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Notiziario ad uso degli operatori sociali e della stampa italiana all’estero a cura dell’Istituto Nazionale
per l’Assistenza Sociale (INAS) ente di patronato della Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL)
Corrispondenza Italia – Quindicinale - Responsabile Gian Carlo Panero – 00198 Roma – Italy – Viale Regina
Margherita 83-D. C.P. 2481 Roma A – AD – Aut. Trib. Roma n. 17458 del 22.11.78 Sped. In abb. Postale Comma 20
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n.656 – 16 ottobre 2008
Un vero antidoto alla crisi? Centralità del lavoro umano Quando la Confederazione internazionale dei sindacati, Ituc, proclamò la Giornata mondiale per il lavoro
dignitoso, la crisi del capitalismo cartaceo e immateriale di rapina che covava sotto le ceneri di Wall
Street o delle borse di Tokio o di Milano non aveva registrato ancora la vergogna di banchieri e guru e
manager-banditi alla gogna (ahinoi soltanto metaforica) inseguiti dalle maledizioni delle famiglie
lavoratrici e risparmiatrici di tutto il mondo. Cosicché l'idea-guida dell'azione sindacale, che reclama il
primato del lavoro umano su tutti gli altri fattori della produzione, come base non solo etica ma anche
economica del mercato, restava una pura petizione di principio: roba da predicatori o politicanti ipocriti e
opportunisti. La realtà dei giorni che stiamo attraversando si è poi incaricata di dimostrare per l'ennesima
volta che quella rivendicazione è l'unica chiave che può aprire una pagina storica di maggiore serenità
per le convivenze ad ogni livello, da quello aziendale e quello internazionale.
Nella manifestazione italiana, svoltasi com'è noto ad Assisi, i leader del sindacalismo nazionale hanno
sviluppato il tema "Dirito al lavoro,solidarietà e giustizia sociale nell'economia globale" , declinandolo
innanzi tutto. e giustamente, con l'occhio alle situazioni di più tragica sofferenza: la Birmania su cui ha
testimoniato l'amico Zaw Tun , la Cina, l'Africa delle miniere di diamanti di cui ha parlato Adrian
Akoute, la Colombia "paese più pericoloso del mondo per i sindacalisti"... Altrettanto opportunamente, il
messaggio che il presidente della Repubblica Napolitano ha fatto pervenire ad Angeletti, Bonanni ed
Epifani, ha insistito sulla criminosa mancanza di rispetto per le norme più elementari di tutela sociale,
previdenziale, sanitaria, giuridica, ambientale in cui viene prestata l'attività lavorativa, sulle piaghe del
lavoro nero, minorile e schiavistico...
Ma anche per contrastare tali ignobili situazioni non basta l'approccio volontaristico-idealista,
quantunque il più generoso. Di qui la necessità di un impegno che deve svilupparsi nel confronto con
tutte le altre istituzioni organizzate e strutturate, di ogni tipo e livello, affrontando la concretezza della
prassi quotidiana nelle aziende, sul territorio, negli organismi della sovranità popolare, sia pure mediata
dai parlamenti, dai governi nazionali e locali, dagli istituti dell'Unione europea, dei vari G 8 o G14, dalle
agenzie dell'Onu...
Ognuno di noi potrebbe produrre mille e mille argomenti della più feroce critica alle istituzioni. Non
solo quelle non-legittimate dalle procedure elettive, ma anche quelle più partecipate da un corretto e
trasparente esercizio della democrazia formale e sostanziale. Ma ciò non toglie che si debba
obbligatoriamente passare attraverso quei meccanismi, setacciando ed eliminando con pazienza e
determinazione tutto ciò che ne limita il più efficace funzionamento, a vantaggio certamente dei lavoratori
in primo luogo ma anche di chiunque produca ricchezza e beni e servizi veri, reali, utili per le intere
popolazioni, a cominciare da quelle più prive di cose essenziali alla sopravvivenza: non quelle del lusso o
del simil-lusso cafone, bensì alimenti, acqua, medicine, abitazioni, energia, istruzione...
E' la direzione di marcia su cui insistiamo anche noi del patronato Inas-Cisl, per la parte che ci compete.
***
sommario n. 651 del 1° luglio 2008
MIGRAZIONI E ISTITUZIONI
15329 – Finanziaria 2009: preoccupazione per i tagli alle risorse per gli italiani all‟estero (p.1)
15330 - Aiutiamo gli italiani all‟estero ad ottenere la doppia cittadinanza (p.2)
15331 - Carozza (Cgie): la conferenza dei giovani impone di ripensare il concetto di identità (p.2)
15332 - Conferenza mondiale dei giovani: ecco come saranno scelti i delegati (p.3)
15333 - CGIE: la rappresentanza degli italiani all‟estero un modello per l‟Europa (p.3)
15334 - Decreto flussi 2007: nuova destinazione delle quote non utilizzate (p.4)
15335 - Ingressi in Italia per formazione: nel 2008 ci sarà posto per 10 mila (p.4)
SINDACATO, PATRONATO E TUTELE
15336 – Il „modello cileno‟ in crisi: fondi pensione penalizzati dalla situazione mondiale (p.5)
15337 - Frontalieri tra Italia e San Marino: si risolva il problema della doppia tassazione (p.5)
15338 - Giornata del lavoro dignitoso: diritti e tutele per tutti i lavoratori del pianeta (p.6)
15339 - Proposta CES: un Protocollo sociale da allegare ai trattati per i diritti dei lavoratori (p.6)
15340 - Come integrare i diritti fondamentali sul lavoro nel commercio internazionale? (p.7)
ITALIANI NEL MONDO
15341 - Italiani in Svizzera: saldo migratorio nuovamente positivo (p.8)
15342 - Per conoscere la scuola tedesca: iniziativa del Consolato di Colonia (p.8)
GLOBALIZZAZIONE E SOLIDARIETA’
15343 – Un Patto tra i paesi UE per armonizzare le procedure per immigrazione e asilo (p.10)
15344 - Accesso dei clandestini alle prestazioni sanitarie: rischio discriminazioni in vista? (p.10)
15345 - Stranieri in Italia: sono 3,5 milioni, romeni +82, 7% in un anno (p.11)
15346 - Gli immigrati romeni producono 1,26% del pil italiano (p.12)
15347 - Stranieri in Italia: una guida per difendersi dalle discriminazioni (p.13)
SPAZIO EUROPA
15348 – Dall‟Europa un pacchetto di misure per migliorare l‟equilibrio vita–lavoro (p.14)
15349 - Contro povertà ed esclusione l‟Europa ricerca una strategia comune (p.15)
15350 – Pari opportunità: Paesi UE a confronto per la seconda volta (p.15)
15351 - Lavoratori stranieri nella UE: Bruxelles propone modifiche al sistema della Carta blu (p.15)
15352 - Gran Bretagna - Nuovo sistema di flussi migratori: si entra per categoria lavorativa (p.16)
15353 - Spagna: aumentano gli alunni stranieri, ma un quarto degli immigrati è povero (p.16)
MIGRAZIONI E REGIONI
15354 – Marchigiani nel mondo: associazionismo in cima agli obiettivi per il 2009 (p.17)
15355 – Giovani oriundi dal Sud America alla Val Camonica (p.17)
15356 - Immigrazione in Piemonte: Regione e Province uniscono le forze (p.17)
15357 - Cinesi in Lombardia: regolari a Milano e clandestini nell‟hinterland (p.18)
15358 – Regione Lazio: iniziative „su misura‟ per emigrati giovani e anziani (p.18)
15359 – Tre anni di interventi a sostegno delle comunità abruzzesi nel mondo (p.18)
15360 – Un archivio dell‟emigrazione ligure e piemontese in Nord America (p.19)
15361 – Al via l‟indagine sulla situazione dei sardi emigrati all‟estero (p.19)
1 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
MIGRAZIONI E ISTITUZIONI
15329 – Finanziaria 2009: preoccupazione per i tagli alle risorse per gli italiani all’estero
Vi è preoccupazione nel CGIE per i tagli della Finanziaria 2009 ai capitoli destinati alle comunità
italiane all'estero, e il segretario generale Elio Carozza ha scritto al ministro degli Esteri Frattini, al
sottosegretario Mantica, al segretario generale del MAE Massolo ai parlamentari eletti nella
Circoscrizione estero per esprimerla e per chiedere un incontro, insieme ai quattro vice segretari
generali del CGIE. Le risorse che sarebbero assegnate ai capitoli di bilancio in favore dei
connazionali all‟estero, secondo quanto si è appreso dalla relazione di Governo che il Direttore
generale per gli italiani all‟estero Carla Zuppetti ha esposto al Comitato di Presidenza del Cgie
riunito a Parigi, ammonterebbero infatti a soli 32 milioni di euro, con una decurtazione di 50 milioni
rispetto agli stanziamenti di bilancio per l‟anno in corso, pari a 82 milioni.
Se si pensa – osserva Carozza - che i 32 milioni per il 2009 sarebbero perfino inferiori a quelle
assegnate nel 2008 al solo capitolo destinato al finanziamento dei corsi di lingua e cultura (34
milioni nel 2008), il quadro che ne emerge è disastroso. Da calcolare inoltre che le risorse di cui
potrà disporre la competente Direzione Generale saranno in realtà di poco superiori ai 25 milioni: la
convenzione per l‟assistenza sanitaria ai connazionali indigenti che risiedono in Argentina ha infatti
validità biennale, e nel 2009 assorbirà 6,7 milioni di euro. Le convenzioni sanitarie in essere per
l‟assistenza ai connazionali in Venezuela, Uruguay, Colombia, Messico e Brasile, che
rappresentano un costo di circa 1 milione di euro, verranno invece a scadenza a fine anno e quindi
potrebbero non essere rinnovate. Il Comitato di presidenza del Cgie, in considerazione
dell'importanza che rivestono tali polizze, chiede al MAE che esse vengano rinnovate per tutti i
paesi dell'America latina; impegni che ridurrebbero ulteriormente i già citati 32 milioni di euro,
arrivando ad una cifra di poco superiore ai 24 milioni.
Se gli stanziamenti predisposti dalla Finanziaria 2009 dovessero rimanere immutati, si temono
conseguenze negative per i servizi che la rete diplomatico-consolare, già in stato di sofferenza, potrà
erogare ai connazionali all‟estero, ma non solo: basti pensare, per esempio, che per le spese relative
al funzionamento dei Comites e del Cgie, per l‟assistenza diretta e indiretta, per i corsi di lingua e
cultura e per le attività culturali, a tutt‟oggi il MAE dispone di 58 milioni di euro, mentre per il
2009 la disponibilità sarà del 45% in meno. Una batosta innanzitutto per gli emigrati indigenti
dell‟America Latina, ma anche per gli enti di gestione dei corsi di lingua e cultura italiana che, in
molti casi, saranno costretti a ridurre il numero dei corsi o a chiudere bottega.
