NOTIZIARIO INFORMATIVO PER I SOCI DELLA Società per la ... · mento in cui Pisa avrà riaperto il...

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NOTIZIARIO INFORMATIVO PER I SOCI DELLA Società per la Cremazione Anno 7 - Numero 10 - Marzo 2012 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - L. n. 46/2004 - art. 1 comma 2 (TAB ONLUS), Numero progressivo - Periodicità - AUT.DR./CBPA/CENTRO 1 valida dal 19/04/07

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NOTIZIARIO INFORMATIVO PER I SOCI DELLA

Società per la CremazioneAnno 7 - Numero 10 - Marzo 2012

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - L. n. 46/2004 - art. 1 comma 2 (TAB ONLUS), Numero progressivo - Periodicità - AUT.DR./CBPA/CENTRO 1 valida dal 19/04/07

EDITORIA

SOMMARIO

Periodico Semestralea cura della

Società per la Cremazione di Livorno

Direttore ResponsabileGiampaolo Berti

Progetto Grafico e Stampa:Tipoffset Marengo

Via G. Ferraris, 4/F - Livorno

EditoreSocietà per la Cremazione di Livorno

Comitato di RedazioneGiampaolo Berti - Laura BandiniCatia Sonetti - Mauro Nocchi

Autorizzazione Tribunale Livornon° 4/07 del 29/03/2007

Pubblicazione non in vendita destinata ai Socidella Società per la Cremazione di Livorno

Finito di stampare nel mese di Febbraio 2012

In copertina:

Il bellissimo mare di fronte alla costa livornese,viene sempre più scelto da chi decide, in vita, di farvi

disperdere le proprie ceneri.

Editoriale Pag. 3

Grosseto: Ma Livorno

non chiude le porte Pag. 6

L’impegno decisivo dei

nostri operatori Pag. 7

Come la tecnologia

cambia il costume Pag. 8

Momenti della nostra storia Pag. 10

Ricordi Pag. 14

SO.CREM.

Fondata il 2 Marzo 1902ed eretta in Ente Morale con R.D.

del 26 Dicembre 1909Premiata all’Esposizione d’Igiene

di Torino e Roma nel 1911

Via S. Francesco, 71 - LivornoTel. 0586 888.431 - Fax 0586 892.307

E.mail:[email protected]:www.socrem.org

Tempio Cinerario:Via Don Aldo Mei - 57100 Livorno

Telefax 0586 404.305

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

PresidenteGiampaolo Berti

Vice PresidenteMassimo Nenci

SegretarioLaura Bandini

EconomoGiovanni Pazzagli

ConsiglieriAlfredo GamucciGiovanni LaterraDon Carlo Leoni

Adriana LonziErnesto Mariani Cristina Turini

Monica Vannucchi

Collegio Sindaci Revisori

MembriRoberto Petronici Francesco Casalini Giacomo Romboli

Questo numero di Charis è stato spedito a 7.300 soci ed istituzioni pubbliche

Oltre il possibile

La costruzione del terzo forno è stata voluta per do-tare il crematorio di Livorno di un impianto in gra-do di poter gestire l’emergenza fatta più che altro da arresti dei forni nn. 1 e 2 che, fin dalla loro messa in marcia, hanno lavorato oltre i limiti dichiarati dal co-struttore. Alla fine del 2012 gli impianti 1 e 2 e, fino al giugno del 2010, il vecchio forno, avevano effet-tuato circa 15.000 cremazioni, circa 4000 cremazio-ni cadauno in tre anni con una media di 1500 l’uno all’anno. Il crematorio di Livorno con un bacino d’u-tenza di circa 180.000 abitanti, in convenzione con i Comuni di tutta la provincia, offre la cremazione in regime di prezzi minori alla tariffa ministeriale sia per i soci della Socrem sia per i residenti non soci. Con tutti i comuni della provincia di Livorno abbia-mo entrate privilegiate ed esclusive in convenzione. A giugno 2011 il crematorio di Pisa ha cessato di la-vorare per problemi inerenti l’emissione in atmosfera di fumi inquinanti. A tutt’oggi non è dato sapere i tempi del suo ripristino. Le salme dei cittadini Pisa-ni sono state avviate al crematorio di Livorno senza neppure un incontro tra il comune di Pisa (proprie-tario del forno) e la SOCREM di Livorno, incontro che sarebbe stato quantomeno doveroso da parte di un’amministrazione comunale che si dichiara pro-pensa alla cremazione, dal quale sarebbe emerso ogni nostro problema all’accoglimento dei crematisti pi-sani. Oggi il crematorio di Livorno dovrebbe sob-barcarsi anche i decessi di un bacino d’utenza che raggruppa circa 150.000 abitanti con un’incidenza alla cremazione del 9% con una cifra stimabile in circa 1000 eventi crematori l’anno. A questa realtà pisana vanno aggiunti anche Viareggio e provincia con circa altre 300 cremazioni l’anno. Di fatto, ora, stiamo servendo un bacino d’utenza che conta circa 400.000 cittadini. Ed il conto è presto fatto dato che le cremazioni si attestano, come da dati istat in 4000, appunto nella percentuale del 10% annue. Ecco che le cifre dichiarate sono suffragate da numeri veri rag-giungendo circa 4000 cremazioni in un’anno tra Li-vorno, Pisa e Lucca. (cifra raggiunta nel 2011 e con

