatte al lavoro ma sololavori non adatti alle persone chiamate asvolgerli: proprio quello che abbiamoraccontato nel Calendario Snfia 2017,scrivendo l’ultimo capitolo dell’anno chepassa ed il primo di quello che arriva. Il 2017 si presenta con la difficile parti-ta del Contratto Nazionale ancora incorso, dove il nostro primo impegno è eresta quello di coniugare le esigenze diuna moderna organizzazione del lavoro,garante di una stabile e buona occupa-zione, con il rilancio dei ruoli e delleprofessionalità acquisite e da acquisire.Non ci fa paura né il cambiamento né lasfida della contemporaneità, ma chie-diamo regole chiare e condivise perchéi Lavoratori non siano chiamati solo apartecipare alle perdite ma anche esoprattutto ai successi delle Aziende.L'auspicio è che questo nostro impegno,insieme a quello di tutti gli altri nelMondo, possa dare un senso al martiriodelle Donne, degli Uomini e dei tantipiccoli Angeli volati in cielo senza alcundiritto, neanche quello ad un sepolcrodove poterli piangere.

Auguri!!!

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Editoriale2

all’ultimo numero molto è cambiato nel nostro settore: difatti, dauna lato, qualche visionario pensa di riuscire a vendere i prodottiassicurativi - ma anche quelli finanziari - in tabaccheria insieme ai“gratta e vinci”; dall’altro i togati chiamati a giudicare un caso dilicenziamento (di un manager) a tutela del “profitto” aziendale nehanno “giustificato” il licenziamento inserendo il profitto, la suatutela e il suo perseguimento, come un buon “motivo oggettivo”per un licenziamento (La Repubblica era fondata sul Lavoro, ora piùverosimilmente sul Profitto). Inoltre, c’è un proliferare diCassandre che ci ricordano (memendo mori) che grazie alla digita-lizzazione molte figure professionali andranno a morire, ciò che per

molti HR significherà “esuberi” di cui liberarsi. Per non dimenticare che, nel futu-ro anche molto prossimo, scenderà e anche di molto la raccolta premi del ramoelementare della RCA Auto: un colpo di grazia per molte piccole compagnie, omeglio per quelle che sono rimaste.Un quadro a tinte fosche ma meritevole di riflessioni: ad esempio volendo condi-videre la soluzione di vendita dei prodotti assicurativi (ma anche finanziari) intabaccheria, proprio per il fatto che la vendita avverrà senza “intermediazione”questo dovrebbe consigliare alle Compagnie di dotarsi di personale che spieghi ilprodotto al contraente, dopo che lo ha acquistato insieme al gratta e vinci: difat-ti nella Terra di Albione la mancata spiegazione è costata cara alle compagnie diassicurazione.Quindi nuovi profili più consulenziali: di massima dovremmo aspettarci una scom-parsa dei profili lavorativi più “elementari” (facilmente sostituibili dall’intelligen-za artificiale) a favore di profili di maggiore competenza e non per forza nell’areaHi-Tech! Profili diversi dagli attuali e che necessiteranno di abilità “diverse”.In questo contesto, quindi, non dovrebbe apparire più di tanto utopistico il nostroimpegno verso i diversamente abili e le loro potenzialità “diverse”: la filosofiadella serata organizzata su questo tema da Snfia è ben rappresentata nel pezzo“Abili Oltre: un progetto per abbattere le barriere” a firma di MassimilianoCannata. Andremo incontro a una “produttività” sempre più dipendente dalla“conoscenza” e non dalla mera presenza, e per questo insistiamo con lo SmartWorking grazie all’amica Bertolini che illustra “a chi di dovere” come e perché losi debba implementare in azienda.Conoscenza per affrontare il futuro: è il tema dell’intervista che sempreMassimiliano, che ci ha aiutato in questo numero, ha fatto a Roberto Panzarani. Eil “Futuro… cupo” è l’oggetto dell’altra intervista, sempre di Massimiliano, a unaltro Massimiliano, Valerii – Direttore Generale del Censis. Monica Ricatti affrontail tema della digitalizzazione e delle problematiche e criticità che questa compor-ta, ovvero delle conoscenze necessarie affinché non divenga un boomerang per chila agisce. La digitalizzazione è anche l’oggetto del pezzo di Anna Paola Maccio madal punto di vista dell’impatto non su chi compra ma su chi lavora. Infine, l’amico Michelangelo Salvagni (Espressioni sconvenienti del sindacalista insede di trattativa, licenziamento disciplinare e condotta antisindacale) evidenziacome in una recente sentenza sia stato espresso un principio importante per cui gliincontri tra sindacalisti e rappresentanti aziendali avvengono su base paritaria inuna sorta di “no men land” per cui i primi non possono essere oggetto di azionidisciplinari per comportamenti dettati loro dalla necessità di tutelare i diritti deiloro rappresentati. Almeno il diritto di critica, sulla carta, è ancora garantito!

Lorenzo Capasso

IN ITALIA SONO STATI VENDUTIPIù DI SETTECENTOMILA

PIANI INDIVIDUALI PENSIONISTI-CI ATTUATI MEDIANTE

POLIZZE DI ASSICURAZIONE.SONO ONEROSI,

CON UNA STRUTTURADEI COSTI NON SEMPRE

TRASPARENTE. IL PERICOLOè CHE L'ASSICURATO

LI SOTTOSCRIVA IGNORANDOL'INCIDENZA DI TALI COSTI

SULLA PRESTAZIONE fINALE.IN GRAN BRETAGNA,

PER AVER VENDUTO PRODOTTISIMILI SENZA

UNA CORRETTA INfORMAZIONE,LE COMPAGNIE

DI ASSICURAZIONESONO STATE CONDANNATE

A PAGARE PIù DI UNDICIMILIARDI DI STERLINE

DI INDENNIZZI

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L’Intervista

GLOBALIZZAZIONEE IMPERO DELLA CONOSCENZA

A colloquio con Roberto Panzarani

Intervista di Massimiliano CannataDottore in filosofia, giornalista e autore televisivo, svolge attività di consulenza nel settore della comunicazione d'impresa

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lobal” non è tanto iltitolo di un libro(in uscita perPalinsesto) quantol’incipit di unanuova sfida perRoberto Panzarani,reduce da un inten-

so viaggio in Brasile. Sono passati diecianni dalla pubblicazione del “Viaggiodelle idee”, saggio per molti aspettiprofetico in cui lo studioso si era preoc-cupato di focalizzare i paradigmi delcambiamento, tematizzando il comples-so dualismo tra la forza allora emergen-te degli apparati dell’ICT e la debolezzadi un contesto sociale, politico eimprenditoriale ancora sostanzialmenteincapace, almeno alle nostre latitudini,di dare maggiore peso e spazio al capi-tale intellettuale, quale vero motoredel neocapitalismo. A dispetto del tempo passato e dellegrandi trasformazioni che hanno carat-terizzato un decennio che risulterà cru-ciale per la storia dell’umanità, rimanecruciale il binomio tra l’Essere e glistrumenti, tra la nostra capacità digovernare il cambiamento e il prepoten-te progresso della ricerca scientifica etecnologica che ha letteralmente inter-connesso le vite, i percorsi individuali eprofessionali di ciascuno di noi modifi-cando gli asset relazionali oltre alnostro stesso modo di approcciare laquotidianità.

Professore, il flusso del divenire non siarresta eppure vi sono delle costanti

rigide e immodificabili come, peresempio, la nostra ostinata e perdu-rante inadeguatezza nella compren-sione dei processi di innovation mana-

gement a tutti i livelli. Global affrontale ragioni di questo deficit cognitivo edi consapevolezza, arrivando a qualiconclusioni?

La riflessione sui percorsi di sviluppo diinnovation management è stata e conti-nua a essere la stella polare della miaattività di docente e di studioso dellerealtà organizzative. In questo lavoroinsisto su due fattori importanti dell’in-novazione: la tecnologia e la globalizza-zione. Nell’ultima trilogia (Sens ofCommunity, Business Collaboration,Humanity, n.d.r.) mi ero soffermato suifattori tecnologici che stavano profon-damente cambiando il volto delleimprese e le regole stesse dell’econo-mia. Ora al centro della trattazione hocollocato la globalizzazione.

Globalizzazione che ha mostrato lacorda in questi anni di crisi, noncrede?

Su questo non c’è una risposta univoca.Va precisato che abbiamo attraversatovarie globalizzazioni. Dall’“homo dinaledi” nomade per definizione, alloscambio colombiano con la scoperta del“nuovo mondo”, fino all’epoca indu-striale e post industriale. Quella di oggiè una globalizzazione delle reti, chegrazie alla diffusione delle tecnologie edei devices è divenuta molecolare.

BISOGNA ESSERECONSAPEVOLI CHE ORMAI

UNA GROSSA fETTADEL BUSINESS

SI STA SPOSTANDONELLA SILICON VALLEy,CHE è DIVENTATA RICCACOME L’ANTICA ROMA,IN qUANTO RACCOGLIE

TRIBUTI DA TUTTELE SUE PROVINCE

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Quali sono le conseguenze di que-sto mutamento di dinamiche e pro-fili che impattano sui mutamentisocio-economici?

Semplice: non ci troviamo più di fron-te a un’innovazione di tipo incremen-tale ma dirompente, che ci obbliga aun aggiornamento continuo. Nelleprecedenti “globalizzazioni” i tempidi diffusione dell’innovazione eranolenti, oggi in pochi mesi il vento delcambiamento invade la nostra vitaquotidiana, oltre che i mercati cheregistrano l’invasione continua dicompetitor sempre più agguerriti chearrivano da mondi lontani. Rispetto aquesto le nostre sinapsi neuronalisono sollecitate ad analizzare, riela-borare, comprendere la realtà.Operazione non facile, che si esponea un paradosso...

Quale?

L’antropologo indiano Appadurai lospiega molto bene: “Viviamo in unMondo caratterizzato da un crescen-te divario tra la globalizzazionedella conoscenza e la conoscenzadella globalizzazione mentre laconoscenza del Mondo è sempre piùimportante per chiunque, le oppor-tunità per acquisire tale conoscenzasi stanno restringendo”. La cosa,però, più difficilmente accettabile èche il fenomeno denunciato daAppadurai non si sta verificando soloin Paesi in via di sviluppo ma in areedalla cultura millenaria, come il vec-chio Continente: questo è il vero enigma della globalizza-zione.

É l’ennesimo profilo della crisi europea quello che stadescrivendo?

Uno dei profili, forse il più inquietante. Mentre, nella fasedello scambio colombiano, la conoscenza era stata al cen-tro della “scoperta” e della conquista, in questo momen-to storico l’atteggiamento europeo è stato poco illumina-to. Sarà difficile recuperare, come lo sarà per l’Italia. Undato per tutti: nel 2013 hanno abbandonato le nostreUniversità il 45% degli studenti, è il dato più alto delContinente. Inutile dire che a queste condizioni diventaimpossibile attivare una governance della globalizzazione.

Saranno infatti i Paesi più pronti e capaci a investire inconoscenza e negli asset intangibili a vincere la partita delfuturo.

Non c’è da stare allegri. A queste condizioni l’Europacolonizzatrice rischia di farsi dominare da altre regionidel Mondo. Uno scenario inaspettato ma possibile. Cosapensa al riguardo?

Come sostiene Alec Ross in “Il nostro futuro” bisogna esse-re consapevoli che ormai una grossa fetta del business sista spostando nella Silicon Valley, che è diventata riccacome l’antica Roma, in quanto raccoglie tributi da tutte lesue Province. Grazie a piattaforme come Uber, Airbnb ilcui business appartiene a quell’area del pianeta gli equili-

L’Intervista4 notizie

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L’Intervista 5

bri si sono capovolti. Lo stesso valeper gli annunci economici che ormaitrovano spazio nella vetrina diGoogle. Per dirla in estrema sintesi laglobalizzazione si è trasformata nel-l’impero della conoscenza, che avràbisogno sempre più di competenza edi visione per essere gestito e control-lato.

Fin qui abbiamo descritto le ombree le contraddizioni. C’è qualche luceche popola l’universo in cambia-mento?

Fortunatamente anche a dispettodelle nostre paure e incapacità siregistrano nei contesti più disparatiprocessi trasversali di autorganizza-zione e di adattamento continuo. IlMondo, sempre più piccolo e intercon-nesso in quelle regioni “lontane dal-l’equilibrio” per usare un’immaginedella termodinamica, sulla soglia diincertezza tra il cosmo e il caos, spe-

rimenta senza soste inedite formeorganizzative, momenti collaborativi,fasi di scambio e di confronto. In que-sti ambiti si sta reinventando l’azien-da e i fondamenti stessi del business.

Una sezione importante della suaricerca riguarda i casi concreti disocial innovation. Di che cosa sitratta?

É la parte più autentica e vitale delsaggio, quella che fa toccare conmano le connotazioni dell’ultima glo-balizzazione con cui ci dobbiamomisurare. Penso al Cile che ha decisodi rifondare il suo paradigma chia-mando i giovani ad avviare nuoveimprese di servizi hi-tech o ancheall’Argentina: nazioni che con incenti-vi governativi investono su know howe intelligenza. Dovremmo seguirel’esempio virtuoso di questi Paesiscrollandoci di dosso la “polvere” cheabbiamo accumulato, continuando ad

alimentare paure e pregiudizi legati avecchie logiche.

Non sarà certo facile realizzare que-sto salto di cultura e di visione.Troppe occasioni abbiamo fallito,non crede?

Non abbiamo altra scelta. Global rac-conta il Mondo che cambia attraversostorie significative che danno un“colore” diverso alla globalizzazione,che non è un fenomeno astratto, rica-vato da un vuoto esercizio accademi-co.É la vita stessa, che si sviluppa oltre irecinti tradizionali nelle reti aperte,reali e virtuali, dove prenderà consi-stenza la cittadinanza attiva di unapluralità di soggetti desiderosi di“coltivare” l’utopia possibile di unMondo migliore, in cui sviluppo umanoe progresso economico potrannofinalmente convergere.

notizie

ROBERTO PANZARANI è DOCENTE DI INNOVATION MANAGEMENT PRESSO L’UNIVERSITà LUMSA DI ROMA.è MEMBRO DEL COMITATO SCIENTIfICO DELLA fONDAZIONE BRUNO VISENTINI PRESSO LA LUISS DI ROMA,

PER LA RICERCA GIURIDICO ECONOMICA SUGLI ENTI NO PROfIT E LE IMPRESE.è MEMBRO DEL COMITATO SCIENTIfICO fORUM TERZO SETTORE DEL LAZIO.

