NORMA CEI 11-27, TERZA EDIZIONE - TIM e Telecom in un ... · un intervento su due tronconi di cavo...

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36 10/05 NORMATIVA ELETTRIFICAZIONE T utto il capitolo 5, così come la parte trat- tata nel capitolo 12 relativamente alla for- mazione degli addetti al lavoro sotto ten- sione in bassa tensione, è ripreso, pressoché in- tegralmente, dalla abrogata Norma CEI 11-27/1 Sperimentale. Pur non essendo, quindi, presenti novità, l’argomento merita un approfondimento, anche perché ben poco è stato fatto sul versante della formazione dopo che la Norma di cui so- pra stabiliva in modo puntuale gli standard mi- nimi di conoscenza in materia di sicurezza elet- trica per poter operare sugli impianti elettrici (1) . PROFILI PROFESSIONALI (P. 5.2.1-2-3) (2) Una parte importante è riservata alla descrizione dei profili professionali (Persona esperta, PES; Persona avvertita, PAV; Persona idonea ad ope- rare sotto tensione, PEI) e alle attribuzioni delle relative competenze. Rispetto alla Norma CEI EN 50110-1 (3) , la nuova Norma prevede la possibi- lità dell’utilizzazione, sia pure parziale, della per- sona PEC (Persona Comune) in alcuni lavori elet- trici. Ciò nella pratica è ritenuto concretamente attuabile a condizione che: il materiale utilizzato sia conforme alle relati- ve Norme di prodotto; siano fornite istruzioni sul corretto modo di operare. Viene, però, affermato il principio che la PEC può operare in presenza di rischio elettrico solamen- te se sorvegliata. ATTRIBUZIONE DEI PROFILI PROFESSIONALI E REQUISITI FORMATIVI (PP. 5.3 e 5.4) Nella tabella 1 sono riportati i moduli formativi, teorici e pratici, previsti dalla Norma, la cui fre- quentazione può costituire un valido supporto per il DL al fine di attuare la prescritta qualifica- zione del proprio personale. Ciò, fermo restando che l’attribuzione dei profili costituisce un’auto- noma determinazione del DL, che la Legge gli impedisce di delegare ad altri suoi collaboratori trattandosi di un aspetto connesso con la valu- tazione dei rischi aziendali [1]. A riguardo degli organismi che possono erogare la formazione, la Norma si limita a raccomandare che “il sogget- to formatore sia in possesso delle necessarie carat- teristiche professionali”, senza meglio specifica- re (4) . In figura 1 è schematizzato un possibile modo di attuare i processi di attribuzione dei pro- fili professionali PES/PAV e dell’eventuale suc- Cosa cambia nella sicurezza dei lavori sugli impianti elettrici NORMA CEI 11-27, TERZA EDIZIONE di Andrea Gulinelli Seconda parte Tabella 1 Moduli formativi, teorici e pratici, previsti dalla Norma, la cui frequentazione può costituire un valido supporto per il DL al fine di attuare la qualificazione del personale Conoscenze teoriche Conoscenze pratiche Condizione formativa Modulo Durata [h] Modulo Durata [h] conseguibile Persona con esperienza 1A 10 che già opera sugli impiantiti 2A 4 elettrici Persona senza esperienza 1A 10 1B X che non opera sugli impiantiti 2A 4 2B X elettrici (*) Persona idonea al lavoro sotto tensione in BT X: La durata non è specificata dalla Norma PES/PAV PEI ( * )

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T utto il capitolo 5, così come la parte trat-tata nel capitolo 12 relativamente alla for-mazione degli addetti al lavoro sotto ten-

sione in bassa tensione, è ripreso, pressoché in-tegralmente, dalla abrogata Norma CEI 11-27/1Sperimentale. Pur non essendo, quindi, presentinovità, l’argomento merita un approfondimento,anche perché ben poco è stato fatto sul versantedella formazione dopo che la Norma di cui so-pra stabiliva in modo puntuale gli standard mi-nimi di conoscenza in materia di sicurezza elet-trica per poter operare sugli impianti elettrici(1).