“Il Comitato di Presidenza del CGIE – prosegue la lettera del Segretario - ritiene che se gli
stanziamenti in favore delle comunità italiane all‟estero dovessero rimanere immutati, ciò
equivarrebbe a mettere fine al rapporto dell‟Italia con i propri connazionali che vivono nel mondo.
Il Governo si assumerebbe la responsabilità storica di aver abbandonato milioni di cittadini italiani e
di aver rinunciato per sempre a valorizzare la risorsa culturale, sociale, economica e politica
rappresentata dalle nostre collettività. Nessun tipo di rappresentanza potrebbe essere più presa in
considerazione, compresa quella Parlamentare. C‟è da chiedersi a questo punto che senso abbia
riunire a Roma la Conferenza dei giovani italiani nel mondo per "valorizzare la risorsa che essi
rappresentano", quando in realtà non potrà essere attuata nessuna delle politiche in favore degli
italiani all‟estero siano essi giovani o anziani”. “Pur nella consapevolezza del difficile momento che
attraversa l‟economia del nostro Paese, in un contesto di crisi mondiale – conclude l‟appello di
Carozza - ci vediamo obbligati a pensare che non sia stato affatto valutato l‟impatto che la grave
decurtazione in parola avrebbe sui milioni di cittadini italiani che vivono (e che votano) all‟estero”.
Nel frattempo, la Commissione Esteri della Camera ha approvato un ordine del giorno, presentato
dal presidente del Comitato per gli italiani del mondo on. Marco Zacchera, che chiede al governo di
valutare la possibilità di un rinvio delle elezioni dei Comites (e di conseguenza del CGIE) ora fissati
per l'inizio dell'anno prossimo. “La situazione economica è difficile, i tagli per gli italiani del
mondo sono già troppo gravi - sostiene Zacchera - da consigliare di procedere prima a promuovere
una revisione della legge dei Comites e del CGIE e di votare l‟anno successivo, basandosi su di un
2 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
nuovo testo di legge. I soldi risparmiati per le elezioni vadano però contestualmente girati ai fondi
per le comunità italiane nel mondo, già salassate dai tagli della finanziaria”. Zacchera si è augurato
un approfondito dibattito in sede del prossimo Comitato permanente per gli Italiani nel mondo - che
ha tra l'altro deciso di ascoltare il segretario generale del CGIE in una prossima audizione - in cui
maggioranza ed opposizione lavorino insieme per riscrivere la legge sui Comites e ripensare
profondamente il CGIE alla luce della presenza in Parlamento dei rappresentanti eletti nella
Circoscrizione Estero.
L‟ordine del giorno ha tuttavia suscitato polemiche tra gli stessi parlamentari eletti all‟estero, per
alcuni dei quali esso “rappresenta un atto gravissimo di rinuncia alla difesa degli interessi delle
nostre comunità, colpite da una raffica di tagli indiscriminati, e di tradimento dei diritti di
cittadinanza dei connazionali italiani all‟estero”. Rispetto a tagli che tra la direzione per gli italiani
all‟estero e la direzione per le politiche culturali superano i 140 milioni di euro e per la
cooperazione i 400 milioni di euro, argomentano gli oppositori, i 7 milioni dei rinnovi elettorali
costituiscono oltretutto un risparmio esiguo. Su questo problema, e ancor più sui tagli di bilancio
che costituiscono “una vera e propria distruzione del sistema dei rapporti tra l‟Italia e le nostre
comunità, con pesanti conseguenze sulle stesse prospettive di proiezione dell‟Italia nel concerto
internazionale”, la proposta è chiedere da parte di tutti i parlamentari eletti all‟estero e dei dirigenti
del CGIE un incontro con il Presidente del Consiglio, per “rappresentare la drammaticità della
situazione e cercare ragionevoli vie d‟uscita”.
15330 - Aiutiamo gli italiani all’estero ad ottenere la doppia cittadinanza
Aiutare gli italiani in Europa ad avere la doppia cittadinanza eliminando gli ostacoli che finora
impediscono di ottenere la cittadinanza nel paese di residenza senza perdere quella italiana. È
questo l‟obiettivo dell‟initiativa di alcuni parlamentari eletti all‟estero (Garavini, Bucchino, Farina,
Fedi, Narducci e Porta) i quali chiedono al Governo, in un‟interrogazione parlamentare, cosa
intenda fare per superare la Convenzione di Strasburgo del 1963 e se non ritenga necessario
sostenere gli italiani all‟estero ad avere la doppia cittadinanza attraverso accordi bilaterali.
La Convenzione del 1963 impone che all‟acquisto di un‟altra cittadinanza in Europa si perda
necessariamente la propria nazionalità d‟origine. Per consentire agli italiani all‟estero di avere la
doppia cittadinanza, i deputati propongono che l‟Italia segua l‟esempio della Germania, della Svezia
e del Belgio, denunciando la Convenzione. Le procedure in tal senso erano già state avviate nel
corso della passata legislatura. Nel frattempo, si propone che l‟Italia si impegni a stipulare degli
accordi bilaterali con i Paesi europei che da parte loro hanno già denunciato la Convenzione.
L‟esempio può essere l‟accordo bilaterale che esiste con lo Stato tedesco, grazie al quale gli italiani
residenti in Germania dal 2003 hanno la possibilità di ottenere la cittadinanza tedesca senza essere
costretti a rinunciare al loro passaporto italiano.
L‟argomento della doppia cittadinanza è attualmente molto sentito in tanti paesi europei, in modo
particolare in Belgio. Nell‟aprile del 2008 il Governo belga ha permesso ai suoi connazionali
residenti in un altro stato membro dell‟Unione europea di ottenere la cittadinanza del paese
ospitante senza perdere il loro status di belgi. Gli italiani in Belgio, tuttavia, non possono acquisire
anche loro senza problemi la cittadinanza belga senza rinunciare a quella italiana, in quanto il
Belgio considera la Convenzione non più applicabile solo per i suoi cittadini, non per gli europei
che risiedono sul suo territorio.
15331 - Carozza (Cgie): la conferenza dei giovani impone di ripensare il concetto di identità
Ulteriori passi avanti nella preparazione della Conferenza mondiale dei giovani italiani nel mondo
sono stati fatti a Roma, nel corso dell‟incontro del Comitato organizzatore. Lo comunica il
segretario generale del CGIE, Elio Carozza, che ha preso parte alla riunione insieme ai vice
segretari di area e di nomina governativa, presenti anche esponenti degli organismi delegati alle
politiche migratorie in rappresentanza di tutte le Regioni italiane (Consigli, Consulte e Assessorati).
3 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
In particolare, al centro della riflessione sono stati i cinque temi già indicati dai giovani nel
documento approvato dall‟assemblea nel dicembre 2007 e successivamente confermati da vaste
platee di giovani italiani o di origine italiana in occasione dei vari incontri-Paese, ovvero:
informazione e comunicazione, identità e interculturalità, mondo del lavoro, lingua e cultura
italiana, partecipazione rappresentanza e associazionismo.
Proprio gli incontri-Paese – spiega ancora il segretario - hanno permesso, in particolar modo a
quanti hanno vissuto l‟esperienza delle prime generazioni in emigrazione, un ulteriore
approfondimento della percezione del concetto di “identità” che hanno i giovani italiani all‟estero, e
che nella maggioranza dei casi non coincide con quello delle generazioni più anziane, è meno
attaccato a retaggi nazionali e tende invece verso un “riconoscimento di un‟eredità familiare che
convive con altre identità” e con la partecipazione alla vita politica e sociale del Paese in cui
risiedono. “Occorre, a mio avviso, interpretare il tema fondante della “identità” come plurale, e
parlare dunque delle identità” conclude Carozza. “Abbiamo intrapreso il cammino del presente e,
soprattutto del futuro. Un presente ed un futuro che l‟attuale globalizzazione, e prima ancora
l‟emigrazione, ci hanno imposto. È fondamentale che la conferenza sia affrontata sotto quest‟ottica
perché i giovani vivono il tempo presente e sono proiettati verso un futuro che non ci appartiene,
ma di cui cominciamo ad intravedere alcuni aspetti. Sta a noi cogliere il loro invito se intendiamo
instaurare un serio, concreto e trasparente dialogo”.
15332 - Conferenza mondiale dei giovani: ecco come saranno scelti i delegati
Il ministero degli Affari Esteri ha diramato alcune disposizioni per l‟individuazione dei delegati che
prenderanno parte alla I Conferenza dei giovani italiani nel mondo, in programma a Roma nel mese
di dicembre.
Il Decreto Ministeriale n. 300/28 del luglio 2008 di indizione della Conferenza dei giovani italiani
nel mondo statuisce che “le designazioni di delegati per ciascun Paese verranno effettuate dai
Comites operanti nel Paese stesso, d'intesa con il CGIE e con il coordinamento della
Rappresentanza diplomatica competente, tenendo conto del lavoro preparatorio svolto dal CGIE
negli ultimi due anni” e quindi dei partecipanti agli incontri-Paese e ad altre iniziative promosse in
vista della Conferenza. Tra i delegati devono figurare anche giovani di origine italiana non in
possesso della cittadinanza, e giovani che rappresentino le nuove migrazioni. Ulteriore criterio da
far valere, nell'attività di coordinamento demandata all‟Ambasciata, è quello di genere, per
assicurare quanto più possibile un equilibrio nella quota dei delegati per Paese. Sarà opportuno che i
Presidenti dei Comites presentino un numero di nominativi ampio, in modo da permettere una
definizione della lista dei delegati (e dei supplenti), quanto più possibile rappresentativa dei predetti
criteri. L'intero esercizio di designazione potrà comunque contare sul ruolo costruttivo dei
rappresentanti del CGIE che hanno preso parte attiva al processo preparatorio della Conferenza. Le
Ambasciate hanno anche la facoltà di proporre nominativi di giovani non presi in considerazione
dai Comites o dal CGIE che, a loro avviso, siano rappresentativi delle realtà dei giovani
connazionali dei rispettivi Paesi.
15333 - CGIE: la rappresentanza degli italiani all’estero un modello per l’Europa
“Ottima l'iniziativa francese, destinata a produrre sostanziali innovazioni sia sul piano istituzionale
dell'Unione che riguardo all'applicazione di politiche migratorie maggiormente incisive a vantaggio
dei cittadini che risiedono in un Paese europeo diverso da quello di origine.” E' il commento del
segretario generale del CGIE Elio Carozza a conclusione della Giornata europea “En mouvement”
promossa dalla Francia in occasione del semestre di Presidenza UE, che ha visto riuniti a Parigi
delegazioni degli organismi di rappresentanza degli emigrati dei Paesi UE. Ben 24 le
rappresentanze nazionali su 27 Paesi membri dell'Unione, fra le quali la delegazione del CGIE.
