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Notiziario Agosto 2013 Così come previsto dalla vigente normativa sulla rassegna stampa online ed il diritto d’autore, le sintesi di seguito presentate rinviano agli articoli delle relative testate giornalistiche. PROGETTO: “Programma Regionale per la Realizzazione di Servizi di Orientamento e di Organizzazione di Sportelli Informativi / Di Orientamento DGR 204/2011 Decreto Lavoro: cosa cambia per i lavoratori Con l’approvazione alla Camera che, in terza lettura, non ha apportato ulteriori modifiche al provvedimento, il Decreto Lavoro è legge. Approvato con 265 sì e 118 no, il DL 76/2013 è ora alla firma del Capo dello Stato, ultimo adempimento prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Che cosa cambierà per i lavoratori? Ecco i punti principali del DL 76/2013: Incentivi alle assunzioni: Attraverso l’articolo 1 del Decreto Lavoro il Governo Letta tenta il rilancio delle assunzioni a tempo indeterminato da parte delle imprese attraverso la concessione di alcune agevolazioni contributive riservate a giovani: 1) dai 18 ai 29 anni, 2) lavoratori svantaggiati ossia privi di impiego da almeno 6 mesi, 3) privi di diploma professionale o di scuola media superiore. È stata cancellata con un emendamento la condizione secondo la quale i giovani dovessero vivere soli o con più persone a carico. Ai datori di lavoro che assumono giovani lavoratori svantaggiati di età fino a 29 anni viene riconosciuto uno sgravio contributivo che può arrivare a 650 euro per un periodo di 18 mesi. Questa agevolazione è concessa anche per le trasformazioni di rapporti di lavoro già in essere in contratti a tempo indeterminato e durerà – in questi termini – fino al 30 giugno 2015. L’entità degli incentivi programmati fino al 2016 è di 794 milioni di euro complessivi. Inoltre, per le aziende che, pur non essendovi tenute, assumano a tempo pieno e indeterminato lavoratori beneficiari di Aspi, scatta un contributo pari al 50% del sussidio mensile residuo.

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Notiziario

Agosto 2013

Così come previsto dalla vigente normativa sulla rassegna stampa online ed

il diritto d’autore, le sintesi di seguito

presentate rinviano agli articoli delle relative testate giornalistiche.

PROGETTO: “Programma Regionale per la Realizzazione di Servizi di Orientamento e di Organizzazione di Sportelli Informativi / Di Orientamento DGR 204/2011

Decreto Lavoro: cosa cambia per i lavoratori

Con l’approvazione alla Camera che, in terza lettura, non ha apportato ulteriori modifiche al provvedimento, il Decreto Lavoro è legge. Approvato con 265 sì e 118 no, il DL 76/2013 è ora alla firma del Capo dello Stato, ultimo adempimento prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Che cosa cambierà per i lavoratori? Ecco i punti principali del DL 76/2013:

Incentivi alle assunzioni: Attraverso l’articolo 1 del Decreto Lavoro il Governo Letta tenta il rilancio delle assunzioni a tempo indeterminato da parte delle imprese attraverso la concessione di alcune agevolazioni contributive riservate a giovani: 1) dai 18 ai 29 anni, 2) lavoratori svantaggiati ossia privi di impiego da almeno 6 mesi, 3) privi di diploma professionale o di scuola media superiore. È stata cancellata con un emendamento la condizione secondo la quale i giovani dovessero vivere soli o con più persone a carico. Ai datori di lavoro che assumono giovani lavoratori svantaggiati di età fino a 29 anni viene riconosciuto uno sgravio contributivo che può arrivare a 650 euro per un periodo di 18 mesi. Questa agevolazione è concessa anche per le trasformazioni di rapporti di lavoro già in essere in contratti a tempo indeterminato e durerà – in questi termini – fino al 30 giugno 2015. L’entità degli incentivi programmati fino al 2016 è di 794 milioni di euro complessivi. Inoltre, per le aziende che, pur non essendovi tenute, assumano a tempo pieno e indeterminato lavoratori beneficiari di Aspi, scatta un contributo pari al 50% del sussidio mensile residuo.

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Apprendistato:

Anche l’apprendistato subisce un’ulteriore modifica rispetto alla Riforma Fornero di un anno fa: le proposte correttive implicano un’apertura all’intero universo lavorativo e non solo con le limitazioni del passato a microimprese e Pmi. I contratti diventano più stabili e fra i vari emendamenti il più importante è quello che chiarisce la procedura per l’erogazione dell’incentivo alle assunzioni giovanili, attraverso l’introduzione di termini ai fini della concessione del bonus e il

riconoscimento delle agevolazioni, da parte dell’INPS, seguendo l’ordine cronologico di presentazioni delle domande alle quali sia effettivamente succeduta la stipula del contratto. Il 30 settembre 2013 è il termine ultimo entro il quale la conferenza Stato-Regioni dovrà adottare le linee guida atte a disciplinare il contratto d’apprendistato professionalizzante, in modo da avere una disciplina uniforme da Milano a Palermo. Intervalli dei contratti a termine: Cambiano le tempistiche degli intervalli tra un contratto a termine e l’altro che con la Riforma Fornero erano passati a 60 e 90 giorni. Con la nuova norma si passa a 10 giorni (se il contratto precedente aveva durata inferiore ai sei mesi) o a 20 giorni se il contratto (se la durata del contratto precedente era superiore ai sei mesi). Se non si rispettano questi termini il secondo contratto deve essere riconvertito in contratto a tempo indeterminato. Alternanza studio – lavoro: Dodici articoli del “pacchetto occupazione” sono dedicati al rilancio dell’alternanza studio-lavoro: sono previsti sostegni ai tirocini curriculari per gli studenti universitari (con un finanziamenti di 3 milioni di euro per il 2013 e 7,6 milioni di euro per il 2014) e viene data la possibilità agli studenti delle classi quarte degli istituti superiori (con priorità a professionali e tecnici) di svolgere tirocini formativi nell’orario extracurriculare. Start up innovative: Le agevolazioni fiscali che il Decreto Sviluppo bis (legge 221/2012) riservava al mondo delle start up innovative fino al 2015, vengono protratte fino al 2016. Persone fisiche e giuridiche che intendano investire nel capitale sociale di imprese innovative verranno agevolate dal fisco. Una mossa che tenta di svecchiare il mercato del lavoro e guarda alla digitalizzazione del Paese.

Struttura di missione: Nasce, all’Interno del Ministero del Lavoro, una Struttura di missione con il compito di attuare la Youth guarantee (la Garanzia giovani) e favorire la ricollocazione dei cassintegrati, in particolar modo i beneficiari di sussidi in deroga. La durata della Struttura di missione per la Youth Guarantee subisce un taglio di un anno: la chiusura a fine 2014 fa saltare i 100 milioni di euro che erano stati programmati per il 2015. Disabili: L’emendamento al Decreto Lavoro in fase di discussione al Senato prevede un incremento del fondo per il diritto al lavoro dei disabili di 10 milioni di euro nel 2013 e di 20 milioni nel 2014. Ai datori di lavoro (sia pubblici che privati) è chiesto di “adottare accomodamenti ragionevoli” atti a garantire “la piena eguaglianza”. Dimissioni: Per le dimissioni un’importante modifica è rappresentata dalla procedura di convalida, misura che riguarda cocopro e cococo e che è pensata per neutralizzare o quantomeno disincentivare

la pratica fraudolenta delle dimissioni in bianco siglate al momento dell’assunzione.