■■ PROFILI PROFESSIONALI (P. 5.2.1-2-3)(2)

Una parte importante è riservata alla descrizionedei profili professionali (Persona esperta, PES;Persona avvertita, PAV; Persona idonea ad ope-rare sotto tensione, PEI) e alle attribuzioni dellerelative competenze. Rispetto alla Norma CEI EN50110-1(3), la nuova Norma prevede la possibi-lità dell’utilizzazione, sia pure parziale, della per-sona PEC (Persona Comune) in alcuni lavori elet-trici. Ciò nella pratica è ritenuto concretamenteattuabile a condizione che:❚ il materiale utilizzato sia conforme alle relati-

ve Norme di prodotto;

❚ siano fornite istruzioni sul corretto modo dioperare.

Viene, però, affermato il principio che la PEC puòoperare in presenza di rischio elettrico solamen-te se sorvegliata.

■■ ATTRIBUZIONE DEI PROFILIPROFESSIONALI E REQUISITIFORMATIVI (PP. 5.3 e 5.4)

Nella tabella 1 sono riportati i moduli formativi,teorici e pratici, previsti dalla Norma, la cui fre-quentazione può costituire un valido supportoper il DL al fine di attuare la prescritta qualifica-zione del proprio personale. Ciò, fermo restandoche l’attribuzione dei profili costituisce un’auto-noma determinazione del DL, che la Legge gliimpedisce di delegare ad altri suoi collaboratoritrattandosi di un aspetto connesso con la valu-tazione dei rischi aziendali [1]. A riguardo degliorganismi che possono erogare la formazione, laNorma si limita a raccomandare che “il sogget-to formatore sia in possesso delle necessarie carat-teristiche professionali”, senza meglio specifica-re(4). In figura 1 è schematizzato un possibilemodo di attuare i processi di attribuzione dei pro-fili professionali PES/PAV e dell’eventuale suc-

Cosa cambia nella sicurezzadei lavori sugli impianti elettrici

NORMA CEI 11-27,TERZA EDIZIONEdi Andrea Gulinelli

Seconda parte

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Moduli formativi, teorici e pratici, previsti dalla Norma, la cui frequentazionepuò costituire un valido supporto per il DL al fine di attuare la qualificazione del personale

Conoscenze teoriche Conoscenze pratiche Condizione formativaModulo Durata [h] Modulo Durata [h] conseguibile

Persona conesperienza 1A 10che già operasugli impiantiti 2A 4elettriciPersona senzaesperienza 1A 10 1B Xche non operasugli impiantiti 2A 4 2B Xelettrici

(*) Persona idonea al lavoro sotto tensione in BT X: La durata non è specificata dalla Norma

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cessivo conferimento alle stesse figure dell’ido-neità ad operare sotto tensione in bassa tensio-ne(5). In sintesi, le linee salienti da tenere pre-senti per la qualificazione sono:❚ il profilo professionale di ogni operatore, al

pari dell’eventuale idoneità, deve essere og-getto di attestazione(6); anche la condizionedi PEC dovrebbe essere formalizzata, doven-do essere noto a tutta l’organizzazione qualisono le persone che necessitano di sorve-glianza(7);

❚ possono accedere alla qualifica di personaidonea solamente i soggetti che hanno con-solidato la condizione formativa di PES o PAV;

❚ va tenuto presente che, in forza degli obbli-ghi di Legge [2](8), le persone idonee per po-ter operare devono comunque essere auto-rizzate formalmente dal proprio DL.

A margine di questo argomento, alcune consi-derazioni:❚ forse era opportuno un espresso obbligo a ca-

rico dei committenti di richiedere, alle im-prese (compresi i lavoratori autonomi) cui ven-gono affidati lavori elettrici, l’elenco delle PES,delle PAV e delle PEI chiamate ad operare su-gli impianti, con la relativa prova documen-tale del percorso formativo sostenuto(9);

❚ continua ad essere sufficiente, per i lavora-tori autonomi e i DL, l’autocertificazione del-la propria condizione formativa. Ma per i DLche operano sugli impianti con personale al-le proprie dipendenze, era auspicabile che lostatus di PES/PAV fosse supportato almeno dal-la provata frequentazione di un corso confor-me al modulo 1A+2A.

