NOTIZIARIO N.2/2017 - oltrelacivilta.weebly.com · 6 Manifesto per un‟etica interspecifica....

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1 G. Segantini Le due madri NOTIZIARIO N.2/2017 (estratto dal sito www.movimentoantispecista.org) Fino a quando la “morale corrente”, ovvero la maggioranza delle persone, continuerà a considerare gli altri esseri viventi degli “oggetti”, anziché dei “soggetti” (ossia esseri coscienti e sensibili, a vari livelli, come gli umani), ogni voce a loro favore resterà lettera morta. Per superare tale barriera occorre primariamente che siano conosciute dai più le origini e le conseguenze della cultura specista, affinché riemerga il sentimento rimosso dalla sua imposizione: il rispetto degli umani tuttre le specie. Il brano riportato nella pagina seguente, che precede tutti i nostri notiziari, è della psicologa Annamaria Manzoni (v. il sito www.movimentoantispecista.org - Chi siamo) e si rifà a quello di Martin Luther King “I have a dream”. Nel suo discorso, King ipotizzò una rivoluzione non violenta, dalla quale doveva sorgere una nuova civiltà, una civiltà non razzista, dove bianchi e neri potessero finalmente considerarsi fratelli, e non più divisi da un odio tribale e anacronistico per i nostri tempi. Il sogno di Martin Luther King si è avverato. Almeno in linea di principio. Oggi il razzismo classico, quello per intenderci del Ku Klux Clan, degli Stati confederati del Sud, del nazismo, del fascismo, è clinicamente morto, anche se occorre stare sempre in guardia affinché non si risvegli. Ciò dimostra che credere nei mutamenti dell‟etica, ossia della morale umana, non è affatto un sogno, ma una realtà perseguibile attraverso la perseveranza, l‟amore, e la fede nella lotta non vi olenta. Martin Luther King vi riuscì, nonostante gli ostacoli fossero enormi. Perché non dovrebbe riuscirci anche il movimento antispecista? Avvertenza Gli scritti in corsivo (ove non indicato diversamente) sono a cura del Rappresentante dell‟associazione. I testi pubblicati esprimono esclusivamente le idee dei rispettivi autori, e non sono necessariamente condivise dall‟associazione. NB: per andare all‟argomento prescelto nel Sommario, posizionare il cursore sull‟argomento, selezionarlo, premere il tasto Ctrl e cliccare.

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G. Segantini – Le due madri

NOTIZIARIO N.2/2017 (estratto dal sito www.movimentoantispecista.org)

Fino a quando la “morale corrente”, ovvero la maggioranza delle persone, continuerà a

considerare gli altri esseri viventi degli “oggetti”, anziché dei “soggetti” (ossia esseri coscienti e sensibili,

a vari livelli, come gli umani), ogni voce a loro favore resterà lettera morta. Per superare tale barriera

occorre primariamente che siano conosciute dai più le origini e le conseguenze della cultura specista,

affinché riemerga il sentimento rimosso dalla sua imposizione: il rispetto degli umani tuttre le specie.

Il brano riportato nella pagina seguente, che precede tutti i nostri notiziari, è della psicologa

Annamaria Manzoni (v. il sito www.movimentoantispecista.org - Chi siamo) e si rifà a quello di Martin

Luther King “I have a dream”. Nel suo discorso, King ipotizzò una rivoluzione non violenta, dalla quale

doveva sorgere una nuova civiltà, una civiltà non razzista, dove bianchi e neri potessero finalmente

considerarsi fratelli, e non più divisi da un odio tribale e anacronistico per i nostri tempi.

Il sogno di Martin Luther King si è avverato. Almeno in linea di principio. Oggi il razzismo classico,

quello per intenderci del Ku Klux Clan, degli Stati confederati del Sud, del nazismo, del fascismo, è

clinicamente morto, anche se occorre stare sempre in guardia affinché non si risvegli.

Ciò dimostra che credere nei mutamenti dell‟etica, ossia della morale umana, non è affatto un

sogno, ma una realtà perseguibile attraverso la perseveranza, l‟amore, e la fede nella lotta non violenta.

Martin Luther King vi riuscì, nonostante gli ostacoli fossero enormi. Perché non dovrebbe riuscirci

anche il movimento antispecista?

Avvertenza

Gli scritti in corsivo (ove non indicato diversamente) sono a cura del Rappresentante

dell‟associazione. I testi pubblicati esprimono esclusivamente le idee dei rispettivi autori, e non sono

necessariamente condivise dall‟associazione.

NB: per andare all‟argomento prescelto nel Sommario, posizionare il cursore sull‟argomento,

selezionarlo, premere il tasto Ctrl e cliccare.

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Sommario Noi abbiamo un sogno ........................................................................................................................ 5 Manifesto per un‟etica interspecifica. ............................................................................................... 6 1. Pubblicazioni .............................................................................................................................. 8 1.1. Comunicazioni ................................................................................................................... 8

1.1.1. Pubblicazioni e prodotti. ................................................................................................ 8

1.1.2. Libro bianco sullo specismo. ........................................................................................ 10

1.1.3. Iscrizione al Movimento Antispecista. .......................................................................... 10

1.2. Link ai filmati .................................................................................................................. 11 1.3. Riflessioni. ........................................................................................................................ 13

1.3.1. „Animalismo‟ e politica. ................................................................................................ 13

1.4. Saggi ................................................................................................................................. 16

1.4.1. Alimentazione carnea, patologia, società (Bruno Fedi). .............................................. 16

1.4.2. Benessere animale che nuoce agli animali (Annamaria Manzoni). ............................. 18

1.4.3. Uomini, ratti e galline dalle uova d‟oro. S.a. e sostanze d‟abuso (Roberto Mucelli) 1. 21

1.4.4. Migrazioni, migranti e buon senso (Valerio Pocar). .................................................... 27

1.4.5. Quando la malasanità colpisce gli „animali‟ (Paola Re). ............................................ 31

2. Gli effetti dello specismo.......................................................................................................... 34 2.1. Vivisezione e sperimentazione. ....................................................................................... 34

2.1.1. Dati relativi al numero di animali utilizzati a fini scientifici. Nuove norme. ............... 34

2.1.2. Respinta dal Mediatore europeo la denuncia di STOP VIVISECTION........................ 35

2.1.3. Sclerosi multipla: studi clinici sugli umani promettono una svolta! ............................ 36

2.1.4. Commissione europea: sempre necessari i test sui primati non umani!....................... 37

2.2. Leggi e giurisprudenza. .................................................................................................. 39

2.2.1. Approvata dalla Camera pessima legge sui parchi naturali. ....................................... 39

2.3. Cultura, politica e società. .............................................................................................. 40

2.3.1. Milano: Garanti per la tutela degli „animali‟ - lettera al sindaco (Paola Re). ............ 40

2.3.2. Progetto Be4Eat - Lombardia (dieta vegan ai pazienti ospedalizzati). ....................... 40

2.3.3. Ancora in voga la „Corsa dei carri‟ (o buoi) di Chieuti.Anche Emiliano tace............. 43

2.3.4. A.R.C.I. (Brovato): 1° sagra del porco. ........................................................................ 48

2.3.5. Milano - Scelte „ecologiche‟:il sindaco Sala dà il buon esempio… ............................. 49

3. La rivoluzione aspecista. ......................................................................................................... 51 3.0. Principi, strategie e tattiche. ........................................................................................... 51

3.0.1. Principi. ........................................................................................................................ 51

3.0.2. Strategie e tattiche. ....................................................................................................... 54

3.0.3. Antispecismo e coerenza. .............................................................................................. 70

3.0.4. I convegni sulla sperimentazione animale: analisi critica. .......................................... 70

3.0.5. F.A.Q. su specismo e antispecismo. .............................................................................. 74

3.1. La lotta antispecista. ....................................................................................................... 78

3

3.1.1. Milano: processo agli attivisti del „Coordinamento Fermare Green Hill‟. ................. 78

3.1.2. Il processo „Green Hill‟: una storia italiana (aggiornamento). ................................... 81

3.1.3. La manifestazione contro lo zoo (ed altro..) a Torino. ................................................. 87

3.1.4. 26 agosto:World Day for the End of Speciesism! ......................................................... 92

3.2. Alimentazione e prodotti. ............................................................................................... 96

3.2.1. Dieta veg: motivazioni „indirette‟, ma vere ….. ........................................................... 96

3.2.2. Disinformazione in atto sulla soia (notizie dal web..) .................................................. 98

3.3. Leggi e giurisprudenza. ................................................................................................ 100

3.3.1. Allenamento dei cani da caccia: salvi i parchi abruzzesi. .......................................... 100

3.3.2. TAR Campania: no al divieto di introdurre cani nelle aree a verde pubblico ........... 100

3.3.3. Corte Costituzionale annulla legge Liguria sulla caccia. .......................................... 103

3.3.4. Codice Spettacolo: respinto dal Governo l‟emendamento alla legge sui circhi. ....... 104

3.4 Iniziative sociali ............................................................................................................. 105

3.4.1. Conferenze AVA 2017 ................................................................................................. 105

3.4.2. VeganFest di settembre (SANA – Bologna). ............................................................... 106

3.4.3. Tortona: campagna abbandoni 2017. ........................................................................ 107

3.5 Iniziative legislative ....................................................................................................... 109

3.5.1. Le proposte del M.A. in merito alla vivisezione. ........................................................ 109

3.5.2. Le proposte del M.A. sul randagismo. ........................................................................ 109

3.5.3. Proposte per la revisione della direttiva 2010/63 (11 novembre 2017). .................... 109

3.6. Metodi „alternativi‟ e sussidiari. .................................................................................. 111

3.6.1. Le normative UE. ........................................................................................................ 111

3.6.2. Tabella dei „metodi alternativi convalidati‟. .............................................................. 111

3.6.3. Genova (LARF): Corso teorico-pratico sui metodi alternativi (luglio 2017). ........... 113

4. Organizzazione .......................................................................................................................... 114

4.1. Mailing list .................................................................................................................. 114

4.2. Notiziario e sito Internet ............................................................................................. 114

4.3. Progetti in sviluppo, allo studio e realizzati. .............................................................. 114

5. Recensioni e interviste ........................................................................................................... 117

5.1. L. Avoledo, No Vegan – La verità scientifica oltre le mode, Sperling & Kupfer, 2017

117

6. Lettere dal web. ...................................................................................................................... 118

6.1. La caccia va spiegata … nelle scuole! (Paola Re). ................................................... 119

6.2. Sulla proposta del nuovo Regolamento Tutela Animali di Milano. ............................ 121

7. Per non dimenticare ….......................................................................................................... 122

7.1. Regolamento cosmetici: luci ed ombre. ...................................................................... 123

7.2. Scoperta „rivoluzionaria‟ della medicina traslazionale. ............................................ 126

4

7.4. Aspettando Godot, intervista al Prof. U. Veronesi. .................................................... 129

7.5. Quesito ai ricercatori: che cosa non sarebbe „vivisezione‟? ...................................... 131

7.6. La legge 189/04: “Dei delitti contro il sentimento per gli animali”. ......................... 135

7.7. Protocollo per la donazione del corpo „post mortem‟ a fini scientifici. .................... 139

7.8. Istruzioni del Ministero Trasporti per il soccorso agli animali. ................................ 146

8. Allegati ....................................................................................................................................... 147

8.1. Guida all‟etica aspecista ............................................................................................ 147

8.2. „Sul superamento della s.a.‟ (vers. 15.06.2017) ......................................................... 147

5

Noi abbiamo un sogno

“I have a dream” proclamò in un giorno divenuto indimenticabile Martin Luther King,

nero in un paese di neri umiliati dai bianchi:

sognò che la fratellanza prendeva il posto dell‟odio,

che la libertà e la giustizia sostituivano l‟oppressione, che dalla disperazione nasceva la speranza.

Anche noi abbiamo un sogno:

e anche il nostro è un sogno di giustizia, di riscatto, di trasformazione epocale,

che urge verso la sua necessaria realizzazione.

Il nostro è il sogno

di vivere in un mondo dove ogni essere vivente abbia diritto al rispetto;

di spezzare per conto degli animali l‟ultimo anello della catena in cui il più forte abusa del più

debole.

Il nostro è il sogno

che la crudeltà verso gli animali venga considerata abbietta anziché normale;

che la violenza contro di loro venga punita anziché regolamentata dalle leggi;

che sia considerato sopruso ucciderli e mangiare la loro carne;

che si secchino i fiumi di sangue giornalmente versati da animali massacrati nei mattatoi;

che cessino le torture su animali ridotti all‟impotenza sui tavoli dei laboratori ;

che chi guarda con orgoglio il grosso pesce guizzante e agonizzante con l‟amo ancora in bocca

sostituisca al vanto la vergogna;

che chi fa spettacolo, e chi di quello spettacolo gode, con il toro massacrato e ucciso sia considerato

sadico anziché coraggioso;

che ritornino liberi l‟orso, l‟elefante, la tigre, ridotti a pagliacci snaturati nei circhi dell‟umana

stupidità .

Noi abbiamo un sogno:

che i più sfruttati, maltrattati, violentati tra gli esseri viventi,

privi di voce e di diritti,

non siano più le vittime predestinate dell‟ aggressività umana destinata all‟impunità.

Noi abbiamo questo sogno:

perché senza la fine della violenza sugli animali, nessun progresso sarà mai tale;

né la vittoria sul dittatore avrà valore se il nuovo vincitore ancora festeggerà con tavole imbandite

con le solite vittime.

Annamaria Manzoni – dicembre 2004

6

Manifesto per un‟etica interspecifica.

Versione del 1 febbraio 2002

1) Gli animali umani e non-umani – in quanto esseri senzienti, ossia coscienti e

sensibili – hanno uguali diritti alla vita, alla libertà, al rispetto, al benessere, ed alla non

discriminazione nell‟ambito delle esigenze della specie di appartenenza.

2) Nei confronti delle altre specie gli umani, come tutti gli esseri senzienti ai quali

venga riconosciuta la potenzialità di “agente morale”, sono tenuti a rispettare i suddetti

diritti, rinunciando ad ogni ideologia antropocentrica e specista.

3) Nel quadro di tale rapporto, eventuali alimenti o prodotti che debbano derivare

dalle altre specie vanno ottenuti senza causare morte, sofferenze, alterazioni biologiche,

o pregiudizio delle esigenze etologiche. Ove possibile, essi vanno comunque sostituiti

con sostanze di origine vegetale o inorganica.

4) Uccidere o far soffrire individui delle altre specie (ad esempio sottoponendoli a

lavori coatti, usandoli per attività, spettacoli o manifestazioni violente, o allevandoli e

custodendoli in modo innaturale), ovvero sperimentare su individui sani e/o

nell‟interesse di altre specie o altri individui, causare loro danni fisici o psicologici,

detenere specie naturalmente autonome o danneggiare il loro habitat naturale, o

eccedere in legittima difesa, è una violazione dei suddetti diritti, e va considerata un

crimine.

5) La ricerca scientifica va sottoposta a severi controlli per assicurarne l‟aderenza ai

suddetti principi. Il principio di precauzione deve essere rispettato anche nei confronti

delle altre specie.

Il “Manifesto” è stato sviluppato in sostituzione della ormai sorpassata Dichiarazione

Universale dei Diritti degli Animali del 1978, specista e poco coerente nei suoi stessi principi, e si

pone come punto di riferimento per le istanze „animaliste‟ moderne. E‟ stato sottoscritto da (in

ordine alfabetico di cognome): Marina Berati, Stefano Cagno, Bruno Fedi, Margherita Hack,

Annamaria Manzoni, Valerio Pocar, Tom Regan, Giulio Tarro, e oltre 150 altre persone, nonché

dalle seguenti associazioni:

1.Animal Liberation Serena Sartini - Rimini

2.Animalex Daniela Casprini, Silvia Saba - Roma

3.Animalisti italiani Walter Caporale – Roma

4.Arca 2000 – Diritti dell‟animale malato Daniela Ballestra–S.Benedetto del Tronto

5.Associazione amici animali abbandonati Elvio Fichera – Genova1

6.Associazione di protezione della vita – Ayusya Eugenia S.Rebecchi – S. Colombano Certenoli

7.Associazione Sammarinese Protezione Animali Emanuela Stolfi – Repubblica di San Marino

8. Associazione Vegetariana Animalista Franco Libero Manco – Roma

9.Associazione Zoofila Ecologica Laziale Luciano Pennacchiotti – San Cesareo, Roma

10.Blocco animalista Aurelio Melone - Roma

11.Cento per cento Animalisti Paolo Mocavero - Padova

12.Collettivo Animalista Roberto Cavallo – Paderno Dugnano (MI)

1 Deceduto.

7

13.Centro Mondiale Antiviolenza Salvatore Mongiardo - Milano

14.Centro Ricerca Cancro Senza Sperim. Animale M. Grazia Barbieri - Genova

15.Comitato Europeo Difesa Animali Roberto Tomasi – Brunate, Como

16.Ente Nazionale Protezione Animali Paolo Manzi – Roma

17.Equivita Fabrizia Pratesi – Roma

18.Friends of the Animals International Ltd Agneta Riberth Toll – U.K.

19.Fundacion Altarriba, friends of Animals Nuria Querol y Vinas – Barcelona

20.Gaia Animali e Ambiente Edgar Meyer - Milano

21.Gruppo Rinascita Animalista Aldo Sottofattori – Ivrea

22.LEAL – Lega antivivisezione (sez. Napoli) Vincenzo Falabella - Napoli

23.Laika & Balto Associazione Rossana Conti – S. Giuliano Milanese (MI)

24.Lega Antivivisezionista Emilia Romagna Silvia Martelli – C. S. Pietro Terme

25.Lega Italiana dei Diritti dell‟Animale Massimo Ramello - Torino

26.Lega Nazionale per la Difesa del Cane Laura Porcasi Rossi - Milano

27.Lega per l‟Abolizione della Caccia Carlo Consiglio – Roma

28.Movimento Antispecista Massimo Terrile – Correzzana (MB)

29.Movimento dell‟Amore Universale Franco Libero Manco – Roma

30.Movimento Naz.le Ecologista U.N.A. Ebe Dalle Fabbriche – S.Piero a Sieve, (FI)

31.Movimiento Antitouradas de Portugal Maria Lopes - Lisbona

32.Partito Animalista Europeo Stefano Fuccelli

33.Società Vegetariana (Sez. Campania) Vincenzo Falabella – Napoli

34.UNA Cremona Francarita Catelani – Cremona

35.Unione cattolico-cristiana dei creaturisti Bruna D‟aguì - Roma

36.Unione Vegetariana Animalista Massimo Andellini – Roma

37.Unione Naturisti Italiani Carlo Consiglio - Roma

38.Vegetarian International Voice for Animals Juliet Gellatley – Brighton, U.K.

39.Vegetarian and Vegan Foundation Juliet Gellatley – Brighton, U.K.

40.Vogliovivere International Anna Massone - Genova

41.Vegan Italia Stefano Momenté – Jesolo (VE)

Agg.to del 15.06.2017 „Movimento Antispecista‟ (www.movimentoantispecista.org), Via Principale 11, Correzana (MB)

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8

1. Pubblicazioni

1.1. Comunicazioni

1.1.1. Pubblicazioni e prodotti.

Le pubblicazioni del Movimento Antispecista, associazione fondata a Monza il 16 febbraio

2001, sono disponibili sul sito Internet www.movimentoantispecista.org. Tra queste, si trovano il

Notiziario, la Guida all‟etica aspecista, e i Dossier. Altri documenti, quali il „Libro bianco sullo

specismo‟ (non più disponibile su CD), sono in via di caricamento.

I „dossier‟ sono stati ideati il 1° febbraio del 2014 al fine di accogliere studi o ricerche

particolari che si desidera siano sempre disponibili. Il primo ad esservi stato inserito è il

documento „Contro la vivisezione e la sperimentazione animale‟, frutto della collaborazione „a più

mani‟ tra professionisti di varie discipline (biologi, medici, psicologi, sociologi, giuristi, ecc..). A

seguito degli attacchi che l‟antivivisezionismo ha ricevuto nel corso del 2013, e che non cesseranno

tanto facilmente, si è infatti ritenuto opportuno raccogliere in un unico documento la letteratura

scientifica e culturale antivivisezionista più idonea a difesa delle ragioni di tale causa.

A tali Dossier si è successivamente aggiunto il documento ‟Sul superamento della s.a.‟ ,

contenente un‟analisi dettagliata delle problematiche scientifiche, etiche, ed economico-sociali di

tale pratica e le proposte individuate per il suo superamento, da indirizzare nel tempo alle

istituzioni nazionali e comunitarie. Il documento è stato redatto con la collaborazione di esperti che

lavorano a livello nazionale ed internazionale alla ricerca dei metodi sostitutivi alla

sperimentazione pre-clinica. La pubblicazione ufficiale della prima versione di documento è

avvenuta nel mese di ottobre 2014. Il documento non è infatti da considerarsi definitivo, in quanto

viene periodicamente aggiornato in relazione alle osservazioni che potranno essere proposte dagli

esperti della materia, e da quanti siano interessati a tali tematiche. L‟ultima versione è del giugno

2017 (v. Allegati). L‟adesione al „Comitato promotore‟ (per le associazioni che si interessano del

rispetto di tutti gli esseri senzienti, umani e non umani) così come al „Tavolo di lavoro‟ per gli

esperti delle varie discipline, è sempre aperta. Si prega di inviare eventuali richieste di adesione

all‟indirizzo e-mail [email protected]. Il Movimento Antispecista agisce quale

coordinatore di tale progetto, e quale redattore del documento, consultabile sul sito suddetto alla

voce „Dossier‟.

Sempre a fine giugno 2015 è stato aggiunto il Dossier „Sostenibilità ambientale e

produzione alimentare‟. Lo studio prende in considerazione la terra coltivabile disponibile e quella

futura, nei prossimi decenni, in base alle risorse energetiche necessarie per la produzione di

proteine di origine animale o vegetale2, sia l‟effetto serra, in relazione alle previsioni di aumento

della popolazione mondiale, e le relative conclusioni. Il tema della sostenibilità ambientale

collegato alla produzione di cibo per l‟umanità è infatti dibattuto ampliamente da decenni, e la

stampa internazionale non fa che riportare annualmente le stime della F.A.O che avvertono dei

pericoli ormai incombenti relativi alla scarsità di risorse, quali la terra e l‟acqua, e all‟aumento

dell‟inquinamento globale, derivante dallo sfruttamento degli animali per la produzione di alcuni

nutrienti. Numerosi studi confermano che la sola via d‟uscita per poter garantire alle future

generazioni la disponibilità di cibo senza distruggere l‟ecosistema e provocare catastrofi globali

2Gli altri nutrienti necessari all‟alimentazione umana (sali minerali, vitamine, grassi insaturi, ecc..) sono ottenibili più

dai vegetali che dalle carni.

9

per l‟accaparramento delle risorse e la riduzione dell‟inquinamento è rappresentata dal ricorso a

prodotti di origine vegetale. Tale scelta potrebbe inoltre risolvere il problema della fame nel

mondo, obiettivo delle Nazioni Unite per il 2030, garantendo a tutti i popoli la disponibilità di cibo

grazie a un rapporto energetico di produzione enormemente più favorevole, a una trasportabilità e

stoccaggio decisamente meno complessi, a un costo globale decisamente inferiore, e una

alimentazione più sana ed etica.

Tuttavia, i governi dei principali Paesi non pare siano disposti a emanare normative per

invertire tale tendenza, e le relative popolazioni pare non desiderino tenere conto di tali aspetti al

momento di effettuare le opportune scelte politiche. Quando, ben prima del 2050 se si continuerà a

produrre cibo di origine animale, le terre ancora coltivabili saranno esaurite, le risorse idriche

diventeranno sempre più scarse e costose, e il gas serra prodotto continuerà a far aumentare la

temperatura del pianeta sottraendo terra coltivabile e provocando catastrofi oggi inimmaginabili,

ci si renderà conto che non sarà più possibile alcun aumento demografico senza la conversione

delle terre coltivate a un‟agricoltura basata sulla produzione di alimenti di origine vegetale. Una

parte minoritaria della popolazione del pianeta avrà pertanto sottratto all‟altra parte le risorse

necessarie a produrre il cibo necessario, provocando sconvolgimenti irreversibili nell‟ecosistema.

Ma tale conversione molto difficilmente potrà essere imposta pacificamente, così come non sarà

possibile bloccare l‟aumento demografico. Nuovi scenari di guerra potranno quindi affacciarsi

all‟orizzonte.

E‟ pertanto indispensabile rendersi conto il prima possibile di tali realtà, prendendo

familiarità con i dati pubblici oggi disponibili e le relative proiezioni negli anni futuri, al fine di

poter effettuare quelle scelte individuali e sociali necessarie a realizzare tale cambiamento.

Nel mese di settembre 2015 è stato inserito il Dossier riguardante il randagismo, intitolato

„Randagismo–Analisi e soluzioni‟. Partendo da un aggiornamento dei dati pubblicati dai media

nel 2013 riguardanti principalmente la popolazione canina (randagi e canili comunali), e tendo

conto dei costi medi che l‟applicazione della legge quadro 281/91 impone agli enti locali (Regioni e

Comuni), è stata sviluppata una proiezione dell‟andamento di tali fattori nell‟arco di quindici anni.

I dati dimostrano come, in assenza di un intervento radicale di sterilizzazione delle femmine

vaganti da eseguirsi nel giro di uno, massimo due anni, la popolazione dei cani liberi

aumenterebbe ogni anno in maniera tale da rendere nullo ogni intervento delle ASL al riguardo,

con un enorme spreco di denaro pubblico. Inoltre, viene dimostrato come i finanziamenti stanziati

dai governi negli ultimi dieci anni, sempre decrescenti fino a raggiungere la cifra assurda di

300.000 euro nel 2014, siano risibili rispetto ai costi. Mediamente, i finanziamenti governativi

previsti dalla legge quadro non sono neppure sufficienti a mantenere nei canili comunali i cani

catturati, il che richiede annualmente una spesa di oltre 100 milioni! Oltre a tali proiezioni, sono

state esaminate le cause principali della mancata o scarsa applicazione di quanto previsto dalla

legge quadro e dalle relative leggi regionali in merito, a partire dalla mancata cattura dei cani

vaganti fino alla pessima gestione di molti canili comunali dati in appalto a privati, e sono state

elaborate, con l‟aiuto di attivisti esperti, una serie di proposte a livello statale, regionale e

comunale per rimediare alla situazione. Il documento finale è stato condiviso da oltre 50

associazioni ed inviato ai politici interessati il 22 ottobre 2015.

Nella primavera del 2016 è stato aggiunto il Dossier „Il futuro dell‟alimentazione umana‟,

studio che prende in esame le necessità biologiche della nostra specie nelle varie epoche, e che

dimostra come le scoperte scientifiche della biologia, della chimica e della medicina realizzate nel

dopoguerra (dagli anni ‟50 in poi del secolo scorso) hanno rivoluzionato la scienza

dell‟alimentazione. In particolare, la scoperta della vitamina B12 - grazie agli studi sull‟anemia

perniciosa e alla sua produzione industriale quale integratore - ha permesso il sorgere del

veganesimo. Senza tale nutriente, normalmente di origine animale, gli umani non potrebbero

10

sopravvivere, essendo essenziale per lo sviluppo del sistema nervoso e la formazione dei globuli

rossi nel sangue. Tale scoperta traccia quindi un solco indelebile, uno „spartiacque‟, tra l‟evo

antico, dominato dalla predazione umana delle altre specie, e quello futuro, nel quale potrà essere

abbandonato l‟allevamento degli animali non umani a fini alimentari.

Oltre alle Pubblicazioni, sono disponibili su richiesta anche alcuni “Prodotti”

costantemente aggiornati sotto forma di tabelle „Excel‟. Tra questi ricordiamo il Dietaveg (per il

calcolo della dieta personale e l‟analisi del contenuto in nutrienti degli alimenti e gli additivi più

usati), la Tabella prodotti alimentari (per la scelta del prodotto migliore per una dieta veg), la

Biblioteca (con l‟elenco e la sintesi di libri e articoli riguardanti l‟antispecismo e le materie ad

esso correlate), la Normativa (elenco delle leggi nazionali e delle normative europee riguardanti

gli animali non umani).

Rivolgiamo ai lettori un caloroso invito a essere critici, e segnalarci ogni eventuale errore o

modifica che riteniate opportuna per giungere ad un servizio sempre più completo e di facile accesso.

1.1.2. Libro bianco sullo specismo.

Il „Libro bianco sullo specismo‟, prima pubblicazione letteraria (su CD) del Movimento

Antispecista è in fase di revisione e pertanto ne è temporaneamente sospesa la diffusione. Verrà

pubblicato quale „Dossier‟ sul sito dell‟associazione, scaricabile via Internet, non appena tale

lavoro sarà terminato. Riportiamo comunque le seguenti informazioni per quanti abbiano la

versione su CD.

Problemi con il software di protezione del Vostro computer.

Può accadere che all‟inserimento del CD del “Libro bianco” nel Vostro computer appaia

un messaggio di avviso circa la sicurezza del prodotto (es.: Per facilitare la protezione è stato

impedito a questo file di visualizzare contenuto attivo che potrebbe accedere al computer. Fare clic

qui per ulteriori informazioni), ragione per la quale alcuni lettori si sono astenuti dal proseguire.

Tale messaggio appare in quanto in tal caso sul PC è installato un software di protezione che

avvisa l‟utente nel caso si desideri “aprire” un prodotto sconosciuto, chiedendo la conferma per

tale operazione. Vi garantiamo che il prodotto è esente da virus o da software che interferisca con

dati o programmi, e tanto meno da istruzioni che possano violare la privacy individuale. Pertanto,

Vi invitiamo – in casi simili - a confermare al vostro sistema l‟assenso all‟apertura del CD e alla

riproduzione del suo contenuto “cliccando” sulla frase sopra riportata, e scegliendo l‟opzione

“Consenti contenuto bloccato”, e successivamente “si” per la conferma dell‟operazione..

1.1.3. Iscrizione al Movimento Antispecista.

L‟iscrizione al Movimento Antispecista è gratuita e senza impegni. Nessun contributo è

richiesto o elargito per i prodotti o le opere divulgate, tutte esenti da copyright. L‟iscrizione come

aderenti dà diritto a ricevere periodicamente le pubblicazioni dell‟associazione e a votare nelle

assemblee. La richiesta di iscrizione deve, per statuto, essere ratificata dal Consiglio direttivo. Per

l‟iscrizione come “aderenti”, è necessario essere almeno vegetariani, altrimenti è possibile

l‟iscrizione come “simpatizzanti”, senza necessità di ratifica, e senza diritto di voto. Sul nostro sito

è disponibile il modulo per la richiesta di iscrizione (e lo statuto, da leggere prima dell‟invio del

modulo), da stampare, compilare e spedire via posta o e-mail. all‟indirizzo indicato sul modulo

stesso (Movimento Antispecista – Via Principale 11/2A – 20856 Correzzana – MB). Per eventuali

informazioni, scrivere a : [email protected] , o telefonare allo 039.6065817. Grazie.

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1.2. Link ai filmati

Video pubblicati su Youtube o siti Internet

1.2.1. Etica e vegetarismo - Milano – Casa della Cultura – 1.3.2008

Relazioni di Bruno Fedi, Annamaria Manzoni,Marco Maurizi,Valerio Pocar

http://www.youtube.com/watch?v=5DRgaCkIWaA&feature=relmfu

1.2.2. Earthlings (Terrestri) – Film sullo sfruttamento degli animali - 2010

www.earthlings.com

1.2.3 Vivisezione: intervista a B. Fedi, S. Cagno, M. Terrile – 12.12.2011

A cura di : studi di Telecolor e Daniela Frigerio

http://www.youtube.com/watch?v=bdupxr119cc&feature=youtu.be

1.2.4. Filosofia: incontro con G. Ditadi – Pordenone, Bibl. Civica – 18.2.2012

A cura di AFVG e Gianluca Albertini

Incontro con il filosofo Gino Ditadi, PN 18 02 2012

1.2.5. Il circo non è divertente per gli animali – 18.3.2012

A cura dell‟associazione Essere animali (Cesena)

http://vimeo.com/38675159

1.2.6. Intervista di RAI 2 alla ricercatrice dr.ssa Susanna Penco - 9.8.2012

Animali “sacrificati” in nome della scienza.

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-b7acc957-776e-44fc- 8bc9-

6cb542ef06b2.html

1.2.7. Manifestazione anti Green Hill - 23.11.2012

L‟etica della crudeltà può continuare?

Intervista al Prof. Bruno Fedi, a cura del ComitatoMontichiaricontroGreenHill

1° parte http://www.youtube.com/watch?v=7ob2K5wKL0c

2° parte http://www.youtube.com/watch?v=Hm-dDnB1ON0

3° parte http://www.youtube.com/watch?v=XzPENQAbSQ

4° parte http://www.youtube.com/watch?v=pzfj_zdPLp0

1.2.8. Come soffrono e muoiono le galline ovaiole

A cura di: TVANIMALISTA

http://www.tvanimalista.info/video/allevamenti-macelli/produzione-uova-galline-

ovaiole/

1.2.9. Dieta veg e bambini – Conferenza L. Proietti e P.H. Barbon – 23.4.2013

La dieta vegetariana o vegana è adatta per i bambini? Rispondono due pediatri specializzati

su tale argomento.

http://www.youtube.com/watch?v=py27s7SO5lo

1.2.10. Mente, comunicazione, linguaggio negli animali (F. Cimatti) – 19.10.11

https://www.youtube.com/watch?v=GiHwPIqg6BY

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1.2.11. Intervista di Marina Ferrari alla dr.ssa Susanna Penco – 15.9.2014

La dr.ssa Penco è biologa, ricercatrice, e obiettore di coscienza, lavora all‟Università di

Genova (San Martino). https://www.youtube.com/watch?v=KMAQkZcpf7k

1.2.12. Canale video: animali in rivolta

A cura dell‟associazione Resistenza animale; storie e filmati di animali che si sono ribellati allo

Sfruttamento.

https://www.youtube.com/channel/UCbKm3JebaD-nrRne-AA5B2w.

http://resistenzanimale.noblogs.org

1.2.13. Circo con gli animali – Tesi di laurea e filmato-documento – 13.11.2014

A cura dell‟associazione Arca 2000 e di Sabrina Neri

http://arcanimali.blogspot.it/2014/11/presentazione-della-mia-tesi-di-laurea.html https://www.youtube.com/watch?v=p_PVZ-Vuhqw

1.2.14. Secondo convegno italiano antispecista

A cura di Stefania Sarsini

https://www.youtube.com/playlist?list=PLD31445980C5B634A

1.2.15. Un toro destinato al macello viene liberato. (12.03.2016).

ADNKRONOS

http://notizie.tiscali.it/ultimora/video/detail/il-toro-destinato-al-macello-viene-

liberato/3ef06a46cb105ee514d42ac57f58c8e9/

(per visualizzare, fare copia-incolla di tutto il link sovrastante nella barra degli indirizzi

Internet).

1.2.15. Metodi alternativi: audizione in Senato di T. Hartung e C. Rovida (CAAT);

(Nuove strategie di ricerca senza animali; a cura del M5S)_2014.

https://www.youtube.com/watch?v=DkCL-56GOZs

1.2.16. Il Teatro come difesa del non umano.

Parma , Teatro Europa, 18 giugno 2016 (Paolo Ricci, Egidio Tibaldi)

Ospiti: Massimo Tettamanti, Maurizio Corsini.

Bailador

https://youtu.be/XB07voOqbyM

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1.3. Riflessioni.

1.3.1. „Animalismo‟ e politica.

Abbiamo assistituo di recente al nascere del „Movimento Animalista‟, soggetto politico

promosso da personaggi noti della politia italiana al quale hanno aderito altrettanto noti

„animalisti‟. Per spirito di parte (che non può mancare) non possiamo che augurare ogni successo

a tale iniziativa, sperando si muova coerentemente con „tutti‟ i principi che esprime nel proprio

„Manifesto‟ (v. oltre) e non finisca col generare nell‟opinione pubblica un‟immagine distorta dei

principi antispecisti, spesso confusi con l‟animalismo tradizionale.

Dal sito „movimentoanimalista.it‟: Manifesto.

“Il Movimento Animalista è un‟associazione di cittadini che scendono in campo per tutelare il

nostro patrimonio naturale, gli animali e i loro diritti, attraverso iniziative culturali, sociali e

politiche.

All‟alba del XXI secolo non ci accontentiamo più di ricordare che il rispetto per la vita e per i diritti

degli animali dovrebbero essere valori fondanti della nostra civiltà.

È tempo che l‟ordinamento riconosca gli animali come esseri senzienti, portatori di diritti, ne

punisca con giuste pene il maltrattamento e l‟uccisione, ne vieti lo sfruttamento a maggior ragione

se ha il solo scopo di divertire gli esseri umani o di alimentare l‟industria del superfluo.

Per questi motivi, diciamo innanzitutto:

SÌ AL RICONOSCIMENTO, IN COSTITUZIONE E QUINDI NELLE NOSTRE LEGGI,

DEGLI ANIMALI COME ESSERI SENZIENTI E PORTATORI DI DIRITTI

SÌ AL CARCERE CERTO PER CHI MALTRATTA E UCCIDE GLI ANIMALI

NO AD OGNI FORMA DI SFRUTTAMENTO DEGLI ANIMALI

NO ALLA PIAGA DELL‟ABBANDONO E AL RANDAGISMO CHE NE DERIVA

NO AI DIVIETI D‟ACCESSO CHE LIMITANO LA LIBERTÀ DEI PROPRIETARI DI

ANIMALI

SÌ AD UN SISTEMA SANITARIO NAZIONALE PER CURARE GLI ANIMALI DELLE

FAMIGLIE MENO ABBIENTI

Pur condividendo in linea di principio tali enunciati, ci permettiamo di fare alcune osservazioni,

nella speranza che siano utili a correggere i limiti e favorire le opportunità di una tale iniziativa, e quindi ad

orientare correttamente i cittadini nelle loro scelte, al fine di non nuocere primariamente a coloro ai quali

tali sforzi sono destinati: gli animali non umani.

Osservazioni.

Prima di ogni considerazione volta a sottolineare alcuni enunciati a carattere prettamente

„elettorale‟, comprensibili nel momento attuale e spesso utilizzati da ogni soggetto politico per attirare

l‟interesse degli elettori, sui quali torneremo a breve, desideriamo sottolineare come la scelta del nome

„animalista‟ evidenzi la propensione ad una applicazione in senso „tradizionale‟, ossia orientata all‟aspetto

emotivo ed empatico, di quella branca della filosofia chiamata „etica interspecifica‟. Con ciò

disconstandosi, almeno letteralmente, da una visione orientata a considerarare le altre specie al pari di

quella umana, visione nella quale prevale il pricipio della „non discriminazione‟ e conseguentemente

l‟abolizione di ogni forma di antropocentrismo, riscontrabile in primis nell‟abolizione del riferimento agli

„animali‟ quale categorizzazione degli esseri senzienti „ontologicamente‟ distinta dagli umani.

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Mentre l‟antispecismo si ispira all‟antirazzismo e ne allarga i confini ad includere ogni forma

vivente, anche vegetale, riconoscendo al „non self‟ pari diritti e opportunità (senza ovviamente cadere

nell‟autolesionismo, il che rappresenterebbe uno specismo „alla rovescia‟) l‟animalismo, pur ispirandosi a

principi etici di tutto rispetto, tradizionalmente si ispira al pietismo, ovvero alla compassione, senza

necessariamente riconoscere al „non self‟ quelle differenze solo di „grado‟ (e non di „genere‟) che già

Darwin indicò come postulato di un‟ etica interspecifica ispirata alla consapevolezza della comune origine.

Nella percezione delle masse, il termine „animalismo‟ è infatti sinonimo di „sbilanciamento‟ a favore

degli „animali‟, con tutto quanto ne consegue, come l‟ipotetico odio per gli umani del quale sono accusati

(ingiustamente) coooro che si autodefiniscono tali. Quindi, un termine controproducente ai fini della causa

che vorebbe (si spera) perseguire, evocante da un lato una irrazionalità dovuta ad una maggiore o minore

empatia per alcune specie rispetto ad altre, dall‟altro al permanere della separazione categorizzante (alias

„specista‟) tra animali umani e non umani.

In considerazione degli obiettivi individuati, la collocazione di tale soggetto politico, dichiarato

„trasversale‟ dalla sua leader (forse nel senso di rappresentare gli interessi di quanti avvertono empatia per

gli „animali‟) ossia al di fuori di ogni schieramento partitico, quindi non integrato in un‟ottica economico-

sociale globale, andrebbe a ledere gravemente interessi assai diffusi, facenti parte del sistema produttivo,

laddove si propone di lottare contro „ogni forma di sfruttamento animale‟ (quindi dagli allevamentia scopo

alimentare, a quelli per altri „beni di consumo‟, alla sperimentazione a carattere scientifico). E‟ questa, in

effetti, una „dichiarazione di guerra‟ a quanti dallo sfruttamento degli animali non umani traggono profitto,

il cui lavoro-reddito rappresenta una cospicua parte del PIL. Nulla di male, anzi, se non si trattasse di un

„soggetto politico‟ che intende raccogliere voti (e fondi) in maniera „trasversale‟, ossia proprio anche dagli

altri soggetti politici che sostengono quel sistema produttivo che si intenderebbe cambiare, né alcun

cittadino il quale abbia interessi contrari potrebbe aderirvi, se non in uno slancio di autolesionismo.

Quanto un tale soggetto politico possa infatti convincere gli elettori, in assenza di una dichiarazione di

intenti (leggi Manifesto) a livello macro economico (ad esempio un piano per la conversione del sistema

produttivo alimentare in senso vegetariano, ecc.) lo vedremo al prossimo turno elettorale a seconda degli

schieramenti che si profileranno, benché in teoria dovrbbe „correre da solo‟.

A fianco del suddetto obiettivo di enorme impatto economico (ed etico), che da solo basterebbe ad

avvalorare l‟iniziativa se fosse approfondito, gli altri obiettivi (o enunciati) appaiono pertanto di importanza

assai minore, quasi a voler giustificare il fatto che, se non proprio le „cose serie‟, „qualcosa si farà‟. A

livello costituzionale, in primis, dubitiamo che i non umani possano mai essere definiti quali „portatori di

diritti‟. Come è noto il „diritto‟, citando Valerio Pocar, è una forma contrattuale tipicamente umana di

difesa di interessi individuali o collettivi sostenuta da una forza in grado di farli rispettare, per cui parlare

di „animali portatori di diritti‟ rappresenterebbe oggi una „chimera‟ giuridica, considerato come la pensano

la maggioranza dei nostri parlamentari, al di là del riconoscimento quali „esserio senzenti‟, peraltro già

recepito a seguito della firma dei Trattati con la UE. Per quato riguarda il „carcere certo‟, per ottenerlo (a

tali fini) occorrerà varare una legge speciale onde superare i 5 anni di detenzione (oggi previsti quale limite

minimo per applicare le pene carcerarie dalla norma sulla depenalizzazione dei reati), ovvero cambiare tale

legge, cosa alquanto improbabile come la proposta precedente. Circa la piaga degli abbandoni e del

randagismo, che assolutamente condividiamo come lotta, suggeriremmo tout court (in assenza anche qui di

strategie dichiarate) di sterilizzare tutte le femmine vaganti e non concedere più in appalto ai privati i canili

rifugio, fonte di enormi guadagni illeciti e dei canili lager, esercitandio poi però una stretta vigilanza

sanitaria locale. Molto limitati appaiono poi, nel quadro generale, gli obiettivi del libero accesso ad acune

categorie di „animali‟ ai mezzi/luoghi pubblici e l‟estensione del sistema sanitario nazionale ai „pet‟ per le

famiglie meno abbienti, che seppur ovviamente positivi (specie a fini elettorali) appaiono una chiara

discriminazione „specista‟ per favorire „animali più uguali degli altri‟, sulla scia delle proposte del

riconoscimento dei cavalli e dei conigli quali „animali d‟affezione‟ avanzate dall‟On.le Brambilla.

Più che una tattica dei „piccoli passi‟ (uguali per tutti) tali proposte paiono rappresentare un

incitamento allo specismo di „secondo livello‟. Insitono infatti sul privilegiare principi basati sulla simpatia,

sulla bellezza, sulla vicinanza. Quindi sulla discriminazione, anziché sull‟uguaglianza e l‟equità. Come dire,

volendo eliminare la schiavitù umana, che si dovrebbe iniziare da individui di colore bianco, femmine,

attraenti, ecc.. ovvero (come già affermato nel dlgs n. 26/2014) che cani, gatti e scimmie sono più degni di

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essere sottratti alla vivisezione dei ratti, dei cavalli, dei maiali, degli uccelli, ecc.. Pur comprendendo come

tali scelte siano dettate dal desiderio di „fare qualcosa‟, iniziando dalle specie più „amate‟ dagli umani, il

risultato è che si avvalorano pricipi „razzisti‟ (ovvero specisti) scavando così un solco sempre più profondo

nella divisione della mente degli umani, altresì detta „dissonanza cognitiva‟. Per assurdo, si potrebbe

arrivare a dire (e credere) che solo gli esseri più „intelligenti‟ dal lato umano (e magari più sani..) abbiano

(almeno inizialmente, no!?) il diritto ad essere salvaguardati, così come il nazismo e il fascismo

propagandavano… Quando poi si dovesse pensare veramente a salvaguardare ad esempio anche i topi o i

maiali, ci sarebbe da ridere, se non da piangere, con una simile „scuola‟. Purtroppo, i principi „errati‟

(ossia più convenienti ..) rimangono a lungo impressi nella mente delle persone. Sappiamo che il fine non

giustifica i mezzi, e che una lotta per affermare principi etici non può utilizzare principi non etici, ossia

immorali (a meno che non siano voluti ..), così come crediamo che chi sperimenta sugli animali a fini umani

(magari anche propri) e se ne vanta, avrebbe molto da ridire se fosse egli stesso la cavia di qualcun altro, e

lascerebbe subito da parte le chiacchiere sull‟opportunità dell‟assenza di limiti alla scienza.

Di conseguenza, la mescolanza di obiettivi fortemente eterogenei quanto alla loro portata ed alla

possibilità di realizzazione nel sistema attuale, dal riconoscimento dei non umani quali soggetti di diritto

alla negazione di ogni loro sfruttamento, alla concessione di qualche beneficio „sociale‟ ai „pet‟, inseriti in

un „Manifesto‟ al quale viene abbinata una tutela del patrimonio naturale (ne fanno parte?) non ben

specificata, in un sito nel quale campeggia il tricolore nazionale lascia il „dubbio‟ che si tratti di una

ennesima trovata elettorale, non essendo ovviamente possibile ritenere che si voglia fare sul serio a livello

legislativo. L‟elezione di qualche deputato o senatore di tale „movimento‟ al nostro Parlamento non sposterà

certo gli equilibri politici, né potrà avere alcun effetto (poltrone a parte) se non sarà accompagnata da una

presa di coscienza generale del problema etico da parte dei partiti di maggioranza. Diverso sarebbe stato

inserire degli „antispecisti‟ in quegli stessi partiti, abolendo le liste „bloccate‟ in nome di una vera

democrazia, appoggiando le loro richieste con dei programmi economici di conversione graduale del

sistema produttivo, facendo maturare una presa di coscienza di tale problematica a livello generale.

Tali valori diventeranno comunque „ovvietà culturali‟ e si potrà legiferare veramente di

conseguenza, come abbiamo scritto nelle „strategie per la lotta antispecista‟, quando i consumi dei prodotti

di origine „animale‟, per scelta etica della popolazione, scenderanno a un livello tale da non rappresentare

più una risorsa economica determinante per l‟economia nazionale e avranno pertanto superato la soglia

della convenienza economica alla loro produzione. Per tale ragione riteniamo assai più profiquo dedicarsi

alla diffusione della cultura antispecista, a partire dal vegetarismo che ha indicato la strada per liberare

l‟umanità dall‟abitudine alla predazione.

Da quanto sopra, non meraviglia che la rappresentante di tale „Movimento animalista‟ sia stata

messa in difficoltà nel rispondere alle domande di un personaggio come Pennacchi che non si può esitare a

a definire non propriamente dedito alla causa perlomeno „animalista‟ (v. sotto il link alla relativa

trasmissione televisiva „Otto e mezzo‟ di Lili Grüber). Forse, ove il nome e gli intenti di tale movimento

fossero un po‟ meno sbilanciati e magari coerenti con una semplice etica „aspecista‟, ossia fondata su basi

scientifiche più che emotive e discriminatorie, le frecce di Pennacchi non sarebbero state tanto precise.

https://www.youtube.com/watch?v=mN053YfLpKY

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1.4. Saggi

Si ringraziano gli autori e le fonti per la gentile concessione alla pubblicazione dei testi.

1.4.1. Alimentazione carnea, patologia, società (Bruno Fedi)3.

Conferenza del 25.11.2016, Roma.

La storia dell‟ alimentazione è la storia dell‟ uomo, della sua evoluzione sociale. Prima del

distacco da altri primati, l‟ alimentazione era quasi esclusivamente vegetale e la società, era

costituita da semplici gruppi di famiglie. Il cambiamento del clima, la formazione delle savane, in

luogo di foreste, ma soprattutto il distacco evolutivo dai Primati, cambiò anche l‟alimentazione che

divenne in parte carnea (resti dei grandi predatori). La patologia, cambio‟: i parassiti della carne, i

batteri, le infezioni (dovute al contatto con le feci), le ferite, divennero comuni. Qualcuno dice che

la carne innescò la crescita cerebrale. Perché ciò non accadde alle tigri? Non fu la carne (ad

innestare la crescita cerebrale, Ndr) ma il fuoco, cioè la maggiore disponibilità di calorie. In breve:

la cottura dei cibi e la contemporanea alimentazione vegetale. L‟ominide diventa così „Homo

sapiens‟, vive in tribù e mangia carne; mangia gli animali che prima mangiavano lui e questo

facilita le malattie infettive. Spesso mangia i nemici. Anche questo facilita le malattie infettive.

Coloro che vivono in zone desertiche si rendono conto della pericolosità della carne contenente

sangue, specialmente quella di maiale.

Tutto cambia con la rivoluzione agricola. Le città diventano sempre più grandi e le epidemie

si susseguono, per la promiscuità. L‟alimentazione è a volte prevalentemente vegetariana. La

romanità classica si nutre quasi esclusivamente di vegetali, mentre, pochi secoli dopo, i barbari

vittoriosi, mangiano quasi solo carne, perché nomadi. Ciò crea il mito della carne, alimento dei

guerrieri vincitori, dei nobili. La patologia da eccesso fa la sua comparsa; compare la Gotta. Ma la

crescita della popolazione rende difficile vivere di caccia. Nel 1800, c‟è povertà e malattie da

carenza (Pellagra scorbuto, ber iberi ) ed ancora grandi epidemie, perché l‟igiene è scarsissima

l‟ignoranza grande, la scienza medica agli albori. Le malattie infettive dominano la patologia. Con

l‟ industrializzazione dell‟occidente, tutto cambia nuovamente. Dopo la seconda guerra mondiale,

iniziano gli allevamenti intensivi e la carne diventa accessibile a tutti. La carne produce altra carne.

Si usano farine di carne perfino per alimentare erbivori o pesci, si producono fertilizzanti, ecc. la

carne diventa „status symbol‟: viene vista come simbolo di ricchezza, salute, bellezza. La società,

violenta da sempre, diventa anche violenta contro la natura. Anche la patologia cambia, virando

verso malattie da eccesso alimentare, malattie degenerative e tumori. La carne, ora, è vista come

fattore d‟‟ inquinamento e di diseguaglianza sociale. Gli effetti più evidenti sono lo spreco e d il

cambiamento climatico. Naturalmente, i fattori inquinanti sono molti: il minimo ammissibile è

almeno 50.000, ma alcuni riportano cifre molto superiori. Viviamo in un cocktail di sostanze

inquinanti con interazioni multiple fra loro: Aggrava il quadro il fatto che tutti i settori produttori di

sostanze inquinanti sono collegati. Per esempio gli OGM sono legati alla produzione di cereali;

3 Bruno Fedi, già Primario di Anatomia patologica a Terni e specialista in urologia, ginecologia,

cancerologia, e bioetica, ha pubblicato oltre 100 lavori scientifici e diversi libri di ecologia e bioetica a carattere

divulgativo. Tra questi “L‟evoluzione distruttrice” e “Uccidere per avere” (ATRA, 1992 e 1994). E‟ stato uno dei

fondatori delle liste Verdi ed è co-fondatore del Movimento Antispecista, di cui è consigliere a vita. E‟ co-autore del

„Manifesto per un‟etica interspecifica‟ e fa parte dal 2016 del „Tavolo tecnico per i metodi alternativi‟ del Ministero

della Salute.

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questi sono legati alla produzione di energia; questa alla salute dei cittadini, alla produzione di

antibiotici ed al traffico di armi. In questa situazione, la patologia cambia completamente, ma il

cambiamento alimentare cambia anche la società.

Non cambia solo l‟alimentazione, ma l‟ambiente, i trasporti. Cambiano addirittura la politica

e l‟economia. Produciamo il doppio di prima dell‟ultima guerra (mondiale), ma il cibo è mal

distribuito, gli sprechi sono enormi. In Italia 1,3 milioni di tonnellate per anno, finiscono tra i rifiuti.

Il malcostume alimentare utilizza i soli quarti posteriori dei vitelli, di cui si usa il 35%. Si calcola

che le risorse saranno totalmente insufficienti nel 2050, ma l‟ acqua finirà prima. In questo quadro

„rassicurante‟, constatiamo un aumento delle morti per tumore dal 2 % al 35 % dal 1900 ad oggi,

ma in alcuni casi si arriva all‟83 % nei pazienti sopra gli 80 anni. Ma anche la sindrome metabolica

è in rapida ascesa. Al primo posto ci sono le malattie cardiovascolari (224.000 morti nel 2010), ma

la malattie neurodegenerative stanno avendo un boom. Si ha l‟ impressione che, per es. in USA,

ogni famiglia abbia un caso di Alzheimer. Non basta; metà della popolazione è sovrappeso e così il

20-30 % dei bambini. Lo zucchero ingerito provoca il rilascio di dopamina, come alcuni farmaci e

droghe. Siamo dunque un popolo di drogati di zucchero, più che di „droga‟! I più colpiti da questa

cattiva alimentazione, sono i poveri. Fatto paradossale, in USA, i più poveri sono i più grassi ed

ovviamente i più malati. Ci sono casi molto particolari: la ripresa delle malattie infettive, dovuta a

batteri „antibiotico-resistenti‟. Il fenomeno è da attribuire all‟utilizzo esagerato (degli antibiotici)

negli allevamenti: 60/% del totale. A scopo di prevenzione e non di cura. Altro caso è provocato

dall‟alimentazione degli animali con farine di altri animali (malattia di Kreuzfeld-Jacob). La

malattia colpisce anche l‟ uomo e provoca così una protesta diffusa dei cittadini che induce a una

temporanea proibizione della bistecca.Ma mentre la vendita, in Europa rimane stabilmente ridotta,

in Italia riprende presto i valori precedenti. Tutto questo è estremamente grave, anche per gli effetti

moltiplicatori di molti cancerogeni, contemporaneamente (già accennati precedentemente).

L‟importanza del cibo è dimostrata dall‟ epidemiologia: cinesi e giapponesi si ammalano molto

raramente di cancro prostatico, ma quelli emigrati in USA, in una generazione, raggiungono la

frequenza americana. La stessa cosa accade per il cancro della mammella nelle giapponesi. In

questa situazione l‟OMS lancia un allarme contro le carni rosse e quelle “processate”, accusate di

rapporti causa-effetto col cancro del colon: Subito c‟è qualcuno che lo nega, come per decenni si è

fatto col fumo di tabacco. Si è anche ipotizzato che gli orientali abbiano una genetica diversa dalla

nostra, oppure che ci sia un‟ azione protettiva da parte della soia.