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Assunzione senza causale: La durata del primo contratto a termine senza indicazione della causale è stabilita in 12 mesi e comprende anche l’eventuale periodo di proroga. Dunque l’acausalità è ammessa anche per la proroga del primo contratto purché il periodo complessivo non superi i 12 mesi. Lavoro a chiamata: Le proroghe per il lavoro a chiamata, dopo il primo rinvio al 17 luglio, vengono ora estese a fine 2013. C’è, inoltre, un ritocco dei lavori a chiamata che riguarda il tetto per il numero delle convocazioni di tipo intermittente fissato in 400 giornate di rapporto in tre anni solari e con lo stesso datore di lavoro: oltre questo tetto il rapporto deve essere convertito in un contratto a tempo determinato. Tale limite è escluso per i settori del turismo, dei pubblici esercizi e dello spettacolo. Lavoro accessorio: Per questa tipologia di contratto sparisce il riferimento alla natura occasionale del tipo di rapporto di lavoro. La modifica riguarda il riferimento quantitativo al compenso annuale in capo al lavoratore e non più al committente. Dunque le prestazioni di lavoro accessorio non possono dare luogo, in riferimento alla totalità dei committenti, a compensi che superino il tetto dei 5.000 euro nel corso di un anno solare. E, ferma restando questa soglia, il tetto dei voucher per il singolo committente è fissato in 2.000 euro. Viene inoltre fissato un limite massimo di 3.000 euro di corrispettivo per anno solare per percettori di prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito. Associazione in partecipazione: È prevista una stabilizzazione degli associati con apporto di lavoro, attraverso una loro assunzione entro tre mesi. Il lavoratore deve firmare un atto di conciliazione (che rappresenta una sanatoria per eventuali contenziosi pregressi), mentre il datore deve versare (alla gestione separata Inps) un contributo straordinario integrativo pari al 5% della quota di contribuzione a carico degli associati, per un periodo massimo di sei mesi. Interventi per il Mezzogiorno: Il DL 76/2013 stanzia, dal 2013 al 2015 una cifra complessiva di 328 milioni di euro per interventi al Sud: 80 milioni sono riservati all’autoimprenditorialità e all’autoimpiego, altri 80

milioni al Piano d’azione e coesione (Pac) per progetti che riguardino l’infrastruttura sociale e la valorizzazione dei beni pubblici, 168 milioni all’attivazione delle borse di tirocinio in favore dei giovani fra i 18 e i 29 anni che non lavorano e non studiano e sono domiciliati nelle otto regioni del Sud: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Viene ampliato il periodo nel quale è possibile usufruire del credito d’imposta per nuove assunzioni a tempo indeterminato nel Mezzogiorno: il credito è utilizzabile entro il 15 maggio 2015. Extracomunitari: Dopo l’ottenimento di una laurea triennale o specialistica in un’Università Italiana, un cittadino extracomunitario può richiedere l’iscrizione per 12 mesi nell’anagrafe dei centri per l’impiego o la trasformazione del permesso in permesso di soggiorno di lavoro. Inoltre, per i lavoratori stranieri alloggiati è sufficiente che il datore di lavoro dia la comunicazione prevista dalle norme dell’alloggio di cittadini stranieri.

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Fondi speciali:

Vengono stanziati 5,5 milioni di euro, dal 2014, per favorire l’attività lavorativa dei detenuti e altri 11,5 milioni di euro per il Fondo del servizio civile. da un articolo su Yahoo notizie, 8 agosto 2013

Lavoro, assunzioni agevolate per le donne disoccupate. Le modalità di

accesso. Quando si parla di lavoratore “privo di impiego regolarmente retribuito” non si intende necessariamente disoccupato: lo precisa l’INPS (Messaggio n. 12212 del 29 luglio 2013) in relazione ai requisiti per l’accesso agli sgravi fiscali riservati all’assunzione di disoccupati di lunga durata, come previsto dalla Riforma del Lavoro Monti-Fornero (articolo 4, commi da 8 a 11, legge 92/2012). Un lavoratore è privo di impiego regolarmente retribuito quando non ha svolto attività lavorativa in attuazione di un rapporto di lavoro, anche autonomo (compresa la collaborazione coordinata e continuativa e a progetto), da cui derivi reddito pari o superiore a quello minimo annuale escluso da imposizione fiscale. Una condizione che prescinde dallo stato di disoccupazione, disciplinato dal Dlgs 181/2000 (non serve neppure la registrazione presso il centro per l’impiego). La definizione di donna priva di impiego regolarmente retribuito è contenuta nella Circolare del Ministero del Lavoro n. 34 del 25 luglio 2013, sulla base dei criteri forniti dal Decreto Ministeriale 20 marzo 2013. Il 24 luglio l’INPS ha definito le modalità di accesso alle agevolazioni contributive per l’assunzione di donne disoccupate in settori caratterizzati da ampie disparità di genere: a prevederle è stata l’ex ministro Elsa Fornero nell’articolo 4, comma 11, della riforma, legge 92/2012.”Gli incentivi si sostanziano nella riduzione del 50% dei contributi a carico del datore di lavoro sia per assunzioni a tempo indeterminato (sgravio per 18 mesi) che a tempo determinato (sgravio per 12 mesi) nonché per le trasformazioni a tempo indeterminato di un precedente rapporto agevolato. Si applica a donne di qualsiasi età, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, e residenti in regioni ammissibili ai finanziamenti nell’ambito dei fondi strutturali dell’Unione europea o nei settori caratterizzati da ampia disparità di genere Si applica infine a donne, ovunque residenti, disoccupate da almeno 24 mesi”. In particolare la norma include: uomini o donne con almeno 50 anni, e disoccupati da oltre 12 mesi; donne di qualunque età, residenti in aree svantaggiate e prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi; donne di qualsiasi età, con una professione o di un settore economico caratterizzati da un’accentuata disparità occupazionale di genere e prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi; donne di ogni età, ovunque residenti e prive di un lavoro retribuito da almeno 24 mesi. Per “prive di un impiego regolarmente retribuito” s’intende non aver svolto lavori con rapporti subordinati di durata pari o superiore a 6 mesi né aver svolto attività lavorativa autonoma (compresi contratti a progetto). L’INPS, che gestirà online tali contributi, ha definito le modalità di accesso il 24 luglio 2013 con la circolare n. 111 e con il messaggio n. 12212 del 29 luglio 2013 è stato reso disponibile online il modulo di domanda per richiedere l’incentivo. da un articolo di gazzettacommerciale.com, 1 agosto 2013

Apprendistato in Agricoltura: assunzione a contributi zero per le PMI L’articolo 22 della Legge n. 183 del 12 novembre 2011 (T.U. dell’apprendistato) ha previsto assunzioni agevolate per gli apprendisti nel settore dell’agricoltura. Più in particolare per le imprese agricole che stipulino contratti di apprendistato professionalizzante o di mestiere verranno concessi sgravi contributivi che porteranno a zero i contributi a carico del datore di lavoro. In questi giorni l’INPS è intervenuto in merito a tali agevolazioni con la circolare n.116 fornendo chiarimenti e istruzioni sugli adempimenti delle aziende e sulla compilazione delle dichiarazioni trimestrali – modello DMAG – della manodopera occupata dai datori di lavoro agricolo con