■■ EQUIPOTENZIALIZZAZIONEDEL POSTO DI LAVORO

Nel contesto dei lavori fuori tensione, in modoparticolare negli impianti della distribuzionepubblica non ricompresi all’interno di un impian-to di terra globale [3], acquista importanza l’a-spetto del controllo del rischio elettrico riguar-dante l’equipotenzializzazione del posto di lavo-ro, argomento di cui si era appena accennatonella prima parte dell’articolo.Nella figura 2 riportiamo un esempio che spie-ga il principale dei casi particolari di cui all’art.11.2.6.3 della Norma. È rappresentata una posta-zione di lavoro dove si ipotizza l’esecuzione diun intervento su due tronconi di cavo MT (adesempio, per l’esecuzione di giunti), sezionatie messi a terra alle estremità come prescritto dalleregole essenziali del lavoro fuori tensione. Se ilposto di lavoro è ubicato in posizione elettrica-mente indipendente dall’influenza dell’impian-to di terra della cabina A, al verificarsi di un gua-sto a terra in detta cabina, si determinano dei tra-sferimenti di potenziale, che possono essere peri-colosi per gli operatori. Essi si manifestano insenso longitudinale, UAB, fra i due tronconi delcavo, e trasversale, UA, fra il tronco di cavo sot-teso alla cabina A e terra. I predetti trasferimen-ti sono dovuti ai conduttori e agli schermi dei

H Figura 1: Processi di attribuzione dei profili PES/PAV e di conferimentodell’idoneità

H Figura 2: Potenziali di terra trasferiti sul posto di lavoro a seguito di guasto

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H Figura 3: Dispositivo di continuità ed equipotenzialità per lavoridi giunzione su cavi a MT (fonte Ottotecnica-Enel)

H Figura 4: Lavori in prossimità di impianti conformi alla Norma CEI 11-1

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cavi messi fra loro in cortocircuito e collegati aterra attraverso la chiusura del sezionatore di terranel punto di sezionamento (ST chiuso). Comenoto, in assenza di provvedimenti protettivi, ipotenziali trasferiti sono da considerare perico-losi quando superano i valori indicati nella tabel-la C-3 della Norma CEI 11-1, per la relativa dura-ta del guasto. Le misure di protezione previste peril controllo di detti gradienti di potenziale sonosostanzialmente tre, fra loro alternative se le ten-sioni trasferite non superano indicativamente ilvalore di 1.000÷1.500 V. Diversamente, in viacautelativa, deve essere privilegiato il provvedi-mento di cui al primo punto sotto descritto:❚ dopo aver sezionato gli estremi del cavo (SL

aperti) e, come detto, inserite le terre di se-zionamento (ST chiusi)(10) allo scopo di impe-dire eventuali richiusure, si scollegano da ter-ra i conduttori e gli schermi del cavo sia in A,sia in B (l’operatore, per l’esecuzione della pri-ma di queste operazioni, deve far uso di guan-ti isolanti di classe 0 o 00 - CEI EN 60903). Unavolta individuato il cavo sul posto di lavoro me-diante tranciatura del medesimo, non si tratta

più di lavoro con presenza di rischio elettrico(eliminato all’origine) e, di conseguenza, glioperatori possono procedere senza alcuna pre-cauzione contro lo shock elettrico;

❚ un secondo metodo di lavoro può consisterenel completo isolamento mediante teli isolan-ti di tutte le superfici con cui possono venire acontatto gli operatori (fondo e pareti dello sca-vo sede di lavoro, masse estranee, ecc.). A ta-le misura va poi associata l’adozione da par-te degli operatori dei guanti isolanti sotto iguanti da lavoro, almeno per tutta la duratadelle operazioni di esecuzione del primo giun-to sulla prima fase del cavo(11). Questo giuntoripristina, infatti, la continuità del conduttoree dello schermo del cavo anche per le altre fa-si, attraverso lo stato di chiusura dei seziona-tori di terra nei punti di sezionamento, e con-sente di procedere per gli altri giunti senza ri-schi di elettrocuzione;