due forni soli!) Questo dato da giugno 2011. Non osiamo pensare le proiezioni del 2012. Oggi la si-tuazione in Toscana è tragica. Sono operanti soltanto tre forni crematori, Firenze Livorno e Massa. I forni di Pisa, Pistoia, Arezzo e Siena sono fermi, Firenze opera per la sola Firenze con tempi d’attesa fino a quindici giorni, Massa crema i soli cittadini masse-si, e Livorno dovrebbe sostenere il carico di tutta la restante Toscana. Tale mole di lavoro, per il nostro crematorio, non possiamo sostenerla! Gli impian-ti sono sotto stress per la mole di cremazioni gior-naliere che portano l’impianto a necessitare di più frequenti manutenzioni, ben oltre le quattro annua-li. Sopratutto bisogna tenere presente che la dislo-cazione delle apparecchiature per il funzionamento dei forni, allocate nel soppalco, sono tali e tante che risulterebbe improbabile una manutenzione straor-dinaria senza fermare tutto il crematorio, compreso il terzo forno. Questo è dovuto alla ristrettezza dei locali che non possono essere aumentati di volume annche, ma sopratutto, per i noti vincoli architetto-nici riguardanti tutta la struttura cimiteriale. Sarebbe una “tragedia” dover intervenire sulle apparecchia-ture in maniera straordinaria. Ecco che si rende ne-cessaria una decisione “forte” per il mantenimento in efficienza degli impianti, ma sopratutto per la sal-vaguardia di un’investimento di oltre due milioni di euro. Mi spigo. Non ci viene assicurata una lunga vita degli impiantia con questi ritmi! Le continue fer-mate degli impianti ci rendono fortemente dubbiosi sulla tenuta degli stessi. Una soluzione a questo stato di cose sarebbe il rientrare nei numeri ante fermata dal forno di Pisa e cioè entro e non oltre la soglia i tremila eventi / anno. Si moltiplicano gli interventi per la pulizia dei filtri, arresti di marcia dovuti allo stress delle apparecchiature che lavorano dalle set-te della mattina fino alle 22 ed anche fino alle 24. A questa situazione va aggiunto il costo aumentato del personale che quotidianamente lavora ben oltre le otto ore contrattuali. Come ho sempre sostenuto ed è sempre stato verifcato a fronte di un costante numero di decessi cittadini la richiesta di cremazio-ni ha subito un’impennata notevole. A questi nume-

Editoriale

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ri vanno tolti circa mille unità che riguardano, negli anni fino al 2011, interventi effettuati per altri comu-ni fuori dalla nostra provincia. Dall’anno 2011 ab-biamo subito un’inversione, per noi molto gravosa, di aumento esponenziale di eventi. I ben noti pro-blemi strutturali del crematorio di Pisa, del quale al momento non abbiamo alcuna notizia circa l’inizio della costruzione del nuovo impianto, ci inducono a considerare che tale maggior aggravio di lavoro do-vrà essere sostenuto, da Livorno, anche per il 2012. Applichiamo la maggior tariffa in considerazione del fatto che il nostro supporto sarà un intervento limi-tato nel tempo ed irripetibile in quanto che, al mo-mento in cui Pisa avrà riaperto il forno, giocoforza Livorno perderà tutto il movimento che attualmente da li proviene e dalla sua provincia, senza conside-rare che i nostri impianti stanno subendo uno stress meccanico molto importante, e di questo noi siamo consapevoli sia per i costi che subiremo negli anni per mantenere efficienti le apparecchiature. Ritenia-mo doveroso, a questo punto, prendere una decisio-ne di cosa vogliamo fare per il futuro. La Società Pisana di Cremazione in un’incontro, ci ha avanzato la richiesta di trattamento economico preferenziale per gli iscritti alla Socrem pisana. Abbiamo ritenuto possibile applicare una tariffa minore rispetto a quel-la ministeriale (oggi circa 570,00 €) per coloro che saranno certificatisoci di quella associazione. Questa prospettiva si è resa necessaria per quel senso di col-laborazione che, in campo nazionale, ci viene richie-

sto dalla Federazione, collaborazione dettata anche dalla necessità di favorire gli scritti alla Socrem che devono poter esercitare le loro scelte senza essere ostacolati da problemi tecnici come stanno accaden-do a Pisa. L’eventuale accordo con i nostri “cugini” si attesterà su un numero alquanto esiguo di eventi comunque non oltre le cinquanta unità l’anno. Non siamo in grado di sostenere la mole di lavoro che ci viene richiesta aumentato in maniera esponenziale, non cercato dalla Socrem di Livorno. Anche perchè questo super lavoro ci impedisce gestire la ritualità della cremazione. Ogni giorno infatti siamo costretti ad offrire alle persone che scelgono la cremazione un “non servizio”. Spiegandomi, posso affermare che non possiamo permetterci di avere giornalmente in sala commiato quattro / sei bare esposte in attesa di essere cremate, con familiari che non possono racco-gliersi nella propria intimità per salutare con la dovu-ta ritualità il proprio defunto. È una continua rincor-sa, da parte dei nostri dipendenti, a far convivere con “armonia” il triste momento del distacco dal proprio caro. Da qui anche l’impossibilità di nostri dipen-denti a mantenere puliti ed efficienti i reparti dove giornalmente accedono moltissime persone in visita ai familiari defunti e gestire le ovvie lamentele e dis-servizi che preferiremmo non riscontrare per poter continuare ad offrire un servizio che ci ha sempre contraddistinto sin dalla nostra nascita

Giampaolo Berti

Cremazioni di soci e non soci - numero per anno nel periodo dal 1/1 al 31/12

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Sala “A. Simonini” della Circoscrizione 2Scali Finocchietti 4 - Livorno

Venerdì 20 Aprile 2012 - ore 11.00 In prima convocazione

ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI

Sabato 21 Aprile - ore 9,00 In seconda convocazione

ORDINE DEL GIORNO:

1. PREMIAZIONE DEI SOCI DA ALMENO 30 ANNI;2. RELAZIONE MORALE DEL PRESIDENTE;

3. BILANCIO CONSUNTIVO 2011; 4. PROPOSTA DI BILANCIO PREVENTIVO 2012;

5. VARIE ED EVENTUALI

VENERDì 20 APRILE 2012 - ORE 14,00In prima convocazione

ASSEMBLEA STRAORDINARIA DEI SOCI

Sabato 21 Aprile - ore 10,30In seconda convocazione

ORDINE DEL GIORNO:

