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FIG. I - ROMA, S. AGOSTINO - G. LANFRANCO: ASSUNZIONE DELLA VERGINE (Fot. G. F . N .) ILARIA TOESCA NOTE SUL LANFRANCO NELLA CAPPELLA BUONGIOVANNI IN SANTt AGOSTINO DI ROMA B ENCHÈ IL BELL ORI vi dedichi un notevole passo di critica (e il Passeri una lunga descri- zione), la cappella che Giovanni Lanfranco dipinse, intorno al 1616, per i signori Buongiovanni in S. Agostino di Roma non è stata molto considerata negli studì, singolarmente numerosi, comparsi sul pittore negli ultimi anni. I) Ciò, del resto, per una ottima ragione: ché già alla data 1672 il Bellori ne indicava le cattive condizioni di conservazione, condi- zioni poi ancor peggiorate per l'aggiunta, nel vano del- l'arco d'entrata, del massiccio monumento al cardinale Lorenzo Imperiali (m. 1673), che ne distruggeva in- sieme l'organizzazione spaziale e la già scarsa lumi- nosità, sì da costringere pateticamente J. Hess (1934) a cercar di discernere le tre oscure tele del Lan - franco " nur in den Mittagstunden des Monats J uli ". Quanto agli affreschi della volta, e di una lunetta, ormai divenuti invisibili, potevano considerarsi addi- rittura perduti (figg. 9, IO, I r) : nè mi sembra che le brutte riproduzioni incise da Carlo Cesi 2) (anche se spesso unite in serie a quelle dedicate dal medesimo au tore alla cupola di S. Andrea della Valle) abbiano 337 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

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FIG. I - ROMA, S. AGOSTINO - G. LANFRANCO: ASSUNZIONE DELLA VERGINE (Fot. G. F . N .)

ILARIA TOESCA

NOTE SUL LANFRANCO NELLA CAPPELLA BUONGIOVANNI IN SANTt AGOSTINO DI ROMA

B ENCHÈ IL BELLORI vi dedichi un notevole passo di critica (e il Passeri una lunga descri­zione), la cappella che Giovanni Lanfranco

dipinse, intorno al 1616, per i signori Buongiovanni in S. Agostino di Roma non è stata molto considerata negli studì, singolarmente numerosi, comparsi sul pittore negli ultimi anni. I ) Ciò, del resto, per una ottima ragione: ché già alla data 1672 il Bellori ne indicava le cattive condizioni di conservazione, condi­zioni poi ancor peggiorate per l'aggiunta, nel vano del­l'arco d'entrata, del massiccio monumento al cardinale

Lorenzo Imperiali (m. 1673), che ne distruggeva in­sieme l'organizzazione spaziale e la già scarsa lumi­nosità, sì da costringere pateticamente J. Hess (1934) a cercar di discernere le tre oscure tele del Lan­franco " nur in den Mittagstunden des Monats J uli ". Quanto agli affreschi della volta, e di una lunetta, ormai divenuti invisibili, potevano considerarsi addi­rittura perduti (figg. 9, IO, I r) : nè mi sembra che le brutte riproduzioni incise da Carlo Cesi 2) (anche se spesso unite in serie a quelle dedicate dal medesimo autore alla cupola di S. Andrea della Valle) abbiano

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FIG. 2 - ROMA, S. AGOSTINO - G. LANFRANCO: GLI APOSTOLI AL SEPOLCRO DELLA VERGINE (Fot. G. F. N .)

mai invitato nessuno a riprendere più a fondo il di ­scorso già cosÌ lucidamente intavolato dal Bellori: "Accresciutasi però l'estimatione del suo [del Lan­franco] pennello, anch' egli s'accrebbe con lo spirito, e spiegò l'industre concetto della mente nella cap­pella de' Signori Buongiouanni in Sant' Agostino, che fu preludio alla grand'opera, che fece poi in Santo Andrea della Valle. Nella testudine di questa picciola Cappella colorì à fresco la Vergine Assunta al cielo con le braccia aperte, in mezzo ad un coro di Vergini, e Santi. Et è gran danno, e vergogna, che sÌ degna pittura vada à male, e si estingua, per la poca cura di ripararla dalle piogge, come di molte altre eccellentissime auuiene, e maggiormente dell' istessa cupolla del Correggio. Ne' quattro peducci della testudine dispose due Profeti, e due Sibille, e in una lunetta laterale, gli Apostoli al sepolcro di Maria, volgendosi alcuni di essi in ammiratione, nel vederla solleuata al cielo. Sopra l'altare dipinse il picciolo quadro ad olio con l'Incoronatione della nostra Donna, e con Santo Agostino e San Gu­glielmo ginocchioni, che insieme per l'arte, e per lo stile è degnissimo. Nelli muri laterali vi sono ancora di sua mano due quadri grandi, li quali eseguiti con fierezza d 'oscuri, e perdute le mezze tinte, perdono insieme la viuezza, e la gratia; nell'vno vi è Giesù fan ­ciullo sù lido del mare, che addita a Santo Agostino il misteri o della Santissima Trinità, nell' altro San Gu­glielmo battuto da Demoni che fuggono all 'apparire della Vergine ".