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L’ITALIADEVE RITROVAREfIDUCIA NEL fUTURO

Intervista di Massimiliano CannataDottore in filosofia, giornalista e autore televisivo,

svolge attività di consulenza nel settore della comunicazione d'impresa

l corpo è reggersi”. Ladefinizione di MauriceMerleau-Ponty, filosofofrancese del ‘900, tra ipiù noti esponenti delpensiero fenomenologico,rispolverata da GiuseppeDe Rita in occasione della

presentazione del 50° Rapporto Censis,è quella che meglio rispecchia la realtàdel “corpo sociale” dell’Italia di oggi,che malgrado tutto continua a reggersisu alcuni asset fondamentali. L’exporttrainato dalla filiera del lusso, dall’in-dustria agroalimentare, la vitalità deiterritori, il turismo, sono le voci positi-ve di un Paese che sta reagendo agliscossoni della crisi, trovando energieinaspettate.Le ferite certo non mancano, aggredi-scono la nostra quotidianità generandoansie e paure: la disoccupazione cre-scente, il divario Nord Sud, l’uscitadella Gran Bretagna e la debolezza delleistituzioni europee, gli eventi sismiciche hanno messo in ginocchio un’interaarea geografica, sono innegabili lacera-zioni dello spirito di comunità, che“stanno cambiando il collettivo modo dipensare e vivere”.L’Italia che resiste è un Paese “insospensione” che vede i “millennials”più poveri dei padri, la bolla del rispar-mio gonfiarsi fino a 114 miliardi, mentreil 61% della popolazione ritiene che ilreddito peggiorerà. Luci e ombre dun-que, che cerchiamo di analizzare più inprofondità con Massimiliano Valerii,direttore generale CENSIS.

Direttore entriamo nell’analisi delRapporto attraverso la porta di ingres-so dell’attualità. Il referendum delloscorso 4 dicembre ha visto una nettavittoria del no. Come va interpretatoquesto voto?

L’esito del voto al referendum confermache il solco di divaricazione tra élite epopolo non è mai stato così profondo.C’è un corpo sociale e un mondo politi-co sempre più autoreferenziali e nondialoganti. Nel corso dell’anno alcuneretoriche politiche a lungo egemoni,come i vantaggi per tutti della globaliz-zazione e dell’Europa unita, hanno subi-to contraccolpi o secche smentite. InItalia non hanno preso quota forti onda-te di populismo neo-nazionalista: l’in-cendio non è divampato, se pensiamoalla Brexit o all’elezione di Trump. Peròanche da noi si è visto il rovescio delsogno europeista e dell’ottimismo auto-celebrativo della retorica della globaliz-zazione.

Un’ondata di scetticismo s’è fatta stra-da, che è un ulteriore volto della crisidi fiducia dei cittadini rispetto a chi ligoverna a tutti i livelli. Non crede?

L’offerta politica ha bisogno di un radi-cale ri-orientamento. Quello che staavvenendo è una vera e propria ridefini-zione dello statuto della soggettività:non più prioritariamente organizzata dasoggetti sociali di mediazione ma lan-ciata in quella che al Censis abbiamodefinita “era biomediatica”, in cui il

ALLA CRISI DELLENARRAZIONI POLITICHE

TRADIZIONALI CORRISPONDEUN CONTESTO IN CUI NON CONTA

LA VERITà fATTUALEMA qUELLO CHELA GENTE SENTE.

L’Intervista6

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soggetto gode diun forte potere diarbitraggio indivi-duale. “Broadcastyourself!” è l’invi-to del pay-off diYoutube. In meritoalla fiducia, cui Leiaccennava nelladomanda, va dettoche oggi l’uscitadall’Unione euro-pea trova contrarioil 67% dei cittadinima c’è un sostan-zioso 23% di favo-revoli e un 10% diindecisi. Il ritornoalla lira è contra-stato dal 61% degliitaliani però i favo-revoli sono il 29% egli indecisi il 10%.È contrario allarottura del pattodi Schengen e allachiusura dellenostre frontiere il60% dei cittadini ma il 31% è favorevole e gli indecisi sonoil 9%. L’89% degli italiani, poi, esprime una opinione nega-tiva sui politici, appena il 4% positiva. Più in generale, siregistra una débâcle per tutti i soggetti intermedi tradizio-nali: solo l’1,5% degli italiani ha piena fiducia nelle ban-che, l’1,6% nei partiti politici, il 6,6% nei sindacati.

Un’Italia rentier

Un'“Italia rentier”.Questa l'immagine prevalente che si ricava dal lavoro diricerca. Quali sono i fattori che determinano questapaura del futuro?

L’immobilità sociale genera insicurezza e le aspettativedegli italiani continuano a essere negative o piatte. Il 61%è convinto che il proprio reddito non aumenterà nei pros-simi anni. Il 57% ritiene che i figli e i nipoti non vivrannomeglio di loro, e lo pensa anche il 60% dei benestanti,impauriti dal downgrading generazionale atteso. Il 64%crede che, dopo anni di consumi contratti e accumulazio-ne di nuovo risparmio cautelativo, l’esito inevitabile saràuna riduzione del tenore di vita.Ecco perché cresce ancora il cash e gli investimenti nonripartono. Ecco l’Italia rentier che appunto emerge, unPaese che si limita a utilizzare il capitale di risorse di cuidispone senza proiezione sul futuro.

La prima bolla checresce è quella delrisparmio, un’atti-tudine che era poiconsiderata unavirtù e che hac a ra t t e r i z z a t ol’Italia dal dopo-guerra, fino aglianni del cosiddet-to “miracolo eco-nomico”. Adessoquesta “sana abi-tudine” si è tra-mutata in un fatto-re che frena lavoglia di investire.Su quali leveoccorre agire perinvertire questotrend?

Rispetto al 2007,dall’inizio dellacrisi, gli italianihanno accumulatoun incremento diliquidità pari a

114,3 miliardi di euro, ovvero superiore al valore del Pil diun Paese intero come l’Ungheria. La liquidità totale di cuidispongono, in contanti o ferma su conti correnti e depo-siti non vincolati, al secondo trimestre del 2016 è pari a818,4 miliardi di euro, cioè il valore di una economia chesi collocherebbe al quinto posto nella graduatoria del Pildei Paesi Ue post-Brexit, dopo la Germania, la Francia, lastessa Inghilterra e la Spagna. Al contrario, l’incidenzadegli investimenti sul Pil è al 16,6%, non solo a grandedistanza dalla media europea (19,5%), da Francia (21,5%),Germania (19,9%), Spagna (19,7%) ma ai livelli minimi daldopoguerra.Con questi numeri è difficile immaginare una vera ripar-tenza dei circuiti virtuosi dell’economia. La liquidità dellefamiglie deve tornare ad alimentare consumi e investi-menti. Ma affinché questo accada occorre un’inversione diciclo, convogliando le energie collettive su una prospetti-va di futuro.

L’altra bolla che genera preoccupazione è quella del-l’occupazione a bassa redditività.Continuano ad aumentare i “lavoretti”, non si generaricchezza, con la conseguenza che la domanda internanon è stimolata. A farne le spese è soprattutto il cetomedio, che continua a perdere posizioni, mentrel’ascensore sociale risulta bloccato. Difficile essere otti-misti a queste condizioni.

L’89% DEGLI ITALIANI, POI, ESPRIME UNA OPINIONENEGATIVA SUI POLITICI, APPENA IL 4% POSITIVA. PIù IN GENERALE,

SI REGISTRA UNA DéBâCLE PER TUTTI I SOGGETTI INTERMEDITRADIZIONALI: SOLO L’1,5% DEGLI ITALIANI HA PIENA fIDUCIA NELLE BANCHE,

L’1,6% NEI PARTITI POLITICI, IL 6,6% NEI SINDACATI

L’Intervista 7notizie

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Ripartire è possibile?

La trasformazione del lavoro sta ero-dendo identità e potere del cetomedio. All’interno del mercato dellavoro è avvenuta una ricomposizionetra le diverse categorie professionali:c’è un contenimento delle perdite neilivelli più elevati, cresce il peso delleprofessioni non qualificate (+9,6% nelperiodo 2011-2015) e degli addettialle vendite e ai servizi personali(+7,5%), c’è uno svuotamento di figu-re intermedie esecutive, attive prin-cipalmente in ambito impiegatizio(-5,1%), si riducedrasticamente lacomponente ope-raia, degli artigia-ni e degli agricol-tori (-14,2%). È ilsegnale che laforte domandadelle imprese dimaggiore flessibi-lità e l’abbatti-mento dei costistanno alimentan-do l’area delleprofessioni nonqualificate e delmercato dei “lavo-retti”. La strutturasociale ha, dun-que, subito nonsolo in generale und i m a g r i m e n t odelle fonti di red-dito, ma si è ancheallungata, perden-do consistenzaproprio nella por-zione centrale,quella della classemedia. Bisogna ripartire da qui, nondimenticando che è stato proprio ilceto medio ad essere protagonista delgrande ciclo di sviluppo del Paese.

Il fenomeno del “nuovo sommerso”e il KO dei giovani

Un approfondimento a sé meritasicuramente l’affermazione di unsommerso post-terziario, un som-

merso “di redditi”. Possiamo spiega-re di che si tratta?

È un sommerso non pre-industriale,come quello che Giuseppe De Ritascoprì e il Censis descrisse nei primis-simi anni ’70, ma un sommerso post-terziario. Il primo era legato alla pro-duzione manifatturiera e rappresentòuna forza propulsiva straordinaria peril lavoro, l’avventura imprenditorialedi molti italiani, la proliferazionedelle piccole e medie aziende checostituirono l’ossatura produttiva delPaese. Gli “stracciaroli” di Prato,

ad esempio, che lavoravano ai telainei sottoscala, emersero e diederovita al più grande distretto del tessilein Europa. Gli “scarpari” marchigianidivennero nel tempo campioni delmade in Italy. Il sommerso di oggi,invece, è privo di una dinamica d’im-presa e di una forte proiezione alfuturo. È il sommerso di reddito chederiva dalla valorizzazione del patri-monio immobiliare (gli affitti tempo-

ranei ai turisti e i bed&breakfast), daiservizi alla persona (le badanti, lebabysitter, le lezioni private) e daimolteplici servizi veicolati da piatta-forme web e app digitali. Un sommer-so, insomma, molto più sfumato esfuggente, anche difficile da quantifi-care, spesso riferibile a figure lavora-tive labili e provvisorie.

Il “KO dei giovani” è stato, fra itanti temi trattati in sede di presen-tazione, quello che ha avuto piùspazio sulla stampa. I millennials,saranno più poveri dei nonni. Un

dato allarmante.Di chi sono leresponsabilità ditutto questo?

A colpire non èsolo, o non tanto,il fatto che lefamiglie dei giova-ni con meno di 35anni oggi abbianoredditi più bassidel 15% rispettoalla media dellapopolazione e unaricchezza inferioredel 41%. Quanto ilfatto che, se siconfronta la lorosituazione con iloro coetanei diventicinque annifa, cioè con i gio-vani degli anni ’90,i loro redditi risul-tano ridotti del26,5%. Il divariotra i giovani e ilresto degli italiani

si è ampliato nel corso del tempo,perché venticinque anni fa i loro red-diti erano invece superiori alla mediadella popolazione di quasi il 6%. Laricchezza patrimoniale e finanziariadegli attuali millennials è inferioredel 4,3% rispetto a quella dei lorocoetanei del 1991, mentre quelladegli anziani in questo periodo èaumentata di quasi l’85%. Sono gliesiti di un perverso gioco di trasferi-

LA fORTE DOMANDA DELLE IMPRESE DI MAGGIORE fLESSIBILITàE L’ABBATTIMENTO DEI COSTI STANNO ALIMENTANDO L’AREA

DELLE PROfESSIONI NON qUALIfICATE E DEL MERCATO DEI “LAVORETTI”.LA STRUTTURA SOCIALE SI è ALLUNGATA, PERDENDO CONSISTENZAPROPRIO NELLA PORZIONE CENTRALE, qUELLA DELLA CLASSE MEDIA

L’Intervista8 notizie

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mento di risorse inedito nella storia sociale del nostroPaese, il cui sviluppo si era basato sul patto implicito chei figli sarebbero stati più ricchi dei loro genitori. L’arrestodel meccanismo di ascensione sociale è la causa principa-le dell’incertezza di questa fase storica, spiega la corsaall’incremento della liquidità, è paradigmatico dell’Italiarentier che abbiamo descritto. A questo punto serve

un’autocritica sulle mancate misure volte a valorizzare ilcapitale umano giovanile. Peraltro, i giovani di oggi sonoquelli che, rispetto a tutte le generazioni di giovani che lihanno preceduti, mostrano la maggiore apertura alla glo-balità (conoscono l’inglese meglio dei giovani che li hannopreceduti), posseggono competenze specifiche che nessu-no prima di loro ha posseduto, penso alle competenze digi-

L’ARRESTO DEL MECCANISMO DI ASCENSIONE SOCIALEè LA CAUSA PRINCIPALE DELL’INCERTEZZA DI qUESTA fASE STORICA,

SPIEGA LA CORSA ALL’INCREMENTO DELLA LIqUIDITà:è PARADIGMATICO DELL’ITALIA RENTIER

L’Intervista 9notizie

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tali, hanno un tasso di istruzionesenza precedenti, come dimostra l’al-to numero dei laureati.

La filiera del lusso che continua aesportare, l'industria enogastrono-mica e quella dei macchinari di pre-cisione che alimentano il flusso del-l’export, la forza della famiglia, lavitalità dei territori, il turismo sonostati la “linea Maginot” inattaccabi-le, che genera ancora ricchezza eprofitti. Se sono questi i flussi e lepiattaforme relazionali vincenti,quali strategie di politica economicae industriale vanno poste in essereper alzare il nostro livello di produt-tività e di competitività?

