Notiziario_marzo_2009

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Notiziario marzo 2009

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Direttore ResponsabileFelice Bongiorno

Registrazione:Tribunale di CataniaN. 15 dell’11-04-2008

RedazioneGiuseppe FalzoneGaetano Urso

CollaboratoriVittorio CastiglioneAntonio Villari

Direzione e redazioneVia Del Bosco, 7195125 CataniaTel. 095 336369Fax 095 339720E-mail: [email protected] web: www.sdbsicilia.org

Stampa digitaleScuola Grafica SalesianaCatania-Barriera

SS oo mm mm aa rr ii oo

Messaggio del Rettor Maggiore pag. 1

Lettera dell’Ispettore » 3

Formazione » 6

Comunicazione sociale » 20

MGS » 24

Pastorale Giovanile » 25

Frammenti di memoria... » 26

Dalle case salesiane... » 35

Guardando altrove... » 50

Brevemente... » 54

Da ricordare » 55

In copertinaIl Papa dai Salesiani di Luanda, Angola.(Blog: http://angolalixeira.spaces.live.com)

EditorialeIl mondo salesiano è in festa per i 150 anni della nascita del-

la Congregazione di Don Bosco.«Un anno di grazia, nel quale ricordare da dove veniamo,

chi siamo e dove siamo diretti», così il Rettor Maggiore ha defi-nito il 2009, con una lettera inviata a tutti i salesiani del mondo.Pensando alle origini, il carisma salesiano si anima, cresce e simodella su una serie di attività che prendono forma e tendonoal futuro.

Anche il Papa, invita i salesiani a rendere attuale e fecondoil carisma di Don Bosco e a consacrarsi senza riserve a Dio e aigiovani (esortazione di Benedetto XVI ai salesiani nel messag-gio al Rettore Maggiore, in occasione del 26° Capitolo Genera-le). Nel documento si accenna alle grandi sfide dell’educazionee dell’evangelizzazione, che sin dalla nascita caratterizzano l’at-tività apostolica dei Salesiani.

Il Papa invita i figli di Don Bosco a ritrovare «una profondaspiritualità, l’intraprendenza creativa, il dinamismo apostolico, lalaboriosità instancabile, l’audacia pastorale», tratti distintivi diDon Bosco e a «trovare vie inedite per far conoscere, specialmen-te ai giovani, la figura di Gesù, affinché ne percepiscano il peren-ne fascino e ad essere segni credibili dell’amore di Dio ai giovani».

Chiesa e Congregazione salesiana, da sempre, sono un bino-mio inscindibile , mai venuto meno nel tempo il sensus ecclesaeche si può identificare con tre ideali: amore all’eucarestia, devo-zione alla Madonna e fedeltà al Papa. «Dalla simbiosi tra Con-gregazione e Chiesa – riferisce il Card. Bertone (Vita Pastoralen. 2 - 2009) – sono scaturite le innumerevoli iniziative ed opereapostoliche sparse in tutto il globo che testimoniano l’immutatocarisma del Santo fondatore. I Salesiani sono sparsi in tutti gliangoli della terra, in oratori, centri giovanili, collegi, scuoleumanistiche e professionali, parrocchie, case famiglia, campiprofughi, ospedali, luoghi di emergenza per catastrofi naziona-li, missioni, spesso a rischio della vita per le difficili condizioniigienico-sanitarie, economiche, per continue rapine e fonda-mentalismi vari. Ma li trovo anche qui ogni giorno, nella SantaSede, operanti “nella casa del Papa” come prefetti, segretari,consulenti, membri delle Congregazioni vaticane, dei Pontificiconsigli, dei vari organismi, ivi comprese la Tipografia vaticanae le Catacombe di San Callisto».

Abbiamo avuto la gioia di accogliere il Papa presso la Par-rocchia salesiana di San Paolo di Luanda condividendo piena-mente le parole di ringraziamento proferite dal Santo Padre du-rante l’omelia: «Mi sia permessa infine una parola particolare disaluto ai Salesiani e ai fedeli di questa parrocchia di San Paoloche ci accolgono nella loro chiesa, senza esitare per questo a ce-derci il posto che abitualmente spetta ad essi nell’assemblea li-turgica. Ho saputo che si trovano radunati nel campo adiacen-te e spero, al termine di quest’Eucaristia, di poterli vedere e be-nedire, ma fin d’ora dico loro: Grazie tante! Dio susciti in mez-zo a voi e per mezzo vostro tanti apostoli nella scia del vostroPatrono».

Le parole del Papa sono sicuramente da sprone a continua-re gli insegnamenti di Don Bosco che sono stati e continuano adessere fondamentali per acquisire nuovi traguardi nel campoeducazionale dei giovani, gli uomini di domani.

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Carissimi Confratelli,vi rivolgo innanzituttoun cordiale saluto. Conquesta lettera desiderodarvi qualche informa-zione circa la concretiz-zazione del cosiddetto“Progetto Europa”,che il Papa BenedettoXVI nei suoi due inter-venti al CG26 ed il Ca-

pitolo stesso ci indicano come una delle nuovefrontiere, al fine di “rilanciare il carisma salesia-no” in questo continente (CG26 ,108).

Il Capitolo Generale XXVI in particolarechiede che «il Rettor Maggiore con il Consigliodefinisca la natura e gli obiettivi dell’interventodella Congregazione per una rinnovata presenzasalesiana in Europa» (CG26, 111). Già nel di-scorso di chiusura del CG26 io stesso avevo of-ferto alcuni iniziali elementi di comprensione edi orientamento al riguardo; successivamente so-no stati compiuti altri passi.

Nell’agosto scorso ho sottoposto agli Ispet-tori di Europa con i loro Consigli una Inchiestasul Progetto Europa. Ho chiesto loro di esprime-re cosa pensavano di tale Progetto, di rifletteresu ciò che ritenevano importante per ravvivare latestimonianza e la missione salesiana nel conti-nente, di inviarmi le loro proposte circa le prio-rità, le forme di collaborazione, le modalità dicoordinamento del Progetto. Le risposte a taliquesiti sono risultate interessanti e ricche; essesono state proposte in uno “Strumento di lavo-ro” da me preparato, che contiene nella primaparte la sintesi di queste risposte e nella secondaparte gli elementi fondamentali per la realizza-zione del Progetto.

Nei giorni 27-30 novembre si è poi svolto al-la Casa generalizia l’Incontro degli Ispettori diEuropa. All’inizio di tale incontro ho presentato

Messaggio del Rettor Maggiore

lo Strumento di lavoro. A partire da questo do-cumento gli Ispettori ed i Consiglieri generalihanno lavorato prima in gruppi e poi per Regio-ni sulle tre aree su cui si è concentrata l’attenzio-ne del Progetto: rivitalizzazione endogena dellepresenze salesiane, ricollocazione e ridimensiona-mento, Europa terra di missione. Al termine le ri-flessioni e le proposte emerse sono state conse-gnate al Rettor Maggiore e al Consiglio generaleper l’elaborazione del Progetto. In tale occasionesi è pure stabilito che gli incontri degli Ispettoridi Europa si svolgeranno con scadenza biennalee si terranno nel novembre del 2010 e del 2012.

Nei giorni scorsi ho costituito la Commissio-ne per il Progetto Europa. Essa è formata dalConsigliere per la formazione don Francesco Ce-reda, che la coordina; dai tre Consiglieri per lamissione salesiana: don Fabio Attard, don Va-clav Klement, don Filiberto Gonzalez; dai treConsiglieri regionali di Europa: don PierfaustoFrisoli, don José Miguel Nuñez, don Stefano Tu-ranski; da tre Ispettori europei: don Juan BoscoSancho per la Regione Europa Ovest, don Stefa-no Martoglio per la Regione Italia e MedioOriente, don Marek Chrzan per la Regione Eu-ropa Nord. Tale Commissione ha il compito diindividuare gli obiettivi e le strategie del Proget-to Europa, definirli in termini di risultati attesicontrollabili per ciascuna delle tre aree, stimola-re e monitorare la realizzazione del Progetto.Ogni sei mesi essa si radunerà presso una Ispet-toria di ciascuna delle tre Regioni di Europa e ri-ferirà poi al Rettor Maggiore ed al Consiglio Ge-nerale.

In questa sessione invernale del ConsiglioGenerale infine abbiamo concluso l’Elaborazio-ne del Progetto Europa. Esso sarà certamente unaiuto per la mentalizzazione di tutta la Congre-gazione e favorirà l’azione convergente del Ret-tor Maggiore e del Consiglio, delle Ispettorie edelle Regioni di Europa, della Congregazione.

Primi passi per la realizzazione del Progetto EuropaRoma, 31 gennaio 2009

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Elaborato il progetto, si tratta ora di attuarlo; ilcammino è tracciato e sarà più facile percorrerlo.

Oggi iniziamo “l’anno di grazia” nel 150° an-niversario di fondazione della nostra Congrega-zione. Il Progetto Europa è il primo seme delCG26, che inizia ad attecchire proprio là dove laCongregazione ha avuto origine e là da dove ilcarisma di Don Bosco si è diffuso in tutto il mon-do. Con tale Progetto non vengono meno lepriorità missionarie segnalate nel sessennio scor-so; esse permangono, pur domandandoci unosguardo più specifico e più coordinato sull’Eu-ropa.

Il Papa Benedetto XVI, nella lettera che miha inviato all’inizio del CG26, così scriveva: «Inun momento in cui in Europa le vocazioni dimi-nuiscono e le sfide dell’evangelizzazione cresco-no, la Congregazione salesiana deve essere atten-ta a rafforzare la proposta cristiana, la presenzadella Chiesa e il carisma di Don Bosco in questocontinente. Come l’Europa è stata generosa conl’invio di numerosi missionari in tutto il mondo,così ora tutta la Congregazione, facendo appellospecialmente alle Regioni ricche di vocazioni, siadisponibile nei suoi confronti» (CG26 p. 92).

È questo perciò il tempo della generositàmissionaria; faccio quindi appello a tutti voi, ca-ri confratelli, anche a quelli che si trovano in for-mazione iniziale, perché rispondiate con slancioed entusiasmo ai bisogni dell’evangelizzazione,sull’esempio del grande apostolo e missionarioSan Paolo, di cui quest’anno ricordiamo con tut-ta la Chiesa il bimillenario della nascita.

Affidiamo a Maria Ausiliatrice e a Don Bo-sco questi nostri propositi; Essi intercedano pernoi.

Vi saluto cordialmente nel Signore

FFaammiigglliiaa SSaalleessiiaannaa:: uunn vvaassttoommoovviimmeennttoo ddii ppeerrssoonnee ppeerr llaa

ssaallvveezzzzaa ddeeii ggiioovvaannii

Fare della Famiglia Salesiana un vastomovimento di persone per la salvezza deigiovani, è il cuore della Strenna che il Ret-tor Maggiore, Don Pascual Chávez, affidaper il 2009 ai diversi gruppi, religiosi e lai-ci, che si ispirano al carisma di Don Bosco.

Nel primo pomeriggio del 31 dicembre2008 Don Chávez ha presentato ufficial-mente la Strenna presso la Casa Generaliziadelle Figlie di Maria Ausiliatrice. L’incon-tro, cordiale e semplice, si è svolto in un cli-ma di familiarità. Dopo alcune parole di in-troduzione Don Chávez ha affidato la pre-sentazione del tema della Strenna alle im-magini del video-commento che accompa-

gna da diversi anni l’annuale messaggio aigruppi della Famiglia Salesiana. Le Strenneche il Rettor Maggiore ha consegnato allaFamiglia Salesiana negli ultimi tre anni so-no state un invito ad un’operatività coordi-nata e mirata per una cura attenta della fa-miglia, una promozione della vita e un rin-novato impegno per l’educazione; quella diquest’anno pone al centro dell’attenzionel’identità e la missione dei gruppi – religio-si e laici – nati dal cuore, dalla mente e dal-l’esperienza pastorale di Don Bosco che inascolto dello Spirito seppe rispondere aibisogni dei ragazzi, della Chiesa e dellasocietà.

Da: ANS, Roma 31dicembre 2008.

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Cari confratelli ed amici, con vero piacere spiritualedo il mio apporto a questonuovo numero di “Insie-me”, proponendovi una let-tura sintetica del primo nu-cleo della riflessione delGC26. Si tratta dello sfondospirituale e carismatico sen-

za del quale gli altri nuclei perderebbero il loropieno significato e soprattutto la loro caratteri-stica valenza salesiana. Con il cuore e la passionedi don Bosco siamo evangelizzatori, convochia-mo i giovani ad un impegno per il Regno, diamouna testimonianza di vera povertà evangelica esiamo attenti a ricollocarci sulle nuove frontieredella missione. Nei prossimi sei anni terremo co-stantemente e concretamente presente questaesigenza preliminare di confrontarci con l’espe-rienza fontale di don Bosco.

Lo strumento di lavoro del CG26 presentavacome titolo del primo nucleo l’espressione “Ri-torno a don Bosco”. Vari interventi in aula du-rante il dibattito e l’approfondimento hanno sot-tolineato che l’espressione “ritorno” poteva an-che far intendere una concentrazione sul passatoe ridurre l’attenzione al presente e al futuro. Si èpertanto preferita l’espressione “ripartire” checomunica congiuntamente il movimento dinami-co e la sua forza propulsiva. I due elementi van-no tenuti entrambi in seria considerazione perpartire con il piede giusto ed evitare letture edinterpretazioni forzate o tendenziose.

La lettura attenta, oggettiva, ma anche teolo-gica del momento presente con i suoi problemi ele sue sfide non genera di per sé un progetto sa-lesianamente autentico (sia dal punto di vistadell’identità che della missione). È indispensabi-le la ricerca delle radici, dell’impulso iniziale,della fonte del dono (carisma) per non correre ilrischio di considerare il presente negativo e im-

Lettera dell’Ispettore

praticabile o di progettare in modo velleitario esuperficiale il futuro.

In tale contesto “integrato” vanno situate legrandi linee di riflessione e di azione raggruppa-te attorno alle espressioni “ritorno a Don Bosco”“ritorno ai giovani”.

Il CG26 non ci propone di commemorare ungrande fondatore e le glorie educative di un pas-sato glorioso. Ci vengono forniti gli elementi persuperare le nostalgie, i ripiegamenti, le rinunce abattersi, ma anche le superficialità, l’adeguarsiindiscriminato, la debolezza e fragilità del pensa-re e del proporre.

Il nucleo 1 (così come tutti gli altri nuclei) civiene consegnato non come un documento daapprendere o da commentare, ma come uno sti-molo forte e intelligente a fare il giro di boa, adare il colpo d’ala nella nostra missione di Sale-siani. Uno stimolo che richiede naturalmente diessere circostanziato, inserito in un concretocontesto umano, sociale. Per noi significa legger-lo con uno sguardo profondo e sapienziale allaSicilia di oggi, ai Salesiani che vi lavorano, ai gio-vani, alle sfide e ai problemi che ne caratterizza-no la società e la cultura. E ciò evidentemente incontinuità con quanto si è già fatto in questi an-ni, facendo leva sui dati acquisiti, sui risultati ot-tenuti, sui semi gettati che stanno dando frutto.Ma anche con quella libertà e apertura di spiritoche consente di chiamare i problemi con il loronome, di affrontarli con coraggio e prudenza, dinon cercare alibi per congelare situazioni chepossono deteriorarsi a detrimento di tutti. È unimpegno che ha bisogno dell’apporto di tutti,ciascuno con le sue capacità, esperienze e nellasua attuale condizione fisica ed esistenziale.L’appello viene rivolto alla grande comunità sa-lesiana di Sicilia a lavorare con forte senso di co-munione a continuare e rinnovare la missione sa-lesiana.

Ripartire da Don Bosco

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Mi permetto di segnalarvi alcuni punti fortiche traggo dalla lettura del nucleo 1, mantenen-do la triplice titolatura di “chiamata di Dio, si-tuazione e linee di azione”.

LLAA CCHHIIAAMMAATTAA DDII DDIIOO

Si possono individuare tre idee portanti:–– DDoonn BBoossccoo: la sua ricchezza umana, la sua

visione della missione giovanile, la sua personalesantità;

–– IIll CCaarriissmmaa ssaalleessiiaannoo: inteso come consa-crazione a Dio per la missione giovanile;

–– LLaa ssaannttiittàà di ogni salesiano sulla scia didon Bosco, realizzata nella missione giovanile.

Dio ci chiama a ritornare a don Bosco comeguida per seguire Gesù, imitando il nostro Padrenella sua passione per Dio e per i giovani. Ci sen-tiamo chiamati ad amarlo, studiarlo, imitarlo, in-vocarlo e farlo conoscere. Ciò implica anche unapprofondimento delle molteplici espressionidella trasmissione del carisma, attraverso l’espe-rienza di luminose figure di salesiani e di santi.

Ritornare ai giovani implica per noi un ap-pello pressante ad essere “nel cortile”, a starecon i giovani, dando una testimonianza comuni-taria di disponibilità ad affrontare con audacia lesfide giovanili di oggi, offrendo risposte concrete.

Avvertiamo l’urgenza di far risplendere il no-

stro carisma, attraverso una testimonianza visibi-le e credibile della nostra vocazione nella Chiesa,nella Congregazione e nella Famiglia Salesiana.Tale testimonianza si concretizza nel nostro do-no totale e gioioso ai giovani.

LLEETTTTUURRAA DDEELLLLAA SSIITTUUAAZZIIOONNEE

Nella lettura della situazione si evidenzianodue grandi ambiti :

–– LLaa ccoonnoosscceennzzaa ““vviittaallee ee ssaappiieennzziiaallee”” ddiiddoonn BBoossccoo;

–– QQuuaattttrroo ccrriitteerrii ddii lleettttuurraa :: llaa ppaassssiioonnee ggiioo--vvaanniillee,, llaa pprreesseennzzaa iinn mmeezzzzoo aaii ggiioovvaannii,, llaa vviittaassppiirriittuuaallee ee llaa tteessttiimmoonniiaannzzaa.

Sintetizzando si possono inoltre individuareluci ed ombre nell’esperienza dei singoli e dellecomunità.

LLuuccii–– Il desiderio di molti confratelli, giovani e

laici, di conoscere meglio ed imitare Don Bosco.–– Le nuove pubblicazioni di studi salesiani

che approfondiscono la ricchezza spirituale e pe-dagogica di don Bosco.

–– Attestazioni di stima e riconoscenza per illavoro che viene svolto in contesti difficili e conragazzi a rischio.

–– Confratelli e comunità dediti al servizioeducativo e pastorale ed in particolare la passio-ne contagiante di alcuni confratelli.

–– Molti confratelli impegnati nel rinnova-mento della vita spirituale attraverso il progettopersonale e comunitario.

–– La serenità e la testimonianza di molti con-fratelli anziani ed ammalati.

OOmmbbrree–– Una conoscenza di don Bosco puramente

affettiva o nostalgica che accentua l’esigenza dimettere maggiormente in luce l’esperienza misti-ca di don Bosco.

–– Un modello gestionale che ostacola talvol-ta una presenza diretta dei confratelli in mezzo aigiovani.

–– Per non pochi confratelli il mondo dei gio-vani è difficile e lontano.

–– Diffuse difficoltà a capire i linguaggi deigiovani e ciò causa una distanza fisica ed affettiva.

–– Modelli problematici di vita comunitaria

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ispirati all’individualismo, alle comodità, all’im-borghesimento, al rifiuto di segni visibili di vitaconsacrata.

–– Attivismo, efficientismo, mancanza delprogetto comunitario, individualismo sono osta-coli alla preghiera, rendono fragile la vita interio-re e creano freddezza nei rapporti tra confratel-li, riducendo l’attenzione al singolo confratello.

LLIINNEEEE DDII AAZZIIOONNEE

Vorrei evidenziare in primo luogo a questoriguardo i processi da mettere in atto per uncambio di approccio e di mentalità:

–– ssttuuddiioo sseerriioo ed esperienziale di don Bosco;una azione ppaassttoorraallee cchhee ssii iinncceennttrraa ssuullll’’iinn--

ccoonnttrroo ccoonn ii ggiioovvaannii;–– llaa nnoovviittàà ssppiirriittuuaallee ddeell qquuoottiiddiiaannoo.

Le linee di azione proposte dal CG26 sono leseguenti:

LLiinneeaa ddii aazziioonnee 11:: IImmppeeggnnaarrssii aadd aammaarree,, ssttuu--ddiiaarree,, iimmiittaarree,, iinnvvooccaarree ee ffaarr ccoonnoosscceerree ddoonn BBoo--ssccoo,, ppeerr rriippaarrttiirree ddaa lluuii

LLiinneeaa ddii aazziioonnee 22:: RRiittoorrnnaarree aaii ggiioovvaannii,, ssppee--cciiaallmmeennttee aaii ppiiùù ppoovveerrii,, ccooll ccuuoorree ddii ddoonn BBoossccoo

LLiinneeaa ddii aazziioonnee 33:: RRiissccoopprriirree iill ssiiggnniiffiiccaattooddeell DDaa mmiihhii aanniimmaass ccooeetteerraa ttoollllee ccoommee pprrooggrraamm--mmaa ddii vviittaa ssppiirriittuuaallee ee ppaassttoorraallee

Si tratta davvero di una riflessione vitale estimolante. La propongo come grande obiettivoper gli anni 2009-2014 per i confratelli e tutta laFamiglia Salesiana. Capire e amare don Boscosempre più a fondo ed autenticamente ci aiuteràad immergerci nel tempo in cui viviamo con lesue sfide, i suoi problemi, le sue gioie e le suesperanze.

DDoonn GGiiaannnnii MMaazzzzaallii

IInnaauugguurraattaa aa SS.. AAggaattaa LLii BBaattttiiaattiillaa VViiaa DDoonn BBoossccoo

Via Don Bosco, questo il nome sceltoper intitolare una nuova via del Comune diSant’Agata Li Battiati. Opera che dà mag-giore respiro urbanistico ad un quartiereposto nella periferia di Battiati, nei pressidella piazza dei due obelischi (Largo Barrie-ra) e collegato adesso, con la nuova Via DonBosco, alla Via Barriera del Bosco. Alla ceri-monia di inaugurazione hanno presenziato,oltre al Sindaco Carmelo Galati, l’Assessoreai lavori pubblici Salvo Rosano, l’Assessorealla viabilità Michelangelo Sangiorgio ed ilPresidente del Consiglio Comunale SalvoMavilla, anche importanti rappresentantidei Salesiani che con la loro presenza hannovoluto esprimere compiacimento per la scel-ta fatta dall’Amministrazione di Battiati neltitolare una strada al padre fondatore deiSalesiani. Erano presenti Don GiovanniMazzali ispettore per la Sicilia, Don PaoloButtiglieri coordinatore nazionale delle co-municazioni dei Salesiani e Don Paolo Cal-tabiano direttore dell’istituto scolastico sale-siano. “Sono contento della scelta di intesta-re questa via – ha dichiarato il Sindaco Ga-lati – a una figura di spicco del mondo delSociale in una zona ad alta intensità abitati-va, non dimentichiamo che Don Bosco èstato un grande educatore e comunicatore”.

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insieme6 insieme formazione

150° Anniversario della Congregazione Salesiana

Con la festa di San Giovanni Bosco (31 gen-naio) si è aperto per noi salesiani un anno deltutto particolare: si celebra infatti, in questo2009, il 150° anniversario della fondazione dellanostra Congregazione da parte di Don Bosco.

La sera del 18 dicembre 1859 all’Oratorio diSan Francesco di Sales, in località Valdocco, aTorino, nella camera di Don Bosco si radunanoalcuni dei suoi primi collaboratori allo scopo di«promuovere e conservare lo spirito di vera caritàche richiedesi nell’opera degli Oratori per la gio-ventù abbandonata e pericolante».

Così scrive Don Alasonatti nel verbale diquell’incontro. A continuazione si legge nellostesso verbale: «Piacque pertanto ai Congregati dierigersi in Società o Congregazione che, avendo dimira il vicendevole aiuto per la santificazione pro-pria, si proponessero di promuovere la gloria diDio e la salute delle anime, specialmente delle piùbisognose di istruzione e di educazione».

Con una lettera indirizzata a tutti i Salesianidel mondo il Rettor Maggiore ha definito il 2009un «anno di grazia, nel quale ricordare da dove ve-niamo, chi siamo e dove siamo diretti».

I momenti salienti di questo cammino saran-no, oltre alla festa di Don Bosco, la festa dell’Au-siliatrice, spostata al 25 maggio perché in conco-mitanza con l’Ascensione, il 24 giugno, giornoonomastico di Don Bosco, il 16 agosto, giornodella sua nascita. Particolare rilievo sarà dato al

18 dicembre poiché proprio in quel giorno tuttii salesiani del mondo saranno invitati a rinnova-re personalmente e comunitariamente la loroconsacrazione a Dio. Un evento rilevante sarà ilpellegrinaggio dell’urna contenente una reliquiadi Don Bosco che percorrerà le diverse nazioniin cui sono presenti i Salesiani. Il lungo itinera-rio avrà inizio nel mese di luglio in Cile e si con-cluderà nel 2015, anno in cui si celebra il bicen-tenario della nascita di Don Bosco.