Dopo il recente restauro delle tre tele, e il recu­pero degli affreschi, 3) è ora più esattamente ap­prezzabile la puntualità della valutazione storica, da parte del Bellori, della cappella dell' Assunta nel corpus dell'opera del Lanfranco, ché essa davvero costituisce la prima prova a noi nota della sua capa­cità di organizzare, in proprio, una decorazione uni­taria (figg. 1-5) ·

Perduta, infatti, quella cappella di S. Luca in S. Maria di Piazza a Piacenza, dipinta dal L an­franco fra il 1610 e il 161 1 ,4) in cui il I S. Luca' , notoriamente esemplato sul Caravaggio, volgeva dal­l'altare lo sguardo ad un' altra I Vergine in gloria d'angeli ' affrescata nella cupoletta, che è lecito sup­porre correggesca, il complesso della cappella Buon­giovanni acquista quasi il valore di " modelletto " , ingrandito su scala intermedia, a misura di famiglia, fra gli studi parmensi dall' Allegri e la gran cupola di S. Andrea, messo definitivamente da parte il sistema" classicista " del " quadro riportato ", tanto meno adatto agli scopi della suggestione religiosa quanto più idoneo alla decorazione di misurati am­bienti signorili. 5)

La piccola cappella, posta accanto a quella di Santa Monica nel braccio sinistro del transetto del ­la chiesa, quasi quadrata (m. 4 X 4,20; alt. circa m. 12), ora del tutto isolata per via del monumento Imperiali che ne chiude l'ingresso, ha la linea più semplice e comune; unico elemento architettonica­mente individuato, l'altare che - a parte la pala

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inseritavi - ha solo l'eleganza dei suoi marmi bianchi e giallini, e della sua forma in tutto tradizionale. Come le altre della chiesa, doveva esser limitata, all' entrata, da una bassa balaustra, stando a due o a tre passi dalla quale, nel transetto, si aveva la migliore visione del­l'interno dell 'ambiente: risultando così a fuoco la glo­ria dell'Assunta nella volta, attraverso l'arco dipinto a finti stucchi "a fogliami di chiaro e scuro bianchi ".

Tale punto di vista può ora, purtroppo, solo rico­struirsi mentalmente: danno non scarso anche per la giusta VlSlone delle due grandi tele (m. 2,55 X 3) che occupano quasi per intero le pareti laterali. Manchevoli, perchè incomprensibili dal punto di vista attuale, cioè dall'interno della cap­pella, risultano infatti la spaziatura delle figure, gli intervalli dei vuoti in ognuna di esse, e tanto più quan­do le si guardi di fronte o in ripro­duzione: spaziatura e intervalli che subito si correggono otticamente quando si tenga conto del punto di vista indicato. Questo dava senso prospettico alle due composizioni, integrandole nella semplice quadra­tura spaziale dell'ambiente, raccor­ciando le distanze dei vuoti come in un montaggio, dando sottile va­lore di "primo piano 11 alla grande figura di S. Agostino sulla parete destra, alla mani cona gialla della fanciulla che sorregge il corpo di S. Guglielmo su quella a sinistra (fig. 6), includendo come in un "campo lungo 11 la figura della Vergine proveniente dall' altare, da un lato, dall ' altro facendo perdere nella lontananza il paesaggio ma­rino della 'Visione della Trinità '. 6)

Solo al celebrante, rivolto dall 'altare verso i fedeli, si mostrava nell' esatta prospettiva, nella volta, l 'apparizione del Cristo in fondo a un tunnel di luce: e sarebbe forse troppo sot­tile voler vedere, in questo artificio, un'allusione alla mediazione eserci­tata dal sacerdote fra i fedeli e la gloria di Dio nell'Empireo. Come episodio collaterale all' Assunzione, funziona da collegamento fra la sfera celeste e quella terrestre -dove da un lato la Vergine scaccia il male corporale inflitto a S. Gu-

spirituale di S. Agostino meditante sul mistero della Trinità - la lunetta al sommo della parete destra. Al di sopra di questa, la volta (esattissima la parola " te­studine 11 usata dal Bellori, data la sua forma bassa e schiacciata), segnata architettonicamente alla base per mezzo di una cornice dipinta, che finge un cornicione di stucco, è abilmente trasformata in cupola, aggiun­gendo parvenza di verità alla finzione prospettica i quattro peducci con figure di Profeti. 7)

Da tale sottile giuoco, tanto più evidente quando si osservi ancora come il Lanfranco abbia voluto dare

glielmo dai demoni, mentre dall'altro FIG. 3 - ROMA, S. AGOSTINO - G. LANFRANCO: INCORONAZIONE DELLA VERGINE il Divino Fanciullo placa il tormento (Fot. G. F . N.)