In un anno in cui l’andamento di tuttii principali indicatori economici nonha riservato grandi sorprese positive,ad emergere e vincere sono strati pro-prio i flussi internazionali, soprattuttol’export e il turismo. La forzaall’estero del “brand Italia” continuaanche negli anni della crisi e nono-stante il ridimensionamento del com-mercio mondiale e la contrazionedella domanda delle economie emer-genti. Ad esempio, l’export alimenta-re, del cibo italiano, ha viaggiato convariazioni percentuali più che doppierispetto a quelle dell’export in gene-

rale: +83,9% in termini nominali nel-l’ultimo decennio rispetto al +37,5%dell’export complessivo del Paese. Trail 2008 e il 2015 gli arrivi di turististranieri in Italia sono aumentati del31,2% e contemporaneamente sonocresciute del 18,8% anche le presen-ze, ovvero i giorni di permanenza.Questo conferma una prosperanteattrattività oltre confine del nostroPaese. Naturalmente, gli effetti deiflussi possono essere ambivalenti oambigui. Potranno spingerci al rialzocon un effetto propulsivo o potremogiocare la partita al ribasso. Perché iflussi possono generare una relaziona-lità positiva solo se atterrano su piat-taforme attrezzate, pronte a valoriz-zarli.

L’era della “post verità”

In questa epoca definita della “postverità” la crisi più grave è quelladelle istituzioni. Abbiamo le compe-tenze ma soprattutto le risorsemorali e intellettuali per ritrovarequel “palinsesto di senso colletti-

vo”, che è poi l’auspicio con cui hachiuso il suo intervento di presenta-zione?

La cigolante cerniera tra élite e popo-lo si è rotta. Alla crisi delle narrazioni

politiche tradizionali corrisponde uncontesto in cui non conta la verità fat-tuale ma quello che la gente sente. Seun capo politico si esprime dicendo“votate con la pancia, non usate latesta” (cito alla lettera), allora vuoldire che siamo arrivati alla “gastro-politica”. Oggi l’offerta politica rin-corre il consenso facendosi populistaessa stessa, puntando ad intercettarel’onda populista che attraversa glielettori. In questa fase la paura vincesugli argomenti della ragione, l’esa-sperazione dell’arbitraggio individua-le contrasta ogni progetto razionale dimediazione. E la crisi delle narrazionipolitiche tradizionali sancisce il fattoche, in definitiva, sono saltati i palin-sesti di senso collettivi. Certo, a que-sto stato delle cose contribuiscono ilweb e le tecnologie digitali. Io penso,però, che la tecnologia non sia unapistola puntata alla tempia delle clas-si dirigenti ma il segnale di un radica-le cambio di passo di cui tenereconto, se non vogliamo che i processidi disintermediazione allarghino ulte-riormente le distanze tra élite e popo-lo. Occorre tornare a un sano equili-brio nella dialettica socio-politica,altrimenti quel che rimane saràun’Italia rentier senza sguardo alfuturo e senza luoghi efficaci di con-densazione culturale e socio-politica.

il futuro ci interessaperchè è il luogo

dove passeremo il restodella nostra vita

L’Intervista10 notizie

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SMART WORKING:READINESS AND IMPACT

di Laura BertoliniRSA SNFIA Assicurazioni Generali –Trieste

n uno dei miei articoli passati(NotizieSNFIA n. 77 – 1° Trimestre2016 – “Smart Working: OsservatorioPolitecnico di Milano”) specificavoche la Sharing economy e i cambia-menti nel mondo del lavoro stannosempre più spingendo verso una frui-zione “on demand” dei fattori della

produzione e delle risorse umane, con latrasformazione delle Capex in Opex.Giustamente un collega mi aveva richia-mato all’ordine chiedendomi che cosaintendessi e suggerendomi una comuni-cazione più trasparente, avevo in effet-ti utilizzato una terminologia tecnica daanalista finanziario, quale sono, perspecificare che sempre più il mondo

imprenditoriale cerca di ridurre gli inve-stimenti in capitali fissi e di andareverso una gestione a costi variabili, avalere anche per i dipendenti, con tuttoquanto ne consegue per questi ultimi intermini di flessibilità ma anche fungibi-lità e precarietà. Ritornando ora al tema centrale dellosmart working, in questo periodo c’è unfiorire di Convegni e di proposte consu-lenziali a supporto delle aziende neiloro “Progetti Pilota” a partire dallavalutazione della Smart WorkingReadiness e dello Smart WorkingImpact, anche qui nuova terminologiainglese che occorre capire bene nei suoicontenuti.

SOVENTE I PROGETTI VENGONOPROPOSTI DURANTE fASI DI

RISTRUTTURAZIONI AZIENDALIPER RENDERE MENO GRAVOSI I“TAGLI” AZIENDALI, PROPONEN-

DO PERò “POLICIES” CHE NONDANNO SPAZIO A fLESSIBILITà

DI ORARIO MA ANZI PREVEDONOUNA REPERIBILITà COMPLETA

DURANTE IL MEDESIMO ORARIOAZIENDALE E DI fATTO

CONSENTONO AL DIPENDENTESOLO UN RISPARMIO IN TERMINIDI COSTI E TEMPI DI TRAGITTOVERSO LA SEDE LAVORATIVA

Lavoro 11

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Lavoro12 notizie

Concretamente in checosa consistono?Anch’io per un suppor-to sono ricorsa alla con-sulenza della dott.ssaArianna Visentini dellasocietà Variazioni S.r.l.,con cui mi ero già inter-facciata su un ProgettoPilota nel 2013. Ladott.ssa Visentini mi hacortesemente chiaritoche con tale termines’intende “una valuta-zione ad ampio spet-tro” dell’azienda fina-lizzata all’introduzionedello smart workingbasata su un insieme diinformazioni circa lamaturità tecnologica, quella organizzativa, quella culturale e,infine, dei potenziali risparmi che si possono ottenere con l’in-troduzione dello smart working.A tal fine è usualmente erogato un questionario rivolto aipotenziali smart worker o all’intera popolazione azienda-le, utile strumento di audit dei prerequisiti indispensabilial successo dello smart working e restituisce una stima deipotenziali benefici organizzativi ed economici relativiall’introduzione di questa nuova modalità di lavoro. Siindaga sul livello di “prontezza” in alcune aree quali,appunto, la maturità tecnologica dal punto di vista del-l’adeguatezza degli strumenti e del loro utilizzo, la matu-rità culturale rispetto al livello di collaborazione nei team,al livello di fiducia tra capo e collaboratore, alla qualitàdel clima nel quale s’inserisce la sperimentazione. Le altre aree oggetto di assessment sono quella organizza-tiva, relativa all’efficacia del sistema di valutazione e dicomunicazione e, infine, quella economica relativa allaquantificazione dei risparmi ottenibili dalla azienda e daipotenziali smart worker.Questo processo e la conseguente reportistica rilevano siale caratteristiche dell’azienda nel suo stato attuale, sia lesue potenzialità organizzative così come le aree di critici-tà che richiedono un rafforzamento affinché il progettoabbia successo e gli investimenti possano fruttare. Questafase è un passaggio obbligato in ogni azienda per dotarsi diuna corretta policy di smart working. Evita che l’aziendafaccia investimenti inutili proponendo una sperimentazio-ne non compatibile con le caratteristiche organizzative eculturali dell’azienda stessa.Per facilitare un primo approccio ad ampio spettroMicrosoft e Variazioni S.r.l. hanno reso di pubblica disponi-bilità uno Smart Index, basato su un questionario on-lineche permette di calcolare se l’azienda è pronta per loSmart Working.

Quattro le tematiche :- Area Economica pervalutare i possibilirisparmi aziendali(riduzione dei costiper spazi, consumi etrasferte) e del perso-nale (costi e tempitrasferimenti); l’at-trattività e la reten-tion per i dipendenti,riduzioni delle assen-ze dal lavoro; l’impat-to sulle politicheretributive; la pro-pensione all’investi-mento in tecnologie asupporto del proget-to.

- Area Normativa per valutare la presenza di copertureassicurative integrative della copertura INAIL; la cono-scenza della normativa sullo Smart Working: l’esistenza diuna regolamentazione aziendale sul “safety”; la presenzadi processi e di modalità operative già sostanzialmentegestiti in Smart Working; il livello di dialogo sociale sullacontrattazione integrativa e la propensione da parte dato-riale e sindacale a progetti di innovazione organizzativa.

- Area organizzativa per valutare l’esistenza di una strut-tura attrezzata, sia come strumentazione tecnologica checome competenze, per gli spazi e i tempi di lavoro. In par-ticolare per valutare la possibilità di accesso dati da remo-to; l’abitudine a lavorare da distanza; la facilità di connes-sione per dipendenti; la presenza di dotazione tecnologi-ca; il potenziale sviluppo di attività come Activity-BasedWork (comunicazione, concentrazione, collaborazione,contemplazione); la presenza di competenze “smart” siamanageriali che dei collaboratori; la possibilità di lavora-re in orari flessibili e in sedi diverse; la qualità del siste-ma di valutazione.

- Area culturale per valutare la sensibilità del top mana-gement e di tutta la filiera operativa e decisionale ai pro-getti di Smart Working. Elementi base sono la conoscenzaeffettiva da parte del management sia delle attività svol-te dai dipendenti che delle loro esigenze personali e, quin-di, la capacità di valutare quali attività possono esseresvolte dai dipendenti da remoto in autonomia, assumendo-si rischi e responsabilità e come strutturare gli interscam-bi con il team. Elemento chiave è valutare il livello di fidu-cia del management, la capacità di innovarsi, la propen-sione del manager a organizzarsi con processi gestiti insmart working, la disponibilità a offrire ai collaboratorisoluzioni “su esigenze personali e aziendali” che possano

CON CAPEx (DA CAPITAL ExPENDITURE,OVVERO SPESE PER CAPITALE) SI INTENDONO qUEI fONDI

CHE UNA IMPRESA IMPIEGA PER ACqUISTARE ASSET DUREVOLI,ESEMPIO MACCHINARI. SI TRATTA PREVALENTEMENTEDI INVESTIMENTI IN CONTO CAPITALE CHE DOVREBBERO

PERMETTERE ALL'AZIENDA DI ESPANDERE O MIGLIORARELA PROPRIA CAPACITà PRODUTTIVA.

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accrescere per glistessi dei vantagginon monetari ma tan-gibili. Appurare illivello di “readiness”del managementimplica anche la suacapacità di valutarela performance deldipendente indipen-dentemente da unasua presenza fisicae/o da meri controlliorari.La dott.ssa Visentini haspecificato: “Ciascunaazienda ha le suecaratteristiche legateal settore merceologi-co e produttivo, alledimensioni, alla quali-tà ed efficacia deglistrumenti organizzati-vi e tecnologici, al clima, agli stili dileadership e alla qualità della comuni-cazione e deve, quindi, fare scelte ade-guate relativamente a cosa sia smartworking, in che tempi e spazi si possarealizzare, a quali lavoratori/trici siaaccessibile, che procedure attivare”.Il nostro Smart Index avvia quindi unafase di assessment della readiness ini-ziale in un percorso di audit consulen-ziale che guida l’azienda alla defini-zione della Policy di Smart Workingadeguata alla propria organizzazione.Vale a dire definisce lo “SmartWorking per l’azienda” dal punto divista dei tempi – quanti giorni sonofruibili, in che intervallo, se sonoaccorpabili – degli spazi – se lo smartworking sia fruibile solo all’internodegli spazi aziendali principali oanche dal domicilio, da uno spazio dico-working o da altra sede aziendale –delle procedure – quali sono i criteridi ammissibilità degli smart worker, sevengano individuati con modalità topdown o si possano auto-candidare,con che anticipo vada comunicata lagiornata di smart working –.Le policy non sono uguali per tutti: èimportante capire se l’azienda vuolepartire con un giorno di smart workingo vuole integrare fin da subito la

modalità negli strumenti organizzativiordinari, se intende partire con unpilota e un piccolo gruppo di personeoppure estendere da subito a tutta lapopolazione aziendale, se procederecon una progettazione unilaterale cheindividua gli smart workers.L’azienda avvia poi un ProgettoPilota individuando i confini dellasperimentazione e definendo loSmart Working per l’azienda (obiet-tivi, strumenti, procedure), i criterie parametri per la scelta degli smartworker, le procedure e regole perl’accesso (inclusi eventuali accordi,regolamenti, lettere), le modalità dicomunicazione interna ed esternadell’iniziativa di miglioramentoorganizzativo.Il Progetto Pilota consente all’aziendadi individuare la migliore Policy per lesue caratteristiche. La Policy è undocumento o strumento progettualeche costituisce un punto di riferimen-to dell’intera popolazione aziendale edel Team di progetto. Una correttadefinizione della stessa migliora leprobabilità di successo della speri-mentazione ridimensionando le esi-genze di correttivi in itinere, le falseaspettative e, soprattutto, gli inutiliinvestimenti.

La dott.ssa Visentiniha aggiunto che ciòrisulta basilare ancheper la successiva fasedi monitoraggio deirisultati.A tal fine ha specifica-to che Variazioni S.r.l.ha strutturato unabreve survey, “SmartWorking Impact”, dicirca 15 item, la cuicompilazione, delladurata di pochi minu-ti, è a cura deglismart workers (edeventualmente deirispettivi peers emanagers) che forni-sce all’azienda che haavviato la sperimenta-zione preziosi feed-back e kpi (key per-

formance indicators – indicatori chia-ve) quantitativi sul tempo risparmiatoin viaggi, sulle modalità di utilizzo deltempo risparmiato, sul risparmio didenaro, sul livello di soddisfazionepersonale e professionale (rapportocoi colleghi e col manager), sul rag-giungimento degli obiettivi e l’incre-mento o diminuzione della produttivi-tà.Parimenti alla “readiness” anche lamisurazione dell’impatto dell’intro-duzione (passata o futura) dello smartworking viene riferita alle aree tema-tiche culturale, organizzativa, regola-tiva, economica. Nel caso in cui irispondenti non siano smart workers, irisultati si riferiscono ai vantaggifuturi/potenziali. I risultati ottenibilicon Smart Impact sono un ottimo stru-mento di comunicazione interna ecoinvolgimento degli sponsors.Da parte mia ringrazio sentitamentela dr.ssa Visentini per il prezioso con-tributo di conoscenza e progettualitàma purtroppo non posso fare a menodi constatare che, nonostante gliapprocci anche lungimiranti dei con-sulenti, sul mercato spesso i nuoviprogetti di Smart Working vengonopiegati a metriche di produttività“fordista”, mirati più a ridurre costi

LA SPESA OPERATIVA OD OPEx (DAL TERMINE INGLESE OPERATINGExPENDITURE, OVVERO SPESA OPERATIVA)

è IL COSTO NECESSARIO PER GESTIRE UN PRODOTTO,UN BUSINESS OD UN SISTEMA ALTRIMENTI DETTICOSTI DI O&M (OPERATION AND MAINTENANCE)

OVVERO COSTI OPERATIVI E DI GESTIONE.

