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Nosferatu
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NosferatuNel 1922 il regista tedesco
Friederich Wilhem Murnau
(1885-1931) realizza uno dei
capolavori dell’espressionismo
proponendo la prima lettura
cinematografica del celebre
Dracula di Bram Stoker, un film
che lancia la moda del vampiro
sullo schermo e segna con un
marchio indelebile questa parte
dell’immaginario collettivo.
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Il film si intitola Nosferatu, eine Symphonie des Grauens
(Nosferatu il vampiro, 1922) e, sebbene la vicenda del film
ricalchi abbastanza fedelmente quella del romanzo, nei titoli di
testa non si fa cenno al libro di Stoker. Henrick Galeen, lo
sceneggiatore, ha rimaneggiato la storia, ambientata a Brema
nel 1838, e cambiato i nomi di luoghi e personaggi (il vampiro
si chiama conte Orlok) per sfuggire ai diritti d’autore, ma ciò
non basta ad evitare alla Prana Film una causa per plagio.
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La vedova Stoker nel 1925 ottiene perfino la condanna del film
al rogo, ma fortunatamente se ne salva qualche negativo. Nel
1930 in Germania circola un’edizione con scene apocrife dal
titolo Die Zwölfte Stunde, ine Nacht des Grauens (La 12a ora:
Una notte di orrore), firmata da Waldemar Roger («adattatore
artistico»), col nome del vampiro cambiato in Fürst Volkoff.
Un’altra edizione adulterata, Terror of Dracula, circolerà negli
Stati Uniti nel 1964, senza il nome del regista.
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Nosferatu, uscito a Berlino il 5
marzo 1922, è il decimo film di
Murnau e il primo ad assumere
risonanza internazionale.
Racconta Lotte Eisner che il nome
fu indicato dallo scenografo Albin
Grau, cui era accaduto di sentirlo,
durante la guerra, da un
contadino serbo: in quella lingua
“Nosferatu” designa una persona
non morta (in tedesco der Untote).
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La trama
Il film si apre nella città baltica di Vyborg (Viipuri) nel 1838.
Knock, un agente immobiliare, incarica Hutter, un suo
impiegato, di partire per la Transilvania («Sarà un viaggio
meraviglioso»), dove lo aspetta il conte Orlok per definire
l’acquisto di una casa a Vyborg. Hutter si congeda dalla moglie
Ellen, che non riesce a nascondere la sua angoscia, intuendo
nel viaggio improvviso del marito qualcosa di torbido.
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La trama
Giunto nei Carpazi, Hutter si imbatte in una serie di oscuri
presagi e arriva al castello in piena notte. È accolto dal conte
Orlok, un individuo segaligno col volto scheletrico e le orecchie
a punta. Invitato a cena, si ferisce un dito affettando il pane e,
vedendo il sangue, il conte ha uno scatto sinistro.
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La trama
Il giorno, mentre un’atmosfera di attesa arcana avvolge il
castello deserto, scendendo nella cripta, Hutter scopre il conte
disteso in un sarcofago, a occhi aperti. Durante la notte, il
vampiro si avvicina alla stanza di Hutter per aggredirlo, ma il
giovane riesce a fuggire, proprio mentre a Vyborg Ellen, in
preda a una malattia di cui non si capiscono le cause, ha un
sobbalzo nel sonno e invoca il nome del marito.
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La trama
Nosferatu s’imbarca sul Demeter insieme ad alcune bare
piene di terra. Sulla nave scoppia la peste e, morti tutti i
marinai, l’imbarcazione piena di cadaveri entra nel porto e una
strana peste comincia a diffondersi in città.
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La trama
Hutter intanto è tornato a casa, ma Ellen non è serena poiché
ha letto Il libro dei vampiri: «Solo una donna può sciogliere
l’incantesimo». E l’orrore è vicino, nella casa di fronte, sull’altra
sponda del canale. La notte, Nosferatu attraversa l’acqua e
s’introduce nella camera di Ellen.
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La trama
La donna, tremante, accoglie il vampiro e lo trattiene con sé
tutta la notte. All’alba Nosferatu è in piedi dinanzi alla finestra.
È troppo tardi per fuggire. Al primo raggio di sole, il vampiro
svanisce con il lento affievolirsi della sovrimpressione.
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Nel formidabile cast tecnico che collabora al film, spicca Fritz
Arno Wagner, l’operatore che rielabora più volte la pellicola,
escogita diversi trucchi (la comparsa del vampiro in una
fantomatica foresta bianca, in negativo; la carrozza che corre
tra gli alberi ripresa con passo accelerato e fotogramma per
fotogramma) e mostra doti non comuni nelle angolature e
nell’esposizione doppia della dissoluzione finale del vampiro.