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FIG. 4 - ROMA, S. AGOSTINO - G. LANFRANCO: S. GUGLIELMO ASSISTITO DALLA VERGINE (Fot. G. F. N.)

l'illusione che l'ambiente non sia quadrato e coperto in volta, ma pressochè rettangolare (riuscendo a questo soprattutto mediante gli artifici indicati nella struttura delle due tele laterali) e coperto da cupola, per dare all'altare una maggiore prospettiva allontanandolo verso il fondo (giovandosi qui delle piccole dimensioni della pala rispetto al complesso), risulta chiaro il significato di questo "lavoro di macchina" in nuce, sperimen­tato, sembra, con tanto evidente studio e divertimento. Ed è da credere che riuscire a creare un'illusione di profondità e di luce, entro un ritaglio di spazio di per sè infelice, debba esser stato proprio l'impegno prin­cipale - da risolversi per sola forza di pittura - preso dal Lanfranco con i suoi committenti.

Già nel 1605, infatti, Orazio Buongiovanni aveva chiesto al capitolo di S. Agostino il permesso per

sistemare più decorosamente la cappella di famiglia, prima chiamata del "Sancta Sanctorum '" e soprat­tutto per renderla più luminosa, liberandone il pro­spetto occupato da un antico sepolcro. 8) La richiesta veniva rinnovata anche nell'ottobre del 1607,9) ma solo dopo il 1612 furono iniziati i lavori, I O) di cui non è ora possibile seguire la storia sulla scorta di documenti, essendosi perduta traccia dell' archivio della famiglia.

Il S6 poveri gentilhuomini, né credo fra tutti abbiano mille scudi de entrata ", scriveva dei Buongiovanni, all'inizio del secolo, il padre G . P. Caffarelli. II) Ave­vano la loro casa " appresso Sa Luigi de Francesi" , il che spiega la comodità della cappella in parrocchia. Intorno al 1616, morto quell' Orazio che aveva già dato un primo assetto alla cappella (come attestava una

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FIG. 5 - ROMA, S. AGOSTINO - G. LANFRANCO: S. AGOSTINO SULLA RIVA DEL MARE (Fot . G. F . N .)

lapide del 1604, 12) ora sparita insieme a tutte le altre relative ai Buongiovanni), capo della famiglia era Ber­nardino (m. circa il 1620), figlio di Orazio e di Bianca Giustiniani; personaggio certo non indifferente, av­vocato concistoriale con Clemente VIII, confermato nel 1605 da Paolo V, nominato Il fra gli esaminatori dei Vescovi e i consultori del S. Offizio" , e, dal 1609, ripetutamente rettore dello Studio romano, 13) nipote, inoltre, del marchese Vincenzo Giustiniani, per esser figlio, appunto, di sua sorella Bianca. Forse a lui toccò di scegliere il pittore per la cappella di famiglia, in­contrato nelle sale di Montecavallo, quando non addi­rittura raccomandatogli dallo zio, come artista di valore ma pur sempre alla sua prima cappella in proprio, e perciò, forse, non troppo caro. Fu probabilmente lui a suggerire i soggetti della decorazione, con i due episodi delle storie di S. Agostino e di S. Guglielmo,

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in omaggio all'ordine degli Eremitani, ' 4) ma non senza riguardo al santo protettore del proprio fratello Ago­stino (personaggio, questo, ricordato con particolare simpatia dall' Amayden) .

Una preoccupazione, da parte del committente, di non incorrere in sia pur lievi scorrettezze di ordine religioso potrebbe spiegare, del resto, l'esistenza della piccola pala con l' l Incoronazione de'ua Vergine ' ora al Louvre, ' 5) identica, nella composizione rovesciata - ma, quel che più è indicativo, nelle misure - alla pala in situ nella cappella: più che di una replica, in­fatti, potrebbe trattarsi di una prima versione, rifiutata perchè la Madonna vi appare incoronata soltanto dal Figlio, e non anche dal Padre (ricavato, nel quadro ora sull 'altare, dal Dio Padre della l Visione di S. Ago­stino '). La maggiore felicità dell'impaginazione del dipinto definitivo, nel taglio brillantemente fotografico