Hanno presenziato alla giornata anche rappresentanti del Governo e delle istituzioni francesi ed
europee ai massimi livelli. Un'iniziativa di alto livello cui, riferisce ancora Carozza, cui ha fatto
seguito l'approvazione all'unanimità di una dichiarazione in cui, fra l'altro, si afferma l'esigenza
4 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
dell'istituzione di una „rete diplomatica e consolare europea‟, della presenza di un referente europeo
nei servizi pubblici nazionali, il riconoscimento politico degli emigrati che vivono in Paesi diversi
da quelli di origine sia all'interno che all'esterno dell'Unione da parte delle istituzioni nazionali e
europee, un insegnamento europeo „universale‟, un commissario europeo che abbia una specifica
competenza, un'Agenzia europea per i cittadini che vivono fuori del loro Paese d'origine e che abbia
il compito di assicurare un costante monitoraggio delle politiche europee dell'emigrazione,
l'impegno ad una riunione annuale dei Consigli omologhi al CGIE nell'ambito delle Presidenze
dell'Unione.
“Un'iniziativa che il Consiglio Generale degli Italiani all'estero intende portare avanti e rilanciare
anche presso le istituzioni italiane”, commenta Carozza. “L'appuntamento di Parigi ha segnato una
strada di non ritorno nel percorso fin qui raggiunto da tutti i Consiglio omologhi al CGIE dei Paesi
europei le rappresentanze degli Stati membri dell‟Unione ed in particolare dello stesso CGIE del
quale ha acclarato l'incisivo ruolo di rappresentanza degli italiani all'estero”.
15334 - Decreto flussi 2007: nuova destinazione delle quote non utilizzate
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha fornito indicazioni rispetto alla destinazione di
specifiche quote del Decreto flussi 2007 disponibili a livello territoriale ma rimaste non utilizzate.
Viene modificata la tipologia di quote del Decreto Flussi 2007 per la conversione del permesso di
soggiorno per tirocinio in permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato, tenendo conto
delle quote non utilizzate a causa della mancata attivazione o partecipazione a tirocini formativi e di
orientamento in ambito regionale. Pertanto, sarà possibile rispondere ad un maggior numero di
richieste di conversione del permesso per motivi di studio a lavoro pervenute agli Sportelli Unici
per l'immigrazione entro il 31 maggio 2008, secondo le modalità stabilite dal Decreto Flussi 2007.
15335 - Ingressi in Italia per formazione: nel 2008 ci sarà posto per 10 mila
Nella Gazzetta Ufficiale n. 187/2008 è stato pubblicato il Decreto del Ministero del Lavoro che
determina un contingente complessivo per l'anno 2008 di 10.000 ingressi per corsi di formazione
professionale. In particolare, si fa riferimento agli stranieri residenti all'estero che in funzione del
completamento di un percorso di formazione professionale, vogliono fare ingresso in Italia per
studio per lo svolgimento di tirocini di formazione professionale e di orientamento promossi da
soggetti come agenzie per l'impiego, istituti universitari abilitati al rilascio di titoli accademici,
istituzione scolastiche che rilasciano titoli di studio con valore legale, servizi di inserimento
lavorativo per disabili gestiti da enti pubblici delegati dalla regione, istituzioni formative private
non aventi scopo di lucro, comunità terapeutiche o enti ausiliari purché iscritti negli elenchi
regionali. È da segnalare che non si tratta di ingresso per lavoro.
Pertanto, per l'anno 2008 sono autorizzati: 5000 ingressi per gli stranieri che intendono frequentare
corsi di formazione professionale finalizzati al riconoscimento di una qualifica o, comunque, alla
certificazione delle competenza acquisite, di durata non superiore ai 24 mesi; 5000 ingressi , divisi
per regioni, per gli stranieri che intendono svolgere tirocini di formazione e d'orientamento
regionale promossi dai soggetti previsti in funzione del completamento di un percorso di
formazione professionale.
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5 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
SINDACATO, PATRONATO E TUTELE
15336 – Il ‘modello cileno’ in crisi: fondi pensione penalizzati dalla situazione mondiale
Se fino a qualche tempo fa si parlava del „modello cileno‟ come primo esempio in Sud America di
un sistema previdenziale basato su fondi pensione individuali e sull‟apertura a soggetti privati come
banche e assicurazioni, quel modello sta evidenziando oggi crepe significative, che vanno a incidere
soprattutto sulla condizione delle fasce deboli. I fondi di pensione del Cile (Afp) hanno perso in un
anno a causa della crisi finanziaria mondiale il 14,9% del denaro disponibile, ossia oltre 16 miliardi
di dollari. Lo ha reso la Sovrintendenza del ramo. Create nel 1981 all'epoca della dittatura di
Pinochet, le Afp cilene gestiscono per legge tutti i contributi pensionistici che sono divisi in cinque
comparti con decrescente quota di rischio. Attualmente gli affiliati in Cile sono circa sei milioni, dei
quali quasi la metà sono associati ai comparti a più alto rischio, che nell'ultimo anno hanno perso
rispettivamente il 28,1 e il 23,2%. Da tempo il governo ha posto sotto osservazione l'andamento dei
risultati delle Afp che liquidano pensioni spesso inadeguate al livello di vita del paese, ma ora la
situazione si è fatta apparentemente più allarmante. La Legge delle Afp, per permettere la ricerca di
una redditività alta, autorizza le Amministrazioni dei fondi pensionistici ad investire fino al 45%
delle risorse in fondi variabili nel mercato nazionale e internazionale. Attualmente la dotazione
delle cinque Afp esistenti (Capital, Cuprum, Habitat, Planvital e Provida) si è' ridotta a 92.329
milioni di dollari perdendo ad oggi , secondo quanto sostiene il ministro dell'Economia di Salvador
Allende José Cademartori, quasi un quinto del valore dei risparmi che i lavoratori sono obbligati a
collocare nei fondi. Da un esponente del governo è stato rivelato che, in oltre il 50% dei casi di
pensionamenti recenti, lo Stato cileno è dovuto intervenire con propri fondi poiché la
capitalizzazione individuale non permetteva di erogare neppure la pensione minima.
15337 - Frontalieri tra Italia e San Marino: si risolva il problema della doppia tassazione
"Il rispetto della legge è imprescindibile per tutti". Lo afferma Giovanni Ghiotti, Presidente del
Consiglio Sindacale Interregionale San Marino - Emilia Romagna - Marche - in relazione alle
vicende di alcuni lavoratori frontalieri oggetto di indagine della Agenzia delle Entrate di Urbino.
Fin dall‟introduzione della doppia imposizione fiscale per i lavoratori frontalieri occupati a San
Marino, nelle rivendicazioni che il CSIR ha ripetutamente posto ai Governi per giungere alla
soluzione complessiva dei problemi dei frontalieri, non c‟è solo la questione dei diritti e della
doppia imposizione fiscale (o “tassazione concorrente”), ma è sempre stata presente la tematica
dello scambio di informazioni tra i due Stati, al fine di affermare condizioni di massima trasparenza.
Pertanto – sottolinea Ghiotti - i casi oggetto di indagine della Agenzia delle Entrate di Urbino
rientrano nella sfera delle responsabilità individuali dei soggetti interessati, e non devono in alcun
modo gettare ombre sull‟insieme dei lavoratori frontalieri. Ma al di là di ciò, non va dimenticato che
la doppia imposizione fiscale resta un problema irrisolto, che pesa sulle condizioni economiche e di
vita dei lavoratori frontalieri e delle loro famiglie. Purtroppo, i vari governi italiani che si sono
avvicendati negli ultimi anni sono stati sordi sia alla necessità di adeguare (quale misura
temporanea) l‟importo della franchigia, rimasta ferma con il passare degli anni a 8mila euro, cifra
troppo bassa rispetto all‟evoluzione delle dinamiche inflative e contrattuali, che all‟esigenza di
varare una legge ordinaria del Parlamento, che risolva in maniera definitiva e strutturale la
problematica, affermando il diritto/dovere ad una tassazione equa, che riconosca il valore del lavoro
frontaliero. "In generale - conclude Ghiotti - la mancata soluzione da parte dei Governi italiani dei
problemi fiscali dei frontalieri stride ancor di più se si pensa che, invece, sul versante sammarinese
sono stati raggiunti importanti risultati sul piano dei diritti contrattuali, che hanno portato
progressivamente a stabilizzare già duemila lavoratori frontalieri, affermando il diritto per tutti alla
stabilizzazione dopo sette anni di presenza continuativa nella stessa azienda.”
6 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
15338 - Giornata del lavoro dignitoso: diritti e tutele per tutti i lavoratori del pianeta
Con varie azioni ed eventi organizzati in 500 città di 100 diversi Paesi del mondo si è celebrata il 7
ottobre scorso la Giornata mondiale per il lavoro dignitoso, mobilitazione promossa dalla
Confederazione Sindacale Internazionale (CSI-ITUC, di cui fa parte la Confederazione Europea dei
Sindacati, CES), dall‟Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL-ILO) e da varie
organizzazioni sociali e sindacali per chiedere un cambiamento nell‟economia mondiale dal
momento che la crisi finanziaria minaccia la qualità della vita di milioni di persone nel mondo. Il
Congresso fondatore della CSI ha lanciato nel 2006 l‟appello per questa giornata di azione, per
richiedere una trasformazione fondamentale della globalizzazione, la fine delle politiche
neoliberiste che hanno condotto sull‟orlo di una recessione globale. Secondo i promotori della
Giornata mondiale, porre al centro delle politiche sociali nazionali, europee e mondiali il lavoro
dignitoso è l‟unico modo sostenibile per uscire dalla povertà e per costruire la democrazia e la
coesione sociale. Il lavoro dignitoso per tutti deve quindi diventare l‟elemento centrale dello
sviluppo economico, commerciale e finanziario.
Quattro sono le componenti su cui si basa il concetto di lavoro dignitoso: rispetto delle Convenzioni
internazionali; uguali opportunità e diritti e una retribuzione adeguata; salute e sicurezza sul lavoro;
libertà di organizzazione e di contrattazione collettiva. Secondo il direttore generale dell‟ILO, Juan
Somavia, “garantire i diritti sul lavoro deve essere il cuore delle sfide di questo secolo per la
giustizia sociale e una giusta globalizzazione”, mentre il segretario generale della CSI, Guy Ryder,
ha osservato che per la prima volta i lavoratori di tutto il mondo hanno espresso “a una sola voce la
loro protesta contro i risultati di due decenni di deregulation, che hanno causato crescente
insicurezza e ineguaglianza nonché una spirale al ribasso della competizione globale che ha messo i
profitti prima dei diritti fondamentali delle persone”. Per questo, ha aggiunto, “vogliamo fare di
questa Giornata mondiale un catalizzatore per il reale cambiamento”.