La nostra congregazione si presenta ancoraoggi viva e piena di energie. Con i suoi 16.234membri (dati 2008), diffusi nei 5 continenti, riu-niti in comunità religiose raggruppate in 92 pro-vincie (ispettorie), svolge la sua missione pasto-rale con 7.610 opere.

In questo 150° anniversario dovremmo farenostri quelli che sono i suggerimenti di Don Bo-sco ai suoi figli. Lungo l’intero anno, infatti, do-vremmo riflettere proprio sull’eredità spiritualeche ci è stata lasciata. Ma da dove partire? Laspiritualità salesiana potrebbe essere un argo-mento così vasto, ricco e profondo da riusciredifficilmente a trovare un semplice ed esaurienteschema su cui lavorare.

Don Pascual Chàvez Villanueva, Rettor Maggioredei Salesiani, nono successore di Don Bosco.

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insieme 7formazione insieme

do) ha definito “Anno Santo Salesiano”, duran-te il quale tutta la Famiglia è chiamata a «rivive-re con luminosità ed a comunicare con entusia-smo le esperienze di vita, le modalità di azione, itratti di spirito che hanno condotto Don Boscoalla santità» (Strenna 2009).

La storia di don Bosco e della sua Congrega-zione che quest’anno celebra il 150° anniversariodella sua fondazione, inizia con un sogno: il “so-gno dei 9 anni”. Il piccolo Giovannino Bosco sitrova in un grande cortile, dei ragazzi giocano,«alcuni ridevano, non pochi bestemmiavano»,racconterà lui stesso. Un uomo e una donna daivolti luminosi lo guidano: sono Gesù e Maria.«Ecco il tuo campo, ecco dove dovrai lavorare»:la Madonna lo chiama a prendersi cura dei suoifigli più piccoli. Ecco la vocazione di GiovanniBosco: i giovani e la salvezza delle loro anime.«A suo tempo tutto comprenderai» gli dice Ma-ria nel sogno. Giovannino, ancora bambino, sagià che la sua strada sarà il sacerdozio.

Il 5 giugno 1841 Giovanni Bosco riceve l’or-dinazione sacerdotale: lascia definitivamente iBecchi (la cascina a Castelnuovo d’Asti dov’ècresciuto con la mamma Margherita e i due fra-telli) e si stabilisce a Torino. La vista di tanti gio-vani soli, senza futuro e senza amore lo spinge aprendere una decisione forte: dedicherà la suavita interamente a loro.

Tutto quello che verrà dopo è frutto di quelsogno e di tanti altri che costellarono la vita didon Bosco: sognò il primo oratorio a Valdocco, iprimi salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, iSalesiani Cooperatori (ramo laico della FamigliaSalesiana), gli Ex-allievi e tanti altri gruppi diconsacrati e laici nel mondo, le missioni, “un va-sto movimento di persone per la salvezza dei gio-vani”, soprattutto i più bisognosi.

LLuucciiaa MMuurraabbiittoo

Da: Prospettive, Catania 1 febbraio 2009.

18 dicembre 1859: unadata che a tanti non ricorde-rà nulla, ma che è l’inizio di150 anni di storia salesiana.Don Bosco convoca in quelgiorno, nelle sue camerette aValdocco (primo oratorio sa-lesiano creato a Torino), ungruppo di ragazzi tra i piùmeritevoli e con i quali ha il

desiderio di condividere la sua missione aposto-lica di salvezza dei giovani: saranno i primi sale-siani della Società di San Francesco di Sales chequalche anno dopo, riconosciuta ufficialmentedalla Santa Sede, diventerà la Congregazione Sa-lesiana.

Giovanni Bosco amava chiamare gli oratori ei centri professionali da lui creati, non istituti macase, così come i giovani e i volontari che con de-dizione lo seguivano erano la sua famiglia, la Fa-miglia Salesiana. I giovani che ancora oggi fre-quentano le 3500 case salesiane nel mondo, vivo-no e sentono ancora forte il carisma di San Gio-vanni Bosco, se ne sentono figli e lo chiamanopadre e maestro, anzi, papà don Bosco.

Il 31 gennaio la Chiesa tutta fa memoria del“Santo dei giovani” e la Famiglia Salesiana ricor-da il suo fondatore. Con la festa di San Giovan-ni Bosco inizia un anno che don Pascual Chavez(attuale Rettor Maggiore dei Salesiani nel mon-

150 anni di storia salesiana

Il 18 dicembre 1859 nascono i Salesiani

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Un seminario di studio per celebrarei 150 anni dei Salesiani

Roma-UPS, 21 febbraio 2009

Aderendo alle diverse iniziative per celebra-re il 150° anniversario di fondazione della Con-gregazione Salesiana, l’Università Pontificia Sa-lesiana ha organizzato un Seminario Interdisci-plinare di Studio che si è svolto lo scorso 21 feb-braio 2009.

Il seminario, organizzato dal Centro StudiDon Bosco con il patrocinio della Fondazioneper la Pontificia Università Salesiana e il coordi-namento del prof. Aldo Giraudo, ha inteso “fareil punto su alcuni problemi relativi al momentofondativo e agli anni che vanno fino al consegui-mento della piena indipendenza giuridica”, maanche “evidenziare l’idea di Congregazione cheDon Bosco andò progressivamente maturando”individuando “alcuni temi relativi all’identità re-ligiosa salesiana, alla vita spirituale e ai riverberieducativo-pastorali”.

Il Seminario, svoltosi presso l’aula II del-l’UPS, ha visto la partecipazione di numerosepersone, tra cui Madre Yvonne Reungoat, Supe-riora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice,insieme ad alcune Consigliere. Presenti anche iConsiglieri per la Pastorale Giovanile, don FabioAttard, e per la Comunicazione Sociale, don Fi-liberto González.

La Famiglia Salesiana si è resa presente attra-verso diversi Salesiani Cooperatori, Volontariedi Don Bosco e Figlie dei Sacri Cuori di Gesù edi Maria.

La prima sessione della giornata è stata pre-sieduta dal prof. Morand Wirth, che ha presen-tato l’intero programma e introdotto i relatoridel mattino. Il Rettor Magnifico, prof. Mario To-so, ha aperto i lavori con il suo intervento di sa-luto, nel quale ha sottolineato l’impegno perogni Salesiano “a far rivivere in noi Don Bosconell’Europa di oggi, con tutte le problematichedella scristianizzazione, della multireligiosità,della multiculturalità, del nihilismo”, riflettendo“seriamente, con adeguati studi, sul cambio an-tropologico che si è innescato in contesto di glo-balizzazione e di mediatizzazione delle relazioniinterpersonali e collettive”.

Le due riflessioni che sono seguite si sono ca-ratterizzate per la loro prevalente accentuazione.Sono intervenuti il prof. Francesco Casella(“Don Bosco fondatore della Società Salesiana: ilcontesto storico”), e il prof. Francesco Motto(“Il tortuoso cammino per l’approvazione delleCostituzioni della Società Salesiana”). Gli altridue interventi della sessione mattutina sono sta-ti “Aspetti giuridico-canonici” del prof. MarkusGraulich; e “I salesiani come religiosi-educatori:Roma: L’aula II dell’UPS.

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figure e ruoli all’interno della comunità salesia-na” del prof. Bruno Bordignon.

Nella sessione pomeridiana, presieduta dalprof. Jesús Manuel García, sono intervenuti ilprof. Aldo Giraudo che ha descritto “La fisiono-mia del religioso salesiano negli interventi for-mativi di Don Bosco”; il prof. Mario Fissore cheha presentato “Il ruolo di don Giulio Barberis,primo maestro dei novizi, nell’organizzazionedel Noviziato e nell’impostazione dell’asceticasalesiana”; e infine la prof.ssa Grazia Loparco,con “I riverberi del modello religioso donbo-schiano sull’Istituto delle Figlie di Maria Ausilia-trice”.

La conclusione dell’intensa giornata è stataaffidata al prof. Jesús Manuel García, che ha ri-percorso sinteticamente gli interventi dei relato-ri cogliendo e sottolineando le linee emergenti.Successivamente don Pascual Chávez, RettorMaggiore dei Salesiani, ha proposto anche unasua personale sintesi attorno a quattro punti-proposta: l’impegno di recuperare l’identità del-la vita consacrata; l’impegno di tornare a Don

IIll llooggoo ddeell 115500°° aannnniivveerrssaarriioo

È stato realizzato il logo ufficiale per lecelebrazioni del 150° anniversario di fon-dazione della Congregazione salesiana.

L’autore della creazione grafica è Wik-torian Mikolajetz, grafico polacco che vivea Berlino. Venuto a conoscenza del concor-so, lanciato dal Dicastero per la Comunica-zione Sociale, da don Marek Kedzierskidella Missione polacca cattolica a Berlino,Mikolajetz ha voluto aderire all’iniziativa.

Il logo era stato selezionato da un’ap-posita commissione con altre sei proposte.

Il Rettor Maggiore e alcuni membri delsuo Consiglio hanno ulteriormente ristrettola rosa delle preferenze fino a giungere aquella di Mikolajetz. Il logo è stato sceltoper il suo stile moderno e giovanile. La ci-fra “150”, costruito con i volti di ragazzi diogni partedel mondo,ricorda comela storia dellaCongregazio-ne salesianavissuta finorasia stata pos-sibile graziea loro. DonBosco, in al-to, comunicail suo ruoloispiratore ecarismaticodi quantorealizzato dalla Congregazione e, al con-tempo, la proposta di santità offerta ai sale-siani e ai giovani.

Wiktorian Mikolajetz, di 48 anni, visite-rà i luoghi salesiani e condividerà una setti-mana di lavoro con i membri del Dicasteroper la Comunicazione Sociale nella prima-vera del 2009.

È possibile scaricare il logo ufficiale del150° anniversario di fondazione della Con-gregazione salesiana sul sito “sdb.org”.

Bosco che si realizza imprescindibilmente con ilritorno ai giovani; l’impegno di rinvigorire il ca-risma salesiano a partire dal rinnovato entusia-smo vocazionale; e infine l’impegno di creare erafforzare il movimento di tanti – che è la Fami-glia Salesiana – per l’obiettivo comune del benedei giovani.

Gli interventi del seminario saranno raccolti,dopo l’integrazione e l’approfondimento, per lapubblicazione degli Atti che vedranno la luce fraqualche mese.

Da: ANS, Roma 24 febbraio 2009.

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Alla presenza di confratelli, figlie di MariaAusiliatrice, cooperatori, ex allievi, insegnantidel San Francesco di Sales Don Gianni Mazzalicommenta la Strenna del Rettor Maggiore.

“Vorrei condividere brevemente con voi il si-gnificato di questa strenna. Penso sia importan-te capire il perché Don Bosco ogni anno dessequesto slogan (Il seme è diventato un albero el’albero un bosco) ai suoi ragazzi e all’ambientein cui si trovava. L’intento di Don Bosco eraquello di riuscire a raccogliere attorno ad unoslogan il maggior numero di persone che lui riu-sciva a coinvolgere in ordine alla sua azione edu-cativa e al suo intento, alla sua passione educati-va. Nella strenna sono sempre presenti questidue elementi. Per cui se diamo alla strenna o un

Catania-Cibali: Il saluto di Don P. Caltabiano.

Commenti alla Strenna 2009

Catania-Istituto “S. Francesco di Sales”23 gennaio 2009

significato celebrativo o semplicemente un frut-to di tradizione noi non entriamo nella passionedi Don Bosco, che era quella di rivolgersi ad unnumero più ampio di persone e a tutti coloro chein qualche modo potessero essere coinvolti di-rettamente nella sua azione educativa. Quindic’è questo convocare tante persone, tanti prota-gonisti, tante iniziative, tante originalità, cercan-do di metterle insieme rispettando le diversitàper fare una grande sinergia educativa. Questoera quello che don bosco aveva nel suo cervello.Per cui anche la famiglia salesiana, il movimentosalesiano per lui dovevano sempre arrivare aquello scopo: la maggior gloria di Dio e la salvez-za delle anime. Questa fu la posizione travolgen-te del cuore di don bosco. Se noi tutti, ciascuno

Catania-Cibali: A sinistra l’Ispettore Don G. Mazzali.

“Nella nostra realtà siciliana la strenna ha risvegliato qualcosa di cui si sentiva il bisogno. Non solo peruna fedeltà a Don Bosco, come il Rettor Maggiore ha ripetutamente ricordato, ma soprattutto perché ilterritorio chiede delle risposte unitarie. La cura dei giovani non è solo delegata al parroco diocesano o al-la comunità religiosa degli SDB. I problemi e le difficoltà sono trasversali. L’abbandono della frequenzaai sacramenti, la conclusione con molta delusione dei cammini catechistici più o meno lunghi sono comu-ni a tutte le aree e zone pastorali. Non sono circoscrivibili come lo sono i confini parrocchiali. Mi pare chela strenna del Rettor Maggiore realmente abbia dato una risposta e uno stimolo ad un problema sentitoda più parti. Davanti ad una sfida o problema è necessario presentarsi uniti e far sentire la propria voce.Don Bosco non ha mai lavorato da solo dinanzi agli appelli della diocesi e del territorio”.

(Don Pier Fausto Frisoli)

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insieme 11formazione insieme

nella vocazione in cui si trova, ci inse-rissimo in questa dinamica spiritualedi Don Bosco sarebbe certamente unavalenza importante.

Alcune delle grandi prospettive sucui noi qui in Sicilia potremmo lavo-rare in sinergia, con spirito di comu-nione sono:

1) Puntare ad una forte identitàcarismatica (dire “noi siamo tutti diDon Bosco” anche nelle difficoltà.);

2) puntare a valorizzare le struttu-re leggere ed efficienti di cui non cisiamo ancora dotati, quali le consultelocali della famiglia salesiana per esse-re presenti e vivi nel tessuto cittadino;

3) trovare il modo di impegnarcinelle urgenze del mondo odierno: predicare il Vangelo di Gesù Cristo; educare con l’ansia e lo spiri-to di Don Bosco; impegnarsi in famiglia, per la strada, sul posto di lavoro, nel negozio, per la legalità,per il rispetto delle leggi che sono il rispetto di una comunità.

Questi mi sembrano alcuni elementi importanti, e non teorici, su cui la famiglia può davvero im-pegnarsi e deve lavorare con impegno e con forza”.

Catania-Cibali: Don G. Mazzali commenta la strenna.

Catania-Opera Salesiana “S. Cuore” alla Barriera26 gennaio 2009

Il Dott. Tonino Solarino e la moglie Rosariahanno commentato la strenna 2009 del RettorMaggiore.

Analizzando le domande dei giovani sul sen-so della vita, sulla libertà e sul bisogno di esserecompresi, i relatori hanno interessato i formato-ri, genitori ed educatori presenti, alle nuove sfi-de educative legate alle difficoltà, alle aspettati-ve, ai successi e insuccessi nel mondo dell’educa-zione.

Le sfide, oggi, ha sottolineato il Dott. Toni-

no, sono della Chiesa, della società, della fami-glia e della scuola.

“Siamo chiamati ad integrare i doni con i ta-lenti che esprimono la capacità di essere intimi,di vedere, di farsi una domanda, di imparare unalingua come quella che ci ha insegnato Don Bo-sco, la lingua dell’accoglienza che, in definitiva,è la pedagogia del linguaggio medio fatta di rac-conti e di condivisioni e che dopo 150 anni fac-ciamo ancora fatica a parlarla. I ragazzi di oggi inquesto sono più bravi di noi”.

Catania-Barriera: Don G. Urso e i coniugi Solarino.

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Dopo il saluto del direttore Don GiuseppeRuta e del Prof. Ninì Cubeta, Don Giuseppe Co-sta alla presenza dei confratelli salesiani, delleFMA, delle suore della S. Famiglia, dei coopera-tori, delle cooperatrici, degli Ex allievi ed Ex al-lieve e a tutti coloro che in qualche modo si sen-tono parte della grande famiglia salesiana, iniziail suo intervento sul carisma salesiano.

Ognuno di noi è portatore di un carisma –sottolinea Don Costa – che è tipico della propriapersona. Ci riferiamo ai carismi religiosi e non,che attraverso la carità cooperativa consente apersone diverse che hanno carismi diversi di ren-derli espliciti insieme per veicolare il messaggiodi salvezza. La carità cooperativa fa si che la fa-miglia salesiana nel movimento salesiano diventiun dono che si fa dono, dove le scelte si ispiranoad una particolare logica, quella dell’agàpe.L’espressione sintetica che indica questa logica ègratuità, l’azione ispirata a questa logica è rela-zionale ma non è condizionata dalla risposta de-gli altri. È come l’atteggiamento dell’artista pervocazione che agisce per motivazione intrinsecae non condiziona la sua attività. Ma l’artista habisogno della reciprocità dei colleghi, del pub-blico, dei critici perché il risultato che la suaazione raggiunge dipende anche dalla risposta

Messina-Istituto Teologico “S. Tommaso”15 febbraio 2009

degli altri con cui interagisce. Nell’attività coo-perativa la spiritualità è la motivazione di fondo,il dinamismo più potente di ciascun ramo dellafamiglia salesiana, quella che può garantire unamaggior efficacia nell’incidenza dell’azione edu-cativa ed evangelizzatrice. In quest’ottica la cari-tà cooperativa significa farsi prossimo, significainternarsi. Si tratta della spiritualità del discepo-lo che si fa servo.

Don Vecchi, nella lettera alla famiglia salesia-na che compie 25 anni, espone la sua idea delmovimento: «Noi famiglia salesiana di Don Bo-sco siamo dei battezzati, riuniti in gruppi distin-ti, collegati dalla comune risposta allo spirito delSignore, per vivere nella Chiesa una speciale spi-ritualità ne realizzare un progetto apostolico perla salvezza della gioventù pericolante».

Questo significa che la vocazione salesiana èsalesiana prima di essere religiosa, vuol dire cheil carisma salesiano si estende oltre i confini del-la nostra sola vocazione.

Don Viganò ci ricorda che storicamente lavocazione salesiana si è manifestata in un insie-me di persone prima che si fosse costituita lastessa congregazione salesiana. Le esperienze sa-Messina-S. Tommaso: Il direttore Don G. Ruta.

Messina-S. Tommaso: Prof. N. Cubeta e Don G. Costa.

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lesiane sono varie, ma alla base di tutte c’è unelemento comune: la vocazione salesiana. La vo-cazione come fatto personale fa sempre riferi-mento allo spirito e ad una spiritualità che orien-tano l’esistenza.

Lo spirito, scrive Don Vecchi, è diversamen-te partecipato dai gruppi e dalle persone inquanto ciascuno lo percepisce a seconda dellapropria vocazione specifica, ma proprio attra-verso la diversità.

Stiamo già lavorando per abbozzare la capa-cità di coordinamento ai vari livelli – dice il Ret-tor Maggiore – e siamo tutti consapevoli che ilcoordinamento dovrebbe essere vettore sia di re-ciproca conoscenza che della possibilità di inter-vento. Questo tempo, scrive ancora il RettorMaggiore, chiede nuove espressioni della missio-ne comune. Ci sono oggi cause trasversali che cipossono vedere impegnati insieme. Per DonChàvez gli ambiti sono la famiglia, la vita, l’edu-cazione, i diritti dei minori, il problema della pa-ce, la questione della donna, la salvaguardia delcreato. Vi è una solidarietà globale che si staesprimendo in varie forme e ricerche e ci sonoanche nuove possibilità di collegamento in rete edi comunicazione e questo porta a varie forme diintervento e ad attivare sinergie che prima nonera possibile. Importante è creare una rete, ela-borare una mappa delle abilità o competenze perrealizzare opportunità per scambi opinioni con- tatti diretti e questo per dare visibilità nel terri-

torio, nella Chiesa, della presenza salesiana comemovimento.

Il cammino da seguire è quello dell’autocomprensione e della comunione su riferimentoesplicito dell’unità trinitaria, la comunione vissu-ta dai dodici attorno a Gesù e quella che rende-va i primi cristiani di Gerusalemme un cuor soloe un’anima sola. È questa la radice della famigliasalesiana nella Chiesa e nel mondo di oggi. Il ret-tor Maggiore spinge la famiglia salesiana ad esse-re segno e testimoni della presenza dell’amore diDio verso i giovani.

Questo obiettivo ci interessa tutti, religiosi enon, laici o preti.

Questa strenna – conclude Don Costa – ci ri-corda di guardare continuamente il territorio lo-cale dove viviamo, mettendo assieme tutte le no-stre risorse umane e spirituali.

Messina-S. Tommaso: I presenti in sala.

Messina-S. Tommaso: Don G. Costa.

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PPrreemmeessssaa

In una intervista riportata dal “Bollettino Sa-lesiano” il Rettor Maggiore dei Salesiani DonEgidio Viganò, visitando la Sicilia nel 1990, ebbea dire: “Mi hanno detto che in ogni paese dellaSicilia si trova una via o un monumento a Gari-baldi e poi un monumento o una via a Don Bo-sco. I giornali dell’epoca chiamavano Don Boscoil Garibaldi dei preti”.

Con questa affermazione il Rettor Maggioreha voluto mettere in risalto sia la popolarità cheDon Bosco gode in Sicilia sia l’affetto e la stimache lo circonda. Questo mi ha spinto a fare unaricerca sui monumenti a Don Bosco “esterni”cioè eretti in pubbliche piazze e vie dalla popo-lazione e dalle varie Amministrazioni civili, trala-sciando quelli presenti all’interno delle opere sa-lesiane, eretti dagli stessi Salesiani.

La parola monumento deriva dal verbo lati-no “monere = ricordare”. Il monumento èun’opera architettonica o scultorea destinata aperpetuare nei secoli il ricordo e la memoria diun uomo o di un avvenimento notevole.

I monumenti eretti a Don Bosco non solo inSicilia ma anche in tutto il mondo non sono del-le semplici testimonianze di un uomo del passa-to che ha operato tanto per il bene dell’Italia edel mondo; essi sono:– un segno visibile di un altro monumento: leopere compiute da Don Bosco e dai suoi figli;– una testimonianza storica di valori che sonostati trasmessi;– la raccolta di un messaggio perenne: non tra-scurare i giovani;– un “risvegliare” oggi gli ideali sempre attualidella vita del santo;– un gesto di ringraziamento, di gratitudine, distima, di affetto, di simpatia;– un motivo di abbellimento e riqualificazione diuna zona abbandonata o in degrado;– un omaggio alla memoria, testimonianza sì delpassato, ma anche espressione di una presenza

ancora oggi viva eoperante, attraver-so il suo spirito e isuoi figli, in quantil’hanno conosciutoe ne apprezzanol’attività.

La raccolta nonvuole essere solo latrascrizione o la re-gistrazione dellamemoria storicadegli avvenimenti,ma il rivivere queisentimenti, quellemotivazioni, quegli ideali impressi nell’anima deipresenti dell’inaugurazione e soprattutto il rin-novare, in quanti lo scorreranno, l’impegno di la-vorare per i giovani con lo spirito e lo stile diDon Bosco.

Ogni erezione di un monumento a Don Bo-sco è stata sempre preparata, seguita e realizzatada vari momenti religiosi, culturali e sportivi chehanno spinto tutti a conoscere ed amare di piùDon Bosco, la sua opera e coloro che oggi conti-nuano la sua missione.

II mmoonnuummeennttii aa DDoonn BBoossccoo

L’erezione del primo monumento a Don Bo-sco a Castelnuovo Don Bosco, a 10 anni dallasua morte nel 1898 e quello eretto a Torino, inpiazza Maria Ausiliatrice nel 1920 (foto a lato),come ci è stato tramandato da Don Celia, possia-mo dire che sono il paradigma i quali si sonoispirati tanti per erigere i vari monumenti sparsiin tutto il mondo.

Non c’è nazione, città o paese dove Don Bo-sco è conosciuto, vivo e operante che non abbiasentito il bisogno di ricordarne la memoria e diesprimergli la riconoscenza con qualche gestotangibile: una lapide, un monumento, una via,una piazza, un’opera che ne ricordasse ai poste-ri l’amore e la stima.

Monumenti a Don Bosco in Sicilia

Un libro di Santo Russo

La copertina del libro.

insieme formazione

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insieme 15formazione insieme

Nel descrivere i vari monumenti si è tenutoquesto schema comune: breve scheda tecnica,con le notizie che si è riusciti a trovare riguar-danti il luogo, lo scultore, il progettista, la datadell’inaugurazione, il soggetto e il materiale dicostruzione, la scritta e la dedica. Quindi alcunenotizie sull’origine del monumento, la descrizio-ne, il significato, e, infine, l’inaugurazione. In ul-timo, in una breve “sintesi” finale, si è voluto co-gliere qualche rilievo interessante su alcuni mo-numenti.

Esprimo il ringraziamento a quanti hannocollaborato con notizie, documenti e foto allarealizzazione di questo lavoro. Un grazie partico-lare al Prof. Aldo Cultrera per la riproduzionedelle foto scattate con arte, ma soprattutto conamore salesiano. Grazie a Don Giuseppe Pinellae a Don Benedetto Sapienza per la loro fraternacollaborazione. Un grazie sentito all’amico fra-terno Prof. Don Raimondo Calcagno, Direttoredell’Albergo “Emmaus” di Zafferana Etnea(CT) che mi è stato sempre vicino in questo la-voro incoraggiandomi e offrendomi suggerimen-ti sempre utili e opportuni.