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FIG. 6 - PARTICOLARE DEL I S. GUGLIELMO' (Fot . G. F . N.)

delle due figure di Santi, segna uno stacco inventivo rispetto al decoro accademico del dipinto del Louvre, ancor legato alla "routine" della pala con S. Carlo, ora a Napoli: tale da segnare un passo avanti, In­

tervenuto forse soltanto dopo la volata lirica della grande tela con S. Agostino sulla riva del mare. Paralleli a certa reinterpretazione "lombarda " di spunti caravaggeschi, alla stregua di un Morazzone, di un Cerano, i due Santi bellissimi sembrano dav­vero, anche rispetto all' " invenzione" del paesaggio fantastico di quella scena, un brano eccezionale, co­me talvolta accade di produrre dopo aver stentato, dapprima, su un sentiero più battuto. Nè stanno alla loro altezza la figura della fanciulla che sor­regge S. Guglielmo (fig. 6), esempio, si direbbe, di pura, lucida accademia pseudo-caravaggesca, esibita nel " pezzo " virtuosistico della testa in controluce, del panneggio vistoso, o la stesura del paesaggio, fra mare e palude, aperto davanti a S. Agostino, il cui " gran vuoto " romantico si spiega in parte con le ragioni prospettiche sopra accennate, e meglio

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ancora quando si ricordino le parole, del Lanfranco stesso, che " l'aria dipingeva per lui ".

È curioso notare, ora, come tutt'altro tipo di accade­mia, passando dalla zona bassa della cappella all 'ordine superiore (proprio come se alla pittura ad olio si con­facesse un " genere " di stile e di artificio, all' affresco e alle regioni più alte un altro) , si ponga concretamente appena al di sopra della I Visione di S. Agostino ' , nella lunetta con I Gli apostoli al sepolcro della Ver­gine ' (fig. 2): quasi una variazione sul tema dell 'af­fresco con la stessa scena sull'entrata della cappella di S. Diego in S. Giacomo degli Spagnoli (ora al Museo di Barcellona ; riprodotto in R. Wittkower, Carracci Drawings at Windsor Castle, fig. I), di Annibale Car­racci e aiuti (fra cui il Lanfranco). Par quasi, infatti, che, lasciata immutata la scena (ivi compreso il sepolcro, perfettamente uguale anche nell'ornato con il masche­rone) , il pittore si sia divertito a far ruotare lievemente i vari personaggi, aggiungendo qua e là qualche pezzo di repertorio, ripreso a studio una volta per tutte : come il vecchio all' estrema sinistra, modello che sembra non aver fatto in tempo a sostituire lo straccio da S. Gi­rolamo con i panni più decorosi da Apostolo, o la testa, subito accanto, cavata direttamente dalla "testa di Seneca" di Guido, comodo "pezzetto " da infilare nei buchi delle composizioni, che ritornerà ancora nel fondo della I Pentecoste' di F~rmo nonchè nel soffitto di Palazzo Ginnasi. 16) Nel taglio scultoreo, berniniano ante litteram, vi è Lanfranco puro soltanto la testa di S. Giovanni Evangelista, di sotto in su, tanto vicina, se pur più matura di tanto, ai soffitti Mattei. Questa stessa felicità, che è tutta di " pittura" , non di invenzione, di intelletto, si spiega in pieno nella volta, da contare ormai nella storia precisa del Lanfranco, lontano dal

FIG. 7 - PARTICOLARE DELLA I ASSUNZIONE' (Fot. G. F . N .)

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serrato ordine reniano della cupoletta di Montecavallo. Si dovranno ricor­dare, io credo, fra le cose più me­morabili, due precisi ritratti femmi­nili - la vecchia e la fanciulla -, di un realismo "quotidiano" inaspet­tato in una gloria celeste, accanto a un brano teneramente patetico quale la bellissima testa femminile imme­diatamente accanto alla mano sini­stra dell' Assunta (testa che ritorna, invariata, a sinistra della Madonna nella ' Pentecoste' di Fermo), e ai due volti controluce, cangianti di rosso e di verde, delle due figure alla sua destra (fig. 7), per aver la misura del più spontaneo Lanfranco all' età di trentasei anni. Vicino a questi brani, accanto all' ottagono con l' , Assunta ' dipinto nello stesso giro di mesi dal Domenichino per il soffitto di S. Maria in Trastevere, questa Vergine (fig. 8) del pittore di Parma dovette apparire per lo meno come un'idea parallela, tanto vi sem­bra traslato quasi alla lettera, nella sua propria grammatica, il partito di quella. Accanto a pesanti citazioni accademiche del Correggio, come la mezza figura dell'angelo che sostiene la nuvola su cui si libra la Vergine, puri pezzi di pittura affiorano nella cupoletta dei Buongiovanni : l'ovale della Madonna, la figurina in profilo perduto dell'angiolino, sempre cor­reggesco, alla sinistra, con tanto mag­giore felicità che non nell" Assunta ' di S. Andrea della Valle.