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contratto di apprendistato (consulta tutte le assunzioni agevolate). Requisiti imprese: Le imprese agricole destinatarie dello sgravio contributivo sono quelle che impiegano fino a nove dipendenti. L’azzeramento dei contributi a carico del datore di lavoro verrà concesso per i soli contratti di apprendistato nel settore agricolo stipulati a partire dal 1° gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2016 (scopri di più sul contratto di apprendistato). Contratto di apprendistato: Per quanto riguarda il contratto di apprendistato, questo dovrà avere una durata minima non inferiore ai 6 mesi e massima che varia da 24 mesi (per gli operai della terza area) a 36 mesi e prevedere un percorso di crescita professionale, con divisione del periodo di apprendistato in 3 blocchi, a cui corrispondono i livelli di inquadramento iniziale, intermedio e finale ed i relativi trattamenti economici. Per quanto riguarda l’apprendistato stagionale, questo dovrà avere durata non inferiore a 4 mesi consecutivi, da svolgere in un arco temporale di 48 mesi dal giorno di instaurazione del primo rapporto. Per maggiori informazioni consultare la circolare INPS n.116. da un articolo di Pmi.it – 8 agosto 2013

Lavoro ai disabili, ecco tutte le agevolazioni Malgrado gli innumerevoli sostegni fiscali che dovrebbero indurre le aziende ad assumere i soggetti portatori di handicap, in Italia solo il 16% dei disabili trova occupazione. In Italia, da una recente stima, è emerso che soltanto il 16% dei disabili ha trovato un’occupazione. E ciò si traduce in una drammatica realtà: il 74% delle persone affette da disabilità, e ritenute abili al lavoro, non viene inserita. Su questo tema, non è mancato l’intervento dell’Unione europea, bocciando l'Italia attraverso la Corte di Giustizia UE, che ha ritenuto insufficienti gli strumenti che il nostro paese ha messo in atto per favorire l'occupazione delle persone con disabilità, quali attuazione concreta dei diritti di uguaglianza e integrazione. Ma quali sono gli obblighi di chi vuole assumere del personale inserito all’interno delle liste protette? Qui di seguito una rapida sintesi: Obblighi per le aziende - La legge 68/99 sancisce che le aziende che superano il tetto dei 15 dipendenti debbano assumere almeno un lavoratore appartenente alle categorie protette. Nella normativa è previsto un crescendo di queste assunzioni, con l’incremento dei dipendenti. Da 15 a 35 dipendenti prevede l'assunzione di una persona disabile, dai 36 ai 50 di due, da 51 a 150 in una percentuale del 7% più uno. Incentivi per le aziende - Con l’assunzione di un lavoratore appartenete alle categorie protette, l'azienda ha diritto di accedere ad alcune agevolazioni previste dalla legge (art. 13 legge 68/99), tra le quali: fiscalizzazione dei contributi previdenziali e assistenziali per l'assunzione di lavoratori disabili con ridotta capacità lavorativa superiore al 79% fino a un massimo di 8 anni. Medesimo discorso vale per l'assunzione di lavoratori con handicap intellettivo e psichico. Va ricordato inoltre che, nel caso in cui l'azienda debba sostenere costi per eliminare le barriere architettoniche, ma anche per l'acquisto di tecnologie per facilitare il telelavoro del soggetto, la legge prevede un rimborso parziale forfetario. Sanzioni - Per le aziende che eludono l'obbligo di assunzione di lavoratori affetti da disabilità sono previste delle ammende di carattere amministrativo, stabilite dalle direzioni provinciali del lavoro. Al di la delle chiacchiere, e delle leggi sistematicamente non rispettate, ci aspettiamo che l’Italia, così come tutti i paesi definiti “sviluppati”, riesca prima o poi a far sì che, una risorsa produttiva come quella che può derivare dal lavoro dei disabili, venga finalmente recepita come unica alternativa ad uno Stato assistenziale che ogni anno crea problemi di bilancio ai vari Governi che si succedono. da un articolo su “IL Velino”, 27 agosto 2013

In arrivo 120mila assunzioni per gli under 30 Buone notizie sul fronte occupazione, stando almeno a quanto annuncia Unioncamere. il settore privato è infatti pronto ad assumere, a partire da settembre, 120mila nuovi addetti al di sotto dei 30 anni. questa cifra potrebbe ulteriormente migliorare con l'entrata in funzione

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degli incentivi alle assunzioni giovanili previste dal decreto del fare 120mila assunti under 30, ossia un numero pari al 32,8% di tutte le assunzioni non stagionali previste per l'anno in corso dalle imprese dell'industria e dei servizi. il dato emerge dall'indagine excelsior - realizzata da unioncamere e ministero del lavoro prima dell'entrata in vigore delle recenti norme che incentivano le assunzioni giovanili - sui fabbisogni occupazionali delle imprese con riferimento ai giovani con meno di 30 anni rispetto al 2012, come per il complesso delle assunzioni, anche quelle dirette esplicitamente ai giovani fanno segnare una riduzione (-2,7 punti percentuali). a fronte di questa contrazione, tuttavia, si allarga la platea dei posti di lavoro per i quali le imprese non indicano il requisito prioritario dell'età, portando cosi' a quasi 280mila (il 75% del totale delle assunzioni non stagionali previste dalle imprese), il numero di posti di lavoro per i quali, nel 2013, i giovani con meno di 30 anni potranno tentare la

loro carta. bisogna inoltre considerare che il sondaggio è avvenuto prima dell'approvazione degli incentivi fiscali il 71,6% delle richieste espresse di under 30 (poco piu' di 86.200) proviene da imprese dei servizi. di queste, 13mila si riferiscono ai servizi dei media e della comunicazione, informatici e delle tlc e avanzati a supporto delle imprese, per una quota complessiva pari all'11% di tutte le assunzioni di under 30, in aumento di 1,4 punti rispetto al 2012. Da un articolo su “Idealista.it”, 22 agosto 2013

Per la scuola almeno 44mila assunzioni Un piano triennale, 2014-2016, di assunzioni di personale docente e amministrativo. Che copra il turnover previsto per quel periodo, già calcolato in circa 44mila posti; a cui potrebbero aggiungersi nuovi posti per il sostegno (trasformando l'organico di fatto in organico di diritto) e altri posti che si formerebbero mettendo insieme gli spezzoni orari (le ore eccedenti l'orario normale di cattedra). Sarebbe questo il piatto forte del provvedimento sulla scuola, annunciato dal premier, Enrico Letta, e dal ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, che probabilmente arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri lunedì 9 settembre (comunque prima dell'avvio del nuovo anno scolastico). Il nuovo piano triennale di assunzioni di prof e Ata (il personale amministrativo) prorogherebbe quello Gelmini–Tremonti, conclusosi con l'immissione in ruolo, da settembre, di 11.268 docenti (la questione dell'assunzione di 3.370 Ata è in sospeso per rilievi dell'Economia). Per quanto riguarda i posti disponibili per il nuovo piano, mentre è certo il dato sui pensionamenti (da coprire tutti, 44mila posti), è ancora in discussione con l'Economia l'ampliamento per quanto riguarda il sostegno e l'intervento sugli spezzoni orari. Nel provvedimento dovrebbe poi essere riproposta, con modifiche rispetto al testo espunto dal decreto D'Alia, la norma "salva presidi" per venire incontro alle regioni dove il concorso del 2011 è stata annullato da sentenze della magistratura (come accaduto per esempio in Lombardia). La nuova norma, spiega il capo dipartimento per l'Istruzione Luciano Chiappetta, “punta ad assicurare coperture al maggior numero di scuole senza dover dare delle reggenze; e tutelare chi ha già sostenuto e superato le prove”. Nel provvedimento dovrebbero entrare anche interventi di regolamentazione sui libri di testo, l'incremento della quota di finanziamento ordinario alle scuole per il funzionamento (ma questo punto è subordinato al reperimento di risorse dal bilancio del Miur). Sempre problemi di copertura sono da sciogliere per risolvere la questione dei 3.500 docenti inidonei e per le circa 5mila unità che potrebbero andare in pensione con le norme pre-Fornero. “È positivo l'arrivo di un nuovo piano di assunzioni. Ma serve anche un impegno politico da parte del Governo sul rinnovo del contratto e sul recupero degli scatti d'anzianità”, sottolinea il leader della Uil Scuola, Massimo Di Menna. da un articolo de “Il Sole 24 ore” di Claudio Tucci, 30 agosto.

