NOTIZIARIO DEL CLUB ROMAGNOLO AUTO E MOTO … · di Leuca, il punto più estremo, Matera,...

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Luglio 2010 2 n. NOTIZIARIO DEL CLUB ROMAGNOLO AUTO E MOTO D’EPOCA “Giro di Manovella” è on-line sul sito www.crame.it

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Luglio 20102n.NOTIZIARIO DEL CLUB ROMAGNOLO AUTO E MOTO D’EPOCA

“Giro di Manovella” è on-line sul sito www.crame.it

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Vogliamo rivivere la storia del CRAME

attraverso documenti fotografici.

I soci in possesso di foto legate

agli eventi che hanno fatto

la “Storia del Crame”

sono invitati a trasmetterle

alla segreteria.

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Buone Vacanze!

Lettera del Presidente

Cari amici,già tenendo tra le mani questa copia del giornalino, vi accorgeretedi quanto il nostro notiziario sia questa volta particolarmentecorposo.E non potrebbe che essere così, visto che è lo specchio di quantoil Club già in questi mesi ha realizzato.Molte le manifestazioni che si sono svolte e molte quelle cheabbiamo in programma nei mesi a venire.E tutte, grandi o piccole che siano, richiedono sforzi organizzativinon indifferenti e la collaborazione di tutti noi.Agli eventi che già si sono svolti, avete partecipato semprenumerosi e questo ci gratifica e ci rende orgogliosi.Mi riferisco ai raduni di uno o più giorni, ma anche alle serateculturali quest’anno di particolare spessore poiché abbiamo avutoospiti decisamente importanti ed abbiamo trattato temi di grandeinteresse che sempre hanno riscosso la vostra approvazione.Questo periodo che precede la pausa estiva, è per noi moltoimpegnativo in quanto prevede la firma della stipula per l’acquistodella nostra sede, ma anche un importante incontro con il nuovosocio di maggioranza di Formula Imola, gestore dell’Autodromo,il che significa che già siamo nel pieno dell’organizzazione dellaMostra Scambio.Questo evento è sempre stato importante per la vita del Club, maquest’anno e negli anni a venire lo sarà ancora di più proprioperché ci permetterà di raggiungere l’importante obiettivo di unaSede veramente nostra e più funzionale a quelle che sono leesigenze del Club.

Trimestrale del Club Faentino Veicoli Storici

Notiziario del Club Romagnolo Auto e Moto d’Epoca

Supplemento a “Dai la mòla” Registrazione al Tribunale di Ravenna n. 739Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale 70% DCB Ravenna

Bruno Brusa

Giro di ManovellaAnno XXV - N. 2, Luglio 2010

Responsabile Redazionale:Bruno Brusa

Hanno collaborato:Bruno BrusaGrazia BrusaAlessandro CerabonaLuciano CostaAlberto GalassiChiara MarzocchiCarlo MassarottoVenerio MontevecchiGianluigi Trevisani

Fotografie:Archivio CrameCarlo MassarottoIsolapressLa ManovellaHubert LinssRenè Photo Collection

Editore:CRAME - Club RomagnoloAuto e Moto d’EpocaV.le D’Agostino, 6/A - 40026 Imola (Bo)Tel. 0542 690704 - Fax 0542 698315e-mail: [email protected] - www.crame.it

Registrazione Tribunale di Ravenna:N. 739

Direttore Responsabile:Luigi Rivola

Coordinatore spedizione:Franco Donati

Impaginazione, grafica e stampa:Nuova Grafica Imola

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I Grandi Appuntamenti

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Transappenninica 2010

di Gianluigi TrevisaniFabio Amadori, Patron della manife-stazione di auto Anteguerra più im-portante in Italia,la Transappenninica,non ha lesinato sorprese proponendoed organizzando in occasione delVentincinquesimo anniversario dellaManifestazione, un percorso assolu-tamente innovativo: arrivare nellePuglie! Una trasferta di 10 giorni epoco più di 2 mila km.Comprensibili le incertezze iniziali daparte del Consiglio del CRAME per unatrasferta così lunga, con un tapponedi avvicinamento di oltre 320 km quasitutto da farsi in autostrada con autoa dir poco “vecchiotte”, e le preoccu-pazioni di muoversi in un territoriopoco conosciuto dal punto di vistaorganizzativo ma di grande attrazionestorica, culturale, paesaggistica e,come sempre... gastronomica!

E’ stata così organizzato in pochissimotempo un breve questionario, inviatoin tutta Europa ai partecipanti abitualidella Transappenninica che hanno

risposto approvando in larga maggio-ranza l’inconsueta trasferta, dandocosì la green light all’OperazionePUGLIA! ...e Fabio è partito in tromba

25 anni di entusiasmo

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visitando direttamente varie volte ibellissimi percorsi da proporre, scar-pinandosi città come Bari, Lecce,Gallipoli, Alberobello, fino a S. Mariadi Leuca, il punto più estremo, Matera,Manfredonia, contattando membridei Club locali, prendendo appunticon l’immancabile esperienzadell’amico Giorgio Picchi, per il RoadBook (risultato: 2.180 km di Radar“senza un errore”!! Applausi da tutti).Per una decina di partecipanti erastato organizzato, su richiesta, untrasporto di auto in una bisarca soloper la prima ed ultima tappa di avvi-cinamento al fine di evitare un lungopercorso in autostrada. Iniziativaquesta che ha meritato l’approvazionedi tutti per la sensibilità dimostratadall’Organizzazione.Posti inconsueti ed incantevoli, affa-scinanti nella leggiadria dei palazzie chiese Barocche, dei resti delledominazioni Greche, Romane, Nor-manne, Spagnole, che si sono succe-dute nei secoli lasciando tracce digrandi e composite passati che fannodella Puglia il luogo incantevole notoa tutti per le tradizioni radicate espesso misteriose.Visto il percorso impegnativo e lanazionalità dei partecipanti, ci siaspettava una partecipazione piùridotta rispetto alle passate edizioni;così è stato, con 41 equipaggi iscritti,39 partenti e 36 arrivati al traguardodi Cervia.Principalmente si sono avute defezionida parte dei teams tedeschi, tradizio-nalmente in maggior percentualerispetto ad altre nazionalità. Comepossiamo intuire, le tirate d’orecchidella Merkel a produrre di più e ridurre

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le spese voluttuarie, hanno sortito illoro effetto.L’alloro delle presenze quest’anno èandato alla Spagna con ben 9 teamsprovenienti da Canarie, Madrid, Bar-cellona e Majorca; un’allegra compa-gnia, come solo gli amici iberici sannofare, che ha scelto la Transappenni-nica come il miglior raduno di autoanteguerra in Europa a cui partecipare.Le nazionalità presenti erano comun-que sette. Essendo la Transappenni-nica una manifestazione iscritta allacat. A del calendario FIVA, abbiamo

avuto come Stewart il Sig. ValentinZbynowky, Slovacco, che con compe-tenza e discrezione ha seguito ognispostamento della carovana.Che dire delle auto!?! Dalla più datata,una Rolls Royce Silver Ghost del 1924con carrozzeria Springfield Playboy,alla più recente, una Alfa Romeo6C2300 Touring del 1938, una sequeladi marchi, nomi e carrozzerie famoseed altisonanti che hanno meravigliatonon solo i numerosi appassionati dimotorismo storico incontrati sullestrade e nelle piazze, ma anche abi-

tanti di masserie sperdute, di solitaripalazzi e nobili dimore, e di cantinetraboccanti di vini nobili e profumati.La chiusura della manifestazione a

Cervia, accolti dal Sindacodella Città, ed a MilanoMarittima dove nell’elegantecornice del Palace Hotel, si

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è svolta la Cena di Gala con il donoa ciascun partecipante di un piattoin maiolica faentina decorato a manocon un disegno inerente alla Manife-stazione.Una spettacolare performance di fuo-chi d’artificio sul mare ha siglato uncommosso “arrivederci” alla 26maEdizione della favolosa Transappenni-nica, una manifestazione targataCRAME e Fabio Amadori. Fabio e Gianluigi, i due coordinatori della Transappenninica

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In continua crescita

di Carlo MassarottoSan Pietro in Trento e il suo circuitoriservato ai modelli ”sottocanna”doveva essere una opportunità peri soci del CRAME per poter usare lemoto più datate, quelle che per leloro caratteristiche tecniche difficil-mente possono essere schierate alvia dei raduni tradizionali. Invece,da quanto è emerso lo scorso 18aprile, sono bastate tre edizioni perfarlo diventare uno degli appunta-menti più importanti e seguiti inambito nazionale dagli appassionatidi questo tipo di motociclette.