Come un riepilogo di ogni espe­rienza giovanile, un bilancio, forse

FIG. 8 - LA VERGINE DELLA' ASSUNZIONE' (Fot. G. F . N.)

neppur coscientemente calcolato, della propria penZla tecnica, una prova di abilità, tutta la piccola cappella sembra riassumere le varie possibilità aperte alla car­riera del Lanfranco : che con qualche" aggiustamento"

I) Sono infatti sempre ricordate o riprodotte solo le tre tele, ma non mi consta che sia stata propriamente studiata nel suo insie­me tutta la cappella : per la quale vedi G. P . BELLORI, Le Vite ... , Roma I672, pp. 369-370; Die Kiinstlerbiographien von Giovanni Battista Passeri ... herausgegeben ... vonJ. Hess, Leipzig-Wien I934, pp. I43-I44 (ma cfr. ad indicem per i numerosi riferimenti all'opera del Lanfranco in S. Agostino e per la d.tazione della biografia del Lanfranco, nelle note di J. Hess); G. MANCINI, Considerazioni sulla pittura ... , con il commento di L. Salerno, Roma I956, I, p. 247; II, n. I068 (cfr. G. MANCINI, Viaggio di Roma, ed. L. Schudt, Leipzig I923, p. 93); H. Voss, Die Malerei des Barocks in Rom, Berlin I924, pp. 525-528. Riproduzioni delle

ottico sceglierà l'ingrandimento spettacolare della cupola di S. Andrea, dove gli studi fatti per il piccolissimo Cristo della volta di S. Agostino torneranno buoni anche per il lanternino.

tele si trovano, fra l'altro, nell'opuscolo di A. DE ROMANI s, La chiesa di Sant'Agostino a Roma (I Santuari d'Italia illustrati, anno III, n. 8, agosto 1930).

Per la bibliografia più recente sul L anfranco giovane, e per quella meno recente che vi è citata, v. i seguenti studi: P. DELLA PERGOLA, Giovanni Lanfranco, in Il Vasari, 1933-34; A. BOSCHETTO, Per Giovanni Lanfranco, in Paragone, III (I952), n. 29, pp. I2-21; L. SALERNO, The early work of Giovanni Lan­franco, in Burl. Mag., XCIX (1952), p. 188 ss. ; ID., Precisazioni su Giovanni Lanfranco e su Tommaso Salini, in Commentari, V (1954), pp. 253-255; ID., La Cronologia del Lanfranco, in Commentari, IX (1958), pp. 216-218; R. WITTKOWER, Art and

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parte della volta è apparsa sorprende n -temente intatta. Il restauro non ha po­tuto recuperare nella sua integrità altro che una delle figure di Profeti nei peducci ; di due si è ritrovato tanto da indicare ampiamente, nel panneggio .. piazzoso ,n l'idea dell'artista; una, purtroppo, pre­sentava ridipinture a olio cui poco si è potuto fare . La lunetta con gli 'Apo­stoli al sepolcro della Vergine', com­pletamente invisibile per il salnitro e lo sporco, non aveva sofferto eccessivamente per l 'umidità. È infine da notare come l'insieme della volta, esaminato dal ponte, trovasse una prospettiva più giusta che non da terra .

Come spesso nel Lanfranco frescante, poi, mentre alcune figure appaiono studiate e dipinte come in un quadro da cavalletto, altre sono di una grande rozzezza, talchè dalla foto le si potrebbe credere opera di maldestri restauratori .

La documentazione fotografica del lavoro in corso e del lavoro finito si trova presso il Gabinetto Fotografico Nazionale.

FIG. 9 - PARTICOLARE DELLA VOLTA, PRIMA DEL RESTAURO

Un disegno (Roma, Gabinetto delle Stampe) per le figure del S . Agostino e del Divino Fanciullo sarà prossimamente pubblicato da A. Mez;z;etti , nella miscel-

Architecture in Italy, 1600- 1750, London 1958, pp. 52-53; Maestri della Pittura del Seicento Emiliano (Mostra, Bologna 1959), Catalogo critico, Bologna 1959, p. 214 ss. Alla cappella Buongiovanni allude infine l'ultimo cenno sul Lanfranco di R. LONGHI, Presenze alla Sala Regia, in Paragone, IX, (1959), n. 117, p. 35.