La giornata è cominciata con la riunione di giovani sindacalisti alle Fiji, per concludersi con le
attività previste in Alaska ( i relativi materiali sono visibili sul sito internet creato appositamente per
la Giornata (World Day for Decent Work, www.wddw.org). Gli eventi hanno incluso mobilitazioni
nazionali su larga scala in molti Paesi, riunioni pubbliche e incontri sul luogo di lavoro,
dimostrazioni di fronte ai Parlamenti nazionali, meeting, eventi educativi, culturali e formativi,
scambi e contatti fra sindacalisti, seminari che hanno coinvolto esponenti del sindacato, politici e
personalità accademiche. I sindacati delle donne in ogni continente hanno portato avanti una
speciale campagna dal titolo “Lavoro dignitoso – vita dignitosa per le donne”, mettendo l‟accento
su importanti questioni quali l‟equità salariale e i diritti di maternità. Un numero importante di
azioni nazionali è stato incentrato sulla solidarietà internazionale, con molti sindacalisti che
subiscono pesanti repressioni in Paesi come Birmania, Colombia, Swaziland, Zimbabwe.
In concomitanza con la Giornata mondiale per il lavoro dignitoso, la CSI ha lanciato ufficialmente il
blog dedicato ai giovani, denominato Youth Community Blog (YCB). Esso dà l'opportunità di
trovare informazioni sulle attività del Comitato giovani della CSI e dei giovani membri dei sindacati
affiliati alla CSI nel mondo. Lo scopo è quello di mostrare una prospettiva giovanile nelle aree di
lavoro della CSI e di fornire uno spazio per dare voce ai giovani sulle questioni inerenti l‟attività
sindacale. Il blog è un'iniziativa dei membri del Comitato giovani - struttura ufficiale del CSI
composta da 16 membri che rappresentano Africa, America, Asia-Pacifico, Europa - di giovani
leader delle sigle affiliate alla CSI e di ospiti speciali provenienti da organizzazioni amiche. Per
ulteriori informazioni circa le attività della CSI per i giovani o per contattare il funzionario
giovanile della CSI è possibile visitare la sezione "giovani lavoratori" sul sito web del CSI:
www.ituc-csi.org
15339 - Proposta CES: un Protocollo sociale da allegare ai trattati per i diritti dei lavoratori
Il 9 ottobre 2008 scorso, la CES ha partecipato al “Forum sui diritti dei lavoratori e sulle libertà
economiche” organizzato dalla Commissione europea, riproponendo in quella sede la sua richiesta
di allegare ai Trattati europei un Protocollo sociale, mirato a regolare i rapporti fra diritti sociali
7 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
fondamentali e libertà economiche. La CES ha espresso le preoccupazioni del movimento sindacale
europeo riguardo ad alcune recenti pronunce della Corte di Giustizia europea che rappresentano una
potenziale minaccia ai lavoratori in termini di concorrenza sleale su salari e condizioni di lavoro, e
di disparità di trattamento fra lavoratori autoctoni e migranti. Inoltre, la Corte europea ha limitato le
possibilità di alcuni Stati membri di salvaguardare il ruolo della contrattazione collettiva a fronte
degli effetti dell‟accresciuta mobilità transfrontaliera. Per rimediare agli effetti dannosi di quelle
sentenze e ristabilire un equilibrio fra libertà di mercato e diritti fondamentali, secondo il segretario
della CES John Monks, “una risposta appropriata alle crescenti preoccupazioni dei cittadini europei
sarebbe un Protocollo sociale che riaffermi che il mercato unico è al servizio del progresso sociale,
che i diritti sociali fondamentali sono prioritari e che le imprese non possono aggirare le leggi e le
consuetudini nazionali attuando così una concorrenza sleale sui salari e le condizioni di lavoro.
Tener conto della dimensione sociale è una necessità e riporterebbe fiducia ai cittadini”.
Riguardo alla direttiva sui lavoratori distaccati, la CES ritiene che le istituzioni europee debbano
prendere seriamente in considerazione le preoccupazioni sulla sua interpretazione da parte della
Corte di Giustizia e considerare l‟ipotesi di una revisione, per far sì che la direttiva raggiunga il suo
obiettivo iniziale, ovvero la promozione della fornitura transfrontaliera di servizi nel quadro di una
concorrenza leale e nel rispetto dei diritti dei lavoratori.
15340 - Come integrare i diritti fondamentali sul lavoro nel commercio internazionale?
La CES ha organizzato a settembre una conferenza sul tema dei diritti umani fondamentali sul
luogo di lavoro nel commercio internazionale, che si è conclusa con proposte pratiche per integrare
questi diritti nel commercio mondiale. Obiettivo della CES era contribuire all‟implementazione di
un dialogo multilaterale: per questo la conferenza ha riunito sindacati, ricercatori, giuristi e
rappresentanti delle istituzioni pubbliche e internazionali.
“Una governance globale deve esistere” ha affermato in conclusione dei lavori il segretario
confederale della CES Joël Decaillon. “L‟attuale crisi finanziaria dimostra la necessità di una
regolamentazione a livello internazionale e comunitario. Oggi, dichiarare di voler sviluppare il
commercio internazionale prendendo in considerazione il tema dello sviluppo equivale a dire che
bisogna implementare la governance globale con agenzie internazionali come il Programma delle
Nazioni Unite per lo sviluppo, l‟Organizzazione Internazionale del Lavoro e l‟Organizzazione
Mondiale della Salute. Data la crisi finanziaria e il cambiamento climatico, si fa urgente
l‟integrazione di standard sociali e ambientali nel commercio mondiale”.
La CES propone di creare una cittadinanza globale, che sarebbe basata sul diritto universale e sui
diritti umani, tanto quanto sul controllo e sulla giustiziabilità di queste norme. Inoltre propone di
includere l‟OIL e i sindacati nelle negoziazioni sul commercio. Infine, riguardo alle questioni di
standard ed etichettatura nelle imprese multinazionali, la CES chiede che venga istituito un
ispettorato sindacale di controllo.
8 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
ITALIANI NEL MONDO
15341 - Italiani in Svizzera: saldo migratorio nuovamente positivo
Nel 2007 il rapporto tra nuovi immigrati italiani in Svizzera ed italiani rientrati in Italia è tornato
dopo decenni nuovamente positivo (+2213). Era dal 1972, con l‟eccezione dei primi anni Ottanta,
che il saldo positivo dell‟immigrazione italiana in Svizzera era scomparso dalle statistiche
demografiche. 35 anni dopo, la Svizzera attrae nuovamente più italiani di quanti la lasciano per far
ritorno in patria. Sono stati infatti 8540 i nuovi arrivati dall‟Italia contro 6327 che vi sono rientrati
definitivamente.
Il saldo registrato nel 2007 è per il momento abbastanza modesto. Se però si osservano i dati degli
altri Paesi confinanti con la Svizzera, è pensabile che il mercato del lavoro svizzero ridiventi
interessante anche per gli italiani, soprattutto se l‟incertezza economica generale di questo momento
dovesse perdurare e la Svizzera continuasse a non registrare segnali preoccupanti. Infatti, stando ai
dati dell‟Ufficio federale di statistica, l‟andamento positivo dell‟industria svizzera è proseguito
anche nel secondo trimestre 2008. Rispetto allo stesso periodo dell‟anno precedente, produzione e
fatturato sono cresciuti rispettivamente del 6,1 e dell‟8,9 per cento. L‟afflusso di ordinazioni è
cresciuto del 5,4%. Notevole è stato anche l‟incremento delle riserve di lavoro con un portafoglio
d‟ordini (+12%).
Del resto, è ormai da molti anni che continua ad attirare manodopera estera, per lo più qualificata,
soprattutto dai Paesi confinanti. Negli ultimi otto anni (dal 2000 al 2007), il saldo migratorio della
Germania è passato da 6037 a 30.595, quello della Francia da 2377 a 6848, quello dell‟Austria da
863 a 1430, quello del Portogallo da ‑2409 a +9355. Per l‟Italia è passato da ‑3622 a +2213 (dati
dell‟Ufficio federale di statistica di Neuchâtel). Tra i grandi Paesi a forte emigrazione nei decenni
passati, solo la Spagna continua ad avere un tasso migratorio negativo. L‟arrivo in massa soprattutto
di tedeschi (quasi 41 mila nel 2007) e altri cittadini comunitari (oltre 93.000 dai Paesi UE-17) è
favorito dagli Accordi bilaterali Svizzera-UE del 1999 e 2004.
L‟Italia resta ancora in testa ai Paesi più rappresentati in Svizzera con poco meno di 300.000
persone (senza contare i doppi cittadini), seguita dalla Germania con 224.324 persone. Il raffronto
dell‟Italia con la Germania è interessante, perché riproduce al contrario quel che si era verificato in
Svizzera un secolo fa: allora l‟Italia insidiava il primato della Germania quale Paese più
rappresentato (nel 1910 gli italiani, in forte crescita, erano poco più di 200.000 e i tedeschi quasi
220.000). Oggi sono i tedeschi che si avvicinano sempre più al primato italiano. Nel frattempo, gli
italiani con la sola cittadinanza italiana diminuiscono non solo a causa dei rientri definitivi in Italia,
ma anche perché molti italiani prendono la nazionalità svizzera. Il numero dei tedeschi cresce
invece di anno in anno non solo per il saldo migratorio positivo, ma anche per il basso numero di
naturalizzati svizzeri. Negli ultimi anni hanno preso la nazionalità svizzera ben 52.267 italiani
contro appena 7701 tedeschi. Per la statistica federale i naturalizzati contano unicamente come
svizzeri e non più come italiani o tedeschi. La collettività italiana comprensiva dei doppi cittadini
resta comunque saldamente in testa con circa mezzo milione di persone; i rientri in patria della
prima generazione diventano sempre più radi e sono compensati almeno in parte dai nuovi arrivi.
15342 - Per conoscere la scuola tedesca: iniziativa del Consolato di Colonia
Il Consolato generale d‟Italia a Colonia promuove un ciclo di incontri con i genitori italiani sulle
problematiche scolastiche. Consapevole dell‟importanza del ruolo che le famiglie possono e devono
svolgere nel processo formativo e d‟istruzione dei propri figli, il Consolato intende in questo modo
sensibilizzarle sull‟importanza del successo scolastico quale “presupposto irrinunciabile” per
l‟affermazione della comunità italiana nel più ampio contesto sociale e per un pieno sviluppo delle
sue potenzialità di partecipazione consapevole alla vita civile del Paese di residenza”.
Negli incontri in programma si prevede di fornire informazioni sulla struttura e sull‟organizzazione
del sistema scolastico tedesco; far ascoltare direttamente da esperti commenti e suggerimenti
relativi alle scelte scolastiche obbligate e facoltative che impegnano gli alunni sin dalla più tenera
9 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
età; mettere i genitori in condizione di farsi e fare delle domande sul percorso scolastico su cui
avviare i propri figli. Gli incontri si svolgeranno tra il 19 ottobre e il 21 novembre prossimi,
toccando le città di Remscheid, Colonia, Solingen, Wuppertal e Düsseldorf.