Lavoro 13notizie

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logistici accorpando sedi e limitando il numero delle scri-vanie, che a favorire una migliore gestione del tempo e adinnovare le modalità di lavoro collaborando sin dall’iniziocon i dipendenti per agevolare la conciliazione vita-lavo-ro.Sovente i progetti vengono proposti durante fasi di ristrut-turazioni aziendali per rendere meno gravosi i “tagli”aziendali, proponendo però “policies” che non danno spa-zio a flessibilità di orario ma anzi prevedono una reperibi-lità completa durante il medesimo orario aziendale e difatto consentono al dipendente solo un risparmio in termi-ni di costi e tempi di tragitto verso la sede lavorativa.Tutto dire che la stampa abbia anche riportato che alcuneaziende avevano interpretato le innovazioni apportate dalJobs Act all’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori come lapossibilità di introdurre un controllo a distanza! O ancora notizie su trattative aziendali che ripropongonoformule di orario rigide, di fatto ormai obsolete, per riaf-fermare un potere datoriale di controllo e di sanzione.Mia nonna contadina diceva che del “maiale non si butta

via niente” perciò se parte un Progetto Pilota è sempremeglio cercare di valorizzarlo al massimo quale che sia eciò nell’interesse di tutti.Però, se i Progetti vogliono essere veramente innovativi,occorre un salto culturale.La dott.ssa Visentini mi conferma che l’area culturale ènevralgica: è nell'area culturale che si annoverano il siste-ma di valori condiviso, la conoscenza del tema da partedel top e middle management, il livello di fiducia tra ruolie funzioni, la conoscenza dei bisogni della popolazione e,quindi, in definitiva le dimensioni della partecipazione eco-progettazione.Vincoli reali di carattere organizzativo, regolativo ed eco-nomico possono essere rimossi e le soluzioni trovate ma ilpresupposto è che alla base di qualsiasi decisione vi sianoconoscenza, volontà e intenzionalità ovvero vera attenzio-ne all'elemento culturale.Quando culturalmente l'azienda non è pronta, anche glialtri vincoli risultano difficilmente superabili.

Lavoro14 notizie

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MOBILE HEALTH

di Monica RicattiGiornalista

è BENE EVIDENZIARECOME ACCANTO

ALLA NECESSARIAREGOLAMENTAZIONE

E AI CONTROLLI SI PONGAUN PROBLEMA PIù GENERALE

DI “EDUCAZIONEALL’UTILIZZAZIONE DEI MEZZI

DI INfORMAZIONEE AL RAPPORTO CON IL PROPRIO

CORPO E CON LA SALUTE”

innegabile che la tecnolo-gia, nel Mondo attuale,domini la vita quotidianadi tutti noi: tutte le infor-mazioni sono oramai aportata di click e non c’ènulla che non sia raggiun-gibile o acquistabile con

uno smartphone o un tablet. I datiCensis riportano l’aumento della per-centuale di individui che utilizzanointernet: dato accresciuto dell’1,4%rispetto all’anno scorso e che nel nostroPaese, attualmente, si assesta attornoal 63,5 per cento. Tra i giovani il datosale vertiginosamente al 90,4%. È in questo contesto della ”rivoluzionemobile” e delle trasformazioni dellenuove tecnologie dell’informazione edella comunicazione che emerge ilfenomeno della “mobile-health” ovverol’insieme di tecnologie “mobili”, dicomunicazione wireless, applicate inambiti correlati alla salute: quello sani-tario e delle scienze biologiche è ritenu-to uno dei tre settori principali, insiemeal settore dei prodotti di largo consumoe a quello dei servizi finanziari, che pre-sumibilmente determineranno la cresci-ta dei dispositivi mobili nei prossimi cin-que anni.Lo sviluppo di tali tecnologie è rapido ein continua crescita: si tratta di tecno-logie che promuovono una forte innova-zione e aprono nuove opportunità tracui la promozione di uno stile salutaredi vita degli utenti, la facilitazione dellacomunicazione medico/paziente, ilmiglioramento dell’efficienza del siste-

ma sanitario, la velocizzazione dellaraccolta dei dati, l’ampliamento diaccesso alle cure. A tal riguardo laPresidenza del Consiglio dei Ministri, nel2015, ha istituito una Commissione chesi doveva occupare degli aspetti bioeti-ci delle applicazioni sulla salute e cheha sollecitato l’istituzione di un osser-vatorio per il monitoraggio delle app ela costituzione di siti o portali accredi-tati scientificamente nonché la promo-zione di un’appropriata informativa euna trasparente comunicazioneall’utente al momento dell’utilizzo del-l’app, con una specifica attenzione aiminori. L’obiettivo è quello di promuovere l’ac-quisizione di una consapevolezza criticada parte della Società riguardo allenuove applicazioni per la salute, evitan-do forme eccessive di salutismo e dimedicalizzazione. Alcune statistichefanno prevedere che entro il 2017 circa3,4 miliardi di persone nel Mondopotranno disporre di smartphone su cuiverranno utilizzate applicazioni per lasalute. Stiamo passando dall’internet2.0, l’internet della comunicazioneattraverso il moltiplicarsi delle retisociali, all’internet 3.0, l’internet del“so what”, di quel “qualcosa” che costi-tuirà parte integrante della nostra vita:“qualcosa” di cui non si potrà fare ameno. In questo passaggio il corpo e, di rifles-so, la salute saranno oggetto di unamiriade di potenziali punti di monito-raggio dei movimenti, dei suoni, delleluci, del potenziale elettrico, della tem-

Lavoro 15

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peratura, dell’umidità,della posizione, dellavoce, del volto, dei bat-titi cardiaci, dei cambia-menti di energia termicaed elettrica della pelle,del flusso e del volumedel sangue, della contra-zione dei muscoli.Sono almeno 100.000 leapplicazioni della cate-goria “Health & Fitness”,disponibili sul mercatocon una crescita costantenegli anni.M-health (mobile health)s’inserisce in questo con-testo di evoluzione tecnologica e di trasformazione dellasalute, prospettando una maggiore accessibilità, efficien-za dei servizi e un crescente coinvolgimento del sogget-to/utente che con l’uso di dispositivi mobili o di sensoriper la raccolta di dati clinici, diventa sempre più protago-nista della propria salute. Nonostante lo straordinariointeresse per il progresso scientifico e tecnologico, sidevono, tuttavia, evidenziare alcune problematicità eti-che emergenti per rendere tale sviluppo compatibile conla tutela dei diritti, della sicurezza e del benessere degliutenti. Un primo elemento indispensabile è la determinazione dicriteri per la distinzione delle applicazioni m-health cherientrano nei dispositivi medici e le applicazioni che nonrientrano nei dispositivi medici. Tale distinzione è rilevan-te in quanto nel primo caso, le applicazioni sulla salute,prima di essere messe in commercio devono essere confor-mi alla normativa vigente che stabilisce i requisiti essen-ziali che devono essere soddisfatti affinché sia garantito alpaziente, tramite apposizione della marcatura CE, la sicu-rezza e l’efficacia clinica del DM (dispositivo medico) nelladestinazione d’uso prevista. La valutazione di conformitàai requisiti essenziali, preliminare all’apposizione del mar-chio CE, può richiedere o meno, a seconda della classe dirischio del dispositivo medico, l’intervento di unOrganismo Notificato, ovvero di un Organismo certificatoper la valutazione di cui sopra. Nel secondo caso, ossia quando si esclude che le applica-zioni per la salute siano dispositivi medici, non esiste unaregolamentazione specifica ma solo quella relativa allagenerale tutela del consumatore.Tuttavia, per capire ed approfondire meglio l’argomentoabbiamo deciso di intervistare la prof.ssa Ornella Gonzato,Docente di Sistemi regolatori nell’area biomedica/biotec-nologica dell'Università di Udine e membro di diverseCommissioni nazionali nell'area regolatoria biotech, laquale ci ha ragguagliato sulla legge attuale. La docente ci ha spiegato come la normativa vigente, che

disciplina il settore deiDM, sia in fase di profon-da revisione a livelloeuropeo: le attuali treDirettive saranno sosti-tuite da due Regolamentiche, in quanto tali,entreranno subito invigore senza la necessitàdi norme e tempi diattuazione differenti neidiversi Stati membridell’UE.Inoltre, ci ha precisatocome il quadro regolato-rio attuale stabilisca chei software stand-alone,

ovvero software indipendenti, non incorporati in un dispo-sitivo medico, possano essere essi stessi DM qualora la lorodestinazione d’uso sia di tipo medico/clinico. Non tutti i software stand alone utilizzati nel settore dellasalute sono tuttavia classificabili come DM: in altri termi-ni è la definizione, da parte del fabbricante, dell’uso deldispositivo a stabilire se lo stesso è classificabile come DMe, pertanto, soggetto alle specifiche norme del settoremedicale o, invece, come semplice dispositivo per il qualeè richiesta la conformità in termini di sicurezza per il con-sumatore e per il libero scambio nell’UE, senza alcunanecessità di valutazione di aspetti di efficacia clinica.È proprio di recentissima pubblicazione, luglio 2016, unaspecifica Linea Guida Europea sui criteri per la classifica-zione, in termini di DM, dei software stand alone utilizza-bili nel settore della salute. L’applicazione di tale LineaGuida è estesa anche alle app, incluse quindi in questatipologia di software. In linea di massima, i software e leapp che abbiano come destinazione d’uso la diagnosi o laprognosi o ancora siano in grado di influire sul trattamen-to terapeutico (dose del farmaco, tempo di somministra-zione, ecc.) a beneficio di ciascun singolo paziente sonoclassificabili come DM, diversamente da quelli destinati asupportare solo le scelte di stili di vita salutari per gli uti-lizzatori.Qualora, poi, la destinazione d’uso, conduca alla classifi-cazione del software/app quale DM, la normativa richiedeal fabbricante di individuare, eventualmente supportatoda un Organismo Notificato, la corretta classe di rischiosulla base di un insieme di regole fissate dalle norme e diottemperare ai relativi adempimenti. Le classi di rischio per un qualsiasi DM sono riconducibili a3 livelli: basso, medio e alto. I software stand alone e leapp rientrano tendenzialmente nel livello di rischio medioche richiede la presenza di un Organismo Notificato per lavalutazione di conformità, in termini di sicurezza ed effi-cacia clinica. La classificazione delle app quali “dispositi-vi medici” – ha concluso la professoressa – imporrebbe,

Lavoro16 notizie

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quindi, al fabbricante la conformitàdel DM ai requisiti essenziali stabilitidalla normativa che disciplina questosettore assumendo lo stesso, al con-tempo, la piena responsabilità per lasicurezza e l’efficacia del dispositivo.Il rischio nel mercato attuale potreb-be allora esser quello di tentare dipresentare come semplici modalità dicontrollo del benessere quelle app

che in realtà sono veri e propri dispo-sitivi medici. In questo “buisiness”, aesempio, Google e Apple, da un lato,si tengono a “distanza” dalle applica-zioni medicali in senso stretto ma,dall’altro, si avvicinano alla saluteimmettendo sul mercato applicazioniche, pur senza essere qualificatecome mediche, sono sempre piùnumerose e sempre più connesse alla

medicina. Situazione complicata det-tata dal fatto che ciò che guida gliutenti a installare un’app non è tantola validazione scientifica quanto piut-tosto il tasso di gradimento in reteespresso dai consumatori. Emerge, quindi, spesso, una carenza,se non una mancanza, di un’adeguatavalidazione scientifica delle applica-zioni che ne attesti la sicurezza e l’ef-

PER DM DISPOSITIVO MEDICO S’INTENDE UN qUALUNqUE STRUMENTO CON fINALITà DIAGNOSTICHEO TERAPEUTICHE, APPARECCHIO, IMPIANTO, SOfTWARE O ALTRO PRODOTTO UTILIZZABILE DA SOLOO IN COMBINAZIONE, DESTINATO A ESSERE IMPIEGATO SULL'UOMO A fINI - DI DIAGNOSI, PREVENZIONE, CONTROLLO, TERAPIA O ATTENUAZIONE DI UNA MALATTIA;- DI DIAGNOSI, CONTROLLO, TERAPIA, ATTENUAZIONE O COMPENSAZIONE DI UNA fERITA O DI UN HANDICAP; - DI STUDIO, SOSTITUZIONE O MODIfICA DELL'ANATOMIA O DI UN PROCESSO fISIOLOGICO; - DI INTERVENTO SUL CONCEPIMENTO, E CHE NON ESERCITI LA SUA AZIONE CON MEZZI fARMACOLOGICI O IMMUNOLOGICI Né MEDIANTE PROCESSOMETABOLICO MA LA CUI fUNZIONE POSSA ESSERE COADIUVATA DA TALI MEZZI

Lavoro 17notizie

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ficacia: spesso il progettistaha un’elevata conoscenzatecnica mentre il medico neconosce l’ambito applicativoma poco la tecnologia sotto-stante, mentre l’utente ètendenzialmente portato adaffidarsi alla tecnologia spes-so, però, senza essere ade-guatamente informato -anche perché non troppointeressato- sui limiti dellasicurezza e sui possibilirischi. Tuttavia, è bene evidenziarecome accanto alla necessariaregolamentazione e ai controlli si ponga un problema piùgenerale di “educazione all’utilizzazione dei mezzi diinformazione e al rapporto con il proprio corpo e con lasalute”. La partecipazione attiva da parte dei cittadinialla gestione della propria salute è un elemento di estre-ma positività ma può avere implicazioni negative nellamisura in cui si esprime come auto-medicazione. Il citta-

dino può, infatti, cadere nel-l’illusione di potersi prende-re cura di sé senza sentire ilbisogno di un medico. Daparte sua, il medico, puòderesponsabilizzarsi limitan-do sempre di più le visite eimpoverendo la qualità dellecure. È indubbio che la tecnologiadella mobile-health abbiaapportato numerosi vantaggima, è altrettanto chiaro dicome sia indispensabile edu-care i cittadini al fine di farloro acquisire adeguate com-

petenze per l’uso appropriato di tali strumenti. Inoltre,deve essere garantita la non discriminazione per coloroche non potranno o non saranno in grado di accedere a talitecnologie mediche, garantendo sempre l’offerta di solu-zioni alternative per il trattamento della salute.