Con oltre 100 partecipanti la terza edizione delCircuito di San Pietro in Trento riservato alle moto piùdatate, ha confermato di essere uno dei principaliappuntamenti nazionali per gli appassionati di modelliancetre, veteran e vintage

La conferma a queste parole vienedal centinaio di partecipanti e dallaqualità delle moto presenti. Sonostate 8 quelle costruite entro il 1910,quindi con più di 100 anni, ma ilnumero sale a 28 se guardiamo quellecostruite entro il 1920.Queste, assieme a tutte le altre, non

sono state portate a San Pietro inTrento per essere messe in esposi-zione, ma per dimostrare la loropiena efficienza e funzionalità, no-nostante gli anni.A questa continua crescita contribu-iscono vari fattori.Ad iniziare dalla volontà dei colle-zionisti di dimostrare che un tricicloo una moto di cento e passa anninon è solo un oggetto da museo.

Bambi: Indian - PowerPlus

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I Grandi Appuntamenti

Banalotti:AJS 500 '27

Mengozzi:Guzzi TT250

Funari:BSA 350 '28

Brusa:AJS 1928

Fratelli Faggioli e Farneti

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Per continuare con la bontà dellascelta logistica, che si avvale dellatotale disponibilità dell’Ammini-strazione comunale e di un percorsobreve, senza asperità, su strade chiuseal normale traffico, ma in pieno centro

urbano. Un ruolo importante lo giocaanche la semplicità della formula,che ha messo al bando ogni formalitàdi partecipazione, nonostante la ma-nifestazione sia inserita ufficialmentetra gli eventi a calendario ASI.

Il solo ostacolo è venuto dalle meteo-rologiche non certo favorevoli in granparte d’Italia, comprese molte zonelimitrofe a San Petro in Trento, chehanno contribuito a scoraggiare moltialtri possibili protagonisti.

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di Luciano CostaLa manifestazione IMOLA MONDIALE siè conclusa nel migliore dei modi supe-rando ogni ipotizzabile aspettativa. Unosplendido sole primaverile l’ha accompa-gnata per tutto il weekend consentendoa un folto pubblico di appassionati diconfluire al Parco delle Acque Minerali,sede delle passate gloriose competizionie luogo prescelto per la rievocazione delmotocross.Sono state giornate indimenticabili chesoltanto Imola, culla del motocross ita-liano, poteva regalare. Una ferratissimaschiera di organizzatori composta soprat-tutto dai soci del C.R.A.M.E. (Club Roma-gnolo Auto e Moto d’Epoca) e del MotoClub Santerno “Checco Costa” di Imola,

ha predisposto e curato ogni mi-nimo dettaglio per far sì che lamacchina dell’evento funzionassea dovere. E così è stato. Tutti gliex-piloti italiani e stranieri e tuttii collezionisti di moto da crossd’epoca che hanno partecipato,sono rimasti a dir poco stupefattiper la calorosa e gradevole ac-coglienza ricevuta. “A Imola ilmotocross era una bella festa…si veniva con piacere non soloperché era bella la pista, maanche per la gente che erasimpatica, ospitale…” Così ha ricordatoil pluri-campione italiano Emilio Ostorerodavanti alle telecamere delle emittentilocali.

Ma ripercorriamodall’inizio la storia di queste tre magichegiornate. La sequenza comincia venerdì20 con la visita degli ex campioni del

Imola Mondiale:una passione mai spenta

Imola: le premiazioni in Piazza Gramsci

Il Sindaco di Imola Daniele Manca, il Campione Mondiale Bill Nilsson eLuciano Costa, coordinatore dell’evento

L’Avv. Carlo Costa, figlio di “Checco” con i Campioni Mondiali Sten Lundine Bill Nilsson all’Autodromo di Imola

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mondo, gli svedesi Bill Nilsson e StenLundin, all’autodromo di Imola in occa-sione delle prove della GT Open e dell’AutoGP. Ad accompagnarli sono statil’avvocato Carlo Costa, figlio di “Checco”,il Presidente del C.R.A.M.E. Bruno Brusae gli ex piloti crossisti delle Fiamme OroGian Pio Ottone e Lanfranco Angelini.Dopo più di 40 anni di distacco sonostati baci e forti abbracci in un’atmosferariscaldata dal rombo dei motori in pistache faceva da sfondo sonoro.Alle 21.00, presso la sala conferenzedalla Biblioteca Comunale nel centrostorico della città, l’assessore alla cultura

Valter Galavotti ha accolto gli illustriospiti che hanno potuto incontrare ilpubblico imolese che conserva vivo eindelebile il ricordo dei paladini delmotocross e delle loro spettacolari com-petizioni. Assieme a Lundin, Nilsson,Angelini e Ottone, hanno portato le lorotestimonianze altre due vecchie gloriedel motocross che presero parte ai mon-diali di Imola dal ’57 al ’61: i faentiniCarlo Caroli e Gianni Altafini. La serataè stata aperta dall’avvocato Carlo Costa,in qualità di presidente del Moto ClubSanterno “Checco Costa”, che ha offertoa Lundin e Nilsson due splendide cera-

miche d’arte in memoria del padre, co-lonna portante degli sport motoristiciimolesi, italiani e internazionali. Da partedel C.R.A.M.E., il Presidente Brusa haofferto in segno di ospitalità due pregevoliceramiche d’arte faentina. Il numerosopubblico presente ha potuto ascoltare iracconti degli ex piloti che hanno riper-corso con ricchezza di aneddoti le fasisalienti della loro lunga carriera per poisconfinare nei loro trascorsi più recentie lontani dal mondo delle corse. E aconclusione dell’incontro non potevamancare la chicca della serata: un videoportato in Italia da Sten Lundin conte-

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I Grandi Appuntamenti

nente il Gran Premio di Motocross diImola del 1958 da lui vinto. Le immaginiad alta definizione di un evento similedopo 62 lunghi anni, hanno avuto uneffetto dirompente per il pubblico pre-sente, che si è visto catapultare in unpassato che fino a pochi minuti primaera stato possibile rivivere solo attraversolo scambio di appannati racconti verbali.La serata si è conclusa con un applausoa scena aperta e un caloroso arrivedercialla mattina successiva.Alle ore 8.00 di sabato 22 maggio, icancelli del Bar-Discoteca delle AcqueMinerali si sono aperti per dare accoglien-za a tutti gli ex piloti e ai collezionistiinvitati provenienti dall’estero e da tuttaItalia. Sono giunti a Imola nomi chehanno fatto grande la storia del crossitaliano come Emilio Ostorero, Piero