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Precari e pubblica amministrazione: chi sono, dove lavorano e cosa chiedono al governo Letta C'è chi dice siano150mila in tutto e c'è chi, invece, ha calcolato un numero inferiore: circa 110mila. Sono i lavoratori della pubblica amministrazione assunti con un contratto flessibile o precario, che rischiano ancora di perdere il posto a partire dal prossimo anno. Oggi, il consiglio dei ministri su di loro vuole mettere a punto un decreto che dovrebbe far partire un percorso di stabilizzazione per decine di migliaia di impiegati. Non è chiaro, purtroppo, se gli interventi del governo saranno risolutivi, poiché c'è ancora qualche incertezza su molti aspetti del decreto. Innanzitutto, la prima controversia riguarda proprio il numero di precari da tutelare. Secondo i sindacati, i posti di lavoro a rischio per il prossimo anno nel pubblico impiego (escludendo il mondo della scuola) sono in totale ben 150mila. Per questo, Cgil, Cisl e Uil hanno già annunciato una mobilitazione, nel caso in cui l'esecutivo non sarà capace di salvaguardare per intero questo nutrito esercito di precari. Secondo le stime dell'Aran (l'agenzia nazionale del pubblico impiego), i dipendenti statali con un contratto flessibile sono oggi in totale circa 317mila. Tra questi, ben 203mila operano però nell'università e nella scuola (e sono dunque esclusi dagli attuali provvedimenti del governo). Il numero delle persone da salvaguardare non dovrebbe quindi oltrepassare le 114mila unità, di cui il 76% è rappresentato da impiegati con il contratto a termine, mentre il restante 24% si divide tra lavoratori socialmente utili e gli assunti con contratto di somministrazione o di formazione e lavoro (che un tempo esisteva anche nel settore privato e che invece oggi sopravvive soltanto nella Pa). Quasi il 60% delle assunzioni precarie del pubblico impiego si concentra negli enti locali, per lo più nel settore dei servizi sociali e assistenziali. Per risolvere temporaneamente il problema, nel maggio scorso il governo ha deciso di prorogare fino al 31 dicembre prossimo i contratti di assunzione in scadenza nella Pa, riservandosi di trovare una soluzione definitiva prima dell'autunno. L'esecutivo è infatti intenzionato e mettere in cantiere il decreto ideato dal ministro della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione, Gianpiero D'Alia. Nello specifico, la soluzione ideata dal governo prevede che il 50% dei posti nei concorsi pubblici banditi fino al 2015 sia destinato agli statali più a rischio, cioè quelli assunti oggi con un contratto a termine che ha superato la durata di 3 anni negli ultimi 5 (cioè il limite massimo). Inoltre, se un ente

pubblico ha in programma di effettuare dei concorsi nei prossimi due anni, potrà anche prorogare oltre la scadenza massima triennale i contratti a termine già in essere. Secondo le stime più diffuse, queste norme dovrebbero consentire la stabilizzazione di almeno 50mila impiegati precari, sui 150mila stimati da Cgil Cisl e Uil. Proprio per questa ragione, i sindacati chiedono ancora al governo uno sforzo maggiore. da un articolo de “Il Sole 24 ore” di Andrea Talara, 28 agosto 2013

Esodati, l'estensione ad altri 20-30mila nella legge di stabilità

Il Governo lavora per ampliare la platea degli esodati, dopo l'intervento deciso mercoledì di salvaguardare altri 6.500 persone (licenziati individuali). Un punto su cui i sindacati non mollano (dopo l'annuncio del ministro Giovannini di voler salvaguardare ancora 20-30mila persone), e incalzano il governo affinché vari una soluzione per tutti. A loro ha risposto ieri il ministro Graziano Delrio: “In autunno con la legge di stabilità prepareremo le cose in maniera di ampliare la platea degli esodati da tutelare”. Sempre in vista della legge di stabilità, nei prossimi giorni, “ci dovrà essere un ragionamento complessivo su come affrontare le conseguenze negative della legge Monti-Fornero, da risolvere”, spiega il sottosegretario al Lavoro, Carlo Dell'Aringa. Insomma, serve trovare una soluzione strutturale per chiudere la stagione degli esodati. Ma si dovrà trovare qualcosa anche sui possibili interventi sulle

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pensioni, compresi quelle sui maxi assegni. Il tutto, ovviamente, con un occhio attento ai costi. L'intervento deciso dal governo tutela 6.500 persone, oggetto di licenziamento individuale. Queste persone potranno andare in pensione con le regole previgenti a due condizioni. Che abbiano conseguito successivamente alla data di cessazione, la quale comunque non può essere anteriore al 1° gennaio 2009 e successiva al 31 dicembre 2011, un reddito annuo lordo complessivo riferito a qualsiasi attività (non riconducibile a lavoro dipendente a tempo indeterminato) non superiore ai 7.500 euro. E inoltre, risultino in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi che, in base alla legge ante Fornero, avrebbero comportato la decorrenza del trattamento pensionistico entro il 36esimo mese successivo alla data di entrata in vigore delle nuove regole. Il costo complessivo di questa quarta salvaguardia (dopo i primi tre interventi decisi dal precedente governo per tutelare rispettivamente, 65mila, 55mila e 10.130 persone) è calcolato in 581 milioni di euro, spalmato fino al 2019: 151 milioni per il 2014; 164 milioni per il 2015; 124 milioni per il 2016; 85 milioni per il 2017; 47 milioni per il 2018; 12 milioni per il 2019. I soggetti interessati a questa salvaguardia dovranno fare domanda all'Inps, che provvede al monitoraggio (quando si arriva a capienza delle somme stanziate non saranno più prese in considerazione nuove domande). Per il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, “bisogna ora salvaguardare anche la categoria degli autorizzati ai versamenti volontari, una categoria molto ampia”. La Cgil, con il segretario confederale Vera Lamonica, chiede al governo “di aprire un tavolo per discutere tutti i temi che riguardano la previdenza”. E un confronto con il parlamento e il ministro Giovannini sui temi previdenziali lo chiede anche il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano. Su eventuali modifiche alla legge Monti-Fornero è però prudente Scelta Civica. Secondo il suo responsabile area welfare, Giuliano Cazzola, “non è necessaria né tanto meno urgente la convocazione di una riunione di maggioranza per fare il punto sulle modifiche alla riforma delle pensioni del governo Monti”. Cazzola dice di apprezzare la prudenza con cui i ministri Giovannini e Saccomanni affrontano il tema delle pensioni, consapevoli, spiega, “che la riforma Monti-Fornero ha garantito, in larga misura, il recupero di credito di cui il nostro paese ancora gode sui mercati finanziari e presso i nostri interlocutori e cancellerie europee”. da un articolo de “Il Sole 24 ore”, 30 agosto 2013