Dunque, che fare?

!) prevenzione primaria , eliminando le cause;

2) applicare il principio della prudenza, anche se non c‟ è la certezza

La situazione è difficile, soprattutto perché c‟è una carenza culturale: non c‟è un solo

politico, il quale non auspichi una ripresa di produzione e consumi ( di carne).

L‟aspetto economico è il solo tenuto in considerazione dalla politica. Invece scienza ed ecologia

vengono prima. E‟ la scienza che fa progredire il mercato e non viceversa. E‟ l‟ecologia che

consente il risparmio. Nessun paese può permettersi 70 miliardi di evasione fiscale! Tutto denaro

regalato a paesi più ricchi di noi (USA, GB e Germania). E che dire della perdita di 4000 „cervelli‟

per anno? I politici non capiscono neppure il bisogno di giustizia dei cittadini, ma si limitano ad

intuire che 180.000 malati di tumori ed una spesa per questa malattia e per le neuro-degenerazioni

che è il 75% del totale, non è sostenibile . Non si capisce neppure che 80 Kg/anno di carne per

abitante sono un costo intollerabile, non solo per l‟ inquinamento prodotto, ma per il danno alla

salute pubblica. Ci sarebbe un risparmio enorme, per un minor numero di malati e gravità della

patologia. Questo significherebbe una società diversa: più etica e meno malata, meno crudele e

meno violenta Questa sarebbe una autentica rivoluzione culturale Ciò che colpisce di più in queste

riflessioni sull‟ alimentazione, è la sua importanza per la patologia, Ma anche il fatto che in tutte le

epoche l‟alimentazione è stato il fattore determinante per la società e non il contrario.

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1.4.2. Benessere animale che nuoce agli animali (Annamaria Manzoni)4.

Da: annamariamanzoni.blogspot.it

Pubblicato su www.lindro.com

mercoledì 21 giugno 2017

“The times they are a-changin‟‟: finiva il 1963 quando Bob Dylan la cantò per la prima

volta dando voce all‟urgenza e alla fascinazione di un cambiamento che sembrava destinato

a travolgere il mondo; ideali di rinnovamento, giustizia, pace, sollecitati dalla forza esplosiva di

un‟intera generazione di giovani, pronti a rivoltare il mondo, che così come era fatto non si poteva

proprio sopportare. Da allora è risuonata in mille contesti dove la rivolta contro l‟ingiustizia faceva

sventolare la bandiera di ogni speranza; nella rimozione autoprotettiva che quei versi erano

risuonati per la prima volta giusto quando John Kennedy veniva assassinato: dettaglio non

trascurabile mentre il sogno veniva spacciato per previsione.

Potenza delle parole e potenza dei sogni. Così anche oggi la tentazione di ripeterle è grande

davanti al dilagante movimento contro la sopraffazione dei nonumani, che si manifesta nelle forme

indecenti, irracontabili, variegate, ciniche, sadiche che sa assumere. L‟ingiustizia sembra tale da

dovere per forza implodere e nel giro di pochi decenni, ma essenzialmente negli ultimi anni,

davvero tantissime cose sembrano essere cambiate: si denunciano le atrocità compiute nei macelli,

nei laboratori di vivisezione, nel dietro-le-quinte dell‟addestramento degli animali esotici nei circhi,

si guardano con disprezzo attività quali caccia e pesca, sagre e zoo, per legittimate che siano.

Persino nel campo dell‟alimentazione, quella connessa alla pochezza della nostra (in)capacità di

agire sugli irrinunciabili piaceri della gola, tante cose si muovono: un termine quale vegano,

incomprensibile ai più fino all‟altro ieri, è ora sdoganato in tanti bar e ristoranti; vengono pubblicati

persino libri il cui titolo, “No vegan”, sta a metà strada tra la supplica di chi non ne può più

(“Basta, vi prego”) e l‟appello di chi, seriamente preoccupato, passa al contrattacco (“Tutte

storie”); maltrattamenti di animali d‟affezione raramente hanno luogo in pubblico e, quando

succede, le conseguenze mediatiche sui responsabili sono dilaganti. Pur nella consapevolezza

trattarsi di gocce nel mare, la tentazione di farsi invadere da una vaga soddisfazione, che attutisca il

tormento sperimentato da tutti coloro che sentono nelle loro corde l‟inferno quotidiano dei

nonumani, è davvero grande.

Tentazione che deve però confrontarsi con la realtà, che racconta una storia diversa.

Addentrarsi nel discorso coincide con la presa d‟atto di una situazione di fatto: ciò di cui si parla,

che si sbandiera e si ripete quasi fosse un mantra, è essenzialmente il benessere animale, alla lettera

quindi una condizione in cui gli animali “stanno bene”. Ma le cose bene non stanno.

Per capirci con qualche esempio: la Coop, che sei tu (tu chi?) nella sua pubblicità ”si

impegna a migliorare le condizioni degli animali per eliminare o ridurre l‟uso degli antibiotici. Così

si può contrastare l‟aumento di batteri resistenti e dare alle persone una garanzia in più per la loro

salute. Per questo, il benessere animale è nell‟interesse di tutti”. A commento una bella immagine

stilizzata di un pollo bianco come il latte, che scoppia di salute. Giusto per ricordare: nulla della

4 Annamaria Manzoni, consulente presso il Tribunale di Monza, è accreditata dall'Ordine degli Psicologi della

Lombardia come esperta in Psicologia Clinica e in Psicologia dell'età evolutiva. Ha pluriennale esperienza in

comunità per minori, nell'ambito degli affidi e delle adozioni, dell'abuso e del maltrattamento. E‟ autrice dei saggi

“Noi abbiamo un sogno” (Bompiani, 2006), “In direzione contraria” (Sonda, 2009), e “Sulla cattiva strada” (Sonda

2014) e di un documento sottoscritto da oltre 600 psicologi sulle valenze antipedagogiche degli spettacoli con animali

per il pubblico divertimento. E‟ iscritta al Movimento Antispecista dal gennaio 2003 e ne è consigliera dal 2004.

19

nascita e della vita dei polli cambia: iperallevamenti con uccisione dei pulcini maschi tritati ancora

vivi, spazi ridottissimi per le galline, trasporti finali in terrificanti tir, sgozzamenti a catena di

montaggio appesi a testa in giù, sanguinanti e ancora vivi. Siccome però avranno ingurgitato meno

antibiotici, l‟azienda si sente autorizzata a parlare di benessere animale. E già che ci siamo, sposta

contestualmente il focus su quello umano, consapevole di quanto l‟argomento sia in grado di

catalizzare l‟attenzione autocentrata degli acquirenti, oscurando con facilità il neonato interesse per

i polli.

In contemporanea il poliedrico Alessandro Gassman (forse in disperanti ambasce

economiche) rassicura sorridendo che i tonni dell‟azienda che lo foraggia, la Rio Mare, sono pescati

uno per uno con la canna: ammesso e non concesso, forse l‟amo non si conficca nelle bocche degli

animali? Forse loro non si dibattono disperati mentre cercano di respirare, mentre muoiono tra

dissanguamento, asfissia, terrore, in un‟agonia lunga e terribile, senza scampo? Che cosa c‟è da

sorridere? E quale imbroglio propone ai bambini che lo ascoltano, e che con la loro stessa presenza

smuovono preoccupazione per natura e animali, che loro sì li amano davvero? Non è certo casuale

che “rispetto” sia parola ricorrente quando si parla di tonni: è con lo slogan “La qualità e il rispetto”

che la ASdoMAR fa concorrenza e, udite udite, sostiene le aree marine protette. Qualcosa insomma

come sollecitare uxoricidi così con i soldi dei risarcimenti si possono magari aprire centri di

accoglienza per donne maltrattate. E‟ un meccanismo noto agli psicologi come “formazione

reattiva”, che permette di affrontare realtà emotive angoscianti sostituendole inconsciamente con

altre che sono esattamente l‟opposto. Insomma, secondo Jung, dove maggiore è il fascio di luce

tanto più profonda è l‟Ombra sottostante. In questo caso l‟operazione pubblicitaria tutto è tranne

che inconscia: la realtà della crudelissima morte del tonno viene oscurata da una sbandierata cura

per animali e ambiente, dalla mattanza cruenta alla amicale sollecitudine. Una sorta di raggiro, che

funziona perché collude con il desiderio dei consumatori di volerci credere.

L‟atteggiamento di confondere un ipotetico benessere animale con il rispetto a loro dovuto

ha antesignani illustri: Temple Grandin, (Boston 1947), affetta dalla sindrome di Asperger, che è

una patologia dello spettro autistico, si è occupata per tutta la vita non solo delle persone colpite

dalla sua stessa malattia, ma anche dei bovini negli allevamenti (il master in Zootecnia ne

testimonia l‟interesse). Per le une e gli altri ha ideato uno strano congegno, la “hug machine” o

“macchina degli abbracci”, costituita da due parti laterali capaci di contenere e calmare, oltre alle

persone, gli animali, con cui ritiene di avere grande affinità e possibilità di comunicazione grazie

ad una mente e ad una empatia fuori dal comune. Divenuta una autorità in questi campi, tra l‟altro

professore di Scienze alla Colorado State University, autrice di innumerevoli articoli e libri, in virtù

di tutto ciò, si riconosce ed è riconosciuta come attivista animalista: in fondo nella sua macchina le

mucche spaventate diventano mansuete e tutto ciò che deve succedere ha un percorso più facile,

con buona pace di chi deve fare il lavoro sporco, che fa meno fatica, e degli animali che vanno a

morire un po‟ più sereni. Il fatto che quegli stessi nonumani, che sostiene di amare, continuino ad

essere schiavizzati dagli umani che li comprano, li vendono, li tengono prigionieri, li sottopongono

a mutilazioni, li sfruttano, li uccidono, sembra essere particolare ad impatto zero nella sua visione

del mondo, una sorta di dover essere emotivamente neutro.

Emerge un altro importante aspetto psicologico in tutta la vicenda, a dare atto di come sia

possibile che, a fronte di una sensibilità per il mondo animale in ascesa libera nel mondo

occidentale, l‟assunzione di comportamenti conseguenti (quindi astensione da prodotti o attività che

comportino sofferenza ai nonumani), sia tanto pallida. E‟ la “dissonanza cognitiva”, interessante

concetto introdotto nel 1957 da Leon Festinger per spiegare la situazione di disagio in cui ci si viene

a trovare quando vi è incoerenza per esempio tra le proprie convinzioni e i propri atteggiamenti. Lo

stato di malessere, frutto dell‟antinomia in atto, richiede di essere elaborato, risolto: i modi per

farlo sono molteplici e possono contemplare una modificazione delle proprie convinzioni di base o

20

invece dei propri comportamenti o invece del proprio mondo cognitivo, attraverso una diversa

lettura della realtà secondo parametri funzionali allo scopo.

Nello specifico, l‟esplicitato amore per gli animali richiederebbe consequenzialmente di non

nuocere loro in alcun modo: ma per molti a quanto pare è fatica estrema. Impensabile cambiare la

propria visione del mondo sostenendo che no, in fondo non è che di loro ci importa più di tanto,

perché questo inciderebbe sulla considerazione di noi stessi, sulla nostra autoimmagine di persone

dotate di sensibilità a 360 gradi, che è anche alla base del nostro senso di identità e del tipo di

autostima che ci è necessaria. Molto più semplice dare una lettura aggiustata della realtà, inserirla in

una modificata cornice cognitiva che ci permette di credere che di fatto loro stanno proprio bene,

che il nostro usarli, mangiarli, indossarli non fa loro alcun male: il loro benessere è assicurato

perché vengono trattati (alias domati, addestrati, imprigionati, mutilati, triturati, castrati, macellati,

…) con grande cura: rilassiamoci e non angosciamoci perché “stanno tutti bene”. Come assicurava

Marcello Mastroianni sulla tomba della moglie, nel film di Tornatore, oscurando a lei e a se stesso

l‟infelicità di ognuno dei suoi figli sparsi per il mondo: meglio mentire che cedere all‟angoscia.

Ecco: gli attuali riflettori puntati su un presunto benessere animale rispondono all‟esigenza

di ripristinare quel livello di coerenza con le nostre convinzioni che ci tranquillizza tutti. Tutti,

tranne loro, ovviamente, gli animali, esclusi dal consesso di anime pacificate. Noi umani possiamo

contare su un ricco patrimonio di meccanismi autodifensivi a sostegno del nostro atteggiamento: ci

rappacifichiamo con la dissonanza cognitiva perchè siamo in grado di rimuovere la realtà, di

negarla, di rinominarla in modo da renderla irriconoscibile, di proiettare colpe e responsabilità al di

fuori di noi stessi, di autoassolverci. Ci liberiamo dall‟angoscia modificando non la realtà, ma la

narrazione della realtà. Loro, i nonumani, restano vittime tout court, delle nostre

intellettualizzazioni e dei nostri marchingegni. Dovrebbero essere difesi dai sadici e dagli

indifferenti che li opprimono, ma l‟organizzazione economica e sociale intorno sta ridisegnando la

rappresentazione delle cose, e i difensori a volte fanno pace con gli aguzzini.

Tom Regan, il filosofo grande difensore dei diritti degli animali da poco scomparso, è stato

preveggente: già alcuni lustri fa, in una situazione culturale ben diversa dall‟ attuale, aveva chiaro

davanti a sé il pericolo incombente della confusione tra il tema del benessere e il tema dei diritti,

ed ha sostenuto senza mezzi termini che parlare di benessere animale significa sostenere l‟industria

della carne e lo status quo. Non vi può essere benessere negli allevamenti intensivi, nei laboratori

di sperimentazione animale, nei macelli, nell‟addestramento di animali esotici e non.

Non è certo un caso che le leggi di tutela concludano le descrizioni di tutto ciò che agli

animali non si può fare, con chiarimenti del tipo “Sono esclusi da queste norme…” e a seguire tutte

le pratiche ordinarie, comuni, all‟interno delle quali la violenza è legalizzata, quindi autorizzata,

quindi non punita, quindi, ancor più grave, nemmeno riconosciuta come tale.

E‟ ancora Tom Regan che, a proposito dei veterinari, rilevava che il loro richiamo ad

un trattamento umano e responsabile fosse una retorica non dissimile da quella delle industrie di

sfruttamento animale: affermava che “con amici come questi, gli animali non hanno bisogno di

nemici”. A ciò contrapponeva la sua visione del mondo in cui l‟obiettivo non fosse quello

di allargare le gabbie, ma di svuotarle: “Gabbie vuote”, appunto, secondo il titolo del suo libro, che

resterà utopia, se ci ostineremo a non pensarlo possibile. Lasciamo allora che il tema del benessere

animale, così come viene declinato, sia appannaggio delle aziende per le quali è divenuto baluardo

contro i cambiamenti che temono. E perseguiamo i cambiamenti che loro temono.

Sostenere che gli animali che finiscono la loro disperante vita nei macelli e tutti gli altri

sottoposti al dominio dell‟uomo “stanno bene” ricorda Guillotin, relatore della legge che prevedeva

le norme per l‟utilizzo della ghigliottina in Francia a ridosso della rivoluzione francese,

quando assicurava che i condannati a morire con quel marchingegno non sentivano alcun

dolore, solo un po‟ di frescura sul collo. Non ci fa onore che nella nostra specie ci sia chi ha avuto

bisogno di un paio di secondi per inorridire.

21

1.4.3. Uomini, ratti e galline dalle uova d‟oro. S.a. e sostanze d‟abuso (Roberto Mucelli) 1.

Da: http://robertomucelli.blogspot.it/2017/03/uomini-ratti-e-galline-dalle-uova-doro.html)

pubblicato in data 12/3/2017

Il grosso problema della sperimentazione animale è di carattere epistemologico ancor prima che di

carattere etico, un problema di filosofia della scienza prima che di bioetica.

Vorrei per il momento saltare tutta la querelle bioetica sul benessere e rispetto della vita animale

non umana e considere, a priori ed utilitaristicamente, in via esclusiva gli interessi della specie

Homo Sapiens Sapiens.

Nella ricerca sulle sostanza d'abuso si utilizzano ancora protocolli neopositivisti basati su una

visione del mondo causa-effetto piuttosto che su una epistemologia della complessità.

Alcuni lavori sperimentali sulle sostanze d'abuso hanno la stessa struttura logica di quelli della

microbiologia studiata in vitro, ovvero seguono delle regole morfologico-sintattiche e stilistiche

caratteristiche delle letteratura scientifica più diffusa.

Si tende ad isolare dei fattori e a studiarli separatamente dal contesto che li genera, come se non

fossero esistite le rivoluzioni nei paradigmi scientifici avvenute sin dai primi anni del secolo scorso.

Qualsiasi risultato provenga da questo tipo di studi sulle sostanze d'abuso è da ritenersi inattendibile

ed inapplicabile alla clinica perchè non tiene conto della complessità, della reticolarità e della

multidimensionalità logica del fenomeno, come insegna Bertrand Russell2 nella sua teoria dei Tipi

Logici poi ripresa da Gregory Bateson3 .

Stiamo parlando di paradigmi scientifici non recenti, originatisi già nella prima metà dello scorso

secolo, mentre la ricerca sulle sostanze d'abuso che utilizza la SA si rifà addirittura a paradigmi di

tipo illuminista.

Consideriamo un paper, pubblicato sul prestigioso sito del National Institute of Drug Abuse, NIDA,

a titolo esemplificativo:

Prefrontal Cortex Stimulation Stops Compulsive Drug Seeking in Rats

Dr. Billy Chen, Dr. Antonello Bonci, and colleagues at the NIDA Intramural Research Program

(IRP) in Baltimore, Maryland

https://www.drugabuse.gov/news-events/nida-notes/2014/01/prefrontal-cortex-stimulation-stops-

compulsive-drug-seeking-in-rats

L'idea del Dott. Chen e dei suoi colleghi è che la corteccia prefrontale PFC giochi un ruolo

determinante nella differenza tra il “semplice” uso di cocaina da una parte e la addiction e l'uso

compulsivo dall'altra. Infatti, solo 1 persona su 5 passa dall' uso all'abuso che comporta addiction e

ricerca compulsiva dell'assunzione della sostanza.

Come ben sa chiunque abbia investigato questi fenomeni e chi, come il sottoscritto, ha lavorato per

30 anni con pazienti che utilizzano sostanze d'abuso, il fenomeno va indagato secondo il paradigma

della complessità: anzitutto la differenza tra uso e abuso (secondo i criteri del DSM 5

4) non è un parametro

stabile, un orientamento fisso della persona ma può oscillare nel corso della vita, ovvero un

individuo può transitare, in momenti diversi dalla condizione di uso a quella di abuso e viceversa; fattori come le condizioni psicosociali, la struttura di personalità, i Modelli Operativi Interni

dell'Attaccamento, la concomitanza di psicopatologie sono mediatori importanti e condizionano

fortemente gli stili di assunzione; la storia dei trattamenti ricevuti e la qualità/quantità di relazione con i servizi per il

trattamento condiziona fortemente i modelli di relazione con la sostanza d'abuso.

22

Basta aver letto qualcosa di divulgativo sulle Neuroscienze per sapere che eventuali deficit o

iperattività funzionale della PFC sono da ascrivere alla plasticità dei sistemi neuronali e quindi alla

complessità dell'interazione dell'organismo con il suo ambiente, tranne che si considerino deficit

neurologici primari ed importanti come la Sindrome Frontale o disturbi del genere, che comunque

sono suscettibili di miglioramenti in condizioni ambientali e relazionali favorevoli.

Già tentare di ascrivere l'orientamento individuale verso l'uso o l'abuso ad una particolare

configurazione del funzionamento del PFC rappresenta non solo una operazione di riduzionismo

epistemologico, che avrebbe comunque il suo senso, ma una vera e propria mistificazione, laddove,

anche volendo ragionare in termini di causa ed effetto, si scambiano gli effetti per le cause e non si

tiene conto non solo della complessità psicosociale, ma nemmeno della complessità interna

all'organismo considerato limitatamente al suo essere biologico, ovvero non si tiene conto delle

interazioni relative a neuromediatori e neuromodulatori ed ai loro rapporti con il sistema endocrino

ed immunitario.

Nell'esperimento poi emerge una chiara sottovalutazione della plasticità della risposta dei

ratti agli stimoli ambientali. I ricercatori addestrarono i ratti a premere due leve in successione per

ricevere infusioni di cocaina. Premere la prima leva dava accesso alla seconda leva che a sua volta

permetteva ai ratti di ricevere la cocaina. Gli animali compivano sessioni giornaliere di

addestramento, nel corso delle quali ricevevano fino a 30 infusioni. Dopo due mesi i ricercatori

aggiunsero una scossa elettrica che colpiva i piedi dei ratti quando abbassavano la prima leva. Nelle

intenzioni dei ricercatori la somministrazione della scossa elettrica sarebbe servita a distinguere i

ratti che cercavano la droga compulsivamente da quelli che non la cercavano. Dopo quattro giorni il

30% dei ratti continuava a cercare cocaina nonostante la scossa elettrica ai piedi, mentre l'altro 70%

smise di cercare cocaina e si ritirò spavantato sul fondo della gabbia.

La sorprendente e sbrigativa estrapolazione dei ricercatori è stata che il 30% dei ratti che

cercavano cocaina aveva un comportamento compulsivo. Evidentemente i ricercatori non hanno la

minima cognizione di come possa funzionare una mente animale, soprattutto di un animale che non

è un predatore ma una preda, perciò attentissimo ai pericoli ambientali. Alcune prede (anche i

predatori che solo a loro volta prede) presentano una sensibilità agli stimoli ambientali maggiore di

altre e perciò tendono ad avere più facilmente reazioni di paura. Questo avviene anche negli animali

umani, tanto che negli studi sulle sostanze d'abuso vengono identificati dei profili detti “risk

taking” per cui alcune persone, soprattutto in adolescenza, sono più a rischio di abuso di sostanze

proprio per la loro maggiore tendenza di altre a prendersi dei rischi. Se avessero voluto dare valore

all'esperimento avrebbero dovuto utilizzare ratti preventivamente testati sul risk taking ed

appartenenti alla stessa categorizzazione, non ratti presi a caso!

I ricercatori poi esaminarono i neuroni nella area pre-limbica della PFC dei ratti, sostenendo

che “this area corresponds to the dorsal lateral prefrontal cortex in the human PFC”. L'assimilazione

tout court del cervello di un ratto a quello di un umano rimane per me un'operazione sconcertante,

tale è la diversità di umwelt, per citare Von Uexnkull5, tra le due specie.

I neuroni prelimbici dei ratti definiti “compulsivi” erano significativamente meno eccitabili di quelli

dei “non compulsivi”, tanto che dovevano essere sottoposti ad una quantità di corrente almeno

doppia per generare un potenziale d'azione.

Il dott. Chen da questo deduce che “... in a compulsive rat , the PFC is unable to relay the

information that pressing the seek lever is associated with a foot shock, rendering the animal unable

to stop itself”.

Peccato che lo stesso Chen deve ammettere che l'uso stesso di cocaina, come è noto, rende i

neuroni PFC meno eccitabili, ovvero conduce ad una perdita generale di controllo, e si pone la

fatidica domanda: “Which comes first, the deficient PFC or the drug use?” alla quale, nei modelli

23

sperimentali causa-effetto, non è possibile rispondere per la evidente caduta in un vizio di

circolarità infinita. Chen, sorvolando allegramente su problemi epistemologici di non poco conto,

rivela poi la sua scoperta.

L'optogenetica utilizza proteine sensibili alla luce per controllare la scarica di neuroni individuali o

di piccoli gruppi di neuroni in animali vivi. Hanno fatto in modo che i neuroni prelimbici dei ratti

esprimessero la proteina Chr-2. Esponendo poi questi neuroni, attraverso un impianto di fibra ottica,

ad una determinata frequenza di luce, ottennero delle scariche neuronali. Attivati in questo modo, i

neuroni prelimbici della PFC restauravano nei ratti il senso di giudizio ed impedivano che si

andassero a prendere la scossa per di ricevere la cocaina.

Questo risultato, indubbiamente affascinante, fu semplicisticamente trasportato a soggetti

umani.

In un pilot trial del novembre 2016 Antonello Bonci, Alberto Terraneo, e Luigi Galimberti

somministrarono un trattamento di TMS (Transcranial Magnetic Stimulation) a 16 pazienti in una

clinica ambulatoriale a Padova. I 16 pazienti furono studiati per 21 giorni. Al 9 giorno iniziarono i

controlli attraverso i campioni di urine, ed il 69% dei pazienti trattati con TMS presentarono esami

delle urine negative, contro solo il 19% del gruppo di controllo, trattato con normali ansiolitici ed

antidepressivi. In seguito anche i pazienti del gruppo di controllo furono trattati con TMS,

mostrando risultati simili ai pazienti del primo gruppo sperimentale.

I ricercatori mantennero i contatti con la maggior parte dei pazienti coinvolti nello studio.

Riportiamo le parole del Dott. Bonci: “While this observation is not part of a rigorous

clinical trial follow-up, and should be taken cautiously, the majority of patients who achieved

abstinence during the stimulation pilot protocol report that they have maintained that abstinence

for more than 2 years. During that time, some patients have requested additional TMS therapy once

a week, twice a month, or monthly, and patients can always request additional therapy if they

experience cravings. Others report that they have maintained abstinence without additional TMS

after the initial set of treatments.”

Ed il gioco è fatto, il modo in cui viene condotta la narrazione dei fatti, come insegna

Alessandro Baricco6, è fondamentale per l'impressione lasciata nel lettore e nell'ascoltatore.

Il disclaimer iniziale di Bonci è apprezzato e d'obbligo ma, mentre la folla a questo punto osanna al

miracolo, ed il miracolo è nato dalla sperimentazione animale, pur dolorosa, ma indispensabile

punto di partenza, senza la quale Alessandro Magno non avrebbe potuto conquistare l'Asia minore.

Da persona che tanto ha lavorato tanto con pazienti affetti da dipendenze patologiche e da

umile studente di filosofia della scienza non posso non sottolineare il misterioso salto

metodologico, la trasposizione tout court dagli animali all'uomo. Un lettore attento, con un mimino

di preparazione e dotato di una base di pensiero riflessivo non darebbe per scontato questo salto

narrativo, e andrebbe piuttosto a coltivare un sospetto, che la sperimentazione animale serva non

come fatto ma come narrazione, un racconto di presunta efficacia di una determinato trattamento

che si può allora sperimentare sull'uomo.

Attenzione, si tratta di un salto narrativo di una certa importanza e di un certo effetto, che

predispone il lettore ad accettare la sperimentazione umana, quando dal punto di visto

epistemologico, logico e di metodologia della scienza SA ed SU non mostrano legami, se non flebili

ed estremamente ipotetici.

Il trionfalismo, appena moderato da un pudico ed ipocrita disclaimer iniziale, sui risultati della

sperimentazione umana, sottace molti fattori esaminabili invece all'interno i un paradigma

scientifico complesso, non riducibile ad una narrazione del tipo “a trattamento x corrisponde il

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risultato y. Nemmeno voglio citare la esiguità del campione, mi si risponderebbe facilmente che si

tratta di uno studio pilota.

Ma....

Come sono stati selezionati quei 16 pazienti che hanno aderito allo studio tra tutti quelli che

afferiscono al servizio? Casualmente? Su base volontaria? Se fossero volontari, come penso sia

inevitabile, potrebbero aver risposto i più desiderosi ed i più motivati a curarsi, quelli che

maggiormente possono affidarsi con fiducia ad un trattamento nuovo e sperimentale e perciò

denotano già un buon rapporto con il personale. Una buona compliance ed una buona relazione

sono notoriamente correlati ad un buon outcome, pur se momentaneo. Come estrapolare i risultati agli altri pazienti che afferiscono al servizio e non hanno aderito

allo studio ed ancor di più a tutte le persone che usano cocaina nell'area di Padova, in Italia, in

Europa, nel Mondo? Come sono stati effettuati i prelievi di urine per attestare la condizionedrug free per quanto

riguarda la cocaina? Ho personalmente visto ricorrere a veri giochi di prestigio per portare urine

“pulite” ma non proprie e così compiacere il personale dei servizi. Ho visto cose che voi umani non

potete nemmeno immaginare... Si son testati i pazienti per il drug free da cocaina, ma è stato effettuato il test per altre

sostanze d'abuso? Ovvero, siamo sicuri che in quel periodo i pazienti non sono ricorsi ad altre

sostanze per sostenere l'astinenza da cocaina? I modelli di assunzione di cocaina e la relativa astinenza sono molto diversi dalla astinenza

da eroina ed anche da quella da nicotina e tabacco. Il paziente, anche quello definito compulsivo,

può tranquillamente far trascorrere tre settimane da un'assunzione all'altra. Come nello studio. Molti

pazienti dalla assunzione compulsiva e dal forte craving possono non sentire il bisogno di toccare

eroina durante le vacanze con la moglie ed i bambini e durante una fase favorevole della

psicoterapia. E' un andamento a pousses, diverso da dipendenti da eroina, da tabacco e da THC che

necessitano di somministrazioni continue. Nella valutazione dei risultati si è tenuto conto che l'unico fattore collegato con l'outcome

dalle sostanze d'abuso è il tempo trascorso in relazione significativa con i servizi (fonte: NIDA)?

Perchè in questo caso mi chiederei se la condizione cocain-free (non sappiamo però se assumevano

altre droghe o psicofarmaci) più che alla somministrazione di TMS potrebbe essere legata al

contatto significativo con persone che fanno ricerca e si prodigano per loro.

Potrei continuare all'infinito con le domande, ma ne faccio grazia, consapevole che non esiste la

sperimentazione perfetta, ed anche perchè non me la sto prendendo con quei ricercatori, ma con un

modo di pensare e fare scienza.

Infatti, lo sforzo di inserire la sperimentazione all'interno di paradigmi scientifici almeno

novecenteschi invece che settecenteschi, se non addirittura baconiani, potrebbe pur essere fatto.

Oggi sulle sostanze d'abuso si fa ricerca utilizzando i metodi informatici delle reti neurali all'interno

del paradigma della complessità. Magari i risultati del lavoro preso in esame sono suggestivi, non

me la prendo con i ricercatori, nulla di personale. Però occorre chiedersi quante risorse economiche

vengano indirizzate verso ricerche sostenute da paradigmi oramai obsoleti, nella speranza che si

trovi il farmaco o il trattamento miracoloso che poi si rivelerebbe la gallina dalle uova d'oro.

La bufala della mappatura del genoma umano non è stata sufficiente e svegliare gli animi e

disincantare verso questo modo di fare ricerca ed informazione scientifica. La ricerca sulla

mappatura del genoma umano ha assorbito più risorse dei programmi spaziali. Speravano di

renderci consapevoli di tutte le malattie che avremmo avuto, e di spingerci a curarle in anticipo;

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senza contare il massiccio ricorso agli ansiolitici ed ai trattamenti psichiatrici che avrebbe

comportato la certezza di morire di cancro al tal' organo o al tal' altro entro 10 anni.

Proprio l'interazione con l'ambiente, l'epigenetica e l'estrema complessità dei processi che

presiedono allo sviluppo di una malattia ci ha salvato.

Ma la narrazione che girò sul tema fu potente ed evocativa, nessuno includeva in questa narrazione

che il DNA non codificante, ovvero il 95% del DNA, veniva definito “Junk DNA”, perchè non

sapevano come spiegarlo.

Oggi sappiamo che il DNA non codificante ha un'importante funzione regolativa, dato che

l'informazione non passa in maniera asimmetrica dal DNA all'RNA ed alle proteine, ma passa anche

dalle proteine al DNA, con la funzione di regolare, ovvero silenziare od esprimere pool genetici.

Tutta la bufala della mappatura genetica con la possibilità di prevedere le malattie si basava sullo

studio del 5% del DNA. Questo non era incluso nella narrazione dominante.

Con Alessandro Baricco, non mi illudo che esistano fatti separati dalle narrazioni possibili,

la realtà è un misto di fatti e narrazioni. E la mia è una narrazione sulla narrazione dominante, è la

voce del bambino, o del pazzo, che urla “il Re è nudo”. Quando la madre del giovane Guy de

Maupassant chiese a Flaubert di insegnare al figlio come si scrive, Flaubert rispose che Guy

avrebbe dovuto osservare e descrivere, ad esempio un albero, come se fosse stato il primo uomo

sulla Terra a vederlo.

Ed io così voglio vedere la sperimentazione animale, individuando una semplicistica

trasposizione ed un salto logico che salterebbe agli occhi di tutti, se esaminassimo il problema per la

prima volta e con occhi innocenti. Insisto nel parlare di ontologia ed epistemologia e non di etica,

perchè nella società liquida descritta da Bauman7 sono previste tribù etiche che hanno egual diritto,

ma diversa voce in capitolo secondo gli interessi finanziari che riescono ad influenzare.

Quindi con l'etica non se ne viene fuori.

Dobbiamo quindi chiederci se è ontologicamente possibile assimilare animali umani e non umani e

se è epistemologicamente appropriato basare la nostra speranza di salute su paradigmi scientifici

quanto meno obsoleti e su narrazioni interessate a scovare la pietra filosofale, ovvero trovare il

modo di trasformare in oro qualsiasi metallo, perdendo così la complessità dell'esistere.

Per finire, riguardo alla sostanze d'abuso e di quanto sia illusoria o strumentale la riduzione

del trattamento ad uno schema organicistico, vorrei citare le parole di Luigi Cancrini8, autorità

indiscussa nel campo, scritte nel 1987 ma, purtroppo, ancora valide:

“La terapia delle tossicodipendenze è un problema di Psicologia Clinica?

L'assetto dei servizi, la loro gerarchia interna, le indicazioni che vengono dal modo in cui vengono

spesi soldi, pubblici e privati, sembrano proporre risposte negative a questo quesito. I giornali sono

pieni di notizie relative alla disintossicazione rapida e e ai grandi educatori o a personaggi

istrionici che si travestono da grandi educatori.

Nelle facoltà di medicina, il capitolo sulle tossicodipendenze è affrontato, di scorcio, dei

programmi di farmacologia. Le famiglie vengono spinte sempre più spesso a organizzare strutture

di controllo e la ricerca della droga nelle urine è diventata routine nei laboratori di analisi: si

cercavano lì, un tempo, quando le persone erano importanti per il medico di famiglia, le tracce

d'albumina, si cercano lì oggi, correntemente, le tracce di tetraidrocannabinolo (nostro figlio ha

fumato uno spinello?) o di eroina (sì è fatto? È tossicomane?).

Eppure......

Osservato dal punto di vista di chi conosce il problema, l'insieme delle tendenze elencate qui sopra

si propone, in effetti, come il frutto di un malinteso. Di un errore catalogabile sul versante degli

imbrogli a parte di chi ci fa soldi (l'industria farmaceutica che produce e vende miliardi di lire di

reattivi per l'analisi delle urine e del sangue; medici sprovveduti ma non tanto che continuano a

promettere guarigioni basate su interventi di tipo farmacologico); su quello dell'ingenuità da parte

26

di chi i soldi li spende inseguendo fantasie di guarigione o di redenzione; su quello dell'ignoranza

(o della mancanza di informazioni utili) dalla parte degli amministratori e dei giornalisti che

continuano a negare il problema cruciale del tossicomane e che è appunto un problema di

psicologia clinica, e che continuano a saldare il cerchio (a fare da tramite o da mezzani) fa

ignoranti furbi e e ignoranti da loro ingannati, fra guaritori e vittime del malinteso.

Un libro come quello che ho il piacere di presentare potrebbe essere importante, mi pare,

soprattutto per questo. Portando al centro dell'attenzione la persona (invece delle sostanze) esso

consente di fornire informazioni utili in tema di dipendenza e di terapia della dipendenza a tutti

quelli che (giornalisti o medici, educatori parenti o teorici) avranno il tempo di leggerlo:

consentendo loro di sciogliere (dentro di sé: prima di tutto dentro di sé) il malinteso della cultura

in cui ci troviamo immersi su cui si basa, oggi, la complicità sostanziale fra un sistema culturale

(antropologicamente: della cultura in cui ci troviamo immersi) e le organizzazioni delinquenziali

del narcotraffico.

Organizzazioni cui niente di meglio si potrebbe offrire, per potenziare o mantenere le loro attività,

di una prevenzione basata sulla favola di cappuccetto rosso (il bambino che se ne vada solo viene

ingannato da lupo che offre droga) e di una terapia basata su quella di Cenerentola (la fata e il

principe: un miracolo che viene da fuori liberando la persona da una schiavitù che è esterna a lei).

Duro e paziente, il lavoro dello Psicologo Clinico richiede tutt'altro tipo di impegno o di

conoscenza.

Richiede, soprattutto, capacità di cercare e leggere, nel profondo delle persone, la storia del

conflitto su cui esse si sono bloccate.

Di riprendere il filo smarrito di un'esistenza sospesa dalla consuetudine della droga.

Come accadeva in un'altra fiaba, quella che si richiamava al sonno senza tempo della bella

addormentata, lavorando per incontrare, dopo averne seguito a lungo le tracce nella selva ricca di

rovi e di spini, di buio e di angosce, la persona che ha perso il senso della sua vita.

Accompagnandolo fuori dal bosco all'interno di uno sforzo graduale e paziente che è la parte più

faticosa della risoluzione (quella da non raccontare ai bambini) e che si chiama comunque,

qualunque sia il setting all'interno della quale la si istituisce, psicoterapia. Utilizzando gli

strumenti che sono quelli su cui si basano (dovrebbero basarsi) la formazione e la competenza

dello Psicologo Clinico.

Di colui che intuisce e poi conosce (avventura che si rinnova ogni volta) i percorsi interni di una

scelta e di un blocco, di un bisogno e di una impossibilità nascosta, insieme, dietro una dipendenza

da droga.

1Docente a contratto di Modelli Clinici delle Dipendenze presso la Scuola di Specializzazione in

Psicologia Clinica della Facoltà di Medicina e Psicologia dell'Università di Roma La Sapienza.

Psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico. Studente presso il corso di Laurea in Scienze

Filosofiche dell'Università Statale di Macerata. [email protected]

2 WITHEHEAD Alfred North, RUSSEL Bertrand, 1950, Principia Mathematica, 2a ed. vol 1

Cambridge University Press, London

3BATESON Gregory, 1972, Steps to an ecology of mind, Chandler Publishing Company; tr.

it. Verso un'ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1976

4Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 2013, American Psychiatric Association

5CIMATTI Felice, Filosofia dell'animalità, Laterza, Bari 2013

6BARICCO Alessandro, 2017, Alessandro Magno. Sulla narrazione,Mantova Lectures

7BAUMAN Zygmunt, Modernità liquida, Laterza, Bari, 2006

8 La terapia delle tossicodipendenze è un problema di Psicologia Clinica?

Introduzione di Luigi CANCRINI a Roberto MUCELLI, Guglielmo MASCI (1996): "

Tossicodipendenze: curare, guarire, assistere. Lo Psicologo Clinico lavoro " Angeli, Milano.)

27

1.4.4. Migrazioni, migranti e buon senso (Valerio Pocar)5.

Da: criticaliberalepuntoit

La vita buona N. 064 17 aprile 2017

Da più di trent'anni opera, a Bolzano, l'ASDi (Centro di assistenza ai separati e ai divorziati),

fondato e animato da una persona di forte impegno civile, sensibile e intelligente come Elio

Cirimbelli. Con un gruppo di volontari il centro ha via via allargato e specializzato il servizio, che

ora offre molteplici forme di sostegno alle famiglie disgregate, dalla mediazione familiare

all'ascolto e al sostegno psicologico, dallo studio alla formazione e all'aggiornamento, nonché alla

gestione di gruppi per i genitori separati, per i bambini e gli adolescenti, per le famiglie ricomposte

e molto altro ancora. Sostenuto anche degli enti locali il centro rappresenta forse un caso unico in

Italia e certamente un esempio da seguire e riprodurre.

Recentemente, l'ASDi ha organizzato a Bolzano un convegno di studio per mettere a fuoco le

questioni più delicate e cominciare a formulare qualche linea d'intervento per affrontare il problema

delle coppie e delle famiglie miste, quelle nelle quali uno degli sposi è straniero, che nella Provincia

autonoma del Süd Tirol rappresentano (dato del 2014) ben il 26.4 per cento delle coppie. Si tratta di

coppie che presentano particolari fattori di rischio, tant'è che, nell'anno citato, ben il 15.7 per cento

si è separata e il 19.9 ha divorziato.

Il progetto triennale, in cui si è collocato il convegno, è un'iniziativa che merita di essere

segnalata, perché rappresenta una novità nel modo di affrontare le conseguenze dei flussi migratori

e si muove in controtendenza. Infatti, anche se si va formando, almeno presso gli operatori più

avveduti, una più attenta consapevolezza, non v'è dubbio che in questo Paese, e non solo in questo,

la risposta istituzionale alle sfide dell'immigrazione ha sinora mostrato un carattere quasi

esclusivamente emergenziale, privilegiando, secondo un'ottica di corto periodo, l'uso dello

strumento giuridico (si è parlato, non a torto, di diritto penale amministrativo, cioè di un mostro del

diritto) e scelte di carattere repressivo. Non è il caso di sottolineare la miopia di questo approccio al

problema, giacché sarebbe cecità considerarlo un'emergenza, se per emergenza intendiamo il

verificarsi di fenomeni di breve durata che s'intendono controllare o reprimere nella ragionevole

previsione che si esauriscano in breve tempo. Tutto lascia intendere, invece, che i movimenti

migratori dal sud verso il nord del mondo non sono destinati a esaurirsi nel breve periodo, ma anzi

sono destinati a divenire sempre più vasti e si convertiranno, anzi già si sono convertiti, in un dato

strutturale, anche al di là di certe apparenti particolari contingenze. Del resto, se i processi della

globalizzazione - piacciano o non piacciano - sono ritenuti inarrestabili, occorre accettarne l'ovvio

corollario, che i confini diventino labili e che i popoli si mescolino, con spostamenti sempre più

massicci non solo di merci e di capitali, ma anche, e per quel che qui ci riguarda, soprattutto di

persone. Occorre prendere atto che l'endogamia tradizionale di molte popolazioni è destinata a

trasformarsi in misura crescente in esogamia. Il vecchio detto "moglie e buoi dei paesi tuoi" diventa

sempre meno credibile, sia sul piano descrittivo, poiché così non stanno affatto le cose, sia sul piano

5 Valerio Pocar, avvocato cassazionista, già professore di Sociologia all'Università di Messina e di

Sociologia del diritto a quella di Milano-Bicocca nonché direttore del Dipartimento dei Sistemi Giuridici ed

Economici. E' autore di oltre duecento pubblicazioni sulla storia del pensiero sociologico-giuridico e di numerosi

saggi sul tema dei diritti degli animali, tra i quali "Gli animali non umani. Per una sociologia dei diritti" (Laterza,

Roma-Bari 1998, 3a ed. 2005). Dal 1998 al 2006 è stato presidente della Consulta di Bioetica Onlus (Milano) e dal

2012 al giugno 2016 „Garante per la tutela degli animali‟ del Comune di Milano. E‟ uno dei fondatori del

Movimento Antispecista e ne è consigliere a vita. E‟ co-autore del „Manifesto per un‟etica interspecifica‟.

28

prescrittivo, poiché mescolare le culture è un modo per farle crescere e mescolare le etnie è utile

persino dal punto di vista dell'evoluzione della specie.

Un'iniziativa come quella di ASDi va valutata come una risposta, finalmente!, razionale e

non emotiva a un fenomeno reale col quale occorre confrontarsi, nella serena consapevolezza che,

com'è ovvio, le difficoltà non mancano in nessun tipo di relazione multietnica e tanto mano

mancano nella speciale relazione della coppia e quindi dei rapporti familiari, così fortemente

influenzati non solo dalle emozioni e dal complesso di valori che ciascun membro della coppia reca

in sé, ma dalle differenti tradizioni culturali e dal sistema di valori ch'esse rappresentano.

Si sa che in ogni coppia e in ogni famiglia, indipendentemente dalla omogeneità o disomogeneità

delle origini dei componenti, vi sono motivi, razionali o irrazionali, di conflitto. L'elemento

psicologico individuale gioca un ruolo di grande peso e molte coppie trovano difficoltà di relazione,

secondo modi in generale piuttosto particolari. Come ha scritto Lev Tolstoj in Anna Karenina «tutte

le famiglie felici si assomigliano, ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo». A questa

comune relazione problematica, le coppie miste aggiungono ulteriori ragioni di conflitto e ulteriori

difficoltà di relazione, per via delle disparità culturali e quindi delle probabilità di reciproca

incomprensione su elementi esistenziali rilevanti. E non va dimenticato l'elemento di potenziale

conflitto rappresentato dai figli della coppia, che non appartengono alla cultura dello straniero, ma

non sono ancora del tutto omogenei con la cultura dell'autoctono. I problemi degli immigrati di

seconda generazione, come già osservavano William Thomas e Florian Znaniecki quasi cent'anni fa

(penso alla loro fondamentale ricerca Il contadino polacco, un classico fondante della sociologia),

vale a dire i figli di genitori immigrati, sono un elemento dirompente delle relazioni familiari. La

situazione è ancora più complessa e rischiosa nelle famiglie miste, perché il figlio trova un riscontro

della cultura esterna, nella quale vive la sua vita extra familiare, in uno dei genitori, ma non

nell'altro, sicché la presenza del figlio diventa per sé una ragione di conflitto familiare, sia per

quanto concerne le relazioni personali e affettive sia per quanto concerne gli atteggiamenti

educativi.

Di fronte a un quadro così complesso di potenziali conflitti, l'intervento di aiuto e di

sostegno nei conflitti di coppia e nei conflitti familiari deve, in primo luogo, a mio modo di vedere,

evitare certi errori che hanno caratterizzato l'approccio istituzionale alla questione migratoria, che,

ispirato all'ottica emergenziale, sinora ha trascurato, anzi ha spesso oscurato, il carattere variegato e

variabile del mondo dei migranti, che resta ben poco conosciuto.

La genericità e la superficialità delle informazioni sugli stranieri, appiattiti su un unico modello,

quasi che fossero tutti uguali, indipendentemente dal loro sesso, dall'età, dall'etnia, dal luogo di

provenienza, quindi dalla loro cultura, e, aspetto forse ancora più rilevante, dalla loro storia di vita e

dalle loro aspettative, ha già reso del tutto insensata e inutile la discussione in merito alle alternative

di tipo strategico nei confronti dei flussi migratori. Appare difficile, infatti, discutere in merito alle

diverse opzioni sul tappeto - se le scelte debbano essere orientate verso l'assimilazione o verso

l'integrazione o, ancora, verso l'accoglimento e il riconoscimento delle diversità - quando manchi

sia un'approfondita conoscenza del fenomeno in sé, conoscenza che deve comunque prescindere

dagli stereotipi semplicistici del paradigma noi/loro ovvero uguale/diverso, sia un'adeguata

conoscenza delle aspettative profonde dei migranti, sicché ai migranti vengono troppo spesso

attribuiti atteggiamenti che corrispondono solamente ai nostri stereotipi culturali. I concetti stessi di

multietnicità o di multiculturalismo, ben lontani dall‟aver raggiunto una chiara definizione

concettuale, solidamente fondata su adeguate conoscenze empiriche, appaiono concetti piuttosto

prescrittivi che descrittivi, legati ad auspici di vario segno. Per inciso, è quasi imbarazzante notare

che le migrazioni, un tempo verso l'esterno poi verso l'interno, che hanno caratterizzato la storia di

un secolo e mezzo di una quota consistente della popolazione del nostro Paese, abbiano sollecitato

molti studi per quanto concerne la condizione dei nostri migranti, ma poche indagini per quanto

concerne le ragioni per le quali alla fine sono stati accolti o non sono stati accolti. Questo rischio

29

d'errore, ovviamente, non riguarda solamente le istituzioni e gli operatori, ma anche la parte

autoctona della coppia e, reciprocamente, la parte non autoctona.

Dovremmo supporre, ma la cautela è doverosa, che lo straniero o la straniera che contrae

matrimonio misto o comunque formi una coppia mista abbia abbandonato, qualora l'avesse avuta, la

prospettiva di un soggiorno solo temporaneo nel nostro Paese e abbia optato per un definitivo

distacco dal Paese d'origine. Non è detto affatto, però, che questa scelta, pur definitiva, sia

chiaramente e consapevolmente definita e comporti davvero la disponibilità all'assimilazione o

all'integrazione e alla rinuncia dei precedenti progetti di vita. Anzi, potrebbe essere piuttosto vero il

contrario, nel senso che il distacco fisico e psicologico dalle origini e la rinuncia al precedente

progetto di vita può facilmente comportare un rafforzamento, a fini identitari, dell'adesione ai valori

e ai costumi tradizionali originari.

In altre parole, è da ritenere che, in qualsiasi tipo d'intervento che abbia a che fare con uno straniero

o una straniera, fare d'ogni erba un fascio, vale a dire considerare gli stranieri come una categoria

omogenea, formata da persone delle quali viene tenuta in considerazione solo la caratteristica di

straniero, costituisca un errore assai grave e forse il principale Ogni coppia mista non è solo

individualmente diversa da qualsivoglia altra coppia, ma presenta caratteristiche particolari legata

all'incontro, felice o infelice, e qui purtroppo parliamo dei casi infelici, di due culture diverse, quella

del componente autoctono che si pretende che rappresenti la variabile fissa e nota (figuriamoci!) e

quella del componente straniero, che va approfondita e conosciuta caso per caso, provenienza per

provenienza, credo religioso per credo religioso, e via elencando. Per meglio chiarire il concetto, è

raccomandabile la lettura del volume L'antropologia di fronte ai problemi del mondo moderno,

recentemente pubblicato da Bompiani, che raccoglie alcune conferenze di quel grande antropologo

che fu Claude Lévy Strauss, dove si mostra, con dovizia di esempi e di ricerche, che nel mondo e

nella storia i modelli di famiglia e di filiazione sono infiniti e, quindi, sono infiniti i riferimenti che

le singole culture offrono per stabilire ciò che deve essere ed è percepito come giusto, opportuno e

decente, ossia anche moralmente accettabile, nelle relazioni di coppia e nelle relazioni familiari. Il

problema è che gli stranieri arrivano da tutte le parti del mondo e recano il loro proprio sistema di

valori familiari, ciascuno diverso dall'altro.

Occorre anzitutto, insomma, tenere adeguatamente conto del fatto che le migrazioni sono

processi dinamici e che i flussi migratori non sono entità astratte o puri dati statistici, ma sono

costituiti da uomini e donne, da giovani e anziani, in una parola da persone in carne e ossa, inserite

in cicli e progetti di vita, oltre che titolari di diritti fondamentali, compresi quello di fare famiglia e

di procreare. Non ci si deve dimenticare che l‟identità è il frutto di processi di identificazione assai

diversificati e che i processi identitari si giocano su variegati meccanismi di aggregazione e di

collocazione territoriale e culturale, influenzati tanto da fattori interni ai migranti quanto dalla

separatezza e chiusura nei loro confronti ovvero dalla disponibilità all'assimilazione o

all'integrazione ovvero, ancora, al riconoscimento dell'alterità. Il tirolese che sposa una senegalese

forse non sempre ha una chiara consapevolezza delle conseguenze non solo per ciò che concerne la

relazione personale e affettiva, ma anche per ciò che concerne le relazioni sociali e l'accettazione

sociale. Il pregiudizio nei confronti dello straniero può riverberarsi nella valutazione

pregiudizievole nei confronti di una coppia mista e quindi riflettersi anche nella qualità e nella

solidità della relazione della coppia. Il ruolo delle scelte istituzionali è quindi importante, ma non

meno importante è la struttura stessa della società di accoglimento, la quale può mostrare livelli

diversi d'integrazione e di differenziazione, nel senso che le stesse culture autoctone possono

mostrare livelli elevati di aggregazione e d'integrazione, ma possono mostrare anche fratture interne

tali da porre in discussione, per chiunque, un'inclusione egualitaria.

L'errore è di metodo. Nel gioco noi/loro si crea un paradosso: mentre ci s'immagina che loro

siano un'entità indifferenziata, si dà anche per scontato che la cultura dei paesi "ospitanti" sia

unitaria e omogenea, cosa del tutto improbabile. Questa considerazione, abbastanza ovvia, pone in

30

discussione i concetti stessi di multiculturalità e di multiculturalismo, nel senso che un conto è

l'accoglienza di un individuo proveniente da un'altra cultura in una collettività caratterizzata da una

cultura unitaria e coesa e un conto è la sua accoglienza in un paese culturalmente variegato e

frammentato. Forse non sarebbe azzardato affermare che in una coppia mista entrambi i partner

siano tra loro "stranieri".

Da questo punto di vista il nostro Paese potrebbe rappresentare un luogo particolarmente

adatto a costituire un laboratorio, visto che la variegazione etnica e culturale è una caratteristica

italiana da quel dì (non aveva poi torto il principe di Metternich, che l'Italia è "un'espressione

geografica") e particolarmente adatta sarebbe proprio l'area geografica sudtirolese, che da almeno

un secolo è meta di flussi migratori interetnici, in un contesto nazionale nel quale sarebbe anche

difficile individuare chi faccia parte della "nazione" e chi di una "minoranza". In un contesto

europeo nel quale, se l'Europa procedesse verso un'unione non solo economica, ma anche politica e

sociale, ogni etnia e ogni cultura nazionale sarebbe destinata a divenire "minoranza" e in qualche

modo "straniera".

31

1.4.5. Quando la malasanità colpisce gli „animali‟ (Paola Re)6.

La morte di un animale di famiglia è un lutto: lo sa bene chi ha vissuto questa triste

esperienza. Se a causare la morte è stato un caso di malasanità animale, al dolore si aggiungono

rabbia e impotenza poiché, davanti agli errori della malasanità, gli animali non sono

sufficientemente tutelati.

Arca2000 http://www.arca2000.it/ è un‟associazione onlus che ha sede legale a San Benedetto del

Tronto (AP), è iscritta al Registro Regionale delle Associazioni di Volontariato della Regione

Marche ma è operativa su tutto il territorio nazionale nell‟occuparsi di malasanità animale,

promuovendo iniziative e proposte legislative allo scopo di assistere, informare, tutelare e

combattere questo fenomeno.

Daniela Ballestra, fondatrice e Presidente, spiega le ragioni che l‟hanno portata a dare vita a

questo progetto. «L‟associazione Arca2000 per i diritti dell‟animale malato è nata nel 2003 a

seguito di un episodio di malasanità animale che ha causato il decesso della cagnolina Panna, nel

2002, per una grave infezione uterina, diagnosticata dal veterinario come acidità gastrica e poi

come colica epatica. Abbiamo assistito al rifiuto di soccorrere Panna in orario notturno da parte

dell‟unico veterinario reperibile e purtroppo alla sua successiva morte, dopo due giorni di inutili e

tardive cure. La vicenda ha messo in luce una realtà fatta di omissioni, vuoti legislativi

e comportamenti discutibili che non rendono onore al decoro della professione

veterinaria. Purtroppo non si tratta di un caso isolato; sono frequenti gli episodi in cui, per

trascuratezza e scarsa diligenza, vengono male interpretati i sintomi osservati, al punto da cagionare

grave danno se non morte dell‟animale. In questi casi, il familiare dell‟animale danneggiato o

deceduto deve produrre prove costituite da documentazione clinica della prestazione professionale.