10 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
GLOBALIZZAZIONE E SOLIDARIETA’
15343 – Un Patto tra i paesi UE per armonizzare le procedure per immigrazione e asilo
È stato adottato dal Consiglio Europeo il “Patto europeo sull‟immigrazione e l‟asilo”. L‟accordo sul
testo era stato trovato alla fine di settembre dai ministri dell‟Interno dei paesi Ue. Il Patto prevede
cinque impegni principali: organizzare l'immigrazione legale tenendo conto delle priorità, delle
esigenze e delle capacità d'accoglienza stabilite da ciascuno Stato membro e favorire l'integrazione;
combattere l'immigrazione clandestina, in particolare assicurando il ritorno nel loro paese di origine
o in un paese di transito, degli stranieri in posizione irregolare; rafforzare l'efficacia dei controlli
alle frontiere; costruire un'Europa dell'asilo; creare un partenariato globale con i paesi di origine e di
transito che favorisca le sinergie tra le migrazioni e lo sviluppo. Il patto riconosce inoltre il
principio in base al quale il rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne dell‟UE non debba
impedire l‟accesso alla protezione.
Il Patto porta ad “un obbligo per gli Stati a lavorare insieme per il controllo e la prevenzione, come
nei pattugliamenti” ha commentato il Ministro degli Esteri italiano Frattini. “Permette anche di
lavorare con i paesi di transito e di origine a livello europeo e non più con rapporti bilaterali”.
L‟Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), accoglie con favore l‟impegno
solenne del Consiglio europeo di assicurare che le politiche europee in materia di immigrazione e
asilo rispettino il diritto internazionale dei rifugiati ed i diritti umani.
L‟obiettivo principale del Sistema di Asilo Comune Europeo è quello di assicurare che le persone
che necessitano di protezione internazionale possano beneficiarne in tutta l‟Ue, mentre oggi la
prassi varia molto da paese a paese. Per gli afghani, ad esempio, il tasso di riconoscimento della
protezione internazionale varia da zero ad oltre l‟80%, a seconda dello Stato presso il quale viene
fatta richiesta di asilo. Attualmente – ricorda l‟Unhcr - solo pochi Paesi membri dell‟Ue mettono in
atto programmi di reinsediamento, e l‟Ue fornisce solo il 6% circa dei posti disponibili a livello
globale per il reinsediamento dei rifugiati. Un risultato positivo al quale l‟Unhcr si augura di poter
contribuire, sarebbe quello di rafforzare la cooperazione pratica fra gli Stati membri attraverso la
creazione di un Ufficio di supporto europeo in materia di asilo.
15344 - Accesso dei clandestini alle prestazioni sanitarie: rischio discriminazioni in vista?
Nell‟ambito della discussione in Senato del cosiddetto “Pacchetto sicurezza”, è stato depositato un
emendamento che mina radicalmente uno dei principi base della politica sanitaria nei confronti dei
cittadini stranieri nel nostro paese, e cioè la garanzia di accessibilità ai servizi per la componente
irregolare e clandestina. A segnalarlo con preoccupazione è la Società italiana di medicina delle
Migrazioni (SIMM).
Le modifiche proposte riguardano tre commi del Testo Unico sull‟immigrazione). Uno di questi,
che l‟emendamento vorrebbe cancellare, attualmente prevede che “l’accesso alle strutture sanitarie
(sia ospedaliere, sia territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno
non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il
referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”. Questa disposizione normativa è presente
nell‟ordinamento italiano già dal 1995, e la sua logica non è solo quella di aiutare/curare
l‟immigrato irregolare, ma anche di tutelare la collettività. Il rischio di segnalazione e/o denuncia
contestuale alla prestazione sanitaria, creerebbe una barriera insormontabile per l‟accesso e
spingerebbe ad una pericolosa “clandestinità sanitaria” che potrebbe vanificare il lavoro fatto negli
ultimi 13 anni nell‟ambito sanitario tra gli immigrati e che ha permesso ad esempio la riduzione dei
tassi di Aids, la stabilizzazione di quelli relativi alla tubercolosi e una riduzione della mortalità
perinatale e neonatale. Un‟altra modifica introduce invece un rischio di discrezionalità che
amplificherebbe la difficoltà di accesso, facendo della “barriera economica” e dell‟eventuale
segnalazione (peraltro in contrapposizione al mandato costituzionale di “cure gratuite agli
indigenti”), un possibile strumento di esclusione.
11 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
Si giungerebbe così, secondo la SIMM, di rendere „invisibile‟ una popolazione che sfuggirà ad ogni
forma di tutela sanitaria e di contatto sociale legittimo, forse anche di favorire il crearsi di percorsi
ed organizzazioni sanitarie parallele al di fuori di ogni controllo da parte della sanità pubblica
(rischio di aborti clandestini, gravidanze non tutelate, minori non assistiti), e comunque di
ostacolare l‟accesso degli stranieri irregolari ai servizi se non in situazioni di urgenza indifferibile,
favorendo così anche la diffusione nel resto della popolazione di eventuali focolai di malattie
trasmissibili. Soprattutto in un momento di trasformazione sociale e di sofferenza economica -
conclude la SIMM – un simile atto andrebbe ad intaccare il “capitale sociale” del paese e ad acuire
il contrasto tra cittadini italiani e stranieri.
Nel frattempo, da una recente indagine condotta dal gruppo “Promozione della salute della
popolazione immigrata in Italia” dell'Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali, risulta che
l‟impatto dell‟immigrazione sul sistema sanitario italiano è ancora basso. Considerato che essi
incidono per il 6 % sul totale della popolazione residente, la loro quota nei ricoveri ospedalieri è
molto al di sotto di tale valore.
Secondo gli studiosi, la popolazione immigrata non presenta problemi specifici dal punto di vista
sanitario e ricorre alle cure ospedaliere solo in caso di traumi, in particolare di incidenti sul lavoro,
o nel caso di gravidanze. Alcuni esempi: i ricoveri fra gli immigrati regolari sono stati nel 2006 pari
al 3,9% del totale nella regione Piemonte, al 6,4% nelle Asl di Reggio Emilia, al 3,5% nelle
Marche e al 4,7% in Emilia Romagna, e solo l'1,4% in Puglia. Tra di essi la quota degli immigrati
complessivi non incide mai oltre l‟1% del totale. Non mancano segnali di allarme perché, si nota
nella ricerca, cominciano ad emergere problemi di salute presenti nella popolazione italiana di età
più avanzata, come le malattie cardiovascolari e i tumori, o malattie tipiche di gruppi che
appartengono alle classi sociali più svantaggiate con stili di vita e alimentazione non salubre. Il
quadro epidemiologico è quindi destinato a cambiare.
I cittadini stranieri si ammalano soprattutto per malattie contratte nel paese che li ospita (per l'80%),
e per la maggior parte si tratta di patologie ortopedico-traumatologiche per gli uomini (il 26%) e di
ricoveri legati alla gravidanza per le donne (il 56%, da fonte ministeriale). È dunque sfatato il mito
che vuole che le persone immigrate portino la tubercolosi, l‟Aids o la lebbra. A queste percentuali
va aggiunto un 20-40% di persone che manifestano gastrite e disagio psicologico perché, tra i fattori
di rischio successivi all‟arrivo in un nuovo paese, incidono anche cambiamenti climatici,
alimentazione e situazione lavorativa e abitativa non buona.
Tra i problemi maggiori dell‟assistenza sanitaria alle persone straniere c‟è la mancata uniformità di
trattamento sul territorio nazionale,, a cui si aggiungono le differenze socio-culturali e linguistiche,
la scarsa continuità assistenziale e la difficoltà di accesso ai servizi. In Italia – spiega ancora la
SIMM - solo le persone straniere in possesso del permesso di soggiorno possono iscriversi al
Servizio sanitario nazionale; per tutte le altre esiste una specie di tesserino regionale a validità
semestrale che assegna lo status di “straniero temporaneamente presente”.
15345 - Stranieri in Italia: sono 3,5 milioni, romeni +82, 7% in un anno
I cittadini stranieri residenti in Italia al primo gennaio 2008 sono 3.432.651; rispetto al primo
gennaio 2007, riferisce l'Istat, sono aumentati di 493.729 unità (+16,8%). Si tratta dell'incremento
più elevato mai registrato nel corso della storia dell'immigrazione nel nostro paese, da imputare al
forte aumento degli immigrati di cittadinanza romena, che sono cresciuti nell'ultimo anno di
283.078 unità (+82,7%).
Circa 457 mila residenti di cittadinanza straniera sono nati in Italia, 64.049 nel solo anno 2007. Essi
costituiscono il 13,3% del totale dei residenti e rappresentano un segmento di popolazione in
costante crescita: nel 2001, in occasione del Censimento, erano circa 160 mila. Propriamente non si
tratta di immigrati, perché nel loro caso la cittadinanza straniera è dovuta unicamente al fatto di
essere figli di genitori stranieri. Complessivamente, i minorenni costituiscono un insieme di circa
767 mila individui. La maggior parte di essi sono nati in Italia; la restante parte è giunta nel nostro
Paese al seguito dei genitori. Quasi la metà dei residenti stranieri (un milione e 616 mila, pari al
12 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
47,1% del totale) proviene dai paesi dell'Est europeo. I cittadini dei paesi est-europei non
appartenenti all'Ue sono 839 mila (24,4% del totale dei residenti stranieri), mentre 777 mila (22,6%
del totale) provengono da uno dei Paesi Ue di nuova adesione, e fra questi 625 mila sono cittadini
romeni. I flussi migratori dai Paesi di nuova adesione sono in progressivo aumento dal 2005, mentre
si registra nel complesso una diminuzione per le altre aree di provenienza. L'insediamento dei
residenti stranieri mostra per la prima volta una lieve redistribuzione a favore delle regioni
meridionali, a causa della presenza romena che in queste regioni è cresciuta più che altrove.
Tuttavia, ciò non muta sostanzialmente la geografia del fenomeno: il 62,5% degli immigrati risiede
nelle regioni del Nord, il 25% in quelle del Centro, il restante 12,5% in quelle del Mezzogiorno.
Aumentano poi gli stranieri che ottengono la cittadinanza italiana, 45.485 nel 2007 (+29%); il saldo
naturale della popolazione straniera (+60.379 unità) compensa quasi per intero, sottolinea l'Istat, il
saldo naturale negativo dei residenti di cittadinanza italiana (-67.247 unità). L'incidenza percentuale
degli stranieri residenti in Italia sulla popolazione complessiva, che all'inizio dell'anno 2007 era del
5,0%, raggiunge al 1° gennaio 2008 quota 5,8%, in linea con quello di altri grandi paesi europei di
più antica immigrazione, come la Francia e il Regno Unito, dove peraltro molti „stranieri‟ non sono
di fatto più tali perché hanno acquisito nel corso del tempo la cittadinanza del paese ospitante. Fra i
paesi europei di immigrazione relativamente recente al pari dell'Italia vi è la Spagna, dove nel 2007
si è registrato un incremento della popolazione straniera residente analogo a quello dell'Italia; i dati
provvisori al 1° gennaio 2008 indicano che gli stranieri costituiscono l'11,3% di tutti i residenti.