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UN SITO SEMPRE AGGIORNATO E DI SERVIZIO!WWW.SNfIA.ORG

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di Anna Paola MaccioRelazioni Internazionali e Istituzionali SNFIA

PARTENDO DAL fATTOCHE LE LEGGI EUROPEE

E NAZIONALI DEBBANO ESSERERISPETTATE, SI RICORDA

CHE LA LEGISLAZIONEEUROPEA E NAZIONALE,

REGOLE E CONTRATTICOLLETTIVI CREANO

GIà UN qUADRO NORMATIVOMOLTO DETTAGLIATO

PER I PROCESSIDI CAMBIAMENTO

DELLE IMPRESEE PER IL DISEGNO SOCIALE

DEL LAVORO

Bruxelles il 12 ottobre2016 è stata firmata la“Dichiarazione congiuntadelle Parti Sociali Europeedel comparto assicurativosugli effetti sociali delladigitalizzazione nel setto-re”, da parte di Insurance

Europe, Amice, BiPar e Uni Finance1. Ladichiarazione impegna le Parti Sociali dientrambi gli schieramenti (datoriale esindacale) a cooperare nell’affrontarela sfida della trasformazione digitaledelle imprese. Più in particolare, ildocumento pone l’accento sulla con-trattazione collettiva e sul dialogosociale quali elementi chiave per gover-nare questo rapido processo di cambia-mento. La dichiarazione sottolinea chel'attuazione del cambiamento tecnologi-co non avviene in un contesto di “vuotogiuridico” ma in un ambito in cui la legi-slazione europea in materia è già invigore: ciò vale, a esempio, quando sitratta di informazione e consultazionedei lavoratori come nel comparto dellaprotezione dei dati.La dichiarazione riprende problemi pra-tici: formazione, lavoro mobile, cam-biamenti strutturali della società, lea-dership e management ma anche nuoviquali la rappresentanza dei lavoratorinell'era digitale. Michael Budolfsen,Presidente di UNI Europa Finance, eElke Maes, coordinatore di UNI EuropaFinance per il Dialogo Sociale in ambitoassicurativo, hanno siglato il documentoa nome della parte sindacale. La dichia-razione congiunta è, quindi, un passo

importante nella discussione sulla digi-talizzazione soprattutto in un momentoin cui le notizie giornalistiche sonodominate da annunci estremamentepreoccupanti concernenti esuberi dimassa nelle banche e compagnie di assi-curazione.La dichiarazione afferma, infatti, chia-ramente che i licenziamenti dovrebberoessere sempre l'ultima ratio in un pro-cesso di ristrutturazione e, come ribadi-to da Uni Europa Finance ai datori dilavoro, questo aspetto è fondamentaleper "approcciare in modo sociale il cam-biamento strutturale digitale". Neldocumento si evidenzia l’importanteruolo sociale ricoperto dal settore assi-curativo a tutela dei rischi economici,climatici, tecnologici, politici e demo-grafici: il sistema assicurativo, difatti,in virtù delle coperture fornite consen-te ai singoli di vivere serenamente laquotidianità e alle aziende di operare,innovare e sviluppare. Quindi il settore assicurativo ha unalunga storia di sostegno sociale maattualmente sta cambiando la modalitàsecondo cui fornisce il proprio contribu-to. C’è piena consapevolezza delle cre-scenti sfide connesse a un Mondo in con-tinuo cambiamento come anche dell’im-patto che la Società avrà dalla digitaliz-zazione. Gli sviluppi tecnologici e digi-tali stanno, infatti, gradualmente tra-sformando anche il settore assicurativo:le compagnie adottano sempre più tec-nologie come il cloud computing2, idispositivi mobili, le analisi dei datinonché i social media per soddisfare le

LA DIGITALIZZAZIONEDEL SETTORE ASSICURATIVO.

GESTIRE IL CAMBIAMENTOE NON SUBIRLO!

Affari Internazionali 19

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esigenze e le aspettative sempre mutevoli dei clienti. Su questa linea molte aziende del settore assicurativo hannogià apportato modifiche ai loro processi di lavoro mentrealtre sono appena agli inizi. Il ritmo del cambiamento digi-tale e il suo impatto continuerà ad accelerare nei prossimidieci anni e con esso sorgono inevitabili domande legate aipotenziali benefici e alle possibili conseguenze indesiderate.La tecnologia digitale sul posto di lavoro può essere uno stru-mento interessante ma anche una paurosa incognita.Le Parti Sociali Europee del settore assicurativo, impegna-te come sono in un dialogo costruttivo caratterizzato dalrispetto e dalla fiducia reciproci, sono state in grado disviluppare posizioni comuni sul tema complesso concer-nente gli effetti sociali della digitalizzazione. Tuttavia, laposizione comune delle Parti Sociali Europee non è vinco-lante e non può sostituirsi a un dialogo a livello nazionalee/o aziendale. La dichiarazione congiunta pone le basi perstimolare l’ulteriore dialogo a livello nazionale, accompa-gnato da un dibattito pubblico sugli effetti sociali delladigitalizzazione.Le Parti Sociali Europee del settore assicurativo concor-dando sul fatto che l'obiettivo comune di tutte le organiz-zazioni partecipanti e dei loro membri sia quello di segui-re questo processo di trasformazione digitale in modopositivo, poiché la digitalizzazione offre nuove opportuni-tà sia alle compagnie che ai lavoratori, sono coscienti delfatto che l’avanzare del digitale comporterà un pesante

cambiamento negli stru-menti, nelle capacità enelle competenze ricerca-te nei dipendenti. Pertantosia le imprese che i lavora-tori dovranno essere pre-parati a investire in un pro-cesso continuo di sviluppoin quanto la digitalizzazio-ne porterà una maggioreesigenza di flessibilità, diapertura mentale, di agili-tà e di resilienza nei luoghidi lavoro. Aumenterà lesfide ma nel contempocreerà anche ulterioriopportunità.È obiettivo comune, quin-di, il creare “soluzioni vin-centi” per tutti attraversoil dialogo sociale: le dichia-razioni congiunte su demo-grafia e telelavoro conten-gono già numerosi elemen-ti che possono essere uti-lizzati in questo contesto.Il documento in oggetto sipropone, così, esclusiva-

mente di descrivere le specifiche create dalla digitalizza-zione nel Mondo del Lavoro. Tutti i firmatari si sono impe-gnati a diffondere ampiamente il risultato positivo rag-giunto nel dialogo sociale europeo sia a livello nazionaleche aziendale, ponendo in essere adeguate azioni di fol-low-up all'interno del ISSDC3 come parte integrante delprogramma di lavoro per il prossimo biennio 2017-2018.Esaminiamo nello specifico cosa prevede la dichiarazionecongiunta.

I principi del disegno sociale della digitalizzazione

1. Quadro normativo di riferimentoPartendo dal fatto che le leggi europee e nazionali debba-no essere rispettate, si ricorda che la legislazione europeae nazionale, regole e contratti collettivi creano già unquadro normativo molto dettagliato per i processi di cam-biamento delle imprese e per il disegno sociale del lavoro.Il diritto del lavoro è flessibile, anche se spesso non si puòdire altrettanto degli ambienti di lavoro cui le norme siindirizzano.Il quadro regolamentare sociale esistente fornisce già unelevato livello di tutela dei diritti dei lavoratori e rappre-senta, quindi, una buona base giuridica anche per il mondodel lavoro digitalizzato. Tuttavia, laddove avvengano cam-biamenti tecnologici “ad alta velocità” con le inevitabiliconnesse incertezze, la rilevanza del dialogo sociale risul-

LA DICHIARAZIONE AffERMA CHIARAMENTE CHE I LICENZIAMENTIDOVREBBERO ESSERE SEMPRE L'ULTIMA RISORSA

IN UN PROCESSO DI RISTRUTTURAZIONE

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ta ancora maggiore. Informazione econsultazione tempestiva, in lineacon le Direttive comunitarie in mate-ria di informazione e consultazionedei lavoratori4, sono la chiave peraffrontare queste sfide. Ne deriva,perciò, che la contrattazione colletti-va è uno degli strumenti portanti peraffrontare i molti cambiamenti appor-tati dalla digitalizzazione. In tal sensodevono essere tenute in considerazio-ne le disposizioni di legge nonché ildiritto dei rappresentanti dei lavora-tori di partecipare alla gestione deicambiamenti “aziendali”. La presen-za dei rappresentanti dei lavoratorialla formulazione delle “decisioni”consente ai lavoratori di comprender-ne meglio i processi e di assecondarnele conseguenze, contribuendo così auna loro condivisione della necessitàdel cambiamento.Ma la digitalizzazione dei processipone sfide anche in relazione alla pro-tezione dei dati dei dipendenti: aquesto proposito la legislazione euro-pea sulla protezione dei dati, tra cuiil nuovo regolamento generale sullaprotezione dei dati5, fornisce un vali-do quadro giuridico di riferimento incui, come previsto dalla dichiarazionecongiunta ISSDC sul telelavoro del

2015, "Il datore di lavoro deve pren-dere le misure adeguate, in particola-re per quanto riguarda il software,per garantire la protezione dei datiutilizzati ed elaborati dal lavoratorea distanza per scopi professionali. Ildatore di lavoro deve informare ildipendente di tutte le norme legisla-tive e aziendali in materia di prote-zione dei dati. È responsabilità deldipendente ottemperare a questeregole”.2. Formazione ulteriore come ele-mento chiaveOgni dipendente ha, così, il diritto diricevere la formazione necessaria persvolgere il proprio lavoro: le compe-tenze dei lavoratori devono essere inlinea con i cambiamenti del settore ei dipendenti dovrebbero essere inco-raggiati a partecipare a programmi diformazione assumendosi la responsa-bilità della loro stessa carriera. In talsenso la digitalizzazione chiede nuovecapacità e competenze sia da partedei datori di lavoro che dei lavoratori:da ciò deriva la necessità di una mag-giore conoscenza nel settore delletecnologie, dell'informazione e dellacomunicazione. È, pertanto, essenzia-le che le compagnie assicurative man-tengano un elevato livello di attività

formativa continua e, se necessario,lo intensifichino. Ma è proprio la disponibilità dei lavo-ratori a formarsi il presupposto neces-sario per il successo di qualsiasi misu-ra formativa: con il sostegno del dato-re di lavoro, i dipendenti devono dive-nire coscienti della necessità diun’idoneità occupazionale. Purtroppocon la digitalizzazione i metodi di for-mazione si spostano verso l’e-learningche, se ha il vantaggio di essere fles-sibile in termini di tempo prevedendoanche la possibilità di ripetere le ses-sioni formative, ha però lo svantaggioindubbio della mancanza della guida“personale” del docente. Proprio perquesto si evidenzia come sia unanecessità aprire ai nuovi metodididattici ma è opportuno sempre pro-cedere con una giusta miscela meto-dologica.Resta fermo che sia le compagnie chei dipendenti dovrebbero essere reci-procamente impegnati a garantire lafruizione, le prime, e la partecipazio-ne attiva, i secondi, alle attività for-mative nel campo della digitalizzazio-ne.3. Tempo e luogo di lavoroLa digitalizzazione influenza in modosignificativo il comportamento dei

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clienti: Internet è disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7.Gli utenti del web si aspettano che tutte le sue funzionisiano disponibili in ogni momento e che tutte le richiesteeffettuate online siano immediatamente processate. Tuttociò ha un impatto a livello nazionale, europeo e interna-zionale. Il settore assicurativo è pienamente consapevoledi questa sfida volta a fornire servizi di qualità a clienticon molte esigenze e richieste differenti e in continuaevoluzione. Perciò è corretto prendere in considerazionele aspettative dei clienti ma evitando la robotizzazione dellavoro. Le parti sociali devono reagire a questo rischiotenendo conto delle aspettative non solo dei clienti maanche quelle dei lavoratori e dei datori di lavoro.In un Mondo digitalizzato, la linea di demarcazione tralavoro e vita familiare sta diventando sempre più sfocata:è, quindi, importante che le compagnie prestino attenzio-ne ai problemi connessi alla tutela della salute, in partico-lare per quanto riguarda il rapporto “vita-lavoro” dei lavo-ratori. In questo confronto l'attenzione dovrebbe essererivolta alla prevenzione di forme controproducenti diinversione dei fattori: evitare di passare dal “lavorare pervivere” al “vivere per lavorare” con il conseguente stressdi lavoro-correlato. La disponibilità digitale consente al

lavoro di invadere gli spazi da dedicare alla famiglia e allasocialità.L’equilibrio tra vita e lavoro è formalmente oggetto diattenzione per la maggior parte delle compagnie di assicu-razione: il work-life balance nel mondo digitale però meri-ta un nuovo approccio. Ci dovrebbe essere la consapevo-lezza del crescente fenomeno che porta a eseguire sempremaggiori attività lavorative al di fuori dei luoghi e degliorari di lavoro standard. Un fenomeno che deve essereregolamentato: quelle ore non solo devono essere remune-rate ma devono essere scalate dal monte ore settimanale.Se si lavora un po’ di più da casa, si deve lavorare un po’di meno in ufficio!Come dichiarato dalle parti sociali europee del settoreassicurativo nel 2015, con la dichiarazione congiunta sultelelavoro, "Si dovrebbe prestare attenzione nell’affron-tare i temi della disponibilità, considerando l'importanzadi garantire un buon equilibrio tra vita e lavoro, e moni-torare le ore di lavoro”.4. Trattamento sociale a fronte del cambiamento strut-turale digitaleÈ obiettivo comune da parte delle compagnie e dei lavora-tori far fronte a questi cambiamenti nel rispetto degli