Coscia, Albert Courajod, Giuseppe Caval-lero, e tanti altri ex piloti juniores chehanno gareggiato nella pista imolesenegli anni ’60. Più di venti collezionistihanno partecipato attivamente facendoconfluire nell’area espositiva del parcocinquanta moto da cross d’epoca pre-sessantacinque. All’ombra di una grandetensostruttura e camminando su tappetirossi, il folto pubblico ha sgranato tantodi occhi di fronte allo sfavillio delleammiraglie restaurate a puntino chefecero grandi le competizioni del MonteCastellaccio. Le quattro tempi mezzo litrohanno ovviamente dominato la scena:dalla mitica BSA Gold Star nelle suediverse versioni, all’Ariel e alle MatchlessG80 utilizzate dai piloti inglesi, alleMonark, LITO e Husqvarna utilizzate daipiloti svedesi come Lundin, Nilsson,

Tibblin e altri; dalle più recenti RickmanMetisse con motori Triumph e Matchless,alle BSA 441 Victor e alle ESO di fabbri-cazione cecoslovacca; dalle Gilera Saturno,Bianchi 400 e MI-Val Carrù utilizzate daipiloti italiani come Angelini, Ostorero,Altafini e Caroli fino alle quarto di litroHusqvarna, CZ bitubo, Greeves, Parilla,Aermacchi, Bultaco e Maico che furonoprotagoniste del Gran premio di Imolaclasse 250 cc del 1964. Ma, udite udite,di particolare rilievo è stata la presenzadi due sfavillanti regine dei primi anni’50, cavalli di battaglia di grandi campionicome Marcel Meunier, Auguste Mingels,Nic Jansen, Victor Leloup e René Baetenche si dettero battaglia sul tracciatoimolese dal 1950 al 1958: stiamo parlandodella Sarolea e della F.N. 500 di fabbri-cazione belga fornite da uno stimabilecollezionista di Zurigo venuto apposita-mente a Imola per completare la rappre-sentanza del parco macchine fin dalleradici del motocross internazionale diImola. Ultime e non ultime le Jawa 400utilizzate dai piloti cecoslovacchi e la CZ360 bitubo vincitrice dell’ultimo GranPremio di Imola del 1965 con lo svedeseRolf Tibblin.A fare da contorno alle moto esposte,più di 300 fotografie di grandi dimensioniprovenienti dagli archivi dei fotografiprofessionisti dell’epoca e restaurate perl’occasione, hanno accompagnato il pub-blico e gli ospiti invitati a riscoprire lastoria di tutto il ciclo delle competizionicrossistiche imolesi dal 1948 al 1965. Inumerosi grafici, le mappe e le tabellehanno fornito l’elenco completo dei pilotipartecipanti e i dati completi dei percorsie delle classifiche. Le immagini, di altaqualità e di forte impatto emotivo, hannopermesso una rilettura partecipata eapprofondita delle pagine di un libro cheseppe coinvolgere in modo molto intensole generazioni dei romagnoli oggi ultrasessantenni. Le immagini straordinariedi quegli eventi mostrano un pubblicoassai diverso da quello meramente tecni-co-sportivo che oggi frequenta i campida motocross. Incuranti della polvere edel fango, uomini in giacca e cravatta,donne, giovani, bambini, eleganti signore,mamme, nonne, nonni, militari in divisae operai in tuta, si accalcavano dietro lereti metalliche, guadavano il fiume in-zuppandosi le scarpe fino ad arrampicarsi

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I Grandi Appuntamenti

sugli alberi alla ricerca del punto di vistamigliore, per godersi con stupore lemeraviglie di uno spettacolo unico, ap-passionante, inimmaginabile. I duelliall’ultimo metro tra Mingels e Meunier,tra Lundin e Nilsson, furono in grado diinfuocare gli animi del pubblico in unvortice di passione indipendentementedal sesso, dall’età e dall’interesse per losport. Il Parco delle Acque Minerali, perben 18 anni, divenne così il teatro diuna festa che seppe coinvolgere in modocrescente la città di Imola portandolaalla ribalta delle cronache italiane emondiali sportive e non solo. Fu il mo-tocross che per molti anni riuscì a farconvergere più 30.000 spettatori nelparco e a fargli guadagnare la fama di

luogo magico sia sotto il profilo ambien-tale, sia sotto quello della spettacolarità.A conclusione della prima giornata, colcalar del sole, i riflettori sono statipuntati sul palco dell’area espositiva dalquale il gruppo rock imolese “STOPandGO”ha proposto un video-concerto elettriz-zante fondendo la musica rock, al moto-cross, ai ruggenti anni ‘60.Domenica 23 maggio ore 10.00. In piazzaGramsci, assieme a un numeroso edentusiastico pubblico, si sono dati con-vegno tutti gli invitati di Imola Mondiale.In un tripudio di voci e applausi, ilSindaco Daniele Manca, a nome dellaCittà di Imola, ha offerto agli ex-pilotiche parteciparono ai mondiali le targhein riconoscenza delle loro epiche imprese.

E subito dopo, un corteo di otto motoda motocross condotto da altrettantipiloti rigorosamente vestiti in tenutad’epoca e capitanate da Sten Lundin, haavviato i motori facendo tremare i vetridei palazzi circostanti. Scortata da unasimpaticissima staffetta ciclistica dellaPolizia Municipale in sella a mountain-bike, e accompagnati dallo sventolaredelle bandiere di 10 nazioni, la sfilataha attraversato le vie del centro perraggiungere il Parco delle Acque Mineraliripercorrendo alcuni tratti della vecchiapista.Nel pomeriggio, in un tracciato organiz-zato ad hoc in un’area a prato adiacenteal parco, alcuni collezionisti ed ex pilotisi sono lanciati in una performancemotocrossistica che ha fatto riascoltareal pubblico il tuono delle ansimantigloriose quattro tempi condito con oliodi ricino bruciato: una miscela indispen-sabile per una completa ricostruzionedel motocross golden era.Contemporaneamente, un gruppo di expiloti assieme a Sten Lundin, è statoaccompagnato dagli organizzatori in unapasseggiata rievocativa nel parco allaricerca delle tracce ancora riconoscibilidella vecchia gloriosa pista del MonteCastellaccio. E tra i meandri di un verdelussureggiante, la crescita prepotentedella vegetazione non è riuscita a celarele vecchie salite, le discese e i dossi agliocchi esperti dei protagonisti che sonostati in grado di ricostruire “alla moviola”metro per metro uno dei percorsi di mo-tocross migliori d’Europa.Il progetto “IMOLA MONDIALE”, iniziatopiù di un anno fa, è stato capace dicoinvolgere un pubblico più vasto di quelloprettamente tecnico-sportivo, raggiungen-do sia le generazioni che quel periodohanno vissuto, sia quelle più giovani chehanno potuto meglio comprendere leproprie radici sociali, culturali e sportive.Ora è possibile scrivere il libro di questastoria con ricchezza di testi e di immagini.L’opera richiederà ancora alcuni mesi e lasua presentazione sarà l’occasione per“rimettere in moto gli artigli mondiali”.IMOLA MONDIALE 2010 è stata una festaper tutti, tanto bella che ben difficilmentepotrà essere ripetuta in futuro: ma questaè una scommessa che gli organizzatorisono già oggi disposti ad accettare senzatroppe riserve.

Il folto gruppo dei Campioni

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di Chiara MarzocchiI primi raduni della stagione 2010non sono stati molto favoriti dallecondizioni meteorologiche: anche ilweekend dell'Asi Moto Show a Varanode' Melegari non è riuscito a spezzarequesto andamento. In particolare lagiornata di sabato ha visto unapioggia fortissima che non ha però

impedito ai temerari motociclisti delCrame di scendere in pista.Supportati dallo Stand gastronomicoe di assistenza meccanica , unadecina di soci hanno partecipatoalle sessioni in pista, dove è statopossibile dare ampio sfogo allamanetta del gas delle motociclette,degli anni '80 come degli anni '30.