❚ la continuità e la equipotenzialità viene fre-quentemente garantita, specialmente se si ope-ra su cavi a MT ad elica visibile, ricorrendo al-l’impiego del dispositivo rappresentato in fi-gura 3. L’installazione del dispositivo imponel’utilizzo dei guanti isolanti e dei tronchetti iso-lanti, nonché delle altre misure descritte al pun-to precedente. Agendo su una delle fasi, le duemorse perforanti, fra loro collegate con un con-duttore isolato, mettono in cortocircuito il con-duttore del cavo con lo schermo sui due tron-coni che devono essere giuntati. Naturalmen-te, le morse dovranno perforare le parti ecce-denti dei cavi, che saranno successivamenteasportate. In queste condizioni, gli operatoriprocedono fino al completamento del primogiunto, facendo uso dei normali guanti da la-voro e dei soli tronchetti isolanti, terminato ilquale si rimuove il dispositivo. Per gli altri duegiunti, poiché invece la presenza di potenzia-li verso terra continua ad essere ancora possi-bile, è fatto obbligo agli operatori di mante-nere i tronchetti isolanti (UNI EN 344 - 347)(12).

■■ LAVORI IN PROSSIMITÀDI PARTI ATTIVE

L’invasione della zona prossima di parti attive intensione, diverse da quelle, in tensione o fuoritensione, su cui si sta operando, con parti delcorpo o attrezzi determina il lavoro in prossimità.I provvedimenti di sicurezza per operare in pros-simità, da adottare singolarmente od in combi-nazione fra loro per impedire la penetrazionenella zona di lavoro sotto tensione, sono:❚ l’impedimento fisico (barriere, protettori, bloc-

chi meccanici o elettrici, ecc.);❚ l’individuazione e il mantenimento di una di-

stanza sicura, il cui significato è già stato illu-strato nella prima parte dell’articolo.

Questa seconda misura, nella Norma CEI EN50110, è sempre associata alla supervisione (nellaprima edizione era indicata con il termine sor-veglianza(13)), mentre la Norma non è tassativanel richiedere la presenza continuativa sul posto

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di lavoro di una PES con funzioni di controllo.La Norma specifica che per le attività svolte suimpianti a tensione superiore a 1.000 V (punto13.3.3), con l’impiego di semplici utensili da lavo-ro e operatori al suolo, costruiti in conformitàdella Norma CEI 11-1 (figura 4), non è prevista lamessa in opera di particolari misure di sicurez-za per il lavoro in prossimità. Al riguardo occor-re fare alcune considerazioni, partendo dalla con-statazione che le distanze limite DL, assunte insede europea e in sede nazionale, sono diversefra loro e non coincidenti con la distanza di guar-dia Dg della Norma CEI 11-1, nella quale, inol-tre, la distanza di vincolo verticale Dvv

(14) puòessere diversa da quella fissata per Legge(15).Premesso che la Norma CEI 11-1 attiene esclusi-vamente la progettazione e la costruzione degliimpianti, è utile un raffronto con le disposizioniregolanti le attività lavorative, per verificare in chemisura si può svolgere il lavoro in prossimità senzaviolare la zona di lavoro sotto tensione nelle pre-dette ipotesi di lavoro, specialmente per le ten-sioni più elevate. Nella tabella 2 viene riepiloga-to il quadro completo, per un impianto a 132 kV,e messo in evidenza il franco verso terra (in cen-timetri) della zona sotto tensione, indicato con:

∆ = Dvv - DL(Dg)

Nella lettura della tabella 2 bisogna tener conto che:❚ l’altezza da terra dei conduttori, non pro-

tetti, di cui all’art. 278, è stata assimilata al-la distanza di vincolo verticale Dvv dellaNorma CEI 11-1;

❚ la distanza limite DL è stata assimilata alla di-stanza di guardia Dg;

❚ per Dg è stato assunto il valore minimo pro-posto dalla tabella 6-1 della Norma CEI 11-1.