1. RINNOVO DELLE CARICHE SOCIALI

Tutti i soci da almeno 6 mesi, in base al comma d) dell’art. 10 dello Statuto, oltre ad esercitare il diritto di voto, possono essere eletti nel consiglio direttivo

e nel collegio dei sindaci revisori e, quindi, possono presentare la propria candidatura alla comm.ne elettorale, entro il 10 aprile

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Grosseto. Il forno crematorio di Livorno dice stop alle cremazioni di salme che arrivano da fuori provincia, ma fa un’eccezione per i grossetani. A tranquillizzare i ma-remmani che hanno scelto di accomiatarsi così nell’ul-timo viaggio è la stessa Socrem, la società proprietaria dell’impianto di cremazione nel cimitero dei Lupi a Li-vorno, per bocca del presidente, Giampaolo Berti. “ La sospensione in vigore dal 1° gennaio per le salme che arrivano da fuori riguarda solo Pisa; per la zona sud non cambia niente”, spiega Berti. Il timore di un blocco della cremazione dal Grossetano si era diffuso tra citta-dini e operatori delle onoranze funebri che organizzano i trasporti fino a Livorno. Lo stop è stato deciso dopo che la chiusura del forno crematorio di Pisa ha dirottato negli ultimi quattro mesi tutte le richieste sulla struttu-ra labronica raddoppiando il carico di lavoro e gravando fino all’inverosimile su personale e impianto. Che al posto delle normali 10-15 cremazioni al giorno si è ritrovato a dover soddisfare30-35 richieste. Da lì è partita la circolare a tutti gli operatori fiduciari o che hanno una convenzio-ne per mettere a disposizione della clientela il servizio di trasporto fino a Livorno. “Non cambia niente - spiegano dalla San Lorenzo Servizi - ma solo, eventualmente, che dobbiamo avvertire un pò prima”. Nessun problema per la nostra clientela e per tutti i soci Socrem della provin-cia”, spiegano dalla Gabbrielli di Grosseto, fiduciario per la provincia insieme a Martellini di Bagno di Gavorrano, Zazzeri di Castiglione della Pescaia, Vanni-Terramoccia-Tosi e Cutolo di Follonica e Babbanini di Orbetello (dato aggiornato a marzo 2011). Ma anche per chi socio non è, ma vuole lo stesso esser cremato. “Continuiamo ad ac-cettare anche chi, dalla provincia di Grosseto, non è socio - spiega Berti - naturalmente applicando l’intera tariffa ministeriale, senza gli sgravi previsti per chi, invece, si è

iscritto per tempo e ha pagato annualmente la sua quota”. Per essere cremati, infatti, occorre l’autorizzazione dall’ufficiale di stato civile del Comune dove è avvenuto il decesso. Per ottenerla bisogna che, in vita, si sia espressa chiaramente la volontà di essere cremati e per farlo ci sono tre strade: fare testamento dal notaio, comunicarlo anche solo verbalmente al coniuge o ai familiari più prossimi - sperando che poi eseguono la volontà - oppure iscriversi a un’associazione che abbia tra i propri fini statuari la cremazione dei propri associati. Come la Socrem, ad esempio, che raccoglie in provincia centinaia di iscritti (450 solo a Grosseto), o la Socremar (100 iscritti). Per rispettare la volontà di quei grossetani che scelgono la cremazione, ma non hanno a disposizione una struttura vicino casa, Livorno, dunque, rimane a disposizione.

Francesca FerriDa Il Tirreno del 7 Gennaio 2012

Grosseto: Ma Livorno non chiude le porte

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Abbiamo deci-so di dedicare questa pagina di CHARIS agli operato-ri “sul campo” che vivono, tutti i giorni per tutto l’an-no, sulla loro pelle, la vita non facile del-la SO.CREM Livornese. In questo

modo intendiamo sottolineare il loro lavoro e la loro professionalità, con le quali svolgono un ser-vizio delicato ai cittadini che si trovano a vivere momenti tristi, a seguito dalla scomparsa di per-sone care. È importante l’incarico di Segreteria di Barbara, Maria Luisa e Stefania, che tengono un contatto giornaliero con i cittadini che chie-dono informazioni per decidere di iscriversi alla SO.CREM e scegliere in vita, quale destinazione dare al proprio corpo dopo la dipartita. È preziosa la loro prefossionalità nelle attività eco-nomica, assai complessa, di una Società “senza fini di lucro”, che ha migliaia di soci ed offre un servi-zio non usuale ad un utenza che va ben oltre il ter-ritorio livornese. È decisivo l’impegno, spesso ben oltre il normale orario di lavoro, di Marco e Mat-

teo che coordinano il lavoro degli addetti ai forni, Umberto, Luca, Rossano e Caterina che, con loro, operano su due turni giornalieri a contatto diretto con i parenti delle persone scomparse, non di raro ringraziati per la loro alta professionalità. Il tutto, coordinato dal Direttore Giuseppe che tiene bene le fila, a disposizione di una popolazione di circa 200.000 abitanti, aggiungendo a questo il controllo attento sulle operazioni amministrative, le manu-tenzioni ed il lavoro di Segreteria, a diretto con-tatto con il Consiglio d’Amministrazione, compo-sto da volontari, che deve essere sempre all’altezza del prestigio che la SO.CREM ha conquistato nei suoi centoventi anni di vita. Senza questa loro dedizione, non avremo potuto rispondere alla situazione d’emergenza che ci ha impegnato negli ultimi mesi del 2011. Il Presidente e tutto il Consiglio, colgono l’occasio-ne per ringraziargli tutti perchè contribuiscono, in modo decisivo, a fare della SO.CREM di Livorno una realtà importante alla quale, anche la Fed. Na-zionale di Cremazione guarda con orgoglio, addi-tandola come modello da prendere ad esempio per tutto il terriotorio nazionale.