Cig in deroga, duello sulla dote Il rifinanziamento dei sussidi in deroga 2013 annunciato mercoledì dal Governo parte da una dote di 400 milioni di euro; ma il ministero del Lavoro punta ad arrivare a 500 milioni, come annunciato dall'Esecutivo al termine del Consiglio dei ministri. Scrive il Sole 24 Ore: “Per una parte dei nuovi fondi, a quanto si apprende, si è ancora in cerca di una copertura. Non solo. Il ministero dell'Economia avrebbe eccepito anche sul decreto che modifica i criteri di concessione di cassa e mobilità in deroga, chiedendo una impostazione ancora più restrittiva (e

facendo partire la stretta dal 2014). Certo, la partita è ancora tutta aperta; e fino alla pubblicazione del decreto, che gradualmente manderà in soffitta l'Imu, potrebbero esserci sorprese; e alla fine l'asticella potrebbe salire fino ai 500 milioni annunciati. Una cifra ritenuta insufficiente dai sindacati (per Raffaele Bonanni serve ancora un altro miliardo’). Ma anche dalle regioni che stimano un fabbisogno per coprire tutte le richieste fino a fine anno di 1,4 miliardi. E le preoccupazioni aumentano in caso di ulteriore limatura del finanziamento, considerato anche come il ministro Enrico Giovannini, all'inizio, puntava a ottenere almeno un miliardo, poi lentamente sceso visti anche gli altri nodi fiscali sul tavolo del Governo (Imu e Iva). Da quanto si apprende, dopo gli incontri tecnici di ieri al ministero dell'Economia si starebbe ragionando sulla somma di 400 milioni. Peraltro, solo per una parte, e cioè 250 milioni, si sarebbe già trovata la copertura: si pescherà dal ‘Fondo per il finanziamento di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello previsto dall'articolo 1,

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comma 68, della legge 247 del 2007. Risorse quindi che verrebbero prelevate per coprire parte del nuovo finanziamento di cassa e mobilità in deroga. Per la restante quota di intervento, al momento, non sarebbe ancora stata individuata la copertura. Una volta sbloccata la questione, e quindi chiarita l'esatta entità dei fondi a disposizione, si dovrà procedere alla loro ripartizione tra le regioni; molte delle quali hanno bloccato le autorizzazioni perché hanno esaurito i precedenti interventi di finanziamento (780 milioni sbloccati a giugno, previsti dalla scorsa legge di stabilità e i 550 milioni del decreto Imu-Cig di metà maggio)”. da un articolo su “Il Velino”, 30 agosto 2013

Disoccupati, al via i rimborsi fiscali con il 730

Buone notizie per i disoccupati e per i loro rimborsi fiscali, una novità prevista dal Decreto del Fare. A comunicarlo, l'Agenzia delle Entrate: dal 2 al 30 settembre 2013, infatti, chi nel 2012 ha lavorato ma ha perso il lavoro può presentare il modello 730 ordinario ed ottenere in tempi lampo il rimborso delle imposte a credito. Rimborsi fiscali più veloci, dunque, che permetteranno ai contribuenti di percepire eventuali deduzioni o detrazioni d'imposta, semplicemente presentando la dichiarazione dei redditi ad un Caf o a un intermediario abilitato (commercialista o consulente del lavoro). Non più il modello Unico, quindi, ma il modello 730, solo però per i disoccupati che non hanno ancora trovato nuovo impiego e "ai soli contribuenti che vantano un risultato finale della dichiarazione a credito", come scritto nel documento dell'Agenzia delle Entrate, cioè a quei contribuenti che vantano un credito nei confronti del Fisco. Dal 2014, invece, la formula sarà estesa anche a chi deve versare le imposte. Una vera e propria novità visto che fino allo scorso anno chi restava senza lavoro non poteva ottenere il rimborso in tempi rapidi perché non avendo più il sostituto d'imposta - ovvero l'azienda, la società o chiunque altro ente che versa tasse e contributi a carico del lavoratore, successivamente trattenendole o accreditandole sullo stipendio - doveva presentare il modello Unico, specifico per i lavoratori autonomi, seguendo un iter più lungo (almeno 5 anni) e complicato per ottenere il rimborso. Con questo nuovo modello, invece, la tassa sarà rimborsata in tempi più rapidi e restituita direttamente dall'Agenzia delle Entrate. Entro il 30 settembre, quindi, è possibile presentare questa nuova domanda agli uffici preposti, che la trasmetteranno entro la fine di ottobre all'Agenzia. Da novembre in poi partiranno le procedure per il rimborso, che dovrebbe arrivare entro l'autunno del prossimo anno. Per velocizzare i tempi delle pratiche è possibile comunicare al Caf - e quindi all'Agenzia delle Entrate - anche le proprie coordinate bancarie, aggiungendo il codice Iban. In questo modo, l'accredito sarà fatto automaticamente sul conto corrente bancario o postale del contribuente disoccupato, semplicemente compilando il modello disponibile sul sito www.agenziaentrate.it e seguendo le istruzioni nella sezione "Rimborsi". da un articolo su Yahoo, 26 agosto 2013.

Dipendenti statali, decreto salva-precari, assunzione ma non per tutti. Quelli da stabilizzare saranno scelti con procedure altamente selettive”. Via libera all’Agenzia per la coesione: dovrà spendere meglio i fondi europei Una corsia preferenziale per la stabilizzazione di alcune decine di migliaia di lavoratori pubblici precari. Ma anche nuove regole per la mobilità in particolare nelle società partecipate, l’assunzione di 1.000 Vigili del Fuoco e - per un numero limitato di dipendenti pubblici - una scorciatoia per la pensione con i criteri precedenti alla riforma Fornero. Il Consiglio dei ministri ha approvato senza particolari traumi il pacchetto sulla pubblica amministrazione che contiene anche l’istituzione della nuova Agenzia per la coesione. Da un punto di vista formale si tratta di un decreto legge e di un disegno di legge. Il presidente del Consiglio Letta si è soffermato sul tema dei fondi europei per il periodo 2014-2020: risorse cruciali per alimentare la ripresa che comunque, ha avvertito il premier, il Paese non riuscirà a spendere totalmente. Ma per ottenere quanto meno risultati migliori di quelli attuali, la scelta è di puntare su un coordinamento nazionale della programmazione e della spesa. Sul tema dei precari sia Letta

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sia il ministro della Funzione pubblica D’Alia hanno sottolineato che la graduale immissione dei dipendenti che hanno lavorato almeno tre anni avverrà secondo procedure “altamente selettive”, in modo da far entrare “i migliori”. Approccio che soddisfa solo in parte i sindacati, che vorrebbero invece una soluzione complessiva per tutti i circa 150 mila lavoratori che si trovano in questa situazione. D’altra parte l’effettiva assunzione degli interessati è condizionata dalle disponibilità di bilancio delle amministrazioni e ancora di più dai vincoli sulle assunzioni. Non è un caso che in questo stesso decreto venga previsto l’obbligo di autorizzazione da parte della Presidenza del Consiglio per poter bandire nuovi concorsi. Le nuove procedure dovrebbero partire all’inizio del 2014. Contemporaneamente, si vuole far sì che d’ora in poi il ricorso a forme contrattuali a tempo sia limitato a casi veramente eccezionali e temporanei: le assunzioni che non avranno queste caratteristiche saranno automaticamente nulle. Ma oltre ai dipendenti con contratto a termine, c’è un’altra categoria che attendeva novità da questo decreto: è quella di coloro che hanno già vinto concorsi pubblici o sono comunque risultati idonei ma poi sono rimasti fuori. Il testo prevede la proroga della validità delle graduatorie fino alla fine del 2015. Contemporaneamente verrà avviato un censimento di queste posizioni. Secondo il ministro D’Alia sarà possibile assumere almeno i vincitori. Sull’altro fronte, quello delle uscite, il decreto introduce alcuni correttivi che permetterà ad una quota di lavoratori di accedere più rapidamente alla pensione: ad esempio saranno esclusi dalla stretta della legge Fornero i limiti di età previsti in alcuni particolari ordinamenti. Un’ulteriore novità inserita nel decreto riguarda la Civit, commissione il cui lavoro sarà concentrato sulla lotta alla corruzione nelle amministrazioni pubbliche.