Affari Internazionali22 notizie

Page 25: notizie - SNFIA · 2019. 1. 21. · Tel. 02.8324.1464 - Fax 02.8324.1472 e-mail: notizie@snfia.org Uffici di Roma C ors V it Emanu el I,287 ... Unione Stampa Periodica Italiana Associato

interessi reciproci, preservando ilivelli occupazionali. Le parti socialieuropee sono ben consapevoli delfatto che non tutti i dipendenti chelavorano in aree ritenute in esuberodalla futura digitalizzazione sarannoassorbiti in altri settori di nuova crea-zione, perché non avranno le cono-scenze necessarie per operare in que-ste nuove aree e le nuove qualifichenon potranno essere acquisite nelbreve/medio periodo. Tuttavia, lecompagnie dovrebbero responsabil-mente fare del loro meglio per evita-re gli esuberi.5. La leadership nell'era digitaleIl cambiamento digitale gradualmentema sostanzialmente altererà i deside-rata dei lavoratori che vorranno sem-pre di più essere coinvolti, vorrannosempre più condividere e sempremeno eseguire “mere istruzioni”. Lacomunicazione digitale farà venirmeno la comunicazione “fisica”.Anche la vicinanza sarà relativa.L'ambiente lavorativo in continua evo-luzione ha bisogno di nuovi requisiti dileadership e di nuove competenze.Gli stili autoritari mal si applicano al“non luogo” e al “non tempo”: ladematerializzazione del tempo edello spazio lavorativo richiede stili dileadership sempre più basati sull’au-torevolezza. Questi includono un’ele-vata socialità, agile e adattabile, masoprattutto menti aperte, curiose einnovative, oltre alla capacità digestire dati/informazioni.Le compagnie dovrebbero poi consi-derare che dei bravi dipendenti pos-sono far sopravvivere l’Azienda con-tro una cattiva procedura, ma nessu-na procedura può far sopravviverel’Azienda in presenza di cattivi mana-ger. Per questo particolare attenzionedovrebbe essere rivolta alla formazio-ne dei manager: i dirigenti non solodovranno adattarsi a lavorare in unambiente digitale ma dovranno esserein grado di farsi valere da “remoto”.6. I rappresentanti dei lavoratorinell'era digitaleLa digitalizzazione pone nuove sfideanche ai rappresentanti dei lavorato-ri: socialità e modernità per non farsi

travolgere dal cambiamento. Comeper i manager stili e linguaggio obso-leti devono essere superati se non sivuole essere travolti dalla digitalizza-zione. I concetti comunicativi devonofar sì che i rappresentanti sindacalipossano effettivamente indirizzarsicon il giusto linguaggio a tutti i lavo-ratori.ConclusioniLa dichiarazione che le parti socialihanno firmato e che contiene peraltroil reciproco impegno a darne pubblicaevidenza, a oggi non è neppure statamenzionata sul sito dell’ANIA.Adottare un atteggiamento miope difronte ai cambiamenti non riteniamopossa portare benefici ma soltantoprocrastinare le criticità. È evidenteche dovremo affrontare cambiamentiepocali e come sempre si pone la scel-ta: restiamo ancorati al passato o ciproponiamo di porre in atto nuovestrategie? La fisica di Newton ci ricorda che “adogni azione corrisponde una reazioneuguale e contraria” in questo conte-sto la dichiarazione congiunta ponealcuni elementi che dovranno neces-sariamente essere sviluppati e norma-ti al più presto dalle parti sociali, alivello nazionale e aziendale, se sivorrà gestire il cambiamento e nonsubirlo! Un approccio positivo alNuovo che avanza, potrà portarebenefici solo se basato sui fattori ele-mentari di base: fornire a tutti i lavo-ratori l’opportunità di esprimersi almeglio fa bene a loro, all’azienda ealla collettività.

Nota: il testo integrale dellaDichiarazione congiunta è consultabi-le in versione originale inglese, con larelativa traduzione italiana, al sitoSNFIA – sezione Internazionale.

Note

1) Insurance Europe: è la federazioneeuropea assicuratori e riassicuratori.Tramite i suoi 34 membri, le associa-zioni nazionali assicurative, rappre-

senta il 95% della raccolta premieuropea. Amice: è l’Associazione europea dellemutue assicurative e delle compagniecooperative assicuratrici.BiPar: è la federazione europea degliintermediari assicurativi.Raggruppa 53 associazioni di 30 paesi.Rappresenta, tramite le associazioninazionali, gli interessi degli agenti,broker e intermediari finanziari.Uni Europa Finance: è la struttura cheall’interno di Uni Global Union sioccupa dei temi bancari/assicurativie rappresenta le rappresentanze sin-dacali dei vari Paesi dell’UE.2) In informatica con il termine ingle-se cloud computing (in italiano nuvo-la informatica) si indica un paradigmadi erogazione di risorse informatiche,come l'archiviazione, l'elaborazione ola trasmissione di dati, caratterizzatodalla disponibilità on demand attra-verso Internet a partire da un insiemedi risorse preesistenti e configurabili.3) ISSDC (Insurance Sectoral SocialDialogue Committee)4) Direttiva 2002/14 / CE delParlamento europeo e del Consiglio,dell'11 marzo 2002, che istituisce unquadro generale relativo all'informa-zione e alla consultazione dei lavora-tori nella Comunità europea -Dichiarazione congiunta delParlamento europeo, del Consiglio edella Commissione sulla rappresen-tanza dei lavoratori e la Direttiva2009 / 38 / CE del Parlamento euro-peo e del Consiglio, del 6 maggio 2009riguardante l'istituzione di unComitato Aziendale Europeo o di unaprocedura nelle imprese/gruppi didimensioni comunitarie atta all’in-formazione e alla consultazione deilavoratori.5) Regolamento 2016/679 / CE delParlamento europeo e del Consiglio,del 27 aprile 2016, relativo alla tute-la delle persone fisiche con riguardoal trattamento dei dati personali,nonché alla libera circolazione di talidati, e che abroga la direttiva95/46/CE (Regolamento Generalesulla Protezione dei Dati).

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In punta di Diritto24

ESPRESSIONI SCONVENIENTIDEL SINDACALISTAIN SEDE DI TRATTATIVA,LICENZIAMENTO DISCIPLINAREE CONDOTTA ANTISINDACALE

a cura di Michelangelo Salvagni Avvocato Giuslavorista specializzato in Diritto del Lavoro

ualora il lavoratore sindacali-sta alzi la voce e utilizziespressioni inopportune esconvenienti (tra cui bestem-mie) all’interno di una tratta-tiva sindacale con i responsa-bili aziendali e le stesse siano rivolte a questi ultimi nel-

l’ambito, però, di tematiche che riguar-dino politiche occupazionali e oggettodi discussione, senza tuttavia che ilmedesimo pronunci ingiurie, tale con-dotta può ritenersi oggetto di disappro-vazione alla stregua di parametri socialied, eventualmente, portare a una notadi biasimo da parte dell’organizzazionesindacale a cui appartiene il sindacali-sta, ma la reazione aziendale deve esse-re contestualizzata nell’ambito dellatensione che si sviluppa in seno a unatrattativa sindacale, ove è naturale chesi riscontri un accentuato antagonismotra le parti che si trovano però in unaposizione paritaria.La contestazione di tali comportamenti,che sono posti a giustificazione dellicenziamento del lavoratore sindacali-sta, rileva quindi l’uso abusivo e stru-mentale del potere disciplinare, aventenatura e finalità ritorsiva e antisindaca-le in quanto preordinato a fare cessarel’attività sindacale (1)

1. Il fatto: la condotta del lavoratoresindacalista nell’ambito di una tratta-tiva.La vicenda trae le mosse da una conte-stazione disciplinare addebitata a unsindacalista della FILTCEM CGIL diFerrara nel corso di una discussione sin-dacale tra membri della RSU e dipen-denti dell’Ufficio del Personale e dellaDirezione aziendale.Occorre sin da subito evidenziare, alfine di comprendere l’importanza delcontesto in cui sono accadute le circo-stanze oggetto di causa, che il fattoaddebitato al lavoratore si è verificatonell’ambito di una trattativa sindacalecomplessa e delicata, caratterizzata daun’accesa discussione tra i presenti,ognuno dei quali intenzionato a far vale-re le proprie posizioni. Il tema era quel-lo di inserire nel rinnovo del contrattocollettivo aziendale una clausola di sal-vaguardia dell’occupazione che preve-deva la rioccupazione dei prestatori inesubero.In breve, questi i fatti oggetto del pro-cedimento disciplinare: il sindacalistadella FILTCEM CGIL, secondo la ricostru-zione contenuta nella contestazione, aun certo punto della discussione sisarebbe alzato e, in un primo momento,avrebbe reiteratamente bestemmiato e

UNO DEI PROfILI PIù INTERESSANTI

DEL PROVVEDIMENTO OGGETTO

DI NOTA è LA qUALIfICAZIONE

DEL DIRITTO DI CRITICA

DEL SINDACALISTA E I LIMITI

DELLO STESSO, CON PARTICOLARE

RIfERIMENTO ALLE ESPRESSIONI

PROfERITE IN UN CONTESTO

DI CONfLITTUALITà AZIENDALE

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urlato verso una responsa-bile della società (senzaproferire, però, ingiuriepersonali nei suoi confronti)e, successivamente, inveitocontro un altro componentedella direzione aziendaleper, poi, minacciarlo con ilgesto di dare un pugno espingerlo facendogli perde-re l’equilibrio. A seguito ditali addebiti, il sindacalistaè stato licenziato e nellalettera di recesso l’aziendaha richiamato, a supportodell’ipotesi risolutoria,l’art. 52, lettera j) delCCNL Industria Chimica,senza però far espressoriferimento alle esemplifi-cazioni del contratto collet-tivo che qualificano le tipiz-zazioni delle condotte delprestatore al fine di giusti-ficare la massima sanzioneespulsiva.

2. La contestualizzazionedelle imprecazioni del sin-dacalista proferite in sededi conflittualità aziendale: l’uso strumentale della con-testazione disciplinare avente finalità antisindacale.L’organizzazione sindacale ha lamentato, mediante ricor-so ex art. 28 L. 300/70, presentato innanzi al Tribunale diFerrara, la condotta antisindacale posta in essere dallasocietà manifestasi con il licenziamento del proprio rap-presentante. Il giudice ha ritenuto legittima l’azione exart. 28, L. 300/70 intrapresa dal Sindacato, affermandoche il lavoratore, durante i fatti contestati, era seduto altavolo delle trattative in qualità di rappresentante sinda-cale e, quindi, stava sostenendo una negoziazione con ladirezione aziendale. Secondo il Tribunale di Ferrara l’ini-ziativa giudiziaria del sindacato tende proprio a consenti-re al lavoratore di riprendere l’attività sindacale in senoalla trattativa in corso e, quindi, l’azione intrapresa risul-ta pienamente ammissibile.Il giudice ha esperito l’istruttoria sommaria ascoltando gliinformatori che, tuttavia, sui fatti contestati al lavorato-re, hanno rilasciato dichiarazioni divergenti. Nel corsodella causa è emersa infatti una “netta inconciliabilitàdella versione dei fatti rispettivamente offerta” dai sin-dacalisti rispetto a quella prospettata dai membridell’Ufficio del Personale, tutti presenti alla riunioneoggetto di controversia. Il giudice conseguentemente, perun verso, ha ritenuto non provata la tesi dei gesti minac-

ciosi di dare un pugno edello spingere con veemen-za uno dei responsabiliaziendali né degli effetti ditale comportamento, vistoil diverso contenuto delledeposizioni rese dagli infor-matori chiamati da entram-be le parti; per altro verso,con riferimento alle asseri-te espressioni inopportunedel lavoratore, ha afferma-to che alcune imprecazioni,sicuramente non consonedurante una trattativa sin-dacale (nella specie dellebestemmie), non possonoritenersi quali comporta-menti suscettibili di intimi-dazione risultando, quindi,non idonei ad integrareun’ipotesi di licenziamentodisciplinare.Il Tribunale di Ferrara haosservato ancora sul puntoche neanche l’alzare lavoce nel corso di trattativesindacali, nel quadro di ten-sione che si determina nellestesse, ove è naturale che si

riscontri un accentuato antagonismo tra le parti, può esse-re considerata quale condotta intimidatrice. Secondo ilTribunale, alla luce anche delle contrastanti risultanzeistruttorie, l’addebito mosso al sindacalista deve esserenotevolmente ridimensionato rispetto alla gravità dei fattiprospettati dall’azienda. Il giudice ha, pertanto, ravvisatouna sproporzione tra recesso e fatto commesso tale darilevare l’uso strumentale e, quindi, abusivo del poteredisciplinare, con chiara finalità ritorsiva visto che la con-dotta del rappresentante sindacale non è risultata conno-tata da quegli elementi di gravità posti alla base del licen-ziamento.Il Tribunale, conseguentemente, ha dichiarato la naturaantisindacale della condotta aziendale, ordinandone lacessazione mediante immediata reintegrazione del lavora-tore.