Un grazie particolare al nostro exallievo Pre-sidente della Provincia Regionale di Catania,On. Raffaele Lombardo che, con la Sua disponi-bilità e il Suo sostegno ha reso possibile la realiz-zazione di questo lavoro.

Il 12 aprile 2008 a Roma inizierà il CapitoloGenerale 26 (CG 26) dei Salesiani che ha cometema generale il motto di Don Bosco “Da mihianimas, cetera tolle”.

Il Capitolo invita i Salesiani a riscoprire DonBosco impegnandosi ad amarlo, studiarlo, imi-tarlo, invocarlo e farlo conoscere, ritornando aigiovani specialmente ai più poveri con il cuore diDon Bosco.

Mi auguro che questo lavoro possa contri-buire alla realizzazione di quanto auspicato dalCapitolo Generale 26.

Don Bosco e Maria Ausiliatrice ci assistano eci aiutino sempre ad essere nel mondo di oggiportatori e testimoni dell’amore di Dio e di DonBosco ai giovani, specie a quelli più bisognosi.

Zafferana Etnea, 31 gennaio 2008Festa di S. Giovanni Bosco

SSaannttoo RRuussssoo

Soprattutto il 1988, Primo Anno Centenariodella morte di Don Bosco, ha suscitato in tutto ilmondo una gara irresistibile che ha visto Salesia-ni, Figlie di Maria Ausiliatrice e Famiglia Salesia-na intera, assieme alle Autorità civili e religiose,tutti insieme solidali per dire “grazie” a Don Bo-sco e ai suoi figli erigendo in suo onore, in modoparticolare, un monumento.

Anche la Sicilia salesiana non si è tirata indie-tro in questo gesto di affetto e d’amore e un po’dovunque per tutta l’Isola ne abbiamo varie te-stimonianze.

La nostra ricerca ha voluto ricordare solo imonumenti che abbiamo chiamato “esterni” se-gno di omaggio e gratitudine della popolazionesiciliana. Ma abbiamo fatto eccezione per duemonumenti: quello di Messina “S. Luigi” e quel-lo di Catania “Salette”, i quali, pur essendo al-l’interno dell’opera salesiana, per le loro caratte-ristiche possiamo considerarli “esterni”.

Quello di Messina “S. Luigi”, pur essendoeretto sulla strada interna che porta nel cortiledell’Istituto, è stato però voluto, nell’Anno Cen-tenario della morte di Don Bosco, dalla FamigliaSalesiana e dall’Amministrazione provinciale, cheha dato un suo contributo per la realizzazione.

Così pure quello di Catania “Salette”, pur es-sendo all’interno del cortile dell’Oratorio, è sta-to voluto da tutta la popolazione del quartiere,come segno di gratitudine per il lavoro svolto daifigli di Don Bosco in un quartiere popolare e “arischio” come quello di “S. Cristoforo”.

La ricerca non è stata tanto facile, anche se aprima vista può non sembrarlo. Molta difficoltàsi è incontrata nel reperire notizie e documenti,anche se si tratta di tempi recenti. Perciò sareigrato a quanti leggendo queste pagine vorrannocollaborare comunicandoci notizie non in nostropossesso e potranno integrare la ricerca.

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insieme16 insieme formazione

“Oggi la notizia insegue il giornalista e nonviceversa, come accadeva fino a qualche tempofa e quindi c’è bisogno di discernere la grandequantità di informazioni che arrivano dalle di-verse fonti. Il giornalista nel suo lavoro deve af-fermare e perseguire la verità soltanto così si ren-de un servizio al pubblico dei lettori con il qua-le si è stipulato un patto di correttezza”. È unpassaggio della relazione sviluppata da don An-timonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristia-na, intervenuto al convegno sul tema: “Quali im-pegni, quali responsabilità, quale cultura per glioperatori della comunicazione di fronte alle nuo-ve tecnologie mediatiche?” organizzato dal Cen-tro Comunicazioni e Cultura delle Paoline e dal-l’Ufficio per le Comunicazioni Socialidell’Arcidiocesi di Palermo in occasione dellecelebrazioni dell’anno paolino e dell’annuale Fe-sta di San Francesco di Sales, patrono dei gior-nalisti.

All’incontro che si è svolto nella sala “BeatoGiacomo Alberione” della Libreria Paoline è in-tervenuto altresì, Franco Nicastro, presidentedell’Ordine dei Giornalisti della Sicilia il qualeha affermato che: “Il rischio che corriamo è dinon potere intervenire criticamente nel messag-gio e più che informatori, siamo diventati comu-nicatori, perdendo così la nostra identità e liber-tà professionale”. Il diac. Pino Grasso, direttoredell’Ufficio Pastorale Comunicazioni Sociali, Ar-cidiocesi di Palermo, ha fermato l’attenzione deipresenti sulla necessità della formazione specienei confronti dei giovani. “Nel nostro ambito ec-clesiale, occorre curare l’identità, ma anche i lin-guaggi. Ancor prima di navigare occorre avereun’identità precisa e, per questo, riconoscibile.Questo vuol dire utilizzare tutti i linguaggi che latecnologia oggi offre dando la possibilità, soprat-tutto ai giovani, di potersi muovere nella rete,evitando di rimanere imbrigliati in essa”.

A tal proposito sono state illustrate alcunedelle prossime iniziative dell’Ufficio per le Co-municazioni Sociali dell’Arcidiocesi e del CentroComunicazioni e Cultura delle Paoline sul cam-po dei New media. La prima rivolta agli anima-tori della Cultura e della comunicazione socialee ai seminaristi, la seconda un questionario da in-viare alle 178 parrocchie della diocesi per cono-scere la realtà dei siti cattolici. Al dibattito, intro-dotto e coordinato da suor Fernanda Di Monteha preso parte un nutrito numero di giornalistidella città. “La comunicazione ha bisogno di es-sere sanata – ha detto – bisogna, infatti, fare unariflessione su questa overdose di informazioni efavorire il dialogo e le relazioni”.

La riflessione era stata preceduta da una ce-lebrazione Eucaristica che si è svolta nella Cap-pella delle Paoline in suffragio di Mario France-se, il cronista del Giornale di Sicilia ucciso men-tre rincasava una sera di 30 anni fa, e degli altrigiornalisti siciliani morti nell’adempimento delloro dovere e per l’affermazione della verità. Pre-senti alla cerimonia anche i familiari di Francese,la moglie e il figlio Giulio.

PPiinnoo GGrraassssoo

Da: Prospettive, Palermo 1 febbraio 2009.

Palermo: F. Nicastro, Sr. F. Di Monte,Don A. Sciortino, Don P. Grasso.

Da informatori a comunicatori

Palermo: un convegno sulla comunicazionenella festa di S. Francesco di Sales

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insieme 17formazione insieme

Congresso internazionale“Sistema preventivo & diritti umani”

Il congressointernazionale“Sistema Preven-tivo e DirittiUmani” si è con-cluso oggi con unprogramma bre-ve, ma intenso.La giornata si èaperta con la pre-

sentazione del “Filo rosso” condotto da don At-tard e Carola Carazzone durante il quale è statapresentata l’esperienza dei salesiani di Calcutta,India, con un video dal titolo “Un’educazioneper la vita”.

Ha fatto seguito la presentazione delle ulti-me 10 proposizioni elaborate dall’assemblea du-rante i lavori di gruppo di questi giorni. Alletrenta proposizioni, comprese quelle delle gior-nate precedenti, introdotte da un messaggio ela-borato dai partecipanti al congresso, ha rispostoil Rettor Maggiore dei Salesiani, Don PascualChávez, con il suo discorso conclusivo.

Il IX successore di Don Bosco richiamandola collocazione temporale del congresso nel tem-po del Natale, caratterizzato dal mistero dell’In-carnazione, e all’avvio dell’anno celebrativo del150° di fondazione della Congregazione salesia-na, ha ricordato che nonostante che i tempi e lecondizioni attuali siano diverse da quelle vissute

da Don Bosco, “Non sono cambiati invece lamissione salesiana e le sue finalità, i destinatari acui siamo inviati, i criteri della nostra azione, cheDon Bosco ci ha lasciato in preziosa eredità”.

“Cari fratelli e sorelle - ha detto Don Cháveznel concludere il suo discorso - questo Congres-so non ha voluto essere l’evento di chiusura del-l’anno della Strenna 2008, ma intende essere unimpulso decisivo per sostenere lo sviluppo di uncammino di ricerca, formazione e azione chedobbiamo portare avanti ora nelle nostre realtàispettoriali e locali. Questo è coerente con il Ca-pitolo generale 26 che è affidato alla nostra con-cretizzazione, soprattutto con riferimento ai nu-clei dell’urgenza di evangelizzare, della povertàevangelica e delle nuove frontiere. Questo è ilcammino della Congregazione”.

Ha fatto seguito una breve celebrazione con-clusiva di ringraziamento durante il quale i par-tecipanti hanno ri-cevuto in ricordoun aquilone che èstato il simbolo delcongresso.

Il Rettor Mag-giore ha avuto pa-role e gesti di rin-graziamento perdon Ferdinando Colombo che, dopo venti anni,lascia l’animazione e la vice-presidenza del VIS.Don Colombo ha ricevuto dalle mani di DonChávez una statua lignea di Don Bosco e il di-stintivo d’oro degli exallievi. Succede a don Co-lombo, nella vicepresidenza del VIS e nell’ani-mazione missionaria salesiana dell’Italia, donFranco Fontana. Uscendo dalla sala i parteci-panti hanno ricevuto anche una medaglia di DonBosco.

Ultimo atto del congresso è stata la celebra-zione dell’Eucaristia presieduta dal Rettor Mag-giore.

Da: ANS, Roma 6 gennaio 2009.

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insieme formazione18

Il 4 marzo 2009 presso il seminario Arcive-scovile di Catania, si è svolta la giornata per gliallievi delle terze classi della Formazione Profes-sionale. L’argomento dell’incontro è stato “Di-gnità della persona e sicurezza nel lavoro”, cheha visto coinvolti oltre 150 giovani provenientidai vari CNOS di Catania (Salette, Lineri, SanFilippo Neri, Barriera).

Scopo di questo incontro è stato quello disensibilizzare i ragazzi sulla scottante problema-tica della sicurezza nel modo del lavoro. Sotto laguida del dott. Carmelo La Rosa (esperto in sicu-rezza) e di Don Piero Sapienza (direttore del-l’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro del-l’Arcidiocesi di Catania).

Dopo la preghiera iniziale (“Donaci, Signo-re, un cuore nuovo” di Madre Teresa di Calcut-ta) è stato proiettato un video, curato da DonFelice Bongiorno, dove su una musica di RenatoZero sul senso della vita scorrevano immaginiche evidenziavano la bellezza e l’importanza del-la vita di ogni essere umano.

Il dott. Carmelo La Rosa ha esposto chiara-mente i diritti del lavoratore riferendosi anche alTesto Unico della Sicurezza su Lavoro (81/2008)

sottolineando che per ‹‹lavoratore» si intendeuna persona che “…indipendentemente dalla ti-pologia contrattuale, svolge un’attività lavorativanell’ambito dell’organizzazione di un datore dilavoro pubblico o privato, con o senza retribu-zione, anche al solo fine di apprendere un me-stiere, un’arte o una professione...” (T.U.L. art 2,1.a) e spiegando che già nel momento in cui siavvia il rapporto lavorativo tra Datore e Lavora-tore nasce anche la sicurezza del lavoratore (dlgs81/02) e, di conseguenza, i suoi diritti.

Il Dlgs 81/08 sulla salvaguardia della perso-na in tutti gli ambiti lavorativi, considera anchecoloro che si dedicano ad opere di volontariatocome lavoratori e, quindi, riconosce loro il dirit-to di essere salvaguardati in quanto tali.

Il compito del datore di lavoro è (o per lomeno dovrebbe essere) quello di “minimizzare” irischi per il lavoratore, fornendo ai lavoratori iDispositivi di Protezione Individuali (DPI) qua-li ad es. elmetto, scarpe antinfortunistiche, guan-ti ecc. e facendo sì che le strutture dell’azienda odel luogo di lavoro siano esenti, quanto possibi-le, da pericoli per la salute del lavoratore.

Incontro dell’Arcivescovo di Catania con iragazzi del terzo anno della FP

Catania-Seminario Arcivescovile, 4 marzo 2009

Catania: I ragazzi delle terze classi della FP.

Catania: Dott. C. La Rosa e Don P. Sapienza.

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formazione insieme 19

Da parte sua il lavoratore deve lavorare in si-curezza sfruttando tali attrezzature senza omet-terne o modificarne alcuna. Si fa appello al suosenso di responsabilità.

Ma la cosa più importante – ha continuato ilDott. La Rosa – è quella di non sottovalutare maii rischi che si corrono in ambito lavorativo e nonsopravvalutare mai se stessi (“... tanto a me noncapita… faccio questo lavoro da sempre...”).

La legge 626/94, ha sottolineato ancora il Dr.La Rosa, prevede la figura del Responsabile deiLavoratori per la Sicurezza (RLS), ossia un rap-presentante eletto tra e dai lavoratori che sia por-tavoce delle esigenze e dei diritti del lavoratorestesso e che vigili sulla sicurezza dell’ambientelavorativo; la Legge impone che ogni aziendadebba avere un Responsabile del Servizio di Pre-venzione e Protezione (RSPP) per valutare e in-dividuare i pericoli e, successivamente, prenderetutte le misure di prevenzione e protezione voltea ridurre al minimo sostenibile le probabilità diinfortuni o danni sul lavoro.

Don Piero Sapienza ha fatto riflettere i ra-gazzi sul fatto che la vita è un dono da custodirecon senso di gratitudine e responsabilità, “...il la-voro – continua Don Piero Sapienza – serve percreare e sostenere una famiglia e il fatto che di-venti uno strumento di morte è un’assurdità…”.come disse Giovanni Paolo II ‹‹...troppo sangue

e troppi incidenti… dobbiamo fare di tutto per-ché ciò non accada...››.

È evidente il fatto che il datore di lavoro de-ve avere una cultura della sicurezza e del valoredella vita mettendo al primo posto non i propriinteressi ma la persona che da parte sua deve es-sere responsabile della propria vita.

Nel mondo antico (Grecia, Roma) il lavoromanuale veniva fatto dagli schiavi, considerati alpari delle bestie, e non c’era dignità nel lavoropoiché non veniva riconosciuta la dignità dellapersona che lo eseguiva; ma nella Bibbia è Diostesso che lavora per la creazione del mondo e siriposa alla fine della Sua opera. Con il cristiane-simo, quindi, il lavoro assume una dimensionenobile, la stessa Dottrina Sociale della Chiesaevidenzia la dimensione e la dignità del lavorato-re; il progresso stesso è affidato al lavoro dell’uo-mo. Dio affida il mondo all’uomo affinché lo cu-stodisca e lo coltivi. Si lavora per la realizzazionedi sé stessi; per la propria famiglia; per il benedella società (inteso come progresso). Solo in talmodo si diviene cittadini attivi che migliorano lasocietà con il proprio lavoro e con grande sensodi responsabilità.

La mattinata si è conclusa con una breve li-turgia della Parola, presieduta da S.E. Mons. Sal-vatore Gristina (Arcivescovo metropolita di Ca-tania), che facendo riflettere su un brano trattodal Vangelo secondo Matteo, in cui il regno deicieli viene paragonato a un padrone di casa cheesce all’alba, alle nove, verso mezzogiorno, alletre e ancora alle cinque per prendere a giornatalavoratori per la sua vigna e li compensa tutti al-la stessa maniera (cf. Mt. 20, 1-16) ha evidenzia-to l’importanza della dignità del lavoratore e dellavoro da esso svolto. Ha inoltre ricordato chenessuno deve restare “ozioso”.

Infine l’Arcivescovo ha voluto lasciare perso-nalmente un piccolo ricordo a ciascuno degli ol-tre 150 ragazzi, consegnando delle immaginettein cui è raffigurato Gesù che lavora nella botte-ga di Nazareth insieme a Giuseppe e Maria, pro-prio per aiutare i ragazzi a trovare in Gesù fale-gname un modello e un esempio da imitare persvolgere bene e con amore il proprio lavoro.

PPaaoollaa SSiillvviiaa AAnnffuussooAnimatrice Ufficio diocesano pastorale sociale e del lavoro

Catania: Mons. S. Gristina consegna le immaginetteagli allievi del terzo anno della FP.

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insieme comunicazione sociale20

Venerdì 6 e sabato 7 marzo si è svolto, pres-so la Casa Generalizia in via della Pisana, l’in-contro dei Delegati per la Comunicazione Socia-le dell’Italia promosso e coordinato dal Dicaste-ro per la Comunicazione Sociale della Congrega-zione Salesiana.

Tre i punti principali all’ordine del giornodelle due giornate: la condivisione del lavoro chei Delegati italiani stanno promuovendo a livellonazionale e ispettoriale, la presentazione dei ser-vizi principali che il Dicastero per la Comunica-zione Sociale offre (l’Agenzia iNfo Salesiana, ilsito sdb.org e il Bollettino Salesiano) e l’appro-fondimento di alcuni temi.

All’incontro hanno partecipato, oltre aimembri dell’equipe del Dicastero coordinata dalConsigliere don Filiberto González, don RenzoBarduca, dell’Ispettoria Italia Nord-Est, don Li-vio Demarie, della Circoscrizione speciale per ilPiemonte e la Valle d’Aosta, don Giovanni Gra-nelli dell’Italia Lombardo-Emiliana, don FeliceBongiorno, dell’Italia Sicilia, don Michele No-velli delegato della nuova Circoscrizione ItaliaCentrale e don Paolo Buttiglieri, delegato nazio-nale.

Particolare attenzione è stata data all’appro-fondimento del Progetto Europa e dei “Personaland convergent media”. Il primo è stato presen-tato e discusso per individuare possibili coinvol-gimenti dell’ambito della comunicazione per laconoscenza e la mentalizzazione dell’opinionesalesiana e laica; il secondo per identificare even-tuali contributi per la formazione dei giovani sa-lesiani su una realtà che pone costantementenuove sfide per la vita religiosa e offre nuove po-tenzialità per l’azione pastorale.

Don González nell’introdurre l’incontro haricordato che per i salesiani l’attenzione alla Co-municazione Sociale si fonda sulla passione perDio e su quella per la salvezza dei giovani. “Cisforziamo di essere professionisti in materia per-

ché siamo apostoli e missionari che utilizzano imezzi, i linguaggi e gli spazi che le nuove tecno-logie e le politiche della Comunicazione Socialeoffrono per educare ed evangelizzare. La cresci-ta e l’approfondimento della nostra identità cari-smatica e della nostra passione apostolica nonpossono rinunciare all’universo multimediaticodove tutti viviamo. Anche lì Dio si manifesta e sifa incontrare, anche lì va incontro ai giovani”.

Il lavoro dei Delegati italiani si è prolungatonella mattinata di domenica 8 marzo. L’ambitodella comunicazione salesiana dell’Italia si stapreparando a vivere un convegno nazionale, inprogramma nel novembre prossimo, che vedràgli operatori della comunicazione sociale, dellapastorale giovanile e della formazione salesianaincontrasi e confrontarsi sui temi della comuni-cazione.

Da: ANS, Roma 9 marzo 2009.

Incontro dei Delegati per la CS dell’Italia

Roma-Casa Generalizia, 6-8 marzo 2009

La finalità dell’incontro è stata quella di favo-rire la conoscenza e la relazione tra il Consigliereper la Comunicazione Sociale, don Filiberto Gon-zàlez e i Delegati dell’Italia e del lavoro che sisvolge.

Presentare e commentare insieme il “Progettodi animazione e governo per il sessennio 2008-2014”, in modo particolare, quello del Dicasteroper la CS; condividere il lavoro che il Dicastero stasvolgendo, soprattutto con i suoi servizi centrali:ANS, sdb.org, BS; contribuire alla riflessione e al-l’azione circa il Progetto Europa e i Personal me-dia e media convergenti.

DDiiccaasstteerroo ppeerr llaa CCoommuunniiccaazziioonnee SSoocciiaallee

Per adempiere gli obiettivi e i compiti del Di-castero per la Comunicazione Sociale (DCS) du-rante il sessennio 2008 – 2014, è necessario tene-re in conto e condividere alcuni principi genera-

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comunicazione sociale insieme 21

diamo in modo realista e come eccellente oppor-tunità per stare tra i giovani in vista della loroevangelizzazione ed educazione. La crescita el’approfondimento della nostra identità carisma-tica e della nostra passione apostolica non posso-no rinunciare all’universo multimediatico dovetutti viviamo, pur senza accorgercene tante vol-te. Anche lì Dio ci viene incontro e si fa incon-trare. Anche lì va incontro ai giovani e vuole ma-nifestarsi ad essi.

22.. LLaa CCSS,, ggrraannddee ccoorrttiillee ddoovvee iinnccoonnttrraarree iiggiioovvaannii

La passione per Dio e per la salvezza dei gio-vani nel nostro padre Don Bosco era tale, cheseppe capire e utilizzare uno dei migliori mezziamplificatori della cultura, delle idee e dell’edu-cazione del suo tempo: la stampa. Non potevarendersi fisicamente presente dappertutto con igiovani, ma lo desiderava in tal modo che allar-gò il più possibile il “cortile” della propria pre-senza, l’aula dell’esercizio educativo e il pulpitoevangelizzatore. Quindi si introdusse con intelli-genza e convinzione nel campo editoriale, cheera ciò che allora esisteva, per moltiplicarsi tantevolte quanti suoi libri leggevano i giovani e lagente del popolo. Così faceva arrivare il vangeloe la cultura, le proprie idee, sentimenti e convin-zioni, così era presente dove si trovavano i giova-ni. Da questa prospettiva si possono interpretare

sia la lettera su “la diffu-sione dei buoni libri” co-me il “sogno del 10 mag-gio 1884”. Per il salesia-no è determinante ssttaarree““nneell ccoorrttiillee””,, nneeii ““nnuuoovviiccoorrttiillii””,, ppeerrcchhéé llìì ssii ttrroo--vvaannoo ii rraaggaazzzzii e perché lìbisogna portare e incar-nare il vangelo (C 41,CG 26 2, 99). Noi sale-siani non possiamo rima-nere al margine di questonuovo cortile rifugiando-ci in visioni del passato,non possiamo limitarci acontemplare la sua evo-luzione vertiginosa e nonpossiamo essere soltanto

li che emergono dalle Costituzioni, dal CG26 eda lettere degli ultimi Rettori Maggiori (370,390) che si riferiscono alla Comunicazione So-ciale (CS). Questi principi sono soltanto enun-ciati in forma breve. Si potranno approfondireconsultando i documenti scritti dal Dicasterodurante il sessennio trascorso. Tali documenti sipossono incontrare sul nostro sito Web, nella pa-gina di presentazione, con le sigle SDL.

11.. PPaassssiioonnee ppeerr DDiioo ee ppaassssiioonnee ppeerr llaa ssaallvveezzzzaaddeeii ggiioovvaannii

La Comunicazione Sociale nella Congrega-zione si fonda ssuullllaa PPaassssiioonnee ppeerr DDiioo ee ssuullllaa ppaass--ssiioonnee ppeerr llaa ssaallvveezzzzaa ddeeii ggiioovvaannii. Ci sforziamoaffinché Dio e il suo inviato Gesù Cristo sianoconosciuti e amati dai giovani. La CS non laguardiamo né comprendiamo in prospettiva pu-ramente tecnica. Non siamo tecnici specializzatiin informazione e notizie. Ci sforziamo di essereprofessionisti in materia perché siamo apostoli emissionari che utilizzano i mezzi, i linguaggi e glispazi che offrono le nuove tecnologie e le politi-che della CS per educare ed evangelizzare. È perquesto che a noi salesiani la CS non fa paura, néincominciamo a guardarla con sospetto comecausante dei mali dei giovani e della società. Me-no ancora rifiutarla, perché sarebbe dimenticaregli innumerevoli giovani che la abitano. La guar-

Roma: Don F. Gonzàlez, l’equipe del Dicastero e i delegatiper la CS delle ispettorie italiane.

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insieme22 insieme comunicazione sociale

acuti critici senza immergerci in esso a incarnareil vangelo. Nella certezza che non soltanto DonBosco soffrirebbe al non trovare salesiani in que-sto nuovo cortile, ma inoltre che i giovani, al nonesserci religiosi che li avvicinano, pensino e sen-tano di non essere importanti per la Chiesa e cheDio sia lontano dalla loro vita e magari non liami.