Pensioni d’oro, un contributo per i giovani. “Quello che stiamo studiando sulle pensioni d’oro è un intervento redistributivo e non per abbattere il deficit”. La conferma è venuta dal ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, al meeting di Comunione e liberazione, a Rimini. Insomma, non un prelievo per far cassa, né un contributo simbolico sulle pensioni più ricche (oltre 90mila euro) tipo quello che è stato bocciato di recente dalla Corte costituzionale perché imposto ai soli pensionati (con effetti discriminatori rispetto ai contribuenti con pari reddito ma di natura diversa). Quello allo studio è invece un intervento per dirottare risorse dalle pensioni medio-alte, in particolare quelle che contengono un forte “regalo” rispetto ai contributi versati, agli assegni più poveri, considerando che i giovani, ai quali la pensione verrà calcolata interamente col metodo contributivo (assegno commisurato ai versamenti effettuati durante tutta la vita lavorativa), rischiano di avere trattamenti insufficienti se non hanno una carriera di lavoro continua. Certo, ha precisato Giovannini, il tema è complicato perché per un intervento redistributivo serio bisognerebbe scendere dalle pensioni d’oro a quelle d’argento e forse oltre. Non a caso l’ipotesi che i tecnici stanno valutando è di prendere in considerazione tutte le pensioni superiori a dieci volte il minimo, circa 5mila euro al mese, e prevedere un contributo crescente con l’importo della pensione, perché se si chiedono sacrifici a tutti il criterio della progressività è importante, dice il ministro. Un contributo che, in sostanza, avrebbe l’obiettivo di recuperare in parte il di più di pensione liquidato col metodo retributivo, applicato a tutti coloro che hanno cominciato a lavorare prima del 1996, che finiva per restituire molto di più di quanto versato all’Inps. Le risorse così recuperate dovrebbero andare ad assicurare un trattamento minimo di pensione a chi ha cominciato a lavorare dopo il 1995 e avrà tutta la pensione calcolata col contributivo senza poter neppure contare sull’integrazione al minimo, di cui beneficiano le pensioni calcolate col retributivo (se l’assegno non raggiunge il minimo fissato dalla legge, attualmente quasi 500 euro, la differenza ce la mette lo Stato) . Il sottosegretario al Lavoro, Carlo Dell’Aringa, ha spiegato che le strade percorribili sono due. Una appunto è quella dell’intervento redistributivo, secondo la proposta dell’ex premier Giuliano Amato. L’altra è di rendere strutturale la riduzione della perequazione delle pensioni alte al costo della vita. Con un’inflazione del 2,5% l’anno gli assegni si ridurrebbero di un quarto in dieci anni, osserva Dell’Aringa. Anche questa soluzione presenta però problemi, perché potrebbe incorrere nella bocciatura della Corte costituzionale. Per ora, insomma, siamo alla fase preliminare. Giovannini vorrebbe intervenire, anche sulla scorta delle numerose proposte presentate o

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annunciate in Parlamento. Ma spetta al premier Enrico Letta decidere che fare. Nel frattempo il ministro promette un nuovo provvedimento per salvaguardare altri 20-30 mila esodati e il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga. Da un articolo su “Il Corriere della Sera”, 22 agosto 2013

L’ Agenzia per la Coesione territoriale: una prima riflessione La costituzione dell’Agenzia, per il Governo, è un passo significativo nella direzione del necessario miglioramento dell’utilizzo di risorse strategiche per lo sviluppo del Paese Questa Agenzia, era necessaria e prosegue l’ottimo lavoro di Fabrizio Barca al quale deve essere riconosciuto il tentativo, storico e di metodo, di una completa rivisitazione della materia in chiave europea abbandonando i cosiddetti sistemi all’Italiana che, di fatto, hanno

rallentato le potenzialità di sviluppo. Senza entrare nel merito di quanto è accaduto negli ultimi anni è del tutto evidente che l’incapacità amministrativa e gestionale ha polverizzato innumerevoli risorse che potevano cambiare le sorti di molti territori e, in particolare, nel Mezzogiorno costantemente in ritardo nella buona programmazione. Ma se errare è umano non si può continuare a perseverare e così il Governo è intervenuto con una decisione forse strutturale per cambiare il corso delle cose. Prima di entrare, seppur brevemente, nello specifico della decisione la cosa che salta subito agli occhi è il ritardo di questa decisione. Tale provvedimento avrebbe dovuto essere adottato tra i primi atti governativi se non altro perché il 2014 è dietro l’angolo, ma anche perché non prima del marzo del medesimo anno la neonata Agenzia potrà avere la sua piena operatività. Sul punto, molto tempo si è perso nei tavoli di lavoro per l’individuazione delle competenze con il nodo Stato – Regioni che ha di fatto procrastinato il battesimo sulla base di un giudizio “centralista” attribuito dagli enti territoriali agli intendimenti dell’esecutivo. Dunque il Governo parla di rafforzamento delle politiche di coesione territoriale e di

miglioramento dell’utilizzazione dei Fondi europei aggiungendo che nel quadro dei provvedimenti che riguardano la pubblica amministrazione si inseriscono anche alcune norme che hanno l’obiettivo di rendere più efficace l’uso dei fondi europei, sia dal punto di vista della capacità di spesa che da quello della qualità della spesa stessa, come è stato anche raccomandato dalla Commissione europea. Per rispondere a questa esigenza è necessario potenziare il coordinamento e il controllo sull’uso dei fondi, obiettivi che comportano un rafforzamento della capacità di governo nazionale. A questo fine viene prevista la creazione di un’Agenzia per la Coesione territoriale che svolga tre tipi di funzioni: monitoraggio sistematico e continuo sull’uso dei fondi; sostegno e assistenza tecnica alle amministrazioni interessate nella gestione dei programmi, sia attraverso attività di formazione specifica del personale, sia con apposite strutture di sostegno alle amministrazioni, per quanto riguarda in particolare la gestione degli appalti pubblici; svolgimento, in alcuni casi bene definiti, di compiti diretti di autorità di gestione tanto per progetti sperimentali, quanto nell’ipotesi di gravi inadempienze e ritardi di alcune autorità di gestione dei programmi, valutati dal Presidente dei Consiglio e dal Ministro per la Coesione territoriale. La costituzione dell’Agenzia, per il Governo, è un passo significativo nella direzione del necessario miglioramento dell’utilizzo di risorse strategiche per lo sviluppo del Paese che comporteranno per i prossimi sette anni l’impiego di circa 100 miliardi di euro, includendo le risorse europee e quelle nazionali. Da un articolo su “Leggioggi.it”, 30 agosto 2013.