Occorre ricordare però che in questo paese anche i cittadini stranieri non in possesso del titolo
equivalente al nostro permesso di soggiorno possono iscriversi al Padron municipal, l'equivalente
della nostra Anagrafe. In base ai dati del Ministero dell'Interno e della rilevazione sulla popolazione
straniera residente dell'Istat, si stima che fino al 2007 un totale di 261 mila cittadini stranieri hanno
ottenuto la cittadinanza italiana, in Francia, nei soli anni 2005 e 2006, sono state concesse
complessivamente 303 mila cittadinanze. La maggior parte delle acquisizioni di cittadinanza
italiana avviene ancora oggi per matrimonio, e questo fa sì che tra i nuovi cittadini siano più
numerosi quelli di sesso femminile, perché i matrimoni misti si celebrano prevalentemente fra
donne straniere e uomini italiani. Le concessioni della cittadinanza italiana per naturalizzazione,
invece, sono ancora poco frequenti, specialmente se confrontate con il bacino degli stranieri
potenzialmente in possesso del requisito principale per richiedere la cittadinanza, ovvero la
residenza continuativa per 10 anni. Dai dati dei permessi di soggiorno disponibili al 1° gennaio
2007, si può stimare infatti che siano circa 630 mila coloro che potrebbero essere in possesso di tale
requisito.
15346 - Gli immigrati romeni producono 1,26% del pil italiano
La presenza dei cittadini romeni garantisce 2,26 mld di euro al Pil italiano, ovvero l'1,26% del Pil,
stando a quanto emerge dal dossier statistico Caritas-Migrantes 2008. I romeni sono la prima
comunità in Italia con più di un milione di persone, e rappresentano più di un quarto della
popolazione straniera. Il 63,7% è arrivato per lavoro e il 23,5% per motivi di famiglia. Ha un livello
di istruzione medio alto (scuole superiori o università) il 72% di loro. Quattro uomini su 10
lavorano nell'edilizia mentre un quarto delle donne è assunto come domestiche o badanti. Notevole
il loro contributo nel settore alberghiero e della ristorazione oltre che in quello agricolo: lavorano
rispettivamente nei due ambiti l'11 e il 6,6% del totale dei romeni.
La maggior parte dei romeni immigrati è integrata nella società italiana. Una ricerca promossa dal
governo romeno per il 2007 rivela che il 67% di loro ha una buona opinione del proprio datore di
lavoro italiano, il 92% ha un'opinione buona o molto buona dei vicini di casa, e il 94% parla
abbastanza bene la nostra lingua. La quasi totalità degli immigrati romeni in Italia è informata sui
fatti di cronaca, anche se sono il 63% i romeni che considerano tendenziosa la comunicazione che
viene fatta in merito ai casi di cronaca che li riguarda e il 72% ritiene che la propria immagine sia
peggiorata in seguito all'eccessivo rilievo mediatico dato a questi casi. La medesima indagine svela
che il 57% degli italiani ha una pessima opinione degli immigrati (il 34% ha un'opinione buona o
13 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
molto buona, i restanti non si esprimono). Il livello più alto di intolleranza riguarda i Rom, tanto che
il 61% degli interrogati si è dichiarato contrario alla loro presenza in Italia, ma per il 33% dei nostri
connazionali la stessa opinione riguarda tutti i romeni.
15347 - Stranieri in Italia: una guida per difendersi dalle discriminazioni
Sul portale www.stranieriinitalia.it è disponibile in linea una guida che vuole aiutare gli stranieri a
difendersi dalle discriminazioni. La guida porta esempi concreti, partendo dagli ambiti nei quali si
verificano più frequentemente casi di discriminazione: il lavoro, la casa, l‟erogazione di servizi
pubblici e privati, i rapporti con le forze dell'ordine, i media, la vita pubblica, e fornisce anche
indicazioni utili sulla prevenzione e sulle contromisure che possono scattare di fronte a una
discriminazione. La guida spiega inoltre a chi rivolgersi e come tutelarsi e tutti i passi da fare per
difendere i propri diritti anche in un tribunale, portando avanti un‟azione civile o penale. Tutta la
casistica è completata da sentenze, ordinanze e pareri giudiziari. La guida si chiude con una raccolta
della normativa di riferimento (italiana, comunitaria e internazionale) e con un glossario con i
termini base, per aiutare il cittadino straniero ad orientarsi.
14 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
SPAZIO EUROPA
15348 – Dall’Europa un pacchetto di misure per migliorare l’equilibrio vita–lavoro
Il 1° ottobre scorso, la Commissione ha adottato un pacchetto di misure per migliorare la protezione
della maternità, incluso per le donne lavoratrici autonome, e per promuovere i servizi per l‟infanzia.
Nel complesso favorevole il giudizio della CES , che tuttavia ritiene che vi sia bisogno di un‟azione
più concreta sui servizi per l‟infanzia e sulla cura degli anziani e delle persone non autosufficienti
per dare migliore supporto ai lavoratori e alle loro famiglie.
La CES si è espressa favorevolmente, in particolare, riguardo alle proposte della Commissione per
allungare il congedo per maternità da 14 a 18 settimane e migliorare i livelli di paga durante il
congedo stesso; d‟altro canto, si è rammaricata del fatto che nessuna proposta sia stata fatta per
affrontare una serie di lacune nella direttiva sulle lavoratrici incinte riguardo alla salute e alla
sicurezza, in particolar modo in termini di prevenzione e valutazione dei rischi, e neppure per
rinforzare i diritti legati all‟allattamento. “Un altro punto chiave sarà per noi il poter estendere la
protezione della maternità a tutti i lavoratori atipici, inclusi i lavoratori domestici”, ha affermato
Catelene Passchier della segretaria generale della CES.
I partner sociali a livello europeo si sono recentemente impegnati in una vasta gamma di azioni per
riconciliare il lavoro e la vita privata e familiare, aprendo le negoziazioni per la revisione della
direttiva sul congedo parentale. Riguardo ai servizi per l‟infanzia, i partner sociali hanno
sottolineato che c‟è bisogno del massimo sforzo a tutti i livelli per raggiungere entro il 2010 gli
obiettivi di Barcellona concernenti la prestazione dei servizi per l‟infanzia al 90% dei bambini dai 3
anni all‟età della scuola e al 33% dei bambini sotto i 3 anni, cominciando con l‟avviare un processo
di monitoraggio e di valutazione dei servizi per l‟infanzia in tutti gli Stati membri.
I servizi per l‟infanzia negli Stati membri dell‟UE non soddisfano le esigenze dei genitori e la
maggior parte dei Paesi non ha raggiunto gli obiettivi prefissati in materia, secondo una relazione
presentata recentemente dalla Commissione europea. Nel 2002, a Barcellona, i capi di Stato e di
governo dell‟UE si erano infatti prefissati alcuni obiettivi quali l‟erogazione di sevizi per il 90% dei
bambini tra i tre anni e l‟età scolastica e il 33% dei bambini di meno di tre anni. Obiettivi che sono
parte integrante della strategia europea per la crescita e l‟occupazione e intendono aiutare i giovani
genitori, in particolare le donne, a inserirsi nel mondo del lavoro. Oggi, tuttavia, più di 6 milioni di
donne europee tra i 25 e i 49 anni affermano di trovarsi costrette a non lavorare, o a lavorare
soltanto part-time a causa delle loro responsabilità familiari, mentre per oltre un quarto di loro la
mancanza di servizi per l‟infanzia – o i loro costi – costituisce il problema principale. È anche da
sottolineare che permettere ai genitori di lavorare può contribuire a evitare il fenomeno dei
lavoratori poveri e a ridurre la povertà nei nuclei familiari monoparentali, che presentano un tasso di
povertà molto più elevato (32%) rispetto all‟insieme dei nuclei familiari con un bambino (17%).
“Siamo lungi dal raggiungere i nostri obiettivi in materia di strutture per l‟infanzia e dobbiamo
intensificare gli sforzi” ha dichiarato il commissario europeo per l‟Occupazione e gli Affari sociali,
Vladimír Spidla, osservando come “la disponibilità di servizi per l‟infanzia adeguati e accessibili è
essenziale per consentire ai genitori di lavorare, per rafforzare la parità tra i sessi e migliorare
l‟inclusione sociale”. Inoltre, ha aggiunto il commissario europeo, i servizi per l‟infanzia sono
anche un elemento essenziale per affrontare il problema dell‟invecchiamento demografico, perché
senza adeguati servizi di sostegno le coppie sono scoraggiate dal far figli. Per questo motivo i
governi nazionali devono affrontare il problema, e l‟UE intende contribuire con un finanziamento di
circa mezzo miliardo di euro fino al 2013.
Data la crescente importanza di anziani e persone non autosufficienti, la CES si è poi rammaricata
del fatto che questi non siano inclusi nel pacchetto di equilibrio vita-lavoro. “I lavoratori e le loro
famiglie sono oggi sottoposti a pressioni crescenti per prendersi cura dei loro familiari più anziani.
Migliorare le condizioni di lavoro e i salari per coloro che sono impiegati in servizi di assistenza è
un‟altra importante misura da prendere e i partner sociali hanno ovviamente un ruolo da giocare”,
ha evidenziato Passchier. “C‟è bisogno di un approccio politico integrato e coerente in cui i servizi
15 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
di assistenza e i congedi familiari siano accompagnati da una migliore organizzazione del lavoro,
dell‟orario di lavoro e da una maggiore flessibilità per i lavoratori. Questa è una delle ragioni per
cui non possiamo accettare la pressione attuale a livello nazionale ed europeo per un allungamento
dell‟orario di lavoro.” Anche la proposta di dare alle lavoratrici di ritorno dalla maternità il diritto di
richiedere un cambiamento di orario di lavoro è ben vista dalla CES, che ritiene comunque che essa
vada estesa a tutti i lavoratori, non soltanto alle giovani madri, e senza restrizioni per le persone con
specifici obblighi di assistenza.
15349 - Contro povertà ed esclusione l’Europa ricerca una strategia comune
Sussidi adeguati ai livelli di reddito, mercati del lavoro che favoriscano l‟inserimento e accesso a
servizi di buona qualità: questi i tre elementi centrali di una raccomandazione della Commissione
europea in materia di lotta alla povertà. L‟intenzione della Commissione è di orientare gli Stati
membri nelle strategie messe a punto per combattere la povertà, incoraggiandoli a far riferimento ad
alcuni principi comuni e a definire strategie per l‟inclusione attiva, in modo da lottare più
efficacemente contro l‟emarginazione dalla società e dal mercato del lavoro. Questi principi comuni
sono stati definiti attraverso una consultazione con gli Stati membri e con tutti gli attori interessati,
e rappresentano un contesto volontario per gli Stati membri al momento di definire le loro politiche
e saranno discussi a livello formale dai governi nazionali nell‟ambito del Consiglio Occupazione e
Affari sociali. L‟obiettivo è cercare di reintegrare nel mercato del lavoro tutti coloro che possono
lavorare, fornendo al tempo stesso le risorse necessarie per vivere in modo dignitoso a tutti coloro
che non possono esercitare un‟attività. Affinché l‟integrazione nel mercato del lavoro sia
sostenibile, le persone svantaggiate devono essere sostenute con risorse sufficienti e servizi sociali e
occupazionali personalizzati, in modo da garantire la loro partecipazione sociale e la possibilità di
svolgere un‟attività lavorativa.