L’impegno decisivo dei nostri operatori

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Come la tecnologia cambia il costumeCon internet, l’amico scomparso è sempre vivo

Qualche tempo fa è morto Emond Berselli, fine giornalista di “Repubblica” e scrittore che frequen-tava molto Facebook. I suoi “amici” (nel senso di Facebook) hanno continuato a postare commenti sulla sua bacheca come, in altri tempi, avrebbero pubblicato un necrologio sui giornali. La gente continuava a scrivergli come se fosse vivo. I “social network” di internet cambiano il rapporto tra il pubblico e privato, ma anche alcune cose che riguardano la vita e la morte. C’è chi vuole lasciare mesaggi postumi e chi si preoccupa di digitare un “testamento digitale” con scritte le password dei conti bancari online. Il Pin del bancomat ed altri documenti privati. Nascono le “pagine commemorative” che servono sia a ri-cordare le persone scomparse, sia a inviare mes-saggi e saluti. Può sembrare macabro ma alcuni lo trovavano utile. Guardate ad esempio www.lastmessageclub.com; oppure www.respectance.com. Il servizio, ovvia-mente, si paga...ogni anno affinchè il cliente è in vita (il dopo è gratis)... le pagine sono personaliz-zate dal cliente, o dai suoi familiari, con musiche, foto, testimonianze di chi l’ha conosciuto. Qualcu-na mi è apparsa commovente. Naturalemente a noi

può apparire strano, o forse dark, che qualcuno organizzi una serie di email da inviare ad amici e ne-mici dopo il proprio trapasso (ma quanti romanzi e racconti sono basati su questo?). Non credo che in molti intaseremo le caselle di posta di questi siti, nati in ambito anglosassone dove il business fi-nerario è particolarmente fiorente e interamente privatizzato. Tuttavia anche questo è un segno che un numero crescente di atti-vità sociali umane si trasferisce nel mondo di nternet e immediati dintorni.

Del resto anch’io ho inviato un messaggio a Ber-selli, appena avevo saputo della sua scomparsa, utilizzando Facebook e richiamando il messaggio sulla mia bacheca, come tanti altri “amici - lettori”. Con la stessa immediatezza con cui, qualche anno fa, avrei prenotato un necrologio sul suo giornale. Lo stesso Mark Zuckerberg, fondatore di Facebo-ok, ha scritto sul Washington Post che i concetti di privacy sono drasticamente cambiati, al punto che Facebook dovrà rivedere molte sue impostazioni. E di privacy Zuckerberg se ne intende, anche se non sempre applica quello che sa.

Enrico MenduniScienza delle Comunicaioni

Università Roma 3Dal quotidiano Il Tirreno

2010

N.B. Il fenomeno del quale parlava il Prof. Men-duni fin dal 2010, è andato via via diffondendosi anche da noi per ora senza scopo di lucro. Il più diffuso è stato dedicato ad un giovane giornalista, nostro amico, scomparso poco più di un anno fa.

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I bambini fanno domane. A volte imbarazzanti, stra-vaganti, definitive. Vogliono sapere perchè nasciamo, dove andiamo dopo la morte, perchè esiste il dolore, cos’è la felicità. E gli adulti sono costretti a trovare delle risposte. È un esercizio tra la filosofia e il can-dore, che ci obbliga a rivedere ogni volta il nostro rassicurante sistema di valori. Perchè non possiamo deluderli. Nè ingannarli. Siamo stati come loro non troppo tempo fa.

Dell’invecchiare, dell’essere fragili, inadeguati, perfi-no del morire parliamo ormai di nascosto. Ai bambini è negata l’esperienza della fine. La caducità, la sofferenza, la sconfitta sono fonte di frustrazione e di vergogna. L’estetica dell’eterna gio-vinezza costringe molte donne nella prigione del cor-po perfetto e le inchioda dentro un presente mortife-ro, incapace di darci consolazione, perfino felicità. In questa intensa, sorprendentemente gioiosa inchiesta narrativa, Concita De Gregorio ci chiede di seguirla proprio in questi luoghi rimossi dal discorso contem-poraneo. Funerali e malattie, insuccessi e sconfitte, se osservati e vissuti con dignità e condivisione, diven-tano occasioni imperdibili di crescita, di allegria, di pienezza. Perchè se non c’è peggior angoscia della solitudine e del silienzio, non c’è miglior sollievo che attraversare il dolore e trasformarlo in forza.

Nell’ultimo numero di Charis, parlando del Testamen-to Biologico e riportando il parere di politici, sociolo-gi, medici e giuristi, annunciammo (forse con troppo ottimismo) che la legge aveva la possibilità di venire approvata entro il 2011. Ma, come i nostri lettori ben sanno, il precipitore della situazione economica, ha portato alle dimissioni del Governo Berlusconi ed alla formazione di un nuovo Esecutivo, sostenuto da una larghissima maggioran-

za parlamentare, che ha assegnato ad esso il difficile compito di affrontare, in fretta, le questioni dell’eco-nomia e porre le basi per una difficile ripresa. Così, il Calendario Parlamentare è stato modificato accantonando, ancora una volta, la legge auspicata e rendendo quasi impossibile la sua approvazione prima della fine naturale della legislatura. Per quello che ci riguarda, faremo il possibile affinchè la questione non finisca nel dimenticatoio.

Il Libro

La “crisi” ha bloccato il biotestamento

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Il Ventennio fascista

“Dopo il defenestra-mento della giunta so-cialista della città (ago-sto 1922), è l’inizio del governo del Mussolini nel paese, la vita del-la Società continuava a svolgersi sui binari consueti. Augusto Neri, presi-dente, chiede che sia installato un telefono al cimitero per facilitare le comunicazioni con la società, a spese del Co-