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Interpretazioni
Murnau procedette per gradi dalla massa indistinta dei
frammenti visivi all’unità della forma. Per creare la città baltica
raccolse inquadrature di strade e di elementi architettonici in
luoghi diversi (Lubecca, Wismar, Lauenburg); lo stesso fece
per gli ambienti della Transilvania (il castello slovacco di
Oravsky, il passo di Vratna, la foresta berlinese di Tegel). La
compattezza dell’opera, il senso di unicità ambientale e
drammatica che ne deriva, mostrano quanto fosse solido il
nucleo intorno a cui il film è cresciuto.
Fernaldo Di Giammatteo, Cento film da salvare, Mondadori 1978
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Elementi tecnici
Per creare le atmosfere del film Murnau non ricorre alla
manipolazione dello spazio, tipica dell’espressionismo, ma
adopera i mezzi specifici del linguaggio cinematografico
(angolazioni, montaggio, negativo, ecc.) nonché una fitta rete
di richiami metaforici e simbolici, attingendo alle peculiarità
stilistiche del cinema e all’esplorazione delle prerogative
strutturali dell’immagine.
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Scenari naturali
Anche il montaggio rifiuta lo sviluppo cronologico e procede
per interpolazioni di blocchi visivi. Scegliendo la concretezza
degli scenari reali, urbani e naturali, Murnau decide di evocare
l’orrore nel centro del quotidiano, mediante l’irruzione di forze
demoniache latenti materializzate in personaggi irreali come il
vampiro o Knock, il suo folle complice.
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Clima da incubo
Le immagini di Murnau hanno qualità sfatta e morbida e si
accumulano in una cadenza serrata, anche quando le
inquadrature sono lunghe e distese (come nella prima parte),
creando un clima raccapricciante con la forza del ritmo visivo.
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Clima da incubo
L’intero film è organizzato come un incubo, soprattutto dopo
l’arrivo della nave fantasma in porto (inquadrata dal basso, in
totale, contro il cielo grigio) quando il “pericolo” insidia la
compostezza degli interni borghesi della casa di Hutter,
prototipo dell’uomo comune. Un fremito di paura minaccia
l’ordine che pareva stabile e naturale: ordine psichico, ordine
sociale, ordine del linguaggio.
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Interpretazioni
La complessità del testo si offre a diverse letture. Si possono
chiamare in causa i precedenti culturali nel romanticismo
tedesco, poi la selva dei simboli di cui il film è intessuto o
usare gli strumenti psicoanalitici, mentre sullo sfondo resta il
quadro di riferimento sociologico tracciato da Kracauer per
tutto il cinema tedesco degli anni Venti; ha preso infine
consistenza l’analisi del “sistema formale” del film secondo gli
schemi della semiologia.
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Interpretazioni
L’interpretazione psicoanalitica (che fa di Nosferatu il “doppio”
di Hutter: le pulsioni dell’inconscio in conflitto con i divieti del
Super-lo), soprattutto se estesa alla parabola emblematica
della donna, attratta e inorridita dall’inconscio, che richiama la
dialettica fra purezza e autodistruzione, Eros e Thanatos, è
interessante; e non tanto perché vi si può scorgere traccia
della misoginia dell’autore, quanto perché questa “lettura”
consente una plausibile messa a fuoco della struttura del film.
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Incubo collettivo e individuale
Due sono le interpretazioni basilari: la prima, che assume il
tono apocalittico delle profezie negative, vede Nosferatu come
il ribelle alle regole che preconizza l’ascesa al potere di Hitler;
la seconda va oltre la figura del vampiro considerata come la
prefigurazione di un incubo collettivo e insiste sulla natura
individuale dell’angoscia di cui il vampiro è l’inquietante
materializzazione.
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La Germania del dopoguerra
La Germania del primo dopoguerra è un Paese in grande
fermento ma anche spiritualmente prostrato e in preda
all’angoscia: si soffre per le ferite della guerra, per la fame, il
disordine, la disoccupazione e l’inflazione galoppante...
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I film girati in quegli anni, fra il 1920 e il 1924, risentono tutti in
misura maggiore o minore, di quell’atmosfera ambigua.
La Germania del dopoguerra
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La catarsi
Secondo molti studiosi, il film
ha una funzione
prevalentemente catartica,
poiché cerca di ricreare una
tipica città tedesca per
contrapporla, unita, a una
minaccia straniera. Una
prospettiva che apre una
pista antisemita identificando
nel vampiro l’ebreo
compratore di proprietà.
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Il sacrificio
La prospettiva del riscatto individuale è descritta
invece dallo scrittore americano James T. Farrell,
che illustra la tendenza emotiva del dopoguerra
tedesco in questo modo: «La rivoluzione
porterebbe soltanto alla catastrofe. L’uomo deve
soffrire, e l’uomo più nobile è quello che soffre
non soltanto per se stesso ma per tutti i suoi
simili. Poiché non è possibile cambiare il mondo,
bisogna cambiare l’uomo attraverso l’amore».
Più o meno come nel caso del sacrificio di Ellen.
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Nosferatu (Herzog, 1979)
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Nel 1979 Werner Herzog gira
un remake intitolato Nosferatu, il
principe della notte (Nosferatu:
Phantom der Nacht), affermando di
considerare il film di Murnau la
pellicola più importante mai
prodotta in Germania e di averlo
voluto rifare per stabilire un
collegamento tra il grande cinema
tedesco del passato e il cosiddetto
«nuovo cinema tedesco».