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Percorsi di formazione continua e in apprendistato: imminente pubblicazione su modalità e criteri per

richiedere i contributi economici La Regione Molise investe in formazione e lo fa concretamente attraverso la pubblicazione sul BURM del 16 agosto con due direttive riguardanti la concessione di contributi economici (voucher) destinati alle attività di formazione in apprendistato per l’anno 2013 e 2014 e di un avviso pubblico sulla formazione continua, misure rivolte ai lavoratori dipendenti di aziende operanti nel territorio della regione Molise. Dopo la discussione e le relative modifiche apportate dai membri della Commissione

regionale Tripartita nella seduta dello scorso 5 luglio, verranno pubblicate sul Bollettino

Ufficiale della Regione Molise i criteri, le modalità e termini per l’attivazione dei percorsi di formazione formale esterna per l’acquisizione delle competenze di base, trasversali e professionalizzanti rivolte a lavoratori assunti con contratti di apprendistato stipulati sia precedentemente che successivamente all’entrata in vigore del Testo unico in materia di Apprendistato, disciplinato con D.Lgs. 167/2011. Il finanziamento, che ammonta ad € 1.548.000 per la formazione rivolta a lavoratori assunti con contratto di apprendistato e per i quali l’azienda presso cui operano intenda attivare percorsi formativi e ad ulteriori € 1.367.336 per la formazione continua rivolta ai lavoratori dipendenti di aziende operanti nel territorio della Regione Molise, nei limiti delle risorse disponibili ed in base alle priorità regionali, andrà a valere per il periodo 2013/2014 e avrà effetto retroattivo a far data dal 1° gennaio 2013. Coinvolti anche gli organismi accreditati nel sistema generale della formazione professionale della Regione Molise, i soggetti accreditati presso i sistemi di accreditamento di altre regioni e gli enti bilaterali che, assieme alle imprese, assumeranno il ruolo di soggetto attuatore delle attività formative. I destinatari, ovvero gli apprendisti assunti in qualsiasi settore produttivo, potranno scegliere se fare la formazione internamente all’azienda o presso un organismo esterno accreditato. Per la frequenza di ciascun modulo per l’acquisizione di competenze di base, trasversali e tecnico professionali, ogni apprendista avrà a disposizione un contributo regionale, il cosiddetto ‘voucher’, pari a 13 € l’ora, con una riduzione del 20% (importo € 10,40) per le ipotesi di formazione realizzata internamente all’impresa. Le proposte di corso strutturato dovranno prevedere un percorso formativo della durata di 120 ore, con attività non superiore a 40 ore annuali di formazione. Il monte ore dell’attività formativa sarà parametrato in base ai fabbisogni, alla tipologia di contratto di apprendistato e relativamente al titolo di studio posseduto dal lavoratore. Riguardo, invece, la formazione continua, potranno

essere proposti progetti formativi aziendali territoriali e settoriali, di tipo specifico o generale, da parte di tutti gli organismi di formazione professionale accreditati presso la Regione Molise, anche costituitisi in Associazioni temporanee di imprese, come partner di progetto, e i cui destinatari siano i lavoratori delle imprese con sede operativa nella Regione Molise, anche collocati in Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria e Straordinaria e coinvolti in contratti di solidarietà. Saranno finanziabili corsi strutturati di durata compresa tra un minimo di 10 ore ed un massimo di 300 ore. L’importo del contributo economico ammonterà a € 10 l’ora, di cui 8 € a carico della Regione e 2 € come compartecipazione del privato. Previsti anche premi per i corsi di formazione che contribuiranno a diminuire le somme a carico della Regione con finanziamenti interprofessionali o per i quali siano verificabili elementi di continuità e/o congruità con progetti già finanziati dai Fondi Interprofessionali nella Regione Molise, conclusi o in fase di realizzazione. Il contenuto delle due direttive e l’Avviso Pubblico saranno disponibili sul Bollettino Ufficiale del 16 agosto prossimo, sul sito web dell’amministrazione regionale

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www.regione.molise.it nonché sul portale della Direzione Generale della Giunta – Area Terza www.dg3molise.it. Da un articolo de “Il Quotidiano del Molise” 12 agosto 2013

Un bando per la Green World Il Progetto è stato predisposto dalla Provincia di Campobasso Il presidente della Provincia di Campobasso Rosario De Matteis informa che è stato finanziato il progetto "Green World - Improving Environmental

Consciousness at School" nell'ambito del bando europeo Comenius Regio. I Partenariati Comenius Regio promuovono opportunità di cooperazione transnazionale tra due autorità educative locali o regionali di due diversi paesi europei partecipanti al Lifelong Learning Programme. Il progetto è uno dei soli 22 partenariati finanziati quest'anno dalla Commissione Europea per questo tipo particolare di attività. Le iniziative previste nel Green World, che la Provincia di Campobasso ha promosso insieme al Liceo Scientifico "A. Romita" e all'ente di formazione ARES di Campobasso, partiranno a settembre con la riapertura delle scuole. "Si tratta di interventi di sensibilizzazione - commenta il Presidente De Matteis - che mirano a diffondere una coscienza ambientale nelle nuove generazioni. Oggi, infatti, occorre prestare molta attenzione al concetto di sostenibilità ambientale al fine di garantire un futuro migliore ai nostri figli. Tutte le attività previste verranno realizzate congiuntamente in Italia e in Turchia, coinvolgendo studenti di scuole superiori di entrambi i Paesi. Grazie al finanziamento previsto dall'iniziativa progettuale potremmo disporre di circa 33 mila euro per tutte le iniziative programmate fino al 2015". Da una articolo su “Gazzetta del Molise” del 2 agosto 2013

Tirocini estivi: la Regione investe sulla

formazione. Sono arrivate 314 domande di partecipazione ai tirocini estivi di orientamento finanziati dalla Regione Molise per promuovere l’alternanza tra il mondo formativo e quello del lavoro. L’esperienza è rivolta a tutti i giovani studenti molisani tra i 16 ed i 29 anni, regolarmente iscritti ad un percorso di istruzione scolastica o universitaria o di formazione professionale, che potranno lavorare in una delle aziende convenzionate percependo 400 euro lordi al mese. Dei 314 tirocini, che costeranno 330mila euro alle casse pubbliche, ne sono stati già attivati 214. “Siamo consapevoli – ha dichiarato l’assessore regionale al lavoro, Petraroia – che non si tratta di un provvedimento salvifico come, allo stesso modo, siamo consapevoli che non si tratta di un atto sbagliato: agevolare i ragazzi ad entrare nel mondo del lavoro, fare un’esperienza e guadagnare

qualcosa rappresenta un elemento positivo e la risposta migliore ce l’hanno data propria i nostri giovani, dimostrando di aver apprezzato la misura messa in campo”. da un articolo su “Primonumero” del 13 agosto 2013

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Specializzazione sostegno, 200 posti all’Unimol Il Ministro dell’istruzione ha firmato il 9 agosto il D.M. 706/13 con il quale si autorizza l’attivazione dei corsi di sostegno didattico agli alunni con disabilità. I posti disponibili per l’ammissione ai percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per l’attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità per l’anno accademico 2013/2014 sono 6.398. Nel decreto è definita la ripartizione per i vari ordini di scuola e tra gli atenei: 1.285 per la scuola dell’infanzia, 1.826 per la scuola primaria, 1.753 per la scuola secondaria di primo grado, 1.534 per la scuola secondaria di secondo grado. Il numero dei posti autorizzati risulta inferiore al fabbisogno calcolato dal MIUR (anche per il 2012/13, non essendo stati attivati), adeguandosi alla limitata offerta formativa delle Università. Le modalità di iscrizione ai corsi saranno definite dai singoli Atenei secondo le procedure previste dal D. M. 30/9/2011: i corsi sono riservati solo ai soli docenti già abilitati. E’ prevista una prova di accesso (costituita da un test preliminare, da una o più prove scritte o pratiche e da una prova orale) e la valutazione di eventuali titoli culturali e professionali (fino ad un massimo di 10 punti). L’Università del Molise ha ottenuto l’autorizzazione ad organizzare i corsi riservati a docenti abilitati che intendano acquisire l’abilitazione per diventare insegnate di sostegno. I posti attivati sono 200 e ripartiti nel seguente modo: Infanzia 35; Primaria 65; Secondaria I° grado 35; Secondaria II° grado 65. Gli aspiranti interessati dovranno attendere il bando che verrà emanato dall’Università del Molise. A fronte di tanti docenti che acquisiscono o acquisiranno l’abilitazione è necessario che si apra immediatamente il confronto per mettere a regime un sistema di reclutamento che, garantendo i diritti acquisiti, offra a tanti precari in attesa da anni, la possibilità di lavoro e di stabilizzazione in tempi certi, evitando che si alimentino solo illusioni.