33.. LLaa CCSS ccoommee ooppeerraa ppeerr llaa mmiissssiioonnee

Se il Sistema Preventivo reclama la presenzadel salesiano e della comunità nel “cortile”, tra igiovani, allora dobbiamo riflettere, attualizzare emettere in pratica la pprreesseennzzaa ddeell ssaalleessiiaannoo eeddeellllaa ccoommuunniittàà nneeii ggrraannddii ccoorrttiillii aattttuuaallii ddeellllaa ccoo--mmuunniiccaazziioonnee convergente e multimediatica dovele pareti non sono più mattoni e cemento, maonde, trasmissioni ed energia procedenti da sa-telliti. I limiti si sono ampliati tanto che supera-no qualsiasi tipo tradizionale delle nostre opere.In questi nuovi cortili la capacità di dialogo èfondamentale, poiché tutto il mondo ha dirittodi opinare rispettando ed essendo rispettato. Inessi le persone, bene orientate e accompagnate,si sanno utili e costruiscono, particolarmente igiovani, perché tutti possono apportare ciò chehanno, ciò che sanno e ciò che sono. Da tale pro-spettiva ci accorgiamo che la CS non può esseresolo mezzi di cui servirsi, linguaggi con i qualiesprimersi o dimensione trasversale che tutto pe-netra. Parlando salesianamente ci accorgiamoche si tratta di un campo dove possiamo educa-re evangelizzando ed evangelizzare educando. Ci

troviamo, allora, con un’ooppeerraa ddii ffuuttuurroo ppeerrll’’aaddeemmppiimmeennttoo ddeellllaa mmiissssiioonnee nella quale è ne-cessario formarsi e preparare personale specia-lizzato, e dove bisogna investire, con intelligenzae generosità, personale, tempo e risorse econo-miche. Al riguardo il CG26 è molto chiaro, e ve-de necessario cambiare la mentalità e modificarele strutture, passando “da un atteggiamento ti-mido e da una presenza sporadica nei media adun uso responsabile e a un’animazione educativaed evangelizzatrice più incisiva” (CG 26 104/5).

44.. II DDiiccaasstteerrii ppeerr llaa MMiissssiioonnee

La missione affidata alla Congregazione, “es-sere portatori dell’amore di Dio ai giovani, spe-cialmente ai più poveri”, per il suo adempimen-to esige comunione di forze e convergenza diprospettive. È per tale ragione che il Rettor Mag-giore ha unito la Pastorale Giovanile, la CS e leMissioni sotto il nome di ““DDiiccaasstteerrii ppeerr llaa MMiiss--ssiioonnee””.. Questa unità nella Missione in nessunmodo annulla l’identità e la prospettiva propriadi ogni dicastero; si limita a dichiarare che il sen-so autentico di ognuno di essi si trova soltantonella prospettiva della missione e nella comunio-ne con gli altri in funzione della medesima. Sitratta quindi di un modo di pensare, di organizza-re, di orientare e di attuare dal proprio dicastero ein comunione con gli altri, in vista dell’adempi-mento dell’unica missione. Nessuno dei dicasteriè assolutizzato né visto come parallelo agli altri.Fin dal primo momento del processo, grazie allariflessione, si parte dalla missione comune nella

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insieme 23comunicazione sociale insieme

propria visione. L’organizzazione del proprio di-castero ubbidisce alla missione comune e ai pun-ti di interazione necessari per il suo adempimen-to. Ci saranno momenti in cui la missione, secon-do dialogo, vorrà una riflessione, organizzazionee attuazione simultanee; in molti altri ogni dica-stero rifletterà, si organizzerà, si orienterà e at-tuerà secondo la propria identità, sempre al ser-vizio della missione.

55.. UUnnaa ssttrruuttttuurraa mmiinniimmaa iissppeettttoorriiaallee

La messa in pratica della missione, oltre chedella comunione di dicasteri e delegazioni, ha bi-sogno di una minima struttura e organizzazionenell’ispettoria. Non si potrà sviluppare la CSsenza integrarla nel POI e senza la presenza diun delegato, salesiano o laico. Inserendo la CSnel POI si mette in chiaro che è parte integrantedella missione e che a portarla avanti è l’Ispetto-ria. Con la nomina di un delegato, che dovrebbeessere a tempo completo, si rende effettiva l’ani-mazione e organizzazione ispettoriale della CS.Egli, in comunione – secondo i casi – con i dele-gati per la formazione, la pastorale giovanile, lemissioni e l’economia, si preoccuperà della ela-borazione e messa in pratica del Progetto ispet-toriale di CS, del Progetto di Formazione inizia-le e permanente di CS (priorità durante questosessennio), dell’Informazione dentro e fuoril’Ispettoria (ANS, sdb.org, Chiesa e mezzi locali,pagine web…), della produzione di materiali,della presenza di imprese. I principi generali tro-veranno spazio nella realtà soltanto se offriamoad ogni Ispettoria la struttura, l’organizzazione eil personale necessario e adeguato. Anche se èvero che non sempre lo abbiamo, è necessariopensare al modo di trovarlo e prepararlo. Davan-ti alle urgenze e necessità, la cosa migliore non èincrociare le braccia, ma aprire intelligenza ecuore alla speranza, alla fiducia in Dio e in noistessi, incominciando con il prendere decisioni,passando poi a cambiare certe strutture che so-no strategiche e dando in questo senso passi pic-coli e sicuri. Tutte cose per le quali il Dicastero èa vostra disposizione.

DD.. FFiilliibbeerrttoo GGoonnzzáálleezz PPllaasseenncciiaa ssddbbConsigliere Generale per la CS.

FFaammiigglliiaa ee vvaalloorrii nneell ccoonntteessttooddeellllaa ccuullttuurraa mmeeddiiaattiiccaa

Mons. Claudio Maria Celli, Presidentedel Pontificio Consiglio per le Comunica-zioni Sociali, si è reso presente al VI Incon-tro Mondiale delle Famiglie, iniziato a Cit-tà del Messico il 16 gennaio, con un videomessaggio sul tema: “Famiglia e valori nelcontesto della cultura mediatica”.

L’intervento di mons. Celli ha eviden-ziato come “una delle sfide più serie che lefamiglie e tutta la Chiesa affrontano in que-sto momento sia la formazione delle nuovegenerazioni ai valori umani e cristiani, tro-vandosi in un ambiente caratterizzato daimezzi di comunicazione”. La sfida nascedal fatto che la cultura contemporanea,globalizzata, è caratterizzata dalla “medio-sfera”, nella quale i messaggi dei vari media“sono spesso contraddittori, e non pochevolte divergono rispetto ai valori che si vo-gliono vivere in famiglia”. La famiglia e lacomunità ecclesiale non possono chiudersied evitare il confronto con la cultura mo-derna. Il Presidente del Pontificio Consi-glio per le Comunicazioni Sociali sottolineala necessità della formazione. “Formarepersone libere e responsabili”, ha ricordatomons. Celli citando il discorso del Papa al-l’incontro alle famiglie di Valencia, è unodei principali impegni dei genitori. Occor-re accompagnare i bambini “affinché usinocon misura, creatività e abilità i nuovi mez-zi di comunicazione, come telefonini, vi-deogiochi e computer”. I ragazzi sono pro-tagonisti in questo nuovo campo “ e posso-no fare molto bene ai loro contemporaneise condividono con loro la vita della fede”.Il messaggio del Presidente del PontificioConsiglio per le Comunicazioni Sociali siconclude con l’auspicio che di un camminocondiviso e congiunto tra famiglie, Chiesa,realtà educative e responsabili dei mezzi dicomunicazione perché sia promossa unasocietà armoniosa, pacifica e giusta.

Da: ANS, Città del Vaticano 19 gennaio 2009.

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insieme24

4° Confronto Giovani MGS

Zafferana-Emmaus, 9-11 gennaio 2009

Il Confronto Giovani MGS, organizzatoogni anno dalla Pastorale Giovanile SDB eFMA, è giunto alla sua quarta edizione. Si è svol-to all’hotel Emmaus di Zafferana Etnea dal 9all’11 gennaio scorso.

Tre giorni dedicati ad una tematica “calda”:CittadinanzAttiva. Significa impegno nel sociale,nella vita politica; non fermarsi al volontariato;significa non chiuderci gli occhi per fingere dinon sentire o non vedere le ingiustizie. Il deser-to sta crescendo, e noi non possiamo restare insilenzio, perché silenzio ci rende complici. Nonsi fa il cristiano, lo si è.

Ha iniziato don Enzo Volpe, con un excur-sus sulla Dottrina sociale della Chiesa. «Comecristiani abbiamo il dovere di ribadire la posizio-ne centrale occupata dalla persona umana e l’im-portanza del principio del bene comune comeunico obiettivo da perseguire su cui si basa la so-cietà». La ricchezza di don Enzo ci ha aiutati acapire che la Dottrina Sociale della Chiesa è dav-vero preziosa. Altro relatore, don DomenicoRicca, un brillante salesiano impegnato nel so-ciale: da 30 anni è cappellano del carcere mino-rile Ferrante Aporti di Torino, attuale presiden-te della Federazione SCS/CNOS - Salesiani per

il Sociale. «Occorre partire dal disinteresse deigiovani per la società in cui vivono, causato dal-la mancanza di saldi punti di riferimento. I gio-vani vivono il qui ed ora, sono egoisti, disinteres-sati. La verità è che hanno, che AVETE bisognodi spazio per esprimervi.

Quando vi dicono voi giovani siete il futurodi questa società non credeteci! Ribellatevi! Voisiete il presente! Ma per cambiare qualcosa oc-corre innanzitutto la consapevolezza di farneparte: dovete diventare attori di questa società!».Sulla scia dell'intervento di don Ricca si avvianonel pomeriggio del sabato i laboratori. Quattrole tematiche: "Immigrazione" con sr Nella e i ra-gazzi della casa famiglia delle FMA a Camporea-le; "Antiracket" con i ragazzi dell'associazioneAddiopizzo di Catania; "Valori cristiani e politi-ca" con Aurelio Scavone, cooperatore; "Lavorocon i ragazzi svantaggiati" con don Ricca.

Bellissimo l'augurio di don Marcello e suorAssunta: vivere nel quotidiano quanto abbiamoascoltato, con la gioia di don Bosco. Partendodalle piccole cose: essere cordiali, aperti all’altroe alle sue esigenze, difendere quello che ci è ca-ro e farci portavoce di chi i propri diritti nonpuò rivendicarli, chiedere di essere parte attivain questa società e lottare per esserlo.Zafferana-Emmaus: Gruppi al lavoro.

insieme MGS

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insieme 25pastorale giovanile insieme

DDoonn BBoossccoo,, iill mmuussiiccaallIn occasione del 150° anniversario(1859-2009) della Fondazione della

Congregazione Salesiana

Quale miglior modo di un Musical perpresentare nuovamente la figura di DonBosco non solo all’interno delle nostre casema anche nella nostra società?

Il 18 ottobre 2008 ha debuttato a Romail nuovo lavoro del regista Piero Castellacci(Forza Venite Gente, Madre Teresa di Cal-cutta...) sulla vita di Don Bosco.

La parte del protagonista è stata asse-gnata a Marcello Cirillo (personaggio tv) ela compagnia è composta da 18 ballerini at-tori e cantanti. Il Musical vuole prenderespunto da alcuni momenti particolarmente

suggestividella vitadel santo,narrandocon sempli-cità unastoria stra-ordinaria eunica. Ver-ranno cosìraccontatele difficoltàdovute allanascita deiprimi ora-tori e igrandi suc-cessi otte-nuti con lafondazione

delle prime Missioni. Non mancheranno iriferimenti alle realtà storiche e sociali delperiodo e alcuni momenti più allegri eacrobatici. La durata dello spettacolo è 120minuti circa.

In Sicilia sono previste tre tappe: Mar-sala (15 febbraio), Palermo (16-17 febbra-io), Catania (18 febbraio).

EEdduuccaarree aall tteemmppoo ddeellllaa ccoommpplleessssiittàà

Nei giorni 28-29 Novembre 2008 si è tenuto,a Catania presso il Lido don Bosco, il primo mo-dulo del progetto “Educare al tempo della com-plessità,, prevenire, riconoscere e intervenire suldisagio degli adolescenti”.

Il progetto è della Federazione SCS/CNOSin collaborazione con l’Ispettoria Salesiana �Si -cula e ha lo scopo di abilitare gli educatori a sa-per riconoscere i fattori che creano il disagio ne-gli adolescenti e per mettere in atto strategie diprevenzione e contrasto.

Relatori dei due giorni del corso sono statidon Marcello Mazzeo, responsabile PG, che haintrodotto i temi sul disagio, sulla devianza, sul-l’emarginazione e sulla prevenzione e il Dott. To-nino Solarino che si è occupato dei fattori e del-le cause che creano disagio.

Destinatari di tale corso sono stati gli educa-tori che lavorano nei vari ambienti della Pastora-le Giovanile come oratori, scuole, comunità chestanno a contatto con i giovani. Alla fine di que-sto iter formativo verrà rilasciato, ai partecipan-ti, un attestato dalla Federazione SCS di Roma.

Si è svolto il 12-13 dicembre 2008 il secondoincontro sul corso “Educare al tempo della com-plessità”, finanziato dal Ministero della Solidarie-tà sociale, legge 383, d. 2007 “Prevenire, ricono-scere e intervenire sul disagio degli adolescenti”.

L’intervento nei due giorni è stato tenuto dalDott. Tonino Solarino, che ha chiarito e appro-fondito come la devianza e il disagio giovanilederiva molto spesso dalla famiglia.

Oltre al’incontro frontale con il relatore sisono approfonditi gli argomenti con delle dina-miche di gruppo.

Catania: Un momento dell’incontro.

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insieme26

Napoli, 18(31) Dicembre 1908.

Cara mamma,hai già appreso dai giornali che siamo stati te-

stimoni di cose orribili. È accaduto il 15/28 Di-cembre. Eravamo ancorati ad Augusta, quandoall’improvviso, alle 9 di sera, l’Ammiraglio fecevenire tutti i comandanti di navi e annunciò loroche quella mattina c’era stato un terribile terremo-to, che Messina e Reggio erano interamente di-strutte, e quasi tutti gli abitanti seppelliti sotto lemacerie. Subito ci preparammo alla partenza eall’1 di notte levavamo l’ancora e partivamo perMessina in soccorso dei sinistrati. Andavamo insquadra, le corazzate Tzésarévitch, Slava e il no-stro incrociatore Makharoff. Alle 7 del mattino, il16 Dicembre, ci avvicinammo al luogo dove 24 oreprima si innalzava Messina e dove adesso nonc’erano più che rovine! ... Ciò che restava delle ca-se bruciava e tutto era coperto da un fumo spesso.Mio Dio, che spavento! Da lontano, vedendo quel-l’aspetto desolato, molti tra noi piangevano. Nondubitavamo di ciò che avremmo visto e udito sbar-cando. Giunti nella rada i nostri bastimenti getta-rono l’ancora. Il nostro comandante è stato un ve-ro eroe perchè abbiamo dovuto passare in mezzo arocce crollate, bastimenti ecc... Scendiamo a terrae siamo assaliti dagli abitanti in cenci, feriti e affa-mati, che ci supplicano di soccorrerli. Subito cimettemmo all’opera; si trasportarono i feriti a bor-do e si distribuì il pane a quelli che stavano bene.Mio Dio, che feriti ci portavano, e com’erano af-famati! Senza braccia, senza gambe, con teste in-sanguinate, ossa rotte! Ben presto i nostri nervi sisono calmati e abbiamo potuto lavorare più o me-no a sangue freddo.

Molti dei miei compagni restarono a bordo perricevere i feriti, ma la maggior parte, fra cui iostesso, scese a terra, con gli uomini, portando paleed asce per disseppellire gli infelici sepolti. La miasquadra era composta di venti uomini. Giunti aterra, percorremmo le rovine. Dappertutto si udi-

vano gemiti e lamenti; erano i sepolti che invoca-vano soccorso. Arrivammo in un luogo verso ilquale ci aveva guidati un giovane messinese chesinghiozzando ci pregò di cominciare gli scavi. Dasotto un mucchio di pietre udimmo deboli lamen-ti. Cominciammo a scavare, il che durò a lungo,infine vedemmo la testa di una donna, sul cui vi-so era dipinto il terrore; era viva, le demmo da be-re ed ella ci guardava con riconoscenza. Infine con-tinuando a scavare le arrivammo al petto, ma allo-ra fummo colti da orrore; la povera giovane di 17anni era bianchissima. Era coricata nelle braccia diun morto, probabilmente suo marito, o suo padre,di cui si vedevano il cranio fracassato e le bracciache la stringevano. Dovemmo lavorare tre ore pri-ma di giungere a tirar fuori la povera donna e a li-berarla dal morto. Quale dolce emozione vedere lasua riconoscenza! ... Con una squadra ci avvici-nammo ad un luogo molto pericoloso; un immen-so muro traballante e al disotto una massa di ma-cerie sotto le quali si udivano i gemiti di moltepersone.

Lavoravamo da un quarto d’ora quando al-l’improvviso udimmo un boato e poi una leggerascossa; la terra si mise ad oscillare, noi eravamosconvolti ed incapaci di fare un movimento; perfortuna il muro non crollò. Aspettammo un pocoe ricominciammo gli scavi. Di nuovo ci fu un ter-remoto, il muro si mosse, ma grazie a Dio tutto an-dò bene. I nostri marinai si fecero il segno dellacroce, guardarono il muro con diffidenza econtinuarono a lavorare.

Estraemmo ancora due vecchi, due giovani euna bambina. I superstiti ci ringraziarono con lelacrime agli occhi abbracciandoci e trascinandocidi nuovo sulle macerie. I nostri marinai si sonocomportati in modo ammirevole. Alle 5 io dovettismettere il lavoro perchè il nostro Makharoff do-veva partire per Napoli con un carico di feriti. Do-vetti usare la forza per condurre via i miei uomini.Che brave persone, questo torna a loro onore!Rientrando a bordo vi trovammo 300 feriti; li si

Lettera di un soldato russo alla madre

In ricordo del terremoto di Messina del 1908

insieme frammenti di memoria

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insieme 27frammenti di memoria insieme

Mi è motivo di profonda gioia e di vero ap-prezzamento vedere nascere dal cuore e dalla vitadi un sincero amico e caro Exallievo, Nino Bere-nato, questo testo sui salesiani a Messina, città a

me cara non solo per la formazioneteologica e pastorale prima ricevutain vista del Sacerdozio e poi donataagli studenti del San Tommaso; nonsolo per i tre anni di direzione del SanLuigi dove ho fatto si che gli exallieviriavessero una sede intitolata alla stu-penda figura di don Giannone; maanche e soprattutto, dopo questi annidel mio mandato ispettoriale, peraver potuto conoscere in profondità ein estensione, nelle persone e nelleistituzioni, la lunga e preziosa storia

dei Salesiani e di tanti rami fecondi della grandeFamiglia Salesiana; e aver potuto vedere l’amore el’attaccamento di quei veri e fedeli figli di don Bo-sco che onorano l’educazione ricevuta nelle varierealtà dove Dio li ha chiamati a vivere, operare, te-stimoniare. [...]

DDoonn LLuuiiggii PPeerrrreellllii

mise un po’ dappertutto, perfino nella cabina del capitano; si diedero loro coperte e cuscini; e noi restam-mo senza niente.

Tutti curavano i feriti come parenti prossimi. Anche la bambina che avevamo disseppellita era a bor-do. Tutti i suoi parenti sono morti. È una deliziosa bambina di tre anni, ha un piedino ferito e mi fa ter-ribilmente pena. Se non si trova nessuno dei suoi parenti sono deciso a condurla con me in Russia; Alleotto del mattino quando arrivammo a Napoli, una granduchessa italiana venne a bordo, visitò i feriti e ciringraziò. Subito dopo sbarcammo i feriti. Io stesso portavo la bambina. Sono deciso a prenderla se nes-suno la reclama; pertanto, cara mamma, preparati a ricevere una deliziosa nuova figlioletta.

Quando sbarcammo ieri, tutta la gente ci ricevette con applausi e grida di “viva i Russi”. Siamo staticommossi fino alle lacrime da questa accoglienza. Oggi abbiamo fatto carbone, e alle 5 di sera siamo tor-nati a Messina. Lo Slava ha portato ancora 500 feriti.

Stai in buona salute.Tuo figlio.

Da: “Lettere di marinai russi a Messina”,Amministrazione Provinciale di Messina, Messina 1988.

Un libro di Nino Berenato

I Salesiani a Messina

Egregio Cav. Berenato,desidero esprimerLe il mio compiacimento

per la realizzazione del presente volume dal tito-lo “I Salesiani a Messina”, che rievoca la storiadella presenza della Congregazionedal 1890 fino ai nostri giorni.

Unendo la conoscenza storica al-la passione che scaturisce dal suoanimo “salesiano”, Lei ha propostouno spaccato sull’attività della Fami-glia di Don Bosco nella nostra caraCittà, senza trascurare come il meto-do pedagogico salesiano – “cosa delcuore” – sa toccare il cuore del giova-ne contribuendo a formare in luil’uomo e il cittadino di domani.

Nel ringraziarLa per l’attenzioneche ha riservato all’opera che il Padre, Maestro eAmico dei giovani realizza nel tempo attraverso isuoi figli, Le auguro ogni attesa affermazione diquesto Suo scritto.

MMoonnss.. CCaallooggeerroo LLaa PPiiaannaaArcivescovo Metropolita di

Messina-Lipari-S. Lucia del Mela

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insieme28

La Famiglia Salesiana di Messina fa memoria delle vittimedell ’Istituto Salesiano “S. Luigi-Boccetta”

Benedizione della lapide commemorativa emostra fotografica in ricordo della tragedia

A cent’anni dalterremoto di Messinadel 28 dicembre1908, l’IspettoreDon Gianni Mazzalialla presenza deiconfratelli e degliamici del “S. Luigi”,ha benedetto, al ter-mine della celebra-zione eucaristica, lalapide commemora-

tiva in ricordo dell’immane tragedia.Nel pomeriggio del 28 dicembre al Teatro

Savio di Messina, una mostra fotografica ha ri-cordato i cento anni del terremoto.

Messina: Al Teatro Savio, “Ricordi della tragedia”.

Messina-S. Luigi: In alto: l’Ispettore Don G. Mazzalicon i confratelli e gli amici del “S. Luigi”.

insieme frammenti di memoria

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insieme 29frammenti di memoria insieme

In memoria di Don Mario Adinolfi

Ricordo di un ragazzo di sessant’anni fa

Forse, pochi sanno che tra i salesiani di Sici-lia c’è uno che si chiama Adinolfi Mario, nato aMussomeli e vissuto a cavallo del secolo scorso.Ve lo voglio far conoscere attraverso un piccolis-simo profilo fatto da me, ma soprattutto attra-verso i ricordi di un ragazzo di sessant’anni fa. Iomi auguro e auguro anche a voi che qualche no-stro allievo si ricordi di noi in modo così entusia-sta dopo cinquantanni e si pota dire di noi che:“fummo degnissimi sacerdoti e fedeli figli spiri-tuali del nostro S. Giovanni Bosco”.

AADDIINNOOLLFFII SSaacc.. MMaarriioo n. a Mussomeli (Caltanissetta)il 9 febbraio 1884; prof. a S.Gregorio l’8 ottobre 1907; sac.a Catania il 23 febbraio 1919; †a Mussomeli 26 dicembre 1937.Sepolto a Mussomeli.

Il 1 settembre 1905 entrò a S. Gregorio comeaspirante e il 15 novembre dello stesso anno fuammesso al noviziato. Dopo la professione passòun anno a S. Gregorio a studiare filosofia e nel1909 fu tirocinante a Bronte. Non volendo parti-re militare chiese di andare missionario e, condi-zione indispensabile per partire missionario, l’or-dinazione suddiaconale. Il capitolo della casa diBronte, direttore D. Ercolini, rispose negativa-mente. L’anno dopo lo troviamo a Frascati. Lavo-rò anche nella casa di Trevi. Da diacono dovetteandare militare e poté essere ordinato sacerdotedopo la prima guerra mondiale. Nell’ annuariogenerale è registrato dal 1919 al 37, anno dellamorte, a Trevi. Ma certamente stette (vedi sotto)fuori dalla Congregazione dal 1925 e forse prima,senza alcuna dispensa, per motivi di salute suoi edella mamma. Ancora oggi, a distanza di 70 anni,si ricordano di questo salesiano la generosità, lasua attività apostolica: assistente di azione catto-lica, fondatore di un complesso bandistico. Sidisse di lui: Fu degnissimo sacerdote e fedele fi-glio spirituale del suo S. Giovanni Bosco.

Il 31 gennaio 1988, si è celebrato in tutto ilmondo cattolico il Centenario della morte di S.Giovanni Bosco avvenuta il 31 gennaio 1888.

Ma non è di lui che intendo parlare, non sta ame fare questo, bensì di un Suo figlio spirituale diMussomeli, Don Mario Adinolfi, sacerdote sale-siano e musicista del quale recentemente, il 26-12-1987, si è compiuto il cinquantenario della morte.Dunque è giusto e doveroso ricordarlo nel nostropaese specialmente per coloro che non l’hanno co-nosciuto per ragioni di età.

Correva l’anno 1929, frequentavo la 5a ele-mentare. Un giorno, alla fine delle lezioni, si pre-sentò in classe un sacerdote, alto e magro, col sor-riso sulle labbra, che ci invitò a seguirlo nella vici-na sagrestia di S. Domenico. Sedette ad un armo-nium e, uno alla volta, ci provò la voce e la into-nazione dell’orecchio. Fummo scglti gli intonati eci disse di andare a casa sua ogni sera. Per noi fuuna manna del cielo, ogni sera puntualmente si ar-rivava nel cortile vicino al Carmelo dove egli abi-tava. Si giocava un po’, ad un suo cenno poi si sa-liva per una scaletta esterna, si entrava in casa e lìsi stava tutta la serata. Era suo intendimento for-mare un coro di voci miste per celebraredegnamente la Beatificazione di don Bosco avve-nuta il 2-6-1929 ad opera di Pio XI. Eravamo 30ragazzi e si formò un coro di voci bianche che uni-te a quelle virili formavano un complesso canoroche completavano e sostenevano il coro.