mune. Due mesi dopo, nel dicembre 1922, sollecita con una lettera il sussidio di lire 1.500 annue elargito dall’amministrazione “per i servigi e l’economia che rende la cremazione contando da 140 a 150 ( sarebbe stato più corretto parlare di 130 - 140, N.d.a.) cre-mazione l’anno. Tutte le richieste verranno esaudite. Ma con il con-solidamento del regime e la sua tattica di avvicina-mento alle gerarchie cattoliche, la situazione cam-bia. Le manifestazioni pubbliche spesso orgnizzate dall’associazione, come l’organizzazione di conferen-ze di propaganda, i cortei commemorativi per la ce-lebrazione dell’anniversario della fondazione, i ban-chetti e quant’altro, s’interromperanno. Le uniche occasioni di visibilità, utili per farsi conoscere, anche se con difficoltà sempre più marcata, saranno costi-tuite dai cortei funebri, pensati e diretti come vere e proprie sfilate. In una simile situazione di stretta sorveglianza su qualsiasi forma associativa, o su sol-lecitazione dello stesso Galeazzo Ciano, del prefetto o del questore, o per semplice dovere d’ufficio, i re-soconti del Commissario di San Marco sulla attività, le riunioni, i soci, la vita interna e quant’altro fosse possibile furono diligentemente raccolti e trasmessi

al centro. È grazie a queste carte che ho potuto con-statare che tutto il periodo, perlomeno dal 1923 al 1941, trascorse sotto la dirigenza dello stesso presi-dente Augusto Neri.Nella segnalazione si aggiunge che era stato affiliato alla massoneria, di mestiere fa lo spedizioniere, ed è di federe repubblicana. La nota più esaustiva è quella che riguarda i Consiglio del 1928. La segnalazione poliziesca ci aiuta a conoscere il quadro dirigente della Società nel suo complesso, e ad anticipare al-cune riflessioni sulla sua attività. Su venti elementi, tredici sono indicati come repubblicani e massoni, tre come socialisti. Di tutti gli altri la polizia non trascrive alcuna nota sulle inclinazioni politiche. Soltanto a proposito di uno si legge che da ex repub-blicano e massone, adesso simpatizza per il regime. E fino a qui, niente di nuovo, anzi. Siamo pienamen-te dentro la vecchia tradizione; perlomeno apparen-temente. Ma svariate segnalazioni presenti anche in altre carte dello stesso fascicolo rinviano a probabili ulteriori appartenenze massoniche. Anche da questo appare abbastanza chiaro che non solo ci troviamo di fronte ad espressioni militanti plurime, ma pure che, per quanto concerne la massoneria, si tratta di ade-sioni di vecchia data, nè rinnovate, nè abbandonate. Se a Livorno le logge erano scese da 59 a 3, anche i relativi membri dovevano essersi in qualche modo ricollocati in altre organizzazioni. Solitamente poi dalla massoneria non ritornando su qeusto Consi-glio, la segnalazione si fa interessante. Su venti com-ponenti, ben diciannove abitano nella zona popolare tra il centro e le vie adiacenti, da Via delle Galere a Via Vittorio Emanuele. Uno solo abita in una strada più elegante, Viale Regina Elena, oggi Viale Italia, l’arteria che costeggia il mare. Ma l’appartenenza ai ceti popolari viene ribadita dalla loro occupazione. Abbiamo la segnalazione di quattordici occupazio-ni, così ripartite: due pensionati, due commessi, due facchini, un operaio, un esercente, un cappellaio, un assistente officina Gas, un pensionato ferroviere, un carpentiere, un falegname, un parrucchiere. Scorren-

Momenti della nostra storia

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do ancora le carte di questo fondo della Questura si rintracciano altri Consigli di Amministrazione: quello del 1933, quello del 1934, quello del 1937. Poi si salta a quello del 1941, uguale però nella sua composizione al Consiglio di amministrazione del 1937. Si nota una certa continuità e di conseguenza anche un invecchiamento dei consiglieri. Non solo resta alla presidenza Augusto Neri, ma rimangono in carica anche Armando Guarducci, Ruggero An-tonacci, Odoacre Vivaldi, Armando Tofani. Non sempre ci sono osservazioni sulla loro collocazione politica. Scompaiono quasi del tutto i riferimenti al loro lavoro e ai loro domicili. Va considerato però che erano le stesse associazioni a dover comunicare, su richiesta della questura, l’elenco dei soci, le attività svolte e tutto quanto riguardava la vita della società stessa. Le osservazioni da fare quindi sono due. Da una parte la Socrem cer-cava di procurare al Com-missariato le notizie più scarne possibile per sviare questa vigilanza occhiuta. Dall’altra, nei fatti, l’atti-vità era comunque ridotta ai minimi termini, essendo impedita quella della pro-paganda. C’erano soltanto assemblee dei soci, di so-lito una volta all’anno per approvare il bilancio, come quella del 1926 nella cui riunione si deliberarono anche i lavori di ampliamento al tempio cinerario. Dal punto di vista del Commissariato, sotto il re-gime la situazione si era semplificata rispetto all’e-poca liberale, quando dietro a un corteo della So-crem venivano inviati fino a quattro carabinieri e sei guardie di Pubblica Sicurezza. Comunque si trovano alcune informazioni, come quella che riguarda il di-stintivo, che nel 1904 era bianco e blu, e diventa poi amaranto, il colore del Comune di Livorno. Altre, più importanti sono quelle inviate direttamente dal Commissariato di San Marco al questore, sulla So-crem sulla sua attività. Si legge nella relazione del 3 maggio 1929: “Fin dall’inizio della sua nascita, il predetto sodalizio, non incontrò qui l’approvazione della massa religiosa e civile, in quanto che ha carat-tere laico non solo, ma in quanto fin dal primo mo-mento, la cremazione dei cadaveri, malgrado che dal

lato igienico ebbe dei consensi, fu intesa e vista, sotto forma incivile e antireligiosa. Infatti ciò è la verità, se si pensa, che i fondatori, e soci che ne curarono la divulgazione di tali propositi, furono persone d’idee avanzate, e per lo più massoni e repubblicani, i quali appunto maggiormente sono sempre stati i nemici più acerrimi della chiesa e della religione. Molte vol-te la stampa cittadina, si occupò aspramente di que-sto sodalizio, che in seguito poi fu una vera e propria società sovversiva-anticlericale, intervenendo solo ai trasporti funebri di sovversivi, od a manifestazioni di carattere sovversivo. Attualmente conta circa 2.000 soci, compreso un certo numero di donne, e senza tema di smentite, si può dire che il 90% sono sov-versivi in genere, ed ex massoni. Da indagini espe-rite, non è risultato però, che in seno alla Socrem