Scuola, 64 nuovi docenti di ruolo:

numeri troppo bassi. Pochi docenti diventeranno di ruolo, con contratto a tempo indeterminato, nell’anno scolastico ormai alle porte. Lo comunica la Flc Cgil che riporta i dati diffusi a livello nazionale nel corso

dell’incontro che si è svolto il 20 agosto nel Ministero dell’Istruzione. Si tratta solo di 11.268 docenti a fronte di oltre 30.000 posti vacanti di docenti. Numeri bassi, che non rimpiazzano nemmeno i pensionati. I docenti che andranno in pensione in tutta la regione Molise, per il prossimo anno scolastico, saranno 67, mentre le nomine in ruolo solo 64. “Non è questa la strada per dare funzionalità alla scuola e per rispondere alle legittime aspettative dei precari. E’ una scelta che risulta ancora più inaccettabile da parte di un Governo che sbandiera il superamento della precarietà come priorità del suo agire politico. Molto grave la mancata previsione delle assunzioni del personale Ata oggetto di una vera e propria discriminazione sociale, in particolare per gli assistenti amministrativi e tecnici. Il Governo dovrebbe dare un segno della volontà di procedere ad una reale politica di stabilizzazione degli organici e del personale, attraverso quegli interventi più volte annunciati e mai praticati, come la stabilizzazione dei posti dell’organico di fatto. Invece ad oggi l’unico messaggio arrivato al personale della scuola è rappresentato dalla proroga del blocco dei contratti e dei salari fino al 2014: non è ciò che si attendeva questo personale vessato da anni di tagli agli organici ed alle risorse delle scuole. - afferma il segretario regionale del sindacato Sergio Sorella - È l’ora di passare dalle dichiarazioni di principio ai fatti. Ciò vuol dire investire nella scuola pubblica per attuare l’organico funzionale per il personale docente ed Ata. Sarebbe il primo passo per rimettere al centro la qualità della didattica e stabilizzare quasi 100.000 precari che da anni garantiscono il funzionamento delle scuole. Le disponibilità di posti in Molise per le

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immissioni in ruolo dei docenti, dopo i trasferimenti, sarebbero, invece, di 91 unità. La stabilizzazione del personale precario continua ad essere una vera chimera, mentre si persiste nel cambiare la politica e le regole del reclutamento. Occorre restituire fiducia al mondo della scuola e offrire un futuro migliore ai giovani investendo in istruzione a garanzia del miglioramento dell’offerta formativa”. Da un articolo su “Primonumero” del 21 agosto 2013

Mamme e imprenditrici? Si può fare. Al “Google campus for moms” Studio, creatività, reti, tecnologia e bebè. Questi sono alcuni degli ingredienti che si mescolano nel “Google campus for moms”, un incubatore di startup nato per essere funzionale sia per le

mamme che per gli obiettivi d’impresa. Spesso la maternità spinge una donna a ridefinire la propria carriera. Spesso il cambiamento è obbligato. Tal Saring-Avraham, product marketing manager diGoogle Israele, si è chiesta: cosa potremmo fare per aiutare le madri con bambini a sviluppare le proprie capacità, avere un sostegno professionale e, in questo modo, incoraggiare sempre più donne a diventare imprenditrici innovative? La risposta è una “scuola di startup baby-friendly per neo mamme”. Un luogo pensato per venire incontro alle necessità delle donne e dei bambini: con cuscini, fasciatoi e ambienti adeguati anche per i piccoli ospiti. Attraverso lezioni, occasioni di lavoro in team e incontri con possibili investitori sono nate imprese promettenti. “Due startup prenderanno parte al programma intensivo del Campus Tel Aviv e un’altra andrà in visita alCampus di Londra per incontrare altri imprenditori britannici” racconta Tal Saring-Avraham mentre prepara una nuova edizione dei corsi per ottobre 2013. “Vorremmo condividere gli strumenti che abbiamo sviluppato al Campus for moms con altre realtà, in modo che possano supportare le madri imprenditrici del proprio territorio”. Potremmo aprire un laboratorio così anche in Italia? Che sia necessario investire nella creazione di opportunità per le lavoratrici con figli è fuori di dubbio. In un rapporto su maternità e lavoro l’ong “Save the children” scrive: “Gli effetti della crisi colpiscono le mamme in modo sempre più grave, evidenziando, in Italia, un circolo vizioso che lega il basso tasso di occupazione femminile, l’assenza di servizi di cura all’infanzia, le scarne misure di conciliazione tra famiglia e lavoro e la bassa natalità, con una pesante ricaduta sul benessere dei bambini”. I dati raccolti nel 2010 mostrano che solo un terzo delle donne con due o tre figli lavora. E anche quando il lavoro c’è, la sua qualità registra un peggioramento: part time involontari e diminuzione dei posti negli impieghi qualificati. Ma secondo i dati di “Mind the bridge”, in Italia le startup fondate e guidate da donne (mamme e non) sono solo l’11% del totale. Un dato decisamente sconfortante. Mentre a Tel Aviv, Amman e in altre città mediorientali non sembra essere così. Secondo un articolo dall’Economist lì le imprese femminili che sfruttano le potenzialità di Internet sono addirittura il 35% del totale. Le donne approfittano di queste possibilità professionali perché rispetto ad altri contesti lavorativi “internet è uno spazio più meritocratico e meno maschile”. Ma la domanda rimane: perché non investire anche nel nostro Paese in un incubatore-laboratorio che permetta alle donne di ripensare se stesse, inventare un proprio equilibrio tra carriera e famiglia, e creare sviluppo economico? Potrebbe essere una rivoluzione. Da un articolo su “Il Fatto Quotidiano” di Giulia Ferrari

Rysto.com, la formula “social” italiana per aiutare l’occupazione Piattaforma ideata da due under 30 come agenzia di intermediazione dedicata al settore della ristorazione.

la prima piattaforma social interamente dedicata al settore del “food” che permette di trovare, formare e gestire le figure professionali di cui ogni attività necessita. E che offre possibilità di lavoro a chi è interessato a questo settore. A fondare Rysto.com un anno fa (anche se la piattaforma è operativa da maggio) sono stati due giovani: Jacopo Chirici, fiorentino 28 anni, e

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Massimo Fabrizio, romano, 27 anni, che alla loro idea sono riusciti a dare corpo grazie a un super investimento (1 milione di dollari) fatto da un fondo italiano proprio sulla piattaforma. La piattaforma è gratuita anche se, spiega Chirici “in seguito, la formazione e corsi di training saranno a pagamento”. Di fatto, Rysto.com è una delle prime (se non la prima in assoluta) piattaforme specializzate che permette di velocizzare la ricerca di lavoro. “Gli utenti possono accedervi ovunque si trovino -conclude Chirici- il portale è in due lingue, italiano e inglese. E contiamo presto di farlo diventare operativo anche all’estero”. Da un articolo su “La Stampa”, agosto 2013