Attualmente, purtroppo, la tracciabilità dell‟operato veterinario è lasciata all‟iniziativa personale e

diversi veterinari non rilasciano cartelle cliniche, anche se sarebbe un loro dovere deontologico. Le

cartelle cliniche dovrebbero essere un obbligo e risulterebbero utili sia per il veterinario, che

necessità di un pro memoria terapeutico, sia per il cliente a garanzia di trasparenza e tracciatura di

diagnosi e cure. Al momento, l‟unica regola che esiste per i veterinari è il codice deontologico7 su

cui vigilano i rispettivi ordini professionali provinciali ma esso è una norma interna di precetto che

non ha alcun effetto di legge.»

L'art. 4 prevede la potestà disciplinare: «Spetta agli organi disciplinari la potestà di infliggere

sanzioni adeguate e proporzionate alla violazione delle norme deontologiche.» ma trattandosi di

"potestà", si può immaginare che essa non venga necessariamente esercitata.

L'art. 8 stabilisce che «L'inosservanza o l‟ignoranza dei precetti, degli obblighi e dei divieti fissati

dal presente Codice Deontologico costituisce abuso o mancanza nell'esercizio della professione o

fatto disdicevole al decoro professionale, perseguibile disciplinarmente ai sensi delle vigenti

Leggi.» ma anche in questo caso, non è sempre facile intervenire.

6 Paola Re è laureata in Lettere, Lingue, Scienze dei Beni culturali e Scienze Politiche. Lavora nella Pubblica

Amministrazione presso il Ministero dell‟Economia e delle Finanze, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. E‟ iscritta

al Movimento Antispecista dal 2013 e ne è consigliera dal 2016 nonché delegata per le manifestazioni ludiche, circhi,

mostre, concorsi e similari con utilizzo di animali a livello nazionale. Vegetariana da sempre, vegan dal 2012, è

attivista nella difesa dei diritti degli animali, sia a livello individuale, sia a titolo di collaborazione con varie

associazioni.

7 http://www.fnovi.it/sites/default/files/CODICE%20DEONTOLOGICO%20-

%20Terrasini_%2012%20giugno%202011.pdf

32

Per questo Arca2000 da diversi anni promuove un‟importante battaglia per chiedere che sia

legiferato l‟obbligo legale di tracciabilità dell‟operato veterinario, così come avviene per i medici

degli esseri umani.

La malasanità animale è una piaga da sanare quanto quella umana. Perdere un animale

amato per la leggerezza di qualcuno a cui ci rivolgiamo con fiducia, pensando che sappia curarlo, è

un‟ingiustizia. Il problema, seppur molto diffuso, è ancora poco monitorato. Quando l‟animale ha

subito un danno, è importante recarsi da un altro veterinario e farsi rilasciare documentazione

clinica da comparare con la precedente acquisita. Qualora la condotta passiva o negligente del

medico sia provata quale causa del danno o decesso dell'animale, si può procedere rivolgendosi a un

legale di fiducia per valutare se vi siano gli estremi per una denuncia ai sensi dell'art.638 del Codice

Penale "Danneggiamento e uccisione di animali altrui". In caso di decesso dell'animale, è

importante fare eseguire l‟autopsia da un Istituto Zooprofilattico o Istituto Universitario Veterinario

o Clinica Veterinaria privata diversi dalla struttura in cui è deceduto l‟animale. L‟esame autoptico

può essere anche disposto dall‟Autorità Giudiziaria che abbia ricevuto domanda di accertamento

medico legale tramite una richiesta inoltrata da un avvocato che rappresenti la parte lesa.

La colpa sussiste ogni volta che vi siano negligenza, imperizia, omissione, imprudenza. Il

veterinario è l'unico soggetto a cui la legge attribuisce la responsabilità di controllo e accertamento

dello stato di benessere o sofferenza di un animale.

Il comportamento del veterinario può essere sanzionato da alcuni articoli del Codice Penale: art.43

(elemento psicologico del reato), art.51 (esercizio di un diritto o adempimento di un dovere), art.365

(omissione di referto), art.373 (falsa perizia o interpretazione), art.481 (falsità ideologica in

certificati), art.638 (uccisione o danneggiamento di animali altrui). Al Codice Penale si aggiungono

le norme prescritte dalla Legge 189/2004 "Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento

degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non

autorizzate"

Daniela sottolinea l'importanza della scelta del veterinario: «I principali requisiti da chiedere

a un veterinario sono: onestà, disponibilità, competenza, trasparenza e correttezza, fattori

fondamentali che costituiscono una solida base per una corretta pratica veterinaria quindi garanzia

delle migliori cure. Solo conoscendo i nostri diritti e i loro doveri, possiamo scegliere con

consapevolezza professionisti seri a cui affidare il nostro animale. Bisogna fare attenzione che

nell'ambulatorio veterinario in cui portiamo il nostro animale vi sia una strumentazione adeguata;

che il veterinario proceda alla compilazione di una cartella clinica computerizzata con l'anamnesi

dell'animale; che esegua tutti gli esami necessari prima di un'operazione chirurgica e prima di

somministrare qualsiasi farmaco; che ci informi su dosaggi, controindicazioni e possibili effetti

collaterali dei farmaci somministrati; che sottoponga un modulo di consenso informato sia per le

terapie farmacologiche che per gli interventi chirurgici; che certifichi le terapie e rilasci referti degli

esami effettuati; che compili un libretto sanitario con le vaccinazioni annuali e gli eventuali

interventi chirurgici eseguiti.»

In medicina veterinaria non esiste un obbligo di legge sul consenso informato,

contrariamente a quanto accade nella medicina umana che invece lo prevede addirittura all'art.32

della Costituzione: «La Repubblica tutela la salute come diritto dell'individuo e interesse della

collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato

trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i

limiti imposti dal rispetto della persona umana.»

Se è vero che nei modelli di consenso informato per gli esseri umani troviamo informazioni chiare e

dettagliate su tutti i trattamenti sanitari a cui sarà sottoposto il paziente e sulle eventuali

complicanze, i modelli di consenso informato in uso nelle strutture veterinarie sono scarni, generici,

poco dettagliati: essi non sono previsti per legge ma solo dall‟articolo 33 del Codice deontologico:

«Acquisizione del consenso - Il Medico veterinario non deve intraprendere attività diagnostica e/o

33

terapeutica senza l‟acquisizione del consenso esplicito e informato del cliente. Il consenso deve

essere espresso in forma scritta nei casi in cui, per la particolarità delle prestazioni diagnostiche e/o

terapeutiche o per le possibili conseguenze delle stesse, sia opportuna un‟accettazione

documentata».

In 14 anni di attività, Arca2000 ha intrapreso iniziative e affrontato parecchi casi: «Siamo

molto orgogliosi di avere abbattuto il muro di omertà intorno al problema della malasanità animale.

Quando abbiamo iniziato a denunciare il vuoto legislativo su norme e obblighi legali per la

tracciabilità dell‟operato veterinario, nessuna associazione animalista lo aveva fatto prima e non vi

erano molte informazioni a riguardo. Grazie al lavoro di comunicazione svolto fino a oggi e

all‟appoggio arrivato sia dalla cittadinanza che dalla stampa, abbiamo dato voce alle vittime

dimenticate della malasanità animale, affinché non rimangano solo numeri sepolti sotto un tumulo

di terra e la loro morte non sia stata vana. Oggi si è iniziato a denunciare, a reagire senza paura,

pretendendo verità e giustizia. Sul sito web dell'associazione è attivo anche uno sportello legale.

Inoltre, siamo stati promotori del progetto di legge per la “Regolamentazione della professione

veterinaria e la tracciabilità legale dell‟operato veterinario”. Nel Maggio 2014 è stato presentato al

Senato il disegno di legge n.1482 “Legge quadro e delega al Governo per la codificazione della

legislazione in materia di tutela degli animali8 supportato e sollecitato da centinaia di cittadini

italiani che hanno sottoscritto le nostre petizioni in rete e hanno risposto ai nostri appelli periodici

per sollecitarne la calendarizzazione e discussione. A oggi abbiamo raccolto oltre 16.000 firme tra

quelle cartacee e quelle presenti in rete.»

L'associazione Arca2000, se da una parte è di grande aiuto nella tutela degli animali,

dall‟altra può dare fastidio perché riesce a scoperchiare certe malefatte. Daniela sottolinea: «La

nostra battaglia non è contro un'intera categoria ma contro quei professionisti che hanno perso

completamente il senso della loro professione. Abbiamo ricevuto condivisione e sostegno da diversi

veterinari e studenti delle facoltà di Veterinaria, convinti che la presenza di precise norme di legge

possa costituire un buon mezzo per isolare coloro che gettano discredito sull‟intera categoria.

Permangono tuttavia ostilità da parte di alcune associazioni nazionali della categoria veterinaria che

hanno sollevato dubbi su tutto ciò che sosteniamo.»

Dunque, la battaglia che si fa è in nome della verità che è pur sempre la risposta più difficile da dare

a un paziente perché molto spesso è dura, scomoda e fa male.

Il veterinario, in quanto medico, oltre che curare la malattia, deve curare un paziente che non ha

voce: motivo sufficiente per prestargliela nella tutela dei suoi diritti.

8 http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/44424.htm

34

2. Gli effetti dello specismo.

2.1. Vivisezione e sperimentazione.

2.1.1. Dati relativi al numero di animali utilizzati a fini scientifici. Nuove norme.

Da: Gazzetta Ufficiale – 24/4/2017

Dati relativi al numero di animali utilizzati in Italia a fini scientifici.

La direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, recepita in Italia

con il decreto legislativo n. 26/2014, sancisce l'obbligatorieta' per gli Stati membri di

trasmettere alla Commissione, la prima volta entro il 10 novembre 2015 e a seguire con cadenza

annuale, le informazioni statistiche relative all'uso degli animali nelle procedure, comprese

le informazioni sull'effettiva gravita' delle procedure e sull'origine e le specie di primati non umani

utilizzati.

Il Ministero della salute, attraverso la Banca dati nazionale per la sperimentazione animale,

raccoglie i dati, provvede alla loro rielaborazione e alla loro successiva pubblicazione nella

Gazzetta Ufficiale.

Con la decisione di esecuzione 2012/707/UE e successiva rettifica del 20 dicembre 2013, la

Commissione ha fornito istruzioni dettagliate sulle modalita' di comunicazione dei dati

statistici sull'uso degli animali, introducendo diverse novita' rispetto alla legislazione previgente:

- deve essere rendicontato il numero di volte in cui si utilizza l'animale nelle procedure

considerato che, in alcuni casi, lo stesso animale puo' essere utilizzato piu' volte. Pertanto, il

numero degli utilizzi non puo' essere confrontato con il numero totale di animali cosiddetti

«naïve», cioe' al primo utilizzo;

- deve essere indicata la «sofferenza effettiva dell'animale» durante la procedura, valutata

caso per caso e non sommata a quella eventualmente subita negli utilizzi precedenti; di

conseguenza non sono rendicontati gli animali sentinella, animali soppressi al solo fine di ottenere

organi o tessuti e le forme fetali ed embrionali di specie di mammiferi;

- devono essere rendicontate anche nuove specie animali, quali i cefalopodi o gli animali

geneticamente modificati quando l'alterazione genetica comporta sofferenza, dolore o disagio;

- i dati devono riferirsi all'anno in cui si conclude la procedura: per i progetti di durata pari o

superiore ai 2 anni, tali dati saranno comunicati nell'anno in cui si verifica il termine della

procedura per quell'animale.

Osservazioni.

Rimane un mistero come possa essere valutata la „sofferenza effettiva‟, considerato che non è il

soggetto a fornire tale informazione, bensì lo sperimentatore, peraltro in assenza di verifica da parte degli

Organismi Preposti al Benessere Animale (OPBA).

35

2.1.2. Respinta dal Mediatore europeo la denuncia di STOP VIVISECTION.

COMUNICATO STAMPA STOP VIVISECTION

19.04.2017

Il Mediatore Europeo, la sig.ra Emily O'Reilly, respinge la denuncia presentata

dai cittadini europei promotori dell'iniziativa «Stop Vivisection».

In una risposta ufficiale ricevuta il 18 aprile dagli organizzatori di «Stop Vivisection»

il Mediatore Europeo afferma che «la Commissione ha rispettato il suo dovere di

spiegare, in maniera chiara, comprensibile e dettagliata, la sua posizione e le sue scelte

politiche riguardanti gli obiettivi della ECI “Stop Vivisection”» (vedi link sotto).

Egli aggiunge anche "La Commissione sottolinea che, per il momento, la

sperimentazione animale rimane importante per la protezione della salute umana e

animale, e per il mantenimento di un ambiente intatto. Mentre si lavora verso

l'obiettivo finale della piena sostituzione degli animali, la direttiva 2010/63 / UE è uno

strumento indispensabile a livello UE per proteggere gli animali che sono ancora

necessari."

Tali dichiarazioni sono un insulto all'intelligenza di ogni cittadino UE informato su

quello che succede veramente nei laboratori di sperimentazione animale.

L'ECI «Stop Vivisection» è stata lanciata nel 2012 ed è diventata una delle sole tre

Iniziative storiche che hanno superato il milione di firme richiesto. La Commissione

europea ha quindi invitato gli organizzatori di «Stop Vivisection» ad un'audizione

parlamentare in cui gli organizzatori sono stati autorizzati a parlare, a nome di

1.200.000 cittadini europei, per un totale di soli 34 minuti in un'udienza che è durata

tre ore e mezza.

Lo scopo principale di «Stop Vivisection» è stato quello di evidenziare il danno

catastrofico per la salute umana e l'ambiente derivanti dalla ricerca e sperimentazione

animale. La debole risposta da parte della Commissione europea e ora la bocciatura da

parte del Mediatore Europeo illustrano la necessità di portare il dibattito ad un altro

livello, ad esempio quello di un'inchiesta parlamentare o giudiziaria pubblica.

La nostra salute e il nostro ambiente dipendono da ciò.

Il Comitato Promotore di Stop Vivisection

www.stopvivisection.eu

36

2.1.3. Sclerosi multipla: studi clinici sugli umani promettono una svolta!

Press-IN anno IX / n. 1171

Agenzia AdnKronos del 24-04-2017

Sclerosi multipla, mistero forse a una svolta

Si chiama Rab32, è una proteina ed è presente in grandi quantità solo nel cervello dei pazienti con

sclerosi multipla, mentre è virtualmente assente nei sani. Sarebbe lei a 'disturbare' i mitocondri delle

persone colpite dalla patologia neurologica che danneggia la glia, la guaina protettiva nei neuroni. A

spiegare per la prima volta un probabile meccanismo attraverso cui la malattia manda in tilt le

centrali energetiche cellulari è uno studio anglo-canadese pubblicato sul 'Journal of

Neuroinflammation', co-finanziato dal Royal Devon & Exeter Nhs Foundation Trust. Il lavoro,

condotto da un team della University of Exeter Medical School e dell'università dell'Alberta ,

rimbalza sulla stampa internazionale come una possibile "svolta" contro la sclerosi multipla, punto

di partenza per la ricerca di nuovi trattamenti.

La notizia arriva proprio nel primo giorno della Ms Awareness Week, la Settimana per la

consapevolezza sulla sclerosi multipla (24-30 aprile) che colpisce nel mondo circa 2,5 milioni di

persone, soprattutto donne, e si manifesta tipicamente in giovani ventenni o trentenni. Al di là della

natura autoimmunitaria della patologia, in cui le naturali difese dell'organismo iniziano ad attaccare

la mielina, l'origine della malattia resta misteriosa. Gli scienziati sospettavano da tempo un possibile

coinvolgimento dei mitocondri, e ora il nuovo studio sembra far luce proprio su questo aspetto.

Analizzando campioni di tessuto cerebrale umano, i ricercatori hanno scoperto una presenza

consistente della proteina Rab32 soltanto nei malati di sclerosi multipla. L'équipe ha quindi

osservato che, dove c'è Rab32, il reticolo endoplasmatico - una parte della cellula che immagazzina

il calcio - si avvicina troppo ai mitocondri. Ne risulta una cattiva comunicazione fra le centrali

energetiche cellulari e le scorte di calcio, che indurrebbe i mitocondri a funzionare male producendo

infine un effetto tossico sulle cellule cerebrali dei pazienti.

Gli scienziati non hanno ancora chiarito cosa determini l'azione 'disturbatrice' di Rab32 sui

mitocondri, ma ritengono che il problema possa aver origine proprio a livello del reticolo

endoplasmatico cellulare.

"La sclerosi multipla può avere un impatto devastante sulla vita dei malati - sottolinea Paul

Eggleton della University of Exeter Medical School - con effetti che interessano le capacità di

movimento, di parola e mentali. Finora tutto quello che la medicina ha potuto offrire è la terapia dei

sintomi della patologia, perché non ne conosciamo ancora le cause precise e questo ha limitato la

ricerca. I nostri nuovi, entusiasmanti risultati indicano una nuova strada da esplorare". Per lo

studioso "si tratta di un passo avanti cruciale che, nel tempo, speriamo possa portare a nuovi

trattamenti efficaci contro la sclerosi multipla". L'idea è utilizzare Rab32 come bersaglio da colpire,

cercando al contempo eventuali altre proteine che potrebbero contribuire ad 'accendere' la patologia.

"Nessuno sa per certo il motivo per cui le persone sviluppano la sclerosi multipla e accogliamo con

favore qualsiasi ricerca migliori le nostre possibilità di comprendere come fermarla - commenta

David Schley, Research Communications Manager della Ms Society - Attualmente esistono

37

trattamenti disponibili per molti degli oltre 100mila pazienti britannici che convivono con questa

condizione difficile e imprevedibile. Vogliamo che i malati abbiano un'ampia gamma di trattamenti

tra i quali poter scegliere, e vogliamo offrire loro la terapia giusta al momento giusto".

Se vuoi leggere l'articolo originale clicca qui:

http://www.pressin.it/leggi.php?idarticolo=51928

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Press-IN è un servizio offerto dall'associazione Lettura Agevolata Onlus

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Per informazioni e segnalazioni: [email protected] ---------------------------------------------------

Osservazioni.

Ennesima dimostrazione di come gli esperimenti sugli animali non umani (e in genere topi!)

in decine di anni di ricerche e dopo milioni di euro di spese non hanno portato ad alcun risultato!

2.1.4. Commissione europea: sempre necessari i test sui primati non umani!

Da:

https://ec.europa.eu/health/scientific_committees/consultations/public_consultations/scheer_consul

tation_03_en

SCHEER Final Opinion on :

The need for non-human primates in biomedical research, production and testing of products

and devices (update 2017)

This Opinion focuses on the need for non-human primates (NHP) in biomedical research,

production and testing of products and devices and updates the earlier 2009 Opinion.

Final Opinion

A public consultation on this Opinion was opened on the website of the Scientific Committees from

10 February to 26 March 2017. Information about the public consultation was broadly

communicated to national authorities, international organisations and other stakeholders. The public

consultation involved 190 contributors from Academia, researchers, Member States, Non-

Governmental Organisations and industry. Each submission was carefully considered by the

SCHEER and the scientific Opinion has been revised to take relevant comments into account. The

literature has been accordingly updated with relevant publications.

Results of the public consultationSearch for available translations of the preceding link•••

Content of the Opinion

38

The Commission has requested the SCHEER to review and update its 2009 Opinion, as foreseen by

Directive on the protection of animals used for scientific purposes (2010/63/EU). The 2017 Opinion

addresses six main issues in the mandate of NHP studies and tests, such as areas of research where

NHP continue to be used today, opportunities for reducing and refining their use and scientific

viewpoints on when NHP use will no longer be necessary. It also considers potential implications

an EU-wide ban of NHP use would have on biomedical research.

The new opinion also highlights the many scientific approaches that could significantly contribute

to the replacement, reduction and refinement (3Rs) for the use of NHPs, using alternative methods,

training, improvement of techniques and protocols, sharing of knowledge, removal of barriers and

research needs.

Osservazioni :

Il Movimento Antispecista si è iscritto il 28 aprile 2017 tra le O.N.G. facenti parte del Registro

Trasparenza della UE quale organizzazione „portatrice di interessi‟ da consultare sulle materie

segnalate. Peccato non aver potuto partecipare in tempo a tale sondaggio! Avremmo fatto

osservare come la logica imporrebbe di utlizzare „cavie‟ umane, ovviamente a loro insaputa per

non alterare i risultati delle ricerche, in quanto molto più predittive dei primati non umani, coi

quali condividiamo solo il 98% di DNA….! Secondo tale logica, infatti, più vicine sono le „cavie‟ al

target biologico, migliore il risultato, per cui proprio non si vede per quale motivo insistere ad

utilizzare esseri senzienti non umani! Dunque, bene abbondonare i topi, per dedicarsi alle

scimmmie, ma meglio sarebbe andare diritti al target! Ironie ghiacciate a parte, si dimostra come il

cinismo dei ricercatori non solo non arretri, ma progredisca di intensità, latro che utlizzo di

animali non umani col più basso sviluppo neurologico! Saremmo poi assai curiosi di vedere quali

entità hanno partecipato a tale „sondaggio e con quali risultati...

39

2.2. Leggi e giurisprudenza.

2.2.1. Approvata dalla Camera pessima legge sui parchi naturali.

CONSIGLIONEWS N. 49

21 giugno 2017

Newsletter di Carlo Consiglio contenente articoli sui seguenti argomenti: animalismo;

ateismo; caccia; demografia; diritti dell‟uomo; ecologismo; nudismo; parchi naturali; poliamore;

vegetarismo.

APPROVATA UNA PESSIMA LEGGE SUI PARCHI NATURALI

“La Camera dei Deputati, in accordo con il Governo e la maggioranza politica, ha licenziato una

riforma che trasforma le aree protette in strumenti della politica locale, dimenticando a cosa serva la

legge 394. Una brutta pagina, grigia e priva di coraggio, per la storia della legislazione ambientale

italiana”.

Lo dichiara la LIPU dopo il voto della Camera dei Deputati che ha approvato il disegno di modifica

della legge 394/91 sulle aree protette.

“La lista delle cose negative della riforma è molto lunga: dalla cancellazione delle competenze per

i direttori dei parchi alla politicizzazione della governance, dallo sgretolamento dell‟interesse

nazionale al netto sbilanciamento a favore dei poteri locali, dalla possibilità di estrazioni

petrolifere al meccanismo di controllo della fauna selvatica, che non risolverà alcun problema di

sovrannumero e anzi aggraverà i casi, aprendo i parchi alla caccia e dando ai cinghialai il

paradossale compito di far diminuire i cinghiali.

E che dire dell‟umiliazione del Delta del Po, una delle aree più importanti d‟Europa per gli uccelli

migratori e la biodiversità, che Governo e Parlamento non hanno avuto il coraggio, una volta

ancora, di trasformare in parco nazionale?

C‟è tuttavia un tema, solo in apparenza secondario, che descrive il senso di questa riforma: è il

mancato riconoscimento dei siti Natura 2000, cioè dei siti europei più importanti per la

conservazione della natura, come aree protette ai sensi della legge italiana. Un fatto incredibile,

inspiegabile, che dimostra la distanza dei legislatori e di tutti quelli che hanno sostenuto la riforma,

dalla missione naturalistica della legge 394.

Tutte le nostre proposte, tutti i tentativi di dialogo delle associazioni con il ministro, il governo, i

relatori, la maggioranza parlamentare sono stati respinti. Il risultato è la mortificazione di una legge

storica, fondamentale per la conservazione della natura in Italia, e una delle pagine più grigie della

legislazione ambientale italiana.

L‟obiettivo, adesso, è quello di cambiare al più presto questa legge, ma soprattutto di stimolare

finalmente una politica ambientale diversa, in tutti coloro che hanno a cuore davvero, e non solo a

titolo istituzionale, la tutela della natura e sono convinti che è proprio da questa, integrata con le

politiche generali, che il nostro sofferente Paese può e deve ripartire” (Nel Cuore, 21 giugno 2017).

40

2.3. Cultura, politica e società.

2.3.1. Milano: Garanti per la tutela degli „animali‟ - lettera al sindaco (Paola Re).

Gentile Sindaco di Milano Giuseppe Sala,

torno a proporle la questione dei Garanti degli Animali da Lei nominati qualche mese fa.

Di tanto in tanto visito il sito web del Comune di Milano per trarre spunto e per informarmi.

Attendo da mesi di trovare notizia e contatti dei due Garanti degli Animali Paola Fossati e Gustavo

Gandini ma invano.

Nell‟area tematica relativa agli animali, sul sito web del Comune,

https://www.comune.milano.it/wps/portal/ist/it/vivicitta/animali non c‟è traccia della loro esistenza

e del loro operato, sempre che operino.

Ho anche visitato l‟area tematica relativa agli animali sul sito web della Città Metropolitana

http://www.cittametropolitana.mi.it/diritti_animali/istituzionale/presentazione.html in cui è scritto:

"L'Ufficio Diritti Animali/UDA della Provincia di Milano è stato attivo dal 2009 al 2014. A partire

dal 1° gennaio 2015 le sue funzioni non sono più tra le competenze della Città metropolitana di

Milano (la Legge n.56 del 7 aprile 2014). Questo sito, non più aggiornato da allora, rimane on-line

come fonte di informazioni e archivio."

I progetti e le iniziative sono fermi al 2014

http://www.cittametropolitana.mi.it/diritti_animali/informazioni_e_servizi/indirizzi_utili/associazio

ni.html

Fin dalla loro nomina a Garanti, ho notato che l‟incarico è stato preso nel senso più ristretto della

„protezione animali‟, ossia osservanza delle norme e consigli per gli animali domestici.

Il Prof. Valerio Pocar ha dato una svolta decisiva alla figura del Garante intervenendo in merito alle

questioni antispeciste e, oltre all‟attività di routine, si è impegnato per promuovere iniziative

d‟avanguardia. Ora i Garanti sono soltanto punti di riferimento per il benessere o le normative. Il

principio della promozione di iniziative volte a migliorare i rapporti tra esseri umani e non umani

non sembra essere al centro del loro programma di mandato, sempre che tale programma esista.

E‟ evidente l‟immobilismo intellettuale e operativo dell‟Amministrazione Comunale nel

promuovere miglioramenti in tal senso e ciò non fa onore alla Città di Milano che dovrebbe essere

un esempio virtuoso, proprio per la sua importanza a livello internazionale.

La invito a una riflessione che porti a una svolta in meglio.

Cordiali saluti.

Paola Re

Via Virginio Arzani n.47

15057 Tortona (AL)

2.3.2. Progetto Be4Eat - Lombardia (dieta vegan ai pazienti ospedalizzati).

Da: http://www.be4eat.com/ricerca-scientifica

41

Ricerca Scientifica

E‟ il primo progetto pilota che coinvolge una struttura ospedaliera italiana e che pone al

centro del proprio studio una nuova offerta alimentare per i pazienti ricoverati.

Nasce così a Vimodrone, in provincia di Milano, nell‟Istituto P. Redaelli la nuova ricerca

clinica interamente finanziata da Be4eat in grado di apportare un cambiamento reale alla

proposta dei menù in un ospedale pubblico.

IL PROGETTO DI RICERCA

Grazie alla supervisione del direttore medico dell‟area socio-sanitaria dell‟Istituto Antonino

Frustaglia e dell‟epidemiologo Alberto Donzelli dell‟ATS della Città di Milano, il progetto di

ricerca di Be4eat che prende il nome di EDUC.A.RE proporrà da fine maggio a novembre a tutti i

pazienti ricoverati dei menù differenziati con la proposta di proteine derivanti dal mondo vegetale

e dai cereali integrali.

COLLABORAZIONI

Si tratta di una novità assoluta in Italia che grazie alla collaborazione con l‟ATS Città

Metropolitana di Milano e l‟Ordine dei Medici della Provincia di Milano renderà possibile

seguire i pazienti anche in Day Hospital coinvolgendo nel progetto i diversi medici di base di

riferimento.

42

“E‟ questo l‟unico modo per dare coerenza a ciò che facciamo di giorno, curare con farmaci

e terapie, e ciò che facciamo durante il pranzo e al cena” è il commento del medico coradiologo

Antonino Frustaglia che insieme al suo staff ha avviato la ricerca.

“La verità – continua- è che non c‟è più biosgno di dimostrare nulla. La letteratura

scientifica internazionale e le linee guida e quaderni nazionali dicono già tutto ciò che c‟è da dire

sull‟importanza di considerare l‟alimentazione come un elemento integrante della cura fornita ai

nostri pazienti. Il Parlamento Europeo con la Risoluzione 2285 del 2008 e il Ministero Italiano nel

2011 hanno già pubblicato delle linee di indirizzo in cui il cibo assume un ruolo di vero e proprio

strumento terapeutico, preventivo e riabilitativo, evidenziando in modo esplicito come l‟educazione

alimentare debba essere parte del percorso di cura a tutti i livelli del Sistema Sanitario. Indicazioni

queste che la Regione Lombardia, solo per fare un esempio, ha già recepito definendo

la ristorazione come un momento di educazione alimentare e di vera e propria cura. Morire se

noi le applichiamo davvero queste indicazioni!”

DALLA TEORIA ALLA PRATICA

E‟ questa la svolta che lo studio clinico avviato nell‟Istituto di Vimodrone vuole fare, una

ricerca basata non tanto e non solo sull‟effettiva efficacia di una sana e corretta alimentazione in

reparto, quanto uno studio di fattibilità di educazione alimentare rivolto ai ricoverati e ai pazienti

in Day Hospital in grado di dimostrare che cambiare si può.

“Dimostrare che educare i pazienti ricoverati in ospedale a mangiare meno proteine animali

e più cereali integrali, frutta e verdura è fattibile e non comporta problemi di salute – spiega

Frustaglia- significa dimostrare che non esiste alcun reale motivo per continuare ad attuare una

ristorazione ospedaliera come quella attuale eccessivamente carica in proteine animali e non in linea

con le indicazioni scientifiche internazionali”

I NUMERI DEL PROGETTO

43

Cinque i ricercatori tra medici e nutrizionisti che si alterneranno tra le corsie dell‟ospedale

per spiegare ai pazienti l‟importanza di una corretta alimentazione insegnado loro a scegliere le

portarte sulla base del loro apporto nutritivo e provenienza dal mondo vegetale e integrale. La

scelta, lasciata libera al paziente, verrà poi monitorata e quindi confrontata con analisi e test che a

fine anno porterà i primi risultati di come limitare le fonti di grassi animali (carne e latticini),

limitare i cibi a farina 0, evitare il consumo di carni conservate (salumi e insaccati) e incrementare il

consumo di cereali e derivati integrali, legumi, verdure, frutta fresca e frutta oleosa (mandorle, noci,

nocciole, ecc.) non solo è possibile ma anche fattibile nelle corsie di un ospedale.

Un grazie speciale a chi, con le sue donazioni all‟Associazione Be4eat sta rendendo

possibile questo progetto.

Per contribuire con la tua DONAZIONE

al progetto di RICERCA

vedi qui come fare

www.be4eat.com/donazioni.html

VIENI AL PROSSIMO DIBATTITO:

http://www.be4eat.com/eventi/prossimi-eventi-locali.html

Per rimanere aggiornati sull‟iniziativa compila il modulo:

www.be4eat.com

2.3.3. Ancora in voga la „Corsa dei carri‟ (o buoi) di Chieuti.Anche Emiliano tace.

Nonstante le migliaia di lettere scritte da cittadini e associazini da anni contro la ormai famigerata

„corsa dei buoi‟ di Chieuti (FG), e l‟appello inviato ad aprile 2017 al Presidente della Regione Puglia

(copia al Prefetto) che non si è pronunciato contro tale evento, come il suo precedessore Vendola.

Dimostrazione che in Italia si continuano a considerare „manifestazioni storiche e culturali‟ le feste paesane

con maltrattamento di animali in particolar modo se dedicate a qualche santo cristiano, in barba

all‟emciclica „Laudato sì‟ ( o no?) di Papa Francesco, che seppur ammette la sperimentazione animale ai

fini umani (a quelli dei non umani neppure ci pensa) tuttavia un minimo di sollecitazioni per il rispetto degli

„animali‟ contiene. Potenza della superstizione ( e dei voti elettorali).

Di seguito la lettera inviata dal M.A. e dalla consigliera e delegata Paola Re.

44

A: Presidente della Regione Puglia

Dr. Michele Emiliano

[email protected]

Prefetto di Foggia

[email protected]

Oggetto: Corsa dei buoi di Chieuti.

Egregi signori,

a Chieuti (Foggia), tutti gli anni, in occasione dei festeggiamenti in onore di San Giorgio

martire, si tiene la “Corsa dei buoi”. Alla manifestazione partecipano quattro cosiddette

“contrade” che compongono, un carro per ognuna. Nel corso di tale manifestazione i buoi,

costretti a trainare pesanti carri, vengono pungolati con lunghi bastoni da uomini a cavallo (come

risulta dai filmati in nostro possesso e da molte immagini fotografiche) e devono correre al galoppo

per un lungo tratto tra ali di folla sovraeccitata ed urlante. Non di rado cadono e inevitabilmente si

feriscono, oltre a subire un notevole shock psicologico. Manifestazioni di questo genere non fanno

che incentivare un pericoloso disprezzo per la vita e la dignità considerata in ogni sua forma, sia

umana, sia non umana.

UN MALTRATTAMENTO ACCERTATO

In proposito, il Tribunale di Lucera (Foggia) ammise che vi è maltrattamento. Scriveva

infatti nel 2006 il Giudice per le indagini Preliminari a seguito delle denunce di alcune

associazioni:

A sostegno sono stati prodotti alcuni documenti filmati dai quali si evince

chiaramente la sofferenza inferta agli animali durante la corsa, in particolare mediante

l‟uso di aste dotate di pungoli.

Però la conclusione ebbe dell‟incredibile: dato che attraverso le indagini non si è riusciti

ad individuare i colpevoli. Non si sono pertanto riscontrate singole responsabilità penali. E dato

che non era possibile dare la colpa a tutti i partecipanti ... la denuncia è stata archiviata!

45

Nel ribadire il nostro sostegno ad ogni iniziativa in merito, ricordiamo che non abbiamo mai

avuto alcun riscontro dal dr. Nichi Vendola, già Presidente della Regione Puglia, della lettera

raccomandata inviatagli nel marzo 2006, e rispedita il 15 aprile 2011, firmata da molte

associazioni.. Il 24 aprile del 2008, peraltro, un gruppo di animalisti intervenuti per contestare la

corsa si è scontrato con un gruppo locale di sostenitori della stessa, e vi fu un ferito. Anche se la

Regione non ha incluso l‟evento nelle manifestazioni storico-culturali autorizzabili in base alla

famigerata L. 186 del 2004, ciò non basta ad impedire che una tale manifestazione possa aver

luogo!

L‟assurdo di tale legge è che una manifestazione ove si dichiari apertamente che potranno

esserci dei maltrattamenti agli animali può essere autorizzata dalla Regione competente, ove venga

ritenuta di interesse storico-culturale! Non facciamo commenti (verrebbe da pensare che la legge

sia stata tagliata appositamente per salvare i pali nazionali, magari quello di Siena). Definire tali

manifestazioni “storiche”, forse ha senso. Culturali, certamente no. Dipende però ovviamente da

quale “cultura” si intenda promuovere! Basterebbe un vigile urbano a fermare i maltrattamenti.

Invece nessuno si muove. Anzi, la polizia si occupa di separare i contendenti, anziché bloccare la

manifestazione per chiara violazione della legge 186/2004. E‟ veramente una vergogna.

A questo proposito, riportiamo uno stralcio di quanto asserito dalla Procura di Milano nel

2009 (da www.lav.it):

Per la Procura di Milano i reati sugli animali sono gravi!

21/01/2009

[di C. Campanaro*] Secondo il Procuratore Capo di Milano, dott. Manlio Minale coloro che si

macchiano di reati contro gli animali, maltrattandoli o uccidendoli ed integrando così una delle

quattro ipotesi delittuose previste dalla legge 189 del 2004, sono da considerare criminali al pari

di tutti coloro che commettono altri reati di competenza del giudice monocratico (che ricordiamo

vanta la competenza per materia dei reati fino a 10 anni di reclusione) i quali denotino un alto

tasso di pericolosità sociale, come quelli inerenti produzione e traffico di sostanze stupefacenti,

delitti contro l‟incolumità pubblica, la rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro

e l‟adulterazione e contraffazione di cose in danno della salute pubblica. Il Procuratore Capo ha

inviato a tutti i suoi sostituti una circolare informandoli che le fattispecie penali del maltrattamento

animale dovranno essere prese in seria considerazione al pari di altre violazioni del codice penale

Questa notizia potrebbe apparire superflua, se si pensa che essendo tutti reati procedibili d‟ufficio,

il pm ha in linea generale un obbligo di esercizio dell‟azione penale per tutti i reati su indicati, e

dunque anche per quelli contro gli animali. In sostanza a fronte di un reato contro gli animali, così

come per il reato di furto il pm, se ne ravvisa gli elementi ha l‟obbligo di esercitare l‟azione penale

per perseguire i responsabili.

(Omissis…).

Una posizione significativa volta a garantire l‟effettività della tutela giuridica degli animali,

che speriamo altre Procure vorranno seguire, sull‟esempio illuminante di quella di Milano, e che

soprattutto andrà contrapposta a tutti gli operatori del settore, purtroppo ancora tanti, che

addirittura arrivano a negare la concreta applicabilità della normativa, perché ritenuta di „scarsa

importanza‟.

LAV Vigevano e Lomellina

46

Al riguardo, si ricorda che :

La legge n. 189 del 20 luglio 2004 (v. TITOLO IX-BIS c.p. “DEI DELITTI CONTRO IL

SENTIMENTO PER GLI ANIMALI”), dice testualmente:

- all‟art. 544-bis (Uccisione di animali): “Chiunque, per crudeltà o senza necessità,

cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi”;

- all‟art. 544-ter (Maltrattamento di animali): “Chiunque, per crudeltà o senza

necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti

o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione

da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. La stessa pena si applica a

chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a

trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai

fatti di cui al primo comma deriva la morte dell'animale”;

- all‟art. 544-quater (Spettacoli o manifestazioni vietati): “Salvo che il fatto costituisca più

grave reato, chiunque organizza o promuove spettacoli o manifestazioni che comportino sevizie o

strazio per gli animali è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni e con la multa da

3.000 a 15.000 euro. La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti di cui al primo comma

sono commessi in relazione all'esercizio di scommesse clandestine o al fine di trarne profitto per

sé od altri ovvero se ne deriva la morte dell'animale”.

Essendo ovvio che tale corsa non è affatto necessaria, ed essendo altresì evidente che i

buoi (sebbene nella fattispecie quelli utilizzati siano addestrati a tale scopo) non sono animali le

cui caratteristiche etologiche suggeriscano di adibirli a gare di velocità con traino di pesi (da cui è

assai probabile che ne derivi un danno alla loro salute), agli organizzatori ed agli esecutori di tale

manifestazione dovrebbero applicarsi le pene previste degli artt. 544-bis e ter (reclusione o multa)

della legge suddetta.

Inoltre, dato l‟uso abitudinario in tale manifestazione di aste acuminate per pungolare gli

animali, è anche chiaramente applicabile l‟art. 544-quater, in quanto trattasi chiaramente di

sevizie (prova ne siano le ferite sanguinanti chiaramente visibili dai filmati e dalle foto).

Considerando inoltre che tale manifestazione contravviene il disposto della legge

189/2004 per quanto previsto dagli artt. 544-bis, ter, e quater, come chiaramente ammesso dal

G.I.P. il 26/1/2005 nella sentenza di archiviazione della denuncia per maltrattamenti ex art. 727

del c.p. allora vigente, risulta evidente come essa non possa essere nuovamente effettuata.

Tuttavia, l‟art. 3 (Modifica alle disposizioni di coordinamento e transitorie del codice

penale) della suddetta legge prevede al comma 1 quanto segue:

1. Dopo l'articolo 19-bis delle disposizioni di coordinamento e transitorie del codice

penale sono inseriti i seguenti:

"Art. 19-ter. - (Leggi speciali in materia di animali). – Le disposizioni del titolo IX-bis

del libro II del codice penale non si applicano ai casi previsti dalle leggi speciali in materia di

caccia, di pesca, di allevamento, di trasporto, di macellazione degli animali, di

sperimentazione scientifica sugli stessi, di attività circense, di giardini zoologici, nonché dalle

altre leggi speciali in materia di animali. Le disposizioni del titolo IX-bis del libro II del codice

penale non si applicano altresì alle manifestazioni storiche e culturali autorizzate dalla regione

competente.

Tale manifestazione, sebbene storica, non pare infatti abbia nulla di "culturale", se non la

ripetizione di un'usanza crudele e contraria, oggi come oggi, alla morale pubblica, almeno a

quella di tutte le persone che hanno un minimo di sensibilità verso gli esseri senzienti.

47

Un tale comportamento offende a nostro avviso anche la commemorazione religiosa alla

quale la festa si riferisce, non costituendo certo il maltrattamento agli animali un' iniziativa

coerente con lo spirito cristiano che si vorrebbe celebrare.

Infine, offre uno spettacolo deludente ed estremamente negativo delle tradizioni del nostro

paese, contribuendo a degradarne l'immagine. Molti turisti, anche stranieri, sono infatti rimasti

sconvolti da tale spettacolo.

Chiediamo pertanto che La Regione Puglia non autorizzi tale manifestazione e che in

considerazione deli animali utilizzati essa via vietata per ordine della Questura di Foggia in

considerazione della specie di animali impiegati, assolutamente non adatti a tale tipo di

competizioni, e al fine di prevenire ogni conseguente maltrattamento.

In attesa di un Vostro cortese riscontro, porgiamo distinti saluti.

Movimento Antispecista

Massimo Terrile, via Principale 11, Correzzana (MI);

e-mail: [email protected].

Lettera della consigliera e delegata Paola Re.

Gentili signore e signori,

ho appreso dai mezzi di informazione https://www.facebook.com/La-corsa-dei-carri-Chieuti-

158426110887442/ che dal 18 Aprile al 1 Maggio a Chieuti (FG) si svolgono i festeggiamenti in

onore di San Giorgio con un corposo programma religioso e folcloristico: spari di mortaretti,

fuochi d'artificio, benedizioni, celebrazioni eucaristiche, processione, concerto, spettacolo musicale

si susseguono per una decina di giorni ma l'evento culminante è la corsa dei buoi il 22 Aprile.

http://www.darapri.it/museodiocesano/chieuti.htm "(…) Durante la corsa un carro, carico di

rami di lauro, viene trainato da quattro coppie di buoi. I preparativi per la corsa sono

lunghissimi: durante l‟anno si allenano i buoi, mentre il 21 sera gli animali vengono fatti

entrare in paese simulando la gara. I buoi vengono poi portati nelle stalle dei Partiti (le contrade

del carro), dove vengono attentamente sorvegliati per evitare che subiscano scherzi da parte degli

avversari. Il mattino del 22 i buoi vengono invece lavati e addobbati e, dopo che il Sindaco ha

estratto l‟ordine di partenza, carri e carrieri si dirigono verso la chiesa per ricevere la

benedizione. A questo punto ci si dirige in aperta campagna, da dove ha inizio la gara: al

segnale convenuto i carri si girano su sé stessi ed i buoi iniziano a galoppare, trascinando il

carro addobbato, verso il paese. Il percorso è lungo 4 Km e mezzo. La folla corre insieme ai

carri, incitando i propri campioni, mentre un gruppo di uomini a cavallo pungola i buoi con

lunghi bastoni. La corsa ha fine nel viale principale, dove i carri procedono incolonnati. Lo scopo

della corsa è quello di consegnare un cappellino colorato che i vincitori indosseranno il giorno

seguente quando porteranno in processione il simulacro del Santo. Ai vincitori viene inoltre

consegnato il Tarallo, una treccia di caciocavallo di circa 80 chili con le gesta di S. Giorgio che

verrà portata in processione insieme al simulacro del Santo."

Per avere una conferma di questa descrizione raccapricciante ho guardato il video di alcune passate

edizioni. Quella del 2016 https://www.youtube.com/watch?v=aafKNcOOp3I , quella del 2015

https://www.youtube.com/watch?v=3X2iXkb5ob4 , quella del 2014

https://www.youtube.com/watch?v=8oFXyWcgyf4 offrono un quadro desolante da cui si evince

una preoccupante arretratezza culturale in chi organizza e autorizza simili eventi retaggio di una

tradizione da "panem et circenses" che, oltre a infierire sugli animali, non rende onore alla specie

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umana.

Questi spettacoli duri a morire sottolineano il senso di dominio e sfruttamento che l‟essere umano

esercita da sempre sugli animali, considerati macchine e oggetti da divertimento.

È evidente che la corsa rappresenta un forte stress fisico e psicologico per gli animali impiegati.

Non è necessario essere esperti etologi per sapere che i buoi sono per natura docili e non adatti

all‟agonismo. Vedere quegli sfortunati animali costretti a correre in mezzo a una folla urlante è

sconfortante e non mi spiego come si possa accettare un simile spettacolo che incentiva un

pericoloso disprezzo per la vita e la dignità degli animali.

La tradizione è ciò che viene trasmesso, come un‟eredità, e come accade con ogni eredità, è

necessario discernere ciò che di prezioso è da mantenere da ciò che deve essere abbandonato. Dal

verbo latino “tradere”, derivano sia il temine “tradizione” che il termine “tradimento”: nell‟atto del

“tradere”, si consegna un ordine precostituito, un sistema preesistente ma nello stesso tempo si

abbandona e si tradisce un sistema di precedenti regole o configurazioni a favore della novità.

Credo che la consegna e il tradimento debbano trovare un punto di incontro anche a Chieuti.

Cordiali saluti.

Paola Re

Via Virginio Arzani n.47

15057 Tortona (AL)

2.3.4. A.R.C.I. (Brovato): 1° sagra del porco.

Tra le molte lettere scritte da Paola Re contro le maifestazioni speciste e i circhi, quella

indirizata al circolo A.R.C.I. di Brovato (BI) spicca per il riferimento allo Statuto nazionale

dell‟ARCI: Art. 3 “Sono campi prioritari di iniziativa dell'associazione:….. a) l'impegno per la difesa della

dignità degli animali, contro ogni forma di violenza esercitata nei loro confronti, dal fenomeno

dell'abbandono alle pratiche della vivisezione e dei combattimenti, e per l'attuazione di attività di ricovero e

iniziative per l'affidamento e l'adozione.

Ossia: tra il dire e fare… c‟è sempre di mezzo il „porco‟.

Gentili signore e signori,

ho appreso dai mezzi dai mezzi di informazione che il 29 e 30 Aprile a Valle San Nicolao (BI) si svolgerà la

"1° sagra del porco" organizzata dal circolo A.R.C.I. Brovato. A cucinare saranno “I balordi del BBQ Biella”

che proporranno la "pulled pork", coppa di maiale piemontese cotta lentamente sul barbecue per dieci ore,

sfilacciata e servita in un panino, porchetta, wurstel, prosciutto alla piastra, salamini, salsiccetta, stinchi,

costine al forno e braciole.

Lo squallore della locandina si commenta da sé e contraddistingue l‟ossessiva ingordigia godereccia tipica di

questo genere di feste. E' confortante vedere che sulla locandina non compaia il logo del Comune: uno dei

rari casi in cui un'istituzione mostra più sensibilità di un'associazione. Vada per questi cosiddetti “balordi”

ma l‟ARCI Brovato potrebbe proporre un evento in uno stile diverso. Il circolo

http://www.arcipiemonte.it/affiliati/arci-brovato è identificato come circolo che si occupa di cultura e tempo

libero, solidarietà e volontariato, politiche di genere ma non vedo nulla di tutto ciò in questo massacro.

Nella desolante indifferenza della sofferenza animale, il maiale diviene cibo e oggetto su cui sfogare le

bizzarrie festaiole di un circolo A.R.C.I. in cui, più che tagliare a fette il maiale, si taglia a fette l‟arretratezza

culturale.

E‟ scritto sullo Statuto nazionale dell‟ARCI, Art. 3 “Sono campi prioritari di iniziativa dell'associazione:…..

aa) l'impegno per la difesa della dignità degli animali, contro ogni forma di violenza esercitata nei loro

confronti, dal fenomeno dell'abbandono alle pratiche della vivisezione e dei combattimenti, e per l'attuazione

di attività di ricovero e iniziative per l'affidamento e l'adozione;” http://www.arci.it/chi-siamo/statuto/

L‟A.R.C.I. si guarda bene dal prendere le distanze da allevamento, macello, caccia e pesca. Mi chiedo che

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cosa ci sia di dignitoso nell‟uccisione e nella macellazione di animali per fare una festa e, considerata la

condanna della violenza da parte dell'A.R.C.I., mi chiedo se il circolo A.R.C.I. in questione si renda conto

della violenza esercitata su un animale destinato ad allevamento, macellazione, caccia, pesca per diventare

cibo. Allevare, cacciare, pescare, macellare e mangiare animali è legale ma non tutto ciò che è legale è

moralmente accettabile: l‟A.R.C.I. lo sa bene, proprio in virtù delle battaglie che conduce, e proprio per

questo mi aspetto da un circolo A.R.C.I. un messaggio diverso, una scelta che lasci fuori il cibo animale.

Credo che la solidarietà, valore caro all‟A.R.C.I., non sia a senso unico, quindi bisogna iniziare a guardarsi

intorno, aprendosi a una visione più ampia della vita animale. Se l‟A.R.C.I. lotta per i diritti con forza e

determinazione, rivendica libertà e rispetto, combatte logiche distruttive e di potere, mi chiedo come sia

possibile che per l‟A.R.C.I. le scelte alimentari non abbiano ancora assunto il peso che dovrebbero avere

proprio in funzione delle argomentazioni e dei principi su cui l‟A.R.C.I. è fondata. Il cibo non è solo cibo. Il

gusto personale non giustifica il diritto di disporre di esseri senzienti come una risorsa a uso e consumo degli

esseri umani perché il diritto alla libertà non è una prerogativa esclusiva dell‟essere umano. Non può esserci

libertà dove esiste prevaricazione e scegliere come nutrirsi è la scelta più semplice che può diventare la più

rivoluzionaria.

Un maiale non è diverso da un cane o da un gatto: la differenza è solo nello sguardo di chi lo osserva. I

maiali sono capaci di una vita di gruppo, comunicando tra loro tramite grugniti, proprio come fanno i cani,

abbaiando e giocando; sono capaci di provare dolore, paura, angoscia ma ogni anno nel mondo ne uccidiamo

miliardi: sono numeri inconcepibili, e ciò che più sconvolge è l‟agonia patita da quelle vittime negli

allevamenti e nei macelli.

E' sorprendente che ai giorni nostri, nonostante l'informazione, la sensibilizzazione e la nuova coscienza di

rispetto verso gli animali, vi siano ancora luoghi dove certi eventi che si basano sulla crudeltà di una pietanza

derivata da uccisioni di animali siano pubblicizzati come una festa. Forse è ancora lontana una presa di

coscienza che rispetti la vita animale in ogni sua forma, ma qualcosa sta cambiando.

La crescente informazione sulle condizioni degli allevamenti, sulla sofferenza che comporta il viaggio verso

i mattatoi e sulla macellazione fa riflettere sempre più persone sulla pratica di mangiare animali. Si va

sempre di più verso una scelta etica, salutistica, ecologica, sociale, economica dalla parte opposta rispetto a

quella a cui indirizza il Circolo A.R.C.I. http://www.saicosamangi.info/ Uno dei tanti studi sul futuro

dell‟alimentazione umana ci fa capire che la strada da prendere è un‟altra

http://www.movimentoantispecista.org/dossier-alimentazione-umana-il-futuro-della e mi auguro che anche

l‟A.R.C.I. la prenda al più presto impegnandosi concretamente a realizzare i princìpi su cui è basato il suo

statuto. Sono una ex tesserata A.R.C.I. e ho lasciato l‟associazione proprio dopo avere constatato che non

c‟era coerenza tra princìpi e azioni.

Cordiali saluti.

Paola Re

2.3.5. Milano - Scelte „ecologiche‟:il sindaco Sala dà il buon esempio…

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51

3. La rivoluzione aspecista.

3.0. Principi, strategie e tattiche.

3.0.1. Principi.

Verso una teoria sociale aspecista.

Nell‟articolo “Strategie per la lotta antispecista” pubblicato sul Notiziario del luglio 2012,

dopo una breve premessa circa il profilo dell‟ideologia aspecista per inquadrarne l‟origine e

l‟impatto sulla società umana, e una precisazione sui fini che si desiderano perseguire, vengono

analizzati i tre aspetti fondamentali della struttura sociale: quello culturale, quello politico-

sociale e quello legislativo. Chiaramente il primo è la base degli altri due, e solo dal suo evolversi

possono nascere i cambiamenti. Tuttavia, affinché l‟aspetto culturale possa determinare un

nuovo assetto politico-sociale, esso necessita di una base teorica che definisca i principi generali

di una società formata sia da umani sia da non umani posti su piano di parità, o perlomeno di

“non sfruttamento” e di “non violenza”. In altre parole, di una base teorica che vada oltre la

semplice affermazione dei principi aspecisti, limitati ai rapporti con le altre specie, per

abbracciare – con principi analoghi - anche l‟umano.

Mentre l„etica aspecista è ormai praticamente accettata anche da buona parte della scienza

ufficiale (alimentazione ed etologia) i suoi principi per quanto riguarda l‟umano sono ben lungi dal

trovare una loro identità. Manca, infatti, paradossalmente, una visione di ciò che dovrebbe essere

la società umana se gli umani venissero trattati da non umani secondo tali principi. Senza una

teoria sociale che inglobi i principi filosofici aspecisti anche nei riguardi degli esseri umani

(anch‟essi ovviamente facenti parte degli esseri senzienti…) indicando la via per giungere a tale

traguardo e superare lo sfruttamento dell‟umano da parte dello stesso umano nessun soggetto

politico “aspecista” potrebbe presentarsi sulla scena sperando di raccogliere i consensi necessari

ad essere perlomeno considerato qualcosa di più di un mero esponente di principi “animalisti”.

E‟ assai probabile che la rivoluzione dei consumi grazie alla diffusione dell‟aspecismo

(alimenti, prodotti, e beni di consumo “cruelty-free”) provocherà a lungo andare i cambiamenti

attesi, nel senso che la struttura produttiva si orienterà sempre di più verso tali scelte, come già sta

avvenendo. Ma ciò non sarà sufficiente a modificare i principi dell‟antropocentrismo e le sue

conseguenze in termini di sfruttamento del non umano, e per riflesso dell‟umano (lo sfruttamento

del primo giustifica infatti il secondo, in base alla logica del potere del più forte), se non verrà

universalmente accettato un principio fondamentale di giustizia valido per tutti gli esseri senzienti.

A tal fine giova ricordare il pensiero di alcuni filosofi contemporanei. Primo tra questi

l‟americano Jhon Rawls (v. Una teoria della giustizia, 1971) secondo il quale è più coretto

privilegiare il giusto anziché il bene dei più, in netto contrasto con la teoria utilitaristica

annunciata da J. Bentham e ripresa in tempi moderni da P. Singer ed altri. Ad esempio, in base a

tale principio, il legislatore nella stesura delle norme per essere veramente equo dovrebbe ignorare

chi sia il destinatario delle stesse (nella fattispecie l‟animale umano o il non umano, ovvero il

datore di lavoro verso il prestatore di lavoro) applicando in tal modo il così detto “velo di Rawls”.

Ma anche il tedesco Hans Jonas (v. Il principio di responsabilità, 1979) padre del principio di

un‟etica razionalista applicata ai temi dell‟ecologia e della bioetica, in base a cui ogni gesto

dell‟uomo deve prenderne in considerazione le conseguenze future, incluse quelle che

impatteranno sulle prossime generazioni. Nella fattispecie, aggiungeremmo, anche non umane.