Iniziò l’insegnamento dei canti, ma da bravomusicista qual’era volle impartirci i primi rudi-menti della musica (pentagramma, figure e notemusicali); questi primi germi musicali misero radi-ci in molti di noi, particolarmente inclini alla mu-sica, che in seguito ognuno sviluppò per conto pro-prio. Poi, sopra una lavagnetta appesa ad una pa-rete trascriveva il brano da imparare e noi lo im-paravamo sia per imitazione sia rendendoci contodel suo svolgimento attraverso le note. Così si ini-ziò l’apprendimento della «Missa Davidica» diDon Lorenzo Perosi a 3 voci dispari, nucleo della

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insieme30

futura celebrazione in onore del nuovo Beato. Ter-minato l’apprendimento di tale Messa ci fornì tut-ti della parte trascritta su foglio musicale e noicantavamo guardando le note e le parole comebravi coristi.

Le serate che trascorrevamo in casa di P. Adi-nolfi sono rimaste incancellabili in me e in tutti imiei coetanei. La prima parte di esse era dedicataal canto che ci entusiasmava, perché oltre la mes-sa imparammo altri canti come dirò appresso.Ogni sera c’era l’immancabile caramella e poi DonMario cominciava a narrarci la vita di Don Boscodall’infanzia alla maturità e alla vita apostolica si-no alla morte. Tuttigli episodi della vitadi Lui sono rimastiimpressi nella miamemoria: la prodi-giosa infanzia, i suoiprofetici sogni, i va-ri mestieri che eser-citò da povero ra-gazzo, poi il suoapostolato, i suoimiracoli fra cui cicolpirono le varieapparizioni del Gri-gio, il prodigioso ca-ne che immancabil-mente appariva nei maggiori pericoli per difender-lo, insomma tutta la vita.

Quando, adulto, lessi la vita del Santo delCard. Carlo Salotti (forse la migliore) si può direche già la conoscevo tutta attraverso i racconti diP. Adinolfi e la lettura di essa fu una conferma diquanto già sapevo. Ci teneva avvinti tutta la sera-ta ad ascoltarlo attentamente e per noi era un ve-ro godimento spirituale. Io non cambierei mai unadi quelle serate con quelle che trascorrono i ragaz-zi d’oggi inchiodati al televisore e ossessionati dacartoni animati, più o meno educativi!

Arrivò il Natale 1929. La vigilia, entrandonella sala prove, egli ci fece trovare appesi ad unlungo filo, tanti sacchetti di caramelle, uno perciascuno, e per noi ragazzi d’allora, lontani dal-l’abbondanza di oggi, fu una splendida strenna in-dimenticabile.

Si continuò così fino al giugno del ‘30. L’8 giu-gno 1930 ci fu la Festa del Beato Giovanni Bosco.

La sera precedente, alla Madrice, su un appositopalco in legno, eseguimmo i Vespri in musica. Do-po, nel cortile di S. Domenico, ci fu l’accademia,un insieme di discorsi celebrativi e meravigliosicanti eseguiti da noi. La mattina dell’8, sempre al-la Madrice, la Messa solenne (clou della manife-stazione canora) con l’esecuzione della Missa Da-vidica cantata da 50 voci miste, accompagnata al-l’organo da Salvatore Scozzaro (esperto organista)e da vari strumentisti. Fu un trionfo.

Oltre la manifestazione sacra P. Adinolfi ave-va preparato una serata teatrale istruendo unacompagnia filodrammatica, che recitò (quella sera)

«Il figliol prodigo»(Attori principali:Giuseppe Mani-scalco, bravo artistadrammatico, Salva-tore Catania, PietroGelsomino, Giu-seppe Amico). Noiragazzi eseguimmouna splendida ope-retta intitolata«Un’ora di vacan-za» ricca di bei mo-tivi musicali e co-mici, che ancoramolti di noi ricor-

diamo e spesso ci troviamo a canticchiare; protago-nisti ragazzi: Francesco Valenza e Salvatore Giro-lamo Cardinale; anziani: Salvatore Catania e Pie-tro Gelsomino. L’operetta era sostenuta dall’ac-compagnamento di Salvatore Scozzaro. Così ter-minarono le manifestazioni.

P. Adinolfi volle ricordare quest’avvenimentocon un magnifico gruppo fotografico (SalvatorePalermo) che porta la data 8-6-30, ne regalò unacopia a ciascuno di noi, con firma autografa e de-dica, io la conservo come cosa sacra ed ogni tanto,guardandola, ricordo il tempo beato della fanciul-lezza. Don Mario Adinolfi in quella occasione col-locò in una parete del santuario della Madonnadei Miracoli un grande quadro del Beato Don Bo-sco, perché fosse venerato dai fedeli. Tale quadrosi trova ancora nella parte sinistra del-la chiesa.Quanto prima al suo posto sarà collocata una sta-tua del Santo che un generoso devoto offrirà allachiesa di S. Domenico. Allora sicuramente sarà ce-

In alto: Gruppo Cantori festa «Beato Don Bosco».(Da una foto del Prof. Carmelo Pennica)

insieme frammenti di memoria

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insieme 31frammenti di memoria insieme

lebrata solennemente la memoria di Don Adinol-fi, degno seguace del suo S. Giovanni Bosco.

Don Mario Adinolfi, sacerdote salesiano e mu-sicista, nacque a Mussomeli il 09-2-1884 da DonGaspare oriundo di Salerno e dalla Sig.ra Giusep-pina Pennica. Fu avviato presso i Salesiani e quiiniziò gli studi per giungere al sacerdozio. Non an-cora sacerdote partecipò alla Grande Guerra 1915-18 non si sa se come volontario o arruolato nellaSanità come chierico. Il suo fisico fu danneggiatodai gas asfissianti e per tutta la vita ne risentì leconseguenze. Infatti non godette mai di florida sa-lute. Il 23-2-1919 fu ordinato sacerdote. Si ritirò aMussomeli per assistere la sua vecchia madre e peri motivi di salute sopradetti.

Non ebbe affidato ufficialmente alcun incaricodi rettoria o vice-rettoria, ma collaborò durantetutta la sua vita il rettore della Chiesa di S. Dome-nico. Pur essendo di malferma salute, esercitò ilsuo ministero molto degnamente, dedicandosi al-l’educazione dei giovani, seguendo le orme del suoSanto Fondatore Don Bosco, specialmente con lamusica, di cui era appassionato e intenditore. Infat-ti si può dire che la sua seconda vita fu la musica.

Spinto da tale passione musicale, verso il 1925scelse alcuni volenterosi giovani tra i soci dell’al-lora fiorente Circolo di Azione Cattolica «Don Bo-sco» e riuscì, senza l’aiuto di nessuno, a formareun buon corpo bandistico musicale «La Banda del-la Gioventù Cattolica». Questa banda in seguito,fu il nucleo principale del futuro Corpo Musicaledi Mussomeli che ebbe il suo periodo aureo neglianni 30-40 col M° Alfredo Motolese di cui parleròin altra sede. Grande assertore della musica sacra,egli non si stancò mai di solennizzare le più impor-tanti ricorrenze religiose con esecuzioni di messein musica di Lorenzo Perosi, il più grande compo-sitore moderno di musica sacra. Come sopra de-scritto per la Beatificazione di Don Bosco fu ese-guita la «Missa Davidica». Nel 1925 in occasionedella morte dell’arciprete Salvatore Giacalone, sicantò la Messa di Requiem a 3 voci pari sempre diPerosi. Il 12-11-35 per celebrare la Santificazionesempre di Don Bosco, avvenuta un anno prima il1-4-34, condusse la sua troupe canora e filodram-matica a Sommatino, eseguendo lo stesso pro-gramma del 1930 di Mussomeli con qualche va-riante. Per la Festa del Carmelo del 1936, in occa-sione della 1° messa solenne del neo-sacerdote

Don Pasquale Canalella, di venerata memoria, fueseguita la 1° Pontificalis (Perosi). Sempre nel gi-ro dell’anno 36 solennizzò le principali feste diMussomeli partecipando col suo coro: Corpus Do-mini, M. SS. dei Miracoli, S. Enrico e altre. Sareb-be troppo lungo enumerare i suoi interventi nusi-cali. Certo egli fu instancabile in questo campo co-me nel suo apostolato di sacerdote salesiano. Fudegnissimo sacerdote e fedele figlio spirituale delSuo S. Giovanni Bosco. Visse povero con una mo-desta pensione di guerra e l’elemosina delle mes-se, ma esercitò in maniera prodiga la carità versoil prossimo. Spesse volte uscendo dalla chiesa doveaveva celebrato messa, donava generosamentel’elemosina della messa che teneva ancora in ma-no al primo povero che incontrava. Esercitò dun-que in sommo grado l’amore verso Dio e verso ilprossimo, dedicandosi in special modo all’educa-zione giovanile da bravo salesiano. Si circondòsempre di giovani e ragazzi, che egli educava contrasporto e specialmente per mezzo della musica,efficace mezzo educativo che fa presa sugli animidi tutti, giovani o adulti. Don Mario, soprattutto,ebbe il grande merito di avere introdotto in Mus-someli il culto di S. Giovanni Bosco e aver fattoconoscere a tutta la popolazione questo GrandeSanto dei Giovani. Egli specialmente ne fu assaidevoto poiché apparteneva alla sua famiglia. So-gnò di costruire un tempio a Lui dedicato e infattiaveva già a disposizione un’area fabbricabile. Cisarebbe sicuramente riuscito perché animato daspirito veramente salesiano se la morte non loavesse colto all’età di 53 anni il 26-12-1937.

(Ins. Carmelo Pennica)

(Tratto dal mensile «Progetto Vallone» del luglio 1988)

Dalla relazione su eposta dall’ins. CarmeloPennica, preciso che in data odierna la statua diSan Giovanni Bosco si trova già nel santuariodella Madonna dei Miracoli di Mussomeli. È ungruppo statuario composto dal Santo dei ragaz-zi, San Domenico Savio e Bartolomeo Garelli, ilprimo ragazzo abbandonato che Don Bosco soc-corse. L’opera, offerta dal geom. Nicolò Piazza,è stata eseguita dalla ditta Luigi Stufflesser diOrtisei (Bolzano) e solennemente inaugurata il28 gennaio del 1990.

DDoonn SSaallvvaattoorree SSppiittaalleeSegretario ispettoriale

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insieme32

L’arrivo dei Salesiani di Don Bosco a Barcellona

Ripercorriamo insieme le tappe salienti della presenzadei Salesiani di Don Bosco nella città del Longano,

dal 27 gennaio 1924 fino ai giorni nostri

Sono ben 85 gli anni trascorsi da quando iconiugi Cattafi misero a disposizione, per la ve-nuta dei Salesiani a Barcellona Pozzo di Gotto,una casa con cortile che l’Ispettoria adattò subi-to alle esigenze della nuova Comunità.

Dopo il “Nulla osta” della S. Congregazionedei Religiosi e dell’Arcivescovo di Messina,Mons. Angelo Paino, contentissimo di avereun’altra Casa salesiana nella sua diocesi, il sognodell’Arciprete Sac. Nunziato Bonsignore, dei co-niugi Cattafi, di tanti cooperatori e simpatizzan-ti di Don Bosco e della Città del Longano final-mente si era realizzato.

L’8 gennaio del 1924 il Rettor Maggiore Sac.Filippo Rinaldi, eresse canonicamente la Casa diBarcellona P.G. intitolandola a “S. Michele Ar-cangelo” e destinandola ad “Oratorio per i giova-ni poveri e abbandonati ed istruirli nella santa re-ligione” (Dec. N°1 dell’ 811 /1924).

Prima di ripercorrere in breve alcune tappefondamentali della presenza dei Salesiani di DonBosco nella città del Longano, riportiamo di se-guito la descrizione dell’arrivo, scritta dal croni-sta della Casa, il 17 Gennaio del 1924:

“17 Gennaio 1924. D. Spitale... Direttore...parte da Catania con D. Salini, il Ch. Faillace e ilCoad. Castiglione per aprire la nuova Casa...

I quattro salesiani, accompagnati da D. Camu-to, arrivano alla stazione di Barcellona alle ore15:41 e sono fraternamente ricevuti da una largarappresentanza del clero.

Sull’automobile del Comm. Cattafi, insigneBenefattore dell’Opera, si andò in casa, dove sinoa sera si susseguirono le visite degli amici e ammi-ratori del ‘Opera del Ven. Don Bosco...”

Questo, invece, il campo di lavoro dei primiSalesiani, raccontato da Don Tullio Rizzo al suoprimo impatto con l’ambiente:

“Proprio il 17 gennaio 1924 i giovani di Bar-

cellona e i “Marsalinoti” di Pozzo di Gotto si era-no dati appuntamento su ambo le sponde del tor-rente Longano, perché schierati, rispettivamente,gli uni presso il parallelepipedo dell’Enel, gli altripresso l’attuale monumento ai Caduti, si potesse-ro cimentare in prima linea a furore di sassate on-de sfogare l’obbrobrioso vicendevole astio per lostupido e malaugurato campanilismo”.

“Non con le percosse, ma con la mansuetudinee con la carità dovrai guadagnare questi tuoi ami-ci. Mettiti dunque immediatamente a fare loroun’istruzione sulla bruttezza dei peccati e sullapreziosità della virtù”.

Tenendo sempre ben in mente queste paroleche “un uomo venerando, in virile età, nobilmen-te vestito. Un manto bianco gli copriva tutta lapersona; ma la sua faccia era così luminosa, che ionon potevo rimirarlo” rivolse al giovane Giovan-nino Bosco nel sogno dei 9 anni. i Salesiani ini-ziarono il loro difficile lavoro:

2277 ggeennnnaaiioo 11992244nacque l’Oratorio Festivo (che poi era sem-

pre quotidiano), con 126 giovani presenti al mat-tino e 322 alla sera.

2244 ffeebbbbrraaiioovi fu la prima manifestazione ufficiale del-

l’Oratorio per la festa di San Francesco di Sales,patrono della Congregazione Salesiana, congrande concorso del popolo, e alla sera l’inaugu-razione del Teatrino, realizzato grazie alla gene-rosità della moglie del Comm. Cattafi, Sig.ra Te-resa De Luca.

Non essendoci una Cappella propria, ai Sale-siani fu affidata la vicina Chiesa dei SS. Cosma eDamiano.

1199 sseetttteemmbbrreeprese avvio la scuola elementare regolare,

grazie all’approvazione di 5 classi e una sala di ri-

insieme frammenti di memoria

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insieme 33frammenti di memoria insieme

petizione come doposcuola da parte del Diretto-re Didattico di Barcellona; negli anni ‘40 venneaffiancata anche la scuola media, autorizzata il16 Ottobre 1940 per il 1° corso con 26 alunni.

1199 mmaarrzzoo 11992266fu inaugurato il cortile, allargato e reso più

praticabile per i giocatori.

55 ggiiuuggnnoo ddeell 11992277sostituzione del vecchio teatro con un padi-

glione più grande di 700 posti.

1188 nnoovveemmbbrree 11992288si celebrò il “Primo lustro della fondazione”

dell’Oratorio Salesiano barcellonese; durante lacelebrazione della S. Messa, l’Ispettore dei Sale-siani. D. Giovanni Segala, faceva la vestizioneclericale del novizio salesiano Pietro Aloisio,barcellonese.

44 nnoovveemmbbrree 11993322l’Associazione Cattolica dell’Oratorio, che

quell’anno aveva vinto il concorso regionale dicatechismo, fu premiata dal Papa Pio XI con ungagliardetto consegnato ad un gruppo di giova-ni, in rappresentanza dell’associazione: SaverioVizzini, Giovanni Sgroi, Giovanni Scilipoti,Francesco Carobello (poi divenuto salesiano) eFrancesco Costa.

1199 mmaarrzzoo 11993355in occasione della festa di San Giuseppe, fu

inaugurata l’Unione Exallievi di Barcellona, dan-do inizio ad un crescente di partecipanti e aduna meravigliosa realtà salesiana che ancora oggiè punto forte della Famiglia salesiana barcellone-se e parte attiva nel collaborare coi Salesiani peril bene dei giovani.

2244 lluugglliioo -- 2244 aaggoossttoo 11994433i Salesiani, a causa dei bombardamenti su

Barcellona, furono costretti a sfollare e si rifugia-rono a Basicò.

Quello successivo alla seconda guerra mon-diale fu un periodo davvero critico per i Salesia-ni barcellonesi, soprattutto a causa della crisieconomica, religiosa e sociale che afflisse tutti gliitaliani; si paventò, addirittura, la possibilità del-la chiusura dell’Oratorio.

La Provvidenza e Don Bosco non vennero

mai meno ai loro figli e così, come accadde neglianni successivi fino ad oggi, i Salesiani poteronocontinuare nella loro missione in mezzo aigiovani.

99 mmaarrzzoo 11995533a questa data risale la prima visita di un Ret-

tor Maggiore, il Don Bosco vivente, nella cittàdel Longano; verso le 18:30, infatti, Don RenatoZiggiotti, scortato da 14 macchine e 7 motoci-clette, arrivò in Oratorio, illuminato da una fiac-colata e venne accolto da una folla di giovani edamici.

Bisognò aspettare il 1966 per avere un’altravisita di un altro Rettor Maggiore, Don LuigiRicceri.

Nonostante la generosità del Comm. Cattafiche lasciò i Salesiani suoi eredi universali. i pro-blemi per la Casa barcellonese continuarono acrescere e il sogno di un nuovo Oratorio sembròdiventare una chimera.

Di fronte ad un simile scenario l’unica viad’uscita fu quella di cedere la proprietà dell’Ora-torio alla Regione Siciliana con l’impegno diquesta di costruire un Centro Sociale per i giova-ni poveri e in difficoltà che, una volta ultimato,venisse dato ai Salesiani.

GGiiuuggnnoo 11996611viene sancito l’avvenuto accordo con la de-

molizione della Cabina cinematografica, poi delTeatro, e quindi l’inizio della nuova costruzione.

1144 lluugglliioo 11996644la Regione Siciliana concesse ai Salesiani la

gestione del nuovo Centro Sociale;

2200 ddiicceemmbbrree 11997733venne firmata una “Convenzione” tra Regio-

ne e Salesiani per la cessione in uso del Centro.

1177 oottttoobbrree 11997766dopo lo scampato pericolo di dover pagare

centinaia di milioni di lire di indennizzo perl’uso dei locali di tanti anni, la Regione con undecreto della Presidenza, DDG n° 4129, trasfe-risce il Centro Sociale con i locali annessi in pro-prietà ai Salesiani.

2277 FFeebbbbrraaiioo 11998833si inaugurò il nuovo Salone-Teatro;

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insieme34

22 oottttoobbrree 11998833vi fu un’altra importantissima inaugurazione:

la Cappella.

OOttttoobbrree 11998888fu chiesto di costruire una sopraelevazione

all’ingresso di Via Don Bosco.

33 ggeennnnaaiioo 11999922in seguito alla richiesta presentata 4 anni pri-

ma, fu realizzata tale sopraelevazione che adessocostituisce l’ambiente personale dei Salesiani:camere, cucina, lavanderia, soggiorno.

1155 oottttoobbrree 11999933il Comune ordinò la demolizione del “vec-

chio” Oratorio ormai cadente;

FFeebbbbrraaiioo 11999944il “vecchio” Oratorio fu completamente ab-

battuto.

Adesso un altro sogno è stato affidato allaDivina Provvidenza e a Don Bosco: la costruzio-ne, al posto del “vecchio Oratorio”, di una Pale-stra coperta con nuove sale per un modernoCentro Giovanile e Sociale o una nuova veraChiesa.

GGiiuusseeppppee SSppeecciiaallee

Da: “Agorà” Anno 2-Nr 5, 30 gennaio 2009.

II SSaalleessiiaannii aa BBaarrcceelllloonnaaIntervista al direttore Don Salvino

DDoonn SSaallvviinnoo,, ccoossaa ssiiggnniiffiiccaannoo ii ssaalleessiiaannii ppeerrBBaarrcceelllloonnaa??

I salesiani a Barcellona rappresentano unpresidio educativo che da 85 anni accoglie la gio-ventù che, per un motivo o per un altro cercauno spazio di vita. Senza fare distinzione di con-dizione sociale, di razza e di religione, offre a cia-scuno la possibilità di socializzare e di crescerecoltivando diversi interessi quali lo sport, la mu-sica, il teatro.

LLeeii èè ssoolloo ddaa qquuaallcchhee aannnnoo qquuii aa BBaarrcceelllloonnaa,,ccoommee èè ssttaattoo aaccccoollttoo??

L’accoglienza dei barcellonesi è sempre cal-da, nei confronti di tutti. Nel tempo bisogneràverificare la profondità e la costanza, soprattut-to, nell’impegno ad una collaborazione fattivaverso i progetti per la cittadinanza.

CChhee rreeaallttàà hhaa ttrroovvaattoo aallll’’iinntteerrnnoo ddeellllaa ccaassaa eeaallll’’eesstteerrnnoo,, nneell rraappppoorrttoo ccoonn llaa cciittttàà??

All’interno l’oratorio esprime le tante capaci-tà creative personali del tessuto umano barcello-nese, ma ne esprime anche le debolezze coopera-tive e sociali. E il rapporto con la città risente diquesto iato permanente tra interessi privati e im-pegno pubblico.

La sensazione è che si vorrebbe relegarel’oratorio ad un fatto meramente privatistico dipiccola bottega, magari moralmente e socialmen-te utile, ma che non deve occuparsi di progettua-lità civile nel sociale e collettiva nel politico.

PPrriimmaa eerraa nneell ccaappoolluuooggoo ssiicciilliiaannoo,, PPaalleerrmmoo::cchhee ddiiffffeerreennzzee ccii ssoonnoo ttrraa ii ggiioovvaannii??

I giovani sono sempre uguali, accomunati dauna società di benessere e di relativismo dellostile di vita. Certo, qui in città è manifesta unagenerale debolezza del senso di identità giovani-le, e la tiepidezza nel sognare insieme una cittàsempre più vivibile, bella, operosa. Mi pare cheil problema sia più di carenza di domande deigiovani che di risposta sociale e politica.

SSaann GGiioovvaannnnii BBoossccoo rriieessccee aannccoorraa aa ffaarrbbrreecccciiaa nneeii ccuuoorrii ddeellllee nnuuoovvee ggeenneerraazziioonnii??

Don Bosco rappresenta un testimone che hacreduto nei giovani a partire dal loro protagoni-smo creativo.

Recuperare questa fiducia è condizione pre-giudiziale perché l’impegno di famiglie, associa-zioni e comunità cittadina verso la crescita deigiovani possa dare i frutti che tutti auspicano mache diventa sempre più difficile ottenere.

UUnnaa ddoommaannddaa ssuull ffuuttuurroo ddeellll’’iimmppeeggnnoo SSaallee--ssiiaannoo aa BBaarrcceelllloonnaa.. QQuuaallii pprroossppeettttiivvee??

Occorre una rivisitazione e un ampliamentodelle strutture, che prendano il posto della co-struzione del Vecchio Oratorio abbattuto. E an-che nuove progettualità, nuove offerte formati-ve. Occorre passare da solo volontariato (bene-merito) alla presenza professionale di operatoricompetenti e qualificati; dai tanti programmi pa-ralleli a una progettazione sociale di qualità; dauna autoreferenza educativa e culturale a unamessa in rete delle risorse col territorio, le istitu-zioni e le altre agenzie educative. Una bella sfidaper un nuovo modello di Oratorio che rilancil’opera educativa nei tempi moderni.

insieme frammenti di memoria

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insieme 35dalle case salesiane insieme

Una splendida giornata di sole è stata la cor-nice ideale del raduno che tutti i grest hanno rea-lizzato ieri pomeriggio nel cortile dell’oratoriosalesiano del capoluogo ibleo.

GRESTINSIEME 2008 lo slogan della giornata.E la festa dei gruppi estivi ha visto la partecipa-zione di più di 1500 bambini della provincia. Igruppi estivi di Scoglitti, Vittoria, Pedalino, SanGiacomo, Monterosso Almo, Giarratana, SantaCroce, Chiariamone, oltre ovviamente ai grestdegli oratori salesiani di Ragusa e Modica, si so-no dati appuntamento a Ragusa per una giorna-ta di festa all’insegna del divertimento. Un veroe proprio evento, dunque, che ha coinvolto circa1500 ragazzi che nel corso di questa estate, ac-compagnati dai propri animatori, vivono con en-tusiasmo un’esperienza unica fatta di diverti-mento, formazione e gioco.

La giornata, organizzata dalla Diocesi di Ra-gusa e dai Salesiani del capoluogo ibleo, con ilpatrocinio della Provincia e del Comune di Ra-gusa, si è aperta con un momento di animazionee presentazione dei singoli gruppi presenti, conil saluto dei padroni di casa di casa, Don BasilioAgnello, Direttore della Casa, e Don Filippo Pa-gano, responsabile. Presenti all’evento anche irappresentanti delle istituzioni civili, l’Assessore

Provinciale Raffele Monte e quello comunaleMigliorisi. Ha portato il saluto del Vescovo,Mons. Paolo Urso, il suo Vicario Don SalvatorePuglisi. E infine, il Presidente dell’ATO Ragusa,Dott. Vindigni, ha esortato i ragazzi a prodigarsiper la raccolta differenziata in oratorio e in fami-glia.