ASI Motor Show 2010

...piloti di “nuova generazione”...

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Un viaggio alla scopertadi BMW e Porsche

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Vita di Club

di Grazia BrusaIl BMW MUSEUM di Monaco ed il MuseoPorsche di Stoccarda sono state le meteprescelte per la tradizionale gita culturale2010.Dopo un viaggio lungo, ma piacevole,nel pomeriggio di venerdì 9 Aprile, gliintervenuti hanno visitato il BMW MUSEUMsituato in prossimità del Parco Olimpiconell’edificio realizzato, come il vicinograttacielo che ospita il quartier generaleamministrativo e direzionale della Casaautomobilistica, dall’architetto vienneseK.Schwanzen, in occasione delle Olimpiadidel 1972.Il Museo fa rivivere ai visitatoril’evoluzione storica delle competenze edelle forze innovative del marchio, maanche le sue conquiste e successi sportivicon uno sguardo proiettato al futuro;particolarmente ammirate quelle chesono considerate le icone della storiaBMW, quali la R32, la 507 e la leggen-daria BMW 2002.

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Nella mattinata di sabato 10, a Stoccarda,come da programma, trasferimento inpullman al Museo Porsche collocato in unsuggestivo edificio a ZUFFENHAUSEM, nelluogo in cui la Società ha la sua sedecentrale. Nella costruzione, che si avvaledi 5600 mq di area espositiva, si possonoammirare 80 vetture storiche e 200 oggettilegati alla vita della casa automobilisticache permettono anche ai “non addetti ailavori” di comprendere l’evoluzione di unmarchio leggendario dell’automobilismo.Infatti, a fianco di quelli che sono i simbolidelle auto sportive per eccellenza, qualila Porsche 911 o 917, i visitatori possonotoccare con mano le elevate prestazionitecniche dei primi anni del XX secoloattraverso l’esperienza del prof. FerdinandPorsche. Nel pomeriggio, mentre una partedel gruppo visitava il centro storico diStoccarda, agli altri ( non presenti allagita del 2007) è stata offerta la possibilitàdi recarsi all’insuperabile Museo Mercedesche ripercorre oltre 120 anni di storiadella Casa automobilistica dalle primevetture costruite da K. Benz e G. Daimlerad oggi.

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Vita di Club

Tino, il mago della meccanica vicino al motore dellaPosche Carrera 2 (bialbero - doppia accensione).Un motore come questo è stato messo a puntodalle sue mani d’oro.

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Vita di Club

Le prime rondinidi Alessandro Cerabona

L'apertura della stagione motocicli-

stica 2010 non è stata delle migliori.

Dopo un giorno e una notte di piog-

gia battente, anche la mattina del

raduno è iniziata con un'abbondante

pioggia che ha scoraggiato molti

degli iscritti a partecipare in moto.

Solo una decina i temerari che hanno

coraggiosamente affrontato le in-

temperie e le condizioni della strada.

Una curiosità: sebbene il parco mezzi

iscritti spaziasse dal 1932 al 1984

il gruppetto di moto che ha affron-

tato la pioggia comprendeva veicoli

con una età media di 67 anni! Ov-

vero, la datazione media dei veicoli

che hanno viaggiato sotto la pioggia

risale al 1943. "Le nonnette non le

ferma nessuno!"

Tra i mezzi presenti quest'anno va

menzionato sicuramente il "triciclo"

dei Signori Bignardi , un Morgan

MX4 990cc del 1934.

Dopo il pranzo presso il ristorante

e riserva di caccia "Contessa Lina"

nei pressi di Firenzuola, il ritorno

"asciutto" verso Imola sotto un

accenno di sole ahimè alquanto

ritardatario.

Un ringraziamento va a tutti i par-

tecipanti in moto e non, che, nono-

stante il brutto tempo, con la loro

presenza non hanno vanificato il

lavoro organizzativo che è comunque

presente anche per un piccolo radu-

no!

... con l'augurio che il sole sia pre-

sente per tutto il resto della stagione.

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Vita di Club

di Grazia Brusa… Le moto del Crame sono tornatein Sicilia e in questa occasione (7-14 Giugno) hanno percorso in lungoe in largo la zona occidentaledell’isola.Un itinerario che ha toccato localitàdi grande fascino paesaggistico estorico e dalle grandi tradizionigastronomiche che i partecipantihanno mostrato di gradire, ma so-prattutto di saper apprezzare.Un itinerario che veramente ha sa-puto mostrare i tanti volti dell’isolache qualcuno ha definito “gialla

come lo zolfo, bianca come il sale,scura come la lava dei vulcani”,“un’isola plurale” perché formata dauna stratificazione di culture, riccacome poche altre nel mondo.Ed è proprio questo che gli organiz-zatori del Crame ed i “gemelli” delclub La Manovella di Acireale hannosaputo farci toccare con mano du-rante la nostra permanenza accom-pagnandoci a quel gioiello che sonole tonnare di Scopello e facendocivisitare il borgo medievale di Erice,sede del Centro della cultura scien-tifica intitolato a Ettore Majorana e

...le moto del C.R.A.M.E.tornano in Sicilia

dove abbiamo avuto l’onore di averecome guida il capo dei vigili urbanidella città.Altro momento magico la visitaall’isola di Mozia, la Motja fondatadai Fenici alla fine dell’VIII secoloA.C., così ricca di reperti archeologici

Partenza da Civitavecchia Spuntino sul traghetto offerto dalla sig.ra Dall’Aglio

Le moto sotto il Castello di Erice San Vito Lo Capo

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Vita di Club

prattutto grazie al tempio dedicatoa Hera che sovrasta, ancora intatto,le grandiose rovine della città di-strutta dai Cartaginesi.Sabato e domenica, il gruppo delCrame si è unito ai soci della“Manovella” impegnati nel 16° Mo-toraduno “Nando Pennisi” che pre-vedeva la visita alla Residenza Bor-bonica di Ficuzza, una tappa aPalazzo Adriano, paese reso famosodal film di Tornatore “Nuovo CinemaParadiso” ed una visita guidata allosplendido Teatro Massimo di Palermoche, con i suoi 7730 mq. di superficieè uno dei più grandi teatri d’Europa.La manifestazione si è conclusa conla salita al Monte Pellegrino, verobalcone di Palermo e, per i sociCrame, con l’imbarco per il ritornoin Romagna.

conservati anche nel suo piccolomuseo dove troneggia la statua del“Giovane in tunica”, capolavoro gre-co ritrovato durante gli scavi del1979. Abbiamo raggiunto l’isola dopoun tour in battello attraverso loStagnone battuto da un vento che,per la verità, ha in più occasionimesso a dura prova i pur espertimotociclisti. Nel pomeriggio digiovedì, marcia di trasferimento

a Mazara del Vallo e visita al Museodel “Satiro danzante”, una splendidastatua bronzea portata alla luce daun peschereccio nel Canale di Sicilianegli anni ’90.Venerdì 11, abbiamo visitato unodei più interessanti siti archeologicidi Sicilia, Selinunte che, insieme ad

Agrigento e Segesta, è testimonedella civiltà greco - sicula

fiorita 25 secoli fa so-

I mulini a vento nelle saline di TrapaniIn battello per visitare l’Isola di Mozia

La piazza di Palazzo Adriano Zona archeologica di Selinunte

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Vita di Club

La Reggia di Ficuzze Il Crame con gli amici di Sicilia davanti al Teatro Massimo di Palermo

Il nuovo carretto siciliano “l’Ercole” della moto GuzziAlla sera senza moto...