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Per ciò occorre che la filosofia aspecista sia inglobata in una teoria sociale che dovrà tener

conto degli interessi di tutti gli esseri senzienti, dei quali l‟ambiente è parte fondamentale,

modificando profondamente il modello di società predatoria idealizzato dalle dottrine politiche

correnti, di qualsiasi orientamento. In sintesi, una teoria della liberazione degli esseri senzienti dal

dominio del più forte. Occorre quindi riflettere su come potrà “funzionare” una società priva di

forme di sfruttamento e di violenza intra ed interspecifica. Specialmente alla luce delle nuove

conoscenze scientifiche che hanno indicato come si possa fare a meno degli alimenti di origine

animale (vitamina B12).

Una prima questione da affrontare è l‟applicabilità dell‟affermazione aspecista (v.

Manifesto per un‟etica interspecifica) che a tutti gli esseri senzienti spettano uguali diritti,

nell‟ambito delle esigenze della specie di appartenenza, intese ovviamente come “necessità”. La

difesa della propria specie, e del proprio ambiente, ai fini della sopravvivenza, ed anche del

benessere, non può peraltro cedere troppo il passo alle esigenze delle altre specie fino a

danneggiare la propria, per non cadere in contraddizione. Per quanto riguarda i non umani, non

dotati di capacità tali da danneggiare più di tanto l‟ambiente e le altre specie, né di mezzi con i

quali estendere il proprio dominio o esercitare azioni di vasta portata, il problema trova già la

risoluzione nei limiti imposti e concessi dalla natura, ossia dell‟autoregolazione degli ecosistemi,

salvo interventi umani dissuasivi. Per gli umani, dotati di tali capacità, sarà invece necessario

limitare volontariamente la propria sfera di azione e la propria potenza, rinunciando ad appellarsi

al principio utilitaristico del “bene dei più” (che ovviamente ad oggi è sempre e solo quello della

propria specie) applicando la teoria della giustizia (Rawls), tenendo altresì conto del principio di

responsabilità (Jonas). L‟applicazione di tali regole auree di ispirazione kantiana, inevitabilmente

graduale, dovrà essere perseguita con un confronto quotidiano sul metodo e sul principio. Assai

diverse sono infatti le forme con le quali si può agire in tal senso. Anche se le specie non umane

sono milioni, non è ovviamente necessario stabilire un codice etico per ognuna di esse al fine di

stabilire le corrette regole di comportamento. Dovrà pertanto essere data priorità a tutte le forme

di non violenza che possono essere adottate e che si rivelino efficaci per perseguire tali principi. Se

così fosse, in breve al posto dei pascoli potremmo trovare foreste, al posto degli allevamenti

intensivi la terra coltivata, al posto dei macelli, nulla. E sarà solo il primo passo…

Analogamente, per l‟uomo, l‟applicazione di tali principi di giustizia e responsabilità

dovrebbe far cessare qualsiasi forma di sfruttamento e discriminazione, data la possibilità di fare

oggi a meno degli alimenti di origine animale (vedere a tale proposito il documento „Il futuro

dell‟alimentazione umana‟, pubblicato sul nostro sito www.movimentoantispecista.org. Ogni Stato

che li rispetti non lascerebbe alcuna parte (grande o piccola) della popolazione nell‟indigenza, non

la vesserebbe con tassazioni inique, non permetterebbe che venisse sfruttata. Non permetterebbe in

sostanza che gli umani (come i non umani) nascessero “uguali” per diventare immediatamente

dopo enormemente “diversi” a causa del luogo o dell‟ambiente nel quale sono venuti al mondo, o

delle loro capacità “predatorie”. Pur nel rispetto delle libertà individuali, se il principio della

giustizia prendesse il posto di quello del “bene dei più” non esisterebbero fasce di popolazione

privilegiate né minoranze discriminate. Se quello della responsabilità prendesse il posto del

miope utilitarismo, le generazioni future (umane e non) non dovrebbero temere la dissolutezza o

le devastazioni ambientali di quelle precedenti. E i giovani guarderebbero con fiducia al futuro

nella consapevolezza di vivere in un mondo moralmente accettabile che riserverebbe per loro non

amare sorprese, ma un crescente benessere.

Utopie? Forse. Ma come è noto i principi etici e socio-politici, e nell‟arco ormai di pochi

decenni, sono continuamente rivisti alla luce delle nuove conoscenze, rendendo inaccettabili

assunti che non molto tempo prima venivano considerati “naturali”. Nel corso di poco più di

centocinquanta anni la quasi totalità dell‟umanità ha infatti abbandonato lo schiavismo,

53

considerato ancora naturale e legittimo negli Stati Confederati d‟America del 1861, anno della

unificazione dell‟Italia. Ha abolito il razzismo, ancora ammesso ufficialmente negli U.S.A. negli

anni sessanta, fino ad eleggere oggi Presidente degli Stati Uniti d‟America un cittadino di colore.

Ha esteso il voto alle donne, ha condannato l‟omofobia, ha scoperto che i non umani sono esseri

senzienti capaci di gioire e di soffrire come gli umani. Anche per fondare la nostra Costituzione

sono bastati pochi principi, ma che solo un anno prima erano considerati utopistici. Il progresso

nelle comunicazioni ha rotto l‟isolamento dei popoli, ha permesso la diffusione delle conoscenze,

ed ha, quindi, posto le basi per rivoluzionare la società umana rendendola capace di guardare

dentro ed oltre se stessa. Da tutto ciò non possiamo che trarre un messaggio di speranza: le

“utopie” di Rawls e Jacobs siano la base per una teoria sociale che cambi il volto dell‟umanità.

La cooperazione con i non umani, anziché il loro sfruttamento, sia la base interspecifica di

questa teoria. Ove non giungerà la politica giungeranno i cittadini, che con le loro scelte

determineranno quell‟evoluzione alla quale non possono più sottrarsi. La teoria sociale aspecista

nascerà quindi dalla base come conseguenza della consapevolezza che il giusto è meglio del bene

dei più, e la responsabilità sulle conseguenze delle nostre azioni è più forte del “carpe diem”.

Affinché ciò sia possibile, però, occorre che l‟attuale sistema di governo dei popoli tramite

la democrazia rappresentativa sia sostituito da una nuova forma di democrazia, capace di dare

voce alla volontà dei cittadini per informare direttamente le decisioni del governo. In altre parole,

un sistema che elimini totalmente le “casta” intermedia, i cui membri oggi sono troppo

influenzabili dalle lobby industriali ed economiche. In breve, una democrazia diretta. I mezzi,

nell‟era di Internet, non mancherebbero. Il governo, eletto dal popolo, dovrebbe a tal fine

strutturarsi in modo da poter proporre ai cittadini le quesiti fondamentali, derivandone poi le linee-

guida da seguire.

Ciò implica che i cittadini siano informati delle problematiche a loro sottoposte, per cui

occorrerebbe dare un enorme rilievo alla diffusione della conoscenza, garantendone la correttezza

e l„accesso. Assurdo? No, necessario. Lasciare che i “rappresentanti” (per di più nominati dai

partiti) decidano per i cittadini tenendoli all‟oscuro della verità non è meno assurdo. L‟attuale

sistema di democrazia rappresentativa, dove le decisioni sono prese dal Parlamento senza il

consenso popolare e senza il rispetto del mandato ricevuto dagli elettori si è rivelato infatti uno

strumento di dittatura, in quanto lascia nelle mani di poche persone, facilmente “influenzabili”,

un potere immenso. Senza alcuna garanzia, peraltro, che la maggioranza di tali persone agiscano

nella consapevolezza delle proprie scelte. Ne sono prova le dichiarazioni di molti politici. Basta

ricordare la votazione della direttiva 2010/63 al parlamento europeo e le meschine scuse dei

Parlamentari Europei a tale proposito. Neppure i parlamentari sono infatti oggi debitamente

informati su ciò che sono chiamati a votare, rimanendo a loro volta dipendenti dalle lobby

economiche più influenti e dei propri partiti, ad esse legati. L‟attribuzione ai cittadini del potere di

scelta non potrebbe quindi che stimolare al massimo l‟approfondimento delle problematiche

sociali, rendendo il popolo veramente arbitro consapevole del proprio destino. Solo in tal modo si

potrebbe arrivare ad una società cosciente delle proprie scelte, non governata dagli interessi

economici di pochi. La garanzia di una corretta informazione sarebbe pertanto condizione

necessaria (ma non sufficiente) per tale processo. Nulla più della attribuzione alle persone della

responsabilità di scelta opera infatti in senso positivo per la diffusione della conoscenza, così come

nulla opera di più in senso negativo del sottrarre loro tale libertà, lasciando pochi a decidere per

molti. La tecnologia permette oggi tale “salto”. Forse, questa è la vera sfida del terzo millennio.

La diffusione di una teoria sociale della giustizia e della responsabilità, unitamente alla

libera diffusione della conoscenza, rappresentano quindi le premesse fondamentali per realizzare

un sistema di democrazia diretta, che restituisca ai cittadini la libertà e la consapevolezza delle

loro scelte. Ben difficilmente essi opteranno, avendone la possibilità, per quelle che li possano

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danneggiare anche indirettamente o possano danneggiare i loro discendenti, applicando in tal

modo il principio del “velo di Rawls” e quello della responsabilità di Jonas.

Per realizzare compiutamente tale sistema sarebbe però necessaria una

fondamentale modifica della nostra Costituzione. L‟abolizione del Parlamento, l‟elezione diretta

del governo da parte dei cittadini, e la consultazione di questi ultimi in merito ai temi principali

dell‟economia e dell‟etica rappresenterebbe una vera rivoluzione sociale, che non può essere

ottenuta con mezzi democratici, in quanto i parlamentari (attuali) non approverebbe mai una tale

riforma.

Tuttavia, una possibilità per avvicinarsi il più possibile a tale forma di “governo”, pur con

la presenza di un Parlamento, magari sensibilmente ridotto, rimane il ritorno ad elezioni

veramente democratiche con la possibilità da parte dei cittadini di scegliere i propri

rappresentanti. Ciò non richiede una modifica della Costituzione, ma una semplice legge

ordinaria. In tal modo si potrebbe sperare di ravvicinare col tempo la legislazione alle preferenze

etiche ed economiche della popolazione. In assenza di tali cambiamenti, come è affrontato e

discusso nelle “Strategie” (v. oltre..) non resta che diffondere l‟etica aspecista ed attendere che la

rivoluzione dei consumi realizzi ciò che i politici probabilmente non offriranno mai alla

popolazione: la libertà di informazione e di scelta.

3.0.2. Strategie e tattiche.

Riportiamo nella “bacheca permanente” il seguente articolo relativo ad una strategia globale per la

lotta antispecista, apparso nel Notiziario del luglio 2012 (v. Saggi), del quale il paragrafo precedente (Verso

una teoria sociale aspecista) costituisce la base teorica per quanto riguarda il piano politico-sociale.

Una strategia per la lotta antispecista.

Dieci anni dopo la fondazione del Movimento Antispecista, in base all‟esperienza acquisita,

è giusto interrogarsi su quale sia la migliore strategia da adottare per far sì che l‟antispecismo si

diffonda sempre più e inizi a produrre i suoi frutti anche a livello legislativo, per concretizzarne le

aspettative.

Per quanto ci riguarda, a partire dalla semplice dichiarazione che figura nel

documento informativo del M.A. (1), la discussione sulla strategia e le tattiche da adottare è stata

sviluppata a più riprese, e pubblicata sul nostro Notiziario, con i contributi delle associazioni

aderenti al “Manifesto per un‟etica interspecifica” (gruppo “GLEA”), ed altre. Peraltro, le

pressioni che pervengono spingono ad una ulteriore riflessione sulla possibilità di sviluppare

azioni comuni che portino a risultati concreti a livello anche legislativo, al di là di quanto fino ad

ora raggiunto in termini di diffusione dell‟etica aspecista e delle sue applicazioni a livello dei

consumi.

E‟ pertanto nostra intenzione qui rivedere e proporre una strategia globale e le

relative tattiche che possano applicarsi autonomamente da parte di tutte le forze antispeciste,

prendendo in considerazione alcune critiche che riteniamo fondate, sia che esse riguardino

direttamente l‟azione fin qui svolta dal Movimento Antispecista, sia da altre associazioni o singoli

attivisti.

Il presente lavoro é quindi aperto ai suggerimenti di tutti coloro che riterranno

opportuno collaborare per individuare una strategia comune, senza alcuna preclusione.

55

Considereremo qui per chiarezza di termini “aspecista” un‟ideologia (o filosofia)

che prescinda da concetti di discriminazione (ecc..) in base alla specie, mentre considereremo

“antispecista” ogni iniziativa destinata a combattere lo specismo. Il “movimento antispecista”

(minuscolo) è inteso qui non in riferimento alla omonima associazione, bensì come forza sociale.

A) Premessa.

Prima di definire un qualsiasi approccio ad una strategia per l‟antispecismo occorre

innanzitutto definire il profilo dell‟ideologia aspecista dal punto di vista sociale, considerato che

essa é rivolta – almeno al momento – verso l‟esterno. Gli animali non umani non sono in grado di

ribellarsi al potere dell‟uomo se non a livello pressoché individuale, quando ne hanno la

possibilità. Non sono in grado di coalizzarsi per rivendicare i propri diritti. I loro interessi,

indiscutibili, alla vita, alla non discriminazione, al benessere, ecc.., non sono loro riconosciuti pur

essendo identici ai nostri, anzi, non lo sono proprio per tale motivo, in quanto a volte “in

concorrenza” con i nostri, e gli “animali” non hanno la forza per sostenerli. Il compito di

sostenerli è stato assunto da una parte (per ora molto esigua) del genere umano, che – sensibile

verso le altre forme di vita senzienti – mossa dall‟empatia e da un generale senso di giustizia, ha

abbracciato la causa della loro liberazione.

Dal lato sociale potremmo quindi dire che il movimento antispecista non è

rappresentativo di una condizione di malessere diffusa tra la maggioranza degli umani. La

maggioranza degli umani non soffre oggi per lo sfruttamento dei non umani, anzi, ne trae

(illusoriamente) vantaggio. Tale realtà impedisce quindi di considerare l‟antispecismo una causa

che possa avere adesso la solidarietà delle masse, come è avvenuto per lo schiavismo, il sessismo,

il razzismo o – a livello più politico-economico – la rivoluzione francese, il socialismo, il

comunismo, e via dicendo. E‟ una causa nobile, ma che tuttavia “va contro”, nella attuale visione

antropocentrica del mondo, gli interessi economici e spirituali della maggioranza della

popolazione. La credenza popolare, almeno nel nostro paese, è infatti che gli animali non umani

siano stati “fatti per l‟uomo” e che l‟uomo abbia il diritto di sfruttarli per i propri fini… (2).

Ovviamente non è così, vuoi perché certe credenze sono frutto di visioni del mondo

arcaiche anche connesse alla sopravvivenza umana in paesi altamente inospitali per gli umani,

vuoi per le scoperte della scienza dell‟evoluzione, e di quella dell‟alimentazione che ha dimostrato

(se ancora ve ne fosse stata la necessità) che oggi l‟essere umano può fare a meno, senza che ciò

danneggi la sua salute, di cibarsi di prodotti di origine animale. In sintesi, che la rinuncia allo

sfruttamento dei non umani e il conseguente allargamento della sfera morale umana a

comprendere anche i non umani è un processo culturale inarrestabile e inevitabile.

Né altre opzioni quali la rivoluzione armata (principi pacifisti a parte) sarebbero

risolutive in quanto - come sopra accennato - l‟antispecismo è attualmente un movimento

culturale che – pur prescindendo dallo status sociale degli attivisti – è antitetico rispetto agli

interessi economici ed alle credenze religiose della maggior parte della popolazione, non solo

europea, e lo sarà forse ancora di più con l‟aumento dell‟immigrazione dai paesi islamici.

B) Strategie e tattiche.

Per strategie intendiamo l‟individuazione di una serie di iniziative coordinate volte a

raggiungere degli obiettivi, lasciando alle tattiche la scelta del come agire nell‟ambito di tali

iniziative.

56

Ci rivolgiamo qui a iniziative che dovrebbero dare un‟impronta generale al

movimento antispecista, e che potrebbero avere successo ove adottate più o meno

contemporaneamente da molte associazioni, in modo da costituire una sorta di “progetto

comune”. Le difficoltà di sviluppare iniziative “comuni” a livello nazionale è peraltro nota, per cui

si prescinde in generale da tale ipotesi. Peraltro, riteniamo non essenziale che le iniziative siano

svolte in modo associativo, dando maggiore importanza, a nostro avviso, al “momento” nel quale

vengono svolte, anche se con modalità diverse.

Strategia generale.

In conseguenza di quanto sopra, è evidente come l‟ostacolo primario alla diffusione

e realizzazione dell‟ideologia aspecista sia la cultura antropocentrica, base della filosofia non solo

occidentale, e di diffuse credenze religiose. A ciò si aggiunge, quale inevitabile conseguenza, la

globalizzazione consumistica grazie all‟appoggio dei governi delle nazioni più sviluppate, che non

lascia alternative, per ora, ad una concezione diversa della struttura produttiva e quindi della

società umana. Di tale concezione si sono appropriati i partiti politici dominanti, ancorati al

principio dello sfruttamento di ogni risorsa, umana e non umana, essenzialmente a scopo di lucro,

sebbene sotto diverse forme e sfumature. Non è quindi realistico pensare che da tale concezione

della struttura produttiva possa provenire – se non per casi individuali ed in forme assai limitate –

alcuna vera visione dell‟ideologia aspecista.

Per giungere ad una società tendente non allo sfruttamento bensì alla solidarietà ed

alla cooperazione anche interspecifica è quindi necessario modificare la cultura antropocentrica

dominante, la quale impone la società dei consumi e di conseguenza il sistema della produzione,

dal quale dipende a sua volta la struttura politica e sociale, e quindi la legislazione. In un circolo

vizioso che sembra nascere da quest‟ultima, ma origina in effetti da un desiderio di prevaricazione

insito nell‟antropocentrismo.

Pertanto, occorre agire strategicamente su tre piani, o aspetti: in primis quello

culturale, quindi quello politico-sociale, ed infine quello legislativo. Sebbene non necessariamente

in tale stretta sequenza a livello di singole iniziative. Ne abbozziamo l‟analisi in tale ordine, che

pare quello più logico e paradigmatico, benché altri scenari potrebbero permettere approcci

diversi.

Circa le tattiche, la nostra preferenza va alla non violenza, per cui rimandiamo a

quanto ci ha tramandato in merito Aldo Capitini (3), in coerenza ai principi stessi dell‟ideologia

aspecista. Rimarchiamo solo come il fine non giustifichi i mezzi, e che le battaglie “non violente”

includono anche la non collaborazione, l‟obiezione di coscienza, e ciò che Gandhi ha inteso con “

satyagraha” (da Satya = verità, e agraha = fermezza). Queste tecniche (o tattiche) hanno un peso

determinante. Almeno come forza di diffusione del pensiero, in quanto, come sopra accennato, per

l‟antispecismo non si lotta ancora per un sentimento diffuso tra la popolazione, bensì per la sua

accettazione.

B.1) Piano culturale.

Sul piano culturale l‟obiettivo strategico mira alla diffusione dell‟ideologia aspecista

e all‟abbandono dell‟antropocentrismo, avendo come obiettivo primario la rivoluzione dei

consumi, quale mezzo (v. Strategia generale) per giungere al cambiamento della produzione, le cui

modalità influenzano il sistema politico-sociale, e finalmente le norme giuridiche.

57

I mezzi su cui oggi si basa la formazione della cultura nella società occidentale sono

essenzialmente l‟insegnamento ed i mass media. Ovviamente tali “mezzi” sono gestiti dai poteri

che vi stanno dietro, ossia la Chiesa cattolica, le istituzioni (Governo e Parlamento), i partiti

politici, e l‟economia (le grandi associazioni industriali). La cultura assimilata nel corso

dell‟istruzione scolastica e nella vita sociale costituisce la base fondante dell‟etica intra ed

interspecifica. I mass media, su cui si basa altresì la diffusione della cultura sono l‟editoria

(quotidiani, libri) e la radio-televisione. Internet è un mezzo ad accesso decisamente limitato

(anche per legge) che non consente di raggiungere la maggioranza dei cittadini. Tuttavia i social

network ora permettono una buona diffusione dei messaggi. Il movimento antispecista ha solo a

disposizione quest‟ultimo mezzo per agire senza investire capitali, oltre ovviamente ad una minima

parte dell‟editoria, e alcune iniziative sociali che hanno peraltro un peso molto limitato.

Per la diffusione dell‟ideologia aspecista è quindi necessario per il momento

sfruttare al massimo Internet, ma occorre utilizzare il prima ed il più possibile la radio-televisione

e l‟editoria. Un progetto comune per la gestione cooperativa di un settimanale, di un quotidiano, o

di una rete televisiva darebbe un fortissimo impulso al raggiungimento dell‟obiettivo. Il mezzo col

quale attuare tale progetto potrebbe essere la creazione di una forma cooperativa tra le

associazioni. Ciò però richiede risorse a tempo fisso, con relativi finanziamenti pubblici e privati,

notevoli spese, e intenti univoci, che rappresentano il vero problema.

A livello strategico, la rivoluzione dei consumi non può essere realizzata tramite la

semplice diffusione del messaggio aspecista. Occorre anche intervenire sugli utilizzatori finali dei

beni di consumo per aiutarli nel passaggio dalla teoria alla pratica. Ossia nelle scelte etiche.

Indicare tali scelte con il termine “stili di vita” è efficace, ma certamente non è esaustivo

dell‟ideologia aspecista, che va al di là di tale semplice concetto. E‟ comunque necessario

affrontare l‟argomento delle scelte etiche, in quanto i maggiori ostacoli provengono proprio

dall‟opposizione del “sistema” al cambiamento dei consumi. Ossia dalla strategia messa

logicamente in atto dal sistema produttivo per screditare l‟ideologia aspecista, come ad esempio il

costante riferimenti ad eventuali quanto inesistenti “rischi” del vegetarismo, la necessità della

vivisezione per il progresso della scienza e della medicina, ecc..

Concentrare la lotta antispecista sulla contestazione della filiera alimentare o

chimico- farmaceutica, quindi dagli allevamenti alla vendita dei prodotti, filiera protetta da leggi

speciali, non porterebbe ad alcun vantaggio, non potendola eliminare. Al massimo la si potrebbe

dislocare, con aumento (forse) dei costi. Le manifestazioni contro le aziende della filiera (dagli

allevamenti intensivi alla vendita di carni) non sono infatti utili per farle chiudere, e possono essere

controproducenti in quanto molte persone vi lavorano, e la maggioranza della popolazione ne

utilizza i prodotti. Tuttavia, azioni mirate allo scopo di disturbare tale filiera basate sulla

inosservanza delle regole poste dal sistema per blandire – con la scusa dell‟attenzione posta al

“benessere” degli animali non umani in attesa della loro “utilizzazione finale” – sono utili per

sollecitare nella popolazione l‟empatia e la compassione verso alcune specie, sempreché tali azioni

non si risolvano nella difesa di alcune specie a danno di altre, o vengano utilizzate in senso

demagogico.

Sarebbe pertanto molto più efficace e a livello strategico ridurre la domanda dei

beni che tali filiere alimentano, costringendo le imprese a rinunciare alla loro produzione, in

parallelo ovviamente alla rivoluzione culturale e quindi politica che richiede tempi assai lunghi.

Gli obiettivi di tale strategia sono peraltro ben noti: l‟alimentazione (vegetarismo), i

farmaci allopatici, le sostanze chimiche e la ricerca , (antivivisezionismo), i beni di consumo

(prodotti cruelty-free), la morale pubblica (circhi, zoo, mostre itineranti, spettacoli con uso di

animali), ecc.

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In merito all‟alimentazione, gli sforzi andrebbero concentrati sul vegetarismo ed il

suo necessario riconoscimento a livello istituzionale (scuole, ospedali, uffici pubblici, ecc..) quale

diritto delle minoranze ad una dieta coerente con le convinzioni etiche di parte della popolazione.

Altrettanto dicasi per i farmaci, le sostanze chimiche, e la ricerca. Anziché

concentrare gli sforzi sugli allevamenti o sui laboratori di vivisezione (imposti praticamente dalle

normative UE, salvo quelli universitari a fini di ricerca), e fatte le debite eccezioni per

l‟inosservanza delle “regole” del sistema, occorrerebbe concentrarli sugli utilizzatori finali dei

prodotti, affinché si indirizzino il più possibile verso la prevenzione, la medicina alternativa o i

farmaci “generici” (4).

Analogamente, per quanto riguarda gli spettacoli, in particolare per i circhi che

usano animali, dal momento che l‟attività circense è legale (salvo in caso di maltrattamenti palesi),

è più utile sensibilizzare i Comuni i quali ne permettono l‟attendamento senza severi controlli,

magari sperando nell‟indotto economico, e gli “utilizzatori finali” ossia gli insegnanti che vi

accompagnano le scolaresche e i cittadini che assistono agli spettacoli.

Per quanto riguarda le tattica, ossia il modo col quale realizzare la strategia, si fa

perno in questo caso, ovviamente, sulla comunicazione.

I principi che ispirano l‟antispecismo , vedi il Manifesto per un‟etica interspecifica

(5), ossia diritto alla vita, alla libertà al rispetto, al benessere ed alla non discriminazione, più

delle sue applicazioni pratiche (vegetarismo, consumo etico) sono da preferirsi in assoluto come

messaggio.

Gli attivisti sono infatti a volte sotto accusa per “estremismo”, e uso di “argomenti

indiretti”. Un esempio per tutti è l‟uso del “terrorismo ecologico” basato sull‟effetto serra

derivante in gran parte dagli allevamenti intensivi. Sarebbe certo meglio se fosse basato sull‟uso di

“argomenti diretti” (l‟ingiustizia morale dello sfruttamento), onde evitare anche le classiche

obiezioni dovute alla mancanza di coerenza (purtroppo) di alcuni attivisti (es.: portare scarpe e

cinture in pelle, creare nicchie di mercato generate dalla cultura cruelty-free, comportarsi in

maniera settaristica identitaria, ecc.) (6). Senza peraltro, abbandonare gli argomenti indiretti, che

andrebbero citati come effetti “non limitanti”. Infatti esistono, e non si può né si deve negarne la

presa di coscienza. Il vegetarismo ad esempio non dovrebbe essere invocato come stile di vita

salutare, bensì etico e tuttavia “non negativo” da lato salutistico. Ignorarne il lato salutistico con

un “non ci riguarda” è ovviamente controproducente. Così l‟astinenza dalla dieta carnea non

dovrebbe essere proposto come mezzo per ridurre l‟effetto serra, bensì come comportamento etico,

tuttavia “non negativo” per l‟ecologia globale.

E‟ sufficiente rovesciare l‟argomento indiretto, da “positivo” in “non negativo”.

Ossia, non dire “fa anche bene alla salute”, bensì “non nuoce affatto alla salute”. Tralasciare o

mettere in secondo piano le conseguenze positive di una alimentazione non “veg” potrebbe

peraltro sembrare riduttivo, ma occorre essere realisti, e pensare che non sono questi gli argomenti

dell‟antispecismo, anche se possono essere importanti.

Ancora, lo stile comunicativo dovrebbe essere chiaro, ma non offensivo, come già

affermato (1). Anziché accusare gli altri di “sbagliare”, sarebbe meglio far loro capire che sono

“vittime del sistema”, “obbligati a uccidere.” (6).

Occorre anche sempre ricordare che gli animali sono esseri senzienti, quindi non

“oggetti” ma “soggetti”, dimostrando la loro capacità di provare emozioni e il loro altruismo (di

casi ce ne sono a volontà ..), inducendo pertanto il principio che i non umani possono (e devono)

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essere inclusi nella nostra sfera morale, per cui ne nascerà un obbligo morale nei loro confronti

(cfr. 4). I mezzi per “difendersi” dai loro “attacchi” (ad es. topi, nutrie, piccioni) non devono

pertanto essere violenti, ma “dissuasivi”.

B.2) Piano politico-sociale.

Oltre a quanto sopra, con la premessa che fino a che la popolazione non abbraccerà

in maggioranza l‟etica aspecista, modificando i consumi, sarà ben difficile che i politici si schierino

da tale parte, condividiamo inoltre l‟opportunità di una teoria sociale aspecista (6) come strategica

alla causa, coinvolgente quindi anche gli umani, in termini di lotta alla sfruttamento e per la

giustizia sociale. Si darebbe così una base sociale ad una causa che di sociale per ora, ha solo

l‟allargamento della sfera morale umana ai non umani, senza preoccuparsi – apparentemente - del

benessere comune. Ma lo sviluppo di una teoria sociale aspecista è anche il fine ultimo al quale

l‟antispecismo deve approdare, tramite una dialettica i cui principi affondano le radici nelle teorie

sociali sviluppatesi con alterne fortune fin dai secoli scorsi. Dalle esperienze maturate, e dagli

effetti nefasti di un liberismo globale senza regole dovrà infatti sorgere una nuova visione politica

della società nella quale tutti gli esseri senzienti trovino il riscatto da millenni di sfruttamento.

Le linee principali di tale teoria sociale non possono però limitarsi al “vivi e lascia

vivere”, o altre formule più o meno passive. Pur nella estrema attuale difficoltà di trovare un

“modus vivendi” che accomuni interessi umani e non umani, l‟etica aspecista non prevede infatti

un “aparteit” tra le specie, impossibile del resto da attuare stando nella stessa “scialuppa” del

nostro piccolo mondo. Ha invece fiducia nella scienza e nel metodo scientifico, quello stesso che

nel passato ha scacciato i fantasmi della superstizione pur aprendo purtroppo agli eccessi

cartesiani. E‟ suo compito ora e in futuro aiutare la specie umana a trovare un dialogo con le altre

specie, abbattendo il muro della non-comunicazione.

Dal riconoscimento delle “intelligenze plurime” (7) e dalla comunicazione con loro

dovrà sorgere un accordo ed una collaborazione, per estirpare la violenza dalla lotta per la

sopravvivenza. Dal “lavorare con” si potrà passare al “lavorare insieme” agli animali. In una

forma di cooperazione interspecifica che renderà giustizia all‟ecologia offesa

dall‟antropocentrismo. La scienza sta peraltro studiando la mente dei non umani, ma già le

scoperte sono incredibili, e la via verso la comunicazione è aperta. Abbiamo milioni di “compagni

di viaggio”. Solo, non sappiamo ancora comunicare con loro.

Fornire una strategia a queste considerazioni significa aprire un progetto mondiale

di rivisitazione dell‟ecologia, senza sottintendere un ritorno alle origini dove la cooperazione con

le altre specie era casuale o coercitiva, bensì utilizzare la scienza per innovare un processo che ha

permesso lo sviluppo della vita sul pianeta. Da questo progetto, che vedrebbe le altre specie non

più “competitive” ma “cooperative”, potrebbe forse nascere quella teoria sociale aspecista che

porterà il movimento a diventare la forza politica del futuro.

Dal lato strategico, la creazione di un movimento politico antispecista, quindi

ideologico, illuminato da una teoria sociale aspecista quale condizione necessaria e sufficiente alla

sua presentazione, parrebbe utile solo ove potesse fungere da “ago della bilancia” della politica

(tralasciamo gli orizzonti geografici), raggiungendo la soglia del 4% oggi imposta per la

rappresentanza parlamentare. Tuttavia, dato che ben difficilmente avrebbe il supporto dei partiti

attuali, verrebbe ad essere sempre in minoranza.

Un movimento politico antispecista “non trasversale”, ossia politicamente troppo

ideologico, specie nell‟attuale situazione economica, avrebbe quindi ben poche possibilità di

influenzare la politica e la legislazione nazionale. Meglio quindi un movimento più aperto, almeno

all‟inizio. Un caso particolare è rappresentato dall‟Austria, dove grazie ad una congiuntura

60

politica favorevole (la conquista di quasi il 50% dei parlamentari da parte di soggetti politici

favorevoli a certe iniziative antispeciste come i circhi e l‟allevamento delle galline ovaiole in

batteria) è stato possibile negli anni scorsi vietare l‟utilizzo di animali selvatici nei primi e abolire

tali strutture.

Dal lato tattico, occorrerebbe pertanto il sorgere di un soggetto politico con una

discreta apertura ideologica, specie inizialmente, per poter accogliere contributi bi-partisan.

Potrebbe peraltro favorire la creazione di un mezzo di comunicazione di massa. Una particolare

attenzione andrebbe posta contro i rischi derivanti da una naturale frammentazione degli interessi,

affinché non sia dilaniato da divergenze interne, dal corteggiamento e dai ricatti delle lobby e

degli altri partiti, o dall‟opposizione di associazioni “opinion leader”, diventando così “parte del

sistema”.

In alternativa, o in aggiunta, l‟infiltrazione nei partiti tradizionali di attivisti

antispecisti potrebbe portare a discreti risultati, e non è detto che ciò non avvenga con l‟andare del

tempo a causa della diffusione dell‟ideologia aspecista.

B.3) Piano legislativo.

Livello comunitario.

Le normative degli Stati membri della UE, e quindi anche dell‟Italia (art. 117 della

nostra Costituzione), sono vincolate a quelle comunitarie (vedi allevamenti, vivisezione,

macellazione, caccia, pesca, ecc.), ed è quasi impossibile modificare la legislazione nazionale (se

si escludono alcuni argomenti come i “maltrattamenti”, non ancora regolamentati a livello UE)

senza modificare le relative normative UE. Occorre inoltre precisare che le normative UE (specie

per i test sugli animali non umani) sono vincolate a quelle emanate dall‟OCSE (l‟Organizzazione

per la cooperazione e sviluppo economici, alla quale appartengono i maggiori paesi

industrializzati).

Al fine di chiarire i meccanismi che stanno dietro alle normative UE, occorre

ricordare che i Trattati della UE sono semplici accordi tra Stati (e non una carta costituzionale

come si sarebbe voluto prima del Trattato di Lisbona), e sono orientati all‟allineamento delle

legislazioni nell‟ambito UE, specie dal lato commerciale. Non impongono ovviamente nulla di

obbligatorio, nel senso che se uno Stato non desidera partecipare a certi scambi, o sviluppare certe

produzioni, è libero di farlo. Ma se si intende commerciare con le altre nazioni della UE, o

dell‟OCSE, ovvero produrre certi beni a fini di esportazione, si deve osservare quanto prescrivono

le normative. Questo vale anche per chi volesse importare negli Stati della UE certi beni o servizi.

Secondo il regolamento europeo REACh del 2007, le sostanze chimiche prodotte al

di fuori della UE non potranno entrare nel mercato comunitario se non ne rispettano i requisiti.

Ciò fa anche capire il motivo per il quale gli USA hanno preso le distanze dai test su animali

imposti dalla UE per le sostanze chimiche già “esistenti”, ossia utilizzate da sempre, lanciando un

loro progetto non basato su test con uso di animali, che però avrà tempi molto lunghi.

Le normative UE si dividono in “regolamenti” (obbligatori, contrassegnati da

numero/anno) e le “direttive” (meno coercitive, contrassegnate da anno/numero, che vanno

recepite nelle leggi dei singoli Stati con opportuni adattamenti). Per fare un esempio, se l‟Italia

volesse vietare la vivisezione per i test sui cosmetici (esclusi dalla direttiva 2010/63 all‟art. 1

comma 6) lo potrebbe fare! Ma allora non potrebbe produrre né vendere le sostanze destinate a

tale scopo.

Per i cittadini comunitari, sono possibili tre azioni legali:

61

- la petizione, da rivolgersi alla Commissione UE (che ha potere propositivo verso il

Parlamento),

- il ricorso alla Corte di Giustizia UE (Lussemburgo) se le norme emesse sono ledono

direttamente un cittadino, organizzazione o Stato comunitario (tramite un avvocato a ciò abilitato);

- la proposta “popolare” di legge comunitaria. Quest‟ultima, che prevede almeno 1 milione

di firme, sarà uno strumento da utilizzare, almeno a livello di espressione di volontà dei cittadini!!

Queste azioni non hanno comunque alcuna efficacia immediata, se non quello di

rendere nota l‟opinione dei cittadini o degli Stati alle istituzioni comunitarie, nella speranza che

esse accettino il ricorso o la proposta.

Livello nazionale.

A livello nazionale invece, ove le leggi non provengano da normative comunitarie, è

possibile che azioni mirate portino a dei miglioramenti, sfruttando le contraddizioni insite nelle

norme e gli interessi dei politici nella fase elettorale, come è successo in Austria per il divieto dei

circhi con animali, sebbene in condizioni molto più favorevoli dal lato politico.

Esistono tre tipologie di interventi legislativi a livello nazionale che riassumiamo

brevemente:

- la proposta di legge popolare (50.000 firme);

- il referendum popolare <abrogativo> di leggi (o parti di leggi) già esistenti (500.000

firme);

- la proposta di legge parlamentare: PDL per la Camera, DDL (Disegno di legge) per il

Senato.

La proposta di legge popolare non viene peraltro mai presa in considerazione.

Giacciono a decine in parlamento. Occorre pertanto un forte appoggio politico per proporla.

Il referendum per abrogare parti di leggi o intere leggi é ora chiaramente

improponibile, data la sua complessità (500.000 firme autenticate) che richiede uno sforzo

organizzativo degno di un vero partito nazionale. Ma anche se fosse possibile riuscirci, i testi

abrogati non dovrebbero provenire dalla UE e si deve raggiunge il quorum del 50% + 1 degli

aventi diritto al voto alla Camera dei Deputati affinché sia valido (art. 75 della Costituzione).

Le leggi dello Stato hanno la priorità su quelle regionali (art. 117 della

Costituzione), salvo in materie molto specifiche, come la ricerca scientifica, dove vige la

“concorrenza” tra Stato e Regioni, ma spetta comunque sempre allo Stato la fissazione dei

“principi generali” (a volte lo Stato scende anche nei dettagli, come nel caso del recepimento di

leggi comunitarie).

Circa le PdL o i DDL dei parlamentari, si possono sempre depositare alla Camera o

al Senato delle proposte di legge per iniziativa di alcuni politici, sia per richiedere la modifica, sia

il varo di leggi nazionali, o emendamenti alle direttive UE all‟atto del loro recepimento nel nostro

ordinamento giuridico. La richiesta fatta alle Camere ed al Governo con la “Lettera aperta alle

Istituzioni” del 17 febbraio 2012 per gli emendamenti al recepimento della direttiva 2010/63 da

parte del Movimento Antispecista e delle associazioni firmatarie è il tipico caso di sollecitazione ai

politici di interventi legislativi tramite proposte di legge. Tuttavia, anche ove alcuni politici

raccolgano le richieste loro pervenute, e ne facciano oggetto di una loro specifica proposta di

legge, non è affatto detto che tali proposte siano poi messe all‟ordine del giorno dalle Camere, e

tantomeno siano successivamente discusse e approvate. Possono (ed in generale così avviene)

giacere negli archivi per anni, fino a che con il cambio della legislatura (nuove elezioni)

decadranno!

62

E‟ pertanto chiaro come le iniziative legislative (lettere, petizioni, ecc..) delle

associazioni (se non sorrette dalla volontà della maggioranza parlamentare) non abbiano alcun

peso nel pilotare le decisioni delle Istituzioni. Tuttavia, azioni mirate e limitate possono ottenere

risultati se opportunamente pubblicizzate ed effettuate in momenti opportuni.

E‟ quindi importante esaminare in dettaglio le normative, per individuare il loro lato

debole, onde effettuare azioni mirate per chiederne la modifica. Senza accontentarsi ad esempio di

leggi tipo la 189 del 2004, che punisce i maltrattamenti (escluse le leggi speciali) e fa salvi quelli

previsti dalle manifestazioni “storiche e culturali” approvate dalle Regioni!

Dovrebbero infatti sempre essere tenute presenti, per richiederne la modifica, le

“dissonanze cognitive” (o ipocrisie) delle normative che discriminano le specie in base al grado di

empatia che esse suscitano nell‟essere umano, e che identificano lo specismo di secondo livello

(vietato toccare cani e gatti e scimmie, ma morte ai vitelli, ai conigli, ai topi, ai porcellini d‟India,

ecc.). Segno evidente di una tendenza verso l‟etica aspecista che si sta diffondendo ma che ancora

non è stata del tutto compresa, ovvero di chiare “alleanze”.

Circa le strategie per il raggiungimento dei risultati, premesso che appare inutile

anche qui agire sugli anelli delle filiere (allevamenti, laboratori, industrie chimico-farmaceutiche o

chimiche), se protetti da normative UE, le uniche iniziative che potrebbero produrre dei risultati

riguardano la diffusione dei nomi dei parlamentari (nazionali o europei) che votano leggi speciste,

in modo che i cittadini possano intervenire in fase elettorale (ove ne abbiano la possibilità).

Ricordiamo a tale proposito l‟associazione francese L214 che nel febbraio 2012 ha creato un sito

contenente le foto e le opinioni dei prossimi candidati all‟Eliseo! Occorrerebbe quindi fare la

stessa cosa, a livello nazionale ed anche europeo!

Considerando poi che nessun partito attuale è motivato verso una politica aspecista,

le associazioni dovrebbero proporre dei candidati ai cittadini ove venisse modificata la legge

elettorale nel senso di poter nuovamente votare le preferenze.

Un altro aspetto strategico consiste il non guardare solo il singolo caso di

maltrattamento, bensì la norma che lo ha permesso. Molti spettacoli televisivi si soffermano su casi

pietosi, distraendo i cittadini dalla vera causa: l‟impunibilità dei reati dovuta alle leggi attuali. I

politici ringraziano!

Infine, occorre inoltre stare molto attenti alla fase di recepimento delle normative

UE, in quanto è in tale momento che è possibile apportare eventuali modifiche migliorative! Una

volta che tali norme son recepite nell‟ordinamento giuridico degli Stati membri è infatti molto più

difficile intervenire.

Chiedere poi ai parlamentari nazionali o ministri di abrogare o ignorare normative

UE è chiaramente un atto inutile e controproducente, anche se fatto in buona fede, perché genera

nei cittadini false aspettative, e falsi giudizi, e nei parlamentari la convinzione chi fa la richiesta

non sia in grado di comprendere ciò che chiede.

Ogni obiettivo deve quindi essere studiato ed analizzato nelle sue componenti

culturali e giuridiche, da mondiale (OCSE) a comunitario (UE), a nazionale (Italia).

Per quanto riguarda le tattiche, il messaggio deve essere fatto pervenire ai politici

“direttamente”, con le indicazioni precise delle norme che possono (in relazione alla gerarchia

suddetta) essere abolite o modificate . A livello nazionale, ciò non è possibile in quanto si tratta di

630 parlamentari! Ci si può però riferire ai Capi gruppo (v. sito Internet Camera e Senato). A

livello europeo sarebbe invece possibile contattarli singolarmente, essendo meno numerosi.

63

Ricordiamo tutti le penose giustificazioni “ex post” dei membri italiani del Parlamento Europeo

che hanno votato a favore della direttiva 2010/63 perché “non sapevano cosa stessero facendo!”.

Da ultimo, è opportuno sensibilizzare i politici con una lettera di richiesta scritta

(via posta ordinaria raccomandata). L‟azione collettiva (più firme sulla stessa lettera) è comunque

da preferirsi, in quanto semplice da fare e di maggior effetto. Ovviamente senza “trattare”, se

trattare significa avere a disposizione un‟area discrezionale entro la quale muoversi con minori o

maggiori risultati. Nessuna concessione a ciò che è legittimamente ottenibile deve essere fatta!

Sintesi.

Riassumendo, le strategie e le relative tattiche per la diffusione dell‟antispecismo e

per concretizzarne le aspettative da parte del movimento antispecista inteso come forza sociale

possono essenzialmente svilupparsi intorno a tre piani (o aspetti) fondamentali. Quello culturale, al

fine di modificare o per lo meno contenere la concezione filosofica antropocentrica, base dello

sfruttamento indiscriminato della natura e di tutte le specie, che determina la predazione

ingiustificata del vivente e la modalità di produzione dei beni di consumo. Quello politico, al fine di

denunciare la relazione esistente tra sfruttamento inter ed intraspecifico, ed indicare la strada dello

sviluppo della società umana sulla base della cooperazione - e non del conflitto - tra la natura e le

altre specie incluso l‟uomo. Quello legislativo, per adeguare il più rapidamente possibile le norme

giuridiche al livello culturale della società. Il paradigma individuato come strategia per il

cambiamento, ossia cultura, politica e legislazione, non va comunque inteso in senso strettamente

sequenziale, considerato che le risposte del sistema alle sollecitazioni sui vari aspetti non vanno

necessariamente di pari passo.

Sintesi delle strategie e tattiche proposte.

a) Piano culturale:

Strategie:

- diffondere primariamente i principi aspecisti, e secondariamente le applicazioni pratiche

(vegetarismo, prodotti cruelty-free, medicina alternativa, farmaci generici, no caccia, ecc..);

- convincere l‟utilizzatore finale piuttosto che contestare gli anelli della “filiera”, protetti

dalle norme del sistema, salvo casi di violazioni palesi di tali norme;

Tattiche:

. utilizzare mezzi di comunicazione di massa (Internet, stampa, canali radio o TV);

. migliorare la comunicazione e lo stile comunicativo tramite:

. utilizzare in primis “argomenti diretti”, ossia etici e non utilitaristici;

. riferirsi ad “argomenti indiretti”, ossia utilitaristici, solo in senso “non negativo” (es. il

vegetarismo “non nuoce alla salute”..);

. riferirsi anche agli umani come “vittime del sistema”;

.includere i non umani nella sfera morale umana, quali soggetti capaci di provare emozioni

e soffrire;

.proporre mezzi “dissuasivi” per risolvere eventuali “conflitti”interspecifici.

b) Piano politico:

Strategie:

- inglobare la filosofia aspecista in una “teoria sociale” che preveda un analogo rispetto

per umani e non umani;

- indirizzare la ricerca scientifica alla comunicazione con le specie ed alla cooperazione

ecologica interspecifica;

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Tattiche:

. organizzare un movimento politico antispecista ideologicamente “aperto”;

. prevenire i rischi di spaccature interne e di assuefazione al “sistema”;

c) Piano legislativo:

Strategie:

- studiare ogni obiettivo dal lato socio-culturale e legislativo (Stato/UE/OCSE);

- privilegiare interventi su norme che limitano o riducono il senso etico dei cittadini;

- prestare la massima attenzione alle direttive UE all‟atto del recepimento;

- concentrare l‟attenzione sulle norme piuttosto che sui fatti (ad esse conseguenti);

- combattere la “dissonanza cognitiva” delle leggi (contraddizioni, specismo di 2° livello);

- sensibilizzare i politici con azioni mirate e dirette a loro personalmente o al loro gruppo;

Tattiche:

. diffondere elenchi di politici specisti ed antispecisti;

. proporre candidati alle elezioni;

. effettuare richieste precise, ottenibili legittimamente, senza “trattare”;

. non richiedere atti legislativi irrealizzabili (contrari alla Costituzione, ai regolamenti UE,

o al senso generale delle direttive).

C) Ipotesi di interventi.

Tralasciamo in questa sede, al fine di tentare un‟esemplificazione di alcune delle

strategie proposte, argomenti di più ampio respiro quali la diffusione dell‟ideologia aspecista,

nonché l‟aspetto politico. Proviamo invece a concentraci su due tematiche “calde”, ossia la

vivisezione, e i circhi, per le quali potrebbe esserci la possibilità, stante l‟attuale livello di

sensibilizzazione dei cittadini e di alcuni politici, di ottenere dei risultati nel medio andare.

C.1) Vivisezione.

Piano culturale.

L‟approccio culturale alla lotta antivivisezionista, più che basarsi sulla

contestazione non violenta alla “filiera”, protetta dalle leggi speciali europee e nazionali,

dovrebbe tendere all‟aspetto etico del problema, diffondendo la conoscenza dell‟etologia per far

comprendere la capacità dei non umani (tutti) di provare dolore ed emozioni, evitando lo specismo

di secondo livello (no cani, gatti e primati, sì tutti gli altri…).

Un parallelo con l‟utilizzo degli umani da parte di altre specie (per ora non note..),

magari extraterrestri, farebbe subito capire il problema etico.

Quanto sopra non esclude affatto la contestazione alla “filiera”, giusta e necessaria

per tenere vivo ed anzi aumentare il “conflitto sociale” non violento in merito alla vivisezione,

senza il quale le forze politiche e parlamentari, specie nella situazione attuale, non presterebbero

alcuna attenzione alle istanze antispeciste. Solo, non è sufficiente mettere sotto pressione gli anelli

della filiera vivisezionista per raggiungere l‟obiettivo, anche se le iniziative sono in parte condivise

dalla popolazione. Occorre che ogni azione sia accompagnata da argomentazioni ragionate, che

non si basino solo sull‟empatia e la compassione per “alcuni” animali non umani, bensì per tutti. E

da proposte specifiche sul piano legislativo (v. oltre) al fine di rimuovere “a monte” (UE) le

barriere poste dalle lobby industriali e commerciali a difesa del sistema, per poi scendere “a valle”

(Stati membri) e demolire la legislazione specista a livello nazionale.

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Quale applicazione pratica di tale concetto, per i farmaci, è proponibile il ricorso

alla medicina alternativa, o – al limite - all‟utilizzo di farmaci “generici”, per evitare che vengano

prodotti nuovi farmaci specifici in loro sostituzione come accennato in precedenza (4), facendo

strage di animali umani e non umani. Per gli altri prodotti, l‟unica alternativa è ovviamente il non

utilizzo di prodotti chimici nuovi, inclusi i cosmetici, preferendo quelli più antichi e tradizionali.

Dal lato della ricerca, occorre sensibilizzare l‟opinione pubblica sulla necessità di

una ricerca etica, che non utilizzi esseri viventi, bensì materiale organico disponibile negli ospedali

(parti di organi, tessuti, ecc..) o nelle cliniche veterinarie. In altre parole, solo metodi “sostitutivi”,

in quanto quelli c.d. “alternativi” comprendono anche, e principalmente, esseri viventi o uccisi a

tale proposito (sperimentazione “in vitro”). Occorre inoltre individuare nuove strategie di ricerca

che mirino a risolvere il problema „a monte‟, in quanto gli interventi „a valle‟ non sono risolutivi.

La richiesta della creazione di una industria di stato che si occupi di tali problematiche

sarebbe un‟ottima iniziativa strategica!

L‟inutilità della vivisezione per la sperimentazione di nuovi farmaci o sostanze

chimiche , in quanto i risultati dei test pre-clinici sui non umani non sono trasferibili agli umani, è

poi senza‟altro a livello tattico un argomento indiretto fondato. Specie per i prodotti chimici, che

non vengono affatto testati anche sugli umani (v. Regolamento REACh del 2007). Tuttavia, va

affrontato non tanto nel senso utilitaristico della rinuncia a fini salutistici umani (in quanto

l‟abolizione di tali test è ininfluente ai fini umani, visto che non servono a tale scopo), quanto

appunto nel senso opposto, ossia che la rinuncia alla sperimentazione sui non umani “non impatta

sulla sicurezza” dei prodotti, non dando alcuna garanzia al riguardo.

Andrebbe inoltre precisato – per quanto riguarda i farmaci - che da una decina

d‟anni quelli nuovi devono anche essere testati sugli umani. Tali test, detti “clinici”, sono per ora

suddivisi in 4 fasi (su volontari sani, per la verifica della tossicità acuta, su malati ospedalizzati e

non, per quanto riguarda l‟efficacia, e infine all‟atto della commercializzazione). Solo i test più

complessi e pericolosi come la cancerogenicità, e la tossicità genetica e riproduttiva sono eseguiti

esclusivamente sui non umani. E poi ovviamente anche sugli umani, ma loro insaputa, nella fase 4,

finale, di commercializzazione.

L‟argomento indiretto della non attendibilità dei test pre-clinici a fini umani può

quindi servire ottimamente come risposta alle eventuali obiezioni agli argomenti diretti, ossia

all‟aspetto etico della vivisezione. Per ribadire che, comunque, testare (prima) sui non umani non

solo non serve a garantire la sicurezza, bensì rischia di escludere sostanze utili agli umani ed a

permettere il test su di loro durante la fase di commercializzazione, liberando il produttore da ogni

responsabilità. Il malato o utilizzatore finale del prodotto diventa quindi conscio di essere

anch‟esso vittima del sistema, ed a sua insaputa. Ciò pone il problema della produzione “etica” di

farmaci e sostanze chimiche, risolvibile (v. sopra) con i metodi “sostitutivi”. E‟ chiaro che nessun

metodo, tranne la sperimentazione sugli umani, può garantire questi ultimi da effetti collaterali, ma

proprio questa verità deve far aprire gli occhi sul vero scopo della vivisezione.

Piano legislativo.9

Da lato strategico, il problema va affrontato nel suo insieme, tenendo presente che è

primariamente un problema socio-politico nazionale e comunitario! Concentrare gli sforzi sulla

contestazione di stabilimenti di allevamento e laboratori di sperimentazione o vivisezione nazionali

non frutta quindi gran risultati, a meno che il Paese non sia libero di agire di propria iniziativa.

9 Si invita a consultare a tale proposito il documento ‘Sul superamento della s.a.’ disponibile sul sito

www.movimentoantispecista.org > Dossier.

66

Cosa che non é. Al massimo si sollecita così l‟opinione pubblica, la quale, disinformata sulla

situazione, non è un grado di giudicare. Inoltre, anche se uno stabilimento fosse dislocato fuori dal

paese, ciò non gioverebbe alle “cavie”, che verrebbero per di più trasportate da una nazione

all‟altra, anche considerando la recente direttiva 2010/63 (art. 2) ed il suo recepimento (d.lgs. n.

26 del 2014) che vieta agli Stati membri di opporsi a tali spostamenti ed utilizzi (art. 2). Infine, tali

azioni distolgono l„attenzione da ciò che avviene a livello legislativo, sia UE, sia nazionale, e da

possibili iniziative in tal senso.

Pertanto, parrebbe più logico concentrare la contestazione sui politici (ed i partiti)

che approvano tali norme a livello UE, magari scavalcando i principi dei Trattati, minando la

libertà degli Stati membri e dei cittadini su materie etiche, o che non si adoperano per inserire

nelle leggi nazionali di recepimento delle direttive ciò che invece potrebbero. Promettere cose che

non si possono ottenere è facilissimo, specie se gli elettori non sono informati.

E‟ quindi a Bruxelles, Strasburgo e Roma che occorre rivolgere le proteste, anche a

livello dei singoli politici, per smascherare quelli che non fanno quanto potrebbero, o che

approvano norme speciste potendole bocciare. La potenzialità di tal azioni non è ovviamente tale

da cancellare in blocco certe normative, ma una certa discrezionalità esiste, e sta agli attivisti

scoprirla e denunciare i politici per non averla sfruttata, al di là della protesta etica!

A livello tattico, occorrerebbe diffondere e mantenere vivo l‟elenco dei politici che

hanno votato contro la bocciatura di certe norme, o viceversa, e proporre ai cittadini e alle

istituzioni liste di candidati elettorali antivivisezionisti. Inutile peraltro rivolgersi ai ministri (per

nulla plenipotenziari), chiedendo loro di abolire la vivisezione. Meglio chiedere (premettendo

sempre lo scopo generale) ai capigruppo parlamentari (i quali rappresentano gli schieramenti

politici in Parlamento) modifiche legislative mirate e di effetto pratico, facendo loro capire che i

cittadini “sanno” e non vogliono trattare o rimettersi al “buon cuore” dei politici, riservando le

proteste più forti a livello UE.