Il franco da terra più critico risulta essere proprioquello che scaturisce dall’applicazione dellaNorma, atteso che il valore di 225 cm corrispondecon l’altezza massima attribuita all’uomo con ilbraccio alzato riportata al punto A. 3.01 I) inappendice della Norma CEI 11-18. Norma abro-gata, il cui contenuto è stato assorbito dallaNorma CEI 11-1, dove permane però l’indica-zione che l’altezza dei conduttori (non protetti)deve comunque essere Dvv ≥ 225 + Dg , con unminimo di base di 300 cm (200 cm per la distan-za di vincolo orizzontale Dvo ≥ 1,25 + Dg), cherende applicabile le suddette relazioni solamen-te a partire da ≈ 65 kV. Il divario si riduce per letensioni più basse, tanto che i diversi valori di ∆risultano molto prossimi fra loro(16).In figura 5 è rappresentata una situazione di pos-sibile esecuzione di un lavoro fuori tensione e con-temporaneamente in prossimità di parti attive intensione sull’interruttore di una delle due linee dialimentazione di una cabina primaria 132/15 kV.

U = 132 kVDvv Dg DL ∆

DPR 547/55 432 - - 323 280 322

CEI 11-1 377 109 - 268 225 267

CEI 11-27 - - 152 - - -

CEI EN 50110 - - 110 - - -

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H Figura 5: Lavoro fuori tensione ed in prossimità di parti attive in un impianto a 132 kV

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La condizione ricorrente pre-vede che tale intervento debbaessere eseguito lasciando in ten-sione, per esigenze legate allacontinuità del servizio, en-trambe le linee di alimentazio-ne (perché caratterizzate dallapresenza di derivazioni rigide),i trasformatori AT/MT e, quindi,la sbarra. Conseguentemente, ilposto di lavoro deve esseresezionato a monte e a valle,ossia in corrispondenza delledue fonti di alimentazione chepresenta l’impianto a seguitodel mutato assetto d’esercizio(apertura dei sezionatori di lineae di sbarra). La messa a terra edin cortocircuito (punti A e B)deve essere effettuata necessariamente con dispo-sitivi mobili (portatili) su entrambi i lati del postodi lavoro e su tutti i conduttori che entrano nellostesso. In sede di preparazione del lavoro, in par-ticolare sui Piani di lavoro e d’intervento, vannovalutate le distanze delle parti attive in tensionesituate in prossimità del posto di lavoro, in modoche si possa stabilire, in relazione alle modalitàoperative previste, alla tipologia di attrezzatura eai mezzi di accesso da utilizzare, se l’attività puòessere condotta attuando una protezione median-te il mantenimento di una distanza sicura asso-ciata ad una supervisione, oppure se occorra met-tere in opera un impedimento fisico (protezioneper mezzo di schermi, barriere, involucri o pro-tettori isolanti).

■■ LAVORI NON ELETTRICIPer il controllo dei rischi elettrici residui deter-minati dal coinvolgimento degli impianti elettri-ci o conseguenti la loro messa in sicurezza perl’effettuazione di attività non elettriche, la Normaprevede la sovrintendenza e/o la sorveglianza daparte del Responsabile dell’impianto (RI) ovverodi una PES da lui incaricata.

I lavori non elettrici possono essere seguiti:❚ con l’impianto fuori tensione;❚ in prossimità dell’impianto in tensione.Nella figura 6 è illustrato un tipico lavoro, chia-ramente non elettrico (taglio piante in vicinanzadi una linea elettrica in conduttori nudi), che peròpuò interferire con l’impianto elettrico. Chi diri-ge detti lavori non può essere una PES, in quan-to non professionalmente adibito a lavori elettri-ci. Di conseguenza, i rischi elettrici inerenti l’at-tività devono essere valutati dal RI, il solo sog-getto legittimato a stabilire:❚ se sussistono le condizioni per applicare la de-

roga contemplata dall’art. 11 del DPR n.164/56(17) [4];

❚ se, invece, la linea deve essere disalimentatae posta in sicurezza.