3. Trattativa sindacale, sospensione del rapporto dilavoro e non applicabilità della fattispecie collettiva deldiverbio litigioso avvenuto nel “recinto dello stabili-mento”. Il Tribunale di Ferrara, infine, ha trattato un’altra interes-sante questione con riferimento alla disposizione colletti-va che sanziona i comportamenti dei lavoratori all’internodel luogo di lavoro. Il giudice, difatti, nell’interpretazione

notizie

IL GIUDICE HA RAVVISATO UNA SPROPORZIONETRA RECESSO E fATTO COMMESSO TALE

DA RILEVARE L’USO STRUMENTALE E ABUSIVODEL POTERE DISCIPLINARE CON CHIARA

fINALITà RITORSIVA

In punta di Diritto 25

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In punta di Diritto26 notizie

della norma richia-mata nella lettera direcesso ai fini dellaqualificazione dellafattispecie risoluti-va, ha dato partico-lare rilevanza alluogo in cui sonoavvenuti i fatti con-testati, ove era inessere lo svolgimen-to di un’attività sin-dacale, che si conno-ta essa stessa peruna parità tra i com-ponenti della riunio-ne.In particolare il giu-dice, vista anchel’accertata ritorsivi-tà del recesso, haaffermato che nellafattispecie posta alproprio vaglio nonpotessero essereimpiegate le nozionidel contratto collet-tivo che presiedonoal giudizio discipli-nare del datore dilavoro e, segnatamente, quella rego-lamentata dalla lettera j) dell’artico-lo 52 del CCNL Industria Chimica atti-nente al “diverbio litigioso, seguitoda vie di fatto, avvenuto nel recintodello stabilimento e che rechi graveperturbamento alla vita aziendale”.Il Tribunale di Ferrara a tal riguardo,pur dando conto che la società harichiamato genericamente solo l’art.52 del CCNL di settore, senza indicarela specifica esemplificazione chesecondo la contrattazione collettivaconsente il recesso per giusta causa,tuttavia, ha ritenuto dovesse even-tualmente individuarsi la suddettaprevisione della lettera j) quale ipo-tesi applicabile per la risoluzionedella controversia, trattandosi di pre-visione di CCNL in cui gli elementivalutati nella fattispecie posta al pro-prio vaglio possono essere eventual-mente sussunti.Il magistrato, pertanto, in meritoall’interpretazione di tale norma con-

trattuale, ha affermato un importan-te principio ritenendo che il diverbiolitigioso è solo quello che avviene nel“recinto dello stabilimento”; talefattispecie, secondo il giudice, nonricorre nel momento in cui il rappre-sentante della RSU adempie il manda-to sindacale durante una trattativa,ove si verifica una sospensione delrapporto di lavoro.L’assunto espresso dal Tribunale diFerrara sulla qualificazione giuridicadel “recinto dello stabilimento” risul-ta di rilevante interesse in quanto ilgiudice appura una circostanza chepuò sembrare scontata ma che, inrealtà, non trova specifico riscontro,a quanto consta, in altri precedentigiurisprudenziali. In tal modo, la riu-nione sindacale viene ricondotta nellasua naturale connotazione, ossiaquale luogo “neutro” rispetto a quel-lo oggetto della prestazione lavorati-va, con conseguente delimitazionedel potere disciplinare del datore e

dell’uso strumentale dello stesso.Difatti, come correttamente afferma-to dal provvedimento in esame, all’in-terno di tale contesto il ruolo delleparti è paritario e i toni, per così direaccesi, sono spesso utilizzati daentrambe le parti “antagoniste”.

4. Il diritto di critica del sindacalistain ragione del proprio ruolo “ontolo-gicamente contrapposto” agli inte-ressi imprenditoriali.Uno dei profili più interessanti delprovvedimento oggetto di nota è laqualificazione del diritto di critica delsindacalista e i limiti dello stesso, conparticolare riferimento alle espressio-ni proferite in un contesto di conflit-tualità aziendale. Nel tempo, infatti,la giurisprudenza, sia di merito sia dilegittimità, ha affrontato la materiadel diritto di critica del lavoratoresindacalista con alterne soluzioniinterpretative. A parere di chi scrive,con riferimento alla tematica che qui

LA RIUNIONE SINDACALE VIENE RICONDOTTA NELLA SUA NATURALE CONNOTAZIONE:LUOGO “NEUTRO” RISPETTO A qUELLO OGGETTO DELLA PRESTAZIONE LAVORATIVA,

CON CONSEGUENTE DELIMITAZIONE DEL POTERE DISCIPLINAREDEL DATORE E DELL’USO STRUMENTALE DELLO STESSO.

AL SUO IL RUOLO DELLE PARTI è PARITARIO

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interessa, va richiamato uncaso emblematico, analiz-zato sia dalla giurispruden-za sia dalla dottrina, cherappresenta un vero e pro-prio paradigma della fatti-specie in commento, unacosiddetta ipotesi di scuola.Si tratta, infatti, di un epi-sodio riguardante alcuneespressioni per così diresconvenienti, utilizzate daun lavoratore sindacalistain un contesto di conflittua-lità aziendale che, in modoanalogo alla controversia inanalisi, hanno determinatoil licenziamento del lavora-tore.Tale vicenda è stata sotto-posta al vaglio dellaSuprema Corte che, difatto, ha deciso lo stessocaso giuridico riguardantesempre il medesimo sinda-calista con due sentenze,succedutesi a distanza dialcuni anni l’una dall’altra, con cui i giudici di legittimitàhanno offerto soluzioni interpretative differenti. Nellaprima decisione del 5 luglio 2002, n. 9743, la Corte diCassazione ha affermato che il “giudice di merito nel valu-tare, al fine di accertare la legittimità di un licenziamen-to per giusta causa, le espressioni proferite da un lavora-tore sindacalista in un contesto di conflittualità azienda-le, che possono essere esorbitanti rispetto ai limiti di uncorretto esercizio delle libertà sindacali… deve accertarese le stesse non costituiscano la forma di comunicazioneritenuta più efficace ed adeguata dal sindacalista in rela-zione alla propria posizione in un determinato contestoconflittuale...”.La Cassazione con tale arresto ha legittimato, in un certosenso, il principio per cui il sindacalista può scegliere laforma di comunicazione ritenuta più efficace al fine di farcomprendere le proprie posizioni. Condotta questa che, inquanto espressione di una responsabilità politico sindaca-le in senso lato, avente peraltro rilevanza costituzionale,non configurerebbe un inadempimento nei confronti deldatore. È evidente, infatti, che la critica sindacale con-sente una dialettica diversa rispetto a quella comune delprestatore di lavoro, il cui scopo è proprio quello di espri-mere un’opinione di tipo antagonista, manifestando unavalutazione critica di tipo soggettivo. In tale ambito, lemanifestazioni di disaccordo non solo sono ammesse ma,soprattutto, visto il piano paritetico con il datore di lavo-ro, consentono espressioni più forti, proprio in ragione del

ruolo rivestito dal rappre-sentante sindacale aventenatura “ontologicamentecontrapposta” agli interessiimprenditoriali.Nella seconda sentenza del21 aprile 2006, n. 9395, igiudici di legittimità, comeanticipato, hanno riesami-nato nuovamente il medesi-mo caso giuridico traendo-ne, però, conclusioni deltutto diverse. I magistratidella Corte di Cassazionehanno osservato sul punto,da una parte, che il dirittodi critica del lavoratore sin-dacalista che è conseguen-te e funzionalmente con-nesso alla libertà sindacale,non può essere limitato nelsuo esercizio; dall’altra,che anche se il comporta-mento di quest’ultimo nel-l’espletamento delle pro-prie prerogative sindacalinon può essere qualificato

quale inadempimento contrattuale, tuttavia, si dovrà con-siderare, nella valutazione della condotta posta in esseredal medesimo, la tutela di altri diritti fondamentali.Quindi, in tale contesto, secondo i giudici di legittimitàdel 2006, non si potranno giustificare “espressioni diffa-matorie di singole persone, che vanno valutate come ina-dempimento degli obblighi derivanti dal contratto di lavo-ro”. La Suprema Corte, in questa ultima decisione del2006, applica la ben nota “regola del bilanciamento” degliinteressi di natura individuale e collettiva in conflitto, ovein realtà non risulta limitato il diritto di critica del lavora-tore sindacalista ma, semmai, il tipo di espressioni utiliz-zate dal medesimo nell’ambito di tale “dialettica” sinda-cale. Per concludere con riferimento a tale tematica, al fine distabilire quali siano i limiti di critica del sindacalista e seeffettivamente le modalità espressive utilizzate dal mede-simo abbiano travalicato le proprie prerogative, sconfi-nando appunto i confini del sopra richiamato bilanciamen-to tra questi diversi e allo stesso tempo rilevanti interessidi rango costituzionale, appare opportuno richiamarequanto concretamente stabilito dalla Suprema Corte,nella sopra citata sentenza n. 9743, del 5 luglio 2002. Inparticolare, i giudici di legittimità, infatti, delimitanoopportunamente i requisiti essenziali dell’indagine chedeve necessariamente effettuare il magistrato di meritonella valutazione della condotta del prestatore sindacali-sta, affermando al riguardo che l'attività sindacale “è

IL GIUDICE NEL VALUTARE LE ESPRESSIONI PROfERITEDA UN LAVORATORE SINDACALISTA IN UN CONTESTO

DI CONfLITTUALITà AZIENDALE DEVE ACCERTARESE LE STESSE NON COSTITUISCANO LA fORMA

DI COMUNICAZIONE RITENUTA PIù EffICACEE ADEGUATA DAL SINDACALISTA IN RELAZIONEALLA PROPRIA POSIZIONE IN UN DETERMINATO

CONTESTO CONfLITTUALE

In punta di Diritto 27notizie

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ontologicamente contrappositiva agliinteressi imprenditoriali e che si svol-ge in un regime di pluralismo sindaca-le concorrenziale”. Ciò implica cheogni esponente sindacale possa pre-scegliere la forma e il tipo di comuni-cazione che “meglio ritenga adatta afar comprendere le posizioni da essoassunte in relazione a determinatevicende aziendali, non diversamenteda quanto avviene nella sfera latadella politica”. Conseguentementesolo quando la “comunicazione "noncorretta" non è sorretta da questafinalizzazione vien meno la stessa esi-stenza di un’attività sindacale confi-gurandosi solo l'aggressione dell'altruisfera giuridica utilizzando, strumen-talmente, i diritti sindacali”. Taliprincipi sono quelli che maggiormentesi attagliano alla presente vicenda,conferendole la giusta connotazionegiuridica rispetto alla cosiddetta tec-nica del bilanciamento dei diritti.

5. Considerazioni conclusive.Tornando al caso in commento, anchealla luce degli indirizzi giurispruden-

ziali sopra richiamati, il punto nodaledella controversia si rinviene proprionella rilevante circostanza che ildipendente è stato licenziato mentreesercitava le sue prerogative di rap-presentante sindacale. Al riguardo, ilgiudice ferrarese, in maniera condivi-sibile, ha riconosciuto a favore dellavoratore sindacalista l’esercizio diuna funzione che prevede, istituzio-nalmente, una contrapposizione con ildatore di lavoro e che, proprio inragione di tale conflittualità costitu-zionalmente garantita, non può esse-re mortificata o compressa con licen-ziamenti pretestuosi. Il Tribunale diFerrara, quindi, ha correttamenteaccertato la condotta antisindacaledella società proprio in ragione dellacircostanza che il comportamentosanzionato non era funzionalmenteconnesso ad un inadempimento con-trattuale legato allo svolgimento del-l’attività lavorativa. Il fatto dovevaritenersi insussistente anche perchéassolutamente sproporzionato rispet-to alla condotta accertata. Per concludere rispetto alla vicenda

oggetto di annotazione, si può affer-mare che il giudice, in ossequio aiprincipi costituzionali e dello Statutodei Lavoratori che garantiscono l’atti-vità sindacale, deve valutare con par-ticolare attenzione e rigore quantoaccade all’interno delle riunioni ovesi esercita la stessa. Ciò al fine di evi-tare che il datore di lavoro, in manie-ra strumentale, possa sanzionare con-dotte che in realtà non risultano esse-re così gravi ma che, invece, sonointrinsecamente funzionali alla politi-ca sindacale. Come infatti è accadutonel caso di specie, ove il fatto conte-stato non assumeva una rilevanzadisciplinare tale da giustificare lamassima sanzione, visto che lo stessonon era finalizzato all’offesa direttadella dignità dei rappresentantiaziendali. Un diverso approccio inter-pretativo, presterebbe il fianco a pre-testuose “espulsioni” di lavoratorisindacalisti ritenuti “scomodi”, con-dotta questa che assume la veste del-l’antisindacalità e deve essere legitti-mamente sanzionata.

L'ATTIVITà SINDACALE è ONTOLOGICAMENTE CONTRAPPOSITIVA AGLI INTERESSI IMPRENDITORIALIE SI DEVE POTER SVOLGERE IN UN REGIME DI PLURALISMO SINDACALE CONCORRENZIALE

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“ABILI OLTRE”: UN PROGETTOPER ABBATTERE LE BARRIERE

CHE CI PROIETTA VERSOUN “MONDO ORIZZONTALE”

a presentazione del progetto“Abili Oltre” e del CalendarioSNFIA 2017, che si è tenutanell’ambito delle iniziativedella “Giornata Internazionaledella Disabilità” il primodicembre scorso presso ilMuseo Nazionale delle Arti e

Tradizioni Popolari della Capitale, orga-nizzata da SNFIA in collaborazione con12 associazioni romane che operano nel-l’ambito del Terzo Settore, è stato ilprimo importante passo di una “rivolu-zione copernicana” che vuole metterel’individuo al centro dell’universo pro-duttivo, sollecitando le aziende maanche le istituzioni ad adottare unmodello di welfare inclusivo, capace divalorizzare la diversità, riconducendolanell’orizzonte di un progetto di crescitacondiviso.L’arte è stata la vera protagonista del-l’evento (straordinaria la partecipazio-ne del pubblico oltre 400 le presenze),impreziosito dal concerto per pianofor-te tenuto dal maestro RiccardoFiorentino del Teatro San Carlo di Napolie dalla voce del soprano EmanuelaGiudice, dai progetti grafici del labora-torio integrato di “Abili Oltre” e dal-l’esibizione conclusiva del “PiccoloCoro”.