Le iniziative mirate a specifiche azioni volte a contrastare la gestione delle aziende

della filiera vivisezionista (allevamenti, laboratori, ecc..) sono peraltro utili a mantenere vivo il

problema nella popolazione, ma ove siano basate sul riscontro di una non aderenza delle aziende

alle “regole” previste dalle normative, non possono ovviamente risolvere la questione, trattandosi

di eccezioni.

N.B.

Per quanto riguarda la direttiva 2010/63, ad esempio, la disposizione dell‟articolo 2

che vieta agli Stati membri di applicare misure più rigorose di quelli previsti dalla direttiva stessa

se non erano già previste nelle rispettive leggi nazionali prima del 9 novembre 2010 è assurda, e

non può essere giustificata da alcun motivo se non la volontà delle lobby di poter disporre di un

mercato uniforme, dove fare ciò che vogliono. E‟ il contrario di ciò che prevedeva a tale proposito

la direttiva precedente. Con ciò si vieta a livello nazionale che un Parlamento intervenga sulla

sperimentazione animale anche se in senso migliorativo ! Si potrebbe comprendere semmai il

contrario! Tra l‟altro, viola diversi punti dei Trattati UE10

. Dunque, dal lato strategico gli attivisti

dovrebbero opporsi a tale norma, e pretendere in primis dai politici (Governo) il ricorso alla Corte

di Giustizia della UE per far cancellare tale mostruosità, o il sostegno di una proposta di modifica

in tal senso da presentare (e far approvare) dalla Commissione UE. Successivamente, dovrebbero

fare la debita pressione sui politici a livello nazionale per rompere gli anelli della filiera e arrivare

10 Cfr. documento ‘Sul superamento della s.a.’ sopra citato.

67

così gradualmente al divieto “pratico” della vivisezione nel paese. Difficile, ma unica strada

percorribile, purtroppo.

C.2) Circhi.

Piano culturale.

Si è detto che occorre indirizzarsi all‟utilizzatore finale, a livello dei consumi, per

cui nel caso dei circhi (protetti da finanziamenti statali per legge..) è rischioso, salvo casi di

maltrattamenti evidenti, manifestare contro le strutture circensi in quanto tali (in particolare

citandone il nome!). Le famiglie infatti “si divertono” (basta ricordare che gli spettacoli con

animali selvatici sono trasmessi dalla TV nazionale) al circo “equestre”. Le manifestazioni contro i

circhi, a differenza di quelle contro la filiera della vivisezione utili a mantenere vivo il conflitto

sociale perché in gran parte condivise dalla popolazione, qui rischiano di essere infatti

controproducenti.

I media, i genitori, gli insegnanti e le istituzioni (es. i Comuni) che alimentano nei

bambini il “desiderio” del circo equestre senza svelarne le brutture, nonché gli stessi cittadini,

spettatori disinformati, dovrebbero essere invece l‟obiettivo strategico al quale indirizzarsi.

Gli argomenti diretti, ovviamente, riguardano in tal caso la capacità degli animali

non umani di soffrire per la loro prigionia, maltrattamenti a parte. La rinuncia allo “spettacolo”

non può essere qui vista sul piano utilitaristico, per cui non pare si ponga il problema degli

argomenti indiretti, salvo il considerare tale l‟insegnamento della “non violenza”. Semmai è vero il

contrario. Ossia, la visione di spettacoli violenti induce lo spettatore a diventare vittima del

sistema, diventando violento a sua volta. Ed è questo proprio l‟effetto che ha sui più giovani.

L‟argomento, sebbene indiretto, è qui peraltro non utilitaristico, bensì “altruistico”.

A livello tattico, azioni di massa mirate periodiche e costanti possono ottenere buoni

risultati. In questo caso, più che sui fatti occorrerebbe concentrare l‟attenzione sulla norma, in

quanto attaccabilissima (v. oltre, Piano legislativo).

Piano legislativo.

Per quanto riguarda i circhi, la legge nazionale 337 del 1968 “riconosce la funzione

sociale dei circhi equestri ..”, e di conseguenza a livello governativo si prevedono finanziamenti

pubblici per questo settore. Ciò genera la relativa lobby. Tale attività però non è protetta da

normative UE, ed esistono molte proposte di legge bi-partisan giacenti in Parlamento per la

dismissione graduale degli animali dai circhi! E‟ utile quindi – salvaguardando l‟aspetto

economico-finanziario dell‟attività circense quale forma di arte, e quindi tranquillizzando la

relativa lobby - concentrare gli sforzi sui partiti politici e sui capi gruppo parlamentari, affinché

approvino una proposta di legge che tenga in considerazione sia gli operatori sia gli animali. Così

come è utile sollecitare i Comuni ad applicare rigorosamente la legge e le raccomandazioni CITES,

per evitare che alcuni sindaci, attratti dall‟indotto economico, chiudano entrambi gli occhi.

Una richiesta precisa in merito andrebbe comunque effettuata ai parlamentari da

parte delle associazioni. La parola “equestri” deve essere totalmente abolita, assieme all‟utilizzo

degli animali! In tal senso, l‟ideale sarebbe una grande manifestazione a Roma, da progettare con

cura.

Un caso particolare è rappresentato anche qui dall‟Austria, dove una legge apposita

ha vietato nel 2005 l‟uso degli animali selvatici nei circhi, peraltro non agevolati come in Italia da

finanziamenti statali, e quindi privi delle relative potenti lobby. Ma occorre anche tenere presente

che nel Parlamento austriaco i socialisti e i verdi, favorevoli a tale legge, raggiungevano allora

68

quasi il 50% dei parlamentari. Per cui, fortissime campagne di boicottaggio dei circhi e di

contrapposizione anche fisica ai conservatori obbligarono praticamente questi ultimi a cedere,

ottenendo il varo di una legge che ha vietato sia i circhi con animali (ma solo “selvatici”), sia

l‟allevamento in batteria delle galline ovaiole, sia poi la sperimentazione sulle scimmie (8).

__________________________________________________________________________

Note:

(1) Dal sito www.movimentoantispecista.org

Documento informativo:

A) Metodologia di diffusione dell‟etica aspecista.

L‟applicazione dei concetti aspecisti è un esercizio che richiede costante impegno ed attenzione, in quanto

moltissimi dei prodotti e servizi che si usano nella vita quotidiana derivano da concezioni opposte. Modificare tale tipo

di cultura significa far fare all‟umanità un salto di qualità paragonabile all‟abolizione della schiavitù. Far evolvere la

morale corrente verso un‟etica interspecifica più matura è quindi il traguardo più ambizioso che l‟umanità possa porsi

nel nuovo millennio.

Escludendo a priori problemi di orizzonti temporali entro i quali operare, rimane il fatto che occorre trattare con

persone abituate a considerare gli animali come oggetti, o entità ostili. Quando si analizza la “divisione della

coscienza o della mente” di cui è vittima la maggior parte delle persone (ad esempio proteggere ed amare gli animali

di casa e accettare passivamente la sorte degli altri), è chiaro che occorre agire in modo penetrante ma misurato, onde

non suscitare violente reazioni che sfocerebbero in tristi luoghi comuni. Il compito sarebbe indubbiamente più semplice

se il messaggio antispecista fosse indirizzato solo ai giovani. Ma non ci si può limitare a questi ultimi. Né ci si può

limitare a “dare l‟esempio” per amore di perbenismo, trattandosi di un problema che non coinvolge solo stili di vita o

semplici opinioni filosofiche, ma primariamente gravissime sofferenze imposte ad esseri senzienti. Né si deve, peraltro,

ricorrere alla violenza: illegale, non etica e controproducente.

La strategia più adatta è quindi, come sempre, la diffusione dell‟informazione tramite una opportuna tecnica

di comunicazione. Occorre però che l‟informazione, oltre che mirata, sia completa, onde evitare il rifiuto o l‟erronea

assimilazione del messaggio, con un abbandono solo parziale della cultura specista (ad esempio, il non cibarsi di

carne, ma di pesce; o il cibarsi solo di determinate specie animali, ovviamente quelle ritenute meno “intelligenti”…) o

l‟adozione di una dieta vegetariana senza la rinuncia ad acquistare abiti ed accessori in pelle.

Uno dei mezzi più pratici consoni a tale scopo è la distribuzione di un documento di base (es.: il “Libro bianco

sullo specismo”, pubblicato per la prima volta nel maggio 2006, inclusa la “Guida all‟etica aspecista”) che metta sotto

accusa la società per la crudeltà con la quale agisce, ma nel contempo fornisca tutte le informazioni necessarie per

adottare il nuovo stile di vita, seguita da incontri informali per i necessari chiarimenti. Utili peraltro ad ottenere un

ritorno di critiche indispensabili al miglioramento della comunicazione. In parallelo, deve essere organizzata una

campagna pubblicitaria di lungo raggio sul vegetarismo (includendo in tale termine sia il vegetarianesimo, sia il

veganismo) che ricorrendo ad un solo messaggio coerente con tutti i principi stimoli la riflessione del pubblico e non

provochi reazioni negative. Salvo il diritto al rispetto.

Programmi.

Le principali attività utili allo scopo del Movimento sono:

a) Diffusione del “documento informativo” e del “Libro bianco sullo specismo” (sotto forma di supporto

multimediale.

Il documento informativo è la “presentazione” del Movimento, mentre il “Libro bianco” è una analisi della

problematica antispecista da ogni lato, utile quale primo approccio verso chi ignora tale realtà, ed una guida

scientifica al cambiamento di stile di vita.

b) Distribuzione di prodotti e informazioni tramite il “Notiziario” e la Guida all‟etica aspecista.

Il “Notiziario” al quale tutti sono invitati a partecipare (e-mail: [email protected] ) contiene articoli

di fondo sul tema antispecista e una raccolta di iniziative legali, politiche e sociali. La Guida all‟etica aspecista è un

compendio di informazioni sulla letteratura antispecista, sulle diete vegetariane e vegane, e su consigli pratici per

l‟acquisto e l‟utilizzo di prodotti non di origine animale.

c) Partecipazione alle iniziative promosse dalle associazioni “animaliste”.

Gli aderenti non rinunciano alla lotta sul campo a fianco delle associazioni animaliste, per aumentare il livello di

attenzione del pubblico su tali tematiche, pur senza sviluppare lotte ideologiche, riconoscendo il ruolo di ciascuna

associazione come utile alla causa in generale. Essi devono altresì difendere chiaramente i principi del Movimento,

primo fra tutti quello di non rilasciare “deroghe” ai politici sui principi fondamentali.

69

d) Promozione di incontri tra gli aderenti.

Nell‟ottica della natura “trasversale” che lo contraddistingue, il Movimento riconosce l‟utilità del momento

aggregativo tra i propri aderenti. Verranno quindi proposti incontri di studio per l‟approfondimento delle tematiche

antispeciste, e momenti sociali per facilitare la conoscenza reciproca.

e) Diffusione dei nominativi di responsabili di associazioni o organismi istituzionali che aderiscono al Movimento.

La diffusione dei nominativi di aderenti al Movimento ricoprenti, o candidati a ricoprire, cariche statutarie in

associazioni, partiti, ed istituzioni, rappresenta il fulcro dell‟azione politica del Movimento. Tutti gli interessati sono

pertanto invitati a far pervenire con continuità all‟organo di rappresentanza il proprio nominativo specificando la

candidatura proposta o le cariche ricoperte. La qualità di “aderente” è pertanto l‟elemento che certifica l‟intenzione

dell‟iscritto, piuttosto che la sottoscrizione dei principi o la simpatia per lo scopo sociale. Da ciò deve discendere un

comportamento in linea con quanto previsto dallo Statuto.

(2) v. Pontificia Accademia Pro Vita “La prospettiva degli xenotrapianti, aspetti scientifico e considerazioni

etiche”, Libreria editrice Vaticana, 2001.

(3) v. Aldo Capitini: Le tecniche della non violenza; I libri de Lo straniero, Edizioni dell‟Asino, 2009.

(4) La paura della diffusione dei farmaci “generici” da parte dell‟industria chimico-farmaceutica è evidente

dal numero e dal tono degli articoli che appaiono sempre più sui quotidiani al fine di “mettere in guardia” i

consumatori dal loro utilizzo (sono insicuri, meno efficienti, è rischioso cambiare, gli anziani sono abitudinari, ecc..).

Come ad esempio quelli apparsi sul Corriere della Sera (26 gennaio 2012, Primo piano, pag. 11: “Indicazioni per i

farmaci generici” – I medici: limiti alla nostra autonomia” e l 19 febbraio 2012 Salute, pag. 48: “Sempre più

<generici> in farmacia e sulle ricette. Ma noi ci fidiamo?”. Ricordiamo a tale proposito la campagna del Ministero

della Sanità del 2001 in senso diametralmente opposto! Lo Stato infatti risparmiava (e risparmia) notevolmente

rimborsando (come nel resto del mondo) ora solo il prezzo del “generico”, ma se il consumatore non lo sa, acquista

quello “di marca” e spende di più.. L‟industria farmaceutica sopravvive grazie alla sostituzione dei generici (farmaci il

cui brevetto sul principio attivo è scaduto, e possono essere prodotti a minor prezzo da qualsiasi ditta farmaceutica),

con nuovi farmaci c.d. “specifici”, brevettati, che hanno “simile” effetto (in teoria migliore, ma… ci fidiamo?) e il

maggior guadagno è assicurato per altri 25-30 anni! Per produrli però sono occorsi anni di test su animali non umani

e umani! Ed i risultati sugli umani ancora non si conoscono bene.. I generici, invece, dopo circa 30 anni di

commercializzazione, non richiedono altri test per essere liberamente prodotti, sono efficaci e provati per decenni, per

cui gli effetti collaterali sono ben conosciuti!

(5) Manifesto per un‟etica interspecifica - Versione del 1 febbraio 2002.

1) Gli animali umani e non-umani – in quanto esseri senzienti, ossia coscienti e sensibili – hanno uguali diritti alla

vita, alla libertà, al rispetto, al benessere, ed alla non discriminazione nell‟ambito delle esigenze della specie di

appartenenza.

2) Nei confronti delle altre specie gli umani, come tutti gli esseri senzienti ai quali venga riconosciuta la potenzialità di

“agente morale”, sono tenuti a rispettare i suddetti diritti, rinunciando ad ogni ideologia antropocentrica e specista.

3) Nel quadro di tale rapporto, eventuali alimenti o prodotti che debbano derivare dalle altre specie vanno

ottenuti senza causare morte, sofferenze, alterazioni biologiche, o pregiudizio delle esigenze etologiche. Ove possibile,

essi vanno comunque sostituiti con sostanze di origine vegetale o inorganica.

4) Uccidere o far soffrire individui delle altre specie (ad esempio sottoponendoli a lavori coatti, usandoli per attività,

spettacoli o manifestazioni violente, o allevandoli e custodendoli in modo innaturale), ovvero sperimentare su individui

sani e/o nell‟interesse di altre specie o altri individui, causare loro danni fisici o psicologici, detenere specie

naturalmente autonome o danneggiare il loro habitat naturale, o eccedere in legittima difesa, è una violazione dei

suddetti diritti, e va considerata un crimine.

5) La ricerca scientifica va sottoposta a severi controlli per assicurarne l‟aderenza ai suddetti principi. Il principio di

precauzione deve essere rispettato anche nei confronti delle altre specie.

(6) v. Liberazioni, Rivista di critica antispecista, n. 7, inverno 2011, Territori delle pratiche, M. Maurizi e A.

Galbiati.

(7) v. Roberto Marchesini: “Intelligenze plurime, manuale di scienze cognitive animali”; Ed. Perdisa, 2008.

(8) v. Liberazioni (opera citata), n. 6 – 2011; Territori delle pratiche, Martin Balluch.

70

3.0.3. Antispecismo e coerenza.

Il 20 ottobre 2012 si é tenuta la prevista manifestazione popolare contro la vivisezione a

Correzzana (MB) per protestare contro le irregolarità rilevate alla Harlan, e in generale contro tale

“pratica” anacronistica, crudele ed immorale. Il principio sul quale si fonda l‟antispecismo, invocato dalla

gran parte dei manifestanti, è (secondo il Manifesto per un‟etica interspecifica del 2002), la non

discriminazione degli esseri senzienti, indipendentemente dalla forma anatomica, dal grado di intelligenza,

dal colore della pelle, ecc.. , i quali – nell‟ambito delle esigenze della specie di appartenenza – devono poter

godere di pari diritti. Compreso ovviamente quello di difendersi da eventuali predatori, nonché di predare.

E‟ una legge della Natura, mitigata tuttavia – negli esseri senzienti ai quali viene riconosciuta la

potenzialità di agente morale - dalla rinuncia volontaria ad ogni ideologia antropo-centrica e specista, per

cui la predazione è immorale solo ove esistano alternative.

Nell‟ambito di tali principi, uscendo dal campo strettamente biologico ed addentrandoci in quello

metafisico, e precisamente della filosofia morale e della politica in senso classico, la parità dei diritti –

almeno nell‟ambito della specie umana – include ovviamente la libertà di espressione ed il rispetto per le

opinioni altrui, giuste o sbagliate che possano sembrare. Una celebre frase (“mi batterò sempre perché tu

possa esprimere la tua opinione”) è in pratica sancita dalla nostra Costituzione, e dalla Carta dei diritti

fondamentali della UE. Nonché recepita, come principio, da tutte le vere democrazie.

Ne consegue che l‟ideologia aspecista, e di conseguenza la sua applicazione, l‟antispecismo, inteso

come l‟insieme delle iniziative che tendono a combattere lo specismo, fa proprio tale principio, per cui

l‟antispecista difenderà il diritto del prossimo (umano o non .. umano) a esprime la propria opinione, e la

rispetterà democraticamente. Salvo, in caso di calunnia, diffamazione, offesa, o altri reati contro la persona

o le cose. Oltre a ricorrere alla medesima possibilità, ossia esprimere e diffondere la propria risposta, o

adire eventualmente ad azioni legali. Il principio di non violenza, al quale va la nostra preferenza quale

tattica sempre alla lunga vincente, risale anche a quanto ci ha tramandato in merito Aldo Capitini, al

principio che il fine non giustifica i mezzi, nonché a ciò che Gandhi ha inteso con “ satyagraha” (da Satya

= verità, e agraha = fermezza). Queste tattiche hanno infatti un peso determinante per la diffusione di ogni

pensiero positivo e la sua accettazione. Un comportamento violento, sgarbato, che non rispetti i diritti altrui

(anche se a nostro temporaneo svantaggio) non può infatti che indebolire il movimento antispecista in

generale, offrendo il fianco alle accuse di intolleranza e quindi di “specismo intellettuale”, o peggio,

secondo cui è discriminante non tanto la differenza anatomica, quanto appunto l‟intelligenza, la cultura, o le

opinioni.

3.0.4. I convegni sulla sperimentazione animale: analisi critica.

Si è assistito, specie negli ultimi mesi, ad un rifiorire di convegni sulla sperimentazione

animale, a seguito del recepimento della nuova direttiva 2010/63, indetti da esperti appartenenti

alla schiera dei ricercatori favorevoli a tale pratica, ai quali convegni sono stati invitati, in qualità

di relatori, un „non pari‟ numero di esperti (a volte) di parte opposta.

Nella quasi totalità dei casi si è praticamente assistito ad un „monologo‟, sebbene a più

voci, dei primi, nel senso che la sproporzione tra „favorevoli‟ e „contrari‟ alla s.a. era tale da

rendere in effetti inutile, ai fini della informazione per il pubblico, e della ricerca della verità, il

convegno stesso. Altrettanto è accaduto quando la sproporzione tra le parti era sbilanciata in senso

opposto. Al di là della pariteticità del numero dei rappresentanti delle opposte opzioni, necessaria

ad un confronto equilibrato, il modo di procedere del dibattimento non segue uno schema tale da

permettere al pubblico di farsi un‟opinione chiara e definitiva sulla materia. Le affermazioni dei

relatori non vengono infatti sottoposte ad alcun procedimento di verifica tramite documenti (o

assenza degli stessi) prodotti al momento e privi di conflitto di interessi, né vengono quindi

acquisite dai moderatori quali punti fermi del dibattito, sui quali basare la continuazione dello

stesso.

71

Così succede, giornalmente, nei talk-show televisivi o radiofonici, dove si parla per ore

senza concludere nulla, quando non si arriva agli insulti o alla lite in diretta. In tali eventi,

l‟obiettivo di chi organizza è l‟audience, ovvero il guadagno, grazie agli incassi provenienti dagli

spazi pubblicitari. Ai partecipanti viene concessa (sebbene in modo discrezionale) una certa facoltà

di sostenere le proprie tesi, senza necessità di dimostrarle con documenti inoppugnabili, lasciando

quindi l‟esito della discussione più nelle mani del „carisma‟ del relatore che della verità.

Nei convegni dove si discute di sperimentazione animale, o di vegetarismo, l‟obiettivo degli

organizzatori dovrebbe invece essere esclusivamente la ricerca della verità essendo l‟etica, e non il

guadagno, la motivazione di tali convegni. L‟organizzazione dei convegni non dovrebbe quindi mai

mirare alla semplice esposizione delle tesi sostenute dalle parti, bensì – a costo di ricredersi – alla

dimostrazione di quanto asserito, mettendo a confronto i documenti prodotti, e concordando con i

relatori ed il pubblico il giudizio finale, procedendo in maniera tale da eliminare gradualmente – a

partire dalle assunzioni di base – ogni dubbio, fino ad arrivare ad una ragionevole e accettabile

conclusione. La premessa di tale „procedura‟ è però la pariteticità dei relatori, come sopra

accennato. Ovvero la „par condicio‟.

Con quanto sopra concordiamo pienamente con l‟analisi di tali eventi contenuta in un

documento diffusosi recentemente in rete prodotto da un anonimo attivista per i diritti animali, il

quale, a nostro parere, mette il dito sulla piaga. In tale documento si sono evidenziate le principali

problematiche che si incontrano nell‟organizzare e condurre convegni su tale argomento, e si è

suggerito nel contempo un „modus operandi‟ innovativo, al fine di evitare l‟eterno ripetersi di

situazioni di „stallo‟, ovvero di nulla di fatto. Pare quindi opportuno riflettere su tali osservazioni e

sulle relative proposte.

Documento diffuso in rete:

“Di seguito alcune osservazioni che dovrebbero poter guidare un dibattito serio ed

equilibrato. L‟accettazione di tali condizioni da entrambe le parti dovrebbe essere la premessa

indispensabile alla realizzazione dell‟evento.

A) Convegno organizzato dai Pro-test:

Pubblico:

- se il pubblico è composto solo di attivisti, meglio denuncino solo la mancanza della 'par condicio';

non sarebbero in grado di sostenere (né glielo permetterebbero, e qui sta il punto..) un confronto

serio. Ad ogni loro domanda loro avrebbero già una risposta, e non potendone verificare la

correttezza, il pubblico resta deluso;

- se tra il pubblico vi sono professionisti No-Test, potrebbero solo formulare domande e al massimo

controbattere, ma, come sopra, non convincere l'assemblea. Per cui il pubblico resterebbe sempre

deluso, anche se con dei dubbi; meglio denuncino l'assenza della 'par condicio' (ossia: fare domande

non è come essere relatore);

Relatori:

- se tra i relatori vi è un solo professionista No-test, lo deriderebbero; quindi tanto vale non

partecipare; è controproducente;

- se tra i relatori vi fossero più No-test (almeno pari ai Pro-test, si potrebbe iniziare a parlare di par

condicio, ma occorrerebbe un dibattito serio). Purtroppo, così come nei talk-show televisivi, la

gestione del dibattito non è mai seria, non potendosi verificare seduta stante ogni affermazione per

procedere, il che determina la ripetizione di tali dibattiti all'infinito (vedi i politici..).

72

B) Convegno organizzato dai No-test.

- si dovrebbero realizzare convegni solo a condizione che venga rispettata una „par condicio‟

(avente un forte messaggio mediatico), e di procedere per gradi, verificando le affermazioni punto

per punto. Se i Pro-test accettassero, già alle prime battute (assenza di dati statistici favorevoli alla

s.a., conferma di eventi sfavorevoli, ecc.. ), li si metterebbe davanti a evidenze inoppugnabili.

Quando ad esempio il Prof. S. Garattini, a Roma (v. il filmato del dicembre 2013), ammise –

sollecitato dal Prof. Bruno Fedi - le basilari differenze genetiche tra umani e non, e nessuno incalzò

con questo o i suddetti argomenti, fu un errore...!

Un evento non cambia la storia, né le leggi, ma condurlo nella maniera errata e quindi senza

possibilità di trarre conclusioni è non solo inutile, ma dannoso. Chi non è in buona fede non accetta

peraltro un confronto del genere, ma neppure chi lo è – se non ha possibilità di dimostrare al

pubblico la fondatezza delle proprie affermazioni, e ottenere risultati, può sembrare partecipi solo

per piacere personale. Il problema è sempre la pariteticità e la consequenzialità. Ossia il non

procedere col dibattito se prima non sia dimostrata la correttezza di ogni affermazione.”

Un esempio dell‟organizzazione di tali convegni ci viene proprio da quello tenutosi a Torino

il 27 ottobre 2014, : “Sperimentazione animale e metodi alternativi: tra miti, polemiche e realtà

scientifica”, di cui alleghiamo il volantino. Il convegno era promosso dalla Fondazione Fondo

Ricerca e Talenti (www.ricercaetalenti.it), fondata il 10 febbraio 2012 su iniziativa dell‟Università

di Torino e della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, al fine di raccogliere fondi a favore di

giovani ricercatori della stessa Università. I relatori invitati a partecipare erano:

1. Prof. Giuseppe Remuzzi del Mario Negri, illustre nefrologo, e coordinatore delle attività di

ricerca di tale istituto, gran sostenitore della sperimentazione animale (v. Bergamo cronaca

de 10 gennaio 2014 - G. Remuzzi: Senza test sugli animali si paralizza la medicina);

2. Dr. Giovanni Botta, della Direzione generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari

del Ministero della Salute, il cui nome appare nel sito www.salute.gov.it come uno dei

responsabili dell‟ufficio Moduli e Servizi on-line per l‟apertura di stabilimenti utilizzatori di

animali a fini scientifici;

3. Prof. Federico Bussolino, vice-Rettore per la ricerca dell‟Università di Torino, esperto in

biochimica e biologia vascolare;

4. Prof. Simone Pollo, del Dipartimento di Filosofia dell‟Università La Sapienza di Roma,

esperto di bioetica;

5. Dr.ssa Michela Kuan, della LAV

6. Stefano Martinelli, dell‟associazione La collina dei conigli;

7. Dr. Piero Biancucci, giornalista de La Stampa di Torino e divulgatore scientifico, in veste di

moderatore.

Non crediamo occorrano spiegazioni in merito alla evidente disparità di professionalità dei

partecipanti, dove su 7 persone, solo 2 appartenevano ad associazioni così dette

„animaliste‟ ed il cui curriculum professionale, per buono che fosse, non era comparabile a

quello degli altri relatori. Unica eccezione il Prof. Pollo, bioeticista, il cui curriculum11

,

benché indichi esperienza in questioni teoriche riguardanti i metodi alternativi nell‟ambito

delle 3R e l‟etica del rapporto uomo-animali, non consentirebbe di definirlo propriamente

11 Cfr.: www.lettere.uniroma1.it/users/simone-pollo, sito visitato il 29.12.2014.

73

un esperto avverso alla sperimentazione animale12

, eludendo pertanto il principio di „par

condicio‟ che avrebbe migliorato (sebbene non ancora soddisfatto) tale requisito.

La strategia di mettere a confronto l‟esperienza di accademici, direttori di istituti di

ricerca quali il Mario Negri, e responsabili del Ministero della Salute, con giovani attivisti

„animalisti‟ (seppur tra essi vi sia una giovane biologa13

), è chiaramente vincente. Nessuna

delle 2 persone „dalla parte degli animali‟ potrebbe mai competere in esperienza e

curriculum professionale con gli esperti schierati dalla parte opposta. A quale scopo

dunque partecipare?

Ovviamente non sono stati invitati di proposito professionisti del calibro del Prof.

Bruno Fedi, del Prof. Massimo Filippi, della dr.ssa Susanna Penco, del dr. Stefano Cagno,

della dr.ssa Costanza Rovida, e tanti altri, che avrebbero potuto, almeno per esperienza

diretta, mettere in imbarazzo con le loro testimonianze i relatori della parte „avversa‟, o

pretendere una conduzione del dibattito rigorosamente basata sulla dimostrazione di

quanto affermato. Ne risulta che un convegno così organizzato non avrebbe neppure dovuto

essere effettuato, se non altro per rinuncia da parte degli „animalisti‟ stessi, dato il

disequilibrio delle forze in campo. Per non parlare della conduzione del convegno, dove il

moderatore era un giornalista ex filosofo appassionato di scienza. I moderatori dovrebbero

– per garantire l‟equità e l‟efficacia della conduzione, ovvero il raggiungimento di un

risultato logico - appartenere, ad una categoria speciale, definibile come di arbitri

„imparziali‟ esperti in conduzione di dibattimenti e comunque lontani da esperienze

professionali in materia. In altre parole, rappresentanti del cittadino medio, interessato alla

scoperta della verità ed al dialogo col pubblico, più che a svolgere funzioni di presentatori

e di moderatori di eventuali eccessi. La guida del dibattimento, da loro fermamente

condotta, dovrebbe tendere a definire punti fermi con la tecnica della dimostrazione, più

che ad alternare botte e risposte, mirando a non lasciare il pubblico (perché in fondo questo

è il vero obiettivo dei convegni di tale tipo) nell‟incertezza. Una indiscussa autorevolezza

dal lato culturale, mista ad una forte determinazione ad una conduzione efficace del

dibattito dovrebbe assicurare quindi il successo, da qualsiasi parte esso stia, di tali eventi.

Se vi fossero dei dubbi in merito a quanto accaduto al convegno citato, rimandiamo

il lettore al paragrafo “Cronaca di un convegno” nel Notiziario n. 4/2014 (disponibile sul

nostro sito Internet), di cui ringraziamo sentitamente l‟autrice.

Allegato: volantino del convegno.

12 Cfr.: www.lettere.uniroma1.it/sites/default/files/571/Istituzioni%20di%20Etica_Slide_a.a.12-13_Parte%203.pdf ;

(sito visitato il 29.12.2014). 13

La dr.ssa M. Kuan è biologa ma non possiede un curriculum da professionista paragonabile ai relatori scientifici

invitati.

74

3.0.5. F.A.Q. su specismo e antispecismo.

Riproponiamo un‟iniziativa, alla quale tutti sono invitati a partecipare, avente come

obiettivo fornire risposte semplici e chiare alle più comuni domande riguardanti gli aspetti

filosofici e pratici dell‟etica aspecista. Le così dette „Frequently Asked Questions‟ (F.A.Q.) possono

infatti essere utili nel corso di dibattiti pubblici, interviste, scambi di opinioni sul web, e in tutte

quelle situazioni in cui occorre avere una risposta pronta e ben meditata per evitare di incappare

75

in errori o imprecisioni. Proponiamo di seguito alcune delle domande e le relative risposte che

suggeriamo quali „tattiche‟ per sostenere la lotta antispecista.

Preghiamo tutti i lettori di collaborare proponendo eventuali modifiche, o nuove

domande/risposte, scrivendo a: [email protected] , con oggetto „FAQ‟.

Grazie per la collaborazione

Massimo Terrile

F.A.Q. SU SPECISMO E ANTISPECISMO.

ETICA

1. Cos‟è lo specismo?

Il termine „specismo‟ è stato coniato nel 1970 da Richard Ryder 14

, ed approfondito da Peter

Singer e Tom Regan, per indicare „un pregiudizio o atteggiamento di discriminazione a

favore degli interessi dei membri della propria specie a sfavore di quelli dei membri di altre

specie‟.15

2. Lo specismo esiste solo nei confronti degli individui delle altre specie?

No, lo „specismo‟ esiste anche nei confronti dei membri della propria specie, o parte di essi,

per giustificarne lo sfruttamento e/o la discriminazione. Può riferirsi a diverse realtà sociali,

quali lo schiavismo, il classismo, il razzismo, il sessismo, l‟omofobia, ecc..

3. Cosa si intende per „antispecismo‟?

Il termine „antispecismo‟ indica le iniziative sociali che conseguono all‟applicazione della

filofia „aspecista‟(conferenze, manifestazioni, eventi, ecc..).

4. Cosa si intende per „filosofia aspecista‟?

Il principio del rispetto del diritto alla vita, alla libertà, al benessere, ed alla non

discriminazione di ogni essere senziente (ossia cosciente e sensibile) nell‟ambito delle

„esigenze‟ della specie di appartenenza.

5. Cosa significa „nell‟ambito delle esigenze della specie di appartenenza‟?

Significa che i diritti alla vita, alla libertà, al benessere, e alla non discriminazione, benché

simili per ogni specie, possono essere diversi da specie a specie, pertanto vanno valutati in

base alle (reali) esigenze di ognuna di esse.

6. Come è possibile applicare la „filosofia aspecista‟ senza nuocere a se stessi o alla propria

specie?

Il limite di applicabilità è dato dalla valutazione delle „reali‟ esigenze individuali o collettive

per la sopravvivenza della specie o del gruppo in determinate circostanze. In casi di conflitto

di interessi con altre specie, può prevalere la protezione della propria specie limitatamente a

quanto necessario per il soddisfacimento delle esigenze naturali.

7. Lo specismo è „naturale‟, ossia „lecito‟?

14 Psicologo inglese (1940).

15 V. Peter Singer, Liberazione animale, 1975, e Tom Regan, I diritti animali, 1990.

76

Lo specismo è naturale, quindi lecito, nei limiti delle reali esigenze della specie di

appartenenza. Non è naturale né lecito ove travalichi tali esigenze (es. alimentazione non

necessaria, vestiario, beni di consumo, ecc.).

8. Lo specismo è un pregiudizio?

E‟ un pregiudizio ove rappresenti una forma di pensiero basata su credenze religiose o

filosofiche. Non è un pregiudizio, ma una „petizione di principio‟ ove venga utilizzato

strumentalmente come giustificazione per sfruttare esseri senzienti, umani e/o non umani.

9. Il lessico usato dagli umani per denigrare i propri simili attribuendo loro presunte

caratteristiche „animalesche‟ (es. „porco‟ ,‟gufo‟, „sciacallo‟ ,ecc..) è specista?

Sì, è specista, così come è „razzista‟ attribuire ad un umano presunte caratteristiche di altre

etnie umane o specie animali. I modi di dire („trattati come animali‟, „ignorante come un

asino‟, ecc..) provengono sia da preconcetti (credenze secondo cui i non umani sono la

personificazione del male, o bruti senza ragione, ecc..), sia da usanze legate al loro

sfruttamento. Tali riferimenti denotano comunque spesso anche la non conoscenza delle

vere caratteristiche biologiche ed etologiche della specie in riferimento.

ALIMENTAZIONE

10. E‟ possibile sopravvivere senza assumere alimenti di origine animale?

Certamente. Oggi è possibile grazie alla produzione industriale della vitamina B12, e di altre

vitamine e nutrienti necessari alla sopravvivenza, in caso di carenze individuali16

. Questo

vale anche per i bambini17

. E‟ però necessario imparare i principi di una dieta „veg‟

facendosi consigliare da un medico, così come abbiamo imparato dai nostri avi i principi

della dieta mediterranea. Ovviamente vanno trattati a parte i casi di intolleranze alimentari

individuali, per i quali esistono tuttavia rimedi appositi.

11. Gli antichi potevano sopravvivere senza cibarsi di alimenti di origine animale?

No, a meno che mangiassero frutta e verdure non lavate (quindi contenenti i batteri che

sintetizzano la vitamina B12 sulla loro superficie), e/o si cibassero di latticini e/o di pesce,

contenti tale vitamina ed altri nutrienti fondamentali, che oggi è noto sono derivabili anche

da altre fonti.

12. Il carnivorismo18

è specista?

E‟ specista ove non dipenda da un‟esigenza naturale della specie di appartenenza (es.

carnivori) o non dipenda da una situazione contingente (assenza di altre risorse), bensì da

interessi economici, piacere o credenze.

SPERIMENTAZIONE

13. La sperimentazione „animale‟ è specista?

16 Cfr. www.scienzavegetariana.it

17 Cfr. Dr. Luciano Proietti, Figli vegetariani, Ediz. Sonda, 31 marzo 2012.

18 Inteso come consumo di carne, pesce, e loro derivati (es. latticini,, pelli, ecc..).

77

E‟ specista ove altre specie siano utilizzate in sostituzione della specie di riferimento (umana

o non umana), e per testare sostanze o effettuare ricerche non nell‟interesse dei soggetti

utilizzati, al di là di qualsiasi utilità, così come sarebbe „specista‟ se altri esseri utilizzassero

gli umani come „cavie‟.

14. La sperimentazione animale è utile alla specie umana?

Esistono molti tipi di sperimentazione su gli animali. Dal lato scientifico, e non etico, quella

a scopo di ricerca di base (conoscitiva) è utile alla conoscenza della loro biologia, ma non a

quella umana. Quella a scopo applicativo (sperimentazione di sostanze o farmaci destinati

agli umani) no; non esistono (e non a caso) statistiche ufficiali (e prive di conflitto di

interessi) che lo dimostrino (ad esempio statistiche del Ministero della Salute) nel senso di

confermare una sufficiente affidabilità del „modello animale‟19

, che dovrebbe in tal caso

essere decisamente superiore al 50%. In ogni caso, più gli animali non umani sono diversi

da noi, più è inutile sperimentare su di loro. Più sono simili a noi (es. le scimmie), più, dal

lato etico, è immorale, al di la del medesimo rispetto per ogni specie.

15. Come è possibile sperimentare farmaci e sostanze chimiche senza ricorrere agli animali?

Per gli umani, utilizzando volontari umani, già utilizzati obbligatoriamente per i farmaci. Il

reclutamento di tali volontari andrebbe però effettuato esclusivamente per ragioni

moralmente accettabili, ossia non esclusivamente economiche, senza ricompense in denaro

(oggi erogate sotto forma di indennizzi vari) tranne per l‟assicurazione, e riconoscendo il

loro contributo quali benefattori dell‟umanità. Ove possibile, è inderogabile il ricorso a

metodi sostitutivi.

16. E‟ lecito sperimentare sugli „animali‟ per gli „animali‟? Ossia a scopo biologico e

veterinario?

E‟ lecito se il singolo „animale‟ ha necessità di cure per la sua salute, e lo scopo non sia

esclusivamente utilitaristico (in senso economico) o se la specie (es. batteri, virus, insetti, e

similari) sia gravemente nociva per l‟ambiente o le altre specie, e non vi siano altri rimedi.

Per gli animali c.d. domestici è ovvio sia anche necessario il „consenso informato‟ del

relativo affidatario. Eccedere in tale principio volendo salvaguardare alcune specie a scapito

di altre (es. di quella umana) è chiaramente „specista‟, ma in senso opposto. Solo il buon

senso può guidare in tali scelte.

19 V. Dossier: ‘Contro la s.a.’, e ‘Sul superamento della s.a.’, www.movimentoantispecista.org .

78

3.1. La lotta antispecista.

3.1.1. Milano: processo agli attivisti del „Coordinamento Fermare Green Hill‟.

Si è svolta il 28 aprile u.s. davanti al Palazzo di Giustizia di Milano, in occasione della

prima udienza del processo, la manifestazione in sostegno degli attivisti del Coordinamento

Fermare Green Hill che il 20 aprile 2013 occuparono lo stabulario del Dipartimento di

Farmacologia dell‟Università Statale di Milano liberando molte „cavie‟. Alla manifestazione ha

partecipato anche la nostra associazione con la distribuzione ai cittadini del volantino (v. oltre)

contenente la storia di tale iniziativa. L‟udienza non ha peraltro portato ad alcun atto

giurisprudenziale salvo il rinvio della stessa ai primi di ottobre del corrente anno.

Il Movimento Antispecista è contrario all‟uso della violenza a qualsiasi scopo. L‟azione

dimostrativa dei suddetti attivisti viene infatti vista nell‟ottica del „satiagraha‟, ossia

dell‟opposizione ad una legge ritenuta ingiusta, con l‟accettazione delle conseguenze giuridiche da

ciò derivanti. Va vista come una dimostrazione mirante a conquistare chi in realtà la violenza la

pratica (nel caso la sperimentazione su esseri senzenti incapaci di opporsi) con la sofferenza della

propria persona. Nessun danno alle persone è stato infatti causato da tale azione, mentre sono stati

posti in salvo numerosi esseri senzienti. Nell‟esprimere la massima solidarietà agli attivisti coinvolti in

tale azione ricordiamo le parole di Gandhi relativamente alla “satyagraha”, di cui riportiamo alcuni brani

fondamentali:

(da: I classici del pensiero. Gandhi – Parole di pace – Fabbri editori – 2001)

Pag. 32:

“La resistenza passiva implica l‟intenzione di innervosire l‟avversario, e nello stesso tempo la

disponibilità a farsi carico dell‟angoscia che vi è collegata. La satyagraha, invece, non implica il minimo

desiderio di fare un torto all‟avversario. La satyagraha aspira a conquistare l‟avversario con la sofferenza

della propria persona.” (SW III).

Pag. 33:

“Non ho mai pensato alla non violenza come arma dei deboli, ma come arma dei cuori forti”.

“Sulla via della non violenza, una minoranza può fare di più di una maggioranza… Avevo meno

dubbi nel guidare la mia minoranza in Sudafrica che non qui (in India) che mi trovo a guidare una

maggioranza. Sarebbe, però, del tutto errato dire per questo motivo che la non violenza è l‟arma dei deboli;

la pratica della non violenza (satyagraha) esige un ardimento maggiore della violenza.”

“C‟è una differenza fondamentale tra resistenza passiva e satyagraha. Se pensiamo e facciamo

credere di essere deboli e inermi, e quindi di essere capaci solamente di resistenza passiva, la nostra

resistenza non ci renderà mai forti; alla prima occasione, verremmo meno alla resistenza passiva , intesa

come arma dei deboli. Se, invece, siamo dei satyagrahis e pratichiamo la satyagraha e crediamo nella nostra

forza, diventeremo di giorno in giorno più forti… E mentre nella resistenza passiva c‟è spazio per l‟uso delle

armi, quando se ne offra l‟occasione, nella satyagraha la violenza fisica è bandita in tutti i casi.” (SW III).

Pag. 39.

“E‟ lecito praticare la disubbidienza civile solo a chi dichiara obbedienza alle leggi inaccettabili dello

stato, fino a che non ledono la coscienza. Bisogna pure essere pronti a sopportare la punizione prevista per i

trasgressori. Chi pratica la disobbedienza civile deve distinguersi per una radicale non violenza, perché

agisce in base al principio i conquistare l‟avversario con il dolore e con l‟amore.

Pag. 58.

“La disubbidienza civile nella forma autentica esige l‟osservanza puntualissima e volontaria del

codice penale. La disubbidienza ad una legge deve essere unita alla docile accettazione della punizione

79

prevista per la sua violazione. Ma se una persona si ribella ad una legge e , dopo averla violata, si ribella

anche alla pena prevista per tale violazione, il suo comportamento non può più dirsi civile né pacifico e

necessariamente causa l‟anarchia o il caos.”

Pag. 95

“Se ci comporteremo in ogni cosa come dei veri styagrahis, che aspirano alla verità della

nonviolenza, la posizione assunta dal governo diventerà definitivamente insostenibile. Poiché ad essa manca

la sincerità e non è preparata ad una cosa simile, le è difficile rispondere con onestà all‟onestà; è irretita dalla

crudeltà e la raddoppia rispondendo allo stesso modo…. Il vero satyagrahi spera nella redenzione per mezzo

della accettazione del dolore. Tale pensiero egli applica anche alla sua condizione di prigionia; egli crede che

la sofferenza umilmente patita per una giusta causa è buona ed è infinitamente superiore delle violenza delle

armi.”

(Dal carcere).

Pag.116.

Il coraggio di fare ciò che salva.

“Nessun grande e diffuso movimento d‟opinione si può guidare fino alla meta senza correre rischi, e

la vita non ha valore se le vengono risparmiati i rischi e i pericoli….”.

Harijan, 15.7.1939.

Di seguito il comuncato ufficiale:

Il prossimo 28 aprile, a Milano, prenderà l'avvio il processo ai cinque attivisti del

Coordinamento Fermare Green Hill che, il 20 aprile del 2013, occuparono lo stabulario del

Dipartimento di Farmacologia dell'Università Statale di Milano.

Per quell'azione, fatta al fine di denunciare le condizioni di vita degli animali e la vera

faccia della sperimentazione animale, essi rischiano ora pene severe.

Per la prima volta dopo la chiusura di Green Hill ed il processo a carico dei suoi

dirigenti, in un'aula di tribunale si darà voce agli ultimi degli ultimi, agli animali rinchiusi nei

laboratori e negli stabulari, ai conigli, ai topi.

80

Comunicato del Coordinamento Fermare Green Hill

Il 28 aprile avrà inizio il processo contro cinque attivisti del Coordinamento Fermare

Greenhill per i reati dell'occupazione dello stabulario di Farmacologia dell'Università Statale

di Milano.

Era il 20 aprile 2013.

Per più di dieci ore gli attivisti rimasero dentro allo stabulario per mostrare l'ordinaria

brutalità della sperimentazione animale.

Uscirono immagini e informazioni che mai i ricercatori renderebbero pubbliche.

Furono documentate le condizioni di vita degli animali ''sacrificati''per la ricerca.

Centinaia di persone risposero alla nostra richiesta di sostegno in modo da dar vita ad un

fondamentale presidio sotto l'edificio.

400 topi e un coniglio videro la libertà quel giorno.

Oggi chiediamo ancora il vostro supporto.

Perchè quei cinque dovranno affrontare il processo.

Rispondere dei reati di invasione di edificio pubblico, violenza privata (perchè erano

allucchettati per il collo impedendo l'accesso allo stabulario), danneggiamento (nulla è stato

danneggiato ma i ricercatori ritengono che col solo ingresso siano stati vanificati anni di

ricerca).

In aula diremo la verità.

Ovvero che rifaremmo mille volte quanto fatto.

Perché vogliamo giustizia per tutti coloro a cui quel giorno è stata negata

la libertà e la vita, e per le migliaia di individui rinchiusi e''sacrificati'' nei laboratori di tutto il

mondo.

Il 28 aprile ricorre anche il quinto anniversario di quel bellissimo giorno a Montichiari

81

passato alla storia, quando, in pieno giorno, fu assaltato l'allevamento, sfondate le reti e

liberate decine di cani.

Ancora e di nuovo, vogliamo continuare ad abbattere il muro di silenzio che consente

alla vivisezione di esistere.

Partecipa, diffondi, sostienici.

E' online il nostro nuovo sito

Notizie sul processo, racconti di quel giorno, informazioni su vivisezione e sfruttamento animale, fotografie e filmati realizzati all'interno dello stabulario di Farmacologia, investigazioni portate a termine da grandi associazioni internazionali in laboratori pubblici e privati. Troverai questo e molto altro all'interno del nostro nuovo sito web: www.dentrofarmacologia.org. Clicca sotto per accedere ora!

Clicca

3.1.2. Il processo „Green Hill‟: una storia italiana (aggiornamento).

I processo agli autori della liberazione dei beagle dalle strutture di Green Hill, ed a quello

degli imputati dei maltrattamenti e delle uccisioni, è lungi dall‟essersi concluso. Ne riportiamo in

„bacheca permanente‟ la storia, con i suoi aggiornamenti, affinché tutti i cittadini italiani possano

seguirne l‟andamento.

Da: Nel cuore20

:

Martedì, 16 Giugno 2015

"RICHIAMATI" IMPUTATI IN LACRIME IN AULA A BRESCIA

"Siamo entrati a Green Hill per salvare gli animali e al momento dell'ingresso nei capannoni

i cani presentavano numerose cicatrici ed erano apatici". Lo hanno detto alcuni degli imputati

durante un'udienza al Tribunale a Brescia del processo a carico di 13 animalisti che il 28 aprile 2012

nel corso di una manifestazione entrarono nei capannoni dell'allevamento di Green Hill, a

Montichiari. Vennero arrestati e rimasero in carcere tre giorni. Le accuse nei confronti dei 13 sono,

a vario titolo di rapina, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Gli animalisti portarono

via diversi cani che erano di proprietà dell'allevamento di beagle, chiuso nell'estate del 2012 e i cui

20 Sito di informazione della F.I.A.D.A.A.

82

proprietari sono stati condannati a gennaio per maltrattamenti sugli animali. In questo nuovo

processo Green Hill si e' costituito parte civile. Oggi nel corso dell'udienza alcuni degli animalisti si

sono messi a piangere tanto da spingere il giudice Angelica Nolli a dire: "Le aule di tribunale sono

abituate alle lacrime, ma in altri contesti". Il processo e' stato aggiornato al prossimo 21 settembre.

Lunedì, 15 Giugno 2015

“GREEN HILL, IL CONTRATTACCO DEI LEGALI: "RISPETTATA LA LEGGE" “

Novanta pagine di ricorso per l'appello

In vista dell'appello, i difensori dei condannati di Green Hill (l'amministratrice Ghislaine

Rondot, il veterinario Renzo Graziosi e il direttore Roberto Bravi) tornano alla carica.

Con un ricorso di 90 pagine, scrive "il Giorno", contestano la sentenza di primo grado, "fondata

sull'erronea applicazione delle norme e sul travisamento dei fatti e delle prove", chiedono

"l'assoluzione dal maltrattamento e dall'uccisione di animali (o in subordine la riqualifica in reati

più tenui) e la revoca della confisca di quasi tremila cani affidati alle famiglie (ma i cani ormai non

possono servire più per i laboratori, ndr) e sollevano una questione di legittimità costituzionale

sull'art. 544 bis del codice penale (uccisione di animali) in rapporto agli art. 727bis (uccisione e

cattura di animali selvatici) e al 638 (uccisione e danneggiamento di animali altrui). Tutti puniscono

l'uccisione di animali, ma, secondo i legali, con un'evidente sproporzione a danno di chi uccide

animali di sua proprietà. Il 544 bis sarebbe quindi incostituzionale perché viola il principio di

eguaglianza tra i cittadini.

83

Venerdì, 23 Gennaio 2015

“GREEN HILL: 3 CONDANNE E UN'ASSOLUZIONE, I BEAGLE RESTANO A

CASA DEGLI AFFIDATARI “

E' arrivata poco dopo le 9 di stamattina la sentenza del processo Green Hill davanti alla

prima sezione del Tribunale di Brescia. Renzo Graziosi, veterinario dell'allevamento e Ghislane

Rondot, co-gestore di "Green Hill 2001", sono stati entrambi condannati a 1 anno e 6 mesi. Roberto

Bravi, direttore dell'allevamento, invece, è stato condannato a un anno più risarcimento delle spese.

Le accuse sono di maltrattamento e di uccisione di animali. Sospensione dalle attività per due anni

per i condannati. Assolto Bernard Gotti, co-gestore di "Green Hill 2001", "per non aver commesso

il fatto". I circa tremila beagle sono stati confiscati: dunque, possono rimanere nelle case degli

affidatari. Per legge, inoltre, Green Hill non potrà comunque riaprire perché il decreto legislativo

26/2014, approvato alcuni mesi fa, vieta l'allevamento di cani, gatti e primati destinati ad

esperimenti.

Presenti in aula una ventina di animalisti e attivisti che alla lettura della sentenza hanno manifestato

la loro gioia, rivela il "Giornale di Brescia".

Il Pubblico Ministero Ambrogio Cassiani, nella sua requisitoria aveva chiesto per i capi

d'imputazione del processo,3 anni e 6 mesi per il veterinario Graziosi, 3 anni per Rondot e 2 anni

per Bravi e Gotti. Inoltre aveva contestato a cinque dipendenti di Green Hill il reato di falsa

testimonianza.

Sulla base di quanto emerso dalle prove e dai verbali del processo, inoltre, la LAV annuncia che

chiederà l'imputazione dei veterinari dell'Asl di Lonato, dell'Istituto Zooprofilattico di Brescia e dei

funzionari della Regione Lombardia e del Ministero della Salute, che in tutti gli anni passati

avevano scritto che tutto era regolare nell'allevamento.

Risarcimenti sono stati riconosciuti alle associazioni che si sono costituite parte civile; 30 mila euro

alla Lav, che li utilizzerà - al netto delle spese legali - per costituire un fondo destinato a finanziare

lo sviluppo di metodi alternativi alla vivisezione.

Lav: "I cani venivano lasciati morire" "La sentenza di condanna di Green Hill è un riconoscimento a tutte e tutti coloro che in tanti anni

hanno partecipato a manifestazioni a Montichiari e in tante altre parti d'Italia e del mondo, hanno

84

digiunato, firmato petizioni, realizzato inchieste giornalistiche, presentato denunce, scavalcato

barriere fisiche e ideologiche che difendevano l'indifendibile – ha detto Gianluca Felicetti,

presidente Lav - sapendo bene che 'Oltre il filo spinato di Green Hill', la vivisezione esiste ancora e

uccide quasi 3000 animali al giorno, tutti i giorni, solo nel nostro Paese, e non da alcuna risposta

positiva alla nostra salute: per questo la nostra battaglia è continua".

"A Green Hill essere uccisi era un lusso perché i cani venivano semplicemente lasciati morire: non

vi era nessun interesse a curare i cani malati. Le terapie erano costose e comunque avrebbero potuto

alterare i parametri delle sperimentazioni. I beagle erano quindi semplicemente lasciati morire (basti

pensare che dalle h 18 alla mattina successiva nessun presidio sanitario era garantito) o sacrificati",

ha detto l'avvocato Carla Campanaro, difensore della Lav, durante la sua arringa con la quale ha

sostenuto le richieste di pena del Pubblico Ministero, la confisca dei beagle salvati e, per gli

imputati, la sospensione delle attività di allevamento.

"Non è vero che in materia di vivisezione tutto è lecito – ha precisato l'avv. Campanaro -. Va

rispettata l'etologia animale indipendentemente dalla sua destinazione finale, questo vale per un

animale d'affezione quanto per quelli purtroppo allevati e poi macellati o ancora destinati ai

laboratori. I beagle sono stati i protagonisti di un processo innovativo, che ha puntato l'attenzione

sul rispetto del principio di legalità anche nella vivisezione. La norma comunitaria e nazionale e la

giurisprudenza hanno ampiamente chiarito che tutti gli animali sono essere senzienti e vanno curati

e accuditi rispettandone l'etologia, al di là del loro possibile 'utilizzo' commerciale".

Enpa: "Giornata della memoria dell'animalismo"

"Una sentenza storica che segna una straordinaria vittoria per gli animali. Il 23 gennaio sarà la

Giornata della memoria dell'animalismo", ha commentato la presidente dell'Enpa Carla Rocchi,

oggi presente in aula a Brescia. "Si chiude - aggiunge Rocchi - la triste stagione degli allevamenti

dei beagle da laboratorio. Animali che venivano trattati alla stregua di merci e non come

esseri senzienti e che, in quanto tali, vedevano calpestato il loro diritto a una vita comunque

dignitosa a prescindere dal fatto che fossero destinati alla sperimentazione. Questa sentenza

è importantissima - prosegue Rocchi - proprio perché afferma in modo inequivocabile che

nessun essere vivente può essere costretto in condizioni di sofferenza e di deprivazione, tanto più se

ciò avviene come conseguenza di un impiego per attività umane".

Per tale motivo l'Enpa, che nel processo Green Hill si è costituito parte civile, rappresentata

dall'avvocato Valentina Stefutti, e che ha dato un contributo fondamentale affinché gli oltre 2.600

beagle liberati dalla struttura trovassero una famiglia, auspica che questo pronunciamento possa

rappresentare il primo tassello per superare tutte quelle situazioni di inaccettabile sfruttamento che

gli esseri senzienti non umani sono costretti a subire in nome del profitto.