Uno dei momenti più attesi è stato lo spetta-colo del Mago Sales, alias Don Silvio Mandelli,con i suoi giochi di prestigio. Don Silvio, an-ch’egli salesiano, raccoglie fondi per i giovani di-sagiati in Cambogia e America Latina, ed è ilfondatore dell’Associazione Mago Sales, perl’adozione a distanza e le missioni salesiane.

La chiusura della giornata è stata tutta dedi-cata al ricordo di Don Franco Solarino, Salesia-no, nel decennale della sua scomparsa avvenutaa Roma il 10 luglio del 1998, inventore deiGREST in Sicilia. Don Franco, storico salesianosiciliano, è stato per tanti anni guida autorevolee affettuosa degli oratori di Ragusa e Modica enei suoi anni di apostolato ha avvicinato un nu-mero impressionante di giovani alla figura diDon Bosco e all’oratorio salesiano. Don Franco,sulle note dell’inno dal lui creato (“Il grest chepassion, che atomica invenzion”), è stato ricor-dato con un momento di preghiera e con unacommemorazione della sua straordinaria opera avantaggio dei giovani e dei ragazzi di Sicilia. Unmodo davvero toccante per chiudere la giornatanel segno di Don Bosco.

RRAAGGUUSSAA

Dalle case salesiane

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CC’’eerraa uunnaa vvoollttaa...... iill GGrreessttUn libro per ricordare Don Franco Solarino

“C’era una volta... il Grest”. È questo il tito-lo del libro del caro exallievo Carmelo Nicosia-

no, già fin dallasua ammiccanteenunciazione, ri-manda ad un al-tro titolo ben piùnoto, ma altret-tanto fascinoso,quello del film diSergio Leone del1968: “Cera unavolta il West”. IlGrest ed il West:due realtà lontanenel tempo e nellacultura, ma legate

dal vincolo misterioso di un fascino accattivante,quello dell’avventura e dell’epopea.

Il Grest, almeno nella sua realizzazione cosìcome è stata costruita da Don Solarino, ha as-sunto sin dall’inizio i colori dell’avventura, dellascoperta del mistero e dell’epopea più esaltante.Elementi tutti che si ritrovano abbondantemen-te nell’animo degli adolescenti per i quali ilGrest è pensato e che Don Solarino, nativamen-te esperto di psicologia adolescenziale e giovani-le, ha accuratamente raccolto, assemblato a do-vere e sapientemente convogliato per la elabora-zione di un mosaico che risultasse armonico edaffascinante per il mondo giovanile e non solo.

Nel libro che ci presenta, l’Autore si raccon-ta e ci racconta, per l’appunto, l’esperienza diquesta epopea che ha trasformato la sua vita equella di tanti suoi giovani compagni di viaggio eche, col passare del tempo, anziché dileguarsi otrascolorare nel mondo dei ricordi, è andata cre-scendo sempre più, innervandosi di motivazionirazionali – anche scientificamente fondate – finoa diventare vera esperienza di vita.

I reperti bibliografici e documentaristici, ab-bondantemente citati ed interpretati, ci mostra-no lo spaccato di un’epoca, alquanto lontana or-mai dalle nostre sofisticate e disincantate certez-ze, ma sempre viva e capace di indurre non soloricordi e nostalgiche rimembranze, bensì anchestimoli di novità e prospettive di futuro. Leggen-do i documenti citati mi son sentito proiettaretutt’a un tratto in un passato affascinante, legatoanche alle prime esperienze del mio apostolatosacerdotale. E ho visto con chiarezza quantoDon Solarino abbia inciso in profondità nellapastorale per i giovani di ieri e di oggi. [...]

DDoonn GGiiuusseeppppee FFaallzzoonnee

Da: “C’era una volta... il Grest” - Presentazione.

Mazzarino: Don F. Solarino con alcuni grestini.

MMaazzzzaarriinnoo:: PPrreesseennttaazziioonnee ddeell lliibbrroo““CC’’eerraa uunnaa vvoollttaa...... iill GGrreesstt””

L’avventura dei Gruppi Estivi ha segnato tut-ti gli ex allievi dell’oratorio che domenica 25gennaio erano al Teatro Salesiano Don Bosco al-la presentazione del libro “C’era un volta... ilGrest”di un ex allievo prof Carmelo Nicosiano.Al tavolo dei relatori, oltre all’autore, suor GinaSanfilippo, il Sindaco Giovanni Virnuccio, la Di-rettrice Suor Maria Salerno, Don Giuseppe Fal-zone, Don Vincenzo Nicosiano.

Il libro è una raccolta di foto d’epoca, pre-ghiere, inni, canti dell’inventore del Grest egrande educatore Don Franco Solarino che ope-rò a Mazzarino durante il decennio 1955-1965,anni socialmente ed economicamente difficili.

“I cavalieri del Grest” – così li chiamava DonFranco – sfidavano l’ozio nell’ora della luce, delsole e delle stelle. Don Solarino fu un salesiano“fantasioso e creativo” che consegnava ai suoi“cavalieri” le armi della “lealtà, letizia, preghie-

insieme dalle case salesiane

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ra, amicizia”. Il suo metodo educativo, insiemepedagogico, sociologico e religioso, aveva comefinalità “dare valore ai valori”.

Per rappresentare la sua personalità DonFalzone parla di “Ciclone Solarino” e spiega co-me “il Grest ha assunto sin dall’inizio i coloridell’avventura e della scoperta. Il suo merito èstato quello di intuire le enormi potenzialità delGrest così come presentato dagli organi del-l’Azione Cattolica, di condirlo con la propriapersonalità e di sfornare un prodotto che, con-servando il DNA del precedente, avesse un toc-co tutto suo di fantasia, di risposta alle istanzeprofonde dei ragazzi e di spirito salesiano auten-tico”.

La vita oratoriana era contrassegnata da gio-chi in cui si sfidavano le “Pattuglie dei Cavalieri”che nell’ora delle Stelle si raccoglievano davantial fuoco dove Don Franco con la sua fisarmoni-ca intonava canzoni. L’ambiente di armonia cheriusciva a creare intorno a sé è ricordato da tutticome una favola: sia per chi si ritrova nonno, eper chi come ha testimoniato Don Vincenzo Ni-cosiano ha trovato nella famiglia salesiana la“perfetta comunità educante” in cui è sviluppa-ta la sua vocazione. “Ho portato – spiega DonNicosiano – sempre nella mia vita di salesiano, ilricordo di quegli anni, in tutte le città dove l’ub-bidienza mi ha destinato, a Ragusa, Caltanisset-ta, Catania, Trapani (18 anni), Marsala (9 anni).Quando ho aperto il libro del prof. Nicosiano hoproceduto nella lettura delle foto di forte valorestorico, oltre che del testo, canticchiando “Mam-ma”, l’inno d’amore che Don Franco scrisse de-dicandolo alla sua mamma. L’oratorio di Mazza-rino è stato per me modello per l’organizzazionedella pastorale giovanile, palestra per i giovani aservizio dei piccoli, e fonte d’assimilazione del si-stema preventivo (ragione, religione, amorevo-

CCAALLTTAANNIISSSSEETTTTAA

In occasione del 150° anniversario dellaCongregazione Salesiana, i Salesiani e la Fami-glia salesiana dell’Istituto Don Bosco di Caltanis-setta hanno voluto ricordare l’impegno di DonBosco verso i giovani con una serie d’iniziativesvoltesi, dal 22 al 31 gennaio, presso l’oratorio.Alcune delle iniziative previste dal programmasono state: la commemorazione di un ex alunnaSalesiana Laura Vicuña; la festa di San France-sco di Sales patrono della Famiglia Salesiana;giornate di torneo all’oratorio; riflessioni su DonBosco su TFN (tele futura nissa) ecc…

Particolarmente significativa è stata la veglia,organizzata il 30 gennaio, nel ricordo del 150°della Congregazione Salesiana e della Strennadel Rettor Maggiore per il 2009.

I festeggiamenti si sono conclusi il 31 genna-io con la Messa celebrata da Monsignor Campio-ne e con il pranzo che l’Istituto Don Bosco ha of-

lezza). Don Franco “Ragazzo con i Ragazzi” hatrasferito un modo di pensare non più individua-lista ma aggregativo e gioioso. Il libro è una testi-monianza di come Mazzarino, grazie a DonFranco (scomparso circa 10 anni fa) ha speri-mentato il genuino senso di associazionismo e dieducazione di Don Bosco.

CCoonncceettttaa SSaannttaaggaattii

Mazzarino: Da sin.: Sr. G. Sanfilippo, Prof. C. Nicosiano,Don G. Falzone, il sindaco G. Virnuccio,Dott. V. Nicosiano e Sr. M. Salerno.

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ferto e condiviso con le Autorità Cittadine tracui il Sindaco, Dott. Salvatore Antonio Messana.

La Famiglia Salesiana ha però ritenuto op-portuno limitare i festeggiamenti per unirsi allutto cittadino proclamato dal Comune di Calta-nissetta nel rispetto delle vittime dell’incidentesul lavoro, avvenuto a seguito del crollo del mu-ro, in via Mario Gori.

Per solidarietà l’Istituto Don Bosco ha devo-luto in beneficenza, alle famiglie degli operaimorti, il ricavato delle offerte ricevute per la fe-sta del 150°.

La Comunità Salesiana ringrazia tutti coloroche hanno partecipato all’evento ed estende atutti l’invito, rivolto dal Rettor Maggiore, nellaStrenna per il 2009: “Impegnamoci a fare dellaFamiglia Salesiana un vasto movimento di perso-ne per la salvezza dei giovani”.

CCAATTAANNIIAA -- SSAALLEETTTTEE

Caltanissetta: Mons. Campione e Don A. Calabrò.

PPrreemmiioo ee BBoorrssee ddii SSttuuddiioo««QQuuaarrttiieerree vviivvoo»»

Sabato 24 gennaio, nel Salone Teatro Orato-rio San Giovanni Bosco, si è tenuta la cerimoniadi consegna del premio e delle borse di studio“Quartiere Vivo”, organizzato dall’unione Ex al-lievi “Don Bosco”. Si tratta di un riconoscimen-to che la periferia sud di Catania, il quartiere diSan Cristoforo, riserva a personaggi che da essosono stati espressi o che ad esso si sono ispirati eche in suo favore si sono distinti. Le borse di stu-dio istituite nel 2004 sono state assegnate aglistudenti meritevoli dell’istituto salesiano Salette.Sebastiano Saporito, presidente dell’associazio-ne degli Ex allievi, ha spiegato che queste borsedi studio servono ad incoraggiare le giovani ge-nerazioni e ad invogliarle a guardare al futurocon speranza e a fare capire loro l’appagamentoche proviene dal guadagnarsi da vivere onesta-mente.

Il premio “Quartiere Vivo” è stato consegna-to a Gilberto Idonea, attore siciliano, famoso peraver portato la lingua siciliana in tutti i teatri delmondo.

Catania-Salette: A sin. G. Idonea riceve il premio“Quartiere Vivo”.

insieme dalle case salesiane

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insieme 39dalle case salesiane insieme

Sabato 31 gennaio, in occasione della festa diDon Bosco, Don Alfio Bonanno presso l’orato-rio salesiano “San Giovanni Bosco” di Via SantaMaria delle Salette, a Catania, ha celebrato unaMessa per i giovani del CFP. Subito dopo è sta-to fatto un omaggio floreale al monumento diDon Bosco situato nel cortile dell’oratorio e si èdato il via alla finale della partita di calcio, al ter-mine della quale vi è stata la premiazione dei vin-citori con coppe e targhette.

Nel pomeriggio, dopo la Solenne Celebra-zione Eucaristica presieduta dall’ArcivescovoSua Ecc. Mons. Salvatore Gristina, vi è stata lapresentazione del nuovo parroco Don VincenzoAndronaco.

Catania-Salette: La consegna delle Borse di Studio agli studenti meritevoli.

A fare gli onori di casa è stato Don MarioMavica, direttore dell’Istituto e punto di riferi-mento, assieme ai salesiani, per tanti ragazzi chegrazie al grande intuito di Don Bosco sono riu-sciti a evitare i pericoli della strada, inserendosi apieno titolo nel mondo del lavoro e nella società.

Al termine della premiazione il concerto del-l’Orchestra sinfonica dell’Ersu, diretta da Anto-nella Fiorino, ha concluso la manifestazione e haaccompagnato la promessa del dottor Dipasqua-le, direttore artistico del teatro Stabile, di creareuna duratura collaborazione tra le “Salette” ed ilteatro Stabile. Catania-Salette: Foto di gruppo.

Catania-Salette: Corona di alloro al monumentodi Don Bosco.

FFeessttaa ddii DDoonn BBoossccoo 22000099

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CCAATTAANNIIAA -- CCIIBBAALLIIAlle 19 una corona di alloro è stata offerta al

monumento a Don Bosco situato nella piazza an-tistante l’oratorio e subito dopo la compagniateatrale dell’Oratorio ha rappresentato la com-media “U Pricchiu”.

Catania-Salette: S. Messa presieduta daMons. S. Gristina e presentazione

del nuovo parroco Don V. Andronaco.

Venerdì 9 e sabato 10 gennaio 2009, al teatro“Don Bosco” di Catania, si è svolto l’annuale Fo-rum del Liceo Classico e Scientifico “Don Bo-sco” – Istituto San Francesco di Sales, che que-st’anno ha avuto come tema principale l’amoreper la vita e le dipendenze. L’iniziativa da diver-si anni propone tematiche legate all’attualità, al-la cultura, al mondo giovanile, sulle quali riflet-tere e confrontarsi con l’ausilio di diversi ospiti.L’incontro è iniziato intorno alle 9 di venerdì conl’introduzione di Don Paolo Caltabiano, Diret-tore dell’Istituto, che ha spiegato agli alunni il ti-tolo del forum: “Affinché la vostra gioia sia pie-na”, proprio in relazione al fatto che per vivereuna vita ricca e piena di gioia non c’è bisogno dinessun “additivo”. Successivamente Don PaoloCicala, Preside del Liceo e Docente di Lettere,ha introdotto i quattro esperti relatori che hannocondotto gli studenti attraverso i laboratori diquesto iter formativo.

L’ispettore Tudisco, della Polizia Municipa-le, ha tenuto un laboratorio sull’educazione e si-curezza stradale, parlando dell’esatto uso del ca-sco, quindi anche della sua omologazione, e del-le condizioni di guida a Catania.

Il Dott. Castorina del Servizio tossicodipen-denti dell’Azienda USL3-Catania ha affrontato iltema, spinosissimo tra i giovani fra i 16 e i 18 an-ni, della dipendenza da droghe, pesanti o legge-re che siano, variando dal consumo di eroina aquello di cannabinoidi e facendo vedere ai ragaz-zi che l’uso di droghe, saltuario o assiduo portacomunque danni irreversibili al cervello.

Altra tappa è stata quella presso il laborato-rio guidato dal dottor Russello sul problema del-l’alcolismo, vera e propria piaga mondiale tra igiovani e non solo. Egli ha esposto agli studentii rischi dati dal consumo dell’alcool e li ha infor-mati sulla quantità massima di alcool per metter-si alla guida (0,5 gr), sugli organi più colpiti dalsuo consumo e sulle possibili malattie quali tu-mori, cardiopatie e cirrosi.

Il Dott. Pasquale Caponnetto, del Centroper la ricerca e cura del tabagismo ha curato unaltro interessante laboratorio. Questi ha sottopo-

Catania-Salette: Premiazione della squadra di calcio.

insieme dalle case salesiane

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sto ad alcuni dei ragazzi della scuola un test, fun-zionante come una sorta di etilometro, per calco-lare il monossido di carbonio presente nei pol-moni, ed ha distribuito a coloro che avevano ot-tenuto il risultato maggiore degli utilissimi opu-scoli per smettere di fumare.

Così per tutta la mattinata i circa 300 studen-ti hanno riflettuto e si sono confrontati in mododinamico sul meraviglioso dono della vita, sul-l’inutilità delle dipendenze e su come l’esistenzadi ognuno possa essere piena di significati senzaricorrere a ciò che, oltre a far male, provoca fal-se illusioni e fa vivere in una realtà spesso paral-lela.

Dopo una breve interruzione per la pausapranzo, si è passati alla visione del cartoon“Kung Fu Panda”, ricco di spunti di riflessionee che ha dato vita ad un interessante dibattitomoderato da Suor Manuela Robazza (Figlia diMaria Ausiliatrice, giornalista e Vice Presidentenazionale del Forum Oratori Italiani) che ha in-vogliato i ragazzi a vedere il film come un esem-pio di “liberazione” dalle dipendenze e in picco-li gruppi, dopo la visione, ad elaborare dei giudi-zi e delle riflessioni. Nonostante si tratti dellastoria del giovane panda Po, che tanto è statoamato dai bambini, il cartoon cerca di colpire ilcuore degli spettatori, facendo capire loro comeil presente deve essere considerato come un do-no in relazione al passato che è storia e al futuroche è mistero. La storia racconta come il giovanePo, goffo ed impacciato, si sente inadeguato alsuo sogno di diventare un maestro di Kung Fu,ma è interessante come le sue guide, partendo

Catania-Cibali: Alcuni momenti del Forum 2009.

proprio dai suoi punti deboli, riescano a fareuscire da lui il meglio.

Sabato 10 gli studenti si sono ritrovati nuo-vamente nel teatro “Don Bosco” dove hannopartecipato con grande interesse alla stimolanterelazione di suor Robazza dal titolo “La vita èstupefacente, senza stupefacenti”. Tra video, sto-rie, racconti di vita, si è passati dalla riflessionesulle cinque “S” per così dire quotidiane e spes-so considerate in modo superficiale quali la salu-te, la serenità, i soldi, il successo e il sesso, allecinque “S” da vivere per una vita piena e felice,che sono: Scegliere, Seguire, Segreto, Sacrificio,Sogno.

“La vita è stupefacente” rimane il tema cen-trale e vengono proiettate anche diverse immagi-ni che raffiguravano gioia e felicità di vivere; èstato quindi chiesto alle classi, in un lavoro digruppo, quale immagine potesse esprimere almeglio il tema centrale del forum. Un rappresen-tante per ogni classe ha esposto il frutto dellacondivisione, che si è dimostrata davvero signifi-cativa.

Con il sentito ringraziamento a suor Robazzae le targhe che il Preside ha consegnato, si èchiuso il forum 2009, che, si spera, possa contri-buire a rendere la vita dei giovani studenti dav-vero “piena di gioia”. L’appuntamento al prossi-mo anno per l’iniziativa, ma il vero appuntamen-to è “ogni giorno”!

GGiiuusseeppppee NNiibbaallii ((IIII CCllaassssiiccoo BB))FFaabbiioo AAlliibbrriioo ((EExx--AAlllliieevvoo))

Liceo Classico e Scientifico “Don Bosco” - Catania

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CCAATTAANNIIAA -- BBAARRRRIIEERRAA

MMeessssaa ee ccaannttii aaii ssaalleessiiaannii ddii BBaarrrriieerraa eell’’oommaaggggiioo fflloorreeaallee ddeeii vviiggiillii ddeell ffuuooccoo

Ancora una volta l’immensa aula del labora-torio di Meccanica dell’Istituto salesiano “SacroCuore” di Barriera ieri ha «tremato», quando, inoccasione della festa in onore di Don Bosco, cen-tinaia e centinaia di alunni e tantissimi fedelihanno elevato al cielo la “solenne cantata” inonore di quel santo. Ma è doveroso ricordarel’omelia che l’arcivescovo di Siracusa SalvatorePappalardo, officiante, ha rivolto a tutti i presen-

SSeettttiimmaannaa aa DDoonn BBoossccoo

Dal 25 al 31 gennaio si è celebrata pressol’opera salesiana Santa Chiara di Palermo la “set-timana D. Bosco” per celebrare il santo dei gio-vani nel 150° anniversario della fondazione dellaCongregazione. Inoltre il 2009 segna anche il 90°di presenza salesiana nel quartiere dell’Alber-gheria uno dei 4 storici quartieri di Palermo conuna forte presenza di migranti. Sono stati coin-volti i ragazzi ed i giovani dell’oratorio e del cen-tro di accoglienza migranti con diverse iniziative.Tra le più significative vanno menzionate: il 29gennaio la tavola rotonda sul tema “Il sistemaPreventivo di Don Bosco ed i Diritti dell’Infan-zia”. Sono intervenuti il dirigente generale delDipartimento Pubblica Istruzione della regione

Catania-Barriera: Omaggio floreale dei Vigili delFuoco a Maria Ausiliatrice.

Catania-Barriera: Alcuni momenti della “Cantata aDon Bosco” nel laboratorio di meccanica.

ti ricordando le opere e gli insegnamenti di DonBosco. A seguire il direttore Don Giuseppe Troi-na ha detto che le strette di mano e i sorrisi rice-vuti prima della cerimonia, hanno incoraggiatotutta la comunità di Barriera a continuare, siapure in tempi difficili, l’opera di amore, aggrega-zione e vicinanza salesiana nei confronti dellagente. Poi i vigili del fuoco con l’autoscala han-no reso un omaggio floreale alla Madonna e aDon Bosco.

AAggaattiinnoo ZZiizzzzoo

Da: “La Sicilia”, Catania 1 febbraio 2009.

PPAALLEERRMMOO -- SSAANNTTAA CCHHIIAARRAA

insieme dalle case salesiane

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insieme 43dalle case salesiane insieme

Sicilia Dott.ssa Patrizia Monterosso, il Consulen-te alle Politiche Sociali del Presidente della re-gione Sicilia Dott. Pietro Garonna, il Presidentedelle ACLI della Provincia di Palermo Dott. An-tonio Customati, il Vice presidente del VIS Ing.Nico Lotta. Erano presenti i rappresentanti del-le diverse associazioni e movimenti che operanonel quartiere o nella città di Palermo. Nella stes-sa occasione si è inaugurato il Punto Internetoratoriano per il quale è stato coniato l’acronimoP.I.O. Il 30 gennaio veglia cittadina in prepara-zione alla festa di D. Bosco presso la casa delleFMA dell’Arenella che quest’anno festeggiano i100 anni di presenza, nel dopo veglia spettacolodi animazione da parte delle varie realtà salesia-ne della città, la casa del S. Chiara si è prodottacon due balletti opera del laboratorio di danzadell’oratorio, altre due danze ad opera del grup-po TAMIL, e due canti ad opera del coro parroc-chiale della Parrocchia di S. Nicolò all’Alberghe-

ria che da circa un anno e mezzo è stata affidataai salesiani di S. Chiara. Il 31 giornata no-stop, almattino giochi con i ragazzi della scuola media“G. Verga” e riflessione su un video prodotto dalVIS sulla drammatica situazione di Goma. La ri-flessione è stata guidata dal coordinatore regio-nale del VIS Daniele Tinaglia. Al pomeriggiogiochi, celebrazione della santa Messa “multiet-nica” con le comunità Tamil e Ghanesi, accade-mia D. Bosco, e per concludere torneo notturnointernazionale con rappresentative di Ghana, Se-negal, Marocco e Mauritius con questi ultimi chesi aggiudicano il “Trofeo D. Bosco 2009”.

DDoonn GGiioovvaannnnii DD’’AAnnddrreeaaPalermo-S. Chiara: Un momento della “tavola rotonda”.

Palermo-S. Chiara: Una messa multietnica.

QQuuii iinn ppiiaazzzzaa...... ssii iinnccoonnttrraa iill...... mmoonnddoo

Oratorio Salesiano “Santa Chiara” Palermo,in Piazza Santa Chiara, uno dei simboli del quar-tiere Ballarò-Albergheria, nel cuore del centrostorico. Santa Chiara appartiene a tutti coloroche crescono e che sono cresciuti con le attivitàdei Salesiani, che in questo anno festeggeranno i90 anni di presenza in questo spazio di città, dif-ficile, a “rischio”. Qui bambini e ragazzi speri-mentano ogni giorno concretamente l’integra-zione fra culture e tradizioni diverse grazie a rap-porti di amicizia con bambini di nazionalità di-verse che coltivano fin da piccoli. L’azione edu-cativa dei Salesiani e dei laici che sostengono conil loro amore e impegno questa realtà, si fa con-creto, i più piccoli giocano a calcio nell’atrio del-l’oratorio e ogni pomeriggio seguono le attivitàdel doposcuola. I ragazzi, invece, che l’oratorionon lo frequentano più si incontrano comunquegiornalmente sulla gradinata di marmo dellachiesa. Chiacchierano, sfrecciano sui motorini eascoltano musica ad alto volume dallo stereo del-le auto, ma sono gli stessi ragazzi a dire che: «Ve-niamo sempre qui – Ci organizziamo per la sera.Vediamo un po’ cosa ci va di fare. Siamo più diventi in comitiva e stiamo sempre insieme. Nonc’è miglior divertimento per noi. È il nostro par-co giochi perché troviamo sempre un modo perdivertirci e non ci annoiamo mai. Ci sentiamoprotetti come se qui possiamo fare tutto senzache ci accada nulla di male»… «Fin da quandoero piccola vengo a Santa Chiara. È casa mia. Mi

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diverto un sacco con gli amici. Poi la sera andia-mo per locali, ma nel pomeriggio ci incontriamosempre qui». La piazza è anche un punto di rife-rimento ormai irrinunciabile per le famiglie distranieri che al centro Santa Chiara frequentanole lezioni di lingua italiana con la possibilità diconseguire il diploma di licenza media, anche laCaritas viene incontro nei momenti del bisogno.La scuola di Santa Chiara, come la piazza, è unluogo di incontro, una realtà multietnica dove ledifferenze diventano ricchezze e possibilità diconfronto». Molti stranieri abitano proprio nellepalazzine fatiscenti di fronte all’oratorio, nel po-meriggio con un tavolino e quattro sedie giocanoa dama. Sono di origine ivoriana e ghanese, lavo-rano come badanti o collaboratori domestici.