2) Icones Romae in Ecclesia Sancti Augustini, atque in ejus Ae­dicula ab eq. Joanne Lanfranco summa artis elegantia depictae, Roma, presso G . G . De Rossi alla Pace.

3) Il restauro è stato eseguito, a cura della Soprintendenza alle Gallerie e alle Opere d'arte del Lazio, dal luglio all 'ottobre 1959. Le condizioni di conservazione della pala erano buone, quelle del' S. Guglielmo assistito dalla Vergine' discrete, men­tre molto cattive erano quelle del ' S. Agostino sulla riva del mare '. In quest'ultima tela, la testa del S. Agostino è perduta quasi per intero, pare per una bruciatura dovuta all'incauta sti­ratura nel corso di un precedente restauro (di originale rimangono solo la nuca, l'orecchio, parte dei capelli); ugualmente abrasa la testa del Padre Eterno, nonchè parti del corpo del Cristo. Il restauro si è limitato, in queste zone, all'integrazione sommaria, a campi tura di colore, delle parti mancanti. Sempre nella stessa tela, perdute (come già lamentava il Bellori) e risultate irrecupe­rabili le mezze tinte, si è tuttavia, alla pulitura, meglio scoperto il paesaggio, dipinto con leggere, sprezzanti velature sul fondo, la cui preparazione ha .. mangiato" per tempo il tenue strato di colore. T anto gravi danni furono in parte originariamente dovuti alla collocazione della tela sulla parete destra della cappella: quella che presentava, in partenza dlll 'angolo sotto il peduccio a destra sopra l'altare, le più gravi infiltrazioni di umidità : infiltrazioni fortunatamente cessate da un pezzo (volta e pareti sono infatti ora risultate perfettamente asciutte), ma non per questo meno gravi all'epoca in cui si produssero. Forse proprio perchè così danneggiata, all'epoca del maldestro restauro sopra citato (pro­babilmente ottocentesco), la tela con S. Agostino fu ricol­locata sulla parete sinistra, sotto la finestra, rimanendo così meno visibile, anzichè sulla parete destra, cui era destinata (v. oltre, nota 6), con il risultato di invertire tutta la prospet­tiva della cappella.

Quanto alla volta, coperta in parte d. un denso strato di incro­stazioni calcaree (che non è stato possibile rimuovere ovunque, perchè hanno fatto corpo con la superficie dipinta, mineraliz­zandola), specie nella zona intorno all'angolo a destra, sopra l'altare e in parte sciaguratamente ridipinta, a stento vi si in­travvedeva la figura dell'Assunta. Rimosse alcune atroci figure di angioletti, opera di un anonimo ridipintore, la maggior

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lanea in onore del prof. Mario Salmi. 4) Ricordata dal BELLORI, cit., p . 368, e descritta da C . CARAIS

(Le pubbliche pitture di Piacenza, Piacenza 1780, p . 82), che ne indicava il pericolo di prossima distruzione, poi di fatto accaduta. Il noto 'S. Luca' (v. L. CERRI, ~Piacenza ne' suoi

FIG. IO - UN PENNACCHIO, PRIMA DEL RESTAURO

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monumenti, Piacem:a 1908, pp. 173-174; ripr. in A. BOSCHETTO, cit., e in L. SALERNO, 1952; cfr. pure R. WITTKOWER, cit., p. 52), il cui trasferimento d.lla demolita chiesa di S. Maria di Piazza è ricord:lto da L. SCARABELLI (Guida ai monumenti storici ed artistici della città di Piacenza, Lodi 1841, pp. 21-22, nota), si inserisce più propriamente nell 'opera del Lanfranco quando si pensi alla sua collocazione nell'ambiente di una cappella, legato ad un discorso decorativo più ampio. La cupoletta con la Vergine in gloria poggiava su quattro peducci con figure degli Evangelisti (o forse, meglio, di Profeti, d.to che S. Luca già figurava sul­l'altare). Non mi risulta che di questi affreschi rimanga alcuna ri produzione.

5) Cfr. R. WITTKOWER, Art and Architecture in Italy ... , p. 48, e nota come la ripresa da parte del Lanfranco dello schema della galleria Farnese in Villa Borghese sia una conferma di ciò.

Si ricordi ancora che l" Aurora' del Casino Borghese è un quadro riportato, mentre la cupoletta della cappella del palazzo del Quirinale si apre, come quella della cappella di S. Silvia, sull'aperto cielo.

6) Destra e sinistra furono scambiate, in un momento impreci­sato, così che fino ad ora il quadro con S. Guglielmo si trovava a destra dell'entrata, sotto la lunetta, e il quadro con S. Agostino a sinistra: ciò che rendeva impossibile l'esatta lettura della sot­tile organizzazione prospettica, nonchè concettuale, dell'insieme. Lo scambio, evidente se non altro da lla descrizione del Passeri, fu notato da J. Hess. Dopo il recente restauro le due tele sono state rimesse nella loro posizione originale, cioè il S. Guglielmo a sinistra (in modo che la Madonna sembri esser scesa dall'al­tare) e il S. Agostino a destra.