Il panorama di Mondello dal monte San PellegrinoL’albergo di Mondello

Il commiato dei soci del C.R.A.M.E. dal gruppo degli amici della Sicilia

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Serata Culturale

di Alberto GalassiE' sempre piacevole incontrare chi, nelmondo dei motori, ha esperienze unichee di portata mondiale. Nell'incontro del7 aprile alla presentazione del libro “35anni di gare dalla Formula Italia allaFormula 1” al piacere si è unita la soddi-sfazione di incontrare uno dei nostri soci,forse il più famoso a livello internazionale,in veste di protagonista assoluto: GiancarloMinardi.Insieme al co-autore, il Dottor StefanoPasini - che molto modestamente hadichiarato di avere solo raccolto le me-morie di Minardi, mentre in realtà ha"costruito" un libro di estremo interessee completo sotto ogni punto di vista - il"nostro" Giancarlo ha raccontato le sueincredibili esperienze nel mondo dellecorse.

Gian Carlo Minardiracconta...

Dalle prime esperienze in Formula Italiaai Gran Premi di Formula Uno, dallagestione di vetture da corsa a Costruttore,con tanto di certificazione da parte dellaFederazione Internazionale dell'Automobilei passi sono stati lunghi e difficili mamolte e grandissime le soddisfazioni.Molti i piloti che hanno partecipato acompetizioni di ogni livello: dal debuttodella "Scuderia del Passatore" alle garedel Campionato Mondiale, si sono susse-guiti personaggi che, in alcuni casi, sonoriusciti a raggiungere i livelli più elevatidelle classifiche, uno per tutti il due volteCampione del Mondo Fernando Alonso. Ecome dimenticare Giancarlo Fisichella eJarno Trulli, gli ultimi rappresentanti diuna scuola, quella dei piloti appunto, cheha visto nel Minardi Team una strutturavalida e formativa come poche altre.

Un pensiero è stato rivolto anche a MicheleAlboreto, indimenticato Campione che,al contrario di una logica propria diGiancarlo Minardi, a Faenza è giunto allafine della sua carriera di Formula Unodopo aver sfiorato la conquista del mas-simo alloro al volante delle vetture delCavallino Rampante.E del rapporto particolare con Enzo Ferrari,Minardi ha speso poche parole ma digrande spessore: il suo rapporto intimoed al di là della grande stima, gli permet-teva di varcare i cancelli di Maranellosenza nessuna cerimonia. A volte arriva-va una chiamata, una sorta di "convoca-zione" perché il Grande Vecchio potessetrovare uno, forse l'ultimo, dei suoi inter-locutori che parlasse la sua stessa lingua,che avesse lo stesso modo di vedere e di

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Serata Culturale

intendere le corse e forse la vita.La schiettezza e la sincera passione diMinardi sono state le chiavi per aprire leporte di Ferrari, un uomo famoso edinvidiato, amato e odiato con la stessaintensità ma forse, proprio per questo,terribilmente solo. Essere stato scelto dalDrake è, e sempre sarà, motivo di giustoorgoglio per Giancarlo. Altre poche masentite parole hanno appena accennatoal riservato e discreto legame che legavaMinardi ad Ayrton Senna: Giancarlo si èsentito in un certo modo "autorizzato" afarlo dopo che solo recentemente la fa-miglia del Campione brasiliano l'ha resapubblica: la conferma di stima e ammira-zione di un grande pilota per il piccoloma tenace costruttore. Tecnica e tecnologiahanno preso il sopravvento per qualcheminuto, poi il discorso è ritornato suipiloti. Giancarlo non ha voluto esprimeregiudizi né tantomeno valutazioni: ognipilota che è salito su una delle tantemonoposto della Scuderia Faentina è stato

importante e prezioso, che portasse soldi(annoso ed infinito problema) o cheavesse il "piede" ognuno di loro è statoprotagonista di una storia che, ancoraoggi, ha dell'incredibile.Da Martini a Martini, è stato un altromomento clou della serata.Giancarlo Martini, lo zio di Pierluigi, havinto per la "Scuderia del Passatore" ilCampionato di Formula Italia nel 1971per poi partecipare negli anni successivia diversi Campionati Europei di Formula2 ed arrivando a debuttare in FormulaUno per i colori della Scuderia Everest(sponsor storico di Minardi con l'impegnodi uno dei fondatori del CRAME, AngeloGallignani) al volante di una Ferrari 312T,la "021", nel 1976.Piero invece, oltre ad aver portato aldebutto la prima monoposto Minardi inun Gran Premio di Formula Uno ha dispu-tato il maggior numero di Gran Premi alvolante delle monoposto faentine, sfio-rando le 150 partenze sui 350 "via" del

Minardi Team, con il sospetto -"suggerito"dallo stesso Minardi - di avere "compro-messo" la sua carriera pur di restare fedelealla Casa del Grifone.Seguono poi uno scambio di battute conRoberto Farneti, che con Minardi ha corsoanche in Formula 2, qualche risposta alledomande dei soci presenti e, come spessoaccade, una promessa per il futuro datoche, come dice il proverbio, non c'è 2senza 3: il terzo libro sulla Minardi e suMinardi. Per quella prossima occasionepotremo forse leggere aspetti di unastoria, quella del Team giallo-blu, cheancora adesso sono riservati e che po-trebbero ancora fare forse troppo "rumore".La serata si è conclusa con i consuetiringraziamenti del Presidente ai nostriospiti e soci e con il rinnovo dell'invitoa presenziare al prossimo incontro dimercoledì 5 maggio per la presentazionedel libro "Un secolo di storia: Porsche"che vedrà come relatore ancora una voltail Dott. Stefano Pasini

Giancarlo Minardi ed il Dott. Stefano Pasini, autore del nuovo libro e relatore della serata.

Il Dott. Federico Zanotti, pilota automobilistico di talento, ha partecipatoalla Mille Miglia, alla Stella Alpina e a tante altre gare dell’epoca Il Sig. Enzo Cimatti, editore del libro

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Curiosità

La Mille Migliaè ritornata ad Imoladi Venerio MontevecchiLa Mille Miglia è ritornata ad Imola dopo72 anni. Per dodici volte la grande corsaera passata per la nostra città; l’ultimaè stata nel 1938. La storia della MilleMiglia era iniziata nel 1927, quandol’automobile era ancora una cosa rara,un lusso riservato a pochi; le primeautomobili a benzina erano state fabbri-

cate nel 1885 e le corse erano cominciateappena dieci anni dopo con la Parigi-Bordeaux. Numerose altre corse si svolseropoi sulle strade europee ed americane.La velocità delle vetture crebbe conl’adozione di motori sempre piò potenti.Purtroppo però una serie di spaventosiincidenti fece sì che lo sport del motorevenisse bandito dalle strade maestre

d’Europa e ciò condusse al crescente usodi circuiti, anche stradali, ma chiusi altraffico e alla costruzione di piste specialicome quella di Monza realizzata nel 1921.Gli anni venti tuttavia furono ricchi dientusiasmi ed iniziative, si correva giàin tanti circuiti nazionali, a Le Mans,con la famosa “24 Ore”, era nata laCategoria Sport, con vetture vicinissimea quelle di produzione normale e sullaspiaggia di Daytona si superavano i 320km orari in automobile.Anche in Italia, l’automobile apparivadestinata fatalmente a diventare unsimbolo di prestigio e di ardimento, aiquali il Fascismo, nella sua ascesa alpotere, intendeva legarsi. Ma l’Italia erain coda nella diffusione delle macchine.Le 150 mila auto circolanti (una per ogni270 abitanti) erano ben poca cosa nonsoltanto nei confronti degli USA (unaogni sette) ma persino nei confrontidell’Argentina (una ogni 50 abitanti).Inoltre, il prezzo delle automobili era eresterà proibitivo lungo tutto il Venten-nio, per il basso reddito della gran partedei cittadini (il regime ridurrà i salarinel 1927 e nel 1934), poi lo stato pietosodella rete stradale e infine la benzina,anche allora da noi la più cara del mondo.L’idea della Mille Miglia nacque proprioin questo periodo, a Brescia, fiorentecittà industriale, ricca di tradizione edentusiasmo, culla dell’automobilismo edel motociclismo ad alto livello. Furonoquattro giovanotti del luogo, sportiviappassionatissimi e praticanti: Maggi,Mazzotti e Castagneto, il quarto eraGiovanni Canestrini, giornalista specia-lizzato, di origini trentine. Siccome agliinizi degli anni venti le case costruttricidi automobili si erano in pratica ritiratedalle competizioni sportive, bisognavatrovare una manifestazione che ne ride-

Il benvenuto del Sindaco di Imola Daniele Mancae di Walter Sciacca, Direttore dell’Autodromo di Imola.