si faccia ora, aperta propa-ganda contraria al Regime, non così invece nei riguardi della chiesa e della religio-ne, a danno della quale si continuano a fare delle insi-nuazioni, e viene esercitata ancora segretamente una certa propaganda anticle-ricale e specialmente fra le donne. Non è mai regnato

nel sodalizio stesso, alcun sentimento d’ordine e di affetto per la Patria, o per il Re, e sotto la parvenza di una associazione laica per la cremazione dei cadaveri, si nascondono elementi nemici della Patria e di ogni sentimento di umanità capaci all’occasione di insor-gere contro i poteri dello Stato”.Si capisce che la polizia non ha elementi precisi sui quali agire contro questa associazione, ma che nel complesso la giudica pericolosa, anticlericale e quin-di sovversiva. Probabilmente il Questore aveva chie-sto alcuni approfondimenti a causa della polemica che c’era stata con il domenicano, padre Giuseppe della chiesa di Santa Caterina, che sul bollettino parrocchiale del gennaio 1929 aveva pubblicato una lettera contro le “corbellerie” scritte sul “Telegrafo” a proposito della cremazione, e appellandosi al diritto canonico aveva sostenuto contro la Società:“La cremazione dei cadaveri deve riprovarsi; non siamo tenuti a rispettare la volontà del defunto se questi per testamento o con qualsiasi contratto abbia

I loculi dei fratelli Gigli uccisi dai fascisti sulla soglia di casa il 4 agosto 1922

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disposto per la sua cremazione; chi ha ordinato di essere cremato deve privarsi della sepoltura ecclesia-stica e infine infligge la scomunica ai trasgressori di questa legge”.Più avanti incontriamo la segnalzione che nel 1935 la Società ha 2.000 soci, i quali pagano fino a 50 anni una quota di 50 lire. E da 50 in avanti una di 90 lire. Due anni dopo, nel 1937, la Pubblica Sicurezza scrive:“Allo stato attuale....con minor numero di soci ridot-tasi a 1.600 dai 2.000 circa, quanti erano nel 1929....appartengono nella maggior parte alla Svs, di cui è presidente il noto colonnello in pensione Otta-nelli Domenico(e) ... si fa presente che l’uso della cremazione... è più diffuso che in altre città d’Italia, anche più popolose... vi figurano, oltre ad una di-screta quantità di apolitici, massoni e repubblicani in preponderanza; anarchici e comunisti in minor proporzione. Giova, far presente che l’usanza della cremazione in Livorno è più diffusa che in altre città d’Italia in quanto moltissimi sono qui gli areligiosi, molti sono quelli che si fanno cremare per tradizioni di famiglia e non pochi quelli che la seguono per ragioni di economia. Ciò spiega il come non di rado si vedono portare al forno crematorio anche cadaveri di donne e di bambini, appartenenti a famiglie in-sospettabili dal lato politico e non escluse fra queste anche quelle dei fascisti”.Quest’ultima affermazione è la spia indiretta, e non troppo, del profondo radicamento della cremazione nella città. Numerosi sono i fascisti che vi fanno ri-corso e non pochissimi gli iscritti alla stessa Socrem, stando anche alle carte del Commissariato. Poi la re-lazione prosegue:“... la cifra così elevata di cremazioni non può essere pressa come indice della vera consistenza massina in Livorno, ma, considerata l’importanza che un giorno qui ebbero le distrutte logge, si può soltanto arguire che buona parte delle cremazioni stesse riguarda-no persone della massoneria... Quanto precede non esclude che la cosa debba essere riguardata sotto il suo aspetto reale ed effettivo e questo ci dice che la Socrem è costituita essenzialmente da elementi sov-versivi ed impone quindi a quest’ufficio il dovere di insistere perchè sia sciolta, non potendosi tollerare che sotto il regime fascista i sovversivi in genere si ritrovino associati sotto qualsiasi forma.”

Ancora nella stessa data, viene inviata una relazione a Galeazzo Ciano, che ripercorre la storia. Dove si afferma, fra l’altro:“mancanza di contatto fra i soci, tra i quali non di-sertano del tutto anche fascisti, pone gli associati nella impossibilità di stabilire fra loro intese per una qualsiasi mena politica sovversiva e questo induce a ritenere che in seno alla società non si svolga attività politica alcuna: che se poi i singoli, fuori dall’ambien-te societario, riescono ad avvicinarsi e ad intendersi, ciò dipende dalla comunanza dei loro ideali politici e non dal fatto di appartenere al predetto sodalizio. La presunzione quindi che massoneria e comunismo a Livorno vivono ancora organizzati sotto il titolo di “Società Crematoria” non trova riscontro nella re-altà. Un ultimo rilievo da farsi è che da tempo non si verificano nuove iscrizioni e ciò farebbe supporre che, per l’influsso dell’educazione religiosa tanto in-crementata dal fascismo, l’uso della cremazione sia detestata da giovani”.“...Detta Società...si dichiara apolitica e areligiosa e non consta che si prefigga altri fini...non si reputa opportuno provocarne lo scioglimento in quanto provocherebbe...un senso di malumore tra gli iscrit-ti al sodalizio che in realtà non mostrano occuparsi di politica anche perchè a capo del ripetuto soda-lizio trovasi in qualità di presidente il signor Neri Augusto persona seria e corretta il quale per quan-to in passato sia stato iscritto alla Massoneria non consentirebbe che in seno a detta società si svolano comuque attività politiche contrarie al regime. Allegato come foglietto dattiloscritto, c’è l’elenco del-le persone più in vista iscritte alla Socrem: l’avvocato Arnaldo Maccario, iscritto al PNF, al dottor Alfonso Casella, il ragionier Goffredo Butelli, il commenda-tor Ezio Foraboschi, l’avvocato Aristide Dello Stro-logo, il commendatore e avvocato Teodoro Attila. Improvvisamente l’atteggiamento del maresciallo del Commissariato sembra cambiare e in una rela-zione al questore del 1937, oltre ad informarlo che la società ha una consistenza patrimoniale pari a lire 358.974 costituita dal valori degli immobili dei lo-culi, del forno e del tempio crematorio, mobilio, etc.. L’atteggiamento però cambierà di nuovo di fronte alle direttive del Ministero degli Interni, Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, tese ad impedire la diffusione del foglio a stampa per procurare proseliti,