Nel primo caso, l’adeguata protezione di cui parlala Legge può consistere in un insieme di misuree valutazioni quali ad esempio:❚ applicazione di una controventatura alla pian-

ta in modo che la sagoma di caduta non vadaad interessare i conduttori in tensione o a pro-vocare pericolosi avvicinamenti;

❚ apprezzamento delle condizioni ambientali;

Q Figura 6: Lavoro di taglio piantein vicinanza di una linea elettricain conduttori nudi

P Figura 7: Messa a terraed in cortocircuito della lineaaerea sul posto di lavoro

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❚ analisi del metodo di lavoroutilizzato;

❚ valutazione dei rischi con-nessi con l’utilizzo dei mez-zi di accesso in elevazioneper l’applicazione dei tiran-ti di controventatura.

Relativamente agli aspetti delrischio elettrico, il RI, o la per-sona da lui incaricata, assumeil ruolo di PL (ovviamente eser-citabile con una continua sor-veglianza sul posto), con tuttigli obblighi e i poteri di esige-re l’applicazione delle misuredi prevenzione e protezionepreordinate, inclusa quella difar interrompere l’attività qua-lora si ravvisassero comporta-menti pericolosi.Nella seconda ipotesi, il RIdeve provvedere o far provve-dere, sotto la sua responsabi-lità, all’installazione di unamessa a terra ed in cortocircuito della linea sulposto di lavoro (figura 7) e diffidare il Preposto ailavori (PL) dal rimuoverla, riportando in modoesplicito tale ammonimento sul documento dibenestare all’inizio dei lavori.Per quanto riguarda il dispositivo di messa a terraed in cortocircuito, la Norma prescrive che lostesso deve essere conforme alla specifica di pro-dotto per la costruzione dei dispositivi portatili,Norma CEI EN 61230 (CEI 11-40). In particola-re, il dispositivo deve essere in grado di soppor-tare, dal punto di vista delle sollecitazioni ter-miche e dinamiche, le più elevate correnti di cor-tocircuito che si possono manifestare nel puntod’installazione, mantenendosi correttamente inopera. Per la sua messa in opera, la Norma sta-bilisce che debba essere rispettata la seguentesequenza operativa(18):❚ l’applicazione della morsa lato terra deve sem-

pre precedere l’applicazione della morsa latoparte attiva per ciascuna fase;

❚ l’applicazione del collegamento a terra dellefasi dell’impianto deve sempre precedere l’ap-plicazione del collegamento per il cortocir-cuito delle fasi fra loro; operazione facilitatacon i dispositivi portatili di ultima generazio-ne (figura 8), costruiti in due parti separabili.

Nulla viene, invece, precisato in ordine al posi-zionamento che deve assumere l’operatore, rispet-to ai conduttori della linea che devono essereconsiderati in tensione, durante la messa in operadel dispositivo portatile di messa a terra ed in cor-tocircuito. L’individuazione di una distanza sicu-ra, anche in relazione al tipo di mezzo d’acces-so in elevazione, sarebbe utile, tenuto conto chel’operatore è sottoposto a sforzi dorso lombaritanto maggiori quanto più è lungo il fioretto iso-lato con il quale viene sollevato e fissato ai con-duttori il dispositivo di messa a terra ed in corto-circuito, il cui peso non è sempre trascurabile.

Se, poi, i lavori di natura non elettrica rientranonel campo di applicazione del D. Lgs. n. 494/96[5], ovvero dell’art. 7 del D. Lgs. n. 626/94, alRI compete anche l’attuazione dei relativi adem-pimenti [6].

La prima parte dell’articolo è sta pubblicata suln. 9 di Elettrificazione, settembre 2005

■■ NOTE1) Da un’indagine effettuata, è risultato che molte delleimprese del comparto costruzione e manutenzionedegli impianti elettrici (circa 200.000 addetti) ignora-no le norme essenziali della sicurezza. Dal 1998 adoggi, solamente il 6% del personale ha frequentato uncorso di formazione sulla Norma CEI EN 50110, cui,fra l’altro, raramente il Datore di Lavoro (DL) ha fattoseguire la certificazione della condizione formativa.

2) I punti indicati, se non diversamente specificati, siriferiscono alla Norma CEI 11-27, terza Edizione, laquale, nel seguito, viene costantemente richiamata conil termine generico di Norma.