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La corsa concluse il suo ciclo esattamentetrent’anni dopo quando, in un climacompletamente diverso, in una Italia chesi era ripresa dalla guerra e sulla ristrut-turata ed ampliata rete stradale, circola-vano oltre un milione e mezzo di veicoli.Nei trent’anni della sua storia, la MilleMiglia ha visto spesso modificati tracciatie regolamenti. Dal 1927 al 1938 il per-corso si svolgeva con il senso di corsaantiorario. Da Brescia, per raggiungereRoma si scendeva la penisola dal latodel Tirreno e si risaliva dal latodell’Adriatico. Da Bologna passavano duevolte, quindi al ritorno passavano ancheda Imola. Il passaggio da Imola era moltoimportante, la nostra città si trovavaoltre la metà corsa, in posizione strategicaper cui ad Imola l’Alfa Romeo allestivaregolarmente il suo quartier generale.Era situato in viale De Amicis, alloracirconvallazione, fra il vecchio macelloe porta Appia. Sul lato nord, in un bassofabbricato ancora esistente, dove fino aqualche tempo fa c’è stata una banca, aquei tempi c’era l’osteria Plata, frequen-tata abitualmente da operai e ceramistie che ai primi del Novecento fu ancheun punto do ritrovo dei socialisti imolesi.In quello storico locale Enzo Ferrari,allora direttore della scuderia Alfa Romeo,allestiva ogni anno i “box” per riforni-mento delle vetture, con un’officinaattrezzata con meccanici e tecnici.

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Curiosità

stasse l’interesse, una manifestazioneche avesse un significato tecnico e pro-pagandistico, che richiamasse cioèl’attenzione del pubblico, dei piloti maanche dei politici, per la risonanza cheavrebbe avuto in campo internazionale.Nacque quindi l’idea di una corsa sustrada, da Brescia a Roma e ritorno, di1600 chilometri, cioè mille miglia. Laparola “miglia” faceva però parte delsistema di misurazione inglese, potevasuonare male alle orecchie di qualchezelante politico, ma siccome anche gliantichi romani misuravano le distanzein miglia il nome “Mille Miglia” sarebberientrato perfettamente nella tradizioneitalica. La corsa contribuì al progressotecnico oltre a costituire un banco dicollaudo per le vetture e contribuì adaccelerare la trasformazione delle retestradale che nei primi anni della corsaera in condizioni estremamente precarie.Più di un terzo dei 1628 chilometri dellacorsa si svolgevano su strade in terrabattuta, con pochi tratti asfaltati, conmolte buche e dossi e il manto scivolosose bagnato. E poi strade solo teorica-mente chiuse al traffico, con tanti pas-saggi a livello ferroviari anche incustoditi.La prima “Coppa delle Mille Miglia”, cosìsi chiamò ufficialmente la corsa, ebbeluogo il 26-27 marzo 1927 e vi parteci-parono tutte le Case costruttrici italiane;fu un trionfo delle vetture OM, bresciane.

Era lì che il grande mago impartiva leultime istruzioni ai suoi piloti, prima delbalzo finale. Nel 1934, ad esempio, lagara si disputò in condizioni atmosfericheproibitive, pioggia battente e stradescivolose ma tuttavia caratterizzata dalleggendario duello tra Nuvolari e Varzi,entrambi al volante di Alfa Romeo. Duelloche si risolse in pratica proprio ad Imola.Infatti, quando Achille Varzi si fermòdavanti all’osteria, fra una folla di clienticol bicchiere in mano, nonostante lapioggia , Ferrari fece cambiare le candelema soprattutto fece montare le gomme“ancorizzate”, con intagli trasversali perla pioggia. Fu una mossa decisiva chepermise a Varzi la vittoria assoluta bat-tendo nettamente Nuvolari e anche ognirecord. Ancora nel 1935, sempre ad Imolae sempre presso l’osteria di Plata, Pinta-cuda, che correva con una Alfa RomeoP.3 fece una breve sosta per imbarcarebenzina ma soprattutto per il cambiogomme ed ascoltare gli ordini del diret-tore Ferrari. Poi spiccò il grande balzovittorioso verso Brescia, facendo segnareuna media record. Quell’anno però lacorsa fu funestata da un grave incidenteproprio ad Imola, sulla via Emilia, pocodopo il Piratello. La Maserati di LuigiScarfiotti, mentre guidava il suo compa-gno di corsa Penati, sbandò investendoun gruppo di persone ed uccidendo duegiovani donne. Di quell’incidente ripor-

Prima Mille Miglia del 1927. La OM 6 cilindri“due litri” di Minoja-Morandi, vincitori assoluti,sulla Raticosa, salutati da Enzo Ferrari, adestra col braccio alzato.

La corsa del 1933, un passaggio sul famosoponte di barche sul Po a Casalmaggiore.

Pintacuda su Alfa Romeo, al passaggio daImola nel 1935, davanti all’osteria Plata inviale Carducci, Enzo Ferrari impartisce le ultimedirettive.

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Curiosità

tiamo il racconto che ne fece anni orsono il signor Arrigo Parenti, dell’omonimonegozio imolese di ferramenta, che erapresente al momento della sciagura as-sieme alla moglie e agli amici: LeoneToschi, noto medico imolese eBruno Filippini, autore della fotoche pubblichiamo e appassionatodi auto e di corse: “Ci eravamoappostati già durante la nottepoco oltre il ponte sulla Sellustra.C’era un vento fortissimo, ve-demmo la vettura sbandare giàall’inizio della lieve discesa dopoPiratello (nella foto si vede ilcampanile in fondo a destra).All’uscita del ponte iniziò a zig-zagare, finendo sulla sinistra doveprima abbatté un palo della lucepoi falciò due donne che finironosbalzate in mezzo alla strada,mentre la macchina si accartocciònel fosso sotto di noi”.Nel dopoguerra, il senso di marciafu completamente invertito, levetture scendevano lungol’Adriatico e risalivano dalla partedel Tirreno, da Bologna passa-vano soltanto una volta, al ri-torno. Da Imola non passaronopiù e per vedere le vetture incorsa si doveva andare al Pontedella Bastia, oltre Conselice.Erano comunque notti magiche,suggestive, da lontano si av-vertiva l’avvicinarsi dei potentimotori, lo scalare delle marce,in due tempi, i fari che imboc-cavano il ponte e poi i luminirossi che sparivano, inghiottitidal buio. Si andava anche alla Raticosa,il giorno dopo, al passaggio di ritorno,a sentire rombare i bolidi sui tornanti diPietramala. Poi, nel 1957, un paurosoincidente nei pressi di Brescia costò lavita ai piloti De Portago e Nelson masoprattutto a dieci spettatori. La gara fusospesa e annullata per sempre.Nel 1968, per ricordare le sue undici

vittorie, l’Alfa Romeo e il R.I.A.R., conla collaborazione dell’appassionato diauto sportive, Giulio Dubbini, organizzanouna manifestazione che può considerarsila prima rievocazione storica della leg-