Circa il 16% dei cittadini europei è a rischio povertà – percentuale che raggiunge il 19% tra i minori
– mentre la disoccupazione di lunga durata si attesta al 3% e si registra una percentuale del 15% per
quanto riguarda l‟abbandono prematuro dell‟istruzione da parte dei giovani. Malgrado sia
dimostrata l‟efficacia dei trasferimenti sociali per la riduzione della povertà (senza i quali la povertà
passerebbe dal 16% al 26%), una notevole percentuale dei destinatari dei programmi di assistenza
sociale di fatto non ne beneficia.
15350 – Pari opportunità: Paesi UE a confronto per la seconda volta
Estendere la protezione dalle discriminazioni anche ad aree quali l‟accesso a beni e servizi,
educazione e cure sanitarie: di questo hanno discusso 400 delegati riunitisi a Parigi nel secondo
European Equality Summit. Si tratta di una iniziativa annuale, che permette a rappresentanti della
società civile e delle parti sociali di confrontarsi con i rappresentanti politici e di monitorare
l‟azione dei vari governi europei in materia di antidiscriminazione, e rappresenta uno degli elementi
chiave dell‟Anno europeo per le pari opportunità, soprattutto per verificare e sostenere la
concretizzazione degli obiettivi messi a fuoco.
La situazione europea attuale, infatti, non è certo ottimale in materia di antidiscriminazioni, dal
momento che le varie forme di discriminazione restano diffuse in tutti i Paesi dell‟UE secondo un
recente Eurobarometro: il 51% degli europei intervistati osserva discriminazioni sulla base
dell‟orientamento sessuale, il 45% nei casi di handicap e il 42% a causa di età e religione. Inoltre,
tre europei su dieci dichiarano di aver assistito a discriminazioni o molestie nell‟ultimo anno e il
48% ritiene che non si facciano abbastanza sforzi per contrastare una simile situazione.
15351 - Lavoratori stranieri nella UE: Bruxelles propone modifiche al sistema della Carta blu
La Commissione occupazione del Parlamento europeo ha proposto delle modifiche alla Carta Blu
europea, il sistema lanciato dalla Commissione Ue per concedere un permesso di lavoro agli
extracomunitari altamente qualificati. La richiesta della Commissione è di ampliare la gamma di
lavoratori che possono accedere a questo sistema di ingresso, abbassando i requisiti retributivi
16 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
necessari per accedere alla Carta Blu. Il progetto presentato dalla Commissione Ue prevedeva che
potessero entrare nella Ue i lavoratori con un salario triplo della retribuzione media; con la nuova
proposta, l'asticella passerebbe a 1,7 volte lo stipendio medio nazionale. Al tempo stesso viene
rafforzata la clausola etica, che mira ad impedire il furto di personale fondamentale per i paesi in via
di sviluppo, come infermieri, dottori e ingegneri.
La Carta Blu è stata lanciata da Bruxelles con l‟obiettivo di attirare in Europa lavoratori altamente
specializzati dai paesi in via di sviluppo, assicurando loro un permesso di soggiorno di due anni. La
Commissione occupazione ha chiesto che alla fine della scadenza del periodo vengano concessi sei
mesi al lavoratore affinché possa trovarsi un impiego e restare in Europa.
15352 - Gran Bretagna - Nuovo sistema di flussi migratori: si entra per categoria lavorativa
Sì agli chef, agli ingegneri civili e ai veterinari; no alle levatrici, agli assistenti sociali e ai tecnici
informatici. Il governo britannico ha introdotto un nuovo sistema per controllare l'ingresso degli
immigrati extracomunitari, che limita l'ingresso ai lavoratori specializzati in settori nei quali nel
Paese vi e' bisogno di manodopera. I limiti - ha spiegato il presidente della commissione
parlamentare sull'immigrazione che ha stilato la lista dei settori per i quali si potranno ancora
impiegare stranieri - serviranno a far arrivare nel Regno una manodopera più qualificata. Secondo
l'elenco per esempio, in Gran Bretagna d'ora in poi potranno entrare soltanto gli infermieri e le
badanti che guadagnerebbero almeno 10 euro all'ora, un salario piuttosto alto riservato a personale
molto qualificato – peccato però che sia un salario che la maggior parte delle case di cura non può
permettersi di pagare . Per quanto riguarda gli insegnanti invece, i docenti di scienza e matematica
saranno ancora bene accetti, mentre per gli altri verranno applicate delle restrizioni. Semaforo verde
infine, per chi lavora su navi e hovercraft, per chi addestra cavalli da corsa e per i geometri. In tutti i
casi comunque, secondo le nuove misure, un datore di lavoro che vuole impiegare uno straniero
d'ora in poi dovrà dimostrare che per il posto di lavoro in questione è necessaria una persona con
determinate capacità e che non la si riesce a trovare nella forza lavoro locale.
Nel frattempo, si sta producendo sempre nel Regno Unito una situazione particolare che coinvolge,
tra l‟altro, i cantieri degli impianti sportivi dei Giochi olimpici del 2012. Gli operai polacchi
specializzati, sui quali ha contato il settore edile britannico negli ultimi anni, stanno infatti tornando
in massa a casa e non ci sono abbastanza sostituti britannici. Le agenzie responsabili dei cantieri di
Londra 2012 hanno dichiarato di voler avviare al più presto programmi per insegnare ai britannici -
in questi anni sempre meno numerosi nell'industria della costruzioni - le competenze minime per
lavorare in cantiere. Secondo alcune associazioni del settore, i nuovi immigrati in arrivo da altri
paesi dell‟Est europeo sarebbero meno preparati dei polacchi.
15353 - Spagna: aumentano gli alunni stranieri, ma un quarto degli immigrati è povero
La povertà crescente tra gli immigrati presenti in Spagna rischia di creare una frattura sociale, rileva
l‟Observatorio de Inclusion Social in uno studio che evidenzia come in tutti i parametri confrontati,
la situazione degli stranieri non comunitari è sensibilmente peggiore di quella degli spagnoli. Un
tasso moderato di povertà tocca il 17% di uomini e il 21% di donne nati in Spagna, ma tra gli
immigrati si sale rispettivamente al 26% e 24%, e il divario cresce se il tasso di povertà è giudicato
alto: 6% tra gli spagnoli, il doppio tra gli stranieri. Quando poi si tratta di "condizioni di vita
pessime", la situazione riguarda il 3% di autoctoni e il 10% di nati fuori dall'Ue-25.
Un altro aspetto in evoluzione nel panorama migratorio spagnolo riguarda la scolarizzazione dei
ragazzi stranieri, che un decennio fa costituivano lo 0,7% degli alunni, mentre oggi arrivano al
9,4%, con una marcata disparità tra scuola pubblica e privata: 560.000 studenti nella pubblica, pari
ai due terzi, e 120.000 in quella privata (inclusa la parificata sussidiata con fondi pubblici). Nel
2007-2008 sono stati iscritti 85.579 figli di immigrati in più (14%) rispetto all'anno prima. Il 45,5%
di loro proviene dall‟America latina, in prevalenza Ecuador e Colombia; dall'Europa,
soprattutto dalla Romania, il 29,2%; dall'Africa, in maggioranza dal Marocco, il 19,4%; dall'Asia
infine il 4,8%.
17 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
MIGRAZIONI E REGIONI
15354 – Marchigiani nel mondo: associazionismo in cima agli obiettivi per il 2009
Sono 15.000 gli emigrati marchigiani iscritti nell'albo regionale delle associazioni, tra i quali 1.600
giovani. Vivono soprattutto in America latina (dove sono attive 47 associazioni e due federazioni)
ed Europa (17 associazioni), ma anche in America del Nord (4 associazioni) e Australia (tre
associazioni e una federazione). Per loro il Consiglio dei Marchigiani all‟estero ha presentato
recentemente il piano per il 2009, che tutela socialmente, culturalmente e economicamente i
cittadini marchigiani residenti all'estero o rimpatriati. Il documento, che definisce gli interventi che
verranno finanziati nel 2009, è suddiviso in due parti: interventi della Regione e interventi dei
Comuni. Secondo quanto previsto dai Piani Emigrazione del 2007 e del 2008, anche per il 2009,
sono state stabilite risorse finanziarie aggiuntive messe a disposizione da altri servizi regionali
(Politiche sociali, Turismo, Istruzione, Formazione e Lavoro, Internazionalizzazione). L'intervento
per il 2009 è complessivamente di 393.250 euro, a cui si aggiungono circa 160mila euro da parte
dei servizi regionali. Riconfermati gli obiettivi che tendono a potenziare l'organizzazione del
sistema dell'associazionismo dei marchigiani nel mondo e i progetti strategici. Determinante il ruolo
delle Conferenze Continentali e Giovanili. La più recente si è tenuta in Australia nel luglio scorso
sul tema dell'associazionismo, mentre la prossima si terrà nel Nord America, forse il prossimo
luglio. Il Piano definisce anche una serie di progetti rivolti alle nuove generazioni: corsi di lingua, di
formazione universitaria e professionale, stage, iniziative imprenditoriali e culturali.
15355 – Giovani oriundi dal Sud America alla Val Camonica
La quinta edizione del progetto “Viaggio di studio in Valle Camonica” promosso dall‟Associazione
“Gente Camuna” e sostenuto dalla Regione Lombardia, ha portato in Regione un gruppo composto
da 28 giovani - 11 provenienti dall‟Argentina, 5 dal Brasile, 8 dall‟Uruguay e 4 dalla Romania – di
età compresa tra i 16 e i 25 anni, discendenti da genitori o avi di origine lombarda. Il programma ha
previsto momenti di incontro con le scuole del posto, visite ai centri storicamente e culturalmente
più significativi, incontri con le autorità locali, provinciali e regionali, visite ad alcune città.
A conclusione della visita i giovani sono stati ricevuti dal responsabile regionale per i rapporti con
l‟estero Roberto Ronza, presente anche Daniele Marconcini, presidente dell‟Associazione
Mantovani nel Mondo e rappresentante del Consiglio regionale nella Consulta lombarda
dell‟emigrazione. Nel ricordare l‟impegno della Regione Lombardia nel sostenere queste iniziative
a favore dei giovani, Ronza ha invitato i giovani ad assumere un ruolo importante per unire la
Lombardia ai paesi di origine, sia tornando a completare gli studi universitari nella Regione, sia
alimentando attività economiche ed imprenditoriali. „Gente Camuna‟ ha portato finora nella terra
degli avi ben 150 giovani residenti all‟estero, ed auspica ora di poter svolgere l‟iniziativa ogni anno
invece che ogni due anni.