Sul" punto di vista" dell 'interno di una cappella ben nota a qualsiasi pittore, vedi l'interessante studio di L. STEINBERG, Observations in the Cerasi chapel, in The Art Bulletin, XLI (1959), p. 183 ss., ricco di proposte per una raffinata interpretazione dell'organizzazione di quell'ambiente.

7) Sono di fatto quattro figure maschili, non due Sibille e due Profeti come dice il Bellori .

8) Archivio di Stato di Roma, Congregazioni religiose, Ago­stiniani del Convento di S. Agostino di Roma, busta IV, n. I (Proposte dal 1587 al 1609), c. 80: .. Adì 18 di febraro 1605. Il Sigr. Oratio Buongiovanni, padrone della cappella chiamata Sancta Sanctorum pagando all'anno d'Ellemosina alla Sagrestia diece scudi, et vedendo, che in detta capella non se gli dice messa per esser oscura di lume, fece instanza apresso tutti gli padri et memoriale acciò fusse approvato di fargli haver lume, et per tal'ef­fetto addimandò licenza, di buttar giù la facciata d'avanti et levar quel deposito quando non havesse più padrone et questo deposito metterlo in qualche altro punto della chiesa, il tutto à spese di detto gentil'huomo, et tutti gli padri gli concessero tal licenza referendo quel Deposito non saper al presente haver Padrone ". Ironia della sorte, il sepolcro spostato dal Buongiovanni doveva ritornare sotto forma del monumento Imperiali, qualche decen­nio più tardi, a togliere ogni luce alla cappella (e a impedire che che vi si dicesse messa).

9) Ivi, c. 117". IO) Ivi, n. II (Proposte dal 1609 al 1617), c. 25": .. Die IO

octobris 1612. Pres capitulariter congregati, et Dei nomine invo­cato ... determinaverunt concedere, sicut de facto concesserUl1t, Dms Illustribus Bernardino et Fratribus de Bongiovannis ut possent capellam suam sub nomine Sancta Sanctorum prope capellam Sancte Monice positam honorifice sicut promiserunt rehedificare". (documento ricordato anche d. L . SALERNO, cit., 1958, p. 54, nota 28).

Il) G . P . CAFFARELLI, Spoglio di notizie storico-genealogiche riguardanti famiglie romane (anno 1606), Roma, Biblioteca Vati­cana, ms. Ferraioli 282, voI. I, cc. I09-IIO": .. Vive de questa famiglia Oratio Bongiovanni, homo de 60 ani incirca, magro assai, macilento, barba bianca in oggi ... A molti figli, li nomi de quali non mi sovvengono, so che uno de quali era avvocato consisto­riale fatto da Clemente papa 80 " (il Caffarelli fa poi delle riserve sulla identificazione della famiglia Buongiovanni con un ceppo di Buongiovanni di antica stirpe romana).

12) .. D. O. M. I Horatius Bonioannes patrltlUs romanus I antiquum familiae suae sacellum I sancta sanctorum veteri no­mine appellatum I quo decentius exornari posset I sublatis di­versis loculis extra ordinem sublime positis I ossa maiorum

FIG. I I - PARTICOLARE DELLA LUNETTA, PRIMA DEL RESTAURO

suorumque gentilium episcoporum I et Mutii fratris optimi archi episcopi surren. I in hoc unum sarcophagum I commune si bi posterisque suis inferenda curavit MDCIIII ". Questa iscrizione dedicatoria è riportata dal Forcella (Iscrizioni delle chiese di Roma .. . , Roma 1784, voI. V, p. 82, n. 250) e la si ritrova nel manoscritto (Roma, Biblioteca Vittorio Emanuele, V. E. 46) del Padre M. Bonasoli (Iscrizioni delle sepolture e depositi che esistevano nella nra chiesa di S. Agostino di Roma prima del 1760 ... unite in questo tomo dal p. M. Bonasoli priore nel 1778, C. 81 "), che ne indica la collocazione • vicino alla balaustra di S. Guglielmo, in cornu Epistole '. Il manoscritto del Bonasoli non dà sfortunatamente altre notizie sulla cappella Buongiovanni, mentre descrive altre parti della chiesa.

13) J. CARAFA, De Professoribus Gymnasii Romani, II, Romae 1751, p. 522; M. RENAZZI, Storia dell'Università degli Studi di Roma ... , Roma 1805, III, p. 77.