Durante la settimana per i festeggiamenti perDon Bosco l’oratorio ha organizzato diverse atti-vità a cui hanno partecipato ragazzi italiani estranieri: tornei di calcio, pallavolo, briscola,

Palermo-S. Chiara: I ragazzi dell’oratorio.

Palermo-S. Chiara: I ragazzi dell’oratorio.

playstation, dama, biliardino e tavole rotonde suidiritti dei minori, un torneo di calcio "interna-zionale".

«Lo sforzo educativo – dice Don GiovanniD’Andrea dell’oratorio – è enorme. Il quartiere èdifficile e anche il dialogo a volte non è una cosascontata. Qui siamo ancora in un grande villag-gio lontano dalla città. Qui gli obiettivi sono an-cora quelli di riuscire a comprarsi la macchina, ilcellulare e il motorino. Magari senza lavorare.All’oratorio circolano più di cento ragazzi algiorno e possono sorgere mille incomprensioni.Cerchiamo un punto di incontro nel gioco e neiproblemi comuni».

AAFF

Da: donbosconews, Palermo 10 febbraio 2009.

SSAANNTT’’AALLFFIIOO -- CCAASSAA TTAABBOORR

FFaammiigglliiaa ee aaddoolleesscceennttiilliinngguuaaggggii ee ccoommuunniiccaazziioonnee ooggggii

Scuola per genitori ed educatoriTre weekend per imparare l’arte di educare...

Il Centro Studi di Spiritualità Salesiana CasaTabor di Sant’Alfio (CT) organizza tre incontrisviluppati secondo il modello vedere-giudicare-agire, con la guida di un docente, che offre unquadro di riferimento a partire dall’esperienzaper ritornare ad essa con nuove prospettive diazione educativa.

Il primo incontro che si terrà il 17-18 genna-io 2009 avrà come tema “La complessità dei lin-guaggi adolescenziali”. L’introduzione al corsosarà del Prof. Renato Butera dell’Università Pon-tificia Salesiana di Roma. Interverranno lo psico-logo Dott. Salvo Di Simone e l’educatore Prof.Girolamo Monaco.

Il secondo incontro che si terrà il 28 febbra-io-1 marzo 2009 avrà come tema “Il linguaggiodel corpo. Come tu mi vuoi”. L’introduzione alcorso sarà del Prof. Luigi Perrelli, docente eme-rito di Pastorale Giovanile ed Antropologia Reli-giosa all’Istituto Teologico “S. Tommaso” diMessina. Interverranno la psicologa Dott.ssa Lu-ciana Cammilleri e l’educatore Prof. GirolamoMonaco.

insieme dalle case salesiane

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Il terzo ed ultimo incontro si terrà il 18-19aprile 2009 ed avrà come tema “Comunicazionisolo virtuali: navighiamo! E la bussola?”. La re-lazione introduttiva sarà affidata al Prof. FurioPesci dell’Università “La Sapienza” di Roma. Loaccompagneranno i coniugi Antonino e GiusiPulvirenti dell’Ufficio di Pastorale Familiare diCatania.

La conclusione sarà affidata al Prof. LuigiPerrelli che con l’equipe presenterà il tema “Fa-miglia e comunicazione della fede”.

Gli incontri iniziano il sabato alle ore 16,30 esi concludono con il pranzo della domenica.

Sarà possibile risiedere al “Tabor” con un li-bero contributo secondo la tradizione e lo spiri-to di accoglienza della comunità.

La quota di iscrizione al corso è di € 10,00 apersona. La quota di partecipazione a ciascunodei tre incontri è di € 20,00 a persona e di €30,00 per le coppie di sposi.

Saranno a disposizione degli animatori perintrattenere i bambini e al termine del corso saràrilasciato un attestato di partecipazione.

Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a DonLuigi Perrelli, Casa Tabor tel. 095/968023.

GGEELLAA -- SS.. DDOOMMEENNIICCOO SSAAVVIIOO

NNuurrsseerryy aa SSaann DDoommeenniiccoo SSaavviiooAA mmeessssaa ppuurree ii ffeeddeellii iinn…… ffaassccee

Lo stanzino è stato ricavato sfruttando un riposti-glio della navata centrale all’interno del quale ilparroco ha voluto collocare un box per i piccini.

I bambini potranno giocare in chiesa anchedurante le funzioni religiose sotto lo sguardo vi-gile dei loro genitori e senza fare adirare il parro-co. Uno stanzino di 5 metri quadrati, ricavato inun locale precedentemente adibito a ripostiglio,collocato sotto la navata centrale della parroc-chia San Domenico Savio, ha permesso a donAngelo Grasso di sperimentare anche in Sicilia lanursery all’interno di un luogo di culto.

“Siamo i primi in Sicilia – dice fiducioso ilparroco – Ho maturato la decisione dopo avereesercitato e vissuto nel resto della penisola permolti anni. A Firenze ed anche negli stati uniti,non è una novità. Più che altro è un modo peradeguarsi ai tempi consentendo anche alle fami-glie che hanno bambini di assistere alla messasenza rinunce”. E di rinunce, infatti, chi segue lafunzione religiosa dalla piccola nursery dellachiesa del rione Villaggio Aldisio, non ne farà si-curamente. Un altoparlante collocato all’internodel piccolo, ma accogliente, stanzino assicuracon una perfetta acustica l’ascolto della funzionereligiosa che è possibile seguire da dietro una ve-trata collocata di fronte l’altare. A disposizionedei piccoli fedeli è stato collocato un box dotatodi giocattoli. “Volutamente abbiamo deciso diinserire poche poltroncine – continua don Gras-so – per consentire l’accesso anche alle carrozzi-ne e ai passeggini. Comunque è un tentativo perrendere la parrocchia sempre più accogliente,senza per questo perdere il rispetto per il luogosacro, caratterizzato anche dal silenzio e da unabbigliamento consono. Ecco perché abbiamotrasformato uno sgabuzzino a sala per accoglierei bambini, acusticamente isolata”. Il progetto,seppure geniale, è stato finanziato con le offertedei credenti. Il restauro della chiesa invece ripor-ta alla realtà con i lavori iniziati all’inizio del2000. “Rimane ancora da ultimare il terzo ed ul-timo stralcio – conclude don Angelo Grasso –

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bisogna sostituire la pavimentazione, sistemarela cupola e rinfrescare le pareti. Comunque gliinvestimenti hanno permesso di realizzare dellestanze di riflessione, restaurare i confessionali,uno dei quali è stato adibito a bacheca perma-nente”.

LLuuccaa MMaaggaannuuccoo

Da: Giornale di Sicilia, Gela 6 febbraio 2009.

MMEESSSSIINNAA -- SS.. TTOOMMMMAASSOO

EEccuummeenniissmmoo:: llaa ccaatteecchheessii,,rriissoorrssaa ddeell ddiiaallooggoo

Coltivare la «catechesi ecumenica» per darefuturo al dialogo tra le Chiese. Perché oggi il ri-schio reale è che, in un contesto sempre più mul-ticulturale, i più giovani non conoscano le altreconfessioni e non siano in grado di confrontarsicon chi appartiene a un’altra confessione cristia-na. Sul tema «La Parola per una catechesi ecu-menica: una catechesi biblica aperta alla comu-nione ecumenica?» l’Istituto teologico «SanTommaso» di Messina e il Centro di pedagogiareligiosa «Giovanni Cravotta» hanno organizza-to un simposio che il 4 e 5 marzo ha fatto incon-trare studiosi e rappresentanti di diverse confes-sioni cristiane. «È indubbio – spiega don Anto-nio Romano, direttore del Centro di pedagogiareligiosa – che le maggiori difficoltà con cui de-ve fare i conti oggi il dialogo ecumenico vengo-no dalla mancanza di conoscenza reciproca. Per

UUnn ccoorrssoo ppeerr cchhii mmiirraa aall bbeennee ccoommuunnee

Una scuola di formazione socio-politica è laprima “opera” dell’associazione “Il lume”, natala scorsa settimana. Una scuola nella quale, allabase delle attività, c’è l’etica cristiana. Ieri pome-riggio la presentazione del I° corso. A indire ilcorso non è solo l’associazione “Il Lume”, maanche le Acli, gli ex allievi don Bosco e il “Movi-mento politico per l’Unità”. A presenziare l’in-contro sono stati don Angelo Grasso e MassimoCatalano. Presenti anche i rappresentanti dellealtre associazioni che hanno sposato il progettodel primo corso per una cittadinanza attiva, mos-si dalle parole di Benedetto XVI in cui invocavala partecipazione alla vita politica di giovani cheabbiano dei fondamenti cristiani ed etici, chevanno al di là dei colori politici. «In questo mo-mento – ha evidenziato don Angelo Grasso – re-gistriamo una forte crisi delle ideologie politiche.Una mancanza di valori. L’idea di una scuola diformazione socio-politica è nata la scorsa estate.Pian piano, grazie al confronto continuo, la no-stra idea ha preso piede ed è già realtà». «Abbia-mo pensato – ha specificato Massimo Catalano –a una scuola di formazione, lontana dai partitipolitici; vogliamo tracciare un percorso orienta-to per il bene comune. Le porte alla scuola diformazione sono aperte a quanti, non importanole ideologie, vogliano apprendere sulla politica.Non abbiamo tralasciato nulla. Il percorso stori-co politico avvenuto nella nostra, non possiamodimenticare l’on. Salvatore Aldisio, la comunica-zione, l’etica politica ». Il percorso formativoverrà tenuto da docenti universitari e specialistinel settore.

LL.. MM..

Da: La Sicilia, Gela 27 febbraio 2009.

insieme dalle case salesiane

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insieme 47dalle case salesiane insieme

questo è necessario un rinnovamento della cate-chesi ecumenica». Numerose le personalità in-tervenute al dibattito: da Christa Wolf, pastoradella chiesa luterana di Sicilia che ha presiedutola preghiera ecumenica iniziale, a Ermanno Gen-re, della Facoltà teologica valdese di Roma che,prendendo spunto dal libro «Il pellegrino e ilconvertito» di Danièle Hervieu Léger, ha parlatodel rapporto tra identità religiose e contestopost-moderno. Cesare Bissoli, dell’UniversitàPontificia Salesiana di Roma, ha poi riportato gliechi del recente Sinodo dei vescovi riguardantil’ecumenismo: la crescente attenzione agli orto-dossi, la valutazione positiva del ruolo delle So-cietà bibliche (di matrice evangelica) nel diffon-dere la Bibbia, l’importanza dell’incontro perso-nale con la Sacra Scrittura. «La catechesi ecume-nica – ha spiegato don Giovanni Russo, presidedel San Tommaso – non esclude le differenze divedute; mira alle convergenze, senza togliere ledivergenze». «Al di là delle difficoltà il dialogofatto dagli incontri nella vita di tutti i giorni vaavanti – ha commentato don Gino Battaglia, di-rettore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e ildialogo interreligoso – l’amore per la Parola diDio è ciò che di più prezioso abbiamo in comu-ne ed è la risposta a chi ha la sensazione che inquesto momento l’ecumenismo sia in una fase distasi».

MMaarriiaa GGaabbrriieellllaa LLeeoonnaarrddii

Da: Avvenire, Messina 6 marzo 2009.

scrigno i tesori della Sapienza, la Parola di Dio,che abbiamo ascoltato presente nella convoca-zione ecclesiale dei vari ed illustri Rappresentan-ti delle Chiese cristiane e che abbiamo visto agi-re nei cuori che cercano l’Unità. Piccoli segni,come tanti sacramenti, di questa unità sono stativisibili nella fraternità che ci ha caratterizzatinella preghiera vissuta in comunione mercoledisera. L’icona del Buon Seminatore e del seme do-nato ci richiama a quanto il Direttorio Generaleper la Catechesi pone ad esordio nella parteespositiva iniziale. Le tematiche del mercoledipomeriggio ci hanno immersi nella problematicagenerale dell’ecumenismo, individuando diffi-coltà reali nel dialogo ecumenico, ma soprattut-to evidenziando i falsi paralogismi che giustifica-no talvolta la volontà di potenza, insita in atteg-giamenti e chiusure ormai fuori tempo e fuoricontesto. Le reazioni a “caldo” ai vari temi han-no evidenziato maggiormente questa necessità ditestimonianza condivisa e condivisibile di comu-nione. Una catechesi biblica aperta alla comu-nione ecumenica è necessità dell’orientarsi versol’essenziale, verso il cuore non solo dell’ecclesio-logia, ma ancor di più verso il centro della cate-chesi che è Cristo stesso.

Le conferenze di oggi hanno messo in lucenon solo le questioni più emergenti che interes-sano il dialogo ecumenico, ma hanno rilevato leemergenze costanti che devono connotare il pro-cesso di vicendevole avvicinamento nelle prassiformative. Don Gino Battaglia ha percorso informa sintetica i vari itinerari alla luce dei grandiorizzonti per l’Italia, mettendo in luce le nuovamentalità e le nuove metodologie che sono sfidesempre avvincenti. La prospettiva di una cate-chesi per la testimonianza in cui la dimensionedel martirio è trasversale a tutti gli elementi di ri-flessione, potrebbe presentarsi come ambito pri-vilegiato di studio e di ricerca.

22°° SSiimmppoossiioo ddii SSttuuddii CCaatteecchheettiicciiLe conclusioni di Don Tonino Romano

Siamo giunti a conclusione del nostro Sim-posio annuale; quest’anno il tema ci ha immersinella fede battesimale delle Chiese cristiane, chequi a Messina, all’interno delle nostre attività diricerca sono confluite nelle loro rappresentanzeper riflettere in comunione ecumenica sulla Pa-rola di Dio. È giunto il momento cruciale delleconclusioni, che non pongono sigilli alle portedella ricerca ma che, al contrario, impongonouna scelta missionaria di uscire dalle nostre chiu-sure e di rilanciare le varie provocazioni ed inter-pellanze più autentiche e profonde alla prassi ec-clesiale. Vogliamo adesso raccogliere in un unico

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insieme48

Ermanno Genre, citando Martini, condivi-deva con Lui la necessità di ascoltare le doman-de, di accettare, di fare spazio all’irrompere neltempo e nello spazio dell’Avvento di Dio.L’ascolto della parola di Dio diventa anche dia-conia di liberazione e di crescita. È indispensabi-le a questo punto indicare i sentieri percorribili.È necessario porre sotto accusa il verticalismoradicale delle assolutizzazioni dell’autoritarismo,ma di convergere verso una teologia dell’umiltàche potrebbe ispirare a lungo termine lo stessocammino ecumenico della catechesi. Lo spacca-to sociologico, tratteggiato da Genre, può illumi-nare la nostra ricerca. È indiscutibile approfon-dire la dimensione critica che scaturisce dall’in-contro con la modernità. È problematico rileva-re che la i processi formativi-catechestici abbia-no portato all’effimero delle riunioni domenica-li. Soprattutto la centralità dei processi culturalimediati dall’ambito della formazione scolastica edella comunicazione performativa dovrebberoconfluire nella centralità della Parola di Dio.

Bissoli ha prospettato sul cammino paradig-matico del Sinodo sulla Parola nuovi tracciatipossibili di una catechesi biblica aperta alla co-munione ecumenica. Il centro di andata e ritor-no è focalizzato sull’icona paradigmatica di Em-maus. Da qui una nuova centralità si potrebbe ri-badire: un cristocentrismo-trinitario della Paro-la. I contesti planetari e multiculturali sono segnileggibili della presenza dell’unità spirituale edeffettiva della Chiesa in Cristo e implicano unariflessione approfondita ed aperta all’ermeneuti-ca e alla metodologia catechetica e pedagogico-religiosa. È proprio la questione dei modelli del-la metodologia catechetica questione centrale.Una catechesi che abiliti il credente a sapere leg-gere ed interpretare i segni della parola? Sonograndi questioni che ci coinvolgono come stu-diosi e ricercatori.

I vostri lavori di gruppo convergono sulle co-muni conclusioni.

Alcune domande restano aperte:– Sul versante degli orizzonti e dei modelli: a. La catechesi ecumenica si inserisce all’in-

terno del movimento ecumenico?b. Siamo ad una nuova svolta nella cateche-

si? Si potrebbe osservare che ci troviamo quasi

ad un necessario bivio: dalla svolta antropologi-ca alla svolta ecumenica della catechesi?

c. La riflessione catechetica deve creareun’osmosi permanente con la storia della rifor-ma centrata sulla Parola di Dio?

– Sul versante delle nuove metodologie:a. È solo una questione di linguaggio della

catechesi che deve passare seriamente e decisa-mente attraverso il crogiolo della Parola di Dio?È possibile una catechesi che parli il linguaggiodella Parola? Una catechesi che sappia vivere nelsacrificio quotidiano della ricerca dell’unità?

b. È possibile una svolta decisiva verso unacatechesi della koinonia ecumenica? Quale me-todologia catechetica è possibile per consentirela costruzione della comunione ecumenica per lapienezza del Regno?

c. Se il modello pastorale e catechetico diconservazione disgrega, verso quale paradigmaorientarci?

d. Inoltre è inevitabile affermare che il dialo-go chiarisce la pluralità delle identità; quale vianuova alla catechesi oltre le affermazioni delleidentità che separano?

e. La Chiesa è pluriforme, dunque la cate-chesi deve portare ad un modello trasformativo;quello della diaconia della comunione ecumeni-ca (servirsi vicendevolmente)?

Il Simposio più che concludere ha apertomolteplici prospettive e nuove strade: sarà no-stro compito approfondirle, lasciandoci illumi-nare dalla Luce splendida e soave del Maestrointeriore che è lo Spirito di Dio.

DGC 288: Non è possibile né catechesi, néevangelizzazione senza l’azione di Dio per mez-zo del suo Spirito. Nella prassi catechistica, né letecniche pedagogiche più avanzate, né il catechi-sta, dotato della più accattivante personalitàumana, possono mai sostituire l’azione silenziosae discreta dello Spirito Santo. È Lui, «invero, ilprotagonista di tutta la missione ecclesiale»; èLui il principale catechista; è Lui il « maestro in-teriore » di coloro che crescono verso il Signore.Infatti, Egli è «il principio ispiratore di tuttal’opera catechetica e di coloro che la compiono».

Nel ringraziarVi per la Vostra partecipazionea questo Simposio, vi saluto cordialmente, chiu-dendo così i nostri lavori. Grazie.

insieme dalle case salesiane

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insieme 49dalle case salesiane insieme

DDuuee ssttrraaddee iinnttiittoollaattee aaddoonn GGiiaarrddiinnaa ee ddoonn RRuussssoo

ppeerr ii sseerrvviizzii aallllaa cciittttààPresente alla cerimonia don Giuseppe Falzoneche, oltre quarant’anni fa, è stato il fondatore

dell’opera salesiana ad Alcamo

Un altro passo verso la riqualificazione delquartiere Sant’Ippolito è stato fatto domenica 15marzo dall’amministrazione municipale, conl’intitolazione, a don Girolamo Giardina e a donEnrico Russo, di due vie che si trovano sul pro-lungamento della via Nino Bixio, nei pressi dellocale campo sportivo per cui è in corso un pro-getto di ristrutturazione, e che ancora devono es-sere messe in sicurezza e asfaltate. Una splendi-da giornata e uno stupendo panorama del golfodi Castellammare, che da tale zona si può ammi-rare in tutta la sua bellezza, hanno fatto da cor-nice all’evento. Don Giardina (attivo ad Alcamodal 1958 al ‘78 e nell”81-’82) e don Russo (1962-’63 e 1968-’69), entrambi ormai deceduti da al-cuni anni, furono due sacerdoti di cui è rimastauna traccia fondamentale nella costruzione del-l’Opera salesiana ad Alcamo, che proprio loscorso anno ha compiuto i suoi primi cinquan-t’anni di attività. Presenti alla cerimonia d’inau-gurazione anche alcuni parenti dei due religiosi,e don Gianni Mazzali, torinese, ispettore dei Sa-

AALLCCAAMMOO

Alcamo: L’ispettore Don G. Mazzali.

lesiani in Sicilia, il parroco don Franco Crimì,don Giuseppe Falzone, don SalvatoreMangiapane, don Benedetto Sapienza, don EnzoFerrarella, don Peppino Buccellato, don Giu-seppe Ilari, il magistrato Silvana Saputo, gli as-sessori comunali Gianluca Abbinanti e Giusep-pe Scibilia, un centinaio di parrocchiani tra cuitanti ovani che non hanno mai avuto modo diconoscere né don Giardina né don Russo se nongrazie alla memoria tenuta viva da don Falzone,altro salesiano che ha dato tanto par la sana cre-scita dei giovani nell’oratorio alcamese. “Condon Giardina – racconta infatti don Falzone –inaugurai, con la collaborazione di Antonino Mi-raglia, la Casa salesiana il 5 ottobre 1958”. Allo-ra, don Falzone assunse il ruolo di parroco. Lafigura di don Giardina è ampiamente descritta inun volume di monsignor Vincenzo Regina, “I sa-lesiani in Alcamo. Una presenza significativa”:“In occasione del quarantesimo anniversariodella parrocchia e del decennale dei salesiani inAlcamo, il 13 novembre 1968 – si legge nel libro– Giuseppe Alessi, primo presidente della Regio-ne siciliana, disse tra l’altro: “Il suo volto e la suamaniera sono come la dolcezza del giogo misti-co, ma nello stesso tempo la gioiosità di un’ani-ma che sale alle segrete fonti.

MMaassssiimmoo PPrroovveennzzaa

Da: Giornale di Sicilia, Alcamo 16 marzo 2009.

Alcamo: Il sindaco G. Scala.

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insieme guardando altrove50

Guardando altrove

II SSaalleessiiaannii ee ll’’EEuurrooppaa

Il 19 gennaio, don Vaclav Klement, Consi-gliere per le Missioni della Congregazione sale-siana, è intervenuto ad un incontro promossodall’ambasciatore della Repubblica Ceca pressola Santa Sede, dott. Pavel Vosalik, per presenta-re la realtà e l’impegno dei Salesiani nel mondo.

Al raduno, che si rinnova ogni mese, hannopartecipato 22 ambasciatori di nazioni accredita-te presso la Santa Sede e membri della Comuni-tà europea e anche 5 ambasciatori di Paesi can-ditati. L’iniziativa si è svolta presso il PalazzoCardinal Cesi, in via della Conciliazione. Agliambasciatori, don Klement ha presentato la figu-ra di Don Bosco e la realtà della Congregazionesalesiana evidenziando, in modo particolare,l’impegno missionario.

Il Consigliere per le Missioni ha precisato ciòche caratterizza l’operato dei salesiani: il SistemaPreventivo, dono che Don Bosco ha fatto allaChiesa e alla Società, e un impegno per la pro-mozione e l’evangelizzazione integrali. Il Consi-gliere per le Missioni ha presentato agli amba-sciatori l’esperienza e i risultati del CongressoInternazionale “Sistema Preventivo e DirittiUmani”, celebratosi nei primi giorni del mese digennaio. “Naturalmente, ci troviamo di fronte amolte sfide nella nostra missione. – ha detto ilConsigliere per le Missioni concludendo il suointervento – Ho domandato ad alcuni salesianiche operano in Europa, cosa chiedere a Voi am-

basciatori. Ecco alcune richieste: – una maggiore attenzione alla promozione

dei diritti umani dei bambini e dei giovani favo-rendo la formazione;

– collocare le risorse delle missioni cattolichenel contesto dello sviluppo e dell’educazione;

– per le ONG impegnate nello sviluppo, perquanto riguarda il co-finanziamento, l’innalza-mento della copertura economica dei progetti enon il considerare contrapposti l’impegno pasto-rale e i progetti di sviluppo;

– maggiori informazioni sui progetti che ri-guardano l’Europa e la possibilità di intervenirea seminari di studio e riflessione;

– un sostegno per le esperienze di volontaria-to internazionale”.

Don V. Klement.

EEcchhii ddeellllee cceelleebbrraazziioonnii ppeerr iill 115500ºº aannnnii--vveerrssaarriioo ddeellllaa CCoonnggrreeggaazziioonnee SSaalleessiiaannaa

Alla vigilia dell’apertura delle celebrazioniper il 150º anniversario della Congregazione Sa-lesiana, stanno pervenendo alla Redazione diANS gli echi delle iniziative che alcune Ispetto-rie salesiane stanno promuovendo per questacircostanza.