gendaria Mille Miglia. Come un tempo,le vetture partivano da Brescia e contappe di trasferimento e tratti cronome-trati, passavano da Ferrara, raggiungevanol’Adriatico e arrivavano a Roma per poirisalire la penisola per gli storici passidella Futa e della Raticosa, dove ognianno erano accolte con un tifo da stadio,fra muraglie umane appollaiate sugli epici

tornanti. La Mille Miglia è un “museoviaggiante unico al mondo”, come lodefinì il grande Enzo Ferrari, una rassegnadi vecchie glorie della velocità e dellatecnica, riportate sulle mitiche strade

dalle collezioni storiche di casecostruttrici e di privati, per ilpiacere di centinaia di migliaiadi appassionati che accorronoda tutto il mondo per viverequesta giornata suggestiva.Anche quest’anno, le mitichevetture della Mille Miglia storicahanno sfilato lungo le stradedi mezza Italia. Le operazionesono iniziate a Brescia merco-ledì 5 maggio con le verifichetecniche. Poi il giovedì, dopola punzonatura ed altre pratichec’è stata la partenza per la primatappa; non più Ferrara come glialtri anni ma Bologna. In ef-fetti, inserendo Bologna eranostate escluse Ferrara, Ravennae Gambettola. Il venerdì mattinala partenza per la secondatappa, quella che ha portatol e v e t t u re ad Imo l anell’autodromo Enzo e DinoFerrari, prima di proseguire perRoma e fare ritorno a Bresciail sabato. Le vetture della MilleMiglia storica hanno iniziatoad arrivare alle 8,30, preceduteda 130 vetture Ferrari d’epocache facevano da apripista.Alfa 1900, Giuliette Sprint,Lancia Aurelia, vecchie Fiat1100 e i bolidi Ferrari, Maserati,Aston Martin, Porsche, Cisitalia

e Mercedes, le famose 300 SL “ala digabbiano”. Sono le vetture che normal-mente ogni anno compongono la grandecarovana e che gli sportivi imolesi hannopotuto ammirare mentre sfilavano versol’autodromo. C’erano anche i modelli deipiccoli costruttori come Abarth e Stan-guellini, i rari esemplari di carrozziericome Zagato e Giannini; le mitiche Bu-

Il posto di rifornimento e assistenza di Imola, presso l’osteria Plata, inviale Carducci durante la Mille Miglia del 1934. Enzo Ferrari, di spalle,direttore della scuderia Alfa Romeo, discute col pilota Varzi sul cambiodi gomme.

La Maserati di Scarfiotti, dopo l’incidente sulla via Emilia a Piratello,nel 1935, in cui rimasero uccise due giovani donne.

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Curiosità

gatti, le monumentali SSK dei primissimianni trenta e la leggendaria OM 665 chesi aggiudicò la prima edizione nel 1927.Non sono mancate le Fiat Topolino e lapiccola Isetta, con la portiera che siapriva davanti. Tutte vetture che parte-ciparono alle varie Mille Miglia perché lamanifestazione di oggi è riservata allesole auto costruite fra il 1927 e il 1957,gli anni della grande corsa. Tra i voltinoti c’erano ex piloti come Hakkinen eCoulthard, Jackie Stewart e poi, comesempre, per la curiosità del pubblico,gente di spettacolo e anche due politicicome il ministro Frattini e la Prestigia-como, su Alfa Romeo del ’57.In pratica gli sportivi imolesi, nel paddockdell’autodromo, hanno potuto ammirarele macchine in sosta, come normalmenteandavano a vedere a Ferrara gli altri anni.Chi invece si aspettava di vederle sfrec-ciare “a tutta” velocità nel rettilineo difronte alle tribune è rimasto deluso e hadovuto recarsi il giorno dopo al Passodella Futa dove, davanti all’antica osteria,si accalcano ogni anno, centinaia diappassionati, intenditori e semplici cu-riosi. Anche un gruppo di imolesi, socidel C.R.A.M.E, capeggiati dall’amico“Pallino” Mondini, espertissimo e docu-mentatissimo, sono saliti, puntualmentecome ogni anno, sulla Futa dove, allapassione per le auto d’epoca, uniscono

quella per la buona cucina, nella antica

e tipica osteria del passo.

Il Campione del Mondo Jackie Stewart Il Campione del Mondo Mika Hakkinen assieme al Pilota David Coultard

Oggi al Passo della Futa. Una Lagonda del 1929 e una Balilla Coppa d’Oro del 1934 transitanotra due ali di folla esultanti. Il muraglione, costruito nel 1800 per proteggere dai venti lediligenze a cavalli, serve da tribuna per centinaia di tifosi.

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Serata Culturale

Un secolo di storia PorscheUna serata tutta dedicata alla Porschequella che, il 5 maggio, ha riunito iSoci del Club in sede per una relazionetutta dedicata alla storia della Casadi Stoccarda tenuta su invito di BrunoBrusa dal dottor Stefano Pasini, Sociodel CRAME, storico e giornalistadell’automobile. Sala pienissima connumerosi invitati (fra i quali il dottor

Renzo Panzacchi, già Direttore Com-merciale della Porsche Italia) e duemagnifiche 356 esposte all’ingresso,delle quali una era la rarissima“Carrera 2” del Socio GianbattistaBorzatta.Il relatore ha fatto una lunga evariegata carrellata sulla storia diquesta grande Casa partendo dal

1909, ormai più di un secolo datoche nel 2009 si era celebrato il cen-tenario della nascita del fondatore,Ferdinand “Ferry” Porsche. Si è quindipartiti dalle prime attività tecnichedel celebre padre, il professor Ferdi-nand, ricordandone la lunga e profi-cua attività come progettista di au-tomobili per la Lohner, la Austro-Daimler, la Mercedes passando poialla nascita dello “studio Porsche”,nel 1931 e quindi alla sua creazionepiù importante, la Volkswagen.La seconda guerra mondiale ha fattoda spartiacque fra il periodo dominatodalla figura titanica del professorFerdinand e quella, dopo la guerra,nel quale inizia la storia delle auto-mobili Porsche vere e proprie, unastoria tutta immaginata, realizzatae gestita dal figlio Ferry. È statadunque l'occasione per ricordare tuttii modelli più importanti della casadi Stoccarda a partire dai due pilastrifondamentali, la 356 prima e poi,dal 1963, la 911. Ma c'è stato spazioanche per i modelli a motore ante-riore, per le realizzazioni in campidiversi come i trattori o i veicolimilitari, e naturalmente per la ric-chissima storia sportiva che esibiscevittorie del più alto livello in tuttele categorie.La storia della Porsche, ha ricordatoil dottor Pasini, è per molti versi lastoria dell'automobile europea, nonsolo di quella tedesca; e così si èricordato come le vicende della fami-glia Porsche si siano incrociate conquelle di altri Paesi con un doveroso

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riferimento alla Cisitalia di PieroDusio, per la quale i Porsche proget-tarono nel 1946 la straordinaria “360”da Grand Prix a trazione integrale,ma anche i rapporti con la Abarthe, in maniera meno piacevole, conle francesi Renault e Peugeot.Al termine della relazione, illustrata

da oltre sessanta diapositive proiet-tate sullo schermo della sala, i pre-senti hanno rivolto al relatore moltedomande, dimostrando così un inte-resse vivo e sincero per la storiadella Porsche e per le mille vicendetecniche, umane e sportive che sisono incrociate in questi decenni

sotto il blasone della Casa di Zuf-fenhausen. La serata si è conclusadopo oltre due ore di discussione,con grande soddisfazione dei presentie la promessa, da parte del relatore,di ritornare quando necessario peraffrontare altri argomenti culturalidella grande storia dell'automobile.