Lndc: "Abbattuta l'arroganza della multinazionale" "Il giorno del giudizio è finalmente arrivato e l'arroganza della multinazionale è stata abbattuta -

afferma Piera Rosati, presidente nazionale Lega nazionale per la difesa del cane -. Ciò che

sembrava impossibile è diventato possibile grazie alla Magistratura, al grande coraggio delle

Associazioni e alla forza dell'opinione pubblica che ci ha sostenuto con piena convinzione in questo

grande e duro percorso che oggi vede vincitori i diritti degli animali e la civiltà del nostro paese.

Ormai i tempi della vivisezione sono segnati nonostante le resistenze disumane di chi ha grossi

interessi in questo business. Noi continueremo a portare avanti la nostra battaglia contro questa

pratica deleteria e obsoleta, una battaglia di libertà per la ricerca scientifica e per il rispetto di tutti

gli esseri viventi, uomini e animali".

"La parola più ripetuta all'interno e all'esterno dall'aula a proposito della sentenza è stata 'storica'.

Perché con questo processo si è davvero scritta una pagina importante per il riconoscimento dei

diritti degli animali. Ma non solo. E' stato sancito un precedente che avrà senza dubbi una grande

85

importanza in procedimenti futuri in materia", dichiara con soddisfazione l'avvocato Michele

Pezone, responsabile diritti animali Lndc, una delle associazioni "attrici" nel processo come parte

civile ma anche sempre in prima linea in tutta la vicenda avendo dato subito la più ampia

disponibilità ad accogliere i Beagle più bisognosi. "Adesso aspettiamo con ansia di conoscere le

motivazioni della sentenza dato che il giudice Roberto Gurini si è comportato con una scrupolosità

encomiabile. Motivazioni che saranno depositate entro 60 giorni. Encomiabile è stato anche il

Pubblico Ministero Ambrogio Cassiani che ha condotto le indagini con accuratezza e

coscienziosità. Al di là di ciò, comunque, è anche molto importante che nella sentenza siano stati

riconosciuti validi sia i reati di maltrattamento sia di eutanasia ingiustificata", conclude l'avvocato

Pezone.

I principali elementi di prova contro Green Hill (a cura della Lav) · L'esorbitante numero di decessi di cani, che avveniva per mancanza di cure idonee: 6023 beagle

morti tra il 2008 e il 2012. Secondo il veterinario Moriconi, consulente del PM, almeno 40 cani,

stando alla documentazione esaminata, sono stati uccisi senza reale necessità

· Un unico veterinario doveva occuparsi di quasi 3000 cani, e dalle h18 alle 7 del mattino gli

animali erano letteralmente abbandonati a loro stessi anche se malati. I beagle non venivano

adeguatamente curati (es. emblematico il caso citato dal PM di un cucciolo affetto da diarrea

emorragica, curato con una pomata per gli occhi!)

· Beagle soppressi con inalazioni di isoflurane o iniezioni di Tanax somministrati senza pre-

anestesia, causa di indicibili sofferenze

· Il comportamento dei veterinari ASL che andavano a controllare la struttura era evidentemente

doloso. La prassi di preavvisare le ispezioni della ASL a Green Hill era sedimentata e le ispezioni

erano fatte in modo sommario. Il PM ha definito "superficiali" i controlli dell'istituto Zooprofilattico

di Brescia. Mai nessuno è andato a verificare come e perché morivano i cani lì dentro

· Incompletezza di verbali e registri di Green Hill: ad es. il registro di carico/scarico dei cani non era

conforme, dunque impossibile sapere con esattezza quanti beagle erano presenti

· L'uso di segatura scadente per le lettiere, causa di diversi decessi di circa 104 cuccioli, nonostante

i dipendenti abbiano sempre negato; nello stesso manuale di Green Hill era previsto come

intervenire in tali casi, con procedure molto dolorose

· La foto agghiacciante di un dipendente di Green Hill, con un beagle morto e il cervello di fuori,

che sorridente alza il dito medio

· Lo sfruttamento delle fattrici (la teste Giachini, veterinaria Asl, ha ammesso che Green Hill

utilizzava anche fattrici di 8 anni di età)

· L'intenzione da parte di Green Hill di approfittare dell'introduzione nella struttura di alcuni

manifestanti durante le proteste del 28 aprile 2012 per "sopprimere un numero maggiore di beagle

con rogna demodettica"

· La mancanza di aree di sgambamento per i cani

· La promiscuità degli animali e il frequente contatto con le feci

· La pratica di ammansire i cani appendendoli ad un'imbracatura per fargli perdere ogni cognizione

sensoriale.

· Il fattore ambientale: 1) l'interno dei capannoni non era biologicamente puro (requisito per animali

destinati ad esperimenti), tanto che l'impianto d'areazione aspirava aria dall'esterno; 2) il caldo e

l'umidità (accentuata fino al 65% nel capannone n.3 dall'acqua che veniva gettata sul tetto) erano un

fattore di stress per gli animali e concausa di problemi sanitari (es. rogna, diarrea).

· Il rappresentante legale di Green Hill Ghislane Rondot, secondo i messaggi di posta elettronica

acquisiti dal PM, cercò di chiedere all'FBI di spiare gli animalisti impegnati nelle proteste contro

l'allevamento di beagle perché la società temeva che fra gli addetti si potesse infiltrare una "talpa"

86

incaricata di passare informazioni e immagini compromettenti dall'interno dell'allevamento alle

associazioni e alle Istituzioni che chiedevano a gran voce la chiusura della struttura.

Da: Veganzetta

23 settembre 2015

Il 21 settembre si è svolta l‟udienza che vede 13 persone imputate di vari reati per la liberazione dei

Cani del 28 aprile 2012 a Green Hill. In tale occasione il PM ha avanzato le sue richieste di pena.

Per riassumere la situazione, il gruppo dei 13 imputati lo si può suddividere approssimativamente in

2 categorie.

La prima: riguarda le persone che sono fisicamente entrate scavalcando la rete e si sono introdotte

nei capannoni portando fuori alcuni Cani e consegnandoli a chi era fuori. Queste persone sono

accusate di furto aggravato. Questa categoria è quella per cui il PM ha avanzato richieste di pena

più lievi che si aggirano dagli 8 mesi all‟anno, con l‟applicazione dei benefici di legge.

La seconda: riguarda le persone che non sono entrate nella struttura ma che hanno ricevuto i Cani e

hanno lasciato quel luogo per portarli via al sicuro. Queste persone sono state fermate a chilometri

di distanza dal lager. I reati che vengono loro contestati sono rapina impropria, resistenza e lesioni a

pubblico ufficiale. La resistenza sembra legata al fatto che hanno resistito alla richiesta di

consegnare il Cane o verbalmente o tentando la fuga. Le lesioni assomigliano più a una costruzione

ad hoc fatta dalle forze dell‟ordine con verbalizzazioni copia e incolla e con referti dell‟ospedale.

Le pene richieste dal PM in questo caso variano da 1 anno e alcuni mesi fino a 2 anni e 3 mesi a

seconda che sia confermata o meno la resistenza e le lesioni.

A tutti sembra poi imputato un danneggiamento che la parte civile quantifica in 200 mila euro.

Danneggiamento di cui non hanno comunque alcun elemento di prova.

Io sono stata posizionata nel primo gruppo, quello delle richieste di pena più lievi. Il PM richiede

per me una pena massima rispetto al reato di furto che quantifica in 4 anni. Le motivazioni che

porta sono legate alla dichiarazione che ho fatto in aula nell‟udienza precedente. Ravvisa in

particolare 2 punti che ne giustificherebbero la massima pena.

Primo punto: il fatto che io dichiaro che non riconosco il tribunale e le leggi.

Il secondo punto: si evince dalla dichiarazione che rifarei ciò che ho fatto a Montichiari.

Quindi in sunto lo stesso reato quantificato per gli altri con una richiesta di 8 mesi – 1 anno diventa

nel mio caso di 4 anni per l‟espressione del mio pensiero in aula.

Ravvisando come tale manovra, anche se non esplicitata, sembri configurarsi come un reato di

opinione, il mio legale ne sottolinea la scorrettezza chiedendo che qualora il tribunale ravvisi nella

mia dichiarazione elementi di ulteriore reato, si dovrebbe aprire un nuovo processo a questi legato e

non utilizzare i fatti del 28 aprile per punire il mio pensiero.

A breve pubblicherò un approfondimento e ulteriori analisi della situazione.

Il processo è aggiornato al 9 novembre 2015 presso il tribunale di Brescia alle ore 13.00.

In tale data sarà emessa la sentenza.

87

Luana Martucci

Aggiornamento

26 maggio 2017

La „difesa‟ secondo Green Hill (!)

E‟ stato fissato per il 3 ottobre (2017) il processo in Cassazione nei confronti dei vertici di

Green Hill, l‟allevamento di cani beagle destinati alla vivisezione chiuso a Montichiari in provincia

di Brescia nell‟estate 2012. In appello la rappresentante del gruppo Ghislaine Rondot e il veterinario

Renzo Graziosi erano stati condannati ad un anno e sei mesi, mentre è stata di un anno la pena per

Roberto Bravi, direttore di Green Hill. “Green Hill, rispettando il lavoro della magistratura a cui

ribadisce totale fiducia, conferma l‟estraneità alle accuse che, si ricorda, non fanno riferimento a

maltrattamenti comunemente intesi come hanno volutamente fatto intendere alcune campagne

animaliste, ma riguardano comportamenti e azioni messe in essere non conformi alle caratteristiche

etologiche dei cani di razza beagle” fa sapere Green Hill attraverso una nota. “I vertici di Green Hill

sottolineano che il processo è stato fin dalle fasi iniziali fortemente influenzato da una campagna

animalista ingiustamente accanita che in realtà intende vedere condannata l‟azienda non per i

metodi di allevamento, ma piuttosto per le finalità di quest‟ultimo e non ne considera la necessità

per la ricerca medico-scientifica indispensabile per il benessere e la cura non solo della specie

umana, ma anche degli stessi animali” scrive l‟azienda. “Al di là della decisione della Cassazione,

Marshall ha dovuto interrompere gli investimenti in Italia e mettere in vendita l‟allevamento di

Green Hill sospendendone l‟attività a causa del recepimento restrittivo da parte dell‟Italia della

direttiva europea sulla sperimentazione animale. La sofferta decisione dell‟azienda americana di

vendere il sito italiano, infatti, è dovuta alle limitazioni che, seguendo la spinta animalista, sono

state introdotte con il Decreto Legislativo 26/2014 all‟utilizzo degli animali per scopi scientifici

rispetto a quanto viene disposto dalla Direttiva 2010/63/EU, al punto che la Comunità europea ha

avviato una procedura di infrazione contro il nostro Paese”.

3.1.3. La manifestazione contro lo zoo (ed altro..) a Torino.

Si è tenuta sabato 27 maggio a Torino la manifestazione contro il progetto del Comune di

cedere un‟area verde (Parco Michelotti) del Comune ad una società commerciale che intenderebbe

ripristinarvi lo zoo della città, già dismesso nel 1987.

Il Movimento Antispecista, pur condividendo la protesta contro la creazione dello zoo, ha

deciso di non aderire al cominucato ufficiale (v. oltre) in quanto quest‟utimo conteneva

dichiarazioni di carattere politico-amministrativo.

Di seguito il comunicato delle associazioni aderenti e i link dei filmati delle manifestazione

gentilmente inviatici da Paola Re.

https://www.youtube.com/watch?v=_S7NBHr0od4

88

https://www.youtube.com/watch?v=br7zK8K6Zqc

https://www.youtube.com/watch?v=S362RFt41jw

89

……………………………………………………………………………………….

90

91

Manifesto politico per la convocazione della manifestazione nazionale del 27 maggio a Torino

CONTRO GLI ZOO E LA SVENDITA DEL PATRIMONIO PUBBLICO

A DIFESA DELL’AMBIENTE E DEI BENI COMUNI Il 31 marzo 1987, esattamente trent‟anni fa, a seguito delle proteste di gran parte della cittadinanza,

contraria alla detenzione degli animali in gabbia, chiudeva lo zoo del Parco Michelotti a Torino. La

città poneva quindi fine alla sofferenza degli animali detenuti in quella struttura, affermando con

quell‟atto il diritto di ogni animale a vivere libero, nel proprio ambiente naturale. La chiusura

dello zoo di Torino rappresentò una tappa importante nella storia del movimento animalista

italiano e, in particolare, nella lotta per l‟affermazione del rispetto e della libertà di ogni animale.

Oggi, a trent’anni di distanza, la nuova giunta comunale di Torino guidata da Chiara Appendino,

raccogliendo e facendo proprie le decisioni della giunta precedente, è intenzionata a portare avanti il

progetto del nuovo zoo. Il sito prescelto è ancora quello del Parco Michelotti, un‟area di grande

pregio naturalistico situata sulle sponde del Po nel pieno centro della città, che da trent‟anni attende

di essere riaperta ai cittadini, e che rischia invece di essere privatizzata a tempo indeterminato.

Il piano del Comune prevede infatti la svendita del parco a Zoom - soggetto privato che già gestisce

uno zoo in provincia di Torino - per un periodo di ben trent‟anni (rinnovabili poi per ulteriori venti).

Il progetto, tutt‟ora piuttosto generico, prevede la realizzazione di una voliera, di una “fattoria

didattica” con animali “domestici” provenienti da tutto il mondo, di una “biosfera” dedicata

all'ambiente tropicale e di un “ecosistema del Rio delle Amazzoni” con animali esotici. Tutto questo

dovrebbe sorgere su un ristretto lembo di terra affiancato da un corso cittadino, Corso Casale, con

sette corsie a grande scorrimento. Le strutture del nuovo zoo, altamente invasive,

deturperebbero irrimediabilmente l’area, che in futuro non potrebbe più ospitare altro che

animali reclusi, condannando così innumerevoli innocenti ad una detenzione senza fine e

sottraendo per sempre un bene pubblico ai cittadini.

Di fronte a tale scempio, denunciamo la grave mancanza della nuova amministrazione comunale,

eletta sulla base di un programma che prevedeva un esplicito NO ad ogni forma di detenzione di

animali e di privatizzazione degli spazi pubblici, ma che tuttavia si è schierata a favore del nuovo

zoo, sotto la minaccia di fantomatiche multe plurimilionarie, che appaiono del tutto

inverosimili da un punto di vista legale. La scelta di appoggiare il nuovo zoo rappresenta

piuttosto la chiara smentita di quanto promesso in campagna elettorale, per l‟assenza della reale

volontà politica di contrastare il progetto figlio della vecchia amministrazione PD, rispetto alla

quale i cittadini attendono ancora una netta discontinuità.

La chiusura dello zoo del Parco Michelotti nel 1987 fu una vittoria storica per il movimento

animalista e per tutti coloro che amano la libertà. Non è pensabile che oggi quel luogo simbolo torni

ad ospitare uno zoo! Se questo dovesse essere realmente realizzato, ciò non rappresenterebbe

soltanto un gravissimo sfregio per la città di Torino, ma un duro colpo per tutto il movimento

animalista e per chiunque si batta a tutela degli spazi pubblici contro privatizzazioni e

cementificazioni.

NON SI TRATTA QUINDI DI UNA BATTAGLIA LOCALE, MA DI UNA LOTTA CHE CI

RIGUARDA TUTTE E TUTTI, SENZA LIMITI GEOGRAFICI.

Per questo facciamo appello a tutte le persone che hanno a cuore il diritto alla libertà di ogni

individuo, la difesa del patrimonio ambientale e la salvaguardia dei beni comuni a costruire con noi

la mobilitazione nazionale che culminerà con la manifestazione “CONTRO GLI ZOO E LA SVENDITA DEL PATRIMONIO PUBBLICO, A DIFESA DELL’AMBIENTE E DEI BENI

COMUNI” che si terrà a Torino sabato 27 maggio 2017.

In qualità di cittadini, di ambientalisti, di animalisti, di libertari, di difensori della tutela dei beni

comuni da qualunque forma di speculazione e di aggressione privatistica, non accettiamo e mai

accetteremo che le logiche del mercato schiaccino i diritti fondamentali degli individui,

indipendentemente dalla specie a cui appartengono!

92

3.1.4. 26 agosto:World Day for the End of Speciesism!

Nel diffondere volentieri questo annuncio di Yves Bonnardel, desideriamo ricordare che

l‟umanità ha praticato nel corso della sua evoluzione, stando all‟antropologia, varie forme di etica

interspecifica per quanto riguarda gli animali non umani: ad iniziare dalla lotta pre-morale per la

(propria) sopravvivenza in età primordiale fino allo „specismo ideologico‟ attuale sorto per

giustificarne lo sfruttamento di massa per motivi economici ed edonistici. Per un‟analisi realistica

delle motivazioni del sorgere di quest‟ultimo, è importante notare la necessità biologica per la

specie umana di assumere determinati nutrienti (in particolare la vitamina B12) nella forma più

diretta, disponible e continua possibile, ossia dagli alimenti di origine animale (carni, latticini,

uova). L‟ideologia „specista‟ si è pertanto formata anche a seguito di tale necessità ed è stata

sostenuta dalle religioni e dalle filosofie precedenti la nostra epoca pur senza la consapevolezza

delle ragioni scientifiche dei gravi effetti sulla salute dovuti alla carenza di tali alimenti. La

scoperta delle vitamine, della qualità e quantità degli altri nutrienti contenuti negli alimenti, della

loro possibile integrazione ottimale per formare una „dieta‟ vegana, nonché la produzione di

materiali sintetici dovuta ai progressi della chimica ha permesso dalla metà del 1900 l‟abbandono

dell‟alimentazione onnivora e dell‟attività predatoria (allevamenti, caccia, macellazione)in alcune

delle zone più sviluppate del pianeta, grazie alla diffusione dell‟etica „aspecista‟ basata su tali

conoscenze. Occorre pertanto tenere sempre presenti le origini dello „specismo‟ e i mezzi necessari

al suo possibile superamento affinché l‟antispecismo, inteso come principio politico per sviluppare

una nuova visione del mondo (Weltanschauung), non si trasformi in un‟ideologia astratta,

fondamentalista, dimentica del passato, deformando così la verità storica e creando falsi miti,

facilmente confutabili e dannosissimi per la „causa‟.

Vedere per ulteriori dettagli „Il futuro dell‟alimentazione umana‟, disponibile sul sito

www.movimentoantispecista.org tra i „Dossier.

Cordiali saluti e buon „World Day for the End of Speciesism‟ a tutti.

Massimo Terrile

Movimento Antispecista

29 giugno 2017

Da: end of speciesism [mailto:[email protected]]

Inviato: giovedì 29 giugno 2017 07.32

Oggetto: Participate in World Day for the End of Speciesism - 26 August 2017!

Hello everybody,

We are pleased to invite you to the World Day for the End of Speciesism, running for the

third year!

In order to publicly condemn speciesism: for the word “speciesism“ to become known in

public opinion, and for this ideology that stages the contempt for animals to be named and

condemned. To open the door to a world where the life and interests of animals really matter.

93

Marches are already announced in Bern & Genève (Switzerland), Québec (Canada),

Auckland (New Zealand), Sydney & Melbourne (Australia) and Slovenia, and lectures will be done

for three days in Lausanne (Switzerland) ; if you don‟t organize actions for this event in your city,

you are more than welcome to join these!

Please help spread the word, to make this event a worldwide success, participating in

revolutionizing our society for non-humans!

Thank you and have a nice day!

Yves Bonnardel, for “The End of Speciesism”, an initiative from a coalition of

antispeciesist activists from various countries

==>

Dear animal rights activists,

We invite you to join the third World Day for the End of Speciesism (WoDES) on 26 August,

which will take place in various towns across the world.

During this international day you can organize marches or other large-scale events in order to

promote real consideration for animals, or participate in those already organized. In Bern

(Switzerland, the march will be held in two days, July 1st!)

In our societies, our relationship with animals is based on speciesism. By analogy with racism and

sexism, speciesism refers to an ideology that considers the lives and interests of animals as

insignificant just because they are of a different species. Speciesism is untenable because humans

are not the only ones to feel emotions and therefore we have to respect the lives and interests of

other sentient beings who share this planet with us.

Injustices of the past, such as slavery and the low status assigned to women, have been abolished or

reduced. They too were so embedded in the collective consciousness that they were thought to be

eternal. But history has shown the opposite and we can easily imagine that one day slaughterhouses

will be deemed to be a symbol of barbarity. More and more of us are beginning to take a stand

against injustice to animals, which has become one of the most important social debates of our time.

94

We are working for a world that takes the lives and interests of all into consideration.

This world is already on its way.

Let's work together so that it arrives as soon as possible!

More information on the dedicated Website, available in seven different languages:

http://www.end-of-speciesism.org

or on our Facebook page

Contact us if you want to organize a march in your town: info(at)end-of-speciesism.org

'End of Speciesism' team

_______________________

A glimpse at the World Day for the End of Speciesism - 2015-2016. What a crowd and what

energy!

95

The first World Day for the End of Speciesism took place on August 2015. In many

countries, we denounced the ideology allowing to disregard the interests of animals simply because

they are part of another species.

As part of this international day, the PEA organization – Pour l‟Egalité Animale (For Animal

Equality) – organized a peaceful March for the End of Speciesism in Geneva. Meetings and

discussions were also held as part of the March on 21, 22 and 23 August. Visit our calendar or this

Facebook page for details concerning these great past events. Marches were also held in Toronto

and Montreal (Canada), Los Angeles (USA), Zagreb (Croatia). Other actions were organized in a

number of cities in France (Bordeaux), Russia, Georgia, Belgium, etc.

A nice video of presentation of the March for the End of Speciesism in Geneva, 2016

(Switzerland)

Another nice video: same March.

An italian video: Marcia per la fine dello specismo

Video report from Geneva March (Switzerland) 2015

The march in Geneva 2015 received an extensive national attention in Switzerland. Medias

all talked about it positively: a 3 minute report on Swiss T.V.

Video report for Montréal March (Québec, Canada)

Toronto happening (Canada)

96

3.2. Alimentazione e prodotti.

3.2.1. Dieta veg: motivazioni „indirette‟, ma vere …..

Nel riportare i benefici della dieta „veg‟, ricordiamo che tali motivazioni non vanno mai utilizzate

per sostenere l‟etica aspecista, basata sul rispetto degli esseri senzienti (v. Manifesto per un‟etica

interspecifica). Tuttavia, ove venga messa in discussione la sostenibilità di una tale dieta ai fini salutistici

umani, è bene essere informati, al fine di poter rispondere: sì, tra l‟altro è salutare „anche‟ per gli umani!

Una meta-analisi pubblicata online il 6 Febbraio 2016 su Food Science and Nutrition, e da PuBMed

(US National Library of Medicine National Institutes of Health )

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26853923

dimostra che le diete vegetariane e vegane migliorano la salute e costituiscono un fattore di protezione contro

la malattia e la morte precoce.

Sono stati esaminati 96 studi scientifici che hanno messo a confronto le diete vegetariane e vegane con le

diete onnivore per vari fattori di rischio, malattie croniche e mortalità.

I risultati ottenuti hanno messo in evidenza che le persone che seguivano una alimentazione a base vegetale

(vegetariana e vegana), hanno riportato un peso corporeo, livelli di glucosio, livelli di colesterolo totale e

colesterolo LDL, più bassi rispetto alle persone che avevano seguito una alimentazione onnivora.

Inoltre, i gruppi che hanno seguito una alimentazione vegetariana e vegana hanno mostrato tassi di malattie

cardiovascolari, di cancro e di mortalità, più bassi rispetto ai gruppi che hanno seguito una alimentazione

onnivora.

I ricercatori scrivono:

CONCLUSIONI:

Questa vasta meta-analisi segnala un significativo effetto protettivo di una dieta vegetariana contro

l'incidenza e / o la mortalità per cardiopatia ischemica (-25%) e l'incidenza di cancro totale (-8%). La dieta

vegana ha conferito un significativo rischio ridotto (-15%) di incidenza di cancro totale.

La Redazione di Società Vegetariana

_______________________________________________________________________________________

22 Marzo 2016

Fonte : Ansa

Fonte originale: PNAS, rivista scientifica statunitense, organo ufficiale della United States National

Academy of Sciences.

(a fondo pagina i link di riferimento)

CON DIETA VEGAN IN TUTTO MONDO 8,1 MILIONI DI MORTI PREMATURE IN MENO DA QUI

AL 2050.

Lo afferma uno studio della Oxford University pubblicato dalla rivista Pnas, che ha calcolato anche i

risparmi in termini economici che si otterrebbero.

97

I ricercatori hanno elaborato quattro diversi scenari, uno di 'business as usual' in cui si mantengono le attuali

tendenze in termini di dieta, uno in cui si limita la carne a 300 grammi a settimana aumentando l'apporto di

frutta e verdura, uno strettamente vegetariano e uno vegano.

Il maggior guadagno in termini di vite salvate, soprattutto per le minori malattie cardiovascolari ma anche

per tumori e patologie legate all'obesità , verrebbe appunto dalla dieta vegana, seguita dalla vegetariana (7,4

milioni di morti risparmiate).

Queste due permetterebbero anche i maggiori vantaggi in termini di riduzione delle emissioni, del 63% per la

dieta vegetariana e del 70% per la vegana, mentre quella 'moderatamente carnivora' le ridurrebbe del 30%.

I benefici economici per i sistemi sanitari andrebbero dai 700 ai mille miliardi di dollari l'anno.

"Le diete sbilanciate, con un consumo eccessivo di carne, sono responsabili del maggior peso globale in

termini di perdita di salute - affermano gli autori -.

Allo stesso tempo il sistema alimentare è responsabile di più di un quarto delle emissioni, ed è una delle

forze principali che spingono i cambiamenti climatici".

Il comunicato Ansa

http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2016/03/22/con-dieta-vegan-in-tutto-mondo-81-

mln-morti-meno-nel-2050_82aea5c3-0437-437e-8a71-14823c0d8247.html

L‟Articolo su PNAS

Analysis and valuation of the health and climate change cobenefits of dietary change

http://www.pnas.org/content/early/2016/03/16/1523119113.figures-only

Qui è possibile scaricare l‟intero studio scientifico

https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=3&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwin

qPDPwtTLAhWrAJoKHRgRDZcQFgguMAI&url=https%3A%2F%2Fwww.aeaweb.org%2Faea%2F2016co

nference%2Fprogram%2Fretrieve.php%3Fpdfid%3D1120&usg=AFQjCNG9alNlCybneOf48Coq61LUf8JM

EA&bvm=bv.117218890,d.bGs

La redazione di Società Vegetariana

160323_Pnas 2016 - Dieta vegan soluzione ideale.pdf

98

3.2.2. Disinformazione in atto sulla soia (notizie dal web..)

Segnaliamo questo articolo sulla soia di „generazionebio‟ che è apparso sul web a metà giugno

2017, e i relativi commenti (omettiamo le fonti in quanto non siamo autorizzati a citarle):

http://www.generazionebio.com/notizie/446-170-motivi-per-eliminare-la-soia-dalla-dieta.html

Riportiamo innanzitutto il parere della Società Scientifica di Nutrizione Vagatariana: „Ignorate

gli allarmismi antisoia‟.

https://www.scienzavegetariana.it/news/notizia_1006.html?id=1006

Altri commenti dal web (in ordine inverso rispetto agli allarmismi dell‟articolo):

Allarme 10: nello studio in questione non si parla di bambine ma di topi; Con somministrazione non

solo orale ma anche sottocutanea, tra l'altro...Qui il link allo studio dell'allarme n.10:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2799462/

Quindi nell'articolo di generazionebio si è dichiarato il falso!

Allarme 9:

In questo studio si parla di un integratore in polvere delle proteine della soia (cosa diversa

dal mangiare soia)

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17416779

Tuttavia, questa pubblicazione critica lo studio citato come fonte dell'allarme 9 mettendone

in luce i difetti e le incongruenze:

http://cebp.aacrjournals.org/content/16/12/2795

Allarme 8:

Studio sui ratti... inutile per fini umani:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10543025

Allarme 7:

Oltre ad essere uno studio abbastanza datato (1994) si usa un modello animale quindi

inutile ai fini umani: "Using the developmentally estrogenized mouse model, we propose an

alternative role for estrogens as a predisposing factor for prostatic diseases"

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7508622

Allarme 6:

Anche questo è uno studio sui ratti... inutile a fini umani:

https://www.researchgate.net/publication/44592893_Suppressive_effects_of_genistein_and_

daidzein_on_pituitary-thyroid_axis_in_orchidectomized_middle-aged_rats

Allarme 5:

"Genistein and daidzein at low concentrations were found to stimulate breast tumor growth

in in vitro and in vivo animal studies, and antagonize the antitumor effect of tamoxifen in

vitro. At high concentrations, genistein inhibited tumor growth and enhanced the effect of

tamoxifen in vitro"

Si parla sempre di studi su animali... quindi inutile a fini umani:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11573864

99

Allarme 4:

Oltre ad essere uno studio pubblicato nel 1997 (quindi di vent'anni fa), ….pare che la

pubblicazione si basi su uno studio in vitro. E comunque, lo studio prende in considerazione

solo gli estrogeni; la soia contiene molte altre sostanze che potrebbero portare a risultati

differenti.

Allarme 3:

Non è stato trovato lo studio in questione.

Allarme 2:

Oltre ad essere uno studio del 1994 su un minuscolo campione di 6 donne, lo studio termina

così:

"The responses to soy protein are potentially beneficial with respect to risk factors for

breast cancer and may in part explain the low incidence of breast cancer and its correlation

with a high soy intake in Japanese and Chinese women"

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8074062

Allarme 1:

Non è stata trovata la pubblicazione. Comunque lo studio citato è del 1991, ovvero di 26

anni fa!

Curioso tra l'altro che si parli sempre e solo dei fitoestrogeni della soia e mai degli

estrogeni del latte vaccino (vedere i link sotto riportati):

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14729019

http://news.harvard.edu/gazette/story/2006/12/hormones-in-milk-can-be-dangerous/

No comment, quindi!

100

3.3. Leggi e giurisprudenza.

3.3.1. Allenamento dei cani da caccia: salvi i parchi abruzzesi.

Da: CONSIGLIONEWS 45

18 aprile 2017

SALVI I PARCHI ABRUZZESI

Il 13 aprile 2016 la Regione Abruzzo emanava la legge n. 11 che all‟articolo 4 consentiva

l‟allenamento dei cani su aree non inferiori al 50% delle zone B, C e D dei parchi naturali regionali

e su aree non inferiori al 30% delle riserve regionali naturali guidate, controllate e speciali. Il

Presidente del Consiglio dei ministri l‟8-9 giugno 2016 impugnava tale legge alla Corte

Costituzionale, osservando che tale disposizione viola la legge nazionale sulla caccia n. 157/1992

nonché le direttive comunitarie “habitat” (92/43/CEE) e “uccelli” (2009/147/CE) e la Convenzione

internazionale di Berna sulla vita selvatica e l‟ambiente naturale in Europa. Con sentenza n. 74 del

12 aprile 2017 la Corte Costituzionale accoglieva il ricorso e dichiarava pertanto l‟illegittimità

costituzionale della legge impugnata (LAC Liguria, 15 aprile).

3.3.2. TAR Campania: no al divieto di introdurre cani nelle aree a verde pubblico

Da

Lexambiente.it

Segnalazione Claudia Maruzzo

21 Aprile 2017

TAR Campania (SA) Sez. II n. 642 del 30 marzo 2017

Caccia e animali. Divieto di introdurre cani nella aree a verde pubblico

L‟ordinanza sindacale che rechi il divieto assoluto di introdurre cani, anche se custoditi, nelle aree

destinate a verde pubblico - pur se in ragione delle meritevoli ragioni di tutela dei cittadini in

considerazione della circostanza che i cani vengono spesso lasciati senza guinzaglio e non ne

vengono raccolte le deiezioni - risulta essere eccessivamente limitativa della libertà di circolazione

delle persone ed è comunque posta in violazione dei principi di adeguatezza e proporzionalità,

atteso che lo scopo perseguito dall'Ente locale di mantenere il decoro e l'igiene pubblica, nonché la

sicurezza dei cittadini, può essere soddisfatto attraverso l‟attivazione dei mezzi di controllo e di

sanzione rispetto all‟obbligo per gli accompagnatori o i custodi di cani di rimuovere le eventuali

deiezioni con appositi strumenti e di condurli in aree pubbliche con idonee modalità di custodia

(guinzaglio e museruola) trattandosi di obblighi imposti dalla disciplina generale statale, cosicché il

Sindaco può fronteggiare comportamenti incivili da parte dei conduttori di cani, al fine di prevenire

le negative conseguenze di tali condotte, con l'esercizio degli ordinari poteri di prevenzione,

vigilanza, controllo e sanzionatori di cui dispone l'Amministrazione

Pubblicato il 30/03/2017

N. 00642/2017 REG.PROV.COLL.

N. 01717/2015 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

101

Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania

sezione staccata di Salerno (Sezione Seconda)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 1717 del 2015, proposto da:

A.N.P.A.N.A. (Associazione Nazionale Protezione Animali Natura e Ambiente), in persona del

legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa dagli avvocati Carmen Tamborrini e

Claudia Marruzzo, con domicilio eletto in Salerno, alla via Nizza, Trav. Del Mastro, n. 1 c/o avv.

Maio;

contro

Comune di Avellino, in persona del Sindaco in carica pro tempore, rappresentato e difeso

dall'avvocato Alfredo Maggi, con domicilio eletto in Salerno, alla via M. Gaudiosi, 6 c/o Avv. A.

De Vivo;

per l'annullamento

dell'ordinanza n. 133/15 avente ad oggetto divieto di abbandono di deiezione canine in aree

pubbliche ed obbligo di custodia;

Visti il ricorso e i relativi allegati;

Visto l'atto di costituzione in giudizio del Comune di Avellino;

Viste le memorie difensive;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore nell'udienza pubblica del giorno 6 luglio 2016 il dott. Giovanni Grasso e uditi per le parti i

difensori come specificato nel verbale;

Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO e DIRITTO

1.- Con ricorso notificato nei tempi e nelle forme di rito, l‟associazione ricorrente, come in atti

rappresentata e difesa, impugnava l‟ordinanza, meglio distinta in epigrafe, con il quale il Sindaco di

Avellino aveva disposto, tra l‟altro, il “divieto assoluto di condurre cani nei giardini pubblici” (art.

1) e il “divieto di depositare gli escrementi canini nei cestini portarifiuti” (art. 3).

A sostegno del gravame deduceva: a) eccesso di potere per difetto di adeguata istruttoria (stante

l‟assenza di necessarie verifiche in ordine alla effettiva pericolosità, dal punto di vista sanitario,

delle deiezioni canine oggetto di prospettica inibizione); b) eccesso di potere per violazione dei

principi di ragionevolezza e proporzionalità (stante il carattere assoluto ed indiscriminato del

divieto, per giusta non accompagnato da misure intese alla prospettica ed adeguata allocazione di

percorsi alternativi e appositi contenitori destinati alla recezione degli escrementi); c) violazione

degli artt. 50 e 54 T.U.E.L. (avuto riguardo alla assenza dei presupposti di necessità ed urgenza

idonei a legittimare l‟attivazione dello straordinario potere di ordinanza).

2.- Nella resistenza dell‟Amministrazione comunale, esaminata e favorevolmente delibata l‟istanza

intesa, in prospettiva cautelare, alla interinale sospensione degli effetti del provvedimento

impugnato, alla pubblica udienza del 6 luglio 2016, sulle reiterate conclusioni dei difensori delle

parti costituite, la causa veniva riservata per la decisione.

3.- Il ricorso è fondato e merita di essere accolto.

102

Non appare revocabile, in dubbio, in premessa, la legittimazione ad agire della Associazione

ricorrente, alla luce dello scopo statutariamente perseguito, di adoperarsi per la garanzia e

l‟incremento del benessere e degli interessi degli animali

Ciò posto, costituisce orientamento consolidato, dal quale non si ravvisano ragioni per discostarsi

(cfr., da ultimo, TAR Lazio, sez. II bis, 17 maggio 2016, n. 5836; e cfr. altresì, tra le tante, T.A.R.

Potenza, 17 ottobre 2013, n. 611; T.A.R. Reggio Calabria, 28 maggio 2014, n. 225; T.A.R. Milano,

22 ottobre 2013 n. 2431; T.A.R. Sardegna, 27 febbraio 2016 n, 128; T.A.R. Venezia, 12 aprile

2012, n. 502, oltre a TAR Campania, Salerno, sez. II, 28 luglio 2015, n. 1752), quello per cui

l‟ordinanza sindacale che rechi il divieto assoluto di introdurre cani, anche se custoditi, nelle aree

destinate a verde pubblico - pur se in ragione delle meritevoli ragioni di tutela dei cittadini in

considerazione della circostanza che i cani vengono spesso lasciati senza guinzaglio e non ne

vengono raccolte le deiezioni - risulta essere eccessivamente limitativa della libertà di circolazione

delle persone ed è comunque posta in violazione dei principi di adeguatezza e proporzionalità,

atteso che lo scopo perseguito dall'Ente locale di mantenere il decoro e l'igiene pubblica, nonché la

sicurezza dei cittadini, può essere soddisfatto attraverso l‟attivazione dei mezzi di controllo e di

sanzione rispetto all‟obbligo per gli accompagnatori o i custodi di cani di rimuovere le eventuali

deiezioni con appositi strumenti e di condurli in aree pubbliche con idonee modalità di custodia

(guinzaglio e museruola) trattandosi di obblighi imposti dalla disciplina generale statale, cosicché il

Sindaco può fronteggiare comportamenti incivili da parte dei conduttori di cani, al fine di prevenire

le negative conseguenze di tali condotte, con l'esercizio degli ordinari poteri di prevenzione,

vigilanza, controllo e sanzionatori di cui dispone l'Amministrazione.

Ed invero, le esigenze poste a fondamento della gravata ordinanza risultano già compiutamente

salvaguardate dalla disciplina vigente in materia, che impone di condurre i cani al guinzaglio e di

rimuovere le eventuali deiezioni, dovendo quindi l‟Amministrazione Comunale adoperarsi – in

luogo dell‟indiscriminato divieto di accesso dei cani alle aree verdi pubbliche – al fine di rendere

cogenti tali misure mediante una efficace azione di controllo e di repressione, in tal modo rendendo

possibile il raggiungimento del pubblico interesse attraverso strumenti idonei e nel rispetto del

principio di proporzionalità dei mezzi rispetto ai fini perseguiti.

La gravata ordinanza, pertanto, in relazione ai dichiarati scopi perseguiti, appare essere posta in

violazione dei principi di adeguatezza e di proporzionalità dell‟azione amministrativa, atteso che lo

scopo di mantenere il decoro e l‟igiene pubblica, nonché la sicurezza dei cittadini, è già

adeguatamente soddisfatto attraverso l‟imposizione, di cui alla disciplina statale, agli

accompagnatori o custodi di cani di rimuovere le eventuali deiezioni con appositi strumenti e di

condurli al guinzaglio.

Agli esposti rilievi giova aggiungere che, sotto distinto e concorrente profilo, il provvedimento

impugnato appare adottato in assenza dei requisiti di necessità ed urgenza idonei a legittimare

l‟adozione di misure extra ordinem, difettando una situazione di effettiva eccezionalità ed

imprevedibilità tale da far temere emergenze igienico sanitarie o pericoli per la pubblica incolumità:

e ciò noto essendo che il potere di emanare ordinanze di cui all‟art. 50, comma 5 d.lgs. 267 del

2000, riservato al Sindaco, permette bensì l'imposizione di obblighi di fare o di non fare a carico dei

destinatari, postulando, tuttavia, da un lato, una situazione di pericolo effettivo, da esternare con

congrua motivazione, e, dall'altro, una situazione eccezionale e imprevedibile, cui non sia possibile

far fronte con i mezzi previsti in via ordinaria dall'ordinamento, non potendo l‟eccezionale potere di

ordinanza essere utilizzato per soddisfare esigenze che siano prevedibili ed ordinarie (cfr., proprio

in tema di divieto assoluto di introdurre cani in aree verdi del territorio comunale, TAR Sardegna,

103

sez. I, 30 novembre 2012, n. 1080).

4.- Le esposte considerazioni militano nel senso della complessiva fondatezza del ricorso, che deve,

dunque, essere accolto, con consequenziale annullamento dei provvedimenti impugnati.

Le spese di giudizio, tenuto conto della peculiarità della controversia e della natura degli interessi

perseguiti dall‟Amministrazione, possono essere equamente compensate tra le parti.

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania sezione staccata di Salerno (Sezione

Seconda), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie e,

per l‟effetto, annulla i provvedimenti impugnati.

Spese compensate.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.

Così deciso in Salerno nelle camere di consiglio dei giorni 6 luglio 2016, 14 dicembre 2016, con

l'intervento dei magistrati:

Francesco Riccio, Presidente

Giovanni Grasso, Consigliere, Estensore

Maurizio Santise, Primo Referendario

L'ESTENSORE IL PRESIDENTE

Giovanni Grasso Francesco Riccio

3.3.3. Corte Costituzionale annulla legge Liguria sulla caccia.

Da: CONSIGLIO NEWS

N. 48 DEL 18 GIUGNO 2017

CORTE COSTITUZIONALE ANNULLA LEGGE LIGURE SULLA CACCIA

Con sentenza n. 139 del 23 maggio 2017, depositata il 14 giugno 2017, la Corte

Costituzionale, su ricorso del Governo del 29 febbraio – 3 marzo 2016 (dopo un dettagliato esposto

di LAC, ENPA, LAV, LIPU e WWF), ha annullato quattro disposizioni illegittime in materia di

caccia contenute nella legge regionale della Liguria 30 dicembre 2015, n. 29; e precisamente:

Sono state dichiarate incostituzionali le disposizioni che abilitano le squadre di cacciatori o

altri cacciatori privati (c.d. “selecontrollori”) alle operazioni di controllo faunistico diverse dalla

caccia vera e propria; pertanto il contenimento del cinghiale (caso tipo) nei periodi di caccia chiusa,

e/o nelle aree urbane, o nelle oasi di protezione faunistica, spetta esclusivamente agli agenti venatori

pubblici; lo smantellamento parziale delle polizie provinciali, più volte criticato, si rivela ora un

boomerang per la pubblica amministrazione locale, perché non è possibile sostituire i guardiacaccia

pubblici con cacciatori privati per le azioni di contenimento delle specie problematiche per

l‟agricoltura.

È da subito vietato abbattere gli ungulati precedentemente feriti, se il loro rinvenimento

avviene nelle zone di divieto o nei successivi giorni di “silenzio venatorio” (martedì e venerdì) dei

104

periodi di caccia aperta a: daini, caprioli e camosci, poiché le norme regionali avevano forzatamente

derogato alla legge statale sulla caccia; in pratica il cacciatore non potrà recarsi in zone di divieto o

in giorni di divieto col fucile o la carabina, per ricercare ed abbattere ungulati precedentemente

colpiti il giorno prima.

La Consulta ha dichiarato incostituzionali anche altri due articoli, sui cui la Regione aveva

già fatto dietrofront (allenamento cani da caccia in periodo di divieto venatorio, e giornate

supplementari di caccia vagante a chi sceglie di esercitare la caccia in via esclusiva da

appostamento) (LAC Liguria, 14 giugno 2017).

3.3.4. Codice Spettacolo: respinto dal Governo l‟emendamento alla legge sui circhi.

Da rainews.it

20.06.2017

Retromarcia del governo: via gli animali dai circhi Dopo il via libera dei giorni scorsi, il

governo cambia idea e boccia l'emendamento firmato dal senatore Ranucci che stravolgeva il testo

originario inserito nella riforma del Codice dello Spettacolo Tweet 20 GIUGNO 2017 Il governo ci

ripensa e fa dietrofront sull‟emendamento alla delega per il codice dello spettacolo che avrebbe

portato alla “graduale riduzione” degli animali nei circhi. Se nei giorni scorsi il governo aveva dato

il via libera all‟emendamento a firma del senatore Ranucci, oggi lo fa di fatto decadere. Il testo

originario e quello di Ranucci Alla base della stroncatura una pesante discrepanza con il testo

originario. L‟emendamento in questione si inserisce nella riforma del Codice dello Spettacolo, che

prevede importanti e radicali cambiamenti anche in materia delle attività circensi. Il testo originario

predisposto dal governo, infatti, prevedeva la “graduale eliminazione dell‟utilizzo degli animali” nei

circhi. L‟emendamento bocciato dall'esecutivo contemplava, invece, una “graduale riduzione

dell‟utilizzo degli animali”. Uno stravolgimento della forma che di fatto avrebbe portato

all‟inefficacia della riforma. L'appello dell'Enpa e la "vittoria morale" Anche l‟Enpa – Ente

nazionale protezione animali – aveva lanciato un appello ai senatori della VII Commissione del

Senato, Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport affinché non

votassero l‟emendamento Ranucci: “Parlare di “graduale riduzione” non ha alcun senso logico, se

non quello forse di compiacere qualche lobby ancora affezionata a forme di spettacolo

anacronistiche e sempre più impopolari”, ha affermato la presidente Carla Rocchi. “Una grande

vittoria morale e culturale – secondo la senatrice Loredana De Pretis – una battaglia di civiltà che va

oltre gli schieramenti politici. Non abbasseremo comunque la guardia in aula, affinché si arrivi allo

stop definitivo all‟so degli animali nei circhi”. Con il risultato di oggi, sembra sempre più vicina

l‟apertura delle gabbie. –

See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/animali-circo-149a6128-0917-4459-

893a-50090216bcbc.html

105

3.4 Iniziative sociali

3.4.1. Conferenze AVA 2017

CENTRO ITALIANO DI CULTURA UNIVERSALISTA

(etica, spiritualità, animalismo, igienismo vegan/crudista,

biocentrismo, ambientalismo, medicina naturale)

EDUCARE AL PENSIERO POSITIVO, ALLA COMPASSIONE, ALLA PACE

---------------------------------------------

Associazione Vegan Animalista Onlus Associazione di Volontariato Onlus affiliata all‟EVU

via Cesena 14 Roma 00182 tel. 06 7022863 – 3339633050

www.associazione-vegan-animalista.it; www.universalismo.eu; [email protected]

-------------------------------------------------------------------------------------------------------

I GIOVEDI‟ CULTURALI DELL‟AVA

Le conferenze si tengono dalle ore 17,30

in piazza Asti 5/a Roma Metro Re di Roma (uscita Vercelli),

trenino stazione Tuscolana o bus 85-81-16

---------------------------------------

-------------------------------------------------------------------------------------------------------

Settembre

21 – Dr. Marcello Pamio, Naturologo, Docente di Nutrizione Superiore in Naturopatia,

ideatore di Controinformazione:

“La fabbrica dei malati: come la malattia arricchisce le multinazionali”

(la conferenza si terrà presso l‟Istituto S. Dorotea via Tuscolana 137)

28 - Dr. Maurizio Conte, Medico Chirurgo, spec. in Omeopatia, Pediatria e Vaccinazioni:

“Genitori, figli vegan e svezzamento pediatrico: come e perché”

-------------------------------------------------------------------------------------------------------

Ottobre

5 - Dr. Gianluca Felicetti, presidente LAV:

“Leggi, normative e regolamenti a tutela degli animali”

12 - Dr.ssa Silvia Polesello, Naturopata, Floriterapeuta, Pranoterapeuta:

“La grande rivoluzione personale e sociale del vegan esimo”

19 – Dr. Gerardo Ciannella, Medico Chirurgo, spec. in Tisiologia e Malattie Respiratorie, Medicina

del Lavoro, Preventiva, Ayurvedica:

”L‟importanza della biotipologia costituzionale nelle scelte nutrizionali individuali”

26 – - Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo, Docente in Fitopatologia, Entomologia ed Agricoltura

Biologica: “Chimica e Ogm, diritto negato a non morire avvelenati”

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Novembre

2 - Dr. Federico Calviello, Biologo Nutrizionista, Master in Alimentazione per il Benessere e la

Salute, Nutrizione dello sportivo: “L‟alimentazione ideale nell‟attività fisica e nello sport”

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9 - Dott. Michele Riefoli, Chinesiologo esperto di Nutrizione vegetale, Direttore e Docente del

Master Veganic, Pres. Ass. Ottavo Senso, membro Comitato Scientifico AVA e Assovegan:

“Danni da troppo cibo cotto, benefici da molto cibo crudo”

16 - Dr. Michele Iannelli, Medico Chirurgo, Psicoterapeuta, Specialista in Picologia

Clinica esperto in Digiuno Terapeutico e Medicina Olistica:

"Stress, ansia, depressione e attacchi di panico: meccanismi e rimedi"

23 - Dott. Ing. Walter Maldacea, studioso di Naturopatia; Prof. Ing Massimiliano Leoni, esperto

in tecniche sperimentali: "L'importanza dell'equilibrio acido-basico per il benessere e la

salute"

30 – Dr.ssa Caterina De Pisi, Medico Chirurgo specialista in Nefrologia, Master Dietetica e

Nutrizione Clinica, “Cosa mangiano i vegani a colazione, pranzo e cena?”

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Dicembre

7 - Dr. Franco Libero Manco, presidente AVA:

“7 miliardi di vegani, per forza o per amore”

3.4.2. VeganFest di settembre (SANA – Bologna).

Il Festival Vegan più grande e importante d'Europa si terrà a Bologna nell'ambito di Sana,

dall'8 all'11 settembre 2017.

Le novità di quest'anno saranno la superficie ancora più ampia e le quattro aree tematiche

che verranno sicuramente apprezzate dagli oltre 50.000 visitatori attesi: "CANAPA ISLAND",

dedicata al mondo della canapa e ai suoi molteplici usi, "GLUTEN FREE WORLD", dove

approfondire tutti gli aspetti dell'alimentazione senza glutine, "GELATO SHOW" e "WELLNESS

SPACE", lo spazio dedicato alla forma fisica e al benessere. Non mancheranno mostre, convegni,

conferenze, show cooking, corsi e degustazioni grazie all'AREA TALK coordinata dal Dottor

Lorenzo Ferrante e all'area "VEGANOK Academy" diretta dal Maestro Pastry Chef Emanuele Di

Biase, dove gli chef della più importante accademia di cucina professionale vegan organizzeranno

dei corsi di cucina permanenti per tutti i quattro giorni dell'evento suggerendo ricette e piatti

bellissimi, gustosi e con ingredienti semplici e sani, naturalmente 100% vegan!

CANAPA ISLAND: nell'isola della sostenibilità i visitatori di VeganFest si potranno addentrare nel

mondo della canapa (Cannabis sativa), pianta che rappresenta una risorsa naturale preziosissima per

i suoi numerosi impieghi che non impattano sull'ambiente. A partire dall'uso alimentare, quello

forse più conosciuto con i suoi semi e l'olio altamente proteici e dai preziosi valori nutrizionali, la

canapa viene impiegata anche per ottimi prodotti di cosmesi e di igiene personale, per tessili

pregiati e naturali per la casa, accessori e abbigliamento, per la bioedilizia, nell'industria del mobile,

ma anche per materie plastiche che impiegano la cellulosa al posto del petrolio, per la carta, come

combustibile e addirittura, grazie al suo apparato radicale, per bonificare terreni contaminati da

metalli pesanti. Un vero e proprio percorso informativo che permetterà di testare prodotti cruelty

free, assaggiare specialità, e valutare la bellezza di tessuti, indumenti e accessori realizzati con

questa preziosa fibra.

107

Tutto l'evento sarà ripreso dalle telecamere di VEGANOK TV e verrà registrata la seconda edizione

del "VeganFest LIVE”, il primo format televisivo interamente vegan trasmesso su scala nazionale,

mentre il team di “VEGANOK Animal Press” accoglierà i colleghi della stampa.

VeganFest gode, come ormai consuetudine, dell‟importante patrocinio di Associazione Vegani

Italiani Onlus che curerà la programmazione degli eventi.

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3.4.3. Tortona: campagna abbandoni 2017.

Riportiamo il manifesto del Comune di Tortona per la campagna abbandoni 2017

alla cui composizione ha partecipato la nostra consigliera e delegata Paola Re,

comlimentandoci con il Sindaco e la Giunta.

108

109

3.5 Iniziative legislative

Questa rubrica del Notiziario rappresenta anche una “bacheca permanente ” nella quale esporre le

nostre opinioni in merito alle iniziative legislative in corso o pendenti. Pertanto, fino a che le

proposte di legge (o atti analoghi) non abbiano concluso l‟iter parlamentare, l‟informazione relativa

continuerà ad essere riportata.

3.5.1. Le proposte del M.A. in merito alla vivisezione.

Per quanto riguarda le proposte del Movimento Antispecista in merito alla sperimentazione animale

si rimanda a quanto contenuto nel documento „Sul superamento della s.a.‟ scaricabile dal sito

www.movimentoantispecista.org‟ > Dossier.

3.5.2. Le proposte del M.A. sul randagismo.

Nel 2009, a seguito dei tragici eventi che videro alcune persone aggredite ed anche uccise

da cani inselvatichiti nel meridione d‟Italia si scatenò una campagna mediatica per por fine al

problema del randagismo. Il Movimento Antispecista si fece allora promotore di una analisi

dettagliata riguardante i metodi da utilizzare per por fine a tale problema sociale, i costi del

mantenimento di canili e gattili, le relative proposte legislative. Recentemente, a seguito di

analoghi avvenimenti e del continuo dei canili lager e delle deportazioni di cani in paesi della UE,

il M.A. ha rivisto le stime originarie sulla base di nuove statistiche pubblicate dai media nel 2013,

approfondito l‟analisi della legislazione vigente, e riformulato una proposta articolata in interventi

sul campo e modifiche alle normative per sradicare definitivamente tale fenomeno. Tale proposta,

discussa con esperti del settore e con referenti di partiti politici interessati, è stata altresì

sottoposta all‟adesione della associazioni, e inviata ai parlamentari interessati nel settembre 2015.

E‟ disponibile sul sito www.movimentoantispecista.org > Dossier „Randagismo – Analisi e

soluzioni. I risultati di tale studio, tabelle include, sono a disposizione di quanti ne facciano

richiesta.

3.5.3. Proposte per la revisione della direttiva 2010/63 (11 novembre 2017).

Tendo presente che la direttiva in revisione è l‟unica norma UE (di „secondo livello‟) posta „a

protezione‟ (!) degli animali per quanto attiene il loro utilizzo a scopo scientifico, e non è un „regolamento‟

(obbligatorio) per l‟utilizzo degli stessi a fini farmacologici o chimici, occorre non ripetere l‟errore di

chiederne l‟abolizione per sostituirla con una analoga che vieti tali test sostituendoli con dati provenienti

dagli umani, cosa almeno „giuridicamente‟ senza significato. Tra i punti che reiterremmo fondamentale

rivedere, citiamo i seguenti:

- Modifica dell‟art. 2 per quanto concerne il divieto per gli Stati membri di legiferare

sulle „misure più restrittive‟;

- Abolizione della deroga all‟utilizzo di animali randagi e selvatici delle specie

domestiche (art. 11, comma 2° e 2b);

- Obbligatorietà dei metodi alternativivalidati dalla UE anche per la ricerca di base

(modifica dell‟art. 13);

- Obbligatorietà dell‟uso di metodi sostitutivi per l‟insegnamento superiore o la

formazione (modifica dell‟art. 13);

110

- Possibilità di vietare a livello nazionale „taluni metodi‟ (es. quelli facenti parte

dell‟Allegato VIII (modifica dell‟art. 13);

- Eliminazione dei possibili confitti di interesse per gli OPBA e obbligo della

pubblicazione del parere individuale dei membri (art. 26);

- Istituzione di una road-map coordinata dall‟EURL-ECVAM per orientare la ricerca di

metodi sostitutivi tra gli Stati membri (modifica art. 47);

- Inserimenti nei „Comitati nazionali per la protezione degli animali ….‟ di almeno 2

esperti in „approcci alternativi‟ (art. 49);

A livello più generale, occorrerebbe:

- Presentare una petizione al P.E. per reclamare contro la non costituzione da parte

dell‟Italia del „Comitato nazionale per la protezione degli animali …‟ previsto dalla

direttiva all‟art. 49 per ogni Stato membro e ufficialmente mai costituito, sebbene il dlgs

affermi il contrario all‟art. 38. (Tale Comitato è stato per ora sostituito nelle sue

funzioni dalla Direzione della Sanità Animale e Farmaci veterinari del M.d. Salute,

come attestano i seminari effettuati, o il „Tavolo tecnico sui metodi alternativi‟, che sono

tutt‟altra cosa..);

- Presentare una petizione al P.E. per reclamare contro la mancata pubblicazione da

parte dell‟Italia delle „Sintesi non tecniche dei progetti‟ prevista dalla direttiva (v.

preambolo n. 41 e art. 43 della stessa riportato nel dlgs n.26/2014 all‟art. 34). La

pubblicazione di tali progetti in forma „anonima‟ come previsto dalle normative

faciliterebbe di molto i controlli delle associazioni sull‟operato degli stabilimenti

utilizzatori (v. Progetto macachi Università di Ferrara…).