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Attrazione verso Nosferatu
L’impulso interiore a girare Nosferatu non proviene a Herzog
dall’adesione all’universo stilistico di Murnau. ma dalla voglia
di individuare il modello di racconto visivo prima della
stabilizzazione hollywoodiana, e in qualche modo contro di
essa. Mediante questo ponte lanciato verso il cinema tedesco
degli anni Venti, il regista tedesco si sottomette all’autorità di
un archetipo attraverso la ripetizione dell’organizzazione
spaziale e scenografica di molte inquadrature.
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Elementi nuovi
Rispetto al modello, nel film di Herzog gli elementi nuovi sono
tre :
• la malinconia crepuscolare
• l’ipotesi di un finale aperto in cui il cosiddetto male si rivela
eterno
• il passaggio dalla lingua espressionista del muto al
naturalismo di impronta quasi classica
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Remake? No, grazie!
Il film presenta un elemento che più di ogni altro sembra
innovativo: la parola, che consente al vampiro di dar voce al
lato oscuro dell’essere umano. La dicotomia tra la fedeltà
assoluta del modello (sono ricalcate le inquadrature più
suggestive di Murnau) e dall’altro un’impronta autonoma e
personale fanno ’sì che Herzog rifiuti per la propria opera la
definizione di remake.
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Trama
Jonathan Harker, riceve da un sinistro personaggio di nome
Renfield l’incarico di recarsi nella Transilvania, al castello del
conte Dracula per definire con questi la vendita di una casa a
Wismar. Nonostante l’angoscia premonitrice di sua moglie
Lucy, egli decide di partire. Dopo un lungo viaggio si ferma in
una locanda e una comunità di zingari lo avverte che il castello
non esiste: chi si avventura in quel regno del male non farà più
ritorno. Jonathan prosegue a piedi, fino a che non viene a
prelevarlo la nera carrozza del conte.
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Trama
Dentro il castello, Dracula si rivela una figura ripugnante.
Harker si rende conto troppo tardi di essere facile preda del
vampiro e, quando vede il Conte mettersi in viaggio per
Wismar, capisce che anche sua moglie è in pericolo. Tenta di
fuggire calandosi dalle mura ma cade e perde conoscenza. Da
questo momento, seguiamo in montaggio alternato tre azioni:
– il funebre carico a bordo di una nave;
– Jonathan dopo essere stato assistito marcia a cavallo;
– Renfield rinchiuso in una cella per alienati annuncia l’arrivo
del maestro
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Trama
Giunto a Wismar in pieno delirio, Jonathan non è in grado di
riconoscere la moglie. Dracula penetra di notte nella camera di
lei e la implora di cedere ai suoi voleri offrendosi di salvare lo
sposo. Lucy lo respinge ma, dopo aver letto i libri sui vampiri,
decide di offrirsi al “mostro”, trattenendolo fino all’alba. Il Dottor
Van Helsing scopre il cadavere della giovane e distrugge
definitivamente Dracula immergendogli un paletto nel cuore.
Ma il “male” non è sconfitto: Jonathan, nuovo Dracula,
ripercorre con fervore il cammino del maestro per riportare nel
mondo il caos “mortale” del godimento.
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Nel 2000 Edmund Elias Merhige dirige un curioso omaggio
meta-cinematografico al capolavoro di Murnau, L’ombra del
vampiro (Shadow of the Vampire), raccontando in chiave
romanzata gli inquietanti retroscena del film del 1922 e
l’ossessione di Murnau per il cinema.
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TramaBerlino 1921, Murnau inizia le
riprese del suo film, ma le difficoltà
produttive lo portano in Polonia,
dove ha ingaggiato Max Schreck, un
attore bizzarro dal comportamento
sinistro che non smette mai i panni
di vampiro. Si tratta in realtà di un
vero vampiro, consapevolmente
scritturato dal regista, a caccia di un
vero «realismo», in cambio del collo
di Greta, la protagonista, una volta
finite le riprese.
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Trama
Ma Schreck non riesce a resistere e mordere uno dopo l’altro i
componenti della troupe, costringendo Murnau a cercare dei
rimpiazzi. Trasferito il set sull’isola di Helgoland, Murnau, sotto
l’effetto del laudano, rivela a Grau e Wagner, il patto con
Schreck, escogitando un tranello per eliminarlo durante le
ultime riprese.
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Tra “realtà” e finzione
L’ ombra del vampiro è un omaggio al cinema tedesco degli
anni Venti ma anche una interessante riflessione su alcuni
aspetti della personalità del regista; il suo fascino risiede in
parte nella combinazione di bianco e nero (ricostruzione delle
riprese del primo Nosferatu) e colore (i momenti della vita
reale), in cui il digitale si rivela di grande utilità per intessere la
doppia trama tra “realtà” e finzione.