Il 19 gennaio, presso la “Maison della com-munication” di Parigi ha avuto luogo una confe-renza stampa alla quale sono intervenuti don Jo-seph Enger, Ispettore dei salesiani della Franciae Belgio Sud (FRB), e don Jean-Marie Petitclerc,direttore dell’Associazione “Le Valdoccò”. Nelcorso dell’incontro è stata presentata ai giornali-sti la nuova veste del Bollettino Salesiano france-se, “Don Bosco Aujord’hui”, prossimo a festeg-giare i 130 anni di pubblicazione.

I Salesiani della Germania (GER) hanno or-ganizzato a Bonn, il 24 e il 25 gennaio, il “ForumDon Bosco”. Gli organizzatori dell’evento han-no voluto mettere in risalto la difficile situazioneche vivono tantissimi giovani nelle grandi con-centrazioni urbane o megalopoli dove i problemisociali si trasformano in violenza e ai quali sale-

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guardando altrove insieme 51

siani cercano di rispondere con proposte di nuo-vi modelli di educazione e di sviluppo.

Al “Forum” ha partecipato Armin Laschet,Ministro per le Generazioni, Famiglie, Donne el’Integrazione del Nord-Reno Vestfalia, che haelogiato Don Bosco definendolo come un gran-de sognatore che seppe, agli inizi della industria-lizzazione, comprendere i problemi sociali e of-frire una soluzione.

L’Ispettoria salesiana di Madrid ha dato ini-zio alle celebrazioni del 150º anniversario dei fi-gli di Don Bosco con una conferenza stampa av-venuta ieri, 29 gennaio, nel teatro dell’IstitutoSalesiano di Atocha, nella capitale spagnola.

L’incontro, presieduto da don Luis Onrubia,Ispettore dei Salesiani di Madrid (SMA), ha vi-sto la partecipazione della sig.ra EsperanzaAguirre, presidente della Comunità di Madrid, edi vari rappresentanti dell’ambito educativo e re-ligioso madrileno. Presenti anche diversi mem-bri della Famiglia Salesiana e di imprese o orga-nizzazioni che collaborano con i Salesiani.

Durante la conferenza stampa don FranciscoRodríguez de Coro, storico salesiano, ha tenutouna relazione sulle origini e sulla fondazione del-la Congregazione Salesiana. Nella stessa circo-stanza è stato presentato un video sulla identità emissione dei Salesiani.

A queste iniziative si stanno aggiungendo al-tre in corso nelle varie parti del mondo.

Da: ANS, Roma 30 gennaio 2009.

UUnnaa ffeessttaa ddaaii mmoollttii ccoolloorrii

Il mondo salesiano ha celebrato lo scorso 31gennaio la solennità di Don Bosco. Alla redazio-ne di ANS sono giunte diverse comunicazioni diiniziative messe in atto.

In molte Ispettorie sono stati organizzatieventi e manifestazioni in occasione dell’avviodelle celebrazioni per il 150° anniversario di fon-dazione della Congregazione Salesiana. A quellegià riferite nei giorni precedenti da ANS, si ag-giunge la celebrazione Eucaristica, presiedutadal Superiore don Vidal Niebles, nella parroc-chia “El Sufragio” di Medellín, che ha aperto ifesteggiamenti nell’Ispettoria Colombia-Medel-lín (COM).

Il 31 gennaio è per molte Ispettorie il giornoin cui si celebrano le Prime Professioni religiosedei nuovi salesiani, tra queste c’è l’Ispettoria del-l’Australia (AUL). Nel giorno della festa di DonBosco 5 nuovi confratelli che hanno emesso i vo-ti temporanei a Suva, nelle Isole Figi, davanti al-l’Ispettore don Francis Moloney. Tra i nuovi pro-fessi ci sono 3 samoani, 1 del Regno di Tonga e 1australiano. Lo stesso giorno, due novizi delladelegazione salesiana di Papua Nuova Guinea edelle Isole Salomone, appartenente all’Ispettoriadelle Filippine Nord (FIN), hanno emesso aKumgi, la loro prima professione religiosa. Unodei due è Jefferson Oho’au, primo salesiano pro-veniente dalle Isole Salomone che ha scelto di se-guire Don Bosco come salesiano coadiutore.

A Lugano, in Svizzera, l’Istituto salesiano El-vetico ha celebrato la festa di Don Bosco propo-nendo agli allievi una conferenza di mons. Do-

Parigi: Conferenza stampa alla “Maisondella comunication”.

Lugano: Festa di Don Bosco all’IstitutoSalesiano “Elvetico”.

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insieme52 insieme guardando altrove

SSaalleessiiaannoo ccooaaddiiuuttoorree::uunnaa vvooccaazziioonnee oorriiggiinnaallee

Il sig. ClaudioMarangio, EconomoGenerale, ha aperto ilsuo discorso al VI Con-gresso di Salesiani Coa-diutori della regioneAsia Sud, svoltosi dal30 dicembre al 3 gen-naio 2009 a Chennai inIndia, spiegando per-ché quella del coadiu-tore sia una vocazione“originale”: «perchérappresentava, e rappresenta ancora oggi, unostile di vita religiosa molto moderno e originale,dove consacrazione, missione e professionalitàtrovano un felice accordo e richiamano quelladimensione temporale intrinsecamente legata al-la nostra missione, alla quale Don Bosco tenevatanto».

Il sig. Marangio, prendendo a citazione unalettera di Don Egidio Viganò, ha ricordato inol-tre ai 118 partecipanti che la figura del salesianocoadiutore racchiude in se “la componente laica-le della comunità salesiana e la dimensione tem-porale della nostra missione”. L’attenzione sullafigura del salesiano coadiutore, non deve partiredalla preoccupazione che viene dalle vocazioniallo stato laicale che diminuiscono, ma dalla fe-deltà al carisma trasmesso da Don Bosco.

Da: ANS, Chennai 8 gennaio 2009.

menico Sigallini, vescovo di Palestrina, Italia, eassistente generale dell’Azione Cattolica, inter-venuto sul tema della “Emergenza educativa”.

A Cuba, presso la parrocchia salesiana “SanJuan Bosco” di l’Avana, è stata allestita una rap-presentazione teatrale nella quale giovani attorihanno riproposti alcuni episodi della vita di DonBosco.

In Germania mons. Robert Zollitsh, arcive-scovo di Friburgo in Breisgau e presidente dellaConferenza episcopale tedesca, ha visitato l’ope-ra salesiana di Benediktbeuern. Qui il prelato hapresieduto l’Eucaristia partecipata dai docenti edagli studenti del centro di studi salesiano.

A Vienna, in Austria, l’ONG “Jugend EineWelt” ha promosso la “I Giornata per i Ragazzidi Strada”. L’iniziativa che ha voluto attirare l’at-tenzione sulla situazione vissuta da tantissimi ra-gazzi e giovani costretti a vivere per strada incondizione di povertà estrema e dei quali, comeha fatto Don Bosco nel XIX secolo, continuanoad occuparsi oggi i Salesiani e le Figlie di MariaAusiliatrice. L’iniziativa è stata caratterizzata dadue gesti di solidarietà: la donazione di oggettiautografati di noti sportivi professionisti, che an-dranno all’asta per raccogliere fondi, e la conse-gna dell’incasso raccolto da alcuni ragazzi cheper alcune ore si sono trasformati in lustrascar-pe, lavoro al quale molti ragazzi di strada sonocostretti per sopravvivere.

Da: ANS, Roma 4 febbraio 2009.

Benediktbeuern (Germania): Mons. R. Zollitshpresiede l’Eucaristia per i docenti e gli studenti

del centro di studi salesiano tedesco.

C. Marangio.

DDoonn VVaalleerriioo BBooccccii nnuuoovvoo ddiirreettttoorreeddeellllaa EELLLLEEDDIICCII

Rivoli (Torino), gennaio 2009 – Don ValerioBocci è il nuovo Direttore generale dell’Editricesalesiana ELLEDICI.

Don Bocci è salesiano e succede a don MarioFilippi. Si è laureato in Teologia pastorale giova-nile e catechetica presso l’Università PontificiaSalesiana (UPS) di Roma ed è esperto di comu-nicazione della fede ai ragazzi della società po-stmoderna e multimediale. Dal 1989 dirige Mon-

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insieme 53guardando altrove insieme

Si conclude così la prima trance di lavori delrestauro della Basilica del Sacro Cuore al CastroPretorio in Roma.

Prima della benedizione, il Direttore e Par-roco dell’Opera, don Dante Bortolaso, ha volutobrevemente offrire qualche informazione sui da-ti storici del campanile, delle campane e dellastatua.

I lavori proseguono interessando nel restau-ro l’interno della Basilica.

AAFF

Da: donbosconews, Roma 8 febbraio 2009.

RRoommaa -- IIll SSaaccrroo CCuuoorree ddii VViiaa MMaarrssaallaarreessttaauurraattoo ee…… bbeenneeddeettttoo

Sabato 31 gennaio alle ore 12.00, il Superio-re della Circoscrizione ICC, don Alberto Loren-zelli ha benedetto la Statua del Sacro Cuore inRoma al termine del restauro e della rinnovataindoratura. Erano presenti alcune autorità: perla Diocesi, l’arcivescovo Vicegerente di Roma,Mons. Luigi Moretti; per la città, il Sindaco diRoma, dott. Gianni Alemanno.

do Erre, la stori-ca rivista per gli11-15enni pub-blicata dall’Edi-trice ELLEDI-CI. Don Bocci,inoltre, ha inse-gnato StudioTeologico Sale-siano “San Pao-lo” di Cremisan(nei pressi diGerusalemme)affiliato all’UPSe oggi è docente

di Pastorale e comunicazione alla Sezione torine-se della Facoltà di Teologia della medesima Uni-versità.

In un periodo di profonde e rapide trasfor-mazioni che coinvolgono anche il mondo del-l’editoria, con il nuovo Direttore generale la EL-LEDICI, fedele alla missione della “nuova evan-gelizzazione” ma anche pronta ad interpretare i“segni dei tempi”, si dota di una rinnovata strut-tura organizzativa per rispondere in modo effi-cace e innovativo alle mutate esigenze della no-stra società.

«La ELLEDICI è un marchio storico, conno-tato da una precisa identità – afferma il nuovo Di-rettore –. In questi anni ha sostenuto la formazio-ne culturale della Chiesa in Italia. Continueremoin questa missione, offrendo un contributo di rin-novamento che risponda alle nuove sfide che at-traversano tutti gli ambiti della società e in parti-colare della Chiesa».

Le iniziative dell’Editrice ELLEDICI sononote non solo in Piemonte, ma in tutta Italia e al-l’estero. Da oltre 60 anni l’Editrice, che ha lapropria sede centrale a Rivoli (Torino) con 14 li-brerie filiali sparse su tutto il territorio naziona-le, opera nel campo della catechesi e dell’inse-gnamento della religione, dell’educazione e del-l’evangelizzazione, rivolgendosi con particolareriguardo ai giovani e ai loro educatori. Il temadell’educazione giovanile, oggi fra i più attuali edibattuti, occupa buona parte del catalogo del-l’Editrice che comprende, oltre a migliaia di te-sti, saggi e sussidi, numerose collane di prodottimultimediali.

Don V. Bocci.

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insieme54 insieme brevemente

Brevemente

PPeerr CCaarrnneevvaallee aattttiivvoo ««TTeelleeffoonnoo pprroonnttoo»»Un aiuto per chi si sente solo nei giorni di festa

Mentre oggi tanta gente, di ogni età e ceto sociale, parteciperà alla giornata conclusiva dei festeg-giamenti di Carnevale, per altri sarà una ricorrenza priva di svago. Infatti persone sole, inferme o af-

flitte da depressione, resteranno a casa e forse saranno aggredite da un piùprofondo senso di inquietudine. Ma a portata di mano di tutti ci sarà il ge-sto di amore offerto dai Salesiani dell’Ispettoria di Catania, attraverso l’isti-tuto "S. Domenico Savio" di Messina. Un’èquipe specializzata, coordinatadallo psicoterapeuta don Umberto Romeo, sarà anche oggi a disposizione dichi chiede soltanto amore e sostegno spirituale.

Dalle 17 alle 20, pertanto, formando lo 090/717271, si apriranno le por-te di "Telefono Pronto". Accoglienza prima di tutto e a seguire possibilità didialogo e di orientamento personalizzato. Chi chiama sarà inserito in un cir-

cuito di assistenza a più largo raggio, all’insegna dell’aggregazione. Intanto oggi nessuno rimanga nel-l’incertezza e nella desolazione. Il Carnevale, lo testimoniano le numerose telefonate che da giovedìgrasso ha ricevuto "Telefono Pronto", può avere due volti.

AAggaattiinnoo ZZiizzzzoo

Da: La Sicilia, Catania 24 febbraio 2009.

QQuuaarreessiimmaa ee PPaassqquuaa ccoonn ii PPaaddrrii ddeellllaa CChhiieessaa

Il Santo Padre Benedetto XVI, nelle Udienze Generali del mercoledì, dal mese dimarzo del 2007 e per buona parte del 2008, ha affrontato un percorso di

presentazione dei Padri della Chiesa. Si è trattato di una catechesi vera e propria,costante e profonda, per raccontare la Chiesa attraverso la vita di uomini che sono

stati grandi personalità nei primi secoli del Cristianesimo. L’attenzione è stata posta,ogni volta, a mettere in luce l’originalità e allo stesso tempo l’attualità di ciascun

Padre, spesso noto ai pochi, perché invece possa essere alla portata di tutti.Da qui nasce questo lavoro che si propone con semplicità di far conoscere i pensieri e

le riflessioni di alcuni Padri della Chiesa in relazione ai tempi forti dell’annoliturgico. Del resto i loro scritti sono tra i documenti più importanti della tradizione

per la ricchezza dei contenuti a diversi livelli: spirituale, morale, dogmatico, ascetico. L’idea, sulla sciadell’intuizione del Santo Padre, è quella di “far uscire” i Padri dalle biblioteche o dalle raccolte

patristiche per offrirli a tutti, anche a coloro che non sono specialisti, né studiosi, né appassionati.Infatti il presente libretto non è un testo di studio, ma vuole essere uno strumento di

accompagnamento, anche giornaliero, per una meditazione in tempo di Quaresima e Pasqua.Chi volesse approfondire queste figure straordinarie può ricercare opere di grande valore, imponenti ericche collane, monumentali volumi, testi monografici, che oggi sono sempre più facilmente reperibili.

Ogni brano è corredato da un’introduzione in corsivo scritta dall’Autore, per avere una chiave dilettura del testo e per un’attualizzazione dei contenuti.

MMaarrccoo PPaappppaallaarrddoo

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insieme 55da ricordare insieme

dengo, come assistente, nel 1945 rientrò in Sici-lia e fu mandato a Caltagirone. Ranchibile,S.Agata di Militello, Trapani, Filippini, Agrigen-to e ancora Ranchibile (38 anni) lo ebbero inse-gnante ed assistente sempre; ora consigliere, oracatechista, ora prefetto(Filippini). Nel 1948 silaurea in Lettere Moderne e si abilita. Sempre aservizio dei giovani e di coloro che chiedevano ilsacramento della confessione.

CCAALLAANNDDRRAA SSaacc..AAnnttoonniinnoon. a Messina il 22 febbra-io 1923; prof. a S. Grego-rio il 16 agosto 1940; sac.a S. Gregorio il 11 giugno1949; † a Pedara il 22 feb-braio 2009.Sepolto a Riesi.

Da Messina dove aveva frequentato i Salesia-ni, nel 1936 passò a Pedara. Nel 1939 iniziò ilnoviziato che concluse con la professione religio-sa temporanea. Due anni di filosofia, quattro an-ni di tirocinio: Pedara, S. Cataldo e S. Agata equattro anni di teologia tra Catania e S. Grego-rio completarono il periodo della sua formazio-ne. Ordinato sacerdote passò i primi anni nelcampo della scuola insegnando e facendo ora daconsigliere scolastico ora da catechista, ma quasisempre incaricato dell’oratorio. Fino a quando,dopo un periodo di aiuto parroco alla Salette e aMarsala, nel 1973 approdò parroco al Rosario diRiesi. Lo sarà per trentanni. Gli ultimi anni li hapassati a riposo.

AALLLLEEGGRRAA SSaacc.. AArrmmaannddoon. a Siracusa il 14 maggio 1934; prof. a S. Grego-rio il 16 agosto 1951; sac. a Messina il 3 aprile1961; † a Pedara il 30 dicembre 2008. Sepolto aPedara.

Nato a Siracusa, ma trasferito a Catania conla famiglia, mentre frequentava la scuola pubbli-ca era assiduo all’oratorio di Cibali. Nell’agostodel 1950 entrò a S. Gregorio per il noviziato, an-no di prova che concluse con la professione reli-giosa. Dal 1951 al ‘57 fece filosofia e tirocinio,

SSAARRAANNIITTII SSaacc..FFrraanncceessccoo n. a Cesarò (Messina) il17 ottobre 1920; prof. a S.Gregorio il 2 settembre1937; sac. a Catania il 7aprile 1946; † a Pedara il22 dicembre 2008.Sepolto a Pedara.

Entrò a Pedara nel 1932 e vi frequentò lascuola media e il ginnasio. Nel settembre del1936 passò a S. Gregorio per il noviziato, alla fi-ne del quale emise i voti tempranei. Dal 1937 al‘40 studiò filosofia a San Gregorio e quindi uscìchierico tirocinante a Palermo S. Chiara.

Ritornò a Pedara per la teologia dal 1943 al1946. Ordinato sacerdote insegnò al Sampolo, aS. Chiara, al Ranchibile dove fu consigliere sco-lastico e Direttore dal ‘63 al ‘65. Fu quindi al S.Luigi di Messina e al S. Francesco di Sales di Ca-tania. Gli ultimi anni li passò a riposo a Pedara.Puntuale e preciso svolse il suo apostolato, conottimi risultati, maggiormente nella scuola, si eralaureato a Palermo in lettere classiche nel 1952.Era ricercato per le confessioni e la direzionespirituale.

LLAA BBEELLLLAA SSaacc..SSeebbaassttiiaannoo n. a Melilli (Siracusa) il 27marzo 1918; prof. a S.Gregorio il 14 settembre1934; sac. a Bollengo il 2luglio 1944; † a Palermo-Ranchibile il 7 agosto2008. Sepolto a Palermo.

Nel settembre del 1929 entrò nella casa diPedara e vi frequentò il corso ginnasiale. Nel1932, settembre, passò a S. Gregorio e vi fece la4 ginnasiale e nel 1933 iniziò il noviziato checoncluse, l’anno dopo, con la professione reli-giosa. Rimase ancora a S. Gregorio a studiare fi-losofia per tre anni. Il tirocinio lo fece un anno aCibali e due a Messina S. Luigi. Per la teologia fumandato al Bollengo. Dopo un anno al Rebau-

Da ricordare

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insieme56 insieme da ricordare

spesso intramezzandoli per motivi di salute. Nel 1957 iniziò la teologia al S. Tommaso di Messina. Or-dinato fu mandato nelle case con l’incarico di insegnate e assistente, con l’impegno di laurearsi. Si lau-rerà in lettere a Messina nel 1969. Passò molti anni al Savio di Messina e al Ranchibile di Palermo: ca-techista al Savio e Preside per alcuni anni, consigliere al Ranchibile. Nel 1994 chiese di cambiare dalRanchibile, diceva, per prepararsi alla morte. Dopo alcuni anni passati a Cibali, un anno a Zafferana,approdò a Barriera solo aiuto assistente al CFP e cappellano delle FMA. Gli ultimi anni li passò a Pe-dara, mentre si andava sempre più aggravando il suo male, che l’ha ridotto un’esile creatura, raccoltanella sofferenza e nel silenzio. Era solito ripetere: “Non habemus hic manentem civitatem, perché ab-biamo una dimora eterna nel cielo”.

Ricordiamo i parenti dei nostri confratelli: la signora Agata D’Uscio, mamma di D. Carmelo Uma-na. Il Signor Filippo Schilirò papà di D. Enzo. La nostra preghiera assista i vivi e i morti.

DDoonn SSaallvvaattoorree SSppiittaalleeSegretario ispettoriale

LLaa ssccoommppaarrssaa ddeell PPrreessiiddeennttee ddeellll’’UUnniioonnee EExx aalllliieevvii DDootttt.. LLuuiiggii MMeessssiinnaa

La notte fra il 6 e il 7 febbraio gli Ex allievi hanno subito la perdita del loro amato presi-dente, Dott. Luigi Messina. La sua presidenza ha fatto rinascere con nuovi criteri associativila vitalità dell’Unione che aveva subìto un leggero sbandamento. Lui ha avuto il compito di

guidare la fusione di tutti gli Ex allievi sulla basedel comune amore a Don Bosco e alla casa salesia-na dove erano cresciuti. Luigi Messina ha svolto ilsuo compito di presidente con tenacia, con tatto eanche con amore, facendo in modo di unire anco-ra di più tutti i membri dell’Unione, apportando lacoesione e l’unità dei soci, la crescita numericadelle adesioni e, soprattutto, ha fatto in modo difare superare i contrasti e le diffidenze dei più gio-vani verso i soci anziani e più istituzionalisti, in no-me dell’unico distintivo che permetteva di asso-ciarsi, cioè l’amore per Don Bosco e per i giovani.

La sua è una perdita irreparabile poiché luipossedeva molto entusiasmo, spirito di tolleranzae di reciproca accoglienza, e sapeva comunicarli inmaniera semplice e limpida a tutti i soci.

Gli Ex allievi si sono prefissi di portare a ter-mine il cammino di unificazione iniziato da Luigi

Messina, al quale sono necessari l’esperienza e la saggezza dei più anziani e la forza, la vitali-tà e l’entusiasmo dei più giovani. Proprio come diceva lui “dare spazio ai più giovani”.

Sabato 7 marzo alle ore 16:00 si è celebrata una S. Messa di trigesimo in suffragio del ca-ro Luigi Messina. Sono intervenuti gli Ex allievi, i familiari e quanti lo hanno conosciuto e sti-mato.

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Con piacere aderisco alla richiesta di presentarequesto volumetto che si propone come intentoquello di fornire materiali e iniziative per viverebene i momenti spirituali e celebrativi in occasionedel 150° anniversario della nostra Congregazione.Si tratta certamente di momenti che possonorivestire anche un carattere celebrativo, ma mipiace sottolineare soprattutto che il ricordo storicodella prima adesione ufficiale di un piccolo gruppodi giovani alla richiesta di don Bosco di staresempre con lui, rappresenta per noi una spinta aguardare in avanti per mettere le premesse dialtrettanta vitalità e dinamismo apostolico neglianni a venire.Celebrare diventa perciò soprattutto una sfida arendere contemporanea la passione di don Boscoda una parte e la fiducia e l’entusiasmo dei suoigiovani.Spero che davvero noi Salesiani e tutta la FamigliaSalesiana di Sicilia sappiamo cogliere questaoccasione per riscoprire tutta la ricchezza e laforza del cuore salesiano, espresso dal “Da mihianimas coetera tolle”.

Don Gianni Mazzali

Ogni visione dell’uomo che non si limiti a qualcuna dellestrutture di esistenza, ma tenti di raggiungerne un’ottica globale,

prima o dopo riconoscerà che il nucleo più intimo e generatoredell’essere e dell’attività umana è la possibilità di unificare sestessi in un gesto di amore; infatti, l’uomo è essenzialmente

capax amandi. Tale potenzialità di amore, che l’individuorealizza nei rapporti con gli altri, è una sfida permanente perché

ognuno ritrovi la propria identità. La dimensione dellasessualità, che penetra ogni struttura dell’esistenza umana, eche nelle singole persone si specifica o nella originalità della

femminilità o in quella della mascolinità, sottostà, anch’essa, aldinamismo fondamentale dell’amore umano.

Il volume si presenta articolato in tre parti. La prima offre unaconcisa presentazione delle strutture dell’esistenza umana,all’interno delle quali si colloca la sessualità della persona.

La seconda descrive come alcune correnti di pensiero, cheincidono notevolmente, nella cultura occidentale, considerano la

sessualità umana all’interno della propria antropologia.La terza parte sviluppa le problematiche della sessualità a

partire dall’identità della singola persona, per passare gliinterrogativi che sorgono dalla scoperta della dimensione

interpersonale (io-tu) della sessualità, ed infine si affrontanoalcune tematiche connesse con la vita di coppia: preparazione

al matrimonio, apertura alla vita, fedeltà coniugale, aspettigiuridici e morali del Pacs (patto civile di solidarietà).

Nel volume emerge lo sguardo ottimista dell’autore sul futurodell’umanità. Se l’amore è la verità più vera dell’uomo, non c’è

amore senza verità, e non c’è verità senza amore.L’amore è più forte della morte.

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Catania-Salette: Celebrazione Eucaristica presieduta daMons. S. Gristina per l’insediamento del nuovo parrocoDon V. Andronaco (a sinistra).

S. Agata Li Battiati: Inaugurazione dellavia Don Bosco.

Alcamo: Due strade intitolate ai confratelli

salesiani Don G. Giardina e Don E. Russo.

Catania-Cibali: Il commento alla strenna

dell’ispettore Don Gianni Mazzali.

Catania-Barriera: Cantata dei giovani aDon Bosco 2009.

Messina-S. Tommaso: Il Prof. Ninì Cubeta e

Don Giuseppe Costa commentano la strenna 2009.