3) Con riferimento all’art. 5.2.3, l’utilizzo della per-sona comune (PEC), ad esempio per la sostituzionedi fusibili di bassa tensione, è ritenuta possibile sola-mente se sono valutati insussistenti i rischi di contattidiretti e di cortocircuito.

4) In tal senso, una possibile soluzione, in linea congli orientamenti in atto in materia, potrebbe essere laseguente: le imprese con meno di trenta dipendenti onon provviste di risorse interne specificatamente dedi-cate alla formazione, affidano l’erogazione dei corsi1A+2A e 1B+2B, per la qualificazione del personalealla condizione di PES/PAV e per il rilascio dell’atte-stazione di idoneità al lavoro sotto tensione in BT, aIstituti di Formazione dotati di un Sistema di Gestioneper la Qualità, certificato da un Organismo di certifi-cazione, nel settore EA37 - Istruzione, ai sensi dellaNorma ISO 9001:VISION 2000.

H Figura 8: Dispositivo portatile di messa a terra ed in cortocircuito conformealla Norma CEI EN 61230 (fonte Enel -Ottotecnica)

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5) L’ipotesi prospettata si pone il problema della “rego-larizzazione” del personale che già opera nel settore,prevedendo di colmare le eventuali carenze sui fon-damenti della sicurezza elettrica mediante la frequenzadei corsi di formazione di livello 1A+2A ovvero 2A.Frequenza che dovrebbe costituire prerequisito perpoter accedere alla qualificazione. Per i soggetti chenon hanno, invece, conseguito alcuna esperienza lavo-rativa, si ritiene ammissibile la qualificazione solamentepartendo da una formazione di base equivalente a quel-la contemplata dal diploma IPSIA, integrata da una for-mazione pratica e da un addestramento condotti anchein azienda, in affiancamento ad una PES/PEI.

6) Nella pratica, il DL invia al lavoratore una letteracontenente:- la specificazione della condizione formativa PES/PAV;- l’eventuale idoneità ad operare sotto tensione;- l’autorizzazione ad operare sotto tensione per unaspecificata tipologia d’impianti e di interventi.

7) La formalizzazione, per non costituire un appesan-timento burocratico, potrebbe consistere in semplicielenchi da inserire nel Piano della Sicurezza azien-dale, per dare evidenza documentale di aver adem-piuto all’obbligo di cui all’art. 4, comma 5, lettera c),del D. Lgs. n. 626/94, relativo alla valutazione dellecapacità dei lavoratori subordinati.

8) L’art. 344 recita, infatti: “È vietato eseguire lavorisu elementi in tensione e nelle loro immediate vici-nanze, quando la tensione è superiore a 25 V versoterra, se alternata, od a 50 V verso terra, se continua.Può derogarsi dal suddetto divieto per tensioni nonsuperiori a 1.000 V, purché:a) l’ordine di eseguire il lavoro su parti in tensione siadato dal capo responsabile;b) ...”.

9) Tale obbligo, ad esempio, è da tempo introdottoin ambito ENEL nella fase di affidamento degli appal-ti e costituisce un forte incentivo alla qualificazio-ne delle imprese.

10) In questo caso, non è possibile non inserire le terrenei punti di sezionamento; verrebbe violata la quartaregola essenziale del lavoro fuori tensione.

11) Contro il rischio di contatti mano-mano fra i duetronconi del cavo.

12) Durante l’esecuzione del primo giunto, i potenzia-li verso terra (a condizione che siano di valore ≤ 1,5 UTPammissibile), anche se non è molto pratico, possonoessere annullati mediante l’infissione di un picchetto diterra, collegato ad una delle due morse perforanti, sulfondo dello scavo. In tal caso, per l’esecuzione deirestanti giunti, il personale deve tornare a calzare i tron-chetti isolanti, non essendo più possibile mantenere inopera la messa a terra locale.