Il Dott. Stefano Pasini relatore della serata

Il Dott. Renzo Panzacchi Direttore CommercialePorsche - Italia

Serata Culturale

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di Grazia BrusaAnche il Crame ha voluto ricordarei 100 anni dell’Alfa Romeo organiz-zando una manifestazione per autodella prestigiosa marca italiana.I soci hanno accolto in numero dav-vero notevole (circa 50 le auto pre-

senti) l’invito del Club e si sonoritrovati, la mattina del 16 maggio,ad Alfonsine presso la “Cicognaniguarnizioni” per le operazioni preli-minari.

Tanti i modelli Alfa rappresentati,tutti ugualmente interessanti, mavogliamo ricordare la più datata:un’Alfa 1750 del 1929.Suggestivo l’itinerario prescelto dagli

Alfa RomeoUn secolo di storia

Alfonsine: ritrovo presso lo stabilimentoCicognani - guarnizioni e tappeti in gomma Il saluto ad Andrea Cicognani

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Vita di Club

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organizzatori e che ha avuto comescenario la zona del Delta del Potoccando località quali Madonna delBosco, Spina, S.Giuseppe, Pomposa,Mesola, Goro, Gorino...Interessante, poi, la visita guidataal Castello di Mesola, una delle 19prestigiose residenze degli Este,voluto da Alfonso II nel XVI secolo

ed utilizzato come dimora durantele battute di caccia che si svolgevanonell’attiguo Bosco di Mesola.Gli intervenuti hanno avuto anchel’opportunità di visitare il Centro diEducazione Ambientale, sito nellostesso Castello, in cui si illustral’origine e l’evoluzione del Deltanonché il Museo che, con pannelli

e ricostruzioni presenta l’habitat delcervo di Mesola.Nel pomeriggio, dopo il pranzo nellasuggestiva cornice del Ristorante“Marina 70”, la carovana ha costeg-giato la Sacca di Scardovari punteg-giata dalle tipiche costruzioni adibitealla pesca, soprattutto di mitili, cheha dato ricchezza alla zona.

I tre coordinatori: Dante Mazzotti, Franco Donati, Gildo Mazzanti.

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Serata Culturale

di Alberto GalassiCesare Perdisa. I più giovani si chie-deranno: chi era costui?La risposta è semplice ed allo stessotempo complessa. E' stato un prota-

gonista del suo tempo, una figuraunica ed irripetibile, non solonell'ambito dell'automobilismo spor-tivo ma anche e soprattutto nellavita di chi lo ha conosciuto.

Cesare PerdisaPilota di F1

Per ricordarlo, il professor MaurizioMessori si è calato nelle parti dellostorico e dell'investigatore al fine diriuscire a tracciare un profilo delpilota e dell'uomo. A lui quindi ilmerito di aver raccolto materiale etestimonianze prima che andasserodisperse o perdute e di aver redattoil libro da lui creato in modo estre-mamente originale: tanti i capitoliquante le "sfide" che Cesare Perdisaha affrontato e vinto nella sua in-tensa esistenza.Fonte principale delle ricerche è statoAlberto Perdisa, ospite graditissimo,figlio di Cesare ed editore dell'operadi Messori. Le sue parole ci hannopermesso di conoscere aspetti ineditie personali di sicuro interesse diCesare Perdisa. Le poche stagioniagonistiche del pilota bolognesesono state sufficienti per catapultarlonell'Olimpo della Formula Uno (7partenze negli anni 1955, '56 e '57per un totale complessivo di 5 punti)e di diventare uno degli amici piùcari di Manuel Fangio. Le sue dotimigliori il coraggio e la precisionenell'improvvisazione, tanto che EnzoFerrari nel suo libro "Piloti, chegente..." spende per lui qeste parole:"Perdisa era un disinvolto improvvi-satore, con buone prospettive diriuscire a conquistare il successo,ma era frenato nei suoi propositidall'ambiente famigliare". Era suamadre che cercava di impedire cheCesare corresse. Ma il rischio era nel

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Serata Culturale

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suo spirito, oggi si direbbe nel suoDNA, e se non lo trovava nelle com-petizioni allora lo cercava sul tavoloverde, in interminabili partite acarte. E ancora nell'ambito impren-ditoriale, nel quale trovò il modo dieccellere pur tenendo fede al suomodo di vedere le cose, semprepersonale ed estremamente originale.Una seconda coppia di ospiti, Odoar-do Govoni ed il Cavalier Carpeggiani,ha arricchito ancora di più la serata.Dino Govoni ha ricordato la suamancata convocazione a Maranellocausa un disguido... "tecnico" almometo della chiamata da partedella Scuderia Ferrari: era in bagnoe "...se avessero la cortesia di richia-mare..." La seconda telefonata nonè mai arrivata. Nonostante questo,il palmares di Govoni è brillantissimo(133 vittorie, la maggior parte alvolante di vetture Maserati) e dispessore internazionale.Lo stesso spessore lo ritroviamo nelCavalier Carpeggiani, un giovanottocon 91 primavere alle spalle, che èstato manager ante litteram di DinoGovoni.Forse più un angelo custode, disicuro un punto di riferimento nellavita e nella carriera di Govoni. Brac-cio destro di Ferruccio Lamborghini,come già aveva avuto modo di rac-contarci in un precedente incontro,si deve a lui ed ad una sua brillanteintuizione la creazione della Lambor-ghini Automobili: l'investimento delbudget pubblicitario destinato allacartellonistica nazionale per la crea-zione delle prime vetture del Torodi Sant'Agata Bolognese.E tutto il resto è storia.

Il Professor Maurizio Messori, relatore ed autore del libro “O Cesare o nessuno”

Il pilotaOdoardo Govoni

Il Comm. Corrado Carpeggiani

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Vita di Club

di Grazia BrusaE’ stato il 21° “Raduno Vallata delSenio”a dare il via alla lunga serie

delle gite sociali Crame e chequest’anno si è valso della collabora-zione del Lions Club Faenza HOST e

21° Raduno Vallata del SenioLions Valli Faentine. 70 le auto presentialla manifestazione, come da regola-mento, costruite entro il 1980; nume-

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Vita di Club

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rose le auto interessanti, alcune digrande interesse storico ed i cui pro-prietari sono stati premiati nel corsodel pranzo presso l’Istituto Emilianidi Fognano.Interessante la visita guidata alla PieveS. Giovanni in Ottavo, più conosciutacon la denominazione di Pieve Tho,una delle poche chiese rurali romagnoleche ancora conserva la scritta di dedi-cazione e presumibilmente costruitanel IX- X secolo.Recentemente, la Pieve è stata fattaoggetto di un accurato restauro con-clusosi nel 2005 per cui oggi è possibileammirare gli interessanti affreschi chein epoche diverse ne ornavano lepareti. Nel pomeriggio, i partecipantihanno avuto il privilegio di potervisitare una delle abitazioni che siaffacciano sull’antica Via degli Asinidi Brisighella, un’abitazione accurata-mente restaurata e resa abitabile purnell’assoluto rispetto di quelle cheerano le sue caratteristiche e peculia-rità. A fine manifestazione, a tutti gliintervenuti è stato consegnato l’ormaitradizionale ed ambito piatto in cera-mica della “Vecchia Faenza”. Il Dott. Bruno Zama, Presidente Lions Club Faenza Host

ed il Dott. Daniele Donigallia, Presidente Lions Club Valli Faentineal taglio della torta.

Il Dott. Euro Piancastelli, pilota negli anni ‘70 e ‘80, presenta il figlio Nicolò, giovane promessadell’automobilismo che parteciperà al volante della Maserati al Campionato Europeo Gran Turismo 2010.

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