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di cui la Socrem aveva inviato copia per la sua appro-vazione. Il Ministero chiede ulteriori informazioni, anche nell’eventualità di procedere all’autorizzazione della sua soppressione. Successivamente a questa di-sposizione romana, prima in data 23 febbraio riba-dita poi il 3 marzo 1941, il Commissariato di San Marco torna sulla necessità di sciogliere la società. Dalla stessa busta si apprende che, nonostante la guerra, la Socrem ancora riusciva a prendere qual-che iniziativa. Era stato affisso in città un manifesto dal titolo “La cremazione rito di purificazione e di pietà”; secondo la Questura il manifestino, stam-pato dalla Tipografia Cesare Frittelli, sarebbe stato stampato e diffuso anche a Torino, Firenze, Milano e Bologna, su invito della Federazione. Il manifesto si appellava allo spirito e cercava il consenso anche dei credenti. Evidentemente, nonostante l’accurata sor-veglianza, qualcosa per fortuna sfuggiva, sia al Com-missariato di San Marco che alla locale Questura. Nel complesso comunque, a Livorno, l’urto con il fascismo non fu tragico come nella città di Ferrara e di Mantova, dove i Templi furono distrutti, nè si arrivò alla sospensione delle cremazioni per ordine del podestà, come a Novara. Certamente non fu un periodo incoraggiante; cessarono tutte le attività di propaganda e di diffusione degli ideali laici e del-la libertà di pensiero, ma si ha l’impressione netta che le gerarchie fasciste abbiano tenuto un atteggia-mento ambivalente. Se infatti si procedeva in loco ad una sorveglianza continua e direi soffocante nei confronti di qualsiasi manifestazione organizzata dalla Socrem, così come nei confronti delle riunioni di direttivo, o del numero dei soci, le note su questa attività regolarmente e diligentemente registrata si fermavano nella locale sede della Questura. E que-sto per tutto il periodo fascista. Abbiamo sì un certo protagonismo di un solerte maresciallo che non si esime dal proporne lo scioglimento perchè “covo di sovversivi” Niente però in questo senso viene fatto. Al di là dei toni trionfistici del prefetto, che ne prevede-va uno sciogliemento naturale, per la forte anzianità dei suoi soci, nessuna iniziativa concreta veniva presa per contrastare l’azione, nè tanto meno il successo che essa riscuoteva in città. Va considerato sempre che durante tutto il ventennio, le cose dal punto di vista dell’attività vera e propria dell’associazione non cambiarono. Il numero dei cremati rimaneva costan-

te, o aumentava. L’impressione che ho ricevuto da questa indagine è che il regime non avesse nessun interesse pratico a contrastare tale soluzione, e in-teressi ideologici solo indiretti a impedirla. Questi ultimi erano dati dal fatto che i dirigenti, i soci, colo-ro che la praticavano, molto spesso avevano militato nella disciolta massoneria, o ancor peggio nelle file dell’anarchia, del socialismo, del comunismo. Erano queste le manifestazioni che il fascismo aveva avu-to e aveva cura di ostacolare e distruggere. Tenere d’occhio la Socrem serviva a tener d’occhio gruppi di cittadini che risultavano come oppositori maga-ri dormienti, ma potenzialmente molto pericolosi. Dal punto di vista amministrativo invece il Comu-ne non smise mai di aiutare la società, con la quale intrattenne un rapporto perlomeno non conflittuale. Non furono prese particolari iniziative a favore della medesima, ma si mantennero nella sostanza i piccoli privilegi che le precedenti amministrazioniavevano concesso, poichè alla Socrem per ogni cremato, ap-partenente alla vecchia società e munito di cartella di affrancazione, venivano rimborsate lire 100 per la quota di spesa per l’incenerimento. Come durante il periodo liberale.

Brani tratti dal libro di Catia Sonetti“La morte irriverente” - Il Mulino editore

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I Partigiani della 3a Brigata Garibaldi e le truppe allea-te liberarono Livorno il 19 Luglio 1944. Cinque giorni dopo, il futuro Sindaco, in una lettera rivolta ai livornesi li invitava a superare “ogni vendetta personale ed ogni me-schina reazione personale di un popolo libero”. Il 29 lu-glio, il Comando Alleato, in accordo col Comitato di Li-berazione Nazionale, nominava Primo Cittadino il Dott. Furio Diaz, appena ventinovenne, a Capo di una Giunta nella quale sedevano rappresentanti di tutte le forze an-tifasciste compreso, caso più unico che raro, un delegato della Federazione Anarchica. Diaz, venne poi confer-mato Sindaco, in una riunione del Consiglio Comunale democraticamente eletto, il 17 novembre del 1946, dopo la importante vittoria della Repubblica del 2 giugno dello stesso anno e dove, per la prima volta, in una elezione locale, votavano le donne. Con questa decisione storica, i livornesi affidavano al Consiglio Comunale, a Furio Diaz ed alla sua Giunta, il difficile compito di guidare la rico-struzione, fisica e morale, di una Città semidistrutta dalle decine di bombardamenti anglo-americani e dai tedeschi in ritirata che avevano affondato le navi e minato la zona industriale/portuale, per rendere ancora più difficile la ripresa. Come ha scritto il Sindaco Alessandro Cosimi, ricordandone i tratti fondamentali, Furio Diaz “laureato in legge...progressivamente diviene uno storico di fama