13) La Norma ha introdotto le seguenti definizioni disupervisione e sorveglianza.Supervisione (p. 3.32): “Complesso di attività svolte daPES, finalizzate a predisporre ambienti, misure di pre-venzione e protezione, modalità d’intervento, istru-zioni, organizzazione complessiva in modo tale daminimizzare i rischi. La supervisione è un’attività svol-ta prima di eseguire un lavoro, durante un lavoro odopo l’esecuzione di un lavoro ai fini di sovrintende-re a dette attività ed allo scopo di controllare che ven-gano rispettate, in particolare, le prescrizioni generalidi sicurezza aziendali”.Sorveglianza (p. 3.33). “La sorveglianza oltre ad unapossibile supervisione, specialmente richiesta per i

lavori complessi, è un’attività di controllo continuati-vo svolta da PES o PAV nei confronti di altre PAV, gene-ralmente con minore esperienza delle prime, o in par-ticolare di PEC, atta a prevenire azioni pericolose chequeste ultime potrebbero compiere ignorandone ilgrado di rischio”.

14) Va detto, per altro, che la Norma CEI EN 50110,seconda Edizione, non parla di distanze di vincolo eche tali distanze, intese come misure di sicurezza, sonovenute a cessare con l’abrogazione della Variante V1alla CEI EN 50110, prima Edizione.

15) L’art. 278 del DPR n. 547/55, prescrive: “Quandoi conduttori e gli elementi nudi dei circuiti ad alta ten-sione corrono al di sopra del pavimento o di una piat-taforma di lavoro o di passaggio ad un’altezza inferiorea m 3 più un centimetro, ogni migliaia di volt di ten-sione, si devono applicare al di sotto di essi i ripari dicui all’articolo precedente, costituiti da schermi pienio con maglie di piccola dimensione”.

16) Ad esempio, per un impianto con U = 15 kV, essen-do Dvv = H (DPR 547/55) = 315 cm, è:- ∆ (Norma CEI 11-1) = 315 - 15 = 300 cm;- ∆ (Norma CEI 11-27) = 315 - 20 = 295 cm- ∆ (Norma CEI EN 50110) = 315 - 16 = 299 cm.

17) È bene ricordare che questo tipo d’intervento rien-tra nel campo d’applicazione, in base quanto stabili-to dall’art. 1, e quindi nel conseguente divieto previ-sto dall’art. 11 del medesimo provvedimento, che cosìrecita:“Lavori in prossimità di linee elettriche - Non possonoessere eseguiti lavori in prossimità di linee elettricheaeree a distanza minore di cinque metri della costru-zione o dai ponteggi, a meno che, previa segnalazio-ne all’esercente le linee elettriche, non si provveda dachi dirige detti lavori per un’adeguata protezione, attaad evitare accidentali contatti o pericolosi avvicina-menti ai conduttori delle linee stesse”.

18) Va ricordato che la Norma CEI 11-15 definisce lamessa a terra ed in cortocircuito, effettuata con dispo-sitivi portatili, un particolare tipo di lavoro in tensio-ne che, pur non seguendo tutte le procedure e gli adem-pimenti dei lavori sotto tensione, deve essere effet-tuata da una PES o PAV, allo scopo adeguatamenteaddestrata, osservando un’apposita procedura ed uti-lizzando i DPI contro il rischio elettrico.

■■ BIBLIOGRAFIA[1] D. Lgs. n. 626 del 19-09-1994: “Attuazione delleDirettive CEE, riguardanti il miglioramento della sicu-rezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro”.

[2] DPR n. 547 del 27 aprile 1955: “Norme per la pre-venzione degli infortuni”.

[3] Norma CEI 11-1: “Impianti elettrici con tensionesuperiore a 1 kV in corrente alternata”, Variante V1 ed.2000-11, fasc. 5887. V1/Ec, fasc. 6240 - 6241.

[4] Decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del7 gennaio 1956: “Norme per la prevenzione degli infor-tuni sul lavoro nelle costruzioni”.

[5] D. Lgs. n. 494/96: “Attuazione della Direttiva 92/57CEE concernente le prescrizioni minime di sicurezzae salute nei cantieri temporanei e mobili”.

[6] Andrea Gulinelli: “Il rischio elettrico nei cantierirappresentato dalla presenza delle linee elettriche delladistribuzione”, Elettrificazione, maggio 2003