111

3.6. Metodi „alternativi‟ e sussidiari.

3.6.1. Le normative UE.

Riportiamo nella “bacheca permanente” le seguenti informazioni sui metodi alternativi, in

quanto crediamo che vi sia molta disinformazione sull‟argomento.

Per quanto riguarda lo studio dei metodi alternativi (da non confondere con i metodi

sostitutivi, inclusi in tale definizione ma non sinonimi della stessa), suggeriamo di consultare il sito

dell‟EURL ECVAM, o European Union Reference Laboratory for Alternatives to Animal testing

(Laboratorio di Riferimento della U.E. per le alternative alla sperimentazione animale):

http://ecvam.jrc.it

(ora http://ihcp.jrc.ec.europa.eu/our_labs/eurl-ecvam)

dove si potranno avere le informazioni più aggiornate in merito ai metodi fino ad oggi

individuati o allo studio. Occorre però notare come i metodi alternativi convalidati dall‟EURL

ECVAM debbano poi essere anche convalidati dall‟OECD, ossia Organization for Economic Co-

operation and Development), o OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo

Economici) che raggruppa le nazioni più sviluppate a livello mondiale al fine del loro

riconoscimento al di fuori della UE.

Ciò significa, in pratica, che se un metodo viene convalidato dall‟ECVAM e non dall‟OCSE,

tale metodo potrà aver valore solo in Europa, ma non fuori da tali confini. Col risultato di limitare

notevolmente l‟applicazione di tali metodi per ovvi motivi esclusivamente commerciali. Se invece il

metodo è convalidato da entrambi gli organismi, allora è valido per e tra tutti i paesi aderenti a tali

organizzazioni. Questo è il motivo fondamentale per il quale in pratica l‟OCSE domina sui

mercati. Notare che anche nella direttiva 2010/63 i metodi alternativi (art. 13) convalidati a livello

UE che non utilizzano animali vivi (ossia che non usano animali o usano metodi “in vitro”) non

sono stati resi obbligatori! Neppure se convalidati dall‟OCSE. Una vera vergogna! In tale articolo

ci si limita infatti ad auspicare che gli Stati membri utilizzino i metodi UE sostitutivi o in vitro (…

gli Sati membri assicurano che ..) ma non lo si impone! Circa i metodi che utilizzano meno animali,

o ne riducono (?) le sofferenze (ossia la stragrande maggioranza dei metodi così detti

“alternativi”) non se ne fa neppure menzione! Quindi i ricercatori e le industrie non sono tenute né

ad utilizzare obbligatoriamente né i primi, né i secondi!

Peraltro, per quanto riguarda i cosmetici, che dovrebbero essere dal lato etico

obbligatoriamente esclusi dalla sperimentazione sugli animali non umani, la relativa direttiva del

2003 è stata sostituita da un “regolamento” (quindi una norma obbligatoria) nel 2009, che è

entrata in vigore l‟11 luglio 2013 (vedi paragrafo specifico in Vivisezione e sperimentazione

„Cosmetici: luci ed ombre‟, nel presente Notiziario).

3.6.2. Tabella dei „metodi alternativi convalidati‟.

Alleghiamo la Tabella ufficiale scaricata dal sito dell‟I.Z.S.L.ER (Istituto Zooprofilattico

Sperimentale della Lombardia e Emilia-Romagna) quale centro nazionale di coordinamento

individuato dal dlgs n. 26/014 (ossia dalla norma nazionale di recepimento della direttiva 2010/63),

per la „valutazione‟ dei metodi alternativi da „proporre‟ poi agli istituti designati dalla Commissione

europea e dal Ministero della Salute per gli studi effettivi di convalida.

112

Tabella_1_metodi_validati.pdf

113

3.6.3. Genova (LARF): Corso teorico-pratico sui metodi alternativi (luglio 2017).

114

4. Organizzazione

4.1. Mailing list

Agli aderenti “attivi”, secondo quanto previsto dallo Statuto (art. 5), può essere assegnata una

“mailing list” per la distribuzione agli altri aderenti e simpatizzanti del Notiziario e degli eventuali allegati.

4.2. Notiziario e sito Internet

Notiziario

Ricordiamo che scopo primario dell‟associazione non è soltanto diffondere l‟informazione tra i

propri iscritti, quanto dare loro i mezzi per informare gli altri cittadini delle cose che non sono portate a

conoscenza di tutti, affinché ognuno possa esercitare le proprie scelte in piena consapevolezza. A tal fine,

ogni Notiziario è una guida dell‟organizzazione del Movimento, una sintesi dei prodotti sviluppati, ed un

elenco delle fonti di informazione più opportune (v. Allegato “Guida all‟etica aspecista”), in modo da

costituire una documentazione completa.

Sito Internet

Il sito Internet del Movimento Antispecista, all‟indirizzo www.movimentoantispecista.org consente di

visionare e scaricare nella versione più aggiornata:

- il documento informativo del Movimento Antispecista, lo Statuto, la composizione del Consiglio

Direttivo, il Manifesto per un‟etica interspecifica, l‟ultima edizione del Notiziario e la Guida all‟etica

aspecista.

- le rubriche contenenti le iniziative sociali, legislative e legali del Movimento (guida alle lettere di

protesta, proposte di legge, rubrica della giurisprudenza animalista, denunce per maltrattamento di

animali, etc.);

- i „Dossier‟, documenti relativi a studi particolari effettuati dall‟associazione.

4.3. Progetti in sviluppo, allo studio e realizzati.

Progetti in sviluppo

- Stesura di una „Antologia del Movimento Antispecista‟.

- Proposta di normativa nazionale contro i fuochi artificiali nocivi.

- Aggiornamento documento „Sul superamento della sperimentazione animale‟.

- Manifestazioni speciste (delegata dr.ssa Paola Re, tabella e invio lettere personalizzate);.

- Mappa dell‟antispecismo operante nel mondo (divieti ai circhi, ecc..).

- Collaborazione con uffici pubblici e enti locali in Provincia di Varese e C. Ticino (delegato dr. G.

Albertini).

- Aggiornamento del “Libro bianco sullo specismo” (documenti, immagini, saggi, etc.);

- Prodotti: “Dietaveg”, “Tabella comparativa prodotti alimentari”, “Biblioteca on-line”,

“Normativa” e “Giurisprudenza” (in costante aggiornamento) accessibili e scaricabili su PC dal

sito Internet – v. sito Internet (> prodotti);

- Raccolta della giurisprudenza per le sentenze riguardanti gli animali – v. sito Internet (> iniziative >

legali);

Principali progetti realizzati

I progetti sono elencati in ordine inverso di tempo (prima i più datati …).

- “Lettera ai politici” e “Lettera di protesta” (guida alla stesura) – v. sito Internet (Iniziative politiche);

115

- Denunce tipo per il maltrattamento di animali ex art. 189 e 727 c.p. (guida alla stesura e informazioni)

– v. sito Internet (> iniziative > legali);

- Definizione del “Manifesto per un‟etica interspecifica”;

- Creazione del “Gruppo di lavoro per l‟etica aspecista”;

- Convegno “Da Liberazione Animale al Manifesto per un‟etica interspecifica” in collaborazione con il

Gruppo editoriale Il Saggiatore (Net) del 6.6.2003;

- Prodotto “Normativa” per la raccolta e la classificazione delle normative nazionali ed internazionali in

materia di animali;

- Commenti alle modifiche in corso sulla legge sostitutiva dell‟art. 727 del codice penale;

- Proposte di modifica del DLGS 116/92 sulla protezione degli animali soggetti a sperimentazione.

- Dossier vivisezione (stato dell‟arte e proposte per una strategia globale).

- Presentazione del volume “Gli animali non umani – per una sociologia dei diritti” di V. Pocar.

- Commenti alla proposta di revisione della legge 116/92 (vivisezione);

- Commenti alla legge 189/04 sui “delitti contro il sentimento per gli animali";

- Libro bianco sullo specismo (CD-ROM), 1° edizione, maggio 2006.

- Lettera per gli amministratori di condomini;

- Lettera (ai sindaci) contro circhi e mostre, con allegati tecnici (v. sito: Iniziative sociali);

- Libro bianco sullo specismo (CD-ROM), 2° edizione, ottobre 2007.

- Presentazione ai cittadini e ai media della “Lettera aperta su etica e comunicazione” (1/3/2008).

- Convenzione con il Comune di Varese per la gestione dell‟U.D.A.

- Presenza alla Fiera di Varese (Maggio-Giugno 2008).

- Presenza con 7 poster alla manifestazione Veganch‟io 2007 e 2008 (Brugherio- Milano);

- Corso di formazione del Comune di Varese (per dipendenti e volontari).

- 1° invio Petizione popolare permanente alle Istituzioni (1° ottobre 2008). Raccolte 2000 firme.

- Ciclo di presentazioni di opere letterarie presso la Coop Lombardia di Varese.

- 2° invio Petizione popolare permanente alle Istituzioni (6 maggio 2009). Raccolte 3013 firme.

- Presentazione alla conferenza stampa sul Veggie Pride 2009 della “Lettera aperta su etica e veg*smo

- Prima edizione dello studio sulla applicazione della L. 281/91: Popolazione canina e costi.

- Lettere ai responsabili dei media concernenti il lessico specista in uso nel paese.

- Prima pubblicazione delle proposte di legge giacenti in Parlamento e loro valutazione.

- Seconda edizione dello studio sulla applicazione della L.281/91: Popolazione canina e costi.

- Invio dello studio sul randagismo (v. sopra) al Sottosegretario alla Salute F. Martini (16.9.09)

- Applicazione della Legge 281 del 1991 (randagismo) – Popolazione canina e costi.

- Circhi – Lettera alle istituzioni (2009).

- Lettera alla UE sulla nuova direttiva per la sperimentazione animale (9/2010).

- Critica alla direttiva 2010/63 sulla sperimentazione animale (3/2011).

- Contributo per una Costituente ecologista (aspetto antispecista).(5/2011).

- Contributo per un soggetto politico antispecista (5/2011).

- Protocollo per donazione corpi (12/2011).

- Attività varie con enti pubblici e privati in Provincia di Varese (v. Iniziative sociali – Notiz. N. 4/2011).

- Intervista di Telecolor sulla vivisezione (coordinamento e partecipazione) (12/2011).

- Lettera alle Istituzioni sul recepimento della direttiva 2010/63 (2/2012).

- Sintesi delle normative nazionali ed europee sulla vivisezione (2/2012).

- Una strategia per la lotta antispecista.

- Donazione del corpo „post mortem‟ a fini scientifici (proposte).

- Lettera ai Capigruppo parlamentari per l‟abolizione dell‟uso degli animali nei circhi;

- Documento „Contro la sperimentazione animale‟.

- Documento: „Sul superamento della sperimentazione animale‟ (1° versione),

- Expo 2015: Lettera aperta alle istituzioni e ai cittadini.

- Sostenibilità ambientale e produzione alimentare

- Randagismo: analisi e soluzioni (aggiornamento)

- F.A.Q. su specismo e antispecismo.

- Documento „Il futuro dell‟alimentazione umana (Dossier, 2016)

- Sintesi delle normative UE e nazionali su sperimentazione animale e clinica (5_2016)

116

- Link agli articoli di A. Manzoni e P. Re su “L‟Indro” (sito).

- Campagna 2016 contro i fuochi artificiali.

- Campagna 2016-17 contro i circhi.

- Petizione al Parlamento Europeo per l‟obiezione di coscienza.

- Aggiornamento documento „Sul superamento della s.a.‟

Chiunque desideri collaborare ai progetti è pregato di mettersi in contatto con il Rappresentate del

Movimento (M. Terrile: 039.6065817, e-mail:[email protected]).

117

5. Recensioni e interviste

5.1. L. Avoledo, No Vegan – La verità scientifica oltre le mode, Sperling & Kupfer, 201721

Primo libro dell‟autore, in risposta alle continue domande del suo pubblico, può

definirsi senza ombra di dubbio un ‟corposo‟ lavoro controcorrente che mette in guardia dalle

false credenze e dai miti del veganesimo dogmatico, che bacchetta i vegani intolleranti, violenti,

aggressivi e loda quelli „raziocinanti‟ che seguono una (vera) „dieta‟, consapevoli dei suoi pregi e

difetti, e non un pastrocchio fai-da-te. I primi mettono infatti a rischio la propria salute per seguire

ciecamente un‟ ideologia forse „animalista‟ facendone un cavallo di battaglia in ogni occasione,

dimentichi, aggiungiamo, che fino alla prima metà del secolo scorso l‟umanità non conosceva gli

integratori alimentari e in modo particolare la vitamina B12 la cui scoperta e produzione su scala

industriale a nostro avviso ha tracciato lo spartiacque tra il periodo della „predazione‟ e quello

del „rispetto‟ delle altre specie animali. Stranamente però Avoledo, anziché enucleare la parte

„cattiva‟ del veganesimo trattando l‟argomento dal punto di vista esclusivamente scientifico, si

concede continui riferimenti a detti e fatti dei componenti di tale „setta‟, scusandosi in anticipo per

rivolgersi loro, in tutto il testo, come „i vegani‟. In tal modo finisce col suggerire al lettore

„sprovveduto‟ (che magari ha saltato il preambolo del libro) l‟idea che il veganesimo sia

rappresentato principalmente da costoro, dove l‟ideologia predomina sulla „ratio‟. Dalle indagini

sociali che egli cita non appare peraltro il numero di quanti apparterrebbero all‟una o all‟altra

categoria (ossia dei „buoni‟ e dei „cattivi‟), per cui si può ritenere con conoscenza di causa che si

stia parlando di frange estremiste presenti in ogni categorizzazione sociale, inclusi gli „onnivori‟

che però secondo l‟autore sarebbero esenti da tali difetti (a noi risulta non sia così). Meraviglia poi

la scoperta dell‟autore riguardo allo sfruttamento a scopo industriale del veganesimo, ed in

particolare alle tecniche di marketing adottate producendo „surrogati‟ vegani delle carni e degli

insaccati quali „esche‟ per vegani indecisi, come se l‟onnivorismo non avesse generato un business

enormemente maggiore con altrettanti, se non peggiori, mistificazioni e a danno delle sofferenze

degli animali non umani (è d‟obbligo qui citare il „Gran biscotto‟, marchio che vorrebbe celare al

pubblico le sofferenze che stanno dietro al prosciutto).

A tali premesse seguono lunghi capitoli dedicati alla spiegazione della biologia umana per

quanto riguarda l‟alimentazione (rigidamente „onnivora‟), all‟evoluzione della nostra specie (una

via di mezzo tra i carnivori e gli erbivori) e ai limiti e rischi di un‟alimentazione senza derivati

animali, sempre nel quadro del vegano „disinformato‟. Per quest‟ultimo argomento, non si può non

concordare sull‟assenza in forma assimilabile dal nostro organismo della vitamina B12 nei

vegetali, mentre per altri nutrienti (calcio, ferro, zinco, vitamina D, …) non si vede il motivo per il

quale preoccuparsi, come fa l‟autore. Questi sono infatti, per sua stessa ammissione, ottenibili

senza problemi o conseguenze per la salute dai vegetali o al limite (e per la B12 certamente) da

integratori. Questa „preoccupazione‟ a nostro avviso è il tallone d‟Achille dell‟opera, in quanto ben

poca importanza deve avere dal punto di vista scientifico quale sia la fonte di approvvigionamento

dei nutrienti, sempre che da ciò non ne derivi un danno. Che una parte della spesa poi , come

paventa l‟autore, „si vada a fare in farmacia‟ piuttosto che dal macellaio, resta una squisita

questione etica che non dovrebbe neppure essere citata in un‟analisi prettamente „scientifica‟,

anche se dalle conoscenze dipende la morale dell‟umanità. L‟avversione per tali „fonti‟ che

implicitamente vengono considerate „non naturali‟, risente infatti del dogma della „naturalità‟,

21 Luca Avoledo è laureato in Scienze Naturali ed ha conseguito un master in Naturopatia. Esercita come Naturopata in

Milano. E’ prossimo a conseguire una seconda laurea in Scienze della Nutrizione. Collabora con molte testate

giornalistiche e trasmissioni radiotelevisive, tiene corsi, e partecipa a seminari e conferenze quale relatore.

118

qualità oggi pressoché scomparsa da tutto ciò che ci circonda. (Senza luce elettrica, non avremmo

neppure le carni sul banco del macellaio, così come non avremmo la vitamina B12 in pillole).

Le opinioni espresse in tali parti dell‟opera, spesso suffragate dalla citazione di „studi‟ e

„ricerche‟ non accompagnate dalla relativa citazione bibliografica, sono comunque in larga misura

condivisibili e costituiscono un insieme di informazioni che ogni persona dovrebbe conoscere per

non cadere nell‟errore di credere ai falsi miti di cui sopra. Si può tuttavia osservare una non

celata propensione dell‟autore a sminuire quanto alcune istituzioni mondiali oggi confermano sulla

dannosità di certi alimenti di origine animale (v. il noto rapporto dell‟OMS sulla cancerogenicità

delle carni rosse e in particolare di quelle „trasformate‟) e a quanto affermano in ponderosi studi

enti privati quali l‟ADA (Associazione dei Dietisti Americani), o similari, circa la salubrità delle

„diete‟ vegetariane e vegane. In relazione a questi ultimi, vengono inoltre fatte inopportune

supposizioni (che ricordano quelle speculari messe in circolo dalla cattiva „propaganda‟ vegana)

circa la loro affidabilità, che non vengono però rivolte, come deontologia vorrebbe, ai citati enti e

istituzioni di parte „avversa‟, certo esposti alla pressione di potentissime lobby.

A conclusione di tale lavoro, l‟autore elenca talmente tanti possibili danni che una „dieta‟

vegana sbilanciata (ma allora non potrebbe parlarsi di „dieta‟ ma di pastrocchio fai-da-te)

potrebbe arrecare al nostro vegano „disinformato‟, al punto che sorge il dubbio di come non vi sia

incluso il „ginocchio della lavandaia‟ (ben noto a chi avesse letto „Tre uomini in barca‟ di J.

Klapka J.). Tuttavia, va elargito un plauso all‟autore per aver messo in guardia da tali rischi,

sebbene quelli di una sbilanciata alimentazione „onnivora‟ (es. scarsità di frutta verdura) messi

sull‟altro piatto della bilancia, vitamina B12 a parte, non sarebbero certo inferiori, anzi.

Le deduzioni dell‟autore, attese su un piano prettamente „scientifico‟, circa l‟opportunità di

una corretta „dieta‟ vegana che questi afferma essere „inutile‟ (ossia non necessaria) per la nostra

salute, e su cui non si può non concordare a patto che si adotti una altrettanto corretta „dieta‟

onnivora (cosa a nostro avviso più difficile da mantenere), lasciano però assai perplessi quando lo

stesso ricorre – a giustificazione del titolo dell‟opera - a considerazioni di carattere ideologico ed

edonistico, quali: „il perfetto equilibrio tra salute e piacere‟, il consumo di alimenti „sani‟ (cose c‟è

di non sano in un „sano‟ cibo vegano?) e „gustosi‟ (chi ha detto che la dieta vegana non lo possa

essere?) „che nutrano appieno‟ (qualsiasi „dieta‟ deve nutrire „appieno‟) e insieme „gratifichino il

corpo e la mente‟. Le ultime parole tradiscono l‟importanza psicologica, anche per l‟autore, di

un‟alimentazione che contempli ben altro del puro nutrimento e che al di là di improbabili

„ideologie‟, un qualsiasi vegano anche „razionale‟ metterebbe immediatamente in correlazione con

la gratificazione datagli dal rispetto per gli animali non umani, da quello per l‟ecologia del pianeta

e dalla conseguente maggior giustizia sociale. Altro che „mode‟. La contrapposizione fatta

dall‟autore tra „gusto‟ ed „etica‟ con un sorprendente „autogol‟ finale suggerisce quello che oggi

ogni umano „consapevole‟ vorrebbe sentir dire: Go vegan.

M.T.

6. Lettere dal web.

La rubrica è dedicata esclusivamente a quanti desiderano inviarci le loro opinioni. I testi che superano le

due cartelle (due pagine UNIA4) vengono classificati come articoli, e pertanto verranno trattati a parte, ove

possibile. Ci scusiamo se alcuni testi non potranno essere pubblicati per mancanza di spazio.

119

Si declina ogni responsabilità per le opinioni espresse nelle lettere pubblicate, pur nel pieno rispetto delle

opinioni degli autori. Per non operare alcuna censura gli articoli pervenuti vengono infatti trascritti così

come pervengono alla sede o come sono stati rilevati su Internet.

I commenti in corsivo sono a cura del responsabile del Notiziario (Rappresentante del M.A.).

È comunque gentilmente richiesto un recapito e-mail o postale al quale preghiamo i lettori di indirizzarsi

per eventuali contatti.

Inviate la vostra posta a : Movimento Antispecista – Via Principale, 11 – 20856 Correzzana (MB);

oppure via e-mail a: [email protected]. Grazie!

6.1. La caccia va spiegata … nelle scuole! (Paola Re).

Gentili signore e signori,

un paio di settimane fa il signor Francesco Bruzzone, esponente della Lega Nord, cacciatore e

Presidente del Consiglio Regionale Liguria, invitò gli insegnanti a informare le scolaresche,

ovviamente in orario di lezione, dell‟utilità del prelievo venatorio. “Basta con gli insegnanti che ci

definiscono assassini. La caccia va spiegata in maniera onesta nelle scuole. Dobbiamo farla finita di

parlare male di questa categoria. La scuola deve dare un segnale più obiettivo (…) Non ho detto che

voglio delle lezioni di caccia, ma sono stanco di ricevere telefonate di papà che mi raccontano di

maestre che in classe hanno parlato dei cacciatori come assassini. I bambini chiedono a questi

genitori: “Perché anche tu papà sei un assassino?”.

Bruzzone dà prova della sua traballante conoscenza dell‟ambiente sparandola (da cacciatore non

può fare altro che sparare) davvero grossa: “Da qualche anno sull‟Appennino c‟è un forte aumento

di alcune specie di fauna selvatica. Il tentativo di arginare questo incremento che crea dei problemi

si è sviluppato in diverse modalità”, nessuna delle quali è stata ottimale. “Piaccia o meno questa

questione può essere risolta solo dalla caccia. I cacciatori, tuttavia, sono in diminuzione. Dobbiamo

qualificare il cacciatore come soggetto che interviene per il controllo numerico faunistico. Inoltre

questa categoria la cui immagine non è positiva, deve tornare ad essere considerata in maniera

onesta a partire dalla scuola”.

Ciò che il cacciatore Consigliere non conosce sono le soluzioni ed è per questo che contesto la sua

superficialità nell‟affrontare l‟argomento.

I metodi efficaci, di lungo periodo, di prevenzione e non emergenziali dovrebbero prevedere

l‟arresto per qualche anno della caccia al cinghiale per poi fare valutazioni scientifiche su quanto

essa sia dannosa: tutti lo sanno, soprattutto i cacciatori che però non rinunciano a divertirsi col

sangue altrui.

Le vie verdi per la libera circolazione dei cinghiali tra zone e tra regioni dovrebbero rientrare nella

politica nazionale ed europea. Se i cinghiali non possono circolare finiscono prigionieri tra strade,

paesi, reticolati, muri.... e ovviamente arrivano nell‟abitato umano, ma lo fanno solo perché non

hanno alternative.

Già questi due primi metodi darebbero eccellenti risultati e non ci sarebbe bisogno di molto altro.

In caso di emergenza, ci possono essere gli investimenti pubblici a compensare gli agricoltori

nell‟acquisto di barriere fisiche per difendere le colture più sensibili dai danni provocati dai

cinghiali.

I metodi più invasivi si devono usare in ultima istanza quando tutti gli altri non hanno funzionato:

cattura/ immunocontraccezione/rilascio è il metodo più moderno. Non si tratta di usare la chirurgia

120

ma di praticare una puntura, la nuova frontiera della ricerca, utilizzata in USA e in UK.

http://www.geapress.org/caccia/lanticoncezionale-per-i-cinghiali-la-lac-sperimentare-subito-nei-

parchi/66013

Questa è l‟intervista al dottor Mauro Delogu esperto in gestione di animali selvatici: dirige un

ospedale universitario per selvatici a Bologna e ha gestito parchi con 5000 cinghiali. E‟ una delle

persone più esperte in materia http://www.restiamoanimali.it/blog/2016/la-regione-sospenda-la-

legge-remaschi-e-investa-su-soluzioni-moderne-e-non-cruente-ascolta-lintervista-con-mauro-

delogu-salvaiselvatici/

Carlo Consiglio, già professore ordinario di Zoologia nell‟Università di Roma, ha fatto un

interessante studio sui cinghiali dimostrando che la caccia al cinghiale non limita i danni

all‟agricoltura http://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2014/01/09/cacciare-il-cinghiale-limita-

davvero-i-danni-allagricoltura/

La Regione Veneto è contraria alla caccia per ridurre i cinghiali e manifesta la necessità di un piano

integrato di sistemi diversi https://argav.wordpress.com/2016/01/21/cinghiali-regione-veneto-si-a-

piani-di-controllo-no-a-caccia-libera-presto-nuove-regole/

Legambiente Chianti ritiene che la caccia non sia la soluzione ma il

problema http://www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/emergenza-cinghiali-in-

toscana-la-caccia-intensiva-non-e-la-soluzione-e-il-problema/

L‟Associazione Gabbie Vuote di Firenze da tempo studia il problema cinghiali.

http://www.restiamoanimali.it/blog/2015/ancora-su-cinghiali-gli-spara-tutto-e-la-superficialita-

dellinformazione-di-mariangela-corrieri/

http://www.restiamoanimali.it/blog/2015/gabbie-vuote-scrive-a-enrico-rossi-lo-sterminio-di-

ungulati-una-vergogna-e-un-raggiro/

http://www.restiamoanimali.it/blog/2016/salvaiselvatici-la-caccia-e-il-problema-non-la-soluzione-

lettera-aperta-a-politici-e-media-di-mariangela-corrieri/

http://www.teleiride.tv/video/girotondo-26012016

http://www.noitv.it/programmi/la-nuova-legge-sulla-caccia-ai-cinghiali-in

Per quanto riguarda gli incidenti stradali, la caccia non risolverà il problema:i cinghiali attraversano

le strade e i metodi utili a evitare gli incidenti sono i prismi catarifrangenti

http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2016/02/07/news/catarifrangenti-salva-animali-su-tutte-le-

strade-del-collio-1.12917972 e i semafori sonori

http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/02/13/foto/varese_sulle_strade_vicino_ai_boschi_arrivano

_i_semafori_per_i_cinghiali-133329907/1/#1

Non sono un‟esperta del settore e se devo occuparmi di cinghiali, per lo meno mi documento, come

ho fatto adesso, sulle soluzioni ai problemi che essi causano e soprattutto sul perché li causano; ogni

problema si risolve a monte, non a valle. L‟attività venatoria provoca una strage (a valle) dopodiché

tutto (a monte) tornerà prima.

Giusto per completare l‟operato degli insegnanti che il cacciatore Consigliere vorrebbe ambasciatori

del verbo venatorio, allego anche il bollettino di guerra della stagione venatoria 2016-2017, chiusa

de iure ma non de facto, visto che i nostri eroi sanguinari proseguono indisturbati anche fuori tempo

limite.

Che un cacciatore si esprima come Bruzzone è normale ma che lo faccia un Consigliere è

inaccettabile. Visto che in Bruzzone convivono entrambi i ruoli, sarebbe opportuno il silenzio che

magari accontenterebbe l‟uno e l‟altro.

Il silenzio sarebbe utile a pensare in un‟ottica di lungo periodo, di prevenzione, per la salvaguardia e

il rispetto di tutte le vite, umane e non umane.

121

Cordiali saluti.

Paola Re

Via Virginio Arzani n.47

15057 Tortona (AL)

6.2. Sulla proposta del nuovo Regolamento Tutela Animali di Milano.

A supporto della bozza del documento in riferimento predisposta dall‟ex Garante Prof.

Valerio Pocar, si mantiene la presente lettera fino alla conclusione dell‟iter burocratico di tale

regolamento che si presume non interrotto dal cambio della Giunta comunale a seguito delle

elezioni 2016, né dalla recente nomina di due Garanti per la tutela degli animali in luogo del

„Garante‟ previsto dal Regolamento corrente.

Nel dichiaraci ancora assolutamente d‟accordo con i principi espressi dall‟ex „Garante per la

tutela degli animali‟ del Comune di Milano, Prof. Valerio Pocar nella bozza del nuovo regolamento,

invitiamo le „zone‟ di Milano che hanno espresso la loro contrarietà a tale ulteriore stesura a

rivedere le loro considerazioni. Ovviamente, nessun progresso è possibile, in alcun campo, senza

cambiamenti avvallati da consolidate conoscenze scientifiche. Comprendiamo che l‟educazione al

rispetto delle altre specie può non essere condivisa da alcuni cittadini, sulla base di principi

conservativi quanto millenari. Tuttavia, in considerazione del fatto che recenti scoperte scientifiche

hanno confermato (benché ciò fosse noto empiricamente da millenni) che l‟alimentazione umana

non necessita di proteine di origine animale, anzi se ne sconsiglia l‟assunzione, l‟uccisione, tanto

più se crudele, di esseri non umani (v. aragoste, ma non solo) „non‟ dovuta ovviamente a stati di

necessità, sarebbe configurabile come reato ai sensi della legge 189 del 2004, che ha istituito il

Titolo IX_bis del codice penale. L‟esclusione dall‟applicazione di tale norma della „macellazione‟,

in quanto regolata da leggi speciali (che hanno la prevalenza su quelle generali), non giustifica però

moralmente l‟uccisione per futili motivazioni, quali appunto il piacere del palato, o le abitudini

alimentari di certe fasce della popolazione, tantomeno ove si tratti di ragioni commerciali. Tali

comportamenti, se la legge suddetta fosse veramente applicata, rappresenterebbero infatti

un‟integrazione del reato suddetto ove si tenesse in considerazione la necessitò o meno di ricorrere

al carnivorismo quale fonte di alimentazione.

Per quanto attiene gli obblighi che sarebbero imposti dal nuovo regolamento circa le

necessità biologiche ed etologiche dei non umani detenuti in stato di costrizione dagli esseri umani

(si tratti di pesci in acquario, uccelli in gabbia, o similari) è ovvio che le nuove norme si rifanno a

considerazioni di ordine scientifico consolidate, che non possono pertanto essere sottoposte

all‟approvazione popolare, bensì, come in qualsiasi altro campo, diffuse dalle istituzioni, anziché

osteggiate. Inoltre, la difficoltà di applicare alcune nuove normative, se riferite a reati perpetrabili

in ambiente domestico, non impedisce di considerarli tali. Così come le violenze sulle donne, sui

bambini, sugli anziani, su chiunque, non cessano di essere annoverati tra i reati, benché effettuabili

tra le mura domestiche, dove è difficile venirne a conoscenza per molti motivi. L‟obiezione

sollevata da alcuni di non considerare reati tali comportamenti (v. pesci rossi quali animali

„sociali‟) pare pertanto, a dir poco, „strumentale‟. Contro l‟eventuale difficoltà di denuncia di tali

reati, considerato che gli animali non umani non sanno/possono appellarsi in prima persona alle

istituzioni umane, si sollecita l‟istituzione di un „telefono verde‟, come per il „telefono rosso‟

istituito per bambini, al quale testimoni di atti di violazione delle nuove normative possano

122

appellarsi. Contrariamente, sarebbe come depenalizzare le violenze „intra moenia‟, ossia „tra le

mura‟ ( nascoste alla vista) in quanto difficilmente riscontrabili. Chiunque capirebbe che una cosa è

considerare un comportamento come „reato‟, un‟altra, del tutto assurda, non considerarlo tale in

quanto non riscontrabile pubblicamente. Tralasciamo altre ovvie considerazioni.

Per questi motivi, il Movimento Antispecista considera la nuova bozza di regolamento proposta

dall‟ex Garante per la tutela degli „animali‟ di Milano, Prof. Valerio Pocar, assolutamente

applicabile e in piena sintonia con le conoscenze della moderna zoo antropologia ed etologia riferita

agli animali non umani, ed invita il Sindaco di Milano a sostenere la suddetta proposta dando in tal

modo dimostrazione di perseguire una politica improntata allo sviluppo culturale della cittadinanza,

anziché consolidare usanze obsolete e sconfessate dalle attuali conoscenze scientifiche in nome di

interessi non moralmente giustificabili.

Massimo Terrile, Movimento Antispecista, 9 aprile 2017.

7. Per non dimenticare …

Manteniamo queste informazioni nella „bacheca permanente‟, affinché non siano dimenticate……

123

7.1. Regolamento cosmetici: luci ed ombre.

Il regolamento 1223/2009 sui cosmetici, entrato in vigore l‟11 luglio 2013 (ma approvato e

pubblicato ben 4 anni prima del 2013, in sostituzione della direttiva 2003/15 sui cosmetici, e

quindi ben noto agli addetti ai lavori prima dell‟11 marzo 2013) non vieta affatto i test più seri (v.

oltre) per gli ingredienti dichiarati a fine cosmetico sugli animali non umani nella UE, ma solo la

commercializzazione (nella sola UE!) dei prodotti così ottenuti!

Premessa.

Affinché siano evitati malintesi e smentite notizie che potrebbero trarre in

inganno, facendo credere che i test con animali (vivi o morti) siano cessati definitivamente per i

prodotti cosmetici, è stata effettuata dal Movimento Antispecista una ulteriore analisi22

delle

relative normative per capirne le effettive conseguenze in merito sia all‟immissione in commercio

di tali prodotti, sia alla realizzazione di sperimentazioni su animali non umani e umani (anche al

di fuori della UE). Ne presentiamo in queste pagine i risultati, purtroppo decisamente lontani da

quanto i cittadini europei si aspetterebbero sulla base delle notizie diffuse dai media

immediatamente dopo la data dell‟11 marzo 2013.

Normative UE richiamate23

:

- Direttiva 2003/15 sui prodotti cosmetici del Parlamento europeo e del Consiglio, emessa il

27 febbraio 2003 e pubblicata nella G.U. della UE l‟11 marzo 2003, relativa alla

variazione M37 della direttiva originaria 1976/768 che ha avuto ben 39 modifiche.

(Le ultime due riguardano solo allegati tecnici non rilevanti ai nostri fini). La parte

più

importante di tale direttiva per i test su animali è contenuta negli artt. 4bis e ter (Allegato

1).

- Regolamento 1223/2009 del 30 novembre 2009 sui prodotti cosmetici. Si applica a

decorrere dall‟11 luglio 2013. Ingloba la direttiva 2003/15 (Allegato 2) anche per quanto

riguarda la sperimentazione sugli animali (art. 18, paragrafo 2).

- Regolamento 1907/2006 sulla registrazione, autorizzazione e classificazione delle sostanze

chimiche (REACH).

- Regolamento 1272/2008 relativo alla classificazione, etichettatura e imballaggio di sostanze

e miscele che modifica e abroga le direttive 67/548 e 1999/45 e reca modifiche al

regolamento 1907/2006 (REACH).

- Regolamento 440/2008 relativo ai metodi di prova per l‟attuazione del regolamento

1907/2006 (REACH). Impone i test su animali per tutte le sostanze chimiche. In tale

regolamento sono chiaramente indicati i test da eseguire.

Per una più rapida comprensione del contenuto del presente documento si è preferito iniziare dalla

SINTESI con le relative CONCLUSIONI, rimandando i dettagli all‟ANALISI DELLE NORMATIVE ed ai

relativi ALLEGATI (v. oltre).

22 Cfr. Lettera aperta alle Istituzioni – Cosmetici (Notiziario del Movimento Antispecista n. 2/2012 e seguenti).

23 Le norme UE si applicano dalla data della loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale UE, salvo ove in esse

disposto diversamente. Da ciò nascono ad esempio le „scadenze‟ dell‟11 marzo 2009 e 2013 relative alla direttiva

2003/15.

124

SINTESI

I test che possono essere effettuati su animali non umani ai fini della „sicurezza‟ dei prodotti

chimici (e a fini cosmetici) comprendono generalmente : Tossicità acuta, Irritazione della pelle,

Irritazione oculare, Sensibilizzazione cutanea, Tossicità a dosi ripetute (28 giorni), Tossicità subcronica

(90 giorni), Tossicità cronica (12 mesi), Mutagenicità, Tossicità nello sviluppo, Tossicità nella

riproduzione su 2 generazioni, Cancerogenicità, Tossicocinetica, Ecotossicità.

Per quanto riguarda i cosmetici, la direttiva 2003/15 CE ed il regolamento 1223/2009 CE (che la

sostituirà a partire dall‟11 luglio 2013!) dispongono quanto segue:

1. Dall’11 marzo 2003 (anno di emissione della direttiva 2003/15 sui cosmetici) è bandita la

realizzazione di ‘sperimentazione su animali’ di prodotti cosmetici finiti (ossia l’insieme degli

ingredienti pronti per la vendita), ma non la loro commercializzazione.

2. Dall‟11 marzo 2009 è inoltre bandita l‟immissione sul mercato di prodotti cosmetici la

cui formulazione finale o i cui singoli ingredienti siano stati „sperimentati su animali‟,

nonché la realizzazione di „sperimentazione su animali‟ senza utilizzare un metodo alternativo

validato, ad esclusione dei test relativi alla cancerogenicità, tossicità a dosi ripetute, riproduttiva,

genetica, e tossicocinetica (d‟ora in poi qui detti i „5 test più seri‟).

3. Dall‟11 marzo 2013 è infine bandita l‟immissione sul mercato UE di prodotti cosmetici

la cui formulazione finale o i cui ingredienti siano stati sperimentati su animali in relazione

ai „ 5 test più seri‟ sopra elencati (per i quali non esistono metodi alternativi validati e non ne

esisteranno per i prossimi 15-20 anni, come ha affermato la Commissione UE nel 2011), salvo

deroghe concesse agli Stati membri. Ma non è vietata la realizzazione di tali test (v. art. 4 bis

comma 2.1 della direttiva e art. 18 comma 1 punto d) e comma 2 del regolamento), salvo loro

sostituzione con futuri metodi alternativi., né la commercializzazione (e quindi i test sugli umani) di

tali prodotti al di fuori della UE.

4. Il regolamento 1223/2009 sui cosmetici (che sostituirà la direttiva 2013/15 dall‟11

luglio 2013) prevede inoltre che possano utilizzarsi nei prodotti cosmetici ingredienti che

siano stati definiti di „lieve pericolosità‟ in base ai regolamenti 1272/2008 e 440/2008

(aggiornamenti del REACH) i quali prevedono test su animali anche vivi (in apparente

contraddizione con i suddetti principi, ma solo ove si prenda in considerazione unicamente la

commercializzazione nella UE!).

In estrema sintesi, dall‟11 marzo 2013 non potranno essere immessi sul mercato UE (ma potranno

essere esportati!) prodotti cosmetici finiti o i cui ingredienti (dichiarati ad uso cosmetico!) siano stati

sperimentati su animali senza usare metodi „alternativi‟ validati, né (già dal 2009) essere effettuati su

animali vivi alcuni tipi di test (i più „superficiali‟). Ma i „5 test più seri‟ potranno invece ancora essere

effettuati salvo la loro graduale sostituzione (pena il divieto di commercializzazione nella UE) con (per

ora) imprevedibili metodi „alternativi‟. Il che non garantisce affatto (anzi ) che non vengano utilizzati o

uccisi esseri non umani (e umani) a tale proposito.

Inoltre, numerose normative (v. quelle relative al regolamento REACH e sua applicazione, o

quelle per gli alimenti) impongono, per le sostanze chimiche vecchie e nuove, test di tossicità su animali

anche vivi, a prescindere dalla destinazione passata o futura della sostanza in esame. Per cui se una

sostanza fosse definita „non ad uso cosmetico‟ i test sarebbero obbligatori, salvo poi poter utilizzare la

stessa sostanza anche nei prodotti cosmetici ove fosse „di lieve pericolosità‟.

125

In particolare:

a) Test su animali per sostanze chimiche vecchie e nuove.

Sostanze vecchie.

Il regolamento REACH del 2006 e le sue successive modifiche (es. 1272/2008) obbligano ad

effettuare test su animali anche per tutte le sostanze chimiche prodotte prima del 1981 (ossia delle prime

normative UE riguardanti le sostanze pericolose, peraltro recepite nel nostro Paese a partire dal 1985), ma

non necessariamente tramite metodi alternativi e tanto meno sostitutivi.

Per tutti i prodotti cosmetici oggi sul mercato, prima o poi, molti dei loro ingredienti saranno quindi

testati su animali anche vivi, specie per i „ 5 test più seri‟ per i quali non esistono a detta della Commissione

UE (Allegato 3) metodi alternativi validati. Non è peraltro previsto dalla direttiva 2003/15, o dal

regolamento 1223/2009 che la sostituirà nel luglio 2013, che dopo tali test i prodotti finiti che contengono

tali sostanze vengano ritirati dal mercato, se non estremamente pericolosi, deroghe a parte. Sarà quindi

ovviamente possibile che molti prodotti cosmetici oggi in commercio continuino ad essere commercializzati

anche in futuro benché possano contenere ingredienti testati su animali anche dopo l‟11 marzo 2013.

Sostanze nuove.

Tutte le sostanze chimiche nuove (dalla data delle relative normative, prima tra tutte la 67/548, ora

sostituita da REACH, recepite peraltro in Italia a partire dal 1985) devono essere testate anche su animali

vivi, al di là del loro presunto campo di utilizzo, salvo poche esclusioni.

Per i prodotti definiti come „cosmetici‟, il regolamento 1223/2009 (che dall‟11 luglio 2013 sostituirà

anche la direttiva 2003/15) se obbliga (pena la non commerciabilità) all‟utilizzo di metodi alternativi, non

obbliga peraltro all‟utilizzo di metodi „sostitutivi‟, sempre esclusi i „ 5 test più seri‟, e contempla peraltro la

possibilità che sostanze definite di „lieve pericolosità‟ dal punto di vista della cancerogenicità, tossicità

riproduttive e genetica, e della tossicocinetica possano essere utilizzate nei prodotti cosmetici (v. art. 18

comma 2). Il test di tali sostanze dovrebbe quindi essere fatto all‟atto della loro registrazione, valutazione e

classificazione (v. regolamento REACH) precedentemente al loro eventuale futuro utilizzo in prodotti

cosmetici. Potrebbero quindi in futuro esistere in commercio prodotti cosmetici i cui ingredienti, nati come

sostanze chimiche generiche, siano stati testati su animali con o senza metodi alternativi, come nel caso

delle nano particelle24

.

CONCLUSIONI

Per tali motivi riteniamo ingiustificato l‟affermare che dall‟11 marzo 2013 non potranno

esistere sul mercato comunitario prodotti cosmetici vecchi o nuovi i cui ingredienti siano stati

„sperimentati su animali‟, né che tali test siano vietati in assoluto (vedi i „5 test più seri‟), anzi. Metodo

„alternativo‟ peraltro non significa „sostitutivo‟, ed anche i test „in vitro‟ (considerati metodi „alternativi‟)

necessitano di materiale organico (organi, tessuti, cellule, ecc..) prelevato da esseri senzienti per essere

effettuati, per cui gli animali non umani continueranno ad essere uccisi per tali scopi. Paradossalmente,

poi, non essendo previsto effettuare test sugli umani (nella UE) per le sostanze chimiche, contrariamente

24 Esistono ad esempio alcune sostanze di relativamente recente produzione ed utilizzo (si parla comunque di

anni) quali le nano particelle, da tempo diffusamente utilizzate anche nei prodotti cosmetici, la cui definizione è ancora

oggetto di discussione in particolare nella UE. La loro classificazione ai fini dei relativi test di sicurezza è

temporaneamente quella di sostanze chimiche potenzialmente pericolose, pertanto soggette ai test previsti dal

regolamento REACH. Per tali sostanze sono in effetti stati effettuati test su animali vivi (topi e ratti) per accertarne la

pericolosità, e continueranno ad essere fatti anche in base alla loro classificazione definitiva. Non è pertanto pensabile

che esse vengano escluse dall‟utilizzo nei prodotti cosmetici, né i prodotti che le contengono vengano ritirati dal

mercato, a causa della loro diffusione e difficoltà di sostituzione, come stabilisce in merito la direttiva 2003/15 ed il

regolamento 1223/2009 che la sostituirà l‟11 luglio 2013.

126

a quanto avviene in una certa misura per i farmaci, continueranno ad essere immessi sul mercato

comunitario (ed anche al di fuori di esso) ingredienti cosmetici (e non) testati unicamente su esseri

senzienti non umani, con le relative conseguenze. Peraltro, in relazione ai „5 test più seri‟, dei quali non è

vietata l‟effettuazione, ma è vietata solo la commercializzazione nella UE dei prodotti i cui ingredienti

siano stati sottoposti a tali test, la prova sugli umani verrà quindi fatta …. fuori dalla UE, su ignari

consumatori, saltando magari i test sui non umani, del resto del tutto inutili! Non meraviglierebbe

pertanto una norma extra comunitaria a protezione di tali abusi.

Quindi, la vera novità a partire dall‟11 marzo 2013, è solo rappresentata

dall‟obbligatorietà dell‟utilizzo di metodi alternativi validati (se esistenti, e comunque non

necessariamente „sostitutivi‟) sancita dalle suddette normative sui cosmetici e dal divieto di

commercializzazione nella (sola) UE di prodotti cosmetici testati su animali vivi non umani.

Infatti, anche il regolamento REACH del 2006 (artt. 13 e 25) ed il suo aggiornamento con il

regolamento 1272/2008 (art. 7), così come la direttiva 2010/63 relativa alla protezione degli animali

utilizzati per la sperimentazione, benché auspichino fortemente l‟utilizzo dei metodi „alternativi‟ validati,

non lo impongono. Mentre si è ancora lontani dal poter dire che per i cosmetici sia obbligatorio utilizzare

solo metodi „alternativi‟, occorre peraltro constatare come ogni altra normativa europea non abbia

vergognosamente ancora reso obbligatori nemmeno quelli convalidati da UE e OCSE.

Massimo Terrile

7 maggio 2013 (agg.to del 9.1.2016).

Per visionare il documento completo (inclusa l‟Analisi) vedere:

www.movimentoantispecista.org > Iniziative legislative > Cosmetici, luci ed ombre.

7.2. Scoperta „rivoluzionaria‟ della medicina traslazionale.

Da: Pharmastar.it

Martedì 29 settembre 2015

In un articolo del 24 settembre 2015, Pharmastar, il giornale on-line dei farmaci, annuncia, per

la ricerca farmacologica, il primo studio multicentrico randomizzato e controllato su modelli

animali.

Lo studio „pre-clinico‟ su un potenziale farmaco neuro protettivo per l‟ictus, pubblicato da

Science Traslational Medicine (Lovera et al. 2015), è stato condotto in diversi centri sperimentali

(Monaco, Milano, Barcellona, Berlino, Caen) copiando alcune prassi dei metodi

„clinici‟(armonizzazione dei protocolli, randomizzazione, raccolta, monitoraggio e analisi dati

centralizzata). I risultati hanno dimostrato che il farmaco potrebbe essere efficace solo su un

sottogruppo di pazienti.

La novità consiste nell‟affermazione „sbalorditiva‟ che il passaggio dei risultati dalla

ricerca di laboratorio sugli animali „al letto del malato‟ spesso è fallimentare. Una tale

ammissione, fatta proprio da chi ha interesse a negarla, non è da sottovalutare. Diverse

pubblicazioni nel passato (v. BMJ, 28.2.2004, Vol. 238 „Where is the evidence that animal research

benefits humans?‟) hanno accusato la sperimentazione pre-clinica di superficialità e inutilità, ma

mai ciò era stato ammesso ufficialmente dai media del settore.

127

Ci si può ora domandare come mai si sia arrivati alla conclusione che occorre effettuare i

test pre-clinici in maniera più efficace e simile a quelli clinici, nonostante le differenze biologiche

tra le specie animali e quella umana. La nostra impressione è che tale „ravvedimento‟ sia dovuto

alla nuova normativa UE ( regolamento 536/2014) sui test clinici (che entrerà in vigore nel 2016),

il quale impone la raccolta e pubblicazione dei risultati dei trial clinici (siano essi positivi o

negativi) in un data base pubblico.

Ciò permetterà finalmente di valutare la „performance‟ della sperimentazione animale in

merito ai farmaci ad uso umano, nel senso che sarà finalmente possibile disporre di dati ufficiali –

se non da confrontare con i risultati della sperimentazione pre-clinica, ancora segreto industriale –

almeno sulla percentuale di farmaci nella UE che hanno superato anche la fase clinica. Se dovesse

rivelarsi esatta (o superiore) la percentuale del 90% di insuccessi, come attualmente stimato a

livello mondiale, sarebbe imbarazzante per le aziende farmaceutiche ed i ricercatori sostenere

ancora l‟opportunità di sostenere i costi (per non parlare dell‟aspetto etico) della fase pre-clinica.

Forse l‟adozione di metodi più simili alla fase clinica non migliorerà di molto i risultati, ma

senza dubbio ridurrà la percentuale di insuccessi. Di quanto, staremo a vedere.

Se la ragione non fosse da ricercare nel nuovo regolamento UE sui trials clinici, la

domanda che rimarrebbe senza risposta è: perché non è stato fatto prima?

7.3 La dieta vegan nelle scuole.

1 maggio 2016

Al sindaco di Senigallia

Sig. Maurizio Mangialardi

[email protected]

Egr. sig. Sindaco,

nel condividere quanto espresso da Gianluca Felicetti (LAV) nella lettera sotto

riportata, desidero portare a Sua conoscenza che anche la “Carta dei diritti fondamentali

dell‟Unione Europea” facente parte dei Trattati dell‟Unione, all‟art. 10 “Libertà di pensiero, di

coscienza e di religione”, stabilisce che “Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di

coscienza e di religione. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o convinzione, così

come la libertà di manifestare la propria religione o la propria convinzione individualmente o

collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e

l'osservanza dei riti”.

Considerando che la scelta alimentare vegana può essere espressione di una

convinzione sia etica, sia religiosa, sia salutistica, e non contrasta con alcuna norma a tutela della

persona o della salute pubblica, La invito a rivedere la Sua opinione in merito riconoscendo ai

cittadini del Comune di Senigallia i diritti fondamentali garantiti loro dall‟appartenenza ad uno

Stato membro dell‟Unione Europea. Nella fattispecie, il diritto ad un‟alimentazione in linea con le

proprie convinzioni. Diritto che non può essere negato ad alcuni e concesso ad altri,

rappresentando in caso contrario una palese discriminazione.

Certo che Ella vorrà convenire con quanto sopra, porgo

Cordiali saluti

Massimo Terrile

Movimento Antispecista www.movimentoantispecista.org

Allegato

128

Da:

http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/sindaco-vieta-il-menu-vegano-nelle-scuole/

di Gianluca Felicetti - Presidente LAV

Al Sindaco di Senigallia - Maurizio Mangialardi Egregio Sindaco, ho letto con stupore la sua risposta alle famiglie che hanno chiesto pasti

vegani per la refezione scolastica dei figli. Sostanzialmente lei dice che se riconosce i vegani poi lo

dovrà fare per le altre almeno venti scelte alimentari diverse da quella onnivora e questo ha un costo

economico e organizzativo.

Aldilà che queste sette famiglie pagano il servizio tanto quanto le altre, il suo Dirigente

comunale non potrà non aver informato Lei e la Giunta che questo riconoscimento non è una facoltà

ma un obbligo che i Comuni si sono impegnati a rispettare firmando, il 29 aprile 2010, in sede di

Conferenza Unificata con Regioni e Ministero della Salute, le “Linee di indirizzo nazionale per la

refezione scolastica”, redatte anche con il contributo dell‟Istituto Nazionale per la Ricerca e la

Nutrizione (a proposito di eventuali dubbi sugli aspetti nutritivi della scelta vegana in qualsiasi età)

pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n.134 dell‟11 giugno 2010, che recitano – a pagina 22:“Vanno

assicurate anche adeguate sostituzioni di alimenti correlate a ragioni etico-religiose o culturali. Tali

sostituzioni non richiedono certificazione medica, ma la semplice richiesta dei genitori”. Tale

prescrizione è stata ribadita da una recente Nota del Ministero della Salute diffusa il 25 marzo

scorso.

Tra le motivazioni etiche che comportano la richiesta di menu alternativi con sostituzioni

che “vanno assicurate” (adeguate, bilanciate e di buon livello nutrizionale) è compresa anche la

scelta vegana, vale a dire l'alimentazione che esclude carne, pesce e altri alimenti derivati

dall‟uccisione di animali, latte e suoi derivati, uova, miele e qualsiasi altro alimento di origine

animale.

Risulta in continua crescita il numero di persone che in Italia scelgono di optare per questo

genere di alimentazione (l‟8% della popolazione è vegetariana e l‟1% è vegana, in base al

Rapporto Italia 2016, pubblicato da Eurispes) e che numerosi sono i vantaggi – verificati da una

moltitudine di studi e dai principali Istituti Scientifici – in termini di prevenzione e tutela della

salute che una simile scelta comporta.

La validità della scelta vegana in ambito scolastico è stata inoltre recentemente

confermata dalla sentenza n. 245/2015 del Tribunale di Giustizia Amministrativa di Bolzano. Tale pronuncia ha infatti revocato il provvedimento di rifiuto d‟iscrizione presso un asilo nido di un

bambino per il quale i genitori avevano richiesto l‟alimentazione vegana, deciso dalla Direttrice

dell‟Ufficio istruzione e scuole del Comune di Merano, che aveva ingiunto alla madre di

“consegnare una attestazione del pediatra di libera scelta dalla quale risultasse lo stato clinico del

bambino e l‟assenza di carenze nutrizionali” stabilendo che, in caso i genitori non avessero

provveduto, “il bambino non avrebbe potuto più frequentare la struttura”.

La sostanziale correttezza di una simile interpretazione è riprovata dalla presenza di altri

Comuni, quali La Spezia e Milano, che prevedono, al contrario al momento di Senigallia, la

possibilità di ottenere pasti senza ingredienti animali per i propri bambini e senza necessità di

presentare un parere medico. E altri Comuni grandi e piccoli offrono la scelta vegana, da Rimini

a Gradara. Chieda a loro come fanno per i menu (che sono meno complicati di quello che può

pensare, dalla pasta e fagioli alla pasta al pomodoro, dai burger di seitan al riso e piselli, alle

crocchette di tofu, e sul nostro sito potrà leccarsi i baffi) e scoprirà che questo aggravio di costi e

organizzazione – al pari dei pasti per bambini ebrei o mussulmani – non è, peraltro, rilevante.