La famiglia Buongiovanni, una delle più antiche e cospicue di Recanati, si era, all'epoca di Bernardino, trasferita a Roma da appena un secolo (v. D . CALCAGNI, M emorie istoriche della città di Recanati .... , Messina 17II, pp. 2II-216, dove lo stemma ripro­dotto corrisponde a quello scolpito sulla base delle colonne del­l 'altare della cappella in S. Agostino). Ne aveva iniziato le fortune alla corte papale Berardo (n. 1461), medico di Alessandro VI Borgia, dal 1502 vescovo di Venosa; con Matteo, suo figlio, la famiglia si trapiantava stabilmente a Roma. Figli di Matteo fu­rono un altro Berardo (nunzio in Polonia, vescovo di Camerino, m. 1574 e sepolto in S. Agostino), e Bernardino. Questi fu padre di Muzio (vescovo di Sorrento, m. 1591, sepolto in S. Agostino) e di Orazio, padre del Bernardino avvocato concistoriale. C. CAR­TARI (Advocatorum Sacri Consistorii Syllabum ... , Roma 1656, p. CCXLII) riferisce l'esatta parentela dei Buongiovanni con i Giustiniani, avendo Orazio sposato Bianca, figlia di Giuseppe Giustiniani, padre anche del marchese Vincenzo. La data di questo matrimonio (23 setto 1572) è anche riportata dall'AMAYDEN (La storia delle famiglie romane ... con note di C. A. Bertini, Roma s. d., pp. 168-169), che però dà erroneamente il nome di Bernar­dino come Giovanni Battista. Secondo l'Amayden, la casa dei Buongiovanni .. di rimpetto alla chiesa di S. Agostino" era invece .. assai cospicua", cosa che sembra più plausibile, se non altro

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Page 10: NOTE SUL LANFRANCO NELLA CAPPELLA SANTt AGOSTINO DI … · picciola Cappella colorì à fresco la Vergine Assunta al cielo con le braccia aperte, in mezzo ad un coro di Vergini, e

per la stretta parentela con i Giustiniani. Il .. palazzo dei signori Bongiovanni '" davanti a S. Agostino, è ancora ricordato nell'edizione del 1725 della guida di Roma di Fioravante Martinelli .

La famiglia si estinse in Recanati, dove pare fosse ritornata (o non se ne era mai allontanata del tutto) all'inizio del Settecen to.

Non sono riuscita a saper qualcosa sulla sorte dell'archivio dei Buongiovanni, probabilmente riportato nelle Marche.

È interessante, per farsi un'idea del rango della famiglia, sa­pere che essa, a Recanati , non aveva il patronato di un altare in una chiesa cittadina, ma addirittura il patronato di una intera chiesa, quella di S . Michele.

14) Quali particolari rapporti potessero esistere fra i Buongio­vanni e gli Eremitani di S. Agostino non saprei indicare, salvo la coincidenza che proprio a Recanati si era riunito nel 1602, nella chiesa e nel convento di S. Agostino, il secondo sinodo generale dell'ordine (ampiamente descritto da l CALCAGNI, cit.).

S. G uglielmo d'Aquitania e S. Agostino sono rappresentati dal Lanfranco con la veste degli Eremitani.

15) Catalogo Both de Tauzia, 1878, p. 136; riprodotta in L. SA­LERNO, 1958, fig. 11. Il quadro del Louvre (già nelle collezioni di Luigi XIV), misura m. 2,20 X 1,44 cuntro i m. 2,22 X 1,44 del quadro della cappella.

16) Il soffitto di palazzo Ginnasi non è un affresco (come per svista si dice nel catalogo della Mostra del Seicento Emiliano), ma una tela ad olio. All'epoca della demolizione di palazzo Gin­nasi, e della sua susseguente ricostruzione, fu rimontato come centro del soffitto della cappella, anch'essa demolita e ricostruita, dove lo si può vedere ancor oggi, orrendamente imbrattato da ric'.ipinture, e pertanto in alcuni dettagli perfino diverso da come appare nella fotografia a suo tempo pubblicata dal Cantalamessa (Boli. d'Arte, 1913, p. 187).

Quanto alla' Pentecoste ' di Fermo (la cui datazione anticipata proposta dal Salerno non mi sembra da escludere) e ad altre opere del Lanfranco nelle Marche, può darsi che la conoscenza dei Buongiovanni non vi fosse estranea.

Per la • Testa di Seneca ' di Guido Reni, v. O. KURZ, A Sculp­ture by. Guido Reni, in Burl. Mag., LXXX-LXXXI (1942), p. 222 ss.

FIG. 12 - PARTICOLARE DELLA I ASSUNZIONE' (Fot. G. F. N .)

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