Si può essere solo se si può fare

Costituito da dodici Associazioni Onlus econ la direzione artistica del LiceoArtistico Enzo Rossi di Roma, il laborato-rio integrato “Abili Oltre” ha curato la

realizzazione di dodici progetti graficiche raccontano la storia di personediversamente abili che ce l’hanno fatta.“Si può essere solo se si può fare”, que-sta la filosofia di fondo che ha ispiratol’operazione ma è anche il fil rouge chelega le opere grafiche che, oltre a esse-re riprodotte nel calendario SNFIA – que-st’anno dedicato al “lavoro senza bar-riere” – daranno vita a una campagna disensibilizzazione nazionale attraverso larealizzazione di una mostra itinerante eperformance Street Art in diverse cittàitaliane, anche grazie alla collaborazio-ne che sta nascendo con Trenitalia ePoste Italiane. “Il calendario – spiega Marino D’Angelosegretario generale SNFIA – è l’“archè”,il principio, come dicevano i filosofidell’antichità, che per noi ha un altovalore simbolico. L’arte è il codice uni-versale e immediato di dialogo intercul-turale, che connota gli spazi della con-vivenza, facendo sì che le nostre cittàsiano degli ecosistemi della crescita,inclusivi, aperti alla diversità plurale. Ilprogetto “Abili Oltre” che stiamo svi-luppando, in collaborazione con Adapt(Associazione per gli Studi internazio-nali e comparati sul diritto del lavoro esulle relazioni industriali, fondata daMarco Biagi nel 2000) col coordinamen-to del professor Michele Tiraboschi, sivuole innestare in un contesto pronto acogliere i segnali di trasformazioni diuna società in divenire. Il salto da fare– prosegue D’Angelo – è prima di tuttoculturale: nell’universo della globaliz-zazione non va negata a nessuno la pos-

L’IMPRESA DEL TERZOMILLENNIO DOVRà CONIUGARE

IL PARADIGMA DELL’EffICIENZAPRODUTTIVA NECESSARIAMENTEATTRAVERSO UN’ARCHITETTURAGESTIONALE E ORGANIZZATIVA

“fLESSIBILE”,CIOè CAPACE DI ADATTARSI

AL DIVERSO, PER TEMPOE CONDIZIONE, STATUS

PRODUTTIVO DEL SINGOLOLAVORATORE.

Intervista di Massimiliano CannataDottore in filosofia, giornalista e autore televisivo, svolge attività di consulenza nel settore della comunicazione d'impresa

Società 29

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sibilità di correre, altrimenti la tecnologia rischia diallargare il perimetro della disabilità. Oggi siamo tuttipotenzialmente inadatti al lavoro, basta trovarsi di fron-te a un software che non conosciamo per provare una sen-sazione di smarrimento e di impotenza”.Significativa la scelta del luogo: il Museo delle Arti eTradizioni Popolari è l’“habitat” entro cui l’identità sisvela, in un grande caleidoscopio che evidenzia le diversi-tà etno–antropologiche di costumi, linguaggi, usanze, chesono il volto più autentico deitanti popoli e civiltà che hannofatto dell’Italia un grande Paese.

Gli Stati Generali delle Abilità

L’appuntamento dell’Eur è statoil momento di start up di un pro-getto che prevede per il 2017 illancio degli Stati Generali delleAbilità. La grande spinta idealeche ha fatto da motore all’inizia-tiva camminerà su delle gambeconcrete con la finalità di gene-rare una trasformazione reale.Solidarietà, eguaglianza, pariopportunità, sono le parole chia-ve di questa epoca, che moltistudiosi hanno definito della“post-verità”. La difficoltà èuscire dalla retorica per afferma-re una concezione laica del pro-blema dell’abilità che andràaffrontato con una metodicaancora poco sperimentata sulterreno del diritto del lavoro edella negoziazione collettiva. La smart community che verràlanciata nell’ambito di “AbiliOltre” rappresenta la koiné, lapiattaforma di applicazione di unparadigma produttivo, orientatoa favorire l’inserimento dei lavo-ratori svantaggiati ed a valorizza-re la diversità come opportunità.

Il protocollo sociale: “cavallo ditroia” del cambiamento

Cruciale l’aspetto giuslavoristico del progetto, che vedeimpegnati i ricercatori di Adapt, con la finalità di redigereun protocollo sociale da sottoporre ad aziende e sindaca-ti, che “può diventare un cavallo di troia” per affrontareil tema dell’abilità. “Abbiamo in Italia circa 11 milioni didisabili, mentre le proiezioni ci dicono che nel 2020 circaun sesto della potenziale forza lavoro, presenterà handi-

cap di diversa natura. Siamo di fronte a una questioneepocale – riprende il segretario generale SNFIA – che deveessere aggredita capovolgendo luoghi comuni e pregiudiziormai fuori dal tempo. Non esistono, infatti, persone ina-datte al lavoro, semmai lavori non adatti alle personechiamati a svolgerlo. In tal senso la questione non è tantoquella della tutela della disabilità, quanto quella dellapresa di coscienza dell’abilità quale funzione dello statoculturale e di salute di ogni singolo individuo, e come tale

curva e oscillante. L’impresa del terzo millenniodovrà coniugare il paradigma del-l’efficienza produttiva necessa-riamente attraverso un’architet-tura gestionale e organizzativa“flessibile”, cioè capace di adat-tarsi al diverso, per tempo e con-dizione, status produttivo del sin-golo Lavoratore. Una questioneche, quindi, investe la totalitàdel mondo del Lavoro e, perciò,tutti noi e non soltanto i soggetticertificati come svantaggiati. C’è molta strada da fare, siamoinfatti ancora lontani dal sempli-ce misurare i livelli di apportoche ogni singolo individuo è capa-ce di dare a una organizzazioneproduttiva e allo stesso modo nonconosciamo quanto i deficit, nonsolo fisici ma anche cognitivi e dicompetenza, costino alle impre-se, obbligate a reggere i ritmi diuna competizione esasperata. Gli Stati Generali delle Abilitàche lanceremo a febbraio farannoda catalizzatore per diffondereuna consapevolezza laica dellaquestione che, fino a oggi, è sicu-ramente mancata. Per questoavvieremo una survey finalizzataallo studio e alla catalogazionedelle diverse abilità che operanoin azienda ma anche alla costitu-zione di una funzione dedicata aldisability management in grado divalorizzare e misurare, con para-

metri oggettivi, il livello di performance che ciascun atto-re può garantire in rapporto alla specifiche condizionepsico-fisiche”.

Un sindacato “oltre”

È in gioco una rivoluzione destinata a mutare profonda-mente la cultura d’impesa ma anche il ruolo del sindacato

IL PROGETTO SI è RESO NECESSARIOPERCHé IN ITALIA UN DISABILE

SU DUE NON LAVORA. TUTTO qUESTOè INACCETTABILE PERCHé AL DISAGIO SOCIALE

SI AGGIUNGE UN VULNUS NEL NOSTROSISTEMA DEL WELfARE ORMAI INEffICACE

A GARANTIRE PARI ASSISTENZAE DIRITTI AI PIù DEBOLI.

MARINO D’ANGELO

Società30 notizie

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che deve fondarsi sui valori dell’auto-nomia e dell’integrazione, impegnan-dosi a promuovere la qualità profes-sionale e il merito. “Un Sindacatooltre – come recita il filmato ufficialedi SNFIA – basato “sul sapere” e “sulfare” pronto a interpretare le tra-sformazioni che stanno modificandol’universo dell’impresa, attraversatadall’intelligenza collettiva veicolatain tempo reale da reti e sistemi digi-tali sempre più pervasivi”.Per dare effetto concreto alle diverseiniziative saranno istituiti quattrotavoli di lavoro. Oltre al primo, dedi-cato alla costituzione del protocollosociale d’impresa, un secondo team di

esperti si occuperà del sistema dellacertificazione e del riconoscimentopubblico delle diverse abilità che ope-rano in azienda, un terzo gruppo saràimpegnato nella formulazione di cor-rettivi normativi destinati ad avere unimpatto diretto sulla contrattazionecollettiva che dovrà adeguarsi almutato contesto socio economico glo-bale. Un’ultima squadra di professio-nisti sarà chiamata ad approfondiregli aspetti della comunicazione.Definire i messaggi giusti nella babelemultimediale che caratterizza l’infor-mation society non è compito sempli-ce, così come difficile risulta la defi-nizione concreta delle sembianze di

un “mondo orizzontale, dove si cadee ci si può rialzare, dove è possibileaprire le porte e saltare le barriere”,come recita l’emozionante e coinvol-gente inno di Abili Oltre con cui ilPiccolo Coro ha concluso la serata. Trasformare in realtà il sogno messoin musica per l’occasione sarà il com-pito precipuo in cui le classi dirigentidovranno attestarsi, perché questaseconda “fase” della globalizzazionepossa diventare il tempo di attraentiopportunità andando veramente“oltre” le tante oscure incognite checontinuano ad addensarsi sul futurodelle giovani generazioni.

ALCUNI MOMENTIDELL’EVENTO

Società 31notizie

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Premessa del Prof. Federico Masini

resentiamo una storia antica, che risale solo apoco più di cent’anni fa ma che in realtà sem-bra così lontana da perdersi nel tempo. È lastoria di un uomo e di un viaggio in un mondolontano, allora come oggi. È la storia di unuomo che mosso puramente da interesse cultu-rale e curiosità intellettuale riesce a trovare imezzi in una sonnolenta Italia dei primi del

Novecento per viaggiare via nave fino in Cina. GiovanniVacca, poi professore di lingua cinese alla Sapienza, rie-sce a imbarcarsi per la Cina al principio del 1907 e dopomesi di viaggio sbarca a Shanghai da dove raggiungePechino e viaggia in lungo e in largo per la Cina, stabilen-dosi per alcuni mesi nella provincia del Sichuan. La Cinache visita Vacca è governata dalla dinastia mancese deiQing, che cadrà nel 1911. Si tratta di un viaggio quasi più intellettuale che fisico.Pur attraversando zone impervie, usando ogni mezzo dilocomozione, treni, navi, muli e perfino raggiungendoalcune località a piedi, la descrizione delle sue peregrina-zioni sembra una storia di un ricercatore instancabiledesideroso di conoscere un mondo lontano, del qualenulla o quasi era noto al grande pubblico italiano.Scienziato, matematico, studioso di logica, Vacca è forseil primo in Europa a intuire che la scienza cinese, sebbe-ne apparentemente arretrata, in realtà ha grandementecontribuito nel corso dei millenni allo sviluppo del pensie-ro scientifico mondiale come, poi, alcuni decenni dopo èstato ampiamente dimostrato dall’embriologo ingleseJoseph Needham, autore di una monumentale opera sullastoria della scienza cinese.Questo volume, oltre alla biografia di Vacca e al diario delsuo avventuroso viaggio in Cina, raccoglie anche un riccoflorilegio di testi e conferenze scritte da Vacca dopo il suorientro in Italia quando, grazie alle conoscenze acquisite,diventerà il secondo professore di lingua cinese allaSapienza; insegnamento che resse, quasi incessantemen-te, dal 1911 al 1947 contribuendo enormemente allanascita a Roma di una moderna sinologia e alla diffusionedella conoscenza della Cina. Questi testi, sebbene in modo assai compendioso, presen-tano tutti i principali aspetti della cultura, della storia,della letteratura e della filosofia cinese oltre ad alcunenote sulla storia delle antiche relazioni fra la Cina el’Italia. Testi forse superati ma che conservano ancora lafreschezza di una mente aperta che apprezzava l’ateismoe il pragmatismo della cultura cinese.La storia di Vacca mi è, infine, personalmente cara perché

VIAGGIO IN CINA 1907/08DIARIO DIGIOVANNI VACCA

Spigolature32

in qualche modo mi ha spintonello studio della lingua cinesequando suo figlio Roberto Vaccam’invogliava, ancora adole-scente, a seguire le orme delpadre Giovanni. A Roberto,quindi, che oltre quarant’annifa mi mostrava per la primavolta dei libri in cinese e aTiziana Lioi che, giovane e pro-mettente studiosa, ha dedicato grande cura nella raccol-ta e nella presentazione dei materiali di questo volume,vanno i miei più sentiti ringraziamenti, nella convinzione,che, come recitava Confucio, solo ricordando il passato èpossibile dedicarsi allo studio del presente.

Nota di Roberto Vacca“Studiare e mettere in pratica quello che hai studiato nonè un piacere?”: i Dialoghi di Confucio cominciano con que-ste parole. Quando mio padre li lesse per la prima volta,dovette sentire di essere arrivato a casa sua. Aveva menodi trent’anni e insegnava calcolo infinitesimale e logicamatematica, studiava teoria dei numeri e crittografia.Aveva cominciato a studiare il cinese perché lo incuriosi-vano la struttura e l’uso degli ideogrammi: in generaleaveva la passione di imparare cose nuove. Era convintoche tutto interessa: la natura e i suoi meccanismi, lescienze, le tecnologie, le lingue e i simboli, le invenzioni,la storia del mondo, del pensiero, dei mestieri. E la tradi-zione culturale cinese classica era tutta permeata daldesiderio di imparare.Nei due anni che passò in Cina all’inizio del secolo scorso,imparò molte cose. Non le raccontò abbastanza perchéera troppo impegnato ad acquisire altra conoscenza.Quando ero ragazzo mi raccontava brevemente alcuneconclusioni a cui era arrivato, mi disse: “I cinesi sono 400milioni – saranno 800 quando tu sarai grande” La popola-zione cinese raggiunse quel traguardo nel 1970 quandoavevo 33 anni. Nel 1934 pubblicò “Ideali della Cinamoderna” in cui preconizzava grandi successi della liberaricerca scientifica. Nel 1946 in “Perché non si è sviluppa-ta la scienza in Cina” attribuiva il ritardo notevole dellascienza cinese all’isolamento dall’Europa. L’aperturainternazionale verificatasi dalla metà del secolo scorso,sia pure con alterne vicende, è stata in effetti la premes-sa dello sviluppo meraviglioso della Cina di oggi.Prevedeva che la conoscenza del cinese si sarebbe diffusanel Mondo e che i cinesi avrebbero raggiunto i più altilivelli in scienza e tecnica. Così concludeva il suo lavorodel 1946: “La verità non muore finché vive nelle mentiumane. Le verità si propagano e sopravvivono agli impe-ri; non dipendono dagli interessi mutevoli e transitori maconsolano chi le possiede e si accrescono quando si diffon-dono nel Mondo”.

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