Signor Sindaco, ho avuto il piacere di conoscerla in due conferenze dell‟attivissimo Rotary

Club di Senigallia, con relative cene, vegane. Ho lì appreso della sua formazione erboristica e

quindi aperta all‟innovazione così come alla valorizzazione della tradizione, come fa proprio la

129

scelta vegana. Non solo. Lei ha in casa, un Istituto Professionale per la Ristorazione come il

“Panzini” che con un corso da noi patrocinato alcuni mesi fa assieme a docenti di Scienze

dell‟Alimentazione ha intrapreso una specializzazione proprio in menu senza carne e altri

ingredienti animali, un‟opportunità di lavoro ed espansione della ricettività turistica di Senigallia.

Le Marche con la vicina Romagna è inoltre una delle culle della produzione alimentare

specializzata in vegani e anche la Grande Distribuzione Organizzata si sta orientando con offerte a

buon prezzo. Noi le mettiamo a disposizione, gratuitamente, la competenza di almeno una biologa

nutrizionista. Insomma trasformi questo non problema in un‟opportunità, positiva, dal prossimo

anno scolastico. Per “la città di tutti” come recita il suo ultimo slogan elettorale. Di tutti.

30 aprile 2016

7.4. Aspettando Godot, intervista al Prof. U. Veronesi25

.

Da: Repubblica.it (Blog di Margherita D‟Amico)

10 giugno 2015

Veronesi e gli animali: "Cambiamento sì, ma graduale"

Rimane più che mai acceso il dibattito sulla sperimentazione animale, a maggior ragione

dopo il no opposto dalla Commissione europea alle ragioni di Stop Vivisection, l‟iniziativa dei

cittadini comunitari sottoscritta da 1.173.130 persone, con cui si chiedeva di cancellare la Direttiva

2010/63, ripensandola imperniata sullo sviluppo dei metodi alternativi sostitutivi e nella direzione

di abolire i test sulle altre specie.

25 N.d.r.: Continuare a rimandare l’abolizione della sperimentazione animale in attesa di ‘metodi alternativi’ che non

si sa quando arriveranno, perché si cerca nel modo sbagliato, non può non far venire in mente la celebre opera

teatrale di Samuel Beckett, ‘Aspettando Godot’. La risposta da tutti attesa, ossia quando arriverà ‘Godot’, non

giungerà infatti mai, almeno fino a che non si sarà chiarito chi è, e dove è, ‘Godot’. Ossia, cosa cercare davvero.

Gli attuali modelli in vitro, o in silico, o matematici, o altro, magari sempre validati in conformità alle risposte

attese dal modello animale seguendo una logica ancora meccanicistica, simile a quella sulla quale si basa la

sperimentazione animale a fini umani, non potranno infatti mai - e questo anche secondo l’opinione della scienza

tradizionale - sostituire la prassi attuale, seppur sbagliata, perché rappresentano ancora la ricerca della

simulazione delle risposte di un ‘tutto’ (l’organismo intero) utilizzando una più o meno minuscola parte del tutto

stesso, magari di un’altra specie. Così come gli animali non umani non rappresentano e non rappresenteranno mai

la specie umana, ma solo se stessi. Non per nulla tali metodi sono considerati dalla scienza ufficiale

‘complementari’. La presa in giro di quegli ‘scienziati’ favorevoli alla s.a. in attesa che giungano ‘metodi

alternativi’ (o meglio ‘sostitutivi’) sviluppati su tali basi continua, quindi, come nell’opera di Beckett,

incredibilmente, a far sperare gli ottimisti, ed a far correre il rischio di finanziare ricerche che vanno nella direzione

sbagliata, nascondendo la verità. Quando mai, infatti, tali ‘esperti’, interpellati dai nostri politici, ammetteranno

che con tali metodi si potranno sostituire integralmente organismi complessi quali quelli animali, umani o non

umani? Mai. Perché dovrebbero prima ammettere che un sottoinsieme di un organismo, o calcoli statistici (e non la

piena conoscenza dei processi biologici) possano predire le reazioni addirittura di specie diverse (roditori e non

roditori, pesci, uccelli, umani di varie etnie, inclusi i bambini). Come si comporteranno tali ‘modelli’ verso una

nuova molecola inventata in laboratorio? Non si può infatti programmare un computer a dare risposte su ciò che

non si conosce, o simulare le reazioni di un organismo animale o vegetale mettendone una parte in provetta, per

quanto complessa questa parte possa essere o affinata sia la metodologia di analisi. Con tali premesse, il modello

animale ‘non umano’ resterà sempre pertanto il più vicino a quello ‘umano’, pur nelle sue enormi differenze con

questo. Questa è la realtà che oggi viene taciuta. L’alternativa è orientare la ricerca a comprendere le cause delle

reazioni, come i meccanismi di azione biologica, la genetica, l’epigenetica, ecc., e nel frattempo rassegnarsi alla

nostra ignoranza, e applicare i principi dell’etica, sperimentando in modo specie-specifico, sempre che il ‘gioco’ sia

etico, e non a fini esclusivamente economici. Aspettare quindi il ‘Godot’ dei metodi sostitutivi basati su un errore

metodologico simile a quello su cui si basa la s.a. è la favoletta che da ben 56 anni ci viene propinata e che tiene

molti col fiato sospeso, ignari che quel ‘Godot’ non arriverà mai.

130

Il rifiuto della Commissione non stupisce, visto tra l'altro il recente affossamento di 8hours

(1.103.248 mila firme raccolte e 300 eurodeputati schierati affinché il trasporto da allevamento a

mattatoio di miliardi di animali da reddito non durasse più di otto ore), e le orecchie da mercante

alle interrogazioni sui traffici internazionali di randagi, oppure sulla zooerastia. Argomenti che

legano il destino degli animali a delicate questioni umane di salute, economia, sicurezza, morale.

Corre soprattutto sul piano scientifico, tuttavia, l'odierna discussione sulla vivisezione,

considerata da una crescente rappresentanza di studiosi superata, inattendibile, pericolosa.

Non la pensa così il celebre oncologo Umberto Veronesi, il quale tuttavia, pioniere nei tempi

in cui non andava di moda, ha speso parole gentili nei riguardi degli animali, esortando – anche per

ragioni di salubrità – a non mangiar carne: ma non è una contraddizione rispettare alcune specie o

categorie, mentre altre sarebbero sacrificabili alla ricerca?

“Lo è certamente” risponde il professor Veronesi “ma ritengo che per il bene comune non si

possa essere integralisti. Non dovrebbero esserci leggi assolute e le eccezioni andrebbero sempre

considerate, in base alla loro motivazione”.

Allo Ieo, l‟istituto da lei creato, si sperimenta sui roditori.

Il caso dei roditori in laboratorio rappresenta per esempio un‟eccezione alla regola. Basti

pensare che la lotta a flagelli come la poliomelite non avrebbe avuto successo senza la

sperimentazione animale. Allora, meglio scagliarsi prima contro la deratizzazione, che non contro

l‟utilizzo di qualche roditore a scopo di ricerca, sotto la guida di un comitato etico che ne sorveglia

l‟eticità.

Bé, non si tratta di qualche roditore, ma di milioni e milioni di animali di ogni specie

macinati ogni anno dai laboratori, intanto che i comitati etici arruolano estimatori della vivisezione.

Tutto questo avviene in attesa che si sviluppino modelli alternativi di sperimentazione.

Infatti: in nome di progresso e attendibilità molta scienza chiede che si investa nei metodi

alternativi sostitutivi, ma questa corrente non la vede in prima linea. Perché?

Non è affatto vero che non sono in prima linea. Tanto per cominciare all‟ Istituto Europeo

di Oncologia, che ho fondato vent‟anni fa, non ci sono stabulari. Questo non significa che

neghiamo tout court la sperimentazione animale, ma il non avere animali nella struttura è un

segnale forte che indica dove vogliamo andare, e uno stimolo a trovare il più velocemente tecniche

alternative.

Vale a dire che testate su esemplari acquistati per gli specifici esperimenti, senza allevarne

né detenerne (a differenza di molti altri istituti di ricerca dove, non di rado, vengono soppressi

anche gli esemplari in eccesso)?

Esatto. Allo Ieo si studia sui roditori, e il numero dei soggetti utilizzati dipende dalle

ricerche per cui la sperimentazione animale è giudicata assolutamente necessaria dal Comitato

Etico.

Non esiste un progetto per sostituirli con ricerche cliniche o con alternative sostitutive, per

esempio esperimenti di genomica?

La genetica è un‟area fondamentale della medicina, ma a oggi non rappresenta

un‟alternativa alla sperimentazione animale.

Lei si dichiara vegetariano, ma ha firmato un libro di ricette definite vegetariane (Verso la

scelta vegetariana, coautore Mario Pappagallo, ediz. Giunti) in cui suggerisce il pesce. Non teme di

ingenerare confusione fra i tanti che la ammirano?

Il mio obiettivo è accompagnare la gente „verso la scelta vegetariana‟, che è infatti è il

titolo del titolo del libro in questione. Ritengo infatti che il vegetarianesimo, oltre a essere

l‟espressione di una filosofia di vita basata sull‟amore per gli animali, sia una scelta necessaria per

la sopravvivenza dell‟uomo sulla Terra, come scrisse anche Albert Einstein.

Oggi però il vegetarismo è quasi superato in favore della scelta vegana, ancor più nitida e

sempre più diffusa.

131

Cambiare un comportamento collettivo radicato, com‟è nei Paesi occidentali il mangiar

carne, non è cosa da poco che si possa ottenere a colpi di proclami. Indispensabile, quindi, la

gradualità. Il primo passo è abbandonare la carne di mammiferi e uccelli, e poi passare al pesce. Se

vogliamo avere successo dobbiamo procedere per gradi. E, ripeto, non sarà un successo a portata di

mano.

Il Pianeta sembra tuttavia esortarci ad accelerare l‟andatura, lungo un percorso di attiva

consapevolezza e nel rispetto di ogni vivente. Di certo si è giovato, questo faticoso cammino, anche

di posizioni che adesso appaiono caute e parziali rispetto all'agognato cambiamento, ma senz‟altro,

nei decenni appena trascorsi, suonavano rivoluzionarie.

@margdam

[email protected]

N.B.

Il 16 marzo 2015 sono state emesse dal Ministero della Salute le linee guida per l‟applicazione del

D.Lgs. 4/3/2015, che recepisce la direttiva 2010/63 sulla sperimentazione animale, riguardanti le modalità

di presentazione delle domande di autorizzazione per i progetti di ricerca con l‟impiego di animali,

applicabili dal 13 aprile 2015. Paradossalmente (ma in ossequio ai protocolli) sono state inviate anche alle

Province autonome di Trento e Bolzano, dove la sperimentazione animale è vietata in base ad una legge

regionale! Le linee guida non sono applicabili, ai sensi dell‟art. 33 della direttiva ai progetti che riguardano

test „regolatori‟, ossia previsti dalla normativa UE per farmaci e sostanze chimiche, per i quali vale la

„Procedura amministrativa semplificata‟, ossia una scorciatoia per ottenere, tramite il „silenzio assenso‟ del

Ministero, l‟autorizzazione tacita agli esperimenti.

Ricordiamo che, precedentemente, con la vecchia direttiva 1986/609 recepita con il D.Lgs. 116/92,

per tali esperimenti – nel caso riguardassero cani, gatti e primati non umani – era necessaria

l‟autorizzazione esplicita del Ministero della Salute, il quale avrebbe sempre potuto vietarli. Oggi, con le

nuove norme, approvate dal Parlamento dopo gli emendamenti proposti dalle associazioni facenti parte

della F.I.A.D.A.A. (Federazione Italiana Associazioni Difesa Animali e Ambiente), tale autorizzazione, nei

casi sopra citati, è comunque sottoposta a tale esplicita autorizzazione, ed a quella dell‟I.S.S. (istituto

Superiore di Sanità) ma, dato che il D.Lgs. 4/3/2015 stabilisce che – ove svolti ai fini della salute umana e

delle specie interessate – la sperimentazione su tali specie è ammessa, sarà ben difficile che le autorità

centrali possano negarla. In allegato la circolare ministeriale.

150316_PROTOCOLLO MIN SALUTE_GUIDELINE PROG RICERCA_Articolo 31.DOCSPA.pdf

7.5. Quesito ai ricercatori: che cosa non sarebbe „vivisezione‟?

Manterremo questo annuncio in „bacheca permanente‟ fino a che non ci verrà data risposta dai

ricercatori che sostengono l‟idea che la „vivisezione‟ non fa più parte della sperimentazione animale.

Troppo comodo considerare la „vivisezione‟ solo un intervento senza anestesia e allo scopo di resecare arti

o organi, o anche solo di aprire corpi. Tutti sanno benissimo che l‟anestesia non è possibile (e non è

autorizzabile) quando ad esempio si sperimentano sostanze chimiche o farmaci che vengono fatti assumere

dagli animali per giorni o mesi per vederne l‟effetto! La morte per avvelenamento sarebbe poi meno

dolorosa di quella per induzione di tumori o resecazione di organi? Da dubitarne… Né il risveglio da una

operazione chirurgica, o l‟inoculazione di un tumore, possono essere considerati scevri da gravi sofferenze,

prigionia in gabbie inclusa.

132

Bando alle ipocrisie, aspettiamo fiduciosi che i ricercatori interessati rispondano al quesito sotto

esposto. Nel frattempo, rinunciamo ad utilizzare il termine „vivisezione‟ riferendoci agli esperimenti condotti

su esseri senzienti contro la loro volontà (inclusi gli animali non umani), in quanto così facendo

sembrerebbe che si fosse contrari solo a una „certa‟ tipologia di esperimenti, i più cruenti, mentre la nostra

contestazione concerne tutta la „sperimentazione animale‟. La libertà di ricerca va sottoposta alla morale,

non all‟inquisizione. Ossia al „velo di Rawls‟, per cui il ricercatore, così come il legislatore, non dovrebbe

sapere se sarà un domani dalla parte della „vittima‟ o del „carnefice‟. Quindi il ricercatore deve pensare che

ciò che egli oggi fa ad un altro essere senziente, un domani potrebbe essere fatto a lui, da parte di altri

esseri senzienti. Se sarà sincero, rinuncerà. Altrimenti considererà i non umani (e forse certi umani) esseri

alla sua mercé, cadendo così nella peggior forma di razzismo, quella contro i più deboli.

Il legislatore ha poi furbescamente nascosto la „vivisezione‟ tra le pieghe della „sperimentazione

animale‟, così come gli „esperimenti‟ sono scomparsi per far posto alle „procedure‟. Nessuna paura.

Sappiamo che le „procedure‟ sono esperimenti, e che la „sperimentazione animale‟ include la vivisezione.

Quesito

Premessa

Molti ricercatori, ingiustamente chiamati „vivisettori‟ da alcuni, protestano. Non si ritengono infatti

facenti parte della categoria. Hanno assolutamente ragione. Essere un ricercatore che opera nel campo

della sperimentazione animale non significa necessariamente essere un „vivisettore‟. A patto di non

avanzare mai alcuna richiesta di utilizzo di animali non umani o non fare nulla che possa produrre

sofferenze, fisiche o psichiche, tali da venir considerate dall‟opinione pubblica „vivisezione‟. Il termine, con

il quale nella vecchia legge (1° maggio 1941, n.924, „Sulla vivisezione degli animali vertebrati a sangue

caldo‟) ci si riferiva appunto a tale pratica, dalla quale erano per così dire „protetti‟ tramite opportuna

limitazione gli animali vertebrati a sangue caldo lasciando gli altri in balia dei „vivisettori‟, ricorda orrori

degli anni bui, quando non vi era alcuna pietà per gli animali sottoposti a sperimentazione. Per contro, a

sentire molti ricercatori, la „vivisezione‟ oggi non esiste più.

Chiediamo allora ai ricercatori che protestano contro l‟uso del termine „vivisezione‟ quali tra quelli sotto

elencati non sarebbero da loro ritenuti tali (ovvio che il termine non si riferisce al „metodo‟ quanto alle

sofferenze arrecate, per non giocare sulle parole), e se ritengono o meno „vivisettori‟ i ricercatori che ne

fanno richiesta, o che li praticano su animali non protetti dalla direttiva 2010/63, come quasi tutti gli

invertebrati.

Ex Decreto legislativo n.26/2014, Allegato VII:

Allegato VII

CLASSIFICAZIONE DELLA GRAVITA' DELLE PROCEDURE

La gravita' della procedura e' determinata in base al livello di

dolore, sofferenza, angoscia o danno prolungato cui sara'

presumibilmente sottoposto il singolo animale nel corso della

procedura stessa.

Sezione I: Categorie di gravita'

Non risveglio:

Le procedure condotte interamente in anestesia generale da cui

l'animale non puo' riprendere coscienza sono classificate come "non

risveglio".

Lieve:

133

Le procedure sugli animali che causano probabilmente dolore,

sofferenza o angoscia lievi e di breve durata, nonche' le procedure

che non provocano un significativo deterioramento del benessere o

delle condizioni generali degli animali sono classificate come

"lievi".

Moderata:

Le procedure sugli animali che causano probabilmente dolore,

sofferenza o angoscia moderati e di breve durata, ovvero dolore,

sofferenza o angoscia lievi e di lunga durata, nonche' le procedure

che provocano probabilmente un deterioramento moderato del benessere

o delle condizioni generali degli animali sono classificate come

"moderate".

Grave:

Le procedure sugli animali che causano probabilmente dolore,

sofferenza o angoscia intensi, ovvero dolore, sofferenza o angoscia

moderati e di lunga durata, nonche' le procedure che provocano

probabilmente un deterioramento grave del benessere o delle

condizioni generali degli animali sono classificate come "gravi".

…………………………………………………………………………………

Sezione II: Criteri di assegnazione (omissis)

………………………………………………………………………………..

Sezione III:

Esempi di procedure assegnate a ciascuna delle categorie di

gravita' in base a fattori relativi al tipo di procedura

1. Lieve:

a) somministrazione di anestesia, ad esclusione della

somministrazione ai soli fini della soppressione;

b) studio farmacocinetico, con somministrazione di dose unica, numero

limitato di prelievi ematici (in totale <10% del volume

circolante) e sostanza che non dovrebbe causare effetti avversi

riscontrabili;

c) tecnica non invasiva per immagini (ad esempio MRI) con opportuna

sedazione o anestesia;

d) procedure superficiali, ad esempio biopsie di orecchio e coda,

impianto sottocutaneo non chirurgico di mini-pompe o transponder;

e) applicazione di dispositivi telemetrici esterni che causano solo

lievi menomazioni o interferenze con l'attivita' e il comportamento

normali;

f) somministrazione, per via sottocutanea, intramuscolare,

intraperitoneale, mediante sonda ed endovenosa attraverso i vasi

sanguigni superficiali, di sostanze con effetto lieve o nullo e in

volumi nei limiti appropriati alla taglia e alla specie

dell'animale;

g) induzione di tumori o tumori spontanei che non causano effetti

clinici avversi riscontrabili (ad esempio piccoli noduli

sottocutanei non invasivi);

h) riproduzione di animali geneticamente modificati da cui dovrebbe

risultare un fenotipo con effetti lievi;

i) alimentazione con diete modificate che non soddisfano tutte le

134

esigenze nutrizionali degli animali e si prevede causino anomalie

cliniche lievi nell'arco di tempo dello studio;

j) confinamento di breve durata (<24h) in gabbie metaboliche;

k) studi che comportano la privazione di breve durata del partner

sociale, la messa in gabbia di breve durata di ratti o topi adulti

socievoli;

1) modelli in cui gli animali sono sottoposti a stimoli nocivi,

brevemente associati a dolore, sofferenza o angoscia lievi a cui gli

animali possono sottrarsi;

m) la combinazione o l'accumulo degli esempi seguenti puo' condurre

ad una classificazione "lieve";

i) valutazione della composizione corporea con tecniche non invasive

e contenimento fisico minimo;

ii) controllo e]ettrocardiografico con tecniche non invasive e

contenimento fisico minimo o nullo di animali abituati;

iii) applicazione di dispositivi telemetrici esterni che non

causano probabilmente alcuna menomazione ad animali socialmente

abituati e non interferiscono con l'attivita' e il comportamento

normali;

iv) riproduzione di animali geneticamente modificati da cui non

dovrebbe risultare un fenotipo avverso clinicamente riscontrabile;

v) aggiunta di marker inerti alla dieta per seguire il passaggio del

contenuto gastrointestinale;

vi) sospensione dell'alimentazione per < 24 ore nei ratti adulti;

vii) sperimentazioni in ambiente naturale.

2. Moderata:

a) Applicazione frequente di sostanze di prova che producono effetti

clinici moderati e prelievo di campioni ematici (>10% del volume

circolante) in animali coscienti, nell'arco di alcuni giorni senza

sostituzione del volume;

b) studi per determinare i dosaggi che producono effetti acuti,

test di tossicita' cronica/cancerogenicita' con punti finali non

letali;

c) chirurgia in anestesia generale e somministrazione di idonei

analgesici, associata a dolore, sofferenza o deterioramento delle

condizioni generali post-chirurgici. Esempi: toracotomia,

craniotomia, laparatomia, orchiectomia, linfadenectomia,

tiroidectomia, chirurgia ortopedica con stabilizzazione efficace e

trattamento delle lesioni, trapianto di organi con trattamento

efficace dei rigetti, impianto chirurgico di cateteri o

dispositivi biomedici (ad esempio trasmettitori telemetrici,

mini-pompe, ecc.);

d) modelli di induzione di tumori o tumori spontanei che si prevede

causino dolore o angoscia moderati o interferenza moderata con il

comportamento nomale;

e) irradiazione o chemioterapia in dose subletale o dose altrimenti

letale ma con ricostituzione del sistema immunitario. Gli effetti

avversi previsti dovrebbero essere lievi o moderati e di breve

durata (<5 giorni);

f) riproduzione di animali geneticamente modificati da cui dovrebbe

risultare un fenotipo con effetti moderati;

g) creazione di animali geneticamente modificati mediante procedure

chirurgiche;

h) uso di gabbie metaboliche con restrizione moderata del movimento

per un lungo periodo (fino a 5 giorni);

i) studi con uso di diete modificate che non soddisfano tutte le

esigenze nutrizionali degli animali e che si prevede causino

anomalie cliniche moderate nell'arco di tempo dello studio;

135

j) sospensione dell'alimentazione per <48 ore nei ratti adulti;

k) induzione della fuga e di reazioni di evitamento nei casi in cui

l'animale e' incapace di rispondere con la fuga o di sottrarsi agli

stimoli, che si prevede causi angoscia moderata.

3. Grave:

a) Prove di tossicita' in cui la morte e' il punto finale, o si

prevedono decessi accidentali e sono indotti stati patofisiologici

gravi. Ad esempio, prova di tossicita' acuta con dose unica (v.

orientamenti OCSE in materia di prove);

b) prova di dispositivi che, in caso di guasti, possono causare

dolore o angoscia intensi o la morte dell'animale (ad esempio

dispostivi cardiaci);

c) prova di potenza dei vaccini caratterizzata da deterioramento

persistente delle condizioni dell'animale, graduale malattia che

porta alla morte, associate a dolore, angoscia o sofferenza

moderati e di lunga durata;

d) irradiazione o chemioterapia in dose letale senza ricostituzione

del sistema immunitario, ovvero con ricostituzione e reazione

immunologica contro l'ospite nel trapianto;

e) modelli di induzione di tumori o tumori spontanei che si prevede

causino malattia progressiva letale associata a dolore, angoscia o

sofferenza moderati di lunga durata Ad esempio, tumori che causano

cachessia, tumori ossei invasivi, tumori metastatizzati e tumori

che causano ulcerazioni;

f) interventi chirurgici e di altro tipo in anestesia generale che si

prevede causino dolore, sofferenza o angoscia postoperatori

intensi, oppure moderati e persistenti, ovvero deterioramento

grave e persistente delle condizioni generali dell'animale.

Produzione di fratture instabili, toracotomia senza

somministrazione di idonei analgesici, ovvero traumi intesi a

produrre insufficienze organiche multiple;

g) trapianto di organi in cui il rigetto puo' causare angoscia

intensa o deterioramento grave delle condizioni generali dell'animale

(ad esempio xenotrapianto);

h) riproduzione di animali con alterazioni genetiche che si prevede

causino deterioramento grave e persistente delle condizioni

generali, ad esempio morbo di Huntingt, on, distrofia muscolare,

nevriti croniche recidivanti;

i) uso di gabbie metaboliche con limitazione grave del movimento per

un lungo periodo;

j) scosse elettriche inevitabili (ad esempio per indurre impotenza

acquisita);

k) isolamento completo di specie socievoli per lunghi periodi, ad

esempio cani e primati non umani;

l) stress da immobilizzazione per indurre ulcere gastriche o

insufficienze cardiache nei ratti;

m) nuoto forzato o altri esercizi in cui il punto finale e'

l'esaurimento.

7.6. La legge 189/04: “Dei delitti contro il sentimento per gli animali”.

Riproponiamo ancora il presente articolo al fine di non far cadere nell‟oblio i difetti della legge 189

del 2004.

Aggiungiamo al testo in data 9 gennaio 2016 le seguenti ulteriori considerazioni:

L‟art. 3 della L. 189/2004 prevede al primo comma:

136

“Le disposizioni del titolo IX-bis del libro II del codice penale non si

applicano ai casi previsti dalle leggi speciali in materia di caccia,

di pesca, di allevamento, di trasporto, di macellazione degli

animali, di sperimentazione scientifica sugli stessi, di attivita'

circense, di giardini zoologici, nonche' dalle altre leggi speciali

in materia di animali. Le disposizioni del titolo IX-bis del libro II

del codice penale non si applicano altresi' alle manifestazioni

storiche e culturali autorizzate dalla regione competente.”.

Tuttavia, l‟art. 1 della suddetta legge prevede l‟istituzione del Titolo IX bis del c.p. con i seguenti

articoli: Art. 544-bis. - (Uccisione di animali). - Chiunque, per crudeltà o

senza necessità, cagiona la morte di un animale e' punito con la

reclusione da tre mesi a diciotto mesi.

Art. 544-ter. - (Maltrattamento di animali). - Chiunque, per

crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale

ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a

lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche e' punito

con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a

15.000 euro.

Risulterebbe quindi evidente che, ove fossero disponibili alimenti (per umani) di origine non animale

in quantità sufficiente a permettere una dieta vegetariana o vegana, verrebbe a cadere lo stato di necessità

previsto dagli art. 544-bis e 544-ter (ex art. 1) della L. 189/2004. E considerando che il caso previsto dalla

legge speciale sulla macellazione (di cui all‟art. 3 della stessa) si riferisce solo alle „modalità‟ con cui è

lecito uccidere gli animali per l‟alimentazione, ma non la impone, ne consegue che ove non ve ne sia

appunto la necessità, la macellazione integrerebbe i reati previsti ai suddetti art. 544-bis e ter.

Da notare , infine, che con la legge sulla depenalizzazione dei reati (Dlgs 16 marzo 2015 n. 28)

“nel caso la pena detentiva non sia superiore nel massimo a cinque anni, ovvero la pena

pecuniaria, sola o congiunta alla predetta pena, la punibilità è esclusa quando, per le modalità

della condotta e per l‟esiguità del danno o del pericolo, valutate ai sensi dell‟articolo 133, primo

comma, l‟offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale.

L‟offesa non può essere ritenuta di particolare tenuità, ai sensi del primo comma, quando l‟autore

ha agito per motivi abietti o futili, o con crudeltà, anche in danno di animali, o ha adoperato sevizie

o, ancora, ha profittato delle condizioni di minorata difesa della vittima, anche in riferimento

all‟età della stessa ovvero quando la condotta ha cagionato o da essa sono derivate, quali

conseguenze non volute, la morte o le lesioni gravissime di una persona.”

D‟ora in avanti chiameremo questa legge con il suo titolo ufficiale, anziché con la frase

“legge contro il maltrattamento degli animali”, più coerente di quello usato per definirla. La

vecchia legge (art. 727 c.p.) annoverata tra le „contravvenzioni‟, di cui è rimasto purtroppo uno

stralcio proprio per non far punire per davvero i reati più frequenti (abbandoni e detenzioni

incompatibili con le caratteristiche etologiche …) era infatti intitolata “Maltrattamento di

animali” ed era fedele, nel contenuto, a tale concetto. Non così la nuova…

L. 189 del 27 luglio 2004. - LA LEGGE “IN PILLOLE” (Fonte LAV)

1-Maltrattamento e doping: reclusione da tre mesi ad un anno o multa da 3mila a 15mila euro per

chi cagiona una lesione ad un animale, un danno alla salute, o sevizie o comportamenti, fatiche,

137

lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche. Aumento della metà se deriva la morte

dell‟animale.

2-Elevazione da contravvenzione a delitto: non permette l‟estinzione del reato con una semplice

oblazione ed allunga la prescrizione a 5 anni (7 e mezzo se prorogata) a fronte degli attuali 2 (3 se

prorogata) che non permetteva finora, di fatto, la celebrazione dei processi.

3-Abbandono di animali: arresto fino ad un anno o ammenda da 1.000 a 10 mila euro.

4-Detenzione incompatibile con natura degli animali e produttiva di grandi sofferenze: arresto

fino ad un anno o ammenda da 1.000 a 10 mila euro. Si applica anche ai casi previsti dalle leggi

speciali.

5-Spettacoli o manifestazioni: con sevizie o strazio, reclusione da quattro mesi a due anni e

multa da 3mila a 15mila euro. Aumento di un terzo se vi sono scommesse o se ne deriva la morte

dell‟animale impiegato.

6-Uccisione per crudeltà: reclusione da tre a diciotto mesi. Si supera la distinzione fra uccisione di

animale altrui, considerato “patrimonio”, ed uccisione di animale proprio senza maltrattamento

(finora non sanzionata, esempio, in eutanasia da un veterinario) o di animale “di nessuno”

(previsione finora limitata a cani e gatti ma senza specifica sanzione).

7-Combattimenti fra animali e competizioni non autorizzate: reclusione da uno a tre anni e

multa da 5mila a 160mila euro per chi promuove, organizza o li dirige. Aumento di un terzo se

presenti minorenni o persone armate o con promozione attraverso video.

8-Allevamento, addestramento, fornitura di animali per combattimenti: reclusione da tre mesi

a due anni e multa da 5mila a 30mila euro.

9-Effettuazione di scommesse, anche se non presente ai combattimenti o competizioni:

reclusione da tre mesi a due anni e multa da 5mila a 30mila euro.

10-In caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti: sono sempre

disposti la confisca degli animali impiegati sia per i combattimenti che per i maltrattamenti ed

affidamento ad associazioni con spese anticipate dallo Stato che potrà rivalersi sul condannato. E‟

anche disposta la sospensione da tre mesi a tre anni dell‟eventuale attività di trasporto, commercio o

allevamento di animali; in caso di recidiva è disposta l‟interdizione.

11-Produzione, commercializzazione e importazione pelli di cani o gatti: arresto da tre mesi ad

un anno o ammenda da 5mila a 100mila euro, confisca e distruzione del materiale.

12-Sperimentazione senza anestesia se non autorizzata: reclusione da tre mesi ad un anno o

multa da 3000 a 15mila euro.

Cosa non è detto: 3. Abbandono di animali.

Il reato non è incluso nella legge “189”, bensì in ciò che è rimasto, dopo le modifiche,

dell‟articolo 727 del c. penale relativo alle “contravvenzioni”. Pertanto, permette l‟estinzione del

reato con una semplice oblazione e mantiene la prescrizione a 2 anni (3 se prorogata) impedendo

– di fatto - la celebrazione dei processi, anche in considerazione del decreto legislativo sulla

depenalizzazione dei reati (v. sopra).

4. Detenzione incompatibile con natura degli animali e produttiva di „grandi sofferenze‟.

Arresto fino ad un anno o ammenda da 1.000 a 10mila euro. Si applica anche ai casi previsti dalle

leggi speciali.

Il reato non è incluso nella legge “189”, bensì in ciò che è rimasto, dopo le modifiche,

dell‟articolo 727 del c. penale relativo alle “contravvenzioni”. Vale quindi quanto detto al punto

precedente. Ossia, permette l‟estinzione del reato con una semplice oblazione e mantiene la

prescrizione a 2 anni (3 se prorogata) impedendo – di fatto - la celebrazione dei processi. In più,

138

alla formulazione precedente, è stato aggiunto: “e produttiva di grandi sofferenze”, limitando

quindi notevolmente i casi di applicazione della legge.

NB: l‟arresto non è la reclusione in uno stabilimento di pena (ossia il carcere)! Infatti (v. art. 17 c.

penale):

per i delitti, le pene previste sono: l‟ergastolo, la reclusione la multa.

per le contravvenzioni le pene previste sono: l‟arresto, l‟ammenda.

La reclusione (da 15 giorni a 24 anni) prevede la detenzione in stabilimenti di pena, l‟obbligo del

lavoro (interno per un anno, e previsto dallo stabilimento) e l‟isolamento notturno.

L‟arresto (da 5 giorni a 3 anni) prevede la detenzione in sezioni di case di arresto presso case di

custodia mandamentali o circondariali (ma anche presso il domicilio del reo), con obbligo di

lavoro (ma tenuto conto delle attitudini … e delle precedenti occupazioni … del reo). Può essere

infatti commutato in semi-libertà vigilata, ecc.. Una quasi-vacanza obbligata!

Ci siamo da sempre battuti perché questi due argomenti – che costituiscono il 98% dei reati

commessi contro gli animali - entrassero nella legge 189, e quindi fossero considerati “delitti” e

non semplici “contravvenzioni” cancellabili con l‟oblazione (somma di denaro) e prescrivibili in

2/3 anni! Non c‟è stato nulla da fare. Sia i politici, sia le associazioni favorevoli alla

approvazione della legge, contro tale stortura, hanno fatto orecchio da mercante!

5. Spettacoli o manifestazioni con sevizie o strazio.

Reclusione da quattro mesi a due anni e multa da 3mila a 15mila euro.

Non si dice che se lo spettacolo è definito “manifestazione culturale” ed è autorizzato dalla

Regione, allora è permesso! Ecco perché si continuano a fare le manifestazioni speciste e le

„feste sadiche‟. E‟ la stortura peggiore di tutta la nuova legge, addirittura incostituzionale in

quanto una Regione non può autorizzare ciò che una legge dello Stato vieta (lo riconoscono

anche i D.S. nel loro libretto stampato apposta per difendere la legge che hanno approvato!).

Infine, la nuova legge 189 „per il sentimento dell‟uomo‟ non punisce necessariamente i reati

commessi sugli animali nell‟ambito delle leggi speciali (art. 19 ter) quali caccia, pesca,

allevamenti intensivi, mattatoi, vivisezione, circhi, zoo, ecc. , o quelli commessi per semplice

colpa (ossia trascuratezza). Punisce infatti solo quelli dove è ben chiara l‟intenzione di infierire

con crudeltà sull‟animale, o ove esso muoia, lasciando quindi campo libero ad esempio ai canili-

lager, all‟abbandono di animali nelle auto in sosta, alla cattiva detenzione (gabbie anguste,

guinzagli corti, immobilità, assenza di ripari, cibo scarso o scadente, reclusione tipo cani da

cinghiale o da tartufi, ecc.). Prima questi reati (non essendo prevista come oggi l‟aggravante

della “grave sofferenza” o della “uccisione per crudeltà” per poter essere considerati tali)

potevano essere almeno perseguiti, seppur con scarsa probabilità di successo! Ora non più.

In ultimo, sarebbe interessante sapere come mai l‟uccisione dell‟orsa Daniza (settembre 2014),

Provincia di Trento, ove fosse accertato che non si è trattato di un errore umano, possa non

rientrare tra i reati contemplati dalla suddetta legge (uccisione per crudeltà e senza necessità),

visto che si trattava di un individuo protetto dalla legge 157/91 sulla fauna selvatica.

139

7.7. Protocollo per la donazione del corpo „post mortem‟ a fini scientifici.

Lasciamo tale argomento nella “bacheca permanente” in quanto la sua applicabilità é

tutt‟ora valida, in attesa di una norma specifica nazionale in merito.

Abbiamo scelto a sui tempo di inserire tale argomento tra i “Metodi alternativi” in quanto,

al di là degli studi che verrebbero effettuati sui corpi umani, questi verrebbero senza dubbio

utilizzati in sostituzione degli animali vivi nelle esercitazioni didattiche, ad esempio quelle relative

alle laparoscopie! Le disposizioni del donatore potrebbero infatti indicare con precisione lo scopo

per il quale viene donato il proprio corpo dopo la morte, incluso la sostituzione dell‟utilizzo di

animali non umani! Infatti, tra le clausole che il donatore - nel documento finale che qui

alleghiamo - può proporre all‟ente ricevente, vi è anche quella riguardante la donazione finalizzata

a tale scopo. Naturalmente l‟ente ricevente deve essere d‟accordo, e garantire al donatore (o

meglio ai suoi fiduciari..) la corretta esecuzione di tale volontà. Le modalità di tale accordo

saranno poi ovviamente da perfezionare tra donatore e ricevente, magari con l‟assistenza di un

buon avvocato. Salvo eventuali nuove normative in proposito, per il momento non ancora emanate.

Il documento che segue è frutto di una collaborazione tra più persone, una delle quali è la

dottoressa Susanna Penco, nostra consigliera, biologa presso l‟Università di Genova, affetta da

sclerosi multipla, già insignita del premio Pietro Croce. La dottoressa Penco ha già disposto per la

donazione del suo corpo a fini di studio. (Rimandiamo peraltro al suo scritto già da noi pubblicato

col titolo: Alla ricerca della sperimentazione “in vivo”). Alleghiamo la lettera predisposta dal

Movimento Antispecista, che invita chiaramente alla donazione “etica”, ossia a scopo

antivivisezionista.

Se tale iniziativa dovesse effettivamente essere adottata da tutti coloro che hanno a

cuore l‟eliminazione della vivisezione, è possibile che qualcosa cambi nella ricerca scientifica.

Per lo meno in quella ricerca che utilizza corpi di animali in sostituzione di quelli umani!

Vi invitiamo pertanto a rifletterci, rimanendo disponibili per ogni approfondimento o

chiarimento, ed a contattarci per ogni eventuale informazione.

Nota: alcune osservazioni su tale tipo di donazione possono riguardare la paura di essere …

“vivi-sezionati”, o addirittura di essere uccisi prematuramente per la sottrazione degli organi, o

viceversa di essere mantenuti in vita artificiosamente per … constatarne poi gli effetti.

Circa la prima osservazione, nel documento è inserita una clausola a salvaguardia di tale

… “inconveniente”. Ossia, è inserita la certificazione della morte cerebrale tramite apposito

encefalogramma (detto elettrotanatogramma). Nulla osta, come proposto dalla “Lega nazionale

antipredazione” (degli umani, ndr), che ringraziamo per la segnalazione, che vengano aggiunte

altre condizioni a salvaguardia di tale eventualità, come l‟arresto cardio-circolatorio e

respiratorio oltre che l‟assenza di attività cerebrale (v. legge n. 578 del 29 dicembre 1993

sull‟accertamento e certificazione della morte, e relativo decreto 11 aprile 2008 del Ministero

della Salute che sostituisce quello del 22 agosto 1994 n. 582, per quanto riguarda le disposizioni

operative). Peraltro, il periodi di osservazione oggi stabilito dal suddetto decreto è di 6 ore! (vedi

paragrafo apposito sul presente Notiziario).

In merito alla seconda osservazione, ricordiamo che già oggi, in assenza di precise

disposizioni in merito, per la legge n. 91 del 1999 gli organi utilizzabili sono destinati ad

ammalati in attesa di trapianto (silenzio assenso), salvo notifica ai parenti, per cui …. nulla

cambierebbe.

140

Per la terza osservazione, ricordiamo che esistono anche le disposizioni individuali

tramite testamento biologico le quali, ove non contrastino con l‟attuale normativa nazionale,

devono essere osservate, garantendo un trattamento corretto. Chiaramente ogni abuso è un

illecito sanzionabile civilmente e penalmente.

A corredo della opportunità di effettuare la donazione del proprio corpo alleghiamo

inoltre due importanti documenti, relativi alla lotta alla sclerosi multipla, il primo pubblicato

dall‟associazione internazionale per la Sclerosi Multipla (SM), ed il secondo dall‟Imperial

College per le Neuroscienze di Londra.

141

142

143

“PROTOCOLLO PER LA DONAZIONE DEL CORPO”

Premessa

Il documento che segue è stato sviluppato da un gruppo di volontari, immaginando

le scelte per le quali ogni donatore potrebbe optare, anche nei riguardi dei propri cari, o degli

esseri senzienti non umani. L‟importanza dello studio degli encefali (cervelli), ad esempio, è

enorme, e a livello internazionale il nostro paese si pone tra gli ultimi del mondo “civilizzato” per

la donazione di tale organo a fini di ricerca scientifica, del cui progresso potranno beneficiare

tutti gli esseri viventi. Da ciò l‟importanza di proporre un protocollo che faciliti tali iniziative, ad

ogni fine, quale traccia per favorire il progresso della scienza attraverso l‟altruismo, senza

barriere di specie.

Considerazioni etiche

Poche sono le decisioni nella vita che dipendono unicamente da noi stessi.

Apparentemente il destino di ognuno dipende dalle proprie scelte, ma queste ultime sono a loro

volta condizionate dalle possibilità che ci si offrono nell‟ambito di una certa cultura, ambiente, e

società.

Le decisioni che riguardano il nostro futuro devono infatti tenere conto non solo

dei nostri desideri, bensì anche delle nostre necessità, nonché dei desideri e delle necessità degli

esseri senzienti che vivono con noi o presso di noi. Non può pertanto affermarsi con rigore che

siamo liberi di scegliere il nostro destino con perfetta razionalità.

Una sola decisione può in un certo senso dirsi indipendente da questi vincoli: la

destinazione del nostro corpo dopo la morte. Essa non può infatti incidere sui nostri futuri

desideri, in quanto si conforma finalmente ad essi. Né incidere sui desideri di chi viveva con noi,

essendo degna, per sua natura, del massimo rispetto. Né può incidere sulle nostre necessità, e

conseguente su quelle altrui. Tale decisione appare quindi libera dai condizionamenti e dalle

costrizioni che regolano le nostre scelte, anche in senso sociale.

Ci si potrà peraltro interrogare sulle motivazioni che ci inducono a prendere una

tale decisione. Trattandosi di un atto destinato a favorire la ricerca scientifica, esso non potrà

non apparire come un atto d‟amore verso il prossimo, il quale potrà beneficiare, in futuro, di tale

liberalità. Tuttavia, potrebbe anche apparire come una forma di “egoismo intraspecifico” ove

venga interpretato come volto esclusivamente a beneficio dei soli esseri umani, trascurando le

altre specie da sempre considerate, e non solo dalla scienza, funzionali a tale fine.

L‟opzione di una preferenza (che raccomandiamo) verso ricerche volte a

risparmiare la sperimentazione su esseri senzienti non umani, come appare nel testo allegato,

ossia di quegli esseri che ci ostiniamo a chiamare “animali” (dimenticando di farne parte) non

potrà che fugare ogni equivoco, qualificando tale scelta come atto d‟amore universale, volto a

beneficio di tutte le specie.

Massimo Terrile

Movimento Antispecista

1.10.2011

144

Disposizioni per la donazione del cadavere (fac-simile)

Io sottoscritta/o

Nome e cognome:

Luogo di nascita:

Data di nascita:

Residenza:

Documento di identità: (tipo: es. Carta di identità) numero:

Luogo e data di emissione:

in qualità di donatore, dispongo quanto segue:

lascio al …………….. (specificare il nome dell‟ente destinatario e il relativo indirizzo) il mio

corpo, a seguito di elettrotanatogramma e arresto cardio-circolatorio e respiratorio per almeno (..)

ore, per accertarne la morte, e dopo l‟eventuale prelievo di organi da trapianto, affinché possa

essere utile alla scienza per qualsiasi sperimentazione chirurgica, o ricerche relative a studi di

patologie, effetti biologici, fisici, o (aggiungere solo se lo si è concordato con il destinatario) “in

alternativa a prove su animali non umani”. I risultati delle ricerche eventualmente effettuate

dovranno essere inseriti in una banca dati pubblica relativa a ricerche e studi epidemiologici.

Le prove relative alla certificazione che il mio corpo sia stato utilizzato per i fini qui

descritti, e la sintesi dei risultati delle eventuali ricerche, dovranno essere consegnati al

rappresentante fiduciario indicato in calce alla presente al termine delle procedure, e comunque

entro il termine eventualmente sotto indicato per la restituzione del mio cadavere agli eredi. Tale

mia disposizione non deve peraltro impedire le esequie nella forma che ho prescelto, né deturpare

in modo visibile il mio corpo (in caso di restituzione agli eredi), che dovrà essere (indicare

l‟opzione prescelta):

a) restituito ai miei eredi al termine delle ricerche, entro un periodo massimo di X

(indicare i mesi concordati con il destinatario) mesi per le relative esequie.

b)(indicare un‟altra disposizione… es.: essere distrutto senza necessità di

restituzione agli eredi).

(Aggiungere, ove concordato con il destinatario):

Per l‟esecuzione di quanto sopra il destinatario accetta con la presente di sostenere tutte le

relative spese incluso il trasporto, e/o di richiedere l‟eventuale intervento della polizia mortuaria

ove tali spese o parte di esse siano a carico della stessa se previsto dal locale regolamento.

(Aggiungere, in alternativa a quanto sopra, ove le spese rimangano a carico del donatore):

Per l‟esecuzione di quanto sopra il sottoscritto accetta di sostenere tutte le relative spese

incluso il trasporto, nonché di autorizzare ora per allora l‟intervento della polizia mortuaria ove

tali spese o parte di esse possano essere a carico della stessa se previsto dal locale regolamento,

salvo accettazione da parte degli eredi previa notifica agli stessi dell‟ammontare previsto delle

spese stesse da parte del destinatario o di altri aventi diritto.

Nel caso il destinatario da me sopra indicato non abbia la facoltà o la possibilità di

effettuare quanto da me disposto lascio al rappresentante fiduciario la piena facoltà di

individuare un altro destinatario a condizione che abbia fini e caratteristiche il più possibile

145

analoghe al precedente. In caso di difficoltà, autorizzo lo stesso fiduciario a considerare nulla

questa disposizione. In caso di impossibilità di agire del rappresentante fiduciario chiedo che tale

incarico venga assolto da uno de miei parenti più prossimi, e se ciò non fosse possibile o rifiutato,

prego di considerare nulla questa disposizione.

Le presenti disposizioni non modificano quelle da me eventualmente lasciate con

documento separato per quanto attiene al mio testamento biologico (ad esempio: rinuncia

all‟accanimento terapeutico, a trattamenti terapeutici o di sostegno in caso di malattia o lesione

traumatica cerebrale invalidante e irreversibile, al prolungamento del mio morire, al mio

mantenimento in stato di incoscienza permanente o demenza avanzata senza possibilità di

recupero secondo le conoscenze scientifiche disponibili, ovvero accettazione dell‟uso di farmaci

oppiacei per alleviare le mie sofferenze, o accettazione della rianimazione cardiopolmonare, o

scelta di sottostare o meno alla eventuale somministrazione artificiale di acqua e sostanze

nutrienti, o il mio trasferimento all‟estero in caso di mia richiesta di eutanasia a seguito del

prolungarsi delle sofferenze, ecc..).

Le suddette volontà potranno essere da me revocate o modificate in ogni momento con

successiva dichiarazione scritta, o verbale in presenza di testimoni.

Nomino mio rappresentante fiduciario che dovrà accertarsi della corretta esecuzione di

tali disposizioni la signora/il signor :

nato/a a : il residente a :

Via/Piazza: Telefono:

Documento di identità: tipo: numero:

Accettazione del rappresentante fiduciario

Firma: ……………………………………………………….

__________________________________________________________________________

Accettazione del rappresentante legale dell‟ente destinatario

Denominazione dell‟ente:

Data:

Nome e cognome del rappresentante legale:

Firma: ……………………………………………………….

__________________________________________________________________________

Il donatore

Luogo:

Data:

Firma: ……………………………………………………….

Nota (facoltativa): il presente documento è stato depositato presso:

146

(indicare gli estremi e i numeri di telefono di altre persone diverse dal fiduciario, o

professionisti quali notai, avvocati, enti, associazioni, ecc.., presso i quali è stata depositata copia

del presente documento).

7.8. Istruzioni del Ministero Trasporti per il soccorso agli animali.

Da: www.studiocataldi.it – 3.11.2015

Le istruzioni applicative del Ministero dei Trasporti per la corsa dal veterinario!

di Valeria Zeppilli

Anche i nostri amici a quattro zampe hanno il diritto di essere adeguatamente soccorsi in caso di

ferimento, anche avvalendosi di clacson e sirene.

E a dirlo non è solo il buon senso!

L'inserimento dell'ambulanza veterinaria tra i mezzi di soccorso, infatti, è stato previsto dal codice

della strada già a partire dal 2010, a seguito delle modifiche introdotte dalla legge numero 120, ed è

stato reso operativo dal d.m. numero 217 del 9 ottobre 2012.

Proprio tale decreto ha chiarito quali caratteristiche devono avere sia le ambulanze veterinarie che i

veicoli utilizzati per le attività di protezione animale o di vigilanza zoofila e quelli utilizzati per il

trasporto di animali feriti e di proprietà dei concessionari delle autostrade.

Le successive linee guida del Ministero della salute, poi, hanno stabilito quali siano le attrezzature

interne delle autoambulanze veterinarie, i requisiti del personale adibito al soccorso e al trasporto

degli animali, i dispositivi di protezione individuale e l'equipaggiamento di cui il personale deve

disporre.

Recentemente, infine, il Ministero dei trasporti, con la circolare numero 15465/div3/c dell'1

luglio 2015, ha dettato le istruzioni operative per ogni singola categoria di veicoli legittimati a

trasportare gli animali feriti.

Ad esempio, si è chiarito che i veicoli per le attività di protezione animali e di vigilanza zoofila, pur

non soggetti a verifiche tecniche particolari, potranno essere immatricolati solo ad uso proprio. Al

contrario delle ambulanze, immatricolabili anche in uso di terzi per servizio di noleggio con

conducente.

Ora quindi una cosa è certa: non ci sono più ostacoli alla corsa di Fido dal veterinario.

Padroni ansiosi attenzione però: niente esagerazioni!

Le patologie che legittimano sirene, lampeggianti e clacson devono essere gravi. E la polizia

stradale è legittimata ad effettuare i necessari accertamenti.

È proprio il d.p.c.m. 217/2012, del resto, ad aver stabilito quali condizioni pongono in stato di

necessità l'animale trasportato e quale documentazione vada presentata in caso di eventuale

controllo.

Testo circolare ministero dei trasporti circolare n. 15465/div3/c del 1 luglio 2015

Testo d.m. 217/2012

03/11/2015 – Avv. Valeria Zeppilli

147

8. Allegati

8.1. Guida all‟etica aspecista

La “Guida all‟etica aspecista” è un documento allegato al Notiziario contenente un elenco di libri

fondamentali ai fini della formazione di una cultura aspecista, suggerimenti per un‟alimentazione „veg‟

tratti da pubblicazioni scientifiche o forniti direttamente da medici specializzati, e un vademecum per

informarsi sui beni di consumo „cruelty free‟. Può essere distribuita liberamente. Gli aggiornamenti sono

evidenziati nella prima pagina. Per l‟adozione di una dieta vegetariana o vegana si raccomanda comunque

di consultare sempre un dietologo, dal momento che questa va calibrata a seconda delle esigenze e dello

stato di salute individuali.

8.2. „Sul superamento della s.a.‟ (vers. 15.06.2017)

Il documento „Sul superamento della s.a.‟ , pubblicato per la prima volta nel 2014, ha avuto

fino ad oggi 3 revisioni, l‟ultima delle quali a giugno 2017. Alleghiamo la versione corrente che

verrà imviata come di consueto ai politici interessati a tale „argomento‟, altresì disponibile sul

nostro sito www.movimentoantispecista.org tra i „Dossier‟, della quale riportimo di seguto per

brevità gli aggiornamenti effettuati, che non ne cambiano sostanzialmente il contenuto

migliorandolo però relativamente alle citazioni di saggi o di dichiarazioni fondamentali:

Aggiornamenti 2016: .

Associazioni aderenti; .adeguamento al regolamento 536/2014 sulla sperimentazione clinica per medicinali ad uso

clinico; inserimento del riferimento alla campagna AIFA del 2014 per giustificare i test clinici sui bambini; inserimento

della dichiarazione del Ministero della Salute sui test specie-specifici in veterinaria.

Aggiornamenti 2017:

Pg. 5, nota 5: Riferimenti bibliografici relativi alla inaffidabilità dei risultati degli esperimenti sui primati non umani.

Pgg. 5-6: Inserimento abstract (originale e tradotto) dell‟articolo del Prof. S. Garattini pubblicato nel 1985 presente nel

sito di PubMed.

Pg. 7, nota 13:Riferimento alla „Dichiarazione di Cambridge‟ sulla coscienza degli animali non umani.

Pg. 8: „Conclusioni‟ contenute nella „Dichiarazione di Cambridge‟ sugli stati affettivi degli animali non umani.

Pg. 9, note 25,26: Aggiornamento della % di insuccessi nei test dei farmaci nella fase pre-clinica e clinica (fonte

F.D.A.).

Pg. 10: Collegamento alla Nota 26, pg. 9, in merito alle molecole scartate nella fase pre-clinica.

Pg. 10, nota 27: Inserimento del dato relativo alla % di reazioni avverse nei farmaci in fase IV e riferimento

bibliografico relativo.

Pg. 13, nota 36: Riferimento al Corriere della Sera per campagna AIFA test clinici sui bambini.

Pg. 16, nota 43: Riferimento ai „meccanismi di risposta avversa‟ (Adverse Outcome Pathways and their role in

assessing non-standard methods) in JRC Science and Policy Report „Alternative methods for regulatory toxicology – a

state-of-the-art review‟ 2014; Pgg. 16-17, note 46,47: Inserimento roadmap dell‟ICCVAM per lo sviluppo di strategie relative alla sicurezza delle

sostanze chimiche senza utilizzo di animali.

Pg. 17, nota 48:Iserimento della dichiarazione del Ministro dell‟Agricoltura olandese di giungere entro il 2015 alla

leadership dello sviluppo di m.a. a fini regolatori e relativo riferimento.

Pg. 22, nota 66: Inserimento al link del Repertorio Farmaceutico Italiano della CODIFA.

Pg. 25: Aggiornamento sulla farmacovigilanza, con riferimento al sito europeo e nazionale, entrambi pressoché inutili.

Pg. 29: Aggiornamento della data dalla quale sono vietati i test sugli xenotrapianti e le sostanze d‟abuso in Italia.

Pg. 40: Richiamo al fatto che ad oggi non è ancora stato costituito il Comitato Etico Nazionale per la protezione degli

animali utilizzati a scopi scientifici, benché il dlgs n. 26/2017 all‟art. 38 ne affermi l‟istituzione.

Pg. 49, nota 112: aggiornamento commento sulla farmacovigilanza. Nota 119: Miglior esposizione della proposta di

revisione dell‟art. 13 della direttiva 2010/63 (Scelta dei metodi) per permettere il divieto di alcuni metodi a livello

nazionale (es. Allegato VIII della direttiva).

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29 giugno2017 Il Rappresentante

Massimo Terrile

Movimento Antispecista

www.movimentoantispecista.org

e-mail: [email protected]