mondiale. Un percorso, quello della sua generazione, che accompagna i grandi eventi del ‘900, attraverso passaggi spesso duri ma affrontati sempre guardando all’interesse comune e alla necessità di sentirsi parte, attraverso il lavoro intellettuale, delle trasformazioni del mondo.” In una bellissima lettera a Togliatti, allora segretario del suo Partito, nel 1947, Diaz scriveva del suo impegno, dei problemi della sua città e di questo desiderio, avvertendo la necessità di testiomoniare la propria paura di non essere adeguato, proponendo addirittura le sue dimissioni. Nella risposta, ebbe tutta la stima di un partito che lo considerava “uomo capace di collegare la ricostruzione e la crescita di una città che aveva bisogno non solo di “lavori pubblici” per rinascere ma anche del suo spessore culturale per ridefinire i valori di una comunità uscita dalla guerra mutata anche nella sua identità”. Un giudizio ampiamente condiviso dalla grande maggioranza dei livornesi che lo confermò Primo Cittadino fino a quando fu sostituito dal Prof. Nicola Badaloni. È stato autorevolmente scritto che Furio Diaz è stata “una delle figure più amate dalla città” ed una figura “fondamentale nella politica e nella ricostruzione”. In seguito all’invasione dell’Ungheria da parte delle truppe sovietiche, nel 1956, iniziò con Togliatti una dura polemica che lo portò a dimettersi dal PCI l’anno successivo, rimanendo vicino alla politica attiva e aderendo al PSI. Ma da quel momento la sua stella polare fu l’insegnamento e la ricerca. Profondo conoscitore di Storia e di Storiografia dell’età dell’illuminismo, pubblicò opere fondamentali e approdò, dal 1974, alla docenza alla Normale di Pisa. Nel 1997, alla presenza del suo successore Badaloni e del Presidente Ciampi, in una seduta solenne del Consiglio comunale, la sua città ha consegnato al Primo Sindaco della Liberazione, la Livornina d’Oro.È venuto a mancare alla metà dello scorso Novembre. Le sue ceneri ora si trovano nella tomba di famiglia al cimitero dei Lupi.

Furio DiazRicordo di... (a cura di Mauro Nocchi)

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Pietro Carmilla

Riccardo Suligoj

Armando Lilla

Il Dott. Pietro Carmilla, medico anestesia sta presso il reparto di rianimazione dell’O-spedale di Livorno, è venuto a mancare improvvisamente, a 58 anni, mentre trascorreva un periodo di riposo in un agriturismo nel Comune di Montescudaio. Figlio di Carlo Carmilla, che è stato per molti anni responsabile del pronto soccorso e componente di una famiglia numerosa, aveva un fratello gemello che fa l’architetto. Attaccatissimo al suo lavoro aveva anche la passione della scrittura e della caccia, ereditata dal nonno, della quale parlava in modo ironico ed umoristico, avendo scritto un paio di anni fa, “Il nuovissimo manuale del padellatore per l’anno 2011”, recente “Il praticelli. Lunario del padellatore per l’anno 2011”, con pensieri esilarnti e con arguzia, descrivono le sorti del “padellatore”, appunto, e del suo cane, che lo costringono ad accettare quel destino che porta a mancare spesso la preda ma a godersi, comunque, i boschi e la campagna... Era un punto di riferimento per tutti i suoi colleghi che lo apprezzavano per la grande professionalità e per la sua umanità. E che, in un ricordo commosso, lo hanno descritto come “una persona sulla quale potevi contare quando avevi un dubbio. Un uomo speciale, altruista, che meritava dav-vero la stima di tutti, colleghi e pazienti” Le sue ceneri sono state disperse sulle colline livornesi.

Anche il Dott. Suligoj è venuto a mancare nei primi giorni di Novembre dello scorso anno, all’età di 55 anni, dopo aver lottato, con spirito da vero atleta, contro il male che lo aveva aggredito da alcuni mesi. Abitava a Sarzana ma era molto conosciuto a Livorno dove, da ragazzo, era entrato nel mondo del remo diventando un ottimo vogatore e vin-cendo, nel mitico gozzo dell’Ardenza / La Rosa, la Coppa Barontini nel 1977 e il Palio Marinaro nell’anno successivo. Laureatosi in medicina e chirurgia all’Università di Pisa, si specializzò successivamente in ortopedia e medicina dello sport. Nel periodo universitario aveva giocato anche nel Club Pisa Rugby e si avvalse poi dalla sua esperienza e della sua

passione per la palla ovale, collaborando col Rugby Amaranto,non dimenticando mai il mondo del Remo. La sua carriera professionale lo aveva portato a lavorare a Sarzana rimanendo, però legatissimo alla sua Livorno, dove vive la sua famiglia ed aveva amici più cari. Ogni suo giorno libero lo viveva nella Città dei Quattro Mori.Le sue ceneri sono state disperse in un bosco delle colline livornesi.

L’Ottico Armando Lilla, titolare dei negozi “Punto di vista” di Via Verdi e Corso Mazzini, è scomparso improvvisa-mente in una notte di metà Novembre 2011 colpito da un’infarto, malgrado l’intervento tempestivo degli Operatori della SVS chiamati dalla moglie Luciana quando si è accorta che aveva forti dolori al petto e problemi respiratori. Aveva iniziato a fare l’Ottico all’età di 19 anni quando trovò lavoro nel negozio di Occhiali Corcos, in Via Ricasoli. Poi, la sua intraprendenza e la sua passione gli avevano permesso di aprire un’attività in proprio a partire dal 1977. Era un grande appassionato della Livorno Calcio ed era diventato grande amico di nuove e vecchie glorie che avevano militato, negli anni, nella squadra amaranto, tanto da organizzare con loro cene ed incontri conviviali nei suoi negozi, nei quali metteva in campo tutta la sua simpatia. Anche i frequentatori dello Stadio A. Picchi, lo hanno pianto soste-nendo di “aver perduto, troppo presto, un amico e un tifoso molto apprezzato”Le sue ceneri sono state disperse in mare a largo della costa livornese.

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