15356 - Immigrazione in Piemonte: Regione e Province uniscono le forze
La Regione Piemonte e le otto Province piemontesi hanno sottoscritto un protocollo d'intesa per
l'attuazione del Piano regionale integrato dell'Immigrazione 2007-2009. Negli ultimi anni, da
un'immigrazione di lavoratori, si è passati a un'immigrazione che coinvolge i nuclei famigliari e che
è sempre più radicata sul territorio, non solo nelle grandi città ma anche nelle province; per questo il
documento programmatico intende – come ha commentato l'assessore regionale al welfare
Migliasso - orientare la programmazione regionale e rispondere ai bisogni delle cittadine e dei
cittadini stranieri mediante un coordinamento delle diverse politiche di settore, da quelle
prettamente sociali a quelle della formazione e del lavoro, dell'istruzione, della cultura, della sanità,
della casa e della cooperazione internazionale. Il protocollo stabilisce che la Regione, nell'ambito
degli obiettivi enucleati dal Piano, individui annualmente attraverso il confronto con le Province le
priorità da perseguire. Le Province utilizzano i fondi assegnati dalla Regione per l'attuazione diretta
di interventi mirati all'inclusione dei cittadini stranieri o per la concessione di contributi a enti,
18 Corrispondenza Italia n.656 – 16 ottobre 2008
istituzioni e associazioni che si occupano di queste problematiche, e si impegnano a monitorare gli
interventi attuati.
15357 - Cinesi in Lombardia: regolari a Milano e clandestini nell’hinterland
La comunità cinese residente nell‟area di Milano, vero polo di attrazione dell‟intera regione, vive,
secondo l‟Osservatorio Regionale dell‟Ismu, situazioni molto diverse a seconda della zona di
insediamento. Il tasso di irregolarità infatti è inferiore alla media nel capoluogo, ma nell‟hinterland
raggiunge il 19%, contro una media territoriale del 16%. Nel complesso, rispetto alla media
regionale, i cinesi residenti nel milanese fanno registrare un alto numero di proprietari di case e di
situazioni professionali autonome o imprenditoriali; i tassi di disoccupazione “reale”, considerando
anche i lavori non regolari, sono minimi. Il reddito medio è di circa 1.200 euro mensili, ma bisogna
considerare che meno della metà dei lavoratori cinesi guadagna in realtà più di 1.000 euro al mese,
mentre solo uno su sei ne guadagna più di 1.500 e uno su sedici più di 2.500. Le professioni
maggiormente diffuse sono negli ambiti della ristorazione, delle attività commerciali e
dell‟artigianato. Il numero di immigrati cinesi in Lombardia al 1° luglio 2007 è di 45mila unità (le
donne sono circa 21mila) pari al 4,8% del totale proveniente da Paesi a forte pressione migratoria.
15358 – Regione Lazio: iniziative ‘su misura’ per emigrati giovani e anziani
Molte sono le iniziative che la Regione Lazio realizza da anni per i suoi corregionali all‟estero e
giovani e anziani sono i protagonisti. Proprio in questi giorni 330 anziani provenienti da tutte le
parti del mondo e in particolare dall‟Australia, dal Canada, dal Nord America e dall‟Europa, sono
ospiti dei Comuni di Terracina e Sperlonga per due settimane, con costi a carico della Regione.
tranne che per le spese di viaggio, cui comunque l‟ente contribuisce soprattutto per chi deve coprire
le distanze maggiori, ad esempio gli emigrati dell‟Australia e del Sud America. Sono stati inoltre
realizzati degli interventi assistenziali, soprattutto per gli anziani residenti in America Latina, in
forma di contributi per l‟acquisto di medicinali e farmaci salvavita, ma anche di assistenza
domiciliare, con personale formato direttamente sul posto in collaborazione con l‟Osservatorio
interregionale per la cooperazione e lo sviluppo.
La Regione organizza anche conferenze in giro per il mondo per incontrare i corregionali all‟estero,
con particolare attenzione ai giovani. Questo tipo di iniziative ha già toccato il Canada, dove
esponenti della Regione hanno incontrato le comunità laziali del Quebec e dell‟Ontario e affrontato
temi quali la lingua, la comunicazione e l‟informazione in generale. Tra i progetti per il futuro si
prevede una tappa in Argentina, con l‟obiettivo di incentivare lo stimolo imprenditoriale. Sono state
istituite borse di studio per premiare i migliori imprenditori italiani nel continente sudamericano,
con l‟aiuto delle Camere di Commercio locali, ma nel contempo si pensa anche ad una borsa di
studio legata all‟imprenditoria per gli extracomunitari residenti a Roma.
15359 – Tre anni di interventi a sostegno delle comunità abruzzesi nel mondo
È stato approvato dal Consiglio dell‟Abruzzo il Piano regionale di interventi e attività a favore degli
stranieri immigrati per il triennio 2008-2010. Il provvedimento da la possibilità alla Giunta
Regionale di approvare, a sua volta, il piano Annuale e di sbloccare fondi per circa 1.200.000 euro,
che saranno destinati al finanziamento di interventi rivolti al sostegno delle persone immigrate da
parte degli Ambiti Sociali Territoriali, delle Province e delle Associazioni di immigrati. Verranno,
inoltre, rifinanziate le attività dei quattro Centri polivalenti provinciali dedicati agli immigrati. Per
la prima volta il Piano immigrati prevede anche interventi di protezione sociale rivolti al contrasto
del fenomeno della tratta, con la previsione di linee guida e l'attivazione di azioni di sostegno alle
persone vittime di sfruttamento e di riduzione in schiavitù in senso ampio, ponendo attenzione al
fenomeno della tratta di donne a scopo sessuale e al traffico degli esseri umani.
Sul fronte dell‟emigrazione, puntano sui giovani le linee d‟indirizzo del documento finale approvato
dal Consiglio regionale degli Abruzzesi nel mondo (Cram). Si parla di incentivare gli cambi
giovanili e lanciare un concorso nelle scuole all‟estero e in Abruzzo sul tema “Emigrazione e
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abruzzesità”, e di realizzare in regione il primo ostello della gioventù abruzzese nel mondo come
luogo di ospitalità “istituzionale” per giovani discendenti che non hanno più punti di riferimenti
familiari, magari recuperando edifici in disuso. Inoltre, si vuole elevare la presenza giovanile nello
stesso Cram, che per volontà del suo primo presidente, l´uscente Donato Di Matteo, prevede già
almeno un under 40 nelle rappresentanze dei Paesi che esprimono tre consiglieri; e infine, di
incentivare i corsi di formazione professionale che sono previsti per i residenti all‟estero sia dal
Ministero del Lavoro che dalla stessa Regione, ma anche attivare riforme legislative per il
riconoscimento diretto, senza ostacoli burocratici, dei titoli di studio conseguiti all‟estero per chi
volesse decidere di trasferirsi temporaneamente o definitivamente in Italia. I consiglieri Cram
chiedono altresì che si facilitino, nei rapporti bilaterali fra Italia e paesi esteri a forte presenza
italiana, le procedure per favorire l‟invio di insegnanti di lingua italiana.
Per tutti gli Italiani nel mondo, il Cram ha chiesto a Regione e Governo nazionale di riformare
alcune norme ritenute ingiuste per favorire la cumulabilità e impedire la doppia tassazione fra i
trattamenti pensionistici italiani ed esteri, ma anche prevedere sostegni economici più adeguati per
chi, in età avanzata, è costretto a rientrare in Italia per motivi economici e di salute. Il Cram
Abruzzo chiede a Roma di estendere anche agli emigrati l‟esenzione Ici sulla prima casa, riforma
che ha suscitato forti polemiche fra i connazionali all‟estero proprietari di case in Italia. Per quanto
riguarda le Associazioni all‟estero, vi è anzitutto la richiesta di estendere alle organizzazioni di
concittadini fuori confine i benefici previsti dalla legge 383/2000, che disciplina e sostiene
economicamente e fiscalmente le associazioni di promozione sociale; ma anche quella di controlli
più frequenti verso i sodalizi iscritti all‟Albo regionale, e una conferenza da tenersi ciclicamente in
Abruzzo con tutti i presidenti delle associazioni riconosciute, per dare voce e riconoscimento non
solo ai consiglieri Cram, ma a tutti i protagonisti attivi dell‟emigrazione.
15360 – Un archivio dell’emigrazione ligure e piemontese in Nord America
Dopo il Dizionario storico biografico dei liguri in America Latina, pubblicato nel 2006, la
Fondazione Casa America di Genova ha avviato quest‟anno una ricerca sulla prima emigrazione
italiana in Nord America. Essa prevede la realizzazione e la pubblicazione di un Dizionario storico
biografico dei Liguri e Piemontesi in America del Nord, che metterà in evidenza l‟attività degli
“italiani” del Regno di Sardegna (Piemonte, Liguria, Sardegna e Savoia) che, emigrati o presenti
per periodi prolungati, hanno lasciato significativa memoria di sé nell‟America del Nord.
L‟opera – spiega l‟Associazione Piemontesi nel Mondo - prenderà in considerazione l‟arco
temporale compreso tra il 1763 e gli ultimi anni del XIX secolo, ma è prevista la possibilità di
estendere il periodo in esame per non tralasciare personalità e figure particolarmente significative.
Le informazioni di cui si hanno bisogno sono essenzialmente: dati biografici, luogo e data di nascita
e di morte, attività svolte. Ad esempio, saranno utili notizie sul contesto e l‟anno in cui è avvenuta
l‟emigrazione, lavoro svolto, eventuale rientro in Italia o, al contrario, definitivo trasferimento in
Canada o negli Usa, famiglia creata, ecc. Altrettanto importanti possono essere fotografie e
immagini d‟epoca, riferimenti di pubblicazioni utili da consultare. Chi volesse sottoporre materiali
o informazioni, può mettersi in contatto con la Fondazione Casa America ([email protected]) o
con l‟Associazione Piemontesi nel Mondo ([email protected])
15361 – Al via l’indagine sulla situazione dei sardi emigrati all’estero
Sta per partire l‟indagine conoscitiva sull‟emigrazione sarda nel mondo, richiesta a più riprese dai
sardi sparsi nel mondo e dalle loro organizzazioni, fatta propria dalla Consulta regionale e ora al via
per iniziativa dell‟Assessorato al lavoro della Regione Sardegna, che ha predisposto un piano e
stanziato i fondi per la realizzazione dell'indagine nei diversi contesti nazionali e internazionali.
L‟indagine, che sarà condotta mediante interviste telefoniche, è finalizzata a ottenere una immagine
sufficientemente rappresentativa delle caratteristiche socio-demografiche e professionali, degli
standard di vita, dei rapporti con le località di origine e dei livello di integrazione nei contesti ospiti.
Sono garantiti l'anonimato e la tutela della privacy.